© 2014 Editrice ZONA Edizione elettronica riservata a uso esclusivo dei sigg. Giornalisti. È VIETATA qualsiasi riproduzione, diffusione e condivisione di questo file senza autorizzazione scritta della casa editrice. Ogni violazione al presente divieto sarà perseguita a norma di legge. Questa edizione elettronica è priva di bianche e SPROVVISTA della numerazione di pagina. © 2014 Editrice ZONA Edizione elettronica riservata a uso esclusivo dei sigg. Giornalisti. È VIETATA qualsiasi riproduzione, diffusione e condivisione di questo file senza autorizzazione scritta della casa editrice. Ogni violazione al presente divieto sarà perseguita a norma di legge. Questa edizione elettronica è priva di bianche e SPROVVISTA della numerazione di pagina. © 2014 Editrice ZONA Edizione elettronica riservata a uso esclusivo dei sigg. Giornalisti. È VIETATA qualsiasi riproduzione, diffusione e condivisione di questo file senza autorizzazione scritta della casa editrice. Ogni violazione al presente divieto sarà perseguita a norma di legge. Questa edizione elettronica è priva di bianche e SPROVVISTA della numerazione di pagina. © 2014 Editrice ZONA Edizione elettronica riservata a uso esclusivo dei sigg. Giornalisti. È VIETATA qualsiasi riproduzione, diffusione e condivisione di questo file senza autorizzazione scritta della casa editrice. Mi ritornano in mente Grandi autori della canzone italiana raccontano i loro successi degli anni Settanta e Ottanta di Gianfranco D’Amato ISBN 978-88–6438-510-5 Ogni violazione al presente divieto sarà perseguita a norma di legge. Questa edizione elettronica è priva di bianche e © 2014 Editrice ZONA Piazza Risorgimento 15 52100 Arezzo telefono 338.7676020 www.editricezona.it - [email protected] SPROVVISTA della numerazione di pagina. progetto grafico: serafina [email protected] foto autore: Renzo Chiesa stampa: Digital Team – Fano (PU) finito di stampare nel mese di novembre 2014 Gianfranco D’Amato © 2014 Editrice ZONA Edizione elettronica riservata MI RITORNANO IN MENTE a uso esclusivo dei sigg. Giornalisti. Grandi autori della canzone italiana È VIETATA raccontano i loro successi degli anni Settanta ediffusione Ottanta qualsiasi riproduzione, e prefazione condivisione di questo file di Mara Maionchi senza autorizzazione scritta della casa editrice. Ogni violazione al presente divieto sarà perseguita a norma di legge. Questa edizione elettronica è priva di bianche e SPROVVISTA della numerazione di pagina. ZONA INDICE Prefazione, di Mara Maionchi 9 Introduzione Poche chiacchiere Perché questo libro? La storia di Amica mia Lascia stare, non ti daranno retta Il periodo d’oro Anno del Signore millenovecentosettantuno I protagonisti: le star, le persone semplici, i miti Il percorso: esperienze ed emozioni Non è tutt’oro quel che luccica Successi e capolavori © 2014 Editrice ZONA Edizione elettronica riservata 11 11 13 14 a uso esclusivo dei sigg. Giornalisti. 15 È VIETATA 20 qualsiasi riproduzione, diffusione 23 e condivisione di questo file Luigi Albertelli Dario Baldan Bembo Gianni Bella Edoardo Bennato Piero Cassano & Giancarlo Golzi Toto Cutugno Maurizio Fabrizio Roby Facchinetti Jimmy Fontana Alberto Fortis Andrea Lo Vecchio Claudio Mattone Franco Migliacci Cristiano “Popi” Minellono Piero Pintucci 18 22 25 29 senza autorizzazione scritta della casa editrice. 45 39 Ogni violazione al presente divieto 73 sarà perseguita a norma di legge. 113 89 129 145 Questa edizione elettronica è priva di bianche e163 SPROVVISTA 173 della numerazione di pagina. 205 195 221 241 257 Enrico Ruggeri & Luigi Schiavone Alberto Salerno Roberto Soffici Gianni Togni Roberto Vecchioni © 2014 Editrice ZONA Edizione elettronica riservata 269 291 305 319 333 a uso esclusivo dei sigg. Giornalisti. Qualche suggerimento per l’ascolto Ultime considerazioni 349 È VIETATA 351 qualsiasi riproduzione, diffusione 353 Ringraziamenti e condivisione di questo file senza autorizzazione scritta della casa editrice. Ogni violazione al presente divieto sarà perseguita a norma di legge. Questa edizione elettronica è priva di bianche e SPROVVISTA della numerazione di pagina. A Carolina, sperando che tra le tante canzoni di moda trovi il tempo di ascoltarne anche alcune di quelle incluse in questo libro. Tutto sommato, come i suoi genitori, è figlia di una storia e di una cultura fatta anche di questa musica. © 2014 Editrice ZONA Edizione elettronica riservata a uso esclusivo dei sigg. Giornalisti. È VIETATA qualsiasi riproduzione, diffusione e condivisione di questo file senza autorizzazione scritta della casa editrice. Ogni violazione al presente divieto sarà perseguita a norma di legge. Questa edizione elettronica è priva di bianche e SPROVVISTA della numerazione di pagina. Prefazione Ho conosciuto Gianfranco, l’autore di questo libro, un giorno in cui è venuto a casa mia per intervistare mio marito Alberto. Erano in salotto, appartati a parlare fitto di musica, delle canzoni che lui ha scritto, della sua carriera, di aneddoti e curiosità. Quando se n’è andato ho chiesto ad Alberto di che tipo di intervista si trattasse. Pensavo che fosse per qualche pubblicazione specializzata o qualche sito internet. Alberto invece mi ha spiegato che Gianfranco stava scrivendo un libro 2014 ZONA sulla musica italiana © degli anni Editrice ’70 e ’80, andando di persona a intervistare autori e interpreti, senza conoscere nessuno e senza essere un giornalista. Conoscendo l’ambiente, pensai: “Ma questo qui è matto!”. Edizione elettronica riservata Quando, tempo dopo, l’ho incontrato di nuovo per caso e ho saputo che il lavoro procedeva ho pensato: “Questo qui non demorde!”. Sono in molti a scrivere libriasulla italiana di quegli anni,Giornalisti. ma generalmente si tratta di usomusica esclusivo dei sigg. addetti ai lavori o di persone che hanno i contatti giusti. Pochi inoltre si prendono la briga di andare a raccogliere direttamente le testimonianze su quel periodo, come ha fatto Gianfranco per È MiVIETATA ritornano in mente. Il coraggio e l’intraprendenza mi piacciono. L’ostinazione paga sempre, e ne sappiamo qualcosa noi che ce la trovavamo quotidianamente di fronte, nelle vesti di Lucio Dalla, di qualsiasi riproduzione, diffusione Edoardo Bennato, di Alberto Fortis, di Gianna Nannini. Non sono una nostalgica, non lo sono mai stata. Anzi, tendo a dimenticare condivisione questodentro, file come si fa a non quello che è stato. e Ma quando ti ci tirano di letteralmente abbandonarsi ai ricordi di quelle canzoni e di quei personaggi geniali? Un po’ di malinconia riaffiorare, è inevitabile, perchèdella ho avuto la fortuna di vivere in senzapuò autorizzazione scritta casa editrice. un gran bel periodo per la musica. In fin dei conti i molti episodi felici e tristi, divertenti e strampalati raccolti violazione al presente con passioneOgni e precisione in questo libro ricreano per divieto noi, che quegli anni li abbiamo vissuti da protagonisti, un quadro molto familiare di occasioni, incontri, luoghi, frenesie, delusioni, arrabbiature, scoperte, E soprattutto di sarà perseguita a norma di gioie. legge. canzoni fantastiche. La struttura del racconto, con un capitolo dedicato a ogni personaggio, mi è Questa edizione elettronica è priva di bianche e piaciuta particolarmente. I collegamenti tra i ricordi del passato e l’analisi della situazione attuale (attraverso le interviste) spiegano come funzionava il mondo musica allora e cosa è diventato negli ultimi venti anni. E non con l’opinione di SPROVVISTA chi scrive, ma con il racconto diretto di decine di protagonisti. Un giorno Gianfranco mi ha detto: “Io provo un misto di ammirazione e numerazione di pagina. invidia per chi èdella stato capace di scrivere quelle canzoni. E tu ?”. Anche io! Ho avuto a che fare con artisti di grande talento, ma prima che addetto stampa, talent scout e produttrice sono stata una fan. Lavorare in quel contesto è stato fantastico. Il periodo più emblematico sono stati forse i cinque anni trascorsi alla Numero Uno con Mogol e Battisti, nel loro momento più felice, quando otto loro canzoni erano tra le prime dieci in classifica. Inoltre con Lucio c’era la consapevolezza che fosse iniziata una nuova era per la musica italiana. Quando lo ascoltai la prima volta dal vivo, eravamo a Rieti e lui cantava Balla Linda, ebbi subito la sensazione di trovarmi di fronte a un fenomeno. In quegli anni si lavorava in un clima di cambiamento e di grandi risultati, con calma e con mezzi a disposizione. È questa la differenza principale con l’oggi. Melis, il boss della RCA, ebbe dei grandissimi meriti, fu il vero grande discografico italiano. Lavorando insieme a un gruppo di collaboratori di altissimo livello, ebbe il coraggio di puntare sugli artisti, senza scoraggiarsi dopo i primi insuccessi ma continuando a investire. Quella determinazione e quella © 2014a molti Editrice ZONA lungimiranza hanno consentito di emergere. Rignano della Ricordi con la Nannini fece lo stesso. Oggi tutto questo non esiste più. Un altro emblema di quell’epoca è Enzo Jannacci. Un genio vero, un artista Edizione elettronica riservata in grado di raccontare un mondo, un uomo che più di altri non posso dimenticare. Un giorno, subito dopo il successo elettorale della Lega, lo incontrai e mi disse: “Mara,ama haiesclusivo visto cosa è successo ? Lo sai di chi è la colpa ? La colpa uso dei sigg. Giornalisti. è di Teddy Reno !”. Io non avevo proprio idea di dove volesse andare a parare. “Quello lì, il Bossi, era andato a cantare al festival degli sconosciuti di Ariccia, È VIETATA quello di Teddy Reno. Si faceva chiamare Donato. Se Teddy Reno lo avesse fatto vincere, ce lo avrebbe tolto dai c... !”. Jannacci era cardiochirurgo e io gli dicevo: “Enzo,qualsiasi quando operi qualcuno mettiti bene la mascherina, perché se riproduzione, diffusione vede che lo operi tu gli fai passare un brutto momento”. Quello che oggi manca di allora è il clima di goliardia, di leggerezza in cui si condivisione questo file Jannacci, Arbore, lavorava con quei e protagonisti eccezionalidi che erano appunto Boncompagni. Oggi sono tutti seri, ma la verità è che non sono seri: sono noiosissimi. senza autorizzazione scritta della casa editrice. Il talento certamente c’è anche oggi, ma le condizioni sono cambiate. Chi pensa ai nostri giorni di iniziare una carriera cominciando come impiegato di Ogni al presente divieto quinta categoria ? Io violazione oggi sono una starlette di settant’anni, ma quando allora, da impiegata in una ditta di estintori, dovevo andare in bagno, ero tenuta a chiedere il permesso. sarà perseguita a norma di legge. Adesso c’è molta fretta di arrivare, si cercano scorciatoie e spesso il talento non basta, perché va alimentato con il tempo, con lo studio. Se passi gran parte priva bianche e delQuesta tuo tempo edizione su internet o alelettronica telefono succedeè che questodi talento viene soffocato nella culla. Per quella generazione di artisti invece il pensiero non era quello di avere la villa, la barca, le donne. Erano cose che arrivavano dopo, non l’obiettivo SPROVVISTA di tutto. Loro vivevano il presente. Ecco, mi sono comunque fatta prendere dai ricordi. della numerazione di pagina. Mara Maionchi Introduzione POCHE CHIACCHIERE Lo scarno studio televisivo dell’epoca è affollato. Alcune decine di giovani sono assiepate intorno alla zona centrale. La consuetudine a Speciale per voi è quella di far interagire il pubblico con l’ospite della trasmissione tra una canzone e l’altra. Siamo nel 1969, un periodo storico in cui è impossibile esimersi dall’esercitare il diritto di critica, in qualsiasi contesto. I ragazzi chiedono il micro© 2014 Editrice fono senza alcuna timidezza, parlano, a volte ZONA anche uno sull’altro con le voci che si sovrappongono. Quasi tutti hanno qualcosa da chiedere o un parere da esporre. Renzo Arbore, che conduce la trasmissione, ha un bel da fare per Edizione elettronica riservata gestire la situazione. L’ospite della settimana resta al centro dello studio e ascolta tutti ma è visibilmente perplesso. tanto interviene per un momento, poi desiste. Gli chiea usoOgni esclusivo dei sigg. Giornalisti. dono se si sente un cantante impegnato, lui risponde di no. Si parla dei suoi capelli e dei suoi baffi. Qualcuno fa notare che senza una voce gradevole un È VIETATA cantante dovrebbe lasciar perdere e scrivere quello che vuole dire in forma di testo e magari distribuirlo con dei manifestini. Un vicino dissente. Anche l’ospite dissente e la sua insofferenza cresce. Un altrodiffusione interviene e dà il colpo di qualsiasi riproduzione, grazia: “Hai detto che la voce non è importante, allora cosa credi di dire nelle tue canzoni?”