© 2014 Editrice ZONA
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Mi ritornano in mente
Grandi autori della canzone italiana raccontano
i loro successi degli anni Settanta e Ottanta
di Gianfranco D’Amato
ISBN 978-88–6438-510-5
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52100 Arezzo
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progetto grafico: serafina [email protected]
foto autore: Renzo Chiesa
stampa: Digital Team – Fano (PU)
finito di stampare nel mese di novembre 2014
Gianfranco D’Amato
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MI
RITORNANO IN MENTE
a uso esclusivo dei sigg. Giornalisti.
Grandi autori della canzone italiana
È VIETATA
raccontano
i loro successi
degli anni
Settanta ediffusione
Ottanta
qualsiasi
riproduzione,
e prefazione
condivisione
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di Mara Maionchi
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ZONA
INDICE
Prefazione, di Mara Maionchi
9
Introduzione
Poche chiacchiere
Perché questo libro?
La storia di Amica mia
Lascia stare, non ti daranno retta
Il periodo d’oro
Anno del Signore millenovecentosettantuno
I protagonisti: le star, le persone semplici, i miti
Il percorso: esperienze ed emozioni
Non è tutt’oro quel che luccica
Successi e capolavori
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11
11
13
14
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15
È VIETATA
20
qualsiasi riproduzione, diffusione
23
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Luigi Albertelli
Dario Baldan Bembo
Gianni Bella
Edoardo Bennato
Piero Cassano & Giancarlo Golzi
Toto Cutugno
Maurizio Fabrizio
Roby Facchinetti
Jimmy Fontana
Alberto Fortis
Andrea Lo Vecchio
Claudio Mattone
Franco Migliacci
Cristiano “Popi” Minellono
Piero Pintucci
18
22
25
29
senza autorizzazione scritta della casa editrice. 45 39
Ogni violazione al presente divieto
73
sarà perseguita a norma di legge.
113
89
129
145
Questa edizione elettronica è priva di bianche e163
SPROVVISTA
173
della numerazione di pagina.
205
195
221
241
257
Enrico Ruggeri & Luigi Schiavone
Alberto Salerno
Roberto Soffici
Gianni Togni
Roberto Vecchioni
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Edizione elettronica riservata
269
291
305
319
333
a uso esclusivo dei sigg. Giornalisti.
Qualche suggerimento per l’ascolto
Ultime considerazioni
349
È VIETATA
351
qualsiasi riproduzione, diffusione
353
Ringraziamenti
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A Carolina, sperando che tra le tante canzoni
di moda trovi il tempo di ascoltarne anche alcune
di quelle incluse in questo libro. Tutto sommato,
come i suoi genitori, è figlia di una storia
e di una cultura fatta anche di questa musica.
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Prefazione
Ho conosciuto Gianfranco, l’autore di questo libro, un giorno in cui è venuto a casa mia per intervistare mio marito Alberto. Erano in salotto, appartati a
parlare fitto di musica, delle canzoni che lui ha scritto, della sua carriera, di
aneddoti e curiosità.
Quando se n’è andato ho chiesto ad Alberto di che tipo di intervista si trattasse. Pensavo che fosse per qualche pubblicazione specializzata o qualche sito
internet. Alberto invece mi ha spiegato che Gianfranco stava scrivendo un libro
2014
ZONA
sulla musica italiana ©
degli
anni Editrice
’70 e ’80, andando
di persona a intervistare
autori e interpreti, senza conoscere nessuno e senza essere un giornalista. Conoscendo l’ambiente, pensai: “Ma questo qui è matto!”.
Edizione elettronica riservata
Quando, tempo dopo, l’ho incontrato di nuovo per caso e ho saputo che il
lavoro procedeva ho pensato: “Questo qui non demorde!”. Sono in molti a
scrivere libriasulla
italiana di
quegli
anni,Giornalisti.
ma generalmente si tratta di
usomusica
esclusivo
dei
sigg.
addetti ai lavori o di persone che hanno i contatti giusti. Pochi inoltre si prendono la briga di andare a raccogliere direttamente le testimonianze su quel periodo,
come ha fatto Gianfranco per È
MiVIETATA
ritornano in mente. Il coraggio e l’intraprendenza mi piacciono. L’ostinazione paga sempre, e ne sappiamo qualcosa noi
che ce la trovavamo
quotidianamente
di fronte, nelle
vesti di Lucio Dalla, di
qualsiasi
riproduzione,
diffusione
Edoardo Bennato, di Alberto Fortis, di Gianna Nannini.
Non sono una nostalgica, non lo sono mai stata. Anzi, tendo a dimenticare
condivisione
questodentro,
file come si fa a non
quello che è stato. e
Ma
quando ti ci tirano di
letteralmente
abbandonarsi ai ricordi di quelle canzoni e di quei personaggi geniali? Un po’ di
malinconia
riaffiorare, è inevitabile,
perchèdella
ho avuto
la fortuna
di vivere in
senzapuò
autorizzazione
scritta
casa
editrice.
un gran bel periodo per la musica.
In fin dei conti i molti episodi felici e tristi, divertenti e strampalati raccolti
violazione
al presente
con passioneOgni
e precisione
in questo libro
ricreano per divieto
noi, che quegli anni li
abbiamo vissuti da protagonisti, un quadro molto familiare di occasioni, incontri, luoghi, frenesie,
delusioni, arrabbiature,
scoperte,
E soprattutto di
sarà perseguita
a norma
di gioie.
legge.
canzoni fantastiche.
La struttura del racconto, con un capitolo dedicato a ogni personaggio, mi è
Questa
edizione
elettronica
è priva
di bianche
e
piaciuta
particolarmente.
I collegamenti
tra i ricordi
del passato
e l’analisi della
situazione attuale (attraverso le interviste) spiegano come funzionava il mondo
musica allora e cosa è diventato
negli ultimi venti anni. E non con l’opinione di
SPROVVISTA
chi scrive, ma con il racconto diretto di decine di protagonisti.
Un giorno Gianfranco mi ha detto: “Io provo un misto di ammirazione e
numerazione
di pagina.
invidia per chi èdella
stato capace
di scrivere quelle
canzoni. E tu ?”. Anche io!
Ho avuto a che fare con artisti di grande talento, ma prima che addetto
stampa, talent scout e produttrice sono stata una fan. Lavorare in quel contesto è stato fantastico.
Il periodo più emblematico sono stati forse i cinque anni trascorsi alla Numero
Uno con Mogol e Battisti, nel loro momento più felice, quando otto loro canzoni
erano tra le prime dieci in classifica. Inoltre con Lucio c’era la consapevolezza
che fosse iniziata una nuova era per la musica italiana. Quando lo ascoltai la
prima volta dal vivo, eravamo a Rieti e lui cantava Balla Linda, ebbi subito la
sensazione di trovarmi di fronte a un fenomeno.
In quegli anni si lavorava in un clima di cambiamento e di grandi risultati,
con calma e con mezzi a disposizione. È questa la differenza principale con
l’oggi. Melis, il boss della RCA, ebbe dei grandissimi meriti, fu il vero grande
discografico italiano. Lavorando insieme a un gruppo di collaboratori di altissimo livello, ebbe il coraggio di puntare sugli artisti, senza scoraggiarsi dopo i
primi insuccessi ma continuando a investire. Quella determinazione e quella
© 2014a molti
Editrice
ZONA
lungimiranza hanno consentito
di emergere.
Rignano della Ricordi con la
Nannini fece lo stesso. Oggi tutto questo non esiste più.
Un altro emblema di quell’epoca è Enzo Jannacci. Un genio vero, un artista
Edizione elettronica riservata
in grado di raccontare un mondo, un uomo che più di altri non posso dimenticare. Un giorno, subito dopo il successo elettorale della Lega, lo incontrai e mi
disse: “Mara,ama
haiesclusivo
visto cosa è successo
? Lo sai
di chi è la colpa ? La colpa
uso
dei sigg.
Giornalisti.
è di Teddy Reno !”. Io non avevo proprio idea di dove volesse andare a parare.
“Quello lì, il Bossi, era andato a cantare al festival degli sconosciuti di Ariccia,
È VIETATA
quello di Teddy Reno. Si faceva
chiamare Donato. Se Teddy Reno lo avesse
fatto vincere, ce lo avrebbe tolto dai c... !”. Jannacci era cardiochirurgo e io gli
dicevo: “Enzo,qualsiasi
quando operi
qualcuno mettiti bene
la mascherina, perché se
riproduzione,
diffusione
vede che lo operi tu gli fai passare un brutto momento”.
Quello che oggi manca di allora è il clima di goliardia, di leggerezza in cui si
condivisione
questo
file Jannacci, Arbore,
lavorava con quei e
protagonisti
eccezionalidi
che
erano appunto
Boncompagni. Oggi sono tutti seri, ma la verità è che non sono seri: sono
noiosissimi.
senza autorizzazione scritta della casa editrice.
Il talento certamente c’è anche oggi, ma le condizioni sono cambiate. Chi
pensa ai nostri giorni di iniziare una carriera cominciando come impiegato di
Ogni
al presente
divieto
quinta categoria
? Io violazione
oggi sono una starlette
di settant’anni,
ma quando allora,
da impiegata in una ditta di estintori, dovevo andare in bagno, ero tenuta a
chiedere il permesso.
sarà perseguita a norma di legge.
Adesso c’è molta fretta di arrivare, si cercano scorciatoie e spesso il talento
non basta, perché va alimentato con il tempo, con lo studio. Se passi gran parte
priva
bianche
e
delQuesta
tuo tempo edizione
su internet o alelettronica
telefono succedeè che
questodi
talento
viene soffocato nella culla. Per quella generazione di artisti invece il pensiero non era quello
di avere la villa, la barca, le donne.
Erano cose che arrivavano dopo, non l’obiettivo
SPROVVISTA
di tutto. Loro vivevano il presente.
Ecco, mi sono comunque fatta prendere dai ricordi.
della numerazione di pagina.
Mara Maionchi
Introduzione
POCHE CHIACCHIERE
Lo scarno studio televisivo dell’epoca è affollato. Alcune decine di giovani
sono assiepate intorno alla zona centrale. La consuetudine a Speciale per voi è
quella di far interagire il pubblico con l’ospite della trasmissione tra una canzone
e l’altra. Siamo nel 1969, un periodo storico in cui è impossibile esimersi dall’esercitare il diritto di critica, in qualsiasi contesto. I ragazzi chiedono il micro© 2014
Editrice
fono senza alcuna timidezza,
parlano,
a volte ZONA
anche uno sull’altro con le voci
che si sovrappongono. Quasi tutti hanno qualcosa da chiedere o un parere da
esporre. Renzo Arbore, che conduce la trasmissione, ha un bel da fare per
Edizione elettronica riservata
gestire la situazione.
L’ospite della settimana resta al centro dello studio e ascolta tutti ma è visibilmente perplesso.
tanto interviene
per un momento,
poi desiste. Gli chiea usoOgni
esclusivo
dei sigg.
Giornalisti.
dono se si sente un cantante impegnato, lui risponde di no. Si parla dei suoi
capelli e dei suoi baffi. Qualcuno fa notare che senza una voce gradevole un
È VIETATA
cantante dovrebbe lasciar perdere
e scrivere quello che vuole dire in forma di
testo e magari distribuirlo con dei manifestini. Un vicino dissente. Anche l’ospite dissente e la
sua insofferenza
cresce. Un altrodiffusione
interviene e dà il colpo di
qualsiasi
riproduzione,
grazia: “Hai detto che la voce non è importante, allora cosa credi di dire nelle tue
canzoni?”.
e condivisione
didevo
questo
filedico niente. Parlate
L’ospite ne ha abbastanza:
“Io? Ma che
di’? Io non
sempre voi. Io non ci ho capito niente. So’ tre ore che state a parla’, non si è
concluso
Io propongo dellescritta
cose. Vi emozionano,
piacciono, sì o
senzaniente.
autorizzazione
della casavi editrice.
no?”. Dalla piccola folla esce un: “Sì”. “Bene, mi fa piacere. Sotto maestro con
la base”.
Ogni violazione al presente divieto
Parte la base.
E l’ospite canta Il tempo di morire e Fiori rosa fiori di pesco.
sarà perseguita a norma di legge.
PERCHÉ QUESTO LIBRO?
Questa edizione elettronica è priva di bianche e
Nel 1969 vivevo a Sulmona in provincia dell’Aquila, la città dei confetti. Avevo
cinque anni e già sei trasferimenti
alle spalle. Una media che farebbe impallidire
SPROVVISTA
anche Ibrahimovic. Io, mia madre e mia sorella facevamo i girovaghi al seguito di
mio padre, ufficiale dell’esercito, simpaticamente occupato in due attività princidellanegli
numerazione
dii carri
pagina.
pali: guidare reggimenti
addestramenti con
armati e far conoscere a
noi bambini il maggior numero possibile di scuole in giro per l’Italia.
A quel 1969 risalgono i primi ricordi visivi di quello che avevo intorno e di
quello che facevo: ovviamente non la casa (che cambiava troppo spesso), ma i
mobili sì, visto che viaggiavano con noi ed erano sempre gli stessi. Quelli della
cameretta che dividevo con mia sorella erano arancioni, ma si diceva “aragosta”,
con i copriletto verdi. Poi le figurine Panini del campionato 1969-1970 che si
attaccavano ancora con la colla, la mia bicicletta, il triciclo rosso di mia sorella.
Cose così, ma sempre ricordi sfumati.
La musica di sottofondo di quelle giornate è invece un ricordo nitidissimo.
Canzoni a volte poco note e risentite dopo anni a seguito di complicate ricerche,
altre volte invece grandi successi. Per esempio La storia di Serafino di Celentano,
Zingara e Fiume amaro di Iva Zanicchi, Non sono Maddalena e Sono una
donna non sono una santa di Rosanna Fratello, La spada nel cuore di Patty
Pravo. Venivano fuori dalla radio oppure dal giradischi dei miei, più raramente
dalla TV che la sera dopo Carosello era off-limits come prevedeva la nota regola
Editrice
ZONA
per chi era bambino ©
nei 2014
primi anni
‘70. Proprio
in relazione a questi ricordi
capii, già diversi anni fa, la forza della musica: nella nostra memoria le immagini
e le voci restano per lo più sfocate, la musica invece ha la capacità di riportare
Edizione elettronica riservata
in un attimo indietro nel tempo a una precisa situazione. A volte anche certi
odori hanno questo potere, ma sono poco pertinenti in un libro sulla musica e li
tralasciamo.a uso esclusivo dei sigg. Giornalisti.
Tra le canzoni di quel 1969 ce ne è una in particolare che si stampò nella
mia memoria. Forse perché i miei avevano comprato il disco e la ascoltavano
È VIETATA
spesso, forse perché mi piaceva
particolarmente. È Amica mia, di Guido
Renzi. Quando uscì ebbe un grande successo, poi, nel corso dei decenni, si è
sentita molto qualsiasi
poco. Ma è un
brano particolare diffusione
e chi lo conosce la collega
riproduzione,
immediatamente a quegli anni proprio perché difficilmente ha avuto modo di
riascoltarlo. Io invece, da adolescente l’avevo registrata da quel vecchio die condivisione
di questo
filead ascoltarla ogni
sco su una cassetta
e negli anni successivi
ho continuato
tanto.
Un giorno,
a distanza di decenni dall’origine
di quei ricordi,
mi sono ritrovasenza
autorizzazione
scritta della
casa editrice.
to a cercare un video di Amica mia sul web, per riascoltarla e per la curiosità di
vedere di persona Guido Renzi. Non riuscendo a trovare granché, ho deciso di
Ogni
violazione
presente
divieto
cercare Guido:
ho trovato
il suo sito e ilal
suo
indirizzo e-mail
e, dopo un messaggio spedito senza tanta convinzione, sono entrato in contatto con lui. È una
persona gentile
e disponibile,
e attualmente
vive in Canada.
Dopo uno scambio
sarà
perseguita
a norma
di legge.
di e-mail per conoscerci meglio, un giorno abbiamo passato un paio d’ore a
chiacchierare in audio e video via computer. È stato proprio in quella chiacchieedizione
priva
bianche
rataQuesta
che mi ha raccontato
gli elettronica
aneddoti legati adèAmica
mia,di
di come
era nataee di
come era diventata un successo.
La storia era molto interessante
e mi aveva colpito. La sera stessa non riuSPROVVISTA
scivo a dormire, mi frullava per la testa un’idea. Verso le tre del mattino, ancora
sveglio, ho messo a fuoco quell’idea: scrivere un libro per raccogliere direttanumerazione
pagina.di tante canzoni di
mente dalla vocedella
degli autori
le testimonianzedi
a proposito
quel periodo musicale irripetibile che va dalla fine degli anni ’60 alla seconda
metà degli anni ’80. La passione per la musica e la curiosità per gli aneddoti che
ci sono dietro le canzoni che fanno parte della mia memoria, a partire proprio da
Amica mia, sono quindi il motivo trainante di questo lavoro. E, spero, motivo di
interesse per chi lo leggerà. [segue]
Gianni Bella
Io non so parlar d’amore
l’emozione non ha voce
e mi manca un po’ il respiro
se ci sei c’è troppa luce
la mia anima si spande come musica d’estate
poi la voglia sai mi prende
e si accende con i baci tuoi
L’emozione non ha voce (G. Bella, Mogol)
© 2014 Editrice ZONA
Non volevo assolutamente che mancasse in questo lavoro la storia della
carriera di GianniEdizione
Bella, ma sapevo
che nel gennaio
2010 era stato colpito da un
elettronica
riservata
ictus in seguito al quale era rimasto in ospedale per sette mesi. Ero dibattuto sul
da farsi. Poi ho letto che a seguito della convalescenza Gianni si era ripreso e mi
uso esclusivo dei sigg. Giornalisti.
sono deciso a
a contattarlo.
Mi ha risposto sua figlia Chiara che è stata veramente impagabile per rendere possibile l’incontro. Ci scambiamo
gli argomenti da trattare e lei si prepara
È VIETATA
raccogliendo via via le informazioni direttamente da suo padre e attraverso le
testimonianze dello zio Antonio, autore dei testi di molte canzoni e memoria
qualsiasi
diffusione
storica della famiglia
Bella. riproduzione,
Il quadro viene poi completato
anche attraverso il
racconto che raccolgo direttamente da Marcella.
La famiglia Bella
vive vicino Parma, di
dove
Gianni sifile
è stabilito ormai molti
e condivisione
questo
anni fa e dove sono nate le due figlie. Percorro l’ultimo tratto prima di arrivare
da loro attraverso la campagna intorno a Parma in una bellissima giornata di
senzaChiara
autorizzazione
scritta
della
casa
primavera.
e Antonio mi stanno
aspettando,
Gianni
arrivaeditrice.
poco dopo con
la moglie Paola, direttamente da una seduta di fisioterapia. Vederlo è una gioia,
non solo perché incontro un grande personaggio, ma soprattutto perché posso
Ogni violazione al presente divieto
constatare di persona che sta molto meglio di quanto pensassi. Ha reagito benissimo al duro colpo subito anni fa e viene a sedersi con noi nella sala di
registrazione sarà
in cui haperseguita
composto tante a
canzoni,
a ricordare
successi e aneddoti
norma
di legge.
di una carriera eccezionale.
