Comunità
Viva
PRO MANUSCRIPTO
Parrocchia S. Francesca Cabrini - LODI
N. 57 - Dicembre - 2010
“Al vederlo
rimasero
stupiti”
Luca 2,48
Il Bimbo che nasce
accenda lo stupore
illumini il sorriso
ravvivi la speranza.
2 - Comunità Viva
QUANDO A NATALE IL PARROCO, NON SA
CHE COSA AUGURARE…
Il mistero del natale
Lettera ai miei parrocchiani
Non vi nascondo, carissimi, che questa lettera-augurio di Natale mi ha trovato un po’ perplesso.
Natale è novità di vita, venuta nuova del Signore Gesù fra noi, Dio vero in carne di uomo vero,
e non - come purtroppo oggi si giunge a dire - “Natale è il compleanno di Gesù”! È vero anche
questo, ma il Risorto, non conta gli anni, e proprio perché Risorto viene a noi in novità di vita
e di proposta di salvezza. Sono ormai parecchi anni che la ripetitività di un augurio, anche se
fatto con cuore sincero, rischia di trasformare l’evento di grazia, che si attualizza nella storia di
ciascuno rendendola storia di salvezza, in semplice scambio di auguri: “Buone feste”.
Mi ha tolto dalla difficoltà un opuscolo di Edith Stein, l’ebrea divenuta carmelitana scalza col
nome di suor Benedetta della Croce e morta in una camera a gas di Auschwitz nell’agosto del
1942. In parrocchia, nel contesto degli esercizi spirituali serali, lo scorso anno, abbiamo avuto
modo di incontrare la sua figura e il suo messaggio e forse ora comprendiamo meglio perché
Giovanni Paolo II, dopo averla canonizzata, l’abbia pure proclamata patrona d’Europa.
Sono pagine, quelle della Santa, che mi hanno donato molto in questa novena di Natale.
Alcuni brani ve li offro come strenna e come augurio, non solo per una riflessione che può
rendere più cosciente e gioioso il nostro incontro col Dio che viene ancora fra noi, ma come
momento di riflessione per una riscoperta e un impegno più generoso e fedele nella nostra
quotidiana testimonianza cristiana. I mass media ci parlano ogni giorno di fratelli e sorelle
che testimoniamo la loro fede anche col martirio e noi? Forse ci sentiamo eroi perché in questo
Natale abbiamo mandato, o manderemo, un’offerta a Betlemme o abbiamo acquistato un
presepe, un fiore “pro fame nel mondo”! Un po’ poco, mi pare….
Questa figlia d’Israele, che in Gesù, nato da Maria
a Betlemme, ha riconosciuto il Messia atteso dai
padri e per lui ha donato la vita, ci aiuti, allora ad
accogliere in questo Natale il Figlio di Dio che viene
per dare a noi, attraverso il suo morire e risorgere,
la vita stessa di Dio, rendendo così anche noi figli
del Padre.
E veda, l’anno nuovo che sta alle porte, il proposito
serio e sincero di passare dalle nostre tenebre e
nebbie abituali alla adesione convinta e operosa,
alla luce vera che illumina ogni uomo, Cristo Gesù,
nostro fratello e Salvatore.
Con affetto grato per ciascuno di voi, anche a nome
di don Edmondo e di don Anselmo, porgo a tutti un
cordiale augurio.
Don Egidio
4 - Comunità Viva
Quando i giorni diventano via, via più corti, nel corso di un inverno normale, cadono i
primi fiocchi di neve, timidi e sommessi si fanno strada i primi pensieri del Natale. Questa
semplice parola emana un fascino misterioso, cui ben difficilmente un cuore può sottrarsi. Anche coloro che professano un’altra fede e i non credenti, cui l’antico racconto del
Bambino di Betlemme non dice alcunché, preparano la festa e cercano d’irradiare qua e
là un raggio di gioia. Già settimane e mesi prima un caldo flusso di amore inonda la terra.
Una festa dell’amore e della gioia: questa è la stella verso cui tutti accorrono.
Ma per il cristiano essa è anche qualcos’altro. La stella lo guida alla mangiatoia col
Bambinello, che porta la pace in terra. L’arte cristiana lo pone davanti agli occhi in innumerevoli e graziose immagini, mentre antiche melodie, dalle quali risuona tutto l’incantesimo dell’infanzia, lo cantano. […].
Sì, quando la sera gli alberi di Natale luccicano e ci scambiamo i doni, una nostalgia
inappagata continua a tormentarci e a spingerci verso un’altra luce splendente, fintanto
che le campane della Messa di mezzanotte suonano e il miracolo della notte santa si
rinnova inondandoci di luci e fiori: “E il Verbo si fece carne”. Allora è il momento in cui la
nostra speranza si sente appagata.
Ognuno di noi ha già sperimentato una simile felicità del Natale. Ma il cielo e la terra
non sono ancora divenuti una cosa sola. […]
Pace agli uomini di buona volontà. Ma non tutti sono di buona volontà. Per questo il Figlio dell’eterno Padre dovette scendere dalla gloria del cielo, perché il mistero dell’iniquità
aveva avvolto la terra. Le tenebre ricoprivano la terra. Ed egli venne come luce che illumina le tenebre, ma le tenebre non l’hanno compreso! […] Questa è una verità grave e seria, che l’incanto del Bambino nella mangiatoia non deve velare ai nostri occhi. Il mistero
dell’incarnazione e il mistero del male sono strettamente uniti. Alla luce che è discesa dal
cielo, si oppone tanto più cupa la notte del peccato. Il bambino protende nella mangiatoia
le piccole mani, e il suo sorriso sembra già dire quanto più tardi, diventato adulto, le sue
labbra diranno: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e stanchi”. […]
Figure luminose sono quelle che s’inginocchiano attorno alla mangiatoia: i bambini teneri ed innocenti, i pastori fiduciosi, i re umili, Stefano, e Giovanni, l’apostolo dell’amore;
essi seguirono tutti la chiamata del Signore. Di fronte ad essi sta la notte dell’indurimento
e dell’accecamento incomprensibile: gli scribi, che sono in grado di dare informazioni sul
tempo e sul luogo in cui il Salvatore del mondo deve nascere, ma che non deducono da
qui alcun “Andiamo a Betlemme”; il re Erode che vuole uccidere il Signore della vita. Di
fronte al Bambino gli spiriti si dividono. Egli è il Re dei re e il Signore della vita e della morte
e pronuncia il suo “Seguimi” e chi non è per lui è contro di lui. Egli lo pronuncia anche per
noi e ci pone di fronte alla decisione di scegliere tra la luce e le tenebre.
Comunità Viva - 5
Dove il Bambino divino intenda condurci sulla terra è cosa che non sappiamo e a proposito della quale non dobbiamo fare domande prima del tempo. Una cosa sola sappiamo, e cioè che a quanti amano il Signore tutte le cose ridondano al bene. E inoltre che le
vie, per le quali il Salvatore conduce, vanno al di là della terra. […].
Se mettiamo le nostre mani nelle mani del Bambino divino e rispondiamo con un “Sì”
al suo “Seguimi”, allora siamo suoi, e libera è la via perché la vita di Dio possa riversarsi
in noi, questo è l’inizio del Regno di Dio in noi, il nostro diventare suoi figli. […]. Chiunque,
nel passato apparteneva al Signore, portava visibilmente il Regno di Dio in sé. Egli non
si vide alleggerito dei pesi dell’esistenza terrena, anzi ne vide aggiungere degli altri; ma
dentro era sorretto da una forza alata, che rendeva dolce il giogo e leggero il peso. Così
avviene anche oggi per ogni figlio di Dio. La vita divina, che viene accesa nell’anima, è la
luce che è venuta nelle tenebre, il miracolo della Notte Santa.
Edith Stein
(in Il Mistero del Natale, ed. Carmelitani scalzi, Roma 2010)
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Attesa e celebrazione
del Natale del Signore dell’anno 2010
La Novena di Natale
- Per gli adulti: ogni giorno, inserita nella Messa delle ore 18
(da Giovedì 16 dicembre)
- Per i ragazzi delle Elementari: alle ore 8
(da Mercoledì 15 a Mercoledì 22 dicembre)
Le Confessioni
* Venerdì 17 Dicembre: ore
Elementari
* Sabato 18 Dicembre: ore
* Lunedì 20 Dicembre: ore
* Martedì 21 Dicembre: ore
* Mercoledì 22 Dicembre:
ore
*Venerdì 24 Dicembre: ore
16,30 Confessioni ragazzi Medie - 17
17,30 Confessioni per tutti
20,45-22 Confessioni per tutti
21 Confessioni per gli adolescenti
ore 9-10 Confessioni per anziani
21-22 Confessioni per tutti
9 - 11; ore 15,30 –18,30 per tutti Si raccomanda agli anziani e a tutti coloro che lo possono fare, di confessarsi
per tempo.
