DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE SETTORE PROTEZIONE CIVILE Corso in DISASTER MANAGEMENT 4^ edizione 2005 TITOLO TESI Il processo di acquisizione di una cultura di protezione civile nelle scuole. Analisi dei criteri della comunicazione nel linguaggio giovanile. Informazione diretta e trasversale nella prevenzione dell’emergenza. L’importanza di un libretto di carattere informativo nel Comune e nel C.O.M. Autore Giorgio BALLATORE IN&OUT s.r.l. learning & comunicazione Corso in Disaster Management Il processo di acquisizione di una cultura di protezione civile nelle scuole. Analisi dei criteri della comunicazione nel linguaggio giovanile. Informazione diretta e trasversale nella prevenzione dell’emergenza. L’importanza di un libretto di carattere informativo nel Comune e nel C.O.M. Giorgio Ballatore 2005 II Cultura dell’emergenza Insieme delle idee, delle conoscenze e delle modalità di percepire, di valutare e di agire sviluppate o da sviluppare riguardo a situazioni di criticità che possono interessare la nostra collettività, il nostro territorio, i nostri beni. Generale Vito Bruno1 1 Vito Bruno, Generale dell’esercito, pilota. Docente nei corsi di formazione di Disaster Management, ha ricevuto in materia l’attestato ad honorem della Regione Piemonte. Esperto di Protezione Civile e autore di numerosi testi. III Indice Prefazione .............................................................................................................. V Dal libro della Genesi ............................................................................................. 1 CAPITOLO 1 IL PROCESSO DI ACQUISIZIONE DI UNA CULTURA DI PROTEZIONE CIVILE ....... 2 1.1 La necessità dell’azione della Protezione Civile ......................................... 3 1.2 Storia della cultura della Protezione Civile ...............................................11 1.3 I concetti base della moderna Protezione Civile .......................................16 1.4 La comunicazione nel linguaggio giovanile: il punto di vista delle Istituzioni e la formazione del docente...........................................................................18 CAPITOLO 2 ESPERIENZE NEL COMUNE DI RIVOLI ................................................................. 34 2.1 Formazione intesa come “comunicazione”...............................................35 2.2 Il Comitato Operativo Misto ...................................................................38 2.3 L’opuscolo del Comitato Operativo Misto.................................................40 2.4 Interazioni tra le scuole del Comune di Rivoli e la Protezione Civile: ..........44 2.4.1 Prove di evacuazione di scuole .......................................................44 2.4.2 Istituzioni nella scuola....................................................................47 2.4.3 Altri incontri con la scuola ..............................................................49 2.5 Risposte delle scuole di Rivoli agli input delle Istituzioni ...........................52 2.5.1 Introduzione e premesse organizzative ed istituzionali ......................52 2.5.2 Esercitazione pratica: analisi dei possibili rischi presenti nella vita quotidiana.............................................................................................54 2.5.3 Esercitazione pratica: analisi dei possibili rischi presenti nel territorio circostante la scuola, individuati grazie alla segnaletica presente................57 2.5.4 Feedback di un’insegnante .............................................................60 Conclusioni........................................................................................................... 62 Allegati ................................................................................................................. 63 1 Opuscolo del Comitato Operativo Misto di Rivoli.........................................63 2 Centro Coordinamento Fiat e i giovani.......................................................74 Bibliografia........................................................................................................... 81 Siti internet .......................................................................................................... 82 IV Prefazione Questo lavoro di Giorgio Ballatore mette in grande evidenza l’importanza di puntare sui processi educativi e sul coinvolgimento delle nuove generazioni, tramite la scuola e le famiglie, per formare e far crescere negli alunni la cultura della Protezione Civile. Come ben descrive la relazione, in questi anni la collaborazione tra enti che si è sviluppata nel nostro territorio ha dimostrato come sia possibile educare i bambini sin dalla scuola materna a tenere il giusto comportamento nelle emergenze, e a sviluppare i meccanismi difensivi e di autocontrollo delle emozioni. Ma soprattutto è possibile educarli al rispetto dei valori collettivi, al dovere dell’aiuto reciproco, del soccorso e della solidarietà: valori che diventeranno un bene consolidato nell’età adulta e patrimonio prezioso di tutta la comunità. Fondamentale in questo percorso, iniziato nell’anno scolastico 97/98 e mai interrotto, è stata la volontà comune di condividere obiettivi e attività, lavorando insieme fin dalla fase della progettazione delle iniziative e ricercando mezzi e risorse. Il cammino non è stato scevro di difficoltà e ostacoli ma l’atteggiamento costruttivo e la disponibilità nel modificare continuamente le tecniche didattiche e nel trovare le soluzioni organizzative più opportune ha consentito di svolgere esperienze significative ed arricchenti. Per il Circolo che dirigo, ma anche per le altre scuole della “rete”, l’Ufficio Protezione Civile del Comune di Rivoli, nella persona di Giorgio Ballatore e di tutto il personale e dei volontari coinvolti, è diventato un punto di riferimento importante per continuare nel processo avviato, ma anche per sperimentare nuove opportunità: a questo proposito ritengo veramente apprezzabile questo scritto, che non è soltanto memoria e testimonianza di quanto fatto, ma rappresenta un impegno per proseguire nella collaborazione e per aprire nuove prospettive. Il Dirigente Scolastico Dott.ssa Antonietta Di Martino V La comunicazione e l’informazione sono aspetti fondamentali dell’azione di Protezione Civile. Una corretta e completa azione informativa e comunicativa permette di attuare un’efficace azione preventiva e spesso può contribuire a ridurre significativamente gli effetti dannosi di un evento. L’informazione e la comunicazione sono tanto più incisive quanto più centrano il targhet giusto e sono maggiormente efficaci se riescono a farsi comprendere e a lasciare un segno nella memoria delle persone e nei loro comportamenti. Per questi motivi l’informazione nelle scuole assume un’importanza fondamentale, perché colpisce la grande capacità percettiva dei giovani cittadini e insegna comportamenti che, proprio perché appresi in giovane età, difficilmente verranno dimenticati o cancellati del tutto. La dimostrazione dell’importanza dell’insegnamento nelle scuole l’abbiamo avuta venendo a sapere come una lezione sullo Tzunami tenuta in Inghilterra abbia permesso ad una bambina, in vacanza nel sud-est asiatico, di riconoscere il repentino ritirarsi del mare come uno degli effetti indicatori del pericolo imminente, di lanciare l’allarme e di salvare se stessa e le persone che gli stavano attorno. L’azione informativa e comunicativa fatta nei riguardi di soggetti ricettivi come i bambini e i ragazzi è però particolarmente delicata. Gli adolescenti ed i bambini sono abituati a seguire lezioni tenute da professionisti e sanno essere particolarmente critici nei confronti dei loro insegnanti. Una lezione noiosa e appesantita da nozionismo o informazioni inutili allontana l’attenzione degli studenti e può essere causa di disinteresse per l’intera materia; può quindi essere più dannosa che utile. Perché sia efficace l’azione comunicativa diretta a giovani studenti deve essere concertata con gli insegnanti, inserita nel programma generale dell’anno e non può risolversi in un incontro estemporaneo. La diffusione della cultura di Protezione Civile attraverso le scuole contribuisce sicuramente a migliorare la percezione dei cittadini e va incrementata per arrivare ad avere domani dei cittadini che siano particolarmente sensibili al tema. L’attività che Giorgio Ballatore descrive è articolata in momenti diversi, proprio volti all’interessamento dei ragazzi e all’azione studiata in sinergia con i loro discenti, per questo ha tutti gli elementi per raggiungere l’obiettivo che si prefigge, quello di prevenire attraverso la conoscenza. Comandante del Corpo di Polizia Municipale di Rivoli Disaster Manager Dtt. Franco Berera VI Dal libro della Genesi Il Signore disse a Noè: "Entra nell`arca tu con tutta la tua famiglia […] D`ogni animale mondo prendine con te sette paia, il maschio e la sua femmina; degli animali che non sono mondi un paio, il maschio e la sua femmina[…] Perché tra sette giorni farò piovere sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti; sterminerò dalla terra ogni essere che ho fatto". Noè fece quanto il Signore gli aveva comandato.Noè aveva seicento anni, quando venne il diluvio, cioè le acque sulla terra. […]Dopo sette giorni, le acque del diluvio furono sopra la terra;[…] proprio in quello stesso giorno, eruppero tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono. Cadde la pioggia sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti. […] Il diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le acque crebbero e sollevarono l`arca che si innalzò sulla terra. Le acque divennero poderose e crebbero molto sopra la terra e l`arca galleggiava sulle acque. Le acque si innalzarono sempre più sopra la terra e coprirono tutti i monti più alti che sono sotto tutto il cielo. Le acque superarono in altezza di quindici cubiti i monti che avevano ricoperto.