Comunità Viva PRO MANUSCRIPTO Parrocchia S. Francesca Cabrini - LODI N. 57 - Dicembre - 2010 “Al vederlo rimasero stupiti” Luca 2,48 Il Bimbo che nasce accenda lo stupore illumini il sorriso ravvivi la speranza. 2 - Comunità Viva QUANDO A NATALE IL PARROCO, NON SA CHE COSA AUGURARE… Il mistero del natale Lettera ai miei parrocchiani Non vi nascondo, carissimi, che questa lettera-augurio di Natale mi ha trovato un po’ perplesso. Natale è novità di vita, venuta nuova del Signore Gesù fra noi, Dio vero in carne di uomo vero, e non - come purtroppo oggi si giunge a dire - “Natale è il compleanno di Gesù”! È vero anche questo, ma il Risorto, non conta gli anni, e proprio perché Risorto viene a noi in novità di vita e di proposta di salvezza. Sono ormai parecchi anni che la ripetitività di un augurio, anche se fatto con cuore sincero, rischia di trasformare l’evento di grazia, che si attualizza nella storia di ciascuno rendendola storia di salvezza, in semplice scambio di auguri: “Buone feste”. Mi ha tolto dalla difficoltà un opuscolo di Edith Stein, l’ebrea divenuta carmelitana scalza col nome di suor Benedetta della Croce e morta in una camera a gas di Auschwitz nell’agosto del 1942. In parrocchia, nel contesto degli esercizi spirituali serali, lo scorso anno, abbiamo avuto modo di incontrare la sua figura e il suo messaggio e forse ora comprendiamo meglio perché Giovanni Paolo II, dopo averla canonizzata, l’abbia pure proclamata patrona d’Europa. Sono pagine, quelle della Santa, che mi hanno donato molto in questa novena di Natale. Alcuni brani ve li offro come strenna e come augurio, non solo per una riflessione che può rendere più cosciente e gioioso il nostro incontro col Dio che viene ancora fra noi, ma come momento di riflessione per una riscoperta e un impegno più generoso e fedele nella nostra quotidiana testimonianza cristiana. I mass media ci parlano ogni giorno di fratelli e sorelle che testimoniamo la loro fede anche col martirio e noi? Forse ci sentiamo eroi perché in questo Natale abbiamo mandato, o manderemo, un’offerta a Betlemme o abbiamo acquistato un presepe, un fiore “pro fame nel mondo”! Un po’ poco, mi pare…. Questa figlia d’Israele, che in Gesù, nato da Maria a Betlemme, ha riconosciuto il Messia atteso dai padri e per lui ha donato la vita, ci aiuti, allora ad accogliere in questo Natale il Figlio di Dio che viene per dare a noi, attraverso il suo morire e risorgere, la vita stessa di Dio, rendendo così anche noi figli del Padre. E veda, l’anno nuovo che sta alle porte, il proposito serio e sincero di passare dalle nostre tenebre e nebbie abituali alla adesione convinta e operosa, alla luce vera che illumina ogni uomo, Cristo Gesù, nostro fratello e Salvatore. Con affetto grato per ciascuno di voi, anche a nome di don Edmondo e di don Anselmo, porgo a tutti un cordiale augurio. Don Egidio 4 - Comunità Viva Quando i giorni diventano via, via più corti, nel corso di un inverno normale, cadono i primi fiocchi di neve, timidi e sommessi si fanno strada i primi pensieri del Natale. Questa semplice parola emana un fascino misterioso, cui ben difficilmente un cuore può sottrarsi. Anche coloro che professano un’altra fede e i non credenti, cui l’antico racconto del Bambino di Betlemme non dice alcunché, preparano la festa e cercano d’irradiare qua e là un raggio di gioia. Già settimane e mesi prima un caldo flusso di amore inonda la terra. Una festa dell’amore e della gioia: questa è la stella verso cui tutti accorrono. Ma per il cristiano essa è anche qualcos’altro. La stella lo guida alla mangiatoia col Bambinello, che porta la pace in terra. L’arte cristiana lo pone davanti agli occhi in innumerevoli e graziose immagini, mentre antiche melodie, dalle quali risuona tutto l’incantesimo dell’infanzia, lo cantano. […]. Sì, quando la sera gli alberi di Natale luccicano e ci scambiamo i doni, una nostalgia inappagata continua a tormentarci e a spingerci verso un’altra luce splendente, fintanto che le campane della Messa di mezzanotte suonano e il miracolo della notte santa si rinnova inondandoci di luci e fiori: “E il Verbo si fece carne”. Allora è il momento in cui la nostra speranza si sente appagata. Ognuno di noi ha già sperimentato una simile felicità del Natale. Ma il cielo e la terra non sono ancora divenuti una cosa sola. […] Pace agli uomini di buona volontà. Ma non tutti sono di buona volontà. Per questo il Figlio dell’eterno Padre dovette scendere dalla gloria del cielo, perché il mistero dell’iniquità aveva avvolto la terra. Le tenebre ricoprivano la terra. Ed egli venne come luce che illumina le tenebre, ma le tenebre non l’hanno compreso! […] Questa è una verità grave e seria, che l’incanto del Bambino nella mangiatoia non deve velare ai nostri occhi. Il mistero dell’incarnazione e il mistero del male sono strettamente uniti. Alla luce che è discesa dal cielo, si oppone tanto più cupa la notte del peccato. Il bambino protende nella mangiatoia le piccole mani, e il suo sorriso sembra già dire quanto più tardi, diventato adulto, le sue labbra diranno: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e stanchi”. […] Figure luminose sono quelle che s’inginocchiano attorno alla mangiatoia: i bambini teneri ed innocenti, i pastori fiduciosi, i re umili, Stefano, e Giovanni, l’apostolo dell’amore; essi seguirono tutti la chiamata del Signore. Di fronte ad essi sta la notte dell’indurimento e dell’accecamento incomprensibile: gli scribi, che sono in grado di dare informazioni sul tempo e sul luogo in cui il Salvatore del mondo deve nascere, ma che non deducono da qui alcun “Andiamo a Betlemme”; il re Erode che vuole uccidere il Signore della vita. Di fronte al Bambino gli spiriti si dividono. Egli è il Re dei re e il Signore della vita e della morte e pronuncia il suo “Seguimi” e chi non è per lui è contro di lui. Egli lo pronuncia anche per noi e ci pone di fronte alla decisione di scegliere tra la luce e le tenebre. Comunità Viva - 5 Dove il Bambino divino intenda condurci sulla terra è cosa che non sappiamo e a proposito della quale non dobbiamo fare domande prima del tempo. Una cosa sola sappiamo, e cioè che a quanti amano il Signore tutte le cose ridondano al bene. E inoltre che le vie, per le quali il Salvatore conduce, vanno al di là della terra. […]. Se mettiamo le nostre mani nelle mani del Bambino divino e rispondiamo con un “Sì” al suo “Seguimi”, allora siamo suoi, e libera è la via perché la vita di Dio possa riversarsi in noi, questo è l’inizio del Regno di Dio in noi, il nostro diventare suoi figli. […]. Chiunque, nel passato apparteneva al Signore, portava visibilmente il Regno di Dio in sé. Egli non si vide alleggerito dei pesi dell’esistenza terrena, anzi ne vide aggiungere degli altri; ma dentro era sorretto da una forza alata, che rendeva dolce il giogo e leggero il peso. Così avviene anche oggi per ogni figlio di Dio. La vita divina, che viene accesa nell’anima, è la luce che è venuta nelle tenebre, il miracolo della Notte Santa. Edith Stein (in Il Mistero del Natale, ed. Carmelitani scalzi, Roma 2010) 6 - Comunità Viva Comunità Viva - 7 Attesa e celebrazione del Natale del Signore dell’anno 2010 La Novena di Natale - Per gli adulti: ogni giorno, inserita nella Messa delle ore 18 (da Giovedì 16 dicembre) - Per i ragazzi delle Elementari: alle ore 8 (da Mercoledì 15 a Mercoledì 22 dicembre) Le Confessioni * Venerdì 17 Dicembre: ore Elementari * Sabato 18 Dicembre: ore * Lunedì 20 Dicembre: ore * Martedì 21 Dicembre: ore * Mercoledì 22 Dicembre: ore *Venerdì 24 Dicembre: ore 16,30 Confessioni ragazzi Medie - 17 17,30 Confessioni per tutti 20,45-22 Confessioni per tutti 21 Confessioni per gli adolescenti ore 9-10 Confessioni per anziani 21-22 Confessioni per tutti 9 - 11; ore 15,30 –18,30 per tutti Si raccomanda agli anziani e a tutti coloro che lo possono fare, di confessarsi per tempo. Orario delle Sante Messe: Natale - Epifania Venerdì 24 Dicembre: ore 22 S. Messa della notte con Ufficio delle