Orario delle Sante Messe: Natale - Epifania
Venerdì 24 Dicembre:
ore 22 S. Messa della notte con Ufficio delle letture
Sabato 25 Dicembre (Natale del Signore):
ore 8 - 10 - 11,30 – 18
Domenica 26 Dicembre (Sacra Famiglia):
ore 10 - 11,30 - 18 (è sospesa le messa delle ore 8)
Venerdì 31 Dicembre:
ore 18 Messa di fine anno, canto del “Te Deum”
Sabato 1 Gennaio (Maria Madre di Dio e Giornata della Pace):
ore 10 - 11,30 - 18 (è sospesa le messa delle ore 8)
Domenica 2 Gennaio:
ore 8 - 10 - 11,30 – 18
LA NOVENA DI NATALE
Senza cadere nella solita, moralistica e sterile retorica, è indubbio che ai nostri
giorni il Natale sia la festa cristiana “più a rischio”, sottoposta com’è ad un processo di
appropriazione indebita da parte della cultura, soprattutto occidentale, che, anno dopo
anno, cerca, più o meno intenzionalmente, di sminuirne il significato specificatamente
cristiano. Succede così che il Natale diventa sempre più, se va bene, la festa della pace,
della solidarietà, dei bambini…insomma dei cosiddetti “valori”, o,se va male, la festa
dei regali, la festa del “panettone”, e in ogni caso sempre meno la festa del Natale del
Signore. Non che il Natale del Signore non porti con sé alcuni dei valori sopra elencati,
ma esso è anzitutto un mistero che ha a che fare con Dio e con la fede in lui. Nel Prologo
del Vangelo di s. Giovanni che viene letto nella Messa del giorno di Natale ascoltiamo
questa espressione: “Dio nessuno lo ha mai visto: proprio il Figlio unigenito lo ha
rivelato”. Qui sta il senso originario e più vero del Natale: il bambino nato nella povertà
di Betlemme, Gesù, è “l’immagine del Dio invisibile” (s. Paolo lettera ai Colossesi).
Contemplando lui, Gesù, noi conosciamo l’Inconoscibile, vediamo l’Invisibile.
Per vivere con spirito autentico e nel suo significato più profondo il Natale, le Comunità
cristiane hanno a disposizione due formidabili “strumenti” pastorali: in primo luogo la
liturgia, che anche nel tempo di Avvento ha un primato assoluto, e in secondo luogo le
forme di devozione popolare. Celebrazioni liturgiche e pratiche di pietà, se ben preparate
e animate, seppure in modo diverso, ci aiutano a vivere ogni anno il mistero del Natale
con rinnovato stupore.
Tra le forme di devozione popolare del Tempo di Avvento merita una speciale menzione
la Novena di Natale. Di essa si hanno le prime notizie sicure all’inizio del XVII secolo.
La prima documentazione certa di tale novena ci viene dal Duomo di Torino nel 1621. Fu
predicata dal padre teatino Dionisio Dentice di Napoli e dalla città piemontese si diffuse
rapidamente in tutta Italia e anche oltre le Alpi. Una tradizione popolare, quella della
Novena di Natale, che però si radica in qualche modo in una antica tradizione tipicamente
liturgica che fin dal VII secolo solennizza i giorni dal 17 al 23 dicembre introducendo il
cantico del Magnificat ai vespri con le antifone “O”, così chiamate perché iniziano tutte
con l’invocazione: “ O sapientia…O Signore….O Germoglio…”. Ai nostri giorni la
Novena di Natale è ancora diffusa nelle parrocchie ed è molto opportunamente proposta
in particolare ai ragazzi. Collegata con l’attività catechistica, nel gran caos dei giorni che
precedono il Natale, la Novena, se ben preparata e animata, è in grado di coinvolgere i
ragazzi in una immediata preparazione al Natale, creando un clima spirituale capace di
suscitare l’attesa di Colui che è venuto e che continua a venire nel mondo salvarci: Gesù,
che è la nostra speranza, la nostra gioia, la nostra pace.
Don Anselmo
Giovedì 6 Gennaio (Epifania):
ore 8 – 10 - 11,30 – 18
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ESAME DI COSCIENZA
condotto sulla pagina detta “delle Beatitudini” (Mt 5,3-12)
Salire sulla montagna
Confessarsi seguendo la traccia del “Discorso della montagna” significa
semplicemente voler misurare la propria esistenza su una delle pagine
fondamentali del Vangelo. Da sempre, essa è considerata essenziale per la
definizione dell’identità cristiana e può dunque servire perfettamente a verificare
la nostra vita spirituale nel momento in cui tentiamo la delicata e importante
esperienza della riconciliazione.
Quando inizia il suo racconto, Matteo non sta a precisare il nome del luogo; si
limita a dire che il Signore “salì sulla montagna”: evidentemente, del posto gli
interessa soltanto il valore teologico. Nella Bibbia, infatti, il monte è sede sacra
dell’incontro fra l’uomo e Dio.
Le beatitudini
Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono
a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
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Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo,
diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi
ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così
infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.»
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La confessione è momento privilegiato di dialogo con Dio: perciò possiamo
affrontarla salendo anche noi simbolicamente sul monte, creando silenzio nel
nostro cuore e ascoltando ciò che dal monte il Signore vuole dirci. In fondo,
il peccato è sempre un modo sbagliato di cercare la felicità, mentre le otto
beatitudini pronunciate da Gesù sono proprio altrettante dichiarazioni di
autentica felicità. Utilizziamole dunque come prezioso termine di confronto;
specchiamo in quell’identikit del cristiano davvero “beato” i nostri volti di
uomini e di donne che probabilmente se ne sono allontanati convinti di potere
raggiungere a modo loro una loro falsa “beatitudine”, e otterremo un duplice
effetto: il nostro esame di coscienza sarà profondo poiché condotto su un passo
centrale del Vangelo, e insieme verrà rischiarato dalla luce di una prospettiva di
bene. Il Dio di Gesù Cristo, infatti, mentre ascolta i motivi della nostra amarezza
già ci indica come essere “beati”, felici, risolti.
“Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli”
La prima beatitudine, Gesù la riserva a chi, davanti a Dio, ha spirito di povero,
sa sentirsi povero, manchevole. É l’atteggiamento dell’umiltà, della semplicità,
l’atteggiamento dei piccoli. Esso è raccomandabile nei rapporti col prossimo,
nella vita quotidiana, ma diventa condizione addirittura indispensabile in chi si
avvicina al sacramento della riconciliazione. Dio ci incontra: non rivolgiamoci
a lui sentendoci autosufficienti, forti, astuti, né irrimediabilmente malvagi,
inconsolabilmente perduti. Accostiamolo semplicemente consapevoli della
nostra fragilità di peccatori. Siamo qui con i soliti peccati, dovremo ammettere
le colpe consuete, le omissioni di sempre. Questa è la nostra “povertà di spirito”:
nascondercela e nasconderla al Padre non servirebbe a nulla, così come sarebbe
inutile farne motivo di eccessivo sconforto. In entrambi i casi, cercheremmo
di sostituirci a Dio giudice e pastore; con serena semplicità diciamogli invece
Comunità Viva - 11
quanto siamo limitati, e lasciamolo fare. Secondo quanto dice Gesù, se agiremo
così il regno dei cieli sarà nostro, cioè Dio potrà regnare in noi, essere il re del
nostro cuore. Ecco allora la prima felicità grande promessa nel discorso della
montagna: evitando superbie ed eccessi di fronte al Signore, compiamo un passo
decisivo per fargli posto, gli consentiamo di esercitare in noi la pienezza della sua
regalità.
• Prego quotidianamente?
• Nella mia preghiera e quando mi confesso, mi dispongo di fronte a Dio
con cuore umile, senza considerarmi forte e non bisognoso di lui?
• Evito anche la tentazione opposta, di chiudermi avvertendo in eccesso
la gravità del mio peccato?
• Lascio che Dio sia re della mia vita, orientandola secondo la sua santa
legge?
• Anche nei miei rapporti con gli altri, cerco di essere “povero di spirito”,
senza volermi imporre con presunzione, arroganza, superficialità?
“Beati gli afflitti
perché saranno consolati”
La seconda beatitudine sembra aprirsi con una contraddizione: “beati gli afflitti”!
È il paradosso cristiano. Ma basta andare oltre l’apparenza per comprenderne
il senso profondo. Gli afflitti sono quanti soffrono per motivi diversi: lutto,
dolore, ingiustizia, delusione, peccato; l’afflizione, però, presuppone sempre una
partecipazione intensa e autentica alla vita; soffre chi non si sottrae, chi non calcola,
chi non fugge davanti alle prove dell’esistenza, dell’amore, della condivisione. Gesù
sembra dire: vivete, amate, soffrite, siate pienamente uomini, e insieme confidate
nel Padre vostro, perché egli saprà consolarvi, condurre il vostro cammino alla
gioia, trasformare le vostre lacrime in esultanza. Ma la condizione necessaria è,
appunto, che noi prima accettiamo il rischio di poter cadere nell’afflizione, evitando
la tiepidezza di chi si nasconde e rinuncia a veri legami affettivi, a grandi progetti
esistenziali, alla costruzione del mondo e del regno.
