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LA SFIDA DEL FAC-SIMILE
Il fac-simile di un codice è una riproduzione fedelissima di un antico manufatto – spesso molto antico –, realizzato con tecniche modernissime, che consentono oggi di ottenere un grado di fedeltà impensabile appena pochi anni fa. Il prodotto è un duplicato perfetto dell’originale: assimilabile – sotto il
profilo della rappresentatività, della idoneità a suscitare emozioni in chi lo osserva, lo tiene fra le mani,
lo apre e lo sfoglia – agli antichi rifacimenti ellenistici e romani di capolavori dell’arte greca.
Irripetibili gli originali, ma riproducibili e perfettamente fruibili dai possessori di quelle “copie”, pur
sempre pochi privilegiati che potevano accedervi.
In realtà anche il fac-simile moderno è un prodotto esclusivo, raro, raffinato, in ragione della complessità della sua realizzazione – delle difficoltà tecniche di esecuzione, dei rischi, degli oneri che comporta, spesso con i caratteri della sfida –, non meno che per i limiti della sua destinazione: necessariamente circoscritta a un pubblico ristretto di competenti, iperesigenti sulla preziosità dell’oggetto e la qualità della riproduzione. Una sfida che in taluni casi può diventare perfino “temeraria”, quando i pregi
del manufatto siano tali da rendere estremamente impegnativo il progetto editoriale.
borazione delle immagini si procede per un verso alla selezione dei colori, per l’altro alla creazione delle matrici per gli ori, che dovranno essere in tutto corrispondenti agli originali, opachi o brillanti, in pasta o in lamina (assenti nel Grimani), per ottenere il massimo di fedeltà. Le prove cromatiche
vengono poi sottoposte a scrupolosi controlli, pagina per pagina, a confronto con l’originale, nella
prima esecuzione e nei successivi interventi di correzione. La stampa, su carta pregiata, appositamente studiata per ottenere la resa ottimale, è in offset, ma effettuata con un particolare retino a grana finissima (detto stocastico) che elimina la punteggiatura caratteristica delle normali stampe in offset. L’oro
viene applicato in diversi (fino a quattro) passaggi in macchina, con procedure molto sofisticate (offset, serigrafia) che garantiscono la totale assenza di movimento della carta.
BREVIARIO GRIMANI
[ms. Lat. I 99 = 2138 della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia]
La legatura, eseguita a mano in laboratorio artigiano altamente specializzato, riproduce con assoluta
fedeltà la fascicolazione originale, rispettando le eventuali “imbavature” di fogli aggiunti e tutte le
caratteristiche codicologiche del manoscritto. La copertina ripete pure fedelmente quella originale: realizzata con pannelli di legno rivestiti in velluto di seta cremisi, ricoperti sui due piatti di fregi in
metallo dorato che riproducono esattamente quelli della legatura esistente.
Unico elemento di novità rispetto al manoscritto originale è la custodia di presentazione, in perspex e
legno pregiato, studiata appositamente per valorizzare al massimo, nella esposizione, il fac-simile.
È il caso del cosiddetto «Breviario Grimani», il capolavoro dell’arte fiamminga del Rinascimento, uno
dei codici più belli e più famosi al mondo, di cui
non a caso è mancata fino ad oggi una moderna
riproduzione in fac-simile. La prima sfida inizia
già nella fase della ripresa fotografica, resa problematica dalle dimensioni particolari del libro
(grande spessore, in rapporto alla sua altezza e larghezza, per cui è difficile maneggiarlo) e insieme
dalla sua fragilità, che esige un ambiente rigorosamente controllato, con microclima (temperatura,
grado di umidità) costante, manipolazione minima, minima esposizione alla luce e al calore delle
lampade. Esclusa la possibilità di utilizzare le
apparecchiature disponibili sul mercato, è stata
perciò ideata, progettata e costruita, a cura dello
Studio fotografico Mauro Magliani di Padova,
un’attrezzatura speciale: uno strumento complesso, che include in un’unica struttura due piani
indipendenti per l’appoggio del volume e un braccio scorrevole per sorreggere e muovere la fotocamera, serviti da movimenti micrometrici. Con tale attrezzatura è stato possibile aprire il manoscritto
senza forzarlo in posizioni improprie o dannose, e insieme garantire un facile controllo della perpendicolarità della macchina e della distanza dall’oggetto in tutte le fasi della ripresa.