Per una volta non incontro solo un artista ma un’intera famiglia di musicisti
Questa
edizione
elettronica
è priva
di bianche
e
in un
clima di amicizia
che riserverà
alla fine anche
una bellissima
sorpresa.
***
SPROVVISTA
Gianni nasce a Catania nel 1947. I genitori sono molto giovani e nei ricordi
della
di Marcella
pagina.
dei quattro figli, in
ordinenumerazione
di età Antonio, Gianni,
e Rosario, piuttosto
“canterini”. La famiglia Bella è tra le prime nel vicinato ad acquistare una radio,
una di quelle molto grandi dell’epoca che in realtà erano dei veri e propri mobili.
La mattina la mamma resta in casa con i bambini, ascolta la musica e canta.
Anche il papà ha la stessa passione: canta come dilettante in un coro lirico e in
qualche occasione si esibisce anche al teatro Massimo Bellini di Catania.
Quando Gianni è adolescente un amico che già lavora, Pippo, gli regala una
chitarra. È una specie di scintilla. Gianni comincia a strimpellare da autodidatta.
Mentre il fratello Antonio, più grande di un anno, ascolta principalmente musica
italiana, Gianni ha una naturale predilezione per la musica black. Ascolta i dischi
di Otis Redding, Ray Charles, Billie Holiday, James Brown e insegue la musica
che viene da quei 78 giri con la sua chitarra. È una passione che non abbandonerà più e Chiara mi racconta che da bambina suo papà già le faceva ascoltare
quel tipo di musica. Intorno ai quindici anni Gianni inizia a trovarsi con degli
amici, tra cui Pippo, per suonare. Lo farà poi per un certo periodo nel corso
degli anni ’60, suonando in vari locali della zona. Impara quindi da solo a suonaEditrice
re la chitarra, per poi©
fare2014
la stessa
cosa con ilZONA
pianoforte, e poi con il basso e
con la batteria.
Marcella racconta che in quel periodo tutti in famiglia erano stupiti: “Era un
Edizione elettronica riservata
musicista fantastico. Aveva una straordinaria capacità nell’imparare a suonare
qualsiasi strumento e nel creare melodie”.
Un giorno,
nel 1965,
arriva a Catania
Rita Giornalisti.
Pavone per uno spettacolo al
a uso
esclusivo
dei sigg.
teatro Metropolitan. In quella occasione lei e il marito Teddy Reno cercano dei
partecipanti per il Festival di Ariccia, una manifestazione canora per voci nuoÈ VIETATA
ve. La locandina dice di presentarsi
in un certo giorno con lo spartito della
canzone che l’aspirante cantante vuole interpretare.
I due fratelli
Bella, Gianniriproduzione,
e Antonio decidono di
provare, si iscrivono e comqualsiasi
diffusione
prano uno spartito alla Ricordi di Catania. Anche a Marcella piace cantare e, nella
speranza di poter vedere in quella occasione Rita Pavone, convince i due fratelli a
e condivisione
di sono
questo
portarla con loro all’audizione.
Quando però
tutti lìfile
e il maestro chiama ad
alta voce i fratelli Antonio e Gianni Bella a presentarsi per l’esecuzione, nessuno si
alza.
I due non
hanno il coraggio di muoversi
a Marcella che
senza
autorizzazione
scrittae dicono
dellasottovoce
casa editrice.
è con loro: “Vai tu, vai tu!”. Alla più piccola non manca l’iniziativa. Marcella si alza
e va a cantare Nessuno mi può giudicare. È lei che mi racconta divertita l’aneddoOgni
violazione
al presente
divieto
to: “Praticamente
i miei
fratelli mi spinsero
sul palcoscenico
e io andai a cantare
senza nessuna timidezza. Non lo sapevamo ancora, ma scoprimmo tutti in quella
occasione chesarà
per meperseguita
era una cosa naturale
come andare
in bicicletta”.
a norma
di legge.
Quel semplice episodio è di fatto il punto di partenza della carriera sia di
Marcella che di Gianni. Marcella quindi sale sul palco e canta. È praticamente
edizione
priva
bianche
e
unaQuesta
bambina, non
ha ancoraelettronica
compiuto tredicièanni,
ma ladisua
interpretazione
convince tutti e le chiedono di tornare la sera stessa per la selezione finale che
avviene durante lo spettacoloSPROVVISTA
di Rita Pavone. La più piccola di casa Bella supera
anche la prova finale e viene ammessa al Festival di Ariccia, ma quando compila
i moduli per la partecipazione e scrive il suo anno di nascita crollano tutti i sogni:
della
di pagina.
viene esclusa perché
l’etànumerazione
minima per l’iscrizione
al Festival è quindici anni.
Non può andare ad Ariccia, ma ormai tutti hanno capito che ha delle doti speciali e per svilupparle si decide di ricorrere a un maestro di musica che l’aiuta con
qualche consiglio di base e la avvia alle prime esibizioni.
I percorsi musicali di Gianni e Marcella per un po’ procedono in parallelo. Gianni
continua a suonare con dei gruppi nei locali mentre Marcella inizia a cantare
nelle feste di piazza in giro per la Sicilia. In queste feste generalmente si esibisce
un cantante affermato, coadiuvato da alcuni giovani di supporto. I primi guadagni di Marcella sono di 5.000 lire a serata. In una di queste occasioni il presentatore è Mike Bongiorno, il quale si accorge del talento di quella ragazzina minuta e riccia. Le chiede di parlare con sua mamma alla quale propone di andare a
Milano con la figlia per un provino alla casa discografica Saar.
“Mike ha poi ricordato in tante occasioni che è stato lui il primo a scoprirmi!
Andai a Milano con mia madre e il provino andò bene per la voce, l’intonazione
e tutto il resto. Ci fu solo un problema di pronuncia: la mia ‘erre’ come quella di
molti siciliani non era perfetta. Cantando Ragazzo triste il problema emerse in
2014
Editrice
ZONA
modo evidente. Mike ©
allora
organizzò
per me un
corso di dizione a Catania con
un attore. Mi ricordo anche un aneddoto divertentissimo. Dopo il provino andammo a casa di Mike, nella zona di Corso Sempione, dove lui ci rimborsò le
Edizione elettronica riservata
spese del viaggio e dell’hotel con un assegno. Era già un personaggio molto
famoso, per cui quando pagammo l’hotel con quell’assegno, il proprietario ci
disse che nonalouso
avrebbe
incassato. Era
firmato
dal Giornalisti.
divo della TV Mike Bongiorno
esclusivo
dei
sigg.
e quindi lo incorniciò!”.
Marcella torna a Catania per iniziare il corso di dizione e nel frattempo conÈdopo,
VIETATA
tinua a cantare. Ma poco tempo
siamo nel 1968, in una serata si trova a
precedere sul palco una delle cantanti più importanti del momento: Caterina
Caselli. Il manager
della Caselli,
Ivo Callegari, la nota
e la invita a un’altra serata
qualsiasi
riproduzione,
diffusione
dopo due giorni. Marcella si esibisce nuovamente, alla presenza anche della
Caselli. Ancora una volta convince tutti quelli che la ascoltano e Callegari le
e condivisione
di laquesto
file non ha legami
propone immediatamente
un contratto con
CGD. Marcella
contrattuali con la Saar e si trova a dover decidere cosa fare. I Bella scelgono
Callegari,
è un manager affermato
che sidella
occupacasa
della Caselli
e di Patty
senzaperché
autorizzazione
scritta
editrice.
Pravo. Gianni e Marcella accompagnati dalla famiglia vanno quindi a Milano e la
CGD li sistema nella stessa pensione in Galleria del Corso in cui alloggia Mino
violazione
presente
Reitano con Ogni
i suoi famigliari.
Le due al
famiglie
di artisti divieto
del sud entrano così in
amicizia. Il contratto è cosa fatta e Marcella debutta al Cantagiro del 1969 tra i
giovani con ilsarà
brano Il
pagliaccio.
perseguita
a norma di legge.
Nella manifestazione itinerante si suona dal vivo e allora ad accompagnare
Marcella arriva Gianni con il suo gruppo, costituito da ragazzi siciliani. Ci sono
Questa
èInsomma
priva di
bianche
e
anche
i genitoriedizione
di Marcella eelettronica
il fratello Antonio.
è una
comitiva numerosa che proprio in preparazione del Cantagiro Ivo Callegari affida alle cure di
Maurizio Dinelli, un road manager
che collabora con la CGD per gli aspetti
SPROVVISTA
organizzativi. Essendo originario di Sant’Ilario, tra Parma e Reggio Emilia, proprio in quella zona Dinelli trova sistemazione per tutto il team di supporto di
della numerazione
diilpagina.
Marcella. È un particolare
molto importante per
futuro della vita di Gianni,
che si trova a essere ospitato dalla famiglia di Paola, la ragazza che diventerà la
compagna della sua vita. Nei dintorni di Parma Gianni si stabilirà poi in modo
permanente.
Il pagliaccio non è un brano indimenticabile e quindi al Cantagiro per Marcella
non succede granché. Le cose non cambiano nemmeno con il secondo 45 giri,
Bocca dolce. Siamo nel 1971 e i fratelli Gianni e Antonio capiscono che per la
voce di Marcella servirebbe un brano forte, ma gli autori affermati preferiscono
scrivere per gli interpreti celebri. È un circolo vizioso dal quale è difficile uscire.
Allora Gianni si mette al lavoro e scrive Hai ragione tu, un brano di sapore beat
a cui Antonio collabora per il testo. Il provino piace alla CGD che decide per la
partecipazione di Marcella alla Gondola d’argento di Venezia. È un momento
molto importante della sua carriera: Marcella si fa strada tra centotrenta concorrenti e ottiene il secondo posto, mentre Gianni si accorge per la prima volta
di poter essere anche un autore oltre che un musicista.
A quel punto l’aspirazione dei fratelli Bella è quella di partecipare a Sanremo.
2014 Editrice
Iniziano un pressing ©
su Callegari,
che li invitaZONA
a scrivere un brano. Gianni si
mette al lavoro e con la chitarra, mentre si trova a Taneto, vicino Parma, compone la prima traccia musicale di Montagne verdi, che risente degli influssi della
Edizione elettronica riservata
musica nera ed è meno melodica di quella che sarà la versione finale. Su questa
traccia Antonio scrive un testo preliminare. Il provino viene ascoltato da Alfredo Cerruti che
subito la portata
brano Giornalisti.
e telefona all’amico Giancarlo
a capisce
uso esclusivo
deidelsigg.
Bigazzi, all’epoca già affermato autore di testi. Bigazzi si mostra disponibile e
chiede a Gianni e ad Antonio di andare da lui a Settignano, vicino Firenze, per
È VIETATA
fargli ascoltare il brano. Lì Bigazzi
al piano e Gianni alla chitarra suonano insieme la musica di Montagne verdi. Dopo qualche tempo il testo finale è pronto.
Per scriverlo Bigazzi
si è ispirato
proprio alla storia
personale di Marcella e del
qualsiasi
riproduzione,
diffusione
suo viaggio al nord per inseguire la carriera di artista.
Dai ricordi di Antonio e di Gianni emerge un aneddoto a proposito della
e condivisione
di questo
filealcuni anni dopo.
nascita di quel testo,
che lo stesso Bigazzi
raccontò loro
Bigazzi era molto scaramantico e poco prima di ricevere la telefonata di Cerruti
persenza
Montagne
verdi aveva letto l’oroscopo
deldella
giorno,casa
che glieditrice.
preannunciava
autorizzazione
scritta
proprio l’arrivo di una telefonata fortunata. Sulla base di quella circostanza
aveva quindi accettato di collaborare. Forse con un oroscopo diverso Bigazzi
presente
divieto
non avrebbe Ogni
accettatoviolazione
di scrivere quelal
testo.
Difficile dirlo,
ma quello fu certamente uno snodo importante per la carriera e la vita di Gianni Bella.
Il ricordo sarà
di Marcella
invece è legato
all’attesadi
dellegge.
ritorno di Gianni da
perseguita
a norma
Firenze: “Io ero speranzosa. Quando arrivò Gianni mi disse che era venuta
fuori una canzone fantastica. Io, mia mamma e l’altro fratello Antonio ci
Questa
edizione
elettronica
è con
priva
di bianche
mettemmo
all’ascolto
e lui cominciò
a suonare
la chitarra.
La ascoltaieuna
volta sola e mi sembrò una canzone troppo facile, leggera. Io invece mi aspettavo qualcosa di diverso, diSPROVVISTA
maggiore impatto, in cui avrei potuto tirare fuori
la voce. Rimasi un po’ delusa e siccome sono sempre stata molto spontanea
gli dissi che mi sembrava una canzone per bambini. Me lo ricordo come se
numerazione
fosse oggi: lui sidella
alzò, prese
la chitarra e sedinepagina.
andò via senza nemmeno
rispondermi. Quella notte non riuscivo a dormire perché avevo Montagne
verdi sempre in mente. Il giorno dopo gli dissi che forse mi ero sbagliata e che
era la mia canzone”. Non era solo la canzone di Marcella ma la sua storia di
ragazzina che lasciava le colline verdi intorno a Catania per Milano, la città
che aveva mille sguardi.
Il resto è cosa nota. Montagne verdi diventa una delle hit italiane dei primi
anni ’70, si piazza al settimo posto a Sanremo nel 1972, tra Jesahel dei Delirium
di Ivano Fossati e Piazza Grande di Lucio Dalla, e ottiene un enorme successo
popolare vendendo mezzo milione di copie. Solo per ricordare come andavano
le cose a quei tempi, quando Montagne verdi è al terzo posto in Hit Parade
nell’aprile del 1972, si trova in compagnia di canzoni del calibro di Imagine di
John Lennon (sesta) e All the time in the world di Louis Armstrong (ottava).
Una decina di anni prima di essere colpito dall’ictus, Gianni aveva descritto
in un’intervista l’esperienza di Montagne verdi: “Io credevo tantissimo in questa canzone. Credo che i cosiddetti evergreen siano quei brani che hanno una
© cui
2014
Editrice
ZONA
bellezza loro, autentica,
la gente
ritorna anche
quando tutto intorno le cose
cambiano. Credo che questa canzone abbia funzionato perché diceva la verità,
non c’era nulla di costruito. Una cosa che casomai mi stupisce, ma mi fa molto
Edizione elettronica riservata
piacere, è che ai miei concerti la gente la riconosca come mia. La chiedono, la
cantano come un inno, se solo accenno il titolo i ragazzini diventano pazzi. C’è
un affetto speciale
questa canzone
quasi
trent’anni fa, che non sono
a usoper
esclusivo
deinata
sigg.
Giornalisti.
pochi per una canzone... ma quando la canto ci sento ancora la freschezza di
quando l’ho composta” (dal sito Galleriadellacanzone.it).
È VIETATA
Dopo Montagne verdi Gianni
comincia a scrivere con continuità canzoni
per Marcella. Tutto inizia sempre dalla chitarra con cui il musicista compone la
musica per poiqualsiasi
canticchiarciriproduzione,
su in un inglese maccheronico
e passare il lavoro
diffusione
a Bigazzi che scrive il testo. Marcella, con il suo talento vocale e la sua presenza
scenica è l’eccellente interprete di tutti i brani, ed entra di diritto tra le cantanti
e condivisione di questo file
più amate dal pubblico.
Nell’estate del 1972 esce Sole che nasce, sole che muore, anche questa
studiata
su misura
per Marcella, chescritta
interpreta della
alla perfezione
ragazza alle
senza
autorizzazione
casa una
editrice.
prese con i primi turbamenti d’amore. “Fu un intermezzo dopo Montagne verdi, non era una canzone che mi faceva impazzire” ricorda Marcella. È un brano
presente
divieto
melodico cheOgni
ottiene violazione
un ottimo quintoal
posto
al Festivalbar
del 1972 e anche qui
la concorrenza è leggendaria: prima Piccolo uomo, seconda Viaggio di un poeta e quarta Alone
Nel 1973, mentre
Sole che
sole che muore
saràagain!
perseguita
a norma
di nasce,
legge.
arriva addirittura in Giappone, Gianni continua a scrivere pezzi per la sorella.
Un sorriso e poi perdonami consolida lo stile di quegli anni di Gianni e di
Questa
edizione
è priva
bianche
e
Marcella.
La melodia
ampia elettronica
e convincente risponde
moltodi
bene
ai canoni musicali di quei primi anni ’70. È un altro successo e arriva fino al quarto posto in
classifica. Gianni si trova inSPROVVISTA
una fase creativa eccezionale e pochi mesi dopo
esce Io domani, con cui Marcella partecipa al Festivalbar.
“Era il brano che aspettavo, proprio quello che volevo – dice Marcella – Era
di pagina.
la canzone in cuidella
potevo numerazione
esprimere la mia passionalità
e le mie emozioni. La
trovo meravigliosa ancora oggi quando la sento. Mi ero identificata nella storia,
che era stata ispirata a Giancarlo Bigazzi da un fatto reale: aveva conosciuto una
signora sposata con due figli, che per lui si era separata ed era diventata sua
moglie”. Io domani denota una certa maturazione musicale, in cui la parte inziale
è più raffinata, e che si apre in un inciso in cui la melodia e la voce di Marcella
sono un tutt’uno. Anche il testo di Bigazzi, ispirato alla propria storia personale,
rappresenta un’evoluzione per l’immagine di Marcella: da ragazza che scopre
l’amore o il tradimento, viene collocata nella dimensione più matura di donna
che deve decidere della propria vita. Insieme a Montagne verdi, Io domani è
forse il brano più noto di Marcella e di Gianni come autore. Viene scelto come
sigla della trasmissione radiofonica Gran varietà e vince il Festivalbar 1973 exaequo con un capolavoro assoluto come Minuetto di Mia Martini. Tra i primi
brani nella Hit Parade del 1973, Io domani sarà interpretata anni dopo anche da
Mina. L’anno magico si conclude con Mi... ti... amo..., stessa ricetta musicale,
stessa freschezza e altro successo che arriva fino al quarto posto in Hit Parade.
© 1972
2014
Editrice
ZONA
In due anni soltanto,
e 1973,
esplode quindi
il fenomeno Marcella e si
afferma prepotentemente sulla scena un nuovo autore: Gianni Bella. Sono anni
ricchi di grandi canzoni sia in Italia che all’estero e affermarsi non è facile. E lo
Edizione elettronica riservata
è ovviamente ancora meno mantenere la posizione conquistata. Ma il talento
musicale di Gianni è stato espresso fino a questo punto solo in parte e c’è molto
altro in arrivo.
a uso esclusivo dei sigg. Giornalisti.
Nel 1974 Gianni scrive una nuova canzone. Antonio mi racconta che nelle
intenzioni di suo fratello nasce come un blues. Ma il brano deve uscire in estate
VIETATA
e quindi si decide di dargli unaÈ
veste
più ritmata. L’arrangiamento viene affidato
a Franco Monaldi che, cosa inusuale, utilizza gli archi in maniera ritmica al
posto dei fiati. qualsiasi
Il risultato piace
al team composto dadiffusione
Gianni, Marcella e Giancarlo
riproduzione,
Bigazzi e nasce così uno dei primi esempi di disco-music italiana: Nessuno mai.