• Nella mia esistenza, metto in gioco tutto me stesso per il bene?
• Mi spendo generosamente negli affetti, nella vita familiare, sul posto di
lavoro?
• Partecipo secondo le mie attitudini e potenzialità alla vita pubblica, da
cittadino attento che desidera cooperare al bene comune?
• Evito la freddezza calcolatrice di chi non sfrutta a pieno i propri talenti
per paura di soffrire delusioni e incomprensioni?
• Vado coraggiosamente incontro a ciò che la mia vocazione mi chiede?
• Ho fede nel fatto che Dio saprà comunque dare un senso agli eventuali
dolori che una vera adesione alla vita e alle sorti del mio prossimo potrà
causarmi?
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“Beati i miti,
perché erediteranno la terra”
Chi sono i miti? Che cos’è la mitezza? Virtù oggi poco citata, essa nel Vangelo
appartiene anzitutto a Gesù, “mite e umile di cuore”; nel cristiano, dovrebbe
caratterizzare i rapporti con i fratelli e tradursi in pazienza, in capacità di correggere
chi ha sbagliato senza né aggredirlo né tagliare i ponti con lui, in disposizione
alla benevolenza e al dominio di sé. Il mite non è vigliacco, non è timoroso; è,
semmai, sapiente, perché ha compreso che l’irritata indignazione, l’aggressività e
i sentimenti di rivalsa non generano possessi stabili, ma anzi minano la tranquillità
del cuore. Mitezza nei rapporti domestici, sul posto di lavoro, nel coltivare pur
legittime ambizioni di carriera; mitezza, perché no?, alla guida di auto e moto,
nelle assemblee di condominio, nell’uso della parola e del gesto: tutto ciò dovrebbe
contraddistinguere il cristiano nella concretezza della vita vissuta, non per farne
un rinunciatario, ma un giusto. Gesù, in cambio, promette senza giri di parole
che i miti “erediteranno la terra”, cioè avranno un’esistenza piena, sicura, proprio
perché non basata sulla forza e sui suoi soprusi. Se non sarà la violenza il vostro
metodo, sembra dire, Dio vi farà giungere al pieno dominio sulle cose del mondo.
• C’è nei tuoi atteggiamenti una serena mitezza, ispirata dalla convinzione
che non può essere la forza a regolare i rapporti umani?
• Sei mite nella vita di coppia, cerchi di comprendere le ragioni dell’altro
o tenti di importi costantemente?
• Sul lavoro coltivi una competizione senza esclusione di colpi o sai
riconoscere anche le doti, i meriti e i diritti di chi ti sta accanto?
• Quando guidi rifletti che sei responsabile della vita degli altri e che dalla
tua prudenza dipende anche il loro destino?
• Quando parli, eviti la tentazione della maldicenza, dell’offesa, della
volgarità gratuita, utilizzando con mite attenzione l’arma potentissima
del linguaggio?
• Hai fiducia nel fatto che l’imitazione di Gesù “mite e umile di cuore” e non
i tuoi tentativi di sopraffazione possono garantirti una serenità piena?
“Beati coloro che hanno sete e fame della giustizia,
perché saranno saziati”
Avere fame e sete della giustizia: Gesù usa un’immagine fisica, concreta, forte.
La fame e la sete segnalano bisogni primari, che abitano dentro l’uomo e possono
giungere a divorarlo. Così dobbiamo desiderare, volere la giustizia: come cerchiamo
il pane e l’acqua. E la giustizia tutta, non solo quella legislativa, o legale. Gesù ci
invita a lavorare per l’equità sociale, per il vantaggio comune, non c’è dubbio; ma
va oltre: il giusto che dobbiamo perseguire è anche il giusto del nostro cuore,
è l’opzione per il bene che ogni nostra personale decisione sottende o rifiuta, è
l’attuazione della Parola di Dio in ogni nostro rapporto con gli uomini e con le cose.
In cambio, saremo saziati: il Padre non mancherà certo di garantire la realizzazione
Comunità Viva - 13
della giustizia per chi ne avrà avuto fame e sete. Ma nella promessa di Gesù c’è
anche altro: quel “saranno saziati” può avere valore assoluto, e indicare la pienezza
di vita, raggiungibile preoccupandosi della sola giustizia e senza affannarsi per i
bisogni materiali. Poco dopo, Cristo stesso dirà: “Cercate prima il regno di Dio e la
sua giustizia, e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta”.
• Sei sempre animato da un profondo desiderio di giustizia, anche quando
ciò andrebbe a tuo momentaneo svantaggio?
• Nella vita pubblica, ti schieri a difesa della giustizia contro le tentazioni
egoistiche, corporative, ideologiche?
• Nella tua vita personale, cerchi di essere giusto, rinunciando a vantaggi
e piccoli o grandi successi che potresti ottenere derogando al principio
del rispetto degli altri e dei loro diritti?
• Credi davvero che Dio sappia compensare chi è disposto a orientare fino
in fondo la propria esistenza alla ricerca e alla realizzazione della giustizia?
• Le necessità materiali ti preoccupano e ti angustiano fino a condizionare
le tue scelte e far sì che talvolta taciti la tua coscienza, o sai mettere
avanti a loro la fedeltà a Dio, nella certezza che sarai da lui saziato in
ogni aspetto del vivere?
“Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia”
Per Gesù, non si può essere felici se non si usa misericordia. Questo è un nodo
fondamentale della visione cristiana della vita: il cristiano non serba rancore e non
cerca vendetta; il cristiano perdona. Quante volte nella vita ci riteniamo in diritto di
non rappacificarci con qualcuno! Quante volte, tuttalpiù, rinunciamo a far valere le
nostre ragioni, ma serbiamo sentimenti di avversione e rifiuto. Ebbene: il Vangelo
ci suggerisce che simili soluzioni possono darci una gioia parziale, non piena, non
autentica. Perdonare significa sgombrare il cuore da ogni ombra e rimettere l’altro
nelle condizioni migliori, e secondo Gesù, solo questa scelta, di grande libertà e di
grande generosità, può garantirci beatitudine. Del resto, che il perdono sia essenziale
per i cristiani, appare anche da un altro dettaglio: in Matteo, dopo aver insegnato la
preghiera del Padre Nostro, il Signore ne commenta solamente le parole “rimetti a
noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Certo non è un caso, né
è un caso che lì come qui il perdono di Dio sia commisurato sulla nostra capacità di
perdonare i fratelli: troveremo misericordia se saremo stati misericordiosi.
• Nei confronti del prossimo ho un atteggiamento di pazienza e
benevolenza?
• Dopo piccoli o grandi dissapori, so chiedere nella preghiera l’umiltà di
cercare l’altro, di favorire il chiarimento, di non sottrarmi al dialogo?
• Quando mi sforzo di perdonare, lo faccio fino a rimettere l’altro in
condizioni di normalità di rapporto con me?
• Credo che la vera gioia interiore e l’autentica pace spirituale non sono
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possibili finché si coltiva anche solo un’ombra di rancore contro qualcuno?
• Quando fatico a perdonare, ho ben presente che io stesso sono debitore
presso Dio eppure confido nella sua bontà?
• Ho piena consapevolezza del fatto che quanto più perdonerò
generosamente, tanto più troverò misericordia presso Dio?
“Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio”
Gesù tocca il problema della purezza, ma lo fa nel suo stile, andando subito
all’essenziale. Non gli importa la purezza esteriore, magari ritualistica: gli importa
quella del cuore, quella interiore. Da fuori, mille insidie attentano alla nostra purezza:
la mentalità, le immagini, i discorsi, la diffusione di un lassismo morale crescente.
Gesù ci insegna dove davvero possiamo salvarci: nel cuore. Solo erigendo lì le nostre
difese, solo pregando assiduamente e orientando i nostri pensieri con prudente
sapienza, ci manterremo integri e non cadremo nella mediocrità volgare. Perché
farlo? Non per banale perfezionismo, ma perché, così, vedremo Dio. Interessante
il richiamo evangelico al “vedere”: sottintende che la purezza del cuore è purezza
dell’occhio, offre uno sguardo pulito sul mondo e, appunto, consente di elevarsi
fino al Padre, in una privilegiata intensità di rapporto con Lui.
• Avverti come importante nella vita spirituale lo sforzo di mantenere il
cuore sgombro da pericolose suggestioni?
• Fai un uso prudente di stampa, televisione, cinema e computer?
• Nei rapporti affettivi misuri con sincera intelligenza le tue scelte e i tuoi
gesti, facendone reale espressione dei sentimenti che provi e senza
lasciare che manchino della necessaria limpidezza o che siano fine a se
stessi?
• Consideri il valore della castità, lasciandoti guidare e giudicare non da una
morale personale, ma dalla morale del Vangelo proposta dalla Chiesa?