Le fonti di illuminazione sono state definite in un sistema di LED di recentissima generazione, con
bassa emissione nel campo degli infrarossi e assenza di emissioni nel campo degli ultravioletti, che ha
consentito di evitare qualsiasi shock termico al manufatto. Per le riprese si è adoperato un dorso digitale da 22 milioni di pixels, montato su una fotocamera che permette il decentramento e il basculaggio per un migliore inquadramento del soggetto. Le foto sono state scattate a 48 bit, per registrare la
massima quantità di informazioni. Successivamente, tutte sono state corrette cromaticamente e nell’esposizione fine, grazie a una serie di scale cromatiche inserite nella fotografia.
La preparazione delle operazioni di stampa è non meno complessa. Con un delicato processo di ela-
SALERNO EDITRICE
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BREVIARIO GRIMANI
BREVIARIO GRIMANI
BREVIARIO GRIMANI
[ms. Lat. I 99 = 2138 della Biblioteca
Nazionale Marciana di Venezia]
[ms. Lat. I 99 = 2138 della Biblioteca
Nazionale Marciana di Venezia]
[ms. Lat. I 99 = 2138 della Biblioteca
Nazionale Marciana di Venezia]
UN MONUMENTO DELL’ARTE FIAMMINGA DEL RINASCIMENTO
UN CAPOLAVORO FAMOSISSIMO MA DI FATTO SCONOSCIUTO
Il codice noto come «Breviario Grimani» è indiscutibilmente uno dei massimi, se non il massimo capolavoro dell’arte della miniatura fiamminga del Rinascimento, elaborato, tra la fine
del ’400 e i primi anni del ’500, da artisti che continuavano o attuavano la lezione di Van der
Goes, Memling, Gerard David, e poi Metsys, Jan Gossaert, ecc. Di committenza incerta, il
manufatto mostra qualche affinità con l’ugualmente famoso e più antico codice delle Très Riches
Heures del Duca di Berry (oggi al Musée Condé di Chantilly), posseduto da Margherita
d’Austria, figlia di Massimiliano I e Governatrice dei Paesi Bassi. Venne acquistato intorno al
1520, per ben 500 ducati d’oro, dal Cardinale Domenico Grimani, che lasciandolo in eredità
alla Serenissima Repubblica di Venezia – ma prima “legato” al fratello Vincenzo, poi al nipote Marino, patriarca di Aquileia, che lo tenne presso di sé a Roma fino alla morte, nel 1546 –,
vincolava il lascito alla condizione che il codice venisse mostrato solo a persone di straordinario riguardo e in circostanze eccezionali («ostendere debeat personis honorificis, quandocunque
oportunum fuerit»). Pervenuto finalmente alla Repubblica di Venezia, è stato fino al 1781 non
nella Biblioteca Marciana, dove attualmente si trova, ma tra i beni custoditi dai Procuratori
de supra, poi parte del «Tesoro di San Marco».
Ricco di ben 835 carte (= 1670 pagine), preziosamente rilegato in velluto cremisi e decorato ai piatti con eleganti cornici finemente cesellate che racchiudono cartigli e medaglioni raffiguranti il Doge Antonio Grimani e il Cardinale Domenico, tutti in bronzo dorato, il
«Breviario» è una testimonianza monumentale e ineguagliabile dello splendore dell’arte fiamminga del Rinascimento e al tempo stesso della magnificenza e della raffinatezza della
Serenissima (cui probabilmente si deve la sontuosa legatura che, intorno alla seconda metà del
’500, ha sostituito quella originale «de brocchato»).