[…]Così fu sterminato ogni essere che era sulla terra: dagli uomini, agli animali domestici, i rettili e gli uccelli del cielo; essi furono sterminati dalla terra e rimase solo Noè e chi stava con lui nell`arca. Le acque restarono alte sopra la terra centocinquanta giorni. (Genesi 7,1 – 7,23) 1 Capitolo 1 IL PROCESSO DI ACQUISIZIONE DI UNA CULTURA DI PROTEZIONE CIVILE 2 1.1 La necessità dell’azione della Protezione Civile Da sempre l’uomo si è travato innanzi alla necessità di confrontarsi con fenomeni naturali ed eventi artificiali pericolosi e dannosi. Questi hanno reso necessaria la creazione di organizzazioni di persone, pronte e capaci a far fronte alle emergenze dettate da alluvioni, terremoti, maremoti, esondazioni, uragani, ma anche incendi, fughe di gas etc. Oggi ancor di più, sembra che il progresso esasperato non vada di pari passo con il raziocinio: paesi industrializzati e paesi poveri, paesi informatizzati e paesi dove l’alfabetizzazione è un miraggio, paesi dove si reclamizzano cibi per animali e paesi dove bambini muoiono di fame ed altri ancora. L’esigenza di intervenire tempestivamente, laddove si presenta un pericolo potenziale o reale, impone agli stati moderni di destinare una parte delle risorse umane ed economiche ad investimenti volti a potenziare l’attività di prevenzione dai rischi e le attività di pronto intervento in situazioni critiche. 2 L’uragano Katrina2, L’uragano Katrina si è abbattuto il 27 agosto 2005 sulle coste sud orientali degli Stati Uniti. La NASA e la JAXA hanno reso disponibili delle immagini che evidenziano il movimento del l’uragano Katrina. Nella pagina seguente, la figura I. di sinistra mostra la situazione del 27 agosto 2005 alle ore 8:20, ora locale, quella di destra la situazione di 2 giorni dopo alle ore 10:42. 3 Figura I. Evoluzione dell’uragano Katrina. Figura II. Figura III. che ha sconvolto gli Stati Uniti, ha dimostrato che non sempre il danaro è sufficiente a garantire previsione ed efficienza. 4 Figura II. e figura III. ritraggono la città di New Orleans; rese disponibili dalla NASA, sono state effettuate con un telescopio che si trova su un satellite in orbita introno alla terra: la prima risale al 2000, mentre la seconda è del 13 settembre 2005. Si nota che il livello delle acque è salito notevolmente arrivando a coprire quasi tutta la zona, ricordando che è una zona densamente popolata ci si rende immediatamente conto degli effetti devastanti di questa calamità Nella figura IV, del 31 agosto 2005, si può notare un esempio più evidente dei danni che tale uragano ha provocato. Figura IV. Nella pagina seguente, la figura V. mostra una situazione simile risalente al 26 agosto 2005, dei danni causati in Florida sempre dallo stesso uragano. 5 Figura V. La cultura di oggi, che ha profonde radici sulla televisione, fa si che il fruitore, abituato a film che descrivono eventi calamitosi, quando vengono presentati al telegiornale situazioni come quelle create dagli uragani, tende a pensare che sia un avvenimento assolutamente lontano dalla sua vita. E’ però un pensiero molto pericoloso perché porta a non prendere precauzioni di nessun tipo e finisce per essere impreparato a quelle situazioni che nel suo territorio possono capitare. Più vicino alla nostra realtà, in Piemonte, le minacce di alluvione, per fortuna con frequenza bassa, ma non per questo meno pericolose, sono un ulteriore esempio di calamità. Si ricordi quella del novembre 1994. 6 La figura VI. Ritrae il Comune di Nizza Monferrato il 4 e 5 novembre ‘94. Figura VI. Questi scenari apocalittici, vengono contrastati dal nascere di una nuova scienza, nuovi studi e nuove materie. Studi sulla difesa dei tesori naturali, quegli stessi che spesso contribuiscono alla sopravvivenza della razza umana. Innovazioni tecnologiche e nuovi materiali consentono di prevenire, studiare ed attenuare i rischi derivanti dai terremoti ed altri eventi naturali . Conferenze internazionali su temi comuni quali: deforestazione, ozono, idrocarburi ed altro ancora, contribuiscono a creare una coscienza dei pericoli. L’analisi dei fenomeni e la pianificazione delle emergenze, così come la gestione dei grandi eventi, l’informazione e l’approfondimento di tutte queste tematiche si possono sintetizzare con solo due parole: Protezione Civile. A proposito di prevenzione ricordiamo il grande lavoro espletato di recente dalla Protezione Civile e dalle Istituzioni, a Roma durante le esequie del Papa Giovanni Paolo II. 7 Figura VII. Nella figura VII. è possibile vedere scorte di acqua preparate dalla Protezione Civile in vista dell'enorme afflusso di fedeli in Piazza San Pietro. Gli stati moderni che si adoperano maggiormente per diffondere nozioni di cultura civile ed ambientale sono inevitabilmente quelli più ricchi, quelli cioè in grado di attuare politiche rispettose dell’ambiente e dell’essere umano, destinando allo scopo parte della propria ricchezza. Purtroppo in svariate parti del pianeta, come quelle occupate da popolazioni povere e devastate da economie fortemente in deficit, la diffusione della cultura civile ed ambientale non rientra tra le priorità più cogenti, nonostante le calamità ambientali e i danni arrecati dall’uomo alla natura e alla civiltà, abbiano, proprio in queste zone, conseguenze devastanti anche e soprattutto perché le popolazioni colpite non godono delle risorse economiche per fronteggiarle. È un auspicio unanimemente condivisibile che i Paesi cosiddetti “ricchi” prendano atto che il progresso, verso il quale tendono e 8 che inseguono grazie ad investimenti di denaro e all’apporto della scienza e della tecnologia, non può prescindere, anzi, deve essere indissolubilmente legato al proposito di proteggere l’ambiente e, con esso, l’uomo stesso. Soltanto immettendosi in questa prospettiva, infatti, si potranno prevedere, con minor approssimazione, catastrofi ambientali quali, il maremoto che ha colpito le coste indonesiane e indiane o l’uragano che ha dilaniato la costa nord orientale degli Stati Uniti. Eventi catastrofici che sono stati ampiamente documentati e che hanno tanto impressionato l’opinione pubblica. Figura VIII. La figura VIII. sono fotografie aeree con la vista d’insieme della devastazione causata dalle onde dello Tsunami che colpì i paesi dell’Oceano Indiano il 26 dicembre 2004. In particolare nella foto di sinistra è visibile una colonia di pescatori dell’India del sud, mentre a destra un altro insediamento cittadino dell’India 9 . Figura IX. La figura IX. mostra “il prima e il dopo” del passaggio dell’onda anomala. Le due immagini da satellite evidenziano una stessa provincia indonesiana, ma a sinistra nel 2003 prima dello Tsunami , mentre a destra tre giorni dopo il disastro. Si nota come l’acqua abbia spogliato la terra dalla vegetazione lavando via ogni cosa sul proprio cammino. Il numero delle vittime umane sono state più di 140.000. Anche nei paesi poveri è possibile organizzare una risposta efficace di Protezione Civile, ma è in maggior parte un impegno che devono assumere i paesi “ricchi”. Essi devono portare soccorso, con metodi moderni e organizzati, usufruendo di personale ben addestrato. 10 1.2 Storia della cultura della Protezione Civile L’esigenza di contrastare gli eventi calamitosi fu chiara già agli antichi, che crearono delle squadre di uomini addetti a intervenire in caso di incendio. L'istituzione delle prime milizie organizzate per lo spegnimento degli stessi risale al 289 a.C. Nel 22 a.C. Augusto3 istituì un corpo composto di 600 schiavi preposti alla vigilanza notturna e all’estinzione degli incendi. Figura X. In quei gruppi organizzati risiede l’origine degli attuali Vigili del Fuoco che a loro volta si possono considerare i precursori della 3 Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto (63 a.C-14 d.C.), primo imperatore romano 11 Protezione Civile. Nell’epoca romana si consideravano degne di attenzione solo le calamità che erano più frequenti, quali gli incendi. Per avere chiara l’importanza che doveva avere il problema degli incendi, si pensi a due avvenimenti molto famosi proprio degli anni intorno alla nascita di Cristo: l’incendio di Roma sotto l’impero di Nerone4 e l’incendio della Biblioteca di Alessandria d’Egitto durante le guerre civili dell’epoca di Giulio Cesare5. Il primo incendio avvenne nel 47 a.C., durante la guerra civile tra Cesare e Pompeo6; presso Alessandria d’Egitto, il fuoco divorò il porto cittadino e si estese anche ad alcuni depositi della biblioteca più famosa del mondo, distruggendo circa 40.000 volumi. Il secondo incendio, iniziato nella notte del 18 luglio 64 d.C., si sviluppò nei quartieri poveri e malsani della città. Il fuoco, favorito anche dalla stagione calda, diventato inarrestabile, si estese nei quartieri vicini; dopo tre giorni raggiunse i quartieri della borghesia e dopo altri quattro le fiamme avvamparono su tutta Roma. In 9 giorni il novanta per cento della città era ridotta in cenere; solo 3 quartieri dei 14 esistenti ne furono risparmiati. Con il passare dei secoli, la tipologia delle calamità da fronteggiare si è estesa e con essa è nata e si è evoluta, una 4 Lucio Domiziano Nerone (37 – 68 d.C.) imperatore Romano 5 Caio Giulio Cesare (100– 44 a.C.) condottiero, uomo politico romano e scrittore 6 Gneo Pompeo Magno (107-48 a.C.) generale e uomo politico romano nel 60 forma il primo triunvirato insieme a Licinio Crasso e Cesare 12 scienza nuova, volta non solo più a contrastare ogni tipo di disastro ma anche a prevenirlo. Nella metà del secolo scorso gli Stati Uniti, sotto la direzione del Ministero della Difesa e con l’apporto di tecnici civili, hanno realizzato una strategia, a livello nazionale, allo scopo di intervenire in caso di un attacco nucleare. Negli stessi anni, una svolta determinante è avvenuta in Svizzera, presso l’Università di Friburgo, dove sono nati i primi studi di approfondimento sui temi del Disaster Management, sulla scorta del ben conosciuto Piano Wahlen7 che garantì sicurezza e indipendenza durante il secondo conflitto mondiale, grazie ad uno staff di urbanistiche approfondirono gli argomenti già schematizzi nel succitato piano. In Inghilterra, il premio Nobel Patrik Blackett8, sfruttando le metodologie di tattica e strategia militare, applicando le teorie matematiche e statistiche che si utilizzano negli studi di fisica, creò una nuova disciplina finalizzata ad analizzare ed ottimizzare le procedure da attuare in situazioni d‘incertezza, come per esempio le calamità naturali. 7 Il piano Wahlen nasce in Svizzera dall’esperienza della disciplina militare, durante la seconda guerra mondiale, per far fronte alle possibili situazioni di emergenza legate alla situazione contingente. Il piano ha avuto eco grazie anche agli studi di Enrico Quarantelli, oggi direttore del Disaster Research Center della Delaware University. 