• Credi che la tua purezza interiore può mutare il tuo modo di guardare il
mondo e di rapportarti a Dio?
“Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio”
L’espressione “operatori di pace” contiene ancora una volta un forte richiamo alla
concretezza. A Gesù non basta che vogliamo la pace, vuole che la attuiamo, che
la “facciamo”. E nella nostra quotidianità, l’idea di “pace” andrà tradotta come
complessiva “armonia di rapporti”: con Dio, con gli altri uomini, con le cose. Di
fronte a Dio, operare la pace sarà pregare, incontrarlo nei sacramenti e seguirne la
volontà; di fronte al prossimo, sarà rispettare, comprendere, perdonare; di fronte
alle cose sarà non danneggiarle, usarle per il bene e possedendole senza esserne
posseduti, conservando la propria libertà. Il discepolo di Cristo si riconoscerà come
Comunità Viva - 15
figlio di Dio, dunque, non per semplice adesione verbale a una fede, ma per uno
stile di vita inconfondibile, per un suo modo nuovo, pacifico, sereno di coltivare la
vita spirituale e l’incontro con la realtà effettiva.
• Ti preoccupi di essere in pace con Dio attraverso la preghiera, i
sacramenti, l’impegno nella vita spirituale?
• In famiglia e in tutti i contesti sociali cerchi di essere strumento di pace,
rinunciando ad alimentare polemiche, scontri e contrasti?
• Nell’uso delle cose sei equilibrato, senza far dipendere la qualità della
tua esistenza da ciò che possiedi?
• Sei in pace con l’ambiente, lo rispetti, ti adoperi per lasciare un mondo
non più inquinato di come lo hai trovato?
• Senza ostentazioni, ma con uno stile di vita improntato all’armonia e alla
ricerca della pace, rendi concreta testimonianza del tuo essere cristiano?
“Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli”
Quest’ultima beatitudine sembra portare a compimento le altre, almeno sotto il
profilo dell’assoluta coerenza che richiede al cristiano in vista della felicità. Ancora
una volta, essa propone una sorta di paradosso, proclamando beati i perseguitati.
Di fatto, Gesù invita al coraggio, alla radicalità della scelta, alla fedeltà nell’impegno.
Tutto ciò, può comportare uno scontro con l’ambiente e la mentalità circostante.
Ma proprio lì troveremo la gioia. Aver deciso di difendere la giustizia, cioè il bene, e
andare fino in fondo, anche a prezzo di incomprensioni, esclusioni, calunnie, offese,
non ci costerà un’infelicità definitiva, ma momentanea amarezza, perché avremo
Dio (e gli altri giusti) dalla nostra parte, al nostro fianco. L’ultima immagine scelta
da Gesù ci conforta proprio nel momento in cui - attraverso la confessione - ancora
una volta cerchiamo di seguirlo e di ispirare al suo esempio e alla sua parola la nostra
vita: una sincera e profonda adesione al cristianesimo, più di qualsiasi altra opzione,
farà di noi persone felici, pienamente realizzate, autenticamente umane.
• Credi che la tua fede in Cristo possa giungere a farti scontrare con la
mentalità corrente e sei disposto ad accettarne le conseguenze?
• Il tuo essere cristiano ti pone mai in contrasto con il contesto in cui
agisci, parli, rendi testimonianza?
• Quando ti capita di patire isolamento per le tue scelte ispirate al Vangelo,
sai trovare conforto nella preghiera e hai la forza di non adeguarti alle
pressioni che ricevi?
• Sei intimamente convinto che nulla potrà darti gioia profonda quanto
una vera adesione alla parola del Dio della vita?
• Sai ogni giorno confermarti nella scelta cristiana, chiedendo aiuto per
questo nella preghiera e cercando di renderne concreta testimonianza
attraverso il tuo agire?
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Comunità Viva - 17
Il Dio che parla
Nel mese di novembre è stata pubblicata l’esortazione apostolica
postsinodale “Verbum Domini sulla Parola di Dio nella vita e nella missione
della Chiesa” di Benedetto XVI, rivolta non ad esperti di esegesi ma a tutti
i cristiani.
La Parola di Dio è al centro di tutta la vita cristiana, si cala in ogni suo atomo ed
ecco perché l’esortazione apostolica che il Santo Padre propone, non ci sorprende,
considerando la necessità che oggi più che mai la Chiesa avverte di far risuonare la
Parola di Dio.
Il nostro Dio, è un Dio che parla; ha parlato subito, sin dagli inizi, quando ha creato il
mondo e subito si è compresa la forza della sua Parola, una Parola che crea per amore.
É un Dio che ha usato la Parola, per farsi conoscere e riconoscere dal popolo che aveva
eletto come suo. Infine ha inciso
la Sua Parola su pietra, perchè
diventasse nel tempo Legge per
gli uomini.
La Sua Parola a volte ha sconvolto
i programmi e i progetti di
coloro che aveva scelto, ma poi
ha infuso loro coraggio, e nei
momenti di incertezza ha donato
loro conforto. Quante le pagine
nell’Antico Testamento in cui la
sua Parola risuona autorevole ma
anche consolatrice, parola che
sprona e da forza a chi l’ascolta, a
chi è chiamato a collaborare ad un
progetto di salvezza!
Parola di Dio ed Eucaristia
La Parola di Dio, non è parola che vola nel vento, che smarrisce la sua identità, ma
ogni giorno si rinnova sull’altare con l’Eucarestia; e noi che durante la liturgia siamo
destinatari di questa sua parola, con l’Eucarestia diveniamo annunciatori.
Il Papa, esortando i cristiani a lanciarsi nella missione ad gentes, nel mondo, e nella
nuova evangelizzazione, ci ricorda che il rapporto personale e comunitario con Dio
dipende dalla nostra crescente familiarità con la Parola di Dio e a chi non è cristiano
o si è allontanato dalla Chiesa e dalla fede rinnova l’annuncio di salvezza del Signore:
“Ecco, sto alla porta e busso, se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io
verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”.
Ecco Signore, non bussare più,
la mia porta è già aperta,
vieni, entra,
parlami ancora e io ti ascolterò,
voglio condividere la cena con te,
io e te la stessa cena,
voglio condividere questo momento con te,
anzi chiudi la porta.....
poi, penserò a tutto il resto.
Laura Ripamonti
Dio parla a noi per mezzo del Figlio
Nel Nuovo Testamento Dio parla poche volte in modo diretto, perchè “si rivela”
attraverso Gesù. Gesù è “Parola del Padre”.
Molto significativa l’espressione del Papa quando durante l’omelia di un Natale
passato disse: “Oggi il Verbo si è abbreviato, la Parola eterna si è fatta piccola - così
piccola da entrare in una mangiatoia. Si è fatta bambino, affinchè la Parola diventi
per noi afferrabile”.
Quel bambino nella mangiatoia di Betlemme è la Parola di Dio che si è fatta persona;
ma lo è anche Gesù in croce, dove pure il Verbo ammutolisce, diviene silenzio mortale,
poiché si è “detto” sino a tacere, dopo averci comunicato tutto ciò che il Padre gli
aveva detto di comunicare.
Lì sulla croce, Dio parla anche per mezzo del suo silenzio.
Ma il silenzio di Dio non è privo di senso o semplicemente vuoto. Dio tace
semplicemente perchè ci sta ascoltando, ascolta le nostre preghiere, partecipa alle
nostre meditazioni.
18 - Comunità Viva
Comunità Viva - 19
La festa di Santa Cabrini con Mons. Rino Fisichella
Un modo speciale per celebrare la santa alla quale la parrocchia è dedicata.
Domenica 14 novembre abbiamo ricordato la patrona dei migranti con la
celebrazione dell’eucaristia presieduta dall’arcivescovo mons. Rino Fisichella,
recentemente nominato dal Papa Bendetto XVI, primo Presidente del Pontificio
Consiglio per la Promozione della nuova Evangelizzazione. Iniziando la celebrazione
don Egidio, ha salutato e ringraziato mons. Fisichella per la sua presenza a Lodi in
questa occasione sottolineando il fatto che anche santa Cabrini ha cercato, nel suo
tempo, nuove vie per l’evangelizzazione.
Nel corso dell’omelia, mons. Fisichella ha voluto
ricordare il gesto significativo compiuto il giorno
prima, a Milano, con la cerimonia di dedicazione della
stazione Centrale alla Santa patrona dei migranti.
Cerimonia di fronte alle più alte cariche religiose e civili
del territorio ed alla presenza dello stesso Fisichella
e del Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato
Vaticano. Successivamente mons. Fisichella ha
detto che Santa Cabrini è “Santa per i cattolici ma è
anche una grande donna per chi non crede”. Da qui
l’interrogativo sulla santità ed in particolare “se oggi
per i cristiani la santità abbia un senso e che cosa
indichi con il suo esempio, con la sua opera, Santa
Francesca Cabrini”. Quella della santità è sfida per i nostri giorni – ha aggiunto
mons. Fisichella “e santa Cabrini insegna che la via della santità è attuale e non
riguarda soltanto gli uomini e le donne di altri tempi, ma riguarda noi”.
