Formare le coscienze ad una cittadinanza fedele
Conferenza Episcopale Cattolica degli Stati Uniti
I. Formare le coscienze a una cittadinanza fedele: riflessione dei vescovi degli Stati
Uniti su magistero cattolico e vita politica
Introduzione
1. La nostra nazione condivide molte benedizioni e molti punti di forza, tra cui una tradizione di libertà
religiosa e di partecipazione politica. Tuttavia il nostro popolo si trova di fronte a gravi sfide che sono
chiaramente politiche e nel contempo profondamente morali.
2. Siamo una nazione fondata su «la vita, la libertà e la ricerca della felicità», ma il diritto alla vita stessa
non viene completamente salvaguardato, specialmente per i bambini non nati, i membri più vulnerabili della
famiglia americana. Siamo chiamati a essere costruttori di pace in una nazione in guerra. Siamo un paese
impegnato a perseguire «la libertà e la giustizia per tutti», ma siamo troppo spesso divisi in base alla razza,
all'appartenenza etnica e alla diseguaglianza economica. Siamo una nazione di immigranti, che lotta per
affrontare le sfide dei molti nuovi immigrati che sono tra noi. Siamo una società edificata sulla forza delle
nostre famiglie, chiamata a difendere il matrimonio e a offrire sostegno morale ed economico alla vita delle
famiglie. Siamo una nazione potente in un mondo violento, che deve far fronte al terrorismo e che sta
cercando di costruire un mondo più sicuro, più giusto, più pacifico. Siamo una società opulenta dove troppe
persone vivono in povertà e mancano dell'assistenza sanitaria e di altri beni di prima necessità. Facciamo
parte di una comunità mondiale che si trova di fronte pressanti minacce all'ambiente da cui traiamo il
sostentamento. Queste sfide sono al cuore della vita pubblica e al centro della ricerca del bene comune.
3. Per molti anni noi vescovi degli Stati Uniti abbiamo cercato di condividere l'insegnamento cattolico sulla
vita politica. L'abbiamo fatto in una serie di dichiarazioni pubblicate ogni quattro anni, imperniate sulla
«responsabilità politica» o sul senso di una «cittadinanza fedele». In questo documento, proseguiamo questa
consuetudine, mantenendo una continuità con quanto abbiamo detto in passato alla luce delle nuove sfide
che la nostra nazione e il mondo hanno di fronte. Non si tratta di un insegnamento nuovo, ma della
conferma di ciò che viene insegnato dalla nostra Conferenza episcopale e dalla Chiesa intera. Come
cattolici, siamo parte di una comunità dotata di un ricco patrimonio culturale che ci aiuta a valutare le sfide
nella vita pubblica e contribuisce a una giustizia e una pace più grandi per tutti.
4. Fa parte di questo ricco patrimonio della cittadinanza fedele l'insegnamento della dichiarazione del
concilio Vaticano II Dignitatis humanae sulla libertà religiosa. Questo documento afferma che «la società
gode dei beni di giustizia e di pace che provengono dalla fedeltà degli uomini verso Dio e verso la sua
volontà» (n. 6; EV 1 / 1059). L'operare per la giustizia richiede che la mente e il cuore dei cattolici siano
educati e formati a conoscere e praticare la fede in tutti i suoi aspetti.
5. Questa dichiarazione mette in evidenza il ruolo della Chiesa nella formazione della coscienza e la
corrispondente responsabilità morale di ciascun cattolico di ascoltare e accogliere l'insegnamento della
Chiesa e di agire in base a esso nel compito, che dura per tutta la vita, di formare la propria coscienza. Con
questi fondamenti, i cattolici hanno una maggiore capacità di giudicare i programmi dei partiti e le promesse
e le azioni dei candidati alla luce del Vangelo e della dottrina morale e sociale della Chiesa, al fine di aiutare
a costruire un mondo migliore.
6. Noi cerchiamo di esercitare questo ruolo formulando quattro domande: 1) Perché la Chiesa impartisce
insegnamenti su questioni che riguardano la politica? 2) Chi nella Chiesa dovrebbe partecipare alla vita
politica? 3) In che modo la Chiesa aiuta i fedeli cattolici a parlare dei problemi politici e sociali? 4) Che
cosa dice la Chiesa dell'insegnamento sociale cattolico nella sfera pubblica?
7. In questa dichiarazione, noi vescovi non intendiamo dire ai cattolici per chi o contro chi votare. Il nostro
scopo è aiutare i cattolici a formare le proprie coscienze in conformità con la verità di Dio. Riconosciamo
che la responsabilità di operare delle scelte nella vita pubblica è posta nelle mani di ogni individuo alla luce
di una coscienza adeguatamente formata, e che la partecipazione va ben oltre il dare il proprio voto in una
particolare elezione.
8. Negli anni elettorali è possibile che vengano prodotti e distribuiti molti volantini e opuscoli
propagandistici. Incoraggiamo i cattolici a cercare gli strumenti che sono stati autorizzati dai loro propri
vescovi, dalle conferenze cattoliche del loro stato e dalla Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti.
Questa dichiarazione è finalizzata a riflettere e a integrare, non a sostituire, l'attuale insegnamento dei
vescovi a livello diocesano e statale. Alla luce di queste riflessioni e di quelle dei vescovi locali,
incoraggiamo i cattolici di tutti gli Stati Uniti a essere attivi nel processo politico, specialmente in questi
tempi così carichi di tensioni e complessità.
Perché la Chiesa si pronuncia
su questioni che riguardano la cosa pubblica?
9. Il dovere della Chiesa di partecipare alla formazione del carattere morale della società fa parte delle
esigenze della nostra fede. È una componente fondamentale della missione che abbiamo ricevuto da Gesù
Cristo, che offre una visione di vita rivelataci nella sacra Scrittura e nella tradizione. Come afferma anche il
magistero del concilio Vaticano 11: Cristo, Verbo fatto carne, rivelandoci l'amore del Padre, «svela anche
pienamente l'uomo all'uomo» (Gaudium et spes, n. 22; EV 1 / 1385). L'amore di Cristo per noi ci fa vedere
la nostra dignità umana in perfetta chiarezza ed esige che amiamo il nostro prossimo come egli ci ha amato.
Cristo, il Maestro, ci rivela ciò che è vero e buono, ossia ciò che è in accordo con la nostra natura umana in
quanto esseri liberi e intelligenti creati a immagine e somiglianza di Dio e dotati dal Creatore di dignità e
diritti.
10. Ciò che la fede insegna riguardo alla dignità della persona umana e alla sacralità di ogni vita umana ci
aiuta a comprendere con maggiore chiarezza le stesse verità che ci pervengono anche attraverso il dono
della ragione umana. Questo è il cuore della dottrina morale e sociale cattolica. Poiché siamo uomini sia di
fede sia di ragione, è giusto e necessario che portiamo nella sfera pubblica questa verità essenziale sulla vita
e sulla dignità dell'uomo. Siamo chiamati a mettere in pratica il comandamento di Cristo di «amarsi gli uni
gli altri» (Cf. Gv 13,34). Siamo anche chiamati a promuovere il benessere di tutti, a condividere le nostre
benedizioni con coloro che sono maggiormente nel bisogno, a difendere il matrimonio e a proteggere la vita
e la dignità di tutti, specialmente dei deboli, dei vulnerabili e di coloro che non hanno voce. Nella sua prima
lettera enciclica, Deus caritas est, papa Benedetto XVI ha spiegato che «la carità deve animare l'intera
esistenza dei fedeli laici e quindi anche la loro attività politica, vissuta come "carità sociale"» ).
11. Alcuni pongono in dubbio che sia opportuno che la Chiesa abbia un ruolo nella vita politica. Tuttavia il
dovere di insegnare riguardo ai valori morali che dovrebbero plasmare la nostra vita, compresa la nostra vita
pubblica, è centrale nella missione che Gesù Cristo ha affidato alla Chiesa. Inoltre, la Costituzione degli
Stati Uniti protegge il diritto dei singoli credenti e delle organizzazioni religiose di partecipare e di
esprimere la propria opinione senza interferenze del governo, favoritismi o discriminazioni. La legislazione
civile dovrebbe pienamente riconoscere e tutelare il diritto, il dovere e le possibilità della Chiesa di prendere
parte alla società senza essere costretta ad abbandonare o ignorare le proprie convinzioni morali
fondamentali. La tradizione di pluralismo della nostra nazione è valorizzata, non minacciata, quando gruppi
religiosi e persone di fede portano nella vita pubblica le loro convinzioni e le loro preoccupazioni. Senza
dubbio l'insegnamento della nostra Chiesa è in accordo con i valori fondanti che hanno plasmato la storia
della nostra nazione: «la vita, la libertà e la ricerca della felicità».
12. La comunità cattolica apporta importanti risorse al dialogo politico intorno al futuro della nostra
nazione. Siamo portatori di una coerente struttura mora le - ricavata dalla fondamentale ragione umana
illuminata dalla Scrittura e dall'insegnamento della Chiesa - per valutare problemi, programmi politici e
campagne. Apportiamo anche una vasta esperienza nel servizio di coloro che sono nel bisogno - educare i
giovani, assistere gli ammalati, dare asilo ai senzatetto, aiutare le donne che si trovano ad affrontare
gravidanze difficili, dare da mangiare agli affamati, accogliere gli immigrati e i rifugiati, intraprendere
iniziative di solidarietà internazionale e perseguire la pace.