Lasciare i canoni musicali che hanno portato al successo è una scelta coraggiocondivisione
di questo
sa, ma indovinata.eMarcella
è molto convincente
in una file
interpretazione più aggressiva, al passo con i tempi e con le mode. Nessuno mai è l’ennesima affermazione:
terzo
posto al Festivalbar escritta
terza anche
in Hitcasa
Parade,editrice.
vende 400.000
senza
autorizzazione
della
copie. E, caso rarissimo per la musica italiana, sono gli altri a farne una cover:
i Boney M incidono Take the heat off me, versione inglese appunto di Nessuno
Ogni
violazione
al presente
mai. Marcella
mi racconta
che inizialmente
era lei che divieto
avrebbe dovuta cantare
in inglese: “Giorgio Moroder lavorò all’idea di una cover in inglese e mi chiese
di cantarla. Ma
io mi preoccupavo
troppo
della linguadi
e dilegge.
come pronunciavo le
sarà
perseguita
a norma
parole, così l’interpretazione perdeva pathos. Quindi si decise di affidarla ai
Boney M”.
Questa
elettronica
è priva
di bianche
e
Per Gianni,edizione
la sorella Marcella
è come una musa
a cui ispirarsi
per le canzoni
che lei stessa interpreta. Per Marcella invece Gianni è il compositore di tanti
successi ma anche il fratelloSPROVVISTA
maggiore. “Abitavamo vicino, a Sant’Ilario e quindi eravamo sempre insieme. Lui mi chiamava e mi faceva sentire qualsiasi spunto,
chiedendomi cosa ne pensavo. Se mi piaceva, andava avanti. E poi mi faceva
della
di pagina.
anche da papà, visto
che numerazione
nostro padre era rimasto
in Sicilia”.
Il 1974 è l’anno della svolta artistica di Gianni. Antonio e Chiara mi raccontano come andarono le cose e il ruolo che ebbe per la seconda volta Alfredo
Cerruti nella sua vita. Gianni scrive insieme a Bigazzi un’altra canzone: Più ci
penso. Lo stile è inconfondibile, è quello semplice e diretto delle canzoni già
scritte per Marcella, un vero marchio di fabbrica. La fa ascoltare a Piero Sugar,
proprietario della CGD, e ad Alfredo Cerruti, direttore artistico. Ai due la voce di
Gianni piace, ha un timbro particolare e gli suggeriscono di cantarla. Detto
fatto. Mentre Marcella miete successi con Nessuno mai, Gianni debutta come
interprete incidendo Più ci penso e partecipando a Un disco per l’estate. Arriva
fino alla serata finale a Saint Vincent e ottiene il suo primo successo come
cantante vendendo 400.000 copie. Più ci penso resta nei primi dieci 45 giri della
Hit Parade per quasi quattro mesi e per alcune settimane in questo periodo nelle
top ten c’è anche Nessuno mai. Lo stesso Gianni racconta che dopo Più ci
penso decise finalmente di comprare un pianoforte di seconda mano e che per
lui fu una grande gioia. Fino ad allora aveva scritto tutte le sue canzoni alla
© 2014 Editrice ZONA
chitarra.
E proprio a quel pianoforte Gianni compone la canzone di maggior successo
della sua carriera di autore e interprete: nel 1976 esce Non si può morire dentro,
Edizione elettronica riservata
frutto ancora una volta della collaborazione con Giancarlo Bigazzi. Gianni vince
il Festivalbar, vola al primo posto in Hit Parade e ci resta per ben due mesi,
praticamenteatutta
fino al settembre
1976,
quando lascia la posizione
usol’estate,
esclusivo
dei sigg.
Giornalisti.
numero uno a Margherita di Riccardo Cocciante. Non si può morire dentro
risulta il secondo disco più venduto in Italia nell’anno, dietro solo ad Ancora tu
VIETATA
di Lucio Battisti e riscuote un È
grande
successo in diversi altri paesi.
È una vera e propria consacrazione per Gianni come autore e come interprete. Agli italiani
piace anche
l’immagine del bravo
ragazzo con la chioma
qualsiasi
riproduzione,
diffusione
appariscente che spopola in TV e che fa il paio con quella della sorella Marcella.
Il talento e gli sforzi vengono insomma premiati da una popolarità enorme.
e condivisione
dibrano
questo
filerischiato di litigare:
Marcella mi racconta
ridendo che per quel
avevano
“Quando lo sentii lo trovai così bello! Lo avrei voluto cantare io ma lui mi
diceva:
‘Questo
lo faccio io, l’ho scritto
per della
me. Noncasa
è adatto
a te’. Aveva
senza
autorizzazione
scritta
editrice.
ragione perché per la sua voce e il suo modo di cantare era perfetto. Mi ricordo
che Alfredo Cerruti aveva provato a convincerlo a farlo cantare a qualche interaldapresente
divieto
prete famosoOgni
ma nonviolazione
c’era stato niente
fare! Tutti quando
sentivano Non si
può morire dentro capivano che sarebbe stato un grande successo, come è
successo poi per
L’emozione
non ha voce”.
sarà
perseguita
a norma di legge.
Entrambi i fratelli Marcella e Antonio mi raccontano invece di un altro aspetto di Gianni, noto solo a chi lo conosce bene, cioè la grande timidezza che lo ha
Questanella
edizione
elettronica
è priva
bianche
e a
condizionato
carriera artistica.
Gianni è dotato
di undi
timbro
vocale soul
cui la stessa Marcella si ispira. Mentre nelle incisioni in studio si esprime al
massimo, nelle esibizioni dal
vivo o in televisione è talmente teso da sembrare
SPROVVISTA
ipnotizzato. Insomma per questo aspetto i due fratelli si trovano agli antipodi,
come spiega Marcella: “Io sul palcoscenico dicevo dentro di me: ‘Ecco, questo
della
di pagina.
è il mio posto’, lui
invecenumerazione
si bloccava. A Sanremo
era una tragedia, non esprimeva mai quello che realmente poteva, gli veniva addirittura la febbre”.
La vena creativa di Gianni è inesauribile e i successi continuano. Nel 1978
arriva il brano No, con un’altra partecipazione al Festivalbar. Nel 1980 è la volta
di Dolce uragano e nel 1981 di Questo amore non si tocca. Inoltre Gianni continua a scrivere brani per Marcella, tra cui Lady anima nel 1979. [segue]
Roby Facchinetti
Mi dispiace di svegliarti
forse un uomo non sarò
ma d’un tratto so che devo lasciarti
fra un minuto me ne andrò
E non dici una parola
sei più piccola che mai
in silenzio morderai le lenzuola
so che non perdonerai
Mi dispiace devo andare
il mio posto e là
il mio amore si potrebbe svegliare
chi la scalderà?
Tanta voglia di lei (R. Facchinetti, V. Negrini)
© 2014 Editrice ZONA
Edizione elettronica riservata
a uso esclusivo dei sigg. Giornalisti.
Per generazioni di italiani i Pooh sono una sorta di istituzione nazionale più
che un gruppo musicale. La longevità, il numero incredibile di hit, la proverbiale
Èriconosciuti
VIETATA
professionalità per la quale sono
pionieri nella nostra musica in tanti
aspetti li hanno resi un mito.
Ma la domanda
che forseriproduzione,
in pochi si pongono è:
chi ha scritto le canzoni dei
qualsiasi
diffusione
Pooh? Nonostante i quasi cinquanta anni di carriera e alcuni cambi di formazione soprattutto nei primi tempi, la risposta è semplice. Valerio Negrini fondatore
e condivisione
di questo
file scriverà i testi
del gruppo nel 1966,
batterista, spirito libero,
poeta e viaggiatore
e Roby Facchinetti le musiche di circa duecentocinquanta brani che comprendono
quasi tutti
i successi dei Pooh. scritta
Una collaborazione
storicaeditrice.
durata appunto
senza
autorizzazione
della casa
quasi mezzo secolo, e interrotta solo dalla morte di Valerio, avvenuta nel gennaio 2013.
Ogni
violazione
al mai
presente
I Pooh sono
sempre
lì, attivi più che
anche da divieto
nonni. La sensazione è
che continueranno così ancora a lungo.
Dopo l’incontro con Roby confermo l’idea che mi sono fatto negli anni, dalsarà perseguita a norma di legge.
l’esterno, dei Pooh e di come lavorano. Certamente italiani fino in fondo nella sensibilità, nelle origini semplici di provincia, nell’ispirazione che hanno poi convertito
in grandi
successi,
ma decisamente
anglosassoni,èinvece,
Questa
edizione
elettronica
privanell’organizzazione.
di bianche e
Quando siamo ormai in prossimità del giorno dell’incontro, Roby mi fa dannare per riuscire a confermarlo perché con il suo smartphone mi chiama tutte le
SPROVVISTA
volte in video, invece che in
voce, e la chiamata cade. Alla fine gli chiedo di
mandarmi un sms e poi lo richiamo io. Dopo giorni di tentativi falliti è la svolta,
e finalmente fissiamo
la data.
della
numerazione di pagina.
Ci vediamo nella sede dei Pooh a Milano, zona Linate. Me l’aspetto piena di
ricordi e di trofei dopo decenni di successi, e la trovo esattamente così.
Concentrare in un capitolo la carriera di Roby e dei Pooh nell’arco degli anni
’70 e ’80 (con qualche eccezione), considerando le canzoni che ha scritto con
Valerio, non è un lavoro facile. Ci si riesce solo a patto di operare una selezione
rigida di alcuni dei brani più celebri e di tralasciarne chissà quanti altri. Concordiamo questa strategia e partiamo. Accendo il registratore mentre Roby zittisce
lo smartphone che tanto mi ha fatto penare.
***
Cosa c’entra Roby, musicista proiettato verso il futuro e la tecnologia, l’uomo che ha introdotto per primo in Italia lo storico minimoog, con il piccolo
Camillo che nel 1948 a quattro anni suona un’armonica? Alcuni fan di lungo
corso dei Pooh lo sanno, gli altri no.
© Facchinetti
2014 Editrice
ZONA
Camillo Ferdinando
nasce il giorno
della festa del lavoro del
1944 ad Astino, periferia di Bergamo, primo di cinque figli.
La mamma, che deve essere una donna piuttosto originale, aveva fatto un
Edizione elettronica riservata
patto con l’amica del cuore, Camilla: la prima ad avere un figlio lo avrebbe
chiamato con il nome dell’altra. Me lo vedo il piccolo Facchinetti (che non è
ancora nato)ache
da esclusivo
lassù fa il tifodei
perché
la signora
Camilla partorisca per
uso
sigg.
Giornalisti.
prima. Ma non è così e lui si becca appunto il nome Camillo. Ma a dispetto del
nome che, evoca un carattere tranquillo e pacioso, da piccolino è determinato:
VIETATA
quel nome non gli piace e allaÈfine,
più avanti negli anni, riuscirà a diventare
Roby.
Suo nonnoqualsiasi
era un appassionato
di musica, dirigeva
un coro e aveva scritto
riproduzione,
diffusione
un’opera. Affascinato da un vicino che suona l’armonica, Camillo a quattro
anni ne riceve una in regalo per Santa Lucia. È amore a prima vista, la
e condivisione
filepercorso. A sei anni
predisposizione emerge
immediatamente.di
Daquesto
lì inizia il suo
passa alla fisarmonica, lo strumento a cui può accedere più facilmente, e comincia
a prendere
lezioni da un maestro
di Bergamo.
Poicasa
arriva laeditrice.
prima audiziosenza
autorizzazione
scritta
della
ne. A dieci anni comincia a suonare il pianoforte. La voglia di creare qualcosa di
nuovo lo porta subito a scoprire la composizione.
violazione
presente
Pochi anniOgni
e da adolescente
inizia aal
suonare
nei primidivieto
complessini della zona,
prima i Toni, poi, diciassettenne, i Monelli, con cui si esibisce nelle balere del
bergamasco e sarà
addirittura
al Grand Hoteladinorma
Rimini. È di
l’estate
1963. L’anno dopo
perseguita
legge.
passa ai Pierfilippi e les Copains, un gruppo che fa capo ad Adolfo Filippi, già
noto come Pierfilippi per aver partecipato a Festival di Sanremo.
Questa
elettronica
è priva
di bianche
e il
A vent’anniedizione
avviene la trasformazione
e Camillo
diventa
per tutti Roby,
nome che avrebbe sempre voluto avere.
Nel frattempo a BolognaSPROVVISTA
i Jaguars, fondati dal batterista Valerio Negrini e dal
chitarrista Mauro Bertoli, sono diventati i Pooh. Per incidere il loro primo disco
infatti hanno dovuto cambiare nome, in quanto esiste già un altro gruppo chiadi pagina.
mato Jaguars chedella
incidenumerazione
per la RCA. I ragazzi
sono sotto contratto con la
Vedette, di proprietà di Armando Sciascia. Si tratta di un personaggio che ha
evidentemente un certo fiuto musicale: commerciante di dischi e intermediario
è stato anche patron dell’Equipe 84, che dopo i primi successi lo lascia.
La signora Aliki, greca, segretaria di Sciascia, suggerisce il nome Pooh, dal
personaggio delle favole Winnie the Pooh, noto già allora. I due gruppi, i Pooh
da una parte e i Pierfilippi e les Copains dall’altra, seguono il loro destino per un
po’ fino a che, due anni dopo, le loro strade si incrociano allo Sporting Club di
Bologna, un ex supermercato riadattato a balera, dove si trovano entrambi a
suonare.
È il maggio del 1966 ed è la prima data importante nella carriera di Roby: in
quel locale viene notato da Goretti e Bertoli, due appartenenti della formazione
ante-litteram dei Pooh, i quali gli chiedono di sostituire il loro tastierista, Gillot.
Roby non lo sa, ma in quel momento inizia per lui una storia che continua
ancora oggi dopo mezzo secolo. È lui il primo dei quattro Pooh che tutti conosciamo a entrare nella formazione: Fogli (che uscirà nel giro di pochi anni),
2014entrano
Editrice
ZONAnel gruppo, in questo
Battaglia, D’Orazio e©
Canzian
successivamente
ordine.
Roby e Valerio Negrini, iniziano subito a scrivere canzoni insieme. Sono anni
Edizione elettronica riservata
di grande entusiasmo e pochissimi mezzi. Per comprare gli strumenti si ricorre
alla nonna di Bertoli, che anticipa i soldi, e alle cambiali. A luglio entra nella
formazione Riccardo
Fogli e a ottobre
il gruppo
al Festival delle Rose,
a uso esclusivo
dei
sigg.partecipa
Giornalisti.
una sorta di versione radiofonica di Sanremo. Il brano è Brennero 66, una delle
prime canzoni di denuncia politica in Italia, in cui Negrini racconta la morte di
È VIETATA
un militare nel corso degli attentati
in Alto Adige. Il brano viene bloccato dalla
censura e, per partecipare al Festival, sulla musica cantautorale di Roby è necessario trovare
un titolo diverso,
Le campane deldiffusione
silenzio, e apportare alcune
qualsiasi
riproduzione,
modifiche al testo: “A eccezione del caso di Piccola Katy” – precisa Roby –
“tutte le canzoni che abbiamo scritto insieme io e Valerio sono partite dalla
e condivisione
di questo file
musica, su cui è stato
poi aggiunto il testo”.
I Pooh cominciano a farsi conoscere, suonano in giro per l’Italia e arrivano
anche
nel tempio
musicale di quegliscritta
anni, il Piper
di Roma,
incontrano
senza
autorizzazione
della
casa dove
editrice.
diversi futuri protagonisti della musica italiana.
Nel 1968 Valerio e Roby sono artefici, a dire la verità in un modo un po’
Ogni
violazione
al presente
divietoil primo sucrocambolesco,
della prima
accelerazione
dei Pooh. Compongono
cesso del gruppo: Piccola Katy. È un brano che ha una valenza storica e sul
quale si trovano
in giro
i racconti più a
disparati,
visto
la genesi è davvero
sarà
perseguita
norma
diche
legge.
molto curiosa. Roby mi spiega esattamente come andò.
I Pooh si muovevano in giro per l’Italia con un pulmino Ford Transit, che
edizione
elettronica
è priva
di aveva
bianche
e e
eraQuesta
diventato per
loro una sorta
di seconda casa.
Valerio non
la patente
durante i viaggi restava nella parte posteriore, spesso in compagnia di una bottiglia di Lambrusco. In una di
queste occasioni, ispirandosi alla storia raccontaSPROVVISTA
ta in She’s Leaving Home dei Beatles, quella di una ragazza che scappa di casa,
Valerio scrive una poesia su un foglio. Il foglio resta per parecchio tempo sul
dellae numerazione
di pagina.
cruscotto del pulmino
Roby, autista del gruppo,
se lo ritrova davanti ogni
volta che si siede al posto di guida.
Una notte rientra a casa sua a Bergamo in pulmino con gli amici da un addio
al celibato. Sono le tre ma c’è ancora voglia di stare insieme. Roby prende il
foglio e lo porta su. “Era frequente suonare e cantare fino a tardissimo e quella
sera eravamo abbastanza allegrotti. La fortuna fu che avevo un apparecchio
Revox e registrai tutto quello che cantammo, come facevamo spesso. A un
certo punto il nostro repertorio stava finendo e non sapevamo più cosa cantare.
Presi la poesia di Valerio e la misi sul leggio del pianoforte. Ma per cantarla
dovevo suonare qualcosa di aggregante, facile per tutti. E allora venne fuori la
melodia di Oh oh Piccola Katy che cantammo in coro. In questo clima, e con
quel registratore acceso, nasce il primo successo dei Pooh. Quando la riascoltai
il giorno dopo a pranzo mi sembrò una cosa interessante e la sistemai al pianoforte. Tempo dopo, portai il provino in sala di registrazione e la sera alle 10 il
brano era inciso. Ancora oggi, in tutti i concerti ci chiedono di suonarla”.
A volte il destino è strano. Chissà cosa sarebbe successo se quel foglietto si
© 2014
ZONA
fosse perso o se Roby
l’avesseEditrice
lasciato dov’era.
Piccola Katy arriva fino
all’undicesimo posto nella classifica di vendite dei 45 giri e fa conoscere i Pooh
in tutto il paese. Nel settembre di quell’anno entra nella formazione Dodi Battaglia.
Edizione elettronica riservata
Nei due anni successivi, il 1969 e il 1970, i Pooh affrontano il periodo forse
più difficile della loro storia. Partecipano al Cantagiro 1969 con Mary Ann, ma
passano inosservati.
Non riescono dei
a ripetere
il successo
e sono indecisi sulla
a uso esclusivo
sigg.
Giornalisti.
strada prendere. Tra le possibili scelte c’è anche quella che si presenta prima o
poi per tutti, e cioè quella di lasciar perdere.
È VIETATA
Proprio in questa fase delicata,
nel 1970, Roby riceve una telefonata a casa
dei suoi genitori. È il produttore Giancarlo Lucariello, della CBS/CGD, che ha
ascoltato i Pooh
un anno prima
in un locale di Roma.