letture Sabato 25 Dicembre (Natale del Signore): ore 8 - 10 - 11,30 – 18 Domenica 26 Dicembre (Sacra Famiglia): ore 10 - 11,30 - 18 (è sospesa le messa delle ore 8) Venerdì 31 Dicembre: ore 18 Messa di fine anno, canto del “Te Deum” Sabato 1 Gennaio (Maria Madre di Dio e Giornata della Pace): ore 10 - 11,30 - 18 (è sospesa le messa delle ore 8) Domenica 2 Gennaio: ore 8 - 10 - 11,30 – 18 LA NOVENA DI NATALE Senza cadere nella solita, moralistica e sterile retorica, è indubbio che ai nostri giorni il Natale sia la festa cristiana “più a rischio”, sottoposta com’è ad un processo di appropriazione indebita da parte della cultura, soprattutto occidentale, che, anno dopo anno, cerca, più o meno intenzionalmente, di sminuirne il significato specificatamente cristiano. Succede così che il Natale diventa sempre più, se va bene, la festa della pace, della solidarietà, dei bambini…insomma dei cosiddetti “valori”, o,se va male, la festa dei regali, la festa del “panettone”, e in ogni caso sempre meno la festa del Natale del Signore. Non che il Natale del Signore non porti con sé alcuni dei valori sopra elencati, ma esso è anzitutto un mistero che ha a che fare con Dio e con la fede in lui. Nel Prologo del Vangelo di s. Giovanni che viene letto nella Messa del giorno di Natale ascoltiamo questa espressione: “Dio nessuno lo ha mai visto: proprio il Figlio unigenito lo ha rivelato”. Qui sta il senso originario e più vero del Natale: il bambino nato nella povertà di Betlemme, Gesù, è “l’immagine del Dio invisibile” (s. Paolo lettera ai Colossesi). Contemplando lui, Gesù, noi conosciamo l’Inconoscibile, vediamo l’Invisibile. Per vivere con spirito autentico e nel suo significato più profondo il Natale, le Comunità cristiane hanno a disposizione due formidabili “strumenti” pastorali: in primo luogo la liturgia, che anche nel tempo di Avvento ha un primato assoluto, e in secondo luogo le forme di devozione popolare. Celebrazioni liturgiche e pratiche di pietà, se ben preparate e animate, seppure in modo diverso, ci aiutano a vivere ogni anno il mistero del Natale con rinnovato stupore. Tra le forme di devozione popolare del Tempo di Avvento merita una speciale menzione la Novena di Natale. Di essa si hanno le prime notizie sicure all’inizio del XVII secolo. La prima documentazione certa di tale novena ci viene dal Duomo di Torino nel 1621. Fu predicata dal padre teatino Dionisio Dentice di Napoli e dalla città piemontese si diffuse rapidamente in tutta Italia e anche oltre le Alpi. Una tradizione popolare, quella della Novena di Natale, che però si radica in qualche modo in una antica tradizione tipicamente liturgica che fin dal VII secolo solennizza i giorni dal 17 al 23 dicembre introducendo il cantico del Magnificat ai vespri con le antifone “O”, così chiamate perché iniziano tutte con l’invocazione: “ O sapientia…O Signore….O Germoglio…”. Ai nostri giorni la Novena di Natale è ancora diffusa nelle parrocchie ed è molto opportunamente proposta in particolare ai ragazzi. Collegata con l’attività catechistica, nel gran caos dei giorni che precedono il Natale, la Novena, se ben preparata e animata, è in grado di coinvolgere i ragazzi in una immediata preparazione al Natale, creando un clima spirituale capace di suscitare l’attesa di Colui che è venuto e che continua a venire nel mondo salvarci: Gesù, che è la nostra speranza, la nostra gioia, la nostra pace. Don Anselmo Giovedì 6 Gennaio (Epifania): ore 8 – 10 - 11,30 – 18 8 - Comunità Viva Comunità Viva - 9 ESAME DI COSCIENZA condotto sulla pagina detta “delle Beatitudini” (Mt 5,3-12) Salire sulla montagna Confessarsi seguendo la traccia del “Discorso della montagna” significa semplicemente voler misurare la propria esistenza su una delle pagine fondamentali del Vangelo. Da sempre, essa è considerata essenziale per la definizione dell’identità cristiana e può dunque servire perfettamente a verificare la nostra vita spirituale nel momento in cui tentiamo la delicata e importante esperienza della riconciliazione. Quando inizia il suo racconto, Matteo non sta a precisare il nome del luogo; si limita a dire che il Signore “salì sulla montagna”: evidentemente, del posto gli interessa soltanto il valore teologico. Nella Bibbia, infatti, il monte è sede sacra dell’incontro fra l’uomo e Dio. Le beatitudini Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. 7 Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.» 10 - Comunità Viva La confessione è momento privilegiato di dialogo con Dio: perciò possiamo affrontarla salendo anche noi simbolicamente sul monte, creando silenzio nel nostro cuore e ascoltando ciò che dal monte il Signore vuole dirci. In fondo, il peccato è sempre un modo sbagliato di cercare la felicità, mentre le otto beatitudini pronunciate da Gesù sono proprio altrettante dichiarazioni di autentica felicità. Utilizziamole dunque come prezioso termine di confronto; specchiamo in quell’identikit del cristiano davvero “beato” i nostri volti di uomini e di donne che probabilmente se ne sono allontanati convinti di potere raggiungere a modo loro una loro falsa “beatitudine”, e otterremo un duplice effetto: il nostro esame di coscienza sarà profondo poiché condotto su un passo centrale del Vangelo, e insieme verrà rischiarato dalla luce di una prospettiva di bene. Il Dio di Gesù Cristo, infatti, mentre ascolta i motivi della nostra amarezza già ci indica come essere “beati”, felici, risolti. “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli” La prima beatitudine, Gesù la riserva a chi, davanti a Dio, ha spirito di povero, sa sentirsi povero, manchevole. É l’atteggiamento dell’umiltà, della semplicità, l’atteggiamento dei piccoli. Esso è raccomandabile nei rapporti col prossimo, nella vita quotidiana, ma diventa condizione addirittura indispensabile in chi si avvicina al sacramento della riconciliazione. Dio ci incontra: non rivolgiamoci a lui sentendoci autosufficienti, forti, astuti, né irrimediabilmente malvagi, inconsolabilmente perduti. Accostiamolo semplicemente consapevoli della nostra fragilità di peccatori. Siamo qui con i soliti peccati, dovremo ammettere le colpe consuete, le omissioni di sempre. Questa è la nostra “povertà di spirito”: nascondercela e nasconderla al Padre non servirebbe a nulla, così come sarebbe inutile farne motivo di eccessivo sconforto. In entrambi i casi, cercheremmo di sostituirci a Dio giudice e pastore; con serena semplicità diciamogli invece Comunità Viva - 11 quanto siamo limitati, e lasciamolo fare. Secondo quanto dice Gesù, se agiremo così il regno dei cieli sarà nostro, cioè Dio potrà regnare in noi, essere il re del nostro cuore. Ecco allora la prima felicità grande promessa nel discorso della montagna: evitando superbie ed eccessi di fronte al Signore, compiamo un passo decisivo per fargli posto, gli consentiamo di esercitare in noi la pienezza della sua regalità. • Prego quotidianamente? • Nella mia preghiera e quando mi confesso, mi dispongo di fronte a Dio con cuore umile, senza considerarmi forte e non bisognoso di lui? • Evito anche la tentazione opposta, di chiudermi avvertendo in eccesso la gravità del mio peccato? • Lascio che Dio sia re della mia vita, orientandola secondo la sua santa legge? • Anche nei miei rapporti con gli altri, cerco di essere “povero di spirito”, senza volermi imporre con presunzione, arroganza, superficialità? “Beati gli afflitti perché saranno consolati” La seconda beatitudine sembra aprirsi con una contraddizione: “beati gli afflitti”! È il paradosso cristiano. Ma basta andare oltre l’apparenza per comprenderne il senso profondo. Gli afflitti sono quanti soffrono per motivi diversi: lutto, dolore, ingiustizia, delusione, peccato; l’afflizione, però, presuppone sempre una partecipazione intensa e autentica alla vita; soffre chi non si sottrae, chi non calcola, chi non fugge davanti alle prove dell’esistenza, dell’amore, della condivisione. Gesù sembra dire: vivete, amate, soffrite, siate pienamente uomini, e insieme confidate nel Padre vostro, perché egli saprà consolarvi, condurre il vostro cammino alla gioia, trasformare le vostre lacrime in esultanza. Ma la condizione necessaria è, appunto, che noi prima accettiamo il rischio di poter cadere nell’afflizione, evitando la tiepidezza di chi si nasconde e rinuncia a veri legami affettivi, a grandi progetti esistenziali, alla costruzione del mondo e del regno. • Nella mia esistenza, metto in gioco tutto me stesso per il bene? • Mi spendo generosamente negli affetti, nella vita familiare, sul posto di lavoro? • Partecipo secondo le mie attitudini e potenzialità alla vita pubblica, da cittadino attento che desidera cooperare al bene comune? • Evito la freddezza calcolatrice di chi non sfrutta a pieno i propri talenti per paura di soffrire delusioni e incomprensioni? • Vado coraggiosamente incontro a ciò che la mia vocazione mi chiede? • Ho fede nel fatto che Dio saprà comunque dare un senso agli eventuali dolori che una vera adesione alla vita e alle sorti del mio prossimo potrà causarmi? 