Caratteristica straordinaria di questo codice è non soltanto il numero e la qualità delle miniature a piena pagina (120), ma la scelta dei temi, estremamente varia e suggestiva, con alternanza di soggetti religiosi e profani, e l’attenzione riservata alle altre pagine: in massima
parte decorate con bordure miniate lungo i margini esterni, oppure con decorazioni pittoriche,
di diversa estensione e composizione, raffiguranti motivi floreali o vegetali, animalistici o lapidari, specialmente uccelli, insetti, perle e pietre preziose, fregi architettonici, o anche piccole
scene di dimensione pari alla larghezza delle colonne del testo: sempre di finissima esecuzione
e tali da dare un tono di grande raffinatezza a tutto il manufatto; mentre la scrittura, introdotta spesso da capilettera ornati di varia grandezza, è chiara ed elegante, generalmente a sua volta
arricchita da elementi decorativi. Le miniature a piena pagina propongono, soprattutto in corrispondenza dei mesi, ma non solo, colorite scene di vita campestre e di paesaggi invernali,
o rappresentative di attività quotidiane, lavori nei campi di contadini, battute di caccia o banchetti o altri svaghi di esponenti della ricca borghesia fiamminga, oppure soggetti sacri (con
una lunga sequenza riservata a cicli di storia biblica), segni zodiacali, ecc. Il tutto impreziosito da un impiego esteso, ma sempre sobrio e delicato, dell’oro.
Noto in tutto il mondo per fama, il «Breviario Grimani» è un capolavoro dell’arte universale di fatto sconosciuto, sottratto com’è – necessariamente, per ragioni di conservazione – a
una frequentazione diretta di studiosi e appassionati, e noto soltanto attraverso riproduzioni
parziali e insoddisfacenti, che fanno grave torto alla preziosità dell’originale. Di qui la necessità di una riproduzione in fac-simile, che – realizzata al massimo livello di qualità consentito dai mezzi tecnici più avanzati – consente l’autentica “scoperta” di un documento d’arte che
supera ogni possibilità di immaginazione. Di cui per altro si potranno approfondire i supposti
influssi sull’arte veneta – da Tiziano a Jacopo da Bassano –, che potrebbe aver avuto sporadici
contatti con il manufatto, o durante il rapido transito per Venezia, tra il 1520 e il 1523,
o durante il lungo soggiorno romano (1523-1547), oppure durante un ulteriore soggiorno
presso il patriarcato di Aquileia, dopo il 1546, prima del rientro definitivo a Venezia.
Riprodotto con assoluta fedeltà in ogni minimo dettaglio, dalla fascicolazione (che conserva le “imbrachettature” di alcune tavole aggiunte ai fascicoli ordinari) al formato delle carte,
dalla scrupolosa riproduzione dei toni cromatici e delle delicatissime screziature d’oro alla
legatura, rigorosamente conformi all’originale, il fac-simile di questo straordinario codice –
realizzato con il patrocinio della Regione del Veneto e l’assistenza della Biblioteca Nazionale
Marciana – segna un “evento” nella storia della editoria d’arte contemporanea. Il progetto, delineato alla fine del 1999, giunge a compimento dopo una lunghissima fase preparatoria, necessaria per il superamento dei molti e complessi problemi di ordine tecnico, organizzativo,
editoriale, in ragione anche della mole del manufatto, che hanno richiesto soluzioni
d’avanguardia, con impiego di macchinari appositamente studiati e realizzati a questo fine.
Tutta la fase di allestimento è eseguita a mano. Il risultato è all’altezza dell’impegno che è costato: un duplicato perfetto dell’originale, un oggetto prezioso, documento mirabile di una
stagione e di un’esperienza artistica tra le più alte nella storia dell’Occidente, che dà emozione
al solo guardarlo, tenerlo in mano, sfogliarne la pagine.
Un ampio volume di Commentario, affidato alle cure dei massimi specialisti a livello internazionale, consentirà (prevedibilmente entro un anno dalla pubblicazione del fac-simile) un
approfondimento di tutti i dati storici, codicologici, artistici, paleografici del manufatto.
