Università degli Studi di Firenze
Facoltà di Scienze Politiche
“Cesare Alfieri”
Corso di Laurea in Disegno e Gestione degli interventi sociali
Tesi di Laurea in
Politica Locale
NUOVI STRUMENTI DI GOVERNANCE LOCALE.
UNIONE DI COMUNI “PLATANI-QUISQUINA-MAGAZZOLO”
NEW INSTRUMENTS FOR LOCAL GOVERNANCE. THE UNIONE DI
COMUNI “PLATANI-QUISQUINA-MAGAZZOLO”
Relatore: Carlo Baccetti
Candidato: Carmelo Gulotta
Anno Accademico 2010/2011
A
Papà
e
Mamma
Grazie per avermi donato
le cose più importanti
della mia vita:
Il vostro tempo, le vostre
attenzioni e il vostro amore!
INDICE
p. 5
INTRODUZIONE
I. UNIONE DI COMUNI. ENTE TERRITORIALE DI SECONDO
GRADO
p. 9
1.1 UN LUNGO PERCORSO CHE PORTA AD ACCRESCERE E
DIFFERENZIARE I POTERI DEL COMUNE
p. 12
1.2 IL COMUNE
p. 13
1.3 IL COMUNE NELLA SUDDIVISIONE AMMINISTRATIVA
p. 14
1.4 LE COOPERAZIONI TRA PICCOLI COMUNI
p. 15
1.5 L’UNIONE DI COMUNI
II. LEGGI SULL’UNIONE DI COMUNI
p. 20
INTRODUZIONE
p. 20
2.1 LEGGE 8 GIUGNO 1990, NUMERO 142, “ORDINAMENTO
DELLE AUTONOMIE LOCALI”
p. 22
2.2 LEGGE 3 AGOSTO 1999, NUMERO 265, “DISPOSIZIONI IN
MATERIA DI AUTONOMIA E ORDINAMENTO DEGLI ENTI
LOCALI, NONCHÉ MODIFICHE ALLA LEGGE 8 GIUGNO 1990,
NUMERO 142”
p. 26
2.3 DECRETO LEGISLATIVO 18 AGOSTO 2000, NUMERO 267,
“TESTO UNICO DELLE LEGGI SULL’ORDINAMENTO DEGLI
ENTI LOCALI”
III. UNIONE DI COMUNI “PLATANI-QUISQUINAMAGAZZOLO”
p. 29
INTRODUZIONE
p. 29
p. 36
3.1 ATTO COSTITUTIVO E STATUTO DELL’UNIONE
3.2 I COMUNI CHE COSTITUISCONO L’UNIONE
p. 38
3.3 FUNZIONI AFFIDATE ALL’UNIONE E QUELLE CHE LA
STESSA INTENDE SVOLGERE NEL PROSSIMO FUTURO
p. 43
3.4 PUNTI DI FORZA E PUNTI DI DEBOLEZZA DELL’UNIONE
3
IV. STORIA E CARATTERISTICHE DEI COMUNI CHE
HANNO DATO VITA ALL’UNIONE
p. 46
p. 49
p. 51
p. 53
4.1 ALESSANDRIA DELLA ROCCA: Le origini
4.1.1 Il territorio
4.1.2 Gli edifici religiosi
4.1.3 Alessandria della Rocca oggi
p. 55
p. 58
p. 60
p. 61
4.2 BIVONA: Le origini
4.2.1 Gli edifici religiosi
4.2.2 I monumenti
4.2.3 Bivona oggi
p. 65
p. 66
p. 68
p. 70
4.3 CIANCIANA: Le origini
4.3.1 Il territorio
4.3.2 I monumenti
4.3.3 Cianciana oggi
p. 73
p. 76
p. 78
4.4 SAN BIAGIO PLATANI: Le origini
4.4.1 Gli antichi palazzi ed edifici religiosi
4.4.2 San Biagio Platani oggi
p. 79
p. 81
p. 83
p. 84
p. 85
p. 85
4.5 SANTO STEFANO QUISQUINA: Le origini
4.5.1 Gli edifici religiosi
4.5.2 Feste religiose
4.5.3 La Serra Quisquina, breve storia della “Santuzza”
4.5.4 San Giordano (Giacinto) Ansalone
4.5.5 Santo Stafano Quisquina oggi
V. UN CONFRONTO TRA L’UNIONE DI COMUNI “PLATANIQUISQUINA-MAGAZZOLO” E L’UNIONE DI COMUNI
“BASSA-ROMAGNA” (EMILIA ROMAGNA)
p. 89
INTRODUZIONE
p. 90
p. 95
p. 96
5.1 I numeri
5.2 I partiti politi nei Consigli delle due Unioni
5.3 I servizi gestiti dalle due Unioni
VI. CONCLUSIONI
p. 103
Conclusioni
p. 109
Allegati
p. 116
Ringraziamenti
p. 117
Nota bibliografica
4
Introduzione
Questa tesi si compone di sei capitoli che hanno l’intento di esaminare lo
sviluppo e l’evoluzione dell’Unione di Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo”
come forma di cooperazione intercomunale, con una breve comparazione con
un’altra realtà, l’Unione di Comuni “Bassa-Romagna” (cap. V), mettendo in
evidenza le differenze riguardo i servizi gestiti, i colori politici presenti all’interno
dei due Enti, il territorio sul quale operano, e l’età delle due Unioni in termini di
esperienza nel campo dell’associazionismo intercomunale.
Il principale obiettivo della tesi è consistito in uno studio in profondità
dell’Unione di Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo”, volto a esaminare le reali
dinamiche e le concrete problematiche riguardanti il trasferimento e la gestione
dei servizi in forma associata.
La ricerca è stata effettuata utilizzando la documentazione ufficiale
dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo” (Statuto e Regolamento), con la
partecipazione alle assemblee degli organi dell’Unione (Consiglio dell’Unione),
con interviste, faccia a faccia, ai Sindaci dei Comuni aderenti all’Unione, ad altri
amministratori e al personale degli uffici dell’Unione. Inoltre per verificare il
grado di diffusione della conoscenza dell’Ente, mi sono basato su brevissime
interviste a dei comuni cittadini.
Per il capitolo dedicato al confronto con l’Unione “Bassa-Romagna” ho
utilizzato una ricerca commissionata alla Fondazione di ricerca Istituto Carlo
Cattaneo (Unione di Comuni, Le sfide dell’intercomunalità in Emilia-Romagna, a
cura di Gianfranco Baldini, Silvia Bolgherini, Cristina Dallara e Lorenzo Mosca).
Questa tesi si concentra sulla cooperazione, al fine di comprendere su quali
premesse i comuni avviano, accanto al fondamentale canale di confronto verticale,
con province, regioni e governo nazionale, un canale di tipo orizzontale, di
convergenza e sinergia con altre realtà municipali per la gestione delle risorse, al
fine di coordinare le politiche pubbliche, o più semplicemente fornire nel miglior
modo i servizi cui sono preposti.
È in un contesto in fermento, le riforme che hanno caratterizzato
l’amministrazione pubblica negli anni novanta, l’elezione diretta dei sindaci (L.
5
81/93), le Leggi Bassanini del 1997 (n.59 e n.127), la riforma Costituzionale del
2001, favorendo nuove modalità di governo sia sul versante politico sia su quello
amministrativo, che si colloca, con una rapida accelerazione nell’ultimo decennio,
il fenomeno della cooperazione tra Comuni, intesa come esperienza di gestione
associata di funzioni e servizi da parte di più Comuni, all’interno di una già
differenziata realtà di collaborazioni e cooperazioni tra Enti Locali.
Questo fenomeno di associazionismo ha avuto uno sviluppo, sotto forma
di Unioni di Comuni, che, in pochi anni, come vedremo nel I capitolo, da un
numero veramente esiguo, 67 nel 2000, ha raggiunto le 352 unità nel 2011,
registrando in un decennio un aumento del 425%, interessando 1.752 Comuni e
coinvolgendo una popolazione di circa 6,5 milioni di abitanti, a fronte dei quasi 5
milioni del 2000; considerando anche che più dell’80% dei Comuni interessati ha
una popolazione inferiore ai 5000 abitanti. Tale incremento è stato possibile
grazie alla rimozione di una serie di vincoli legislativi che, originariamente
pensati per favorire la fusione tra comuni di piccole dimensioni, ne riducevano, di
fatto, l’autonomia locale.
Come sopra accennato, la tesi consta di sei capitoli: nel primo verrà
introdotta la realtà dell’Unione di Comuni, le leggi a cui fa capo questo Ente,
perché è nato e come si è sviluppato, legislativamente, nel corso del tempo e
spiegherò anche perché è denominato Ente di secondo grado. Parlerò degli organi
che costituiscono questo Ente, quali e quanti sono, come vengono nominati,
dell’Atto Costitutivo e dello Statuto, spiegherò quali servizi offre e come questi
vengono assegnati. Infine illustrerò chi può dar vita a questo Ente secondo le leggi
vigenti e perché conviene farne parte.
Nel secondo capitolo parlerò delle leggi che riguardano questo ente da
vicino, leggi ovviamente nazionali citerò anche delle leggi regionali. Spiegherò
come si è passati dalla Legge 142 del 1990 alla Legge 265 del 1999, fino ad
arrivare al TUEL 267 del 2000, e come sono stati via via modificati gli articoli
che parlano direttamente dell’Unione di Comuni.
Nel terzo capitolo parlerò dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”,
oggetto di ricerca della tesi, dalla nascita, avvenuta nel 2004, ad oggi. Parlerò
quindi dei Comuni aderenti, dell’Atto Costitutivo e dello Statuto, dei servizi e
6
delle funzioni che questo Ente gestisce per conto dei Comuni che ad esso hanno
dato vita, dei servizi che intende gestire ed erogare nel prossimo futuro e infine
metterò in evidenza punti di forza, di debolezza e opportunità di questa Unione
così come sono visti dagli amministratori che vi operano.
Nel quarto capitolo verranno trattati, singolarmente, i cinque Comuni che
fanno parte dell’Unione oggetto di studio, il territorio, la popolazione, la storia, le
tradizioni popolari, le attività produttive ed economiche di questi cinque piccoli
centri dell’entroterra agrigentino, riportando le interviste ai sindaci e ai comuni
cittadini, per capire il punto di vista degli amministratori e dei cittadini
sull’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”. Per fare un confronto tra quello che
pensano gli addetti ai lavori e i cittadini diretti destinatari dei servizi gestiti ed
erogati da questo ente territoriale.
Il quinto capitolo tratterà il confronto tra l’Unione siciliana, oggetto della
ricerca, e una Unione di grandi dimensioni, emiliano-romagnola, Unione di
Comuni “Bassa-Romagna”. Si confronteranno i servizi gestiti ed offerti alla
popolazione di riferimento, si valuteranno l’esperienze in campo associativo dei
due Enti (l’Unione emiliano-romagnola è nata come Associazione Inter-Comunale
nel 2000), il numero di Comuni che ne fanno parte, la popolazione complessiva
diretta destinataria dei servizi erogati e i flussi migratori sia in entrata che in
uscita. Inoltre, un breve accenno verrà fatto anche alle due diverse sub-culture,
quella rossa emiliano-romagnola e quella bianca siciliana.
Nel sesto, e ultimo, capitolo trarrò le conclusioni sullo studio di questa
Unione, esporrò in generale le mie impressioni sull’Unione dei Comuni studiata,
riporterò alcune interviste, di comuni cittadini, che danno dei suggerimenti su
come migliorare la qualità dei servizi offerti, su come rendere più presente sul
territorio l’Unione dei Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo”. Da alcune
chiacchierate informali da me fatte con persone scelte a caso, è emerso che non si
conosce bene, in termini di servizi offerti, questo Ente e in certi casi si ignora
completamente l’esistenza di tale organismo. Riporterò un’indagine, realizzata
dall’ANCI nel 2007, sul livello di conoscenza delle Unioni da parte dei cittadini
dei Comuni interessati dai processi associativi, su come si pongono i cittadini
rispetto ai canali formali e istituzionali, intesi come mezzi di comunicazione
7
mediante i quali i cittadini sono informati sull’esistenza e l’attività dell’Unione
stessa. Infine metterò in evidenza i punti di forza, i punti di debolezza, opportunità
e minacce di questa Unione dei Comuni dell’entroterra agrigentino e come
intende muoversi in prospettiva futura. Tra i punti di forza verranno elencate,
come ci si può facilmente immaginare, le bellezze del territorio, oltre che i servizi
e il lavoro svolto dagli amministratori.
8
CAPITOLO PRIMO
Unione dei Comuni.
Ente territoriale di secondo grado
1.1 Un lungo percorso che porta ad accrescere e differenziare i poteri del
Comune
All’inizio degli anni novanta in Italia è stata avviata una riforma legislativa
che, in varie tappe, ha introdotto cambiamenti molto importanti nella politica
locale ed ha ridisegnato le relazioni tra centro e periferia, oggi la politica locale
riveste un ruolo assai importante nella dinamica complessiva del sistema politico.
I poteri degli Enti locali si sono accresciuti e differenziati, i Comuni e le
Province hanno conseguito una maggiore autonomia gestionale, sorretta da una
incompleta ma sostanziale autonomia fiscale e garantita da un riconoscimento
costituzionale di compiti e funzioni proprie.
Prima di queste riforme lo stato italiano era caratterizzato da una struttura
fortemente centralizzata, il cui principio ispiratore prevedeva che gli Enti Locali
fossero subordinati all’autorità centrale, con poteri molto limitati e che agissero
sempre sotto lo stretto controllo del governo centrale.
Questa originaria struttura gerarchizzata dei poteri tra centro e periferia
dette espressione agli interessi dell’élite che aveva fondato lo stato unitario nel
1861 e che governò l’Italia fino all’avvento del fascismo.
Il fascismo a sua volta accentuò ulteriormente il centralismo e la
burocratizzazione dello Stato e sottomise ulteriormente gli Enti Locali.
Nella costituzione del 1948 furono previste le Regioni e furono introdotti
principi nuovi che intendevano rafforzare le autonomie degli Enti Locali ma in
realtà decentramento e autonomia locale rimasero fuori dai programmi dei governi
moderati del dopoguerra e lo rimarranno ancora per molti anni, fino alla seconda
metà degli anni ’70.
Negli anni ’90 il decentramento dei poteri statali ha assunto un forte valore
simbolico, venne invocato come mezzo per rinnovare la politica e attuare un
cambiamento di regime.
9
L’attore politico più innovativo, la Lega Nord, ha radicalizzato la richiesta
di discontinuità facendo come filo conduttore della propria campagna elettorale il
Federalismo.
Quindi la trasformazione istituzionale che si è avuta in Italia a partire dal
1990, non è stata un esercizio costituzionalistico come avrebbe potuto essere nel
settecento, essa ha risposto all’esigenza di riformare la politica partendo dal basso,
una nuova politica locale per accrescere la capacità di dare risposte congruenti con
le preferenze dei cittadini ma che siano anche efficaci ed efficienti.
Tra gli studiosi si è enfatizzata l’attenzione verso la politica locale ed è
molto diffusa la convinzione che questa è una dimensione importante per vari
motivi: 1) si è capito che la crescente complessità dei problemi che i governi si
trovano a risolvere, può essere affrontata solo con soluzioni locali, cioè decentrate
rispetto alla dimensione degli Stati nazionali, questo è quanto venne riconosciuto
dal Trattato di Maastricht nel 1992, nel quale venne affermato il principio cardine
della sussidiarietà, secondo cui il livello territoriale locale è il più adatto ad
affrontare e risolvere i principali problemi sociali.
Ricordiamo che il principio di Sussidiarietà è un principio normativo, il
quale afferma: i poteri devono essere assegnati al livello di governo più basso
possibile, cioè quello più vicino ai cittadini, purché sia in grado di gestirli in
modo adeguato.
A questo punto i livelli di governo superiori hanno un ruolo sussidiario,
cioè il compito di intervenire quando il livello più basso rimane inadempiente; 2)
nella valorizzazione del livello locale di governo, che il principio di sussidiarietà
esprime, c’è il riconoscimento che la politica locale è importante per i cittadini,
non solo per il suo valore educativo, visto che imparano a conoscerla grazie alle
interazioni con il livello a loro più vicino, ma anche perché viene affidata agli Enti
Locali la responsabilità di una serie di servizi pubblici che forniscono beni di
grande importanza per la vita quotidiana, dalla salute all’assistenza sociale,
dall’istruzione alle attività culturali, dal trasposto locale alla distribuzione di
energia elettrica, acqua e gas, ecc.; 3) la politica locale è importante anche
riguardo alle modalità di formazione e selezione della classe politica, perché il
livello amministrativo locale è quello dove solitamente essa si forma ed inizia la
10
sua carriera, nello stesso tempo il ruolo dei politici che governano il territorio
appare sempre più rilevante perché il territorio ha riacquistato centralità dal punto
di vista economico.
Lo studio del governo locale può essere affrontato studiando le
caratteristiche del governo in quanto istituzione ed è questa la dimensione che
corrisponde alla government, oppure si può mettere al centro dell’analisi la
dimensione del governo in quanto attività, cioè l’insieme delle relazioni tra attori
politici
e non dalle quali scaturiscono le decisioni a livello locale, questa
dimensione è detta governance.
Il governo locale inteso come local governance è orientato a studiare a
quali condizioni e attraverso quali interazioni viene assicurato un governo in
contesti locali sempre più complessi, la governance mette in relazione le
interazioni tra l’ambiente e il sistema politico.
Sulla base dell’esperienza maturate nel mondo occidentale, Michael
Goldsmith ha individuato almeno tre tipi ideali di governo locale nel duplice
senso di government e governance: 1) il modello clientelare o di patronage, per il
quale la principale funzione del governo locale è rappresentata dalla distribuzione
di benefici a individui o gruppi di individui particolari; 2) il modello dello
sviluppo economico, che vede la funzione del governo locale nella promozione
della crescita economica e nell’assicurare le condizioni necessarie affinché le
forze di mercato operino senza vincoli, anche se non in modo totalmente privo di
regole; 3) il modello dello Stato del Benessere, per il quale il ruolo del governo
locale è più strettamente connesso alle funzioni di consumo collettivo ei particolar
modo alla fornitura di servizi di natura redistributiva.
Opportunamente modificata e in parte ampliata, questa tipologia di
Goldsmith rappresenta una traccia stimolante con riferimento specifico al nostro
Paese, a tal proposito si può suggerire una classificazione dell’azione di governo a
livello locale che è fondamentalmente indirizzata a: 1) distribuire risorse e
benefici a individui o particolari gruppi di individui; 2) espandere la fruibilità dei
diritti sociali attraverso la fornitura di servizi di carattere redistributivo ai settori
più disagiati della popolazione; 3) promuovere la crescita economica, assicurando
le condizioni migliori e riducendo i vincoli alle forze di mercato; 4) rispondere ad
11
una strutturazione dei conflitti locali intorno ai temi di carattere ambientalista e
postmaterialistico, sollecitate da una domanda sociale innovative e nello stesso
tempo recente; 5) riprodurre a livello locale la struttura di competizione/conflitto
tra centro e periferia.
L’azione del governo locale si deve misurare con una serie di vincoli che
variano da una situazione ad un’altra ma che possono essere suddivisi in tre
gruppi: 1) obblighi normativi e legislativi posti dai livelli superiori di governo; 2)
i condizionamenti che scaturiscono dal contesto delle condizioni economiche e
sociali; 3) i vincoli specifici posti dal sistema politico locale.
1.2 Il Comune
Il Comune,
in Italia,
è
l'ente
locale fondamentale,
autonomo
ed
indipendente secondo i principi consolidatisi nel Medioevo, e ripresi, in modo
relativamente
limitato,
dalla
rivoluzione
francese,
previsto
dall'art.
114 della Costituzione, può essere suddiviso in frazioni, le quali possono a loro
volta avere un limitato potere consultivo grazie alle consulte di frazione.
L'Italia
ha
8.0921
Comuni,
di
questi,
in
base
agli
ultimi
dati ISTAT dell'anno 2011, circa 500 superano i 15.000 abitanti, circa
centocinquanta superano i 50.000 abitanti, tra cui 80 capoluoghi di provincia (37
capoluoghi hanno invece popolazione inferiore ai 50.000 abitanti).
Le principali differenze rispetto alla numerosità della popolazione
riguardano il Piemonte composto da 1.206 Comuni (media: un Comune ogni
3.700 abitanti), la Toscana con 287 comunità (media: 13.065 abitanti), e il Molise
da 136 (media: 2.351 abitanti).
Nel 1861, anno dell'unità d'Italia, i comuni erano 7.720, in corrispondenza
del censimento del 1921 è stato registrato il maggior numero di comuni circa
9.195, mentre al censimento successivo del 1931 si registrarono 7.311 comuni,
valore minimo mai raggiunto.
Organi politici del Comune sono: il sindaco, la giunta comunale e
il consiglio comunale.
1
Elaborazione Ancitel, su dati ISTAT 2011.
12
I comuni si possono fregiare del titolo di Città se esso viene loro conferito
con specifico provvedimento cioè con decreto adottato dal capo dello Stato, di
iniziativa autonoma o su proposta del governo o del comune interessato.
I comuni dotati del titolo di Città portano al di sopra dello stemma la
corona d'oro loro spettante, gli stemmi sono assegnati con decreto del Presidente
del Consiglio dei ministri, su proposta del Dipartimento del cerimoniale dello
Stato – Ufficio onorificenze e araldica pubblica.
1.3 Il Comune nella suddivisione amministrativa
Ogni comune appartiene a una Provincia, ma la provincia non fa da tramite
nei rapporti con la Regione e questa in quelli con lo Stato a livello gerarchico,
poiché esso, essendo dotato di personalità giuridica, può avere rapporti diretti con
la regione e con lo Stato e anzi, essendo le competenze di una regione più ampie
di quelle di una provincia, un comune detiene generalmente più rapporti con la
prima che con la seconda.
Tutti gli enti locali sopra citati disciplinano, con proprio regolamento, in
conformità allo statuto, l'ordinamento generale degli uffici e dei servizi, in base a
criteri di autonomia, funzionalità ed economicità di gestione e secondo i principi
di professionalità e responsabilità.
I comuni possono ripartire il proprio territorio in Circoscrizioni al fine di
assicurare alla popolazione una più diretta partecipazione all'amministrazione, alla
circoscrizione sono delegati poteri che vanno al di là della mera funzione
consultiva (per la quale possono essere previsti nello statuto del comune, previsto
ai sensi del decreto legislativo 267 del 2000, testo unico, ed introdotto
dalla Legge Bassanini, appositi comitati o consulte di quartiere).
La Legge Finanziaria del 2007 ha modificato i termini per la costituzione
delle Circoscrizioni, rendendole obbligatorie in comuni con una popolazione
superiore a 250.000 abitanti (non più 100.000) ed opzionali, invece, ove la
popolazione è compresa tra 100.000 e 250.000 abitanti (prima l'intervallo era
30.000 - 100.000 abitanti).
13
Il comune italiano sorto più recentemente è Gravedona ed Uniti,
in provincia di Como, nato dalla fusione dei comuni di Gravedona, Consiglio di
Rumo e Germasino l'11 febbraio 2011, due comuni della provincia di Trento sono
invece operativi dal 1º gennaio 2010, sono: Ledro, nato dall'unione dei sei comuni
di Bezzecca, Concei, Molina di Ledro, Pieve di Ledro, Tiarno di Sopra e Tiarno di
Sotto;
e Comano
Terme sorto
dall'unione
dei
due
comuni
di Bleggio
misure
anticrisi
approvato
Inferiore e Lomaso.
Il Decreto
Legge
138/2011, contenente
dal Governo italiano il 12 agosto 2011, prevede che nei comuni italiani con una
popolazione inferiore ai mille abitanti, delle regioni ordinarie, siano aboliti giunta
comunale e consiglio comunale e costituiscano un'unione comunale composta
dai sindaci, nelle regioni autonome invece, in virtù della legge costituzionale 23
settembre 1993, n. 2, tale normativa non potrà essere applicata.
1.4 Le cooperazioni tra piccoli Comuni
Per consentire ai comuni più piccoli e con meno risorse di far fronte ai
compiti loro assegnati, sono state battute le strade della cooperazione
intergovernativa e dell’associazionismo istituzionale, ad esempio sono state
riconosciute alle Province funzioni di supporto, consulenza e supplenza rispetto ai
Comuni minori. Inoltre si sono sviluppate forme sempre più complesse e variegate
di cooperazione intercomunale, sono nate ad esempio le aziende, le agenzie, le
istituzioni che hanno il compito di gestire i servizi su scala sovracomunale come
ad esempio i trasporti, i rifiuti, l’assistenza ecc.
I piccoli Comuni possono cooperare tra di loro utilizzando una molteplicità
di strumenti istituzionali, sia di carattere permanente che legati alla soluzione di
specifiche questioni, esistono forme di cooperazione su singoli progetti ed
iniziative per lo sviluppo locale e per il rafforzamento dell’azione amministrativa.
Una forma tradizionale di cooperazione volontaria è rappresentata dai
Consorzi tra Comuni, finalizzati alla fornitura e gestione di determinati servizi di
competenza comunale, come i servizi a rete (trasporti e raccolta e smaltimento dei
rifiuti), servizi alla persona come i servizi socio-assistenziali ma anche una serie
14
di servizi amministrativi come ad esempio il servizio di riscossione tributi, il
servizio di polizia urbana, la gestione del regolamento edilizio, la preparazione
delle buste paga dei dipendenti ecc.
Tale gestione consortile di alcuni servizi permette ai piccoli Comuni di
sostenere investimenti, parecchio onerosi per singolo Ente, per migliorare la
qualità dei servizi stessi e risparmiare sui costi per il personale.
Un’altra forma associativa messa a disposizione dei Comuni, dalle riforme
legislative degli anni ’90, è data dalle Unioni dei Comuni, gli Enti, specialmente i
più piccoli, sono sollecitati a costituirle sia dagli obblighi di adeguatezza che
delimitano il principio di sussidiarietà (ricordiamo che è impedito ai Comuni
troppo piccoli la gestione di alcuni servizi, che viene così trasferita agli Enti di
Governo superiore), sia da incentivi di tipo finanziario, alimentati da un apposito
fondo statale.
1.5 L’Unione di Comuni
L’unione dei comuni, ente territoriale di secondo grado, regolato dal D.Lgs
267/2000 che recepisce la legge 265/1999, in particolare l’art. 32 dal titolo
Unione dei Comuni, è uno strumento associativo che trova i propri punti di forza
nel fatto di essere una forma di aggregazione caratterizzata da una grande
versatilità e quindi adatta ad aree territoriali e demografiche anche molto diverse,
così allo sviluppo di svariate politiche, come quelle ambientali, territoriali,
economiche e sociali.
Questa versatilità permette all’unione dei comuni di raggiungere obiettivi
più vantaggiosi in termini economici e politicamente più ambiziosi, rispetto ad
altre forme di cooperazione specifica, come i consorzi, dando l’opportunità di
gestire al meglio politiche di area vasta legate alla progettazione del territorio.
Detto ciò possiamo dire che la formazione delle Unioni di Comuni punta
ad accrescere la qualità e la quantità di servizi forniti e di conseguenza, la capacità
di risposta alla domanda dei cittadini, inoltre va sottolineato che alle Unioni
possono essere attribuite non solo competenze dei singoli Comuni ma anche
funzioni sovracomunali.
15
Come sia importante questo tipo di cooperazione tra Comuni, è
rappresentato dalla crescita delle Unioni costituite, che va da 67 nel 2000, con 306
Comuni coinvolti, passando a 290 nel 2006 per un totale di 1.303 comuni
associati, fino ad arrivare a 352 nel 2011, per un totale di 1.752 Comuni,
interessando una popolazione di 6.555.905 abitanti, considerando che più
dell’80% dei Comuni interessati ha una popolazione inferiore ai 5.000 abitanti.
Come detto sopra l’Unione dei Comuni è regolata dal T.U.E.L. (testo
unico sugli enti locali) 267/2000, in particolare dall’art. 32 i cui cinque commi
definiscono le Unioni di Comuni in maniera sintetica e precisa, dando la massima
flessibilità all'interno di poche regole precise.
Nel primo comma si definisce l'Unione come costituita da due o
più comuni che devono essere contigui con un obiettivo chiaro: esercitare
congiuntamente una pluralità di funzioni di loro competenza, ciò significa che i
singoli comuni si uniscono e delegano alle Unioni dei compiti precisi.
L'Unione deve avere un atto costitutivo e uno statuto il quale deve avere
alcune caratteristiche:
deve essere approvato dai singoli consigli comunali con procedure e
maggioranze previste per le modifiche statutarie;
deve definire gli organi e le modalità per la loro costituzione;
definisce le funzioni svolte dall'Unione e le risorse di finanziamento;
Il presidente deve essere scelto fra i sindaci eletti;
Gli altri organi previsti devono essere composti da consiglieri o membri
delle giunte con la presenza delle minoranze.