Vuole portare il gruppo alla
qualsiasi
riproduzione,
diffusione
CBS con l’obiettivo di realizzare subito un 33 giri. Per Roby e per i Pooh è un
momento chiave. Si tratta di un bel salto: dalla piccola e poco organizzata Vedete condivisione
questo
te a una delle principali
case discografichedi
di quegli
anni.file
I ragazzi si liberano del
contratto con la Vedette, che era ancora valido, rimborsando Sciascia per l’uscita
anticipata,
firmano con la CBS. Iniziano
così le
settimane
di lavoro
più imporsenzae autorizzazione
scritta
della
casa
editrice.
tanti nella storia dei Pooh.
Il contesto è quello giusto, Lucariello è un abilissimo produttore, un grande
Ogni
violazione
presente
divieto
conoscitore del
mestiere,
dotato di un al
fiuto
particolare per
le canzoni di grande
potenzialità. Tutto si mette per il meglio, ma, come sempre, è il talento che
determina la svolta.
sarà perseguita a norma di legge.
Nell’inverno del 1970 Roby scrive la musica di una delle canzoni che appartengono alla memoria degli italiani. “Io e mia moglie stavamo uscendo di casa e
edizione
elettronica
è privaildi
bianche
lei Questa
prima di uscire
si era accorta
che doveva sistemare
trucco.
Mi disseeche
andava in bagno un momento per farlo. Io avevo interrotto il lavoro di composizione proprio per uscire con
lei e in quei pochi momenti tornai al piano. In tre
SPROVVISTA
minuti soltanto nacque la musica di Tanta voglia di lei. È una cosa che ho
raccontato pochissime volte”.
numerazione
di pagina.
L’episodio midella
dà l’occasione
di aprire una breve
parentesi su un argomento
che mi interessa particolarmente: come nasce una canzone. Per Roby, come
per tutti gli autori, è un tema cruciale e mi spiega il suo punto di vista: “Ci sono
dei brani che nascono così, in modo strano. Poi ti accorgi che più sono spontanei e inaspettati, più arrivano alla gente e quindi al successo. Ci sono brani
che partono da uno spunto, poi nel tempo vengono ripresi, rivisti, sistemati,
poi affidati all’arrangiamento... Io dico sempre che un grande successo
deve funzionare anche solo con una chitarra stonata, deve avere una semplicità non banale. Inoltre l’artista ha un compito difficile, quello di creare
qualcosa che nessuno ha già creato. E allora le grandi canzoni devono assomigliare solo a loro stesse. Quando si dice: ‘è un brano tipo...’ oppure ‘assomiglia a...’ già non ci siamo più. Prendi Uomini soli. A quale altra canzone
assomiglia?”.
Mentre per quanto riguarda la melodia la nascita di Tanta voglia di lei appare lineare, per il testo le cose vanno diversamente. Valerio arriva al testo e al
titolo che conosciamo tutti dopo diversi tentativi, che Roby ricorda tutti perfet© 2014
tamente. In uno di questi
il titolo Editrice
è Meno male:ZONA
Meno male che stasera/ ho parlato un po’ con lei.
Edizione elettronica riservata
In un altro il titolo è Tutto il tempo che vorrai:
a uso esclusivo dei sigg. Giornalisti.
Ho deciso di aspettare/ tutto il tempo che vorrai/ nel mio angolo/
io resto a guardare/ finché tu mi chiamerai.
È VIETATA
Si arriva al testo finale, il cui titolo inizialmente non è ancora quello che tutti
conosciamo, ma
Nel mondoriproduzione,
tanta voglia di lei. diffusione
qualsiasi
La casa di produzione CGD però è di un altro avviso e, intuendo la forza
della melodia, preferisce puntare sul sicuro con un testo di Daniele Pace,
e condivisione
dipuò
questo
file
all’epoca autore affermato
di Nessuno mi
giudicare
e molti altri successi. Il testo di Pace, La mia croce è lei, ricalca i temi mistici abbastanza in
voga
in quegli
anni ed è consideratoscritta
più adatto
dai discografici.
“Noi eravasenza
autorizzazione
della
casa editrice.
mo poco più che ragazzini e probabilmente ci avrebbero convinti” – continua Roby – “ma per fortuna intervenne Lucariello che, da esperto produttoOgni
al presente
re, si impuntò
e disseviolazione
che il brano sarebbe
uscito condivieto
il nostro testo oppure
non sarebbe uscito affatto”.
Il più celebre
tra iperseguita
pezzi dei Pooh èapronto.
Escedi
nell’estate
sarà
norma
legge.del 1971 e ad
agosto è tra i primi dieci singoli più venduti in Italia, già un grande successo. Ai
primi di settembre è ottavo. La settimana dopo Roby è a casa sua insieme a
Questa
edizione
elettronica
è priva
di radio,
bianche
e di
Riccardo.
Ascoltano
la puntata
settimanale di Hit
Parade alla
sperando
aver guadagnato qualche posizione. Il conduttore Lelio Luttazzi elenca le canzoni che occupano i primi dieci
posti salendo via via in classifica. Tanta voglia
SPROVVISTA
di lei non è settima, né sesta, né quinta, e cosi via. Quando i due sentono che
non è nemmeno seconda stanno per spegnere la radio delusi proprio mentre
numerazione
di pagina.
Luttazzi annunciadella
che Tanta
voglia di lei è la canzone
regina. Seguono lacrime
e abbracci. Una notizia può cambiare completamente e per sempre il destino di
alcune persone. È quello che avviene venerdi 10 settembre 1971 per i Pooh. Per
la cronaca, al secondo posto in classifica quella settimana c’era We shall dance
di Demis e al terzo Pensieri e parole di Battisti... Queste erano le canzoni che si
ascoltavano, tutte insieme, in quegli anni.
Nel ricordo dei protagonisti, le settimane successive, dai primi di settembre
1971 al gennaio 1972 sono indelebili. Tanta voglia di lei rimane al primo posto
per due mesi; subito dopo vola in testa alla classifica Pensiero.
Per Roby e gli altri ragazzi si era venuto a creare un clima particolare. Si era
aperta, come mi racconta lui stesso, la porta della creatività. Non era lui in
fondo che decideva di comporre un certo pezzo o un altro. Le canzoni arrivano,
semplicemente. Di Pensiero Roby aveva individuato le prime tre note, proprio
quelle di pen-sie-ro. Poi non riusciva ad andare avanti e il povero Valerio non
poteva fare granché. C’era lo spazio solo per tre sillabe! “Il nostro tecnico del
suono si chiamava Gualtiero. Si poteva pensare allora a gual-tie-ro oppure a
2014
Editrice
ZONA
non-c’e-ro. A un certo©punto,
ragionando
con Valerio,
spuntò fuori pen-sie-ro.
Ci venne in mente Va’ pensiero e seguendo quella scia immaginammo il pensiero
che vola trascinato dal vento”.
Edizione elettronica riservata
L’ispirazione, musicalmente così illustre, porta a un altro capolavoro. Roby
completa la melodia e Valerio racconta splendidamente la storia di un uomo
imprigionatoaingiustamente
che chiede
suo pensiero
di raggiungere la sua
uso esclusivo
dei alsigg.
Giornalisti.
donna e raccontarle la verità:
VIETATA
Non restare chiuso qui È
pensiero/
riempiti di sole e vai nel cielo/
cerca la sua casa e poi sul muro/ scrivi tutto ciò che sai che è
vero/ che
è vero// Sono
un uomo strano ma diffusione
sincero/ cerca di spiequalsiasi
riproduzione,
garlo a lei pensiero/ quella notte giù in città non c’ero/ male non
ne ho fatto mai davvero/ davvero
e condivisione di questo file
Le vendite, circa 850.000 copie, saranno ancora superiori a quelle di Tanta
voglia
di leiautorizzazione
ma il fatto strano è che
in pochidella
hanno colto
anni il vero
senza
scritta
casanegli
editrice.
significato del testo di Pensiero. Valerio in seguito dichiarerà di non capire come
sia stato possibile ottenere un successo di quella portata con una canzone inOgnidella
violazione
al presente divieto
compresa. Potenza
musica.
Valerio è un istintivo con molti interessi, tra cui quello di viaggiare. Nel
frattempo si èsarà
sposatoperseguita
e vuole dedicareadel
tempo alladi
moglie.
Il successo invenorma
legge.
ce implica una serie di impegni pressanti, ed è una vita che non gli si addice.
Comincia a soffrire il nuovo corso dei Pooh, per i quali i tempi sono dettati in
Questa
edizione
elettronica è priva di bianche e
modo
molto preciso
da Lucariello.
L’addio è inevitabile. Il batterista lascia il gruppo, ma il poeta resta. Dietro le
quinte e con i suoi tempi, Valerio
continuerà nei successivi quarant’anni a creSPROVVISTA
are grandi canzoni insieme a Roby, ma non salirà più sul palco a picchiare sulla
batteria. Diventa così il celebre quinto Pooh, quello che lavora dietro le quinte.
della
numerazione
di pagina.
Al suo posto arriva
il batterista
Stefano D’Orazio.
L’anno dopo i Pooh pubblicano un 45 giri memorabile: sul lato A c’è Noi due
nel mondo e nell’anima e sul lato B Nascerò con te, entrambe della ormai collaudata ditta Facchinetti-Negrini. Il disco resta nelle top ten della Hit Parade
addirittura da giugno a novembre e rappresenta la consacrazione del gruppo,
dopo l’anno d’oro 1971. [segue]
Enrico Ruggeri & Luigi Schiavone
Tu dormi e non pensare
ai dubbi dell’amore
ogni stupido timore è la prova che ti do
e rimango e ti cerco
non ti lascio più
non ti lascio più
I dubbi dell’amore (E. Ruggeri, L. Schiavone)
© 2014
ZONA
Sono un fan di lungo
corso Editrice
di Enrico Ruggeri.
Sapevo anche delle tanti
canzoni scritte per altri interpreti, ma ho scoperto solo di recente che l’autore
della musica di diversi
brani dielettronica
Enrico è il suo vecchio
amico, nonchè chitarriEdizione
riservata
sta, Luigi Schiavone. Quindi ho deciso di creare su questa amicizia e collaborazione il filo conduttore di questo capitolo.
esclusivo
dei sigg.
Di Enricoa siuso
sa moltissimo,
di Luigi
un po’ Giornalisti.
meno, nonostante sia uno dei
migliori chitarristi e autori in circolazione. Ma, come spesso accade, non è
altrettanto conosciuto alle grandi
platee. Si tratta di una persona molto simpatiÈ VIETATA
ca ma schiva. In molti, dopo aver composto una piccola parte delle melodie che
ha scritto lui, probabilmente avrebbero trovato il modo di mettersi maggiorqualsiasi
mente in evidenza.
A lui peròriproduzione,
questo non interessa.diffusione
Lui suona e scrive musica e
gli piace farlo in punta di piedi.
Quando l’ho contattato
ho faticato nondi
poco
a convincerlo
e condivisione
questo
file che, certo, un’intervista a lui ed Enrico sarebbe stato il massimo, ma che sarei stato già soddisfatto se lui mi avesse raccontato la storia delle canzoni cha ha scritto e della
autorizzazione
scritta
della
casa
editrice.
suasenza
carriera nei
fatidici anni d’oro. Poi
la grande
passione
che Luigi
e io abbiamo in comune per l’Inter e per il calcio giocato (ovviamente condivise anche
con Enrico, Ogni
interistaviolazione
e calciatore doc)
il mio sincero
interesse per la sua
alepresente
divieto
carriera hanno contribuito a creare un bel clima di amicizia. Una piacevole sorpresa, arrivata successivamente, è stata di quella di poter raccogliere un contrisarà
a norma
di legge.
buto diretto per
il mioperseguita
libro anche da Enrico,
con la possibilità
di scrivere quindi
il racconto delle loro carriere e dei loro successi da entrambi i punti di vista. Una
sorta di capitolo doppio, come quello dedicato a Giancarlo Golzi e a Piero Cassano
edizione
elettronica
è priva
di bianche
e
deiQuesta
Matia Bazar.
In realtà Enrico
e Luigi sono
gli ingredienti
di un’alchimia
rarissima, visto che scrivono insieme canzoni da oltre trent’anni. Trattandosi di
autori e musicisti di livelloSPROVVISTA
assoluto, mi sembra un record che solo loro due
possono battere.
L’ argomento è stimolante, sia dal punto di vista artistico che umano. Incondella
numerazione
diregistrazione
pagina. nella zona est di
tro entrambi, in varie
riprese,
nel loro studio di
Milano dove i due scrivono, si scambiano idee, registrano, e discutono animatamente anche per questioni non prettamente musicali. per esempio Luigi si
lamenta del fatto che Enrico fuma...
***
Milanese e figlio unico in una famiglia in cui sono presenti diverse figure
femminili, Enrico Ruggeri da bambino si divide tra la casa dei genitori in centro
e quella delle zie nella zona di viale Umbria, il cui cortile è teatro di interminabili
partite a pallone con i coetanei. Particolarmente dotato per l’apprendimento fin
dalla tenera età (comincia a leggere e a scrivere molto presto), Enrico imita i
cantanti che vede in TV al Cantagiro. Quando gli regalano una chitarra giocattolo piena di caramelle la usa per fingere di accompagnarsi, insieme a un bastone che funge da microfono. Sono i primi segnali della sua attitudine al ruolo di
front-man che assumerà nella sua carriera.
Mi spiega: “Mia madre era concertista e insegnante di pianoforte e aveva
2014
Editrice
provato a instradarmi©
verso
quello
strumento. ZONA
A sei anni avevo anche studiato
violoncello per un po’, ma vedevo questi tentativi come imposizioni della famiglia. È per questo che invece mi avvicinai alla musica attraverso la chitarra, che
Edizione elettronica riservata
mi consentì di cominciare a suonare le primissime canzoni verso i dieci anni
con pochissimi accordi. Il pianoforte iniziai poi a suonarlo da solo, senza l’aiuto
di mia madre,
sulla tastieradei
gli accordi
suonavo con la chitarra. Il
a portando
uso esclusivo
sigg. che
Giornalisti.
processo fu naturale e graduale, iniziai a suonare con gli amici in cantina le
canzoni di allora e il gioco diventò hobby”.
È VIETATA
Negli stessi anni Luigi Schiavone
segue un percorso molto simile. Romano
di nascita, a tre anni si trasferisce con la famiglia a Milano a causa del lavoro del
padre. Le sorelle
Stefania eriproduzione,
Luisa sono appassionate
di musica e suonano il
qualsiasi
diffusione
pianoforte. Stefania è la più convinta e si diploma al conservatorio. Luigi è il più
piccolo, sente il richiamo della musica ma è più attratto dalla chitarra. Anche le
e condivisione
questo
sue propensioni quindi
emergono subito.di
A nove
anni nefile
chiede una in regalo e
insieme alla chitarra trova l’opuscolo Chitarristi in 24 ore, con cui impara gli
accordi
e accompagna
la musica deiscritta
dischi. Sapendo
ha realizzato
senza
autorizzazione
dellaquello
casache
editrice.
finora nella sua carriera ho la sensazione che gli accordi dell’opuscolo li abbia
imparati in ventiquattro minuti.
violazione
al presente
divieto
Davanti Ogni
alle immagini
del concerto
di Woodstock
arriva per Luigi la
folgorazione per lo strumento della sua vita: la chitarra elettrica. Più avanti,
proprio con una
chitarra
elettrica che a
costa
diecimila
imitazione di una
sarà
perseguita
norma
diLire,
legge.
Gibson, Luigi inizia a suonare nei primi gruppi di amici, sempre a orecchio e
sempre per seguire unicamente la sua passione.
Questa
elettronica
è priva
bianche
I destini di edizione
Enrico e Luigi
si incrociano per
la prima di
volta
nel 1973 ine un
appartamento di via Cellini a Milano. Lì abitano due fratelli che, disponendo di
una casa grande, ospitano generalmente
molti amici. Enrico ha sedici anni ed è
SPROVVISTA
amico del fratello più grande, Luigi ne ha quattordici e frequenta il più piccolo.
Si conoscono in quell’occasione, ma seguono per qualche anno strade diverse.
della
di1974,
pagina.
Enrico scrive la
prima numerazione
canzone, in inglese, nel
quando i Josafat con cui
suona da due anni sono ormai diventati gli Champagne Molotov. “Con gli amici
dei primi gruppi si discuteva sempre su cosa suonare, perché ognuno aveva un
genere preferito. Ci rendemmo conto che scrivendo delle canzoni nostre, seppur
ingenue, avremmo trovato il punto di contatto. Così io e Silvio Capeccia scrivemmo la storia di un ragazzo che scappava di casa: Leaving home”.
Pochi anni dopo, nel 1977, nascono i Decibel, il più noto gruppo punk italiano,
di cui Enrico è leader, autore e cantante. Nei Decibel Enrico riprende la musica di
Leaving home e la trasforma, con un nuovo testo in italiano, in Vivo da re.
Nel frattempo Luigi verso la metà degli anni ’70 è entrato a far parte dei
Kaos Rock, un gruppo di ispirazione rock-punk con testi molto duri e politicizzati. È il periodo in cui diverse formazioni musicali vivono all’interno dei centri
sociali sposando la causa della protesta. Luigi incide con loro il primo disco:
Basta, basta. Per un po’, tra il 1979 e il 1980, i Kaos Rock e i Decibel sono i due
gruppi emergenti di riferimento della musica milanese. Si incontrano anche in
alcune occasioni, suonando negli stessi posti. In un certo senso sono anche in
© 2014 Editrice ZONA
concorrenza.
Nel 1980 avviene il primo contatto professionale tra Enrico e Luigi, raccontato da quest’ultimo: “Prima di andare a Sanremo, Enrico mi chiese di andare a
Edizione elettronica riservata
suonare con lui. Io lavoravo in una tipografia, avevo una fidanzata e la mia
indipendenza economica. Preferii mantenere la tranquillità di quella situazione”.
I Decibelapartecipano
al Festivaldei
di Sanremo
sconosciuti con Contessa, di
uso esclusivo
sigg.daGiornalisti.
cui Enrico scrive il testo sulla musica di Fulvio Muzio, suo ex compagno di
classe al liceo Berchet. I Decibel partono dal numeroso gruppone dei giovani,
VIETATA
superano via via le varie fasi e È
arrivano
in finale, ottenendo un eccellente quarto
posto. Gli occhiali bianchi e i capelli biondi di Ruggeri restano un emblema di
quel Festival, in
totale contraddizione
con il contesto
ancora conservatore della
qualsiasi
riproduzione,
diffusione
kermesse in quegli anni. Quel brano innovativo e ritmato si guadagna il consenso del pubblico giovane e di molti critici. Una parte del merito va anche a Silvio
e condivisione
di questo
fileEnrico a portare a
Crippa, manager del
gruppo fin dagli inizi,
che convince
Sanremo proprio Contessa invece di Vivo da re, che invece sarà presentata
l’estate
successiva
al Festivalbar, al Cantagiro
a Un disco
pereditrice.
l’estate. Crippa
senza
autorizzazione
scritta edella
casa
rimarrà manager e consigliere di Ruggeri per molto tempo. I suoi suggerimenti,
come racconta lo stesso Enrico, risulteranno sempre azzeccati.