. e condivisione didevo questo filedico niente. Parlate L’ospite ne ha abbastanza: “Io? Ma che di’? Io non sempre voi. Io non ci ho capito niente. So’ tre ore che state a parla’, non si è concluso Io propongo dellescritta cose. Vi emozionano, piacciono, sì o senzaniente. autorizzazione della casavi editrice. no?”. Dalla piccola folla esce un: “Sì”. “Bene, mi fa piacere. Sotto maestro con la base”. Ogni violazione al presente divieto Parte la base. E l’ospite canta Il tempo di morire e Fiori rosa fiori di pesco. sarà perseguita a norma di legge. PERCHÉ QUESTO LIBRO? Questa edizione elettronica è priva di bianche e Nel 1969 vivevo a Sulmona in provincia dell’Aquila, la città dei confetti. Avevo cinque anni e già sei trasferimenti alle spalle. Una media che farebbe impallidire SPROVVISTA anche Ibrahimovic. Io, mia madre e mia sorella facevamo i girovaghi al seguito di mio padre, ufficiale dell’esercito, simpaticamente occupato in due attività princidellanegli numerazione dii carri pagina. pali: guidare reggimenti addestramenti con armati e far conoscere a noi bambini il maggior numero possibile di scuole in giro per l’Italia. A quel 1969 risalgono i primi ricordi visivi di quello che avevo intorno e di quello che facevo: ovviamente non la casa (che cambiava troppo spesso), ma i mobili sì, visto che viaggiavano con noi ed erano sempre gli stessi. Quelli della cameretta che dividevo con mia sorella erano arancioni, ma si diceva “aragosta”, con i copriletto verdi. Poi le figurine Panini del campionato 1969-1970 che si attaccavano ancora con la colla, la mia bicicletta, il triciclo rosso di mia sorella. Cose così, ma sempre ricordi sfumati. La musica di sottofondo di quelle giornate è invece un ricordo nitidissimo. Canzoni a volte poco note e risentite dopo anni a seguito di complicate ricerche, altre volte invece grandi successi. Per esempio La storia di Serafino di Celentano, Zingara e Fiume amaro di Iva Zanicchi, Non sono Maddalena e Sono una donna non sono una santa di Rosanna Fratello, La spada nel cuore di Patty Pravo. Venivano fuori dalla radio oppure dal giradischi dei miei, più raramente dalla TV che la sera dopo Carosello era off-limits come prevedeva la nota regola Editrice ZONA per chi era bambino © nei 2014 primi anni ‘70. Proprio in relazione a questi ricordi capii, già diversi anni fa, la forza della musica: nella nostra memoria le immagini e le voci restano per lo più sfocate, la musica invece ha la capacità di riportare Edizione elettronica riservata in un attimo indietro nel tempo a una precisa situazione. A volte anche certi odori hanno questo potere, ma sono poco pertinenti in un libro sulla musica e li tralasciamo.a uso esclusivo dei sigg. Giornalisti. Tra le canzoni di quel 1969 ce ne è una in particolare che si stampò nella mia memoria. Forse perché i miei avevano comprato il disco e la ascoltavano È VIETATA spesso, forse perché mi piaceva particolarmente. È Amica mia, di Guido Renzi. Quando uscì ebbe un grande successo, poi, nel corso dei decenni, si è sentita molto qualsiasi poco. Ma è un brano particolare diffusione e chi lo conosce la collega riproduzione, immediatamente a quegli anni proprio perché difficilmente ha avuto modo di riascoltarlo. Io invece, da adolescente l’avevo registrata da quel vecchio die condivisione di questo filead ascoltarla ogni sco su una cassetta e negli anni successivi ho continuato tanto. Un giorno, a distanza di decenni dall’origine di quei ricordi, mi sono ritrovasenza autorizzazione scritta della casa editrice. to a cercare un video di Amica mia sul web, per riascoltarla e per la curiosità di vedere di persona Guido Renzi. Non riuscendo a trovare granché, ho deciso di Ogni violazione presente divieto cercare Guido: ho trovato il suo sito e ilal suo indirizzo e-mail e, dopo un messaggio spedito senza tanta convinzione, sono entrato in contatto con lui. È una persona gentile e disponibile, e attualmente vive in Canada. Dopo uno scambio sarà perseguita a norma di legge. di e-mail per conoscerci meglio, un giorno abbiamo passato un paio d’ore a chiacchierare in audio e video via computer. È stato proprio in quella chiacchieedizione priva bianche rataQuesta che mi ha raccontato gli elettronica aneddoti legati adèAmica mia,di di come era nataee di come era diventata un successo. La storia era molto interessante e mi aveva colpito. La sera stessa non riuSPROVVISTA scivo a dormire, mi frullava per la testa un’idea. Verso le tre del mattino, ancora sveglio, ho messo a fuoco quell’idea: scrivere un libro per raccogliere direttanumerazione pagina.di tante canzoni di mente dalla vocedella degli autori le testimonianzedi a proposito quel periodo musicale irripetibile che va dalla fine degli anni ’60 alla seconda metà degli anni ’80. La passione per la musica e la curiosità per gli aneddoti che ci sono dietro le canzoni che fanno parte della mia memoria, a partire proprio da Amica mia, sono quindi il motivo trainante di questo lavoro. E, spero, motivo di interesse per chi lo leggerà. [segue] Gianni Bella Io non so parlar d’amore l’emozione non ha voce e mi manca un po’ il respiro se ci sei c’è troppa luce la mia anima si spande come musica d’estate poi la voglia sai mi prende e si accende con i baci tuoi L’emozione non ha voce (G. Bella, Mogol) © 2014 Editrice ZONA Non volevo assolutamente che mancasse in questo lavoro la storia della carriera di GianniEdizione Bella, ma sapevo che nel gennaio 2010 era stato colpito da un elettronica riservata ictus in seguito al quale era rimasto in ospedale per sette mesi. Ero dibattuto sul da farsi. Poi ho letto che a seguito della convalescenza Gianni si era ripreso e mi uso esclusivo dei sigg. Giornalisti. sono deciso a a contattarlo. Mi ha risposto sua figlia Chiara che è stata veramente impagabile per rendere possibile l’incontro. Ci scambiamo gli argomenti da trattare e lei si prepara È VIETATA raccogliendo via via le informazioni direttamente da suo padre e attraverso le testimonianze dello zio Antonio, autore dei testi di molte canzoni e memoria qualsiasi diffusione storica della famiglia Bella. riproduzione, Il quadro viene poi completato anche attraverso il racconto che raccolgo direttamente da Marcella. La famiglia Bella vive vicino Parma, di dove Gianni sifile è stabilito ormai molti e condivisione questo anni fa e dove sono nate le due figlie. Percorro l’ultimo tratto prima di arrivare da loro attraverso la campagna intorno a Parma in una bellissima giornata di senzaChiara autorizzazione scritta della casa primavera. e Antonio mi stanno aspettando, Gianni arrivaeditrice. poco dopo con la moglie Paola, direttamente da una seduta di fisioterapia. Vederlo è una gioia, non solo perché incontro un grande personaggio, ma soprattutto perché posso Ogni violazione al presente divieto constatare di persona che sta molto meglio di quanto pensassi. Ha reagito benissimo al duro colpo subito anni fa e viene a sedersi con noi nella sala di registrazione sarà in cui haperseguita composto tante a canzoni, a ricordare successi e aneddoti norma di legge. di una carriera eccezionale. Per una volta non incontro solo un artista ma un’intera famiglia di musicisti Questa edizione elettronica è priva di bianche e in un clima di amicizia che riserverà alla fine anche una bellissima sorpresa. *** SPROVVISTA Gianni nasce a Catania nel 1947. I genitori sono molto giovani e nei ricordi della di Marcella pagina. dei quattro figli, in ordinenumerazione di età Antonio, Gianni, e Rosario, piuttosto “canterini”. La famiglia Bella è tra le prime nel vicinato ad acquistare una radio, una di quelle molto grandi dell’epoca che in realtà erano dei veri e propri mobili. La mattina la mamma resta in casa con i bambini, ascolta la musica e canta. Anche il papà ha la stessa passione: canta come dilettante in un coro lirico e in qualche occasione si esibisce anche al teatro Massimo Bellini di Catania. Quando Gianni è adolescente un amico che già lavora, Pippo, gli regala una chitarra. È una specie di scintilla. Gianni comincia a strimpellare da autodidatta. Mentre il fratello Antonio, più grande di un anno, ascolta principalmente musica italiana, Gianni ha una naturale predilezione per la musica black. Ascolta i dischi di Otis Redding, Ray Charles, Billie Holiday, James Brown e insegue la musica che viene da quei 78 giri con la sua chitarra. È una passione che non abbandonerà più e Chiara mi racconta che da bambina suo papà già le faceva ascoltare quel tipo di musica. Intorno ai quindici anni Gianni inizia a trovarsi con degli amici, tra cui Pippo, per suonare. Lo farà poi per un certo periodo nel corso degli anni ’60, suonando in vari locali della zona. Impara quindi da solo a suonaEditrice re la chitarra, per poi© fare2014 la stessa cosa con ilZONA pianoforte, e poi con il basso e con la batteria. Marcella racconta che in quel periodo tutti in famiglia erano stupiti: “Era un Edizione elettronica riservata musicista fantastico. Aveva una straordinaria capacità nell’imparare a suonare qualsiasi strumento e nel creare melodie”. Un giorno, nel 1965, arriva a Catania Rita Giornalisti. Pavone per uno spettacolo al a uso esclusivo dei sigg. teatro Metropolitan. In quella occasione lei e il marito Teddy Reno cercano dei partecipanti per il Festival di Ariccia, una manifestazione canora per voci nuoÈ VIETATA ve. La locandina dice di presentarsi in un certo giorno con lo spartito della canzone che l’aspirante cantante vuole interpretare. I due fratelli Bella, Gianniriproduzione, e Antonio decidono di provare, si iscrivono e comqualsiasi diffusione prano uno spartito alla Ricordi di Catania. Anche a Marcella piace cantare e, nella speranza di poter vedere in quella occasione Rita Pavone, convince i due fratelli a e condivisione di sono questo portarla con loro all’audizione. Quando però tutti lìfile e il maestro chiama ad alta voce i fratelli Antonio e Gianni Bella a presentarsi per l’esecuzione, nessuno si alza. I due non hanno il coraggio di muoversi a Marcella che senza autorizzazione scrittae dicono dellasottovoce casa editrice. è con loro: “Vai tu, vai tu!”. Alla più piccola non manca l’iniziativa. Marcella si alza e va a cantare Nessuno mi può giudicare. È lei che mi racconta divertita l’aneddoOgni violazione al presente divieto to: “Praticamente i miei fratelli mi spinsero sul palcoscenico e io andai a cantare senza nessuna timidezza. Non lo sapevamo ancora, ma scoprimmo tutti in quella occasione chesarà per meperseguita era una cosa naturale come andare in bicicletta”. a norma di legge. Quel semplice episodio è di fatto il punto di partenza della carriera sia di Marcella che di Gianni. Marcella quindi sale sul palco e canta. È praticamente edizione priva bianche e unaQuesta bambina, non ha ancoraelettronica compiuto tredicièanni, ma ladisua interpretazione convince tutti e le chiedono di tornare la sera stessa per la selezione finale che avviene durante lo spettacoloSPROVVISTA di Rita Pavone. La più piccola di casa Bella supera anche la prova finale e viene ammessa al Festival di Ariccia, ma quando compila i moduli per la partecipazione e scrive il suo anno di nascita crollano tutti i sogni: della di pagina. viene esclusa perché l’etànumerazione minima per l’iscrizione al Festival è quindici anni. Non può andare ad Ariccia, ma ormai tutti hanno capito che ha delle doti speciali e per svilupparle si decide di ricorrere a un maestro di musica che l’aiuta con qualche consiglio di base e la avvia alle prime esibizioni. I percorsi musicali di Gianni e Marcella per un po’ procedono in parallelo. Gianni continua a suonare con dei gruppi nei locali mentre Marcella inizia a cantare nelle feste di piazza in giro per la Sicilia. In queste feste generalmente si esibisce un cantante affermato, coadiuvato da alcuni giovani di supporto. I primi guadagni di Marcella sono di 5.000 lire a serata. In una di queste occasioni il presentatore è Mike Bongiorno, il quale si accorge del talento di quella ragazzina minuta e riccia. Le chiede di parlare con sua mamma alla quale propone di andare a Milano con la figlia per un provino alla casa discografica Saar. “Mike ha poi ricordato in tante occasioni che è stato lui il primo a scoprirmi! Andai a Milano con mia madre e il provino andò bene per la voce, l’intonazione e tutto il resto. Ci fu solo un problema di pronuncia: la mia ‘erre’ come quella di molti siciliani non era perfetta. Cantando Ragazzo triste il problema emerse in 2014 Editrice ZONA modo evidente. Mike © allora organizzò per me un corso di dizione a Catania con un attore. Mi ricordo anche un aneddoto divertentissimo. Dopo il provino andammo a casa di Mike, nella zona di Corso Sempione, dove lui ci rimborsò le Edizione elettronica riservata spese del viaggio e dell’hotel con un assegno. Era già un personaggio molto famoso, per cui quando pagammo l’hotel con quell’assegno, il proprietario ci disse che nonalouso avrebbe incassato. Era firmato dal Giornalisti. divo della TV Mike Bongiorno esclusivo dei sigg. e quindi lo incorniciò!”