Il rituale
dell’interazione
1
Che cosa rende possibile l’ordine
sociale (integrazione sociale)?

Per rispondere a questa domanda, il sociologo
Durkheim formulò, già agli inizi del XX secolo nella
sua opera Le forme elementari della vita religiosa (1912), una
teoria in grado di spiegare (oltre il paradigma utilitarista
e quello idealista) sia la permanenza (riproduzione) sia il
mutamento (produzione) dell’ordine sociale:
- I sentimenti e valori (impliciti) condivisi, si sviluppano
attraverso una serie di pratiche sociali aventi
caratteristiche specifiche: i rituali
2
Il rituale sociale
Le caratteristiche del rituale sociale sono:
un insieme di pratiche sociali messe in atto da un certo numero di
persone, contemporaneamente, nello stesso luogo (riunione fisica);
Gesti ripetuti e codificati;
Condivisione da parte di queste persone di uno stesso focus di
attenzione;
Una stessa tonalità emozionale;
Presenza di simboli che rappresentano l’appartenenza al gruppo
(oggetti sacri), con conseguente aumento della fiducia reciproca e la
creazione di un sentimento di opposizione verso quelli che rifiutano
questi simboli.

a)
b)
c)
d)
e)
-
La religione, come ha mostrato Durkheim, è la forma archetipa del
rituale sociale.
3
Le forme elementari della vita religiosa
(1912)

Studia il totemismo australiano perché, all’epoca,
considerata la più elementare forma di religione: da qui è
possibile ricostruire l’essenza (sociale) della religione
(come fatto sociale “universale”);

Principali conclusioni di Durkheim:
Gli interessi religiosi sono la trasfigurazione simbolica
del culto della società (dunque degli interessi morali e
sociali);
Ogni società si dà gli dei di cui più a bisogno per
mantenere la sua coesione (religiosità= coesione
sociale).
a)
b)
-
4
Le forme elementari della vita religiosa
(1912)
-
La categoria del religioso è costituita dalla
divisione del mondo tra ciò che è profano (=
quotidiano) e ciò che è sacro (= cose proibite,
separate, degne di fascinazione e timore);
-
Una religione è un insieme coerente di riti,
credenze e pratiche relative a cose sacre; una
chiesa è una comunità morale e umana dove è
professata una religione.
5
Le forme elementari della vita religiosa
(1912)
-
-
Totemismo: identità tra totem, animale\pianta
totemica, tribù; questo universo di cose sacre è
tenuta insieme da una forza superiore al di
sopra del singolo individuo;
L’oggetto del culto è questa forza superiore
che tutti trascende eppure tutti riguarda;
quindi:
6
Le forme elementari della vita religiosa
(1912)
A)
La “forza del divino” (compresa la sua forza normativa) è
simile alla “forza della collettività”: autorità morale e legame
con gli altri;
B)
Le cerimonie religiose, i riti collettivi (indipendentemente dal
contenuto sostanziale delle credenze) hanno tutte la
caratteristica di rendere partecipe l’individuo della forza del
gruppo (comunione) e lo trascina fuori di sé (con
un’effervescenza controllata) dandogli la sensazione di essere
parte di qualcosa di superiore;
La religione, il sacro, è culto della società, sacralizzazione del
collettivo, trasfigurata (in termini moderni: religiosità=identità soc.)
-
7
Rituali intenzionali e naturali

In base al livello cui si riferiscono, possiamo distinguere i rituali
macro-sociali (e.g. feste pubbliche), micro-sociali (e.g. matrimoni) e
occasionali (e.g. interazioni della vita quotidiana – Modello
drammaturgico di Goffman).

In base al grado di consapevolezza degli attori, possiamo
distinguere i rituali intenzionali, cioè quei rituali istituzionalizzati,
facenti parte di un certo repertorio culturale, a cui gli attori sociali
prendono parte consapevolmente; e i rituali naturali quando le
persone vi prendono parte inconsapevolmente (come gli incontri
“stereotipati” della vita quotidiana, ma anche la partecipazione a
manifestazioni politiche ecc.).
Nel caso dei rituali naturali, si parla di funzione latente del processo
sociale, occasione o evento che si sta osservando\svolgendo.
8
La teoria rituale delle culture di classe


a)
b)
-
Mira a spiegare le differenti culture degli individui in una società stratificata.
In una tale società esistono due dimensioni di stratificazione che si
manifestano chiaramente nella vita quotidiana:
Verticale: si fonda sul potere e sulle risorse che danno potere (ricchezza,
istruzione, posizione politica ecc.). Il dare e ricevere ordini è la
manifestazione più evidente di questa dimensione.
Orizzontale: fa riferimento alla sfera della socievolezza e dell’amicizia, cioè
della formazione e della riproduzione di gruppi informali definiti anche
gruppi di status. Al loro interno, si sviluppano culture di gruppo particolari
(prodotte e riprodotto tramite rituali sociali caratteristici) e, inoltre, ogni
gruppo è stratificato in base a vari fattori (attrazione\repulsione tra le
persone).
Queste due dimensioni sono interdipendenti tra loro (ma anche autonome)
e rendono molto complicata la struttura sociale: si pensi ai fenomeni di
trasversalità analizzati dalle teoria del conflitto, ad esempio la divisione in
classi che è attraversata dalla differenziazione in base a gruppi etnici (gruppi
di status).
9
La teoria rituale delle culture di classe


La sociologia americana ha spesso enfatizzato la dimensione orizzontale
mentre quella europea ha preso quasi solo in considerazione la
dimensione verticale (derivando quella orizzontale da mere dinamiche di
potere).
La teoria rituale consente di prendere contemporaneamente in
considerazione entrambe le dimensioni e il modo in cui funzionano nella
vita quotidiana, tra le varie classi:
Dimensione verticale (detta anche griglia):
a) dare ordini corrisponde al dominio della rappresentazione o rituale e comporta
alcuni tipi di personaggio;
b) Maggiore è la presenza della coercizione e della minaccia più visibili sono i
rituali di deferenza;
c) Socializzazione anticipatoria e dinamica dei gruppi di riferimento
d) l’enfasi eccessiva sui rituali del potere, porta al ritualismo\rigidità burocratica.
10
La teoria rituale delle culture di classe

e)
f)
Dimensione orizzontale (detta anche di
gruppo):
Maggiore è la densità sociale più alta è la
pressione al conformismo (“locale”) e a valori
meno individualisti e astratti;
La diversità o uniformità delle comunicazioni
sociali determina se i simboli del gruppo
saranno astratti\concreti, reificati\relativistici
(densità di network).
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Il modello multidimensionale di Douglas

A partire dalla tematizzazione e dall’analisi delle dimensioni
verticali e orizzontali delle culture di classe e della stratificazione,
Mary Douglas elabora un’analisi che individua quattro tipi di
culture:
-
-
-
Forte griglia\forte gruppo: stratificazione e confini del gruppo netti;
barocchismo cerimoniale e di pensiero.
Debole griglia\forte gruppo: orizzontalismo interno e confini del gruppo
netti; conformismo; terrore degli estranei (simboleggiato dalla paura di
essere avvelenati\contaminati);
Forte griglia\debole gruppo: scarsi legami tra le persone; coalizioni
frammentate e uso strumentale, a breve termine, dei rituali sociali;
considerevole stratificazione in ranghi;
Debole griglia\debole gruppo: collettività individualistica, regole poco
vincolanti, considerevole anomia.
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La teoria rituale delle culture di classe