Chi, nella Chiesa, deve partecipare alla vita politica?
13. Nella tradizione cattolica la cittadinanza responsabile è una virtù, e la partecipazione alla vita politica è
un dovere morale. Questo dovere è radicato nel nostro impegno battesimale a seguire Gesù Cristo e a
rendere una testimonianza cristiana in tutto quello che facciamo. Come ci ricorda il Catechismo della
Chiesa cattolica, «è necessario che tutti, ciascuno secondo il posto che occupa e il ruolo che ricopre,
partecipino a promuovere il bene comune. Questo dovere è inerente alla dignità della persona umana (...). I
cittadini, per quanto è possibile, devono prendere parte attiva alla vita pubblica» (nn. 1913.1915).
14. Purtroppo, la politica nel nostro paese spesso può essere occasione e contesto di grandi e potenti
interessi, di attacchi faziosi, di scontri verbali e di martellante propaganda mediatici. La Chiesa esorta a un
tipo diverso di impegno politico: un impegno plasmato dalle convinzioni morali di coscienze ben formate e
incentrate sulla dignità di ogni essere umano, sulla ricerca del bene comune e sulla protezione dei deboli e
dei vulnerabili. La vocazione cattolica alla cittadinanza fedele conferma l'importanza della partecipazione
politica e insiste sul fatto che il servizio pubblico è una vocazione meritoria. Come cattolici, dovremmo
essere guidati più dalle nostre convinzioni morali che dal nostro attaccamento a un partito politico o a un
gruppo di interesse. Quando necessario, la nostra partecipazione dovrebbe contribuire a trasformare il
partito al quale apparteniamo; non dovremmo lasciare che il partito ci trasformi in modo tale da farci
trascurare o rinnegare le verità morali fondamentali. Siamo chiamati a conciliare i nostri principi e le nostre
scelte politiche, i nostri valori e i nostri voti, per contribuire a costruire un mondo migliore.
15. Clero e laici hanno ruoli complementari nella vita pubblica. Noi vescovi abbiamo la responsabilità
primaria di trasmettere la dottrina morale e sociale della Chiesa. Insieme ai sacerdoti e ai diaconi, assistiti
dai religiosi e dai leader laici della Chiesa, abbiamo il compito di insegnare i principi morali fondamentali
che aiutino i cattolici a formare le proprie coscienze in maniera corretta, di fornire una guida sulla portata
morale delle decisioni pubbliche e di incoraggiare i fedeli ad assumersi in modo concreto le loro
responsabilità nella vita politica. Nell'adempiere a queste responsabilità, i leader della Chiesa devono evitare
di appoggiare un candidato o di osteggiarlo, o di dire alla gente come votare. Come papa Benedetto XVI ha
affermato nella Deus caritas est, la Chiesa «vuole servire la formazione della coscienza nella politica e
contribuire affinché cresca la percezione delle vere esigenze della giustizia e, insieme, la disponibilità ad
agire in base a esse, anche quando ciò contrastasse con situazioni di interesse personale. (...) La Chiesa non
può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile.
Non può e non deve mettersi al posto dello stato. Ma non può e non deve neanche restare ai margini nella
lotta per la giustizia».
16. Come anche il santo padre ha insegnato nella Deus caritas est, «il compito immediato di operare per un
giusto ordine nella società è invece proprio dei fedeli laici». Questo compito è più cruciale che mai
nell'ambiente politico odierno nel quale i cattolici potrebbero sentirsi praticamente privati del proprio diritto
di voto, percependo che nessun partito e troppo pochi candidati condividono pienamente l'impegno globale
della Chiesa nei confronti della vita e della dignità di ogni essere umano dal concepimento fino alla morte
naturale. Eppure questo non è il momento di ritirarsi o di scoraggiarsi; anzi, è il momento di rinnovare il
nostro impegno. Formando le proprie coscienze secondo la dottrina cattolica, le donne e gli uomini laici
cattolici possono divenire coinvolti in modo attivo: candidandosi a cariche elettive; lavorando nei partiti
politici; comunicando le loro preoccupazioni e i loro punti di vista ai politici eletti; e associandosi alle
missioni sociali diocesane o alle reti di sostegno delle campagne di sensibilizzazione, a iniziative
organizzate dalle conferenze cattoliche di ciascuno stato, a organizzazioni ecclesiali e ad altri sforzi attuati
per applicare nella sfera pubblica l'autentico insegnamento morale. Anche coloro che non possono votare
hanno il diritto che la loro vocevenga ascoltata su questioni che hanno ricadute sulla loro vita e sul bene
comune.
In che modo la Chiesa aiuta i fedeli cattolici a parlare di problemi politici e sociali?
Una coscienza ben formata
17. La Chiesa prepara i suoi membri ad affrontare i problemi politici e sociali, aiutandoli a sviluppare una
coscienza ben formata. I cattolici hanno il serio e permanente dovere di formare le loro coscienze in accordo
con la ragione umana e con la dottrina della Chiesa. La coscienza non è un qualcosa che giustifichi ogni
nostra scelta, né è una mera «sensazione» riguardo a ciò che dovremmo o non dovremmo fare. Piuttosto, la
coscienza è la voce di Dio che risuona nel cuore umano, rivelandoci la verità e chiamandoci a fare ciò che è
buono evitando nel contempo ciò che è male. La coscienza richiede sempre tentativi seri di esprimere solidi
giudizi morali basati sulle verità della nostra fede. Come si afferma nel Catechismo della Chiesa cattolica,
«la coscienza morale è un giudizio della ragione mediante il quale la persona umana riconosce la qualità
morale di un atto concreto che sta per porre, sta compiendo o ha compiuto. In tutto quello che dice e fa,
l'uomo ha il dovere di seguire fedelmente ciò che sa essere giusto e retto» (n. 1778).
18. La formazione della coscienza comprende diversi elementi. In primo luogo vi è un desiderio di
abbracciare la bontà e la verità. Per i cattolici ciò comincia dal la disponibilità e dall'apertura a cercare la
verità e ciò che è giusto studiando la sacra Scrittura e la dottrina della Chiesa quale è contenuta nel
Catechismo della Chiesa cattolica. E anche importante esaminare i fatti e le informazioni contestuali
riguardo alle varie scelte. Infine, è essenziale una riflessione accompagnata e sorretta dalla preghiera per
discernere la volontà di Dio. 1 cattolici devono anche rendersi conto che se non riescono a formare le
proprie coscienze possono dare giudizi erronei.
La virtù della prudenza
19. La Chiesa promuove le coscienze ben formate non solo insegnando la verità morale, ma anche
incoraggiando i propri membri a sviluppare la virtù della prudenza. La prudenza ci rende capaci di
«discernere in ogni circostanza il nostro vero bene e (...) scegliere i mezzi adeguati per compierlo»
(Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1806). La prudenza plasma e guida la nostra facoltà di decidere tra
delle alternative possibili, di determinare che cosa è più adatto a un particolare contesto e di agire con
risolutezza. L'esercizio di questa virtù spesso esige il coraggio di agire in difesa dei principi morali quando
si prendono decisioni su come costruire una società basata sulla giustizia e sulla pace.
20. E chiaro che la Chiesa insegna che un buon fine non giustifica mezzi immorali. Mentre noi tutti
cerchiamo di promuovere il bene comune - difendendo l'inviolabile sacralità della vita umana dal momento
del concepimento fino alla morte naturale, difendendo il matrimonio, dando da mangiare a chi ha fame e
dando un alloggio a chi non ce l'ha, accogliendo gli immigranti e proteggendo l'ambiente - è importante
riconoscere che non tutte le possibili linee di condotta sono moralmente accettabili. Abbiamo la
responsabilità di discernere con attenzione quali politiche sono moralmente buone. 1 cattolici possono
scegliere modi diversi per rispondere a problemi sociali impellenti, ma non possiamo non essere d'accordo
sul nostro dovere morale di contribuire a costruire un mondo più giusto e più pacifico attraverso mezzi
moralmente accettabili, così che siano tutelati i deboli e i vulnerabili e siano difesi i diritti umani e la dignità
dell'uomo.
Fare il bene ed evitare il male
21. Aiutati dalla virtù della prudenza nell'esercizio di coscienze ben formate, i cattolici sono chiamati a
formulare dei giudizi pratici riguardo alle scelte buone e cattive nell'arena politica.
22. Vi sono alcune cose che non dobbiamo mai fare, come individui o come società, perché sono sempre
incompatibili con l'amore verso Dio e verso il prossimo. Tali azioni sono così profondamente manchevoli da
essere sempre contrarie al bene autentico delle persone.
Sono definite azioni «intrinsecamente cattive». Devono essere sempre rifiutate e contrastate e non devono
mai essere sostenute o accettate. Un esempio immediato è la soppressione intenzionale di vite umane
innocenti, come nell'aborto o nell'eutanasia. Nella nostra nazione, «aborto ed eutanasia sono divenuti una
minaccia alla dignità dell'uomo ancora superiore, in quanto attaccano direttamente la stessa vita, bene
fondamentale dell'uomo e condizione per tutti gli altri diritti»`(Il Vangelo della vita, n. 5. E un errore che ha
gravi conseguenze morali trattare la distruzione di vite umane innocenti semplicemente come una questione
di scelte individuali. Un sistema giuridico che vìola, sulla base della scelta, il diritto basilare alla vita è
fondamentalmente difettoso.