Ogni
violazione
presente
A proposito
di Contessa
si spargealsubito
la voce, divieto
non si sa come, che il
brano sia ispirato a Renato Zero, in quel periodo vero e proprio catalizzatore di
folle. Enrico mi
spiega
come andaronoalenorma
cose: “Intanto
c’è un aneddoto sulla
sarà
perseguita
di legge.
genesi di Contessa. Flavio Muzio aveva concepito la musica del brano al contrario: sulla parte che nella versione finale è strumentale aveva previsto il testo e
Questa
edizioneil consiglio
elettronica
è priva
di bianche
e
viceversa.
Probabilmente
che gli diedi
di scambiare
le parti fu indovinato. Poi nacque questa leggenda, ripresa dal settimanale Sorrisi e Canzoni,
secondo la quale cui la Contessa
di cui cantavamo fosse Renato Zero. Non era
SPROVVISTA
vero, ma io in quel periodo ero affascinato dalle trovate di Malcom Mc Laren, il
manager dei Sex Pistols, noto per inventare notizie false a scopo promozionale.
numerazione
pagina.
Mi piacevano le della
provocazioni
e lasciai che ladi
diceria
si diffondesse. La cosa
aumentò la notorietà dei Decibel ma ci creò qualche problema con i fan di
Renato Zero, i sorcini, che se la presero e cominciarono a inviare lettere minacciose. È andata avanti per anni e ogni tanto se ne parla ancora. Una volta me lo
ha chiesto anche Renato, e gli ho spiegato la stessa storia che ho raccontato a te
ora. In realtà la contessa era una donna con cui avevo avuto una relazione”.
Enrico e i suoi compagni cominciano a capire che le cose stanno cambiando. La percezione netta la colgono la mattina della finale del Festival
nella hall dell’Ariston a Sanremo. L’attenzione dei cantanti era catalizzata
dalla presenza in sala di Keith Emerson, che si trovava lì in quanto fidanzato
con una delle cantanti in gara, Rossana Barbieri, ex componente dei Daniel
Sentacruz Ensamble. Tra i tanti fan avvicinatisi al gruppo degli artisti qualcuno chiese a Enrico se anche Emerson appartenesse ai Decibel! Il celebre
rielaboratore ed esecutore di Honky Tonk Train Blues, sigla della trasmissione TV Odeon, era a un passo, e i Decibel stessi erano suoi ammiratori.
Ma i fan chiedevano l’autografo ai quattro ex-sconosciuti ragazzi milanesi.
Potenza del Festival.© 2014 Editrice ZONA
Il periodo esaltante dei Decibel dura fino all’estate e culmina nella serata
finale del Cantagiro 1980 a San Siro, proprio la manifestazione che anni prima
Edizione elettronica riservata
ispirava lo spirito di emulazione del baby-cantante Enrico davanti alla TV. Quella
serata riserva a enrico una grande sorpresa, di cui verrà a conoscenza solo in
seguito. Suoapadre
ingegneredei
poco
portato
per le questioni pratiche e
uso Ugo,
esclusivo
sigg.
Giornalisti.
uomo di grandissima cultura, viveva già da un po’ una vita solitaria di studio,
perennemente rinchiuso in casa e affetto da una grave forma di depressione.
È VIETATA
Ma quella sera, senza dire niente
a nessuno, era incredibilmente uscito, si era
procurato un biglietto ed era allo stadio con altre cinquantamila persone ad
assistere alla serata
trionfaleriproduzione,
di suo figlio.
qualsiasi
diffusione
Come però spesso accade nel mondo della musica, il momento d’oro dura
poco. Nell’autunno 1980 parte il tour dei Decibel che non ottiene i risultati
e condivisione
di questo
sperati. Probabilmente
la fascia di pubblico
di Enrico file
e dei suoi compagni è
troppo giovane per dei concerti serali e più adatta a orari pomeridiani. Inoltre
sorge
una controversia
tra i soci della
Spaghetti
Records,
la casa
discografica
senza
autorizzazione
scritta
della
casa
editrice.
dei Decibel e nel giro di pochi mesi il gruppo si divide. Da una parte c’è Enrico
con Crippa, dall’altra i componenti del gruppo che continuano a chiamarsi Decibel,
Ogni
violazione
al presente
divieto
ma privi del loro
leader,
cantante e autore,
seguono l’altro
manager, Colombini.
La separazione non è indolore e si porta dietro uno strascico legale che
durerà a lungo.
Enrico
si trova senzaaappoggi
economici
per cui incidere e
sarà
perseguita
norma
di legge.
promuovere il primo LP da solista, a cui dà il nome di Champagne Molotov,
risulta un lavoro complicato, che affronta con mezzi di fortuna. Luigi nello
Questa
elettronica
privache
dii bianche
e
stesso
periodoedizione
chiude un ciclo
della sua vita.èCapisce
Kaos Rock sono
orientati più alla protesta che alla musica. Lui è un musicista, la pensa diversamente e li lascia.
SPROVVISTA
A questo punto i destini di Enrico e Luigi si incrociano di nuovo, in modo
definitivo. Enrico ricorda quei giorni in cui si era armati solo di entusiasmo:
pagina.
“Chiesi a Luigi didella
venire numerazione
a suonare con me. Cidi
trovavamo
al Bach Studio, che
esiste ancora, in via Carbonera. Lui lavorava proprio di fronte, in un negozio di
elettrodomestici di viale Corsica. Arrivava uscendo dal negozio alle 8 di sera e
suonavamo fino alle 5 del mattino. Poi tornava a casa per qualche ora di sonno
prima di andare al lavoro alle 9. Erano tempi pioneristici. Si faceva tutto solo per
passione, non c’era una lira”.
La passione è una motivazione sufficiente. Enrico e Luigi ne hanno da vendere, insieme al talento. Sono entrambi autodidatti, impareranno strada facendo, ma hanno evidentemente delle caratteristiche artistiche e umane che si sposano alla perfezione. Da qui, nel 1981, i due ripartono da zero, con l’aggravante
psicologica per Enrico di aver già vissuto un periodo di grande notorietà. È il
momento in cui nascono una felicissima collaborazione e l’amicizia di una vita.
Tra la fine dell’81 e l’inizio dell’82 Il disco Champagne Molotov non ottiene
il riscontro sperato da Enrico: “Pensavo di ereditare tutti i fan dei Decibel, ma
era un pubblico giovanissimo, e quindi infedele, che nel frattempo era andato
altrove. Ricominciare da zero però fu una fortuna, perché avemmo l’opportuni© 2014
Editrice
ZONA
tà di arrivare al successo
gradualmente
e di poterlo
consolidare, a differenza di
quello che era successo con la fama improvvisa ma effimera guadagnata dai
Decibel”.
Edizione elettronica riservata
Per i due è un momento difficile, e in modo particolare per Enrico, tra le
questioni legali relative alla separazione dai Decibel (per poter continuare a suonare deve addirittura
pagare una forte
malattia del padre. La squaa uso esclusivo
deipenale)
sigg.e laGiornalisti.
dra, incluso il manager Silvio Crippa, però resta unita.
Quando Enrico passa alla CGD e lavora a un nuovo LP, Luigi inizia a occuparsi dei primi arrangiamenti eÈ
gliVIETATA
fa ascoltare alcuni pezzi che aveva composto
nel frattempo. Uno di questi piace in modo particolare sia a Enrico che a Silvio
Crippa. È la musica
di Polvere.
qualsiasi
riproduzione, diffusione
Luigi ricorda come nacque il brano forse più importante per la carriera di
solista di Enrico: “Il disco era già finito ed eravamo nella fase nel missaggio. In
e condivisione
questo
file un vecchio sintequel periodo soffrivo
di attacchi di panicodi
e ricordo
che avevo
tizzatore, quasi un giocattolo, con cui simulai il suono della sirena di un ambulanza. senza
È questoautorizzazione
l’inizio della musica discritta
Polvere. La
composi
proprio
pensando a
della
casa
editrice.
qualcuno che sta male e viene salvato. Con il pianoforte e le tastiere cerco spesso
soluzioni armoniche diverse da quelle che si trovano generalmente con la chitarra.
Ogni
violazione
al presente
divieto
Feci poi quello
che continuo
a fare ancora
oggi: scrivo la
musica, la suono o la
canticchio, la registro e la lascio da parte a decantare. Dopo un po’ la riascolto e
se mi trasmette
un’emozione
la riprendo
lavorarci.di
Altrimenti
sarà
perseguita
aper
norma
legge.la abbandono.
Enrico scrisse il testo e Polvere fu aggiunta in extremis”.
“Uno dei motivi per cui dopo trent’anni scriviamo ancora pezzi insieme” –
Questa
edizione
priva
di bianche
e
aggiunge
Enrico
a proposito elettronica
di Polvere – “è laètotale
delimitazione
dei compiti.
Luigi scrive la musica, ci canta su na na na na e me la passa. Non mi dice mai:
‘Vorrei che si parlasse di questo
o di quello’. La canzone arriva come arriva.
SPROVVISTA
Quello che mi suggerisce scrivo. Mi raccontò addirittura anni dopo che aveva
scritto anche un testo sulla musica di Polvere. Non te lo ha detto questo?’. Gli
della
numerazione
di pagina.
faccio cenno di no
ed Enrico
continua: ‘Si chiamava
Ora mi sento sicuro, perché arrivava l’ambulanza a tranquillizzare lo stato di agitazione del protagonista.
Quella musica a me invece suggerì un testo dedicato a mio padre e alla sua
malattia. C’è dentro quindi la confusione mentale, il disagio, l’ignavia, l’indolenza determinata dalla depressione, l’immagine della stanza con le finestre sempre
chiuse. Era una fotografia dolorosa’”.
Enrico riversa per la prima volta in Polvere una capacità che affiorerà molte
altre volte nella sua carriera, quella di fissare una condizione umana utilizzando
i dettagli, proprio come fa un bravo fotografo.
Aria un po’ viziata/ quella finestra andrebbe spalancata/ tela rovinata/
e la cornice tutta consumata/
Polvere troppi ricordi/ è meglio esser sordi/ e forse è già tardi/ per
togliere la polvere/ dagli ingranaggi/ dai volti dei saggi/ coi pochi vantaggi/ che la mia condizione mi dà
© 2014 Editrice ZONA
Il brano è talmente convincente che si decide di dare il nome Polvere anche
all’album. Il disco non fa registrare vendite esorbitanti ma è gettonatissimo in
Edizione elettronica riservata
radio e ottiene un eccellente secondo posto nella classifica giovani al Festivalbar,
dietro Rock and Rolling di Scialpi, dopo essere stato in testa nelle preferenze
fino quasi alla
fine. esclusivo
Il nome Champagne
Molotov,
quello del primo disco di
a uso
dei sigg.
Giornalisti.
Enrico da solista, diventa il nome del gruppo che lo accompagna e di cui Luigi
è il chitarrista.
È VIETATA
Mentre Enrico torna alla ribalta
come solista, svolge parallelamente un’altra
attività di autore e inventore di strani personaggi della musica. “Erano anni in
cui gli impegniqualsiasi
nel corso della
giornata non eranodiffusione
molti. Avevamo un sacco di
riproduzione,
tempo libero. Insieme a Roberto Turatti, batterista dei Decibel, scrivemmo dei
pezzi per ipotetici cantanti con nomi stranieri che avevano un significato anche
e condivisione
questo
file
in italiano: Dan Harrow,
Jock Hattle, Joedi
Yellow.
Il brano
di maggior successo
fu To meet me per Dan Harrow”. Nei primi anni ’80, sulla spinta delle correnti
newsenza
wave inautorizzazione
arrivo dall’Europa, si scritta
fa strada un
altro genere
particolare: una
della
casa editrice.
sorta di neo classicismo da discoteca che fa largo uso della musica elettronica.
Enrico manda i primi segnali del suo eclettismo, e nel giro di pochi anni
Ogni
violazione
presente
divieto
passa dal ruolo
di interprete
rock-punkala quello
di autore
di un brano in latino!
“Un mio amico del Berchet, Nicola Ticozzi, che voleva fare il produttore, aveva
contattato Stefano
tastierista a
deinorma
Revolver.di
Previsti
aveva composto
saràPrevisti,
perseguita
legge.
delle musiche in stile new wave. Decidemmo di scrivere dei pezzi neo-classici
e di lanciare un personaggio per cantarli. Il primo testo che scrissi fu quello di
Questa
edizione
elettronica
è priva
di bianche
e
Tenax,
con alcune
parti in latino”.
Tutto deve essere
coerente
e in stile: il nome
della cantante (Diana Est, nome d’arte di Cristina Barbieri, nipote dell’autore e
produttore Mario Lavezzi),SPROVVISTA
gli abiti e l’acconciatura da antica romana snob e
vagamente androgina, le scenografie con le colonne utilizzate per le apparizioni
in TV.
dellae numerazione
di pagina.
Il progetto funziona
dopo Tenax, Enrico scrive
il testo di Le Louvre: “Volevamo rimanere sull’intellettuale, e scrissi questo pezzo sulla ribellione delle
statue del Louvre. Quando mi incontrano, spesso i disk-jockey di quegli anni mi
chiedono di queste canzoni”. Le Louvre viene presentata al Festivalbar nel 1983,
la stessa edizione in cui gareggia Polvere. I pezzi di Diana Est riscuotono un
ottimo successo tra il 1982 e il 1983 e verranno poi riproposti da altri interpreti
nei decenni seguenti, mentre la stessa Diana Est abbandonerà le scene dopo
pochi anni di notorietà.
L’attività di Enrico come autore è in pieno sviluppo, così come la collaborazione con Luigi. Sono anni intensi, quelli decisivi per le loro carriere. I compiti
tra i due sono ben definiti: entrambi compongono musica, ma mentre Enrico
scrive i testi, Luigi è quello che si occupa di vestire musicalmente i brani con gli
arrangiamenti.
Da questo meccanismo destinato a durare a lungo nascono in quel periodo
due brani con i quali gli Champagne Molotov, senza Enrico, salgono alla ribalta.
La band è formata da Luigi (chitarra), sua sorella Stefania Schiavone (piano),
2014
ZONA
Renato Meli (basso), ©
Luigi
FioreEditrice
(batteria) e Alberto
Rocchetti (tastiere e cantante, oltre che autore).
Il primo di questi due brani è C’è la neve, con il quale gli Champagne
Edizione elettronica riservata
Molotov vincono la sezione giovani del Festivalbar, il cosiddetto disco verde, esibendosi all’Arena di Verona nella serata finale nel settembre 1984.
C’è la neve,acomposto
dal duo Luigi/Enrico
da Alberto Rocchetti, è un
uso esclusivo
dei sigg. eGiornalisti.
brano molto convincente, un rock che ricorda certe felici intuizioni presenti
in alcuni pezzi dei Queen, e nel quale Luigi ha modo di esprimere il suo
talento alla chitarra elettrica.È VIETATA
Il secondo brano è Volti nella noia, presentato senza molta fortuna dagli
Champagne Molotov
l’annoriproduzione,
dopo a Sanremo nella
sezione giovani. “La band
qualsiasi
diffusione
era molto affiatata” – ricorda Luigi – “facevamo lunghi viaggi in macchina.
Renato è poi diventato marito di mia sorella Paola. È stato un bel momento della
e condivisione
questo
fileattacchi di panico.
mia vita e della mia
carriera che ha peròdi
risentito
dei miei
Avevo problemi seri, per esempio non riuscivo a prendere l’aereo. La situazione
si acuì
ulteriormente
la volta che Enrico
e gli altri
del gruppo
fortunatamente
senza
autorizzazione
scritta
della
casa(ioeditrice.
non c’ero!) si trovarono coinvolti in un atterraggio di emergenza su un volo
Palermo-Milano. Subito dopo andammo in Russia in treno, poi in Irlanda in
violazione
albelle
presente
divieto
auto. Mi sonoOgni
certamente
precluso delle
esperienze.
Poi mi è passato tutto
a causa di una delusione d’amore che ha funzionato come una sorta di terapia
d’urto”.
sarà perseguita a norma di legge.
Lo ascolto e penso ridacchiando tra me e me che anche mia moglie ha
paura dell’aereo, e che quindi una terapia d’urto potrebbe risolvere la cosa
Questa
anche
per lei...edizione elettronica è priva di bianche e
Parlando con Enrico capisco che il problema dei viaggi in quel periodo di
grandi successi fu veramente
serio, perché anche lui per un paio d’anni dopo la
SPROVVISTA
disavventura a Palermo non prese più l’aereo. “Eh sì. Luigi mi disse: ‘Hai visto
che avevo ragione!’. Andammo addirittura a Budapest in pullman con la naziodella numerazione
pagina.
nale cantanti, convincendo
lo zoccolo durodi
della
squadra, incluso Gianni
Morandi, a venire con noi. Erano anni in cui facevamo migliaia di chilometri in
macchina, facendo viaggi di lunga distanza per i concerti anche in giornata,
partendo prestissimo”.
Torniamo al Festivalbar 1983, quello di Polvere e di Le Louvre. È uno snodo
molto importante per Enrico perché in quella occasione conosce Ivano Fossati.
Fossati partecipa con La musica che gira intorno e sta lavorando a un album
per Loredana Berté. I due si danno appuntamento per rivedersi a Milano e per
valutare se qualche pezzo di Enrico può essere adatto al disco. Si tratta di un
aneddoto divertente e sintomatico di come, a volte, i capolavori restino per un
po’ in qualche cassetto, perché lo stesso autore non capisce subito esattamente
cosa ha scritto.
Enrico fa ascoltare a Fossati in sequenza una trentina di canzoni composte
tempo prima. Fossati le ascolta pazientemente ed è colpito solo da una: Il mare
d’inverno. Non mi capacito del fatto che una canzone di questo livello potesse
giacere da tempo in attesa insieme a tante altre “normali” che non hanno mai
2014eEditrice
ZONA
visto la luce. Enrico©
annuisce
confessa: “Non
ho la capacità di capire le
potenzialità di un brano. Non me ne accorgo mai. A volte in corrispondenza
dell’uscita di un album ho sbagliato la scelta del singolo. In qualche caso l’ho
Edizione elettronica riservata
scelto affidandomi al parere di un gruppo di fan”.
Il mare d’inverno è quello di Marotta, una località tra Fano e Senigallia in cui
Enrico trascorreva
adolescente le
vacanze
e incominciava a interesa usodaesclusivo
dei
sigg.estive
Giornalisti.
sarsi all’altro sesso. Non è un posto particolarmente noto ed è addirittura deludente se visto appunto d’inverno. Ma sono questioni secondarie. I versi e la
È VIETATA
musica, esaltati poi dalla magnifica
voce di Loredana Berté, ne hanno fatto il
simbolo della solitudine e della delusione.