12 - Comunità Viva “Beati i miti, perché erediteranno la terra” Chi sono i miti? Che cos’è la mitezza? Virtù oggi poco citata, essa nel Vangelo appartiene anzitutto a Gesù, “mite e umile di cuore”; nel cristiano, dovrebbe caratterizzare i rapporti con i fratelli e tradursi in pazienza, in capacità di correggere chi ha sbagliato senza né aggredirlo né tagliare i ponti con lui, in disposizione alla benevolenza e al dominio di sé. Il mite non è vigliacco, non è timoroso; è, semmai, sapiente, perché ha compreso che l’irritata indignazione, l’aggressività e i sentimenti di rivalsa non generano possessi stabili, ma anzi minano la tranquillità del cuore. Mitezza nei rapporti domestici, sul posto di lavoro, nel coltivare pur legittime ambizioni di carriera; mitezza, perché no?, alla guida di auto e moto, nelle assemblee di condominio, nell’uso della parola e del gesto: tutto ciò dovrebbe contraddistinguere il cristiano nella concretezza della vita vissuta, non per farne un rinunciatario, ma un giusto. Gesù, in cambio, promette senza giri di parole che i miti “erediteranno la terra”, cioè avranno un’esistenza piena, sicura, proprio perché non basata sulla forza e sui suoi soprusi. Se non sarà la violenza il vostro metodo, sembra dire, Dio vi farà giungere al pieno dominio sulle cose del mondo. • C’è nei tuoi atteggiamenti una serena mitezza, ispirata dalla convinzione che non può essere la forza a regolare i rapporti umani? • Sei mite nella vita di coppia, cerchi di comprendere le ragioni dell’altro o tenti di importi costantemente? • Sul lavoro coltivi una competizione senza esclusione di colpi o sai riconoscere anche le doti, i meriti e i diritti di chi ti sta accanto? • Quando guidi rifletti che sei responsabile della vita degli altri e che dalla tua prudenza dipende anche il loro destino? • Quando parli, eviti la tentazione della maldicenza, dell’offesa, della volgarità gratuita, utilizzando con mite attenzione l’arma potentissima del linguaggio? • Hai fiducia nel fatto che l’imitazione di Gesù “mite e umile di cuore” e non i tuoi tentativi di sopraffazione possono garantirti una serenità piena? “Beati coloro che hanno sete e fame della giustizia, perché saranno saziati” Avere fame e sete della giustizia: Gesù usa un’immagine fisica, concreta, forte. La fame e la sete segnalano bisogni primari, che abitano dentro l’uomo e possono giungere a divorarlo. Così dobbiamo desiderare, volere la giustizia: come cerchiamo il pane e l’acqua. E la giustizia tutta, non solo quella legislativa, o legale. Gesù ci invita a lavorare per l’equità sociale, per il vantaggio comune, non c’è dubbio; ma va oltre: il giusto che dobbiamo perseguire è anche il giusto del nostro cuore, è l’opzione per il bene che ogni nostra personale decisione sottende o rifiuta, è l’attuazione della Parola di Dio in ogni nostro rapporto con gli uomini e con le cose. In cambio, saremo saziati: il Padre non mancherà certo di garantire la realizzazione Comunità Viva - 13 della giustizia per chi ne avrà avuto fame e sete. Ma nella promessa di Gesù c’è anche altro: quel “saranno saziati” può avere valore assoluto, e indicare la pienezza di vita, raggiungibile preoccupandosi della sola giustizia e senza affannarsi per i bisogni materiali. Poco dopo, Cristo stesso dirà: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta”. • Sei sempre animato da un profondo desiderio di giustizia, anche quando ciò andrebbe a tuo momentaneo svantaggio? • Nella vita pubblica, ti schieri a difesa della giustizia contro le tentazioni egoistiche, corporative, ideologiche? • Nella tua vita personale, cerchi di essere giusto, rinunciando a vantaggi e piccoli o grandi successi che potresti ottenere derogando al principio del rispetto degli altri e dei loro diritti? • Credi davvero che Dio sappia compensare chi è disposto a orientare fino in fondo la propria esistenza alla ricerca e alla realizzazione della giustizia? • Le necessità materiali ti preoccupano e ti angustiano fino a condizionare le tue scelte e far sì che talvolta taciti la tua coscienza, o sai mettere avanti a loro la fedeltà a Dio, nella certezza che sarai da lui saziato in ogni aspetto del vivere? “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” Per Gesù, non si può essere felici se non si usa misericordia. Questo è un nodo fondamentale della visione cristiana della vita: il cristiano non serba rancore e non cerca vendetta; il cristiano perdona. Quante volte nella vita ci riteniamo in diritto di non rappacificarci con qualcuno! Quante volte, tuttalpiù, rinunciamo a far valere le nostre ragioni, ma serbiamo sentimenti di avversione e rifiuto. Ebbene: il Vangelo ci suggerisce che simili soluzioni possono darci una gioia parziale, non piena, non autentica. Perdonare significa sgombrare il cuore da ogni ombra e rimettere l’altro nelle condizioni migliori, e secondo Gesù, solo questa scelta, di grande libertà e di grande generosità, può garantirci beatitudine. Del resto, che il perdono sia essenziale per i cristiani, appare anche da un altro dettaglio: in Matteo, dopo aver insegnato la preghiera del Padre Nostro, il Signore ne commenta solamente le parole “rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Certo non è un caso, né è un caso che lì come qui il perdono di Dio sia commisurato sulla nostra capacità di perdonare i fratelli: troveremo misericordia se saremo stati misericordiosi. • Nei confronti del prossimo ho un atteggiamento di pazienza e benevolenza? • Dopo piccoli o grandi dissapori, so chiedere nella preghiera l’umiltà di cercare l’altro, di favorire il chiarimento, di non sottrarmi al dialogo? • Quando mi sforzo di perdonare, lo faccio fino a rimettere l’altro in condizioni di normalità di rapporto con me? • Credo che la vera gioia interiore e l’autentica pace spirituale non sono 14 - Comunità Viva possibili finché si coltiva anche solo un’ombra di rancore contro qualcuno? • Quando fatico a perdonare, ho ben presente che io stesso sono debitore presso Dio eppure confido nella sua bontà? • Ho piena consapevolezza del fatto che quanto più perdonerò generosamente, tanto più troverò misericordia presso Dio? “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” Gesù tocca il problema della purezza, ma lo fa nel suo stile, andando subito all’essenziale. Non gli importa la purezza esteriore, magari ritualistica: gli importa quella del cuore, quella interiore. Da fuori, mille insidie attentano alla nostra purezza: la mentalità, le immagini, i discorsi, la diffusione di un lassismo morale crescente. Gesù ci insegna dove davvero possiamo salvarci: nel cuore. Solo erigendo lì le nostre difese, solo pregando assiduamente e orientando i nostri pensieri con prudente sapienza, ci manterremo integri e non cadremo nella mediocrità volgare. Perché farlo? Non per banale perfezionismo, ma perché, così, vedremo Dio. Interessante il richiamo evangelico al “vedere”: sottintende che la purezza del cuore è purezza