23. Analogamente anche le minacce dirette alla sacralità e alla dignità della vita umana, come la clonazione
umana e la ricerca sugli embrioni umani che comporta la loro distruzione, sono intrinsecamente cattive. A
esse bisogna sempre opporsi. Altri casi di attacchi diretti a vite umane innocenti e di violazioni della dignità
umana, come il genocidio, la tortura, il razzismo e il colpire persone non combattenti in atti di terrorismo o
in azioni di guerra, non possono mai essere giustificati.
24. L'opposizione ad atti intrinsecamente cattivi che minano la dignità della persona umana dovrebbe anche
aprirci gli occhi al bene che dobbiamo fare, cioè al nostro dovere positivo di contribuire al bene comune e di
agire in solidarietà con coloro che sono nel bisogno. Come ha detto papa Giovanni Paolo 11, «il fatto che
solo i comandamenti negativi obbligano sempre e in ogni circostanza, non significa che nella vita morale le
proibizioni siano più importanti dell'impegno a fare il bene indicato dai comandamenti positivi» (Veritatis
splendor, n. 52; EV 13/2667). Come opporsi al male, così anche fare il bene è un obbligo essenziale.
25. Il diritto alla vita implica ed è collegato ad altri diritti umani - il diritto ai beni fondamentali di cui ogni
persona umana ha bisogno per vivere e svilupparsi. Tutte le questioni inerenti alla vita sono interconnesse,
in quanto l'erosione del rispetto per la vita di un qualsiasi individuo o gruppo nella società necessariamente
diminuisce il rispetto per tutta la vita. L'imperativo morale di rispondere ai bisogni del nostro prossimo bisogni fondamentali come il cibo, l'alloggio, l'assistenza sanitaria, l'istruzione e un lavoro gratificante - è
universalmente vincolante per le nostre coscienze e può essere legittimamente realizzato mediante numerosi
mezzi. Come il beato papa Giovanni XXIII ha insegnato, ciascuno di noi «ha il diritto all'esistenza,
all'integrità fisica, ai mezzi indispensabili e sufficienti per un dignitoso tenore di vita, specialmente per
quanto riguarda l'alimentazione, il vestiario, l'abitazione, il riposo, le cure mediche, i servizi sociali
necessari» (Pacem in terris, n. 6; EV 2/4).
26. Papa Giovanni Paolo II ha spiegato l'importanza dell'essere fedeli agli insegnamenti fondamentali della
Chiesa: «È del tutto falso e illusorio il comune discorso, che peraltro giustamente viene fatto, sui diritti
umani - come ad esempio sul diritto alla salute, alla casa, al lavoro, alla famiglia e alla cultura - se non si
difende con la massima risolutezza il diritto alla vita, quale diritto primo e fontale, condizione per tutti gli
altri diritti della persona» (Christifideles laici, n. 38; EV 11/ 1766).
27. Due tentazioni nella vita pubblica possono distorcere la difesa della vita umana e della dignità che la
Chiesa sostiene.
28. La prima è un'equivalenza morale che non fa distinzioni etiche tra tipi diversi di questioni che
coinvolgono la vita e la dignità umane. La distruzione diretta e intenzionale di vite umane innocenti, dal
momento del concepimento fino alla morte naturale, è sempre sbagliata e non è semplicemente e solamente
una questione tra le tante. A essa bisogna sempre opporsi.
29. La seconda è l'uso improprio di queste necessarie distinzioni morali come modo per accantonare o
ignorare altre gravi minacce alla vita e alla dignità umane. Il razzismo e altre ingiuste discriminazioni, la
pratica della pena di morte, il ricorso alla guerra ingiusta, l'uso della tortura, 4 i crimini di guerra,
l'omissione nel rispondere a coloro che soffrono per la fame o per la mancanza di assistenza sanitaria, o
un'ingiusta politica sull'immigrazione sono tutte gravi controversie morali che interpellano la nostra
coscienza e ci richiedono di agire. Non si tratta di preoccupazioni opzionali che possono essere accantonate.
I cattolici sono sollecitati a prendere in seria considerazione l'insegnamento della Chiesa su tali dispute.
Anche se le scelte su come rispondere nel modo migliore a queste e ad altre pressanti minacce alla vita e alla
dignità umane sono materia per dibattiti e decisioni sui principi, ciò non le rende preoccupazioni opzionali
né permette ai cattolici di accantonare o ignorare l'insegnamento della Chiesa su queste importanti dispute.
E chiaro che non tutti i cattolici possono essere attivamente coinvolti in ciascuno di questi problemi, ma è
necessario che ci sosteniamo l'un l'altro quando la nostra comunità di fede difende la vita e la dignità
dell'uomo ovunque esse vengano minacciate. Noi non siamo divisi in fazioni, ma rappresentiamo un'unica
famiglia di fede che realizza la missione di Gesù Cristo.
30. La Congregazione per la dottrina della fede ha sostenuto una tesi analoga: «In questo contesto, è
necessario aggiungere che la coscienza cristiana ben formata non permette a nessuno di favorire con il
proprio voto l'attuazione di un programma politico o di una singola legge in cui i contenuti fondamentali
della fede e della morale siano sovvertiti dalla presentazione di proposte alternative o contrarie a tali
contenuti. Poiché la fede costituisce come un'unità inscindibile, non è logico l'isolamento di uno solo dei
suoi contenuti a scapito della totalità della dottrina cattolica. L'impegno politico per un aspetto isolato della
dottrina sociale della Chiesa non è sufficiente a esaurire la responsabilità per il bene comune» (Nota
dottrinale circa alcune questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica,
24.11.2002, n. 4; EV 21 / 1418).
Operare scelte morali
31. Le decisioni sulla vita politica sono complesse e richiedono l'esercizio di una coscienza ben formata
assistita dalla prudenza. Questo esercizio di coscienza comincia con una totale opposizione a quelle leggi e a
quelle decisioni politiche che violano la vita umana o mettono in pericolo la sua salvaguardia. Coloro che
sostengono consapevolmente, deliberatamente e direttamente politiche o leggi che minano principi morali
fondamentali cooperano con il male.
32. Talvolta esistono già delle leggi moralmente manchevoli. In questa situazione, il processo di
formulazione di una legislazione adeguata al fine di proteggere la vita è soggetto a un giudizio prudenziale e
all'«arte del possibile». A volte questo processo può ristabilire la giustizia solo parzialmente o
gradualmente. Ad esempio, papa Giovanni Paolo II ha insegnato che, quando un politico che si oppone
pienamente all'aborto non può riuscire a far abrogare completamente una legge abortista, egli può lavorare
per migliorare la tutela della vita umana non nata, limitando «i danni di una tale legge» e diminuendo il più
possibile il suo impatto negativo (Evangelium vitae, n. 73; EV 14/2414). Tali miglioramenti legislativi sono
accettabili come passi verso il pieno ristabilimento della giustizia. Tuttavia i cattolici non devono mai
abbandonare l'esigenza morale di ricercare una piena tutela dell'intera vita umana dal momento del
concepimento fino alla morte naturale.
33. È necessario un giudizio prudenziale anche nell'applicare principi morali a specifiche scelte politiche in
ambiti come la guerra in Iraq, la politica degli alloggi, l'assistenza sanitaria, l'immigrazione e altri. Questo
non significa che tutte le scelte siano ugualmente valide, o che la guida nostra e di altri leader della Chiesa
non sia altro che un'opinione politica o una preferenza programmatica tra le tante. Piuttosto, esortiamo i
cattolici ad ascoltare attentamente i pastori della Chiesa quando applichiamo la dottrina sociale cattolica a
proposte e situazioni specifiche. I giudizi e le raccomandazioni che noi esprimiamo come vescovi su
questioni specifiche non hanno la stessa autorità morale delle dichiarazioni che riguardano insegnamenti
morali universali. Nondimeno, la guida della Chiesa su questi temi è una risorsa essenziale per i cattolici nel
momento in cui devono misurare la coerenza dei loro giudizi morali rispetto al Vangelo e al magistero
cattolico.
34. I cattolici si trovano spesso ad affrontare scelte difficili su come votare. È per questo che è così
importante votare secondo una coscienza ben formata che percepisce il giusto rapporto tra i beni morali. Un
cattolico non può votare per un candidato che assume una posizione a favore di un intrinsece malum come
l'aborto o il razzismo, se l'elettore lo fa precisamente con l'intento di sostenere quella posizione. In tali casi
un cattolico sarebbe colpevole di un'esplicita cooperazione in un grave male. Nello stesso tempo, un elettore
non dovrebbe utilizzare l'opposizione di un candidato a un intrinsece malum per giustificare l'indifferenza o
la mancanza di attenzione per altre importanti questioni morali che coinvolgono la vita e la dignità umane.
