Università degli Studi di Firenze Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” Corso di Laurea in Disegno e Gestione degli interventi sociali Tesi di Laurea in Politica Locale NUOVI STRUMENTI DI GOVERNANCE LOCALE. UNIONE DI COMUNI “PLATANI-QUISQUINA-MAGAZZOLO” NEW INSTRUMENTS FOR LOCAL GOVERNANCE. THE UNIONE DI COMUNI “PLATANI-QUISQUINA-MAGAZZOLO” Relatore: Carlo Baccetti Candidato: Carmelo Gulotta Anno Accademico 2010/2011 A Papà e Mamma Grazie per avermi donato le cose più importanti della mia vita: Il vostro tempo, le vostre attenzioni e il vostro amore! INDICE p. 5 INTRODUZIONE I. UNIONE DI COMUNI. ENTE TERRITORIALE DI SECONDO GRADO p. 9 1.1 UN LUNGO PERCORSO CHE PORTA AD ACCRESCERE E DIFFERENZIARE I POTERI DEL COMUNE p. 12 1.2 IL COMUNE p. 13 1.3 IL COMUNE NELLA SUDDIVISIONE AMMINISTRATIVA p. 14 1.4 LE COOPERAZIONI TRA PICCOLI COMUNI p. 15 1.5 L’UNIONE DI COMUNI II. LEGGI SULL’UNIONE DI COMUNI p. 20 INTRODUZIONE p. 20 2.1 LEGGE 8 GIUGNO 1990, NUMERO 142, “ORDINAMENTO DELLE AUTONOMIE LOCALI” p. 22 2.2 LEGGE 3 AGOSTO 1999, NUMERO 265, “DISPOSIZIONI IN MATERIA DI AUTONOMIA E ORDINAMENTO DEGLI ENTI LOCALI, NONCHÉ MODIFICHE ALLA LEGGE 8 GIUGNO 1990, NUMERO 142” p. 26 2.3 DECRETO LEGISLATIVO 18 AGOSTO 2000, NUMERO 267, “TESTO UNICO DELLE LEGGI SULL’ORDINAMENTO DEGLI ENTI LOCALI” III. UNIONE DI COMUNI “PLATANI-QUISQUINAMAGAZZOLO” p. 29 INTRODUZIONE p. 29 p. 36 3.1 ATTO COSTITUTIVO E STATUTO DELL’UNIONE 3.2 I COMUNI CHE COSTITUISCONO L’UNIONE p. 38 3.3 FUNZIONI AFFIDATE ALL’UNIONE E QUELLE CHE LA STESSA INTENDE SVOLGERE NEL PROSSIMO FUTURO p. 43 3.4 PUNTI DI FORZA E PUNTI DI DEBOLEZZA DELL’UNIONE 3 IV. STORIA E CARATTERISTICHE DEI COMUNI CHE HANNO DATO VITA ALL’UNIONE p. 46 p. 49 p. 51 p. 53 4.1 ALESSANDRIA DELLA ROCCA: Le origini 4.1.1 Il territorio 4.1.2 Gli edifici religiosi 4.1.3 Alessandria della Rocca oggi p. 55 p. 58 p. 60 p. 61 4.2 BIVONA: Le origini 4.2.1 Gli edifici religiosi 4.2.2 I monumenti 4.2.3 Bivona oggi p. 65 p. 66 p. 68 p. 70 4.3 CIANCIANA: Le origini 4.3.1 Il territorio 4.3.2 I monumenti 4.3.3 Cianciana oggi p. 73 p. 76 p. 78 4.4 SAN BIAGIO PLATANI: Le origini 4.4.1 Gli antichi palazzi ed edifici religiosi 4.4.2 San Biagio Platani oggi p. 79 p. 81 p. 83 p. 84 p. 85 p. 85 4.5 SANTO STEFANO QUISQUINA: Le origini 4.5.1 Gli edifici religiosi 4.5.2 Feste religiose 4.5.3 La Serra Quisquina, breve storia della “Santuzza” 4.5.4 San Giordano (Giacinto) Ansalone 4.5.5 Santo Stafano Quisquina oggi V. UN CONFRONTO TRA L’UNIONE DI COMUNI “PLATANIQUISQUINA-MAGAZZOLO” E L’UNIONE DI COMUNI “BASSA-ROMAGNA” (EMILIA ROMAGNA) p. 89 INTRODUZIONE p. 90 p. 95 p. 96 5.1 I numeri 5.2 I partiti politi nei Consigli delle due Unioni 5.3 I servizi gestiti dalle due Unioni VI. CONCLUSIONI p. 103 Conclusioni p. 109 Allegati p. 116 Ringraziamenti p. 117 Nota bibliografica 4 Introduzione Questa tesi si compone di sei capitoli che hanno l’intento di esaminare lo sviluppo e l’evoluzione dell’Unione di Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo” come forma di cooperazione intercomunale, con una breve comparazione con un’altra realtà, l’Unione di Comuni “Bassa-Romagna” (cap. V), mettendo in evidenza le differenze riguardo i servizi gestiti, i colori politici presenti all’interno dei due Enti, il territorio sul quale operano, e l’età delle due Unioni in termini di esperienza nel campo dell’associazionismo intercomunale. Il principale obiettivo della tesi è consistito in uno studio in profondità dell’Unione di Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo”, volto a esaminare le reali dinamiche e le concrete problematiche riguardanti il trasferimento e la gestione dei servizi in forma associata. La ricerca è stata effettuata utilizzando la documentazione ufficiale dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo” (Statuto e Regolamento), con la partecipazione alle assemblee degli organi dell’Unione (Consiglio dell’Unione), con interviste, faccia a faccia, ai Sindaci dei Comuni aderenti all’Unione, ad altri amministratori e al personale degli uffici dell’Unione. Inoltre per verificare il grado di diffusione della conoscenza dell’Ente, mi sono basato su brevissime interviste a dei comuni cittadini. Per il capitolo dedicato al confronto con l’Unione “Bassa-Romagna” ho utilizzato una ricerca commissionata alla Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo (Unione di Comuni, Le sfide dell’intercomunalità in Emilia-Romagna, a cura di Gianfranco Baldini, Silvia Bolgherini, Cristina Dallara e Lorenzo Mosca). Questa tesi si concentra sulla cooperazione, al fine di comprendere su quali premesse i comuni avviano, accanto al fondamentale canale di confronto verticale, con province, regioni e governo nazionale, un canale di tipo orizzontale, di convergenza e sinergia con altre realtà municipali per la gestione delle risorse, al fine di coordinare le politiche pubbliche, o più semplicemente fornire nel miglior modo i servizi cui sono preposti. È in un contesto in fermento, le riforme che hanno caratterizzato l’amministrazione pubblica negli anni novanta, l’elezione diretta dei sindaci (L. 5 81/93), le Leggi Bassanini del 1997 (n.59 e n.127), la riforma Costituzionale del 2001, favorendo nuove modalità di governo sia sul versante politico sia su quello amministrativo, che si colloca, con una rapida accelerazione nell’ultimo decennio, il fenomeno della cooperazione tra Comuni, intesa come esperienza di gestione associata di funzioni e servizi da parte di più Comuni, all’interno di una già differenziata realtà di collaborazioni e cooperazioni tra Enti Locali. Questo fenomeno di associazionismo ha avuto uno sviluppo, sotto forma di Unioni di Comuni, che, in pochi anni, come vedremo nel I capitolo, da un numero veramente esiguo, 67 nel 2000, ha raggiunto le 352 unità nel 2011, registrando in un decennio un aumento del 425%, interessando 1.752 Comuni e coinvolgendo una popolazione di circa 6,5 milioni di abitanti, a fronte dei quasi 5 milioni del 2000; considerando anche che più dell’80% dei Comuni interessati ha una popolazione inferiore ai 5000 abitanti. Tale incremento è stato possibile grazie alla rimozione di una serie di vincoli legislativi che, originariamente pensati per favorire la fusione tra comuni di piccole dimensioni, ne riducevano, di fatto, l’autonomia locale. Come sopra accennato, la tesi consta di sei capitoli: nel primo verrà introdotta la realtà dell’Unione di Comuni, le leggi a cui fa capo questo Ente, perché è nato e come si è sviluppato, legislativamente, nel corso del tempo e spiegherò anche perché è denominato Ente di secondo grado. Parlerò degli organi che costituiscono questo Ente, quali e quanti sono, come vengono nominati, dell’Atto Costitutivo e dello Statuto, spiegherò quali servizi offre e come questi vengono assegnati. Infine illustrerò chi può dar vita a questo Ente secondo le leggi vigenti e perché conviene farne parte. Nel secondo capitolo parlerò delle leggi che riguardano questo ente da vicino, leggi ovviamente nazionali citerò anche delle leggi regionali. Spiegherò come si è passati dalla Legge 142 del 1990 alla Legge 265 del 1999, fino ad arrivare al TUEL 267 del 2000, e come sono stati via via modificati gli articoli che parlano direttamente dell’Unione di Comuni. Nel terzo capitolo parlerò dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”, oggetto di ricerca della tesi, dalla nascita, avvenuta nel 2004, ad oggi. Parlerò quindi dei Comuni aderenti, dell’Atto Costitutivo e dello Statuto, dei servizi e 6 delle funzioni che questo Ente gestisce per conto dei Comuni che ad esso hanno dato vita, dei servizi che intende gestire ed erogare nel prossimo futuro e infine metterò in evidenza punti di forza, di debolezza e opportunità di questa Unione così come sono visti dagli amministratori che vi operano. Nel quarto capitolo verranno trattati, singolarmente, i cinque Comuni che fanno parte dell’Unione oggetto di studio, il territorio, la popolazione, la storia, le tradizioni popolari, le attività produttive ed economiche di questi cinque piccoli centri dell’entroterra agrigentino, riportando le interviste ai sindaci e ai comuni cittadini, per capire il punto di vista degli amministratori e dei cittadini sull’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”. Per fare un confronto tra quello che pensano gli addetti ai lavori e i cittadini diretti destinatari dei servizi gestiti ed erogati da questo ente territoriale. Il quinto capitolo tratterà il confronto tra l’Unione siciliana, oggetto della ricerca, e una Unione di grandi dimensioni, emiliano-romagnola, Unione di Comuni “Bassa-Romagna”. Si confronteranno i servizi gestiti ed offerti alla popolazione di riferimento, si valuteranno l’esperienze in campo associativo dei due Enti (l’Unione emiliano-romagnola è nata come Associazione Inter-Comunale nel 2000), il numero di Comuni che ne fanno parte, la popolazione complessiva diretta destinataria dei servizi erogati e i flussi migratori sia in entrata che in uscita. Inoltre, un breve accenno verrà fatto anche alle due diverse sub-culture, quella rossa emiliano-romagnola e quella bianca siciliana. Nel sesto, e ultimo, capitolo trarrò le conclusioni sullo studio di questa Unione, esporrò in generale le mie impressioni sull’Unione dei Comuni studiata, riporterò alcune interviste, di comuni cittadini, che danno dei suggerimenti su come migliorare la qualità dei servizi offerti, su come rendere più presente sul territorio l’Unione dei Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo”. Da alcune chiacchierate informali da me fatte con persone scelte a caso, è emerso che non si conosce bene, in termini di servizi offerti, questo Ente e in certi casi si ignora completamente l’esistenza di tale organismo. Riporterò un’indagine, realizzata dall’ANCI nel 2007, sul livello di conoscenza delle Unioni da parte dei cittadini dei Comuni interessati dai processi associativi, su come si pongono i cittadini rispetto ai canali formali e istituzionali, intesi come mezzi di comunicazione 7 mediante i quali i cittadini sono informati sull’esistenza e l’attività dell’Unione stessa. Infine metterò in evidenza i punti di forza, i punti di debolezza, opportunità e minacce di questa Unione dei Comuni dell’entroterra agrigentino e come intende muoversi in prospettiva futura. Tra i punti di forza verranno elencate, come ci si può facilmente immaginare, le bellezze del territorio, oltre che i servizi e il lavoro svolto dagli amministratori. 8 CAPITOLO PRIMO Unione dei Comuni. Ente territoriale di secondo grado 1.1 Un lungo percorso che porta ad accrescere e differenziare i poteri del Comune All’inizio degli anni novanta in Italia è stata avviata una riforma legislativa che, in varie tappe, ha introdotto cambiamenti molto importanti nella politica locale ed ha ridisegnato le relazioni tra centro e periferia, oggi la politica locale riveste un ruolo assai importante nella dinamica complessiva del sistema politico. I poteri degli Enti locali si sono accresciuti e differenziati, i Comuni e le Province hanno conseguito una maggiore autonomia gestionale, sorretta da una incompleta ma sostanziale autonomia fiscale e garantita da un riconoscimento costituzionale di compiti e funzioni proprie. Prima di queste riforme lo stato italiano era caratterizzato da una struttura fortemente centralizzata, il cui principio ispiratore prevedeva che gli Enti Locali fossero subordinati all’autorità centrale, con poteri molto limitati e che agissero sempre sotto lo stretto controllo del governo centrale. Questa originaria struttura gerarchizzata dei poteri tra centro e periferia dette espressione agli interessi dell’élite che aveva fondato lo stato unitario nel 1861 e che governò l’Italia fino all’avvento del fascismo. Il fascismo a sua volta accentuò ulteriormente il centralismo e la burocratizzazione dello Stato e sottomise ulteriormente gli Enti Locali. Nella costituzione del 1948 furono previste le Regioni e furono introdotti principi nuovi che intendevano rafforzare le autonomie degli Enti Locali ma in realtà decentramento e autonomia locale rimasero fuori dai programmi dei governi moderati del dopoguerra e lo rimarranno ancora per molti anni, fino alla seconda metà degli anni ’70. Negli anni ’90 il decentramento dei poteri statali ha assunto un forte valore simbolico, venne invocato come mezzo per rinnovare la politica e attuare un cambiamento di regime. 9 L’attore politico più innovativo, la Lega Nord, ha radicalizzato la richiesta di discontinuità facendo come filo conduttore della propria campagna elettorale il Federalismo. Quindi la trasformazione istituzionale che si è avuta in Italia a partire dal 1990, non è stata un esercizio costituzionalistico come avrebbe potuto essere nel settecento, essa ha risposto all’esigenza di riformare la politica partendo dal basso, una nuova politica locale per accrescere la capacità di dare risposte congruenti con le preferenze dei cittadini ma che siano anche efficaci ed efficienti. Tra gli studiosi si è enfatizzata l’attenzione verso la politica locale ed è molto diffusa la convinzione che questa è una dimensione importante per vari motivi: 1) si è capito che la crescente complessità dei problemi che i governi si trovano a risolvere, può essere affrontata solo con soluzioni locali, cioè decentrate rispetto alla dimensione degli Stati nazionali, questo è quanto venne riconosciuto dal Trattato di Maastricht nel 1992, nel quale venne affermato il principio cardine della sussidiarietà, secondo cui il livello territoriale locale è il più adatto ad affrontare e risolvere i principali problemi sociali. Ricordiamo che il principio di Sussidiarietà è un principio normativo, il quale afferma: i poteri devono essere assegnati al livello di governo più basso possibile, cioè quello più vicino ai cittadini, purché sia in grado di gestirli in modo adeguato. A questo punto i livelli di governo superiori hanno un ruolo sussidiario, cioè il compito di intervenire quando il livello più basso rimane inadempiente; 2) nella valorizzazione del livello locale di governo, che il principio di sussidiarietà esprime, c’è il riconoscimento che la politica locale è importante per i cittadini, non solo per il suo valore educativo, visto che imparano a conoscerla grazie alle interazioni con il livello a loro più vicino, ma anche perché viene affidata agli Enti Locali la responsabilità di una serie di servizi pubblici che forniscono beni di grande importanza per la vita quotidiana, dalla salute all’assistenza sociale, dall’istruzione alle attività culturali, dal trasposto locale alla distribuzione di energia elettrica, acqua e gas, ecc.; 3) la politica locale è importante anche riguardo alle modalità di formazione e selezione della classe politica, perché il livello amministrativo locale è quello dove solitamente essa si forma ed inizia la 10 sua carriera, nello stesso tempo il ruolo dei politici che governano il territorio appare sempre più rilevante perché il territorio ha riacquistato centralità dal punto di vista economico. Lo studio del governo locale può essere affrontato studiando le caratteristiche del governo in quanto istituzione ed è questa la dimensione che corrisponde alla government, oppure si può mettere al centro dell’analisi la dimensione del governo in quanto attività, cioè l’insieme delle relazioni tra attori politici e non dalle quali scaturiscono le decisioni a livello locale, questa dimensione è detta governance. Il governo locale inteso come local governance è orientato a studiare a quali condizioni e attraverso quali interazioni viene assicurato un governo in contesti locali sempre più complessi, la governance mette in relazione le interazioni tra l’ambiente e il sistema politico. Sulla base dell’esperienza maturate nel mondo occidentale, Michael Goldsmith ha individuato almeno tre tipi ideali di governo locale nel duplice senso di government e governance: 1) il modello clientelare o di patronage, per il quale la principale funzione del governo locale è rappresentata dalla distribuzione di benefici a individui o gruppi di individui particolari; 2) il modello dello sviluppo economico, che vede la funzione del governo locale nella promozione della crescita economica e nell’assicurare le condizioni necessarie affinché le forze di mercato operino senza vincoli, anche se non in modo totalmente privo di regole; 3) il modello dello Stato del Benessere, per il quale il ruolo del governo locale è più strettamente connesso alle funzioni di consumo collettivo ei particolar modo alla fornitura di servizi di natura redistributiva. Opportunamente modificata e in parte ampliata, questa tipologia di Goldsmith rappresenta una traccia stimolante con riferimento specifico al nostro Paese, a tal proposito si può suggerire una classificazione dell’azione di governo a livello locale che è fondamentalmente indirizzata a: 1) distribuire risorse e benefici a individui o particolari gruppi di individui; 2) espandere la fruibilità dei diritti sociali attraverso la fornitura di servizi di carattere redistributivo ai settori più disagiati della popolazione; 3) promuovere la crescita economica, assicurando le condizioni migliori e riducendo i vincoli alle forze di mercato; 4) rispondere ad 11 una strutturazione dei conflitti locali intorno ai temi di carattere ambientalista e postmaterialistico, sollecitate da una domanda sociale innovative e nello stesso tempo recente; 5) riprodurre a livello locale la struttura di competizione/conflitto tra centro e periferia. L’azione del governo locale si deve misurare con una serie di vincoli che variano da una situazione ad un’altra ma che possono essere suddivisi in tre gruppi: 1) obblighi normativi e legislativi posti dai livelli superiori di governo; 2) i condizionamenti che scaturiscono dal contesto delle condizioni economiche e sociali; 3) i vincoli specifici posti dal sistema politico locale. 1.2 Il Comune Il Comune, in Italia, è l'ente locale fondamentale, autonomo ed indipendente secondo i principi consolidatisi nel Medioevo, e ripresi, in modo relativamente limitato, dalla rivoluzione francese, previsto dall'art. 114 della Costituzione, può essere suddiviso in frazioni, le quali possono a loro volta avere un limitato potere consultivo grazie alle consulte di frazione. L'Italia ha 8.0921 Comuni, di questi, in base agli ultimi dati ISTAT dell'anno 2011, circa 500 superano i 15.000 abitanti, circa centocinquanta superano i 50.000 abitanti, tra cui 80 capoluoghi di provincia (37 capoluoghi hanno invece popolazione inferiore ai 50.000 abitanti). Le principali differenze rispetto alla numerosità della popolazione riguardano il Piemonte composto da 1.206 Comuni (media: un Comune ogni 3.700 abitanti), la Toscana con 287 comunità (media: 13.065 abitanti), e il Molise da 136 (media: 2.351 abitanti). Nel 1861, anno dell'unità d'Italia, i comuni erano 7.720, in corrispondenza del censimento del 1921 è stato registrato il maggior numero di comuni circa 9.195, mentre al censimento successivo del 1931 si registrarono 7.311 comuni, valore minimo mai raggiunto. Organi politici del Comune sono: il sindaco, la giunta comunale e il consiglio comunale. 1 Elaborazione Ancitel, su dati ISTAT 2011. 12 I comuni si possono fregiare del titolo di Città se esso viene loro conferito con specifico provvedimento cioè con decreto adottato dal capo dello Stato, di iniziativa autonoma o su proposta del governo o del comune interessato. I comuni dotati del titolo di Città portano al di sopra dello stemma la corona d'oro loro spettante, gli stemmi sono assegnati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Dipartimento del cerimoniale dello Stato – Ufficio onorificenze e araldica pubblica. 1.3 Il Comune nella suddivisione amministrativa Ogni comune appartiene a una Provincia, ma la provincia non fa da tramite nei rapporti con la Regione e questa in quelli con lo Stato a livello gerarchico, poiché esso, essendo dotato di personalità giuridica, può avere rapporti diretti con la regione e con lo Stato e anzi, essendo le competenze di una regione più ampie di quelle di una provincia, un comune detiene generalmente più rapporti con la prima che con la seconda. Tutti gli enti locali sopra citati disciplinano, con proprio regolamento, in conformità allo statuto, l'ordinamento generale degli uffici e dei servizi, in base a criteri di autonomia, funzionalità ed economicità di gestione e secondo i principi di professionalità e responsabilità. I comuni possono ripartire il proprio territorio in Circoscrizioni al fine di assicurare alla popolazione una più diretta partecipazione all'amministrazione, alla circoscrizione sono delegati poteri che vanno al di là della mera funzione consultiva (per la quale possono essere previsti nello statuto del comune, previsto ai sensi del decreto legislativo 267 del 2000, testo unico, ed introdotto dalla Legge Bassanini, appositi comitati o consulte di quartiere). La Legge Finanziaria del 2007 ha modificato i termini per la costituzione delle Circoscrizioni, rendendole obbligatorie in comuni con una popolazione superiore a 250.000 abitanti (non più 100.000) ed opzionali, invece, ove la popolazione è compresa tra 100.000 e 250.000 abitanti (prima l'intervallo era 30.000 - 100.000 abitanti). 13 Il comune italiano sorto più recentemente è Gravedona ed Uniti, in provincia di Como, nato dalla fusione dei comuni di Gravedona, Consiglio di Rumo e Germasino l'11 febbraio 2011, due comuni della provincia di Trento sono invece operativi dal 1º gennaio 2010, sono: Ledro, nato dall'unione dei sei comuni di Bezzecca, Concei, Molina di Ledro, Pieve di Ledro, Tiarno di Sopra e Tiarno di Sotto; e Comano Terme sorto dall'unione dei due comuni di Bleggio misure anticrisi approvato Inferiore e Lomaso. Il Decreto Legge 138/2011, contenente dal Governo italiano il 12 agosto 2011, prevede che nei comuni italiani con una popolazione inferiore ai mille abitanti, delle regioni ordinarie, siano aboliti giunta comunale e consiglio comunale e costituiscano un'unione comunale composta dai sindaci, nelle regioni autonome invece, in virtù della legge costituzionale 23 settembre 1993, n. 2, tale normativa non potrà essere applicata. 1.4 Le cooperazioni tra piccoli Comuni Per consentire ai comuni più piccoli e con meno risorse di far fronte ai compiti loro assegnati, sono state battute le strade della cooperazione intergovernativa e dell’associazionismo istituzionale, ad esempio sono state riconosciute alle Province funzioni di supporto, consulenza e supplenza rispetto ai Comuni minori. Inoltre si sono sviluppate forme sempre più complesse e variegate di cooperazione intercomunale, sono nate ad esempio le aziende, le agenzie, le istituzioni che hanno il compito di gestire i servizi su scala sovracomunale come ad esempio i trasporti, i rifiuti, l’assistenza ecc. I piccoli Comuni possono cooperare tra di loro utilizzando una molteplicità di strumenti istituzionali, sia di carattere permanente che legati alla soluzione di specifiche questioni, esistono forme di cooperazione su singoli progetti ed iniziative per lo sviluppo locale e per il rafforzamento dell’azione amministrativa. Una forma tradizionale di cooperazione volontaria è rappresentata dai Consorzi tra Comuni, finalizzati alla fornitura e gestione di determinati servizi di competenza comunale, come i servizi a rete (trasporti e raccolta e smaltimento dei rifiuti), servizi alla persona come i servizi socio-assistenziali ma anche una serie 14 di servizi amministrativi come ad esempio il servizio di riscossione tributi, il servizio di polizia urbana, la gestione del regolamento edilizio, la preparazione delle buste paga dei dipendenti ecc. Tale gestione consortile di alcuni servizi permette ai piccoli Comuni di sostenere investimenti, parecchio onerosi per singolo Ente, per migliorare la qualità dei servizi stessi e risparmiare sui costi per il personale. Un’altra forma associativa messa a disposizione dei Comuni, dalle riforme legislative degli anni ’90, è data dalle Unioni dei Comuni, gli Enti, specialmente i più piccoli, sono sollecitati a costituirle sia dagli obblighi di adeguatezza che delimitano il principio di sussidiarietà (ricordiamo che è impedito ai Comuni troppo piccoli la gestione di alcuni servizi, che viene così trasferita agli Enti di Governo superiore), sia da incentivi di tipo finanziario, alimentati da un apposito fondo statale. 1.5 L’Unione di Comuni L’unione dei comuni, ente territoriale di secondo grado, regolato dal D.Lgs 267/2000 che recepisce la legge 265/1999, in particolare l’art. 32 dal titolo Unione dei Comuni, è uno strumento associativo che trova i propri punti di forza nel fatto di essere una forma di aggregazione caratterizzata da una grande versatilità e quindi adatta ad aree territoriali e demografiche anche molto diverse, così allo sviluppo di svariate politiche, come quelle ambientali, territoriali, economiche e sociali. Questa versatilità permette all’unione dei comuni di raggiungere obiettivi più vantaggiosi in termini economici e politicamente più ambiziosi, rispetto ad altre forme di cooperazione specifica, come i consorzi, dando l’opportunità di gestire al meglio politiche di area vasta legate alla progettazione del territorio. Detto ciò possiamo dire che la formazione delle Unioni di Comuni punta ad accrescere la qualità e la quantità di servizi forniti e di conseguenza, la capacità di risposta alla domanda dei cittadini, inoltre va sottolineato che alle Unioni possono essere attribuite non solo competenze dei singoli Comuni ma anche funzioni sovracomunali. 