dell’occhio, offre uno sguardo pulito sul mondo e, appunto, consente di elevarsi fino al Padre, in una privilegiata intensità di rapporto con Lui. • Avverti come importante nella vita spirituale lo sforzo di mantenere il cuore sgombro da pericolose suggestioni? • Fai un uso prudente di stampa, televisione, cinema e computer? • Nei rapporti affettivi misuri con sincera intelligenza le tue scelte e i tuoi gesti, facendone reale espressione dei sentimenti che provi e senza lasciare che manchino della necessaria limpidezza o che siano fine a se stessi? • Consideri il valore della castità, lasciandoti guidare e giudicare non da una morale personale, ma dalla morale del Vangelo proposta dalla Chiesa? • Credi che la tua purezza interiore può mutare il tuo modo di guardare il mondo e di rapportarti a Dio? “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” L’espressione “operatori di pace” contiene ancora una volta un forte richiamo alla concretezza. A Gesù non basta che vogliamo la pace, vuole che la attuiamo, che la “facciamo”. E nella nostra quotidianità, l’idea di “pace” andrà tradotta come complessiva “armonia di rapporti”: con Dio, con gli altri uomini, con le cose. Di fronte a Dio, operare la pace sarà pregare, incontrarlo nei sacramenti e seguirne la volontà; di fronte al prossimo, sarà rispettare, comprendere, perdonare; di fronte alle cose sarà non danneggiarle, usarle per il bene e possedendole senza esserne posseduti, conservando la propria libertà. Il discepolo di Cristo si riconoscerà come Comunità Viva - 15 figlio di Dio, dunque, non per semplice adesione verbale a una fede, ma per uno stile di vita inconfondibile, per un suo modo nuovo, pacifico, sereno di coltivare la vita spirituale e l’incontro con la realtà effettiva. • Ti preoccupi di essere in pace con Dio attraverso la preghiera, i sacramenti, l’impegno nella vita spirituale? • In famiglia e in tutti i contesti sociali cerchi di essere strumento di pace, rinunciando ad alimentare polemiche, scontri e contrasti? • Nell’uso delle cose sei equilibrato, senza far dipendere la qualità della tua esistenza da ciò che possiedi? • Sei in pace con l’ambiente, lo rispetti, ti adoperi per lasciare un mondo non più inquinato di come lo hai trovato? • Senza ostentazioni, ma con uno stile di vita improntato all’armonia e alla ricerca della pace, rendi concreta testimonianza del tuo essere cristiano? “Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli” Quest’ultima beatitudine sembra portare a compimento le altre, almeno sotto il profilo dell’assoluta coerenza che richiede al cristiano in vista della felicità. Ancora una volta, essa propone una sorta di paradosso, proclamando beati i perseguitati. Di fatto, Gesù invita al coraggio, alla radicalità della scelta, alla fedeltà nell’impegno. Tutto ciò, può comportare uno scontro con l’ambiente e la mentalità circostante. Ma proprio lì troveremo la gioia. Aver deciso di difendere la giustizia, cioè il bene, e andare fino in fondo, anche a prezzo di incomprensioni, esclusioni, calunnie, offese, non ci costerà un’infelicità definitiva, ma momentanea amarezza, perché avremo Dio (e gli altri giusti) dalla nostra parte, al nostro fianco. L’ultima immagine scelta da Gesù ci conforta proprio nel momento in cui - attraverso la confessione - ancora una volta cerchiamo di seguirlo e di ispirare al suo esempio e alla sua parola la nostra vita: una sincera e profonda adesione al cristianesimo, più di qualsiasi altra opzione, farà di noi persone felici, pienamente realizzate, autenticamente umane. • Credi che la tua fede in Cristo possa giungere a farti scontrare con la mentalità corrente e sei disposto ad accettarne le conseguenze? • Il tuo essere cristiano ti pone mai in contrasto con il contesto in cui agisci, parli, rendi testimonianza? • Quando ti capita di patire isolamento per le tue scelte ispirate al Vangelo, sai trovare conforto nella preghiera e hai la forza di non adeguarti alle pressioni che ricevi? • Sei intimamente convinto che nulla potrà darti gioia profonda quanto una vera adesione alla parola del Dio della vita? • Sai ogni giorno confermarti nella scelta cristiana, chiedendo aiuto per questo nella preghiera e cercando di renderne concreta testimonianza attraverso il tuo agire? 16 - Comunità Viva Comunità Viva - 17 Il Dio che parla Nel mese di novembre è stata pubblicata l’esortazione apostolica postsinodale “Verbum Domini sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa” di Benedetto XVI, rivolta non ad esperti di esegesi ma a tutti i cristiani. La Parola di Dio è al centro di tutta la vita cristiana, si cala in ogni suo atomo ed ecco perché l’esortazione apostolica che il Santo Padre propone, non ci sorprende, considerando la necessità che oggi più che mai la Chiesa avverte di far risuonare la Parola di Dio. Il nostro Dio, è un Dio che parla; ha parlato subito, sin dagli inizi, quando ha creato il mondo e subito si è compresa la forza della sua Parola, una Parola che crea per amore. É un Dio che ha usato la Parola, per farsi conoscere e riconoscere dal popolo che aveva eletto come suo. Infine ha inciso la Sua Parola su pietra, perchè diventasse nel tempo Legge per gli uomini. La Sua Parola a volte ha sconvolto i programmi e i progetti di coloro che aveva scelto, ma poi ha infuso loro coraggio, e nei momenti di incertezza ha donato loro conforto. Quante le pagine nell’Antico Testamento in cui la sua Parola risuona autorevole ma anche consolatrice, parola che sprona e da forza a chi l’ascolta, a chi è chiamato a collaborare ad un progetto di salvezza! Parola di Dio ed Eucaristia La Parola di Dio, non è parola che vola nel vento, che smarrisce la sua identità, ma ogni giorno si rinnova sull’altare con l’Eucarestia; e noi che durante la liturgia siamo destinatari di questa sua parola, con l’Eucarestia diveniamo annunciatori. Il Papa, esortando i cristiani a lanciarsi nella missione ad gentes, nel mondo, e nella nuova evangelizzazione, ci ricorda che il rapporto personale e comunitario con Dio dipende dalla nostra crescente familiarità con la Parola di Dio e a chi non è cristiano o si è allontanato dalla Chiesa e dalla fede rinnova l’annuncio di salvezza del Signore: “Ecco, sto alla porta e busso, se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”. Ecco Signore, non bussare più, la mia porta è già aperta, vieni, entra, parlami ancora e io ti ascolterò, voglio condividere la cena con te, io e te la stessa cena, voglio condividere questo momento con te, anzi chiudi la porta..... poi, penserò a tutto il resto. Laura Ripamonti Dio parla a noi per mezzo del Figlio Nel Nuovo Testamento Dio parla poche volte in modo diretto, perchè “si rivela” attraverso Gesù. Gesù è “Parola del Padre”. Molto significativa l’espressione del Papa quando durante l’omelia di un Natale passato disse: “Oggi il Verbo si è abbreviato, la Parola eterna si è fatta piccola - così piccola da entrare in una mangiatoia. Si è fatta bambino, affinchè la Parola diventi per noi afferrabile”. Quel bambino nella mangiatoia di Betlemme è la Parola di Dio che si è fatta persona; ma lo è anche Gesù in croce, dove pure il Verbo ammutolisce, diviene silenzio mortale, poiché si è “detto” sino a tacere, dopo averci comunicato tutto ciò che il Padre gli aveva detto di comunicare. Lì sulla croce, Dio parla anche per mezzo del suo silenzio. Ma il silenzio di Dio non è privo di senso o semplicemente vuoto. Dio tace semplicemente perchè ci sta ascoltando, ascolta le nostre preghiere, partecipa alle nostre meditazioni. 