35. Vi possono essere casi in cui un cattolico che rifiuta una posizione inaccettabile di un candidato può
decidere di votare per quel candidato per altre ragioni moralmente importanti. Votare in questo modo
sarebbe ammissibile solo per ragioni morali veramente importanti, non per promuovere interessi ristretti o
preferenze faziose o per ignorare un male morale fondamentale.
36. Quando tutti i candidati sostengono posizioni che sono a favore di un intrinsece malum, l'elettore
coscienzioso si trova di fronte a un dilemma. L'elettore può decidere di fare il passo straordinario di non
votare per alcun candidato o, dopo un'attenta deliberazione, può decidere di votare per il candidato ritenuto
quello che meno probabilmente promuoverebbe una tale posizione moralmente manchevole e che più
probabilmente perseguirebbe altri valori umani autentici.
37. Nel prendere queste decisioni, è essenziale che i cattolici siano guidati da una coscienza ben formata che
riconosca che non tutte le questioni hanno il medesimo peso morale e che il dovere morale di opporsi agli
atti intrinsecamente cattivi ha una rilevanza speciale per le nostre coscienze e per le nostre azioni. Queste
decisioni dovrebbero tener conto degli impegni che un candidato si è assunto, del suo carattere, della sua
integrità e della sua capacità di influire su una data questione. Alla fine, si tratta di una decisione che deve
essere presa da ciascun cattolico guidato da una coscienza formata dalla dottrina morale cattolica.
38. È importante essere chiari sul fatto che le scelte politiche che i cittadini si trovano ad affrontare non
hanno impatto solo sulla pace e sulla prosperità generali, ma possono anche influire sulla salvezza del
singolo individuo. Analogamente, i tipi di leggi e di politiche sostenuti da quanti detengono cariche
pubbliche influiscono sul loro benessere spirituale. Papa Benedetto XVI, nella sua recente riflessione
sull'eucaristia come «sacramento della carità», ha esortato tutti noi ad adottare una «forma eucaristica
dell'esistenza». Questo significa che l'amore redentore che incontriamo nell'eucaristia dovrebbe plasmare i
nostri pensieri, le nostre parole e le nostre decisioni, comprese quelle che riguardano l'ordine sociale. Il
santo padre ha esortato alla «coerenza eucaristica» da parte di ciascun membro della Chiesa: « È importante
rilevare ciò che i padri sinodali hanno qualificato come coerenza eucaristica, a cui la nostra esistenza è
oggettivamente chiamata. Il culto gradito a Dio, infatti, non è mai atto meramente privato, senza
conseguenze sulle nostre relazioni sociali: esso richiede la pubblica testimonianza della propria fede. Ciò
vale ovviamente per tutti i battezzati, ma si impone con particolare urgenza nei confronti di coloro che, per
la posizione sociale o politica che occupano, devono prendere decisioni a proposito di valori fondamentali,
come il rispetto e la difesa della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale, la famiglia fondata
sul matrimonio tra uomo e donna, la libertà di educazione dei figli e la promozione del bene comune in tutte
le sue forme» (Sacramentum caritatis, n. 83.
39. Il santo padre, in modo particolare, ha invitato i politici e i legislatori cattolici a riconoscere la loro grave
responsabilità sociale di dare supporto a leggi ispirate a questi fondamentali valori umani, e li ha esortati a
opporsi alle leggi e alle linee politiche che vìolano la vita e la dignità in una sua qualsiasi fase dal
concepimento alla morte naturale. Egli ha affermato la responsabilità dei vescovi di insegnare questi valori
in maniera coerente a tutto il loro popolo.
Che cosa dice la Chiesa degli insegnamenti sociali cattolici nella sfera pubblica? Sette
temi chiave
40. Un'etica coerente della vita offre un quadro morale di riferimento per un impegno cattolico nella vita
politica fondato su principi e, se correttamente intesa, non tratta tutte le questioni come moralmente
equivalenti né riduce la dottrina cattolica a una o due questioni. Essa vincola l'impegno cattolico a difendere
la vita umana dal concepimento fino alla morte naturale, nel fondamentale dovere morale di rispettare la
dignità di ogni persona in quanto figlia di Dio. Tale etica ci unisce in quanto «popolo della vita e per la vita»
(Evangelium vitae, n. 6; EV 14/2185) impegnato a costruire ciò che papa Giovanni Paolo II ha chiamato una
«cultura della vita» (Evangelium vitae, n. 77; EV 14/2425). Questa cultura della vita inizia col dovere
preminente di proteggere la vita innocente dall'attacco diretto e si estende a difendere la vita ovunque essa
venga minacciata o umiliata.
41. Gli elettori cattolici dovrebbero usare il quadro di riferimento della dottrina cattolica per esaminare le
posizioni dei candidati su questioni che riguardano la vita e la dignità dell'uomo così come su questioni di
giustizia e di pace, e dovrebbero prendere in considerazione l'integrità, la prospettiva culturale e la condotta
dei candidati. È importante per tutti i cittadini «guardare oltre i partiti politici, (...) analizzare criticamente la
retorica della campagne elettorali, e (...) scegliere i propri dirigenti politici sulla base dei principi e non
dell'appartenenza partitica o del mero interesse personale» (Il Vangelo della vita, n. 34.
42. Come cattolici non siamo elettori che si basano su una sola questione. La posizione di un candidato su
una singola questione non è sufficiente per garantirgli il sostegno da parte dell'elettore. Tuttavia la posizione
di un candidato su una singola questione che implica un intrinsece malum, come il sostegno all'aborto legale
o la promozione del razzismo, può legittimamente portare un elettore a escludere un candidato dal ricevere
il proprio appoggio.
43. Come osservato precedentemente, l'approccio cattolico a una cittadinanza fedele si fonda su principi
morali che si trovano nella Scrittura e nella dottrina morale e sociale cattolica, così come nei cuori di tutti gli
uomini di buona volontà. Presentiamo ora alcuni temi centrali e costanti della tradizione sociale cattolica,
che possono offrire un quadro morale di riferimento per le decisioni da prendere nella vita pubblica.
Il diritto alla vita e alla dignità della persona umana
44. La vita umana è sacra. La dignità della persona umana è il fondamento di una visione morale della
società. Gli attacchi diretti a persone innocenti non sono mai moralmente accettabili, in qualsiasi fase
dell'esistenza e in qualunque condizione. Nella nostra società, la vita umana è sottoposta a un attacco diretto
specialmente a causa dell'aborto. Altre minacce dirette alla sacralità della vita umana comprendono
l'eutanasia, la clonazione umana e la distruzione di embrioni umani per la ricerca scientifica.
45. La dottrina cattolica sulla dignità della vita ci impone di opporci alla tortura, alla guerra ingiusta e all'uso
della pena di morte; di impedire il genocidio e gli attacchi contro la popolazione civile; di opporci al
razzismo; di sconfiggere la povertà e la sofferenza. Le nazioni sono chiamate a salvaguardare il diritto alla
vita ricercando modi efficaci di combattere il male e il terrorismo senza ricorrere a conflitti armati se non
come extrema ratio, cercando sempre in primo luogo di risolvere le dispute con mezzi pacifici. Noi
onoriamo la vita dei bambini nel grembo materno, la vita delle persone che muoiono in guerra o di fame e in
realtà la vita di tutti gli esseri umani in quanto figli di Dio.
Il richiamo alla famiglia,
alla comunità e alla partecipazione
46. La persona umana è non solo sacra, ma anche sociale. Il pieno sviluppo dell'uomo ha luogo in rapporto
con gli altri. La famiglia - basata sul matrimonio tra un uomo e una donna - è la prima e fondamentale
cellula della società ed è il santuario della generazione e della crescita dei figli. Essa andrebbe difesa e
rafforzata, non modificata nella sua definizione e minacciata permettendo unioni omosessuali o altre
aberrazioni del matrimonio. Il rispetto per la famiglia si dovrebbe riflettere in ogni linea politica e in ogni
programma. È importante sostenere il diritto e la responsabilità dei genitori di prendersi cura dei propri figli,
compreso il diritto di scegliere l'educazione da impartire.
47. Il modo in cui organizziamo la nostra società - nell'economia e nella gestione degli affari pubblici, nel
diritto e nella politica - influisce direttamente sul bene comune e sulla capacità degli individui di sviluppare
appieno le proprie potenzialità. Ogni persona e ogni associazione hanno il diritto e il dovere di partecipare
attivamente all'organizzazione della società e di promuovere il benessere di tutti, specialmente dei poveri e
delle persone vulnerabili.
48. Il principio di sussidiarietà ci ricorda che nella società le istituzioni più grandi non dovrebbero
sopraffare le istituzioni più piccole o locali, e tuttavia le istituzioni maggiori hanno responsabilità essenziali
quando le istituzioni locali non hanno la possibilità di proteggere in maniera adeguata la dignità umana, di
rispondere ai bisogni dell'uomo e di promuovere il bene comune.