. Marcella torna a Catania per iniziare il corso di dizione e nel frattempo conÈdopo, VIETATA tinua a cantare. Ma poco tempo siamo nel 1968, in una serata si trova a precedere sul palco una delle cantanti più importanti del momento: Caterina Caselli. Il manager della Caselli, Ivo Callegari, la nota e la invita a un’altra serata qualsiasi riproduzione, diffusione dopo due giorni. Marcella si esibisce nuovamente, alla presenza anche della Caselli. Ancora una volta convince tutti quelli che la ascoltano e Callegari le e condivisione di laquesto file non ha legami propone immediatamente un contratto con CGD. Marcella contrattuali con la Saar e si trova a dover decidere cosa fare. I Bella scelgono Callegari, è un manager affermato che sidella occupacasa della Caselli e di Patty senzaperché autorizzazione scritta editrice. Pravo. Gianni e Marcella accompagnati dalla famiglia vanno quindi a Milano e la CGD li sistema nella stessa pensione in Galleria del Corso in cui alloggia Mino violazione presente Reitano con Ogni i suoi famigliari. Le due al famiglie di artisti divieto del sud entrano così in amicizia. Il contratto è cosa fatta e Marcella debutta al Cantagiro del 1969 tra i giovani con ilsarà brano Il pagliaccio. perseguita a norma di legge. Nella manifestazione itinerante si suona dal vivo e allora ad accompagnare Marcella arriva Gianni con il suo gruppo, costituito da ragazzi siciliani. Ci sono Questa èInsomma priva di bianche e anche i genitoriedizione di Marcella eelettronica il fratello Antonio. è una comitiva numerosa che proprio in preparazione del Cantagiro Ivo Callegari affida alle cure di Maurizio Dinelli, un road manager che collabora con la CGD per gli aspetti SPROVVISTA organizzativi. Essendo originario di Sant’Ilario, tra Parma e Reggio Emilia, proprio in quella zona Dinelli trova sistemazione per tutto il team di supporto di della numerazione diilpagina. Marcella. È un particolare molto importante per futuro della vita di Gianni, che si trova a essere ospitato dalla famiglia di Paola, la ragazza che diventerà la compagna della sua vita. Nei dintorni di Parma Gianni si stabilirà poi in modo permanente. Il pagliaccio non è un brano indimenticabile e quindi al Cantagiro per Marcella non succede granché. Le cose non cambiano nemmeno con il secondo 45 giri, Bocca dolce. Siamo nel 1971 e i fratelli Gianni e Antonio capiscono che per la voce di Marcella servirebbe un brano forte, ma gli autori affermati preferiscono scrivere per gli interpreti celebri. È un circolo vizioso dal quale è difficile uscire. Allora Gianni si mette al lavoro e scrive Hai ragione tu, un brano di sapore beat a cui Antonio collabora per il testo. Il provino piace alla CGD che decide per la partecipazione di Marcella alla Gondola d’argento di Venezia. È un momento molto importante della sua carriera: Marcella si fa strada tra centotrenta concorrenti e ottiene il secondo posto, mentre Gianni si accorge per la prima volta di poter essere anche un autore oltre che un musicista. A quel punto l’aspirazione dei fratelli Bella è quella di partecipare a Sanremo. 2014 Editrice Iniziano un pressing © su Callegari, che li invitaZONA a scrivere un brano. Gianni si mette al lavoro e con la chitarra, mentre si trova a Taneto, vicino Parma, compone la prima traccia musicale di Montagne verdi, che risente degli influssi della Edizione elettronica riservata musica nera ed è meno melodica di quella che sarà la versione finale. Su questa traccia Antonio scrive un testo preliminare. Il provino viene ascoltato da Alfredo Cerruti che subito la portata brano Giornalisti. e telefona all’amico Giancarlo a capisce uso esclusivo deidelsigg. Bigazzi, all’epoca già affermato autore di testi. Bigazzi si mostra disponibile e chiede a Gianni e ad Antonio di andare da lui a Settignano, vicino Firenze, per È VIETATA fargli ascoltare il brano. Lì Bigazzi al piano e Gianni alla chitarra suonano insieme la musica di Montagne verdi. Dopo qualche tempo il testo finale è pronto. Per scriverlo Bigazzi si è ispirato proprio alla storia personale di Marcella e del qualsiasi riproduzione, diffusione suo viaggio al nord per inseguire la carriera di artista. Dai ricordi di Antonio e di Gianni emerge un aneddoto a proposito della e condivisione di questo filealcuni anni dopo. nascita di quel testo, che lo stesso Bigazzi raccontò loro Bigazzi era molto scaramantico e poco prima di ricevere la telefonata di Cerruti persenza Montagne verdi aveva letto l’oroscopo deldella giorno,casa che glieditrice. preannunciava autorizzazione scritta proprio l’arrivo di una telefonata fortunata. Sulla base di quella circostanza aveva quindi accettato di collaborare. Forse con un oroscopo diverso Bigazzi presente divieto non avrebbe Ogni accettatoviolazione di scrivere quelal testo. Difficile dirlo, ma quello fu certamente uno snodo importante per la carriera e la vita di Gianni Bella. Il ricordo sarà di Marcella invece è legato all’attesadi dellegge. ritorno di Gianni da perseguita a norma Firenze: “Io ero speranzosa. Quando arrivò Gianni mi disse che era venuta fuori una canzone fantastica. Io, mia mamma e l’altro fratello Antonio ci Questa edizione elettronica è con priva di bianche mettemmo all’ascolto e lui cominciò a suonare la chitarra. La ascoltaieuna volta sola e mi sembrò una canzone troppo facile, leggera. Io invece mi aspettavo qualcosa di diverso, diSPROVVISTA maggiore impatto, in cui avrei potuto tirare fuori la voce. Rimasi un po’ delusa e siccome sono sempre stata molto spontanea gli dissi che mi sembrava una canzone per bambini. Me lo ricordo come se numerazione fosse oggi: lui sidella alzò, prese la chitarra e sedinepagina. andò via senza nemmeno rispondermi. Quella notte non riuscivo a dormire perché avevo Montagne verdi sempre in mente. Il giorno dopo gli dissi che forse mi ero sbagliata e che era la mia canzone”. Non era solo la canzone di Marcella ma la sua storia di ragazzina che lasciava le colline verdi intorno a Catania per Milano, la città che aveva mille sguardi. Il resto è cosa nota. Montagne verdi diventa una delle hit italiane dei primi anni ’70, si piazza al settimo posto a Sanremo nel 1972, tra Jesahel dei Delirium di Ivano Fossati e Piazza Grande di Lucio Dalla, e ottiene un enorme successo popolare vendendo mezzo milione di copie. Solo per ricordare come andavano le cose a quei tempi, quando Montagne verdi è al terzo posto in Hit Parade nell’aprile del 1972, si trova in compagnia di canzoni del calibro di Imagine di John Lennon (sesta) e All the time in the world di Louis Armstrong (ottava). Una decina di anni prima di essere colpito dall’ictus, Gianni aveva descritto in un’intervista l’esperienza di Montagne verdi: “Io credevo tantissimo in questa canzone. Credo che i cosiddetti evergreen siano quei brani che hanno una © cui 2014 Editrice ZONA bellezza loro, autentica, la gente ritorna anche quando tutto intorno le cose cambiano. Credo che questa canzone abbia funzionato perché diceva la verità, non c’era nulla di costruito. Una cosa che casomai mi stupisce, ma mi fa molto Edizione elettronica riservata piacere, è che ai miei concerti la gente la riconosca come mia. La chiedono, la cantano come un inno, se solo accenno il titolo i ragazzini diventano pazzi. C’è un affetto speciale questa canzone quasi trent’anni fa, che non sono a usoper esclusivo deinata sigg. Giornalisti. pochi per una canzone... ma quando la canto ci sento ancora la freschezza di quando l’ho composta” (dal sito Galleriadellacanzone.it). È VIETATA Dopo Montagne verdi Gianni comincia a scrivere con continuità canzoni per Marcella. Tutto inizia sempre dalla chitarra con cui il musicista compone la musica per poiqualsiasi canticchiarciriproduzione, su in un inglese maccheronico e passare il lavoro diffusione a Bigazzi che scrive il testo. Marcella, con il suo talento vocale e la sua presenza scenica è l’eccellente interprete di tutti i brani, ed entra di diritto tra le cantanti e condivisione di questo file più amate dal pubblico. Nell’estate del 1972 esce Sole che nasce, sole che muore, anche questa studiata su misura per Marcella, chescritta interpreta della alla perfezione ragazza alle senza autorizzazione casa una editrice. prese con i primi turbamenti d’amore. “Fu un intermezzo dopo Montagne verdi, non era una canzone che mi faceva impazzire” ricorda Marcella. È un brano presente divieto melodico cheOgni ottiene violazione un ottimo quintoal posto al Festivalbar del 1972 e anche qui la concorrenza è leggendaria: prima Piccolo uomo, seconda Viaggio di un poeta e quarta Alone Nel 1973, mentre Sole che sole che muore saràagain! perseguita a norma di nasce, legge. arriva addirittura in Giappone, Gianni continua a scrivere pezzi per la sorella. Un sorriso e poi perdonami consolida lo stile di quegli anni di Gianni e di Questa edizione è priva bianche e Marcella. La melodia ampia elettronica e convincente risponde moltodi bene ai canoni musicali di quei primi anni ’70. È un altro successo e arriva fino al quarto posto in classifica. Gianni si trova inSPROVVISTA una fase creativa eccezionale e pochi mesi dopo esce Io domani, con cui Marcella partecipa al Festivalbar. “Era il brano che aspettavo, proprio quello che volevo – dice Marcella – Era di pagina. la canzone in cuidella potevo numerazione esprimere la mia passionalità e le mie emozioni. La trovo meravigliosa ancora oggi quando la sento. Mi ero identificata nella storia, che era stata ispirata a Giancarlo Bigazzi da un fatto reale: aveva conosciuto una signora sposata con due figli, che per lui si era separata ed era diventata sua moglie”. Io domani denota una certa maturazione musicale, in cui la parte inziale è più raffinata, e che si apre in un inciso in cui la melodia e la voce di Marcella sono un tutt’uno. Anche il testo di Bigazzi, ispirato alla propria storia personale, rappresenta un’evoluzione per l’immagine di Marcella: da ragazza che scopre l’amore o il tradimento, viene collocata nella dimensione più matura di donna che deve decidere della propria vita. Insieme a Montagne verdi, Io domani è forse il brano più noto di Marcella e di Gianni come autore. Viene scelto come sigla della trasmissione radiofonica Gran varietà e vince il Festivalbar 1973 exaequo con un capolavoro assoluto come Minuetto di Mia Martini. Tra i primi brani nella Hit Parade del 1973, Io domani sarà interpretata anni dopo anche da Mina. L’anno magico si conclude con Mi... ti... amo..., stessa ricetta musicale, stessa freschezza e altro successo che arriva fino al quarto posto in Hit Parade. © 1972 2014 Editrice ZONA In due anni soltanto, e 1973, esplode quindi il fenomeno Marcella e si afferma prepotentemente sulla scena un nuovo autore: Gianni