15 Come sia importante questo tipo di cooperazione tra Comuni, è rappresentato dalla crescita delle Unioni costituite, che va da 67 nel 2000, con 306 Comuni coinvolti, passando a 290 nel 2006 per un totale di 1.303 comuni associati, fino ad arrivare a 352 nel 2011, per un totale di 1.752 Comuni, interessando una popolazione di 6.555.905 abitanti, considerando che più dell’80% dei Comuni interessati ha una popolazione inferiore ai 5.000 abitanti. Come detto sopra l’Unione dei Comuni è regolata dal T.U.E.L. (testo unico sugli enti locali) 267/2000, in particolare dall’art. 32 i cui cinque commi definiscono le Unioni di Comuni in maniera sintetica e precisa, dando la massima flessibilità all'interno di poche regole precise. Nel primo comma si definisce l'Unione come costituita da due o più comuni che devono essere contigui con un obiettivo chiaro: esercitare congiuntamente una pluralità di funzioni di loro competenza, ciò significa che i singoli comuni si uniscono e delegano alle Unioni dei compiti precisi. L'Unione deve avere un atto costitutivo e uno statuto il quale deve avere alcune caratteristiche: deve essere approvato dai singoli consigli comunali con procedure e maggioranze previste per le modifiche statutarie; deve definire gli organi e le modalità per la loro costituzione; definisce le funzioni svolte dall'Unione e le risorse di finanziamento; Il presidente deve essere scelto fra i sindaci eletti; Gli altri organi previsti devono essere composti da consiglieri o membri delle giunte con la presenza delle minoranze. L'Unione tende quindi ad assumere un carattere polifunzionale, spettando all'atto costitutivo ed al regolamento la delimitazione effettiva dell'ambito di attività ad essa demandate. L'Unione decide al suo interno i regolamenti per la propria organizzazione ed i rapporti con i singoli comuni. Il decreto conclude disponendo che le Unioni seguono le regole ed i principi previsti per i comuni, evidenziando che i componenti degli organi non possono eccedere le disposizioni relative ai comuni con la popolazione complessiva delle amministrazioni locali associate, ultimo, ma fondante dei poteri 16 delle Unioni, è la destinazione di tutti gli introiti che derivano da tasse, tariffe e contributi dovuti per i servizi delegati dai comuni. Con un decreto legislativo che ha regole sintetiche, chiare e minime, le attuazioni sono spesso molto diverse fra di loro e vengono costruite in funzione delle singole esigenze territoriali ed istituzionali. La realizzazione delle Unioni comunali permette di creare delle economie di scala nel dimensionare i servizi e crea le condizioni per la sopravvivenza dei piccoli comuni che, pur mantenendo la loro identità, possono accorpare servizi al fine di ridurre i costi pro-capite e ridurre pro-quota le spese fisse di gestione di alcuni servizi, tali costi di gestione degli enti sono solitamente bassi, strutture formate da amministratori dei comuni e servizi coperti da entrate dedicate per la maggior parte dei servizi conferiti. Come ricordato sopra, il V comma dell’art.32 del T.U.E.L. afferma: Alle unioni di comuni si applicano, in quanto compatibili, i principi previsti per l'ordinamento dei comuni. Si applicano, in particolare, le norme in materia di composizione degli organi dei comuni; il numero dei componenti degli organi non può comunque eccedere i limiti previsti per i comuni di dimensioni pari alla popolazione complessiva dell'ente. Alle unioni competono gli introiti derivanti dalle tasse, dalle tariffe e dai contributi sui servizi ad esse affidati. Quindi organi dell’Unione di Comuni sono: il Presidente dell’Unione, la Giunta dell’unione e il Consiglio dell’Unione. Il Presidente viene scelto e nominato tra i Sindaci dei Comuni facenti parte dell’Unione, la Giunta viene nominata scegliendo tra gli assessori dei Comuni associati e il Consiglio è composto dai consiglieri dei singoli comuni tenendo conto che siano ben rappresentate le minoranze. Questa scelta, di prendere soggetti che già ricoprono cariche pubbliche e quindi soggetti a nomina diretta da parte dei cittadini, perché anche all’interno dell’Unione e nello svolgimento dei compiti loro assegnati, dallo statuto e dal regolamento, possano rappresentare i loro elettori, ascoltandone direttamente le richieste e rispondendo al meglio ai bisogni della popolazione stessa. Stando ai dati raccolti da ANCITEL, i principali servizi gestiti in forma associata nel territorio italiano sono: acquedotto, affari generali, anagrafe, stato 17 civile, elettorale, leva, apertura libretti postali per neonati, asili nido, assistenza, beneficenza pubblica e servizi alla persona, attività produttive, commerciali e artigianali, biblioteca, cantieri di lavoro, catasto, commissione vigilanza, contabilità, contenzioso con il personale, cultura, sport, difensore civico, depurazione, edilizia privata, edilizia sismica, formazione, gas metano, gestione di beni patrimoniali e demaniali, gestione economica, finanziaria, programmazione, provveditorato e controllo di gestione, igiene urbana, informagiovani, informatizzazione, inserimento lavorativo disabili, lavori pubblici, manutenzione strade, mattatoio, mense scolastiche, messo, musei e pinacoteche. PERCENTUALE DI UNIONI PER AREA GEOGRAFICA2 Area geografica % di Unioni Nord 49.71% Centro 10.00% Sud 17.35% Isole 22.94% Totale 100.00% 2 Dati raccolti ed elaborati da ANCITEL2011, Area Piccoli Comuni/Unioni di Comuni. 18 SCHEDA RIASSUNTIVA NAZIONALE UNIONI DI COMUNI Dati complessivi ultimo aggiornamento: OTTOBRE 20113 Regione Num. Unione % di unioni Numero dei Comuni rispetto al Comuni di Numero di abitanti totale nazionale Valle d’Aosta 0 0.00% 0 0 Piemonte 50 14.71% 310 469.724 Lombardia 57 16.76% 196 355.420 Veneto 26 7.65% 94 482.023 Liguria 1 0.29% 5 13.120 Emilia 31 8.82% 163 1.305.885 1 0.29% 3 2.958 V. 4 1.18% 10 24.957 Toscana 1 0.29% 15 121.749 Marche 11 3.24% 48 171.556 Umbria 1 0.29% 8 39.461 Lazio 21 6.18% 108 224.650 Abruzzo 6 1.76% 48 269.870 Campania 12 3.53% 61 418.420 Molise 9 2.35% 52 92.169 Basilicata 0 0.00% 0 0 Puglia 22 6.47% 105 818.672 Calabria 11 3.24% 53 153.921 Sicilia 50 14.12% 177 815.130 Sardegna 38 8.82% 296 662.310 totale 352 100.00% 1.752 6.555.905 Romagna Trentino Friuli Giulia 3 Dati raccolti ed elaborati da ANCITEL 2011, Area Piccoli Comuni/Unioni di Comuni. 19 CAPITOLO SECONDO Legislazione sull’Unione dei Comuni Introduzione Le norme a livello nazionale, che riguardano da vicino le Unioni dei Comuni, sono principalmente tre: n. 142/1990; n. 265/1999; n. 267/2000. Nella legge 142/90, si parla di Unioni di Comuni all’art. 26, il quale ne da una definizione, indica quali comuni ne fanno parte, gli organi e i loro compiti e come questi ultimi sono nominati. La legge 265/99 apporta delle modifiche a vari articoli della legge citata in precedenza, ossia la 142/90, in particolare modifica l’art. 26 riguardante le Unioni di Comuni. Infine il T.U.E.L. 267/2000 (testo unico sull’ordinamento degli enti locali), oltre a dare maggiore autonomia a Comuni e Province, all’art. 32 “Unioni di Comuni”, definisce questo ente, sottolinea l’importanza dello statuto e del regolamento e stabilisce che per le Unioni di Comuni si applicano i principi previsti per l’ordinamento dei Comuni. In quanto compatibili. 2.1 Legge 8 giugno 1990, numero 142, “Ordinamento delle Autonomie Locali” Art. 26 “Unioni di Comuni” 1. In previsione di una loro fusione, due o più comuni contermini, appartenenti alla stessa provincia, ciascuno con popolazione non superiore a 5.000 abitanti, possono costituire una unione per l'esercizio di una pluralità di funzioni o di servizi. 2. Può anche far parte dell'unione non più di un comune con popolazione fra i 5.000 e i 10.000 abitanti. 3. L'atto costitutivo ed il regolamento dell'unione sono approvati con unica deliberazione dai singoli consigli comunali, a maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati. 4. Sono organi dell'unione il consiglio, la giunta ed il presidente, che sono eletti secondo le norme di legge relative ai comuni con popolazione pari a quella 20 complessiva dell'unione. Il regolamento può prevedere che il consiglio sia espressione dei comuni partecipanti alla unione e ne disciplina le forme. 5. Il regolamento dell'unione contiene l'indicazione degli organi e dei servizi da unificare, nonché le norme relative alle finanze dell'unione ed ai rapporti finanziari con i comuni. 6. Entro dieci anni dalla costituzione dell'unione deve procedersi alla fusione, a norma dell'articolo 11. Qualora non si pervenga alla fusione, l'unione è sciolta. 7. Alla unione di comuni competono le tasse, le tariffe e i contributi sui servizi dalla stessa gestiti. 8. Le regioni promuovono le unioni di comuni ed a tal fine provvedono alla erogazione di contributi aggiuntivi a quelli normalmente previsti per i singoli comuni. In caso di erogazione di contributi aggiuntivi, dopo dieci anni dalla costituzione l'unione di comuni viene costituita in comune con legge regionale, qualora la fusione non sia stata deliberata prima di tale termine su richiesta dei comuni dell'unione. Vediamo come nell’articolo 26, dedicato alle Unioni di Comuni, di questa legge il legislatore parla della fusione di due o più comuni contermini, cioè due o più comuni che formano una unione di comuni in previsione di una loro futura fusione, di cui si parla negli artt. 117 e 133 della Costituzione. Ancora nei primi commi dello stesso articolo 26, il legislatore pone il vincolo della popolazione dei comuni che intendono associarsi, la quale non può superare per ognuno di essi le 5.000 unità con l’eccezione di un solo comune con popolazione compresa tra 5.000 e 10.000 abitanti. Nei commi seguenti dell’articolo in oggetto si fa presente che l’atto costitutivo dell’unione deve essere approvato dai singoli consigli comunali, a maggioranza assoluta, dei comuni che prendono parte al processo di unione, vengono menzionati gli organi dell’ente e come vengono nominati. Successivamente al sesto comma, viene ripreso il concetto di fusione, questa volta con un vincolo ben preciso stabilito dal legislatore, entro e non oltre i dieci anni i comuni devono passare alla fusione pena lo scioglimento dell’unione stessa. 21 Al comma 7 si evidenzia che all’unione competono le tasse, le tariffe e i contributi sui servizi da essa gestiti, inoltre al comma 8 si parla di erogazioni da parte della regione che deve promuovere le unioni di comuni, e qualora siano stati erogati dei contributi aggiuntivi, dopo dieci anni dalla costituzione dell’unione di comuni, la regione con legge regionale, costituisce tale unione in un unico comune, qualora non ne faccia richiesta l’Ente stesso. Quindi si vede come in questo articolo, della legge del 1990, sia ridondante il concetto di fusione tra comuni, addirittura prevedendo la fusione, cosi come stabilita dagli articoli della Costituzione, di diritto e in via del tutto obbligatoria da parte della Regione quando questa eroghi all’Unione di Comuni dei contributi aggiuntivi. 2.2 Legge 3 agosto 1999, numero 265, “Disposizioni in materia di autonomia e ordinamento degli Enti Locali, nonché modifiche alla Legge 8 giugno 1990, numero 142” Art. 6 “fusione di Comuni, Municipi, Unioni di Comuni” 1. All'articolo 11 della legge 8 giugno 1990, n. 142, sono apportate le seguenti modificazioni: a) il comma 2 e' sostituito dal seguente: Le regioni predispongono, concordandolo con i comuni nelle apposite sedi concertative, un programma di individuazione degli ambiti per la gestione associata sovracomunale di funzioni e servizi, realizzato anche attraverso le unioni, che può prevedere altresì la modifica di circoscrizioni comunali e i criteri per la corresponsione di contributi e incentivi alla progressiva unificazione. Il programma e' aggiornato ogni tre anni, tenendo anche conto delle unioni costituite ai sensi dell'articolo 26"; b) al comma 4, le parole: "di comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti anche con comuni di popolazione superiore" sono sostituite dalle seguenti: "dei comuni" e le parole: "agli eventuali" sono sostituite dalla seguente: "ai"; c) il comma 5 e' abrogato. 2. L'articolo 12 della legge 8 giugno 1990, n. 142, e' sostituito dal seguente: 22 " ART. 12. - (Municipi). - 1. Lo statuto comunale può prevedere l'istituzione di municipi nei territori delle comunità di cui all'articolo 11, comma 3. 2. Lo statuto e il regolamento disciplinano l'organizzazione e le funzioni dei municipi, potendo prevedere anche organi eletti a suffragio universale diretto. Si applicano agli amministratori dei municipi le norme previste per gli amministratori dei comuni con pari popolazione". 3. All'articolo 14, comma 2, della legge 8 giugno 1990, n. 142, dopo la parola: "programmi" sono inserite le seguenti: "da essa proposti". 4. All'articolo 24 della legge 8 giugno 1990, n. 142, dopo il comma 3, e' aggiunto il seguente: "3-bis. Le convenzioni di cui al presente articolo possono prevedere anche la costituzione di uffici comuni, che operano con personale distaccato dagli enti partecipanti, ai quali affidare l'esercizio delle funzioni pubbliche in luogo degli enti partecipanti all'accordo, ovvero la delega di funzioni da parte degli enti partecipanti all'accordo a favore di uno di essi, che opera in luogo e per conto degli enti deleganti". 5. L'articolo 26 della legge 8 giugno 1990, n. 142, e' sostituito dal seguente: "Art. 26 (Unioni di comuni). - 1. Le unioni di comuni sono enti locali costituiti da due o più comuni di norma contermini, allo scopo di esercitare congiuntamente una pluralità di funzioni di loro competenza. 2. L'atto costitutivo e lo statuto dell'unione sono approvati dai consigli dei comuni partecipanti con le procedure e la maggioranza richieste per le modifiche statutarie. Lo statuto individua gli organi dell'unione e le modalità per la loro costituzione e individua altresì le funzioni svolte dall'unione e le corrispondenti risorse. 3. Lo statuto deve comunque prevedere il presidente dell'unione scelto tra i sindaci dei comuni interessati e deve prevedere che altri organi siano formati da componenti delle giunte e dei consigli dei comuni associati, garantendo la rappresentanza delle minoranze. 4. L'unione ha potestà regolamentare per la disciplina della propria organizzazione, per lo svolgimento delle funzioni ad essa affidate e per i rapporti anche finanziari con i comuni. 23 5. Alle unioni di comuni si applicano, in quanto compatibili, i principi previsti per l'ordinamento dei comuni. Alle unioni competono gli introiti derivanti dalle tasse, dalle tariffe e dai contributi sui servizi ad esse affidati". 6. Dopo l'articolo 26 della legge 8 giugno 1990, n. 142, e' inserito il seguente: "Art. 26-bis (Esercizio associato delle funzioni). - 1. Al fine di favorire il processo di riorganizzazione sovracomunale dei servizi, delle funzioni e delle strutture, le regioni provvedono a disciplinare, con proprie leggi, nell'ambito del programma territoriale di cui all'articolo 11, comma 2, le forme di incentivazione dell'esercizio associato delle funzioni da parte dei comuni, con l'eventuale previsione nel proprio bilancio di un apposito fondo. A tale fine, oltre a quanto stabilito dagli articoli 11, 24 e 26, le regioni si attengono ai seguenti principi fondamentali: a) nella disciplina delle incentivazioni: 1) favoriscono il massimo grado di integrazione tra i comuni, graduando la corresponsione dei benefici in relazione al livello di unificazione, rilevato mediante specifici indicatori con riferimento alla tipologia ed alle caratteristiche delle funzioni e dei servizi associati o trasferiti in modo tale da erogare il massimo dei contributi nelle ipotesi di massima integrazione; 2) prevedono in ogni caso una maggiorazione dei contributi nelle ipotesi di fusione e di unione, rispetto alle altre forme di gestione sovracomunale; b) promuovono le unioni di comuni, senza alcun vincolo alla successiva fusione, prevedendo comunque ulteriori benefici da corrispondere alle unioni che autonomamente deliberino, su conforme proposta dei consigli comunali interessati, di procedere alla fusione". 7. L'adozione delle leggi regionali di cui all'articolo 26-bis della legge 8 giugno 1990, n. 142, introdotto dal comma 6 del presente articolo, avviene entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge. Trascorso inutilmente tale termine, il Governo, entro i successivi sessanta giorni, sentite le regioni inadempienti e la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, provvede a dettare la relativa disciplina nel rispetto dei principi enunciati nel citato articolo 26-bis della legge 8 giugno 1990, n. 142. Tale disciplina si applica fino alla data di entrata in vigore della legge regionale. 24 8. Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge il Ministro dell'interno, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n.281, adotta, con proprio decreto, i criteri per l'utilizzo delle risorse di cui all'articolo 31, comma 12, della legge 23 dicembre 1998, n. 448. È evidente si dall’inizio come in questa legge, che arriva dopo quasi un decennio dalla 142, sia trattata la questione della fusione tra comuni, senza dubbio con l’assenza di quel vincolo di cui parlava la 142/90, che attribuiva di diritto alle regioni il potere di trasformare le Unioni di Comuni nate da dieci anni in un unico Comune, tutto ciò grazie a dei contributi aggiuntivi erogati durante la gestione di alcuni servizi da parte dell’ente interessato. Al comma 1 dell’art. 6 della presente Legge, si dice che le regioni predispongono un programma di individuazione dei servizi che l’Unione andrà a gestire, definendo i relativi contributi, concordandolo con i comuni che dell’Unione fanno parte. Alla lettera b, sempre del 1 comma, viene affermato che i contributi per la fusione dei comuni, che nei dieci anni precedenti avevano formato una Unione di Comuni, da parte della Regione non sono più eventuali ma spettano di diritto al nuovo Comune che si è formato, oltre a quello garantiti dallo Stato nei dieci anni successivi alla fusione. Scendendo fino al comma 5 dell’art. 6 della Legge 265/99, si arriva alla modifica, o meglio sostituzione del famoso art. 26 Legge 142/90, si parla sempre di gestione associata di servizi, ma non compare più il vincolo della fusione, in quanto con la legge del 1990 la condicio sine qua non era la previsione di una futura fusione, con la legge del 1999 la condizione principale è la “semplice” gestione associata di servizi, che magari singoli comuni non possono garantire per via del loro esiguo bilancio. Un’altra cosa che si nota nel nuovo formulato art. 26 è l’assenza dell’eccezione che un solo Comune, con popolazione compresa tra 5.000 e 10.000 abitanti può far parte dell’Unione, assieme agli altri Comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti, ciò lascia intendere che dell’Unione di Comuni 25 possono far parte anche più di un Comune con popolazione superiore alle 5.000 unità. Al comma 6 dell’articolo viene aggiunto l’art. 26 bis, che impone alle regioni di emanare delle proprie leggi al fine di favorire la riorganizzazione e la gestione sovracomunale dei servizi, naturalmente prevede anche che le regioni incentivano con dei contributi appositi la nascita delle unioni, a tal proposito emblematico è il caso della Regione Emilia Romagna che con la legge 10/’08 ha spinto, innanzi tutto le trasformazioni delle Unioni Intercomunali in Unione di Comuni, in quanto quest’ultimo Ente dotato di personalità giuridica, secondo poi ha spinto molti Comuni a dar vita alle Unioni di Comuni che andavano a gestire e quindi offrire dei servizi ai cittadini che singolarmente, tali Comuni, non avrebbero potuto garantire ai loro elettori. Infine l’art.6 della legge 265/99 stabilisce il termine ultimo per l’emanazione delle leggi regionali di cui parla l’art. 26 bis, che è di diciotto mesi dall’entrata in vigore della presente legge. 2.3 Decreto Legislativo 18 agosto 2000, numero 267, “Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti Locali” Art. 32 “Unione di Comuni” 1. Le unioni di comuni sono enti locali costituiti da due o più comuni di norma contermini, allo scopo di esercitare congiuntamente una pluralità di funzioni di loro competenza. 2. L'atto costitutivo e lo statuto dell'unione sono approvati dai consigli dei comuni partecipanti con le procedure e la maggioranza richieste per le modifiche statutarie. Lo statuto individua gli organi dell'unione e le modalità per la loro costituzione e individua altresì le funzioni svolte dall'unione e le corrispondenti risorse. 3. Lo statuto deve comunque prevedere il presidente dell'unione scelto tra i sindaci dei comuni interessati e deve prevedere che altri organi siano formati da componenti delle giunte e dei consigli dei comuni associati, garantendo la rappresentanza delle minoranze. 26 4. L'unione ha potestà regolamentare per la disciplina della propria organizzazione, per lo svolgimento delle funzioni ad essa affidate e per i rapporti anche finanziari con i comuni. 5. Alle unioni di comuni si applicano, in quanto compatibili, i principi previsti per l'ordinamento dei comuni. Si applicano, in particolare, le norme in materia di composizione degli organi dei comuni; il numero dei componenti degli organi non può comunque eccedere i limiti previsti per i comuni di dimensioni pari alla popolazione complessiva dell'ente. Alle unioni competono gli introiti derivanti dalle tasse, dalle tariffe e dai contributi sui servizi ad esse affidati. La riforma del 2000 si rese necessaria per correggere e migliorare quelle parti della legge 142/90 che si erano dimostrate, nell'esperienza pratica, oramai insoddisfacenti ed inadeguate, lo scopo era quello di dare più forza all'azione amministrativa, con particolare attenzione ai Comuni di piccola entità demografica, ritenendo essenziali le dimensioni degli Enti locali, in relazione al maggior numero di funzioni loro affidate, tutto ciò grazie all'autonomia statutaria di cui essi godono. I Comuni, secondo l'originaria impostazione della legge 142/90, come già ricordato sopra (dal combinato disposto degli artt. 11 e 26), potevano richiedere la fusione immediata (art. 11) oppure dar vita alla forma associativa denominata Unione di Comuni (art. 26), la quale costituiva la prima fase del procedimento di fusione. L'art. 26 di questa legge, contenuto nel capo VIII, dedicato alle forme associative, stabiliva che: 1. l'Unione costituisce una forma associativa, realizzata tra enti finitimi, appartenenti alla stessa provincia. 2. Ciascun Comune partecipante deve avere una popolazione inferiore a 5.000 abitanti, ma è ammesso che possa far parte dell'Unione non più di un Comune con popolazione compresa tra i 5.000 ed i 10.000 abitanti, (eccezione che viene meno con la legge 265/99, assenza rafforzata e giustificata dal T.U.E.L. 267/2000). 3. L'Unione viene costituita "per l'esercizio di una pluralità di funzioni e servizi" e per i rapporti anche finanziari con i singoli Comuni. 27 L'Unione tende quindi ad assumere un carattere polifunzionale, spettando all'atto costitutivo ed al regolamento la delimitazione effettiva dell'ambito di attività ad essa demandate. In sintesi e in modo meno generico possibile, è scopo dell'Unione promuovere lo sviluppo dell'intero territorio, sul quale la stessa insiste, e la crescita delle comunità che la costituiscono, attraverso la gestione collettiva ed unitaria delle funzioni a tale ente attribuite, mantenendo in capo ai singoli Comuni le funzioni e le relative competenze che più da vicino ne caratterizzano le specifiche peculiarità. 28 CAPITOLO TERZO UNIONE DI COMUNI “PLATANI-QUISQUINA-MAGAZZOLO” Introduzione L’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”, nata nel 2004, è composta da 5 comuni: Alessandria della Rocca, Bivona, Cianciana, San Biagio Platani e Santo Stefano Quisquina, tutti comuni appartenenti alla Provincia di Agrigento. La sede dell’Unione è stata individuata presso il comune di Cianciana, in via Ariosto al civico 2, presso il “Palazzo Marino”, che peraltro è il Comune capofila dell’unione stessa, interessa una popolazione di 19.010 abitanti e ha un’estensione di 313.91 Kmq. 3.1 Atto costitutivo e Statuto dell’Unione L’atto costitutivo è l’atto giuridico con il quale si dà vita ad una persona giuridica, questo ha natura di atto di autonomia privata se si tratta di persone giuridiche private, nel caso di persona giuridica pubblica ha natura di provvedimento. All’atto costitutivo può essere allegato lo statuto della persona giuridica a cui si dà vita, da questo si evince che l’Unione dei Comuni, a differenza di altre associazioni tra enti pubblici, ad es. associazioni intercomunali, ha una personalità giuridica a tutti gli effetti. Nell’atto costitutivo dell’Unione oggetto di studio, si legge: l’Unione dei Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo” viene costituita l’anno duemilaquattro, il giorno ventidue, del mese di maggio, in San Biagio Platani, ha sede legale amministrativa in Cianciana, presso il Palazzo Marino, via Ariosto 2, sono presenti: il sindaco di Alessandria della Rocca, il sindaco di Bivona, il sindaco di Cianciana, il sindaco di San Biagio Platani e il sindaco di Santo Stefano Quisquina. Quindi l’atto costitutivo è la prima fase che dà alla luce l’Unione dei Comuni, in quest’occasione i sindaci dei comuni aderenti, si impegnano a far 29 parte di questo ente di secondo grado, assumendosi tutte le responsabilità, diritti e doveri che questa adesione porta e impegnandosi a rispondere del loro operato ai propri elettori, che dagli stessi hanno avuto la fiducia per amministrare un determinato territorio. Come ricordato sopra, all’atto costitutivo viene allegato lo statuto, nel nostro caso, lo Statuto dell’Unione dei Comuni, approvato dai consigli comunali dei Comuni aderenti all’Unione con le procedure e le maggioranze previste dalla normativa vigente in materia, disciplina, ai sensi di legge e dell'atto costitutivo, le norme fondamentali sull'organizzazione e sul funzionamento dell'ente locale autonomo “Unione dei Comuni di Alessandria della Rocca, Bivona, Cianciana, San Biagio Platani, Santo Stefano Quisquina”, denominata “Platani-QuisquinaMagazzolo”. Il territorio su cui insiste l’Unione, che come ricordato sopra è di circa 314 Kmq, coincide con quello dei comuni che la costituiscono, che sono tutti comuni, così come specificato dal T.U.E.L. 267/2000, contermini con caratteristiche ambientali molto simili tra loro. A questi comuni se ne possono aggiungere altri, sempre contermini, con apposita deliberazione, che contestualmente stabilirà le condizioni d'ingresso, approvata dal Consiglio dell'Unione e previo parere obbligatorio e vincolante dei consigli comunali aderenti, i comuni aderenti si impegnano a non appartenere ad altre Unioni o Associazioni Intercomunali per i servizi conferiti all’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”. Nello Statuto è stabilito anche che l’unione può dotarsi di uno stemma che per l’uso o riproduzione è necessaria l’autorizzazione della Giunta4. A tal proposito è interessante ricordare che per la scelta del logo, sono state coinvolte le scuole dei cinque Comuni, facenti parte dell’Unione, con un bando di gara molto carino: “ Bando di concorso di idee per il logo dell’Unione dei Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo”. In seguito alla costituzione dell’Unione dei Comuni, al fine di avviare un processo di sensibilizzazione e divulgazione delle finalità e degli obiettivi della stessa, si è ravvisata l’opportunità di adottare un logo, che caratterizzasse il nuovo Ente Locale, mediante l’acquisizione di suggerimenti e proposte da parte dei 4 Art. 1 comma 5. 30 cittadini residenti e operanti sui territori dei comuni associati, coinvolgendo a tale scopo, in particolare, le istituzioni scolastiche. Gli scolari che intendevano partecipare a tale concorso sono stati invitati a prendere visione del bando di gara, il quale spiega chiaramente tutte le regole di partecipazione, come i partecipanti devono comportarsi, le scadenze per la presentazione dei progetti e il premio che verrà assegnato al vincitore. Tra i vari disegni (95) pervenuti, la commissione giudicatrice5 ha scelto quello che più rappresentava l’Ente, successivamente adottato come Logo ufficiale, che raffigura il Monte della “Quisquina”, i due Fiumi “Magazzolo” e “Platani” e l’intera “Valle del Platani” da cui il medesimo Fiume nasce, allo studente6 che ha proposto tale progetto, vincitore del concorso, è stato dato in regalo un computer portatile7. Logo ufficiale dell’Unione di Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo”8 5 La commissione giudicatrice è stata nominata con Determinazione Presidenziale n. 4 del 27/02/2006, riunitasi in data 23/03/2006. 6 Il vincitore è stato uno scolaro frequentante la classe 2°, sezione B, dell’Istituto G. Meli del comune di Bivona, ivi residente. 7 È stato stabilito che il valore del premio non doveva superare la somma di euro 1.500,00. 8 Per l’uso di tale logo ufficiale, ho avuto una autorizzazione per mezzo Delibera, n. 1 del 12/01/2012 “Autorizzazione all’uso delle stemma dell’Unione”, cosi come espressamente specificato nell’art.1, comma 5 dello Statuto dell’Unione, a seguito di una lettera di richiesta autorizzazione, inviata in data 28/12/2011, indirizzata al Presidente e alla Giunta dell’Unione, entrambi i documenti si trovano tra gli allegati. 