Diritti e responsabilità
49. La dignità umana viene rispettata e il bene comune promosso solo se sono tutelati i diritti umani e se
vengono affrontate e assunte le responsabilità fondamentali. Ogni essere umano ha il diritto alla vita, il
diritto fondamentale che rende possibili tutti gli altri diritti, e il diritto ad accedere a tutte le cose necessarie
per un'esistenza umana dignitosa - cibo e riparo, istruzione e lavoro, assistenza sanitaria e alloggio, libertà di
religione e vita familiare. Il diritto di esercitare la libertà religiosa pubblicamente e privatamente da parte dei
singoli individui e delle istituzioni, così come il diritto alla libertà di coscienza, hanno bisogno di essere
costantemente difesi. Fondamentalmente, il diritto alla libera espressione della fede religiosa salvaguarda
tutti gli altri diritti. In corrispondenza di questi diritti vi sono doveri e responsabilità - dell'uno verso l'altro,
verso le nostre famiglie e verso l'insieme della società. 1 diritti andrebbero intesi ed esercitati in un quadro
morale di riferimento radicato nella dignità della persona umana.
L'opzione per i poveri
e per le persone vulnerabili
50. Anche se il bene comune comprende tutte le persone, coloro che sono deboli, vulnerabili e più bisognosi
meritano un interesse preferenziale. Un criterio di giudizio morale fondamentale della nostra società è il
modo in cui trattiamo i più vulnerabili tra noi. In una società deturpata da disparità sempre più profonde tra
ricchi e poveri, la Scrittura ci presenta il racconto del giudizio universale (cf. Mt 25,31-46) e ci ricorda che
saremo giudicati sulla base della risposta che avremo dato ai «più piccoli tra noi». Il Catechismo della
Chiesa cattolica spiega: «Gli oppressi dalla miseria sono oggetto di un amore di preferenza da parte della
Chiesa, la quale, fin dalle origini, malgrado l'infedeltà di molti suoi membri, non ha cessato di impegnarsi a
sollevarli, a difenderli e a liberarli. Ciò ha fatto con innumerevoli opere di beneficenza, che rimangono
sempre e dappertutto indispensabili» (n. 2448).
51. Papa Benedetto XVI ha insegnato che «l'amore verso le vedove e gli orfani, verso i carcerati, i malati e i
bisognosi di ogni genere appartiene alla sua essenza tanto quanto il servizio dei sacramenti e l'annuncio del
Vangelo» (Deus caritas est, n. 22). Questa opzione preferenziale per i poveri e i vulnerabili comprende tutti
coloro che sono emarginati nella nostra nazione e fuori di essa: i bambini non nati, le persone portatrici di
disabilità, gli anziani e i malati terminali e le vittime dell'ingiustizia e dell'oppressione.
La dignità del lavoro e i diritti dei lavoratori
52. L'economia deve essere al servizio delle persone, e non viceversa. Il lavoro è più che un modo per
guadagnarsi da vivere; è una forma di partecipazione permanente alla creazione di Dio. 1 datori di lavoro
contribuiscono al bene comune attraverso i servizi o i prodotti che offrono e con la creazione di posti di
lavoro che tutelano la dignità e i diritti dei lavoratori: a un lavoro produttivo, a salari dignitosi e giusti, a
benefici e sicurezza adeguati nell'età della vecchiaia, alla scelta di organizzare o iscriversi a un sindacato,
alla possibilità di uno stato giuridico per i lavoratori immigrati, alla proprietà privata e all'intrapresa
economica. Anche i lavoratori hanno delle responsabilità: di offrire un lavoro giornaliero equo per una paga
giornaliera equa, di trattare i datori di lavoro e i colleghi di lavoro con rispetto, e di svolgere il proprio
lavoro in modo da contribuire al bene comune. Lavoratori, datori di lavoro e sindacati non dovrebbero
promuovere solo i propri interessi, ma lavorare insieme anche per promuovere la giustizia economica e il
benessere di tutti.
Solidarietà
53. Noi formiamo un'unica famiglia umana, quali che siano le nostre differenze nazionali, razziali, etniche,
economiche e ideologiche. Siamo i custodi dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, ovunque si trovino.
L'amore per il nostro prossimo ha una portata globale ed esige che sradichiamo il razzismo e che ci
facciamo carico della povertà estrema e delle malattie che affliggono tanta parte del mondo. La solidarietà
comprende anche l'esortazione biblica ad accogliere tra noi i forestieri - tra i quali gli immigrati che sono in
cerca di lavoro, di un luogo sicuro dove risiedere, di istruzione per i loro figli e di una vita dignitosa per le
loro famiglie. Alla luce dell'invito del Vangelo a essere costruttori di pace, il nostro impegno alla solidarietà
con il nostro prossimo - in patria e all'estero - richiede anche che promuoviamo la pace e perseguiamo la
giustizia in un mondo devastato da violenze e conflitti terribili. Le decisioni sull'uso della forza dovrebbero
essere guidate dai tradizionali criteri morali e andrebbero messe in atto solo come extrema ratio. Come papa
Paolo VI ha insegnato, «se vuoi la pace, lavora per la giustizia» (Messaggio per la giornata mondiale della
pace, 1.1.1972).
La cura per la creazione di Dio
54. Mostriamo il nostro rispetto per il Creatore attraverso la nostra gestione della creazione di Dio. La cura
per la terra è un dovere che la nostra fede ci impone e un segno della nostra sollecitudine per tutti gli
uomini. Dovremmo cercare di vivere in maniera semplice per soddisfare i bisogni del presente senza
compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i loro propri bisogni. Abbiamo l'obbligo
morale di proteggere il pianeta sul quale viviamo - di rispettare la creazione di Dio e di assicurare un
ambiente sano e ospitale per gli esseri umani, specialmente per i bambini nelle fasi più vulnerabili del loro
sviluppo. Come amministratori chiamati da Dio a condividere la responsabilità del futuro della terra,
dovremmo lavorare per un mondo in cui le persone rispettino e proteggano integralmente la creazione e
cerchino di vivere semplicemente in armonia con essa per il bene delle generazioni future.
55. Questi temi tratti dalla dottrina sociale cattolica offrono un quadro morale di riferimento che non
coincide certo facilmente con ideologie di «destra» o di «sinistra», «progressiste» o «conservatrici», né con
la piattaforma programmatica di alcun partito politico. Tali temi non sono di parte o settari, ma riflettono
principi etici fondamentali che sono comuni a tutti gli uomini.
56. Come capi della Chiesa degli Stati Uniti, noi vescovi abbiamo il dovere di applicare questi principi
morali alle decisioni politiche fondamentali che la nostra nazione dovrà affrontare, tracciando gli
orientamenti su questioni che hanno una portata etica importante. Notizie più dettagliate sugli orientamenti
politici adottati dalla nostra Conferenza episcopale si possono trovare nella II parte di questo documento.
Speriamo che i cattolici e anche altri vorranno tenere in seria considerazione queste applicazioni politiche
quando prenderanno le proprie decisioni nella vita pubblica.
Conclusione
57. L'edificazione di un mondo che rispetti la vita e la dignità dell'uomo, dove la giustizia e la pace
prevalgano, richiede più che un semplice impegno politico. 1 singoli individui, le famiglie, il mondo degli
affari, le organizzazioni religiose e i governi hanno tutti un ruolo da giocare. La partecipazione alla vita
politica alla luce di principi morali fondamentali è un dovere essenziale per ogni cattolico e per tutte le
persone di buona volontà.
58. La Chiesa è coinvolta nel processo politico, ma non è di parte. La Chiesa non può sostenere alcun
candidato o partito. La nostra causa è la difesa della vita e della dignità dell'uomo e la protezione dei deboli
e dei vulnerabili.
59. La Chiesa è impegnata nel processo politico, ma non dovrebbe esserne strumentalizzata. Accogliamo
con favore il dialogo con i leader politici e con i candidati; cerchiamo di impegnarci e di convincere quanti
rivestono cariche pubbliche. Eventi e pseudo-eventi mediatici non possono sostituire un serio dialogo.
60. La Chiesa si ispira a dei principi, ma non in forma ideologica. Non possiamo compromettere i principi
fondamentali o la dottrina morale. Siamo chiamati in modo civile a essere chiari riguardo alla nostra dottrina
morale. Nella vita pubblica è importante praticare quelle virtù della giustizia e della carità che sono al centro
della nostra tradizione. Lavoreremo, insieme ad altri, in vari modi per promuovere i nostri principi morali.
61. Alla luce di questi principi e delle benedizioni che condividiamo come parte di una nazione libera e
democratica, noi vescovi ribadiamo con vigore la nostra esortazione a un modo nuovo di fare politica,
incentrato:
- più su principi morali che sugli ultimi sondaggi;
- più sui bisogni dei deboli che sui vantaggi per i forti;
- più sulla ricerca del bene comune che sulle pretese di interessi ristretti.
62. Questo tipo di partecipazione politica riflette la dottrina sociale della nostra Chiesa e le migliori
tradizioni della nostra nazione.
II.