L'Unione tende quindi ad assumere un carattere polifunzionale, spettando
all'atto costitutivo ed al regolamento la delimitazione effettiva dell'ambito di
attività ad essa demandate.
L'Unione decide al suo interno i regolamenti per la propria organizzazione
ed i rapporti con i singoli comuni.
Il decreto conclude disponendo che le Unioni seguono le regole ed i
principi previsti per i comuni, evidenziando che i componenti degli organi non
possono eccedere le disposizioni relative ai comuni con la popolazione
complessiva delle amministrazioni locali associate, ultimo, ma fondante dei poteri
16
delle Unioni, è la destinazione di tutti gli introiti che derivano da tasse, tariffe e
contributi dovuti per i servizi delegati dai comuni.
Con un decreto legislativo che ha regole sintetiche, chiare e minime, le
attuazioni sono spesso molto diverse fra di loro e vengono costruite in funzione
delle singole esigenze territoriali ed istituzionali.
La realizzazione delle Unioni comunali permette di creare delle economie
di scala nel dimensionare i servizi e crea le condizioni per la sopravvivenza dei
piccoli comuni che, pur mantenendo la loro identità, possono accorpare servizi al
fine di ridurre i costi pro-capite e ridurre pro-quota le spese fisse di gestione di
alcuni servizi, tali costi di gestione degli enti sono solitamente bassi, strutture
formate da amministratori dei comuni e servizi coperti da entrate dedicate per la
maggior parte dei servizi conferiti.
Come ricordato sopra, il V comma dell’art.32 del T.U.E.L. afferma: Alle
unioni di comuni si applicano, in quanto compatibili, i principi previsti per
l'ordinamento dei comuni. Si applicano, in particolare, le norme in materia di
composizione degli organi dei comuni; il numero dei componenti degli organi non
può comunque eccedere i limiti previsti per i comuni di dimensioni pari alla
popolazione complessiva dell'ente. Alle unioni competono gli introiti derivanti
dalle tasse, dalle tariffe e dai contributi sui servizi ad esse affidati.
Quindi organi dell’Unione di Comuni sono: il Presidente dell’Unione, la
Giunta dell’unione e il Consiglio dell’Unione.
Il Presidente viene scelto e nominato tra i Sindaci dei Comuni facenti parte
dell’Unione, la Giunta viene nominata scegliendo tra gli assessori dei Comuni
associati e il Consiglio è composto dai consiglieri dei singoli comuni tenendo
conto che siano ben rappresentate le minoranze.
Questa scelta, di prendere soggetti che già ricoprono cariche pubbliche e
quindi soggetti a nomina diretta da parte dei cittadini, perché anche all’interno
dell’Unione e nello svolgimento dei compiti loro assegnati, dallo statuto e dal
regolamento, possano rappresentare i loro elettori, ascoltandone direttamente le
richieste e rispondendo al meglio ai bisogni della popolazione stessa.
Stando ai dati raccolti da ANCITEL, i principali servizi gestiti in forma
associata nel territorio italiano sono: acquedotto, affari generali, anagrafe, stato
17
civile, elettorale, leva, apertura libretti postali per neonati, asili nido, assistenza,
beneficenza pubblica e servizi alla persona, attività produttive, commerciali e
artigianali, biblioteca, cantieri di lavoro, catasto, commissione vigilanza,
contabilità, contenzioso con il personale, cultura, sport, difensore civico,
depurazione, edilizia privata, edilizia sismica, formazione, gas metano, gestione di
beni patrimoniali e demaniali, gestione economica, finanziaria, programmazione,
provveditorato e controllo di gestione, igiene urbana, informagiovani,
informatizzazione, inserimento lavorativo disabili, lavori pubblici, manutenzione
strade, mattatoio, mense scolastiche, messo, musei e pinacoteche.
PERCENTUALE DI UNIONI PER AREA GEOGRAFICA2
Area geografica
% di Unioni
Nord
49.71%
Centro
10.00%
Sud
17.35%
Isole
22.94%
Totale
100.00%
2
Dati raccolti ed elaborati da ANCITEL2011, Area Piccoli Comuni/Unioni di Comuni.
18
SCHEDA RIASSUNTIVA NAZIONALE UNIONI DI COMUNI
Dati complessivi ultimo aggiornamento: OTTOBRE 20113
Regione
Num. Unione % di unioni Numero
dei Comuni
rispetto
al Comuni
di Numero
di
abitanti
totale
nazionale
Valle d’Aosta
0
0.00%
0
0
Piemonte
50
14.71%
310
469.724
Lombardia
57
16.76%
196
355.420
Veneto
26
7.65%
94
482.023
Liguria
1
0.29%
5
13.120
Emilia
31
8.82%
163
1.305.885
1
0.29%
3
2.958
V. 4
1.18%
10
24.957
Toscana
1
0.29%
15
121.749
Marche
11
3.24%
48
171.556
Umbria
1
0.29%
8
39.461
Lazio
21
6.18%
108
224.650
Abruzzo
6
1.76%
48
269.870
Campania
12
3.53%
61
418.420
Molise
9
2.35%
52
92.169
Basilicata
0
0.00%
0
0
Puglia
22
6.47%
105
818.672
Calabria
11
3.24%
53
153.921
Sicilia
50
14.12%
177
815.130
Sardegna
38
8.82%
296
662.310
totale
352
100.00%
1.752
6.555.905
Romagna
Trentino
Friuli
Giulia
3
Dati raccolti ed elaborati da ANCITEL 2011, Area Piccoli Comuni/Unioni di Comuni.
19
CAPITOLO SECONDO
Legislazione sull’Unione dei Comuni
Introduzione
Le norme a livello nazionale, che riguardano da vicino le Unioni dei
Comuni, sono principalmente tre: n. 142/1990; n. 265/1999; n. 267/2000.
Nella legge 142/90, si parla di Unioni di Comuni all’art. 26, il quale ne da
una definizione, indica quali comuni ne fanno parte, gli organi e i loro compiti e
come questi ultimi sono nominati.
La legge 265/99 apporta delle modifiche a vari articoli della legge citata in
precedenza, ossia la 142/90, in particolare modifica l’art. 26 riguardante le Unioni
di Comuni.
Infine il T.U.E.L. 267/2000 (testo unico sull’ordinamento degli enti locali),
oltre a dare maggiore autonomia a Comuni e Province, all’art. 32 “Unioni di
Comuni”, definisce questo ente, sottolinea l’importanza dello statuto e del
regolamento e stabilisce che per le Unioni di Comuni si applicano i principi
previsti per l’ordinamento dei Comuni. In quanto compatibili.
2.1 Legge 8 giugno 1990, numero 142, “Ordinamento delle Autonomie Locali”
Art. 26 “Unioni di Comuni”
1. In previsione di una loro fusione, due o più comuni contermini, appartenenti
alla stessa provincia, ciascuno con popolazione non superiore a 5.000 abitanti,
possono costituire una unione per l'esercizio di una pluralità di funzioni o di
servizi.
2. Può anche far parte dell'unione non più di un comune con popolazione fra i
5.000 e i 10.000 abitanti.
3. L'atto costitutivo ed il regolamento dell'unione sono approvati con unica
deliberazione dai singoli consigli comunali, a maggioranza assoluta dei
consiglieri assegnati.
4. Sono organi dell'unione il consiglio, la giunta ed il presidente, che sono eletti
secondo le norme di legge relative ai comuni con popolazione pari a quella
20
complessiva dell'unione. Il regolamento può prevedere che il consiglio sia
espressione dei comuni partecipanti alla unione e ne disciplina le forme.
5. Il regolamento dell'unione contiene l'indicazione degli organi e dei servizi da
unificare, nonché le norme relative alle finanze dell'unione ed ai rapporti
finanziari con i comuni.
6. Entro dieci anni dalla costituzione dell'unione deve procedersi alla fusione, a
norma dell'articolo 11. Qualora non si pervenga alla fusione, l'unione è sciolta.
7. Alla unione di comuni competono le tasse, le tariffe e i contributi sui servizi
dalla stessa gestiti.
8. Le regioni promuovono le unioni di comuni ed a tal fine provvedono alla
erogazione di contributi aggiuntivi a quelli normalmente previsti per i singoli
comuni. In caso di erogazione di contributi aggiuntivi, dopo dieci anni dalla
costituzione l'unione di comuni viene costituita in comune con legge regionale,
qualora la fusione non sia stata deliberata prima di tale termine su richiesta dei
comuni dell'unione.
Vediamo come nell’articolo 26, dedicato alle Unioni di Comuni, di questa
legge il legislatore parla della fusione di due o più comuni contermini, cioè due o
più comuni che formano una unione di comuni in previsione di una loro futura
fusione, di cui si parla negli artt. 117 e 133 della Costituzione.
Ancora nei primi commi dello stesso articolo 26, il legislatore pone il
vincolo della popolazione dei comuni che intendono associarsi, la quale non può
superare per ognuno di essi le 5.000 unità con l’eccezione di un solo comune con
popolazione compresa tra 5.000 e 10.000 abitanti.
Nei commi seguenti dell’articolo in oggetto si fa presente che l’atto
costitutivo dell’unione deve essere approvato dai singoli consigli comunali, a
maggioranza assoluta, dei comuni che prendono parte al processo di unione,
vengono menzionati gli organi dell’ente e come vengono nominati.
Successivamente al sesto comma, viene ripreso il concetto di fusione,
questa volta con un vincolo ben preciso stabilito dal legislatore, entro e non oltre i
dieci anni i comuni devono passare alla fusione pena lo scioglimento dell’unione
stessa.
21
Al comma 7 si evidenzia che all’unione competono le tasse, le tariffe e i
contributi sui servizi da essa gestiti, inoltre al comma 8 si parla di erogazioni da
parte della regione che deve promuovere le unioni di comuni, e qualora siano stati
erogati dei contributi aggiuntivi, dopo dieci anni dalla costituzione dell’unione di
comuni, la regione con legge regionale, costituisce tale unione in un unico
comune, qualora non ne faccia richiesta l’Ente stesso.
Quindi si vede come in questo articolo, della legge del 1990, sia
ridondante il concetto di fusione tra comuni, addirittura prevedendo la fusione,
cosi come stabilita dagli articoli della Costituzione, di diritto e in via del tutto
obbligatoria da parte della Regione quando questa eroghi all’Unione di Comuni
dei contributi aggiuntivi.
2.2 Legge 3 agosto 1999, numero 265, “Disposizioni in materia di autonomia e
ordinamento degli Enti Locali, nonché modifiche alla Legge 8 giugno 1990,
numero 142”
Art. 6 “fusione di Comuni, Municipi, Unioni di Comuni”
1. All'articolo 11 della legge 8 giugno 1990, n. 142, sono apportate le seguenti
modificazioni:
a) il comma 2 e' sostituito dal seguente:
Le regioni predispongono, concordandolo con i comuni nelle apposite sedi
concertative, un programma di individuazione degli ambiti per la gestione
associata sovracomunale di funzioni e servizi, realizzato anche attraverso le
unioni, che può prevedere altresì la modifica di circoscrizioni comunali e i criteri
per la corresponsione di contributi e incentivi alla progressiva unificazione. Il
programma e' aggiornato ogni tre anni, tenendo anche conto delle unioni
costituite ai sensi dell'articolo 26";
b) al comma 4, le parole: "di comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti
anche con comuni di popolazione superiore" sono sostituite dalle seguenti: "dei
comuni" e le parole: "agli eventuali" sono sostituite dalla seguente: "ai";
c) il comma 5 e' abrogato.
2. L'articolo 12 della legge 8 giugno 1990, n. 142, e' sostituito dal seguente:
22
" ART. 12. - (Municipi). - 1. Lo statuto comunale può prevedere l'istituzione di
municipi nei territori delle comunità di cui all'articolo 11, comma 3.
2. Lo statuto e il regolamento disciplinano l'organizzazione e le funzioni dei
municipi, potendo prevedere anche organi eletti a suffragio universale diretto. Si
applicano agli amministratori dei municipi le norme previste per gli
amministratori dei comuni con pari popolazione".
3. All'articolo 14, comma 2, della legge 8 giugno 1990, n. 142, dopo la parola:
"programmi" sono inserite le seguenti: "da essa proposti".
4. All'articolo 24 della legge 8 giugno 1990, n. 142, dopo il comma 3, e' aggiunto
il seguente: "3-bis. Le convenzioni di cui al presente articolo possono prevedere
anche la costituzione di uffici comuni, che operano con personale distaccato dagli
enti partecipanti, ai quali affidare l'esercizio delle funzioni pubbliche in luogo
degli enti partecipanti all'accordo, ovvero la delega di funzioni da parte degli enti
partecipanti all'accordo a favore di uno di essi, che opera in luogo e per conto
degli enti deleganti".
5. L'articolo 26 della legge 8 giugno 1990, n. 142, e' sostituito dal seguente:
"Art. 26 (Unioni di comuni). - 1. Le unioni di comuni sono enti locali costituiti da
due o più comuni di norma contermini, allo scopo di esercitare congiuntamente
una pluralità di funzioni di loro competenza.
2. L'atto costitutivo e lo statuto dell'unione sono approvati dai consigli dei comuni
partecipanti con le procedure e la maggioranza richieste per le modifiche
statutarie. Lo statuto individua gli organi dell'unione e le modalità per la loro
costituzione e individua altresì le funzioni svolte dall'unione e le corrispondenti
risorse.
3. Lo statuto deve comunque prevedere il presidente dell'unione scelto tra i
sindaci dei comuni interessati e deve prevedere che altri organi siano formati da
componenti delle giunte e dei consigli dei comuni associati, garantendo la
rappresentanza delle minoranze.
4. L'unione ha potestà regolamentare per la disciplina della propria
organizzazione, per lo svolgimento delle funzioni ad essa affidate e per i rapporti
anche finanziari con i comuni.
23
5. Alle unioni di comuni si applicano, in quanto compatibili, i principi previsti per
l'ordinamento dei comuni. Alle unioni competono gli introiti derivanti dalle tasse,
dalle tariffe e dai contributi sui servizi ad esse affidati".
6. Dopo l'articolo 26 della legge 8 giugno 1990, n. 142, e' inserito il seguente:
"Art. 26-bis (Esercizio associato delle funzioni). - 1. Al fine di favorire il processo
di riorganizzazione sovracomunale dei servizi, delle funzioni e delle strutture, le
regioni provvedono a disciplinare, con proprie leggi, nell'ambito del programma
territoriale di cui all'articolo 11, comma 2, le forme di incentivazione
dell'esercizio associato delle funzioni da parte dei comuni, con l'eventuale
previsione nel proprio bilancio di un apposito fondo. A tale fine, oltre a quanto
stabilito dagli articoli 11, 24 e 26, le regioni si attengono ai seguenti principi
fondamentali: a) nella disciplina delle incentivazioni:
1) favoriscono il massimo grado di integrazione tra i comuni, graduando la
corresponsione dei benefici in relazione al livello di unificazione, rilevato
mediante specifici indicatori con riferimento alla tipologia ed alle caratteristiche
delle funzioni e dei servizi associati o trasferiti in modo tale da erogare il
massimo dei contributi nelle ipotesi di massima integrazione;
2) prevedono in ogni caso una maggiorazione dei contributi nelle ipotesi di
fusione e di unione, rispetto alle altre forme di gestione sovracomunale;
b) promuovono le unioni di comuni, senza alcun vincolo alla successiva fusione,
prevedendo comunque ulteriori benefici da corrispondere alle unioni che
autonomamente deliberino, su conforme proposta dei consigli comunali
interessati, di procedere alla fusione".
7. L'adozione delle leggi regionali di cui all'articolo 26-bis della legge 8 giugno
1990, n. 142, introdotto dal comma 6 del presente articolo, avviene entro diciotto
mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge. Trascorso inutilmente
tale termine, il Governo, entro i successivi sessanta giorni, sentite le regioni
inadempienti e la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo
28 agosto 1997, n. 281, provvede a dettare la relativa disciplina nel rispetto dei
principi enunciati nel citato articolo 26-bis della legge 8 giugno 1990, n. 142.
Tale disciplina si applica fino alla data di entrata in vigore della legge regionale.
24
8. Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge il Ministro
dell'interno, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto
legislativo 28 agosto 1997, n.281, adotta, con proprio decreto, i criteri per
l'utilizzo delle risorse di cui all'articolo 31, comma 12, della legge 23 dicembre
1998, n. 448.
È evidente si dall’inizio come in questa legge, che arriva dopo quasi un
decennio dalla 142, sia trattata la questione della fusione tra comuni, senza dubbio
con l’assenza di quel vincolo di cui parlava la 142/90, che attribuiva di diritto alle
regioni il potere di trasformare le Unioni di Comuni nate da dieci anni in un unico
Comune, tutto ciò grazie a dei contributi aggiuntivi erogati durante la gestione di
alcuni servizi da parte dell’ente interessato.
Al comma 1 dell’art. 6 della presente Legge, si dice che le regioni
predispongono un programma di individuazione dei servizi che l’Unione andrà a
gestire, definendo i relativi contributi, concordandolo con i comuni che
dell’Unione fanno parte.
Alla lettera b, sempre del 1 comma, viene affermato che i contributi per la
fusione dei comuni, che nei dieci anni precedenti avevano formato una Unione di
Comuni, da parte della Regione non sono più eventuali ma spettano di diritto al
nuovo Comune che si è formato, oltre a quello garantiti dallo Stato nei dieci anni
successivi alla fusione.
Scendendo fino al comma 5 dell’art. 6 della Legge 265/99, si arriva alla
modifica, o meglio sostituzione del famoso art. 26 Legge 142/90, si parla sempre
di gestione associata di servizi, ma non compare più il vincolo della fusione, in
quanto con la legge del 1990 la condicio sine qua non era la previsione di una
futura fusione, con la legge del 1999 la condizione principale è la “semplice”
gestione associata di servizi, che magari singoli comuni non possono garantire per
via del loro esiguo bilancio.
Un’altra cosa che si nota nel nuovo formulato art. 26 è l’assenza
dell’eccezione che un solo Comune, con popolazione compresa tra 5.000 e 10.000
abitanti può far parte dell’Unione, assieme agli altri Comuni con popolazione
inferiore ai 5.000 abitanti, ciò lascia intendere che dell’Unione di Comuni
25
possono far parte anche più di un Comune con popolazione superiore alle 5.000
unità.
Al comma 6 dell’articolo viene aggiunto l’art. 26 bis, che impone alle
regioni di emanare delle proprie leggi al fine di favorire la riorganizzazione e la
gestione sovracomunale dei servizi, naturalmente prevede anche che le regioni
incentivano con dei contributi appositi la nascita delle unioni, a tal proposito
emblematico è il caso della Regione Emilia Romagna che con la legge 10/’08 ha
spinto, innanzi tutto le trasformazioni delle Unioni Intercomunali in Unione di
Comuni, in quanto quest’ultimo Ente dotato di personalità giuridica, secondo poi
ha spinto molti Comuni a dar vita alle Unioni di Comuni che andavano a gestire e
quindi offrire dei servizi ai cittadini che singolarmente, tali Comuni, non
avrebbero potuto garantire ai loro elettori.
Infine l’art.6 della legge 265/99 stabilisce il termine ultimo per
l’emanazione delle leggi regionali di cui parla l’art. 26 bis, che è di diciotto mesi
dall’entrata in vigore della presente legge.
2.3 Decreto Legislativo 18 agosto 2000, numero 267, “Testo unico delle leggi
sull’ordinamento degli Enti Locali”
Art. 32 “Unione di Comuni”
1. Le unioni di comuni sono enti locali costituiti da due o più comuni di norma
contermini, allo scopo di esercitare congiuntamente una pluralità di funzioni di
loro competenza.
2. L'atto costitutivo e lo statuto dell'unione sono approvati dai consigli dei comuni
partecipanti con le procedure e la maggioranza richieste per le modifiche
statutarie. Lo statuto individua gli organi dell'unione e le modalità per la loro
costituzione e individua altresì le funzioni svolte dall'unione e le corrispondenti
risorse.
3. Lo statuto deve comunque prevedere il presidente dell'unione scelto tra i
sindaci dei comuni interessati e deve prevedere che altri organi siano formati da
componenti delle giunte e dei consigli dei comuni associati, garantendo la
rappresentanza delle minoranze.
26
4. L'unione ha potestà regolamentare per la disciplina della propria
organizzazione, per lo svolgimento delle funzioni ad essa affidate e per i rapporti
anche finanziari con i comuni.
5. Alle unioni di comuni si applicano, in quanto compatibili, i principi previsti per
l'ordinamento dei comuni. Si applicano, in particolare, le norme in materia di
composizione degli organi dei comuni; il numero dei componenti degli organi non
può comunque eccedere i limiti previsti per i comuni di dimensioni pari alla
popolazione complessiva dell'ente. Alle unioni competono gli introiti derivanti
dalle tasse, dalle tariffe e dai contributi sui servizi ad esse affidati.
La riforma del 2000 si rese necessaria per correggere e migliorare quelle
parti della legge 142/90 che si erano dimostrate, nell'esperienza pratica, oramai
insoddisfacenti ed inadeguate, lo scopo era quello di dare più forza all'azione
amministrativa, con particolare attenzione ai Comuni di piccola entità
demografica, ritenendo essenziali le dimensioni degli Enti locali, in relazione al
maggior numero di funzioni loro affidate, tutto ciò grazie all'autonomia statutaria
di cui essi godono.
I Comuni, secondo l'originaria impostazione della legge 142/90, come già
ricordato sopra (dal combinato disposto degli artt. 11 e 26), potevano richiedere la
fusione immediata (art. 11) oppure dar vita alla forma associativa denominata
Unione di Comuni (art. 26), la quale costituiva la prima fase del procedimento di
fusione.
L'art. 26 di questa legge, contenuto nel capo VIII, dedicato alle forme
associative, stabiliva che:
1. l'Unione costituisce una forma associativa, realizzata tra enti finitimi,
appartenenti alla stessa provincia.
2. Ciascun Comune partecipante deve avere una popolazione inferiore a
5.000 abitanti, ma è ammesso che possa far parte dell'Unione non più di un
Comune con popolazione compresa tra i 5.000 ed i 10.000 abitanti,
(eccezione che viene meno con la legge 265/99, assenza rafforzata e
giustificata dal T.U.E.L. 267/2000).
3. L'Unione viene costituita "per l'esercizio di una pluralità di funzioni e
servizi" e per i rapporti anche finanziari con i singoli Comuni.
27
L'Unione tende quindi ad assumere un carattere polifunzionale, spettando
all'atto costitutivo ed al regolamento la delimitazione effettiva dell'ambito di
attività ad essa demandate.
In sintesi e in modo meno generico possibile, è scopo dell'Unione
promuovere lo sviluppo dell'intero territorio, sul quale la stessa insiste, e la
crescita delle comunità che la costituiscono, attraverso la gestione collettiva ed
unitaria delle funzioni a tale ente attribuite, mantenendo in capo ai singoli Comuni
le funzioni e le relative competenze che più da vicino ne caratterizzano le
specifiche peculiarità.
28
CAPITOLO TERZO
UNIONE DI COMUNI
“PLATANI-QUISQUINA-MAGAZZOLO”
Introduzione
L’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”, nata nel 2004, è composta da 5
comuni: Alessandria della Rocca, Bivona, Cianciana, San Biagio Platani e Santo
Stefano Quisquina, tutti comuni appartenenti alla Provincia di Agrigento.
La sede dell’Unione è stata individuata presso il comune di Cianciana, in
via Ariosto al civico 2, presso il “Palazzo Marino”, che peraltro è il Comune
capofila dell’unione stessa, interessa una popolazione di 19.010 abitanti e ha
un’estensione di 313.91 Kmq.
3.1 Atto costitutivo e Statuto dell’Unione
L’atto costitutivo è l’atto giuridico con il quale si dà vita ad una persona
giuridica, questo ha natura di atto di autonomia privata se si tratta di persone
giuridiche private, nel caso di persona giuridica pubblica ha natura di
provvedimento.
All’atto costitutivo può essere allegato lo statuto della persona giuridica a
cui si dà vita, da questo si evince che l’Unione dei Comuni, a differenza di altre
associazioni tra enti pubblici, ad es. associazioni intercomunali, ha una personalità
giuridica a tutti gli effetti.
Nell’atto costitutivo dell’Unione oggetto di studio, si legge: l’Unione dei
Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo” viene costituita l’anno duemilaquattro, il
giorno ventidue, del mese di maggio, in San Biagio Platani, ha sede legale
amministrativa in Cianciana, presso il Palazzo Marino, via Ariosto 2, sono
presenti: il sindaco di Alessandria della Rocca, il sindaco di Bivona, il sindaco di
Cianciana, il sindaco di San Biagio Platani e il sindaco di Santo Stefano
Quisquina.
Quindi l’atto costitutivo è la prima fase che dà alla luce l’Unione dei
Comuni, in quest’occasione i sindaci dei comuni aderenti, si impegnano a far
29
parte di questo ente di secondo grado, assumendosi tutte le responsabilità, diritti e
doveri che questa adesione porta e impegnandosi a rispondere del loro operato ai
propri elettori, che dagli stessi hanno avuto la fiducia per amministrare un
determinato territorio.
Come ricordato sopra, all’atto costitutivo viene allegato lo statuto, nel
nostro caso, lo Statuto dell’Unione dei Comuni, approvato dai consigli comunali
dei Comuni aderenti all’Unione con le procedure e le maggioranze previste dalla
normativa vigente in materia, disciplina, ai sensi di legge e dell'atto costitutivo, le
norme fondamentali sull'organizzazione e sul funzionamento dell'ente locale
autonomo “Unione dei Comuni di Alessandria della Rocca, Bivona, Cianciana,
San Biagio Platani, Santo Stefano Quisquina”, denominata “Platani-QuisquinaMagazzolo”.
Il territorio su cui insiste l’Unione, che come ricordato sopra è di circa 314
Kmq, coincide con quello dei comuni che la costituiscono, che sono tutti comuni,
così come specificato dal T.U.E.L. 267/2000, contermini con caratteristiche
ambientali molto simili tra loro. A questi comuni se ne possono aggiungere altri,
sempre contermini, con apposita deliberazione, che contestualmente stabilirà le
condizioni d'ingresso, approvata dal Consiglio dell'Unione e previo parere
obbligatorio e vincolante dei consigli comunali aderenti, i comuni aderenti si
impegnano a non appartenere ad altre Unioni o Associazioni Intercomunali per i
servizi conferiti all’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”.
Nello Statuto è stabilito anche che l’unione può dotarsi di uno stemma che
per l’uso o riproduzione è necessaria l’autorizzazione della Giunta4.
A tal proposito è interessante ricordare che per la scelta del logo, sono
state coinvolte le scuole dei cinque Comuni, facenti parte dell’Unione, con un
bando di gara molto carino: “ Bando di concorso di idee per il logo dell’Unione
dei Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo”.
In seguito alla costituzione dell’Unione dei Comuni, al fine di avviare un
processo di sensibilizzazione e divulgazione delle finalità e degli obiettivi della
stessa, si è ravvisata l’opportunità di adottare un logo, che caratterizzasse il nuovo
Ente Locale, mediante l’acquisizione di suggerimenti e proposte da parte dei
4
Art. 1 comma 5.
30
cittadini residenti e operanti sui territori dei comuni associati, coinvolgendo a tale
scopo, in particolare, le istituzioni scolastiche.
Gli scolari che intendevano partecipare a tale concorso sono stati invitati a
prendere visione del bando di gara, il quale spiega chiaramente tutte le regole di
partecipazione, come i partecipanti devono comportarsi, le scadenze per la
presentazione dei progetti e il premio che verrà assegnato al vincitore.
Tra i vari disegni (95) pervenuti, la commissione giudicatrice5 ha scelto
quello che più rappresentava l’Ente, successivamente adottato come Logo
ufficiale, che raffigura il Monte della “Quisquina”, i due Fiumi “Magazzolo” e
“Platani” e l’intera “Valle del Platani” da cui il medesimo Fiume nasce, allo
studente6 che ha proposto tale progetto, vincitore del concorso, è stato dato in
regalo un computer portatile7.
Logo ufficiale dell’Unione di Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo”8
5
La commissione giudicatrice è stata nominata con Determinazione Presidenziale n. 4 del
27/02/2006, riunitasi in data 23/03/2006.
6
Il vincitore è stato uno scolaro frequentante la classe 2°, sezione B, dell’Istituto G. Meli del
comune di Bivona, ivi residente.