18 - Comunità Viva Comunità Viva - 19 La festa di Santa Cabrini con Mons. Rino Fisichella Un modo speciale per celebrare la santa alla quale la parrocchia è dedicata. Domenica 14 novembre abbiamo ricordato la patrona dei migranti con la celebrazione dell’eucaristia presieduta dall’arcivescovo mons. Rino Fisichella, recentemente nominato dal Papa Bendetto XVI, primo Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova Evangelizzazione. Iniziando la celebrazione don Egidio, ha salutato e ringraziato mons. Fisichella per la sua presenza a Lodi in questa occasione sottolineando il fatto che anche santa Cabrini ha cercato, nel suo tempo, nuove vie per l’evangelizzazione. Nel corso dell’omelia, mons. Fisichella ha voluto ricordare il gesto significativo compiuto il giorno prima, a Milano, con la cerimonia di dedicazione della stazione Centrale alla Santa patrona dei migranti. Cerimonia di fronte alle più alte cariche religiose e civili del territorio ed alla presenza dello stesso Fisichella e del Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato Vaticano. Successivamente mons. Fisichella ha detto che Santa Cabrini è “Santa per i cattolici ma è anche una grande donna per chi non crede”. Da qui l’interrogativo sulla santità ed in particolare “se oggi per i cristiani la santità abbia un senso e che cosa indichi con il suo esempio, con la sua opera, Santa Francesca Cabrini”. Quella della santità è sfida per i nostri giorni – ha aggiunto mons. Fisichella “e santa Cabrini insegna che la via della santità è attuale e non riguarda soltanto gli uomini e le donne di altri tempi, ma riguarda noi”. Rivolto ai numerosi presenti, monsignor Fisichella ha inoltre parlato di Santa Cabrini come di colei che propone un insegnamento per noi cattolici “perché possiamo essere capaci di riscoprire ancora una volta la nostra identità. Su chi siamo. La santa patrona dei migranti parla soprattutto agli uomini, alle donne, ai giovani di questa terra lodigiana – ha proseguito mons. Fisichella - ma poi insegna tanto a quanti sono in ricerca di Dio e a quanti ancora non credono perché ci porta dei valori quali la solidarietà e i segni concreti della carità che non conoscono confine alcuno”. Ed è sulla condizione dell’uomo oggi, sui problemi che lo affliggono, che ne minano l’esistenza quotidiana che il Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione si è soffermato nella seconda parte della sua omelia. “Quello odierno – ha detto – è un tempo pieno di discriminazione, di paura, dove scarseggiano i rapporti interpersonali e per questo diventa indispensabile riscoprire un orizzonte di fraternità”. Ed anche in questo la santa lodigiana rappresenta un punto di riferimento sicuro e preciso. Francesca Cabrini è identificabile come una icona per tutti quanti noi. Lo è perché ha aperto il suo cuore alla volontà di Dio. Si è donata a Dio, incondizionatamente. A.C. La nostra Patrona …ci scrive Dall’epistolario di santa Cabrini, una lettera inviata in occasione del Natale 1913 “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”! Riposino sempre le vostre anime in mezzo alle vicissitudini della vita, nella pace e nel gaudio dello Spirito Santo che Gesù è venuto a portare sulla terra. È certo che quando un’anima è disposta a ricevere in sé lo Spirito divino, apportatore sempre di speciali doni e frutti, incomincia a godere dentro di sé questa beata pace e tranquillità. Come sapete, san Paolo chiama nostro Signore il Dio della pace senza della quale nessuno lo vedrà. Ecco perché, gli Angeli annunziano essi pure la pace nella venuta di Gesù Bambino. […]. Ma come avere questa pace? L’avremo arrivando a prendere tutte le cose che succedono, tanto grandi che piccole, come doni di Dio e ponendo tutta la nostra gioia nel fare piacere a Dio. Questa piena conformità al suo volere, questo abbandonarci tutti nel seno della sua bontà, rendono l’anima partecipe di due attributi propri solo di Dio, cioè dell’impeccabilità e dell’infallibilità. Infatti, come liquefacendo due ceri l’uno con l’altro talmente si mescolano da sembrare uno solo, così l’anima per mezzo della perfetta conformità al volere di Dio diventa una cosa sola con Lui. […]. Vi consoli dunque il buon Gesù nelle Sante Feste e nel Nuovo Anno e dia a tutti la grazia di consolare il suo Divin Cuore per attirare su di noi ogni più bella grazia. Vostra aff. sempre in SS. Corde Jesu. Madre Francesca Saverio Cabrini New York- Columbus Hospital 12 dicembre 1913. Comunità Viva - 21 Il nuovo organo: un dono dei coniugi Franzini-Baroni Era ovvio che la semplice, generica, comunicazione che una famiglia aveva regalato il nuovo organo per la chiesa non poteva bastare, anzi, avrebbe suscitato curiosità. Ma il riserbo era doveroso; infatti gli offerenti lo avevano chiesto. Era il loro stile. Riservati nella vita quotidiana non avevano voluto neppure in questa occasione dare risalto al loro gesto, che volevano compiere in fretta, quasi avvertissero che la vita sfuggiva di mano. E così è stato. Avevano ambedue una bella età, ma stavano relativamente bene, abbastanza in salute, per cui nessuno avrebbe immaginato che in così poco tempo sarebbero morti. In realtà le cose sono precipitate: prima il sig. Giuliano, il 10 agosto, poi, il 19 ottobre, la signora Angela la quale, è proprio il caso di dirlo, non potè più vivere senza suo marito. Da tempo volevano fare “qualcosa di bello” che restasse nel tempo, per la nostra Chiesa, in ricordo dei genitori della signora Angela, i coniugi Baroni Giuseppe e Lodigiani Giovanna. Avendo saputo che si pensava a un organo, una mattina la signora ha preso il telefono e mi ha comunicato, con la sua voce decisa: “non ci pensi più; ci pensiamo noi”. Il succedersi veloce degli ultimi avvenimenti ha fatto sì che soltanto la signora Angela potesse vedere l’organo ormai collocato, sebbene solo in fotografia. Bastò per ridarle, per qualche istante, il sorriso in quegli ultimi, lunghissimi giorni. I funerali dei signori Franzini si sono svolti a Orio Litta, dove anche sono sepolti. Li ricordiamo con gratitudine anche da queste pagine, chiedendo a tutti, per loro, una preghiera riconoscente. Don Egidio manca FOTO 22 - Comunità Viva Comunità Viva - 23 É RINATA L’ACR !!! Con l’avvio delle attività ad ottobre, quest’anno è ricominciato anche il cammino parrocchiale di ACR. Sicuramente qualcuno la conosce già, magari vi ha partecipato anni fa come “acierrino” e forse anche come educatore. Certamente molti si chiederanno cosa sia: un’attività di gioco? Un’altra ora di catechesi in più? Vale la pena, allora, tentare di spiegare brevemente cosa sia l’ACR. Il cammino dell’Azione Cattolica dei Ragazzi è un percorso formativo che punta sul protagonismo e, perciò, mette al primo posto i bambini e i ragazzi, con le loro ricchezze e potenzialità; l’ACR crede che anche i più piccoli sono una parte importante della Chiesa, capaci di rapporti autentici tra loro e all’interno della comunità cristiana. Più ancora, la “sfida” dell’ACR è far scoprire ai bambini e ai ragazzi che incontrare Gesù è vera gioia e essere suoi amici è possibile, anche oggi. Gli incontri sono organizzati con dinamiche di gruppo esperienziali e, quindi, attraverso il gioco e attività in gruppo, in cui si vuole far sperimentare ai bambini i valori più importanti della nostra fede e l’attenzione ed il rispetto dell’altro, dimensioni fondamentali della crescita umana, prima ancora che cristiana. manca FOTO La proposta parrocchiale di quest’anno prevede alcuni incontri mensili al termine della messa domenicale delle ore 10.00, dalle 11.00 alle 12.00 circa. Fino ad ora ci siamo già ritrovati tre volte e molti bambini e ragazzi hanno partecipato con entusiasmo: ringraziamo loro e soprattutto i loro genitori per aver scelto di aderire all’iniziativa! Quest’anno il cammino si fonda soprattutto sulla dimensione del gruppo e sul senso di chiamata e appartenenza alla comunità cristiana, proprio come punto di partenza, speriamo, per gli anni futuri. Un ringraziamento va poi fatto a sette ragazze che si sono rese disponibili con impegno per questa nuova avventura! Senza di loro non sarebbe stato possibile ripartire! Concludendo, possiamo solo invitare i ragazzi a partecipare ancora con entusiasmo ai prossimi incontri. Il consiglio di AC Elenco delle date dei prossimi incontri: domenica 23 gennaio: momento tradizionalmente dedicato alla Festa della Pace domenica 20 febbraio domenica 3 aprile domenica 8 maggio: Festa di chiusura 24 - Comunità Viva Comunità Viva - 25 Momenti di vita Giovedì 7 Ottobre: il gruppo adulti e anziani ha vissuto una giornata di spiritualità e cultura a Mantova. Dopo il Rosario e la Messa presso il santuario “Madonna delle Grazie” a Curtatone, pranzo e visita alla città. Con questo pellegrinaggio abbiamo iniziato le attività formative. 