Bella. Sono anni ricchi di grandi canzoni sia in Italia che all’estero e affermarsi non è facile. E lo Edizione elettronica riservata è ovviamente ancora meno mantenere la posizione conquistata. Ma il talento musicale di Gianni è stato espresso fino a questo punto solo in parte e c’è molto altro in arrivo. a uso esclusivo dei sigg. Giornalisti. Nel 1974 Gianni scrive una nuova canzone. Antonio mi racconta che nelle intenzioni di suo fratello nasce come un blues. Ma il brano deve uscire in estate VIETATA e quindi si decide di dargli unaÈ veste più ritmata. L’arrangiamento viene affidato a Franco Monaldi che, cosa inusuale, utilizza gli archi in maniera ritmica al posto dei fiati. qualsiasi Il risultato piace al team composto dadiffusione Gianni, Marcella e Giancarlo riproduzione, Bigazzi e nasce così uno dei primi esempi di disco-music italiana: Nessuno mai. Lasciare i canoni musicali che hanno portato al successo è una scelta coraggiocondivisione di questo sa, ma indovinata.eMarcella è molto convincente in una file interpretazione più aggressiva, al passo con i tempi e con le mode. Nessuno mai è l’ennesima affermazione: terzo posto al Festivalbar escritta terza anche in Hitcasa Parade,editrice. vende 400.000 senza autorizzazione della copie. E, caso rarissimo per la musica italiana, sono gli altri a farne una cover: i Boney M incidono Take the heat off me, versione inglese appunto di Nessuno Ogni violazione al presente mai. Marcella mi racconta che inizialmente era lei che divieto avrebbe dovuta cantare in inglese: “Giorgio Moroder lavorò all’idea di una cover in inglese e mi chiese di cantarla. Ma io mi preoccupavo troppo della linguadi e dilegge. come pronunciavo le sarà perseguita a norma parole, così l’interpretazione perdeva pathos. Quindi si decise di affidarla ai Boney M”. Questa elettronica è priva di bianche e Per Gianni,edizione la sorella Marcella è come una musa a cui ispirarsi per le canzoni che lei stessa interpreta. Per Marcella invece Gianni è il compositore di tanti successi ma anche il fratelloSPROVVISTA maggiore. “Abitavamo vicino, a Sant’Ilario e quindi eravamo sempre insieme. Lui mi chiamava e mi faceva sentire qualsiasi spunto, chiedendomi cosa ne pensavo. Se mi piaceva, andava avanti. E poi mi faceva della di pagina. anche da papà, visto che numerazione nostro padre era rimasto in Sicilia”. Il 1974 è l’anno della svolta artistica di Gianni. Antonio e Chiara mi raccontano come andarono le cose e il ruolo che ebbe per la seconda volta Alfredo Cerruti nella sua vita. Gianni scrive insieme a Bigazzi un’altra canzone: Più ci penso. Lo stile è inconfondibile, è quello semplice e diretto delle canzoni già scritte per Marcella, un vero marchio di fabbrica. La fa ascoltare a Piero Sugar, proprietario della CGD, e ad Alfredo Cerruti, direttore artistico. Ai due la voce di Gianni piace, ha un timbro particolare e gli suggeriscono di cantarla. Detto fatto. Mentre Marcella miete successi con Nessuno mai, Gianni debutta come interprete incidendo Più ci penso e partecipando a Un disco per l’estate. Arriva fino alla serata finale a Saint Vincent e ottiene il suo primo successo come cantante vendendo 400.000 copie. Più ci penso resta nei primi dieci 45 giri della Hit Parade per quasi quattro mesi e per alcune settimane in questo periodo nelle top ten c’è anche Nessuno mai. Lo stesso Gianni racconta che dopo Più ci penso decise finalmente di comprare un pianoforte di seconda mano e che per lui fu una grande gioia. Fino ad allora aveva scritto tutte le sue canzoni alla © 2014 Editrice ZONA chitarra. E proprio a quel pianoforte Gianni compone la canzone di maggior successo della sua carriera di autore e interprete: nel 1976 esce Non si può morire dentro, Edizione elettronica riservata frutto ancora una volta della collaborazione con Giancarlo Bigazzi. Gianni vince il Festivalbar, vola al primo posto in Hit Parade e ci resta per ben due mesi, praticamenteatutta fino al settembre 1976, quando lascia la posizione usol’estate, esclusivo dei sigg. Giornalisti. numero uno a Margherita di Riccardo Cocciante. Non si può morire dentro risulta il secondo disco più venduto in Italia nell’anno, dietro solo ad Ancora tu VIETATA di Lucio Battisti e riscuote un È grande successo in diversi altri paesi. È una vera e propria consacrazione per Gianni come autore e come interprete. Agli italiani piace anche l’immagine del bravo ragazzo con la chioma qualsiasi riproduzione, diffusione appariscente che spopola in TV e che fa il paio con quella della sorella Marcella. Il talento e gli sforzi vengono insomma premiati da una popolarità enorme. e condivisione dibrano questo filerischiato di litigare: Marcella mi racconta ridendo che per quel avevano “Quando lo sentii lo trovai così bello! Lo avrei voluto cantare io ma lui mi diceva: ‘Questo lo faccio io, l’ho scritto per della me. Noncasa è adatto a te’. Aveva senza autorizzazione scritta editrice. ragione perché per la sua voce e il suo modo di cantare era perfetto. Mi ricordo che Alfredo Cerruti aveva provato a convincerlo a farlo cantare a qualche interaldapresente divieto prete famosoOgni ma nonviolazione c’era stato niente fare! Tutti quando sentivano Non si può morire dentro capivano che sarebbe stato un grande successo, come è successo poi per L’emozione non ha voce”. sarà perseguita a norma di legge. Entrambi i fratelli Marcella e Antonio mi raccontano invece di un altro aspetto di Gianni, noto solo a chi lo conosce bene, cioè la grande timidezza che lo ha Questanella edizione elettronica è priva bianche e a condizionato carriera artistica. Gianni è dotato di undi timbro vocale soul cui la stessa Marcella si ispira. Mentre nelle incisioni in studio si esprime al massimo, nelle esibizioni dal vivo o in televisione è talmente teso da sembrare SPROVVISTA ipnotizzato. Insomma per questo aspetto i due fratelli si trovano agli antipodi, come spiega Marcella: “Io sul palcoscenico dicevo dentro di me: ‘Ecco, questo della di pagina. è il mio posto’, lui invecenumerazione si bloccava. A Sanremo era una tragedia, non esprimeva mai quello che realmente poteva, gli veniva addirittura la febbre”. La vena creativa di Gianni è inesauribile e i successi continuano. Nel 1978 arriva il brano No, con un’altra partecipazione al Festivalbar. Nel 1980 è la volta di Dolce uragano e nel 1981 di Questo amore non si tocca. Inoltre Gianni continua a scrivere brani per Marcella, tra cui Lady anima nel 1979. [segue] Roby Facchinetti Mi dispiace di svegliarti forse un uomo non sarò ma d’un tratto so che devo lasciarti fra un minuto me ne andrò E non dici una parola sei più piccola che mai in silenzio morderai le lenzuola so che non perdonerai Mi dispiace devo andare il mio posto e là il mio amore si potrebbe svegliare chi la scalderà? Tanta voglia di lei (R. Facchinetti, V. Negrini) © 2014 Editrice ZONA Edizione elettronica riservata a uso esclusivo dei sigg. Giornalisti. Per generazioni di italiani i Pooh sono una sorta di istituzione nazionale più che un gruppo musicale. La longevità, il numero incredibile di hit, la proverbiale Èriconosciuti VIETATA professionalità per la quale sono pionieri nella nostra musica in tanti aspetti li hanno resi un mito. Ma la domanda che forseriproduzione, in pochi si pongono è: chi ha scritto le canzoni dei qualsiasi diffusione Pooh? Nonostante i quasi cinquanta anni di carriera e alcuni cambi di formazione soprattutto nei primi tempi, la risposta è semplice. Valerio Negrini fondatore e condivisione di questo file scriverà i testi del gruppo nel 1966, batterista, spirito libero, poeta e viaggiatore e Roby Facchinetti le musiche di circa duecentocinquanta brani che comprendono quasi tutti i successi dei Pooh. scritta Una collaborazione storicaeditrice. durata appunto senza autorizzazione della casa quasi mezzo secolo, e interrotta solo dalla morte di Valerio, avvenuta nel gennaio 2013. Ogni violazione al mai presente I Pooh sono sempre lì, attivi più che anche da divieto nonni. La sensazione è che continueranno così ancora a lungo. Dopo l’incontro con Roby confermo l’idea che mi sono fatto negli anni, dalsarà perseguita a norma di legge. l’esterno, dei Pooh e di come lavorano. Certamente italiani fino in fondo nella sensibilità, nelle origini semplici di provincia, nell’ispirazione che hanno poi convertito in grandi successi, ma decisamente anglosassoni,èinvece, Questa edizione elettronica privanell’organizzazione. di bianche e Quando siamo ormai in prossimità del giorno dell’incontro, Roby mi fa dannare per riuscire a confermarlo perché con il suo smartphone mi chiama tutte le SPROVVISTA volte in video, invece che in voce, e la chiamata cade. Alla fine gli chiedo di mandarmi un sms e poi lo richiamo io. Dopo giorni di tentativi falliti è la svolta, e finalmente fissiamo la data. della numerazione di pagina. Ci vediamo nella sede dei Pooh a Milano, zona Linate. Me l’aspetto piena di ricordi e di trofei dopo decenni di successi, e la trovo esattamente così. Concentrare in un capitolo la carriera di Roby e dei Pooh nell’arco degli anni ’70 e ’80 (con qualche eccezione), considerando le canzoni che ha scritto con Valerio, non è un lavoro facile. Ci si riesce solo a patto di operare una selezione rigida di alcuni dei brani più celebri e di tralasciarne chissà quanti altri. Concordiamo questa strategia e partiamo. Accendo il registratore mentre Roby zittisce lo smartphone che tanto mi ha fatto penare. *** Cosa c’entra Roby, musicista proiettato verso il futuro e la tecnologia, l’uomo che ha introdotto per primo in Italia lo storico minimoog, con il piccolo Camillo che nel 1948 a quattro anni suona un’armonica? Alcuni fan di lungo corso dei Pooh lo sanno, gli altri no. © Facchinetti 2014 Editrice ZONA Camillo Ferdinando nasce il giorno della festa del lavoro del 1944 ad Astino, periferia di Bergamo, primo di cinque figli. La mamma, che deve essere una donna piuttosto originale, aveva fatto un Edizione elettronica riservata patto con l’amica del cuore, Camilla: la prima ad avere un figlio lo avrebbe chiamato con il nome dell’altra. Me lo vedo il piccolo Facchinetti (che non è ancora nato)ache da esclusivo lassù fa il tifodei perché la signora Camilla partorisca per uso sigg. Giornalisti. prima. Ma non è così e lui si becca appunto il nome Camillo. Ma a dispetto del nome che, evoca un carattere tranquillo e pacioso, da piccolino è determinato: VIETATA quel nome non gli piace e allaÈfine, più avanti negli anni, riuscirà a diventare Roby. Suo nonnoqualsiasi era un appassionato di musica, dirigeva un coro e aveva scritto riproduzione, diffusione un’opera. Affascinato da un vicino che suona l’armonica, Camillo a quattro anni ne riceve una in regalo per Santa Lucia. È amore a prima vista, la e condivisione filepercorso. A sei anni predisposizione emerge immediatamente.di Daquesto lì inizia il suo passa alla fisarmonica, lo strumento a cui può accedere più facilmente, e comincia a prendere lezioni da un maestro di Bergamo. Poicasa arriva laeditrice. prima audiziosenza autorizzazione scritta della ne. A dieci anni comincia a suonare il pianoforte. La voglia di creare qualcosa di nuovo lo porta subito a scoprire la composizione. violazione presente Pochi anniOgni e da adolescente inizia aal suonare nei primidivieto complessini della zona, prima i Toni, poi, diciassettenne, i Monelli, con cui si esibisce nelle balere del bergamasco e sarà addirittura al Grand Hoteladinorma Rimini. È di l’estate 1963. L’anno dopo perseguita legge. passa ai Pierfilippi e les Copains, un gruppo che fa capo ad Adolfo Filippi, già noto come Pierfilippi per aver partecipato a Festival di Sanremo. Questa elettronica è priva di bianche e il A vent’anniedizione avviene la trasformazione e Camillo diventa per tutti Roby, nome che avrebbe sempre voluto avere. Nel frattempo a BolognaSPROVVISTA i Jaguars, fondati dal batterista Valerio Negrini e dal chitarrista Mauro Bertoli, sono diventati i Pooh. Per incidere il loro primo disco infatti hanno dovuto cambiare nome, in quanto esiste già un altro gruppo chiadi pagina. mato Jaguars chedella incidenumerazione per la RCA. I ragazzi sono sotto contratto