Rivolto ai numerosi presenti, monsignor Fisichella ha inoltre parlato di Santa Cabrini
come di colei che propone un insegnamento per noi cattolici “perché possiamo
essere capaci di riscoprire ancora una volta la nostra identità. Su chi siamo. La
santa patrona dei migranti parla soprattutto agli uomini, alle donne, ai giovani di
questa terra lodigiana – ha proseguito mons. Fisichella - ma poi insegna tanto a
quanti sono in ricerca di Dio e a quanti
ancora non credono perché ci porta dei
valori quali la solidarietà e i segni concreti
della carità che non conoscono confine
alcuno”.
Ed è sulla condizione dell’uomo oggi, sui
problemi che lo affliggono, che ne minano
l’esistenza quotidiana che il Presidente
del Pontificio Consiglio per la Promozione
della Nuova Evangelizzazione si è
soffermato nella seconda parte della
sua omelia. “Quello odierno – ha detto
– è un tempo pieno di discriminazione,
di paura, dove scarseggiano i rapporti interpersonali e per questo diventa
indispensabile riscoprire un orizzonte di fraternità”. Ed anche in questo la santa
lodigiana rappresenta un punto di riferimento sicuro e preciso. Francesca Cabrini
è identificabile come una icona per tutti quanti noi. Lo è perché ha aperto il suo
cuore alla volontà di Dio. Si è donata a Dio, incondizionatamente.
A.C.
La nostra Patrona …ci scrive
Dall’epistolario di santa Cabrini, una lettera inviata in
occasione del Natale 1913
“Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini
di buona volontà”!
Riposino sempre le vostre anime in mezzo alle vicissitudini
della vita, nella pace e nel gaudio dello Spirito Santo che Gesù
è venuto a portare sulla terra.
È certo che quando un’anima è disposta a ricevere in sé lo
Spirito divino, apportatore sempre di speciali doni e frutti, incomincia a godere
dentro di sé questa beata pace e tranquillità. Come sapete, san Paolo chiama nostro
Signore il Dio della pace senza della quale nessuno lo vedrà. Ecco perché, gli Angeli
annunziano essi pure la pace nella venuta di Gesù Bambino. […].
Ma come avere questa pace? L’avremo arrivando a prendere tutte le cose che
succedono, tanto grandi che piccole, come doni di Dio e ponendo tutta la nostra
gioia nel fare piacere a Dio. Questa piena conformità al suo volere, questo abbandonarci tutti nel seno della sua bontà, rendono l’anima partecipe di due attributi propri
solo di Dio, cioè dell’impeccabilità e dell’infallibilità. Infatti, come liquefacendo
due ceri l’uno con l’altro talmente si mescolano da sembrare uno solo, così l’anima
per mezzo della perfetta conformità al volere di Dio diventa una cosa sola con Lui.
[…].
Vi consoli dunque il buon Gesù nelle Sante Feste e nel Nuovo Anno e dia a tutti
la grazia di consolare il suo Divin Cuore per attirare su di noi ogni più bella grazia.
Vostra aff. sempre in SS. Corde Jesu.
Madre Francesca Saverio Cabrini
New York- Columbus Hospital
12 dicembre 1913.
Comunità Viva - 21
Il nuovo organo:
un dono dei coniugi Franzini-Baroni
Era ovvio che la semplice, generica, comunicazione che una famiglia aveva regalato il
nuovo organo per la chiesa non poteva bastare, anzi, avrebbe suscitato curiosità. Ma
il riserbo era doveroso; infatti gli offerenti lo avevano chiesto.
Era il loro stile. Riservati nella vita quotidiana non avevano voluto neppure in questa
occasione dare risalto al loro gesto, che volevano compiere in fretta, quasi avvertissero
che la vita sfuggiva di mano.
E così è stato. Avevano ambedue una bella età, ma stavano relativamente bene,
abbastanza in salute, per cui nessuno avrebbe immaginato che in così poco tempo
sarebbero morti. In realtà le cose sono precipitate: prima il sig. Giuliano, il 10 agosto,
poi, il 19 ottobre, la signora Angela la quale, è proprio il caso di dirlo, non potè più
vivere senza suo marito.
Da tempo volevano fare “qualcosa di bello” che restasse nel tempo, per la nostra
Chiesa, in ricordo dei genitori della signora Angela, i coniugi Baroni Giuseppe
e Lodigiani Giovanna. Avendo saputo che si pensava a un organo, una mattina la
signora ha preso il telefono e mi ha comunicato, con la sua voce decisa: “non ci pensi
più; ci pensiamo noi”.
Il succedersi veloce degli ultimi avvenimenti ha fatto sì che soltanto la signora Angela
potesse vedere l’organo ormai collocato, sebbene solo in fotografia. Bastò per ridarle,
per qualche istante, il sorriso in quegli ultimi, lunghissimi giorni.
I funerali dei signori Franzini si sono svolti a
Orio Litta, dove anche sono sepolti.
Li ricordiamo con gratitudine anche da
queste pagine, chiedendo a tutti, per loro, una
preghiera riconoscente.
Don Egidio
manca FOTO
22 - Comunità Viva
Comunità Viva - 23
É RINATA L’ACR !!!
Con l’avvio delle attività ad ottobre, quest’anno è ricominciato anche il cammino
parrocchiale di ACR. Sicuramente qualcuno la conosce già, magari vi ha
partecipato anni fa come “acierrino” e forse anche come educatore. Certamente
molti si chiederanno cosa sia: un’attività di gioco? Un’altra ora di catechesi in
più? Vale la pena, allora, tentare di spiegare brevemente cosa sia l’ACR.
Il cammino dell’Azione Cattolica dei Ragazzi è un percorso formativo che punta
sul protagonismo e, perciò, mette al primo posto i bambini e i ragazzi, con le
loro ricchezze e potenzialità; l’ACR crede che anche i più piccoli sono una parte
importante della Chiesa, capaci di rapporti autentici tra loro e all’interno della
comunità cristiana. Più ancora, la “sfida” dell’ACR è far scoprire ai bambini e ai
ragazzi che incontrare Gesù è vera gioia e essere suoi amici è possibile, anche oggi.
Gli incontri sono organizzati con dinamiche di gruppo esperienziali e, quindi,
attraverso il gioco e attività in gruppo, in cui si vuole far sperimentare ai
bambini i valori più importanti della nostra fede e l’attenzione ed il rispetto
dell’altro, dimensioni fondamentali della crescita umana, prima ancora che
cristiana.
manca FOTO
La proposta parrocchiale di quest’anno prevede alcuni incontri mensili al termine
della messa domenicale delle ore 10.00, dalle 11.00 alle 12.00 circa. Fino ad ora
ci siamo già ritrovati tre volte e molti bambini e ragazzi hanno partecipato con
entusiasmo: ringraziamo loro e soprattutto i loro genitori per aver scelto di
aderire all’iniziativa!
Quest’anno il cammino si fonda soprattutto sulla dimensione del gruppo e sul
senso di chiamata e appartenenza alla comunità cristiana, proprio come punto
di partenza, speriamo, per gli anni futuri.
Un ringraziamento va poi fatto a sette ragazze che si sono rese disponibili con
impegno per questa nuova avventura! Senza di loro non sarebbe stato possibile
ripartire!
Concludendo, possiamo solo invitare i ragazzi a partecipare ancora con
entusiasmo ai prossimi incontri.
Il consiglio di AC
Elenco delle date dei prossimi incontri:




domenica 23 gennaio: momento tradizionalmente dedicato
alla Festa della Pace
domenica 20 febbraio
domenica 3 aprile
domenica 8 maggio: Festa di chiusura
24 - Comunità Viva
Comunità Viva - 25
Momenti di vita
Giovedì 7 Ottobre:
il gruppo adulti e anziani ha
vissuto una giornata di spiritualità
e cultura a Mantova. Dopo il
Rosario e la Messa presso il
santuario “Madonna delle Grazie”
a Curtatone, pranzo e visita alla
città. Con questo pellegrinaggio
abbiamo iniziato le attività
formative.
26 - Comunità Viva
parrocchiale
Sabato 9 Ottobre:
nel salone parrocchiale abbiamo ospitato lo spettacolo “Ogni formica del formicaio rosso”,
proposto dai ragazzi della Cooperativa “Il Mosaico”.
Regia di Luciano Pagetti. Ancora un plauso a tutti i protagonisti!
Comunità Viva - 27
Pensieri ad alta voce
Cuore di madre
Fanfullino d’oro “alla memoria”
Viveva ormai da anni in poltrona, in un suo mondo, impenetrabile anche ai figli che pure
ben la conoscevano e amabilmente la scrutavano in ogni istante della giornata. Solo l’avvio
di una preghiera sapeva ridestarla dal torpore. E allora, quasi in un sussulto, in un risveglio
immediato, univa le mani ed eseguiva d’un fiato la preghiera, subito seguita da altre, in una
sequenza che - lo si capiva bene - le era familiare. Chissà quante volte le aveva recitate in
quell’ordine, pensavo…
Poi venne il tempo di un più grave silenzio; neppure più le preghiere, ormai, da qualche giorno.