26 - Comunità Viva parrocchiale Sabato 9 Ottobre: nel salone parrocchiale abbiamo ospitato lo spettacolo “Ogni formica del formicaio rosso”, proposto dai ragazzi della Cooperativa “Il Mosaico”. Regia di Luciano Pagetti. Ancora un plauso a tutti i protagonisti! Comunità Viva - 27 Pensieri ad alta voce Cuore di madre Fanfullino d’oro “alla memoria” Viveva ormai da anni in poltrona, in un suo mondo, impenetrabile anche ai figli che pure ben la conoscevano e amabilmente la scrutavano in ogni istante della giornata. Solo l’avvio di una preghiera sapeva ridestarla dal torpore. E allora, quasi in un sussulto, in un risveglio immediato, univa le mani ed eseguiva d’un fiato la preghiera, subito seguita da altre, in una sequenza che - lo si capiva bene - le era familiare. Chissà quante volte le aveva recitate in quell’ordine, pensavo… Poi venne il tempo di un più grave silenzio; neppure più le preghiere, ormai, da qualche giorno. Eppure, di quante ce ne sarebbe stato bisogno, in quelle settimane, in quelle ore! Fin che… Fin che un giorno - lei ignara di tutto - giunse sotto casa il feretro del figlio, morto in una città vicina. E mentre la salma veniva portata su per le scale, le sue labbra si schiusero a recitare, d’improvviso, tutto d’un fiato, ad alta voce: L’eterno riposo dona loro Signore…. Poi, ritornò nel suo grave silenzio. Di lui non avevo mai sentito parlare, e neppure mi risulta che il suo nome figuri tra quelli dei lodigiani illustri che di tanto in tanto vengono ricordati. Lo conoscono bene, invece, gli esperti archeologi di Terra Santa. Tutto è nato così. Durante l’ultimo pellegrinaggio parrocchiale, nell’aprile scorso, la nostra comitiva aveva un appuntamento con Padre Eugenio Alliata, dei francescani della Custodia, noto professore dello Studio Biblico Francescano di Gerusalemme e archeologo, che ci avrebbe guidati per una visita alla cittadella di Sion. Fatte le presentazioni e saputo che eravamo di Lodi, con slancio disse: “ La città di Padre Quaresmi. Un grande! Io quando devo risolvere qualche dubbio sui luoghi e la storia di Terra Santa, ricorro a lui e alla sua Opera, un’Opera fondamentale ancora oggi, per gli studiosi. É morto in concetto di santità. Il suo corpo è a Milano, nella chiesa del convento di sant’Angelo, il suo cuore è a Lodi“. Incuriosito, al ritorno, feci qualche approfondimento. Padre Francesco Quaresmi nacque a Lodi il 4 aprile 1583 e morì il 25 ottobre 1656. Del suo cuore, purtroppo, ad oggi, nessuna traccia! Aveva trentadue anni quando si recò per la prima volta in Terra Santa. Ricoprì incarichi importanti nel suo Ordine; per un breve periodo resse la Custodia di Terra Santa; fu anche delegato apostolico dei Caldei e dei Maroniti. Ma l’opera che ha fatto celebre padre Quaresmi è stata la sua “Elucidatio Terrae Sanctae”. Opera vasta per erudizione, poderosa per grandezza, rimasta fino ad oggi unica nel suo genere. Impiegò tredici anni per comporla. Nel 1989 lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme ne ha curato una nuova edizione. L’episodio mi ritorna alla mente quando leggo del Fanfullino d’oro che, tradizionalmente, viene dato a qualche personalità che ha dato lustro alla città nel mondo. Sembra di capire che, di questi tempi, sia difficile trovare candidati! Penso: che sia giunta l’ora di conferirlo a qualche lodigiano illustre, veramente illustre, del passato? Magari “alla memoria”, come si suol dire. A volte i morti sono in grado di “onorare” la città più dei vivi. E, forse, saremmo davvero certi che l’abbiano fatto! Don Egidio Amici per sempre Erano coetanei, uno nato un mese e due giorni prima dell’altro. Avevano fatto tutto il cammino di studi insieme, vicini di banco, fin dalla prima media. Dodici anni di seminario, poi ognuno in un ministero diverso, come diversa era la loro indole e, infine si erano ritrovati colleghi, come parroci, in città. Due caratteri totalmente diversi: uno più problematico e tendenzialmente intellettuale, l’altro più solare con un’intelligenza viva, più pratica, più vivace. Era il secondo che con tono bonario, ma deciso, aiutava il primo a sdrammatizzare, a sorridere, a soprassedere… Ognuno, a modo suo, era un prete vero. Erano don Luciano Quartieri e don Peppino Moggi, classe 1930, sacerdoti dal 1955. Poi ,una sera d’autunno, ecco la notizia, improvvisa, sconcertante, della morte di don Peppino. Era il 25 settembre 1995. Fu, per tutti noi che gli eravamo amici, un duro colpo. Per don Luciano qualcosa ancora di più. E infatti, poco dopo, un sabato sera, un’altra notizia si diffuse: anche il cuore di don Luciano aveva ceduto. Era il 28 ottobre. Esattamente un mese e un giorno dopo i funerali di don Peppino. Sono passati 15 anni. Quest’anno ne avrebbero compiuti ottanta. PGS Laus: un nuovo anno in amicizia Si riparte. Con rinnovato entusiasmo la Pgs LAUS dà inizio ad un nuovo anno sportivo! La nostra società è un ente di promozione sportiva, riconosciuto dal Coni, che mira a sviluppare, con la propria attività, le dimensioni educative, culturali e sociali dello sport ispirato alla visione cristiana, al sistema preventivo di Don Bosco e agli apporti della tradizione educativa salesiana. Anche quest’anno la proposta della pallavolo femminile è stata accolta da un buon numero di ragazze (2 squadre categoria “Minivolley”: 6 – 10 anni e 1 squadra categoria “Under 12”: 10 – 12 anni). Nel programma di formazione sportiva la LAUS è attenta alle esigenze delle varie tappe dell›età evolutiva. Predispone quindi un itinerario educativo che parte dall’esperienza ludico motoria, avvia alla formazione tecnica e al gioco della pallavolo vero e proprio; il tutto finalizzato alla maturazione globale della persona. All’interno della nostra associazione viene soprattutto valorizzato uno stile educativo che promuove il giocare a pallavolo crescendo secondo l’insegnamento di don Bosco, offrendo ai giovani un’opportunità “diversa”… non si esalta il campione, ma si valorizza il gruppo, lo stare insieme. Pertanto, come obiettivo primario, la Società non si pone come unico scopo la vittoria a tutti i costi, ma il miglioramento delle caratteristiche tecniche dei giocatori, ottenuta mediante la partecipazione attiva al gioco realizzata con divertimento, serenità e creatività. Nello sport è importante vincere ma è importante soprattutto partecipare. Attraverso la pratica sportiva possiamo imparare molto: non solo uno stile di vita sano, ma anche il rispetto delle regole e degli avversari, il sacrificio degli allenamenti, lo spirito di squadra. Lo sport giovanile deve essere un’esperienza divertente per tutti: ragazze, allenatori, dirigenti e genitori. A ciascuno quindi l’augurio di dare il meglio di sé nel corpo e nello spirito, nella relazione con gli altri e con Gesù, il “Grande Atleta”, che si è sacrificato per la “squadra” pur di raggiungere la “vittoria”. Auguriamo a tutti una buona stagione di amicizia e sport e soprattutto …. forza Laus !!! mini volley 6/8 anni: mini volley 8/10 anni: I dirigenti 30 - Comunità Viva Comunità Viva - 31 Invito alla lettura Categoria under 12 Dedichiamo lo spazio di recensione dei libri a tre testi di Enzo Bianchi, scrittore prolifico ma mai scontato: vogliamo offrire validi consigli di lettura ed eventualmente qualche idea regalo per il Natale, ma anche e soprattutto augurare a ciascuno di ritrovare nella propria vita la bellezza e la profondità di senso dei temi evocati in queste pagine. 