con la Vedette, di proprietà di Armando Sciascia. Si tratta di un personaggio che ha evidentemente un certo fiuto musicale: commerciante di dischi e intermediario è stato anche patron dell’Equipe 84, che dopo i primi successi lo lascia. La signora Aliki, greca, segretaria di Sciascia, suggerisce il nome Pooh, dal personaggio delle favole Winnie the Pooh, noto già allora. I due gruppi, i Pooh da una parte e i Pierfilippi e les Copains dall’altra, seguono il loro destino per un po’ fino a che, due anni dopo, le loro strade si incrociano allo Sporting Club di Bologna, un ex supermercato riadattato a balera, dove si trovano entrambi a suonare. È il maggio del 1966 ed è la prima data importante nella carriera di Roby: in quel locale viene notato da Goretti e Bertoli, due appartenenti della formazione ante-litteram dei Pooh, i quali gli chiedono di sostituire il loro tastierista, Gillot. Roby non lo sa, ma in quel momento inizia per lui una storia che continua ancora oggi dopo mezzo secolo. È lui il primo dei quattro Pooh che tutti conosciamo a entrare nella formazione: Fogli (che uscirà nel giro di pochi anni), 2014entrano Editrice ZONAnel gruppo, in questo Battaglia, D’Orazio e© Canzian successivamente ordine. Roby e Valerio Negrini, iniziano subito a scrivere canzoni insieme. Sono anni Edizione elettronica riservata di grande entusiasmo e pochissimi mezzi. Per comprare gli strumenti si ricorre alla nonna di Bertoli, che anticipa i soldi, e alle cambiali. A luglio entra nella formazione Riccardo Fogli e a ottobre il gruppo al Festival delle Rose, a uso esclusivo dei sigg.partecipa Giornalisti. una sorta di versione radiofonica di Sanremo. Il brano è Brennero 66, una delle prime canzoni di denuncia politica in Italia, in cui Negrini racconta la morte di È VIETATA un militare nel corso degli attentati in Alto Adige. Il brano viene bloccato dalla censura e, per partecipare al Festival, sulla musica cantautorale di Roby è necessario trovare un titolo diverso, Le campane deldiffusione silenzio, e apportare alcune qualsiasi riproduzione, modifiche al testo: “A eccezione del caso di Piccola Katy” – precisa Roby – “tutte le canzoni che abbiamo scritto insieme io e Valerio sono partite dalla e condivisione di questo file musica, su cui è stato poi aggiunto il testo”. I Pooh cominciano a farsi conoscere, suonano in giro per l’Italia e arrivano anche nel tempio musicale di quegliscritta anni, il Piper di Roma, incontrano senza autorizzazione della casa dove editrice. diversi futuri protagonisti della musica italiana. Nel 1968 Valerio e Roby sono artefici, a dire la verità in un modo un po’ Ogni violazione al presente divietoil primo sucrocambolesco, della prima accelerazione dei Pooh. Compongono cesso del gruppo: Piccola Katy. È un brano che ha una valenza storica e sul quale si trovano in giro i racconti più a disparati, visto la genesi è davvero sarà perseguita norma diche legge. molto curiosa. Roby mi spiega esattamente come andò. I Pooh si muovevano in giro per l’Italia con un pulmino Ford Transit, che edizione elettronica è priva di aveva bianche e e eraQuesta diventato per loro una sorta di seconda casa. Valerio non la patente durante i viaggi restava nella parte posteriore, spesso in compagnia di una bottiglia di Lambrusco. In una di queste occasioni, ispirandosi alla storia raccontaSPROVVISTA ta in She’s Leaving Home dei Beatles, quella di una ragazza che scappa di casa, Valerio scrive una poesia su un foglio. Il foglio resta per parecchio tempo sul dellae numerazione di pagina. cruscotto del pulmino Roby, autista del gruppo, se lo ritrova davanti ogni volta che si siede al posto di guida. Una notte rientra a casa sua a Bergamo in pulmino con gli amici da un addio al celibato. Sono le tre ma c’è ancora voglia di stare insieme. Roby prende il foglio e lo porta su. “Era frequente suonare e cantare fino a tardissimo e quella sera eravamo abbastanza allegrotti. La fortuna fu che avevo un apparecchio Revox e registrai tutto quello che cantammo, come facevamo spesso. A un certo punto il nostro repertorio stava finendo e non sapevamo più cosa cantare. Presi la poesia di Valerio e la misi sul leggio del pianoforte. Ma per cantarla dovevo suonare qualcosa di aggregante, facile per tutti. E allora venne fuori la melodia di Oh oh Piccola Katy che cantammo in coro. In questo clima, e con quel registratore acceso, nasce il primo successo dei Pooh. Quando la riascoltai il giorno dopo a pranzo mi sembrò una cosa interessante e la sistemai al pianoforte. Tempo dopo, portai il provino in sala di registrazione e la sera alle 10 il brano era inciso. Ancora oggi, in tutti i concerti ci chiedono di suonarla”. A volte il destino è strano. Chissà cosa sarebbe successo se quel foglietto si © 2014 ZONA fosse perso o se Roby l’avesseEditrice lasciato dov’era. Piccola Katy arriva fino all’undicesimo posto nella classifica di vendite dei 45 giri e fa conoscere i Pooh in tutto il paese. Nel settembre di quell’anno entra nella formazione Dodi Battaglia. Edizione elettronica riservata Nei due anni successivi, il 1969 e il 1970, i Pooh affrontano il periodo forse più difficile della loro storia. Partecipano al Cantagiro 1969 con Mary Ann, ma passano inosservati. Non riescono dei a ripetere il successo e sono indecisi sulla a uso esclusivo sigg. Giornalisti. strada prendere. Tra le possibili scelte c’è anche quella che si presenta prima o poi per tutti, e cioè quella di lasciar perdere. È VIETATA Proprio in questa fase delicata, nel 1970, Roby riceve una telefonata a casa dei suoi genitori. È il produttore Giancarlo Lucariello, della CBS/CGD, che ha ascoltato i Pooh un anno prima in un locale di Roma. Vuole portare il gruppo alla qualsiasi riproduzione, diffusione CBS con l’obiettivo di realizzare subito un 33 giri. Per Roby e per i Pooh è un momento chiave. Si tratta di un bel salto: dalla piccola e poco organizzata Vedete condivisione questo te a una delle principali case discografichedi di quegli anni.file I ragazzi si liberano del contratto con la Vedette, che era ancora valido, rimborsando Sciascia per l’uscita anticipata, firmano con la CBS. Iniziano così le settimane di lavoro più imporsenzae autorizzazione scritta della casa editrice. tanti nella storia dei Pooh. Il contesto è quello giusto, Lucariello è un abilissimo produttore, un grande Ogni violazione presente divieto conoscitore del mestiere, dotato di un al fiuto particolare per le canzoni di grande potenzialità. Tutto si mette per il meglio, ma, come sempre, è il talento che determina la svolta. sarà perseguita a norma di legge. Nell’inverno del 1970 Roby scrive la musica di una delle canzoni che appartengono alla memoria degli italiani. “Io e mia moglie stavamo uscendo di casa e edizione elettronica è privaildi bianche lei Questa prima di uscire si era accorta che doveva sistemare trucco. Mi disseeche andava in bagno un momento per farlo. Io avevo interrotto il lavoro di composizione proprio per uscire con lei e in quei pochi momenti tornai al piano. In tre SPROVVISTA minuti soltanto nacque la musica di Tanta voglia di lei. È una cosa che ho raccontato pochissime volte”. numerazione di pagina. L’episodio midella dà l’occasione di aprire una breve parentesi su un argomento che mi interessa particolarmente: come nasce una canzone. Per Roby, come per tutti gli autori, è un tema cruciale e mi spiega il suo punto di vista: “Ci sono dei brani che nascono così, in modo strano. Poi ti accorgi che più sono spontanei e inaspettati, più arrivano alla gente e quindi al successo. Ci sono brani che partono da uno spunto, poi nel tempo vengono ripresi, rivisti, sistemati, poi affidati all’arrangiamento... Io dico sempre che un grande successo deve funzionare anche solo con una chitarra stonata, deve avere una semplicità non banale. Inoltre l’artista ha un compito difficile, quello di creare qualcosa che nessuno ha già creato. E allora le grandi canzoni devono assomigliare solo a loro stesse. Quando si dice: ‘è un brano tipo...’ oppure ‘assomiglia a...’ già non ci siamo più. Prendi Uomini soli. A quale altra canzone assomiglia?”. Mentre per quanto riguarda la melodia la nascita di Tanta voglia di lei appare lineare, per il testo le cose vanno diversamente. Valerio arriva al testo e al titolo che conosciamo tutti dopo diversi tentativi, che Roby ricorda tutti perfet© 2014 tamente. In uno di questi il titolo Editrice è Meno male:ZONA Meno male che stasera/ ho parlato un po’ con lei. Edizione elettronica riservata In un altro il titolo è Tutto il tempo che vorrai: a uso esclusivo dei sigg. Giornalisti. Ho deciso di aspettare/ tutto il tempo che vorrai/ nel mio angolo/ io resto a guardare/ finché tu mi chiamerai. È VIETATA Si arriva al testo finale, il cui titolo inizialmente non è ancora quello che tutti conosciamo, ma Nel mondoriproduzione, tanta voglia di lei. diffusione qualsiasi La casa di produzione CGD però è di un altro avviso e, intuendo la forza della melodia, preferisce puntare sul sicuro con un testo di Daniele Pace, e condivisione dipuò questo file all’epoca autore affermato di Nessuno mi giudicare e molti altri successi. Il testo di Pace, La mia croce è lei, ricalca i temi mistici abbastanza in voga in quegli anni ed è consideratoscritta più adatto dai discografici. “Noi eravasenza autorizzazione della casa editrice. mo poco più che ragazzini e probabilmente ci avrebbero convinti” – continua Roby – “ma per fortuna intervenne Lucariello che, da esperto produttoOgni al presente re, si impuntò e disseviolazione che il brano sarebbe uscito condivieto il nostro testo oppure non sarebbe uscito affatto”. Il più celebre tra iperseguita pezzi dei Pooh èapronto. Escedi nell’estate sarà norma legge.del 1971 e ad agosto è tra i primi dieci singoli più venduti in Italia, già un grande successo. Ai primi di settembre è ottavo. La settimana dopo Roby è a casa sua insieme a Questa edizione elettronica è priva di radio, bianche e di Riccardo. Ascoltano la puntata settimanale di Hit Parade alla sperando aver guadagnato qualche posizione. Il conduttore Lelio Luttazzi elenca le canzoni che occupano i primi dieci posti salendo via via in classifica. Tanta voglia SPROVVISTA di lei non è settima, né sesta, né quinta, e cosi via. Quando i due sentono che non è nemmeno seconda stanno per spegnere la radio delusi proprio mentre numerazione di pagina. Luttazzi annunciadella che Tanta voglia di lei è la canzone regina. Seguono lacrime e abbracci. Una notizia può cambiare completamente e per sempre il destino di alcune persone. È quello che avviene venerdi 10 settembre 1971 per i Pooh. Per la cronaca, al secondo posto in classifica quella settimana c’era We shall dance di Demis e al terzo Pensieri e parole di Battisti... Queste erano le canzoni che si ascoltavano, tutte insieme, in quegli anni. Nel ricordo dei protagonisti, le settimane successive, dai primi di settembre 1971 al gennaio 1972 sono indelebili. Tanta voglia di lei rimane al primo posto per due mesi; subito dopo vola in testa alla classifica Pensiero. Per Roby e gli altri ragazzi si era venuto a creare un clima particolare. Si era aperta, come mi racconta lui stesso, la porta della creatività. Non era lui in fondo che decideva di comporre un certo pezzo o un altro. Le canzoni arrivano, semplicemente. Di Pensiero Roby aveva individuato le prime tre note, proprio quelle di pen-sie-ro. Poi non riusciva ad andare avanti e il povero Valerio non poteva fare granché. C’era lo spazio solo per tre sillabe! “Il nostro tecnico del suono si chiamava Gualtiero. Si poteva pensare allora a gual-tie-ro oppure a 2014 Editrice ZONA non-c’e-ro. A un certo©punto, ragionando con Valerio, spuntò fuori pen-sie-ro. Ci venne in mente Va’ pensiero e seguendo quella scia immaginammo il pensiero che vola trascinato dal vento”. Edizione elettronica riservata L’ispirazione, musicalmente così illustre, porta a un altro capolavoro. Roby completa la melodia e Valerio racconta splendidamente la storia di un uomo imprigionatoaingiustamente che chiede suo pensiero di raggiungere la sua uso esclusivo dei alsigg. Giornalisti. donna e raccontarle la verità: VIETATA Non