7
È stato stabilito che il valore del premio non doveva superare la somma di euro 1.500,00.
8
Per l’uso di tale logo ufficiale, ho avuto una autorizzazione per mezzo Delibera, n. 1 del
12/01/2012 “Autorizzazione all’uso delle stemma dell’Unione”, cosi come espressamente
specificato nell’art.1, comma 5 dello Statuto dell’Unione, a seguito di una lettera di richiesta
autorizzazione, inviata in data 28/12/2011, indirizzata al Presidente e alla Giunta dell’Unione,
entrambi i documenti si trovano tra gli allegati.
31
L'Unione dei Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo”, così come ogni
altra Unione, si ispira ai principi di consapevole autodeterminazione e di
autogoverno delle comunità locali, stimola il sentimento di appartenenza alla
comunità territoriale e la sua apertura universale all'intera umanità, riconoscendo
nella fraternità universale il valore fondante della società; inoltre promuove i
diritti e i doveri di cittadinanza, la massima partecipazione democratica ai processi
decisionali e la progressiva integrazione civile, culturale e politica dei cittadini.
Questa Unione, sottolineano ed enfatizzano gli amministratori, si muove
ispirata da criteri di efficacia, efficienza ed economicità, riconoscendo il principio
della mutua solidarietà e della sussidiarietà, per rispondere in totale trasparenza
del proprio operato, aspetti importantissimi per una buona e funzionante macchina
amministrativa.
Lo Statuto afferma, ancora, che è compito dell’Unione esercitare le
funzioni di competenza dei Comuni che la costituiscono e che gli stessi decidono
congiuntamente di assegnarle, nell’esercitare queste funzioni persegue le seguenti
finalità9:
• L’affermazione delle pari opportunità tra i sessi;
• La piena valorizzazione e tutela delle risorse del territorio: umane,
ambientali, culturali ed economiche;
• La tutela dei diritti dei minori promuovendone l’educazione e la
socializzazione e adoperandosi, altresì, contro ogni forma di violenza e di
abbandono;
• La formazione dei giovani, il sostegno alle aggregazioni spontanee ed
organizzate del mondo giovanile, la prevenzione del disagio e delle
emarginazioni, alcolismo e tossicodipendenza;
• L’effettività del diritto allo studio, alla cultura ed alla formazione
permanente;
• La realizzazione dei diritti dei diversamente abili, la tutela e l’inserimento
dei disabili nel tessuto sociale, la valorizzazione delle loro potenzialità;
9
Art. 3 c. 2 dello Statuo dell’Unione Platani-Quisquina-Magazzolo.
32
• Il riconoscimento della dignità degli anziani, la loro cura e assistenza
riconoscendo gli stessi soggetti depositari delle arti e tradizioni della
nostra comunità, la promozione di occasioni di incontro e partecipazione;
• Il costante miglioramento ed uniformità della qualità dei servizi erogati e
l'allargamento della loro fruibilità;
• L’integrazione nella comunità degli stranieri ed apolidi residenti nel
territorio comunale che siano in regola con le norme nazionali in tema di
diritto di soggiorno;
• L’equilibrato assetto del territorio e la difesa dell’ambiente;
• L’affermazione del diritto alla salute;
• Il sostegno alle iniziative di solidarietà di singoli e alle associazioni di
volontariato;
• Il perseguimento della collaborazione e della cooperazione con i soggetti
sociali, culturali, economici e sindacali operanti nel suo territorio.
Nel perseguimento delle finalità e degli obiettivi che le sono propri,
l’Unione persegue l’autogoverno e agisce nel rispetto dei principi previsti per
l’ordinamento dei Comuni, in quanto compatibili.
Lo scopo primario di questa Unione, come si legge nello Statuto della
stessa, è la promozione del territorio, gestendo ovviamente i servizi che i comuni
delegano a questo ente di secondo grado e lasciando ai singoli comuni le funzioni
e le relative competenze che caratterizzano le specifiche peculiarità di ognuno di
essi.
Tra i vari scopi dell’Unione abbiamo: lo sviluppo socio-economico del
territorio comune, ottimizzare la qualità dei servizi erogati nei singoli comuni
ottimizzando le risorse economico-finanziarie, ampliare il numero dei servizi
offerti in precedenza dai singoli comuni e rapportarsi con altri Enti sovra
comunali per una maggiore rappresentatività che riguardano gli interessi del
territorio.
Nello Statuto si legge anche che la sede legale e amministrativa,
dell’Unione, è individuata presso il Comune di Cianciana, comune capofila della
stessa unione mentre la sede di rappresentanza politico-istituzionale risiede nel
comune di appartenenza del Presidente dell’Unione, che dura in carica un anno e
33
compete, a turno, a ciascuno dei Sindaci dei Comuni associati, il quale prima di
ricoprire tale carica ricopre quella di Vicepresidente, attualmente, dal mese di
ottobre 2011, il Presidente è il Sindaco di Cianciana.
Il Presidente ha il compito di rappresentare l'Unione, convoca e presiede la
Giunta dell'Unione, sovrintende all'espletamento delle funzioni attribuite
all'Unione ed assicura l'unità dì indirizzo politico amministrativo dell'Ente,
promuovendo e coordinando l'attività dei membri della Giunta dell'Unione,
garantisce la coerenza tra indirizzi generali e settoriali, sovrintende al
funzionamento degli uffici e dei servizi e alla esecuzione degli atti, svolge, altresì,
le altre funzioni, che la legge attribuisce al Sindaco, compatibili con la natura
dell'Unione.
Il Vicepresidente, nominato dal Presidente dell’Unione, sostituisce
quest’ultimo in caso di assenza o impedimento.
Altro organo dell’Unione individuato nello Statuto e nelle leggi nazionali,
come il T.U.E.L. 267/2000, è la Giunta, composta dai cinque Sindaci dei Comuni
aderenti all’Unione, la quale collabora con il Presidente nell'amministrazione
dell'Unione ed elabora, interpreta e definisce gli indirizzi generali adottati dal
Consiglio ai fini della loro traduzione in specifiche politiche e strategie di
intervento, orientando l'azione dell'apparato amministrativo e svolgendo attività di
impulso e di proposta nei confronti del Consiglio medesimo, quindi predispone il
bilancio di previsione annuale e pluriennale, predispone il rendiconto di gestione,
approva i regolamenti organizzativi dell’unione infine adotta tutti gli atti che non
siano per legge, per regolamento o per statuto stesso, assegnati al Presidente
dell’Unione.
Infine l’organo che rappresenta l’intera comunità dell’Unione, che è
titolare delle funzioni di indirizzo e di controllo politico-amministrativo dell’Ente,
è il Consiglio dell’Unione, composto da tre consiglieri per ciascun Comune
aderente all’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”.
Tali consiglieri sono eletti dai rispettivi Consigli in modo tale che vengano
rispettate le minoranze, a capo del Consiglio vi è il Presidente del Consiglio
dell’Unione, il quale, assieme al Vicepresidente, viene eletto durante la prima
convocazione del Consiglio stesso ed entrambe le figure durano in carica un anno.
34
Il Consiglio ha il compito di approvare il bilancio di previsione annuale e
pluriennale, il rendiconto annuale e la somma di compartecipazione che i comuni
facenti parte dell’Unione devono corrispondere annualmente.
Uno tra i più importanti articoli dello Statuto, art. 6 c. 1, afferma che
l’Unione è costituita a tempo indeterminato, quindi non ha nessuna scadenza ma
può richiedere lo scioglimento la maggioranza dei comuni aderenti, con
deliberazioni dei rispettivi consigli comunali.
Naturalmente vi è il diritto di recesso anche di un singolo comune che può
ritirarsi dal far parte dell’Unione, con una piccola clausola, citata nell’art. 7 c. 1,
cioè un singolo comune può far valere il proprio diritto di recesso non prima di
due anni dalla sottoscrizione dell’atto costitutivo.
Bisogna sottolineare che vi è un iter particolare che riguarda quello per le
modifiche statutarie, tale decisione deve inoltre essere notificata al Presidente
dell’Unione, sei mesi prima della scadenza dell’anno solare e gli effetti decorrono
a partire dall’anno solare successivo alla presentazione di tale notifica.
In sette anni di vita dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo” solo il
comune di Alessandria della Rocca ha esercitato il diritto di recesso, e per gli anni
2008 e 2009 non ha fatto parte dell’Unione.
Dalle interviste effettuate risulta che il motivo principale sia stato la
credenza, da parte degli amministratori, che queste Ente non avesse effettivamente
l’utilità per cui era nato e ci fosse un consumo di risorse maggiore, per la gestione
e l’erogazione di alcuni servizi, rispetto a quello che il singolo comune potesse
spendere.
Successivamente e con le nuove elezioni, i nuovi amministratori si resero
conto che la spesa per un servizio gestito dall’unione era minore rispetto a quello
che deve sostenere un Comune per l’erogazione dello stesso servizio, quindi nel
2010 Alessandria della Rocca rientra a far parte dell’Unione dei Comuni “PlataniQuisquina-Magazzolo”.
Figura importante per l’Unione, cosi come lo è per ogni singolo comune, è
il Segretario Generale, il quale viene scelto e nominato dal Presidente dell’Unione
tra i Segretari Comunali iscritti all’Albo nazionale dei Segretari Comunali e
Provinciali.
35
Il Segretario generale dell’Unione provvede ad attuare gli indirizzi e gli
obiettivi stabiliti dagli organi di governo dell’Unione stessa, secondo le direttive
impartite dal Presidente e, inoltre, sovrintende alla gestione, perseguendo livelli
ottimali di efficacia ed efficienza, rispondendo direttamente dei risultati
conseguiti.
Inoltre al Segretario generale compete, oltre alle funzioni di cui agli artt.
107 e 108 del DLgs 267/2000, la predisposizione del piano dettagliato degli
obiettivi, nonché la predisposizione del piano esecutivo di gestione.
3.2 I Comuni che costituiscono l’Unione
Come più volte ricordato i comuni che fanno parte dell’Unione “PlataniQuisquina-Magazzolo” sono cinque: Alessandria della Rocca, Bivona, Cianciana,
San Biagio Platani e Santo Stefano Quisquina ma per due anni sono rimasti in
quattro per la fuoriuscita di uno di essi, Alessandria della Rocca.
Questi comuni sono tutti appartenenti alla provincia di Agrigento, sono
contermini e con caratteristiche socio-ambientali e territoriali simili, hanno una
popolazione che va dai 3.075 di Alessandria della Rocca ai 4.915 di Santo Stefano
Quisquina, con una popolazione complessiva dell’Unione di circa 19.000 abitanti
dislocati su un territorio che è grande circa 314 Kmq.
Questi comuni sono amministrati da Liste Civiche, che non hanno un
colore ben definito, che raggruppano all’interno esponenti di vari partiti politici,
che a volte vanno dal centro destra al centro sinistra, senza però includere le
frange più estreme sia di sinistra che di destra, che quindi spesso si ritrovano ad
avere un ruolo di opposizione all’interno del Consiglio comunale.
L’economia
di
questi
cinque
comuni
si
basa
principalmente
sull’agricoltura e sull’allevamento, poche sono le industrie presenti e queste poche
di ridottissime dimensioni; inoltre tutti i comuni hanno visto uno spopolamento
continuo iniziato nei primi anni ’90, e che continua tutt’oggi, che in molti casi ha
visto il dimezzamento della popolazione complessiva del comune.
36
La tabella che segue mostra il territorio di ogni comune e insieme l’intero
territorio dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”10.
Dalla tabella precedente si evince che i cinque comuni si trovano al nord
della provincia di Agrigento, dislocati tra le montagne e ad una certa distanza dal
mare, ed è dovuto proprio a questa posizione che sono impegnati maggiormente
alla promozione del territorio, facendo capire che oltre allo splendido Mar
Mediterraneo in Sicilia abbiamo anche dei luoghi di montagna, degni di essere
visitati e perché no anche vissuti, con delle aree boschive di grandissimo valore
floro-faunistico.
Proprio in queste aree boschive dove si concentra oggi la maggior parte dei
lavori, dopo anni di abbandono da parte delle amministrazioni sia comunali che
provinciali, infatti sono nate delle aree attrezzate (Bosco del Cavallo a Cianciana e
e Bosco della Quisquina a Santo Stefano Quisquina) dove poter passare una intera
10
Fonte sito internet dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”.
37
giornata con la famiglia a respirare aria pura, a guardare paesaggi meravigliosi e a
scoprire animali che magari fino a quel giorno i bambini hanno sempre e solo
visto nei libri scolastici11.
Naturalmente non ci sono solo boschi da guardare ma interessantissime
tradizioni popolari che studiosi di varie parti d’Italia hanno voluto studiare da
vicino, toccando con mano la realtà dei luoghi e dei popoli interessate da queste
tradizioni.
Si parla in quest’occasione degli “Archi di Pasqua” di San Biagio Platani o
della festa di Santa Rosalia a Santo Stefano Quisquina e della festa della Madonna
della Rocca ad Alessandria della Rocca.
Ecco perché gli amministratori tutti, nelle interviste, hanno rilasciato delle
dichiarazioni che partono dalla promozione del territorio e, facendo vari accenni a
servizi che ci sono e che si dovrebbero attivare in futuro, arrivano sempre alla
promozione di questo territorio a volte bistrattato, a volte preso in considerazione
esclusivamente come patria di “briganti” e che in tutti questi anni non ha avuto il
riconoscimento che merita.
L’impegno viene profuso, perciò, nella speranza di una rinascita ma questa
rinascita si collega oggi al destino complessivo del Meridione e in particolare
della Sicilia.
3.3 Funzioni affidate all’Unione e quelli che la stessa intende svolgere nel
prossimo futuro
Delle funzioni dell’Unione, oggetto di studio, parla l’art. 8 dello Statuto,
che al comma 2 afferma: sono affidate all'Unione dei Comuni, in via di prima
applicazione, le competenze amministrative concernenti la gestione unitaria delle
funzioni e dei servizi sotto indicati:
• Servizio di protezione civile, si occupa del coordinamento delle attività e
dei referenti della protezione civile dei comuni facenti parte l’Unione,
svolge i compiti inerenti la gestione di tutte le azioni attinenti la fase della
11
Per ulteriori approfondimenti si rimanda al capitolo successivo quando si parla nello specifico di
ognuno dei cinque comuni dell’Unione.
38
prima emergenza, è dotato di materiale disponibile, nell’ambito territoriale
dell’Unione, per lo svolgimento delle attività di previsione, prevenzione,
soccorso
e
superamento
dell’emergenza,
materiali
in
dotazione
dell’Unione dei Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo”: n. 8 Tenda da
campo 6 posti, n. 2 Tenda per soccorritori, n. 1 Tenda da campo 12 posti,
n. 60 rete pieghevole completa di materasso, n. 25 tecnisacco, n. 60
brandine da campo, n. 10 lampada frontale due luci, n. 158 set lenzuola
monouso12.
• Servizio randagismo, che prevede la costruzione di un canile, presso il
Comune di San Biagio Platani.
• Servizio mattatoio, con il ripristino del vecchio mattatoio sito presso il
Comune di Cianciana.
• Servizi d’interesse sovra comunale riguardanti il turismo, lo sport, gli
spettacoli e la promozione del territorio;
• Servizi di ricerca scientifica, universitaria e di formazione professionale e
del personale;
• Servizi di manutenzione ordinaria delle strade comunali e delle strade
comunali esterne da individuare con successivo atto della Giunta
dell’Unione, per questo servizio è stata acquistata dell’Unione una “Terna
Gommata”, messa a disposizione dei Comuni aderenti per la riparazione di
strade comunali.
• Servizio O.I.V. (Organismi Indipendenti di Valutazione), questo
organismo: monitora il funzionamento complessivo del sistema di
valutazione, della trasparenza e l’integrità dei controlli interni ed elabora
una relazione annuale sullo stato dello stesso; comunica tempestivamente
alla Giunta le criticità riscontrate; garantisce la correttezza dei processi di
misurazione e valutazione, nonché l’utilizzo dei premi incentivanti nel
principio di valorizzazione del merito e della professionalità; propone alla
Giunta la valutazione annuale dei dirigenti, ovvero dei titolari di posizione
organizzativa e l’attribuzione ad essi della retribuzione di risultato, qualora
12
Dati da documenti posti nell’archivio dell’Unione di Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo”.
39
prevista; promuove e attesta l’assolvimento degli obblighi relativi alla
trasparenza e all’integrità di cui alle vigenti disposizioni.
• Servizio gestione provvedimenti disciplinari.
• Servizio di polizia locale e sicurezza del territorio, a questo servizio sono
conferite le funzioni relative alla polizia locale
• Servizi demografici e statistici, questo servizio cura il coordinamento delle
funzioni inerenti, i servizi statistici e demografici dei comuni dell'Unione.
• Servizio di telesoccorso, dipendente direttamente dal servizio di protezione
civile, questo servizio, sul territorio dell’Unione dei Comuni, consiste
nell’assistenza telematica a distanza, nonché nella vigilanza diurna e
notturna, alla quale è connesso il pronto intervento, in caso di necessità di
qualsiasi tipo, tale servizio è rivolto prevalentemente ad anziani soli,
nonché ai disabili e soggetti a rischio di emarginazione. Obiettivo del
servizio è di consentire la permanenza dei soggetti interessati nel proprio
ambiente di vita, riducendo il ricorso a strutture residenziali, fornendo
quindi agli stessi la possibilità di sentirsi sicuri e protetti dentro e fuori del
proprio domicilio, in qualsiasi momento della giornata, permettendo ad
essi una vita più serena.
Da questo elenco, che viene fatto nel comma II dell’art. 8, si evince come
l’Unione stessa sia nata con una buona intenzione di intervenire sul territorio,
soprattutto sulle strade, sia interne che esterne ai comuni, che da sempre sono
state il punto debole del nostro territorio e in parte continuano ad esserlo.
Anche qui ritorna in auge il concetto di promozione del territorio, che a
detta dagli amministratori è una delle poche cose su cui si può intervenire per
trattenere la popolazione, cercando di arrestare per quanto più possibile il flusso
migratorio che ha caratterizzato queste zone, ma anche tutto il meridione, nei
primi anni ’90; processo che ancora oggi, seppur con dimensioni ridotte, mi vien
da dire per la poca popolazione che è rimasta, è presente.
A proposito di promozione del territorio, importante è stato il gemellaggio
che l’Unione dei Comuni ha fatto con una piccola città francese, Rive de Gier13,
13
Rive de Gier: comune francese di 14,383 abitanti, situato nel dipartimento della Loira, nella
regione del Rodano-Alpi, molto conosciuta dai paesi dell’Unione dei comuni “Platani-Quisquina-
40
nel dicembre 2010, accogliendo una delegazione della cittadina, con a capo il
sindaco, presso il comune capofila dell’Unione, Cianciana, e facendo visitare agli
ospiti tutto il territorio interessato.
Rive de Gier, comune francese nella regione del Rodano-Alpi, ha visto un
incremento della popolazione, nel secondo dopoguerra, per via di quei siciliani
che abbandonarono il luogo di origine alla ricerca di un lavoro, trovando, appunto
nella cittadina francese il posto più adatto per stabilirsi e formare famiglia.
Molti sono oggi i siciliani, Ciancianesi, Alessandrini e Bivonesi, che
vivono nel comune di Rive de Gier e che tutti gli anni durante il periodo estivo
ritornano nei luoghi di origine per passare le ferie con i parenti e per far visitare ai
propri figli, ormai immigrati di seconda e terza generazione, i luoghi dove sono
nati e per molti anni hanno vissuto.
È proprio grazie a queste persone, che hanno promozionato il nostro
territorio, all’estero che è nata, negli amministratori locali, l’idea di questo
gemellaggio, che è un ottimo trampolino di lancio per scambi culturali futuri.
Un servizio importante, attivo dal 2007, che è inerente al progetto di
protezione civile, ma in realtà è un qualcosa che riguarda il sociale, anche se i
servizi sociali non sono affidati dai Comuni all’Unione per la cogestione, è il
servizio di telesoccorso.
Questo servizio, sul territorio dell’Unione dei Comuni, consiste
nell’assistenza telematica a distanza, nonché alla vigilanza diurna e notturna, alla
quale è connesso il pronto intervento, in caso di necessità di qualsiasi tipo.
Tale servizio, effettuato dall’aggiudicatario della gara di appalto che si
avvale di personale qualificato presente nella centrale di controllo telematico 24
ore su 24, è rivolto prevalentemente ad anziani soli, a disabili e a soggetti a rischio
di emarginazione.
Obiettivo e scopo del servizio è quello di consentire la permanenza dei
soggetti interessati nel proprio ambiente di vita, riducendo il ricorso a strutture
residenziali, fornendo quindi agli stessi la possibilità di sentirsi sicuri e protetti nel
Magazzolo” in quanto meta di tanti siciliani, tra cui Ciancianesi, Alessandrini e Bivonesi, costretti
ad emigrare dal paese di origine, alla ricerca di lavoro.
41
proprio ambiente di vita, in qualsiasi momento della giornata, permettendo ad essi
una vita più tranquilla.
Finalità di tale servizio è la tutela dell’incolumità fisica degli assistiti
all’interno dei propri domicili, nonché attraverso i rapporti interrelazionali che
consentono agli utenti stessi, in particolare momenti di sconforto e solitudine, di
avere contatti con persone amiche e di colloquiare con gli operatori della centrale
di controllo telematico.
Lo Statuto, oltre ad elencare i servizi che sono stati attivati e quindi
successivamente erogati, fa presente quali sono gli altri servizi che i comuni
possono demandare e conferire all’Unione, cioè:
• Gestione di servizi scolastici compresi i trasporti scolastici;
• Funzioni di polizia locale e sicurezza del territorio;
• Funzioni riguardanti la gestione del territorio e dell'ambiente;
• Servizio paghe;
• Manutenzione stradale e del verde pubblico;
• Gestione catasto;
• Sistemi produttivi locali;
• Gestione dello sportello unico per le attività produttive;
• Servizi demografici e statistici;
• Servizi Tributari;
• Comunicazione e informazione;
• Gestione coordinata dell' e-Governament;
• Gestione e manutenzione illuminazione pubblica;
• Valutazione e certificazione dei progetti di opere pubbliche;
• Ufficio legale e contenzioso;
• Segnaletica stradale;
• Espropriazioni e catasto edilizio;
• Gestione e distribuzione delle risorse idriche;
• Gestione integrata dei rifiuti;
• Servizi socio-assistenziali (L. 328/2000);
• Manutenzione straordinaria strade comunali.
42
A tutti i servizi attualmente gestiti dall’Unione, se ne sta aggiungendo un
nuovo, elencato tra i possibili che all’Unione stessa possono essere demandati, si
tratta del servizio demografico e statistico, per cui questo nuovo servizio, come è
emerso dal colloquio con alcuni dipendenti dell’Unione, a breve decollerà, dando
un quadro completo e sempre aggiornato di tutta la popolazione che interessa
l’Unione, sottolineandone i flussi in entrata ed uscita in modo tale da dare
suggerimenti, agli organi di governo, sulle direzioni da prendere per quanto
riguarda certe decisioni politiche.
3.4 Punti di forza e punti di debolezza dell’Unione
Dalle interviste fatte agli amministratori, sono emersi vari punti di forza
ma parecchi punti di debolezza dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”.
Su una cosa sono però tutti d’accordo che bisogna lavorare tutti assieme
per portare avanti gli impegni presi con la costituzione di questo ente,
rispondendo ai cittadini, loro elettori, con dei servizi adeguati al territorio in cui
vivono.
Per quanta riguarda la popolazione, tutti i sindaci hanno sottolineato che vi
è un buon 50% di consapevolezza dell’esistenza di questo ente, con un picco
massimo che arriva fino al 75% circa di popolazione consapevole, nel Comune di
Cianciana, comune capofila e sede legale amministrativa dell’Unione stessa.
Proprio a questi aspetti è dovuta la maggiore conoscenza dei cittadini.
Una nota positiva, come sostengono tutti gli amministratori e come io
stesso ho potuto valutare essendo stato presente ad un Consiglio dell’Unione, è
data dal fatto che tutti gli amministratori lavorano all’unisono per garantire quei
servizi, ai loro cittadini, che sono stati trasferiti in capo all’Unione, quindi non si
vengono a creare quelle discussioni tra maggioranza o opposizione, risultando a
volte inutili e controproducenti per tutta la popolazione, a cui si assiste nei
consigli comunali, provinciali o più in generale ai livelli più alti, in politica
nazionale per intenderci.
Come sottolineato dallo stesso Presidente in carica, Sindaco di Cianciana,
bisogna lavorare tutti assieme e tutti d’accordo per raggiungere i risultati attesi
43
che ci si prefigge di volta in volta, per garantire quei servizi che i cittadini dalle
amministrazioni, a cui ripongono fiducia, si aspettano.
Uno dei punti critici e di debolezza, che mi è stato da tutti i sindaci
sottolineato, è il fattore economico: pochi trasferimenti, da parte della regione e da
parte dello stato, ai comuni, infatti la quota annua di 25.000 euro, che i 5 comuni
versavano nelle casse dell’Unione, è stata ridotta a 20.000 euro, con tutti i disagi
che ne conseguono per la gestione dei soliti servizi, da parte dell’Unione, con
minori risorse economiche.
Altra nota dolente è rappresentata dal fatto che due comuni su cinque, in
seno al consiglio comunale, hanno discusso e addirittura avanzato la proposta di
ritirarsi dal far parte dell’Unione.
Uno dei due comuni, Alessandria della Rocca, ne è uscito per ben due
anni, 2008/2009. Le motivazioni di questa decisione sono state che, per gli
amministratori far parte dell’Unione, quindi trasferire fondi ad essa ogni anno, era
un ulteriore spreco di risorse e che i servizi gestiti in maniera sovra comunale
risultavano più dispendiosi della gestione da parte del singolo comune.
Quando però si è fatto un confronto tra impiego di risorse, servizi offerti e
qualità degli stessi in modo singolo e in cogestione, quindi affidando determinati
servizi all’Unione dei comuni, si è capito che forse il vero spreco avveniva
erogando determinati servizi come singolo comune, prevalendo nella gestione ed
erogazione unitaria, da parte dell’Unione, non solo l’economicità ma anche e
soprattutto la qualità del servizio offerto.
Un ultimo aspetto che può essere giudicato positivo e nello stesso tempo
non positivo (di seguito si capirà perché non uso il termine negativo), è il fatto di
far conoscere i servizi erogati dall’ente, in modo quasi capillare, a tutti i cittadini
in modo tale che gli stessi possano al meglio usufruirne.
Qui tutti gli amministratori hanno sottolineato che nonostante i vari mezzi
utilizzati, i media in generale, per pubblicizzare i servizi offerti, ancora un 50%
circa della popolazione non sa di cosa si tratta e, in certi casi, nemmeno a chi
rivolgersi.
In fin dei conti i servizi vengono pubblicizzati ma in modo “moderno”,
come mi è stato detto da alcune persone un po’ avanti con l’età, quindi
44
l’informazione non raggiunge tutte le fasce di popolazione, ad esempio i
pensionati che non sanno usare il computer e di conseguenza internet.
A questo proposito importante è il contratto che è stato stipulato con una
emittente radiofonica locale per trasmettere in diretta i Consigli dell’Unione e lo
stand che viene allestito nelle sagre di paese, l’ultimo è stato in occasione della
Sagra della Pesca presso il comune di Bivona, per dare maggior luce all’operato
dell’Unione stessa, ma di più ancora può essere fatto.
Ad esempio in un territorio che vede una prevalenza di popolazione
appartenente ad una fascia di età medio-alta, che in prevalenza non conosce l’uso
dei computer e di internet, la pubblicità riguardo l’Unione in generale potrebbe
raggiungere tutti con dei semplici manifesti affissi sui muri e negli appositi spazi
di ognuno dei cinque comuni.
L’aspetto della pubblicità cartellonistica è stato sottolineato da tutti gli
amministratori da me intervistati, consapevoli che in questo modo si
raggiungerebbe un buon livello di conoscenza, nella popolazione, dell’Unione dei
Comuni, del suo operato, dei servizi che eroga e a chi ci si può rivolgere per
maggiori informazioni sugli stessi servizi.
45
CAPITOLO QUARTO
STORIA E CARATTERISTICHE DEI COMUNI CHE HANNO DATO
VITA ALL’UNIONE
4.1 Alessandria della Rocca: le origini14
Siede a Nord della provincia di Agrigento, sopra un altipiano leggermente
inclinato da Oriente ad Occidente, essa è circondata per tre parti da collinette,
dove, tra il verde cupo dei ricchi oliveti, fiorisce lussureggiante il mandorlo;
mentre ad Occidente il suo orizzonte si apre e l'occhio di chi si affaccia dal piano
del "Serrone" si riposa sulla verde vallata dove scorre il classico Macasoli,
profumato, nei suoi tortuosi giri, dalla zagara degli aranci.