31 L'Unione dei Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo”, così come ogni altra Unione, si ispira ai principi di consapevole autodeterminazione e di autogoverno delle comunità locali, stimola il sentimento di appartenenza alla comunità territoriale e la sua apertura universale all'intera umanità, riconoscendo nella fraternità universale il valore fondante della società; inoltre promuove i diritti e i doveri di cittadinanza, la massima partecipazione democratica ai processi decisionali e la progressiva integrazione civile, culturale e politica dei cittadini. Questa Unione, sottolineano ed enfatizzano gli amministratori, si muove ispirata da criteri di efficacia, efficienza ed economicità, riconoscendo il principio della mutua solidarietà e della sussidiarietà, per rispondere in totale trasparenza del proprio operato, aspetti importantissimi per una buona e funzionante macchina amministrativa. Lo Statuto afferma, ancora, che è compito dell’Unione esercitare le funzioni di competenza dei Comuni che la costituiscono e che gli stessi decidono congiuntamente di assegnarle, nell’esercitare queste funzioni persegue le seguenti finalità9: • L’affermazione delle pari opportunità tra i sessi; • La piena valorizzazione e tutela delle risorse del territorio: umane, ambientali, culturali ed economiche; • La tutela dei diritti dei minori promuovendone l’educazione e la socializzazione e adoperandosi, altresì, contro ogni forma di violenza e di abbandono; • La formazione dei giovani, il sostegno alle aggregazioni spontanee ed organizzate del mondo giovanile, la prevenzione del disagio e delle emarginazioni, alcolismo e tossicodipendenza; • L’effettività del diritto allo studio, alla cultura ed alla formazione permanente; • La realizzazione dei diritti dei diversamente abili, la tutela e l’inserimento dei disabili nel tessuto sociale, la valorizzazione delle loro potenzialità; 9 Art. 3 c. 2 dello Statuo dell’Unione Platani-Quisquina-Magazzolo. 32 • Il riconoscimento della dignità degli anziani, la loro cura e assistenza riconoscendo gli stessi soggetti depositari delle arti e tradizioni della nostra comunità, la promozione di occasioni di incontro e partecipazione; • Il costante miglioramento ed uniformità della qualità dei servizi erogati e l'allargamento della loro fruibilità; • L’integrazione nella comunità degli stranieri ed apolidi residenti nel territorio comunale che siano in regola con le norme nazionali in tema di diritto di soggiorno; • L’equilibrato assetto del territorio e la difesa dell’ambiente; • L’affermazione del diritto alla salute; • Il sostegno alle iniziative di solidarietà di singoli e alle associazioni di volontariato; • Il perseguimento della collaborazione e della cooperazione con i soggetti sociali, culturali, economici e sindacali operanti nel suo territorio. Nel perseguimento delle finalità e degli obiettivi che le sono propri, l’Unione persegue l’autogoverno e agisce nel rispetto dei principi previsti per l’ordinamento dei Comuni, in quanto compatibili. Lo scopo primario di questa Unione, come si legge nello Statuto della stessa, è la promozione del territorio, gestendo ovviamente i servizi che i comuni delegano a questo ente di secondo grado e lasciando ai singoli comuni le funzioni e le relative competenze che caratterizzano le specifiche peculiarità di ognuno di essi. Tra i vari scopi dell’Unione abbiamo: lo sviluppo socio-economico del territorio comune, ottimizzare la qualità dei servizi erogati nei singoli comuni ottimizzando le risorse economico-finanziarie, ampliare il numero dei servizi offerti in precedenza dai singoli comuni e rapportarsi con altri Enti sovra comunali per una maggiore rappresentatività che riguardano gli interessi del territorio. Nello Statuto si legge anche che la sede legale e amministrativa, dell’Unione, è individuata presso il Comune di Cianciana, comune capofila della stessa unione mentre la sede di rappresentanza politico-istituzionale risiede nel comune di appartenenza del Presidente dell’Unione, che dura in carica un anno e 33 compete, a turno, a ciascuno dei Sindaci dei Comuni associati, il quale prima di ricoprire tale carica ricopre quella di Vicepresidente, attualmente, dal mese di ottobre 2011, il Presidente è il Sindaco di Cianciana. Il Presidente ha il compito di rappresentare l'Unione, convoca e presiede la Giunta dell'Unione, sovrintende all'espletamento delle funzioni attribuite all'Unione ed assicura l'unità dì indirizzo politico amministrativo dell'Ente, promuovendo e coordinando l'attività dei membri della Giunta dell'Unione, garantisce la coerenza tra indirizzi generali e settoriali, sovrintende al funzionamento degli uffici e dei servizi e alla esecuzione degli atti, svolge, altresì, le altre funzioni, che la legge attribuisce al Sindaco, compatibili con la natura dell'Unione. Il Vicepresidente, nominato dal Presidente dell’Unione, sostituisce quest’ultimo in caso di assenza o impedimento. Altro organo dell’Unione individuato nello Statuto e nelle leggi nazionali, come il T.U.E.L. 267/2000, è la Giunta, composta dai cinque Sindaci dei Comuni aderenti all’Unione, la quale collabora con il Presidente nell'amministrazione dell'Unione ed elabora, interpreta e definisce gli indirizzi generali adottati dal Consiglio ai fini della loro traduzione in specifiche politiche e strategie di intervento, orientando l'azione dell'apparato amministrativo e svolgendo attività di impulso e di proposta nei confronti del Consiglio medesimo, quindi predispone il bilancio di previsione annuale e pluriennale, predispone il rendiconto di gestione, approva i regolamenti organizzativi dell’unione infine adotta tutti gli atti che non siano per legge, per regolamento o per statuto stesso, assegnati al Presidente dell’Unione. Infine l’organo che rappresenta l’intera comunità dell’Unione, che è titolare delle funzioni di indirizzo e di controllo politico-amministrativo dell’Ente, è il Consiglio dell’Unione, composto da tre consiglieri per ciascun Comune aderente all’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”. Tali consiglieri sono eletti dai rispettivi Consigli in modo tale che vengano rispettate le minoranze, a capo del Consiglio vi è il Presidente del Consiglio dell’Unione, il quale, assieme al Vicepresidente, viene eletto durante la prima convocazione del Consiglio stesso ed entrambe le figure durano in carica un anno. 34 Il Consiglio ha il compito di approvare il bilancio di previsione annuale e pluriennale, il rendiconto annuale e la somma di compartecipazione che i comuni facenti parte dell’Unione devono corrispondere annualmente. Uno tra i più importanti articoli dello Statuto, art. 6 c. 1, afferma che l’Unione è costituita a tempo indeterminato, quindi non ha nessuna scadenza ma può richiedere lo scioglimento la maggioranza dei comuni aderenti, con deliberazioni dei rispettivi consigli comunali. Naturalmente vi è il diritto di recesso anche di un singolo comune che può ritirarsi dal far parte dell’Unione, con una piccola clausola, citata nell’art. 7 c. 1, cioè un singolo comune può far valere il proprio diritto di recesso non prima di due anni dalla sottoscrizione dell’atto costitutivo. Bisogna sottolineare che vi è un iter particolare che riguarda quello per le modifiche statutarie, tale decisione deve inoltre essere notificata al Presidente dell’Unione, sei mesi prima della scadenza dell’anno solare e gli effetti decorrono a partire dall’anno solare successivo alla presentazione di tale notifica. In sette anni di vita dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo” solo il comune di Alessandria della Rocca ha esercitato il diritto di recesso, e per gli anni 2008 e 2009 non ha fatto parte dell’Unione. Dalle interviste effettuate risulta che il motivo principale sia stato la credenza, da parte degli amministratori, che queste Ente non avesse effettivamente l’utilità per cui era nato e ci fosse un consumo di risorse maggiore, per la gestione e l’erogazione di alcuni servizi, rispetto a quello che il singolo comune potesse spendere. Successivamente e con le nuove elezioni, i nuovi amministratori si resero conto che la spesa per un servizio gestito dall’unione era minore rispetto a quello che deve sostenere un Comune per l’erogazione dello stesso servizio, quindi nel 2010 Alessandria della Rocca rientra a far parte dell’Unione dei Comuni “PlataniQuisquina-Magazzolo”. Figura importante per l’Unione, cosi come lo è per ogni singolo comune, è il Segretario Generale, il quale viene scelto e nominato dal Presidente dell’Unione tra i Segretari Comunali iscritti all’Albo nazionale dei Segretari Comunali e Provinciali. 35 Il Segretario generale dell’Unione provvede ad attuare gli indirizzi e gli obiettivi stabiliti dagli organi di governo dell’Unione stessa, secondo le direttive impartite dal Presidente e, inoltre, sovrintende alla gestione, perseguendo livelli ottimali di efficacia ed efficienza, rispondendo direttamente dei risultati conseguiti. Inoltre al Segretario generale compete, oltre alle funzioni di cui agli artt. 107 e 108 del DLgs 267/2000, la predisposizione del piano dettagliato degli obiettivi, nonché la predisposizione del piano esecutivo di gestione. 3.2 I Comuni che costituiscono l’Unione Come più volte ricordato i comuni che fanno parte dell’Unione “PlataniQuisquina-Magazzolo” sono cinque: Alessandria della Rocca, Bivona, Cianciana, San Biagio Platani e Santo Stefano Quisquina ma per due anni sono rimasti in quattro per la fuoriuscita di uno di essi, Alessandria della Rocca. Questi comuni sono tutti appartenenti alla provincia di Agrigento, sono contermini e con caratteristiche socio-ambientali e territoriali simili, hanno una popolazione che va dai 3.075 di Alessandria della Rocca ai 4.915 di Santo Stefano Quisquina, con una popolazione complessiva dell’Unione di circa 19.000 abitanti dislocati su un territorio che è grande circa 314 Kmq. Questi comuni sono amministrati da Liste Civiche, che non hanno un colore ben definito, che raggruppano all’interno esponenti di vari partiti politici, che a volte vanno dal centro destra al centro sinistra, senza però includere le frange più estreme sia di sinistra che di destra, che quindi spesso si ritrovano ad avere un ruolo di opposizione all’interno del Consiglio comunale. L’economia di questi cinque comuni si basa principalmente sull’agricoltura e sull’allevamento, poche sono le industrie presenti e queste poche di ridottissime dimensioni; inoltre tutti i comuni hanno visto uno spopolamento continuo iniziato nei primi anni ’90, e che continua tutt’oggi, che in molti casi ha visto il dimezzamento della popolazione complessiva del comune. 36 La tabella che segue mostra il territorio di ogni comune e insieme l’intero territorio dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”10. Dalla tabella precedente si evince che i cinque comuni si trovano al nord della provincia di Agrigento, dislocati tra le montagne e ad una certa distanza dal mare, ed è dovuto proprio a questa posizione che sono impegnati maggiormente alla promozione del territorio, facendo capire che oltre allo splendido Mar Mediterraneo in Sicilia abbiamo anche dei luoghi di montagna, degni di essere visitati e perché no anche vissuti, con delle aree boschive di grandissimo valore floro-faunistico. Proprio in queste aree boschive dove si concentra oggi la maggior parte dei lavori, dopo anni di abbandono da parte delle amministrazioni sia comunali che provinciali, infatti sono nate delle aree attrezzate (Bosco del Cavallo a Cianciana e e Bosco della Quisquina a Santo Stefano Quisquina) dove poter passare una intera 10 Fonte sito internet dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”. 37 giornata con la famiglia a respirare aria pura, a guardare paesaggi meravigliosi e a scoprire animali che magari fino a quel giorno i bambini hanno sempre e solo visto nei libri scolastici11. Naturalmente non ci sono solo boschi da guardare ma interessantissime tradizioni popolari che studiosi di varie parti d’Italia hanno voluto studiare da vicino, toccando con mano la realtà dei luoghi e dei popoli interessate da queste tradizioni. Si parla in quest’occasione degli “Archi di Pasqua” di San Biagio Platani o della festa di Santa Rosalia a Santo Stefano Quisquina e della festa della Madonna della Rocca ad Alessandria della Rocca. Ecco perché gli amministratori tutti, nelle interviste, hanno rilasciato delle dichiarazioni che partono dalla promozione del territorio e, facendo vari accenni a servizi che ci sono e che si dovrebbero attivare in futuro, arrivano sempre alla promozione di questo territorio a volte bistrattato, a volte preso in considerazione esclusivamente come patria di “briganti” e che in tutti questi anni non ha avuto il riconoscimento che merita. L’impegno viene profuso, perciò, nella speranza di una rinascita ma questa rinascita si collega oggi al destino complessivo del Meridione e in particolare della Sicilia. 3.3 Funzioni affidate all’Unione e quelli che la stessa intende svolgere nel prossimo futuro Delle funzioni dell’Unione, oggetto di studio, parla l’art. 8 dello Statuto, che al comma 2 afferma: sono affidate all'Unione dei Comuni, in via di prima applicazione, le competenze amministrative concernenti la gestione unitaria delle funzioni e dei servizi sotto indicati: • Servizio di protezione civile, si occupa del coordinamento delle attività e dei referenti della protezione civile dei comuni facenti parte l’Unione, svolge i compiti inerenti la gestione di tutte le azioni attinenti la fase della 11 Per ulteriori approfondimenti si rimanda al capitolo successivo quando si parla nello specifico di ognuno dei cinque comuni dell’Unione. 38 prima emergenza, è dotato di materiale disponibile, nell’ambito territoriale dell’Unione, per lo svolgimento delle attività di previsione, prevenzione, soccorso e superamento dell’emergenza, materiali in dotazione dell’Unione dei Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo”: n. 8 Tenda da campo 6 posti, n. 2 Tenda per soccorritori, n. 1 Tenda da campo 12 posti, n. 60 rete pieghevole completa di materasso, n. 25 tecnisacco, n. 60 brandine da campo, n. 10 lampada frontale due luci, n. 158 set lenzuola monouso12. • Servizio randagismo, che prevede la costruzione di un canile, presso il Comune di San Biagio Platani. • Servizio mattatoio, con il ripristino del vecchio mattatoio sito presso il Comune di Cianciana. • Servizi d’interesse sovra comunale riguardanti il turismo, lo sport, gli spettacoli e la promozione del territorio; • Servizi di ricerca scientifica, universitaria e di formazione professionale e del personale; • Servizi di manutenzione ordinaria delle strade comunali e delle strade comunali esterne da individuare con successivo atto della Giunta dell’Unione, per questo servizio è stata acquistata dell’Unione una “Terna Gommata”, messa a disposizione dei Comuni aderenti per la riparazione di strade comunali. • Servizio O.I.V. (Organismi Indipendenti di Valutazione), questo organismo: monitora il funzionamento complessivo del sistema di valutazione, della trasparenza e l’integrità dei controlli interni ed elabora una relazione annuale sullo stato dello stesso; comunica tempestivamente alla Giunta le criticità riscontrate; garantisce la correttezza dei processi di misurazione e valutazione, nonché l’utilizzo dei premi incentivanti nel principio di valorizzazione del merito e della professionalità; propone alla Giunta la valutazione annuale dei dirigenti, ovvero dei titolari di posizione organizzativa e l’attribuzione ad essi della retribuzione di risultato, qualora 12 Dati da documenti posti nell’archivio dell’Unione di Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo”. 39 prevista; promuove e attesta l’assolvimento degli obblighi relativi alla trasparenza e all’integrità di cui alle vigenti disposizioni. • Servizio gestione provvedimenti disciplinari. • Servizio di polizia locale e sicurezza del territorio, a questo servizio sono conferite le funzioni relative alla polizia locale • Servizi demografici e statistici, questo servizio cura il coordinamento delle funzioni inerenti, i servizi statistici e demografici dei comuni dell'Unione. • Servizio di telesoccorso, dipendente direttamente dal servizio di protezione civile, questo servizio, sul territorio dell’Unione dei Comuni, consiste nell’assistenza telematica a distanza, nonché nella vigilanza diurna e notturna, alla quale è connesso il pronto intervento, in caso di necessità di qualsiasi tipo, tale servizio è rivolto prevalentemente ad anziani soli, nonché ai disabili e soggetti a rischio di emarginazione. Obiettivo del servizio è di consentire la permanenza dei soggetti interessati nel proprio ambiente di vita, riducendo il ricorso a strutture residenziali, fornendo quindi agli stessi la possibilità di sentirsi sicuri e protetti dentro e fuori del proprio domicilio, in qualsiasi momento della giornata, permettendo ad essi una vita più serena. Da questo elenco, che viene fatto nel comma II dell’art. 8, si evince come l’Unione stessa sia nata con una buona intenzione di intervenire sul territorio, soprattutto sulle strade, sia interne che esterne ai comuni, che da sempre sono state il punto debole del nostro territorio e in parte continuano ad esserlo. Anche qui ritorna in auge il concetto di promozione del territorio, che a detta dagli amministratori è una delle poche cose su cui si può intervenire per trattenere la popolazione, cercando di arrestare per quanto più possibile il flusso migratorio che ha caratterizzato queste zone, ma anche tutto il meridione, nei primi anni ’90; processo che ancora oggi, seppur con dimensioni ridotte, mi vien da dire per la poca popolazione che è rimasta, è presente. A proposito di promozione del territorio, importante è stato il gemellaggio che l’Unione dei Comuni ha fatto con una piccola città francese, Rive de Gier13, 13 Rive de Gier: comune francese di 14,383 abitanti, situato nel dipartimento della Loira, nella regione del Rodano-Alpi, molto conosciuta dai paesi dell’Unione dei comuni “Platani-Quisquina- 40 nel dicembre 2010, accogliendo una delegazione della cittadina, con a capo il sindaco, presso il comune capofila dell’Unione, Cianciana, e facendo visitare agli ospiti tutto il territorio interessato. Rive de Gier, comune francese nella regione del Rodano-Alpi, ha visto un incremento della popolazione, nel secondo dopoguerra, per via di quei siciliani che abbandonarono il luogo di origine alla ricerca di un lavoro, trovando, appunto nella cittadina francese il posto più adatto per stabilirsi e formare famiglia. Molti sono oggi i siciliani, Ciancianesi, Alessandrini e Bivonesi, che vivono nel comune di Rive de Gier e che tutti gli anni durante il periodo estivo ritornano nei luoghi di origine per passare le ferie con i parenti e per far visitare ai propri figli, ormai immigrati di seconda e terza generazione, i luoghi dove sono nati e per molti anni hanno vissuto. È proprio grazie a queste persone, che hanno promozionato il nostro territorio, all’estero che è nata, negli amministratori locali, l’idea di questo gemellaggio, che è un ottimo trampolino di lancio per scambi culturali futuri. Un servizio importante, attivo dal 2007, che è inerente al progetto di protezione civile, ma in realtà è un qualcosa che riguarda il sociale, anche se i servizi sociali non sono affidati dai Comuni all’Unione per la cogestione, è il servizio di telesoccorso. Questo servizio, sul territorio dell’Unione dei Comuni, consiste nell’assistenza telematica a distanza, nonché alla vigilanza diurna e notturna, alla quale è connesso il pronto intervento, in caso di necessità di qualsiasi tipo. Tale servizio, effettuato dall’aggiudicatario della gara di appalto che si avvale di personale qualificato presente nella centrale di controllo telematico 24 ore su 24, è rivolto prevalentemente ad anziani soli, a disabili e a soggetti a rischio di emarginazione. Obiettivo e scopo del servizio è quello di consentire la permanenza dei soggetti interessati nel proprio ambiente di vita, riducendo il ricorso a strutture residenziali, fornendo quindi agli stessi la possibilità di sentirsi sicuri e protetti nel Magazzolo” in quanto meta di tanti siciliani, tra cui Ciancianesi, Alessandrini e Bivonesi, costretti ad emigrare dal paese di origine, alla ricerca di lavoro. 41 proprio ambiente di vita, in qualsiasi momento della giornata, permettendo ad essi una vita più tranquilla. Finalità di tale servizio è la tutela dell’incolumità fisica degli assistiti all’interno dei propri domicili, nonché attraverso i rapporti interrelazionali che consentono agli utenti stessi, in particolare momenti di sconforto e solitudine, di avere contatti con persone amiche e di colloquiare con gli operatori della centrale di controllo telematico. Lo Statuto, oltre ad elencare i servizi che sono stati attivati e quindi successivamente erogati, fa presente quali sono gli altri servizi che i comuni possono demandare e conferire all’Unione, cioè: • Gestione di servizi scolastici compresi i trasporti scolastici; • Funzioni di polizia locale e sicurezza del territorio; • Funzioni riguardanti la gestione del territorio e dell'ambiente; • Servizio paghe; • Manutenzione stradale e del verde pubblico; • Gestione catasto; • Sistemi produttivi locali; • Gestione dello sportello unico per le attività produttive; • Servizi demografici e statistici; • Servizi Tributari; • Comunicazione e informazione; • Gestione coordinata dell' e-Governament; • Gestione e manutenzione illuminazione pubblica; • Valutazione e certificazione dei progetti di opere pubbliche; • Ufficio legale e contenzioso; • Segnaletica stradale; • Espropriazioni e catasto edilizio; • Gestione e distribuzione delle risorse idriche; • Gestione integrata dei rifiuti; • Servizi socio-assistenziali (L. 328/2000); • Manutenzione straordinaria strade comunali. 42 A tutti i servizi attualmente gestiti dall’Unione, se ne sta aggiungendo un nuovo, elencato tra i possibili che all’Unione stessa possono essere demandati, si tratta del servizio demografico e statistico, per cui questo nuovo servizio, come è emerso dal colloquio con alcuni dipendenti dell’Unione, a breve decollerà, dando un quadro completo e sempre aggiornato di tutta la popolazione che interessa l’Unione, sottolineandone i flussi in entrata ed uscita in modo tale da dare suggerimenti, agli organi di governo, sulle direzioni da prendere per quanto riguarda certe decisioni politiche. 3.4 Punti di forza e punti di debolezza dell’Unione Dalle interviste fatte agli amministratori, sono emersi vari punti di forza ma parecchi punti di debolezza dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”. Su una cosa sono però tutti d’accordo che bisogna lavorare tutti assieme per portare avanti gli impegni presi con la costituzione di questo ente, rispondendo ai cittadini, loro elettori, con dei servizi adeguati al territorio in cui vivono. Per quanta riguarda la popolazione, tutti i sindaci hanno sottolineato che vi è un buon 50% di consapevolezza dell’esistenza di questo ente, con un picco massimo che arriva fino al 75% circa di popolazione consapevole, nel Comune di Cianciana, comune capofila e sede legale amministrativa dell’Unione stessa. Proprio a questi aspetti è dovuta la maggiore conoscenza dei cittadini. Una nota positiva, come sostengono tutti gli amministratori e come io stesso ho potuto valutare essendo stato presente ad un Consiglio dell’Unione, è data dal fatto che tutti gli amministratori lavorano all’unisono per garantire quei servizi, ai loro cittadini, che sono stati trasferiti in capo all’Unione, quindi non si vengono a creare quelle discussioni tra maggioranza o opposizione, risultando a volte inutili e controproducenti per tutta la popolazione, a cui si assiste nei consigli comunali, provinciali o più in generale ai livelli più alti, in politica nazionale per intenderci. Come sottolineato dallo stesso Presidente in carica, Sindaco di Cianciana, bisogna lavorare tutti assieme e tutti d’accordo per raggiungere i risultati attesi 43 che ci si prefigge di volta in volta, per garantire quei servizi che i cittadini dalle amministrazioni, a cui ripongono fiducia, si aspettano. Uno dei punti critici e di debolezza, che mi è stato da tutti i sindaci sottolineato, è il fattore economico: pochi trasferimenti, da parte della regione e da parte dello stato, ai comuni, infatti la quota annua di 25.000 euro, che i 5 comuni versavano nelle casse dell’Unione, è stata ridotta a 20.000 euro, con tutti i disagi che ne conseguono per la gestione dei soliti servizi, da parte dell’Unione, con minori risorse economiche. Altra nota dolente è rappresentata dal fatto che due comuni su cinque, in seno al consiglio comunale, hanno discusso e addirittura avanzato la proposta di ritirarsi dal far parte dell’Unione. Uno dei due comuni, Alessandria della Rocca, ne è uscito per ben due anni, 2008/2009. Le motivazioni di questa decisione sono state che, per gli amministratori far parte dell’Unione, quindi trasferire fondi ad essa ogni anno, era un ulteriore spreco di risorse e che i servizi gestiti in maniera sovra comunale risultavano più dispendiosi della gestione da parte del singolo comune. Quando però si è fatto un confronto tra impiego di risorse, servizi offerti e qualità degli stessi in modo singolo e in cogestione, quindi affidando determinati servizi all’Unione dei comuni, si è capito che forse il vero spreco avveniva erogando determinati servizi come singolo comune, prevalendo nella gestione ed erogazione unitaria, da parte dell’Unione, non solo l’economicità ma anche e soprattutto la qualità del servizio offerto. Un ultimo aspetto che può essere giudicato positivo e nello stesso tempo non positivo (di seguito si capirà perché non uso il termine negativo), è il fatto di far conoscere i servizi erogati dall’ente, in modo quasi capillare, a tutti i cittadini in modo tale che gli stessi possano al meglio usufruirne. Qui tutti gli amministratori hanno sottolineato che nonostante i vari mezzi utilizzati, i media in generale, per pubblicizzare i servizi offerti, ancora un 50% circa della popolazione non sa di cosa si tratta e, in certi casi, nemmeno a chi rivolgersi. In fin dei conti i servizi vengono pubblicizzati ma in modo “moderno”, come mi è stato detto da alcune persone un po’ avanti con l’età, quindi 44 l’informazione non raggiunge tutte le fasce di popolazione, ad esempio i pensionati che non sanno usare il computer e di conseguenza internet. A questo proposito importante è il contratto che è stato stipulato con una emittente radiofonica locale per trasmettere in diretta i Consigli dell’Unione e lo stand che viene allestito nelle sagre di paese, l’ultimo è stato in occasione della Sagra della Pesca presso il comune di Bivona, per dare maggior luce all’operato dell’Unione stessa, ma di più ancora può essere fatto. Ad esempio in un territorio che vede una prevalenza di popolazione appartenente ad una fascia di età medio-alta, che in prevalenza non conosce l’uso dei computer e di internet, la pubblicità riguardo l’Unione in generale potrebbe raggiungere tutti con dei semplici manifesti affissi sui muri e negli appositi spazi di ognuno dei cinque comuni. L’aspetto della pubblicità cartellonistica è stato sottolineato da tutti gli amministratori da me intervistati, consapevoli che in questo modo si raggiungerebbe un buon livello di conoscenza, nella popolazione, dell’Unione dei Comuni, del suo operato, dei servizi che eroga e a chi ci si può rivolgere per maggiori informazioni sugli stessi servizi. 