Applicare il magistero cattolico ai principali problemi: una sintesi delle
posizioni politiche della USCCB
63. La politica riguarda valori e questioni così come candidati e funzionari. In questa breve sintesi noi
vescovi richiamiamo l'attenzione su questioni che hanno una significativa portata morale, che andrebbe
valutata con attenzione in ogni campagna elettorale e quando si prenderanno decisioni politiche negli anni a
venire. Come indicato dalle affermazioni che seguono, alcune questioni implicano principi che non possono
mai essere violati, come il fondamentale diritto alla vita. Altre rispecchiano il nostro giudizio sul modo
migliore di applicare i principi cattolici alle questioni politiche. Nessuna sintesi potrebbe riflettere
pienamente la profondità e i dettagli delle posizioni assunte attraverso il lavoro della Conferenza dei vescovi
cattolici degli Stati Uniti (USCCB). Sebbene persone di buona volontà possano a volte scegliere modi
diversi di applicare alcuni dei nostri principi e di agire in conformità con essi, i cattolici non possono
ignorare sfide morali per loro ineludibili o semplicemente accantonare la guida o gli orientamenti concreti
della Chiesa sulla vita pubblica che derivano da questi principi. Per una rassegna più completa di tali
orientamenti e dei loro fondamenti morali, si vedano i documenti elencati alla fine di questo documento.
Vita umana
64. Il nostro documento del 1998 Il Vangelo della vita dichiara: «Aborto ed eutanasia sono divenuti una
minaccia alla dignità dell'uomo ancora superiore, in quanto attaccano direttamente la stessa vita, bene
fondamentale dell'uomo e condizione per tutti gli altri diritti». L'aborto, l'uccisione deliberata di un essere
umano prima della nascita, non è mai moralmente accettabile e a esso bisogna sempre opporsi. La
clonazione e la distruzione di embrioni umani a scopo di ricerca, o anche potenzialmente di cura, sono
sempre sbagliate. Il porre intenzionalmente fine alla vita umana mediante il suicidio assistito e l'eutanasia
non è un atto di misericordia, ma un attacco ingiustificabile contro la vita umana. Il genocidio, la tortura e
prendere di mira direttamente e intenzionalmente i civili nel corso di una guerra o di un'azione terroristica
sono sempre sbagliati.
65. Le leggi che legittimano una qualsiasi di queste pratiche sono profondamente ingiuste e immorali. La
nostra Conferenza sostiene leggi e politiche che proteggono la vita umana al massimo grado possibile, tra
cui la protezione costituzionale dei non nati e le iniziative legislative volte a porre fine all'aborto e
all'eutanasia. Promuoviamo anche una cultura della vita per mezzo del sostegno a leggi e programmi che
incoraggiano la nascita di un figlio e la sua adozione anziché ricorrere all'aborto, e inoltre per mezzo della
lotta alla povertà e dell'erogazione di assistenza sanitaria e di altre forme di assistenza alle donne incinte, ai
bambini e alle famiglie.
66. La USCCB esorta a migliorare l'assistenza dei malati e dei morenti, attraverso l'assistenza sanitaria per
tutti ed efficaci e compassionevoli cure palliative. Riconosciamo che affrontare questa complessa questione
richiederà un impegno di collaborazione tra il settore pubblico e quello privato e tra partiti politici. Le
politiche e le decisioni riguardanti la biotecnologia e la sperimentazione sull'uomo dovrebbero rispettare la
dignità inerente alla vita umana fin dal suo inizio, indipendentemente dalle circostanze della sua origine. Il
rispetto per la vita e per la dignità dell'uomo è anche il fondamento dell'impegno essenziale volto a
combattere e sconfiggere la fame, la malattia, la povertà e la violenza che tolgono la vita a tante persone
innocenti.
67. I cattolici devono anche operare per evitare la guerra e promuovere la pace. Le nazioni dovrebbero
proteggere la dignità della persona umana e il diritto alla vita trovando modi più efficaci per prevenire i
conflitti, per risolverli con mezzi pacifici e per promuovere la ricostruzione e la riconciliazione dopo i
conflitti. Le nazioni hanno il diritto e il dovere di difendere la vita umana e il bene comune contro il
terrorismo, l'aggressione e le altre minacce del genere. Questo compito richiede risposte efficaci al
terrorismo, una valutazione morale dei mezzi utilizzati e la loro limitazione, il rispetto di limiti etici all'uso
della forza, un'analisi delle radici del terrorismo e un'equa distribuzione delle responsabilità nelle risposte al
terrorismo. La Chiesa ha sollevato preoccupazioni morali fondamentali sull'uso preventivo della forza
militare. La nostra Chiesa onora l'impegno e il sacrificio di coloro che servono nelle forze armate della
nostra nazione, ma riconosce anche il diritto morale all'obiezione di coscienza alla guerra in generale, a una
particolare guerra o a una specifica azione militare.
68. Anche quando la forza militare può essere giustificata come extrema ratio, non dovrebbe essere
indiscriminata o sproporzionata. Attacchi diretti e intenzionali alla popolazione civile durante una guerra e
un'azione terroristica non sono mai moralmente accettabili. L'uso di armi di distruzione di massa o di altri
mezzi bellici che non distinguono tra civili e soldati è fondamentalmente immorale. Gli Stati Uniti hanno la
responsabilità di operare per invertire la diffusione delle armi nucleari, chimiche e biologiche, e per ridurre
la loro stessa dipendenza dalle armi di distruzione di massa perseguendo un progressivo disarmo nucleare.
Gli Stati Uniti devono anche porre termine all'uso di mine antiuomo e ridurre il loro ruolo dominante nel
commercio mondiale di armi. La guerra in Iraq ci mette di fronte a scelte morali urgenti. Noi sosteniamo
una «transizione responsabile» che ponga fine alla guerra in un modo che riconosca la persistente minaccia
dell'estremismo fanatico e del terrorismo mondiale, riduca al minimo la perdita di vite e affronti la crisi
umanitaria in Iraq, la crisi dei profughi nella regione e l'esigenza di proteggere i diritti umani, specialmente
la libertà religiosa. Questa transizione dovrebbe redistribuire le risorse impiegate nella guerra e utilizzarle
per rispondere agli urgenti bisogni dei poveri.
69. La società ha il dovere di difendere la vita contro la violenza e di aiutare le vittime di crimini. Tuttavia
non si può giustificare il continuo ricorso della nostra nazione alla pena di morte. Poiché abbiamo altri modi
per proteggere la società che sono più rispettosi della vita umana, la USCCB sostiene le iniziative volte a
porre fine all'uso della pena di morte e, nel frattempo, a limitare il suo uso attraverso un utilizzazione più
ampia delle prove basate sul DNA, l'accesso a un'efficace consulenza legale e iniziative volte ad affrontare
la mancanza di equità e l'ingiustizia connesse con l'applicazione della pena di morte.
Vita familiare
70. La famiglia è la cellula fondamentale della società umana. Il ruolo, le responsabilità e i bisogni delle
famiglie dovrebbero essere il centro delle priorità nazionali. Il matrimonio deve essere definito, riconosciuto
e protetto come impegno per tutta la vita tra un uomo e una donna, e come la fonte della generazione
seguente e il rifugio protetto dei figli. Le politiche su tasse, lavoro, divorzio, immigrazione e welfare
dovrebbero aiutare le famiglie a restare insieme e dovrebbero premiare la responsabilità e i sacrifici
compiuti per i figli. I salari dovrebbero consentire ai lavoratori il sostentamento delle loro famiglie, e
dovrebbe essere disponibile una forma di assistenza pubblica che aiuti le famiglie povere a vivere
dignitosamente. Tale assistenza dovrebbe essere fornita in modo da promuovere una futura autonomia
finanziaria.
71. I bambini vanno valorizzati, protetti ed educati. Come Chiesa, noi affermiamo il nostro impegno alla
protezione e al benessere dei bambini nelle nostre istituzioni e nell'intera società. Ci opponiamo
all'inserimento dell'uso dei contraccettivi nei programmi pubblici e nei piani sanitari, in quanto esso mette in
pericolo i diritti di coscienza e può interferire con il diritto dei genitori di guidare la formazione morale dei
loro figli.
72. I genitori - i primi e i principali educatori - hanno il fondamentale diritto di scegliere l'educazione più
adatta ai bisogni dei loro figli, compresa la scelta di scuo le pubbliche, private e religiose. Il governo,
attraverso mezzi come i crediti d'imposta e il finanziamento di borse di studio, dovrebbe aiutare a offrire
risorse perché i genitori, specialmente coloro che hanno mezzi modesti, possano esercitare questo diritto
basilare senza discriminazioni. Gli studenti in tutti gli ambienti educativi dovrebbero avere opportunità di
formazione morale e di sviluppo della propria personalità.
73. I media - la stampa, le trasmissioni radiofoniche e televisive e gli strumenti telematici - plasmano la
cultura. Per proteggere i bambini e le famiglie è necessaria una regolamentazione responsabile che rispetti la
libertà di parola e tuttavia combatta anche le politiche che hanno abbassato gli standard, permesso la
trasmissione di materiali sempre più offensivi e ridotto la possibilità di programmazioni religiose non
commerciali.
74. Tale regolamentazione dovrebbe limitare la concentrazione del controllo dei mezzi di comunicazione,
contrastare una gestione principalmente incentrata sul profitto e incoraggiare una grande varietà di
programmi, tra cui programmi religiosi. I sistemi di rilevazione degli indici di ascolto televisivi e una
tecnologia appropriata possono aiutare i genitori a sorvegliare quello che i loro figli guardano.