restare chiuso qui È pensiero/ riempiti di sole e vai nel cielo/ cerca la sua casa e poi sul muro/ scrivi tutto ciò che sai che è vero/ che è vero// Sono un uomo strano ma diffusione sincero/ cerca di spiequalsiasi riproduzione, garlo a lei pensiero/ quella notte giù in città non c’ero/ male non ne ho fatto mai davvero/ davvero e condivisione di questo file Le vendite, circa 850.000 copie, saranno ancora superiori a quelle di Tanta voglia di leiautorizzazione ma il fatto strano è che in pochidella hanno colto anni il vero senza scritta casanegli editrice. significato del testo di Pensiero. Valerio in seguito dichiarerà di non capire come sia stato possibile ottenere un successo di quella portata con una canzone inOgnidella violazione al presente divieto compresa. Potenza musica. Valerio è un istintivo con molti interessi, tra cui quello di viaggiare. Nel frattempo si èsarà sposatoperseguita e vuole dedicareadel tempo alladi moglie. Il successo invenorma legge. ce implica una serie di impegni pressanti, ed è una vita che non gli si addice. Comincia a soffrire il nuovo corso dei Pooh, per i quali i tempi sono dettati in Questa edizione elettronica è priva di bianche e modo molto preciso da Lucariello. L’addio è inevitabile. Il batterista lascia il gruppo, ma il poeta resta. Dietro le quinte e con i suoi tempi, Valerio continuerà nei successivi quarant’anni a creSPROVVISTA are grandi canzoni insieme a Roby, ma non salirà più sul palco a picchiare sulla batteria. Diventa così il celebre quinto Pooh, quello che lavora dietro le quinte. della numerazione di pagina. Al suo posto arriva il batterista Stefano D’Orazio. L’anno dopo i Pooh pubblicano un 45 giri memorabile: sul lato A c’è Noi due nel mondo e nell’anima e sul lato B Nascerò con te, entrambe della ormai collaudata ditta Facchinetti-Negrini. Il disco resta nelle top ten della Hit Parade addirittura da giugno a novembre e rappresenta la consacrazione del gruppo, dopo l’anno d’oro 1971. [segue] Enrico Ruggeri & Luigi Schiavone Tu dormi e non pensare ai dubbi dell’amore ogni stupido timore è la prova che ti do e rimango e ti cerco non ti lascio più non ti lascio più I dubbi dell’amore (E. Ruggeri, L. Schiavone) © 2014 ZONA Sono un fan di lungo corso Editrice di Enrico Ruggeri. Sapevo anche delle tanti canzoni scritte per altri interpreti, ma ho scoperto solo di recente che l’autore della musica di diversi brani dielettronica Enrico è il suo vecchio amico, nonchè chitarriEdizione riservata sta, Luigi Schiavone. Quindi ho deciso di creare su questa amicizia e collaborazione il filo conduttore di questo capitolo. esclusivo dei sigg. Di Enricoa siuso sa moltissimo, di Luigi un po’ Giornalisti. meno, nonostante sia uno dei migliori chitarristi e autori in circolazione. Ma, come spesso accade, non è altrettanto conosciuto alle grandi platee. Si tratta di una persona molto simpatiÈ VIETATA ca ma schiva. In molti, dopo aver composto una piccola parte delle melodie che ha scritto lui, probabilmente avrebbero trovato il modo di mettersi maggiorqualsiasi mente in evidenza. A lui peròriproduzione, questo non interessa.diffusione Lui suona e scrive musica e gli piace farlo in punta di piedi. Quando l’ho contattato ho faticato nondi poco a convincerlo e condivisione questo file che, certo, un’intervista a lui ed Enrico sarebbe stato il massimo, ma che sarei stato già soddisfatto se lui mi avesse raccontato la storia delle canzoni cha ha scritto e della autorizzazione scritta della casa editrice. suasenza carriera nei fatidici anni d’oro. Poi la grande passione che Luigi e io abbiamo in comune per l’Inter e per il calcio giocato (ovviamente condivise anche con Enrico, Ogni interistaviolazione e calciatore doc) il mio sincero interesse per la sua alepresente divieto carriera hanno contribuito a creare un bel clima di amicizia. Una piacevole sorpresa, arrivata successivamente, è stata di quella di poter raccogliere un contrisarà a norma di legge. buto diretto per il mioperseguita libro anche da Enrico, con la possibilità di scrivere quindi il racconto delle loro carriere e dei loro successi da entrambi i punti di vista. Una sorta di capitolo doppio, come quello dedicato a Giancarlo Golzi e a Piero Cassano edizione elettronica è priva di bianche e deiQuesta Matia Bazar. In realtà Enrico e Luigi sono gli ingredienti di un’alchimia rarissima, visto che scrivono insieme canzoni da oltre trent’anni. Trattandosi di autori e musicisti di livelloSPROVVISTA assoluto, mi sembra un record che solo loro due possono battere. L’ argomento è stimolante, sia dal punto di vista artistico che umano. Incondella numerazione diregistrazione pagina. nella zona est di tro entrambi, in varie riprese, nel loro studio di Milano dove i due scrivono, si scambiano idee, registrano, e discutono animatamente anche per questioni non prettamente musicali. per esempio Luigi si lamenta del fatto che Enrico fuma... *** Milanese e figlio unico in una famiglia in cui sono presenti diverse figure femminili, Enrico Ruggeri da bambino si divide tra la casa dei genitori in centro e quella delle zie nella zona di viale Umbria, il cui cortile è teatro di interminabili partite a pallone con i coetanei. Particolarmente dotato per l’apprendimento fin dalla tenera età (comincia a leggere e a scrivere molto presto), Enrico imita i cantanti che vede in TV al Cantagiro. Quando gli regalano una chitarra giocattolo piena di caramelle la usa per fingere di accompagnarsi, insieme a un bastone che funge da microfono. Sono i primi segnali della sua attitudine al ruolo di front-man che assumerà nella sua carriera. Mi spiega: “Mia madre era concertista e insegnante di pianoforte e aveva 2014 Editrice provato a instradarmi© verso quello strumento. ZONA A sei anni avevo anche studiato violoncello per un po’, ma vedevo questi tentativi come imposizioni della famiglia. È per questo che invece mi avvicinai alla musica attraverso la chitarra, che Edizione elettronica riservata mi consentì di cominciare a suonare le primissime canzoni verso i dieci anni con pochissimi accordi. Il pianoforte iniziai poi a suonarlo da solo, senza l’aiuto di mia madre, sulla tastieradei gli accordi suonavo con la chitarra. Il a portando uso esclusivo sigg. che Giornalisti. processo fu naturale e graduale, iniziai a suonare con gli amici in cantina le canzoni di allora e il gioco diventò hobby”. È VIETATA Negli stessi anni Luigi Schiavone segue un percorso molto simile. Romano di nascita, a tre anni si trasferisce con la famiglia a Milano a causa del lavoro del padre. Le sorelle Stefania eriproduzione, Luisa sono appassionate di musica e suonano il qualsiasi diffusione pianoforte. Stefania è la più convinta e si diploma al conservatorio. Luigi è il più piccolo, sente il richiamo della musica ma è più attratto dalla chitarra. Anche le e condivisione questo sue propensioni quindi emergono subito.di A nove anni nefile chiede una in regalo e insieme alla chitarra trova l’opuscolo Chitarristi in 24 ore, con cui impara gli accordi e accompagna la musica deiscritta dischi. Sapendo ha realizzato senza autorizzazione dellaquello casache editrice. finora nella sua carriera ho la sensazione che gli accordi dell’opuscolo li abbia imparati in ventiquattro minuti. violazione al presente divieto Davanti Ogni alle immagini del concerto di Woodstock arriva per Luigi la folgorazione per lo strumento della sua vita: la chitarra elettrica. Più avanti, proprio con una chitarra elettrica che a costa diecimila imitazione di una sarà perseguita norma diLire, legge. Gibson, Luigi inizia a suonare nei primi gruppi di amici, sempre a orecchio e sempre per seguire unicamente la sua passione. Questa elettronica è priva bianche I destini di edizione Enrico e Luigi si incrociano per la prima di volta nel 1973 ine un appartamento di via Cellini a Milano. Lì abitano due fratelli che, disponendo di una casa grande, ospitano generalmente molti amici. Enrico ha sedici anni ed è SPROVVISTA amico del fratello più grande, Luigi ne ha quattordici e frequenta il più piccolo. Si conoscono in quell’occasione, ma seguono per qualche anno strade diverse. della di1974, pagina. Enrico scrive la prima numerazione canzone, in inglese, nel quando i Josafat con cui suona da due anni sono ormai diventati gli Champagne Molotov. “Con gli amici dei primi gruppi si discuteva sempre su cosa suonare, perché ognuno aveva un genere preferito. Ci rendemmo conto che scrivendo delle canzoni nostre, seppur ingenue, avremmo trovato il punto di contatto. Così io e Silvio Capeccia scrivemmo la storia di un ragazzo che scappava di casa: Leaving home”. Pochi anni dopo, nel 1977, nascono i Decibel, il più noto gruppo punk italiano, di cui Enrico è leader, autore e cantante. Nei Decibel Enrico riprende la musica di Leaving home e la trasforma, con un nuovo testo in italiano, in Vivo da re. Nel frattempo Luigi verso la metà degli anni ’70 è entrato a far parte dei Kaos Rock, un gruppo di ispirazione rock-punk con testi molto duri e politicizzati. È il periodo in cui diverse formazioni musicali vivono all’interno dei centri sociali sposando la causa della protesta. Luigi incide con loro il primo disco: Basta, basta. Per un po’, tra il 1979 e il 1980, i Kaos Rock e i Decibel sono i due gruppi emergenti di riferimento della musica milanese. Si incontrano anche in alcune occasioni, suonando negli stessi posti. In un certo senso sono anche in © 2014 Editrice ZONA concorrenza. Nel 1980 avviene il primo contatto professionale tra Enrico e Luigi, raccontato da quest’ultimo: “Prima di andare a Sanremo, Enrico mi chiese di andare a Edizione elettronica riservata suonare con lui. Io lavoravo in una tipografia, avevo una fidanzata e la mia indipendenza economica. Preferii mantenere la tranquillità di quella situazione”. I Decibelapartecipano al Festivaldei di Sanremo sconosciuti con Contessa, di uso esclusivo sigg.daGiornalisti. cui Enrico scrive il testo sulla musica di Fulvio Muzio, suo ex compagno di classe al liceo Berchet. I Decibel partono dal numeroso gruppone dei giovani, VIETATA superano via via le varie fasi e È arrivano in finale, ottenendo un eccellente quarto posto. Gli occhiali bianchi e i capelli biondi di Ruggeri restano un emblema di quel Festival, in totale contraddizione con il contesto ancora conservatore della qualsiasi riproduzione, diffusione kermesse in quegli anni. Quel brano innovativo e ritmato si guadagna il consenso del pubblico giovane e di molti critici. Una parte del merito va anche a Silvio e condivisione di questo fileEnrico a portare a Crippa, manager del gruppo fin dagli inizi, che convince Sanremo proprio Contessa invece di Vivo da re, che invece sarà presentata l’estate successiva al Festivalbar, al Cantagiro a Un disco pereditrice. l’estate. Crippa senza autorizzazione scritta edella casa rimarrà manager e consigliere di Ruggeri per molto tempo. I suoi suggerimenti, come racconta lo stesso Enrico, risulteranno sempre azzeccati. Ogni violazione presente A proposito di Contessa si spargealsubito la voce, divieto non si sa come, che il brano sia ispirato a Renato Zero, in quel periodo vero e proprio catalizzatore di folle. Enrico mi spiega come andaronoalenorma cose: “Intanto c’è un aneddoto sulla sarà perseguita di legge. genesi di Contessa. Flavio Muzio aveva concepito la musica del brano al contrario: sulla parte che nella versione finale è strumentale aveva previsto il testo e Questa edizioneil consiglio elettronica è priva di bianche e viceversa. Probabilmente che gli diedi di scambiare le parti fu indovinato. Poi nacque questa leggenda, ripresa dal settimanale Sorrisi e Canzoni, secondo la quale cui la Contessa di cui cantavamo fosse Renato Zero. Non era SPROVVISTA vero, ma io in quel periodo ero affascinato dalle trovate di Malcom Mc Laren, il manager dei Sex Pistols, noto per inventare notizie false a scopo promozionale. numerazione pagina. Mi piacevano le della provocazioni e lasciai che ladi diceria si diffondesse. La cosa aumentò la notorietà dei Decibel ma ci creò qualche problema con i fan di Renato Zero, i sorcini, che se la presero e cominciarono a inviare lettere minacciose. È andata avanti per anni e ogni tanto se ne parla ancora. Una volta me lo ha chiesto anche Renato, e gli ho spiegato la stessa storia che ho raccontato a te ora. In realtà la contessa era una donna con cui avevo avuto una relazione”. Enrico e i suoi compagni cominciano a capire che le cose stanno cambiando. La percezione netta la colgono la mattina della finale del Festival nella hall dell’Ariston a Sanremo. L’attenzione dei cantanti era catalizzata dalla presenza in sala di Keith Emerson, che si trovava lì in quanto fidanzato con una delle cantanti in gara, Rossana Barbieri, ex componente dei Daniel Sentacruz Ensamble. Tra i tanti fan avvicinatisi al gruppo degli artisti qualcuno chiese a Enrico se anche Emerson appartenesse ai Decibel! Il celebre rielaboratore ed esecutore di Honky Tonk Train Blues, sigla della trasmissione TV Odeon, era a un passo, e i Decibel stessi erano suoi ammiratori. Ma i fan chiedevano l’autografo ai quattro ex-sconosciuti ragazzi milanesi. Potenza del Festival.