45 CAPITOLO QUARTO STORIA E CARATTERISTICHE DEI COMUNI CHE HANNO DATO VITA ALL’UNIONE 4.1 Alessandria della Rocca: le origini14 Siede a Nord della provincia di Agrigento, sopra un altipiano leggermente inclinato da Oriente ad Occidente, essa è circondata per tre parti da collinette, dove, tra il verde cupo dei ricchi oliveti, fiorisce lussureggiante il mandorlo; mentre ad Occidente il suo orizzonte si apre e l'occhio di chi si affaccia dal piano del "Serrone" si riposa sulla verde vallata dove scorre il classico Macasoli, profumato, nei suoi tortuosi giri, dalla zagara degli aranci. Questo Comune prima era chiamato Alessandria della Pietra (per la vicinanza alla Pietra o Rocca d'Amico) o più generalmente Alessandria di Sicilia; nel 1862 per Decreto Regio fu denominato “Alessandria della Rocca". Così agli inizi del Novecento ne dava notizia Francesco Nicotra nel suo "Dizionario illustrato dei comuni siciliani", pubblicato a Palermo nel 1907. È interessante iniziare questa "nota" storica su Alessandria proprio col Nicotra perché sembra compendiare efficacemente una realtà geografica che nel complesso poco è cambiata ai giorni nostri. Fondata da D. Carlo Barresi nel 1570, Alessandria fu costruita presso l'antico fortilizio della Rocca di Pietro d'Amico. Il nonno di Carlo, D. Nicolò Barresi, aveva comprato la baronia di Pietra d'Amico nel 1542 dalla Regia Corte per il prezzo di 800 scudi d'oro, col mero e misto imperio, comprendente i feudi Presti Alessandro con i suoi marcati, Solicchialora, Chimeni o Chinesi e Moavero. Il contratto di vendita fu stipulato a Palermo il 16/12/1542, la famiglia Barresi era di origine normanna e venne in Sicilia al seguito del conte Ruggero. Signori di vari feudi in Val di Noto parteciparono alle lotte baronali al tempo dell'Imperatore Carlo V', di certo la baronia di Pietra d'Amico aveva già nei tempi anteriori al 1500 nuclei di popolazione. 14 Alessandria della Rocca-Frammenti di memoria, Tallo Salvatore (a cura di), Comune di Alessandria della Rocca, 2000. 46 Nel 1862 mutò il nome, da Alessandria di Sicilia fu denominata Alessandria della Rocca ma le misere condizioni economiche non mutarono: il brigantaggio fu diffuso, l'analfabetismo capillare, la malaria era endemica, la collusione tra "mafia" e politica cominciava a rinsaldarsi, inspiegabile rimane la cattura del latitante Giuseppe Scaglione, imputato di omicidio, nell'abitazione dell'allora sindaco D. Gioacchino Inglese, avvenuta nel luglio del 1863. Nel settembre del 1885 accaddero disordini popolari per un superstizioso timor di pretesi untori di colera. Essendosi sviluppata nella provincia di Palermo l'epidemia colerica, gli alessandrini, nella paura di essere contagiati e nell'ignoranza che tale malattia era da addebitarsi a persone, convenientemente immunizzate, che la diffondevano per decisione del Governo, si sollevarono con le armi e, col proposito di isolare il paese, formarono un cordone sanitario, fu devastata la caserma dei carabinieri e furono imprigionati gli stessi gendarmi. Intervennero così i militari e un distaccamento di soldati pose fine allo stato di assedio ad Alessandria. L'esercito governativo agì in modo autoritario e repressivo, i soldati che alloggiavano dentro il fabbricato della Scuola Elementare furono accusati dal Sindaco Cordova di furto e di danni gratuiti al locale per un valore di lire 64 e 45 centesimi. Alla fine dell'800 Alessandria cercò di inserirsi in quel grande moto popolare che furono i Fasci Siciliani, non è difficile immaginare il quadro di desolazione e di disperazione che offriva allora Alessandria. Il delegato di Pubblica Sicurezza, Ariani, così scriveva nel luglio del 1893 al Sotto-Prefetto di Bivona a proposito delle condizioni dei contadini: "Il contadino qui pazientemente accoglie il salario sulla giornata comunque gli viene offerto, e spesso è troppo basso da non retribuire il lavoro". Ma anche Alessandria costituirà il suo Fascio del Lavoratori presieduto dal sig. Pietro Amorelli e sarà formato da 250 soci, di cui 14 donne. Scopo del Fascio era quello di fare rispettare gli affitti in corso e per le nuove gabelle ottenere migliori patti dai proprietari. Venne, invece, il siciliano, di Ribera, Francesco Crispi a reprimere nel sangue le rivendicazione economiche e sociali delle plebi siciliane, angariate ed oppresse da un sistema di potere economico reazionario e conservatore che in 47 Sicilia era rappresentato dagli agrari latifondisti, sicché l'unica risposta ai loro bisogni divenne la possibilità d'emigrare, nella ricerca di quella dignità e libertà umana negata nella loro stessa patria. Nel 1902, sotto la guida del Sindaco don Giuseppe Bondì, fu costruito l'acquedotto che portò l'acqua potabile dalle sorgenti del Voltano nel centro abitato. Arriva la “Grande Guerra” e anche gli Alessandrini furono chiamati a difendere una patria verso cui pochi si riconoscevano e che pochissimo si era ricordata di loro, alla fine del conflitto mondiale tanti non tornarono, ma in riconoscimento del loro sacrificio ebbero dedicato un monumento. Tra gli avvenimenti più memorabili resta ancora nella memoria dei più anziani la visita del Prefetto Mori e la successiva "associazione contro la mafia", allorché molti campieri e altre persone furono arrestate perché sospettate di essere mafiose. Nel secondo dopoguerra, dopo le attese, deluse dalla riforma agraria, molti braccianti, affittuari e poveri contadini presero la via dell'emigrazione transoceanica. Iniziava così un secondo grande esodo, inarrestabile, che, tra gli anni 50 e 60 del 1900, portava la popolazioni a un sensibile calo di oltre 1.000 abitanti, infatti la popolazione che nel 1951 contava 6.408 abitanti, nel 1971 scendeva a 5.388. L'economia del paese, che per secoli si è basata soprattutto su una agricoltura di tipo tradizionale, in prevalenza cerealicola, oltre che su colture di oliveti e mandorleti, oggi è in piena trasformazione, le colture dei cereali sono state in gran parte abbandonate e vengono gradualmente sostituite da moderni impianti di vigneti, frutteti, oliveti e mandorleti diffusi un pò su tutto il territorio; ma i prodotti dell'agricoltura non trovano adeguati sbocchi sul mercato e pertanto il lavoro agricolo è poco remunerativo sicché gli addetti all'agricoltura sono molto diminuiti e spesso sono anziani pensionati. Oggi Alessandria si presenta con un volto urbanistico cambiato: le case del centro storico sono state in buona parte ricostruite; anonimi agglomerati urbani sono sorti nella zona di espansione edilizia; molte speranze di sviluppo economico sono affidate alla diga Castello sul Magazzolo ma tutt’oggi le terre irrigate sono 48 poche centinaia di ettari e perciò molto dipenderà dalla costruzione di un’ampia rete d’irrigazione. Delusione e speranza caratterizzano questo particolare momento della vita di Alessandria: delusione storica per la mancata soluzione dei problemi che hanno assillato generazioni di uomini; speranza per una rinascita delle condizioni economiche e sociali. Questa rinascita si collega al destino complessivo del Meridione e in particolare della Sicilia. 4.1.1 Il Territorio15 Dal 1224 si ha notizia di due casali, Scibeni e Chinesi, i borgesi del primo casale dovevano pagare la terza parte della decima alla Chiesa di Girgenti, mentre quelli di Chinesi l'intera decima. Il primo casale doveva trovarsi nella contrada Scibè nei pressi del Magazzolo, non molto distante dal feudo Castello; il secondo si trova in contrada Chinesi, nella zona circostante l'antica dimora dei Sicani, contrade "Grotticelle" e "Lordichelle". Nelle suddette contrade, delimitate a valle dal fiume Turboli, oggi si può osservare ciò che rimane della piccola necropoli sicana, le cui tombe "a forno" o a "grotticelle" sono scavate sui fianchi di una montagna che è chiamata "li gruttiddi", in seguito, tale insediamento sicano subì la sorte della colonizzazione greca prima e del dominio romano poi. Forse la definitiva sottomissione di quell’antica popolazione sicana avvenne nel 104-99 a.C. con la seconda guerra servile che ebbe come teatro di battaglia, tra le legioni romane e gli schiavi, uniti alle popolazioni indigene, proprio i luoghi lungo la valle del Magazzolo e la montagna delle Rose. In epoca bizantina si hanno poche e incerte notizie del territorio alessandrino; durante l'occupazione araba della Sicilia nuclei di popolazioni berbere si stabilirono presso la dimora sicana, formando dei villaggi che in epoca normanna divennero casali. Dopo la conquista normanna, i feudi in territorio di Alessandria vennero concessi a un parente del conte Ruggero, Lucia, signora di Cammarata. 15 Ibidem. 49 Facevano parte della Contea di Cammarata la baronia di Motta S’Agata e il castello di Pietra d'Amico; le sorti di tali feudi furono segnati dalle alterne vicende storiche che si svolsero in Sicilia con la guerra tra Svevi e Angioini prima e tra Angioini e Aragonesi dopo. Dal 1398 in poi la baronia di Pietra d'Amico era concessa dal Re Martino I° a Guglielmo Raimondo Moncada, conte di Cammarata nel 1431 Giovanni Abatellis la comprò per 40 mila fiorini d’oro. In seguito passò a Federico Abatellis, ma questo, resosi reo di fellonia perché ribelle alla Corona, fu giustiziato nel 1523 a Milazzo e i suoi beni confiscati. Ma nel 1542 tale baronia fu comprata, come sopra ricordato, da D. Nicolò Barresi. Nel 1568 ebbe l'investitura il nipote, D. Carlo, detto anche Blasco, "principe prudentissimo e di gran governo", il quale, nel 1570, nel feudo Presti Alessandro, contrada Prato, fondò Alessandria che prese nome dal feudo stesso. Il Principe diede un notevole sviluppo al primo insediamento, che nel 1593 era formato da 110 case e da 307 abitanti, come risulta dal primo Rivelo. La promessa di franchigie e conseguentemente di una vita meno incerta economicamente, fece sì che si insediassero in quel primo borgo centinaia di contadini provenienti dai centri vicini, Bivona in particolare, infatti nel 1588 il barone concesse all'Università di Alessandria, per comodo degli abitanti stessi, 20 salme di terra "comuni" con dei confini ben definiti e con i seguenti patti: 1. Le terre comuni o prato devono rimanere tali per comodo degli animali e così difendersi; 2. Esclusa la paglia; 3. Niente pagamento di colletta per dette terre; 4. Divieto di mandrie con animali meno di 10; 5. Libertà di vendita dei beni dei cittadini; 6. Divieto di carcerazione; 7. Contributo di una gallina per abitazione al barone o tarì uno; 8. Franchigie per 10 anni; 9. Il padrone non poteva fare zagato; 10. Nessuna clausola contraria alla Chiesa o al Re. 50 Sembra che queste terre, scrive l'avv. Landolfi, nella sua relazione sugli usi civici, sino alla fine del 1600 fossero state destinate interamente a pascolo, perché in tutti i successivi rilievi, dopo quello del 1593 e fino a quello dell'anno 1682, non si rivelano né le terre né rendite per fitto o censuazione di terre comuni. In ricordo delle franchigie di dazi doganali ed angarici loro concessi, gli Alessandrini ogni anno, l'8 settembre, festa della Vergine, inalberavano sul campanile della Chiesa del Carmine uno stendardo. Per tali ragioni la popolazione crebbe in pochissimo tempo: nel 1653 era di 3466, nel 1714 di 3862 e nel 1798 di 4416 abitanti, come riporta nel suo saggio storico-statistico il Maggiore Perni. A darle notevole sviluppo contribuì principalmente Donna Elisabetta Melchiora Barresi, la quale visse per lungo tempo ad Alessandria dove morì e fu sepolta nel 1679 nella chiesa del Convento dei Francescani, che s'investì della Baronia di Alessandria nel 1619, avendo sposato nel 1636 D. Girolamo di Napoli, principe di Resuttana e di Campobello, stabilì che alla sua morte i suoi discendenti assumessero il titolo di Napoli e Barresi. Nel 1636 la Baronia fu elevata a Principato, fra i discendenti si distinse il principe Federico che fu consigliere dell'Imperatore Carlo VI°. L'ultima investitura della baronia l'ebbe Pietro Barresi nel 1788, i NapoliBarresi generalmente vissero lontano da queste contrade, dove tenevano un Segretario che faceva le loro veci. 4.1.2 Gli Edifici Religiosi16 Nel primo secolo di storia alessandrina e sotto i signori Barresi sorsero le chiese più insigni, del 1593 è la chiesa Madre di S. Maria del Pilerio, che sorse sulla vecchia struttura della chiesuola di San Nicolò di Bari di cui D. Carlo Barresi comprò il patronato cambiandole il nome ed eleggendola a Parrocchia. Il primo parroco fu D. Natale Cangemi che ebbe assegnato dal barone 78 onze per le primizie, mentre la Confraternita del SS. Sacramento collocata nella sacrestia della parrocchia ebbe 43 onze di rendita. Una cinquecentesca statua in 16 Alessandria della Rocca Itinerario artistico e monumentale, Nino Ranieri (a cura di), Comune di Alessandria della Rocca 1996. 51 legno di S. Nicolò, tele ed affreschi settecenteschi costituiscono un patrimonio artistico di notevole interesse. Del 1589 è la Chiesa con il convento annesso dei P. Carmelitani sotto il titolo di Maria Annunziata, espressione genuina del barocco siciliano è "teatralmente isolata e dominante dall'alto di ampie gradinate", all'interno, l'altare maggiore è sovrastato da un pregevole dipinto, si dice, di Guido Reni, raffigurante l'Annunciazione, nelle due cappelle laterali si trovano degli stucchi portati a finitezza sorprendente della scuola dei Serpotta. L'altra chiesa secentesca è la Chiesa con il convento annesso dei P. Minori Osservanti, essa fu edificata a spese della baronessa Elisabetta Melchiora Barresi nel 1664, notevole pregio hanno le tele e il busto marmoreo della stessa baronessa che ivi si conservano. La chiesa del Collegio di Maria è d'ordine corinzio, le sue pareti sono istoriate di bellissime pitture del Manno ed è ricca di arredi sacri. Il Santuario della Madonna della Rocca, eretto su una collinetta pur risalendo al 1630, solo nel XIX secolo fu completamente ricostruito, nell'altare maggiore si può ammirare l'immagine marmorea della Madonna, mentre dipinti di ottima fattura raffigurano la storia del ritrovamento miracoloso. Il "Feudo" e la "Chiesa" erano in quel lontano tempo i due "soli" della vita alessandrina, il feudo guidava la vita economica e civile, la Chiesa era la guida spirituale e morale della comunità, essa costituiva la speranza e la consolazione per le difficili condizioni di vita di migliaia di contadini e pastori. Ad Alessandria l'autentico fervore religioso si intrecciava spesso alla superstizione e alle pratiche magiche, per cui a titolo di esempio si possono citare da un lato la venerabile Suor Francesca Furia, terziaria dell'Ordine Domenicano, che proprio in quel tempo saliva agli onori degli altari per la sua vita di elevata spiritualità e santità; dall'altro lato, nel 1658, il Tribunale d'Inquisizione di Palermo condannava a portare il “sambenito" e a cinque anni di carcere nello Steri di Palermo l'alessandrino Sac. D. Pietro Perzia "di anni 33, superstizioso, mago, malefico, detentore di libri magici", assieme alla sua serva Flavia Salca soprannominata Flora da Bivona, anch'essa ritenuta dal S. Uffizio "strega, 52 maliosa, invocatrice di demoni", condannata, oltre a indossare il "sambenito", a sette anni di carcere. E qui ci sarebbe tutto un discorso da aprire sull'assurdità e sulle nefandezze di un tale Tribunale che ha privato la Sicilia del '600 e del '700 dei suoi uomini più liberi nella coscienza e nel pensiero. Nel 1630 circa avvenne il ritrovamento del simulacro della Madonna della Rocca, dove attualmente sorge il Santuario dei Padri Passionisti, proprio quando imperversava ad Alessandria e in tutta la Sicilia una terribile pestilenza, sicché prodigioso dovette sembrare il ritrovamento della statua della Madonna che a clamor di popolo fu portata in processione per le vie del paese. 4.1.3 Alessandria della Rocca oggi17 Con l'Unità d'Italia, la popolazione era di 5.214 abitanti, i beni ecclesiastici passarono al demanio pubblico e molte chiese decaddero nel più completo abbandono. Attualmente il comune di Alessandria della Rocca ha un popolazione di 3.07518 abitanti, alle ultime elezioni, del 2008, ha vinto la Lista Civica per Alessandria-Mulè Sindaco. Il grafico seguente riporta l’evoluzione demografica della popolazione alessandrina dall’Unità d’Italia ad oggi19. 17 www.alemondo.it www.alessandriadellarocca.info Dati aggiornati, a cura dell’ufficio statistico del Comune, al 31/08/2011. 19 Ibidem. 18 53 7.000 6.500 6.408 6.112 6.000 5.797 5.500 p o p o l a z i o n e 5.000 5.415 5.724 5.414 4.978 5.820 5.388 5.082 5.209 5.281 5.153 4.500 4.000 3.787 3.500 3.075 3.000 2.500 2.000 1.500 1.000 500 0 1861 1871 1881 1901 1911 1921 1931 1941 1951 1961 1971 1981 1991 2001 2011 anni di riferimento Come si evince dal grafico, la popolazione alessandrina ha subito una diminuzione che risulta drastica negli ultimi venti anni, 1991/2011, con il 40% di abitanti in meno. Anche Alessandria della Rocca ha subito il flusso migratorio in uscita della popolazione a causa della mancanza di lavoro. Solo negli ultimi anni si sono registrati ingressi all’interno del comune, da parte di persone provenienti dalla Romania (21), dal Regno Unito (1), Brasile (1) e Tanzania (1). Il comune di Alessandria della Rocca è l’unico, dei cinque facenti parte dell’Unione, ad avere una consulta giovanile e in più il Sindaco e il Consiglio dei ragazzi, che da poco è stato rinnovato20, con la vittoria di una lista dal nome: “Uniti oggi per il domani”. La consulta giovanile esprime regolarmente il proprio parere riguardo decisioni e delibere che il Consiglio Comunale deve approvare, viene inoltre ascoltata come portavoce dei giovani di tutto il paese per dar vita a delle iniziative che coinvolgano i giovani alessandrini. Tutto ciò è importante ed efficace, come ha sottolineato più volte il sindaco durante l’intervista “per far partecipare e 20 Elezioni del 13 dicembre 2011. 54 coinvolgere i giovani alla politica, visto che è sempre più presente in loro un malcontento e la mancanza di fiducia nei confronti dei politici, non solo di quelli nazionali ma anche locali, che noi tutti eleggiamo in modo diretto, a seguito della Legge 81/1993”. Gli stessi amministratori del comune di Alessandria della Rocca, ma in definitiva anche gli altri da me intervistati, hanno sottolineato che è abbastanza difficile (ri)avvicinare i giovani alla politica, per via della mancanza di ideali veri, perché distratti dalla “mondanicità” della politica dei nostri tempi ma anche perché a fare politica oggi sono sempre le stesse persone, senza che ci sia un vero e proprio ricambio generazionale tanto auspicato da tutte, o quasi, le forze politiche, sia nazionali che locali, ma mai messo realmente in pratica. L’economia alessandrina, così come quella degli altri Comuni che hanno costituito l’Unione, è principalmente basata sull’agricoltura e sulla pastorizia, due settori in grande crisi negli ultimi anni. Di recente nascita troviamo pochissime aziende prevalentemente a conduzione familiare, che offre di conseguenza pochissimi posti di lavoro. Per quanto riguarda l’agricoltura, importante è la produzione dell’olio extravergine di oliva, grazie a grandi appezzamenti di terra piantati ad olivi secolari che danno ancora i loro frutti, complice il clima mite che caratterizza il territorio. Inoltre si trovano molte coltivazioni agricole associate all’allevamento di animali, come suini, bovini e ovini per la produzione sia di latte che di carne; poi si trovano i prodotti tipici della terra siciliana: agrumi, mandorle, uva e cereali quali il grano o frumento, detto anche tritico. 4.2 Bivona: le origini21 Anticamente denominata Bisbona o Bibona, ha origini molto oscure, i primi documenti che la citano risalgono all’età normanna, al tempo di re Ruggero II e dei suoi successori Guglielmo I e Guglielmo II, 1160 circa, periodo in cui era 21 Bivona - le origini e prime vicende storiche, Midulla Salvatore (a cura di); Bivona città feudale, Midulla Salvatore (a cura di), edizioni Sciascia, Caltanissetta/Roma 1995. 55 un semplice casale abitato da popolazione musulmana che lasciò tracce evidenti nella fonetica, nel dialetto e nella toponomastica locale. Numerosi indizi fanno pensare che Bivona sia molto più antica; infatti, il territorio circostante è ricco di testimonianze archeologiche che attestano la presenza dell’uomo in quest’area sin dall’epoca preistorica. Il nome latino Bisbona, rimanda probabilmente alla sua posizione tra due fiumi, il Magazzolo e il Rifesi, che ne rendono fertile il suolo. Divenuta nella seconda metà del secolo XII uno dei principali centri abitati della Sicilia centro-meridionale, Bivona fu infeudata alla fine del Duecento. Risalgono a tale periodo l'antica Chiesa Madre, dal magnifico Portale GoticoChiaramontano, e il castello, che fu ricostruito nel 1359 dall'ammiraglio Corrado Doria. La città, il cui territorio fa parte del bacino idrografico del Fiume Magazzolo, presenta un carattere spiccatamente medievale ma è anche ricca di opere d’arte di epoche più tarde (che vanno dai primi del ’500 fino ai nostri giorni). Da segnalare i numerosi crocefissi lignei, di cui il più antico, attribuito a Francesco Trina, scultore di origine veneta, è degli inizi del ‘500. Esso è attualmente custodito nella chiesa Madre così come la pregevole statua in marmo policromo della Madonna della Candelora, attribuita alla scuola di Domenico Gagini. La presenza nel corso dei secoli di numerosi ordini religiosi tra cui quello dei Gesuiti e dei Cappuccini, principali sostenitori della Controriforma, spiega il carattere spiccatamente retorico di varie opere, sia di sculture (Crocefissi e statue di Santi) che soprattutto di dipinti, collocabili in gran parte tra il ‘600 e il ‘700. Ciò si può vedere, per esempio, nel dipinto raffigurante Sant’Ignazio e San Francesco Saverio ma anche nel Cristo Spirante di Andrea Bisogna, entrambi custoditi nella Chiesa Madre. Quest’ultima nasce come chiesa del Collegio Gesuitico nella seconda metà del ‘600 ed ancora oggi manifesta, nonostante i vari rimaneggiamenti subiti attraverso i secoli, lo sfarzo tipicamente barocco. 56 Pregevole è anche il Fercolo tardo manierista di Santa Rosalia, scolpito dal sacerdote Ruggero Valenti, nei primi del ‘600. Passata in feudo dai Chiaramonte ai Peralta e all'inizio del Quattrocento, ai Luna, la città venne coinvolta nella contesa che nel XV e XVI secolo oppose quest'ultima famiglia ai Perollo e che si concluse sanguinosamente nel 1529 col famoso Secondo Caso di Sciacca. Il secolo XVI fu per Bivona il periodo di maggiore splendore, elevata a città ducale (1554), raggiunse gli 8.000 abitanti, godette di una notevole floridezza economica e si arricchì di complessi conventuali e monastici, edificati dai numerosi ordini religiosi che si stabilirono nella città: il Convento dei Carmelitani (XIV secolo), dei Dominicani (1490), degli Osservanti (1500), il Monastero delle Benedettine (XV secolo), il Convento dei Cappuccini (1572), il Collegio dei Gesuiti (inizi del XVII secolo), ed il Convento extraurbano degli Eremiti Agostiniani (1614), che venne edificato nei pressi della Madonna dell’Olio. Nel Seicento iniziò per Bivona una lenta decadenza economica e demografica, in cui ebbe gran peso la fondazione di un gran numero di nuovi centri abitati nelle sue vicinanze, ma che non impedì la costruzione di nuove chiese e palazzi nobiliari e l’ampliamento ed il restauro di quasi tutti i fabbricati religiosi. Nei primi del ‘700 il Marchese Ignazio Maria Greco, stravagante personaggio appartenente a una delle famiglie più illustri di Bivona, per non essere da meno agli altri nobili siciliani, si fece costruire un palazzo pieno di mostri di gusto tardo barocco; esso esprime l’indole stessa del proprietario, personalità eccentrica e bizzarra, amante dell’arte e al tempo stesso uomo molto religioso, tanto da essere ricordato nel suo mausoleo, che si trova nella Chiesa dei Cappuccini, come “Pater Patriae” ovvero benefattore e protettore dei bivonesi (il mausoleo fu scolpito dal noto scultore del ‘700 Filippo Pennino). Di notevole interesse artistico è ancora il “portale gotico-chiaromontano” dell’ex chiesa madre , importante testimonianza di quello stile architettonico che si sviluppò nel Trecento, durante il governo della famiglia Chiaramonte, signori di Bivona da 1363 al 1392, nel quale si espressero modelli figurativi tratti dall’architettura arabo-normanna, elaborati secondo linguaggi tipici delle arti 57 applicate locali; il portale a sesto acuto, in pietra arenaria, porta in cima il rosone sul quale è scolpito lo stemma araldico dei Chiaromonte. 4.2.1 Gli Edifici Religiosi22 La Cappella della Madonna di "La Prescia" si trova a sud del paese ed è dedicata al culto della Madonna. «Si tramanda che un Signore di Bivona, accusato di avere redatto un atto falso, sia stato colpito da mandato di cattura e tradotto nelle carceri di Sciacca. A questo punto cominciano i guai per la famiglia che, oltre ad essere privata del sostentamento del lavoro del capofamiglia, andava incontro ad un lungo e faticoso viaggio per far visita al proprio congiunto. Si ricorda, a proposito, che la storia risale al secolo scorso, quando ci si poteva spostare da un luogo all’altro ricorrendo alla carrozza, al carretto o al mulo. Quindi, raggiungere Sciacca in queste condizioni significava affrontare un viaggio di lunghe giornate e di fatica notevole. Il viaggio iniziava a sud del paese nell'attuale trazzera di "San Lunardu". Un giorno la donna, stanca di tanta fatica, nell'intraprendere ancora una volta la via per Sciacca, invocò con ardore la Madonna, chiedendole di sollecitare (sprisciari) la causa del marito e di farlo tornare libero a casa. Mentre la donna così pregava, sentì una voce che diceva: "E' libero, è libero". Nello stesso istante scorse una fila di muli con degli uomini e tra essi il marito. Nel punto in cui pregò, per la grazia ricevuta, la donna decise di erigere una cappelletta alla Madonna che chiamò della "Sprescia". Quando si scavò per eseguire il lavoro, fu trovato un involto in cui era racchiusa una immagine della Madonna con il Bambino che tiene il mappa-mondo in mano. Costruita la cappella, in essa fu posta l'immagine trovata e quel luogo divenne meta di culto e di preghiera, soprattutto da parte di chi desiderava l'attuazione di qualche desiderio»23. La Chiesa del Carmelo, dedicata all’Annunziata, è annessa al Convento dei Carmelitani, fu costruita nella seconda metà del secolo XIV, mentre risale alla fine del secolo successivo il pregevole portale in arenaria scolpito con una 22 Bivona guida turistica illustrata, La Mela Veca Carmela (a cura di), Assessorato Turismo, Comune di Bivona, 1998. 23 Storia delle comunita' religiose e degli edifici sacri di Bivona, Marrone Antonio (a cura di), Comune di Bivona, Assessorato Pubblica Istruzione, 1998. 