75. Internet presenta sia grandi vantaggi sia notevoli problemi. 1 vantaggi dovrebbero essere a disposizione
di tutti gli studenti indipendentemente dal loro reddito. Poiché l'accesso a materiale pornografico e violento
sta diventando più facile, è necessaria una rigorosa applicazione delle leggi esistenti contro l'oltraggio al
pudore e la pedopornografia, così come è necessaria una tecnologia che aiuti genitori, scuole e biblioteche a
bloccare materiali sgraditi o indesiderati.
Giustizia sociale
76. Le decisioni e le istituzioni economiche dovrebbero essere valutate in base al criterio della tutela o della
minaccia alla dignità della persona umana. Le politiche sociali ed economiche dovrebbero promuovere la
creazione di posti di lavoro per tutti coloro che possono lavorare, in condizioni di lavoro dignitose e con
salari equi. Le barriere che impediscono una pari retribuzione e una pari occupazione per le donne e per
coloro che si trovano di fronte a ingiuste discriminazioni devono essere superate. La dottrina sociale
cattolica sostiene il diritto dei lavoratori di scegliere se organizzarsi a livello sindacale, iscriversi a un
sindacato e negoziare collettivamente, e di esercitare questi diritti senza subire rappresaglie. Essa afferma
anche la libertà economica, la libera iniziativa e il diritto alla proprietà privata. Lavoratori, proprietari,
datori di lavoro e sindacati dovrebbero lavorare insieme per creare posti di lavoro dignitosi, costruire
un'economia più giusta e promuovere il bene comune.
77. Le politiche di welfare dovrebbero ridurre la povertà e la dipendenza, rafforzare la vita familiare e
aiutare le famiglie a uscire dalla povertà attraverso il lavoro, la formazione e l'assistenza per i bambini
piccoli, l'assistenza sanitaria, gli alloggi e i mezzi di trasporto. Esse dovrebbero anche fornire una rete di
sicurezza per coloro che non possono lavorare. Un miglioramento dei crediti d'imposta sui redditi da lavoro
(Earned Income Tax Credit) e dei crediti d'imposta sui figli minori a carico (Child Tax Credit), disponibili
come rimborsi alle famiglie più bisognose, aiuterà a far uscire dalla povertà le famiglie a basso reddito.
78. I gruppi religiosi meritano riconoscimento e sostegno, non come sostituti del governo, ma come partner
dinamici ed efficaci, specialmente nelle comunità e nelle nazioni più povere. La USCCB sostiene
attivamente le «clausole di riserva morale», si oppone a qualsiasi tentativo di minare la capacità dei gruppi
religiosi di preservare la propria identità e integrità come partner del governo, ed è impegnata a tutelare i
diritti civili esistenti da lungo tempo e altre forme di protezione sia per i gruppi religiosi sia per le persone
che essi servono. Gli organismi governativi non dovrebbero esigere che le istituzioni cattoliche rinneghino
le loro convinzioni morali per poter partecipare a programmi governativi di assistenza sanitaria o sociale.
79. La previdenza sociale dovrebbe fornire un reddito adeguato, costante e affidabile in maniera equa ai
lavoratori con salari bassi e medio-bassi e alle loro famiglie quando questi lavoratori vanno in pensione o
diventano invalidi, e per i membri della famiglia che restano quando un lavoratore salariato muore.
80. Un'assistenza sanitaria accessibile e a un costo ragionevole è una forma essenziale di salvaguardia della
vita umana e un diritto umano fondamentale. Con un numero stimato di 47 milioni di americani che
mancano di copertura sanitaria; tale assistenza è anche un'urgente priorità nazionale. E necessario che la
riforma del sistema sanitario sia radicata in valori che rispettino la dignità dell'uomo, proteggano la vita
umana e rispondano ai bisogni dei poveri e delle persone prive di assicurazione sanitaria, specialmente i
bambini nati e non nati, le donne incinte, gli immigrati e gli altri settori vulnerabili della popolazione. 1
gruppi religiosi dovrebbero essere messi nelle condizioni di poter offrire assistenza sanitaria senza rinnegare
le loro convinzioni religiose. La USCCB sostiene la realizzazione di provvedimenti che rafforzino il
Medicare e il Medicaid. La nostra Conferenza sostiene anche un'assistenza efficace e compassionevole, che
rispecchi i valori morali cattolici, per coloro che soffrono di HIV/AIDS e per coloro che lottano contro un
qualche tipo di dipendenza.
81. La mancanza di alloggi sicuri e a costi ragionevoli richiede un rinnovato impegno ad accrescere la
disponibilità di alloggi di qualità e a preservare, mantenere e migliorare gli alloggi esistenti, attraverso delle
partnership tra settore pubblico e settore privato e in special modo con gruppi religiosi e organizzazioni di
comunità. L'USCCB continua a opporsi alle ingiuste discriminazioni nell'assegnazione di alloggi e a
sostenere la realizzazione di provvedimenti che rispondano ai bisogni di credito delle comunità a basso
reddito o costituite da minoranze etniche.
82. Una prima priorità per le politiche agricole dovrebbe essere la sicurezza alimentare per tutti. Poiché
nessuno in una terra di abbondanza dovrebbe trovarsi ad affrontare la fame, occorre che il programma Food
stamps, il Programma alimentare speciale per donne, neonati e bambini, e altri programmi di tipo alimentare
siano decisi ed efficaci. Gli agricoltori e i lavoratori agricoli che coltivano, raccolgono e trasformano i cibi
meritano un giusto compenso per il loro lavoro, insieme a condizioni di lavoro sicure e giuste e a un
alloggio adeguato. Dare supporto alle comunità rurali serve a sostenere un modo di vita che arricchisce la
nostra nazione. Gestire in modo attento la terra e le sue risorse naturali esige politiche che supportino
l'agricoltura sostenibile come elemento vitale dell'insieme delle politiche agricole.
83. Il mandato evangelico di «accogliere il forestiero» richiede che i cattolici si prendano cura degli
immigrati, sia regolari sia irregolari, compresi i bambini immigrati, e che stiano dalla loro parte. È
urgentemente necessaria una riforma complessiva delle leggi sull'immigrazione che rimetta in sesto un
sistema a pezzi; tale riforma dovrebbe comprendere un programma di lavoro temporaneo che tuteli i
lavoratori e un percorso per poter ottenere la residenza permanente; politiche di ricongiungimento familiare;
un programma di regolarizzazione ampio ed equo; accesso alla protezione legale, compresa la garanzia di
processi equi e l'offerta dell'assistenza legale pubblica essenziale; rifugio per coloro che fuggono dalla
persecuzione e dallo sfruttamento; politiche che affrontino le cause che stanno alla radice delle migrazioni.
Andrebbero riconosciuti il diritto e la responsabilità che spettano alle nazioni in ordine al controllo dei loro
confini e al mantenimento della legalità.
84. Tutte le persone hanno il diritto di ricevere un'istruzione di qualità. 1 giovani, compresi quelli che sono
poveri e quelli con disabilità, devono avere l'opportunità di svilupparsi intellettualmente, moralmente,
spiritualmente e fisicamente, in modo che possano diventare buoni cittadini, in grado di prendere decisioni
socialmente e moralmente responsabili. Questo richiede che le scelte in materia di istruzione siano lasciate
ai genitori. Richiede anche che le istituzioni educative abbiano ambienti ordinati, giusti, rispettosi e non
violenti dove siano disponibili risorse professionali e materiali adeguate. La USCCB sostiene con vigore
l'assegnazione di fondi appropriati - ricorrendo a borse di studio, crediti d'imposta e altri mezzi - per offrire
istruzione a tutte le persone indipendentemente dalla loro condizione personale e dalle scuole che esse
frequentano: pubbliche, private o religiose. Tutti i docenti e gli amministratori meritano sia stipendi e
benefici che riflettano i principi di giustizia economica, sia l'accesso alle risorse di cui hanno bisogno per
prepararsi ai loro importanti compiti. Per ragioni di giustizia, i servizi mirati a migliorare l'istruzione specialmente per coloro che sono più a rischio - che sono disponibili per gli studenti e gli insegnanti delle
scuole pubbliche dovrebbero essere a disposizione anche degli studenti e degli insegnanti delle scuole
private e religiose.
85. Promuovere la responsabilità morale e risposte efficaci nei confronti della criminalità violenta, limitare
la violenza nei media, sostenere ragionevoli restrizioni all'accesso alle armi da guerra e opporsi alla pena di
morte sono azioni di particolare importanza alla luce di una crescente «cultura della violenza». L'etica della
responsabilità, della riabilitazione e del reinserimento dovrebbe fare da fondamento alla riforma del nostro
sistema della giustizia penale, gravemente compromesso. Andrebbe sviluppato un approccio che miri al
recupero di coloro che hanno commesso reati, anziché un approccio strettamente punitivo.
86. È importante che la nostra società continui a combattere le discriminazioni basate sulla razza, sulla
religione, sul sesso, sull'appartenenza etnica, sulle condizioni invalidanti o sull'età, perché queste sono
ingiustizie e offese gravi contro la dignità dell'uomo. Dove gli effetti di discriminazioni passate persistono,
la società ha il dovere di prendere provvedimenti positivi per cancellare le conseguenze delle ingiustizie,
compresa un'azione vigorosa per rimuovere le barriere all'istruzione e a un'occupazione paritaria per le
donne e le minoranze.