Questo Comune prima era chiamato Alessandria della Pietra (per la
vicinanza alla Pietra o Rocca d'Amico) o più generalmente Alessandria di Sicilia;
nel 1862 per Decreto Regio fu denominato “Alessandria della Rocca".
Così agli inizi del Novecento ne dava notizia Francesco Nicotra nel suo
"Dizionario illustrato dei comuni siciliani", pubblicato a Palermo nel 1907.
È interessante iniziare questa "nota" storica su Alessandria proprio col
Nicotra perché sembra compendiare efficacemente una realtà geografica che nel
complesso poco è cambiata ai giorni nostri.
Fondata da D. Carlo Barresi nel 1570, Alessandria fu costruita presso
l'antico fortilizio della Rocca di Pietro d'Amico. Il nonno di Carlo, D. Nicolò
Barresi, aveva comprato la baronia di Pietra d'Amico nel 1542 dalla Regia Corte
per il prezzo di 800 scudi d'oro, col mero e misto imperio, comprendente i feudi
Presti Alessandro con i suoi marcati, Solicchialora, Chimeni o Chinesi e Moavero.
Il contratto di vendita fu stipulato a Palermo il 16/12/1542, la famiglia
Barresi era di origine normanna e venne in Sicilia al seguito del conte Ruggero.
Signori di vari feudi in Val di Noto parteciparono alle lotte baronali al tempo
dell'Imperatore Carlo V', di certo la baronia di Pietra d'Amico aveva già nei tempi
anteriori al 1500 nuclei di popolazione.
14
Alessandria della Rocca-Frammenti di memoria, Tallo Salvatore (a cura di), Comune di
Alessandria della Rocca, 2000.
46
Nel 1862 mutò il nome, da Alessandria di Sicilia fu denominata
Alessandria della Rocca ma le misere condizioni economiche non mutarono: il
brigantaggio fu diffuso, l'analfabetismo capillare, la malaria era endemica, la
collusione tra "mafia" e politica cominciava a rinsaldarsi, inspiegabile rimane la
cattura del latitante Giuseppe Scaglione, imputato di omicidio, nell'abitazione
dell'allora sindaco D. Gioacchino Inglese, avvenuta nel luglio del 1863.
Nel settembre del 1885 accaddero disordini popolari per un superstizioso
timor di pretesi untori di colera.
Essendosi sviluppata nella provincia di Palermo l'epidemia colerica, gli
alessandrini, nella paura di essere contagiati e nell'ignoranza che tale malattia era
da addebitarsi a persone, convenientemente immunizzate, che la diffondevano per
decisione del Governo, si sollevarono con le armi e, col proposito di isolare il
paese, formarono un cordone sanitario, fu devastata la caserma dei carabinieri e
furono imprigionati gli stessi gendarmi. Intervennero così i militari e un
distaccamento di soldati pose fine allo stato di assedio ad Alessandria.
L'esercito governativo agì in modo autoritario e repressivo, i soldati che
alloggiavano dentro il fabbricato della Scuola Elementare furono accusati dal
Sindaco Cordova di furto e di danni gratuiti al locale per un valore di lire 64 e 45
centesimi.
Alla fine dell'800 Alessandria cercò di inserirsi in quel grande moto
popolare che furono i Fasci Siciliani, non è difficile immaginare il quadro di
desolazione e di disperazione che offriva allora Alessandria. Il delegato di
Pubblica Sicurezza, Ariani, così scriveva nel luglio del 1893 al Sotto-Prefetto di
Bivona a proposito delle condizioni dei contadini: "Il contadino qui pazientemente
accoglie il salario sulla giornata comunque gli viene offerto, e spesso è troppo
basso da non retribuire il lavoro". Ma anche Alessandria costituirà il suo Fascio
del Lavoratori presieduto dal sig. Pietro Amorelli e sarà formato da 250 soci, di
cui 14 donne. Scopo del Fascio era quello di fare rispettare gli affitti in corso e per
le nuove gabelle ottenere migliori patti dai proprietari.
Venne, invece, il siciliano, di Ribera, Francesco Crispi a reprimere nel
sangue le rivendicazione economiche e sociali delle plebi siciliane, angariate ed
oppresse da un sistema di potere economico reazionario e conservatore che in
47
Sicilia era rappresentato dagli agrari latifondisti, sicché l'unica risposta ai loro
bisogni divenne la possibilità d'emigrare, nella ricerca di quella dignità e libertà
umana negata nella loro stessa patria.
Nel 1902, sotto la guida del Sindaco don Giuseppe Bondì, fu costruito
l'acquedotto che portò l'acqua potabile dalle sorgenti del Voltano nel centro
abitato.
Arriva la “Grande Guerra” e anche gli Alessandrini furono chiamati a
difendere una patria verso cui pochi si riconoscevano e che pochissimo si era
ricordata di loro, alla fine del conflitto mondiale tanti non tornarono, ma in
riconoscimento del loro sacrificio ebbero dedicato un monumento.
Tra gli avvenimenti più memorabili resta ancora nella memoria dei più
anziani la visita del Prefetto Mori e la successiva "associazione contro la mafia",
allorché molti campieri e altre persone furono arrestate perché sospettate di essere
mafiose.
Nel secondo dopoguerra, dopo le attese, deluse dalla riforma agraria, molti
braccianti, affittuari e poveri contadini presero la via dell'emigrazione
transoceanica. Iniziava così un secondo grande esodo, inarrestabile, che, tra gli
anni 50 e 60 del 1900, portava la popolazioni a un sensibile calo di oltre 1.000
abitanti, infatti la popolazione che nel 1951 contava 6.408 abitanti, nel 1971
scendeva a 5.388.
L'economia del paese, che per secoli si è basata soprattutto su una
agricoltura di tipo tradizionale, in prevalenza cerealicola, oltre che su colture di
oliveti e mandorleti, oggi è in piena trasformazione, le colture dei cereali sono
state in gran parte abbandonate e vengono gradualmente sostituite da moderni
impianti di vigneti, frutteti, oliveti e mandorleti diffusi un pò su tutto il territorio;
ma i prodotti dell'agricoltura non trovano adeguati sbocchi sul mercato e pertanto
il lavoro agricolo è poco remunerativo sicché gli addetti all'agricoltura sono molto
diminuiti e spesso sono anziani pensionati.
Oggi Alessandria si presenta con un volto urbanistico cambiato: le case del
centro storico sono state in buona parte ricostruite; anonimi agglomerati urbani
sono sorti nella zona di espansione edilizia; molte speranze di sviluppo economico
sono affidate alla diga Castello sul Magazzolo ma tutt’oggi le terre irrigate sono
48
poche centinaia di ettari e perciò molto dipenderà dalla costruzione di un’ampia
rete d’irrigazione.
Delusione e speranza caratterizzano questo particolare momento della vita
di Alessandria: delusione storica per la mancata soluzione dei problemi che hanno
assillato generazioni di uomini; speranza per una rinascita delle condizioni
economiche e sociali. Questa rinascita si collega al destino complessivo del
Meridione e in particolare della Sicilia.
4.1.1 Il Territorio15
Dal 1224 si ha notizia di due casali, Scibeni e Chinesi, i borgesi del primo
casale dovevano pagare la terza parte della decima alla Chiesa di Girgenti, mentre
quelli di Chinesi l'intera decima.
Il primo casale doveva trovarsi nella contrada Scibè nei pressi del
Magazzolo, non molto distante dal feudo Castello; il secondo si trova in contrada
Chinesi, nella zona circostante l'antica dimora dei Sicani, contrade "Grotticelle" e
"Lordichelle".
Nelle suddette contrade, delimitate a valle dal fiume Turboli, oggi si può
osservare ciò che rimane della piccola necropoli sicana, le cui tombe "a forno" o a
"grotticelle" sono scavate sui fianchi di una montagna che è chiamata "li
gruttiddi", in seguito, tale insediamento sicano subì la sorte della colonizzazione
greca prima e del dominio romano poi.
Forse la definitiva sottomissione di quell’antica popolazione sicana
avvenne nel 104-99 a.C. con la seconda guerra servile che ebbe come teatro di
battaglia, tra le legioni romane e gli schiavi, uniti alle popolazioni indigene,
proprio i luoghi lungo la valle del Magazzolo e la montagna delle Rose.
In epoca bizantina si hanno poche e incerte notizie del territorio
alessandrino; durante l'occupazione araba della Sicilia nuclei di popolazioni
berbere si stabilirono presso la dimora sicana, formando dei villaggi che in epoca
normanna divennero casali. Dopo la conquista normanna, i feudi in territorio di
Alessandria vennero concessi a un parente del conte Ruggero, Lucia, signora di
Cammarata.
15
Ibidem.
49
Facevano parte della Contea di Cammarata la baronia di Motta S’Agata e
il castello di Pietra d'Amico; le sorti di tali feudi furono segnati dalle alterne
vicende storiche che si svolsero in Sicilia con la guerra tra Svevi e Angioini prima
e tra Angioini e Aragonesi dopo.
Dal 1398 in poi la baronia di Pietra d'Amico era concessa dal Re Martino
I° a Guglielmo Raimondo Moncada, conte di Cammarata nel 1431 Giovanni
Abatellis la comprò per 40 mila fiorini d’oro. In seguito passò a Federico
Abatellis, ma questo, resosi reo di fellonia perché ribelle alla Corona, fu
giustiziato nel 1523 a Milazzo e i suoi beni confiscati. Ma nel 1542 tale baronia fu
comprata, come sopra ricordato, da D. Nicolò Barresi.
Nel 1568 ebbe l'investitura il nipote, D. Carlo, detto anche Blasco,
"principe prudentissimo e di gran governo", il quale, nel 1570, nel feudo Presti
Alessandro, contrada Prato, fondò Alessandria che prese nome dal feudo stesso.
Il Principe diede un notevole sviluppo al primo insediamento, che nel 1593
era formato da 110 case e da 307 abitanti, come risulta dal primo Rivelo. La
promessa di franchigie e conseguentemente di una vita meno incerta
economicamente, fece sì che si insediassero in quel primo borgo centinaia di
contadini provenienti dai centri vicini, Bivona in particolare, infatti nel 1588 il
barone concesse all'Università di Alessandria, per comodo degli abitanti stessi, 20
salme di terra "comuni" con dei confini ben definiti e con i seguenti patti:
1. Le terre comuni o prato devono rimanere tali per comodo degli animali e
così difendersi;
2. Esclusa la paglia;
3. Niente pagamento di colletta per dette terre;
4. Divieto di mandrie con animali meno di 10;
5. Libertà di vendita dei beni dei cittadini;
6. Divieto di carcerazione;
7. Contributo di una gallina per abitazione al barone o tarì uno;
8. Franchigie per 10 anni;
9. Il padrone non poteva fare zagato;
10. Nessuna clausola contraria alla Chiesa o al Re.
50
Sembra che queste terre, scrive l'avv. Landolfi, nella sua relazione sugli
usi civici, sino alla fine del 1600 fossero state destinate interamente a pascolo,
perché in tutti i successivi rilievi, dopo quello del 1593 e fino a quello dell'anno
1682, non si rivelano né le terre né rendite per fitto o censuazione di terre comuni.
In ricordo delle franchigie di dazi doganali ed angarici loro concessi, gli
Alessandrini ogni anno, l'8 settembre, festa della Vergine, inalberavano sul
campanile della Chiesa del Carmine uno stendardo.
Per tali ragioni la popolazione crebbe in pochissimo tempo: nel 1653 era di
3466, nel 1714 di 3862 e nel 1798 di 4416 abitanti, come riporta nel suo saggio
storico-statistico il Maggiore Perni.
A darle notevole sviluppo contribuì principalmente Donna Elisabetta
Melchiora Barresi, la quale visse per lungo tempo ad Alessandria dove morì e fu
sepolta nel 1679 nella chiesa del Convento dei Francescani, che s'investì della
Baronia di Alessandria nel 1619, avendo sposato nel 1636 D. Girolamo di Napoli,
principe di Resuttana e di Campobello, stabilì che alla sua morte i suoi discendenti
assumessero il titolo di Napoli e Barresi.
Nel 1636 la Baronia fu elevata a Principato, fra i discendenti si distinse il
principe Federico che fu consigliere dell'Imperatore Carlo VI°.
L'ultima investitura della baronia l'ebbe Pietro Barresi nel 1788, i NapoliBarresi generalmente vissero lontano da queste contrade, dove tenevano un
Segretario che faceva le loro veci.
4.1.2 Gli Edifici Religiosi16
Nel primo secolo di storia alessandrina e sotto i signori Barresi sorsero le
chiese più insigni, del 1593 è la chiesa Madre di S. Maria del Pilerio, che sorse
sulla vecchia struttura della chiesuola di San Nicolò di Bari di cui D. Carlo
Barresi comprò il patronato cambiandole il nome ed eleggendola a Parrocchia.
Il primo parroco fu D. Natale Cangemi che ebbe assegnato dal barone 78
onze per le primizie, mentre la Confraternita del SS. Sacramento collocata nella
sacrestia della parrocchia ebbe 43 onze di rendita. Una cinquecentesca statua in
16
Alessandria della Rocca Itinerario artistico e monumentale, Nino Ranieri (a cura di), Comune di
Alessandria della Rocca 1996.
51
legno di S. Nicolò, tele ed affreschi settecenteschi costituiscono un patrimonio
artistico di notevole interesse.
Del 1589 è la Chiesa con il convento annesso dei P. Carmelitani sotto il
titolo di Maria Annunziata, espressione genuina del barocco siciliano è
"teatralmente isolata e dominante dall'alto di ampie gradinate", all'interno, l'altare
maggiore è sovrastato da un pregevole dipinto, si dice, di Guido Reni, raffigurante
l'Annunciazione, nelle due cappelle laterali si trovano degli stucchi portati a
finitezza sorprendente della scuola dei Serpotta.
L'altra chiesa secentesca è la Chiesa con il convento annesso dei P. Minori
Osservanti, essa fu edificata a spese della baronessa Elisabetta Melchiora Barresi
nel 1664, notevole pregio hanno le tele e il busto marmoreo della stessa baronessa
che ivi si conservano.
La chiesa del Collegio di Maria è d'ordine corinzio, le sue pareti sono
istoriate di bellissime pitture del Manno ed è ricca di arredi sacri.
Il Santuario della Madonna della Rocca, eretto su una collinetta pur
risalendo al 1630, solo nel XIX secolo fu completamente ricostruito, nell'altare
maggiore si può ammirare l'immagine marmorea della Madonna, mentre dipinti di
ottima fattura raffigurano la storia del ritrovamento miracoloso.
Il "Feudo" e la "Chiesa" erano in quel lontano tempo i due "soli" della vita
alessandrina, il feudo guidava la vita economica e civile, la Chiesa era la guida
spirituale e morale della comunità, essa costituiva la speranza e la consolazione
per le difficili condizioni di vita di migliaia di contadini e pastori.
Ad Alessandria l'autentico fervore religioso si intrecciava spesso alla
superstizione e alle pratiche magiche, per cui a titolo di esempio si possono citare
da un lato la venerabile Suor Francesca Furia, terziaria dell'Ordine Domenicano,
che proprio in quel tempo saliva agli onori degli altari per la sua vita di elevata
spiritualità e santità; dall'altro lato, nel 1658, il Tribunale d'Inquisizione di
Palermo condannava a portare il “sambenito" e a cinque anni di carcere nello Steri
di Palermo l'alessandrino Sac. D. Pietro Perzia "di anni 33, superstizioso, mago,
malefico, detentore di libri magici", assieme alla sua serva Flavia Salca
soprannominata Flora da Bivona, anch'essa ritenuta dal S. Uffizio "strega,
52
maliosa, invocatrice di demoni", condannata, oltre a indossare il "sambenito", a
sette anni di carcere.
E qui ci sarebbe tutto un discorso da aprire sull'assurdità e sulle
nefandezze di un tale Tribunale che ha privato la Sicilia del '600 e del '700 dei
suoi uomini più liberi nella coscienza e nel pensiero.
Nel 1630 circa avvenne il ritrovamento del simulacro della Madonna della
Rocca, dove attualmente sorge il Santuario dei Padri Passionisti, proprio quando
imperversava ad Alessandria e in tutta la Sicilia una terribile pestilenza, sicché
prodigioso dovette sembrare il ritrovamento della statua della Madonna che a
clamor di popolo fu portata in processione per le vie del paese.
4.1.3 Alessandria della Rocca oggi17
Con l'Unità d'Italia, la popolazione era di 5.214 abitanti, i beni ecclesiastici
passarono al demanio pubblico e molte chiese decaddero nel più completo
abbandono.
Attualmente il comune di Alessandria della Rocca ha un popolazione di
3.07518 abitanti, alle ultime elezioni, del 2008, ha vinto la Lista Civica per
Alessandria-Mulè Sindaco.
Il grafico seguente riporta l’evoluzione demografica della popolazione
alessandrina dall’Unità d’Italia ad oggi19.
17
www.alemondo.it www.alessandriadellarocca.info
Dati aggiornati, a cura dell’ufficio statistico del Comune, al 31/08/2011.
19
Ibidem.
18
53
7.000
6.500
6.408
6.112
6.000
5.797
5.500
p
o
p
o
l
a
z
i
o
n
e
5.000
5.415
5.724
5.414
4.978
5.820
5.388
5.082
5.209
5.281
5.153
4.500
4.000
3.787
3.500
3.075
3.000
2.500
2.000
1.500
1.000
500
0
1861 1871 1881 1901 1911 1921 1931 1941 1951 1961 1971 1981 1991 2001 2011
anni di riferimento
Come si evince dal grafico, la popolazione alessandrina ha subito una
diminuzione che risulta drastica negli ultimi venti anni, 1991/2011, con il 40% di
abitanti in meno. Anche Alessandria della Rocca ha subito il flusso migratorio in
uscita della popolazione a causa della mancanza di lavoro. Solo negli ultimi anni
si sono registrati ingressi all’interno del comune, da parte di persone provenienti
dalla Romania (21), dal Regno Unito (1), Brasile (1) e Tanzania (1).
Il comune di Alessandria della Rocca è l’unico, dei cinque facenti parte
dell’Unione, ad avere una consulta giovanile e in più il Sindaco e il Consiglio dei
ragazzi, che da poco è stato rinnovato20, con la vittoria di una lista dal nome:
“Uniti oggi per il domani”.
La consulta giovanile esprime regolarmente il proprio parere riguardo
decisioni e delibere che il Consiglio Comunale deve approvare, viene inoltre
ascoltata come portavoce dei giovani di tutto il paese per dar vita a delle iniziative
che coinvolgano i giovani alessandrini. Tutto ciò è importante ed efficace, come
ha sottolineato più volte il sindaco durante l’intervista “per far partecipare e
20
Elezioni del 13 dicembre 2011.
54
coinvolgere i giovani alla politica, visto che è sempre più presente in loro un
malcontento e la mancanza di fiducia nei confronti dei politici, non solo di quelli
nazionali ma anche locali, che noi tutti eleggiamo in modo diretto, a seguito della
Legge 81/1993”.
Gli stessi amministratori del comune di Alessandria della Rocca, ma in
definitiva anche gli altri da me intervistati, hanno sottolineato che è abbastanza
difficile (ri)avvicinare i giovani alla politica, per via della mancanza di ideali veri,
perché distratti dalla “mondanicità” della politica dei nostri tempi ma anche
perché a fare politica oggi sono sempre le stesse persone, senza che ci sia un vero
e proprio ricambio generazionale tanto auspicato da tutte, o quasi, le forze
politiche, sia nazionali che locali, ma mai messo realmente in pratica.
L’economia alessandrina, così come quella degli altri Comuni che hanno
costituito l’Unione, è principalmente basata sull’agricoltura e sulla pastorizia, due
settori in grande crisi negli ultimi anni. Di recente nascita troviamo pochissime
aziende prevalentemente a conduzione familiare, che offre di conseguenza
pochissimi posti di lavoro.
Per quanto riguarda l’agricoltura, importante è la produzione dell’olio
extravergine di oliva, grazie a grandi appezzamenti di terra piantati ad olivi
secolari che danno ancora i loro frutti, complice il clima mite che caratterizza il
territorio. Inoltre si trovano molte coltivazioni agricole associate all’allevamento
di animali, come suini, bovini e ovini per la produzione sia di latte che di carne;
poi si trovano i prodotti tipici della terra siciliana: agrumi, mandorle, uva e cereali
quali il grano o frumento, detto anche tritico.
4.2 Bivona: le origini21
Anticamente denominata Bisbona o Bibona, ha origini molto oscure, i
primi documenti che la citano risalgono all’età normanna, al tempo di re Ruggero
II e dei suoi successori Guglielmo I e Guglielmo II, 1160 circa, periodo in cui era
21
Bivona - le origini e prime vicende storiche, Midulla Salvatore (a cura di); Bivona città feudale,
Midulla Salvatore (a cura di), edizioni Sciascia, Caltanissetta/Roma 1995.
55
un semplice casale abitato da popolazione musulmana che lasciò tracce evidenti
nella fonetica, nel dialetto e nella toponomastica locale.
Numerosi indizi fanno pensare che Bivona sia molto più antica; infatti, il
territorio circostante è ricco di testimonianze archeologiche che attestano la
presenza dell’uomo in quest’area sin dall’epoca preistorica.
Il nome latino Bisbona, rimanda probabilmente alla sua posizione tra due
fiumi, il Magazzolo e il Rifesi, che ne rendono fertile il suolo.
Divenuta nella seconda metà del secolo XII uno dei principali centri abitati
della Sicilia centro-meridionale, Bivona fu infeudata alla fine del Duecento.
Risalgono a tale periodo l'antica Chiesa Madre, dal magnifico Portale GoticoChiaramontano, e il castello, che fu ricostruito nel 1359 dall'ammiraglio Corrado
Doria.
La città, il cui territorio fa parte del bacino idrografico del Fiume
Magazzolo, presenta un carattere spiccatamente medievale ma è anche ricca di
opere d’arte di epoche più tarde (che vanno dai primi del ’500 fino ai nostri
giorni).
Da segnalare i numerosi crocefissi lignei, di cui il più antico, attribuito a
Francesco Trina, scultore di origine veneta, è degli inizi del ‘500. Esso è
attualmente custodito nella chiesa Madre così come la pregevole statua in marmo
policromo della Madonna della Candelora, attribuita alla scuola di Domenico
Gagini.
La presenza nel corso dei secoli di numerosi ordini religiosi tra cui quello
dei Gesuiti e dei Cappuccini, principali sostenitori della Controriforma, spiega il
carattere spiccatamente retorico di varie opere, sia di sculture (Crocefissi e statue
di Santi) che soprattutto di dipinti, collocabili in gran parte tra il ‘600 e il ‘700.
Ciò si può vedere, per esempio, nel dipinto raffigurante Sant’Ignazio e San
Francesco Saverio ma anche nel Cristo Spirante di Andrea Bisogna, entrambi
custoditi nella Chiesa Madre.
Quest’ultima nasce come chiesa del Collegio Gesuitico nella seconda metà
del ‘600 ed ancora oggi manifesta, nonostante i vari rimaneggiamenti subiti
attraverso i secoli, lo sfarzo tipicamente barocco.
56
Pregevole è anche il Fercolo tardo manierista di Santa Rosalia, scolpito dal
sacerdote Ruggero Valenti, nei primi del ‘600.
Passata in feudo dai Chiaramonte ai Peralta e all'inizio del Quattrocento, ai
Luna, la città venne coinvolta nella contesa che nel XV e XVI secolo oppose
quest'ultima famiglia ai Perollo e che si concluse sanguinosamente nel 1529 col
famoso Secondo Caso di Sciacca.
Il secolo XVI fu per Bivona il periodo di maggiore splendore, elevata a
città ducale (1554), raggiunse gli 8.000 abitanti, godette di una notevole floridezza
economica e si arricchì di complessi conventuali e monastici, edificati dai
numerosi ordini religiosi che si stabilirono nella città: il Convento dei Carmelitani
(XIV secolo), dei Dominicani (1490), degli Osservanti (1500), il Monastero delle
Benedettine (XV secolo), il Convento dei Cappuccini (1572), il Collegio dei
Gesuiti (inizi del XVII secolo), ed il Convento extraurbano degli Eremiti
Agostiniani (1614), che venne edificato nei pressi della Madonna dell’Olio.
Nel Seicento iniziò per Bivona una lenta decadenza economica e
demografica, in cui ebbe gran peso la fondazione di un gran numero di nuovi
centri abitati nelle sue vicinanze, ma che non impedì la costruzione di nuove
chiese e palazzi nobiliari e l’ampliamento ed il restauro di quasi tutti i fabbricati
religiosi.
Nei primi del ‘700 il Marchese Ignazio Maria Greco, stravagante
personaggio appartenente a una delle famiglie più illustri di Bivona, per non
essere da meno agli altri nobili siciliani, si fece costruire un palazzo pieno di
mostri di gusto tardo barocco; esso esprime l’indole stessa del proprietario,
personalità eccentrica e bizzarra, amante dell’arte e al tempo stesso uomo molto
religioso, tanto da essere ricordato nel suo mausoleo, che si trova nella Chiesa dei
Cappuccini, come “Pater Patriae” ovvero benefattore e protettore dei bivonesi (il
mausoleo fu scolpito dal noto scultore del ‘700 Filippo Pennino).
Di notevole interesse artistico è ancora il “portale gotico-chiaromontano”
dell’ex chiesa madre , importante testimonianza di quello stile architettonico che
si sviluppò nel Trecento, durante il governo della famiglia Chiaramonte, signori di
Bivona da 1363 al 1392, nel quale si espressero modelli figurativi tratti
dall’architettura arabo-normanna, elaborati secondo linguaggi tipici delle arti
57
applicate locali; il portale a sesto acuto, in pietra arenaria, porta in cima il rosone
sul quale è scolpito lo stemma araldico dei Chiaromonte.
4.2.1 Gli Edifici Religiosi22
La Cappella della Madonna di "La Prescia" si trova a sud del paese ed
è dedicata al culto della Madonna. «Si tramanda che un Signore di Bivona,
accusato di avere redatto un atto falso, sia stato colpito da mandato di cattura e
tradotto nelle carceri di Sciacca. A questo punto cominciano i guai per la famiglia
che, oltre ad essere privata del sostentamento del lavoro del capofamiglia, andava
incontro ad un lungo e faticoso viaggio per far visita al proprio congiunto. Si
ricorda, a proposito, che la storia risale al secolo scorso, quando ci si poteva
spostare da un luogo all’altro ricorrendo alla carrozza, al carretto o al mulo.
Quindi, raggiungere Sciacca in queste condizioni significava affrontare un viaggio
di lunghe giornate e di fatica notevole. Il viaggio iniziava a sud del paese
nell'attuale trazzera di "San Lunardu". Un giorno la donna, stanca di tanta fatica,
nell'intraprendere ancora una volta la via per Sciacca, invocò con ardore la
Madonna, chiedendole di sollecitare (sprisciari) la causa del marito e di farlo
tornare libero a casa. Mentre la donna così pregava, sentì una voce che diceva: "E'
libero, è libero". Nello stesso istante scorse una fila di muli con degli uomini e tra
essi il marito. Nel punto in cui pregò, per la grazia ricevuta, la donna decise di
erigere una cappelletta alla Madonna che chiamò della "Sprescia". Quando si
scavò per eseguire il lavoro, fu trovato un involto in cui era racchiusa una
immagine della Madonna con il Bambino che tiene il mappa-mondo in mano.
Costruita la cappella, in essa fu posta l'immagine trovata e quel luogo divenne
meta di culto e di preghiera, soprattutto da parte di chi desiderava l'attuazione di
qualche desiderio»23.
La Chiesa del Carmelo, dedicata all’Annunziata, è annessa al Convento
dei Carmelitani, fu costruita nella seconda metà del secolo XIV, mentre risale alla
fine del secolo successivo il pregevole portale in arenaria scolpito con una
22
Bivona guida turistica illustrata, La Mela Veca Carmela (a cura di), Assessorato Turismo,
Comune di Bivona, 1998.
23
Storia delle comunita' religiose e degli edifici sacri di Bivona, Marrone Antonio (a cura di),
Comune di Bivona, Assessorato Pubblica Istruzione, 1998.