8 Patrick Maynard Stuart Blackett (1897-1974 ) fisico britannico. Premio Nobel 1948. Nel 1940 coordinatore della Operations Research. Nel 1944 viene insignito dal Dipartimento della Guerra della medaglia al merito per il servizio civile. 13 In Italia il primo corso di Disaster Management, riconosciuto dal U N D R O9, si è tenuto presso l’Università di Napoli nel 1986. I primi studi sulla Protezione Civile sono la naturale evoluzione della primaria disciplina militare nata come “Difesa Civile”. La Protezione Civile, in Italia, è il complesso degli organi incaricati della prevenzione di calamità pubbliche (disastri naturali, episodi di grave inquinamento ambientale) e degli interventi di urgenza da compiere quando si verificano. Il servizio nazionale della Protezione Civile è stato istituito nel 1992 e fa capo alla Presidenza del Consiglio. Costituisce un sistema di competenze cui concorrono le amministrazioni dello Stato, le Regioni, le Province, i Comuni e gli altri enti locali, gli enti pubblici, la comunità scientifica, il volontariato, gli ordini professionali. Il decreto legislativo n. 300 del 30 luglio 1999 ha istituito l’Agenzia di Protezione Civile.10 Oggi il Disaster Management si occupa prevalentemente di emergenze non intenzionalmente prodotte dall’uomo ed è materia di insegnamento in molteplici università e istituti post universitari del mondo. Questi studi affrontano due diverse tematiche: da una parte delineano scenari di rischio e possibili collassi di sistemi 9 United Nations Disaster Relief Office: l'organo di controllo europeo in materia di emergenze, con sede a Ginevra. 10 Il Decreto Legislativo si inserisce nella riforma dell'organizzazione del Governo, a norma dell'art. 11 della Legge n. 59 del 15 marzo 1997. Per quanto riguarda la creazione delle Agenzie di protezione civile si vedano gli articoli dal n. 79 al n. 87. 14 organizzati di ogni genere ( idrologici, tecnologici, sismologici etc.); dall’altra hanno come obiettivo quello di sensibilizzare la popolazione su tematiche quali la prevenzione e le tecniche di soccorso. La disciplina della Protezione Civile si è evoluta molto negli ultimi anni: le materie che la compongono, nel corso del tempo, si sono arricchite di contenuti che ne hanno migliorato la qualità e lo “spessore”. Detto spessore non deriva soltanto dall’apporto dato dalle leggi, dai regolamenti o dai protocolli, che codificano la materia, ma, soprattutto, dal lavoro quotidiano e capillare di persone qualificate che hanno come scopo primario la formazione, l’informazione e la divulgazione di una cultura di Protezione Civile nella società e hanno esperienze dirette da trasmettere. 15 1.3 I concetti base della moderna Protezione Civile La Protezione Civile si occupa di prevedere e quindi prevenire, potenziali rischi calamitosi. Nel caso non fosse possibile annullare gli effetti nefasti del pericolo, essa si occupa d’intervenire portando i soccorsi necessari ai cittadini coinvolti e di attivare gli strumenti necessari diretti a superare la situazione di emergenza. Affinché tutte queste attività risultino efficaci, è necessario collaborare in stretto legame con i cittadini, sensibilizzando la comunità affinché conosca l’operato della Protezione Civile. Perché il “concetto di sicurezza” sia radicato nelle persone, non è sufficiente parlare astrattamente di terremoti, tsunami, eruzioni vulcaniche ed altre calamità, ma si deve anche insegnare ai cittadini ad autoproteggersi dai rischi quotidiani. Creare questa mentalità sugli eventi più ricorrenti, ma anche meno disastrosi e pericolosi, servirà come base per insegnare a capire e prevenire pericoli più grandi. Questi obiettivi ambiziosi potranno essere raggiunti se si riuscirà a diffondere quella che si può definire “cultura della sicurezza”. Il messaggio forte che deve giungere al cittadino e che deve restare nel profondo della memoria, si può riassumere in tre parole: “regole, solidarietà e volontariato“. Il primo concetto, ossia le “regole”, sono alla base di una buona convivenza e di una corretta forma di rispetto verso gli altri. Il 16 secondo concetto, “solidarietà”, vuole indicare l’amicizia profonda che normalmente lega gli esseri umani. Ultimo concetto, non meno importante, è il “volontariato”. Infatti il cittadino deve avere la consapevolezza che molta parte degli aiuti che può ricevere in caso di calamità o incidente arriva da altri cittadini come lui, che si sono offerti di essere di aiuto per gli altri. Questo con lo scopo di incentivare una coscienza collettiva di volontariato. La forza della Protezione Civile è racchiusa proprio in questa formula di tre soli vocaboli. 17 1.4 La comunicazione nel linguaggio giovanile: il punto di vista delle Istituzioni e la formazione del docente Ormai da qualche anno a questa parte le Istituzioni dello Stato, delle Regioni, delle Province e dei Comuni hanno dato segnali di sensibilità nei confronti delle materie ambientali e di Protezione Civile. Numerose sono le testimonianze, sul piano legislativo, di un atteggiamento volto a creare nei cittadini una cultura di prevenzione e attivazione degli strumenti che sono necessari in caso di calamità o di pericoli intrinseci nella vita quotidiana. Di seguito riportiamo alcuni esempi di stimoli che le Istituzioni forniscono allo scopo di avvalorare i concetti di trasmissione di una cultura di Protezione Civile nei cittadini di domani. Cittadini che saranno gli imprenditori, gli operai, i dirigenti pubblici del futuro. Progettare per loro e soprattutto con loro, una città più sicura, è l’impegno forte delle Istituzioni. 18 Nel 1992 nasce il Progetto Scuola Sicura11 con lo scopo di inserire nella scuola dell’obbligo l’insegnamento della Protezione Civile. Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco è stato individuato come parte privilegiata del progetto, probabilmente perché, anche per motivi storici, resta il primo referente del cittadino in caso di calamità naturali. Il progetto tende a favorire l’inserimento nella scuola dell’obbligo di un programma globale di educazione incentrato sui rischi naturali, dell’ambiente domestico e scolastico, che coinvolga anche l’aspetto comportamentale ed avvicini i ragazzi alle realtà della Protezione Civile. Lo scopo dell’iniziativa, infatti, non è solo quello di dare utili informazioni sulle norme di sicurezza da adottare in caso di emergenza, ma anche di formare ed educare il giovane a comportamenti che siano improntati alla solidarietà, collaborazione ed autocontrollo. 11 Programma didattico realizzato dal Ministero dell’Interno in collaborazione con il Ministero della Pubblica Istruzione e con il Dipartimento della Protezione Civile. E’ stato creato un Comitato Organizzatore Nazionale del Progetto Scuola Sicura , di cui fanno parte rappresentanti del Ministero dell’Interno, del Ministero della Pubblica Istruzione, del Dipartimento della Protezione Civile, del Ministero dell’Ambiente, del Corpo Forestale dello Stato, della Croce Rossa Italiana, dell’A.g.e.s.c.i., dell’A.n.p.a.s., della Siemens e della Telecom.A livello locale il Progetto è coordinato dalle Prefetture, attraverso un Comitato Organizzatore Provinciale, cui partecipano oltre al Provveditorato agli studi ed al locale Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, anche rappresentanti degli enti locali, enti pubblici e privati, aziende di servizi, organizzazioni di volontariato. 19 Un altro aspetto particolarmente interessante di questo progetto è che sono stati previsti corsi di formazione per i docenti che dovranno portare nella scuola la materia “Protezione Civile”. Corsi che propongono incontri diretti tra la scuola e le Istituzioni, come visite guidate nelle strutture locali della Protezione Civile. In fine, un momento di particolare importanza sono la redazione di un piano di evacuazione di un complesso scolastico e le esercitazioni di verifica. Il Ministero della Pubblica Istruzione con la Circolare n. 122 del 2000, prendendo come riferimento il Decreto Legislativo n. 626 del 1994, ribadisce l’importanza della sicurezza ed il ruolo primario della scuola per la sensibilizzazione e la formazione dei cittadini su tali argomenti. I punti salienti di detta circolare recitano che“[…]Il rispetto della personalità collettiva ed individuale ed il miglioramento delle qualità della vita può essere più adeguatamente sostenuto con l’apporto di nuove generazioni opportunamente sensibilizzate e formate ad una cultura della sicurezza e della prevenzione, nell’ambito di uno sviluppo che tenga conto anche della salvaguardia dell’ambiente e della salute. Ed è la scuola il luogo in cui si realizzano e trasmettono cultura, valori ed idee […] Tra le varie iniziative finalizzate alla diffusione della cultura della sicurezza e prevenzione, non si può prescindere, nell’ambito di tutte le forze operative della scuola, da un adeguato coinvolgimento anche e soprattutto degli alunni […] tramite l’affermazione, la diffusione ed il convinto insegnamento, che deve trovare il momento propulsivo e determinante proprio all’interno della scuola medesima […]” 20 Mentre invece la Carta 2000 – Sicurezza sul Lavoro12 pone particolare attenzione alla necessità di creare una nuova cultura della sicurezza nei lavoratori di domani (gli studenti di oggi). La salute e la sicurezza pubblica sono invece stati l’imperativo che il Governo e le Istituzioni si sono date per l’anno 2000, probabilmente partendo dal presupposto che l’Italia, nell’anno precedente, è stato il paese con il primato negativo per il numero degli infortuni e morti sul lavoro. Questi esempi dimostrano che sono stati fatti degli sforzi da parte delle Istituzioni, sono state emanate diverse leggi13, ma da sole non bastano. Deve cambiare la cultura. La sicurezza deve diventare materia scolastica, perché entri nella coscienza profonda dei futuri lavoratori e dei futuri imprenditori. Il Piemonte è, a livello locale da sempre, tra le regioni più impegnate nelle attività di informazione e diffusione delle tematiche di base di Protezione Civile e le istituzioni scolastiche vengono considerate un contesto di fondamentale importanza a cui destinare questi insegnamenti. La Regione Piemonte considera necessarie le iniziative formative nelle scuole che hanno lo scopo di informare quanti sono soggetti a un pericolo o quanti devono “convivere” con 12 Carta 2000 – Sicurezza sul Lavoro è il manifesto programmatico del Governo, Istituzioni, Amministrazioni locali e parti sociali per vincere la battaglia in favore della salute e della sicurezza sul lavoro. Presentata presso il porto antico di Genova il 3, il 4 e il 5 dicembre 1999 13 Tra le altre, il Decreto Legislativo n. 626 del 1994 21 particolari situazioni di rischio, illustrando quali possono essere i comportamenti da tenere in caso di calamità. Questi sono, infatti, gli elementi base della Cultura di Protezione Civile, intesa anche come l’insieme delle idee, delle conoscenze e delle modalità di percepire, di valutare e di agire, che sono state sviluppate riguardo al problema dell’emergenza e dei rischi. Una prima attività della Regione è stata introdurre La giornata della Protezione Civile istituita dal 1996. Essa è una ricorrenza annuale, in cui il giorno cinque del mese di novembre, si organizza una festa, come momento di sintesi delle iniziative che coinvolgono le istituzioni scolastiche e non. Tra le iniziative patrocinate dell’ente regionale, che riguardano le scuole si può annoverare il concorso Amico Fiume, indirizzato agli alunni delle scuole elementari e medie allo scopo di sensibilizzare i più giovani alla “cultura di prevenzione”. Figura XI. Questa iniziativa prevedeva l'ideazione grafica e lo slogan della campagna di Protezione Civile 2003 Amico Fiume. Il concorso è stato vinto dagli undici alunni dalla pluriclasse quarta e quinta dalla Scuola elementare Domenico Savio di Villareggia (TO) che ha creato Gocciolone . 