58 decorazione anch'essa legata a maestranze gotiche, anche se l'impostazione dell'arco a pieno centro è caratteristica già rinascimentale. In questa chiesa si possono ammirare i tre splendidi quadri di Giuseppe Salerno, meglio conosciuto come "Lo Zoppo di Gangi". Uno raffigura la presentazione di Gesù Bambino da parte di Maria Vergine alla Madre S. Anna. L’altro, che attualmente è conservato presso la Chiesa Madre, rappresenta la visita fatta da San Pietro a sant’Agata mentre questa era in prigione, infine il terzo, che si trova nella sacrestia della Chiesa del Carmelo, ha un particolare curioso che lo rende più interessante degli altri. Si tratta del miracolo di S. Elia; la peculiarità consiste nel fatto che l'artista, "Lo Zoppo di Gangi", ha voluto firmare il quadro non con una vera e propria firma, ma raffigurando fra i personaggi se stesso con gli occhiali ed il bastone in mano. La Chiesa di Santa Rosalia è la chiesa dedicata alla Patrona di Bivona. Fin dal XIV secolo esisteva nello stesso sito una piccola chiesa dedicata a Santa Rosalia. In occasione della pestilenza del 1624 i bivonesi, convinti di essere stati preservati dal contagio per la protezione loro accordata dalla Santa, la proclamarono Patrona di Bivona e ne ricostruirono più grande la chiesa. In essa è possibile ammirare la bella statua e la ricca “vara” (il fercolo) di Santa Rosalia scolpite dal sacerdote bivonese Ruggero Valenti, uomo ricco di vizi e appassionato giocatore di carte, che dal conte Pietro De Luna, per un certo periodo, fu rinchiuso in carcere. In seguito, avendo egli ucciso "a causa di vendetta" Pietro Venusto, Rettore dei Padri Gesuiti, che gli rimproverava la sua condotta, fuggì da Bivona e fu dichiarato "nemico della patria". Ma, ottenuto il perdono e sotto la protezione degli stessi Padri Gesuiti, egli cambiò vita. Nel 1601 scolpì la statua e la "vara" di Santa Rosalia, che il 4 Settembre di ogni anno sono portate in processione per le vie del paese. La Chiesa Madre fu costruita nel corso del XVII secolo ad opera dei Gesuiti, che avendo ottenuto la concessione della Chiesa di S. Maria Maddalena, vi costruirono il loro secondo collegio, anch’esso sede di apprezzate scuole di grammatica e di retorica. Divenne Chiesa Madre nel 1781, in sostituzione della vecchia Matrice Chiaramontana. L'impianto della chiesa a navata unica con 59 cappelle laterali è tipicamente barocco. La decorazione interna, con stucchi in oro zecchino su fondo bianco, rende lo spazio, attraversato dalla luce, ricco e raffinato: caratteristica del Rococò, che l'operatore-artista ha saputo ben evidenziare. Oltre ad alcune tele del Seicento (S. Ignazio con S. Francesco Saverio), del Settecento (La Madonna del Lume) e al singolare altare delle reliquie, detto anche “degli specchi” (1727), originari arredi della chiesa gesuitica, vi si possono ammirare alcune interessanti opere d’arte, originari dell’antica Matrice: il simulacro ligneo del Crocefisso Nero del secolo XVI, oggetto di fervoroso culto nei secoli passati perché ritenuto miracoloso, la statua marmorea cinquecentesca di scuola “gaginiana” raffigurante la Madonna con il Bambin Gesù, scultura che da il nome alla Chiesa stessa (Mater Salvatoris), infine l’antico fonte battesimale del secolo XIV. 4.2.2 I Monumenti24 Tra i palazzi signorili sorti nel secolo XVIII a Bivona, presenta particolare prestigio ed eleganza il Palazzo Greco, ubicato nell’omonima via ed appartenente ad una famiglia che nel Settecento fu insignita prima del titolo baronale, quindi di quello marchionale. Il palazzo, elegante e ricco di fregi ornamentali nel prospetto principale, si sviluppa in lunghezza, trattandosi di una costruzione ad un piano. Ad osservarla bene, la facciata principale evoca alla mente il barocco-siciliano di Noto (Siracusa); squisita è la fattura della pietra arenaria, pregevole e stupenda la composizione dei fregi ornamentali degli stipiti e delle volte degli otto balconi, che presentano una decorazione diversa l’uno dall’altro; sontuoso, quasi spettacolare ed incredibile, infine, l'angolo occidentale del palazzo, che presenta sotto il balcone ad angolo otto Cariatidi stupende che sorreggono le lastre che compongono la balconata dalla caratte-ristica inferriata in ferro con la bombatura rivolta all'esterno. All'estremità orientale del palazzo spicca in alto, all'angolo, perfettamente conservato, lo stemma del Marchese, perfetto nel taglio e nella pietra, opera certamente di abile mano di scultore. Si attribuisce a Giovanni Chiaramonte (1374) la fondazione della Chiesa Madre, quando questi fu insignito da Re Federico IV (1342-1374) della Signoria 24 Ibidem. 60 di Bivona. Dei Chiaramonte può riconoscersi traccia dell'arme in qualche stemma inserito nel prospetto, a conferma della datazione di questo, assegnabile quindi intorno agli inizi della seconda metà del XIV secolo. Il portale, appena risaltato sul liscio paramento di piccoli conci a filari regolari, costituisce per quella particolare predilezione che l'autore mostra per le sottili vibrazioni chiaroscurali, una singolarità di gusto nel generale riferimento ai modelli della maniera chiaramontana. I lievi rincassi delle tre ghiere sottolineate da sottili bastoni, non alterano per la loro modesta profondità, la continuità della massa muraria che, del resto, anche la lineare ghiera del rosone soprastante tende a conservare. Nella stesura degli stacciati geometrici intagli a formelle con ornati fogliacei, la sequenza dei fiori a testa di chiodo lungo i bastoni a zig-zag della seconda ghiera e lungo i cordoni della ghiera interna, nonché la tenue pacata vibrazione chiaroscurale dei cordoni e delle colonnine, portate da capitelli a grappa, affiancate dalla punteggiatura dei fiori a testa di chiodo, è espresso un gusto per la minuta ornamentazione di superficie, quasi da ricamo, molto vicino a modi calligrafici di ascendenza orientale. 4.2.3 Bivona oggi25 Nel 1812, abolita la feudalità, Bivona venne prescelta come capoluogo di Distretto e dal 1818 al 1927 fu sede prima di Sottintendenza e poi di Sottoprefettura, divenendo un importante centro amministrativo per altri 12 Comuni dell’ entroterra dell’agrigentino. A partire dagli ultimi anni sessanta la città è diventata sede di numerose scuole e centro di servizi della zona montana, la sua risorsa principale è, in agricoltura, la coltivazione del pesco. Ogni anno, nell’ultima domenica di agosto, si può partecipare a Bivona, alla Sagra della Pesca, occasione in cui l’intera città diventa una fiera per promuovere la pesca di Bivona e gli altri interessanti prodotti agricoli e dell’artigianato locale; in questo periodo inoltre vengono organizzate mostre e convegni su argomenti d’interesse storico, artistico e culturale in genere. Il pacchetto escursionistico di Bivona si conclude con la visita nell’azienda agrituristica “Il Duca”, sede di molte attività legate al turismo naturalistico e alla 25 www.bivonaonline.it 61 valorizzazione della montagna. Nell’azienda si organizzano corsi di trekking e di arrampicata libera, di giardinaggio e di cucina tradizionale; pecularietà dell’azienda sono: gli orti biodinamici, in cui a tutti è possibile coltivare le piante secondo i moderni metodi biologici e biodinamici, imparandone così i principi fondamentali; e “ il chiostro dei semplici”, un orto in cui si collezionano e si coltivano le erbe officinali, con cui in azienda, si preparano impacchi ed unguenti, secondo l’antica tradizione bivonese. Attualmente il comune di Bivona ha un popolazione di 3.94326 abitanti, alle ultime elezioni, del 2007, ha vinto una Lista Civica guidata da Giovanni Panepinto del PD. Il grafico seguente riporta l’evoluzione demografica della popolazione bivonese dall’Unità d’Italia ad oggi27. 6.303 5.667 5.602 5.324 5.134 4.902 4.850 5.146 5.287 5.043 5.030 5.076 4.741 4.559 p o p o l a z i o n e 4.225 4.202 3.501 4.030 3.943 3.475 2.801 2.101 1.401 700 0 1861 1871 1881 1901 1911 1921 1931 1941 1951 1961 1971 1981 1991 2001 2011 anni di riferimento 26 27 Dati aggiornati, a cura dell’ufficio statistico del Comune, al 31/08/2011. Ibidem. 62 Anche Bivona, così come gli altri comuni, ha visto diminuire la popolazione, anche se attualmente i valori che si registrano sono al di sopra di quelli del 1861, anno dell’Unità d’Italia. Anche qui nell’ultimo decennio abbiamo assistito a dei flussi migratori verso l’interno da parte di popolazione straniera in cerca di un lavoro e di tranquillità per vivere e mantenere la propria famiglia, al 31/12/2009 si registravano 32 soggetti provenienti da paesi stranieri, per la maggior parte dalla Romania. Anche Bivona, come gli altri comuni dell’Unione, basa la propria economia sull’allevamento e principalmente sull’agricoltura. Infatti grazie alla diffusa coltivazione della pesca, il settore trainante dell’economia bivonese è quello agricolo, in cui, secondo i dati Istat risalenti all’ultimo censimento del 2001, operano circa 1.000 persone, il che vuol dire che circa il 25% della popolazione è impiegata in questo settore. Quindi il principale prodotto dell’agricoltura bivonese è la pesca detta “Montagnola” o “Pescabivona”, tanto che il paese è noto come Città delle Pesche. La varietà è di media pezzatura, con polpa bianca e soda, non di rado solcata da venature rosee tendenti al rosso; il sapore è dolce e aromatico, il profumo si distingue da quello della maggior parte di pesche prodotte nel resto della Sicilia e d’Italia. Alla “Pescabivona” o “Montagnola” è dedicata una sagra, della Pesca appunto, che si svolge tutti gli anni alla fine di agosto, che vede protagonista il delizioso frutto e altri prodotti tipici del territorio bivonese. Alla peschicoltura si aggiunge la produzione di olive, mandorle e uva e l'allevamento di bovini, ovini e suini, con produzione di "carne dei Monti Sicani" e di formaggi tipici siciliani, tra cui: la "tuma", formaggio a pasta dura semicotta prodotto con latte di pecora intero crudo senza stagionatura, di sapore piccante; il "fiore sicano", formaggio a pasta cruda tipico dell'area sicana; il "piacentino" (con il significato di "piacevole"), molto simile al pecorino, anch'esso prodotto nel territorio; la ricotta, che viene prodotta in tutto il circondario e quindi anche negli altri Comuni dell’Unione “Platani-QuisquinaMagazzolo”. 63 Un altro settore trainante dell’economia bivonese è rappresentato dall’artigianato, che vede nella produzione delle sedie in legno, la famosa “Sedia di Bivona, il protagonista principale. Prodotto principale dell’artigianato locale, la sedia di Bivona, ha reso, questo piccolo Comune, famoso al di fuori dei confini locali. La storia racconta che attraverso il commercio di arance, che alcuni ricchi proprietari terrieri agli inizi dell’800, intrattenevano con la Francia, Bivona abbia importato in Sicilia la tradizione della sedia francese, che rielaborata dalle maestranze locali fu diffusa in tutto il territorio circostante e in seguito in tutta la Regione. La sedia di Bivona, interamente artigianale con il fondo in spago o nylon fatto a mano da abili maestri falegnami, presenta diverse tipologie a seconda degli ambienti della casa a cui era destinata e in base alle funzioni cui era adibita. 4.3 Cianciana: le origini28 Cianciana, tranquilla cittadina dalle antiche origini, adagiata su un’altura, nella caratteristica valle del Platani, sorge sul lato meridionale del monte Calvario, a 390 metri sul livello del mare. Da questa altezza il paese domina la valle del fiume Platani, anticamente navigabile e utilizzato dai Sicani per raggiungere il mare. Greci, Romani, Arabi e altri popoli hanno abitato questo territorio lasciando testimonianze della loro civiltà. Cianciana si erge sulle rovine delle antiche città delle quali si hanno poche notizie storiche ma numerosi reperti archeologici e affascinanti leggende: “La Massa” o Villa Chincana di epoca romana, “La Kalat-Iblatanu” saracena e Ferla, in località Ciancianìa, sorta in epoca normanna. L’attuale cittadina sorse ufficialmente, con il nome di S. Antonio di Cianciana, il 4 ottobre 1646, quando donna Sigismonda d’Onofrio comprò per il figlio Giuseppe Antonio Joppolo, principe dal 1677, “la Licentia Populandi”, per 28 Opuscolo: Cianciana, Storia, Cultura e Tradizione (2010), Amministrazione Comunale Cianciana (a cura di); Sant’Antonio di Cianciana. Storia di una città di nuova fondazione, arch. Paolo Sanzeri (a cura di), Associazione Settimana Santa Cianciana, 2007; Cenni storici sul comune di Cianciana, Panepinto S. Giannone E. (a cura di), Panepinto Giannone 2006. 64 la formazione dell’aggregato urbano nella terra di S. Antonio, quando, nel 1769, la famiglia Joppolo si estinse, la signoria di Cianciana passò ai Bonanno prima e ai Gioeni poi, fino al 1812 quando divenne municipio libero, aggregato al XII distretto di Bivona. La storia recente di Cianciana è legata alle miniere di zolfo che per decenni sono state fonte di ricchezza e, nello stesso tempo, di sofferenza per molti ciancianesi, l’attività estrattiva cessò nel 1962 ma la memoria di quel passato fatto di stremante e duro lavoro è ancora presente nella cultura ciancianese, tra le pagine dei suoi poeti e scrittori. Tra le graziose e ordinate vie cittadine è possibile scorgere tesori di inestimabile valore, monumenti architettonici di notevole bellezza, a testimonianza di un passato lontano che mantiene ancora il suo splendore. Oltre alle riposanti vedute che offre il paesaggio montano che circonda il paese, Cianciana offre al turista innumerevoli altre possibilità di svago, visite culturali ai luoghi artistici, relax, passeggiate in montagna, attività sportive a tanto altro. Sono degni di nota: la Chiesa Madre, l’ex monastero dei Padri Minori Riformati di San Francesco, uno splendido Calvario, il Palazzo Joppolo, il Palazzo De Michele Abatellis, Palazzo Marino (sede dell’Unione Platani-QuisquinaMagazzolo), la Torre dell’Orologio, il Monumento alla civiltà mineraria e il Museo della Civiltà Contadina. 4.3.1 Il Territorio29 Alle pendici del monte Cavallo si adagia il Bosco dell’ex Feudo Cavallo, ricoperto dalla tipica vegetazione della macchia mediterranea con alberi di alto fusto, all’interno del quale è possibile praticare trekking tra i viottoli che si snodano dal Platani alle pendici del monte suddetto, non è possibile sottrarsi al fascino che questo paesaggio selvaggio e primitivo promana, moltissime piante endemiche e una gran quantità di animali, soprattutto uccelli, dominano il bosco. 29 Ibidem. 65 In questo habitat incontaminato è possibile scoprire le splendide immagini dell’elegante Cavaliere d’Italia (uccello dalle lunghe gambe e dal becco affusolato) che nidifica solo in questo territorio. Nell’area denominata Bosco Cavallo, sono stati di recente realizzati venti tavoli completi di panche, tutti in pietra, e diversi punti barbecue, che rendono il luogo adattissimo ai pranzi all’aperto tipici della tradizione siciliana. Il bosco che circonda l’area attrezzata è formato perlopiù da alti pini e occupa circa 800 ettari di terreno, la visuale che si gode dal Bosco del Monte Cavallo è impareggiabile, oltre alla meravigliosa valle del Platani, è possibile ammirare, in lontananza uno scorcio del limpido mare di Eraclea Minoa. Sul Monte Cavallo sono presenti alcune grotte di notevole interesse archeologico e naturalistico, speleologi e subacquei, provenienti da varie parti del mondo, le hanno esplorate riportando in superficie reperti ossei e vasellame di età neolitica. Le cavità Carsiche presenti sul Monte Cavallo sono: la Grotta del Cavallo, la Grotta del Sindaco, la Grotta dello Zubbio e quella chiamata Ghiaccera, dove si registra una temperatura decisamente molto più bassa di quella esterna, queste grotte hanno cavità lunghe anche centinaia di metri. Nel fondo della Grotta del Cavallo si trova un laghetto, profondo circa 6 metri, nelle cui acque sono stati rinvenuti cocci e resti ossei, tale materiale non è ancora stato catalogato. La percolazione delle acque all’interno delle grotte nel corso del tempo ha formato delle stalattiti, il laghetto in fondo alla grotta è raggiungibile attraverso una piccola stradina in terra battuta. Tra i vari luoghi del Comune di Cianciana, in un ambiente incontaminato, è presente il fenomeno dei “Vulcanelli”, i geologi sottolineano la peculiarità della zona immersa nel bosco di Contrada Cavallo ed attraversata dal fiume Platani, queste sorgenti fangose sono: “Abisso Grande”, “Abisso Piccolo” e “Zolfanella”. L’Abisso Grande, che si trova nel feudo Bissana, ha la forma di un piccolo lago da cui fuoriescono piccole bolle di gas, distribuite in gruppi, che si innalzano con un’intensità più o meno grande, la miscela gassosa è costituita per la maggior parte da metano e si accompagna ad un forte odore di zolfo e di benzina. 66 Il suolo dell’Abisso Grande e il territorio circostante sono costituiti da argille risalenti al periodo del Miocene superiore. Testimonianze risalenti al 1558 descrivono il fenomeno come qualcosa di grandioso che si accompagna a getti di acqua che raggiungono grandi altezze. Nel 1400 gli storici menzionavano il lago sulfureo, volgarmente detto “Bissana”, rispetto a oggi il lago si presentava esteso e profondo al punto tale da rappresentare un pericolo sia per il bestiame, lasciato a pascolare nella zona, sia per le persone, che accidentalmente cadute nelle sue acque sarebbero state inghiottite irrimediabilmente dalle stesse acque fangose e sulfuree della “Bissana”. La presenza di numerose e grandi bolle di acqua stagnante crea condizioni ottimali per lo sviluppo della fauna e la riproduzione di anfibi quali il Dicoglosso Dipinto e la Rana verde, oltre alla presenza di numerosi rettili. Tra i volatili è possibile avvistare il Falco di Palude, il Gheppio e la Poiana, la vegetazione è costituita da piante erbacee adattatesi al suolo, caratterizzato da forte salinità e persistente aridità. In località “Millaga”, sede di un antico feudo, si trovano i resti di un Necropoli di incerta datazione; le tombe sono scavate nella pietra calcarea e presentano varie dimensioni, le sepolture erano originariamente coperte la lastroni, anch’essi ricavati nella pietra calcarea. Nella Necropoli sono stati rinvenuti dei reperti che la farebbero risalire all’epoca imperiale romana o proto-cristiana, in seguito, quando la Necropoli non fu più utilizzata, il costone roccioso fu adoperato come cava per estrarne blocchi da costruzione, tale sito ospitò anche il casale di un feudo. “Falconera”, “Passerello” e “Passo di Sciacca”, sono alcune delle miniere che, fino al 1962, erano in attività a Cianciana, visitarle oggi, dopo quasi 50 anni dalla loro chiusura, è molto interessante perché ci mette in contatto con una realtà molto diversa da quella odierna, una realtà fatta di dolore e fatica. Nei ciancianesi è vivo il ricordo della solfara, sia che abbiano vissuto l’esperienza della miniera in prima persona, sia che hanno sentito i racconti da chi in quei posti ci ha lavorato per molti anni, tanto da voler dedicare un bellissimo monumento ai minatori, sito presso la villa comunale. 67 Anche gli inglesi erano presenti a Cianciana e nel 1838 avevano aperto una succursale della compagnia “Morrison Seager & Co.” per gestire alcune delle nove miniere di zolfo presenti in quegli anni nel territorio ciancianese, dal 1852 con il consolidarsi della produzione mineraria avvenne un discreto sviluppo economico e sociale, con la realizzazione di importanti servizi di tipo collettivo, quali l’acquedotto nel 1902 e la rete fognaria nel 1914, difficilmente riscontrabili in altri agglomerati urbani. 4.3.2 I monumenti30 La Torre dell’Orologio, è stata costruita nel 1908 a cura del Comune, si dice che il disegno della torre sia stato copiato da quello del torre di Palazzo Vecchio in piazza della Signoria a Firenze. Presenta due quadranti a numeri romani, le pietre in tufo arenario di colore giallo, sono perfettamente squadrate ricalcando il tipico stile medievale, la “Scalinata” e i “Casotti” (ambienti rettangolari posti ai lati della Torre dell’Orologio), furono costruiti nel 1920 circa, oggi, assieme alla torre stessa, costituiscono un gradevole a armonico complesso architettonico sito lungo il Corso Vittorio Emanuele, arteria principale di Cianciana. Palazzo De Michele Abatellis, la cui costruzione risale al 1860, presenta un’architettura che è la sintesi tra stili differenti, infatti, nella facciata dell’edificio, ogni piano risponde ai canoni di uno stile diverso. Il piano terra si presenta con delle aperture in stile Neoclassico, il primo piano utilizza degli archi, come cornice delle finestre, in stile Gotico-Normanno, mentre le finestre dell’ultimo piano sono inserite dentro archi in stile Tudor. Palazzo Joppolo, è una costruzione particolarissima che nasce in età saracena, l’edificio, che sorge di fronte alla chiesa madre, un tempo fungeva da torre di avvistamento dalla quale si tenevano d’occhio le terre circostanti. Nel XVII secolo la torre venne trasformata in abitazione, dopo un restauro voluto da Ludovico Joppolo, che, dopo avere ottenuto un titolo di Duca, la utilizzerà come palazzo ducale. 30 Opuscolo: Cianciana, Storia, Cultura e Tradizione (2010), Amministrazione Comunale Cianciana (a cura di). 68 Nella seconda metà dell’Ottocento il palazzo fu acquistato da Vincenzo Di Giovanni, il cui figlio Gaetano, padre del famoso poeta Alessio, ricoprì la carica di sindaco del paese per otto anni circa; lo stesso Alessio nacque in questa casa nel 1872. Palazzo Marino, che nel passato venne utilizzato come sede municipale, fu costruito nel 1908 da maestranze locali, per volere del farmacista Marcello Marino, dal quale il palazzo prese il nome, che fu sindaco del paese nei primi anni del Novecento, oggi lo stesso è sede dell’Unione dei Comuni Platani-QuisquinaMagazzolo, nella stanza di rappresentanza, sul soffitto, si può vedere un affresco che rappresenta la sensibilità civica dei ciancianesi. Museo Civico, costruito in un edificio che una volta era un mulino ad acqua, oggi in disuso, si trova nella piazza della Chiesa del Convento. L’edificio recentemente restaurato, oltre ad essere una testimonianza di notevole interesse architettonico, è stato destinato a museo etno-antropologico che permette la divulgazione e la conservazione delle testimonianze storiche del paese, è promotrice dell’iniziativa l’Amministrazione del Comune di Cianciana che da sempre è attenta e attiva nella promozione del territorio. Grande rilievo, all’interno del museo, è dato alla cultura mineraria e a quella rurale, oltre a quella archeologica, alcuni dei reperti dell’età romana provenienti dalla “Cianciana” di una volta, sono esposti nel Museo Regionale Antonio Salinas di Palermo, gli stessi hanno avuto una grande importanza nella storia della cittadina nei secoli XIX e XX. Questo patrimonio storico-culturale è messo a disposizione non solo dei ciancianesi, che vogliono conoscere le proprie origini, ma anche di tutti quei visitatori che, recandosi a Cianciana, desiderano conoscerne gli aspetti più caratteristici. 4.3.3 Cianciana oggi31 Accanto al museo etno-antropolgico, e in continuità con lo stesso, è posto in essere il museo diffuso, che non è un luogo fisico come tutte le tradizionali strutture museali, ma un modo per conoscere meglio il territorio, il progetto 31 www.cianciana.info (sito internet curato dall’Arch. Paolo Sanzeri). 69 comprende tutto il territorio ciancianese, il visitatore partendo dal luogo del museo etno-antropologico potrà visitare i siti più importanti del paese accompagnato da dei pannelli informativi che incontrerà durante il suo percorso, tali pannelli gli permetteranno di fruire delle bellezze del luogo senza tralasciare alcun aspetto storico e culturale. Attualmente Cianciana è amministrata, dal giugno del 2008, da una Lista Civica, denominata “Insieme per la Città” con a capo il Sindaco Salvatore Sanzeri. La popolazione è di 3.53032 abitanti, anche questo Comune ha vissuto il naturale decremento demografico, vedendo la propria popolazione in fuga verso le ricche Città del nord Italia e altre Città europee e del Continente Americano. Il grafico seguente riporta il flusso della popolazione dall’Unità d’Italia ad oggi33. 8.404 7.703 7.708 7.638 7.003 7.740 7.376 7.306 6.910 6.960 6.303 p o p o l a z i o n e 5.735 5.602 5.126 4.902 5.151 5.103 4.842 4.604 4.202 4.073 3.530 3.501 2.801 2.101 1.401 700 0 1861 1871 1881 1901 1911 1921 1931 1941 1951 1961 1971 1981 1991 2001 2011 anni di riferimento 32 33 Dati aggiornati, a cura dell’ufficio statistico del Comune, al 31/08/2011. Ibidem. 70 Il grafico rileva come nel 2011 la popolazione abbia raggiunto i minimi storici con appena 3.530 unità residenti, però a differenza degli altri Comuni, che hanno costituito l’Unione, Cianciana è stata protagonista di un interessante fenomeno. L’arrivo in paese di molti stranieri, non in cerca di lavoro, provenienti da paesi in via di sviluppo, come si potrebbe pensare quando si fa riferimento alla parola “stranieri”, bensì persone facoltose che cercano dei luoghi tranquilli, lontani dal caos delle grandi città. Costoro trovano in Cianciana il posto dove passare le vacanze in piena tranquillità e perché no andando alla scoperta di luoghi del tutto nuovi, lungi dalle classiche mete turistiche, mai pubblicizzati e poco conosciuti anche dagli autoctoni. Questi stranieri arrivano a Cianciana dalla Francia, dal Regno Unito, dal Belgio, dalla Norvegia, dalla Polonia, dalla Svezia e perfino dalla Russia. Questo fenomeno assieme al fenomeno dell’urbanizzazione secondaria, cioè lo spostamento della popolazione dai piccoli paesi rurali verso centri più grandi come punto di passaggio verso le grandi città del settentrione, tipico proprio del meridione d’Italia, hanno dato vita ad un esempio particolare di “Gentrificazione”: alla popolazione del luogo, in certi quartieri, principalmente nel centro storico, si sostituisce una nuova popolazione di stranieri, che come ricordato sopra sono persone facoltose in cerca di posti tranquilli. Questo fenomeno sta assumendo proporzioni interessanti, mettendo in piedi un vero e proprio business per agenzie immobiliari, agenzie di viaggio, ditte private di trasporto e piccole attività commerciali presenti nel paesino. Il grafico che segue mostra l’aumento delle case acquistate dagli stranieri dal 2007, anno in cui ebbe inizio tale fenomeno, fino ai contratti stipulati nel 201034. 34 Dati dell’ufficio tecnico del comune di Cianciana. 71 Abitazioni acquistate da stranieri 90 A b i t a z i o n i 75 60 51 45 35 30 15 15 6 0 2007 2008 2009 2010 Anni di riferimento Stando ai dati riportati nel grafico, in soli 3 anni c’è stato un aumento delle case vendute agli stranieri del 750% e vista la pubblicità che se ne fa, nei vari siti internet e che gli stessi acquirenti ne fanno nei loro luoghi di provenienza, il fenomeno è destinato ad aumentare portando a Cianciana sempre più persone provenienti da varie parti dell’Europa e del mondo. Viste le proporzioni così grandi, il fenomeno ha suscitato l’interesse dei giornalisti, non solo locali ma anche nazionali, che hanno dedicato a Cianciana alcune pagine di quotidiani importanti, come “Il Sole 24Ore”35, che ha inserito il piccolo paese dell’entroterra agrigentino tra i più importanti siti turistici della costa sud-occidentale della Sicilia. L’economia ciancianese è principalmente basata sull’agricoltura e sulla pastorizia, due settori in grande crisi negli ultimi anni, di recente nascita troviamo alcune “fabbrichette” (nel settore dei mobili, del calzificio, della lavorazione dello zolfo e della lavorazione del marmo) prevalentemente a conduzione familiare, offrendo di conseguenza pochissimi posti di lavoro. 35 Il Sole 24Ore del 29 Agosto 2009. 72 La ricchezza e il benessere che hanno caratterizzato Cianciana, in tutta la prima metà del ‘900, si attribuiscono alle miniere di zolfo, per la cui estrazione era impiegata una buona percentuale dalla popolazione ciancianese. La chiusura di queste cave, ha costretto gran parte dei cittadini, rimasti senza lavoro, ad emigrare. Per quanto riguarda l’agricoltura, i prodotti coltivati sono quelli classici della Sicilia Sud Occidentale, olive, mandorle, uva e agrumi. Da non tralasciare la coltivazione del grano in buona parte del territorio ciancianese, tutto ciò unito all’allevamento di suini bovini e ovini per la produzione di carni e formaggi tipici locali, tra i quali primeggia la ricotta. 4.4 San Biagio Platani: le origini36 Il 3 ottobre del 1635 Giovan Battista Gerardi ottenne la Licentia Populandi al costo di 200 onze. È questa la data che segna la fondazione di San Biagio, a cui successivamente è stato aggiunto nel 1863 il nome Platani per distinguerlo dagli altri centri che esistono in tutta Italia. Il contesto storico, caratterizzato dall’emigrazione verso le Americhe e dalla marginalizzazione dell'isola, portò la popolazione isolana a ripiegare nella sua più tradizionale economia; da qui l'agricoltura estensiva, attraverso il popolamento dei feudi. Ma la fondazione di agglomerati urbani aveva anche altre finalità legate al prestigio dei feudatari: infatti, un villaggio con più di 80 persone dava al principe il diritto di un seggio al parlamento oppure ad un voto in più, oltre al potere sui sudditi attraverso la facoltà di amministrare la giustizia entro il proprio feudo. Il feudo di San Biagio inizialmente era composto dalle terre di San Biagio, Gialdonieri e Mandralia. Ma nel 1660 è stato poi aggiunto il feudo di Ragattano, grazie ad una permuta effettuata dai Feudatari Ioppolo e Gianguercio; il feudo era così composto da 1830 salme. 