58
decorazione anch'essa legata a maestranze gotiche, anche se l'impostazione
dell'arco a pieno centro è caratteristica già rinascimentale. In questa chiesa si
possono ammirare i tre splendidi quadri di Giuseppe Salerno, meglio conosciuto
come "Lo Zoppo di Gangi". Uno raffigura la presentazione di Gesù Bambino da
parte di Maria Vergine alla Madre S. Anna. L’altro, che attualmente è conservato
presso la Chiesa Madre, rappresenta la visita fatta da San Pietro a sant’Agata
mentre questa era in prigione, infine il terzo, che si trova nella sacrestia della
Chiesa del Carmelo, ha un particolare curioso che lo rende più interessante degli
altri. Si tratta del miracolo di S. Elia; la peculiarità consiste nel fatto che l'artista,
"Lo Zoppo di Gangi", ha voluto firmare il quadro non con una vera e propria
firma, ma raffigurando fra i personaggi se stesso con gli occhiali ed il bastone in
mano.
La Chiesa di Santa Rosalia è la chiesa dedicata alla Patrona di Bivona.
Fin dal XIV secolo esisteva nello stesso sito una piccola chiesa dedicata a Santa
Rosalia. In occasione della pestilenza del 1624 i bivonesi, convinti di essere stati
preservati dal contagio per la protezione loro accordata dalla Santa, la
proclamarono Patrona di Bivona e ne ricostruirono più grande la chiesa. In essa è
possibile ammirare la bella statua e la ricca “vara” (il fercolo) di Santa Rosalia
scolpite dal sacerdote bivonese Ruggero Valenti, uomo ricco di vizi e
appassionato giocatore di carte, che dal conte Pietro De Luna, per un certo
periodo, fu rinchiuso in carcere.
In seguito, avendo egli ucciso "a causa di vendetta" Pietro Venusto,
Rettore dei Padri Gesuiti, che gli rimproverava la sua condotta, fuggì da Bivona e
fu dichiarato "nemico della patria". Ma, ottenuto il perdono e sotto la protezione
degli stessi Padri Gesuiti, egli cambiò vita. Nel 1601 scolpì la statua e la "vara" di
Santa Rosalia, che il 4 Settembre di ogni anno sono portate in processione per le
vie del paese.
La Chiesa Madre fu costruita nel corso del XVII secolo ad opera dei
Gesuiti, che avendo ottenuto la concessione della Chiesa di S. Maria Maddalena,
vi costruirono il loro secondo collegio, anch’esso sede di apprezzate scuole di
grammatica e di retorica. Divenne Chiesa Madre nel 1781, in sostituzione della
vecchia Matrice Chiaramontana. L'impianto della chiesa a navata unica con
59
cappelle laterali è tipicamente barocco. La decorazione interna, con stucchi in oro
zecchino su fondo bianco, rende lo spazio, attraversato dalla luce, ricco e
raffinato: caratteristica del Rococò, che l'operatore-artista ha saputo ben
evidenziare. Oltre ad alcune tele del Seicento (S. Ignazio con S. Francesco
Saverio), del Settecento (La Madonna del Lume) e al singolare altare delle
reliquie, detto anche “degli specchi” (1727), originari arredi della chiesa gesuitica,
vi si possono ammirare alcune interessanti opere d’arte, originari dell’antica
Matrice: il simulacro ligneo del Crocefisso Nero del secolo XVI, oggetto di
fervoroso culto nei secoli passati perché ritenuto miracoloso, la statua marmorea
cinquecentesca di scuola “gaginiana” raffigurante la Madonna con il Bambin
Gesù, scultura che da il nome alla Chiesa stessa (Mater Salvatoris), infine l’antico
fonte battesimale del secolo XIV.
4.2.2 I Monumenti24
Tra i palazzi signorili sorti nel secolo XVIII a Bivona, presenta particolare
prestigio ed eleganza il Palazzo Greco, ubicato nell’omonima via ed appartenente
ad una famiglia che nel Settecento fu insignita prima del titolo baronale, quindi di
quello marchionale. Il palazzo, elegante e ricco di fregi ornamentali nel prospetto
principale, si sviluppa in lunghezza, trattandosi di una costruzione ad un piano.
Ad osservarla bene, la facciata principale evoca alla mente il barocco-siciliano di
Noto (Siracusa); squisita è la fattura della pietra arenaria, pregevole e stupenda la
composizione dei fregi ornamentali degli stipiti e delle volte degli otto balconi,
che presentano una decorazione diversa l’uno dall’altro; sontuoso, quasi
spettacolare ed incredibile, infine, l'angolo occidentale del palazzo, che presenta
sotto il balcone ad angolo otto Cariatidi stupende che sorreggono le lastre che
compongono la balconata dalla caratte-ristica inferriata in ferro con la bombatura
rivolta all'esterno. All'estremità orientale del palazzo spicca in alto, all'angolo,
perfettamente conservato, lo stemma del Marchese, perfetto nel taglio e nella
pietra, opera certamente di abile mano di scultore.
Si attribuisce a Giovanni Chiaramonte (1374) la fondazione della Chiesa
Madre, quando questi fu insignito da Re Federico IV (1342-1374) della Signoria
24
Ibidem.
60
di Bivona. Dei Chiaramonte può riconoscersi traccia dell'arme in qualche stemma
inserito nel prospetto, a conferma della datazione di questo, assegnabile quindi
intorno agli inizi della seconda metà del XIV secolo. Il portale, appena risaltato
sul liscio paramento di piccoli conci a filari regolari, costituisce per quella
particolare predilezione che l'autore mostra per le sottili vibrazioni chiaroscurali,
una singolarità di gusto nel generale riferimento ai modelli della maniera
chiaramontana. I lievi rincassi delle tre ghiere sottolineate da sottili bastoni, non
alterano per la loro modesta profondità, la continuità della massa muraria che, del
resto, anche la lineare ghiera del rosone soprastante tende a conservare.
Nella stesura degli stacciati geometrici intagli a formelle con ornati
fogliacei, la sequenza dei fiori a testa di chiodo lungo i bastoni a zig-zag della
seconda ghiera e lungo i cordoni della ghiera interna, nonché la tenue pacata
vibrazione chiaroscurale dei cordoni e delle colonnine, portate da capitelli a
grappa, affiancate dalla punteggiatura dei fiori a testa di chiodo, è espresso un
gusto per la minuta ornamentazione di superficie, quasi da ricamo, molto vicino a
modi calligrafici di ascendenza orientale.
4.2.3 Bivona oggi25
Nel 1812, abolita la feudalità, Bivona venne prescelta come capoluogo di
Distretto e dal 1818 al 1927 fu sede prima di Sottintendenza e poi di
Sottoprefettura, divenendo un importante centro amministrativo per altri 12
Comuni dell’ entroterra dell’agrigentino. A partire dagli ultimi anni sessanta la
città è diventata sede di numerose scuole e centro di servizi della zona montana, la
sua risorsa principale è, in agricoltura, la coltivazione del pesco.
Ogni anno, nell’ultima domenica di agosto, si può partecipare a Bivona,
alla Sagra della Pesca, occasione in cui l’intera città diventa una fiera per
promuovere la pesca di Bivona e gli altri interessanti prodotti agricoli e
dell’artigianato locale; in questo periodo inoltre vengono organizzate mostre e
convegni su argomenti d’interesse storico, artistico e culturale in genere.
Il pacchetto escursionistico di Bivona si conclude con la visita nell’azienda
agrituristica “Il Duca”, sede di molte attività legate al turismo naturalistico e alla
25
www.bivonaonline.it
61
valorizzazione della montagna. Nell’azienda si organizzano corsi di trekking e di
arrampicata libera, di giardinaggio e di cucina tradizionale; pecularietà
dell’azienda sono: gli orti biodinamici, in cui a tutti è possibile coltivare le piante
secondo i moderni metodi biologici e biodinamici, imparandone così i principi
fondamentali; e “ il chiostro dei semplici”, un orto in cui si collezionano e si
coltivano le erbe officinali, con cui in azienda, si preparano impacchi ed unguenti,
secondo l’antica tradizione bivonese.
Attualmente il comune di Bivona ha un popolazione di 3.94326 abitanti,
alle ultime elezioni, del 2007, ha vinto una Lista Civica guidata da Giovanni
Panepinto del PD.
Il grafico seguente riporta l’evoluzione demografica della popolazione
bivonese dall’Unità d’Italia ad oggi27.
6.303
5.667
5.602
5.324
5.134
4.902
4.850
5.146
5.287
5.043
5.030
5.076
4.741
4.559
p
o
p
o
l
a
z
i
o
n
e
4.225
4.202
3.501
4.030
3.943
3.475
2.801
2.101
1.401
700
0
1861 1871 1881 1901 1911 1921 1931 1941 1951 1961 1971 1981 1991 2001 2011
anni di riferimento
26
27
Dati aggiornati, a cura dell’ufficio statistico del Comune, al 31/08/2011.
Ibidem.
62
Anche Bivona, così come gli altri comuni, ha visto diminuire la
popolazione, anche se attualmente i valori che si registrano sono al di sopra di
quelli del 1861, anno dell’Unità d’Italia.
Anche qui nell’ultimo decennio abbiamo assistito a dei flussi migratori
verso l’interno da parte di popolazione straniera in cerca di un lavoro e di
tranquillità per vivere e mantenere la propria famiglia, al 31/12/2009 si
registravano 32 soggetti provenienti da paesi stranieri, per la maggior parte dalla
Romania.
Anche Bivona, come gli altri comuni dell’Unione, basa la propria
economia sull’allevamento e principalmente sull’agricoltura. Infatti grazie alla
diffusa coltivazione della pesca, il settore trainante dell’economia bivonese è
quello agricolo, in cui, secondo i dati Istat risalenti all’ultimo censimento del
2001, operano circa 1.000 persone, il che vuol dire che circa il 25% della
popolazione è impiegata in questo settore. Quindi il principale prodotto
dell’agricoltura bivonese è la pesca detta “Montagnola” o “Pescabivona”, tanto
che il paese è noto come Città delle Pesche.
La varietà è di media pezzatura, con polpa bianca e soda, non di rado
solcata da venature rosee tendenti al rosso; il sapore è dolce e aromatico, il
profumo si distingue da quello della maggior parte di pesche prodotte nel resto
della Sicilia e d’Italia.
Alla “Pescabivona” o “Montagnola” è dedicata una sagra, della Pesca
appunto, che si svolge tutti gli anni alla fine di agosto, che vede protagonista il
delizioso frutto e altri prodotti tipici del territorio bivonese.
Alla peschicoltura si aggiunge la produzione di olive, mandorle e uva e
l'allevamento di bovini, ovini e suini, con produzione di "carne dei Monti
Sicani" e di formaggi tipici siciliani, tra cui: la "tuma", formaggio a pasta dura
semicotta prodotto con latte di pecora intero crudo senza stagionatura, di sapore
piccante; il "fiore sicano", formaggio a pasta cruda tipico dell'area sicana; il
"piacentino" (con il significato di "piacevole"), molto simile al pecorino,
anch'esso prodotto nel territorio; la ricotta, che viene prodotta in tutto il
circondario e quindi anche negli altri Comuni dell’Unione “Platani-QuisquinaMagazzolo”.
63
Un altro settore trainante dell’economia bivonese è rappresentato
dall’artigianato, che vede nella produzione delle sedie in legno, la famosa “Sedia
di Bivona, il protagonista principale.
Prodotto principale dell’artigianato locale, la sedia di Bivona, ha reso,
questo piccolo Comune, famoso al di fuori dei confini locali. La storia racconta
che attraverso il commercio di arance, che alcuni ricchi proprietari terrieri agli
inizi dell’800, intrattenevano con la Francia, Bivona abbia importato in Sicilia la
tradizione della sedia francese, che rielaborata dalle maestranze locali fu diffusa in
tutto il territorio circostante e in seguito in tutta la Regione.
La sedia di Bivona, interamente artigianale con il fondo in spago o nylon
fatto a mano da abili maestri falegnami, presenta diverse tipologie a seconda degli
ambienti della casa a cui era destinata e in base alle funzioni cui era adibita.
4.3 Cianciana: le origini28
Cianciana, tranquilla cittadina dalle antiche origini, adagiata su un’altura,
nella caratteristica valle del Platani, sorge sul lato meridionale del monte Calvario,
a 390 metri sul livello del mare. Da questa altezza il paese domina la valle del
fiume Platani, anticamente navigabile e utilizzato dai Sicani per raggiungere il
mare. Greci, Romani, Arabi e altri popoli hanno abitato questo territorio lasciando
testimonianze della loro civiltà.
Cianciana si erge sulle rovine delle antiche città delle quali si hanno poche
notizie storiche ma numerosi reperti archeologici e affascinanti leggende: “La
Massa” o Villa Chincana di epoca romana, “La Kalat-Iblatanu” saracena e Ferla,
in località Ciancianìa, sorta in epoca normanna.
L’attuale cittadina sorse ufficialmente, con il nome di S. Antonio di
Cianciana, il 4 ottobre 1646, quando donna Sigismonda d’Onofrio comprò per il
figlio Giuseppe Antonio Joppolo, principe dal 1677, “la Licentia Populandi”, per
28
Opuscolo: Cianciana, Storia, Cultura e Tradizione (2010), Amministrazione Comunale
Cianciana (a cura di); Sant’Antonio di Cianciana. Storia di una città di nuova fondazione, arch.
Paolo Sanzeri (a cura di), Associazione Settimana Santa Cianciana, 2007; Cenni storici sul
comune di Cianciana, Panepinto S. Giannone E. (a cura di), Panepinto Giannone 2006.
64
la formazione dell’aggregato urbano nella terra di S. Antonio, quando, nel 1769,
la famiglia Joppolo si estinse, la signoria di Cianciana passò ai Bonanno prima e
ai Gioeni poi, fino al 1812 quando divenne municipio libero, aggregato al XII
distretto di Bivona.
La storia recente di Cianciana è legata alle miniere di zolfo che per
decenni sono state fonte di ricchezza e, nello stesso tempo, di sofferenza per molti
ciancianesi, l’attività estrattiva cessò nel 1962 ma la memoria di quel passato fatto
di stremante e duro lavoro è ancora presente nella cultura ciancianese, tra le
pagine dei suoi poeti e scrittori.
Tra le graziose e ordinate vie cittadine è possibile scorgere tesori di
inestimabile
valore,
monumenti
architettonici
di
notevole
bellezza,
a
testimonianza di un passato lontano che mantiene ancora il suo splendore.
Oltre alle riposanti vedute che offre il paesaggio montano che circonda il
paese, Cianciana offre al turista innumerevoli altre possibilità di svago, visite
culturali ai luoghi artistici, relax, passeggiate in montagna, attività sportive a tanto
altro.
Sono degni di nota: la Chiesa Madre, l’ex monastero dei Padri Minori
Riformati di San Francesco, uno splendido Calvario, il Palazzo Joppolo, il Palazzo
De Michele Abatellis, Palazzo Marino (sede dell’Unione Platani-QuisquinaMagazzolo), la Torre dell’Orologio, il Monumento alla civiltà mineraria e il
Museo della Civiltà Contadina.
4.3.1 Il Territorio29
Alle pendici del monte Cavallo si adagia il Bosco dell’ex Feudo Cavallo,
ricoperto dalla tipica vegetazione della macchia mediterranea con alberi di alto
fusto, all’interno del quale è possibile praticare trekking tra i viottoli che si
snodano dal Platani alle pendici del monte suddetto, non è possibile sottrarsi al
fascino che questo paesaggio selvaggio e primitivo promana, moltissime piante
endemiche e una gran quantità di animali, soprattutto uccelli, dominano il bosco.
29
Ibidem.
65
In questo habitat incontaminato è possibile scoprire le splendide immagini
dell’elegante Cavaliere d’Italia (uccello dalle lunghe gambe e dal becco
affusolato) che nidifica solo in questo territorio.
Nell’area denominata Bosco Cavallo, sono stati di recente realizzati venti
tavoli completi di panche, tutti in pietra, e diversi punti barbecue, che rendono il
luogo adattissimo ai pranzi all’aperto tipici della tradizione siciliana.
Il bosco che circonda l’area attrezzata è formato perlopiù da alti pini e
occupa circa 800 ettari di terreno, la visuale che si gode dal Bosco del Monte
Cavallo è impareggiabile, oltre alla meravigliosa valle del Platani, è possibile
ammirare, in lontananza uno scorcio del limpido mare di Eraclea Minoa.
Sul Monte Cavallo sono presenti alcune grotte di notevole interesse
archeologico e naturalistico, speleologi e subacquei, provenienti da varie parti del
mondo, le hanno esplorate riportando in superficie reperti ossei e vasellame di età
neolitica.
Le cavità Carsiche presenti sul Monte Cavallo sono: la Grotta del Cavallo,
la Grotta del Sindaco, la Grotta dello Zubbio e quella chiamata Ghiaccera, dove si
registra una temperatura decisamente molto più bassa di quella esterna, queste
grotte hanno cavità lunghe anche centinaia di metri.
Nel fondo della Grotta del Cavallo si trova un laghetto, profondo circa 6
metri, nelle cui acque sono stati rinvenuti cocci e resti ossei, tale materiale non è
ancora stato catalogato.
La percolazione delle acque all’interno delle grotte nel corso del tempo ha
formato delle stalattiti, il laghetto in fondo alla grotta è raggiungibile attraverso
una piccola stradina in terra battuta.
Tra i vari luoghi del Comune di Cianciana, in un ambiente incontaminato,
è presente il fenomeno dei “Vulcanelli”, i geologi sottolineano la peculiarità della
zona immersa nel bosco di Contrada Cavallo ed attraversata dal fiume Platani,
queste sorgenti fangose sono: “Abisso Grande”, “Abisso Piccolo” e “Zolfanella”.
L’Abisso Grande, che si trova nel feudo Bissana, ha la forma di un piccolo
lago da cui fuoriescono piccole bolle di gas, distribuite in gruppi, che si innalzano
con un’intensità più o meno grande, la miscela gassosa è costituita per la maggior
parte da metano e si accompagna ad un forte odore di zolfo e di benzina.
66
Il suolo dell’Abisso Grande e il territorio circostante sono costituiti da
argille risalenti al periodo del Miocene superiore.
Testimonianze risalenti al 1558 descrivono il fenomeno come qualcosa di
grandioso che si accompagna a getti di acqua che raggiungono grandi altezze.
Nel 1400 gli storici menzionavano il lago sulfureo, volgarmente detto
“Bissana”, rispetto a oggi il lago si presentava esteso e profondo al punto tale da
rappresentare un pericolo sia per il bestiame, lasciato a pascolare nella zona, sia
per le persone, che accidentalmente cadute nelle sue acque sarebbero state
inghiottite irrimediabilmente dalle stesse acque fangose e sulfuree della
“Bissana”.
La presenza di numerose e grandi bolle di acqua stagnante crea condizioni
ottimali per lo sviluppo della fauna e la riproduzione di anfibi quali il Dicoglosso
Dipinto e la Rana verde, oltre alla presenza di numerosi rettili.
Tra i volatili è possibile avvistare il Falco di Palude, il Gheppio e la
Poiana, la vegetazione è costituita da piante erbacee adattatesi al suolo,
caratterizzato da forte salinità e persistente aridità.
In località “Millaga”, sede di un antico feudo, si trovano i resti di un
Necropoli di incerta datazione; le tombe sono scavate nella pietra calcarea e
presentano varie dimensioni, le sepolture erano originariamente coperte la
lastroni, anch’essi ricavati nella pietra calcarea.
Nella Necropoli sono stati rinvenuti dei reperti che la farebbero risalire
all’epoca imperiale romana o proto-cristiana, in seguito, quando la Necropoli non
fu più utilizzata, il costone roccioso fu adoperato come cava per estrarne blocchi
da costruzione, tale sito ospitò anche il casale di un feudo.
“Falconera”, “Passerello” e “Passo di Sciacca”, sono alcune delle miniere
che, fino al 1962, erano in attività a Cianciana, visitarle oggi, dopo quasi 50 anni
dalla loro chiusura, è molto interessante perché ci mette in contatto con una realtà
molto diversa da quella odierna, una realtà fatta di dolore e fatica.
Nei ciancianesi è vivo il ricordo della solfara, sia che abbiano vissuto
l’esperienza della miniera in prima persona, sia che hanno sentito i racconti da chi
in quei posti ci ha lavorato per molti anni, tanto da voler dedicare un bellissimo
monumento ai minatori, sito presso la villa comunale.
67
Anche gli inglesi erano presenti a Cianciana e nel 1838 avevano aperto una
succursale della compagnia “Morrison Seager & Co.” per gestire alcune delle
nove miniere di zolfo presenti in quegli anni nel territorio ciancianese, dal 1852
con il consolidarsi della produzione mineraria avvenne un discreto sviluppo
economico e sociale, con la realizzazione di importanti servizi di tipo collettivo,
quali l’acquedotto nel 1902 e la rete fognaria nel 1914, difficilmente riscontrabili
in altri agglomerati urbani.
4.3.2 I monumenti30
La Torre dell’Orologio, è stata costruita nel 1908 a cura del Comune, si
dice che il disegno della torre sia stato copiato da quello del torre di Palazzo
Vecchio in piazza della Signoria a Firenze.
Presenta due quadranti a numeri romani, le pietre in tufo arenario di colore
giallo, sono perfettamente squadrate ricalcando il tipico stile medievale, la
“Scalinata” e i “Casotti” (ambienti rettangolari posti ai lati della Torre
dell’Orologio), furono costruiti nel 1920 circa, oggi, assieme alla torre stessa,
costituiscono un gradevole a armonico complesso architettonico sito lungo il
Corso Vittorio Emanuele, arteria principale di Cianciana.
Palazzo De Michele Abatellis, la cui costruzione risale al 1860, presenta
un’architettura che è la sintesi tra stili differenti, infatti, nella facciata
dell’edificio, ogni piano risponde ai canoni di uno stile diverso.
Il piano terra si presenta con delle aperture in stile Neoclassico, il primo
piano utilizza degli archi, come cornice delle finestre, in stile Gotico-Normanno,
mentre le finestre dell’ultimo piano sono inserite dentro archi in stile Tudor.
Palazzo Joppolo, è una costruzione particolarissima che nasce in età
saracena, l’edificio, che sorge di fronte alla chiesa madre, un tempo fungeva da
torre di avvistamento dalla quale si tenevano d’occhio le terre circostanti.
Nel XVII secolo la torre venne trasformata in abitazione, dopo un restauro
voluto da Ludovico Joppolo, che, dopo avere ottenuto un titolo di Duca, la
utilizzerà come palazzo ducale.
30
Opuscolo: Cianciana, Storia, Cultura e Tradizione (2010), Amministrazione Comunale
Cianciana (a cura di).
68
Nella seconda metà dell’Ottocento il palazzo fu acquistato da Vincenzo Di
Giovanni, il cui figlio Gaetano, padre del famoso poeta Alessio, ricoprì la carica
di sindaco del paese per otto anni circa; lo stesso Alessio nacque in questa casa
nel 1872.
Palazzo Marino, che nel passato venne utilizzato come sede municipale,
fu costruito nel 1908 da maestranze locali, per volere del farmacista Marcello
Marino, dal quale il palazzo prese il nome, che fu sindaco del paese nei primi anni
del Novecento, oggi lo stesso è sede dell’Unione dei Comuni Platani-QuisquinaMagazzolo, nella stanza di rappresentanza, sul soffitto, si può vedere un affresco
che rappresenta la sensibilità civica dei ciancianesi.
Museo Civico, costruito in un edificio che una volta era un mulino ad
acqua, oggi in disuso, si trova nella piazza della Chiesa del Convento.
L’edificio recentemente restaurato, oltre ad essere una testimonianza di
notevole interesse architettonico, è stato destinato a museo etno-antropologico che
permette la divulgazione e la conservazione delle testimonianze storiche del
paese, è promotrice dell’iniziativa l’Amministrazione del Comune di Cianciana
che da sempre è attenta e attiva nella promozione del territorio.
Grande rilievo, all’interno del museo, è dato alla cultura mineraria e a
quella rurale, oltre a quella archeologica, alcuni dei reperti dell’età romana
provenienti dalla “Cianciana” di una volta, sono esposti nel Museo Regionale
Antonio Salinas di Palermo, gli stessi hanno avuto una grande importanza nella
storia della cittadina nei secoli XIX e XX.
Questo patrimonio storico-culturale è messo a disposizione non solo dei
ciancianesi, che vogliono conoscere le proprie origini, ma anche di tutti quei
visitatori che, recandosi a Cianciana, desiderano conoscerne gli aspetti più
caratteristici.
4.3.3 Cianciana oggi31
Accanto al museo etno-antropolgico, e in continuità con lo stesso, è posto
in essere il museo diffuso, che non è un luogo fisico come tutte le tradizionali
strutture museali, ma un modo per conoscere meglio il territorio, il progetto
31
www.cianciana.info (sito internet curato dall’Arch. Paolo Sanzeri).
69
comprende tutto il territorio ciancianese, il visitatore partendo dal luogo del
museo etno-antropologico potrà visitare i siti più importanti del paese
accompagnato da dei pannelli informativi che incontrerà durante il suo percorso,
tali pannelli gli permetteranno di fruire delle bellezze del luogo senza tralasciare
alcun aspetto storico e culturale.
Attualmente Cianciana è amministrata, dal giugno del 2008, da una Lista
Civica, denominata “Insieme per la Città” con a capo il Sindaco Salvatore
Sanzeri.
La popolazione è di 3.53032 abitanti, anche questo Comune ha vissuto il
naturale decremento demografico, vedendo la propria popolazione in fuga verso le
ricche Città del nord Italia e altre Città europee e del Continente Americano.
Il grafico seguente riporta il flusso della popolazione dall’Unità d’Italia ad
oggi33.
8.404
7.703
7.708
7.638
7.003
7.740
7.376
7.306
6.910
6.960
6.303
p
o
p
o
l
a
z
i
o
n
e
5.735
5.602
5.126
4.902
5.151
5.103
4.842
4.604
4.202
4.073
3.530
3.501
2.801
2.101
1.401
700
0
1861 1871 1881 1901 1911 1921 1931 1941 1951 1961 1971 1981 1991 2001 2011
anni di riferimento
32
33
Dati aggiornati, a cura dell’ufficio statistico del Comune, al 31/08/2011.
Ibidem.
70
Il grafico rileva come nel 2011 la popolazione abbia raggiunto i minimi
storici con appena 3.530 unità residenti, però a differenza degli altri Comuni, che
hanno costituito l’Unione, Cianciana è stata protagonista di un interessante
fenomeno. L’arrivo in paese di molti stranieri, non in cerca di lavoro, provenienti
da paesi in via di sviluppo, come si potrebbe pensare quando si fa riferimento alla
parola “stranieri”, bensì persone facoltose che cercano dei luoghi tranquilli,
lontani dal caos delle grandi città. Costoro trovano in Cianciana il posto dove
passare le vacanze in piena tranquillità e perché no andando alla scoperta di
luoghi del tutto nuovi, lungi dalle classiche mete turistiche, mai pubblicizzati e
poco conosciuti anche dagli autoctoni.
Questi stranieri arrivano a Cianciana dalla Francia, dal Regno Unito, dal
Belgio, dalla Norvegia, dalla Polonia, dalla Svezia e perfino dalla Russia.
Questo fenomeno assieme al fenomeno dell’urbanizzazione secondaria,
cioè lo spostamento della popolazione dai piccoli paesi rurali verso centri più
grandi come punto di passaggio verso le grandi città del settentrione, tipico
proprio del meridione d’Italia, hanno dato vita ad un esempio particolare di
“Gentrificazione”: alla popolazione del luogo, in certi quartieri, principalmente
nel centro storico, si sostituisce una nuova popolazione di stranieri, che come
ricordato sopra sono persone facoltose in cerca di posti tranquilli.
Questo fenomeno sta assumendo proporzioni interessanti, mettendo in
piedi un vero e proprio business per agenzie immobiliari, agenzie di viaggio, ditte
private di trasporto e piccole attività commerciali presenti nel paesino.
Il grafico che segue mostra l’aumento delle case acquistate dagli stranieri
dal 2007, anno in cui ebbe inizio tale fenomeno, fino ai contratti stipulati nel
201034.
34
Dati dell’ufficio tecnico del comune di Cianciana.
71
Abitazioni acquistate da stranieri
90
A
b
i
t
a
z
i
o
n
i
75
60
51
45
35
30
15
15
6
0
2007
2008
2009
2010
Anni di riferimento
Stando ai dati riportati nel grafico, in soli 3 anni c’è stato un aumento delle
case vendute agli stranieri del 750% e vista la pubblicità che se ne fa, nei vari siti
internet e che gli stessi acquirenti ne fanno nei loro luoghi di provenienza, il
fenomeno è destinato ad aumentare portando a Cianciana sempre più persone
provenienti da varie parti dell’Europa e del mondo.