22 Figura XII. Gocciolone Dalla primavera 2003 l'Assessorato alla Protezione Civile della Regione Piemonte, utilizzando come simbolo Gocciolone ha avviato la Campagna di pulizia dei fiumi del territorio piemontese. Ogni provincia "adotterà" uno o più corsi d'acqua e si occuperà della messa in sicurezza degli stessi. 23 Figura XIII. Figura XIV. Esseoesse è invece il titolo di uno spettacolo di burattini realizzati con materiali d'uso comune assemblati fra loro. In esso si narra la giornata di un bambino soggetto a piccoli e grandi rischi che riesce ad affrontare nel migliore dei modi. Questo progetto, sempre della Regione, si rivolge a un pubblico di bambini della scuola materna e primo ciclo elementare. Dal 1998 ad oggi sono state realizzate più di 260 rappresentazioni. Un’altra iniziativa della Regione è Fuori pericolo!, spettacolo che affronta i comportamenti da tenere in caso di calamità naturali o derivanti dall'intervento dell'uomo, evidenziando alcune piccole-grandi azioni che ciascuno può eseguire nell'attesa dei soccorsi (nella figura n.XIV la locandina). Questo progetto si rivolge ai ragazzi delle scuole elementari e medie. Dal 1997 a oggi sono state realizzate più di 33 repliche che hanno coinvolto circa 10.000 ragazzi. 24 Figura XV. Acqua di Po è un’ulteriore iniziativa che integra e prosegue il programma di attività educative avviate dallo spettacolo Esseoesse. La scenografia dello spettacolo è composta da un plastico animato, che rappresenta un tratto del fiume Po lungo la Pianura Padana piemontese. Alcune immagini delle più recenti alluvioni in Piemonte, trasmesse direttamente sulla scena da un videoproiettore, si sovrappongono drammaticamente allo spettacolo, nel momento più emozionante, quello dell'alluvione. Un’altra realizzazione molto interessante è il Diario di Protezione Civile, che è un vero e proprio diario scolastico per gli alunni delle scuole elementari. Ha lo scopo di sensibilizzare i più giovani alle tematiche della Protezione Civile. Un simpatico personaggio di nome Rischiotto indica ai bambini come comportarsi in caso di piccole e grandi emergenze, illustrando tutto ciò per mezzo di vignette e giochi. Il diario è inteso come strumento didattico e la distribuzione privilegia le scuole che intendono impostare un progetto educativo relativo alle tematiche della Protezione Civile. Si veda nella pagina seguente, in figura XVI. la copertina del Diario di Protezione Civile. 25 Figura XVI. Tutte queste iniziative ed attività della Regione Piemonte sono finalizzati a sensibilizzare soprattutto i bambini e i ragazzi ma con loro anche gli adulti. L’obiettivo è sempre quello di riuscire a trasmettere una vera cultura di Protezione Civile, una maggiore consapevolezza dei pericoli e delle azioni da intraprendere nelle differenti situazioni. Gli operatori del settore di Protezione Civile, che sono stati coinvolti nelle iniziative volte a divulgare la cultura di Protezione Civile nelle scuole, si sono trovati di fronte ad un compito arduo. Hanno accettato, infatti, di portare a termine un progetto ambizioso, che esula dalle proprie competenze specifiche poiché, provenendo da un contesto diverso, prevede un inserimento nel mondo della scuola. La parte più facile, ma che assorbe comunque molto tempo, è preparare la lezione, 26 documentarsi, approfondire gli argomenti. Quella più difficile è rendere efficace l’esposizione dei concetti che si intendono passare agli ascoltatori. Una persona che si trova a dover insegnare, non avendo una preparazione specifica, anche se possiede un’ottima padronanza della materia, si trova spesso nell’incapacità di rendere facilmente comprensibile il suo insegnamento. Diventa quindi necessaria una preparazione all’educazione per lo stesso educatore. Su questi argomenti sono numerosi gli spunti e le riflessioni degli esperti in materia di educazione. Suor Rosanna Costantini14, per citare un esempio, in un suo testo sulla visione psicologica dell’insegnamento effettua alcune interessanti riflessioni. In primo luogo sostiene che si deve tenere conto dell’allievo non solo in quanto individuo ma anche come essere sociale e teologico; si devono inoltre inserire gli insegnamenti nel contesto di vita quotidiana dell’allievo stesso. La relazione educativa non deve più essere concepita come un mero flusso informativo unidirezionale, ma deve essere basato su una forte interattività fino a diventare un dialogo in cui si tengano presenti le differenze tra i singoli allievi. La relazione educativa, dal punto di vista psicologico, è una situazione di convergenza che coinvolge processi di crescita e di comunicazione, individuali e interpersonali, di gruppo e istituzionale-organizzativi, che esigono il contributo di approcci metodologici differenti. 14 Suora Rosanna Costantini, docente presso la Facoltà Auxilium 27 Franta15 Herbert ha scritto diversi libri sulla comunicazione e sull’insegnamento, sostenendo che chi deve portare messaggi ai giovani, come un educatore o un insegnante, è chiamato ad assumere una posizione guida. Egli sostiene che sia quindi necessario creare un positivo contatto socio-affettivo manifestano con sotto i giovani; forma di questi comportamenti rispetto, calore si umano, considerazione. Tali bisogni sono avvertiti in misura maggiore dalle persone in crescita, in quanto si trovano in posizione di inferiorità e di dipendenza di fronte agli adulti e non hanno ancora sviluppato o consolidato un positivo concetto di se stessi. Ci sono degli importanti punti di sovrapposizione tra i due sociologi cattolici dai quali si evince che l’educatore deve essere una guida autorevole, ragionevolezza gli capace interventi cioè in di vista organizzare con dell’autonomia dell’educando, di orientare le attività in vista di un progetto di vita. L’educatore deve essere una guida, capace di rendere la comunicazione trasparente e di facile comprensione. Deve altresì interagire con il mondo giovanile, avvicinandosi ad esso, tenendo ben presente l’età dei destinatari del suo messaggio. Tutto ciò non basta, per Herbert Franta. La guida deve anche essere “amorevole” cioè capace di accogliere e rispettare l’alunno nella sua attuale situazione, di comprendere il suo mondo così come lui lo vede, di incoraggiarlo attivando le sue 15 Herbert Franta , educatore salesiano tedesco. 28 risorse al fine di incrementare la fiducia e l’autostima, col l’obbiettivo finale di stimolare le sue motivazioni ad agire come individuo autonomo e responsabile. Il Disaster Manager Franco Berera16, scrive nella sua tesi che: “il termine comunicazione significa trasmissione di informazioni e partecipazione, notizie, ma condivisione anche e messa scambio in di comune, messaggi. Condividere vuol dire scambiarsi, dare e ricevere messaggi, informazioni e dati. La condivisione può avvenire tramite una gestualità o una mimica socialmente riconosciute e accettate, tramite suoni e parole, scritti o disegni e sistemi informatici. Può essere diretta o mediata da strumenti quali la radio, la televisione, i giornali o, più semplicemente, tramite altre persone che riferiscono quello che hanno sentito e hanno capito. Presupposto fondamentale perché la comunicazione sia comprensibile dai soggetti attori è la condivisione dei linguaggi, dei codici e dei gesti.“ Differenti studiosi sono giunti alla stessa conclusione, pertanto il termine comunicazione significa in primo luogo trasmissione di informazioni e notizie, ma anche messa in comune, partecipazione, condivisione e scambio di messaggi. La comunicazione teatrale può essere uno spunto molto interessante per trovare un modo efficace di trasmettere dei concetti all’uditore. Il teatro (nel senso di simulazione) può essere considerato la prossima sfida per raggiungere lo scopo 16 Comandante del Corpo di Polizia Municipale di Rivoli, ha partecipato al primo corso Disaster Management. 