Eppure, di quante ce ne sarebbe stato bisogno, in quelle settimane, in quelle ore! Fin che…
Fin che un giorno - lei ignara di tutto - giunse sotto casa il feretro del figlio, morto in una città vicina.
E mentre la salma veniva portata su per le scale, le sue labbra si schiusero a recitare,
d’improvviso, tutto d’un fiato, ad alta voce: L’eterno riposo dona loro Signore…. Poi, ritornò
nel suo grave silenzio.
Di lui non avevo mai sentito parlare, e neppure mi risulta che il suo nome figuri tra
quelli dei lodigiani illustri che di tanto in tanto vengono ricordati. Lo conoscono bene,
invece, gli esperti archeologi di Terra Santa. Tutto è nato così.
Durante l’ultimo pellegrinaggio parrocchiale, nell’aprile scorso, la nostra comitiva
aveva un appuntamento con Padre Eugenio Alliata, dei francescani della Custodia,
noto professore dello Studio Biblico Francescano di Gerusalemme e archeologo, che
ci avrebbe guidati per una visita alla cittadella di Sion. Fatte le presentazioni e saputo
che eravamo di Lodi, con slancio disse: “ La città di Padre Quaresmi. Un grande! Io
quando devo risolvere qualche dubbio sui luoghi e la storia di Terra Santa, ricorro a
lui e alla sua Opera, un’Opera fondamentale ancora oggi, per gli studiosi. É morto in
concetto di santità. Il suo corpo è a Milano, nella chiesa del convento di sant’Angelo,
il suo cuore è a Lodi“. Incuriosito, al ritorno, feci qualche approfondimento.
Padre Francesco Quaresmi nacque a Lodi il 4 aprile 1583 e morì il 25 ottobre 1656.
Del suo cuore, purtroppo, ad oggi, nessuna traccia! Aveva trentadue anni quando si
recò per la prima volta in Terra Santa. Ricoprì incarichi importanti nel suo Ordine;
per un breve periodo resse la Custodia di Terra Santa; fu anche delegato apostolico
dei Caldei e dei Maroniti. Ma l’opera che ha fatto celebre padre Quaresmi è stata la
sua “Elucidatio Terrae Sanctae”. Opera vasta per erudizione, poderosa per grandezza,
rimasta fino ad oggi unica nel suo genere. Impiegò
tredici anni per comporla. Nel 1989 lo Studium
Biblicum Franciscanum di Gerusalemme ne ha
curato una nuova edizione.
L’episodio mi ritorna alla mente quando leggo
del Fanfullino d’oro che, tradizionalmente, viene
dato a qualche personalità che ha dato lustro alla
città nel mondo. Sembra di capire che, di questi
tempi, sia difficile trovare candidati! Penso: che
sia giunta l’ora di conferirlo a qualche lodigiano
illustre, veramente illustre, del passato? Magari
“alla memoria”, come si suol dire.
A volte i morti sono in grado di “onorare” la città
più dei vivi. E, forse, saremmo davvero certi che
l’abbiano fatto!
Don Egidio
Amici per sempre
Erano coetanei, uno nato un mese e due giorni prima dell’altro. Avevano fatto tutto il cammino
di studi insieme, vicini di banco, fin dalla prima media. Dodici anni di seminario, poi ognuno
in un ministero diverso, come diversa era la loro indole e, infine si erano ritrovati colleghi,
come parroci, in città.
Due caratteri totalmente diversi: uno più problematico e tendenzialmente intellettuale, l’altro
più solare con un’intelligenza viva, più pratica, più vivace. Era il secondo che con tono bonario,
ma deciso, aiutava il primo a sdrammatizzare, a sorridere, a soprassedere… Ognuno, a modo
suo, era un prete vero.
Erano don Luciano Quartieri e don Peppino Moggi, classe 1930, sacerdoti dal 1955.
Poi ,una sera d’autunno, ecco la notizia, improvvisa, sconcertante, della morte di don Peppino.
Era il 25 settembre 1995. Fu, per
tutti noi che gli eravamo amici,
un duro colpo. Per don Luciano
qualcosa ancora di più. E infatti,
poco dopo, un sabato sera, un’altra
notizia si diffuse: anche il cuore di
don Luciano aveva ceduto. Era il
28 ottobre. Esattamente un mese
e un giorno dopo i funerali di don
Peppino.
Sono passati 15 anni. Quest’anno
ne avrebbero compiuti ottanta.
PGS Laus: un nuovo anno in amicizia
Si riparte. Con rinnovato entusiasmo la Pgs LAUS dà inizio ad un nuovo
anno sportivo!
La nostra società è un ente di promozione sportiva, riconosciuto dal Coni,
che mira a sviluppare, con la propria attività, le dimensioni educative,
culturali e sociali dello sport ispirato alla visione cristiana, al sistema
preventivo di Don Bosco e agli apporti della tradizione educativa salesiana.
Anche quest’anno la proposta della pallavolo femminile è stata accolta
da un buon numero di ragazze (2 squadre categoria “Minivolley”: 6 – 10
anni e 1 squadra categoria “Under 12”: 10 – 12 anni).
Nel programma di formazione sportiva la LAUS è attenta alle esigenze
delle varie tappe dell›età evolutiva. Predispone quindi un itinerario
educativo che parte dall’esperienza ludico motoria, avvia alla formazione
tecnica e al gioco della pallavolo vero e proprio; il tutto finalizzato alla
maturazione globale della persona.
All’interno della nostra associazione viene soprattutto valorizzato uno
stile educativo che promuove il giocare a pallavolo crescendo secondo
l’insegnamento di don Bosco, offrendo ai giovani un’opportunità
“diversa”… non si esalta il campione, ma si valorizza il gruppo, lo stare
insieme.
Pertanto, come obiettivo primario, la Società non si pone come unico
scopo la vittoria a tutti i costi, ma il miglioramento delle caratteristiche
tecniche dei giocatori, ottenuta mediante la partecipazione attiva al gioco
realizzata con divertimento, serenità e creatività.
Nello sport è importante vincere ma è importante soprattutto partecipare.
Attraverso la pratica sportiva possiamo imparare molto: non solo uno stile
di vita sano, ma anche il rispetto delle regole e degli avversari, il sacrificio
degli allenamenti, lo spirito di squadra. Lo sport giovanile deve essere
un’esperienza divertente per tutti: ragazze, allenatori, dirigenti e genitori.
A ciascuno quindi l’augurio di dare il meglio di sé nel corpo e nello
spirito, nella relazione con gli altri e con Gesù, il “Grande Atleta”, che si è
sacrificato per la “squadra” pur di raggiungere la “vittoria”.
Auguriamo a tutti una buona stagione di amicizia e sport e soprattutto
…. forza Laus !!!
mini volley 6/8 anni:
mini volley 8/10 anni:
I dirigenti
30 - Comunità Viva
Comunità Viva - 31
Invito alla lettura
Categoria under 12
Dedichiamo lo spazio di recensione dei libri a tre testi di Enzo Bianchi, scrittore prolifico
ma mai scontato: vogliamo offrire validi consigli di lettura ed eventualmente qualche
idea regalo per il Natale, ma anche e soprattutto augurare a ciascuno di ritrovare
nella propria vita la bellezza e la profondità di senso dei temi evocati in queste pagine.
32 - Comunità Viva
Enzo Bianchi
COME PREGARE, PERCHÉ PREGARE
Edizioni San Paolo, 2010, pp. 124, euro 12.
Dire che Enzo Bianchi è il fondatore e priore della comunità monastica di Bose è ben poca cosa
rispetto al personaggio che è, e al ruolo che ha assunto nella vita ecclesiale internazionale: un uomo
dalle infinite relazioni, e allo stesso tempo monaco dalla profonda e intensa spiritualità.
In questo testo Bianchi torna su uno degli argomenti che più gli stanno a cuore, fondamento della vita
cristiana e della sua personale esistenza: la preghiera. Già il titolo è eloquente: Perché pregare, come
pregare.
Bianchi cerca innanzitutto di capire cosa sia la preghiera, la sua essenza, e la sua riflessione non può che
partire dalle difficoltà del pregare oggi, ben consapevole che “la preghiera, come ogni realtà spirituale, è
un fenomeno storicamente e culturalmente condizionato”.
La sua intenzione non è tanto “ridefinire la preghiera cristiana, perché essa sfugge a ogni «formula»,
quanto piuttosto tentare di ricollocarla, con molta umiltà, nell’alveo biblico”: in questo senso essa è
innanzitutto ascolto e risposta, prima ancora che ricerca di Dio; “le sue forme sono accidenti, mentre
ciò che è sostanziale è la relazione con Dio” e “il suo fine è l’agape, la carità, l’amore: la preghiera è
un’apertura alla comunione con Dio, dunque all’amore, perché Dio è amore”.