36 Sanbiagioplatani.com storia, cultura e sposrt del paese degli archi di Pasqua. 73 Il centro abitato si sviluppò fin dall'inizio intorno alla Chiesa Madre e al Palazzo Ducale. Venne stabilito un tracciato ad impianto ortogonale, il cui asse principale è il corso Umberto I, che allora era denominata strada Piazza. Per quasi tutto il XIX secolo la strada viene bloccata dalla piccola chiesa del Purgatorio, poi demolita alla fine del secolo. Il punto centrale della via, localizzato nella chiesa Madre rappresenta il baricentro dell'assetto, da cui parte l'altro asse principale che è l'odierna viale della Vittoria già strada Chiarenza. Di fronte al Palazzo Ducale parte parallelamente via Veneziano. Il popolamento avvenne con un andamento costante, e già nel 1653 il paese contava circa 300 abitanti ma nel corso del XVIII secolo la crisi produttiva e il sistema politico istituzionale troppo vecchio, determinarono una flessione nell'andamento demografico. Grave problema era rappresentato dalla produzione monoculturale, la cui mancata produzione di un anno creava carestie: nel settecento se ne verificarono tre e per farvi fronte fu chiamato Agesilao Bonanno, che poi sarebbe diventato signore della terra di San Biagio, in qualità di Vicario per la incetta dei frumenti. La decadenza delle famiglie nobili siciliane non risparmiò neanche quella del signore di San Biagio che, trasferitosi nella villa della Noce a Palermo, con una serie di contratti redatti alla fine del '700 consegna in gabella tutti i possedimenti. Il 1812 segna la fine della feudalità. L'economia del paese si base sempre sull'agricoltura con una distribuzione di seminativi, giardini, mandorleti, oliveti e vigneti, l'avvento dei pistacchieti si ha probabilmente nella metà del 1800. San Biagio è un paese dell'entroterra agrigentino, a 38 chilometri dal capoluogo, situato sul medio versante di una collina che culmina in contrada Garipi e digrada verso il Platani. Il centro storico è tagliato in due dal corso principale, su cui convergono, in direzione ortogonale, le altre vie dell'abitato. Le sue origini risalgono al 1635, anno in cui Giovanni Battista Gerardi ottenne la "licentia populandi". Gaetano Di Giovanni, nella sua opera "Notizie storiche su Casteltermini e il suo territorio", attribuisce a Mariano Gianguercio, nel 1648, la fondazione dell'insediamento urbano, tenendo conto che nel "Cedolario dei feudi della Val di Mazara", comincia proprio allora ad essere citata 74 la "terra di San Biagio". La "licentia" fa invece supporre che l'abitato abbia iniziato a svilupparsi alcuni anni prima, con poche case attorno ad una piccola chiesa. Il paese è conosciuto per le sue tradizioni popolari e per il folklore che esalta in maniera originale alcune ricorrenze religiose di particolare rilievo ma la manifestazione più singolare che richiama ogni anno una massiccia presenza di visitatori, è certamente quella di Pasqua, la tradizione degli archi, che ormai caratterizza l'identità del comune, con origini remote. Essa risale alla seconda metà del Seicento, in epoca immediatamente successiva alla fondazione del paese. Una tradizione secolare che si riallaccia al significato della ricorrenza: l'evento della Resurrezione sottolineato dall'incontro tra il Cristo e la Madonna, sotto gli Archi di trionfo, in un tripudio di folla esultante. La manifestazione si concretizza in una vera e propria competizione tra due confraternite rivalí. Madunnara e Signurara si confrontano in una gara di reciproco superamento ma in questi ultimi decenni la festa degli Archi di Pasqua ha avuto un'evoluzione che le ha conferito un grande effetto spettacolare, al punto da richiamare la curiosità degli studiosi delle tradizioni popolari che hanno scritto pagine interessanti, ricche di documentazioni fotografiche. Inizialmente venivano eretti soltanto i due archi centrali, con i telai triangolari di ferle e con gli intrecci di canne decorati con ciambelle di pane ed orlati di arance. Ora, partendo da questi due elementi originari, posti l'uno di fronte all'altro davanti al sagrato della Chiesa Madre, si sviluppa nei due sensi per un lungo tratto del corso principale una scenografia che si conclude con i due prospetti di accesso. L'uno e l'altro riproducono opere architettoniche spesso realmente esistenti. Ma la bravura degli esecutori si manifesta nell'attenta ricerca dei particolari, nella tecnica raffinata che esalta persino i dettagli dai singolari effetti plastici e figurativi. Cupole, campanili, volte, rosoni, fatti di canne e di salice, originali lampadari - le nimpe-realizzati con datteri, fontane zampillanti con, al centro, veri e propri monumenti di grande efficacia comunicativa, mosaici raffiguranti episodi 75 evangelici, creati con i prodotti offerti dalla natura e poi il pane, che assume forme di notevole forza espressiva e costituisce l'elemento essenziale dell'addobbo. La preparazione dura almeno due mesi e coinvolge artigiani, casalinghe, operai e professionisti, giovani e anziani, tutti animati da un impegno collettivo, ma schierati su fronti contrapposti. Una competizione però solo apparente, perché il giorno di Pasqua la conflittualità si attenua e scompare del tutto per lasciare il posto alla comune soddisfazione di avere ancora una volta risposto alle attese dei visitatori. La Festa degli Archi di Pasqua di San Biagio, per la sua peculiarità, è una delle più significative espressioni della creatività popolare dell'Isola. 4.4.1 Gli antichi Palazzi ed Edifici Religiosi37 Il Palazzo Ducale che è datato nel periodo del ducato di Don Agesilao Bonanno, 1750, fa risalire la propria struttura originaria ad alcuni documenti storici. In particolare, da alcuni documenti che riportano dei lavori di ampliamento, si deduce che la casa si sviluppava su due piani intorno ad un baglio, ancora visibile; il piano superiore era adibito ad abitazione ducale con sei camere, balcone e terrazza; il piano inferiore era invece adibito all'amministrazione del feudo, con annesse le carceri, fino a pochi anni fa individuabili nel circolo "Tiro a Volo". Il materiale della costruzione è stato estratto dalla stessa cava utilizzata per la costruzione della chiesa Madre. La Chiesa Madre risale all'epoca della fondazione del paese intorno al 1635. Nel corso degli anni questo edificio religioso ha attraversato numerose vicende costruttive terminate con l'ultimo restauro datato 8 agosto 2002. Le prime documentazioni scritte risalgono al 1678 in cui si parla della prima visita del Vescovo di Agrigento Don Francesco Rihini. Da tale documento si deduce che la chiesa era composta dall'altare maggiore e da due soli altari laterali. Intorno agli anni del 1760 la chiesa, sotto la guida dell’Arciprete Ignazio Reitano, risultava troppo piccola per le esigenze dei fedeli, da qui l'incarico di 37 Ibidem. 76 ampliarla. Il progetto, che prevedeva l'ampliamento della parte posteriore mediante la costruzione del transetto, del presbiterio con abside circolare, di due cappelle con abside e della cupola sorretta da quattro pilastroni, fu affidato all'architetto Castagna. L'inizio dei lavori avviene nel 1764 e nel corso degli stessi si riscontrano molti problemi, sono così nominati altri architetti di Palermo per correggere gli errori del progetto. La data della fine dei lavori è il 1779 ma da questo momento la chiesa subì un veloce declino e l'aspetto attuale è dovuto all'intervento di fino 800 ad opera dell'arciprete Carlo Conte. In questa fase si ampia la chiesa fino ad assumere l'impianto basilicale e tre navate che oggi possiamo vedere; l'ultimo intervento si ha nel 1950 nel quale fu demolita la facciata ottocentesca per far posto alla struttura attuale. La Chiesa del Carmelo risale agli inizi del XVIII secolo, il prospetto era a capanna, affiancato da un campanile oggi sostituito da una costruzione moderna negli anni '70. L'interno ad abside è caratterizzato da uno stile corinzio, sulle cui pareti laterali sono affissi pregevoli quadri, il tutto caratterizzato da una fitta decorazione neoclassica. Un’ultima costruzione di interesse storico, che si trova nel famoso quartiere di San Domenico, è l’Ospizio dei Cappuccini, Casa natale di “Padre Fedele Tirrito di San Biagio, poeta della parola e del pennello”. Nel Quartiere di San Domenico venne costruita la Chiesa del Purgatorio nel 1825, per poi essere abbattuta alla fine del 1800, in quanto pericolante. 4.4.2 San Biagio Platani oggi38 Anche San Biagio Platani, come gli altri Comuni dell’Unione dei Comuni “Paltani-Quisquina-Magazzolo”, è amministrata da una Lista Civica, a seguito delle elezioni tenutesi il 29/30 maggio del 2011, tale lista denominata: “Lista Bene Comune” vede come capo dell’Amministrazione il Sindaco Filippo Bartolomeo. 38 www.sanbiagioplatani.it 77 Questo piccolo centro dell’entroterra agrigentino, che sorge su una collina e si allunga fin verso il fiume Platani, con i suoi 42 Kmq, ha una popolazione di 3.547 abitanti39, che, come mostra il grafico seguente, è stata in netto rialzo fino agli inizi degli anni 80 del novecento. 6.303 5.602 5.513 5.266 5.036 4.902 5.072 4.836 4.652 p o p o l a z i o n e 4.202 4.060 4.193 4.128 3.785 3.547 3.501 3.303 2.795 2.801 2.294 2.410 2.101 1.401 700 0 1861 1871 1881 1901 1911 1921 1931 1941 1951 1961 1971 1981 1991 2001 2011 anni di riferimento Ma anche questo Comune, come mostra il grafico, ha assistito, seppur con un ventennio circa di ritardo rispetto ad altri Comuni siciliani in generale, alla fuga della propria popolazione verso le grandi città del nord Italia e dell’Europa. L’economia di San Biagio Platani oggi si basa principalmente sull’agricoltura, possiamo trovare bellissimi agrumeti, la posizione strategica della zona rende il frutto di ottima qualità, ambito a livello nazionale ed internazionale, nel periodo della fioritura è possibile sentire in tutta la zona quell'intenso profumo di zagara caratteristico degli agrumi. Le qualità presenti sono: Sanguinello, Maniglio, Brasiliano, Brasiliano Novellino, Washington Navel, Mandarino, Cedro, Pompelmo. 39 Dati aggiornati, a cura dell’ufficio statistico del Comune, al 31/12/2010 78 Assieme agli agrumeti, nel territorio sanbiagese, è possibile vedere gli uliveti con le varietà: Biancolilla, Carolea, Nocellara del Belice. Il metodo di raccolta usato nella zona, rende l'olio sambiagese uno dei più pregiati. Fedeli alle antiche tradizioni la raccolta avviene a mani nude, permettendo così di non danneggiare la pianta. Il breve tempo che passa dalla raccolta alla molitura e le tecniche di pulitura utilizzate, rendono un olio a bassissima acidità. Infatti, oltre alla pulitura nel frantoio, le olive vengono preliminarmente pulite e defogliate dagli agricoltori stessi nei momenti successivi alla raccolta. Infine si possono trovare i pistacchieti con la varietà Cappuccio, per la conformità del territorio di questo Comune è possibile trovare questa pianta in tutta la zona. La qualità presente, molto pregiata, ben si presta per le decorazioni dolciarie e il gelato artigianale, a differenza del pistacchio turco quello della zona sanbiagese presenta una forma più allungata e un colore verde intenso. Dopo la raccolta, il frutto viene smallato con apparecchiature meccaniche e lasciato asciugare al sole per 4-5 giorni, dalla smallatura si ottiene il frutto in guscio pronto per essere sgusciato e mangiato. 4.5 Santo Stefano Quisquina: le origini40 Il Paese si trova nella maestosa e amena valle del Magazzolo. Sorge a 732 metri sul livello del mare e dista 73 chilometri da Agrigento. Il territorio ricco di acque e di terre fertili ha subito diverse dominazioni e civiltà (sicane, musulmane, normanne, austriache e spagnole) ma i primi dati certi risalgono al 1729 quando il paese venne dedicato a S. Stefano, probabilmente perché l’area è coronata da monti, derivando dal greco “STEFANOS” che vuol dire corona. Prima della sua fondazione, alcuni documenti attestano l'esistenza di un casale Sancti Stephani appartenuto, già nel X secolo alla famiglia Sinibaldi. Il primo signore di Santo Stefano, di cui sappiamo il nome, fu Giovanni di Caltagirone, che visse ai tempi del regno di Federico II di Aragona (1296-1337). 40 Santo Stefano Quisquina, Chillura C. Rizzo G. (a cura di), Bonfardino Palermo, 1995; Santo Stefano Quisquina, cara medaglioni nel tempo, Reina G. (a cura di), Bonfardino Palermo 1990. 79 A Giovanni successe il figlio Nicola, che viene ricordato per avere edificato un fortilizio a protezione del nuovo casale; ad Antonio Caltagirone seguirono Giovanni e Ruggero Sinibaldi. Quest'ultimo, Ruggero Sinibaldi, che era sposo di Maria Guiscarda, parente di Ruggero II, re dei Normanni, si ribellò al re Martino d'Aragona ed i suoi beni furono confiscati e devoluti alla Reale Corona; dal matrimonio di Ruggero e Maria nacque Rosalia, proclamata santa e patrona del paese. Nel 1396 divenne signore del paese Guiscardo de Agljs. Questa famiglia mantenne il potere in città sino al 1504 quando l'ultima erede, Giovanna, andò in sposa a Giovanni Larcan e i Larcan divennero i nuovi baroni del territorio. Nel 1549 Vincenzo Larcan vendette la baronia e gran parte dei suoi beni al Protonotaro del Regno di Sicilia, Alfonso Ruiz, che fece dono della baronia alla madre Elisabetta nel 1574, essendo, questa, moglie di Carlo Ventimiglia. Nel 1599 ogni diritto transitò alla famiglia Ventimiglia e Pietro Ventimiglia (figlio di Elisabetta e Carlo) fu investito della baronia il 16 settembre 1599. Intanto il casale andava trasformandosi in un vero paese. I Ventimiglia dominarono a lungo, sopravvissero anche ad eventi luttuosi, il paese, che assunse definitivamente la denominazione di S. Stefano Quisquina il 4 gennaio 1863, ebbe un particolare sviluppo sotto Giuseppe Emanuele Ventimiglia. Sono da visitare le belle costruzioni del Settecento e in particolare e la Chiesa Madre del XVI secolo dedicata a S. Nicola di Bari che conserva un Crocefisso ligneo intagliato, la Chiesa del Santuario di Santa Rosalia, posto in luogo ameno, ricco di vegetazione e situato tra i monti Cammarata e delle Rose. Insigni sono le architetture urbane come il Palazzo Baronale dei Ventimiglia del 1745 e la splendida Fontana del XVIII secolo sita in piazza Castello. 4.5.1 Gli edifici religiosi41 La Chiesa Madre, del XIV Secolo, riassume la storia di tutta la comunità stefanese poiché conserva le maggiori opere artistiche e soprattutto custodisce il gran patrimonio spirituale legato alle tradizioni e alla devozione verso i suoi Santi. 41 Ibidem. 80 La chiesa rappresenta per gli abitanti di Santo Stefano Quisquina qualcosa di più di un semplice edificio, poiché dentro ed intorno vi si svolge da secoli la vita degli stefanesi. Da antichi documenti risulta che la chiesa di S.Nicola (il cui culto era molto diffuso all' inizio del millennio) fosse già esistente nel XII secolo, ma la tradizione vuole che la chiesa madre sarebbe stata fondata nel XIV secolo per volere di Federico Chiaramonte. Costruita in un'area franosa e ricca di sorgenti, la chiesa è stata più volte sottoposta a restauri e rifacimenti: nel '500 dalla famiglia Ruiz mentre nel '700 fu ricostruita così come appare oggi sotto la direzione di Padre Ignazio Traina e per volontà del principe di Belmonte G.E. Ventimiglia. La chiesa è stata consacrata il 4 settembre 1774 dal vescovo di Girgenti Mons. A. Lanza, ad abbellirla furono i fratelli Manno pittori di notevole fama. In occasione dell'elevazione a Santuario la chiesa ha visto l'ultimo restauro che ha aggiunto alle numerose opere d'arte già presenti alcune più recenti di fattura stefanese. L'Impianto basilicale è a 3 navate divise da due file di 4 colonne di ordine dorico, la navata centrale ha copertura a botte ed è più alta e più lunga delle laterali; il presbiterio è rialzato termina con un abside semicupolato mentre le navate laterali terminano con una volta absidale. Il prospetto, molto semplice quasi da voler nascondere la ricchezza dell'interno, è impreziosito da un portale in pietra scolpito ed arricchito da teste d'angelo ed al centro da rami di palma e ulivo. Dall'ottobre del 1987 con la santificazione del domenicano stefanese Giacinto Giordano la chiesa è stata proclamata Santuario. Chiesa di San Francesco di Sales oppure Oratorio delle cinque Piaghe, vero e proprio gioiello dell'architettura sacra stefanese, è stata costruita intorno al 1580 ed è impreziosita da pregevoli stucchi nella volta del presbiterio e dal marmoreo altare maggiore del 1760 (nel paliotto le cinque piaghe sono rappresentate da altrettanti pezzetti di marmo rosso). Opere presenti: tela di S. Francesco di Sales del '700; nelle cappelle laterali S.Anna e la Madonna del Rosario del 1781; la Madonna Addolorata, scultura lignea del Pennino 1770, sul presbiterio una tela di Gesù Risorto e Gesù 81 Crocifisso, infine nell’altare maggiore la Deposizione del Cristo dalla Croce scultura lignea del '700. Chiesa di Sant'Antonio Abate o del Purgatorio, fondata nel 1708, questa chiesa, di San Antonio Abate ad unica navata con volta a botte, è ricca di opere provenienti dal vicino ex convento di S. Domenico (oggi palazzo municipale). Le opere, tutte datate intorno al '500 e '600, sono: un crocefisso ligneo del '700, una statua della Madonna Immacolata sorretta dagli Angeli del '700 e una statua di San Antonio Abate rivestita d'oro zecchino del '600. Chiesa di San Calogero. A quota 967 m s.l.m. sorge la cinquecentesca Chiesa di San Calogero del XIX Secolo, sul pizzo dell'omonimo monte, più volte restaurata, l'ultima volta negli anni '80. Raggiungibile attraverso una stradella nel bosco, si può scorgere una splendida chiesetta che il punto silenzioso, elevato e panoramico la rende particolarmente suggestiva. All'interno troviamo: il busto di bronzo del Santo ed un altare con un bassorilievo raffigurante S. Calogero che guarda la montagna e due tele raffiguranti alcuni momenti della vita del Santo. L'Eremo di Santa Rosalia alla Quisquina42, immerso in un secolare querceto rivolto a Nord che ragionevolmente è all’origine del nome Quisquina, dall’arabo koskin=oscuro. Il culto ha avuto origine nel 1624 al ritrovamento della grotta e dell'epigrafe che testimoniò la presenza in eremitaggio di Santa Rosalia. Il complesso di edifici si è sviluppato gradualmente addosso alla montagna formando un insieme di costruzioni che sono un mirabile esempio di architettura integrata nell’ambiente naturale; all’interno, nonostante le ripetute violazioni, sono presenti affreschi, tele, arredi sacri, un ricco archivio, e soprattutto un altare in marmi policromi costruito a mosaico, opere realizzate da artisti di notevole spessore (Filippo Pennino, i fratelli Manno, Federico Panepinto, i fratelli Musca); la Chiesa è arricchita anche da opere di artisti locali. I festeggiamenti in onore della “Santuzza”, (come gli abitanti del posto amano chiamare Santa Rosalia), 42 Santa Rosalia, Reina G. (a cura di), S.T. ASS. Palermo, 1987; l’Eremo della Quisquina, Reina G. (a cura di), Bonfardino Palermo, 1994. 82 avvengono nel mese di Giugno. Accanto all'eremo si trova l’affascinante grotta in cui, secondo la tradizione, visse per qualche tempo Santa Rosalia. 4.5.2 Feste Religiose43 San Calogero. A S. Stefano Quisquina si festeggia la sera del 17 e il 18 giugno. Dopo il Vespro il simulacro del Santo è portato a spalla dai fedeli dalla Chiesa Madre fino alla caratteristica chiesetta in cima al monte omonimo distante 3 km dal paese, preceduta da una lunga schiera di ragazzi che recano delle improvvisate fiaccole di disa (ampelodesma). All’arrivo in cima ai pellegrini viene offerto del pane benedetto di svariate forme, ricotta, patate bollite, uova sode e vino. I devoti pernottano sul pizzo ed al mattino seguente la processione ritorna in paese, dove continuano i festeggiamenti. La prima domenica del mese di giugno si festeggia Santa Rosalia. La festa in suo onore viene effettuata dal 1624, dalla scoperta della grotta che ospitò la giovanissima eremita "Rosalia Sinibaldi", fuggita dalla vita mondana per dedicarsi a Dio, per ben dodici lunghi anni (1150 - 1162). Il programma alterna in 5 giorni, momenti di grande intensità religiosa (il busto con le reliquie viene portato in processione per il paese) a momenti di svago con tradizionali giochi in piazza, gruppi folkloristici e cantanti. Il martedì, una processione di fedeli accompagna l'argenteo busto della “Santuzza” dalla Chiesa Madre fino all'Eremo attraverso un suggestivo percorso tra campagne ed il secolare bosco della Quisquina. Il simulacro è portato a spalla dai devoti provenienti da varie località della Sicilia preceduti da un centinaio di cavalieri che, con i loro migliori cavalli dalle ricche bardature, danno vita alla tradizionale cavalcata. All'arrivo al Santuario, dopo la Messa, è tradizione consumare un ricco pranzo a base di carne di agnello arrostita nel bosco circostante. Nel tardo pomeriggio, un lungo corteo di fedeli in macchina scorta il ritorno della “Santuzza” sino all'entrata del paese, dove si ricompone la processione guidata dai cavalieri, per condurre l'argenteo busto sino alla Chiesa Madre. 43 Santo Stefano Quisquina, Chillura C. Rizzo G. (a cura di), Bonfardino Palermo, 1995. 83 4.5.3 La Serra Quisquina, breve storia della “Santuzza”44 Una notte buia, per evitare che anche la più fioca luce svelasse a qualcuno la sua presenza rendendo vano il suo progetto di vita nascosta, con il solo chiarore delle stelle a guida dei suoi passi, la vergine palermitana si diresse verso un monte sulla Serra Quisquina. Non volle portare con sé altre cose se non gli oggetti più cari: una piccola croce d'argento e una corona per il Rosario, di cui sono stati ritrovati alcuni grani, accanto alle reliquie del suo corpo, ora custoditi nella cappella del Tesoro della cattedrale di Palermo. Si rifugiò in una piccola caverna aperta nella roccia sul fianco nord della Serra Quisquina, una catena montuosa nelle Madonie che separa la provincia di Palermo da quella di Agrigento. Era un luogo buio e umido, incuneato tra due poggi: il monte Cammarata ad est e il monte delle Rose ad ovest, un angolo di terra così nascosto tra i boschi che i saraceni lo avevano appena chiamato Quisquina. L'anfratto scelto per ritirarsi in preghiera e castità era poco più di un cunicolo, al quale si poteva accedere solo se inchinati. All'interno la caverna era piccola e buia e formava alcune cellette anguste collegate tra loro da stretti corridoi. In quella grotta remota, protetta da una fitta vegetazione e nascosta nel cavo della roccia, nessuno poteva accorgersi della sua presenza, così Rosalia poté trascorrere in assoluta solitudine dodici lunghi anni di esilio volontario, dedicandosi esclusivamente alla preghiera e all'ascetismo. 4.5.4 San Giordano (Giacinto) Ansalone45 La data in cui viene celebrato è il 17 novembre mentre in Sicilia è ricordato il 19 novembre. Nel 1625, raggiunta a piedi Siviglia, partì per le missioni, dopo una sosta di circa un anno in Messico, attraverso il Pacifico, nell’estate del 1626, raggiunse le Isole Filippine. Spese dapprima due anni tra i Filippini, a Cagayan, nel nord dell’isola di Luzon, poi visse per quattro anni tra i Cinesi d’una colonia del sobborgo di Binondo, a Manila, nella Parrocchia e all’Ospedale S. Gabriele, 44 Santa Rosalia, Reina G. (a cura di), S.T. ASS. Palermo, 1987; l’Eremo della Quisquina, Reina G. (a cura di), Bonfardino Palermo, 1994; Santo Stefano Quisquina – Santa Rosalia Sinibaldi, Guggino G. (a cura di), biblioteca comunale di Santo Stefano Quisquina, 2004. 45 San Giordano Ansalone da Santo Stefano Quisquina, autori vari, S.T. ASS. Palermo, 1995. 84 costruito per loro. Studiò a fondo la lingua, la mentalità e i costumi de Cinesi, dimostrandosi vero antesignano d’inculturazione e precorritore del dialogo con i non credenti. A tale scopo scrisse anche un’opera, irrimediabilmente perduta, in cui raccoglieva le principali credenze religiose e idee filosofiche dei cinesi, discutendole con i dati della fede e della dottrina cattolica, per un confronto chiarificatore. Nel 1632, mentre infuriava la persecuzione, si recò in Giappone, travestito da mercante, per recare aiuto e conforto: per un anno fu Vicario Provinciale di questa missione. Gravemente ammalato nell’isola di Kyushu, “impetrò dalla Vergine Maria di essere guarito fino a quando non lo avessero ucciso per Cristo”. Incarcerato il 4 agosto 1634, fu sottoposto a inaudite torture. 4.5.5 Santo Stefano oggi46 Santo Stefano Quisquina è una terra ricca di artisti, sebbene sia difficile comprendere i motivi di un così alto numero di creativi, certamente, avranno avuto un ruolo determinante il fascino dei paesaggi, il silenzio profondo delle notti e le aspre pietre dorate delle grandi montagne che la circondano. A S. Stefano luogo silenzioso e appartato, vivono pittori, scultori e poeti di qualità; queste persone amano l’arte in modo genuino e sincero non lasciandosi sedurre dai miti metropolitani, ma non per questo soffrono condizioni d’isolamento e separatezza culturale. Santo Stefano Quisquina, amministrata da una Lista Civica, dal giugno del 2008, “Nuovi Orizzonti” guidata dal Sindaco Stefano Leto Barone, con i suoi 4.91547 abitanti è l’unico dei cinque comuni dell’Unione, “Platani-QuisquinaMagazzolo”, a non aver subito dei flussi migratori importanti, come ci mostra il grafico che segue. 46 47 www.santostefanoquisquina.net (sito internet curato da Giuseppe Capobianco). Dati aggiornati, a cura dell’ufficio statistico del Comune, al 31/08/2011. 85 9.104 8.404 8.015 8.009 7.703 7.003 6.577 p o p o l a z i o n e 6.315 6.303 5.602 6.087 5.464 6.485 6.196 5.897 5.647 5.902 5.823 5.628 5.405 4.915 4.902 4.202 3.501 2.801 2.101 1.401 700 0 1861 1871 1881 1901 1911 1921 1931 1941 1951 1961 1971 1981 1991 2001 2011 anni di riferimento Il grafico ci mostra che ci sono stati due picchi, verso l’alto, della popolazione negli anni dal 1911 al 1921, per qualche anno successivo ci sono stati alti e bassi, dal 1961 assistiamo ad un lento decremento della popolazione ma con percentuali annue che non superano l’8% di diminuzione rispetto all’anno precedente, come invece si è verificato negli altri comuni, dell’Unione, che hanno visto la popolazione decrescere con percentuali importanti48. Il territorio di Santo Stefano Quisquina, posto nel cuore dei Monti Sicani, rappresenta un’isola felice per l’abbondanza di acqua e la particolarità del paesaggio, che è, in gran parte, adibito a pascolo; non mancano, ovviamente, l'attività artigianale e l’agricoltura. La particolarità del territorio montano e le ideali caratteristiche climatiche della zona della Quisquina, hanno da sempre favorito l’allevamento zootecnico, soprattutto di ovini, caprini e bovini; da secoli infatti la pastorizia rappresenta la principale fonte economica del paese. 48 Le percentuali più alte per la diminuzione della popolazione, dal 1961 ad oggi, si registrano a Cianciana con -54% e Alessandria della Rocca con -46%, segue San Biagio Platani con -30% e Bivona con -25% infine Santo Stefano Quisquina con -23%. 