È un branoqualsiasi
indimenticabile,
fissato visivamente
nella memoria di molti grariproduzione,
diffusione
zie a uno dei video musicali più belli di quegli anni. Nelle immagini in bianco e
nero dell’epoca Loredana Berté, all’apice della sua bellezza, canta di fronte al
condivisione
di questo file
mare seminascostaedai
capelli mossi dal vento:
Mare autorizzazione
mare/ qui non viene mai
nessuno della
a trascinarmi
mare
senza
scritta
casa via/
editrice.
mare/ qui non viene mai nessuno a farci compagnia/ mare mare/
non ti posso guardare così/ perché questo vento agita anche me/
violazione
questoOgni
vento agita
anche me”.al presente divieto
Come per sarà
Vecchioni
con Adriana di
Luci a Sandi
Siro,
è ancora il senso di
perseguita
a norma
legge.
delusione a ispirare l’autore, che ricorda molto bene un pomeriggio dei primi
anni ’80 in zona Porta Romana a Milano: “Lei era Flora, ex compagna di liceo,
Questa
edizione
elettronica
è priva
bianche
eo
la ragazza
carina
del Berchet.
Anni dopo la fine
del liceo,di
avevo
venticinque
ventisei anni, continuavo a vederla cercando di fraternizzare, diciamo così.
Quel giorno mi fece un bidone.
Ero in un bar in piazza Medaglie d’Oro che oggi
SPROVVISTA
non esiste più, sostituito da un Mc Donald’s, dove avevamo un appuntamento.
Lei non venne e non c’erano i cellulari per avvisare. Rimasi a lungo in quel bar
di pagina.
e poi mestamentedella
tornai numerazione
a casa. Mi misi al pianoforte
e scrissi in pochissimo
tempo, contemporaneamente, Il mare d’inverno e Nuovo Swing. Passavo da
una all’altra, avevo due fogli per i due pezzi. Pensai al mare di Marotta perché in
quel momento volevo gridare al mondo la mia solitudine, ma poi in Nuovo swing
scrivevo: Forse il vero amore/ vuol restare grande/ preferisce chiudersi e morire/ in un colpo invece che appassire”.
Nel suo libro “a vie en rouge a proposito di questo aneddoto Enrico scrive:
“Nacquero, in due ore, due canzoni: Il mare d’inverno e Nuovo swing. Roba
che, a pensarci, mi verrebbe da richiamarla spesso, Flora, e farmi tirare altri
bidoni”.
Condivido e penso che anche noi semplici appassionati di musica dovremmo rivolgere un pensiero di gratitudine a Flora, la più carina del Berchet verso la
metà degli anni ’70.
Il mare d’inverno è un brano chiave, perché consacra Enrico nell’ambiente
come autore anche per altri interpreti, un ruolo che gli regalerà diverse altre
soddisfazioni. La canzone rimane una pietra miliare della lunga carriera della
© 2014Jazz,
Editrice
Berté, che la include nell’album
del 1983. ZONA
Anche Enrico decide di interpretarla l’anno dopo, incidendola nell’LP Presente e facendone un cavallo di battaglia nei suoi concerti. Nuovo swing viene presentata invece a Sanremo nel 1984.
Edizione elettronica riservata
Enrico è ormai un cantante di successo nonostante la giovane età e partecipa
regolarmente al Festival. Sono passati pochi anni dai tempi dei Decibel eppure il
personaggioaRuggeri
è completamente
nelle canzoni e negli atteggiauso esclusivo
deicambiato
sigg. Giornalisti.
menti, appare più posato, più maturo.
Nel 1986 a Sanremo presenta Rien va plus, un brano raffinato, tra il decaÈ VIETATA
dente e il malinconico, ambientato
nel salone di un casinò. “È un pezzo prettamente
pianistico, forse perché mi trovavo in un periodo in cui affinavo la mia tecnica
al pianoforte, scoprendo
nuove
soluzioni”. La rivisitazione
delle atmosfere retrò
qualsiasi
riproduzione,
diffusione
dei cantautori francesi convince gli esperti della giuria di Sanremo, e la canzone
vince il premio della critica.
e incondivisione
disua
questo
Enrico è entrato
una nuova fase della
carrierafile
e della sua vita.
Dopo un turbinio di flirt e relazioni nel settembre 1986 si sposa con Laura.
“Avevo
ventinove
anni ma non avevo
ancora della
il sensocasa
della famiglia.
Era un
senza
autorizzazione
scritta
editrice.
periodo in cui facevo ottanta o novanta concerti e due dischi all’anno, quindi
non fu un cambio di vita reale. Infatti poi, ahimè, non è finita benissimo. Il
al presente
divieto
cambiamentoOgni
reale è violazione
avvenuto successivamente,
nel ’90,
con la nascita di mio
figlio Pico, quando ho sentito il peso della responsabilità”.
Il 1986 è un
annoperseguita
molto importanteaanche
per Luigi:
nasce suo figlio Giusarà
norma
di legge.
seppe (oggi ottimo calciatore come suo padre!) e l’evento è motivo di ispirazione di un grande capolavoro della nostra musica che arriverà però al pubblico
Questa
edizione elettronica è priva di bianche e
qualche
anno dopo.
Intanto Enrico incide l’LP Enrico VIII, che gli vale il primo disco d’oro della
carriera e che contiene Il portiere
di notte. Enrico scrive musica e testo, utilizSPROVVISTA
zando la modalità ormai sperimentata, che gli è particolarmente congeniale:
“Quando compongo l’intero brano, faccio tutto assieme, musica e testo. Non
della
numerazione
di pagina.
essendo né un grande
pianista
né un grande chitarrista
la mia tecnica è suonare
entrambi gli strumenti alternandoli, pensando una melodia per la quale poi devo
trovare gli accordi. A volte mi vengono prima con uno strumento a volte con
l’altro. Mentre faccio questo penso già delle parole”.
Nascono in questo modo musica e parole di un’altra storia di solitudine, quella di un portiere di un albergo a ore. Al di là dell’indiscussa grandezza
di questo capolavoro, colpisce come Enrico riesca a vestire alla perfezione i
panni di una persona così lontana da lui. Lo fa entrando in modo totale nella
misera condizione e nei pensieri di chi non è mai protagonista, ma solo spettatore della vita degli altri, e in particolare di quella della prostituta di turno, quella
che è quasi sempre bionda e che lo ignora.
Ne viene fuori un racconto che ha i contorni talmente nitidi da sembrare più
un film che una canzone. Il finale poi esprime il sogno di un riscatto, di diventare finalmente protagonista. È semplicemente una delle più comuni aspirazioni
umane, espresse da una meravigliosa poesia in musica.
© quando
2014 laEditrice
ZONA
Sapeste che male
vado entrare/
non la posso guardare
senza immaginare/ ma è lei che non immagina per niente/ cosa
darei per esserle presente/ ma lei non vede e allora parlo piano/
Edizione elettronica riservata
con la sua forma in un asciugamano
Ma laaporterò
via non l’abbandonerò/
renderò partecipe di
uso esclusivo
dei sigg.laGiornalisti.
tutto ciò che ho/ la porterò lontano per non lasciarla mai/ e mi
dirà “ti voglio per quello che mi dai”// E quando insieme prenÈ più
VIETATA
deremo il largo/ non sarò
portiere in questo albergo
Enrico la faqualsiasi
facile e minimizza:
“Mi sono inventato
questa storia... Vedevo
riproduzione,
diffusione
un sacco di portieri d’albergo, che sono personaggi particolari. C’è quello cordiale, quello mezzo matto, quello che hai svegliato alle due di notte ed è seccato.
di questo
file di malaffare, da
Ho quindi pensatoeacondivisione
questa storia trasferendola
in un albergo
mezza stella. Poi, come spesso mi capita, ho parlato nella canzone in prima
persona.
Lo autorizzazione
faccio quando mi riferisco
agli altri,
mentre
quando
mi riferisco
senza
scritta
della
casa
editrice.
alla mia vita parlo in terza persona. In sostanza per le storie che palesemente
non mi appartengono, viene meno il pudore e posso cantarle appunto in prima
al presente
divieto
persona”. È Ogni
un testo violazione
sofferto, ma Enrico
precisa: “I testi
sono molto sofferti
soprattutto quando sei giovane, quando hai da sfogare la rabbia, i dispiaceri di
un amore chesarà
non c’è
o che c’è e finisce
male, quando
devi liberarti da tutti
perseguita
a norma
di legge.
questi pesi. Con gli anni arriva la consapevolezza e riesci più facilmente a trovare momenti di riflessione che riguardano aspetti positivi della vita”.
Questa
edizione
elettronica
di bianche
e
Un’ulteriore
consacrazione
per Il portiere èdipriva
notte arriverà
due anni dopo.
Enrico riceve una telefonata di Mina che vuole inciderla e gli chiede di scriverne
una versione al femminile. SPROVVISTA
Lui è lusingato dall’interesse di un mito vivente e
ovviamente accetta subito. Messo giù il telefono è assalito dall’entusiasmo e dal
timore. Resta sveglio tutta la notte: la canzone è scritta per un interprete manumerazione
di pagina.
schile e lui tenta della
di adattare
il testo a una donna.
“Non si poteva. Una donna
portiere d’albergo che si innamora di un gigolò non stava in piedi. L’alternativa
era quella di far parlare la prostituta, che però nella storia che immaginavo non
si accorgeva nemmeno dell’esistenza di quell’uomo. Allora presi il coraggio a
due mani e il giorno dopo dissi a Mina che quell’operazione non era possibile.
Lei capì e accettò di cantarla al maschile”.
Nello stesso album c’è Non finirà. Non l’avevo inclusa tra le canzoni scelte
per ripercorrere la carriera dei due protagonisti di questo capitolo e ammetto
colpevolmente che la conoscevo poco. Poi nelle interviste con Luigi (autore
della musica) ed Enrico (autore del testo) è venuta fuori per caso, l’ho ascoltata
ed è stata un’illuminazione. Ma anche Enrico tutto sommato non ne parla nel
suo libro autobiografico, tra decine di altri brani. Insomma una circostanza che
rende bene l’idea di quanto abbia scritto finora nella sua carriera da solo o
insieme a Luigi.
Il 1987 di Enrico Ruggeri assomiglia un po’, per fare un paragone che gli è
caro, al 2010 dell’Inter, l’anno del “triplete”.
© calcistico,
2014 Editrice
E proprio in contesto
quello dellaZONA
Nazionale Cantanti, venne fuori
un’idea musicale di Raf su cui Giancarlo Bigazzi costruì il testo. Doveva essere
un brano da cantare tutti insieme a Natale per beneficienza, sulla falsariga di We
Edizione elettronica riservata
are the world negli Stati Uniti e Do they know it’s Christmas in Gran Bretagna di
pochi anni prima. Ma il progetto italiano si arenò e il brano venne ripescato da
Ruggeri, Tozzi
e Morandi.
Era Si può
dare
di più,Giornalisti.
e i tre decisero di proporlo a
a uso
esclusivo
dei
sigg.
Sanremo. Il risultato era tutto sommato atteso e lo strano trio vinse il Festival.
Enrico ammette senza problemi di non essere molto legato a questo brano,
È VIETATA
abbastanza lontano dai suoi canoni
musicali. “È vero, non è una canzone che
avrei scritto, ma sono legato a quel periodo, al lavoro che avevamo svolto,
all’amicizia con
i due colleghi
alle feste dopo la vittoria”.
Evidentemente però
qualsiasi
riproduzione,
diffusione
l’idea del triplete piace a enrico che continua: “La grande fortuna fu quella di
abbinare Campionato e due Coppe, perché dopo i successi di Sanremo ci fu la
e condivisione di questo file
tourneè con l’orchestra!”.
Infatti in quella edizione di Sanremo che Enrico vince con Si può dare di
più,senza
è in garaautorizzazione
un’altra canzone, scrittascritta
insieme adella
Luigi, di
valoreeditrice.
molto superiocasa
re. Fiorella Mannoia si impone definitivamente al grande pubblico con Quello
che le donne non dicono, che non ha la potenza popolare di Si può dare di più
violazione
presente
divieto
ma che vinceOgni
il premio
della critica eal
consente
ai due amici
Enrico e Luigi di
raggiungere forse il livello massimo a cui due autori possono arrivare.
Nell’alternanza
racconti è la volta
di Luigi, che
come nacque la
saràdeiperseguita
a norma
di spiega
legge.
musica: “Io avevo scritto questo pezzo al pianoforte e l’avevo lasciato da parte
per un po’ come faccio sempre. Poi l’avevo ripreso e gli avevo dato una forma
edizione
elettronica
bianche
e
cheQuesta
mi convinceva.
Enrico venne
a casa mia èa priva
prendere di
la cassetta.
Il giorno
stesso aveva scritto il testo. Lui ha una facilità di scrittura impressionante.
Certamente il successo di SPROVVISTA
questa canzone, come accade sempre, è il frutto
dell’alchimia che esiste tra musica, testo e interpretazione. Mi emozionai quando sentii Fiorella che la cantava a Sanremo”.
della
di Luigi
pagina.
Enrico aggiunge
la suanumerazione
razione di ricordi: “Sì,
aveva la cassetta come
sempre. Io l’ho presa e ho cominciato a scrivere. Scrivo i testi per una grandissima parte delle musiche di Luigi, lo faccio se vedo che mi stimolano e che
vengono delle parole. Questa canzone mi è uscita al femminile, ma se ci fai caso
non è così fin dall’inizio, perché tutta la prima strofa è neutra. È il titolo, che a
mio avviso ha contribuito al successo. Se l’avessi chiamata Siamo così non
sarebbe stata la stessa cosa, e proprio il titolo, che invece spiega tutto, mi è
venuto quando ormai l’avevo finita”.
È vero, non lo avevo mai notato. Enrico mi recita il testo e capisco: quella
che tutti consideriamo una delle due o tre canzoni italiane che per antonomasia
raccontano la condizione femminile, per tutta la parte iniziale non è necessariamente la riflessione di una donna:
Ci fanno compagnia certe lettere d’amore/ parole che restano con
noi// e non andiamo via/ ma nascondiamo del dolore/ che scivola
lo sentiremo poi/ abbiamo troppa fantasia e se diciamo una bu© 2014
gia// è una mancata
verità/Editrice
che prima oZONA
poi succederà/ cambia il
vento ma noi no/ e se ci trasformiamo un po’/ è per la voglia di
piacere a chi c’è già o potrà arrivare a stare con noi/ siamo così/
Edizione elettronica riservata
è difficile spiegare// certe giornate amare/ lascia stare/ tanto ci
potrai trovare qui// con le nostre notti bianche/ ma non saremo
stanche/
neanche
quando/ ti dei
diremo
ancora
un altro “sì”.
a uso
esclusivo
sigg.
Giornalisti.
La certezza che a parlare sia una donna l’abbiamo solo quando arriva l’agÈche
VIETATA
gettivo stanche. Enrico mi dice
il testo non è stato ispirato da qualcosa di
particolare che gli era successo, ma probabilmente da qualche senso di colpa
inconscio che qualsiasi
lo affliggeva nei
confronti del sessodiffusione
femminile.
riproduzione,
È difficile anche per lui entrare nelle logiche dell’ispirazione; fatto sta che la
canzone resterà al femminile, e che i tentativi di Enrico di convertirla ai pensieri
condivisione
di questo file
e alle sensazioni dieuomo
falliscono.
Come per Il portiere di notte, e questa volta anzi di più, nello scrivere i versi
Enrico
è unaautorizzazione
specie di attore della canzone
chedella
smette icasa
proprieditrice.
panni per assusenza
scritta
merne altri, diversissimi, nei quali però è assolutamente a suo agio. In Quello
che le donne non dicono arriva a guardare il mondo da una prospettiva femmiOgni
presentepropria
divieto
nile e soprattutto
conviolazione
una sensibilità al
assolutamente
di una donna. Un
esercizio complicatissimo per chi come lui si trova solidamente dall’altra parte
dell’universo sarà
nel ruolo
di musicista playboy.
O forse,di
come
già accaduto per un
perseguita
a norma
legge.
altro grande poeta in una situazione analoga (Franco Califano in Minuetto) è
proprio una profonda conoscenza dell’universo femminile, inclusi i relativi senQuesta
edizione
elettronica
si di
colpa, a creare
questa sorta
di transfer. è priva di bianche e
Certamente una canzone che negli anni è riuscita a far pensare a chissà
quante donne: “Ma questa sono
io!”.
SPROVVISTA
C’è un altro aneddoto poco noto su Quello che le donne non dicono ma
fondamentale per la carriera di Fiorella Mannoia. La cantante che avrebbe donumerazione
pagina.
vuto interpretare ildella
brano era
Lena Biolcati, unadi
giovane
emergente, reduce dalla
vittoria a Sanremo l’anno precedente con Grande grande amore di Maurizio
Fabrizio e Stefano D’Orazio. La Biolcati, forse in quel momento più nota di
Fiorella Mannoia, era sotto contratto con la stessa casa discografica di Enrico,
la CGD. Fu il manager di Enrico, Silvio Crippa, a ritenere più adatta la Mannoia.
Probabilmente la decisione influì sul destino della canzone. Quasi certamente
influì sulla carriera di due artiste: per una sarà il primo vero successo di una
fortunatissima carriera, dell’altra in seguito si sentirà parlare poco.
A posteriori è impossibile non concordare con quella scelta. La sensazione è
che una canzone così bella avrebbe ottenuto un grande successo anche se
interpretata dalla Biolcati, che era una bravissima cantante. Ma è fuori di dubbio
che la voce straordinaria di Fiorella Mannoia, secondo me la più bella della
storia della canzone italiana insieme a quelle di Mina, Mia Martini e Antonella
Ruggiero, abbia giocato un ruolo fondamentale.
Coinvolgo Enrico in questa valutazione: “Difficile dirlo, certamente Fiorella
l’ha cantata con misura. Altre l’avrebbero forse urlata”. Leggendo e ascoltando
2014
Editrice
ZONA
qua e là ho avuto la ©
netta
sensazione
che i rapporti
tra Enrico e Fiorella nel
tempo non siano rimasti idilliaci. Con molto tatto ne chiedo conferma a enrico.
Lui gentilissimo e senza chiudersi in difesa mi dice qual è la sua percezione: “Io
Edizione elettronica riservata
trovo che lei non abbia espresso la gratitudine che io e Luigi meritavamo. Nei
concerti canta un pezzo di Fossati e poi parla di Fossati, lo stesso con De
Gregori o Ligabue.
fine canta Quello
che le donne
non dicono e io percepia usoAlla
esclusivo
dei sigg.
Giornalisti.
sco che se potesse non la canterebbe. Forse proprio perché quella canzone per
lei è stato lo spartiacque della sua carriera. Scrivilo pure, è quello che penso”.
È VIETATA
A proposito di Fiorella Mannoia,
Luigi mi dice che, dopo tutto, Quello che le
donne non dicono non è la sua canzone più bella tra quelle scritte per lei. Ci
vuole un attimo
per me per capire
che stiamo per arrivare
a quella che considequalsiasi
riproduzione,
diffusione
ro una delle più belle canzoni italiane di sempre: I dubbi dell’amore.