Il secondo capitolo è dedicato alle modalità del pregare ed è incentrato sui riferimenti evangelici alla
preghiera, a partire dagli insegnamenti di Gesù sulla preghiera fino a singoli episodi illuminanti che
troviamo nel Vangelo, come ad esempio quello del lebbroso che dopo la guarigione - unico fra dieci
guariti - torna indietro per ringraziare Gesù.
Infine un terzo e ultimo capitolo è dedicato alle difficoltà del pregare
e agli ostacoli alla preghiera.
Qui Bianchi pone le domande fondamentali, che saranno passate
chissà quante volte anche nella nostra mente e nel nostro cuore:
perché pregare se il male continua ad essere presente nel mondo? È
efficace la preghiera? È utile? L’autore propone risposte che a loro
volta interrogano la nostra coscienza, e analizza tutte le difficoltà
della preghiera e le “scuse” per non pregare: dal non avere tempo,
alle distrazioni, all’incostanza.
Un libro che ci riconcilia con gli aspetti meno piacevoli di questa
pratica fondamentale per la nostra vita spirituale e ci invita ad
un nuovo e rinnovato ritorno al fondamento del nostro essere
cristiani.
Il libro si conclude con una bella citazione di Sant’Agostino: “Il
desiderio prega sempre, anche se la lingua tace. Se tu desideri
sempre, tu preghi sempre. Quand’è che la preghiera sonnecchia?
Quando si raffredda il desiderio.”
Davvero “la preghiera è il nostro desiderio di amare”.
Comunità Viva - 33
Enzo Bianchi
IL PANE DI IERI
Edizioni Einaudi, 2010, pp. 114, euro 9,50.
Libro uscito nel 2008, ristampato quest’anno in edizione economica
(anche per il grande successo di pubblico che ha avuto), questo
volumetto raccoglie quindici preziosi testi del fondatore di Bose,
quindici quadri della memoria di questo monaco che ha vissuto la
propria fanciullezza e la propria giovinezza nel secondo dopoguerra,
in un paese di settecento anime del Monferrato. Il titolo del libro
deriva appunto da un detto della sua terra: el pan ed sèira, l’è bon
admàn, «il pane di ieri è buono domani»…
Scrive Bianchi:“Come sempre nella saggezza contadina e popolare,
il proverbio affonda le radici in un dato concreto, oggettivo – le
grosse pagnotte che venivano conservate per più tempo non si
prestavano a essere mangiate fresche, ma davano il meglio del loro gusto un paio
di giorni dopo essere uscite dal forno – per poi fornire un insegnamento più vasto: il nutrimento
solido che ci viene dal passato è buono anche per il futuro e i principî sostanziali che hanno alimentato
l’esistenza di chi ci ha preceduto sono in grado di sostenere anche noi e di darci vita, gioia, serena
condivisione nel nostro stare al mondo accanto a quanti amiamo.”
Quella di Enzo Bianchi non è soltanto una scrittura della memoria, ricordi e fatti di un uomo giunto
alle soglie della vecchiaia (per quanto sempre interessanti e scritti in forma assai gradevole): questi testi
sono occasione per ripensare al vivere umano e alla socialità dell’uomo contemporaneo.
Il senso della terra, la sacralità del cibo, la bellezza dei riti che hanno accompagnato l’uomo per secoli,
si sono perduti in pochi decenni e rischiano di privarci di alcune fondamentali coordinate di senso della
nostra esistenza: in quest’ottica “ricordare, rileggere e raccontare il proprio passato, il mondo di ieri
nel quale abbiamo vissuto” è l’occasione per “cogliere in esso delle chiavi di lettura per il presente e
per il futuro”.
Vi consiglio di “gustarvi” le intense pagine dedicate al cibo, al mangiare insieme, al “nascere e morire in
comunione” e al “contare i propri giorni”: pagine di rara poesia e saggezza.
Concludo con le parole dell’autore:“Non dimentico mai l’immagine che uno aveva entrando in casa mia:
nella stanza la cui porta dava sulla strada – stanza che era al contempo cucina, sala da pranzo, luogo di
accoglienza della gente che veniva da mio padre per farsi stagnare le pentole o aggiustare la «macchina
da verderame» - mia madre deponeva sul tavolo ogni mattina una grissia del «pane di ieri», un fiasco
di vino, un orciolo di olio e una saliera, tutto ricoperto da un tovagliolo da lei ricamato con la scritta
«l’olio, il pane, il vino e il sale siano lezione e consolazione».
Enzo Bianchi
OGNI COSA ALLA SUA STAGIONE
Edizioni Einaudi, 2010, pp. 127, euro 17.
“Ora che avverto quotidianamente l’incedere della vecchiaia, la memoria mi riporta sovente ai luoghi
in cui ho vissuto…” scrive Enzo Bianchi in quest’ultimo suo libro, raccontando con cuore, testa e
memoria i luoghi che hanno suscitato in lui affetti e sentimenti, dove ha trascorso l’infanzia o che ha
raggiunto viaggiando. E noi partiamo con lui. Quelli che visitiamo sono angoli di mondo ma anche luoghi
34 - Comunità Viva
della vita e dell’anima. Sono il Monferrato con le sue colline, il paese con la sua comunità, le usanze, i
proverbi, l’esistenza grama, la fatica e i momenti di forte e gratuita solidarietà. Sono la cella del monaco,
un luogo da dove osservare il mondo, dove diventare consapevoli delle gioie e delle sofferenze e dove
prendono forma le parole con cui narrare qualcosa della vita.
Questo viaggio nei luoghi è naturalmente anche un viaggio nel tempo, un viaggio nella vita che scorre,
nei giorni di un uomo e in quelli delle stagioni. Sono i giorni del focolare, passati a tavola conversando
insieme ai famigliari e all’ospite, gustando il cibo preparato con cura e bevendo il vino che celebra
e festeggia. Sono le vacanze di Natale, quando i bambini aspettavano la festa preparando il presepe
e la sera della vigilia il grande ceppo di Natale ardeva nel camino. Sono i giorni che attraversano il
tempo e fanno parte del nostro vivere, e che ritroviamo divisi in capitoli che da soli sono già evocativi
e invogliano alla lettura: I giorni degli aromi, I giorni del focolare, I giorni del presepe, I giorni della
memoria. Luoghi e tempi che attraversano gli anni, segnano il ritmo delle nostre gioie e dei nostri
incontri per diventare l’intera vita.
Scrive Bianchi: «Quest’an­no ho piantato un viale di tigli, li ho piantati per ren­dere più bella la terra
che lascerò, li ho piantati per­ché altri si sentano inebriati dal loro profumo, co­me lo sono stato io da
quello degli alberi piantati da chi mi ha preceduto». Come l’albero misura il passare del tempo col suo
tronco che di anno in anno aumenta di un cerchio, così anche la riflessione di Bianchi mantiene quel­lo
sguardo della compassione che conosce il cuore umano e sa che anche la nostra esistenza è un cer­chio
che ripete se stesso ma si allarga per riconoscere «la vita continua e sono gli uomini e le donne che si
susseguono nelle generazioni, pur con tutti i loro errori, a dar senso alla terra, a dar senso alle nostre
vite, a renderle degne di essere vissute fino in fon­do».
Il presente di una cella che non è segregazione bensì tutt’altro, uno sguardo che spazia sul mondo.
Dice Elena Loewenthal, in una conversazione con l’autore: «C’è un nodo che tiene insieme queste
riflessioni, in parte svelando in parte racchiudendo: è la questione del tempo, inteso come un valore,
e non un possesso. I padri antichi dicevano che il tempo è di Dio, non nostro. Noi lo abitiamo, ma
non ne disponiamo perché ci sfugge ogni volta che proviamo ad afferrarlo. L’impressione è che stiamo
perdendo questo senso del tempo come territorio su cui vivere e non come oggetto da possedere.
Non abbiamo più la nozione della stagionalità fatta di passaggi e ritorni: a incominciare da quando si fa
la spesa e tutto sembra sempre disponibile, in ogni momento dell’anno».
Chiudo con un breve “assaggio” del libro, un passo molto significativo sul valore della tavola:
«Di tutto il mobilio che arreda una casa, la tavola è forse l’elemento più eloquente. La sua grandezza, in
particolare, dice molto dei padroni di casa...
Se è degna di tal nome, la tavola si accende quando ci sono invitati.
Invitare qualcuno – parenti, amici, conoscenti... – è un atto di grande
fede, di profonda fiducia nell’altro: significa infatti chiamarlo, eleggerlo,
distinguerlo tra gli altri conoscenti; significa confessare il desiderio di
stare insieme, di ascoltarsi, di conoscersi maggiormente...