© 2014 Editrice ZONA Il periodo esaltante dei Decibel dura fino all’estate e culmina nella serata finale del Cantagiro 1980 a San Siro, proprio la manifestazione che anni prima Edizione elettronica riservata ispirava lo spirito di emulazione del baby-cantante Enrico davanti alla TV. Quella serata riserva a enrico una grande sorpresa, di cui verrà a conoscenza solo in seguito. Suoapadre ingegneredei poco portato per le questioni pratiche e uso Ugo, esclusivo sigg. Giornalisti. uomo di grandissima cultura, viveva già da un po’ una vita solitaria di studio, perennemente rinchiuso in casa e affetto da una grave forma di depressione. È VIETATA Ma quella sera, senza dire niente a nessuno, era incredibilmente uscito, si era procurato un biglietto ed era allo stadio con altre cinquantamila persone ad assistere alla serata trionfaleriproduzione, di suo figlio. qualsiasi diffusione Come però spesso accade nel mondo della musica, il momento d’oro dura poco. Nell’autunno 1980 parte il tour dei Decibel che non ottiene i risultati e condivisione di questo sperati. Probabilmente la fascia di pubblico di Enrico file e dei suoi compagni è troppo giovane per dei concerti serali e più adatta a orari pomeridiani. Inoltre sorge una controversia tra i soci della Spaghetti Records, la casa discografica senza autorizzazione scritta della casa editrice. dei Decibel e nel giro di pochi mesi il gruppo si divide. Da una parte c’è Enrico con Crippa, dall’altra i componenti del gruppo che continuano a chiamarsi Decibel, Ogni violazione al presente divieto ma privi del loro leader, cantante e autore, seguono l’altro manager, Colombini. La separazione non è indolore e si porta dietro uno strascico legale che durerà a lungo. Enrico si trova senzaaappoggi economici per cui incidere e sarà perseguita norma di legge. promuovere il primo LP da solista, a cui dà il nome di Champagne Molotov, risulta un lavoro complicato, che affronta con mezzi di fortuna. Luigi nello Questa elettronica privache dii bianche e stesso periodoedizione chiude un ciclo della sua vita.èCapisce Kaos Rock sono orientati più alla protesta che alla musica. Lui è un musicista, la pensa diversamente e li lascia. SPROVVISTA A questo punto i destini di Enrico e Luigi si incrociano di nuovo, in modo definitivo. Enrico ricorda quei giorni in cui si era armati solo di entusiasmo: pagina. “Chiesi a Luigi didella venire numerazione a suonare con me. Cidi trovavamo al Bach Studio, che esiste ancora, in via Carbonera. Lui lavorava proprio di fronte, in un negozio di elettrodomestici di viale Corsica. Arrivava uscendo dal negozio alle 8 di sera e suonavamo fino alle 5 del mattino. Poi tornava a casa per qualche ora di sonno prima di andare al lavoro alle 9. Erano tempi pioneristici. Si faceva tutto solo per passione, non c’era una lira”. La passione è una motivazione sufficiente. Enrico e Luigi ne hanno da vendere, insieme al talento. Sono entrambi autodidatti, impareranno strada facendo, ma hanno evidentemente delle caratteristiche artistiche e umane che si sposano alla perfezione. Da qui, nel 1981, i due ripartono da zero, con l’aggravante psicologica per Enrico di aver già vissuto un periodo di grande notorietà. È il momento in cui nascono una felicissima collaborazione e l’amicizia di una vita. Tra la fine dell’81 e l’inizio dell’82 Il disco Champagne Molotov non ottiene il riscontro sperato da Enrico: “Pensavo di ereditare tutti i fan dei Decibel, ma era un pubblico giovanissimo, e quindi infedele, che nel frattempo era andato altrove. Ricominciare da zero però fu una fortuna, perché avemmo l’opportuni© 2014 Editrice ZONA tà di arrivare al successo gradualmente e di poterlo consolidare, a differenza di quello che era successo con la fama improvvisa ma effimera guadagnata dai Decibel”. Edizione elettronica riservata Per i due è un momento difficile, e in modo particolare per Enrico, tra le questioni legali relative alla separazione dai Decibel (per poter continuare a suonare deve addirittura pagare una forte malattia del padre. La squaa uso esclusivo deipenale) sigg.e laGiornalisti. dra, incluso il manager Silvio Crippa, però resta unita. Quando Enrico passa alla CGD e lavora a un nuovo LP, Luigi inizia a occuparsi dei primi arrangiamenti eÈ gliVIETATA fa ascoltare alcuni pezzi che aveva composto nel frattempo. Uno di questi piace in modo particolare sia a Enrico che a Silvio Crippa. È la musica di Polvere. qualsiasi riproduzione, diffusione Luigi ricorda come nacque il brano forse più importante per la carriera di solista di Enrico: “Il disco era già finito ed eravamo nella fase nel missaggio. In e condivisione questo file un vecchio sintequel periodo soffrivo di attacchi di panicodi e ricordo che avevo tizzatore, quasi un giocattolo, con cui simulai il suono della sirena di un ambulanza. senza È questoautorizzazione l’inizio della musica discritta Polvere. La composi proprio pensando a della casa editrice. qualcuno che sta male e viene salvato. Con il pianoforte e le tastiere cerco spesso soluzioni armoniche diverse da quelle che si trovano generalmente con la chitarra. Ogni violazione al presente divieto Feci poi quello che continuo a fare ancora oggi: scrivo la musica, la suono o la canticchio, la registro e la lascio da parte a decantare. Dopo un po’ la riascolto e se mi trasmette un’emozione la riprendo lavorarci.di Altrimenti sarà perseguita aper norma legge.la abbandono. Enrico scrisse il testo e Polvere fu aggiunta in extremis”. “Uno dei motivi per cui dopo trent’anni scriviamo ancora pezzi insieme” – Questa edizione priva di bianche e aggiunge Enrico a proposito elettronica di Polvere – “è laètotale delimitazione dei compiti. Luigi scrive la musica, ci canta su na na na na e me la passa. Non mi dice mai: ‘Vorrei che si parlasse di questo o di quello’. La canzone arriva come arriva. SPROVVISTA Quello che mi suggerisce scrivo. Mi raccontò addirittura anni dopo che aveva scritto anche un testo sulla musica di Polvere. Non te lo ha detto questo?’. Gli della numerazione di pagina. faccio cenno di no ed Enrico continua: ‘Si chiamava Ora mi sento sicuro, perché arrivava l’ambulanza a tranquillizzare lo stato di agitazione del protagonista. Quella musica a me invece suggerì un testo dedicato a mio padre e alla sua malattia. C’è dentro quindi la confusione mentale, il disagio, l’ignavia, l’indolenza determinata dalla depressione, l’immagine della stanza con le finestre sempre chiuse. Era una fotografia dolorosa’”. Enrico riversa per la prima volta in Polvere una capacità che affiorerà molte altre volte nella sua carriera, quella di fissare una condizione umana utilizzando i dettagli, proprio come fa un bravo fotografo. Aria un po’ viziata/ quella finestra andrebbe spalancata/ tela rovinata/ e la cornice tutta consumata/ Polvere troppi ricordi/ è meglio esser sordi/ e forse è già tardi/ per togliere la polvere/ dagli ingranaggi/ dai volti dei saggi/ coi pochi vantaggi/ che la mia condizione mi dà © 2014 Editrice ZONA Il brano è talmente convincente che si decide di dare il nome Polvere anche all’album. Il disco non fa registrare vendite esorbitanti ma è gettonatissimo in Edizione elettronica riservata radio e ottiene un eccellente secondo posto nella classifica giovani al Festivalbar, dietro Rock and Rolling di Scialpi, dopo essere stato in testa nelle preferenze fino quasi alla fine. esclusivo Il nome Champagne Molotov, quello del primo disco di a uso dei sigg. Giornalisti. Enrico da solista, diventa il nome del gruppo che lo accompagna e di cui Luigi è il chitarrista. È VIETATA Mentre Enrico torna alla ribalta come solista, svolge parallelamente un’altra attività di autore e inventore di strani personaggi della musica. “Erano anni in cui gli impegniqualsiasi nel corso della giornata non eranodiffusione molti. Avevamo un sacco di riproduzione, tempo libero. Insieme a Roberto Turatti, batterista dei Decibel, scrivemmo dei pezzi per ipotetici cantanti con nomi stranieri che avevano un significato anche e condivisione questo file in italiano: Dan Harrow, Jock Hattle, Joedi Yellow. Il brano di maggior successo fu To meet me per Dan Harrow”. Nei primi anni ’80, sulla spinta delle correnti newsenza wave inautorizzazione arrivo dall’Europa, si scritta fa strada un altro genere particolare: una della casa editrice. sorta di neo classicismo da discoteca che fa largo uso della musica elettronica. Enrico manda i primi segnali del suo eclettismo, e nel giro di pochi anni Ogni violazione presente divieto passa dal ruolo di interprete rock-punkala quello di autore di un brano in latino! “Un mio amico del Berchet, Nicola Ticozzi, che voleva fare il produttore, aveva contattato Stefano tastierista a deinorma Revolver.di Previsti aveva composto saràPrevisti, perseguita legge. delle musiche in stile new wave. Decidemmo di scrivere dei pezzi neo-classici e di lanciare un personaggio per cantarli. Il primo testo che scrissi fu quello di Questa edizione elettronica è priva di bianche e Tenax, con alcune parti in latino”. Tutto deve essere coerente e in stile: il nome della cantante (Diana Est, nome d’arte di Cristina Barbieri, nipote dell’autore e produttore Mario Lavezzi),SPROVVISTA gli abiti e l’acconciatura da antica romana snob e vagamente androgina, le scenografie con le colonne utilizzate per le apparizioni in TV. dellae numerazione di pagina. Il progetto funziona dopo Tenax, Enrico scrive il testo di Le Louvre: “Volevamo rimanere sull’intellettuale, e scrissi questo pezzo sulla ribellione delle statue del Louvre. Quando mi incontrano, spesso i disk-jockey di quegli anni mi chiedono di queste canzoni”. Le Louvre viene presentata al Festivalbar nel 1983, la stessa edizione in cui gareggia Polvere. I pezzi di Diana Est riscuotono un ottimo successo tra il 1982 e il 1983 e verranno poi riproposti da altri interpreti nei decenni seguenti, mentre la stessa Diana Est abbandonerà le scene dopo pochi anni di notorietà. L’attività di Enrico come autore è in pieno sviluppo, così come la collaborazione con Luigi. Sono anni intensi, quelli decisivi per le loro carriere. I compiti tra i due sono ben definiti: entrambi compongono musica, ma mentre Enrico scrive i testi, Luigi è quello che si occupa di vestire musicalmente i brani con gli arrangiamenti. Da questo meccanismo destinato a durare a lungo nascono in quel periodo due brani con i quali gli Champagne Molotov, senza Enrico, salgono alla ribalta. La band è formata da Luigi (chitarra), sua sorella Stefania Schiavone (piano), 2014 ZONA Renato Meli (basso), © Luigi FioreEditrice (batteria) e Alberto Rocchetti (tastiere e cantante, oltre che autore). Il primo di questi due brani è C’è la neve, con il quale gli Champagne Edizione elettronica riservata Molotov vincono la sezione giovani del Festivalbar, il cosiddetto disco verde, esibendosi all’Arena di Verona nella serata finale nel settembre 1984. C’è la neve,acomposto dal duo Luigi/Enrico da Alberto Rocchetti, è un uso esclusivo dei sigg. eGiornalisti. brano molto convincente, un rock che ricorda certe felici intuizioni presenti in alcuni pezzi dei Queen, e nel quale Luigi ha modo di esprimere il suo talento alla chitarra elettrica.