32 - Comunità Viva Enzo Bianchi COME PREGARE, PERCHÉ PREGARE Edizioni San Paolo, 2010, pp. 124, euro 12. Dire che Enzo Bianchi è il fondatore e priore della comunità monastica di Bose è ben poca cosa rispetto al personaggio che è, e al ruolo che ha assunto nella vita ecclesiale internazionale: un uomo dalle infinite relazioni, e allo stesso tempo monaco dalla profonda e intensa spiritualità. In questo testo Bianchi torna su uno degli argomenti che più gli stanno a cuore, fondamento della vita cristiana e della sua personale esistenza: la preghiera. Già il titolo è eloquente: Perché pregare, come pregare. Bianchi cerca innanzitutto di capire cosa sia la preghiera, la sua essenza, e la sua riflessione non può che partire dalle difficoltà del pregare oggi, ben consapevole che “la preghiera, come ogni realtà spirituale, è un fenomeno storicamente e culturalmente condizionato”. La sua intenzione non è tanto “ridefinire la preghiera cristiana, perché essa sfugge a ogni «formula», quanto piuttosto tentare di ricollocarla, con molta umiltà, nell’alveo biblico”: in questo senso essa è innanzitutto ascolto e risposta, prima ancora che ricerca di Dio; “le sue forme sono accidenti, mentre ciò che è sostanziale è la relazione con Dio” e “il suo fine è l’agape, la carità, l’amore: la preghiera è un’apertura alla comunione con Dio, dunque all’amore, perché Dio è amore”. Il secondo capitolo è dedicato alle modalità del pregare ed è incentrato sui riferimenti evangelici alla preghiera, a partire dagli insegnamenti di Gesù sulla preghiera fino a singoli episodi illuminanti che troviamo nel Vangelo, come ad esempio quello del lebbroso che dopo la guarigione - unico fra dieci guariti - torna indietro per ringraziare Gesù. Infine un terzo e ultimo capitolo è dedicato alle difficoltà del pregare e agli ostacoli alla preghiera. Qui Bianchi pone le domande fondamentali, che saranno passate chissà quante volte anche nella nostra mente e nel nostro cuore: perché pregare se il male continua ad essere presente nel mondo? È efficace la preghiera? È utile? L’autore propone risposte che a loro volta interrogano la nostra coscienza, e analizza tutte le difficoltà della preghiera e le “scuse” per non pregare: dal non avere tempo, alle distrazioni, all’incostanza. Un libro che ci riconcilia con gli aspetti meno piacevoli di questa pratica fondamentale per la nostra vita spirituale e ci invita ad un nuovo e rinnovato ritorno al fondamento del nostro essere cristiani. Il libro si conclude con una bella citazione di Sant’Agostino: “Il desiderio prega sempre, anche se la lingua tace. Se tu desideri sempre, tu preghi sempre. Quand’è che la preghiera sonnecchia? Quando si raffredda il desiderio.” Davvero “la preghiera è il nostro desiderio di amare”. Comunità Viva - 33 Enzo Bianchi IL PANE DI IERI Edizioni Einaudi, 2010, pp. 114, euro 9,50. Libro uscito nel 2008, ristampato quest’anno in edizione economica (anche per il grande successo di pubblico che ha avuto), questo volumetto raccoglie quindici preziosi testi del fondatore di Bose, quindici quadri della memoria di questo monaco che ha vissuto la propria fanciullezza e la propria giovinezza nel secondo dopoguerra, in un paese di settecento anime del Monferrato. Il titolo del libro deriva appunto da un detto della sua terra: el pan ed sèira, l’è bon admàn, «il pane di ieri è buono domani»… Scrive Bianchi:“Come sempre nella saggezza contadina e popolare, il proverbio affonda le radici in un dato concreto, oggettivo – le grosse pagnotte che venivano conservate per più tempo non si prestavano a essere mangiate fresche, ma davano il meglio del loro gusto un paio di giorni dopo essere uscite dal forno – per poi fornire un insegnamento più vasto: il nutrimento solido che ci viene dal passato è buono anche per il futuro e i principî sostanziali che hanno alimentato l’esistenza di chi ci ha preceduto sono in grado di sostenere anche noi e di darci vita, gioia, serena condivisione nel nostro stare al mondo accanto a quanti amiamo.” Quella di Enzo Bianchi non è soltanto una scrittura della memoria, ricordi e fatti di un uomo giunto alle soglie della vecchiaia (per quanto sempre interessanti e scritti in forma assai gradevole): questi testi sono occasione per ripensare al vivere umano e alla socialità dell’uomo contemporaneo. Il senso della terra, la sacralità del cibo, la bellezza dei riti che hanno accompagnato l’uomo per secoli, si sono perduti in pochi decenni e rischiano di privarci di alcune fondamentali coordinate di senso della nostra esistenza: in quest’ottica “ricordare, rileggere e raccontare il proprio passato, il mondo di ieri nel quale abbiamo vissuto” è l’occasione per “cogliere in esso delle chiavi di lettura per il presente e per il futuro”. Vi consiglio di “gustarvi” le intense pagine dedicate al cibo, al mangiare insieme, al “nascere e morire in comunione” e al “contare i propri giorni”: pagine di rara poesia e saggezza. Concludo con le parole dell’autore:“Non dimentico mai l’immagine che uno aveva entrando in casa mia: nella stanza la cui porta dava sulla strada – stanza che era al contempo cucina, sala da pranzo, luogo di accoglienza della gente che veniva da mio padre per farsi stagnare le pentole o aggiustare la «macchina da verderame» - mia madre deponeva sul tavolo ogni mattina una grissia del «pane di ieri», un fiasco di vino, un orciolo di olio e una saliera, tutto ricoperto da un tovagliolo da lei ricamato con la scritta «l’olio, il pane, il vino e il sale siano lezione e consolazione». Enzo Bianchi OGNI COSA ALLA SUA STAGIONE Edizioni Einaudi, 2010, pp. 127, euro 17. “Ora che avverto quotidianamente l’incedere della vecchiaia, la memoria mi riporta sovente ai luoghi in cui ho vissuto…” scrive Enzo Bianchi in quest’ultimo suo libro, raccontando con cuore, testa e memoria i luoghi che hanno suscitato in lui affetti e sentimenti, dove ha trascorso l’infanzia o che ha raggiunto viaggiando. E noi partiamo con lui. Quelli che visitiamo sono angoli di mondo ma anche luoghi 34 - Comunità Viva della vita e dell’anima. Sono il Monferrato con le sue colline, il paese con la sua comunità, le usanze, i proverbi, l’esistenza grama, la fatica e i momenti di forte e gratuita solidarietà. Sono la cella del monaco, un luogo da dove osservare il mondo, dove diventare consapevoli delle gioie e delle sofferenze e dove prendono forma le parole con cui narrare qualcosa della vita. Questo viaggio nei luoghi è naturalmente anche un viaggio nel tempo, un viaggio nella vita che scorre, nei giorni di un uomo e in quelli delle stagioni. Sono i giorni del focolare, passati a tavola conversando insieme ai famigliari e all’ospite, gustando il cibo preparato con cura e bevendo il vino che celebra e festeggia. Sono le vacanze di Natale, quando i bambini aspettavano la festa preparando il presepe e la sera della vigilia il grande ceppo di Natale ardeva nel camino. Sono i giorni che attraversano il tempo e fanno parte del nostro vivere, e che ritroviamo divisi in capitoli che da soli sono già evocativi e invogliano alla lettura: I giorni degli aromi, I giorni del focolare, I giorni del presepe, I giorni della memoria. Luoghi e tempi che attraversano gli anni, segnano il ritmo delle nostre gioie e dei nostri incontri per diventare l’intera vita. Scrive Bianchi: «Quest’anno ho piantato un viale di tigli, li ho piantati per rendere più bella la terra che lascerò, li ho piantati perché altri si sentano inebriati dal loro profumo, come lo sono stato io da quello degli alberi piantati da chi mi ha preceduto». Come l’albero misura il passare del tempo col suo tronco che di anno in anno aumenta di un cerchio, così anche la riflessione di Bianchi mantiene quello sguardo della compassione che conosce il cuore umano e sa che anche la nostra esistenza è un cerchio che ripete se stesso ma si allarga per riconoscere «la vita continua e sono gli uomini e le donne che si susseguono nelle generazioni, pur con tutti i loro errori, a dar senso alla terra, a dar senso alle nostre vite, a renderle degne di essere vissute fino in fondo». Il presente di una cella che non è segregazione bensì tutt’altro, uno sguardo che spazia sul mondo. Dice Elena Loewenthal, in una