Chi mi ha educato mi diceva sempre che è la tavola il luogo in cui ci
esercitiamo a vivere la fede, la speranza, l’amore... A tavola, piccoli e
grandi, vecchi e giovani, genitori e figli, siamo tutti commensali, tutti
con lo stesso diritto di parola e con lo stesso diritto al cibo che
arricchisce la tavola. Davvero stare a tavola è molto più che saper
nutrirsi: è saper vivere».
M. C.
Comunità Viva - 35
CALENDARIO DEI PROSSIMI IMPEGNI
(Non sono qui indicati gli incontri di catechesi dei singoli
gruppi che seguono il loro calendario)
GENNAIO 2011
* Domenica 2 Gennaio: Catechesi ragazzi sospesa
Giovedì 6 Gennaio (Epifania), ore 15: Incontro ragazzi con benedizione dei bambini
Sabato 8 Gennaio, ore 15: Incontro genitori battesimi e riti pre battesimali
Domenica 9 Gennaio, ore 10: Battesimi durante la messa
Domenica 16 Gennaio: Festa di san Bassiano in parrocchia
Martedì 18 Gennaio, ore 21: Veglia di S. Bassiano in Cattedrale
Mercoledì 19 Gennaio (Solennità di san Bassiano): Celebrazioni in Cattedrale
Domenica 20 Gennaio, ore 10: Presentazione dei ragazzi della Cresima
Sabato 22 Gennaio, ore 18-22: Messa, catechesi, cena-serata in amicizia per II e III Media
Mercoledì 26 Gennaio, ore 21: In parrocchia, incontro catechisti II e III Media della città
Venerdì 28 Gennaio, dalle 16,30: Confessioni ragazzi
Sabato 29 - Domenica 30 Gennaio: Bancarella ex allieve (pro missioni salesiane)
Domenica 30 Gennaio: Festa liturgica di san Giovanni Bosco
FEBBRAIO
Mercoledì 2 Febbraio: Festa della Presentazione al tempio (“della candelora”)
Domenica 6 Febbraio: Giornata della vita
Domenica 6 Febbraio, ore 9-12: Incontro cittadino professione di fede (2^ e 3^ media)
Domenica 6 Febbraio, ore 14,30: Incontro per i genitori dei ragazzi dei sacramenti
Venerdì 11 Febbraio: Madonna di Lourdes, Giornata mondiale del malato
Sabato 19 Febbraio, ore 15: Incontro genitori battesimi
Domenica 20 Febbraio, ore 11: Incontro mensile ACR
Domenica 20 Febbraio, ore 15: Battesimi
Sabato 26 Febbraio, ore 18-22: Messa, catechesi, cena-serata in amicizia per II e III Media
MARZO
Martedì 1 Marzo, ore 21: Confessioni per gli adolescenti
Venerdì 4 Marzo, dalle 16,30: Confessioni ragazzi
* Domenica 6 Marzo: Catechesi ragazzi sospesa
Mercoledì 9 Marzo (Mercoledì delle ceneri): Celebrazione ragazzi ore 16,45
Domenica 13 Marzo, ore 9-12 : Mattinate di spiritualità di inizio Quaresima
Domenica 13 Marzo, ore 16-18: Pomeriggio di spiritualità per le famiglie
Domenica 13 Marzo, pomeriggio: Incontro diocesano Cresimandi con il vescovo.
36 - Comunità Viva
Sabato 19 Marzo, ore 18-22: Messa, catechesi, cena serata in amicizia per II e III Media
Domenica 20 Marzo, ore 9,30-12: Ritiro spirituale per i ragazzi della prima Confessione
Mercoledì 23, ore 21: In parrocchia, incontro catechisti II e III Media della città
Domenica 27 Marzo, ore 10: Presentazione dei ragazzi della prima Comunione
Domenica 27 Marzo, ore 15: Prima confessione dei ragazzi
28-29-30 Marzo, ore 21: Esercizi spirituali parrocchiali
APRILE
1-3 Aprile: Esercizi spirituali diocesani per le famiglie
Domenica 3 Aprile: Giornata della carità (raccolta per la carità del vescovo)
Domenica 3 Aprile, ore 9-12: Incontro cittadino professione di fede ( 3^ media)
Domenica 3 Aprile, ore 11: Incontro mensile ACR
8-10 Aprile: Esercizi spirituali diocesani per le famiglie
Venerdì 15 Aprile, dalle 16,30: Confessioni ragazzi
Venerdì 15 Aprile, ore 20,30: Processione cittadina al crocifisso della Maddalena
Sabato 16 Aprile, ore 15: Incontro genitori battesimi e riti pre battesimali
Sabato 16 Aprile, ore 20,30: Veglia diocesana e professione di fede 18enni
Domenica 17 Aprile, ore 9,45: Processione delle palme e Messa
Martedì 19 Aprile, ore 21: Confessioni adolescenti
Giovedì santo, 21 Aprile, pomeriggio: Ritiro spirituale e cena per ragazzi
prima Comunione
21-22-23 Aprile: Triduo pasquale
Sabato 23 Aprile (notte di Pasqua), ore 22: Veglia pasquale e Battesimi
* Domenica 24 Aprile: Catechesi ragazzi sospesa
Venerdì 29 Aprile, ore 17-18,30: Confessioni ragazzi della Comunione e
prova celebrazione
ore 21: Confessioni per genitori e parenti
Percorsi di preparazione al matrimonio
1. Giovedì 13, 20, 27 Gennaio; 3, 10, 17, 24 Febbraio; 3 Marzo
2. Sabato 19, 26 Febbraio; 5, 12, 19, 26 Marzo; 2, 9 Aprile
3. Martedì 8,15, 22, 29 Marzo; 5, 12, 26 Aprile; 3 Maggio
4. Giovedì 28 Aprile; 5, 12, 19, 26 Maggio; martedì 30 Maggio;
giovedì 9, 16 Giugno
Comunità Viva - 37
BAttesimi
Domenica 17 Ottobre 2010
Gallarati Riccardo, di Alessandro e Daniela Foà
Dioli Simone, di Paolo e Elena Cipolla
Domenica 21 Novembre 2010
Monti Ludovica, di Paolo e Lorizzo Alessandra
Andreoni Sara, di Davide e Tarlocco Anna Maria
Cornelli Dorian, di Marco e Paleari Debora
Uggeri Benedetta Maria, di Giancarlo e Mori Simona
38 - Comunità Viva
Matrimoni
Sabato 16 Ottobre:
Biffi Matteo Giovanni e Miragoli Bruna
Cel. Don Angelo Manfredi
Sabato 23 Ottobre:
Pellegrino Michele e Conca Chiara
Comunità Viva - 39
Il Signore
risorto
è la nostra
speranza
Natalia Giordano
in Gazzola
n. 20-11-1953
m. 01-10-2010
Attilio Balconi
n. 14-03-1955
m. 11-10-2010
40 - Comunità Viva
Celeste Verdelle
n. 06-02-1931
m. 18-09-2010
Jolanda Marabeli
n. 31-01-1927
m. 18-10-2010
Carlo Fabbi
n. 11-07-1942
m. 19-10-2010
Angela Baroni
ved. Franzini
n. 14-09-1927
m. 19-10-2010
Stefano Brognoli
Marisa Orseniga
in Buongiorno
n. 12-03-1932
m. 19-10-2010
Giuseppina Draghetti
ved. Granata
n. 06-03-1921
m. 04-12-2010
Giancarla Bondioli
ved. Luini
n. 21-07-1932
m. 25-10-2010
n. 21-11-1968
m. 25-11- 2010
Carla Cremaschi
in Sobacchi
n. 23-07-1937
m. 01-11-2010
Natalina Della Torre
ved. Anelli
n. 25-12-1922
m. 4-12-2010
Comunità Viva - 41
L’avrete trovata tra le pagine di Comunità Viva,
sarà disponibile anche sulle panche della chiesa in queste festività.
Parliamo della busta natalizia.
Una volta all’anno ci permettiamo di sollecitare la partecipazione
alla necessità della vita comunitaria con questo mezzo.
Lo slogan è quello di sempre:
“inquestonatale,sepuoi,ricordatianchedellatuaparrocchia”.
Forse non è superfluo ricordarlo!
Se decidete di usare la busta a voi recapitata, siete pregati di riporla
nelle bussole di ferro della Chiesa
e nei cestini della raccolta durante l’offertorio delle Messe,
oppure potete consegnarla ai sacerdoti.
Fin d’ora grazie per tutto quanto potrete fare.
Comunità Viva
Periodico della parrocchia S. Francesca Cabrini - Lodi,
via Madre Cabrini n°2 - 26900
42 - Comunità Viva
• DON EGIDIO MIRAGOLI:
• DON EDMONDO MASSARI:
• DON ANSELMO MORANDI:
Parroco
Coadiutore
Collaboratore
0371.410512
331.8586532
339.2422501
Comunità Viva - 43
La presente pubblicazione è stata realizzata
con il contributo di
Supermercati PM - snc di Pezzoli Giuseppe & C.
Via Lodivecchio n.23/25 – Lodi – Tel. 0371 410883
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Comunità - Parrocchia S. Francesca Cabrini