86 La storicità di Santo Stefano Quisquina, viene comprovata da antichi documenti cartacei e ribadita, peraltro, dalla “memoria storica” tutt’oggi presente nella comunità del luogo, soprattutto dalla testimonianza di tanti anziani che hanno lavorato nel settore fin dagli inizi del secolo. Essi ed i quali riferiscono di aver imparato le antiche tecniche di lavorazione da persone che generazionalmente le avevano apprese e tramandate. Il tipico formaggio di Santo Stefano Quisquina da sempre si ottiene caseificando latte di pecora a volte unito a delle piccole e varibili percentuali di latte di vacca; questa caratteristica non va vista come una variante agli standard produttivi del formaggio pecorino siciliano, ma come una semplice continuazione delle antiche tipologie degli allevamenti feudali presenti in zona, nei quali spesso erano presenti contemporaneamente, e lo sono tutt’oggi, ovini e bovini. Nella realtà pastorale in cui si è vissuto fino a qualche decennio fa, infatti, pur caseificando con tecniche ed utensili uguali bisognava soddisfare condizioni assai diverse da allevamento ad allevamento, tali da ottenere un formaggio spesso disomogeneo per pezzatura e forma, ma dal gusto inconfondibilmente marcato. Le particolarità che hanno da sempre contraddistinto il formaggio di Santo Stefano Quisquina, infatti, non vanno identificate semplicemente nell’aspetto visivo, ma vanno ricercate nel particolare gusto ed aroma legato ai pregiati pascoli di montagna, all’utilizzo di tradizionali tecniche casearie e all’utilizzo di acqua di sorgente. La sua forma è tipicamente cilindrica, con la faccia superiore concava, la lavorazione aziendale ed artigianale del prodotto fanno si che la pezzatura e l’altezza del formaggio siano variabili, dipendentemente dal quantitativo di latte lavorato giornalmente, la crosta, di color bianco-paglierino, è contraddistinta dai segni impressi dal “precentino di junco”, in cui il formaggio viene lavorato e da cui lo stesso prende la forma. Un altro settore importante per il comune dei Monti Sicani è l’agricoltura con la produzione delle mele, che, nasce dalla volontà e dal coraggio di decine di agricoltori che da pochi anni hanno puntato i propri sforzi economici e professionali sulla coltura del melo. Troviamo più di cento ettari di superficie coltivata e una produzione di oltre 20.000 quintali di frutto all’anno, che 87 rappresentano una realtà produttiva che, in poco tempo, ha raggiunto un fatturato annuo di circa un milione di euro. 88 CAPITOLO QUINTO UN CONFRONTO TRA L’UNIONE DI COMUNI “PLATANI-QUISQUINAMAGAZZOLO” E L’UNIONE DI COMUNI “BASSA ROMAGNA” (EMILIA ROMAGNA) Introduzione L’Unione “Platani-Quisquina-Magazzlo” è nata nel 2004 ed è composta da 5 comuni: Alessandria della Rocca, Bivona, Cianciana (comune capofila), San Biagio Platani e Santo Stefano Quisquina, con una popolazione complessiva di 19.010 abitanti, tutti comuni appartenenti alla Provincia di Agrigento. In questo capitolo l’Unione viene messa a confronto con l’Unione “Bassa-Romagna”, nata nel 2008, composta da 9 comuni: Alfonsine, Bagnacavallo, Bagnara di Romagna, Conselice, Cotignola, Fusignano, Lugo (comune capifila), Massa Lombarda Sant’Agata sul Santerno, con una popolazione complessiva ci circa 100.000 abitanti, tutti comuni facenti parte della provincia di Ravenna. I criteri che hanno guidato la scelta di questo confronto sono i seguenti: a) criterio dimensionale, contrapponendo all’Unione “Platani-Quisquina- Magazzolo”, di piccole dimensioni per i comuni aderenti (5) e il numero di popolazione (19.000 abitanti), l’Unione “Bassa-Romagna” di grandi dimensioni per numero di comuni che l’hanno costituita (9) e per la popolazione che è 5 volte di più (100.000 abitanti) dell’Unione di Comuni Agrigentina; b) criterio spaziotemporale, vista la differenza di contesto politico-sociale delle due Unioni, quella della Sicilia da sempre regione “bianca” nata nel 2004 e quella dell’Emilia Romagna, regione “rossa” per eccellenza assieme alla Toscana, nata nel 2008 ma con un’esperienza di attività associativa decennale49, ovvero preesistente dal 2000 come AIC (Associazione Inter-Comunale) con 10 comuni aderenti; c) il criterio 49 L’Unione “Bassa-Romagna” è nata nel 2000 come AIC (Associazione Inter-Comunale), ed è rimasta tale fino al 2007, vantando addirittura ben dieci comuni aderenti, uno in più degli attuali nove. I punti di forza del distretto della Bassa Romagna sono costituiti dall'importanza e dalla diversificazione dell'industria manifatturiera; dalle potenzialità della filiera agroalimentare; dalla competitività del sistema logistico dovuta alla sua posizione baricentrica rispetto alle grandi arterie di comunicazione; dalla particolare vocazione commerciale incardinata sui centri storici e sui mercati; dall'equilibrio architettonico e dall'assenza di fenomeni di congestionamento urbano; dalla presenza di risorse paesaggistiche e naturali; da un'importante tradizione storica ed artistica; da una spiccata vitalità culturale; dalla qualità delle produzioni tipiche; da una consistente dotazione di servizi educativi, sociali e sanitari. 89 dell’omogeneità politica dei Comuni dell’Unione agrigentina50 contrapposta alla disomogeneità di quelli dell’Unione ravennate51; d) il criterio che riguarda i servizi gestiti ed erogati dalle due Unioni. 5.1 I numeri L’Unione di Comuni “Bassa-Romagna52,” comprende 9 comuni per un territorio di circa 480 Kmq e una popolazione che si aggira intorno ai 100.000 abitanti, con una densità di 208 abitanti per Kmq. L’Unione di Comuni “PlataniQuisquina-Magazzolo” comprende 5 comuni per un territorio di circa 314 Kmq e una popolazione di 19.000 abitanti con una densità di circa 61 abitanti per Kmq. Questa è la prima grande e importante differenza, l’Unione di Comuni siciliana ha un territorio di poco più piccolo dell’Unione romagnola ma con una popolazione che è solo un quinto dell’Unione “Bassa-Romagna”; da ciò deriva la bassa densità di popolazione. Un altro importante aspetto che ho potuto evidenziare con i grafici dei flussi di popolazione53, è che gli abitanti dei comuni siciliani, che hanno costituito l’Unione, sono in costante diminuzione con importanti picchi demografici verso il basso, con una media del -35% di abitanti, dal 1961 ad oggi. Situazione inversa si registra nei comuni romagnoli con una costante crescita della popolazione dal 50 I Comuni dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo” sono amministrati da Liste Civiche, prevalentemente composte da partiti del centro sinistra. 51 I Comuni dell’Unione “Bassa-Romagna” sono amministrati: 5 dal centro sinistra e 4 da Liste Civiche. 52 La “Bassa-Romagna”, “una terra di mezzo” tra la costa adriatica e l’Appennino, nel cuore della romagna, è una realtà che, avanzata per indici di sviluppo, livelli occupazionali, coesione sociale, benessere diffuso e qualità della vita, vanta 9 Comuni aderenti, 480 Kmq di superficie, 100.000 abitanti, centri storici di prestigio, importanti siti preistorici ed archeologici, aree naturalistiche, chiese antiche, rocche e ville padronali, vecchi mulini e case rurali, strutture ricettive su tutto il territorio, 7 agriturismi, 26 bed and breakfast, 22 alberghi, una fitta rete di piste ciclabili, 190 Km tra piste e percorsi turistico-ambientali e su strada, un sistema scolastico adeguato, un’ampia e qualificata rete di istituzioni culturali, teatri storici, spazi per la musica, centri aggregativi e sportivi, 18 biblioteche, 14 musei, 1000 eventi l’anno, una rete capillare di servizi sociali e sanitari, 6 centri giovani, 2 strutture ospedaliere specializzate e di eccellenza, 4 centri sociali per anziani, 4 R.S.A., 1 azienda speciale di servizi alla persona, 11 case di riposo, 14 asili nido, 36 scuole materne, un tasso di longevità tra i più elevati in Europa, il 30% delle imprese attive, il 27% degli addetti, un importante distretto manifatturiero, una fiorente agricoltura, numerose aree produttive disponibili. 53 Dati da fonti Istat. 90 1861, anno dell’unità d’Italia, ad oggi con picchi verso l’alto, con una media del +8%, negli ultimi 50 anni. I Comuni siciliani hanno subito lo spopolamento a causa della mancanza di lavoro, ad esempio la chiusura delle miniere di zolfo54 nel Comune di Cianciana, con la conseguente perdita di impiego per la popolazione del luogo; mentre i comuni romagnoli, che hanno costituito l’Unione “Bassa-Romagna” sono stati in grado di attuare delle politiche che consentissero di trattenere al proprio interno la popolazione, lavorando anche sugli immigrati con politiche specifiche non solo per trattenere, ma anche per attrarre questa nuova tipologia di popolazione. Di seguito vengono riportati due grafici dei flussi di popolazione, dal 1961 al 2011, di due Comuni, uno per ogni Unione, che sono esemplificativi da un lato della forte diminuzione e dall’altro, del graduale aumento della popolazione. Cianciana, Comune capofila dell’Unione di Comuni “Platani-QuisquinaMagazzolo”, negli ultimi 50 anni ha fatto registrare una diminuzione del 54%55 della popolazione. 54 Queste miniere, che davano lavoro ad oltre un terzo della popolazione ciancianese, sono state definitivamente chiuse tra la fine degli anni cinquanta e gli inizi dei sessanta, costringendo molta gente ad emigrare, al nord o addirittura in Paesi europei, in cerca di lavoro. 55 Fonte: dati Istat. 91 8.500 8.000 7.740 7.500 7.000 6.500 p o p o l a z i o n e 6.000 5.500 5.126 5.000 5.151 5.103 4.500 4.073 4.000 3.530 3.500 3.000 2.500 2.000 1.500 1.000 500 0 1961 1971 1981 1991 2001 2011 anni di riferimento Fusignano, uno dei 9 Comuni che costituiscono l’Unione di Comuni “Bassa-Romagna”, ha fatto registrare un aumento del 23%56 della popolazione negli ultimi 50 anni. 9.000 8.444 8.500 8.000 7.771 7.892 7.494 7.500 7.000 p o p o l a z i o n e 7.516 6.879 6.500 6.000 5.500 5.000 4.500 4.000 3.500 3.000 2.500 2.000 1.500 1.000 500 0 1961 1971 1981 1991 anni di riferimento 56 Ibidem. 2001 2011 Questi due grafici esemplificano a grandi linee, quello che in generale è successo ai 5 Comuni dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”, per quanto riguarda la diminuzione di abitanti, e ai 9 Comuni dell’Unione “Bassa-Romagna”, per quel che riguarda il graduale aumento della popolazione. L’Unione di Comuni “Bassa-Romagna”, nata nel 2008, è la più giovane delle due considerate. Infatti l’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo” è nata nel 2004. Ma l’Unione romagnola ha una storia decennale perché è nata nel 2000 ed è rimasta in vita fino al 2007 come AIC (Associazione Inter-Comunale). Si è deciso di passare dall’AIC all’Unione di Comuni che, ricordiamo, non è assolutamente una fusione o la trasformazione in un “Super-Comune”, come sottolineano i vari amministratori intervistati, per vari motivi: prima di tutto l’Unione di Comuni è dotata di personalità giuridica, è dotata di organi politici e di risorse proprie (umane, strumentali e finanziarie) ed è in grado quindi di semplificare i processi decisionali, politici e tecnici, e di sfruttare meglio le potenzialità del territorio in termini di rappresentanza, tutela e promozione della comunità di riferimento, e ancora l’Unione di Comuni ha la titolarità di servizi e funzioni cosa che rimane in capo ai Comuni nell’AIC. Avendo l’Unione organi propri, rispetto alle AIC che demandava le decisioni ai Consigli comunali di tutti i Comuni che ne facevano parte, si snellisce l’organizzazione dei servizi gestiti ed erogati da questo Ente territoriale di secondo grado. Queste sono le motivazioni per cui la “Bassa-Romagna” è diventata, a partire dal 2008, una Unione di Comuni. Naturalmente non bisogna tralasciare la normativa, che la Regione Emilia Romagna ha emanato in tale ambito: importante infatti è stata la Legge del 200857. Tale Legge ha in qualche modo “spinto” tutte le AIC a cambiare la loro forma in Unione di Comuni, promettendo maggiori incentivi per i nuovi Enti che venivano a costituirsi, ricordando che l’Unione di Comuni ha un’autonomia finanziaria e organizzativa assente nell’AIC, questa ed altre importanti differenze sono riassunte nella tabella seguente. 57 Legge Regionale dell’Emilia Romagna n. 10/2008, “Misure per il riordino territoriale, l'autoriforma dell'amministrazione e la razionalizzazione delle funzioni”. A.I.C. (Associazione Unione di Comuni Inter-Comunale) Struttura Costi Flessibile: basata su Rigida: vero e proprio Ente convenzioni e soli Locale, cui si applicano le regole regolamenti. dei Comuni. Si appoggia a strutture Maggiori costi: organico, comuni o a Comune bilancio, delibere ecc. capofila. Modalità gestione Collaborazione per la Gestione congiunta e unificata associata gestione associata. di funzioni e servizi. Titolarità servizi e Comuni Unione Numero anche elevato di Pochi Comuni di dimensioni non Comuni, di dimensioni troppo diversi e che siano molto diverse. contermini come stabilito dalle funzioni Target ideale norme di riferimento. Autonomia Assente Presente Personalità Giuridica Assente Presente Capacità decisionale Ogni decisione viene Sui servizi trasferiti decidono gli dell’Ente adottata dai singoli organi dell’Unione. organizzativa e finanziaria Comuni. Finalità principali Strumento di Strumento di riorganizzazione coordinamento Fonte: UNIONI DI COMUNI Le sfide dell’intercomunalità in Emilia Romagna, Gianfranco Balbini, Silvia Borgherini, Cristina Dallara e Lorenzo Mosca, una pubblicazione della Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo, Bologna 2009. Invece l’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo” ha iniziato la propria esperienza sin da subito come Unione di Comuni e come tale si è consolidata in tutto territorio dell’entroterra agrigentino, facendo della promozione del territorio il punto di forza del proprio operato. Con la gestione associata si sono avuti significativi miglioramenti sotto il duplice profilo del contenimento dei costi e dell’efficacia, intesa sia come ottimizzazione dei servizi già erogati, sia come possibilità di fornire servizi aggiuntivi. Più in generale, gli enti collaborando tra loro hanno assunto un peso politico più rilevante nei rapporti con i soggetti presenti sul territorio e con i livelli 94 istituzionali superiori. Questo ambito più esteso consente anche di intercettare maggiori quote di contributi pubblici e privati, da parte dell'Unione Europea. Di quanto appena detto ne sono convinti tutti gli amministratori dell’Unione di Comuni agrigentina, in particolar modo quelli del Comune di Alessandria della Rocca che nel 2008 hanno deciso di non far più parte dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”, ritenendo che per alcuni servizi, gestiti ed erogati in comune ci fosse uno spreco inutile di risorse. Ma questa valutazione si è rivelata senza fondamento per l’efficienza, economicità ed unicità di tutti i servizi affidati all’Ente, perciò Alessandria della Rocca ha poi chiesto di rientrare a far parte dell’Unione dopo due anni di assenza. Ciò conferma che l’Unione è la forma di collaborazione tra Comuni più stabile e con maggiori potenzialità, ha un'organizzazione "snella" al servizio dei Comuni e non è un doppione ripetitivo rispetto ai Comuni. 5.2 I partiti politici nei Consigli delle due Unioni All’interno del Consiglio dell’Unione “Bassa-Romagna”58 abbiamo un 52% dei consiglieri che rappresentano il PD, il restante 48% si divide tra: PRCPDCI, IdV, Sinistra e Libertà, Unione di Centro, Liste Civiche, PdL e Lega Nord. All’interno del Consiglio dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”59 2/3 dei consiglieri rappresentano Liste Civiche, mentre il restante 1/3 rappresenta PD e PdL, i due maggiori partiti politici a livello nazionale. Da quanto appena detto, si evince come l’Unione ravennate si presenta “multicolore”, dal punto di vista politico, rispetto all’Unione agrigentina, ma naturalmente ciò è dovuto alla diversa dimensione dei due Enti. Infatti la “BassaRomagna”, con i suoi nove Comuni aderenti, ha un numero di consiglieri che è 58 Il Consiglio dell’Unione “Bassa-Romagna” è formato da 31 consiglieri, secondo quanto disposto dallo Statuto di tale Ente. 59 Il Consiglio dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo” è formato da 15 consiglieri, secondo quanto disposto dallo Statuto di tale Ente. 95 più del doppio (31)60 dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo” che di consiglieri ne ha 15, 3 per ogni Comune aderente61. Sia l’omogeneità ma soprattutto la disomogeneità, per quanto riguarda i partiti politici presenti in seno ai Consigli delle due Unioni succitate, non intralciano i lavori del Consiglio stesso, in quanto si entra in un’ottica di piena collaborazione tra tutti i soggetti presenti (Consiglieri e Giunta) che devono rispondere del loro operato ai cittadini che li hanno eletti considerando che il fine ultimo di tale collaborazione è di erogare i servizi, che i Comuni affidano alla gestione dell’Ente, per cui lo stesso è stato posto in essere. 5.3 I servizi gestiti dalle due Unioni L’Unione di Comuni “Bassa-Romagna” gestisce in forma associata e per conto dei Comuni aderenti le seguenti funzioni: • Servizio Organi Istituzionali, Governance e Comunicazione: questo servizio si occupa di supportare i processi decisionali e garantire la circolazione dei flussi di comunicazione interna ed esterna all'ente. • Servizio controllo di gestione: tale servizio si occupa di monitorare l'efficienza e l'efficacia dei servizi dell'ente e dei comuni. Gestisce, con la direzione generale, il sistema operativo del controllo di gestione. • Servizio segreteria generale. • Servizio protocollo e archivio. • Servizio appalti e contratti: tale servizio gestisce centralmente le pratiche di espletamento di bandi di gara, appalti e contratti, garantendo l'applicazione di criteri chiari e omogenei funzionali alla semplificazione alla trasparenza dell'attività dell'ente. • Servizio informatica, il quale si occupa dell'intera gestione delle funzioni relative all'informatizzazione dei servizi dell'Unione e di tutti i comuni 60 Il Consiglio dell'Unione è composto da un totale di 31 componenti eletti tra i componenti dei consigli dei 9 comuni, ripartiti secondo lo schema previsto dall’art. 10, comma 1, dello Statuto dell’Unione “Bassa-Romagna”. 61 Articolo 16, comma 2 dello Statuto dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”. 96 aderenti, compresi il sistema informativo territoriale (SIT) e gli altri sistemi operativi. • Settore organizzazione e risorse umane: questo settore, appartenente all'area servizi generali è articolato in tre servizi: 1) Servizio Amministrazione del Personale, 2) Servizio Sviluppo del Personale, 3) Servizio Disciplinare e Contenzioso del Lavoro; gestisce l'intera filiera delle funzioni riguardanti il personale dell'Unione (358 dipendenti) e dei comuni (312 dipendenti). In particolare: il servizio amministrazione del personale; il servizio sviluppo del personale, infine il servizio contenzioso del lavoro si occupa dei vari aspetti inerenti la risoluzione della conflittualità e la prevenzione delle patologie del rapporto di lavoro. • Servizio statistico e demografico che cura il coordinamento delle funzioni inerenti, i servizi statistici e demografici dei comuni dell'Unione, in particolare si occupa delle attività inerenti i censimenti (imprese, agricoltura, popolazione), tiene i rapporti con il SISTAN (Sistema Statistico Nazionale) e promuove l'uniformità delle procedure tra i vari uffici comunali. • Settore entrate Comunali, inserito all'interno dell'Area dei servizi finanziari, gestisce, per tutti i Comuni dell'Unione, le diverse fasi dei procedimenti connessi alla riscossione dei Tributi, all'attività di recupero fiscale e alle altre entrate ed è articolata per tre funzioni attinenti: all'Imposta Comunale sugli Immobili; alla tassa o canone per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche e all'imposta o canone sulla pubblicità e alle affissioni; alle entrate extra tributarie (rette servizi educativi e scolastici, per anziani, assistenziali, luci votive dei cimiteri, ecc.). • Settore ragioneria: si occupa della gestione coordinata dei bilanci e della programmazione unitaria inerente i servizi finanziari dei comuni e dell'Unione e svolge le funzioni relative agli acquisti e all'economato. • Settore programmazione economica: si occupa dell'attuazione delle politiche inerenti la crescita e lo sviluppo del territorio, attraverso gli strumenti di programmazione economica di supporto ai Comuni aderenti, 97 assicura l'armonizzazione degli atti normativi; adotta azioni di marketing territoriale; coordina i servizi alle imprese, con riferimento anche alla gestione organica e unitaria dello Sportello unico, è articolato su due servizi specifici: sportello unico per le attività produttive (SUAP) e servizio promozione turistica. • Settore programmazione territoriale. • Settore servizi sociali e socio-sanitari, che si articola nei seguenti servizi: Servizio di Piano per l'integrazione Socio-Sanitaria, Servizio Anziani e Disabili, Servizio Famiglia e Minori, Servizio Vulnerabilità Sociale e Inclusione, Servizio Sociale Professionale. • Servizio casa e politiche abitative, è inserito nell'Area Organizzativa Welfare e si occupa della gestione delle funzioni che riguardano l'Edilizia Residenziale Pubblica, in particolare segue le attività concernenti la redazione dei Bandi e la formulazione delle graduatorie per l'accesso agli appartamenti ERP, oltre che all'assegnazione degli alloggi con stipula dei contratti. • Centro per le famiglie: è un servizio rivolto alle famiglie con figli minori residenti nell'Unione dei Comuni della Bassa Romagna ed è inserito nella rete dei Centri Per le Famiglie della Regione Emilia Romagna, è uno spazio di informazione, sostegno, incontro e aiuto per e tra le famiglie e offre: accoglienza, ascolto delle famiglie, condivisione delle problematicità e valorizzazione delle competenze; informazioni sui servizi del territorio; interventi di sostegno alla genitorialità, alla maternità, al nucleo familiare; consulenze psico-pedagogiche per genitori; mediazione familiare destinata a coppie separate o in via di separazione, con figli minori; sensibilizzazione sui temi dell'affido e dell'adozione; sviluppo delle risorse familiari e comunitarie, in collaborazione con le associazioni e servizi del territorio. • Servizio cultura e politiche giovanili: si occupa del coordinamento "luoghi della cultura" (musei, biblioteche, archivi) e di attività e iniziative di promozione della cultura come strumento di crescita, per creare un'identità comune della Bassa Romagna, valorizzando le risorse e i patrimoni locali; 98 si occupa inoltre del coordinamento di progetti inerenti le politiche giovanili dei 9 comuni dell'Unione, tra cui RadioSonora, la community web radio dei giovani dell'Unione dei Comuni della Bassa Romagna. • Servizi educativi: è uno dei principali settori in cui è articolata l’Area Organizzativa Welfare, si occupa della gestione dei servizi comunali di Asilo Nido, Scuola dell’Infanzia, trasporto scolastico, supporto all’handicap in termini di fornitura ausili, di supporto al diritto allo studio, di mensa scolastica, inoltre, tramite la gestione diretta dei coordinatori pedagogici, progetta e realizza le attività di qualificazione dei servizi educativi per l'infanzia, la formazione permanente degli operatori dei servizi per la prima infanzia e definisce il calendario scolastico di area per i servizi educativi dell'Unione. • Corpo unico di polizia municipale: a questo servizio sono conferite oltre alle funzioni relative alla polizia locale, la gestione delle seguenti attività: sicurezza e presidio del territorio, intesa come sicurezza urbana sulle strade e sul lavoro; polizia urbana e rurale; polizia stradale; polizia giudiziaria; controlli in materia edilizia, ambiente e commercio; attività di prevenzione e repressione delle violazioni a norme alla cui vigilanza sono preposti gli Enti Locali; infine la gestione delle sanzioni amministrative. • Servizio di protezione civile: si occupa del coordinamento delle attività e dei referenti della protezione civile dei comuni aderenti, svolge i compiti inerenti la gestione di tutte le azioni attinenti la fase della prima emergenza, è dotato di uno specifico modello organizzativo omogeneo per i nove Comuni, di mezzi, strumenti e attrezzature specializzate per gli interventi di Protezione Civile. • Ufficio sanzioni. Da parte sua l’Unione di Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo” gestisce in forma associata e per conto dei Comuni aderenti le seguenti funzioni:62 • Servizio di protezione civile: si occupa del coordinamento delle attività e dei referenti della protezione civile dei comuni facenti parte l’Unione, svolge i compiti inerenti la gestione di tutte le azioni attinenti la fase della 62 Articolo 8, comma 2 dello Statuto dell’Unione di Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo”. 99 prima emergenza, è dotato di materiale disponibile, nell’ambito territoriale dell’Unione, per lo svolgimento delle attività di previsione, prevenzione, soccorso e superamento dell’emergenza. Materiali in dotazione dell’Unione dei Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo”: n. 8 Tenda da campo 6 posti, n. 2 Tenda per soccorritori, n. 1 Tenda da campo 12 posti, n. 60 rete pieghevole completa di materasso, n. 25 tecnisacco, n. 60 brandine da campo, n. 10 lampada frontale due luci, n. 158 set lenzuola monouso63. • Servizio randagismo, che prevede la costruzione di un canile, presso il Comune di San Biagio Platani. • Servizio mattatoio, con il ripristino del vecchio mattatoio sito presso il Comune di Cianciana. • Servizi di interesse sovra comunale riguardanti il turismo, lo sport gli spettacoli e la promozione del territorio; • Servizi di ricerca scientifica, universitaria e di formazione professionale e del personale; • Servizi di manutenzione ordinaria delle strade comunali e delle strade comunali esterne da individuare con successivo atto della Giunta dell’Unione, per questo servizio è stata acquistata dell’Unione una “Terna Gommata”, messa a disposizione dei Comuni aderenti per la riparazione di strade comunali. • Servizio O.I.V. (Organismi Indipendenti di Valutazione): questo organismo monitora il funzionamento complessivo del sistema di valutazione, della trasparenza e l’integrità dei controlli interni ed elabora una relazione annuale sullo stato dello stesso; comunica tempestivamente alla Giunta le criticità riscontrate; garantisce la correttezza dei processi di misurazione e valutazione, nonché l’utilizzo dei premi incentivanti nel principio di valorizzazione del merito e della professionalità; propone alla Giunta la valutazione annuale dei dirigenti, ovvero dei titolari di posizione organizzativa e l’attribuzione ad essi della retribuzione di risultato, qualora 63 Dati da documenti posti nell’archivio dell’Unione di Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo”. 