Viste le proporzioni così grandi, il fenomeno ha suscitato l’interesse dei
giornalisti, non solo locali ma anche nazionali, che hanno dedicato a Cianciana
alcune pagine di quotidiani importanti, come “Il Sole 24Ore”35, che ha inserito il
piccolo paese dell’entroterra agrigentino tra i più importanti siti turistici della
costa sud-occidentale della Sicilia.
L’economia ciancianese è principalmente basata sull’agricoltura e sulla
pastorizia, due settori in grande crisi negli ultimi anni, di recente nascita troviamo
alcune “fabbrichette” (nel settore dei mobili, del calzificio, della lavorazione dello
zolfo e della lavorazione del marmo) prevalentemente a conduzione familiare,
offrendo di conseguenza pochissimi posti di lavoro.
35
Il Sole 24Ore del 29 Agosto 2009.
72
La ricchezza e il benessere che hanno caratterizzato Cianciana, in tutta la
prima metà del ‘900, si attribuiscono alle miniere di zolfo, per la cui estrazione era
impiegata una buona percentuale dalla popolazione ciancianese. La chiusura di
queste cave, ha costretto gran parte dei cittadini, rimasti senza lavoro, ad
emigrare.
Per quanto riguarda l’agricoltura, i prodotti coltivati sono quelli classici
della Sicilia Sud Occidentale, olive, mandorle, uva e agrumi. Da non tralasciare la
coltivazione del grano in buona parte del territorio ciancianese, tutto ciò unito
all’allevamento di suini bovini e ovini per la produzione di carni e formaggi tipici
locali, tra i quali primeggia la ricotta.
4.4 San Biagio Platani: le origini36
Il 3 ottobre del 1635 Giovan Battista Gerardi ottenne la Licentia Populandi
al costo di 200 onze. È questa la data che segna la fondazione di San Biagio, a cui
successivamente è stato aggiunto nel 1863 il nome Platani per distinguerlo dagli
altri centri che esistono in tutta Italia.
Il contesto storico, caratterizzato dall’emigrazione verso le Americhe e
dalla marginalizzazione dell'isola, portò la popolazione isolana a ripiegare nella
sua più tradizionale economia; da qui l'agricoltura estensiva, attraverso il
popolamento dei feudi. Ma la fondazione di agglomerati urbani aveva anche altre
finalità legate al prestigio dei feudatari: infatti, un villaggio con più di 80 persone
dava al principe il diritto di un seggio al parlamento oppure ad un voto in più,
oltre al potere sui sudditi attraverso la facoltà di amministrare la giustizia entro il
proprio feudo.
Il feudo di San Biagio inizialmente era composto dalle terre di San Biagio,
Gialdonieri e Mandralia. Ma nel 1660 è stato poi aggiunto il feudo di Ragattano,
grazie ad una permuta effettuata dai Feudatari Ioppolo e Gianguercio; il feudo era
così composto da 1830 salme.
36
Sanbiagioplatani.com storia, cultura e sposrt del paese degli archi di Pasqua.
73
Il centro abitato si sviluppò fin dall'inizio intorno alla Chiesa Madre e al
Palazzo Ducale. Venne stabilito un tracciato ad impianto ortogonale, il cui asse
principale è il corso Umberto I, che allora era denominata strada Piazza.
Per quasi tutto il XIX secolo la strada viene bloccata dalla piccola chiesa
del Purgatorio, poi demolita alla fine del secolo. Il punto centrale della via,
localizzato nella chiesa Madre rappresenta il baricentro dell'assetto, da cui parte
l'altro asse principale che è l'odierna viale della Vittoria già strada Chiarenza. Di
fronte al Palazzo Ducale parte parallelamente via Veneziano.
Il popolamento avvenne con un andamento costante, e già nel 1653 il
paese contava circa 300 abitanti ma nel corso del XVIII secolo la crisi produttiva
e il sistema politico istituzionale troppo vecchio, determinarono una flessione
nell'andamento demografico. Grave problema era rappresentato dalla produzione
monoculturale, la cui mancata produzione di un anno creava carestie: nel
settecento se ne verificarono tre e per farvi fronte fu chiamato Agesilao Bonanno,
che poi sarebbe diventato signore della terra di San Biagio, in qualità di Vicario
per la incetta dei frumenti.
La decadenza delle famiglie nobili siciliane non risparmiò neanche quella
del signore di San Biagio che, trasferitosi nella villa della Noce a Palermo, con
una serie di contratti redatti alla fine del '700 consegna in gabella tutti i
possedimenti. Il 1812 segna la fine della feudalità. L'economia del paese si base
sempre sull'agricoltura con una distribuzione di seminativi, giardini, mandorleti,
oliveti e vigneti, l'avvento dei pistacchieti si ha probabilmente nella metà del
1800.
San Biagio è un paese dell'entroterra agrigentino, a 38 chilometri dal
capoluogo, situato sul medio versante di una collina che culmina in contrada
Garipi e digrada verso il Platani. Il centro storico è tagliato in due dal corso
principale, su cui convergono, in direzione ortogonale, le altre vie dell'abitato.
Le sue origini risalgono al 1635, anno in cui Giovanni Battista Gerardi
ottenne la "licentia populandi". Gaetano Di Giovanni, nella sua opera "Notizie
storiche su Casteltermini e il suo territorio", attribuisce a Mariano Gianguercio,
nel 1648, la fondazione dell'insediamento urbano, tenendo conto che nel
"Cedolario dei feudi della Val di Mazara", comincia proprio allora ad essere citata
74
la "terra di San Biagio". La "licentia" fa invece supporre che l'abitato abbia
iniziato a svilupparsi alcuni anni prima, con poche case attorno ad una piccola
chiesa.
Il paese è conosciuto per le sue tradizioni popolari e per il folklore che
esalta in maniera originale alcune ricorrenze religiose di particolare rilievo ma la
manifestazione più singolare che richiama ogni anno una massiccia presenza di
visitatori, è certamente quella di Pasqua, la tradizione degli archi, che ormai
caratterizza l'identità del comune, con origini remote. Essa risale alla seconda
metà del Seicento, in epoca immediatamente successiva alla fondazione del paese.
Una tradizione secolare che si riallaccia al significato della ricorrenza: l'evento
della Resurrezione sottolineato dall'incontro tra il Cristo e la Madonna, sotto gli
Archi di trionfo, in un tripudio di folla esultante.
La manifestazione si concretizza in una vera e propria competizione tra
due confraternite rivalí. Madunnara e Signurara si confrontano in una gara di
reciproco superamento ma in questi ultimi decenni la festa degli Archi di Pasqua
ha avuto un'evoluzione che le ha conferito un grande effetto spettacolare, al punto
da richiamare la curiosità degli studiosi delle tradizioni popolari che hanno scritto
pagine interessanti, ricche di documentazioni fotografiche.
Inizialmente venivano eretti soltanto i due archi centrali, con i telai
triangolari di ferle e con gli intrecci di canne decorati con ciambelle di pane ed
orlati di arance. Ora, partendo da questi due elementi originari, posti l'uno di
fronte all'altro davanti al sagrato della Chiesa Madre, si sviluppa nei due sensi per
un lungo tratto del corso principale una scenografia che si conclude con i due
prospetti di accesso. L'uno e l'altro riproducono opere architettoniche spesso
realmente esistenti.
Ma la bravura degli esecutori si manifesta nell'attenta ricerca dei
particolari, nella tecnica raffinata che esalta persino i dettagli dai singolari effetti
plastici e figurativi.
Cupole, campanili, volte, rosoni, fatti di canne e di salice, originali
lampadari - le nimpe-realizzati con datteri, fontane zampillanti con, al centro, veri
e propri monumenti di grande efficacia comunicativa, mosaici raffiguranti episodi
75
evangelici, creati con i prodotti offerti dalla natura e poi il pane, che assume forme
di notevole forza espressiva e costituisce l'elemento essenziale dell'addobbo.
La preparazione dura almeno due mesi e coinvolge artigiani, casalinghe,
operai e professionisti, giovani e anziani, tutti animati da un impegno collettivo,
ma schierati su fronti contrapposti. Una competizione però solo apparente, perché
il giorno di Pasqua la conflittualità si attenua e scompare del tutto per lasciare il
posto alla comune soddisfazione di avere ancora una volta risposto alle attese dei
visitatori.
La Festa degli Archi di Pasqua di San Biagio, per la sua peculiarità, è una
delle più significative espressioni della creatività popolare dell'Isola.
4.4.1 Gli antichi Palazzi ed Edifici Religiosi37
Il Palazzo Ducale che è datato nel periodo del ducato di Don Agesilao
Bonanno, 1750, fa risalire la propria struttura originaria ad alcuni documenti
storici. In particolare, da alcuni documenti che riportano dei lavori di
ampliamento, si deduce che la casa si sviluppava su due piani intorno ad un
baglio, ancora visibile; il piano superiore era adibito ad abitazione ducale con sei
camere,
balcone
e
terrazza;
il
piano
inferiore
era
invece
adibito
all'amministrazione del feudo, con annesse le carceri, fino a pochi anni fa
individuabili nel circolo "Tiro a Volo".
Il materiale della costruzione è stato estratto dalla stessa cava utilizzata per
la costruzione della chiesa Madre.
La Chiesa Madre risale all'epoca della fondazione del paese intorno al
1635. Nel corso degli anni questo edificio religioso ha attraversato numerose
vicende costruttive terminate con l'ultimo restauro datato 8 agosto 2002.
Le prime documentazioni scritte risalgono al 1678 in cui si parla della
prima visita del Vescovo di Agrigento Don Francesco Rihini. Da tale documento
si deduce che la chiesa era composta dall'altare maggiore e da due soli altari
laterali.
Intorno agli anni del 1760 la chiesa, sotto la guida dell’Arciprete Ignazio
Reitano, risultava troppo piccola per le esigenze dei fedeli, da qui l'incarico di
37
Ibidem.
76
ampliarla. Il progetto, che prevedeva l'ampliamento della parte posteriore
mediante la costruzione del transetto, del presbiterio con abside circolare, di due
cappelle con abside e della cupola sorretta da quattro pilastroni, fu affidato
all'architetto Castagna.
L'inizio dei lavori avviene nel 1764 e nel corso degli stessi si riscontrano
molti problemi, sono così nominati altri architetti di Palermo per correggere gli
errori del progetto.
La data della fine dei lavori è il 1779 ma da questo momento la chiesa subì
un veloce declino e l'aspetto attuale è dovuto all'intervento di fino 800 ad opera
dell'arciprete Carlo Conte. In questa fase si ampia la chiesa fino ad assumere
l'impianto basilicale e tre navate che oggi possiamo vedere; l'ultimo intervento si
ha nel 1950 nel quale fu demolita la facciata ottocentesca per far posto alla
struttura attuale.
La Chiesa del Carmelo risale agli inizi del XVIII secolo, il prospetto era a
capanna, affiancato da un campanile oggi sostituito da una costruzione moderna
negli anni '70.
L'interno ad abside è caratterizzato da uno stile corinzio, sulle cui pareti
laterali sono affissi pregevoli quadri, il tutto caratterizzato da una fitta decorazione
neoclassica.
Un’ultima costruzione di interesse storico, che si trova nel famoso
quartiere di San Domenico, è l’Ospizio dei Cappuccini, Casa natale di “Padre
Fedele Tirrito di San Biagio, poeta della parola e del pennello”.
Nel Quartiere di San Domenico venne costruita la Chiesa del Purgatorio
nel 1825, per poi essere abbattuta alla fine del 1800, in quanto pericolante.
4.4.2 San Biagio Platani oggi38
Anche San Biagio Platani, come gli altri Comuni dell’Unione dei Comuni
“Paltani-Quisquina-Magazzolo”, è amministrata da una Lista Civica, a seguito
delle elezioni tenutesi il 29/30 maggio del 2011, tale lista denominata: “Lista
Bene Comune” vede come capo dell’Amministrazione il Sindaco Filippo
Bartolomeo.
38
www.sanbiagioplatani.it
77
Questo piccolo centro dell’entroterra agrigentino, che sorge su una collina
e si allunga fin verso il fiume Platani, con i suoi 42 Kmq, ha una popolazione di
3.547 abitanti39, che, come mostra il grafico seguente, è stata in netto rialzo fino
agli inizi degli anni 80 del novecento.
6.303
5.602
5.513
5.266
5.036
4.902
5.072
4.836
4.652
p
o
p
o
l
a
z
i
o
n
e
4.202
4.060
4.193
4.128
3.785
3.547
3.501
3.303
2.795
2.801
2.294
2.410
2.101
1.401
700
0
1861 1871 1881 1901 1911 1921 1931 1941 1951 1961 1971 1981 1991 2001 2011
anni di riferimento
Ma anche questo Comune, come mostra il grafico, ha assistito, seppur con
un ventennio circa di ritardo rispetto ad altri Comuni siciliani in generale, alla
fuga della propria popolazione verso le grandi città del nord Italia e dell’Europa.
L’economia di San Biagio Platani oggi si basa principalmente
sull’agricoltura, possiamo trovare bellissimi agrumeti, la posizione strategica della
zona rende il frutto di ottima qualità, ambito a livello nazionale ed internazionale,
nel periodo della fioritura è possibile sentire in tutta la zona quell'intenso profumo
di zagara caratteristico degli agrumi. Le qualità presenti sono: Sanguinello,
Maniglio, Brasiliano, Brasiliano Novellino, Washington Navel, Mandarino,
Cedro, Pompelmo.
39
Dati aggiornati, a cura dell’ufficio statistico del Comune, al 31/12/2010
78
Assieme agli agrumeti, nel territorio sanbiagese, è possibile vedere gli
uliveti con le varietà: Biancolilla, Carolea, Nocellara del Belice.
Il metodo di raccolta usato nella zona, rende l'olio sambiagese uno dei più
pregiati. Fedeli alle antiche tradizioni la raccolta avviene a mani nude,
permettendo così di non danneggiare la pianta. Il breve tempo che passa dalla
raccolta alla molitura e le tecniche di pulitura utilizzate, rendono un olio a
bassissima acidità. Infatti, oltre alla pulitura nel frantoio, le olive vengono
preliminarmente pulite e defogliate dagli agricoltori stessi nei momenti successivi
alla raccolta.
Infine si possono trovare i pistacchieti con la varietà Cappuccio, per la
conformità del territorio di questo Comune è possibile trovare questa pianta in
tutta la zona. La qualità presente, molto pregiata, ben si presta per le decorazioni
dolciarie e il gelato artigianale, a differenza del pistacchio turco quello della zona
sanbiagese presenta una forma più allungata e un colore verde intenso. Dopo la
raccolta, il frutto viene smallato con apparecchiature meccaniche e lasciato
asciugare al sole per 4-5 giorni, dalla smallatura si ottiene il frutto in guscio
pronto per essere sgusciato e mangiato.
4.5 Santo Stefano Quisquina: le origini40
Il Paese si trova nella maestosa e amena valle del Magazzolo. Sorge a 732
metri sul livello del mare e dista 73 chilometri da Agrigento. Il territorio ricco di
acque e di terre fertili ha subito diverse dominazioni e civiltà (sicane, musulmane,
normanne, austriache e spagnole) ma i primi dati certi risalgono al 1729 quando il
paese venne dedicato a S. Stefano, probabilmente perché l’area è coronata da
monti, derivando dal greco “STEFANOS” che vuol dire corona.
Prima della sua fondazione, alcuni documenti attestano l'esistenza di un
casale Sancti Stephani appartenuto, già nel X secolo alla famiglia Sinibaldi.
Il primo signore di Santo Stefano, di cui sappiamo il nome, fu Giovanni di
Caltagirone, che visse ai tempi del regno di Federico II di Aragona (1296-1337).
40
Santo Stefano Quisquina, Chillura C. Rizzo G. (a cura di), Bonfardino Palermo, 1995; Santo
Stefano Quisquina, cara medaglioni nel tempo, Reina G. (a cura di), Bonfardino Palermo 1990.
79
A Giovanni successe il figlio Nicola, che viene ricordato per avere edificato un
fortilizio a protezione del nuovo casale; ad Antonio Caltagirone seguirono
Giovanni e Ruggero Sinibaldi.
Quest'ultimo, Ruggero Sinibaldi, che era sposo di Maria Guiscarda,
parente di Ruggero II, re dei Normanni, si ribellò al re Martino d'Aragona ed i
suoi beni furono confiscati e devoluti alla Reale Corona; dal matrimonio di
Ruggero e Maria nacque Rosalia, proclamata santa e patrona del paese.
Nel 1396 divenne signore del paese Guiscardo de Agljs. Questa famiglia
mantenne il potere in città sino al 1504 quando l'ultima erede, Giovanna, andò in
sposa a Giovanni Larcan e i Larcan divennero i nuovi baroni del territorio.
Nel 1549 Vincenzo Larcan vendette la baronia e gran parte dei suoi beni al
Protonotaro del Regno di Sicilia, Alfonso Ruiz, che fece dono della baronia alla
madre Elisabetta nel 1574, essendo, questa, moglie di Carlo Ventimiglia. Nel
1599 ogni diritto transitò alla famiglia Ventimiglia e Pietro Ventimiglia (figlio di
Elisabetta e Carlo) fu investito della baronia il 16 settembre 1599. Intanto il casale
andava trasformandosi in un vero paese.
I Ventimiglia dominarono a lungo, sopravvissero anche ad eventi luttuosi,
il paese, che assunse definitivamente la denominazione di S. Stefano Quisquina il
4 gennaio 1863, ebbe un particolare sviluppo sotto Giuseppe Emanuele
Ventimiglia.
Sono da visitare le belle costruzioni del Settecento e in particolare e
la Chiesa Madre del XVI secolo dedicata a S. Nicola di Bari che conserva un
Crocefisso ligneo intagliato, la Chiesa del Santuario di Santa Rosalia, posto in
luogo ameno, ricco di vegetazione e situato tra i monti Cammarata e delle Rose.
Insigni sono le architetture urbane come il Palazzo Baronale dei Ventimiglia del
1745 e la splendida Fontana del XVIII secolo sita in piazza Castello.
4.5.1 Gli edifici religiosi41
La Chiesa Madre, del XIV Secolo, riassume la storia di tutta la comunità
stefanese poiché conserva le maggiori opere artistiche e soprattutto custodisce il
gran patrimonio spirituale legato alle tradizioni e alla devozione verso i suoi Santi.
41
Ibidem.
80
La chiesa rappresenta per gli abitanti di Santo Stefano Quisquina qualcosa
di più di un semplice edificio, poiché dentro ed intorno vi si svolge da secoli la
vita degli stefanesi. Da antichi documenti risulta che la chiesa di S.Nicola (il cui
culto era molto diffuso all' inizio del millennio) fosse già esistente nel XII secolo,
ma la tradizione vuole che la chiesa madre sarebbe stata fondata nel XIV secolo
per volere di Federico Chiaramonte. Costruita in un'area franosa e ricca di
sorgenti, la chiesa è stata più volte sottoposta a restauri e rifacimenti: nel '500
dalla famiglia Ruiz mentre nel '700 fu ricostruita così come appare oggi sotto la
direzione di Padre Ignazio Traina e per volontà del principe di Belmonte G.E.
Ventimiglia.
La chiesa è stata consacrata il 4 settembre 1774 dal vescovo di Girgenti
Mons. A. Lanza, ad abbellirla furono i fratelli Manno pittori di notevole fama. In
occasione dell'elevazione a Santuario la chiesa ha visto l'ultimo restauro che ha
aggiunto alle numerose opere d'arte già presenti alcune più recenti di fattura
stefanese.
L'Impianto basilicale è a 3 navate divise da due file di 4 colonne di ordine
dorico, la navata centrale ha copertura a botte ed è più alta e più lunga delle
laterali; il presbiterio è rialzato termina con un abside semicupolato mentre le
navate laterali terminano con una volta absidale. Il prospetto, molto semplice
quasi da voler nascondere la ricchezza dell'interno, è impreziosito da un portale in
pietra scolpito ed arricchito da teste d'angelo ed al centro da rami di palma e ulivo.
Dall'ottobre del 1987 con la santificazione del domenicano stefanese
Giacinto Giordano la chiesa è stata proclamata Santuario.
Chiesa di San Francesco di Sales oppure Oratorio delle cinque Piaghe,
vero e proprio gioiello dell'architettura sacra stefanese, è stata costruita intorno al
1580 ed è impreziosita da pregevoli stucchi nella volta del presbiterio e dal
marmoreo altare maggiore del 1760 (nel paliotto le cinque piaghe sono
rappresentate da altrettanti pezzetti di marmo rosso).
Opere presenti: tela di S. Francesco di Sales del '700; nelle cappelle laterali
S.Anna e la Madonna del Rosario del 1781; la Madonna Addolorata, scultura
lignea del Pennino 1770, sul presbiterio una tela di Gesù Risorto e Gesù
81
Crocifisso, infine nell’altare maggiore la Deposizione del Cristo dalla Croce
scultura lignea del '700.
Chiesa di Sant'Antonio Abate o del Purgatorio, fondata nel 1708, questa
chiesa, di San Antonio Abate ad unica navata con volta a botte, è ricca di opere
provenienti dal vicino ex convento di S. Domenico (oggi palazzo municipale).
Le opere, tutte datate intorno al '500 e '600, sono: un crocefisso ligneo del
'700, una statua della Madonna Immacolata sorretta dagli Angeli del '700 e una
statua di San Antonio Abate rivestita d'oro zecchino del '600.
Chiesa di San Calogero. A quota 967 m s.l.m. sorge la cinquecentesca
Chiesa di San Calogero del XIX Secolo, sul pizzo dell'omonimo monte, più volte
restaurata, l'ultima volta negli anni '80.
Raggiungibile attraverso una stradella nel bosco, si può scorgere una
splendida chiesetta che il punto silenzioso, elevato e panoramico la rende
particolarmente suggestiva. All'interno troviamo: il busto di bronzo del Santo ed
un altare con un bassorilievo raffigurante S. Calogero che guarda la montagna e
due tele raffiguranti alcuni momenti della vita del Santo.
L'Eremo di Santa Rosalia alla Quisquina42, immerso in un secolare
querceto rivolto a Nord che ragionevolmente è all’origine del nome Quisquina,
dall’arabo koskin=oscuro.
Il culto ha avuto origine nel 1624 al ritrovamento della grotta e
dell'epigrafe che testimoniò la presenza in eremitaggio di Santa Rosalia.
Il complesso di edifici si è sviluppato gradualmente addosso alla montagna
formando un insieme di costruzioni che sono un mirabile esempio di architettura
integrata nell’ambiente naturale; all’interno, nonostante le ripetute violazioni,
sono presenti affreschi, tele, arredi sacri, un ricco archivio, e soprattutto un altare
in marmi policromi costruito a mosaico, opere realizzate da artisti di notevole
spessore (Filippo Pennino, i fratelli Manno, Federico Panepinto, i fratelli Musca);
la Chiesa è arricchita anche da opere di artisti locali. I festeggiamenti in onore
della “Santuzza”, (come gli abitanti del posto amano chiamare Santa Rosalia),
42
Santa Rosalia, Reina G. (a cura di), S.T. ASS. Palermo, 1987; l’Eremo della Quisquina, Reina
G. (a cura di), Bonfardino Palermo, 1994.
82
avvengono nel mese di Giugno. Accanto all'eremo si trova l’affascinante grotta in
cui, secondo la tradizione, visse per qualche tempo Santa Rosalia.
4.5.2 Feste Religiose43
San Calogero. A S. Stefano Quisquina si festeggia la sera del 17 e il 18
giugno. Dopo il Vespro il simulacro del Santo è portato a spalla dai fedeli dalla
Chiesa Madre fino alla caratteristica chiesetta in cima al monte omonimo distante
3 km dal paese, preceduta da una lunga schiera di ragazzi che recano delle
improvvisate
fiaccole
di
disa (ampelodesma).
All’arrivo
in
cima
ai
pellegrini viene offerto del pane benedetto di svariate forme, ricotta, patate bollite,
uova sode e vino. I devoti pernottano sul pizzo ed al mattino seguente la
processione ritorna in paese, dove continuano i festeggiamenti.
La prima domenica del mese di giugno si festeggia Santa Rosalia. La
festa in suo onore viene effettuata dal 1624, dalla scoperta della grotta che ospitò
la giovanissima eremita "Rosalia Sinibaldi", fuggita dalla vita mondana per
dedicarsi a Dio, per ben dodici lunghi anni (1150 - 1162). Il programma alterna in
5 giorni, momenti di grande intensità religiosa (il busto con le reliquie viene
portato in processione per il paese) a momenti di svago con tradizionali giochi in
piazza, gruppi folkloristici e cantanti. Il martedì, una processione di fedeli
accompagna l'argenteo busto della “Santuzza” dalla Chiesa Madre fino all'Eremo
attraverso un suggestivo percorso tra campagne ed il secolare bosco della
Quisquina. Il simulacro è portato a spalla dai devoti provenienti da varie località
della Sicilia preceduti da un centinaio di cavalieri che, con i loro migliori cavalli
dalle ricche bardature, danno vita alla tradizionale cavalcata. All'arrivo al
Santuario, dopo la Messa, è tradizione consumare un ricco pranzo a base di carne
di agnello arrostita nel bosco circostante. Nel tardo pomeriggio, un lungo corteo di
fedeli in macchina scorta il ritorno della “Santuzza” sino all'entrata del paese,
dove si ricompone la processione guidata dai cavalieri, per condurre l'argenteo
busto sino alla Chiesa Madre.
43
Santo Stefano Quisquina, Chillura C. Rizzo G. (a cura di), Bonfardino Palermo, 1995.
83
4.5.3 La Serra Quisquina, breve storia della “Santuzza”44
Una notte buia, per evitare che anche la più fioca luce svelasse a qualcuno
la sua presenza rendendo vano il suo progetto di vita nascosta, con il solo chiarore
delle stelle a guida dei suoi passi, la vergine palermitana si diresse verso un monte
sulla Serra Quisquina. Non volle portare con sé altre cose se non gli oggetti più
cari: una piccola croce d'argento e una corona per il Rosario, di cui sono stati
ritrovati alcuni grani, accanto alle reliquie del suo corpo, ora custoditi nella
cappella del Tesoro della cattedrale di Palermo. Si rifugiò in una piccola caverna
aperta nella roccia sul fianco nord della Serra Quisquina, una catena montuosa
nelle Madonie che separa la provincia di Palermo da quella di Agrigento. Era un
luogo buio e umido, incuneato tra due poggi: il monte Cammarata ad est e il
monte delle Rose ad ovest, un angolo di terra così nascosto tra i boschi che i
saraceni lo avevano appena chiamato Quisquina. L'anfratto scelto per ritirarsi in
preghiera e castità era poco più di un cunicolo, al quale si poteva accedere solo se
inchinati. All'interno la caverna era piccola e buia e formava alcune cellette
anguste collegate tra loro da stretti corridoi. In quella grotta remota, protetta da
una fitta vegetazione e nascosta nel cavo della roccia, nessuno poteva accorgersi
della sua presenza, così Rosalia poté trascorrere in assoluta solitudine dodici
lunghi anni di esilio volontario, dedicandosi esclusivamente alla preghiera e
all'ascetismo.
4.5.4 San Giordano (Giacinto) Ansalone45
La data in cui viene celebrato è il 17 novembre mentre in Sicilia è
ricordato il 19 novembre.
Nel 1625, raggiunta a piedi Siviglia, partì per le missioni, dopo una sosta
di circa un anno in Messico, attraverso il Pacifico, nell’estate del 1626, raggiunse
le Isole Filippine. Spese dapprima due anni tra i Filippini, a Cagayan, nel nord
dell’isola di Luzon, poi visse per quattro anni tra i Cinesi d’una colonia del
sobborgo di Binondo, a Manila, nella Parrocchia e all’Ospedale S. Gabriele,
44
Santa Rosalia, Reina G. (a cura di), S.T. ASS. Palermo, 1987; l’Eremo della Quisquina, Reina
G. (a cura di), Bonfardino Palermo, 1994; Santo Stefano Quisquina – Santa Rosalia Sinibaldi,
Guggino G. (a cura di), biblioteca comunale di Santo Stefano Quisquina, 2004.
45
San Giordano Ansalone da Santo Stefano Quisquina, autori vari, S.T. ASS. Palermo, 1995.
84
costruito per loro. Studiò a fondo la lingua, la mentalità e i costumi de Cinesi,
dimostrandosi vero antesignano d’inculturazione e precorritore del dialogo con i
non credenti. A tale scopo scrisse anche un’opera, irrimediabilmente perduta, in
cui raccoglieva le principali credenze religiose e idee filosofiche dei cinesi,
discutendole con i dati della fede e della dottrina cattolica, per un confronto
chiarificatore. Nel 1632, mentre infuriava la persecuzione, si recò in Giappone,
travestito da mercante, per recare aiuto e conforto: per un anno fu Vicario
Provinciale di questa missione. Gravemente ammalato nell’isola di Kyushu,
“impetrò dalla Vergine Maria di essere guarito fino a quando non lo avessero
ucciso per Cristo”. Incarcerato il 4 agosto 1634, fu sottoposto a inaudite torture.