Prima delle interviste ero quasi certo che la mia predilezione per questa
condivisione
questo
file ne hanno scritte
canzone non fosseecondivisa
anche daglidi
autori,
forse perché
tante. La sorpresa è che la pensiamo tutti allo stesso modo. Comincio da Luigi,
autore
della musica,
a cui chiedo tutto
quello che
ricorda:
“I dubbi
dell’amore è
senza
autorizzazione
scritta
della
casa
editrice.
secondo me una canzone di spessore maggiore di Quello che le donne non
dicono. È legata a un momento particolare della mia vita. Il primo approccio
violazione
all’intelaiatura
presentedella
divieto
che ebbi conOgni
la musica
di questo pezzo,
melodia, risale al 24
gennaio 1986 quando nacque mio figlio. Ero a un concerto a Pavia o a Piacenza
non ricordo, esarà
lui nacque
proprio mentre
sul palco.di
Enrico
diede la notizia in
perseguita
aero
norma
legge.
diretta mentre suonavamo. Corsi a Milano all’ospedale per vederlo. Poi tornai a
casa, presi la chitarra e venne fuori il primo giro armonico del brano. Presi
Questa
elettronica
è priva
di bianche
l’appunto
con edizione
un piccolo registratore
a cassetta.
Poi ci lavorai
in seguitoema
l’input risale a quel momento particolare. Anche per questa canzone, come per
tutte le altre, non ho mai aggiunto
alla musica idee o sensazioni da trasmettere a
SPROVVISTA
enrico a proposito di un tema per il testo. Lui affronta sempre quella parte in
base a quello che la musica gli suggerisce”. Ecco quindi che invece della nascita
numerazione
didiventa
pagina.
di un figlio, il filodella
conduttore
di questa canzone
l’incertezza sempre in
agguato in ogni unione, un tema universale affrontato con musica e versi indimenticabili.
Enrico è d’accordo: “È un brano a mio avviso più bello di Quello che le
donne non dicono, sia musicalmente che concettualmente. È un passettino oltre. È un messaggio che riguarda i rapporti: bisogna stare sempre vigili in amore”.
I dubbi dell’amore viene inclusa nell’album Canzoni per parlare di Fiorella
Mannoia che esce nel 1988, due anni dopo la prima intuizione di Luigi. La
versione cantata dalla Mannoia è un capolavoro della musica, e l’emozione dell’ascolto non risparmia nemmeno gli stessi autori, come racconta Luigi. “Mi
ricordo quando ascoltai in teatro la versione con Fiorella accompagnata solo dal
piano. Mi venne la pelle d’oca”.
Per questioni incomprensibili questo brano non è tra i più noti della produzione di Enrico e Luigi, né tra quelli interpretati da Fiorella Mannoia. E tanto
meno tra i più conosciuti della nostra musica. Ma la celebrità delle canzoni,
com’è noto, spesso non dipende dalla loro qualità. Per la logica del marketing e
© 2014 Editrice
ZONA
della promozione o semplicemente
per questioni
contingenti e imprevedibili,
esistono diversi grandi capolavori scarsamente conosciuti. Pertanto a chi legge
questo libro e non conosce I dubbi dell’amore consiglio vivamente di ascoltarla.
Edizione elettronica riservata
Negli anni successivi la produzione di Enrico Ruggeri continua abbondante
al ritmo di un LP all’anno, con Luigi sempre presente per collaborare alla veste
musicale deiabrani.
1990 escedei
il disco
Il falco
e il gabbiano. Forse per
uso Nel
esclusivo
sigg.
Giornalisti.
reazione alla nascita del figlio Pierenrico (detto Pico) e a protezione della sua
gioventù, ora minacciata dalle responsabilità, è un disco di musica rock dura,
È VIETATA
quasi un ritorno alle prime canzoni.
Il brano guida, questa volta senza dubbi, è
la celebre Ti avrò. Lo stesso Enrico me la descrive, come una canzone “da
conquista”, la qualsiasi
tipica canzoneriproduzione,
che scrive un ragazzo.
Cioè proprio quello che lui
diffusione
teme di non poter essere più a causa della paternità.
L’anno dopo è la volta del disco più venduto nella carriera di Enrico: Peter
condivisione
questo
Pan, che include ilebrano
omonimo. È unadi
delle
canzonifile
più note di Enrico, che
compone testo e musica senza pensarci troppo in un pomeriggio. “L’ho scritta
in trance,
e non
pensavo a Peter Pan.scritta
Il titolo è arrivato
fine,editrice.
infatti il nome
senza
autorizzazione
della alla
casa
del personaggio non è mai citato nella canzone. Il titolo delle mie canzoni arriva
o per primo, come ne Il mare d’inverno o Il portiere di notte, o per ultimo,
Ogni
al presente
divieto
come in Quello
che violazione
le donne non dicono
o in Peter Pan.
In questo secondo
caso arrivo alla fine e poi mi chiedo: ‘E adesso?’ e allora lo cerco. Quello che
avevo scritto sarà
in questa
canzone, una volta
completata,
fece pensare a Peter
perseguita
a norma
dimilegge.
Pan”. L’album in questione contiene anche una canzone meno nota al grande
pubblico ma richiesta nei concerti dai fan. Si tratta di La band che, essendo non
Questa
è epriva
e
solo
scritta maedizione
anche cantataelettronica
insieme da Enrico
Luigi hadi
unbianche
significato particolare. “È raro riuscire a scrivere una canzone su temi come la mamma, la
nascita di un figlio, l’amicizia
senza essere retorici. Sono ossessionato dal riSPROVVISTA
schio di cadere nella retorica. La band è proprio la canzone dell’amicizia tra
musicisti. Prima di un tour ci arrivano molte richieste di includerla nei concerti,
della
numerazione
ma è sempre difficile
perché
Luigi non vuole di
piùpagina.
cantare. Bisogna chiedere a
lui!” mi dice Enrico.
L’album Peter Pan avrebbe dovuto comprendere anche Mistero, scritta da
Enrico nello stesso periodo. Ma il manager Crippa lo convince a tenere quel
brano per un’altra occasione piuttosto che aggiungerlo a un LP già corposo. È
uno dei tanti suggerimenti felici di Crippa, visto che con Mistero Enrico vince
il suo secondo Festival nel 1993. Lui confessa di avere il piccolo vezzo di essere
stato l’unico ad aver vinto a Sanremo con un pezzo rock, anche se molto
orecchiabile. “Lo stilema in Mistero” – aggiunge – “è quello di parlare dell’amore senza citarlo mai. Il primo altro esempio che mi viene in mente è Cosa sarà di
Lucio Dalla”.
Gli anni ’90 sono quelli dell’affermazione incondizionata dei due amici. Enrico, dopo tanti successi e due vittorie a Sanremo, è ormai un artista ampiamente affermato. La profondità di pensiero e l’abilità espressiva riscontrata in tanti
testi lo portano naturalmente a scrivere libri, mentre continua a sfornare musica
di qualità, spesso insieme a Luigi. Quest’ultimo a sua volta è ormai riconosciuto
© 2014
Editrice
come uno dei più talentuosi
chitarristi
e autoriZONA
musicali nel panorama italiano.
Arrivati a metà anni ’90 siamo fuori dal periodo di riferimento oggetto del mio
lavoro ma le grandi canzoni di Enrico e Luigi continuano, e per due interisti doc
Edizione elettronica riservata
devo assolutamente fare un’eccezione, citandone almeno altre tre.
Nel 1994 Enrico si separa dalla moglie Laura. Esce il disco Oggetti smarriti
che contiene:
più, scritta
da Enrico. Mi ricorda allo
a Non
usopiango
esclusivo
deiinteramente
sigg. Giornalisti.
stesso tempo la malinconia di Il mare d’inverno e le ritmiche, anche se attenuate, di Peter Pan.
È VIETATA
Ora devo vivere da solo senza te/ ora devo scegliere di vivere/ è
passatoqualsiasi
poco tempo/riproduzione,
ma dovunque sia tu/diffusione
ricordati che io non
piango/ non piango più// Devo nascondere tutto in me/ giro le
pagine al futuro quando c’è/ non è più il momento di scappare/
e condivisione
di questo
file
quando verrai
tu/ sparami e prendimi
/ ma io non
piango più
È proprioautorizzazione
Enrico che ora deve vivere
da solo
senza te,
e quindi
gli lascio la
senza
scritta
della
casa
editrice.
parola per il racconto di questo ennesimo capolavoro: “È la separazione da mia
moglie. È un caso raro di una mia canzone scritta in prima persona e palesemente
Ogni
violazione
alepresente
divieto
autobiografica.
La sensazione
era forte
non sono riuscito
a frenarla. Il mio
comportamento non poteva prevedere una fine diversa del mio matrimonio. Poi ci
pensi, ti penti...
e allora
sono arrivate anche
canzoni scritte
per mio figlio, come
sarà
perseguita
a norma
di legge.
...e Geppetto rimase di nuovo solo, cioè il padre che insegue il figlio, cercandolo.
È stato un periodo in cui il senso di colpa pervadeva quello che scrivevo”.
Questa
edizione
elettronica
è priva
bianche
Nel 1999, nell’album
L’isola
dei tesori, esce
Anna e ildi
freddo
che ha. Èe un
brano molto originale che attrae subito l’attenzione. La musica è di Luigi, il testo
di Enrico e la cantano lo stesso
Enrico e la sua compagna, Andrea Mirò. Luigi
SPROVVISTA
non ne ha un ricordo particolare. “Ne ho scritte tante. Quando ne avevo quattro
o cinque, dopo un po’ di tempo, le mettevo insieme e le facevo sentire a Enrico.
della
numerazione
pagina.
Poi lui dopo alcuni
mesi magari
le riascoltava edi
ci metteva
il testo. A volte mette
il testo su musiche che ho dimenticato”. Quella del 1999 è in realtà la seconda
versione del brano, scritto molto tempo prima e interpretato nel 1987 da Gianni
Morandi. Con tutto il rispetto per un artista del calibro di Morandi, la versione
interpretata da Enrico e Roberta (il vero nome di Andrea) di Anna e il freddo che
ha mi sembra molto più coinvolgente: l’interpretazione è più sentita e anche
l’arrangiamento è più efficace. Tutto acquista poi un ulteriore valore scenico
nel bellissimo video realizzato ad hoc di cui Enrico e Andrea sono i due
protagonisti.
Un’altra separazione, questa volta quella di Luigi, è all’origine di Perduto
amore, secondo me il più bello tra i brani degli ultimi dieci anni della formidabile coppia. Lo stesso Luigi la ritiene forse la più bella della sua produzione: “Nel 2003 mi ero separato dalla mia compagna e in quella situazione
avevo scritto questa musica. Quando la ascoltavo dal vivo mi veniva il
magone. Le canzoni a cui si è più legati sono sempre quelle che ricordano
periodi di sofferenza”.
© 2014
ZONA
Enrico, come sempre,
scrive ilEditrice
testo. Per farlo,
ancora una volta segue solo
la musica senza essere influenzato in alcun modo da Luigi. Mi spiega che Perduto amore non ha il significato di amore che non c’è più, ma di amore vissuto
Edizione elettronica riservata
perdutamente e che forse non è tra i brani più noti per motivi di concorrenza
con altri scritti in precedenza: “Insieme a Luigi o da solo ho scritto tanti pezzi
lenti che sono
negli anni ’80
e ’90.
Quindi
si fa fatica a imporre all’ata piaciuti
uso esclusivo
dei
sigg.
Giornalisti.
tenzione della gente ancora una canzone lenta. Quando arriva il pezzo più gioioso, va a occupare un posto che nel mio repertorio non c’era, come nel caso di
Primavera a Sarajevo”. Non èÈ
traVIETATA
le più note, ma è un’espressione molto alta di
una vena artistica inconfondibile in cui anche il tema più scontato viene sviluppato sempre inqualsiasi
modo originale,
sia nella melodia che
nei versi:
riproduzione,
diffusione
Io lo vivrò con te/ questo perduto amore/ io lo racconterò/ tu lo
condivisione
di questo
filee ricominceracconterai/eio
la vivrò con te/ questa
perduta vita/
rei solo se fossi tu/ a non lasciarmi andare via.
senza autorizzazione scritta della casa editrice.
***
Ogni
violazione
alprofessionale?
presente divieto
L’incontro che
ha cambiato
la tua vita
Luigi: Collaborando da più di trent’anni anni con lui, non posso che rispondere
Enrico Ruggeri.
sarà perseguita a norma di legge.
Enrico: Luigi, per forza!
edizione
elettronica
priva di bianche e
UnQuesta
tuo vero amico
nel mondo
della musica, seè c’è?
Luigi: A parte Enrico, Lorenzo Poli, Fabrizio Palermo, Marco Orsi, Massimo
Spinosa, Lorenzo Cazzaniga.
Ne dimentico sicuramente qualcuno. Questi sono
SPROVVISTA
i primi che mi vengono in mente.
Enrico: Difficile, perché fuori da questo ufficio (in cui c’ è Luigi ovviamente!)
della
numerazione
pagina.
nella musica ci sono
dei partner
più che degli di
amici.
Direi alcuni di quelli che
hanno suonato con me e hanno diviso con me i chilometri: Davide Brambilla,
Luigi Fiore e altri. Tra i cantanti ce ne sono alcuni con cui ho più affinità, altri
con cui non saprei cosa dire dopo un minuto. Sono partner, non proprio degli
amici.
Una persona che ha creduto in te in un momento difficile?
Luigi: Quelle con le quali ho condiviso quasi tutta la mia vita artistica: Enrico
Ruggeri e Silvio Crippa.
Enrico: Parlando di oggi, in cui più che momenti difficili ci sono momenti complicati a causa delle tante attività, direi Roberta Cremonesi e Stefania Alati che
lavorano con me.
La tua canzone più bella?
Luigi: Non sono in grado di fare una classifica. Forse, tra le ultime, Perduto amore.
Enrico: È difficile. Ti dico Ulisse
© 2014 Editrice ZONA
La tua canzone a cui sei più affezionato?
Luigi: Non finirà, la prima che ho scritto.
Edizione elettronica riservata
Enrico: Questa è una di quelle domande che se ma la fai adesso ti do una
risposta, se me lo chiedi tra dieci minuti te ne do un’altra. In questo momento ti
dico Eroi solitari
e Rock
show.
a uso
esclusivo
dei sigg. Giornalisti.
La canzone che ti hanno più invidiato?
È VIETATA
Luigi: Non lo so. Potrebbe essere
Quello che le donne non dicono.
Enrico: Credo Quello che le donne non dicono. Non per dire... ma è la canzone
che vanta più tentativi
di imitazione.
qualsiasi
riproduzione, diffusione
La canzone di un altro che avresti voluto scrivere tu?
e condivisione
questo De
fileGregori.
Luigi: La leva calcistica
della classe ’68di
di Francesco
Enrico: Un’idea di Giorgio Gaber, che ho rifatto più volte.
senza autorizzazione scritta della casa editrice.
La tua canzone che meritava più successo di quanto abbia avuto?
Luigi: L’amore è un attimo.
Ogni dal
violazione
presente
Enrico: Ovviamente
mio punto di al
vista
tante. Direi divieto
l’ultima: Diverso dagli
altri.
sarà perseguita a norma di legge.
Un interprete per cui avresti voluto scrivere una canzone?
Luigi: Giorgia. Tra quelli delle ultime generazioni Chiara. È molto brava anche
Questa
edizione
elettronica
è priva di bianche e
Andrea
Mirò che
però dei miei
pezzi li ha già cantati.
Enrico: Alice.
SPROVVISTA
C’è stato un momento “della svolta” in cui hai capito che ce l’avevi fatta?
Che la musica sarebbe stato il tuo mestiere?
della
pagina.
Luigi: Quando non
ho piùnumerazione
chiesto soldi ai mieidi
genitori.
È successo poco dopo
l’uscita di Polvere.
Enrico: Siì nel 1984 alle Rotonde di Garlasco, una discoteca di Pavia. Avevo
appena cantato Nuovo swing. Venivo da anni di concerti con poco pubblico.
Quello in cui sono entrato e ho visto la gente appesa dappertutto è un momento
che non dimenticherò.
Il momento più importante della tua carriera?
Luigi: Come autore, la vittoria del premio della critica a Sanremo 1987 per Quello che le donne non dicono.
Enrico: Il giorno in cui ho deciso di fare televisione. La prima trasmissione
era Il bivio. È stata una scelta che ha lasciato perplessi alcuni fan della
prima ora, ma mi ha aperto un universo di persone. Un po’ come la decisione di cantare Si può dare di più, anche se in quel caso era sempre una scelta
da cantante.
Un errore che non rifaresti?
2014
Editrice
Luigi: I miei primi tre©
album
da cantante.
Non ZONA
ero convinto, non faceva per me
anche se musicalmente c’erano delle cose valide.
Enrico: Una certa stasi decisionale. Non è certamente il caso di Luigi, ma a volte
Edizione elettronica riservata
si lavora con le stesse persone più per pigrizia che per una scelta precisa.
Un rimpianto
aprofessionale?
uso esclusivo dei sigg. Giornalisti.
Luigi: Non aver studiato musica. L’ho fatto un po’ successivamente, quando
sapevo già suonare ma succedeva che nel suonare ero sempre in anticipo riÈ VIETATA
spetto al leggere. Per acquisire
una tecnica perfetta è necessaria una lunga
applicazione, per esempio rimanere in casa a fare scale per ore e ore e questo
era molto lontano
dalla mia idea
di suonare la chitarra
quando ho iniziato. Credo
qualsiasi
riproduzione,
diffusione
inoltre che per un musicista uno stile riconoscibile sia più importante della tecnica.
Enrico: Dopo le 400.000 copie di Peter Pan nel 1991 feci 150 concerti, perché
condivisione
di questo
filedi piazza. Avrei domi piaceva stare inegiro:
palasport, discoteche,
teatri, feste
vuto seguire il consiglio che mi diede Fabrizio Palermo, tuttora mio bassista.
Contro
il suoautorizzazione
stesso interesse mi disse
che sarebbe
statocasa
meglioeditrice.
fare solo trenta
senza
scritta
della
date, fatte per bene nei palasport, e poi sparire dalla circolazione. Mi sarei divertito meno, ma aveva ragione.
Ogni violazione al presente divieto
L’emozione più grande della tua carriera?
Luigi: Il tour Vai
Rrouge
del 1987, conalanorma
grande orchestra,
dopo il Sanremo di
sarà
perseguita
di legge.
Si può dare di più.
Enrico: Eh... i due gol a Sebastiano Rossi. Era una partita del cuore Inter-Milan
Questa
edizione
è priva
di bianche
a San
Siro e segnai
due gol,elettronica
tutti e due su passaggio
di Seedorf
e sul filoedel
fuorigioco con davanti solo Maldini. La curva dell’Inter in tripudio, Rossi con il
braccio alzato in direzione del
guardalinee sperando invano nel fuorigioco...
SPROVVISTA
Esiste talento sia in chi compone che in chi interpreta, ma chi compone fa
della
numerazione di pagina.
qualcosa di unico.
Sì o no?
Luigi: Credo che il “capolavoro” sia il risultato di un mix di ingredienti molto
equilibrato: musica, testo, arrangiamento e interpretazione.
Enrico: Sì sono d’accordissimo. C’è una bella differenza tra chi canta e chi
scrive.
Molte canzoni potrebbero essere dei capolavori anche con un altro testo. La
musica arriva subito, il testo impiega di più, quindi la musica ha generalmente
una valenza superiore al testo. Sì o no?