100 prevista; promuove e attesta l’assolvimento degli obblighi relativi alla trasparenza e all’integrità di cui alle vigenti disposizioni. • Servizio gestione provvedimenti disciplinari. • Servizio di polizia locale e sicurezza del territorio: a questo servizio sono conferite le funzioni concernenti la polizia locale. • Servizi demografici e statistici: questo servizio cura il coordinamento delle funzioni inerenti, i servizi statistici e demografici dei comuni dell'Unione. • Servizio di telesoccorso: questo servizio, sul territorio dell’Unione dei Comuni, consiste nell’assistenza telematica a distanza, nonché nella vigilanza diurna e notturna, alla quale è connesso il pronto intervento, in caso di necessità di qualsiasi tipo, tale servizio è rivolto prevalentemente ad anziani soli, nonché ai disabili e soggetti a rischio di emarginazione. Obiettivo del servizio è di consentire la permanenza dei soggetti interessati nel proprio ambiente di vita, riducendo il ricorso a strutture residenziali, fornendo quindi agli stessi la possibilità di sentirsi sicuri e protetti dentro e fuori del proprio domicilio, in qualsiasi momento della giornata, permettendo ad essi una vita più serena. Dall’elenco dei servizi gestiti ed erogati dalle due Unioni, messe a confronto, risulta che l’Unione romagnola gestisca un maggior numero di servizi rispetto all’Unione siciliana. Ciò secondo il mio parere e da quello che ho raccolto durante le mie interviste agli amministratori agrigentini, è dovuto all’esperienza decennale nel settore dell’associazionismo tra Comuni che ha l’Unione “BassaRomagna”, in quanto prima di costituire tale Unione, la “Bassa-Romagna” è nata come AIC (Associazione Intern-Comunale) nel 2000, gestendo già da allora la maggior parte dei servizi attuali. Stessa cosa non si può dire dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”, che ha iniziato come tale a gestire ed erogare i servizi ad essa affidati sin dal 2004. Come hanno voluto sottolineare gli amministratori dell’Unione agrigentina intervistati, tanto si è fatto dal momento della costituzione dell’Ente, ad oggi e tanto si sta facendo e si farà per ampliare il numero di servizi, non tralasciando la qualità, l’efficienza, l’efficacia e l’economicità, criteri per il buon andamento di 101 una “macchina” amministrativa, per rendere competitiva l’Unione, più di quanto già non lo sia, a livello regionale ma anche nazionale. 102 CAPITOLO SESTO Conclusioni Dallo studio, dell’Unione di Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo”, esposto nei capitoli precedenti, si possono ricavare alcune valutazioni finali, che non hanno necessariamente un carattere positivo o negativo sono valutazioni che, in primis, possano servire agli amministratori i quali si sono mostrati molto interessati a questa ricerca e vogliono prenderne visione, per continuare sulla strada intrapresa e fare di più. Sono valutazioni che descrivono l’attuale stato di vita dell’Ente. L’Unione, come ricordato nel terzo capitolo, nacque nel maggio del 2004; in questi sette anni di attività ha attivato un buon numero di servizi con un buon livello di qualità degli stessi, tanto da reggere il confronto che, nel capitolo quinto, si è fatto con l’Unione di Comuni emiliano-romagnola, la quale ha una esperienza ormai decennale nel campo dell’associazionismo intercomunale. Certo non si può dire che i servizi sono uguali sia come numero sia come qualità ma entrambi gli Enti hanno colto l’essenza della normativa di riferimento, una gestione comune di servizi per uno snellimento delle attività e il raggiungimento delle economie di scala, offrendo sempre più servizi e di sempre migliore qualità. Ovviamente l’ago della bilancia, nel confronto, si è spostato, anche se di poco, verso l’Unione di Comuni “Bassa-Romagna”, poiché è da rilevare, tra i servizi gestiti dall’Unione agrigentina, la mancanza dei servizi sociali. Vero è che, in un territorio in cui la popolazione è caratterizzata da un forte senso di appartenenza ed è molto coesa all’interno dei piccoli comuni, il ricorso al servizio sociale è scarso, però garantire un minimo di servizio, che sia unico per tutta la popolazione residente nel territorio dell’Unione, credo sia rilevante, seppur non indispensabile, per dare un significato ai concetti di unicità e uguaglianza sui quali tanto ha insistito la ex Legge quadro sui servizi sociali, 328 del 2000, “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”, 103 (la Legge ha perso l’appellativo di legge quadro a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione, nel 2001). Per sopperire ad un servizio così importante, sotto la voce del servizio di protezione civile, l’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo” eroga un importante servizio, rivolto alla popolazione anziana che vive da sola in casa, consentendo la permanenza nel proprio ambiente di vita. Questo è il servizio di telesoccorso che consiste nell’assistenza telematica a distanza, nonché nella vigilanza diurna e notturna dei soggetti interessati. È un utilissimo servizio, considerando che la popolazione residente nei cinque Comuni dell’Unione è per la maggior parte ultra-sessantacinquenne, considerando gli importanti flussi migratori, verso l’esterno, di popolazione in cerca di lavoro, quindi giovane, che hanno caratterizzato tutto il territorio, di cui si è parlato nel capitolo quattro. L’Unione di Comuni “Platani-Quisquina-Magazzolo” offre un buon numero di servizi con una buona qualità degli stessi. Di ciò ne sono convinti, soprattutto, gli amministratori che alla domanda: “Da addetto ai lavori quanto è soddisfatto dell’operato dell’Unione in questi sette anni di vita?”, i cinque sindaci, dei Comuni aderenti, hanno risposto: “Abbastanza” e quando è stato chiesto loro: “Su cosa si basa questo suo giudizio?” hanno risposto all’unanimità che il giudizio positivo è dato dai servizi gestiti, dal numero e dalla qualità degli stessi, poiché, hanno sottolineato tutti, “è cresciuto questo Ente dal 2004 ad oggi, e ancora deve continuare a crescere”. Ancora, quando è stato chiesto se fosse mai stato fatto un bilancio, e come questo sia stato valutato, sull’Unione in questi anni di attività, la risposta è stata positiva e tutti gli amministratori hanno confermato che questo bilancio è stato valutato in modo più che sufficiente. Da ciò si può capire la soddisfazione degli amministratori sull’operato dell’Ente. Un aspetto su cui porre l’accento, che stavolta è a favore dell’Unione siciliana, tanto per tornare al confronto con l’altra realtà presa in considerazione, è la promozione del territorio. Molto si è fatto a riguardo e tanto si continua a fare per far conoscere questo Ente al di fuori dei confini territoriali, ma anche regionali e soprattutto fuori dai confini nazionali. Importante, infatti, è stato il gemellaggio con una cittadina francese, Rive de Gier, con l’impegno, da parte di entrambi gli Enti, di scambi culturali futuri, per portare un po’ di Sicilia in Francia, più di 104 quanto non abbiano già fatto i nostri conterranei immigrati in quelle zone; e un po’ di Francia, regione del Rodano-Alpi, in provincia di Agrigento. Altra nota positiva che si è riscontrata, durante la ricerca, è il grado di diffusione della conoscenza dell’Unione. Importante è il lavoro che si è fatto e si continua a fare a riguardo; è stato stipulato un accordo con una emittente radiofonica locale, che trasmette i consigli dell’Unione in diretta. Per quelle persone interessate e che non possono essere presenti sul posto, esiste un sito internet istituzionale (www.plataniquisquinamagazzolo.it) sempre aggiornato sugli avvenimenti, ben costruito, di facile consultazione per trovare qualsiasi informazione (organi dell’Ente, servizi, attività, bandi di gara, scadenze utili, avvicendamenti presidente e un po’ di storia sull’Unione e sulle Unioni in Italia). Un ulteriore punto, questo, a favore in una realtà, quella italiana, che vede un limitato numero di Unioni presenti in rete con un proprio sito web (si supera di poco il 50% anche in Emilia Romagna, Marche e Piemonte, regioni importanti per presenza di Unioni di Comuni). Infine si fa molta pubblicità ai servizi e alle attività dell’Unione tramite manifesti e cartellonistica in generale. Per quanto riguarda la conoscenza di questo Ente ho potuto rilevare, dai colloqui faccia a faccia con persone prese a caso per strada, che siamo poco sotto la media nazionale, anche se il campione da me intervistato non è stato proprio rappresentativo della popolazione di riferimento in quanto all’età. Secondo un’indagine realizzata dall’ANCI nel 2007 su un campione di 1.000 soggetti maggiorenni rappresentativi dell’universo di riferimento in base a sesso, età e zona di residenza, il livello di conoscenza delle Unioni da parte dei cittadini dei comuni interessati dai processi associativi risultava essere cresciuto negli ultimi anni: se nel 2005 tre quarti degli intervistati dichiaravano di sapere che il proprio Comune aveva aderito a una Unione, nel 2007 la percentuale era salita all’81% (Cittalia-Anci ricerche 2007, 7). Anche nell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”, coma dichiarato dagli amministratori intervistati, la percentuale di popolazione a conoscenza dell’Ente è salita ma non in modo così copioso come riportato nella ricerca dell’ANCI. Nella ricerca ANCI rispetto ai mezzi di comunicazione mediante i quali i cittadini sono stati informati sull’esistenza e l’attività delle Unioni, emerge però 105 come nei primi anni erano molto più diffusi ed utilizzati i canali formali e istituzionali mentre successivamente è cresciuta la rilevanza dei canali informali, come il passaparola. La comunicazione istituzionale appariva poco efficace, meno di un decimo dei cittadini aveva ricevuto materiale informativo, giornalini istituzionali, comunicazioni ufficiali e notizie su assemblee pubbliche (ivi, 8). Per quanto riguarda questa parte della ricerca effettuata dall’ANCI, nel territorio dell’Unione agrigentina si rispecchia perfettamente la media nazionale. Infatti, nonostante la massiccia pubblicità che viene fatta tramite i canali istituzionali, la gente conosce l’Ente e i servizi che eroga grazie al passaparola; giocano un ruolo fondamentale, in questo senso, le reti di vicinato. Vari intervistati mi hanno detto di essere venuti a conoscenza dell’Ente tramite un vicino di casa. Alcuni intervistati più anziani hanno sottolineato che in paese per una certa fascia di popolazione, quella ultra-sessantacinquenne, non sono necessari internet o il computer o i manifesti affissi nei vari spazi dedicati per sapere le cose, l’importante è essere in buoni rapporti con i vicini, perchè “quando in paese muore qualcuno, non ho bisogno di andare a vedere i manifesti, a dare la triste notizia sono i rintocchi delle campane della parrocchia, poi mi affaccio alla finestra e chiedo alla vicina: chi ci ha lasciato oggi? E immediatamente sono informata sulla persona che è morta e sulle circostanze che hanno causato l’evento e tutto ciò prima che vengano affissi i manifesti funerari, cosi è, non solo per questo tipo di notizie, ma per tutto quello che accade in paese”. A fronte di ciò, secondo il mio modesto parere, oltre che potenziare, come giusto che sia in un mondo che va sempre di più verso la quasi completa digitalizzazione, i mezzi di comunicazione formali ed istituzionali, si dovrebbe enfatizzare e “sfruttare” (in senso positivo ovviamente) questi canali informali, alimentando il passaparola, che deve partire dalle istituzioni, come risorsa del territorio, da non sottovalutare per raggiungere una conoscenza quasi capillare, dell’Ente, dei servizi che lo stesso eroga e di tutta la sua attività in generale, all’interno del territorio dell’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”. Altro aspetto da non sottovalutare, emerso durante la ricerca e descritto nel quarto capitolo, è la bassa densità di popolazione, circa 60 abitanti per Kmq, 106 dovuta all’emigrazione di massa che ebbe inizio, nei cinque Comuni dell’Unione, negli anni ’60 del novecento e che ancora continua seppur con percentuali minime. Questi flussi migratori hanno caratterizzato quei cittadini che si ritrovarono improvvisamente senza lavoro, ad esempio a seguito della chiusura delle miniere di zolfo nel Comune di Cianciana. Come ha sottolineato uno degli amministratori intervistati, per le persone che ormai sono andate via e si sono stabilite in altri posti, trovando un’occupazione, o per quelle che sono in procinto di andar via perché senza un lavoro con il quale poter “campare” la propria famiglia, nulla può essere fatto. Si può lavorare però su quelle persone che sono rimaste, “ per farle sentire a proprio agio all’interno del territorio di appartenenza”. Come? Offrendo maggiori servizi, migliorando la qualità di quelli già presenti e attuando delle politiche che siano in grado di trattenere al proprio interno la popolazione, in grado di migliorare il grado di radicamento e la qualità di inserimento della popolazione nel tessuto sociale di un determinato territorio. Lo stesso amministratore conclude dicendo che si sta lavorando in tal senso e un esempio di miglioramento del grado di radicamento della popolazione all’interno del territorio è il servizio, ormai attivo da anni, di telesoccorso, che consente la permanenza, e una buona qualità di vita, all’interno del proprio ambiente a quelle persone anziane rimaste sole perché i figli si sono dovuti trasferire altrove per trovare un’occupazione. Infatti, sempre lo stesso amministratore aggiunge, sono ormai molte le persone anziane che si sono dovute trasferire fuori dai confini regionali, raggiungendo i figli, perché bisognose di cure. Gli amministratori dell’Unione, e più in generale quelli siciliani, però devono lavorare anche, come già sta avvenendo, per la valorizzazione e promozione del territorio. Soprattutto in un contesto che si trova a vivere un mutamento di tendenza, cioè l’interesse di stranieri, facoltosi, verso territori poco conosciuti. Caso emblematico è il Comune di Cianciana che, come descritto nel quarto capitolo, ha suscitato un certo interesse di stranieri provenienti da varie parti del mondo, che acquistano le abitazioni del centro storico lasciate vuote e abbandonate dai ciancianesi che sono stati costretti a lasciare la propria terra. In questo modo si sta avendo un ripopolamento nel centro del paesino e, con la 107 ristrutturazione di queste abitazioni, una rinascita del centro storico e un incremento dell’economia, seppur lento, in vari settori, soprattutto quello edilizio. In definitiva, secondo il mio parere, quello su cui devono far perno gli amministratori, svolgendo il proprio ruolo di rappresentanti della comunità, è il territorio, le bellezze e le risorse che questo offre, legate a tradizioni popolari storico-culturali di grande rilevanza. A tal proposito si richiama alla memoria la fiorente coltivazione della pesca di Bivona e l’arte della lavorazione del legno per la costruzione della famosa “sedia di Bivona”, che fanno conoscere questo Comune fuori dai confini regionali; i prodotti tipici caseari e la particolare lavorazione per produrli, nonché la produzione di mele di Santo Stefano Quisquina; i pistacchieti e gli archi di Pasqua di San Biagio Platani; i fiorenti uliveti di Alessandria della Rocca; il rinomato Bosco del Cavallo di Cianciana, nel quale, dopo anni di lavori, sono nate delle aree attrezzate per permettere alla gente di passare intere giornate all’interno di aree boschive di grandissimo valore florofaunistico. Dopo aver compreso la bellezza di questi posti tramite la descrizione delle loro caratteristiche, paesaggistiche, culturali, artistiche, gastronomiche, dell’allevamento, dell’agricoltura, dell’artigianato, delle tradizioni popolari e religiose, quale miglior modo, per approfondire questa conoscenza, se non quello di venire a toccare con mano questa realtà? 108 Allegati 1. Questionario sottoposto agli amministratori Questionario Sindaco del Comune di: …………………………………………….. 1. Qual’è il colore politico della sua amministrazione? ……………………………………………………………………… 2. I cittadini conoscono l’esistenza dell’Unione dei Comuni “PlataniQuisquina-Magazzolo”? Si No 3. Quanto è diffusa questa conoscenza? Per nulla Poco Abbastanza Molto 4. Lei ha qualche idea su come si potrebbe diffondere questa conoscenza? ………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………… 5. Il Consiglio comunale e la Giunta hanno avanzato proposte in tal senso? Si No 6. I cittadini del comune che amministra, si interessano di politica? Per nulla 7. Poco Abbastanza Molto Come dimostrano questo interesse? ………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………… 109 8. Quali sono, secondo lei, le motivazioni di questo scarso interesse? ………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………… 9. I giovani, del suo comune, dimostrano interesse nei confronti della politica? Per nulla Poco Abbastanza Molto 10. Riporterebbe un esempio d’impegno politico e sociale da parte dei giovani a livello locale? ………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………… 11. Come, secondo lei, si può coinvolgere un maggior numero di giovani alla politica in generale, non solo facendoli partecipare attivamente? ………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………… 12. Le uniche lotte che i giovani, ai giorni nostri, fanno sono quelle di manifestare indignazione alle scelte dei governi nazionali, compiendo però atti di violenza, distruggendo e mettendo spesso in ginocchio interi quartieri di città importanti, cosa ne pensa? ………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………… 13. Ci sono disaccordi all’interno del consiglio comunale, tra maggioranza e opposizione, quando si tratta di decidere riguardo delibere dell’unione? si no 110 14. Se si, che tipo di disaccordi? ………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………… 15. Se no, come mai questa unanimità? ………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………… 16. In seno al consiglio comunale è mai stata avanzata la proposta di ritirarsi dal far parte dell’unione? si no 17. Quali sono le motivazioni? ………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………… 18. Da addetto ai lavori quanto è soddisfatto dell’operato dell’Unione in questi sette anni di vita? Per nulla Poco Abbastanza Molto 19. Su cosa si basa questo suo giudizio? ………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………… 20. Come valuta il comportamento delle varie forze politiche presenti all’interno dell’Unione? ………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………… 111 21. Avete mai fatto un bilancio sull’operato dell’Unione valutandone punti di forza, punti di debolezza, opportunità e criticità? si no 22. Com’è stato valutato questo bilancio? Scarso mediocre sufficiente buono molto buono ottimo 23. Come giudica i servizi che l’Unione attualmente eroga? ………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………… 24. Sono state incontrate difficoltà per l’attivazione/gestione di uno o più servizi erogati dall’Ente? si no 25. Se si, potrebbe spiegare queste difficoltà incontrate e di quale servizio si tratta? ………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………… 26. Se no, potrebbe specificare di quale servizio si tratta, indicandone i risultati positivi registrati? ………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………… 27. Come si muoverà l’Unione, nei prossimi anni, in termini di prospettive future? ………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………… 112 2. Lettera di richiesta autorizzazione per l’uso dello stemma Cianciana lì 28/12/2011 UNIONE DEI COMUNI “PLATANI-QUISQUINA-MAGAZZOLO” C/O PALAZZO MARINO VIA ARIOSTO 2, CIANCIANA 92012 (AG) OGGETTO: Richiesta autorizzazione all’uso dello Stemma dell’Unione. Il sottoscritto, Gulotta Carmelo, nato a Ribera (AG) il 01/07/1979, residente in Salita Calvario 15, 92012 Cianciana (AG), studente e laureando presso l’Università di Firenze, corso di Laurea Magistrale in Disegno e Gestione degli Interventi Sociali, curriculum Direzione dei Servizi Sociali e delle Istituzioni di Terzo Settore, con la Tesi dal Titolo: Nuovi Strumenti di Governance Locale. L’Unione dei Comuni “Platani-Quisquina-Maggazzolo”. Per eventuali comunicazioni: cell. 333/2059607; email: [email protected] CHIEDE Al Presidente e alla Giunta dell’Unione dei Comuni “Platani-QuisquinaMaggazzolo”, l’autorizzazione ad usare nella propria Tesi, che ha per oggetto di studio l’Unione summenzionata, lo stemma di cui la stessa Unione è dotata, secondo quanto disposto dall’articolo 1 comma 5 dello statuto dell’Unione. Firma __________________________________ 113 3. Delibera di Giunta per autorizzazione all’uso dello stemma dell’Unione UNIONE DEI COMUNI “PLATANI – QUISQUINA - MAGAZZOLO” (Alessandria della Rocca - Bivona – Cianciana - San Biagio Platani e Santo Stefano Quisquina) VERBALE DI DELIBERAZIONE GIUNTA DELL’UNIONE N° 1 DATA 12/01/2012 OGGETTO: Autorizzazione uso stemma dell’Unione dei Comuni “P.Q.M.”. L'anno duemiladodici addì dodici alle ore 20:00 del mese di Gennaio nella sede dell’Unione dei Comuni sita in Cianciana, via Ariosto n° 2, in seguito a regolare convocazione ai sensi dell’art. 48 della L.R.15/3/63, n. 16 si è riunita la Giunta dell’Unione con l’intervento dei sigg: n. ord. 1 2 3 4 5 Cognome e nome Sanzeri Salvatore Leto Barone Stefano Bartolomeo Filippo Panepinto Giovanni Giulio Luigi Mulè Carica rivestita Presente Presidente Membro Membro Membro Membro Assente X X X X X Presenti n. 4 Assenti n. 1 Presiede il Presidente Dott. Salvatore Sanzeri; Partecipa il Segretario dell’Unione Dr. Gabriele Pecoraro. Il Presidente constatata la legalità dei numeri dei presenti, dichiara aperta la seduta ed invita i convenuti a deliberare sull'argomento in oggetto specificato. Il Presidente preliminarmente fa dare lettura dell'allegata proposta di deliberazione che fa parte integrante e sostanziale del presente provvedimento, predisposta dall'ufficio responsabile su iniziativa dell'Unione dei Comuni, sulla quale sono stati espressi i pareri previsti dalla L.R. 48/91. Successivamente invita la Giunta alla trattazione dell'argomento in oggetto. Poiché, nessun Membro chiede di parlare, il Presidente invita la Giunta a deliberare in merito. 114 L A G I U N T A DELL’UNIONE - Premesso che il vigente statuto dell’Unione prevede, all’art. 1 comma 5, che “L’Unione può dotarsi di uno stemma proprio la cui produzione o uso potrà essere autorizzato dalla Giunta dell’Unione dei Comuni “Platani – Quisquina – Magazzolo”; - Considerato che in data 28/12/2011 è pervenuta una nota a firma del Sig. Gulotta Carmelo, studente laureando presso l’università di Firenze, corso di Laurea Magistrale in disegno e gestione degli interventi sociali, con la quale richiedeva l’utilizzo dello stemma per la redazione della tesi di laurea; - Preso atto del fine per il quale il Sig. Gulotta Carmelo intende utilizzare lo stemma; - Visto l’art. 1 comma 5 del vigente statuto dell’Unione; DELIBERA Di autorizzare il Sig. Gulotta Carmelo, nato a Ribera (AG) il 01/07/1979, residente in Cianciana via Salita Calvario,15 all’uso dello stemma dell’Unione per la tesi di laurea che ha per oggetto di studio l’Unione dei Comuni; Di dichiarare la presente deliberazione immediatamente esecutiva; 115 Ringraziamenti Primo fra tutti voglio ringraziare il mio relatore, Professore Carlo Baccetti, che sin dal primo giorno, quando gli ho espresso la mia volontà di essere da lui seguito per la stesura della mia tesi, si è mostrato disponibile e pronto a condurmi fino alla fine di questa mia ricerca, infondendomi, con la professionalità che lo contraddistingue, l’entusiasmo e la voglia necessari per andare avanti. È stato sempre presente insegnandomi le nozioni necessarie per condurre una ricerca, nell’ambito della politica locale, che sia completa in tutte le sue parti (dalla raccolta dei dati alla elaborazione degli stessi fino ad arrivare alle conclusioni) mi ha insegnato come costruire un ottimo questionario, come somministrarlo agli intervistati, facendomi capire che era utile fare una distinzione tra amministratori e cittadini comuni, cosa dovevo ricercare tra la documentazione scritta per centrare il punto della mia tesi; è grazie al Professor Carlo Baccetti che ho completato e dato forma alla mio lavoro di ricerca. Un ringraziamento và a tutte le persone da me intervistate, agli amministratori, in particolare ai cinque Sindaci, dei comuni aderenti all’Unione, che si sono sottoposti al mio questionario, devo sottolineare anche in ore non di ufficio, con una disponibilità impareggiabile, al Segretario Generale il quale, sempre disponibile, ha chiarito alcuni miei dubbi sulla legislazione vigente, ringrazio i comuni cittadini che non si sono sottratti alle mie domande, rispondendo a tutti i miei interrogativi con precisione, riportandomi anche esempi o aneddoti particolari, utilissimi, che ho inserito nelle pagine della mia tesi. Infine voglio ringraziare, ultimo ma non in ordine di importanza, ci tengo a sottolinearlo, Giuseppe Forte, impiegato presso gli uffici della sede dell’Unione, il quale, durante la mia prima visita alla medesima sede per spiegare che avrei fatto una tesi di ricerca sull’Unione “Platani-Quisquina-Magazzolo”, si è messo totalmente a disposizione e tale è rimasto per tutta la durata della mia ricerca. Giuseppe mi ha fatto da “Cicerone” durante il viaggio, da me intrapreso, all’interno dell’Ente, facendomi conoscere, con la sua grande professionalità, l’Unione in tutti i suoi aspetti, inoltre è stato disponibilissimo a fare da tramite tra me e gli amministratori, contattandoli direttamente e in qualsiasi momento, che via via, per esigenze della ricerca stessa, avevo bisogno di intervistare. 116 Nota bibliografica Anciform-Formez (2001) Indagine conoscitiva sulle unioni di comuni. Rapporto diricerca, Roma, Anciform. Autori vari (1995), San Giordano Ansalone da Santo Stefano Quisquina, S.T. ASS. Palermo. Baccetti, C. (a cura di), (2008) La nuova politica locale, UTET, Torino. Baldini, G., Bolgherini, S., Mosca, L. (a cura di), (2009) Unioni di Comuni. Le sfide dell’intercomunalità in Emilia Romagna, Bologna, una pubblicazione della Fondazione di Ricerca Istituto Carlo Cattaneo. Bobbio, L. (2002) I governi locali nelle democrazie contemporanee, RomaBari, Laterza. Boudon, R. (a cura di), (1996) Metodologia della ricerca sociologica, Bologna, Il Mulino. Cammilleri, R. (a cura di), (2002) Cianciana, Marna. Chillura, C. Rizzo, G. (a cura di), (1995), Santo Stefano Quisquina, Bonfardino, Palermo. Cianciana, Storia, Cultura e Tradizione, (2010) Amministrazione Comunale Cianciana (a cura di). Cittalia-Anci ricerche (2007) Le Unioni di Comuni. La percezione della cittadinanza, Roma, Dipartimento della funzione pubblica. Guggino, G. (a cura di), (2004), Santo Stefano Quisquina – Santa Rosalia Sinibaldi, biblioteca comunale di Santo Stefano Quisquina. Il Sole-24 Ore, (2009), I siti turistici della costa Sud Occidentale della Sicilia, 29 Agosto. Kenneth, Bailey, (a cura di), (2006) Metodi della ricerca sociale, Bologna, Il Mulino. La Mela Veca, C. (a cura di), (1998) Bivona guida turistica illustrata, Assessorato Turismo Comune di Bivona. 117 Magnier, A. Russo, P. (a cura di), (2002) sociologia dei sistemi urbani, Bologna, Il Mulino. Marrone, A. (a cura di), (1998) Storia delle comuntà religiose e degli edifici sacri di Bivona, Assessorato Pubblica Istruzione, Comune di Bivona. Midulla, S. (a cura di), (1995) Bivona – Le origini e prime vicende storiche, Copia dattiloscritta dall’autore. Midulla, S. (a cura di), (1995) Bivona città feudale, Caltanissetta-Roma, Sciascia. Panepinto, S. Giannone, E. (a cura di), (2006) Cenni storici sul comune di Cianciana, Panepinto-Giannone. Ranieri, N. (a cura di), (1996) Alessandria della Rocca Itinerario artistico e monumentale, Comune di Alessandria della Rocca. Reina, G. (a cura di), (1990), Santo Stefano Quisquina, cara medaglioni nel tempo, Palermo, Bonfardino. Reina, G. (a cura di), (1987), Santa Rosalia, S.T. ASS. Palermo. Sanzeri, P. (a cura di), (2007) Sant’Antonio di Cianciana. Storia di una città di nuova fondazione, Cianciana, Associazione Settimana Santa. Tallo, S. (a cura di), (2000) Alessandria della Rocca – Frammenti di memoria, Comune di Alessandria della Rocca. www.alemondo.it; www.alessandriadellarocca.info www.bivonaonline.it www.cianciana.info (sito internet curato dall’Arch. Paolo Sanzeri). www.sanbiagioplatani.com www.santostefanoquisquina.net(sito internet curato da Giuseppe Capobianco). www.plataniquisquinamagazzolo.it (sito istituzionale dell’Unione). 118