4.5.5 Santo Stefano oggi46
Santo Stefano Quisquina è una terra ricca di artisti, sebbene sia difficile
comprendere i motivi di un così alto numero di creativi, certamente, avranno
avuto un ruolo determinante il fascino dei paesaggi, il silenzio profondo delle
notti e le aspre pietre dorate delle grandi montagne che la circondano.
A S. Stefano luogo silenzioso e appartato, vivono pittori, scultori e poeti di
qualità; queste persone amano l’arte in modo genuino e sincero non lasciandosi
sedurre dai miti metropolitani, ma non per questo soffrono condizioni
d’isolamento e separatezza culturale.
Santo Stefano Quisquina, amministrata da una Lista Civica, dal giugno del
2008, “Nuovi Orizzonti” guidata dal Sindaco Stefano Leto Barone, con i suoi
4.91547 abitanti è l’unico dei cinque comuni dell’Unione, “Platani-QuisquinaMagazzolo”, a non aver subito dei flussi migratori importanti, come ci mostra il
grafico che segue.
46
47
www.santostefanoquisquina.net (sito internet curato da Giuseppe Capobianco).
Dati aggiornati, a cura dell’ufficio statistico del Comune, al 31/08/2011.
85
9.104
8.404
8.015
8.009
7.703
7.003
6.577
p
o
p
o
l
a
z
i
o
n
e
6.315
6.303
5.602
6.087
5.464
6.485
6.196
5.897
5.647
5.902
5.823
5.628
5.405
4.915
4.902
4.202
3.501
2.801
2.101
1.401
700
0
1861 1871 1881 1901 1911 1921 1931 1941 1951 1961 1971 1981 1991 2001 2011
anni di riferimento
Il grafico ci mostra che ci sono stati due picchi, verso l’alto, della
popolazione negli anni dal 1911 al 1921, per qualche anno successivo ci sono stati
alti e bassi, dal 1961 assistiamo ad un lento decremento della popolazione ma con
percentuali annue che non superano l’8% di diminuzione rispetto all’anno
precedente, come invece si è verificato negli altri comuni, dell’Unione, che hanno
visto la popolazione decrescere con percentuali importanti48.
Il territorio di Santo Stefano Quisquina, posto nel cuore dei Monti Sicani,
rappresenta un’isola felice per l’abbondanza di acqua e la particolarità del
paesaggio, che è, in gran parte, adibito a pascolo; non mancano, ovviamente,
l'attività artigianale e l’agricoltura.
La particolarità del territorio montano e le ideali caratteristiche climatiche
della zona della Quisquina, hanno da sempre favorito l’allevamento zootecnico,
soprattutto di ovini, caprini e bovini; da secoli infatti la pastorizia rappresenta la
principale fonte economica del paese.
48
Le percentuali più alte per la diminuzione della popolazione, dal 1961 ad oggi, si registrano a
Cianciana con -54% e Alessandria della Rocca con -46%, segue San Biagio Platani con -30% e
Bivona con -25% infine Santo Stefano Quisquina con -23%.
86
La storicità di Santo Stefano Quisquina, viene comprovata da antichi
documenti cartacei e ribadita, peraltro, dalla “memoria storica” tutt’oggi presente
nella comunità del luogo, soprattutto dalla testimonianza di tanti anziani che
hanno lavorato nel settore fin dagli inizi del secolo. Essi ed i quali riferiscono di
aver
imparato
le
antiche
tecniche
di
lavorazione
da
persone
che
generazionalmente le avevano apprese e tramandate.
Il tipico formaggio di Santo Stefano Quisquina da sempre si ottiene
caseificando latte di pecora a volte unito a delle piccole e varibili percentuali di
latte di vacca; questa caratteristica non va vista come una variante agli standard
produttivi del formaggio pecorino siciliano, ma come una semplice continuazione
delle antiche tipologie degli allevamenti feudali presenti in zona, nei quali spesso
erano presenti contemporaneamente, e lo sono tutt’oggi, ovini e bovini.
Nella realtà pastorale in cui si è vissuto fino a qualche decennio fa, infatti,
pur caseificando con tecniche ed utensili uguali bisognava soddisfare condizioni
assai diverse da allevamento ad allevamento, tali da ottenere un formaggio spesso
disomogeneo per pezzatura e forma, ma dal gusto inconfondibilmente marcato.
Le particolarità che hanno da sempre contraddistinto il formaggio di Santo
Stefano Quisquina, infatti, non vanno identificate semplicemente nell’aspetto
visivo, ma vanno ricercate nel particolare gusto ed aroma legato ai pregiati pascoli
di montagna, all’utilizzo di tradizionali tecniche casearie e all’utilizzo di acqua di
sorgente. La sua forma è tipicamente cilindrica, con la faccia superiore concava,
la lavorazione aziendale ed artigianale del prodotto fanno si che la pezzatura e
l’altezza del formaggio siano variabili, dipendentemente dal quantitativo di latte
lavorato giornalmente, la crosta, di color bianco-paglierino, è contraddistinta dai
segni impressi dal “precentino di junco”, in cui il formaggio viene lavorato e da
cui lo stesso prende la forma.
Un altro settore importante per il comune dei Monti Sicani è l’agricoltura
con la produzione delle mele, che, nasce dalla volontà e dal coraggio di decine di
agricoltori che da pochi anni hanno puntato i propri sforzi economici e
professionali sulla coltura del melo. Troviamo più di cento ettari di superficie
coltivata e una produzione di oltre 20.000 quintali di frutto all’anno, che
87
rappresentano una realtà produttiva che, in poco tempo, ha raggiunto un fatturato
annuo di circa un milione di euro.
88
CAPITOLO QUINTO
UN CONFRONTO TRA L’UNIONE DI COMUNI “PLATANI-QUISQUINAMAGAZZOLO” E L’UNIONE DI COMUNI
“BASSA ROMAGNA” (EMILIA ROMAGNA)
Introduzione
L’Unione “Platani-Quisquina-Magazzlo” è nata nel 2004 ed è composta da
5 comuni: Alessandria della Rocca, Bivona, Cianciana (comune capofila), San
Biagio Platani e Santo Stefano Quisquina, con una popolazione complessiva di
19.010 abitanti, tutti comuni appartenenti alla Provincia di Agrigento. In questo
capitolo l’Unione viene messa a confronto con l’Unione “Bassa-Romagna”, nata
nel 2008, composta da 9 comuni: Alfonsine, Bagnacavallo, Bagnara di Romagna,
Conselice, Cotignola, Fusignano, Lugo (comune capifila), Massa Lombarda
Sant’Agata sul Santerno, con una popolazione complessiva ci circa 100.000
abitanti, tutti comuni facenti parte della provincia di Ravenna.
I criteri che hanno guidato la scelta di questo confronto sono i seguenti: a)
criterio
dimensionale,
contrapponendo
all’Unione
“Platani-Quisquina-
Magazzolo”, di piccole dimensioni per i comuni aderenti (5) e il numero di
popolazione (19.000 abitanti), l’Unione “Bassa-Romagna” di grandi dimensioni
per numero di comuni che l’hanno costituita (9) e per la popolazione che è 5 volte
di più (100.000 abitanti) dell’Unione di Comuni Agrigentina; b) criterio spaziotemporale, vista la differenza di contesto politico-sociale delle due Unioni, quella
della Sicilia da sempre regione “bianca” nata nel 2004 e quella dell’Emilia
Romagna, regione “rossa” per eccellenza assieme alla Toscana, nata nel 2008 ma
con un’esperienza di attività associativa decennale49, ovvero preesistente dal 2000
come AIC (Associazione Inter-Comunale) con 10 comuni aderenti; c) il criterio
49
L’Unione “Bassa-Romagna” è nata nel 2000 come AIC (Associazione Inter-Comunale), ed è
rimasta tale fino al 2007, vantando addirittura ben dieci comuni aderenti, uno in più degli attuali
nove. I punti di forza del distretto della Bassa Romagna sono costituiti dall'importanza e dalla
diversificazione dell'industria manifatturiera; dalle potenzialità della filiera agroalimentare; dalla
competitività del sistema logistico dovuta alla sua posizione baricentrica rispetto alle grandi arterie
di comunicazione; dalla particolare vocazione commerciale incardinata sui centri storici e sui
mercati; dall'equilibrio architettonico e dall'assenza di fenomeni di congestionamento urbano; dalla
presenza di risorse paesaggistiche e naturali; da un'importante tradizione storica ed artistica; da
una spiccata vitalità culturale; dalla qualità delle produzioni tipiche; da una consistente dotazione
di servizi educativi, sociali e sanitari.
89
dell’omogeneità politica dei Comuni dell’Unione agrigentina50 contrapposta alla
disomogeneità di quelli dell’Unione ravennate51; d) il criterio che riguarda i
servizi gestiti ed erogati dalle due Unioni.
5.1 I numeri
L’Unione di Comuni “Bassa-Romagna52,” comprende 9 comuni per un
territorio di circa 480 Kmq e una popolazione che si aggira intorno ai 100.000
abitanti, con una densità di 208 abitanti per Kmq. L’Unione di Comuni “PlataniQuisquina-Magazzolo” comprende 5 comuni per un territorio di circa 314 Kmq e
una popolazione di 19.000 abitanti con una densità di circa 61 abitanti per Kmq.
Questa è la prima grande e importante differenza, l’Unione di Comuni
siciliana ha un territorio di poco più piccolo dell’Unione romagnola ma con una
popolazione che è solo un quinto dell’Unione “Bassa-Romagna”; da ciò deriva la
bassa densità di popolazione.
Un altro importante aspetto che ho potuto evidenziare con i grafici dei
flussi di popolazione53, è che gli abitanti dei comuni siciliani, che hanno costituito
l’Unione, sono in costante diminuzione con importanti picchi demografici verso il
basso, con una media del -35% di abitanti, dal 1961 ad oggi. Situazione inversa si
registra nei comuni romagnoli con una costante crescita della popolazione dal
50
I Comuni dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo” sono amministrati da Liste Civiche,
prevalentemente composte da partiti del centro sinistra.
51
I Comuni dell’Unione “Bassa-Romagna” sono amministrati: 5 dal centro sinistra e 4 da Liste
Civiche.
52
La “Bassa-Romagna”, “una terra di mezzo” tra la costa adriatica e l’Appennino, nel cuore della
romagna, è una realtà che, avanzata per indici di sviluppo, livelli occupazionali, coesione sociale,
benessere diffuso e qualità della vita, vanta 9 Comuni aderenti, 480 Kmq di superficie, 100.000
abitanti, centri storici di prestigio, importanti siti preistorici ed archeologici, aree naturalistiche,
chiese antiche, rocche e ville padronali, vecchi mulini e case rurali, strutture ricettive su tutto il
territorio, 7 agriturismi, 26 bed and breakfast, 22 alberghi, una fitta rete di piste ciclabili, 190 Km
tra piste e percorsi turistico-ambientali e su strada, un sistema scolastico adeguato, un’ampia e
qualificata rete di istituzioni culturali, teatri storici, spazi per la musica, centri aggregativi e
sportivi, 18 biblioteche, 14 musei, 1000 eventi l’anno, una rete capillare di servizi sociali e
sanitari, 6 centri giovani, 2 strutture ospedaliere specializzate e di eccellenza, 4 centri sociali per
anziani, 4 R.S.A., 1 azienda speciale di servizi alla persona, 11 case di riposo, 14 asili nido, 36
scuole materne, un tasso di longevità tra i più elevati in Europa, il 30% delle imprese attive, il 27%
degli addetti, un importante distretto manifatturiero, una fiorente agricoltura, numerose aree
produttive disponibili.
53
Dati da fonti Istat.
90
1861, anno dell’unità d’Italia, ad oggi con picchi verso l’alto, con una media del
+8%, negli ultimi 50 anni.
I Comuni siciliani hanno subito lo spopolamento a causa della mancanza
di lavoro, ad esempio la chiusura delle miniere di zolfo54 nel Comune di
Cianciana, con la conseguente perdita di impiego per la popolazione del luogo;
mentre i comuni romagnoli, che hanno costituito l’Unione “Bassa-Romagna” sono
stati in grado di attuare delle politiche che consentissero di trattenere al proprio
interno la popolazione, lavorando anche sugli immigrati con politiche specifiche
non solo per trattenere, ma anche per attrarre questa nuova tipologia di
popolazione.
Di seguito vengono riportati due grafici dei flussi di popolazione, dal 1961
al 2011, di due Comuni, uno per ogni Unione, che sono esemplificativi da un lato
della forte diminuzione e dall’altro, del graduale aumento della popolazione.
Cianciana, Comune capofila dell’Unione di Comuni “Platani-QuisquinaMagazzolo”, negli ultimi 50 anni ha fatto registrare una diminuzione del 54%55
della popolazione.
54
Queste miniere, che davano lavoro ad oltre un terzo della popolazione ciancianese, sono state
definitivamente chiuse tra la fine degli anni cinquanta e gli inizi dei sessanta, costringendo molta
gente ad emigrare, al nord o addirittura in Paesi europei, in cerca di lavoro.
55
Fonte: dati Istat.
91
8.500
8.000
7.740
7.500
7.000
6.500
p
o
p
o
l
a
z
i
o
n
e
6.000
5.500
5.126
5.000
5.151
5.103
4.500
4.073
4.000
3.530
3.500
3.000
2.500
2.000
1.500
1.000
500
0
1961
1971
1981
1991
2001
2011
anni di riferimento
Fusignano, uno dei 9 Comuni che costituiscono l’Unione di Comuni
“Bassa-Romagna”, ha fatto registrare un aumento del 23%56 della popolazione
negli ultimi 50 anni.
9.000
8.444
8.500
8.000
7.771
7.892
7.494
7.500
7.000
p
o
p
o
l
a
z
i
o
n
e
7.516
6.879
6.500
6.000
5.500
5.000
4.500
4.000
3.500
3.000
2.500
2.000
1.500
1.000
500
0
1961
1971
1981
1991
anni di riferimento
56
Ibidem.
2001
2011
Questi due grafici esemplificano a grandi linee, quello che in generale è
successo ai 5 Comuni dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”, per quanto
riguarda la diminuzione di abitanti, e ai 9 Comuni dell’Unione “Bassa-Romagna”,
per quel che riguarda il graduale aumento della popolazione.
L’Unione di Comuni “Bassa-Romagna”, nata nel 2008, è la più giovane
delle due considerate. Infatti l’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo” è nata nel
2004. Ma l’Unione romagnola ha una storia decennale perché è nata nel 2000 ed è
rimasta in vita fino al 2007 come AIC (Associazione Inter-Comunale).
Si è deciso di passare dall’AIC all’Unione di Comuni che, ricordiamo, non
è assolutamente una fusione o la trasformazione in un “Super-Comune”, come
sottolineano i vari amministratori intervistati, per vari motivi: prima di tutto
l’Unione di Comuni è dotata di personalità giuridica, è dotata di organi politici e
di risorse proprie (umane, strumentali e finanziarie) ed è in grado quindi di
semplificare i processi decisionali, politici e tecnici, e di sfruttare meglio le
potenzialità del territorio in termini di rappresentanza, tutela e promozione della
comunità di riferimento, e ancora l’Unione di Comuni ha la titolarità di servizi e
funzioni cosa che rimane in capo ai Comuni nell’AIC. Avendo l’Unione organi
propri, rispetto alle AIC che demandava le decisioni ai Consigli comunali di tutti i
Comuni che ne facevano parte, si snellisce l’organizzazione dei servizi gestiti ed
erogati da questo Ente territoriale di secondo grado. Queste sono le motivazioni
per cui la “Bassa-Romagna” è diventata, a partire dal 2008, una Unione di
Comuni. Naturalmente non bisogna tralasciare la normativa, che la Regione
Emilia Romagna ha emanato in tale ambito: importante infatti è stata la Legge del
200857. Tale Legge ha in qualche modo “spinto” tutte le AIC a cambiare la loro
forma in Unione di Comuni, promettendo maggiori incentivi per i nuovi Enti che
venivano a costituirsi, ricordando che l’Unione di Comuni ha un’autonomia
finanziaria e organizzativa assente nell’AIC, questa ed altre importanti differenze
sono riassunte nella tabella seguente.
57
Legge Regionale dell’Emilia Romagna n. 10/2008, “Misure per il riordino territoriale,
l'autoriforma dell'amministrazione e la razionalizzazione delle funzioni”.
A.I.C. (Associazione
Unione di Comuni
Inter-Comunale)
Struttura
Costi
Flessibile: basata su
Rigida: vero e proprio Ente
convenzioni e soli
Locale, cui si applicano le regole
regolamenti.
dei Comuni.
Si appoggia a strutture
Maggiori costi: organico,
comuni o a Comune
bilancio, delibere ecc.
capofila.
Modalità gestione
Collaborazione per la
Gestione congiunta e unificata
associata
gestione associata.
di funzioni e servizi.
Titolarità servizi e
Comuni
Unione
Numero anche elevato di
Pochi Comuni di dimensioni non
Comuni, di dimensioni
troppo diversi e che siano
molto diverse.
contermini come stabilito dalle
funzioni
Target ideale
norme di riferimento.
Autonomia
Assente
Presente
Personalità Giuridica
Assente
Presente
Capacità decisionale
Ogni decisione viene
Sui servizi trasferiti decidono gli
dell’Ente
adottata dai singoli
organi dell’Unione.
organizzativa e
finanziaria
Comuni.
Finalità principali
Strumento di
Strumento di riorganizzazione
coordinamento
Fonte: UNIONI DI COMUNI Le sfide dell’intercomunalità in Emilia Romagna, Gianfranco Balbini, Silvia Borgherini,
Cristina Dallara e Lorenzo Mosca, una pubblicazione della Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo, Bologna 2009.
Invece l’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo” ha iniziato la propria
esperienza sin da subito come Unione di Comuni e come tale si è consolidata in
tutto territorio dell’entroterra agrigentino, facendo della promozione del territorio
il punto di forza del proprio operato.
Con la gestione associata si sono avuti significativi miglioramenti sotto il
duplice profilo del contenimento dei costi e dell’efficacia, intesa sia come
ottimizzazione dei servizi già erogati, sia come possibilità di fornire servizi
aggiuntivi. Più in generale, gli enti collaborando tra loro hanno assunto un peso
politico più rilevante nei rapporti con i soggetti presenti sul territorio e con i livelli
94
istituzionali superiori. Questo ambito più esteso consente anche di intercettare
maggiori quote di contributi pubblici e privati, da parte dell'Unione Europea.
Di quanto appena detto ne sono convinti tutti gli amministratori
dell’Unione di Comuni agrigentina, in particolar modo quelli del Comune di
Alessandria della Rocca che nel 2008 hanno deciso di non far più parte
dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”, ritenendo che per alcuni servizi,
gestiti ed erogati in comune ci fosse uno spreco inutile di risorse. Ma questa
valutazione si è rivelata senza fondamento per l’efficienza, economicità ed unicità
di tutti i servizi affidati all’Ente, perciò Alessandria della Rocca ha poi chiesto di
rientrare a far parte dell’Unione dopo due anni di assenza. Ciò conferma che
l’Unione è la forma di collaborazione tra Comuni più stabile e con maggiori
potenzialità, ha un'organizzazione "snella" al servizio dei Comuni e non è un
doppione ripetitivo rispetto ai Comuni.
5.2 I partiti politici nei Consigli delle due Unioni
All’interno del Consiglio dell’Unione “Bassa-Romagna”58 abbiamo un
52% dei consiglieri che rappresentano il PD, il restante 48% si divide tra: PRCPDCI, IdV, Sinistra e Libertà, Unione di Centro, Liste Civiche, PdL e Lega Nord.
All’interno del Consiglio dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”59
2/3 dei consiglieri rappresentano Liste Civiche, mentre il restante 1/3 rappresenta
PD e PdL, i due maggiori partiti politici a livello nazionale.
Da quanto appena detto, si evince come l’Unione ravennate si presenta
“multicolore”, dal punto di vista politico, rispetto all’Unione agrigentina, ma
naturalmente ciò è dovuto alla diversa dimensione dei due Enti. Infatti la “BassaRomagna”, con i suoi nove Comuni aderenti, ha un numero di consiglieri che è
58
Il Consiglio dell’Unione “Bassa-Romagna” è formato da 31 consiglieri, secondo quanto disposto
dallo Statuto di tale Ente.
59
Il Consiglio dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo” è formato da 15 consiglieri, secondo
quanto disposto dallo Statuto di tale Ente.
95
più del doppio (31)60 dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo” che di
consiglieri ne ha 15, 3 per ogni Comune aderente61.
Sia l’omogeneità ma soprattutto la disomogeneità, per quanto riguarda i
partiti politici presenti in seno ai Consigli delle due Unioni succitate, non
intralciano i lavori del Consiglio stesso, in quanto si entra in un’ottica di piena
collaborazione tra tutti i soggetti presenti (Consiglieri e Giunta) che devono
rispondere del loro operato ai cittadini che li hanno eletti considerando che il fine
ultimo di tale collaborazione è di erogare i servizi, che i Comuni affidano alla
gestione dell’Ente, per cui lo stesso è stato posto in essere.
5.3 I servizi gestiti dalle due Unioni
L’Unione di Comuni “Bassa-Romagna” gestisce in forma associata e per
conto dei Comuni aderenti le seguenti funzioni:
•
Servizio Organi Istituzionali, Governance e Comunicazione: questo
servizio si occupa di supportare i processi decisionali e garantire la
circolazione dei flussi di comunicazione interna ed esterna all'ente.
•
Servizio controllo di gestione: tale servizio si occupa di monitorare
l'efficienza e l'efficacia dei servizi dell'ente e dei comuni. Gestisce, con la
direzione generale, il sistema operativo del controllo di gestione.
•
Servizio segreteria generale.
•
Servizio protocollo e archivio.
•
Servizio appalti e contratti: tale servizio gestisce centralmente le pratiche
di espletamento di bandi di gara, appalti e contratti, garantendo
l'applicazione di criteri chiari e omogenei funzionali alla semplificazione
alla trasparenza dell'attività dell'ente.
•
Servizio informatica, il quale si occupa dell'intera gestione delle funzioni
relative all'informatizzazione dei servizi dell'Unione e di tutti i comuni
60
Il Consiglio dell'Unione è composto da un totale di 31 componenti eletti tra i componenti dei
consigli dei 9 comuni, ripartiti secondo lo schema previsto dall’art. 10, comma 1, dello Statuto
dell’Unione “Bassa-Romagna”.
61
Articolo 16, comma 2 dello Statuto dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”.
96
aderenti, compresi il sistema informativo territoriale (SIT) e gli altri
sistemi operativi.
•
Settore organizzazione e risorse umane: questo settore, appartenente
all'area servizi generali è articolato in tre servizi: 1) Servizio
Amministrazione del Personale, 2) Servizio Sviluppo del Personale, 3)
Servizio Disciplinare e Contenzioso del Lavoro; gestisce l'intera filiera
delle funzioni riguardanti il personale dell'Unione (358 dipendenti) e dei
comuni (312 dipendenti). In particolare: il servizio amministrazione del
personale; il servizio sviluppo del personale, infine il servizio contenzioso
del lavoro si occupa dei vari aspetti inerenti la risoluzione della
conflittualità e la prevenzione delle patologie del rapporto di lavoro.
•
Servizio statistico e demografico che cura il coordinamento delle funzioni
inerenti, i servizi statistici e demografici dei comuni dell'Unione, in
particolare si occupa delle attività inerenti i censimenti (imprese,
agricoltura, popolazione), tiene i rapporti con il SISTAN (Sistema
Statistico Nazionale) e promuove l'uniformità delle procedure tra i vari
uffici comunali.
•
Settore entrate Comunali, inserito all'interno dell'Area dei servizi
finanziari, gestisce, per tutti i Comuni dell'Unione, le diverse fasi dei
procedimenti connessi alla riscossione dei Tributi, all'attività di recupero
fiscale e alle altre entrate ed è articolata per tre funzioni attinenti:
all'Imposta Comunale sugli Immobili; alla tassa o canone per
l'occupazione di spazi ed aree pubbliche e all'imposta o canone sulla
pubblicità e alle affissioni; alle entrate extra tributarie (rette servizi
educativi e scolastici, per anziani, assistenziali, luci votive dei cimiteri,
ecc.).
•
Settore ragioneria: si occupa della gestione coordinata dei bilanci e della
programmazione unitaria inerente i servizi finanziari dei comuni e
dell'Unione e svolge le funzioni relative agli acquisti e all'economato.
•
Settore programmazione economica: si occupa dell'attuazione delle
politiche inerenti la crescita e lo sviluppo del territorio, attraverso gli
strumenti di programmazione economica di supporto ai Comuni aderenti,
97
assicura l'armonizzazione degli atti normativi; adotta azioni di marketing
territoriale; coordina i servizi alle imprese, con riferimento anche alla
gestione organica e unitaria dello Sportello unico, è articolato su due
servizi specifici: sportello unico per le attività produttive (SUAP) e
servizio promozione turistica.
•
Settore programmazione territoriale.
•
Settore servizi sociali e socio-sanitari, che si articola nei seguenti servizi:
Servizio di Piano per l'integrazione Socio-Sanitaria, Servizio Anziani e
Disabili, Servizio Famiglia e Minori, Servizio Vulnerabilità Sociale e
Inclusione, Servizio Sociale Professionale.
•
Servizio casa e politiche abitative, è inserito nell'Area Organizzativa
Welfare e si occupa della gestione delle funzioni che riguardano l'Edilizia
Residenziale Pubblica, in particolare segue le attività concernenti la
redazione dei Bandi e la formulazione delle graduatorie per l'accesso agli
appartamenti ERP, oltre che all'assegnazione degli alloggi con stipula dei
contratti.
•
Centro per le famiglie: è un servizio rivolto alle famiglie con figli minori
residenti nell'Unione dei Comuni della Bassa Romagna ed è inserito nella
rete dei Centri Per le Famiglie della Regione Emilia Romagna, è uno
spazio di informazione, sostegno, incontro e aiuto per e tra le famiglie e
offre:
accoglienza,
ascolto
delle
famiglie,
condivisione
delle
problematicità e valorizzazione delle competenze; informazioni sui servizi
del territorio; interventi di sostegno alla genitorialità, alla maternità, al
nucleo familiare; consulenze psico-pedagogiche per genitori; mediazione
familiare destinata a coppie separate o in via di separazione, con figli
minori; sensibilizzazione sui temi dell'affido e dell'adozione; sviluppo
delle risorse familiari e comunitarie, in collaborazione con le associazioni
e servizi del territorio.
•
Servizio cultura e politiche giovanili: si occupa del coordinamento "luoghi
della cultura" (musei, biblioteche, archivi) e di attività e iniziative di
promozione della cultura come strumento di crescita, per creare un'identità
comune della Bassa Romagna, valorizzando le risorse e i patrimoni locali;
98
si occupa inoltre del coordinamento di progetti inerenti le politiche
giovanili dei 9 comuni dell'Unione, tra cui RadioSonora, la community
web radio dei giovani dell'Unione dei Comuni della Bassa Romagna.
•
Servizi educativi: è uno dei principali settori in cui è articolata l’Area
Organizzativa Welfare, si occupa della gestione dei servizi comunali di
Asilo
Nido,
Scuola
dell’Infanzia,
trasporto
scolastico,
supporto
all’handicap in termini di fornitura ausili, di supporto al diritto allo studio,
di mensa scolastica, inoltre, tramite la gestione diretta dei coordinatori
pedagogici, progetta e realizza le attività di qualificazione dei servizi
educativi per l'infanzia, la formazione permanente degli operatori dei
servizi per la prima infanzia e definisce il calendario scolastico di area per
i servizi educativi dell'Unione.
•
Corpo unico di polizia municipale: a questo servizio sono conferite oltre
alle funzioni relative alla polizia locale, la gestione delle seguenti attività:
sicurezza e presidio del territorio, intesa come sicurezza urbana sulle
strade e sul lavoro; polizia urbana e rurale; polizia stradale; polizia
giudiziaria; controlli in materia edilizia, ambiente e commercio; attività di
prevenzione e repressione delle violazioni a norme alla cui vigilanza sono
preposti gli Enti Locali; infine la gestione delle sanzioni amministrative.