87. La cura per la terra e per l'ambiente è una questione morale. Proteggere la terra, l'acqua e l'aria che
abbiamo in comune è un dovere religioso di gestione e rispecchia la nostra responsabilità nei confronti dei
bambini nati e non ancora nati, che sono i più vulnerabili alle aggressioni contro l'ambiente. Sono necessarie
iniziative efficaci per la conservazione dell'energia e per lo sviluppo di risorse energetiche pulite,
rinnovabili, alternative. La nostra Conferenza rivolge un appello particolare perché venga affrontato in
maniera seria il cambiamento climatico globale, ponendo al centro la virtù della prudenza, la ricerca del
bene comune e l'impatto sui poveri, in particolare sui lavoratori vulnerabili e sulle nazioni più povere. Gli
Stati Uniti dovrebbero essere i primi nel contribuire allo sviluppo sostenibile delle nazioni più povere e nel
promuovere una maggiore giustizia, assumendosi le proprie responsabilità del degrado e dello stato di
abbandono dell'ambiente e l'impegno per il suo recupero.
Solidarietà globale
88. È probabile che un mondo più giusto sarà un mondo più pacifico, un mondo meno vulnerabile al
terrorismo e ad altre forme di violenza. Gli Stati Uniti hanno la responsabilità di assumere la guida della
lotta allo scandalo della povertà e del sottosviluppo. La nostra nazione dovrebbe contribuire a umanizzare la
globalizzazione, facendo fronte alle sue conseguenze negative e diffondendone i vantaggi, specialmente tra i
poveri del mondo. Gli Stati Uniti hanno anche l'eccezionale e unica opportunità di usare il proprio potere in
partnership con altri per costruire un mondo più giusto e più pacifico.
- Gli Stati Uniti dovrebbero assumere un ruolo di guida nel contribuire ad alleviare la povertà mondiale
attraverso l'incremento sostanziale degli aiuti allo sviluppo ai paesi più poveri, politiche commerciali più
eque e un costante impegno ad alleggerire il peso schiacciante del debito e delle malattie. Gli sforzi della
nostra nazione per ridurre la povertà non dovrebbero essere associati con umilianti e talvolta coercitivi
programmi di controllo demografico; al contrario, questo impegno dovrebbe concentrarsi sul lavoro insieme
ai poveri per aiutarli a costruire un futuro di speranza e di opportunità per sé stessi e per i loro figli.
- La politica degli Stati Uniti dovrebbe promuovere la libertà religiosa e altri diritti umani fondamentali.
L'uso della tortura deve essere respinto come fondamentalmente incompatibile con la dignità della persona
umana e alla fine controproducente nello sforzo per combattere il terrorismo.
- Gli Stati Uniti dovrebbero fornire sostegno politico e finanziario a vantaggio di programmi e di riforme
riguardanti le Nazioni Unite, gli altri organismi internazionali e il diritto internazionale, così che insieme
queste istituzioni possano diventare soggetti più responsabili e dinamici nel far fronte ai problemi globali.
- Dovrebbe essere offerto asilo politico ai rifugiati che hanno fondati timori di venire perseguitati in patria.
Il nostro paese dovrebbe assicurare la protezione alle persone che fuggono da persecuzioni attraverso un
rifugio sicuro in altri paesi, compresi gli Stati Uniti, specialmente ai minori non accompagnati, alle donne,
alle vittime di traffici di esseri umani e alle minoranze religiose.
- Il nostro paese dovrebbe assumere un ruolo di guida - in collaborazione con la comunità internazionale nell'affrontare i conflitti regionali nel Medio Oriente, nei Balcani, in Congo, nel Sudan, in Colombia e
nell'Africa occidentale.
- La leadership sul conflitto israelo-palestinese costituisce una priorità particolarmente urgente. Gli Stati
Uniti dovrebbero condurre attivamente dei negoziati a tutto campo che possano portare a una soluzione
giusta e pacifica, che rispetti le legittime richieste e aspirazioni sia degli israeliani sia dei palestinesi,
garantisca la sicurezza per Israele, uno stato possibile per i palestinesi, il rispetto della sovranità del Libano
e la pace nella regione.
- Mentre la Santa Sede e la nostra Conferenza hanno già sollevato serie questioni morali riguardo alla guerra
in Iraq, nella nostra qualità di vescovi esortiamo con urgenza il nostro paese a lavorare insieme alla
comunità internazionale per cercare una «transizione responsabile» in Iraq e per far fronte alle conseguenze
umane della guerra in Iraq e in Afghanistan.
Difendere la vita umana, costruire la pace, combattere la povertà e la disperazione e proteggere la libertà e i
diritti umani non sono solo imperativi morali: sono sagge priorità nazionali che renderanno la nostra nazione
e il mondo più sicuri.
III
Obiettivi per la vita politica: sfide per i cittadini, i candidati e gli eletti nelle
cariche pubbliche:
89. Come cattolici siamo portati a porre domande riguardo alla vita politica, diverse da «state meglio adesso
rispetto a due o a quattro anni fa?». La nostra attenzione non è concentrata sull'affiliazione a un partito,
sull'ideologia, sull'economia e neppure sulla competenza e sulla capacità di adempiere a un compito, per
quanto tali questioni siano importanti. Piuttosto, ci concentriamo su ciò che protegge o minaccia la vita e la
dignità dell'uomo.
90. La dottrina cattolica sfida elettori e candidati, cittadini ed eletti nelle cariche pubbliche a tener conto
della dimensione etica delle questioni politiche. Alla luce dei principi etici, noi vescovi presentiamo i
seguenti obiettivi politici, che speriamo guideranno i cattolici nel formare le loro coscienze e nel riflettere
sulla portata morale delle loro scelte pubbliche. Non tutte le questioni sono uguali; questi dieci obiettivi
affrontano materie di peso morale e di urgenza diversi. Alcuni coinvolgono questioni caratterizzate da un
intrinsece malum che non può mai essere sostenuto. Altre coinvolgono un obbligo positivo di ricercare il
bene comune. Questi e altri simili obiettivi possono aiutare elettori e candidati ad agire sulla base di principi
etici piuttosto che di interessi particolari o sulla base della fedeltà a un partito. La nostra speranza è che i
cattolici chiedano ai candidati come essi intendono aiutare la nostra nazione a perseguire questi importanti
obiettivi.
- Affrontare l'esigenza preminente di proteggere i più deboli tra noi - gli innocenti bambini non nati limitando, fino a portarla a termine, la distruzione di bambini non nati mediante l'aborto.
- Impedire alla nostra nazione di ricorrere alla violenza a fronte di alcuni problemi fondamentali: un milione
di aborti ogni anno per affrontare gravidanze indesiderate, l'eutanasia e il suicidio assistito per affrontare il
peso di malattie e disabilità, la distruzione di embrioni umani in nome della ricerca, l'uso della pena di morte
per combattere la criminalità e l'imprudente ricorso alla guerra per risolvere le controversie internazionali.
- Definire l'istituzione centrale del matrimonio come un'unione tra un uomo e una donna e fornire maggior
sostegno alla vita familiare a livello morale, sociale ed economico, così che la nostra nazione aiuti i genitori
a crescere i loro figli con rispetto per la vita, sani valori morali e un'etica della responsabilità e della gestione
della cosa pubblica e dell'ambiente.
- Giungere a una riforma complessiva dell'immigrazione che renda sicuri i nostri confini, tratti i lavoratori
immigrati con equità, offra un percorso virtuoso che valga loro la cittadinanza, rispetti la legalità e combatta
i fattori che spingono le persone a lasciare i propri paesi d'origine.
- Aiutare le famiglie e i bambini a sconfiggere la povertà: assicurando l'accesso all'istruzione e il diritto di
scelta in questo ambito, così come un lavoro dignitoso con salari equi e sufficienti per vivere e un'assistenza
adeguata per le persone vulnerabili nella nostra nazione, aiutando nello stesso tempo anche a sconfiggere la
fame e la povertà diffuse nel mondo, specialmente negli ambiti dell'assistenza allo sviluppo, del condono del
debito estero e del commercio internazionale.
- Fornire assistenza sanitaria al crescente numero di persone che ne sono prive, rispettando nello stesso
tempo la vita umana, la dignità dell'uomo e la libertà religiosa nel nostro sistema sanitario.
- Continuare a opporsi a politiche che rispecchiano pregiudizi, ostilità nei confronti degli immigranti,
settarismo religioso e altre forme di discriminazione.
- Incoraggiare le famiglie, le comunità, le strutture economiche e il governo a lavorare insieme per
sconfiggere la povertà, perseguire il bene comune e la cura per la creazione, con pieno rispetto per i gruppi
religiosi e per il loro diritto di rispondere alle necessità sociali in accordo con le proprie convinzioni morali
fondamentali.
- Stabilire e rispettare i limiti morali all'uso della forza militare - esaminando gli scopi per cui essa potrebbe
essere usata, sotto quali autorità e a quali costi umani - e operare per una «transizione responsabile» che
ponga fine alla guerra in Iraq.
- Cooperare con altri nel mondo per perseguire la pace, difendere i diritti umani e la libertà religiosa e
promuovere la giustizia economica e la cura della creazione.
(13 febbraio 2008)
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Formare le coscienze ad una cittadinanza fedele