conversazione con l’autore: «C’è un nodo che tiene insieme queste riflessioni, in parte svelando in parte racchiudendo: è la questione del tempo, inteso come un valore, e non un possesso. I padri antichi dicevano che il tempo è di Dio, non nostro. Noi lo abitiamo, ma non ne disponiamo perché ci sfugge ogni volta che proviamo ad afferrarlo. L’impressione è che stiamo perdendo questo senso del tempo come territorio su cui vivere e non come oggetto da possedere. Non abbiamo più la nozione della stagionalità fatta di passaggi e ritorni: a incominciare da quando si fa la spesa e tutto sembra sempre disponibile, in ogni momento dell’anno». Chiudo con un breve “assaggio” del libro, un passo molto significativo sul valore della tavola: «Di tutto il mobilio che arreda una casa, la tavola è forse l’elemento più eloquente. La sua grandezza, in particolare, dice molto dei padroni di casa... Se è degna di tal nome, la tavola si accende quando ci sono invitati. Invitare qualcuno – parenti, amici, conoscenti... – è un atto di grande fede, di profonda fiducia nell’altro: significa infatti chiamarlo, eleggerlo, distinguerlo tra gli altri conoscenti; significa confessare il desiderio di stare insieme, di ascoltarsi, di conoscersi maggiormente... Chi mi ha educato mi diceva sempre che è la tavola il luogo in cui ci esercitiamo a vivere la fede, la speranza, l’amore... A tavola, piccoli e grandi, vecchi e giovani, genitori e figli, siamo tutti commensali, tutti con lo stesso diritto di parola e con lo stesso diritto al cibo che arricchisce la tavola. Davvero stare a tavola è molto più che saper nutrirsi: è saper vivere». M. C. Comunità Viva - 35 CALENDARIO DEI PROSSIMI IMPEGNI (Non sono qui indicati gli incontri di catechesi dei singoli gruppi che seguono il loro calendario) GENNAIO 2011 * Domenica 2 Gennaio: Catechesi ragazzi sospesa Giovedì 6 Gennaio (Epifania), ore 15: Incontro ragazzi con benedizione dei bambini Sabato 8 Gennaio, ore 15: Incontro genitori battesimi e riti pre battesimali Domenica 9 Gennaio, ore 10: Battesimi durante la messa Domenica 16 Gennaio: Festa di san Bassiano in parrocchia Martedì 18 Gennaio, ore 21: Veglia di S. Bassiano in Cattedrale Mercoledì 19 Gennaio (Solennità di san Bassiano): Celebrazioni in Cattedrale Domenica 20 Gennaio, ore 10: Presentazione dei ragazzi della Cresima Sabato 22 Gennaio, ore 18-22: Messa, catechesi, cena-serata in amicizia per II e III Media Mercoledì 26 Gennaio, ore 21: In parrocchia, incontro catechisti II e III Media della città Venerdì 28 Gennaio, dalle 16,30: Confessioni ragazzi Sabato 29 - Domenica 30 Gennaio: Bancarella ex allieve (pro missioni salesiane) Domenica 30 Gennaio: Festa liturgica di san Giovanni Bosco FEBBRAIO Mercoledì 2 Febbraio: Festa della Presentazione al tempio (“della candelora”) Domenica 6 Febbraio: Giornata della vita Domenica 6 Febbraio, ore 9-12: Incontro cittadino professione di fede (2^ e 3^ media) Domenica 6 Febbraio, ore 14,30: Incontro per i genitori dei ragazzi dei sacramenti Venerdì 11 Febbraio: Madonna di Lourdes, Giornata mondiale del malato Sabato 19 Febbraio, ore 15: Incontro genitori battesimi Domenica 20 Febbraio, ore 11: Incontro mensile ACR Domenica 20 Febbraio, ore 15: Battesimi Sabato 26 Febbraio, ore 18-22: Messa, catechesi, cena-serata in amicizia per II e III Media MARZO Martedì 1 Marzo, ore 21: Confessioni per gli adolescenti Venerdì 4 Marzo, dalle 16,30: Confessioni ragazzi * Domenica 6 Marzo: Catechesi ragazzi sospesa Mercoledì 9 Marzo (Mercoledì delle ceneri): Celebrazione ragazzi ore 16,45 Domenica 13 Marzo, ore 9-12 : Mattinate di spiritualità di inizio Quaresima Domenica 13 Marzo, ore 16-18: Pomeriggio di spiritualità per le famiglie Domenica 13 Marzo, pomeriggio: Incontro diocesano Cresimandi con il vescovo. 36 - Comunità Viva Sabato 19 Marzo, ore 18-22: Messa, catechesi, cena serata in amicizia per II e III Media Domenica 20 Marzo, ore 9,30-12: Ritiro spirituale per i ragazzi della prima Confessione Mercoledì 23, ore 21: In parrocchia, incontro catechisti II e III Media della città Domenica 27 Marzo, ore 10: Presentazione dei ragazzi della prima Comunione Domenica 27 Marzo, ore 15: Prima confessione dei ragazzi 28-29-30 Marzo, ore 21: Esercizi spirituali parrocchiali APRILE 1-3 Aprile: Esercizi spirituali diocesani per le famiglie Domenica 3 Aprile: Giornata della carità (raccolta per la carità del vescovo) Domenica 3 Aprile, ore 9-12: Incontro cittadino professione di fede ( 3^ media) Domenica 3 Aprile, ore 11: Incontro mensile ACR 8-10 Aprile: Esercizi spirituali diocesani per le famiglie Venerdì 15 Aprile, dalle 16,30: Confessioni ragazzi Venerdì 15 Aprile, ore 20,30: Processione cittadina al crocifisso della Maddalena Sabato 16 Aprile, ore 15: Incontro genitori battesimi e riti pre battesimali Sabato 16 Aprile, ore 20,30: Veglia diocesana e professione di fede 18enni Domenica 17 Aprile, ore 9,45: Processione delle palme e Messa Martedì 19 Aprile, ore 21: Confessioni adolescenti Giovedì santo, 21 Aprile, pomeriggio: Ritiro spirituale e cena per ragazzi prima Comunione 21-22-23 Aprile: Triduo pasquale Sabato 23 Aprile (notte di Pasqua), ore 22: Veglia pasquale e Battesimi * Domenica 24 Aprile: Catechesi ragazzi sospesa Venerdì 29 Aprile, ore 17-18,30: Confessioni ragazzi della Comunione e prova celebrazione ore 21: Confessioni per genitori e parenti Percorsi di preparazione al matrimonio 1. Giovedì 13, 20, 27 Gennaio; 3, 10, 17, 24 Febbraio; 3 Marzo 2. Sabato 19, 26 Febbraio; 5, 12, 19, 26 Marzo; 2, 9 Aprile 3. Martedì 8,15, 22, 29 Marzo; 5, 12, 26 Aprile; 3 Maggio 4. Giovedì 28 Aprile; 5, 12, 19, 26 Maggio; martedì 30 Maggio; giovedì 9, 16 Giugno Comunità Viva - 37 BAttesimi Domenica 17 Ottobre 2010 Gallarati Riccardo, di Alessandro e Daniela Foà Dioli Simone, di Paolo e Elena Cipolla Domenica 21 Novembre 2010 Monti Ludovica, di Paolo e Lorizzo Alessandra Andreoni Sara, di Davide e Tarlocco Anna Maria Cornelli Dorian, di Marco e Paleari Debora Uggeri Benedetta Maria, di Giancarlo e Mori Simona 38 - Comunità Viva Matrimoni Sabato 16 Ottobre: Biffi Matteo Giovanni e Miragoli Bruna Cel. Don Angelo Manfredi Sabato 23 Ottobre: Pellegrino Michele e Conca Chiara Comunità Viva - 39 Il Signore risorto è la nostra speranza Natalia Giordano in Gazzola n. 20-11-1953 m. 01-10-2010 Attilio Balconi n. 14-03-1955 m. 11-10-2010 40 - Comunità Viva Celeste Verdelle n. 06-02-1931 m. 18-09-2010 Jolanda Marabeli n. 31-01-1927 m. 18-10-2010 Carlo Fabbi n. 11-07-1942 m. 19-10-2010 Angela Baroni ved. Franzini n. 14-09-1927 m. 19-10-2010 Stefano Brognoli Marisa Orseniga in Buongiorno n. 12-03-1932 m. 19-10-2010 Giuseppina Draghetti ved. Granata n. 06-03-1921 m. 04-12-2010 Giancarla Bondioli ved. Luini n. 21-07-1932 m. 25-10-2010 n. 21-11-1968 m. 25-11- 2010 Carla Cremaschi in Sobacchi n. 23-07-1937 m. 01-11-2010 Natalina Della Torre ved. Anelli n. 25-12-1922 m. 4-12-2010 Comunità Viva - 41 L’avrete trovata tra le pagine di Comunità Viva, sarà disponibile anche sulle panche della chiesa in queste festività. Parliamo della busta natalizia. Una volta all’anno ci permettiamo di sollecitare la partecipazione alla necessità della vita comunitaria con questo mezzo. Lo slogan è quello di sempre: “inquestonatale,sepuoi,ricordatianchedellatuaparrocchia”. Forse non è superfluo ricordarlo! Se decidete di usare la busta a voi recapitata, siete pregati di riporla nelle bussole di ferro della Chiesa e nei cestini della raccolta durante l’offertorio delle Messe, oppure potete consegnarla ai sacerdoti. Fin d’ora grazie per tutto quanto potrete fare. Comunità Viva Periodico della parrocchia S. Francesca Cabrini - Lodi, via Madre Cabrini n°2 - 26900 42 - Comunità Viva • DON EGIDIO MIRAGOLI: • DON EDMONDO MASSARI: • DON ANSELMO MORANDI: Parroco Coadiutore Collaboratore 0371.410512 331.8586532 339.2422501 Comunità Viva - 43 La presente pubblicazione è stata realizzata con il contributo di Supermercati PM - snc di Pezzoli Giuseppe & C. Via Lodivecchio n.23/25 – Lodi – Tel. 0371 410883