Luigi: Io sono molto di parte, essendo autore solo delle musiche, quindi per
deformazione professionale mi concentro sempre sulle melodie e le composizioni, arrangiamenti compresi.
Enrico: Sì è vero quello che dici, ma è anche vero che se parli di artisti che
hanno successo da tanti anni, sono sempre ricordati per i testi che hanno scritto. Se per esempio pensi a Lucio Dalla ti viene in mente il barbone di Piazza
Grande.
© 2014 Editrice ZONA
I grandi capolavori sono intuizioni di un momento. Un capolavoro, soprattutto
per la parte musicale, non nasce dopo giornate a tavolino. Sì o no?
Edizione elettronica riservata
Luigi: Ogni melodia che ho composto è frutto di mille ripensamenti e correzioni.
Solo dopo ascolti ripetuti nel tempo, la melodia viene approvata da me e passata
(nella quasi a
totalità
casi) a Enrico
persigg.
il testo.Giornalisti.
usodei
esclusivo
dei
Enrico: Dipende dai metodi di lavoro. Nel mio caso sono intuizioni di un momento. Qualcuno ci mette sei mesi a scrivere una canzone. Io difficilmente
VIETATA
tendo a correggere: o tengo o È
butto.
Gli anni ’70 equalsiasi
’80 sono statiriproduzione,
irripetibili per la musica.
Cosa c’era di diverso?
diffusione
Luigi: Semplicemente, a mio modesto avviso, una richiesta di musica d’autore.
Non veniva subito tutto fagocitato dai talent come negli ultimi anni. I cantautori
e condivisione
di questo
file dalle etichette
e gli autori in genere
lavoravano più rilassati
e più appoggiati
discografiche.
Enrico:
Una autorizzazione
discografia diversa, perché
non credo
che oggi
noneditrice.
ci siano ragazzi
senza
scritta
della
casa
in grado di scrivere. Si sintetizza in una frase che io sentivo quando iniziavo, alla
fine degli anni ’70: “Se non ce la fa al quarto album è meglio lasciar perdere”.
violazione
presente
divieto
Oggi è: “Se ilOgni
primo singolo
non piaceal
al dj
affermato è meglio
lasciar perdere”.
Se sei costretto ad avere successo al primo singolo, devi esprimere qualcosa
che va di moda
oggi.
Se invece hai a
modo
di lavorare
nel tempo e scrivere
sarà
perseguita
norma
di legge.
quattro album, puoi fare quello che ti pare, la gente prima o poi ti capirà. Quanto
ci hanno messo Battiato, Dalla, Renato Zero a farsi apprezzare? Quindi chissà
Questa
è priva di bianche e
quanti
talenti ciedizione
siamo persi elettronica
per strada.
I versi di una tua canzone che
esprimono meglio il tuo modo di essere?
SPROVVISTA
Enrico: L’incipit di Ulisse: Con il passato che ho/ dopo mille battaglie e pericoli/ di niente al mondo mi pento/ nemmeno il vento è più curioso di me.
della numerazione di pagina.
Suonate e scrivete canzoni insieme da oltre trent’anni. Cosa spiega questo risultato eccezionale?
Luigi: Il rapporto dura perché non ci sono prevaricazioni e i compiti sono ben
definiti. La grande fortuna che ho è che i miei pezzi musicali li do a uno dei più
bravi autori di testi della musica italiana.
Enrico: La totale diversità dei caratteri, che quindi diventano complementari e il
rispetto dei ruoli. Io non gli ho mai detto che la musica poteva essere in questo
o in quel modo e lui ha fatto lo stesso con i testi. Poi la continuità di rapporto
rende sereni, perché nessuno deve dimostrare niente all’altro. E poi essere entrambi interisti aiuta!
Ci saranno certamente a volte discussioni o disaccordi. Su cosa?
Luigi: Tra noi c’è sempre questa discussione: lui dice che io non ascolto i testi.
Ed ha ragione, è vero. Io non ricordo per intero nemmeno un testo che lui ha
scritto. A volte gli chiedo: “Ma quella parte che fa...” e gli canticchio il motivo
©qual
2014
Editrice
ZONA
perché non saprei dirgli
è il testo
in un certo
punto e magari è una canzone
che suono da venticinque anni! Quando sento una canzone per la prima volta
ascolto subito la melodia, poi i vari passaggi musicali, poi l’arrangiamento e
Edizione elettronica riservata
proprio alla fine di tutto mi chiedo: “Ma di cosa parla questa canzone?” e ascolto il testo.
E lui si arrabbia!
A volte
discutiamodei
anche
perchéGiornalisti.
per lui, per la parte musicale,
a uso
esclusivo
sigg.
spesso è buona la prima, mentre io voglio rifare e migliorare tutto. Lui ascolta
un mio assolo di chitarra e dice subito che va bene. Io poi magari compro
Èeffetto
VIETATA
un’altra chitarra, trovo un altro
e lo rifaccio daccapo.
Enrico: Sì, Luigi non vuole più cantare. (Poi facendo un cenno con la testa
verso la sala di
registrazione
dove Luigi sta lavorando
aggiunge sarcastico):
qualsiasi
riproduzione,
diffusione
Dice che ha appeso l’ugola al chiodo!
e condivisione
***di questo file
Delsenza
resto questi
due amici che, insieme
da trent’anni,
scrivono
viagautorizzazione
scritta
della
casacapolavori,
editrice.
giano, giocano a pallone e tifano per la stessa squadra dovranno pur punzecchiarsi ogni tanto su qualcosa!
Ogni violazione al presente divieto
Tu dormi e non pensare/ ai dubbi dell’amore/ ogni stupido timore
è la prova
che perseguita
ti do/ e rimango eatinorma
cerco/ nondi
ti lascio
più/ non ti
sarà
legge.
lascio più
Questa
edizione
elettronica
è priva
bianche
e
I dubbi dell’amore
è la sintesi
di un connubio
perfettodi
e molto
particolare:
un grande artista che compone la musica d’istinto e la consegna a un altro
grande artista, che scrive i versi
guidato solo da quello che la musica gli ispira.
SPROVVISTA
È accaduto lo stesso per molte altre canzoni, come per esempio Quello che le
donne non dicono.
della
numerazione
Ho scelto I dubbi
dell’amore
proprio perchédi
siapagina.
per il sottoscritto che per gli
autori, è un brano ancora più emozionante. È strano pensare che un risultato del
genere scaturisca da due contributi distinti, ma è proprio così che accade da
molti anni per Luigi Schiavone ed Enrico Ruggeri. Dal punto di vista artistico,
sono entrambi autori di melodie di livello altissimo, ma ognuno ha delle attitudini
particolari.
Luigi è un musicista puro, stregato dalla chitarra di cui è diventato un virtuoso, e da sempre ha fatto della musica il proprio strumento di espressione. Enrico scrive grandi melodie e ha una capacità innata di raccontare temi complessi
senza essere mai ovvio, di rubare l’identità a chi gli è del tutto estraneo per
raccontarne i pensieri più intimi, e per questo è giustamente considerato da
decenni uno dei principali poeti della musica italiana. Luigi preferisce restare un
po’ defilato, dietro le quinte. Enrico è storicamente e caratterialmente il frontman. Entrambi sono autodidatti, come avviene spesso per i grandi della musica:
passione, talento, nessuna particolare scuola tecnica ma moltissima applicazione.
Una bella storia adatta per il soggetto di un film che inizia negli anni ’70, con
2014leEditrice
ZONA
i due futuri amici che©
guidano
due punk-rock
band principali della città per
poi incontrarsi e creare un legame artistico e personale che dura una vita.
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a uso esclusivo dei sigg. Giornalisti.
È VIETATA
qualsiasi riproduzione, diffusione
e condivisione di questo file
senza autorizzazione scritta della casa editrice.
Ogni violazione al presente divieto
sarà perseguita a norma di legge.
Questa edizione elettronica è priva di bianche e
SPROVVISTA
della numerazione di pagina.
Ultime considerazioni
Per chi si scrive una canzone? Nessuno decide a tavolino di scrivere canzoni per mestiere. Da quello che ho capito, nemmeno i figli d’arte che cominciano
a respirare canzoni ancora in fasce. Serve una predisposizione particolare, che
si scopre poco alla volta, una passione che in fondo è solo una particolare
esigenza di esprimersi.
L’essenza vera e più autentica di questa espressione è quella che spinge a
scrivere per sé stessi, non per gli altri. Cito l’esempio di De Andrè, che ebbe
© 2014
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molte pause, anche lunghe,
nel corso
della sua ZONA
carriera e che disse chiaramente
che non scriveva per il pubblico, ma per sé. Ma chi scrive per sé guidato
dall’ispirazione alla fine scrive anche gli altri. Sempre. Perché scrive guidato da
Edizione elettronica riservata
un’emozione. Altrimenti ne fa a meno.
È una visione certamente romantica, in totale contrasto con la pratica diffusa di progettare
e scrivere
brani intenzionalmente
commerciali. Ma, si spera, è
a uso
esclusivo
dei sigg. Giornalisti.
la visione “originale” di tutti gli autori, che poi, solo successivamente, può essere convogliata verso i binari della professione e del guadagno.
VIETATA
Ma per tutti i grandi autori oÈcantautori,
indistintamente, arrivano inesorabili
delle battute di arresto che interrompono o concludono i cicli più “ispirati” delle
loro carriere. In
queste fasi si
dice spesso che queldiffusione
tal disco non è stato capito.
qualsiasi
riproduzione,
Non sono d’accordo.
Non è l’appassionato che deve capire l’artista ma l’artista che deve farsi
e condivisione
di questo perdere
file la vena creativa
capire. È l’artista piuttosto
che può (comprensibilmente)
e quindi non riuscire più a emozionare chi lo ascolta. Un argomento molto
dibattuto
decenni rende bene l’idea:
come
mai Battisti,
grandissimo e
senzadaautorizzazione
scritta
della
casa editrice.
indiscutibile, l’abbiamo capito tutti per una buona parte della sua carriera e poi
non l’ha capito quasi più nessuno per diversi anni? E per “capire” non mi rifeOgni alviolazione
al presente
divieto
risco evidentemente
successo commerciale.
Un grande
artista, in un modo o
nell’altro, prima o poi, riceve il riconoscimento che merita per le sue canzoni a
prescindere dai
risultati
di vendita. Posso
citare decine
di casi. Uno su tutti è
sarà
perseguita
a norma
di legge.
quello di Roberto Vecchioni, i cui capolavori del primo periodo non riscossero
un grande successo in termini di vendite. Ma si trattava di opere destinate a
Questa
edizione elettronica è priva di bianche e
durare
per decenni.
Le inevitabili “pause di ispirazione” spesso non corrispondono alle conseguenti “pause di produzione”
come dovrebbe essere. Ci sono questioni comSPROVVISTA
merciali impellenti, che i discografici sono abili a ricordare agli artisti, per cui
non ci si può fermare anche se lo si vorrebbe. Gli artisti quindi “devono” prodella
numerazione
di pagina.
durre, per sé o per
gli altri
non importa. Purtroppo
anche quando non hanno
molto da dire.
C’è un ultimo aspetto della musica che ho scoperto e che mi ispira molta
simpatia. Guardandolo da vicino, con gli occhi più da addetti ai lavori che da
appassionati, quello della musica è un ambiente competitivo in cui le invidie
certamente non mancano. Però è un mondo in cui moltissime storie tormentate
si concludono con un lieto fine, o meglio, si concludevano con un lieto fine nel
periodo che ho esaminato. Per scrivere questo libro ho parlato con persone che
hanno vissuto esperienze molto difficili prima di arrivare al successo e ho potuto constatare come tante storie assomiglino più a un film che alla vita reale.
Augusto Daolio restava a dormire a casa di Beppe Carletti dopo le prove dei
Nomadi perché il ritorno a casa sua da Novi a Novellara (nemmeno venti chilometri) era un problema. E dormiva in un letto matrimoniale tra Beppe e suo
fratello Renzo. Renato Fiacchini, prima di diventare Renato Zero, si prendeva
gli sberleffi e le botte dei borgatari per come si vestiva. E per limitare i danni
usciva “in borghese” per poi cambiarsi d’abito negli androni dei palazzi. Lucio
©al2014
Editrice
ZONA
Dalla nelle prime uscite
Cantagiro
era bersagliato,
e non in senso metaforico,
da frutta e ortaggi che gli lanciava il pubblico.
In realtà questa è semplicemente la storia della vita, per la quale tutti partono
Edizione elettronica riservata
dalla stessa linea (qualcuno purtroppo anche più indietro...) ma poi uno è più
veloce e arriva prima. Non è un’utopia, o perlomeno non lo è sempre. Talento e
determinazione.
Determinazione
e talento.
Quasi Giornalisti.
tutti i protagonisti di quei venti
a uso
esclusivo
dei sigg.
anni irripetibili della storia della nostra musica erano ragazzi che non avevano
altro a disposizione, ma è bastato. Mi sembra un ottimo insegnamento per tutti,
È VIETATA
soprattutto per i giovani dei nostri
tempi che hanno qualcosa da dire, in qualsiasi
campo.
qualsiasi riproduzione, diffusione
Concludo con un ringraziamento a tutti i grandi autori che mi hanno raccontato le loro vite professionali e a volte personali, e anche a tutti gli altri che per
e condivisione
questo
un motivo o per l’altro
non hanno potutodi
o voluto
farlo.file
A tutti questi personaggi va un pensiero speciale di sincera gratitudine, per
essere
stati capaci
di rendere indimenticabili
molti
momenti
della
vita di milioni
senza
autorizzazione
scritta
della
casa
editrice.
di persone che nemmeno conoscevano.
Ogni violazione al presente divieto
sarà perseguita a norma di legge.
Questa edizione elettronica è priva di bianche e
SPROVVISTA
della numerazione di pagina.
Ringraziamenti
Come ho avuto modo di spiegare, riuscire a incontrare oltre trenta grandi
protagonisti della musica italiana ha richiesto più di anno di tempo e moltissima
determinazione. L’obiettivo è stato raggiunto grazie alla disponibilità e alla collaborazione degli stessi artisti, che a volte ho contattato direttamente, ma anche a
quella dei professionisti, dei collaboratori, degli uffici stampa, dei familiari e a
volte degli amici che fanno parte del loro entourage.
©devo
2014
Editrice
ZONA
Il primo artista che
ringraziare
è Guido
Renzi, autore ed interprete di
Amica mia. Senza il suo racconto in videochiamata tra Montreal e Milano non
avrei avuto l’idea di scrivere questo libro. Sarebbe stato un peccato per il sottoEdizione elettronica riservata
scritto (ma un’ottima cosa per mia moglie). Grazie di cuore Guido !
Il mio ringraziamento
più sentito
va sigg.
alla famiglia
Bella, che oltre ad aver
a uso esclusivo
dei
Giornalisti.
fornito, insieme a Gianni, una testimonianza precisa sulla lunga carriera dello
stesso Gianni, mi ha accolto nella bella casa di Montechiarugolo con calore e
È VIETATA
simpatia. Chiara è stata la “mente”
organizzativa, poi sua mamma Paola (con i
suoi eccellenti frullati!), lo zio compositore Antonio (grande memoria storica
della numerosa
famiglia) e riproduzione,
Marcella, la “piccoladiffusione
di casa”. E ovviamente un
qualsiasi
grazie di cuore va al grandissimo Gianni, che fa passi da gigante nella sua
riabilitazione!
e condivisione di questo file
Massimo Tassi, amico fraterno e collaboratore di Edoardo Bennato fin dai
tempi
dei mitici
“ragazzi del cortile” scritta
di via Carafa
a Bagnoli.
senza
autorizzazione
della
casa editrice.
Lorena Bassano, la “centrale operativa” dei Matia Bazar, con la quale siamo
violazione
al inpresente
divieto
sopravvissutiOgni
a un vero
e proprio diluvio
quel di Faenza
(anche se il concerto
del gruppo che seguiva purtroppo è saltato!).
sarà perseguita a norma di legge.
Franco Verdaro, amico e collaboratore di vecchia data di Toto Cutugno che
ha avuto il suo bel da fare nel trovare una data possibile tra i vari giri intorno al
Questa
edizione
è priva
di bianche e
mondo
che Toto
compie nelelettronica
corso dell’anno per
i suoi concerti.
Marco Stanzani e Clarissa
D’Avena che mi hanno consentito di incontraSPROVVISTA
re Roby Facchinetti, pur impegnato per il tour con i Pooh e per il suo ultimo
disco.
della numerazione di pagina.
Piero Pintucci, un vero gentiluomo che è diventato nel corso dei mesi un
amico. Mi ha ospitato più volte nella sua bella casa fuori Roma e mi ha messo in
contatto con altri due miti della musica italiana: Claudio Mattone e Franco
Migliacci.
Luigi Schiavone, a metà tra l’amico con cui condividere gioie e dolori calcistici
e il musicista di livello mondiale, per avermi messo in contatto con Enrico
Ruggeri. Ancora oggi non so se sono più impressionato da quello che Luigi ha
scritto finora o da un suo tiro al volo da distanza siderale in una partita di calcio
giocata insieme. Certo che se fosse entrato quel tiro, eh Luigi ?
Alberto Salerno, ormai un amico di quelli veri, che mi ha coinvolto nella
bellissima iniziativa di MuoviLaMusica come tesoriere ed organizzatore. (Presidente, però ogni tanto fammi rifiatare!).
© 2014
Editrice
ZONA
Maria Grazia Bevilacqua,
efficiente
e gentilissima
collaboratrice di Roberto
Vecchioni.
Edizione elettronica riservata
Scarsamente interessata, ahimè, alla mia musica preferita si è sobbarcata il
lavoro di leggere tutto quello che scrivevo in corso d’opera e di fornire continui
suggerimenti,
poi fondamentali.
svolga un lavoro come quela risultati
uso esclusivo
dei Chiunque
sigg. Giornalisti.
lo che ho deciso di affrontare “deve” poter contare su una persona vicina di cui
fidarsi al cento per cento. A mia moglie Marina va un ringraziamento speciale
È VIETATA
anche per la pazienza nei confronti
del sottoscritto, vista la durata del lavoro e
gli sforzi necessari per completarlo.
qualsiasi riproduzione, diffusione
L’ultimo ringraziamento, anche per questioni anagrafiche, va alla più piccola: mia figlia Carolina. Non che abbia fatto granché per aiutarmi, a dire il vero, a
condivisione
didall’amico
questoMassimo
file Tassi a Posillipo
parte apprezzare la e
crêpe
alla nutella offertale
in un bel giorno di primavera. Si tratta, diciamo così, di un ringraziamento
“preventivo”.
La ringrazio se, con calma,
tra qualche
si prenderà
la briga
senza autorizzazione
scritta
dellaanno
casa
editrice.
di leggere questo libro. Credo (e spero) che scoprirà qualcosa di interessante.
Ma ogni cosa a suo tempo...
Ogni violazione al presente divieto
sarà perseguita a norma di legge.
Questa edizione elettronica è priva di bianche e
SPROVVISTA
della numerazione di pagina.
www.editricezona.it
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© 2014 Editrice ZONA
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