29 educativo. Come si evince anche dagli studi sopra citati, l’interazione e l’attenzione all’uditore è fondamentale per una comunicazione efficace. D’altro canto questo è da sempre stato l’imperativo del teatro. Se il fruitore dell’opera teatrale si annoia non tornerà e farà una cattiva pubblicità allo spettacolo. Quindi deve divertirsi ed essere stimolato dall’inizio alla fine. Nello stesso modo chi viene formato se si annoia non presterà attenzione e non ricorderà nulla. Inutile dire che il teatro ha permeato la vita degli uomini, infatti nasce da antichi riti ma forse anche dalla narrazione, dalla imitazione delle voci e dei movimenti degli animali17. Con i ragazzi è di fondamentale importanza produrre argomentazioni che abbiano riferimento al mondo in cui “loro” vivono, ricordando che potrebbe non essere lo stesso mondo in cui vive l’adulto. Anche l’uso dell’improvvisazione organizzata, in questo contesto, non assume una connotazione negativa, anzi stimola il coinvolgimento del pubblico. I testi sulla comunicazione sono concordi nel dire che un relatore classico, di fronte ad un uditorio normale, riesce a tenere alto il livello di attenzione per quindici o venti minuti. Una scolaresca, invece, ha un tempo d’attenzione che può essere ancora più breve, trascorso il quale i ragazzi iniziano a dimostrare nervosismo e noia. Nello stesso modo un buon relatore che riesce a percepire le esigenze degli ascoltatori, fa della improvvisazione 17 Oscar. G. Brockett, Storia del teatro, Venezia, Marsilio, 1988 30 il suo punto di forza. Trattare gli argomenti in modo teatrale, interrompere la lezione con alcune digressioni dal tema, concedendo loro momenti di pausa mentale, serve a suscitare e mantenere l’attenzione degli studenti. Quante volte si è sentito dire che un ottimo tecnico nella sua materia spesso non sa trasmettere le sue conoscenze in modo appropriato, non sa spiegare i concetti o non sa farsi ascoltare. E’ importante inserire nell’insegnamento l’improvvisazione come elemento teatrale. Si incoraggiano così gli spettatori ad avere curiosità riguardo agli argomenti proposti. Pertanto, il pubblico resta in attesa di quello che verrà spiegato e sarà, in tal modo, impressionato dagli argomenti trattati. In questo modo le informazioni e i concetti faranno breccia e matureranno nelle loro coscienze. La dott.ssa Amalia Vetromile18 su questo argomento scrive: “il teatro può diventare uno strumento pratico d’intervento, una tecnologia da utilizzarsi per finalità formative e informative. Attraverso la drammatizzazione delle esperienze il teatro assume i connotati di una tecnologia atta ad affrontare e soddisfare le richieste della committenza.” In definitiva spesso è necessario, parlando con i ragazzi, condurli per mano in un viaggio semplice ma contornato da cose colorate e brillanti, mantenendo così vive il loro interesse. La spiegazione di regole e norme, può diventare facilmente un argomento molto noioso, se non viene supportato da esempi, che stimolino la fantasia dell’uditore, e se non si adottano 18 Cfr. la rivista Sviluppo e organizzazione n. 209 del 2005 31 tecniche comunicative prese in prestito del teatro. Se invece si snocciolano solo una lunga lista di regole, mantenendo anche e sempre lo stesso tono di voce monotono, si può essere certi che molto presto buona parte dell’insegnamento appreso verrà dimenticato. Anche il mondo dell’imprenditoria ha recepito l’importanza della divulgazione della “cultura della sicurezza”. Pertanto, nel panorama dei progetti educativi e delle iniziative formative che offrono risorse integrative al mondo della scuola si inserisce il marchio Fiat e i giovani19. Esso rappresenta l'impegno dell’Azienda a collaborare con le Istituzioni per la crescita culturale delle nuove generazioni. Da undici anni, Fiat e i giovani contribuisce, con spirito innovativo, all'educazione stradale offrendo alle scuole, ai docenti, alle famiglie, ai formatori degli enti locali e delle autoscuole, strumenti sempre aggiornati per sensibilizzare le nuove generazioni alla complessità della tematica sicurezza. Per l'anno scolastico 20032004 Fiat e i giovani ha messo a disposizione delle scuole un nuovo percorso organico ed esclusivo di educazione stradale, rivolto agli alunni dai 3 ai 18 anni. Apparentemente estranea dalla sfera di competenza della Protezione Civile, questa iniziativa di Fiat, ha invece delle similitudini molto importanti. Infatti è un’esperienza didattica su materie extra scolastiche, rivolte al mondo giovanile e incentrata su uno dei molteplici aspetti concernenti il “concetto 19 Cfr. Centro Coordinamento Fiat e i giovani / La Fabbrica, Via Mascheroni, 29 - 20145 Milano 32 sicurezza”. Dal progetto didattico Educare alla Strada20, promosso da Fiat e i giovani si evince, pertanto, che il comportamento del “docente Fiat”, impegnato a comunicare con i giovani nelle scuole è simile, se non uguale, al comportamento del “docente di Protezione Civile”. Fiat ha individuato delle linee guida sul metodo di insegnamento, che vengono di seguito riassunte, in quanto interamente applicabili al contesto di diffusione della cultura di Protezione Civile nelle scuole: 1. importante il colloquio preliminare con gli insegnanti al fine di conoscere le caratteristiche salienti della classe: livello di partecipazione; se si tratta di classe prevalentemente da stimolare o da “contenere”; che genere di “disturbo” possiamo aspettarci e come è meglio affrontarlo e, in generale, quali comportamenti si rivelano efficaci; 2. gli insegnanti devono preparare e poi proseguire il lavoro del docente esterno, questo per evitare l’effetto di momentaneo interessamento per diventare un percorso concordato scuola/extra scuola; 3. la lezione deve cominciare spiegando chi è il docente e per quale scopo si trova lì: la presenza di un esperto, soprattutto se è in divisa, desta sempre curiosità ed interesse. E’ bene approfittarne per far capire l’importanza dell’argomento che si va a trattare, che non è di sola competenza scolastica, ma è anche aperta al contributo, fondamentale, di altri soggetti. 20 Cfr. C. Bruni, I. Maranesi, P. Villa, Educare alla Strada, Milano, La Fabbrica, 2003 33 Capitolo 2 ESPERIENZE NEL COMUNE DI RIVOLI 34 2.1 Formazione intesa come “comunicazione” La formazione nel campo della Protezione Civile deve essere intesa come “comunicazione”, ossia come punto di incontro tra la “società”21 e la “prevenzione dei rischi”22. In questi ultimi anni lo sforzo maggiore prodotto dagli organi preposti23 alla Protezione Civile è stato indirizzato verso i giovani, cittadini di domani. Dal 1998 l’ufficio di Protezione Civile del Comune di Rivoli si è impegnato a divulgare nelle scuole alcuni concetti di base (quali l’informazione sui rischi e le procedure operative da attuarsi in caso di pericolo), dando particolare attenzione allo sviluppo delle tecniche di comunicazione, al fine di renderle idonee ai destinatari del messaggio, che sono di volta in volta interlocutori di età e scolarizzazione diversa. Uguali indirizzi formativi hanno infatti raggiunto tutti i livelli scolastici presenti sul territorio, partendo dagli asili, fino ad arrivare alle scuole medie superiori.L’esperienza tratta ha concesso di ottimizzare 21 In questo contesto per “società” s’intendono varie tipologie di gruppi umani organizzati, quali le scuole, le fabbriche, i condomini, le strade, ovvero gli ambienti abitati. 22 Si definisce “prevenzione dei rischi" l’obiettivo principale cui tende l’attività della Protezione Civile 23 Stato, Regioni, Province, Enti Locali 35 gli interventi, di studiare meglio gli approcci metodologici per riuscire a creare negli interlocutori il necessario interesse verso gli argomenti trattati. I sistemi di comunicazione, infatti, hanno forti implicazioni organizzative ed influenzano la creazione del valore aggiunto del prodotto consegnato all’utente. In questo caso si è scelto come metodo di comunicazione quello della “trasmissione degli input” che consiste nell’insegnare concetti concisi, studiati e selezionati con cura e facilmente assimilabili. Si è partiti dallo studio dei processi della comunicazione, passando poi allo studio del lavoro di gruppo al fine di trasformare le parole in dialogo. A tale proposito Benjamin Franklin24 disse: “parlami e io dimenticherò, insegnami e io ricorderò, fammi partecipare e io imparerò.” Gli operatori del settore di Protezione Civile del Comune di Rivoli hanno deciso di lavorare in accordo con il significato di questa riflessione. Essi dovevano entrare in contatto con il mondo della scuola, non comportandosi come semplici insegnanti di materie extra scolastiche, ma cercando di dare corpo al concetto di Protezione Civile con esempi pratici ed utilizzando un nuovo metodo educativo. A tal fine si è stabilito di affiancare all’Ufficio Protezione Civile il Responsabile dei Vigili del Fuoco e il delegato del Servizio “118” della Croce Verde, della Città di Rivoli. Questo lavoro di gruppo 24 Benjamin Franklin (1706-1790) statunitense. 36 scrittore, scienziato e politico ha comportato sforzi di coordinamento ben ripagati dal successo dell’iniziativa e dai riconoscimenti dei direttori didattici. Per trasmettere una coscienza di Protezione Civile ai ragazzi dovevano essere anche coinvolti i loro insegnanti, al fine di aggiornare i docenti su questa recente disciplina. L’insegnante ha anche il dovere di infondere giornalmente sicurezza ai propri allievi, sia insegnando loro come evitare i pericoli quotidiani, sia verificando i miglioramenti nelle prove di evacuazione o portando a termine progetti con temi specifici sui rischi così come suggerito dagli organi di Protezione Civile. Il docente che è sempre presente in classe, può dare continuità ai progetti, può dare corpo agli input che l’ufficio di Protezione Civile del Comune di Rivoli ha lanciato come esca ai giovani. Dopo aver esposto gli aspetti organizzativi, si passa attraverso la definizione dell’obbiettivo: in questo caso, la conoscenza dei pericoli, il modo di affrontarli guardandoli magari da nuove angolazioni, la spiegazione delle regole che consentono alla società di funzionare. Questo lavoro con gli insegnanti è stato un altro cardine importante nella trasmissione del processo di acquisizione della cultura di Protezione Civile. Il progetto comunicativo raggiunge i suoi obiettivi, le Istituzioni entrano nella scuola e si confrontano, portano idee e le discutono con i ragazzi, lasciano un segno. Si è, in tal modo, innescato un processo di sviluppo di una cultura civile e ambientale i cui frutti si potranno raccogliere nel tempo. 37 2.2 Il Comitato Operativo Misto Con provvedimento del 15 settembre 1995 il Prefetto ha stabilito che Rivoli fosse a capo del Centro Operativo Misto25 (qui di seguito denominato C.O.M.) per il coordinamento dei Comuni di Collegno, Grugliasco, Rosta, Villarbasse e Alpignano. Il C.O.M. instaura il collegamento con i suddetti Comuni coordinando le forze disponibili sul territorio, mantenendo i rapporti, per conto di tutti, con la Sala Operativa della Prefettura di Torino e con gli altri organi istituzionali. Il Sindaco è per la natura e la rilevanza sociale e territoriale delle sue funzioni, il più immediato e rilevante organo di Protezione Civile. Gli strumenti di cui si avvale, per poter operare in situazioni di emergenza, sono di carattere giuridico e di carattere organizzativo. Lo strumento giuridico utilizzato è l’ordinanza contingibile ed urgente. La Sala Operativa è la sede ove opera la struttura che consente al Sindaco di gestire in prima persona le emergenze. Quando la calamità naturale o l’evento non possono essere fronteggiati con le risorse e i mezzi a disposizione del Comune, ovvero quando l’evento interessa il territorio di altri 25 Il Centro Operativo Misto è un organo di coordinamento operante tra più comuni, creato della Prefetture, la cui sede operativa è un interlocutore unico verso la Prefettura, in caso di eventi calamitosi che interessino quei territori. 