*
Un volume di mm. 280 x 215 (esterno: 300 x 225 circa), di carte 834 + 1 (= 1670 pagine), rilegato in velluto di seta rosso montato su tavolette lignee; cucitura a mano su cinque spaghi, con indorsatura a tondo e creazione di due capitelli; tagli in oro, con bulinatura eseguita manualmente a piccoli ferri; applicazione ai due piatti di
fregi dorati, rigorosamente conformi agli originali, cui sono fissate cinghiette in cuoio rivestite in velluto per il serraggio del volume; guardie e controguardie in tessuto.
Presentazione in custodia idonea a valorizzare il pregio del manufatto, con unita una fascia d’appoggio per
l’apertura. Seguirà un volume di Commentario (preceduto, in attesa del suo completamento, da un opuscolo con una
prima sommaria informazione sul codice, che accompagnerà i primi esemplari del fac-simile).
Tiratura mondiale di 750 esemplari numerati da 1 a 750, più 80 fuori commercio, riservati agli Enti promotori, distinti con numerazione romana, da I a LXXX.
I CONTENUTI DEL LIBRO
Calendario (cc. 1-13)
Ufficio del tempo (cc. 14-274)
Rubricae ad informandos pusillos (cc. 278-285)
Salterio e inni (cc. 286-400)
Comune dei santi (cc. 401-448)
Ufficio dei defunti e della Vergine (cc. 449-467)
Proprio dei santi (cc. 468-831)
IL ‘COMMENTARIO’
(Sommario indicativo)
I. Premessa. Un fac-simile del «Breviario Grimani»
II. Il codice noto come «Breviario Grimani»
1. L’ambiente storico e le circostanze della elaborazione del progetto. 2. La committenza. 3. I modelli. 4. L’elaborazione
del progetto. 5. La funzione e i criteri di attuazione del progetto
III. Il progetto codicologico e la sua esecuzione
1. La scelta delle modalità di esecuzione. 2. La scelta degli esecutori. 3. Le modalità di costruzione del codice: tempi
modi e luoghi della sua elaborazione. I criteri della sua costruzione. 4. I contenuti del codice. La distribuzione delle
parti nel libro. 5. La copia dei testi, le decorazioni, il corredo illustrativo. 6. La confezione del codice
IV. Tabella codicologica
V. La scrittura dei testi
1. L’organizzazione della pagina. La distribuzione dei testi, la loro collocazione in pagina o in cornice, le scelte del tipo di
scrittura, del formato, del colore, delle paragrafature, dei capilettera, ecc. 2. Paleografia e decorazione
VI. La decorazione del libro
1. Le cornici e i riquadri decorati. 2. Le lettere iniziali. 3. Le fasce decorative e il loro rapporto con la scrittura. 4. Motivi
e temi delle decorazioni: strutture architettoniche, erbe e fiori, gemme, insetti, animali, figure umane, scene di paesaggio, ecc. La disposizione di figure e gruppi. Luce e colore. L’impiego e la funzione dell’oro. 5. I criteri artistici della decorazione. 6. Gli artefici. 7. I modelli
VII. L’illustrazione del libro
1. Il progetto artistico. Tavole originali e tavole aggiunte. 2. Le grandi miniature a pagina piena e quelle con ornamentazione marginale. 3. La scelta dei temi: soggetti sacri e soggetti profani. 4. Gli artisti e le scuole. 5. La tradizione
miniaturistica fiamminga e il «Breviario Grimani». 6. Il colore e l’oro. 7. Descrizione analitica delle singole tavole. 8. Note
biobibliografiche sugli artisti e sulle scuole.
VIII. La legatura
1. Dalla legatura originaria «de brocchato» alla nuova legatura. La cucitura. La decorazione sui tagli. 2. I fregi dorati ai
piatti. Il progetto; l’esecuzione; i modelli
IX. La storia del manoscritto, dalla composizione all’arrivo nella Biblioteca Nazionale Marciana
1. Dall’officina di allestimento del libro alla prima circolazione. 2. Antonio Siciliano, venditore del codice al card.
Domenico Grimani. 3. Il card. Grimani e le sue collezioni. 4. Il «Breviario» nella collezione del card. Grimani. 5. Le vicende successive alla morte del cardinale
X. Il «Breviario Grimani» nella tradizione culturale veneziana e nella Biblioteca Nazionale Marciana
XI. Indici
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