•
Servizio di protezione civile: si occupa del coordinamento delle attività e
dei referenti della protezione civile dei comuni aderenti, svolge i compiti
inerenti la gestione di tutte le azioni attinenti la fase della prima
emergenza, è dotato di uno specifico modello organizzativo omogeneo per
i nove Comuni, di mezzi, strumenti e attrezzature specializzate per gli
interventi di Protezione Civile.
•
Ufficio sanzioni.
Da parte sua l’Unione di Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo” gestisce
in forma associata e per conto dei Comuni aderenti le seguenti funzioni:62
• Servizio di protezione civile: si occupa del coordinamento delle attività e
dei referenti della protezione civile dei comuni facenti parte l’Unione,
svolge i compiti inerenti la gestione di tutte le azioni attinenti la fase della
62
Articolo 8, comma 2 dello Statuto dell’Unione di Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo”.
99
prima emergenza, è dotato di materiale disponibile, nell’ambito territoriale
dell’Unione, per lo svolgimento delle attività di previsione, prevenzione,
soccorso
e
superamento
dell’emergenza.
Materiali
in
dotazione
dell’Unione dei Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo”: n. 8 Tenda da
campo 6 posti, n. 2 Tenda per soccorritori, n. 1 Tenda da campo 12 posti,
n. 60 rete pieghevole completa di materasso, n. 25 tecnisacco, n. 60
brandine da campo, n. 10 lampada frontale due luci, n. 158 set lenzuola
monouso63.
• Servizio randagismo, che prevede la costruzione di un canile, presso il
Comune di San Biagio Platani.
• Servizio mattatoio, con il ripristino del vecchio mattatoio sito presso il
Comune di Cianciana.
• Servizi di interesse sovra comunale riguardanti il turismo, lo sport gli
spettacoli e la promozione del territorio;
• Servizi di ricerca scientifica, universitaria e di formazione professionale e
del personale;
• Servizi di manutenzione ordinaria delle strade comunali e delle strade
comunali esterne da individuare con successivo atto della Giunta
dell’Unione, per questo servizio è stata acquistata dell’Unione una “Terna
Gommata”, messa a disposizione dei Comuni aderenti per la riparazione di
strade comunali.
• Servizio O.I.V. (Organismi Indipendenti di Valutazione): questo
organismo monitora il funzionamento complessivo del sistema di
valutazione, della trasparenza e l’integrità dei controlli interni ed elabora
una relazione annuale sullo stato dello stesso; comunica tempestivamente
alla Giunta le criticità riscontrate; garantisce la correttezza dei processi di
misurazione e valutazione, nonché l’utilizzo dei premi incentivanti nel
principio di valorizzazione del merito e della professionalità; propone alla
Giunta la valutazione annuale dei dirigenti, ovvero dei titolari di posizione
organizzativa e l’attribuzione ad essi della retribuzione di risultato, qualora
63
Dati da documenti posti nell’archivio dell’Unione di Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo”.
100
prevista; promuove e attesta l’assolvimento degli obblighi relativi alla
trasparenza e all’integrità di cui alle vigenti disposizioni.
• Servizio gestione provvedimenti disciplinari.
• Servizio di polizia locale e sicurezza del territorio: a questo servizio sono
conferite le funzioni concernenti la polizia locale.
• Servizi demografici e statistici: questo servizio cura il coordinamento delle
funzioni inerenti, i servizi statistici e demografici dei comuni dell'Unione.
• Servizio di telesoccorso: questo servizio, sul territorio dell’Unione dei
Comuni, consiste nell’assistenza telematica a distanza, nonché nella
vigilanza diurna e notturna, alla quale è connesso il pronto intervento, in
caso di necessità di qualsiasi tipo, tale servizio è rivolto prevalentemente
ad anziani soli, nonché ai disabili e soggetti a rischio di emarginazione.
Obiettivo del servizio è di consentire la permanenza dei soggetti interessati
nel proprio ambiente di vita, riducendo il ricorso a strutture residenziali,
fornendo quindi agli stessi la possibilità di sentirsi sicuri e protetti dentro e
fuori del proprio domicilio, in qualsiasi momento della giornata,
permettendo ad essi una vita più serena.
Dall’elenco dei servizi gestiti ed erogati dalle due Unioni, messe a
confronto, risulta che l’Unione romagnola gestisca un maggior numero di servizi
rispetto all’Unione siciliana. Ciò secondo il mio parere e da quello che ho raccolto
durante le mie interviste agli amministratori agrigentini, è dovuto all’esperienza
decennale nel settore dell’associazionismo tra Comuni che ha l’Unione “BassaRomagna”, in quanto prima di costituire tale Unione, la “Bassa-Romagna” è nata
come AIC (Associazione Intern-Comunale) nel 2000, gestendo già da allora la
maggior parte dei servizi attuali.
Stessa cosa non si può dire dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”,
che ha iniziato come tale a gestire ed erogare i servizi ad essa affidati sin dal
2004.
Come hanno voluto sottolineare gli amministratori dell’Unione agrigentina
intervistati, tanto si è fatto dal momento della costituzione dell’Ente, ad oggi e
tanto si sta facendo e si farà per ampliare il numero di servizi, non tralasciando la
qualità, l’efficienza, l’efficacia e l’economicità, criteri per il buon andamento di
101
una “macchina” amministrativa, per rendere competitiva l’Unione, più di quanto
già non lo sia, a livello regionale ma anche nazionale.
102
CAPITOLO SESTO
Conclusioni
Dallo studio, dell’Unione di Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo”,
esposto nei capitoli precedenti, si possono ricavare alcune valutazioni finali, che
non hanno necessariamente un carattere positivo o negativo sono valutazioni che,
in primis, possano servire agli amministratori i quali si sono mostrati molto
interessati a questa ricerca e vogliono prenderne visione, per continuare sulla
strada intrapresa e fare di più. Sono valutazioni che descrivono l’attuale stato di
vita dell’Ente.
L’Unione, come ricordato nel terzo capitolo, nacque nel maggio del 2004;
in questi sette anni di attività ha attivato un buon numero di servizi con un buon
livello di qualità degli stessi, tanto da reggere il confronto che, nel capitolo quinto,
si è fatto con l’Unione di Comuni emiliano-romagnola, la quale ha una esperienza
ormai decennale nel campo dell’associazionismo intercomunale.
Certo non si può dire che i servizi sono uguali sia come numero sia come
qualità ma entrambi gli Enti hanno colto l’essenza della normativa di riferimento,
una gestione comune di servizi per uno snellimento delle attività e il
raggiungimento delle economie di scala, offrendo sempre più servizi e di sempre
migliore qualità.
Ovviamente l’ago della bilancia, nel confronto, si è spostato, anche se di
poco, verso l’Unione di Comuni “Bassa-Romagna”, poiché è da rilevare, tra i
servizi gestiti dall’Unione agrigentina, la mancanza dei servizi sociali. Vero è che,
in un territorio in cui la popolazione è caratterizzata da un forte senso di
appartenenza ed è molto coesa all’interno dei piccoli comuni, il ricorso al servizio
sociale è scarso, però garantire un minimo di servizio, che sia unico per tutta la
popolazione residente nel territorio dell’Unione, credo sia rilevante, seppur non
indispensabile, per dare un significato ai concetti di unicità e uguaglianza sui quali
tanto ha insistito la ex Legge quadro sui servizi sociali, 328 del 2000, “Legge
quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”,
103
(la Legge ha perso l’appellativo di legge quadro a seguito della riforma del Titolo
V della Costituzione, nel 2001).
Per sopperire ad un servizio così importante, sotto la voce del servizio di
protezione civile, l’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo” eroga un importante
servizio, rivolto alla popolazione anziana che vive da sola in casa, consentendo la
permanenza nel proprio ambiente di vita. Questo è il servizio di telesoccorso che
consiste nell’assistenza telematica a distanza, nonché nella vigilanza diurna e
notturna dei soggetti interessati. È un utilissimo servizio, considerando che la
popolazione residente nei cinque Comuni dell’Unione è per la maggior parte
ultra-sessantacinquenne, considerando gli importanti flussi migratori, verso
l’esterno, di popolazione in cerca di lavoro, quindi giovane, che hanno
caratterizzato tutto il territorio, di cui si è parlato nel capitolo quattro.
L’Unione di Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo” offre un buon
numero di servizi con una buona qualità degli stessi. Di ciò ne sono convinti,
soprattutto, gli amministratori che alla domanda: “Da addetto ai lavori quanto è
soddisfatto dell’operato dell’Unione in questi sette anni di vita?”, i cinque
sindaci, dei Comuni aderenti, hanno risposto: “Abbastanza” e quando è stato
chiesto loro: “Su cosa si basa questo suo giudizio?” hanno risposto all’unanimità
che il giudizio positivo è dato dai servizi gestiti, dal numero e dalla qualità degli
stessi, poiché, hanno sottolineato tutti, “è cresciuto questo Ente dal 2004 ad oggi,
e ancora deve continuare a crescere”. Ancora, quando è stato chiesto se fosse
mai stato fatto un bilancio, e come questo sia stato valutato, sull’Unione in questi
anni di attività, la risposta è stata positiva e tutti gli amministratori hanno
confermato che questo bilancio è stato valutato in modo più che sufficiente. Da
ciò si può capire la soddisfazione degli amministratori sull’operato dell’Ente.
Un aspetto su cui porre l’accento, che stavolta è a favore dell’Unione
siciliana, tanto per tornare al confronto con l’altra realtà presa in considerazione, è
la promozione del territorio. Molto si è fatto a riguardo e tanto si continua a fare
per far conoscere questo Ente al di fuori dei confini territoriali, ma anche regionali
e soprattutto fuori dai confini nazionali. Importante, infatti, è stato il gemellaggio
con una cittadina francese, Rive de Gier, con l’impegno, da parte di entrambi gli
Enti, di scambi culturali futuri, per portare un po’ di Sicilia in Francia, più di
104
quanto non abbiano già fatto i nostri conterranei immigrati in quelle zone; e un
po’ di Francia, regione del Rodano-Alpi, in provincia di Agrigento.
Altra nota positiva che si è riscontrata, durante la ricerca, è il grado di
diffusione della conoscenza dell’Unione. Importante è il lavoro che si è fatto e si
continua a fare a riguardo; è stato stipulato un accordo con una emittente
radiofonica locale, che trasmette i consigli dell’Unione in diretta. Per quelle
persone interessate e che non possono essere presenti sul posto, esiste un sito
internet istituzionale (www.plataniquisquinamagazzolo.it) sempre aggiornato
sugli avvenimenti, ben costruito, di facile consultazione per trovare qualsiasi
informazione (organi dell’Ente, servizi, attività, bandi di gara, scadenze utili,
avvicendamenti presidente e un po’ di storia sull’Unione e sulle Unioni in Italia).
Un ulteriore punto, questo, a favore in una realtà, quella italiana, che vede un
limitato numero di Unioni presenti in rete con un proprio sito web (si supera di
poco il 50% anche in Emilia Romagna, Marche e Piemonte, regioni importanti per
presenza di Unioni di Comuni). Infine si fa molta pubblicità ai servizi e alle
attività dell’Unione tramite manifesti e cartellonistica in generale.
Per quanto riguarda la conoscenza di questo Ente ho potuto rilevare, dai
colloqui faccia a faccia con persone prese a caso per strada, che siamo poco sotto
la media nazionale, anche se il campione da me intervistato non è stato proprio
rappresentativo della popolazione di riferimento in quanto all’età.
Secondo un’indagine realizzata dall’ANCI nel 2007 su un campione di
1.000 soggetti maggiorenni rappresentativi dell’universo di riferimento in base a
sesso, età e zona di residenza, il livello di conoscenza delle Unioni da parte dei
cittadini dei comuni interessati dai processi associativi risultava essere cresciuto
negli ultimi anni: se nel 2005 tre quarti degli intervistati dichiaravano di sapere
che il proprio Comune aveva aderito a una Unione, nel 2007 la percentuale era
salita all’81% (Cittalia-Anci ricerche 2007, 7).
Anche nell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”, coma dichiarato dagli
amministratori intervistati, la percentuale di popolazione a conoscenza dell’Ente è
salita ma non in modo così copioso come riportato nella ricerca dell’ANCI.
Nella ricerca ANCI rispetto ai mezzi di comunicazione mediante i quali i
cittadini sono stati informati sull’esistenza e l’attività delle Unioni, emerge però
105
come nei primi anni erano molto più diffusi ed utilizzati i canali formali e
istituzionali mentre successivamente è cresciuta la rilevanza dei canali informali,
come il passaparola. La comunicazione istituzionale appariva poco efficace, meno
di un decimo dei cittadini aveva ricevuto materiale informativo, giornalini
istituzionali, comunicazioni ufficiali e notizie su assemblee pubbliche (ivi, 8).
Per quanto riguarda questa parte della ricerca effettuata dall’ANCI, nel
territorio dell’Unione agrigentina si rispecchia perfettamente la media nazionale.
Infatti, nonostante la massiccia pubblicità che viene fatta tramite i canali
istituzionali, la gente conosce l’Ente e i servizi che eroga grazie al passaparola;
giocano un ruolo fondamentale, in questo senso, le reti di vicinato.
Vari intervistati mi hanno detto di essere venuti a conoscenza dell’Ente
tramite un vicino di casa. Alcuni intervistati più anziani hanno sottolineato che in
paese per una certa fascia di popolazione, quella ultra-sessantacinquenne, non
sono necessari internet o il computer o i manifesti affissi nei vari spazi dedicati
per sapere le cose, l’importante è essere in buoni rapporti con i vicini, perchè
“quando in paese muore qualcuno, non ho bisogno di andare a vedere i manifesti,
a dare la triste notizia sono i rintocchi delle campane della parrocchia, poi mi
affaccio alla finestra e chiedo alla vicina: chi ci ha lasciato oggi? E
immediatamente sono informata sulla persona che è morta e sulle circostanze che
hanno causato l’evento e tutto ciò prima che vengano affissi i manifesti funerari,
cosi è, non solo per questo tipo di notizie, ma per tutto quello che accade in
paese”.
A fronte di ciò, secondo il mio modesto parere, oltre che potenziare, come
giusto che sia in un mondo che va sempre di più verso la quasi completa
digitalizzazione, i mezzi di comunicazione formali ed istituzionali, si dovrebbe
enfatizzare e “sfruttare” (in senso positivo ovviamente) questi canali informali,
alimentando il passaparola, che deve partire dalle istituzioni, come risorsa del
territorio, da non sottovalutare per raggiungere una conoscenza quasi capillare,
dell’Ente, dei servizi che lo stesso eroga e di tutta la sua attività in generale,
all’interno del territorio dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”.
Altro aspetto da non sottovalutare, emerso durante la ricerca e descritto nel
quarto capitolo, è la bassa densità di popolazione, circa 60 abitanti per Kmq,
106
dovuta all’emigrazione di massa che ebbe inizio, nei cinque Comuni dell’Unione,
negli anni ’60 del novecento e che ancora continua seppur con percentuali
minime. Questi flussi migratori hanno caratterizzato quei cittadini che si
ritrovarono improvvisamente senza lavoro, ad esempio a seguito della chiusura
delle miniere di zolfo nel Comune di Cianciana.
Come ha sottolineato uno degli amministratori intervistati, per le persone
che ormai sono andate via e si sono stabilite in altri posti, trovando
un’occupazione, o per quelle che sono in procinto di andar via perché senza un
lavoro con il quale poter “campare” la propria famiglia, nulla può essere fatto. Si
può lavorare però su quelle persone che sono rimaste, “ per farle sentire a proprio
agio all’interno del territorio di appartenenza”. Come? Offrendo maggiori
servizi, migliorando la qualità di quelli già presenti e attuando delle politiche che
siano in grado di trattenere al proprio interno la popolazione, in grado di
migliorare il grado di radicamento e la qualità di inserimento della popolazione
nel tessuto sociale di un determinato territorio. Lo stesso amministratore conclude
dicendo che si sta lavorando in tal senso e un esempio di miglioramento del grado
di radicamento della popolazione all’interno del territorio è il servizio, ormai
attivo da anni, di telesoccorso, che consente la permanenza, e una buona qualità di
vita, all’interno del proprio ambiente a quelle persone anziane rimaste sole perché
i figli si sono dovuti trasferire altrove per trovare un’occupazione. Infatti, sempre
lo stesso amministratore aggiunge, sono ormai molte le persone anziane che si
sono dovute trasferire fuori dai confini regionali, raggiungendo i figli, perché
bisognose di cure.
Gli amministratori dell’Unione, e più in generale quelli siciliani, però
devono lavorare anche, come già sta avvenendo, per la valorizzazione e
promozione del territorio. Soprattutto in un contesto che si trova a vivere un
mutamento di tendenza, cioè l’interesse di stranieri, facoltosi, verso territori poco
conosciuti. Caso emblematico è il Comune di Cianciana che, come descritto nel
quarto capitolo, ha suscitato un certo interesse di stranieri provenienti da varie
parti del mondo, che acquistano le abitazioni del centro storico lasciate vuote e
abbandonate dai ciancianesi che sono stati costretti a lasciare la propria terra. In
questo modo si sta avendo un ripopolamento nel centro del paesino e, con la
107
ristrutturazione di queste abitazioni, una rinascita del centro storico e un
incremento dell’economia, seppur lento, in vari settori, soprattutto quello edilizio.
In definitiva, secondo il mio parere, quello su cui devono far perno gli
amministratori, svolgendo il proprio ruolo di rappresentanti della comunità, è il
territorio, le bellezze e le risorse che questo offre, legate a tradizioni popolari
storico-culturali di grande rilevanza. A tal proposito si richiama alla memoria la
fiorente coltivazione della pesca di Bivona e l’arte della lavorazione del legno per
la costruzione della famosa “sedia di Bivona”, che fanno conoscere questo
Comune fuori dai confini regionali; i prodotti tipici caseari e la particolare
lavorazione per produrli, nonché la produzione di mele di Santo Stefano
Quisquina; i pistacchieti e gli archi di Pasqua di San Biagio Platani; i fiorenti
uliveti di Alessandria della Rocca; il rinomato Bosco del Cavallo di Cianciana, nel
quale, dopo anni di lavori, sono nate delle aree attrezzate per permettere alla gente
di passare intere giornate all’interno di aree boschive di grandissimo valore florofaunistico.
Dopo aver compreso la bellezza di questi posti tramite la descrizione delle
loro
caratteristiche,
paesaggistiche,
culturali,
artistiche,
gastronomiche,
dell’allevamento, dell’agricoltura, dell’artigianato, delle tradizioni popolari e
religiose, quale miglior modo, per approfondire questa conoscenza, se non quello
di venire a toccare con mano questa realtà?
108
Allegati
1. Questionario sottoposto agli amministratori
Questionario
Sindaco del Comune di: ……………………………………………..
1. Qual’è il colore politico della sua amministrazione?
………………………………………………………………………
2. I cittadini conoscono l’esistenza dell’Unione dei Comuni “PlataniQuisquina-Magazzolo”?
Si
No
3. Quanto è diffusa questa conoscenza?
Per nulla
Poco
Abbastanza
Molto
4. Lei ha qualche idea su come si potrebbe diffondere questa
conoscenza?
…………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………
5. Il Consiglio comunale e la Giunta hanno avanzato proposte in tal
senso?
Si
No
6. I cittadini del comune che amministra, si interessano di politica?
Per nulla
7.
Poco
Abbastanza
Molto
Come dimostrano questo interesse?
…………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………
109
8. Quali sono, secondo lei, le motivazioni di questo scarso interesse?
…………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………
9. I giovani, del suo comune, dimostrano interesse nei confronti della
politica?
Per nulla
Poco
Abbastanza
Molto
10. Riporterebbe un esempio d’impegno politico e sociale da parte dei
giovani a livello locale?
…………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………
11. Come, secondo lei, si può coinvolgere un maggior numero di giovani
alla politica in generale, non solo facendoli partecipare attivamente?
…………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………
12. Le uniche lotte che i giovani, ai giorni nostri, fanno sono quelle di
manifestare indignazione alle scelte dei governi nazionali, compiendo
però atti di violenza, distruggendo e mettendo spesso in ginocchio
interi quartieri di città importanti, cosa ne pensa?
…………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………
13. Ci
sono
disaccordi
all’interno
del
consiglio
comunale,
tra
maggioranza e opposizione, quando si tratta di decidere riguardo
delibere dell’unione?
si
no
110
14. Se si, che tipo di disaccordi?
…………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………
15. Se no, come mai questa unanimità?
…………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………
16. In seno al consiglio comunale è mai stata avanzata la proposta di
ritirarsi dal far parte dell’unione?
si
no
17. Quali sono le motivazioni?
…………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………
18. Da addetto ai lavori quanto è soddisfatto dell’operato dell’Unione in
questi sette anni di vita?
Per nulla
Poco
Abbastanza
Molto
19. Su cosa si basa questo suo giudizio?
…………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………
20. Come valuta il comportamento delle varie forze politiche presenti
all’interno dell’Unione?
…………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………
111
21. Avete mai fatto un bilancio sull’operato dell’Unione valutandone
punti di forza, punti di debolezza, opportunità e criticità?
si
no
22. Com’è stato valutato questo bilancio?
Scarso
mediocre
sufficiente
buono
molto buono
ottimo
23. Come giudica i servizi che l’Unione attualmente eroga?
…………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………
24. Sono state incontrate difficoltà per l’attivazione/gestione di uno o più
servizi erogati dall’Ente?
si
no
25. Se si, potrebbe spiegare queste difficoltà incontrate e di quale servizio
si tratta?
…………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………
26. Se no, potrebbe specificare di quale servizio si tratta, indicandone i
risultati positivi registrati?
…………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………
27. Come si muoverà l’Unione, nei prossimi anni, in termini di
prospettive future?
…………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………
112
2. Lettera di richiesta autorizzazione per l’uso dello stemma
Cianciana lì 28/12/2011
UNIONE DEI COMUNI
“PLATANI-QUISQUINA-MAGAZZOLO”
C/O PALAZZO MARINO
VIA ARIOSTO 2,
CIANCIANA 92012 (AG)
OGGETTO: Richiesta autorizzazione all’uso dello Stemma dell’Unione.
Il sottoscritto, Gulotta Carmelo, nato a Ribera (AG)
il 01/07/1979,
residente in Salita Calvario 15, 92012 Cianciana (AG), studente e laureando
presso l’Università di Firenze, corso di Laurea Magistrale in Disegno e Gestione
degli Interventi Sociali, curriculum Direzione dei Servizi Sociali e delle Istituzioni
di Terzo Settore, con la Tesi dal Titolo: Nuovi Strumenti di Governance Locale.
L’Unione dei Comuni “Platani-Quisquina-Maggazzolo”.
Per
eventuali
comunicazioni:
cell.
333/2059607;
email:
[email protected]
CHIEDE
Al Presidente e alla Giunta dell’Unione dei Comuni “Platani-QuisquinaMaggazzolo”, l’autorizzazione ad usare nella propria Tesi, che ha per oggetto di
studio l’Unione summenzionata, lo stemma di cui la stessa Unione è dotata,
secondo quanto disposto dall’articolo 1 comma 5 dello statuto dell’Unione.
Firma
__________________________________
113
3. Delibera di Giunta per autorizzazione all’uso dello stemma dell’Unione
UNIONE DEI COMUNI
“PLATANI – QUISQUINA - MAGAZZOLO”
(Alessandria della Rocca - Bivona – Cianciana - San Biagio Platani e Santo Stefano
Quisquina)
VERBALE DI DELIBERAZIONE GIUNTA DELL’UNIONE
N° 1
DATA
12/01/2012
OGGETTO:
Autorizzazione uso stemma dell’Unione dei Comuni “P.Q.M.”.
L'anno duemiladodici addì dodici alle ore 20:00 del mese di Gennaio nella sede
dell’Unione dei Comuni sita in Cianciana, via Ariosto n° 2, in seguito a regolare
convocazione ai sensi dell’art. 48 della L.R.15/3/63, n. 16 si è riunita la Giunta
dell’Unione con l’intervento dei sigg:
n.
ord.
1
2
3
4
5
Cognome e nome
Sanzeri Salvatore
Leto Barone Stefano
Bartolomeo Filippo
Panepinto Giovanni
Giulio Luigi Mulè
Carica rivestita Presente
Presidente
Membro
Membro
Membro
Membro
Assente
X
X
X
X
X
Presenti n. 4
Assenti n. 1
Presiede il Presidente Dott. Salvatore Sanzeri;
Partecipa il Segretario dell’Unione Dr. Gabriele Pecoraro.
Il Presidente constatata la legalità dei numeri dei presenti, dichiara aperta la
seduta ed invita i convenuti a deliberare sull'argomento in oggetto specificato.
Il Presidente preliminarmente fa dare lettura dell'allegata proposta di
deliberazione che fa parte integrante e sostanziale del presente provvedimento,
predisposta dall'ufficio responsabile su iniziativa dell'Unione dei Comuni, sulla
quale sono stati espressi i pareri previsti dalla L.R. 48/91.
Successivamente invita la Giunta alla trattazione dell'argomento in oggetto.
Poiché, nessun Membro chiede di parlare, il Presidente invita la Giunta a
deliberare in merito.
114
L A G I U N T A DELL’UNIONE
-
Premesso che il vigente statuto dell’Unione prevede, all’art. 1 comma 5, che
“L’Unione può dotarsi di uno stemma proprio la cui produzione o uso potrà
essere autorizzato dalla Giunta dell’Unione dei Comuni “Platani – Quisquina
– Magazzolo”;
-
Considerato che in data 28/12/2011 è pervenuta una nota a firma del Sig.
Gulotta Carmelo, studente laureando presso l’università di Firenze, corso di
Laurea Magistrale in disegno e gestione degli interventi sociali, con la quale
richiedeva l’utilizzo dello stemma per la redazione della tesi di laurea;
-
Preso atto del fine per il quale il Sig. Gulotta Carmelo intende utilizzare lo
stemma;
-
Visto l’art. 1 comma 5 del vigente statuto dell’Unione;
DELIBERA
Di autorizzare il Sig. Gulotta Carmelo, nato a Ribera (AG) il 01/07/1979,
residente in Cianciana via Salita Calvario,15 all’uso dello stemma dell’Unione per
la tesi di laurea che ha per oggetto di studio l’Unione dei Comuni;
Di dichiarare la presente deliberazione immediatamente esecutiva;
115
Ringraziamenti
Primo fra tutti voglio ringraziare il mio relatore, Professore Carlo Baccetti,
che sin dal primo giorno, quando gli ho espresso la mia volontà di essere da lui
seguito per la stesura della mia tesi, si è mostrato disponibile e pronto a condurmi
fino alla fine di questa mia ricerca, infondendomi, con la professionalità che lo
contraddistingue, l’entusiasmo e la voglia necessari per andare avanti. È stato
sempre presente insegnandomi le nozioni necessarie per condurre una ricerca,
nell’ambito della politica locale, che sia completa in tutte le sue parti (dalla
raccolta dei dati alla elaborazione degli stessi fino ad arrivare alle conclusioni) mi
ha insegnato come costruire un ottimo questionario, come somministrarlo agli
intervistati, facendomi capire che era utile fare una distinzione tra amministratori
e cittadini comuni, cosa dovevo ricercare tra la documentazione scritta per
centrare il punto della mia tesi; è grazie al Professor Carlo Baccetti che ho
completato e dato forma alla mio lavoro di ricerca.
Un ringraziamento và a tutte le persone da me intervistate, agli
amministratori, in particolare ai cinque Sindaci, dei comuni aderenti all’Unione,
che si sono sottoposti al mio questionario, devo sottolineare anche in ore non di
ufficio, con una disponibilità impareggiabile, al Segretario Generale il quale,
sempre disponibile, ha chiarito alcuni miei dubbi sulla legislazione vigente,
ringrazio i comuni cittadini che non si sono sottratti alle mie domande,
rispondendo a tutti i miei interrogativi con precisione, riportandomi anche esempi
o aneddoti particolari, utilissimi, che ho inserito nelle pagine della mia tesi.
Infine voglio ringraziare, ultimo ma non in ordine di importanza, ci tengo a
sottolinearlo, Giuseppe Forte, impiegato presso gli uffici della sede dell’Unione, il
quale, durante la mia prima visita alla medesima sede per spiegare che avrei fatto
una tesi di ricerca sull’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”, si è messo
totalmente a disposizione e tale è rimasto per tutta la durata della mia ricerca.
Giuseppe mi ha fatto da “Cicerone” durante il viaggio, da me intrapreso,
all’interno dell’Ente, facendomi conoscere, con la sua grande professionalità,
l’Unione in tutti i suoi aspetti, inoltre è stato disponibilissimo a fare da tramite tra
me e gli amministratori, contattandoli direttamente e in qualsiasi momento, che
via via, per esigenze della ricerca stessa, avevo bisogno di intervistare.
116
Nota bibliografica
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118
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