38 comuni confinanti, il Sindaco chiede l’intervento al Prefetto e al Presidente della Provincia, che provvedono ad attivare altre “forze” e strutture di soccorso. Il C.O.M. di Rivoli si riunisce mensilmente ed affronta di volta in volta le problematiche emerse26, cercando di mantenere un elevato standard di unità ed efficienza tra tutti i soggetti coinvolti. 26 Per esempio vengono discusse le problematiche relative all’acquisto di tecnologie comuni tra gli appartenenti al C.O.M. Vengono definiti dei protocolli per la trasmissione delle informazioni. 39 2.3 L’opuscolo del Comitato Operativo Misto. Nel 2003 in una riunione del C.O.M. si è deciso di creare un opuscolo informativo destinato ai cittadini. L’iniziativa rientra nell’ambito di un progetto di più ampio respiro che ha lo scopo di diffondere una cultura di Protezione Civile e costituisce un vero e proprio ponte tra le Istituzioni e i cittadini destinatari del messaggio, ossia le famiglie degli studenti e i docenti che hanno ricevuto l’illustrato presso le proprie scuole. L’illustato ha trovato la luce grazie alla sponsorizzazione della Società Acque Metropolitane Torino27 e alla ditta Microner28 filtri aria. Il C.O.M. ha individuato i seguenti temi: consigli di autoprotezione di carattere generale; consigli specifici su come agire in caso di pericolo (incendio, fuga di gas, alluvione, rilascio di sostanze nocive, terremoto, evacuazione di edificio scolastico); procedure operative per una reazione organizzata all’evento calamitoso. 27 La S.M.A.T. si occupa anche del servizio emergenza di Protezione Civile, garantendo alla popolazione la distribuzione dell’acqua in boccioni e sacchetti. 28 La ditta Microner è fornitore ufficiale dei filtri auto per il parco macchine della Polizia Municipale della Città di Rivoli e del Comune di Milano. 40 L’opuscolo contiene: due pagine per ogni Comune facente parte del C.O.M. con i numeri telefonici di emergenza di Protezione Civile; la localizzazione dei vari gruppi di volontariato operativi nel C.O.M. con numeri telefonici di riferimento; due pagine alla Provincia di Torino, Ufficio di Protezione Civile con i riferimenti tecnici urgenti. Il libretto è stato arricchito con disegni, grazie all’impegno degli scolari delle scuole di Rivoli, che hanno partecipato ad una competizione “a colpi di matite colorate”. Sono stati premiati e scelti i disegni più rappresentativi. I simpatici disegni hanno fatto da cornice ai suggerimenti di auto-protezione dai rischi. Figura XVII. - Rappresenta la copertina del Libretto di Protezione Civile del C.O.M. di Rivoli. 41 Nel 2005 l’illustrato, frutto di esperienze interne alla struttura di Protezione Civile veniva distribuita nelle scuole; la collaborazione dei sindaci, degli insegnanti, degli esperti di Protezione Civile e dei tecnici informatici ha permesso di portare a termine un importante lavoro che ha così coinvolto tutti i comuni del C.O.M., numerosi assessorati e le scuole appartenenti alla “Rete”29. Questo impegno ha consentito di far entrare nelle famiglie un opuscolo salvavita, che regala informazioni sui comportamenti da adottare in caso di eventi calamitosi e nel contempo fornisce l’opportunità di potersi avvalere di contatti diretti verso gli addetti alla Protezione Civile del C.O.M. E’ inoltre apprezzabile avere creato un prodotto uguale per tutti: stesse informazioni per gli abitanti di cinque differenti comuni in cui sono descritte le medesime procedure ed i rispettivi recapiti. L’opuscolo potrà diventare anche momento di interesse didattico se le insegnanti lo sapranno adoperare come spunto per l’educazione alla sicurezza ed alla prevenzione durante l’anno scolastico. Un’altro grande punto di forza è la possibilità di aggiornamento, infatti è possibile: effettuare il cambio dei numeri telefonici di riferimento; sostituire i nominativi dei responsabili da contattare; aggiungere notizie; inserire nuovi enti o gruppi di 29 Accordi per la creazione di protocolli di lavoro sul tema della sicurezza, che uniscono più scuole anche appartenenti a comuni diversi così da creare un sistema detto di “Rete”. 42 volontariato; sostituire o integrare il materiale fotografico o gli eventuali disegni, anche per renderlo più innovativo ed accattivante. Tutto ciò rende il materiale vivo ed aggiornato e costringe il C.O.M. ad un continuo confronto con i cittadini. 43 2.4 Interazioni tra le scuole del Comune di Rivoli e la Protezione Civile: 2.4.1 Prove di evacuazione di scuole Le prove sono un momento topico della preparazione degli allievi e dell’insegnamento. Infatti evacuare un’intera scuola, prevede una grossa preparazione e uno sforzo non indifferente da parte sia dei ragazzi che di tutti gli adulti presenti, siano essi corpo docente e non. L’evacuazione è un punto di forza della Protezione Civile: costituisce il momento più importante della comunicazione tra la Protezione Civile e la scuola, perché gli allievi possono mettere in pratica gli insegnamenti appresi. Le prove organizzate da ogni singolo complesso scolastico, coinvolgono l’intera struttura, con queste modalità: il personale non docente30, dato l’allarme di evacuazione si preoccupa di disattivare tutti i contatori e verificare la presenza di alunni in luoghi non usuali alla didattica; i ragazzi devono lasciare tutte le loro cose, interrompere immediatamente ogni attività e predisporsi ad uscire come previsto31 con un apri-fila e 30 Operatori scolastici, addetti alle pulizie ecc. 31 Percorsi predefiniti dai consulenti alla sicurezza, così come previsto dalla legge. 44 un chiudi-fila; gli insegnanti, raccolto il registro presenze, e verificato che non manchi nessuno, accompagnano i ragazzi fuori dall’aula seguendo i percorsi assegnati32; gli addetti ai controlli33 verificano che tutto si svolga in modo efficace ed efficiente. Durante le prove di evacuazione sono presenti la Croce Verde, i Vigili del Fuoco, i rappresentanti dell’ufficio Comunale di Protezione Civile. Le prove di evacuazione sono il momento migliore per mettere alla prova la cultura e i mezzi della Protezione Civile. Tutti gli elementi costitutivi sono presenti. Ci sono infatti i rappresentanti delle Istituzioni, le cartine poste nelle aule e nei corridoi. In questa particolare circostanza è possibile verificare l’efficacia della didattica, valutando i comportamenti tenuti dagli allievi e dagli insegnanti, esaminare l’assimilazione del concetto di solidarietà, che dovrebbe trovare applicazione nel momento in cui i ragazzi affrontano un potenziale pericolo. Dal riscontro di eventuali anomalie o errori, nasce l’esigenza di apportare eventuali correzioni. La modifica dei protocolli sulla sicurezza diventa un momento di importante. Da questi presupposti, ogni anno scolastico, a partile da quello 1997-1998, le scuole della “Rete”34 hanno richiesto la consulenza dell’Ufficio di Protezione Civile Comunale e la 32 Cfr.nota precedente. 33 Personale docente incaricato dalla scuola, così come previsto nel piano della sicurezza interna; consulente, o funzionari dell’Ufficio Comunale di Protezione Civile. 34 Cfr nota 29. 45 presenza di tecnici sia nelle aule, come momento di preparazione e di verifica, che nelle prove di evacuazione. Figura XVIII. Nella figura XIX. è riportata pagina 17 del libretto del C.O.M. di Rivoli, in cui si vede un disegno fatto da un allievo di una scuola elementare che raffigura il concetto di solidarietà durante l’evacuazione. 46 2.4.2 Istituzioni nella scuola Al fine di consolidare il concetto di coscienza di Protezione Civile e la cultura della sicurezza, nascono alcune iniziative fortemente volute dalla Dott.ssa Di Martino35 e dal’Ufficio di Protezione Civile del C.O.M. di Rivoli. Con l’Insegnante Adriana Raschi36 prende il via il percorso Istituzioni nella scuola: alcune ore di dialogo con la Polizia, i Carabinieri, i Vigili del Fuoco, la Croce Rossa, la Polizia Municipale, le Associazioni di Volontariato, dove gli allievi iscritti nelle classi delle scuole aderenti alla “Rete”37 e i loro insegnanti, si confrontano ed imparano a conoscere e a familiarizzare con le “divise” presenti nella città. Poiché la scuola ha quasi totalmente eliminato lo studio dell’ Educazione Civica, si è reso ancora più necessario spiegare il ruolo e le responsabilità dall’operatore che indossa una differente divisa. Al termine di questo percorso le idee di tutti sono più chiare ed emerge un nuovo punto di vista e, soprattutto, un maggiore 35 Dott.ssa Antonietta Di Martino, Dirigente Scolastico del Primo Circolo Didattico di Rivoli. Svolge anche il ruolo di tutor per la formazione sulla sicurezza dei dirigenti scolastici, su incarico dell’Ufficio Scolastico Regionale Piemontese. Collabora, inoltre, con il Ministero dell’Istruzione, sempre in materia di sicurezza. 36 Insegnante della scuola “Don Dilani”, Responsabile della sicurezza. 37 Cfr nota 29. 47 rispetto verso “gli uomini in divisa” che non sono più identificati, come spesso accade, solamente come organo di controllo e repressione, ma come persone intente ad aiutare e soccorrere il cittadino. L’adulto di domani riesce così anche a distinguere meglio le diverse figure istituzionali presenti sul territorio; comprende appieno le mansioni, capisce l’importanza del volontariato e spesso sfata le proprie errate convinzioni. Formulando domande, i ragazzi scoprono che le “divise” presenti in classe sono parte integrante della Protezione Civile. 48 2.4.3 Altri incontri con la scuola La dottrina di Protezione Civile, trova un momento di interessante connubio nella scuola mediante la messa in campo di convegni educativi su materie specifiche di interesse per gli insegnanti e le famiglie. Citiamo ad esempio i due convegni: Dolce Boccone e Che acqua scorre, che aria tira. Il primo, svoltosi nel 2004, aveva per argomento l’educazione alimentare (vedi figura XIX); partendo dai rischi nelle mense scolastiche, passando per quelli legati alla dislocazione delle stesse, per finire ai rischi nella distribuzione e al primo soccorso nei casi di infortuni a tavola. Figura XIX. 49 Questo convegno ha coinvolto tutte le insegnanti della “Rete”, l’A.S.L. 5 e alcuni consulenti esterni sulla sicurezza. Si può considerare come ottimo risultato anche il fatto che siano intervenuti oltre duecento partecipanti qualificati, in due giorni. Mentre il secondo Che acqua scorre, che aria tira, convegno patrocinato dal Comune di Rivoli ed organizzato dal Primo Circolo Didattico di Rivoli38 si è svolto nel maggio 2005 e l’argomento era l’acqua che entra nelle nostre case e l’aria che siamo costretti a respirare (vedi figura XX). Figura XX. Alla presenza di funzionari della S.M.A.T. (acquedotto), di rappresentanti della ditta Microner (filtri per l’aria), dell’A.S.L. 5, e di due pneumologi dell’Ospedale Molinette di Torino, si è 38 In particolare nelle persone della Dirigente Dott.ssa Di Martino e dell’insegnante Dott.ssa. Ferrari. 50 aperto nella Sala Consiliare del Comune di Rivoli un discorso sull’acqua che beviamo e sull’aria che respiriamo. La Protezione Civile è intervenuta per verificare le potenziali risorse in caso di calamità naturali o di carattere antropico. Il dr. Cappuccio, responsabile della Protezione Civile del Servizio Acque Metropolitane Torino, si è soffermato sui rischi terroristici e atti di vandalismo, e sui sistemi di sicurezza messi in essere dal suo ufficio al fine di contrastare tali fenomeni. Tutte queste attività, sempre in continuo studio evolutivo sono finalizzate a mantenere alto il profilo della comunicazione di Protezione Civile, cosicché lo slancio iniziale non abbia a far cadere quella buona tensione che deve far parte del progetto “ Cultura di Protezione Civile”. 51 2.5 Risposte delle scuole di Rivoli agli input delle Istituzioni 2.5.1 Introduzione e premesse organizzative ed istituzionali La scelta del metodo per condurre i giovani a capire l’importanza della sicurezza è stato un altro argomento di discussione e di studio. La scuola ha assunto un ruolo fondamentale come veicolo di trasmissione di concetti di auto-protezione che devono raggiungere le famiglie e di conseguenze la società civile. I risultati del percorso scelto hanno portato a risultati in alcuni casi rilevanti e in altri addirittura sorprendenti. L’ufficio di Protezione Civile del Comune di Rivoli ha collaborato con il Dirigente Scolatico, Dott.ssa Antonietta Di Martino,39 trovando porte aperte per la creazione di una nuova cultura di Protezione Civile nella scuola ed anche la possibilità di creare laboratori per gli studenti e gli insegnanti. La Dott.ssa Di Martino in ottemperanza alle norme40 è riuscita a portare a termine un accordo di “Rete”41 tra le 39 Cfr nota 35. 40 Decreto Legislativo n. 626 del 1994, Decreto Ministeriale n. 382 del 1988 e Decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999. 41 Cfr 29. 52 istituzioni scolastiche, per gli adempimenti in materia di sicurezza. I primi ad essere coinvolti sono stati i circoli didattici della Città e in seguito, quelli dei Comuni confinanti di Collegno e Alpignano. Questo ha consentito all’ufficio di Protezione Civile del C.O.M. di Rivoli di avviare incontri con insegnanti ed alunni e di creare progetti ad ampio respiro, consolidando il rapporto con la scuola. Lo stesso ufficio sin dall’anno scolastico 1997/98 è presente nelle scuole con tre obiettivi: proporre la Protezione Civile come nuovo elemento didattico; creare una nuova coscienza di Protezione Civile; incentivare le “prove di evacuazione”. 53 2.5.2 Esercitazione pratica: analisi dei possibili rischi presenti nella vita quotidiana Durante l’anno scolastico 2003-2004, una classe42 elementare del Comune di Rivoli, ha iniziato un percorso di lavoro che ha preso spunto dalla visitazione degli ambienti frequentati normalmente dai bambini, come la casa, la scuola, i parchi ecc…I luoghi prescelti sono stati divisi in sotto sezioni e, in particolare, la casa e la scuola sono state suddivise per ambienti, individuando i punti dove risultano più frequenti le occasioni di incidenti. Guidati progressivamente dalla loro insegnante,43 i bambini si sono inoltrati nella fase del brainstorming44 in cui si sono confrontati, misurando le proprie esperienze e conoscenze, e ragionando sui fatti verificati di persona o raccontati da altri. Si sono poi divisi in gruppi, e ad ogni gruppo è stato dato il compito di disegnare uno degli ambienti individuati. Successivamente, vicino ad ogni pericolo che si voleva evidenziare, è stato posto un numero. 42 Classe quinta “A” della Scuola Elementare Don Dilani di Rivoli, facente parte del Primo Circolo Didattico. 43 Insegnante Paola Limone, docente incaricata dei progetti Funzione e Coordinamento nuove tecnologie della Scuola Don Dilani di Rivoli. 44 Tecnica di ricerca di gruppo per stimolare la produzione di idee creative. Un gruppo di persone esprime le proprie idee sul tema trattato ed ognuno mette a disposizione la propria l’intelligenza e la propria creatività. Tutte le persone che vi partecipano risultano molto coinvolte nell’attività. 54 Il lavoro è quindi proseguito nel laboratorio informatico: gli alunni hanno effettuato la scansione45dei disegni, poi li hanno salvati sul computer e, successivamente, con l’aiuto dell’insegnante, li hanno inseriti in pagine aventi un formato visibile su internet. Le immagini sono state rese interattive: ogni pericolo è stato numerato e ad ogni numero è stata collegata una frase spiritosa che spiegasse in sintesi la natura del possibile pericolo. Nelle figure XXI. e XXII., nella pagina seguente, mostrano un esempio tratto dallo spazio web del Primo Circolo Didattico di Rivoli. 45 Processo informatico tramite il quale è possibile trasformare una figura da supporto cartaceo a quello informatico. 55 Figura XXI. Figura XXII. 56 2.5.3 Esercitazione pratica: analisi dei possibili rischi presenti nel territorio circostante la scuola, individuati grazie alla segnaletica presente. La stessa classe, durante l’anno scolastico 2003-2004, sotto la guida della medesima insegnante46 ha affrontato il tema “Educazione alla sicurezza” mediante un progetto che in fase iniziale prevedeva una ricognizione sul territorio, sia circostante la scuola, sia effettuata al suo stesso interno. Successivamente, dai risultati della ricognizione è stato possibile la creazione di segnali “simbolo di pericolo” o “segnalazioni generiche”. I bambini hanno, in seguito, effettuato una ricerca su internet per trovare le immagini di questi segnali, che sono state salvate su computer ed utilizzate per creare un gioco-quiz. Con il materiale selezionato dai bambini è stato ideato un sito internet in materia di sicurezza, in cui si trovano i segnali individuati dai bambini. Accanto ad ogni segnale compaiono tre definizioni dello stesso, di cui una soltanto è corretta. 46 Paola Limone, cfr nota 43. 57 Figura XXIII. Mostra la parte iniziale della pagina tratta dallo spazio web del Primo Circolo Didattico di Rivoli Cliccando sulle singole risposte appare di volta in volta un personaggio dei cartoni animati della serie “I Simpson”, che gioisce ed assegna dieci punti in caso di risposta corretta, o, in caso di risposta errata, non attribuisce punteggio e deride il perdente, come si può vedere dalla figura XXIV. Figura XXIV. 58 Al termine del gioco, e fatto il conteggio dei punti acquisiti, si accede all’apposita casella per il controllo del risultato. A seconda dell’esito dl test, si possono raggiungere tre livelli, che sono: esperto, bravo, scarso. Figura XXV. Queste attività hanno entusiasmato gli alunni, che si sono sentiti molto gratificati nel vedere il frutto del loro lavoro pubblicato su internet. Il progetto realizzato ha, inoltre, partecipato al concorso nazionale Studiamo la Sicurezza 47 , conseguendo il primo posto. La sollecitazione data dal C.O.M. di Rivoli alla scuola elementare ha permesso ai bambini, sotto la guida della loro insegnante, di fare un’ottima esperienza formativa, nell’ambito della più ampia attività di diffusione della cultura di Protezione Civile, dal titolo Coscienza di Protezione Civile è coscienza sulla sicurezza. 47 Si tratta di un concorso su scala nazionale, giunto alla settima edizione, organizzato dalla Polistudio di Rovigo dedicato a Roberto Sambin. 59 2.5.4 Feedback di un’insegnante L’insegnante Paola Limone48 ha tracciato per il C.O.M. di Rivoli alcune linee guida che confermano e sostengono le scelte educative da esso adottate. Ecco una parte della relazione da lei consegnata al suddetto C.O.M.:“Il lavoro svolto in classe non è altro che l’approfondimento delle tematiche affrontate negli incontri con la Protezione Civile. Qualunque processo educativo deve partire dal bambino; in lui sono già presenti delle tracce oppure interi concetti, magari erronei, i quali vanno comunque ripresi e valorizzati e, solo a questo punto, si lavora sulla correzione o sull’ampliamento delle conoscenze del bambino. Correzione che si avvia mediante percorsi, nei quali è il bambino stesso a comprendere e correggere: prova, sbaglia e si corregge. Meglio chiedere quali errori commette la mamma alla guida, domanda a cui loro risponderanno in modo puntuale, piuttosto che spiegare cosa vieta la norma. Mai dimenticare che i bambini sono severi giudici del comportamento degli adulti. L’insegnante deve essere una mera guida agli argomenti da trattare, al fine di evitare dispersioni, lasciando comunque spazio alla discussione. Ogni volta è necessario che si metta in gioco e si faccia coinvolgere. Avendo in questo modo instaurato un clima di “laboratorio” tutti sono pronti a dare e a ricevere: la 48 Cfr nota 43. 60 partecipazione diviene totale. In particolare, partecipazione significa far parlare i ragazzi (esperienze, incidenti, vita vissuta…). Dopo aver instaurato a scuola un clima di “laboratorio”, si prosegue facendo pervenire ai genitori il questionario Come affrontare i pericoli, recante domande inerenti agli argomenti trattati con i bambini (per lo più temi riguardanti i pericoli sul luogo di lavoro, in casa, in auto, in caso di alluvione, terremoto ecc…). I questionari compilati dalle famiglie vengono raccolti e, successivamente, diventano oggetto di approfondimento e dibattito a scuola, dove ogni idea esposta trova un appropriato commento. Dal dialogo al gioco. Dialogo come coinvolgimento, purché ogni espressione sia formulata in un linguaggio che sia congeniale ai giovani e pronto a rinnovarsi continuamente. Al fine di portare a compimento la costruzione del gioco sulla sicurezza, l’insegnante si deve limitare a creare relazioni tra i vari concetti, guidando poi i ragazzi tra le immagini per dare un senso grafico alle idee scaturite nei dibattiti in classe. Con queste idee - conclude Paola Limone - abbiamo ottenuto grossi risultati sia tecnici che pedagogici.” 61 Conclusioni La tesi sostenuta in questo elaborato non è altro che il riassunto delle esperienze maturate in questi anni dallo scrivente. E’ stata anche l’occasione per rivedere con occhio critico il percorso comunicativo scelto per portare nelle scuole la Cultura di Protezione Civile. Visti i risultati ottenuti, sono convinto della bontà delle scelte operate. In questo lungo viaggio, iniziato nel 1996, diverse persone mi hanno fatto buona compagnia, sostenuto, aiutato e incoraggiato. Da loro ho anche imparato molto e tratto spunti per nuove iniziative; poiché non è possibile citarle tutte, penso sia doveroso ringraziare tutti quelli che, in questi dieci anni, hanno, a vario titolo, collaborato con me a portare una nuova Cultura di Protezione Civile nelle scuole. 62 Allegati 1 Opuscolo del Comitato Operativo Misto di Rivoli. 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 2 Centro Coordinamento Fiat e i giovani. L’approccio del docente extrascolastico nei differenti ordini di scuola. I bambini delle scuole elementari il bambino a partire da sei anni fino alla fine delle elementari, si sente abbastanza sicuro del suo legame con i genitori e può allontanarsi da loro per esplorazioni sempre più lunghe in sintonia con la grande curiosità che lo accompagna da quando è venuto al mondo. Può anche instaurare buoni legami con figure diverse di mamma e papà.Ogni bambino si ispirerà ai maestri che ha ascoltato, agli eroi di cui ha sentito parlare nei racconti, nei fumetti nei film, ai calciatori, ai cantanti, agli attori che avrà ammirato, alle varie figure adulte che avrà incontrato, per trasformarsi in quell’adulto unico e irripetibile che sarà. E più in carne e ossa saranno questi personaggi più il bambino potrà interagire dal vivo con loro, più l’interiorizzazione di alcuni loro aspetti sarà vitale ed arricchente. Dalla viva voce di chi vive socialmente e professionalmente altre realtà, il bambino potrà più facilmente apprendere informazioni colorandole affettivamente. 74 Suggerimenti sul metodo di insegnamento ai bambini elementari Perché non farli sedere in cerchio per terra, rompendo l’assetto strettamente scolastico delle sedie e dei banchi, al fine di creare un clima più favorevole all’ascolto reciproco: ci si guarda in faccia e si fanno circolare le idee. Non più le solite dinamiche dove l’adulto parla in cattedra. Ora è seduto anche lui nel cerchio e il suo ruolo è soprattutto quello di facilitare la comunicazione e la riflessione. Tutto quello che disturba o che non c’entra lasciamolo fuori dal cerchio. Chi gioca in prima persona stà nel cerchio. Quest’ultimo si può allargare o restringere a piacere. I ragazzini delle medie Preadolescenza, momento di passaggio. Considerando la famiglia un cerchio al cui interno vi sono i suoi membri, il preadolescente si colloca sulla circonferenza, al confine tra il dentro e il fuori. Mentre il bambino è dentro il ragazzino è sulla soglia; difficile chiuderlo dentro perché è ancora piccolo così come chiuderlo fuori perché è già grande: meglio pensare di lasciare una porta socchiusa che gli permetta di amdare e venire. La ricerca di nuove esperienze, contesti,persone è fondamentale in questa fase della crescita. Il preadolescente è in grado di separarsi dalla figura dei genitori per far posto ad altre immagini ed altri modelli. 75 Ragionare sulle emozioni E’ stato chiamato “effetto vaccinazione” quel fenomeno per cui le persone che ricevono un alto dosaggio di informazioni su certi fenomeni sociali, magari con toni particolarmente allarmistici, possono sentirsi immunizzate da ogni pericolo. E’ come se la saturazione indotta dalle notizie dei mass media le esonerassero dal modificare i loro eventuali comportamenti a rischio. In questa particolare età i ragazzi sono anche capaci di allontanare da dimenticassero, se, come se informazioni non che le capissero suonino per o le loro particolarmente minacciose o dolorose. Non è dunque valida l’equazione “informare = modificare” per intervenire sugli atteggiamenti e sui comportamenti. Lavorando solo sul piano del sapere, dell’aumento delle conoscenze e agendo solo a livello razionale sarà difficile mettere in atto un nuovo sentire e quindi, un diverso fare. Per far diventare “competenza affettiva” le “informazioni cognitive” si può tentare di stimolare una riflessione sul proprio modo di sentire e di muoversi nella realtà partendo dalle suggestioni proposte: Cosa ti viene in mente di fronte a questa storia ? Cosa le diresti ? Come risolveresti questo problema ? 76 Tentando di offrire una occasione di ragionamento sulle loro emozioni per costruire delle scelte personali piuttosto che regalare raccomandazioni precostituite e prescrittive. Aiutare i ragazzi a scoprire ciò che sentono, ciò che pensano, di cui sono magari poco consapevoli, e dare significato a ciò che fanno, può essere un modo per aiutarli ad adottare comportamenti che non li espongano a situazioni “a rischio”. Un gruppo classe, in un certo senso artificiale e di solito misto, è una risorsa indispensabile per elaborare un pensiero collettivo, per apprendere dagli altri e con gli altri anche attraverso un confronto tra maschi e femmine. Suggerimenti sul metodo di insegnamento ai ragazzini delle medie Nella solita classe, con banchi e sedie, si sviluppano , giorno dopo giorno, le solite dinamiche. C’è il ragazzo che parla sempre, quello che tace timido e insicuro, quello che deve farsi notare ad ogni costo, quello a cui sembra non interessare nulla. Può essere utile spezzarle, segnalando che si farà un gioco nuovo, nuovi discorsi con nuove persone. Il punto d’incontro è la scuola ma si parla del fuori. Meglio mettere le sedie in cerchio e sedersi tra loro; si lavora infatti con loro e per loro. Il discorso si crea o si disfa con il loro continuo contributo, arricchito dall’apporto dell’esperto esterno che deve però mostrarsi più curioso che sapiente. 77 I ragazzi delle superiori L’adolescente alle scuole superiori. “Io chi sono ?” Un proverbio canadese dice che i genitori possono regalare due cose ai propri figli: le radici e le ali. Questo è il momento delle ali. Volare via dal nido accogliente sembra fondamentale e necessario. L’adolescenza è stata chiamata “seconda nascita” o “nascita sociale”. Muoversi in nuove realtà, ma anche fra idee e culture diverse, è al servizio del processo di separazione e quindi di crescita. Ascoltare l’incertezza Non è tanto importante a quest’età rispondere in modo univoco e assoluto alle loro domande, quanto aiutarli a valorizzarle, tenerle aperte, farne nascere di nuove. Fare delle loro incertezze un valore da cui muoversi perché acquisiscano nuovi significati. La “pappa pronta” è una cosa da bambini piccoli e perciò va rifiutata, così come il sapere “pre-confezionato” viene vissuto come segno di dipendenza dagli adulti. E’ ben accetto l’adulto che non mostra di “sapere già chi sei” e di “sapere già cosa dici e cosa dirti” portatore di risposte sicure, soluzioni univoche e giuste ma che si presenti come ascoltatore attento e curioso. Tale adulto è credibile, si può ascoltare, senza paura di tornare piccoli. Le statistiche ci dicono inequivocabilmente che nella adolescenza avvengono molti incidenti, legati a rischi corsi più o 78 meno volontariamente. Molti lavori di prevenzione con gli adolescenti (campo tossicodipendenze – sessualità ) hanno messo in evidenza che sottolineare eccessivamente la pericolosità di ciò verso cui si vorrebbe metterli in guardia spesso significa addirittura renderlo più attraente. E’ facile che si sviluppi a quest’età un senso di onnipotenza e di invulnerabilità che porta i ragazzi a credere che tanto a loro non potrà mai capitare o che comunque sapranno trarsi d’impaccio o fermarsi al momento giusto. Inutile quindi, se non controproducente, citare dati minacciosi facendo solo leva sul ragionamento o sul buon senso. Meglio farli riflettere sul fatto che il rischio, inteso come allontanamento dal quotidiano, dal noto, dal ripetitivo, alla scoperta del nuovo in se stessi oltre che nella realtà circostante, così come mettersi alla prova, sperimentare l’ansia dell’insuccesso, può servire a crescere. La scuola e il gruppo dei pari sono a quest’ età gli spazi extrafamiliari più importanti per la crescita. Suggerimenti sul metodo di insegnamento ai ragazzi delle superiori Se la classe è molto vivace e lavorare in un unico cerchio appare dispersivo e faticoso, si possono formare dei piccoli gruppi misti che discutano insieme, magari eleggendo un coordinatore che farà da portavoce. L’adulto entrerà nei vari gruppi riportando le idee di altri ragazzi incontrati, per incuriosire ed arricchire i gruppi più spenti o passivi. 79 Più i disturbatori vengono coinvolti attivamente, attribuendo loro ruoli di coordinatori o di protagonisti, più deporranno quella che spesso è soltanto una maschera per coprire vuoti o paure. I punti di vista maschili e femminili, che di solito sono a quest’età molto differenti, possono essere evidenziati e confrontati, valorizzandoli nelle loro peculiarità. Ciò potrà aiutare a coinvolgere anche coloro che, come singoli, sono meno curiosi e attenti. 80 Bibliografia O. Brockett, Storia del teatro, Venezia, Marsilio, 1988 C. Bruni, I. Maranesi, P. Villa, Educare alla Strada, Milano, La Fabbrica, 2003 R. Costantini, Sistema preventivo e relazione educativa. Pr ospettiva psicologica H. Franta, Salonia, Comunicazione interpersonale. Teoria e pratica, Roma , Las, 1981 H. Franta, Atteggiamenti dell’educatore. Teoria e training per la prassi educativa, Roma, Las, 1992 H. Franta, Colasanti, Carocci, L' arte dell'incoraggiamento. Insegnamento e personalità degli allievi, Roma , Las, 1999 Genesi, in La Bibbia, Milano, Edizioni Paoline, 1987. A.Vetromile, in Sviluppo e organizzazione, n. 209, 2005 81 Siti internet htpp://news.bbc.co.uk/ http://www.cnn.com/ http://www.isao.bo.cnr.it/ http://www.nasa.gov./ http://rivoli1.scuole.piemonte.it/ http://www2.adnkronos.com:8888/ 82