È VIETATA Il secondo brano è Volti nella noia, presentato senza molta fortuna dagli Champagne Molotov l’annoriproduzione, dopo a Sanremo nella sezione giovani. “La band qualsiasi diffusione era molto affiatata” – ricorda Luigi – “facevamo lunghi viaggi in macchina. Renato è poi diventato marito di mia sorella Paola. È stato un bel momento della e condivisione questo fileattacchi di panico. mia vita e della mia carriera che ha peròdi risentito dei miei Avevo problemi seri, per esempio non riuscivo a prendere l’aereo. La situazione si acuì ulteriormente la volta che Enrico e gli altri del gruppo fortunatamente senza autorizzazione scritta della casa(ioeditrice. non c’ero!) si trovarono coinvolti in un atterraggio di emergenza su un volo Palermo-Milano. Subito dopo andammo in Russia in treno, poi in Irlanda in violazione albelle presente divieto auto. Mi sonoOgni certamente precluso delle esperienze. Poi mi è passato tutto a causa di una delusione d’amore che ha funzionato come una sorta di terapia d’urto”. sarà perseguita a norma di legge. Lo ascolto e penso ridacchiando tra me e me che anche mia moglie ha paura dell’aereo, e che quindi una terapia d’urto potrebbe risolvere la cosa Questa anche per lei...edizione elettronica è priva di bianche e Parlando con Enrico capisco che il problema dei viaggi in quel periodo di grandi successi fu veramente serio, perché anche lui per un paio d’anni dopo la SPROVVISTA disavventura a Palermo non prese più l’aereo. “Eh sì. Luigi mi disse: ‘Hai visto che avevo ragione!’. Andammo addirittura a Budapest in pullman con la naziodella numerazione pagina. nale cantanti, convincendo lo zoccolo durodi della squadra, incluso Gianni Morandi, a venire con noi. Erano anni in cui facevamo migliaia di chilometri in macchina, facendo viaggi di lunga distanza per i concerti anche in giornata, partendo prestissimo”. Torniamo al Festivalbar 1983, quello di Polvere e di Le Louvre. È uno snodo molto importante per Enrico perché in quella occasione conosce Ivano Fossati. Fossati partecipa con La musica che gira intorno e sta lavorando a un album per Loredana Berté. I due si danno appuntamento per rivedersi a Milano e per valutare se qualche pezzo di Enrico può essere adatto al disco. Si tratta di un aneddoto divertente e sintomatico di come, a volte, i capolavori restino per un po’ in qualche cassetto, perché lo stesso autore non capisce subito esattamente cosa ha scritto. Enrico fa ascoltare a Fossati in sequenza una trentina di canzoni composte tempo prima. Fossati le ascolta pazientemente ed è colpito solo da una: Il mare d’inverno. Non mi capacito del fatto che una canzone di questo livello potesse giacere da tempo in attesa insieme a tante altre “normali” che non hanno mai 2014eEditrice ZONA visto la luce. Enrico© annuisce confessa: “Non ho la capacità di capire le potenzialità di un brano. Non me ne accorgo mai. A volte in corrispondenza dell’uscita di un album ho sbagliato la scelta del singolo. In qualche caso l’ho Edizione elettronica riservata scelto affidandomi al parere di un gruppo di fan”. Il mare d’inverno è quello di Marotta, una località tra Fano e Senigallia in cui Enrico trascorreva adolescente le vacanze e incominciava a interesa usodaesclusivo dei sigg.estive Giornalisti. sarsi all’altro sesso. Non è un posto particolarmente noto ed è addirittura deludente se visto appunto d’inverno. Ma sono questioni secondarie. I versi e la È VIETATA musica, esaltati poi dalla magnifica voce di Loredana Berté, ne hanno fatto il simbolo della solitudine e della delusione. È un branoqualsiasi indimenticabile, fissato visivamente nella memoria di molti grariproduzione, diffusione zie a uno dei video musicali più belli di quegli anni. Nelle immagini in bianco e nero dell’epoca Loredana Berté, all’apice della sua bellezza, canta di fronte al condivisione di questo file mare seminascostaedai capelli mossi dal vento: Mare autorizzazione mare/ qui non viene mai nessuno della a trascinarmi mare senza scritta casa via/ editrice. mare/ qui non viene mai nessuno a farci compagnia/ mare mare/ non ti posso guardare così/ perché questo vento agita anche me/ violazione questoOgni vento agita anche me”.al presente divieto Come per sarà Vecchioni con Adriana di Luci a Sandi Siro, è ancora il senso di perseguita a norma legge. delusione a ispirare l’autore, che ricorda molto bene un pomeriggio dei primi anni ’80 in zona Porta Romana a Milano: “Lei era Flora, ex compagna di liceo, Questa edizione elettronica è priva bianche eo la ragazza carina del Berchet. Anni dopo la fine del liceo,di avevo venticinque ventisei anni, continuavo a vederla cercando di fraternizzare, diciamo così. Quel giorno mi fece un bidone. Ero in un bar in piazza Medaglie d’Oro che oggi SPROVVISTA non esiste più, sostituito da un Mc Donald’s, dove avevamo un appuntamento. Lei non venne e non c’erano i cellulari per avvisare. Rimasi a lungo in quel bar di pagina. e poi mestamentedella tornai numerazione a casa. Mi misi al pianoforte e scrissi in pochissimo tempo, contemporaneamente, Il mare d’inverno e Nuovo Swing. Passavo da una all’altra, avevo due fogli per i due pezzi. Pensai al mare di Marotta perché in quel momento volevo gridare al mondo la mia solitudine, ma poi in Nuovo swing scrivevo: Forse il vero amore/ vuol restare grande/ preferisce chiudersi e morire/ in un colpo invece che appassire”. Nel suo libro “a vie en rouge a proposito di questo aneddoto Enrico scrive: “Nacquero, in due ore, due canzoni: Il mare d’inverno e Nuovo swing. Roba che, a pensarci, mi verrebbe da richiamarla spesso, Flora, e farmi tirare altri bidoni”. Condivido e penso che anche noi semplici appassionati di musica dovremmo rivolgere un pensiero di gratitudine a Flora, la più carina del Berchet verso la metà degli anni ’70. Il mare d’inverno è un brano chiave, perché consacra Enrico nell’ambiente come autore anche per altri interpreti, un ruolo che gli regalerà diverse altre soddisfazioni. La canzone rimane una pietra miliare della lunga carriera della © 2014Jazz, Editrice Berté, che la include nell’album del 1983. ZONA Anche Enrico decide di interpretarla l’anno dopo, incidendola nell’LP Presente e facendone un cavallo di battaglia nei suoi concerti. Nuovo swing viene presentata invece a Sanremo nel 1984. Edizione elettronica riservata Enrico è ormai un cantante di successo nonostante la giovane età e partecipa regolarmente al Festival. Sono passati pochi anni dai tempi dei Decibel eppure il personaggioaRuggeri è completamente nelle canzoni e negli atteggiauso esclusivo deicambiato sigg. Giornalisti. menti, appare più posato, più maturo. Nel 1986 a Sanremo presenta Rien va plus, un brano raffinato, tra il decaÈ VIETATA dente e il malinconico, ambientato nel salone di un casinò. “È un pezzo prettamente pianistico, forse perché mi trovavo in un periodo in cui affinavo la mia tecnica al pianoforte, scoprendo nuove soluzioni”. La rivisitazione delle atmosfere retrò qualsiasi riproduzione, diffusione dei cantautori francesi convince gli esperti della giuria di Sanremo, e la canzone vince il premio della critica. e incondivisione disua questo Enrico è entrato una nuova fase della carrierafile e della sua vita. Dopo un turbinio di flirt e relazioni nel settembre 1986 si sposa con Laura. “Avevo ventinove anni ma non avevo ancora della il sensocasa della famiglia. Era un senza autorizzazione scritta editrice. periodo in cui facevo ottanta o novanta concerti e due dischi all’anno, quindi non fu un cambio di vita reale. Infatti poi, ahimè, non è finita benissimo. Il al presente divieto cambiamentoOgni reale è violazione avvenuto successivamente, nel ’90, con la nascita di mio figlio Pico, quando ho sentito il peso della responsabilità”. Il 1986 è un annoperseguita molto importanteaanche per Luigi: nasce suo figlio Giusarà norma di legge. seppe (oggi ottimo calciatore come suo padre!) e l’evento è motivo di ispirazione di un grande capolavoro della nostra musica che arriverà però al pubblico Questa edizione elettronica è priva di bianche e qualche anno dopo. Intanto Enrico incide l’LP Enrico VIII, che gli vale il primo disco d’oro della carriera e che contiene Il portiere di notte. Enrico scrive musica e testo, utilizSPROVVISTA zando la modalità ormai sperimentata, che gli è particolarmente congeniale: “Quando compongo l’intero brano, faccio tutto assieme, musica e testo. Non della numerazione di pagina. essendo né un grande pianista né un grande chitarrista la mia tecnica è suonare entrambi gli strumenti alternandoli, pensando una melodia per la quale poi devo trovare gli accordi. A volte mi vengono prima con uno strumento a volte con l’altro. Mentre faccio questo penso già delle parole”. Nascono in questo modo musica e parole di un’altra storia di solitudine, quella di un portiere di un albergo a ore. Al di là dell’indiscussa grandezza di questo capolavoro, colpisce come Enrico riesca a vestire alla perfezione i panni di una persona così lontana da lui. Lo fa entrando in modo totale nella misera condizione e nei pensieri di chi non è mai protagonista, ma solo spettatore della vita degli altri, e in particolare di quella della prostituta di turno, quella che è quasi sempre bionda e che lo ignora. Ne viene fuori un racconto che ha i contorni talmente nitidi da sembrare più un film che una canzone. Il finale poi esprime il sogno di un riscatto, di diventare finalmente protagonista. È semplicemente una delle più comuni aspirazioni umane, espresse da una meravigliosa poesia in musica. © quando 2014 laEditrice ZONA Sapeste che male vado entrare/ non la posso guardare senza immaginare/ ma è lei che non immagina per niente/ cosa darei per esserle presente/ ma lei non vede e allora parlo piano/ Edizione elettronica riservata con la sua forma in un asciugamano Ma laaporterò via non l’abbandonerò/ renderò partecipe di uso esclusivo dei sigg.laGiornalisti. tutto ciò che ho/ la porterò lontano per non lasciarla mai/ e mi dirà “ti voglio per quello che mi dai”// E quando insieme prenÈ più VIETATA deremo il largo/ non sarò portiere in questo albergo Enrico la faqualsiasi facile e minimizza: “Mi sono inventato questa storia... Vedevo riproduzione, diffusione un sacco di portieri d’albergo, che sono personaggi particolari. C’è quello cordiale, quello mezzo matto, quello che hai svegliato alle due di notte ed è seccato. di questo file di malaffare, da Ho quindi pensatoeacondivisione questa storia trasferendola in un albergo mezza stella. Poi, come spesso mi capita, ho parlato nella canzone in prima persona. Lo autorizzazione faccio quando mi riferisco agli altri, mentre quando mi riferisco senza scritta della casa editrice. alla mia vita parlo in terza persona. In sostanza per le storie che palesemente non mi appartengono, viene meno il pudore e posso cantarle appunto in prima al presente divieto persona”. È Ogni un testo violazione sofferto, ma Enrico precisa: “I testi sono molto sofferti soprattutto quando sei giovane, quando hai da sfogare la rabbia, i dispiaceri di un amore chesarà non c’è o che c’è e finisce male, quando devi liberarti da tutti perseguita a norma di legge. questi pesi. Con gli anni arriva la consapevolezza e riesci più facilmente a trovare momenti di riflessione che riguardano aspetti positivi della vita”. Questa edizione elettronica di bianche e Un’ulteriore consacrazione per Il portiere èdipriva notte arriverà due anni dopo. Enrico riceve una telefonata di Mina che vuole inciderla e gli chiede di scriverne una versione al femminile. SPROVVISTA Lui è lusingato dall’interesse di un mito vivente e ovviamente accetta subito. Messo giù il telefono è assalito dall’entusiasmo e dal timore. Resta sveglio tutta la notte: la canzone è scritta per un interprete manumerazione di pagina. schile e lui tenta della di adattare il testo a una donna. “Non si poteva. Una donna portiere d’albergo che si innamora di un gigolò non stava in piedi. L’alternativa era quella di far parlare la prostituta, che però nella storia che immaginavo non si accorgeva nemmeno dell’esistenza di quell’uomo. Allora presi il coraggio a due mani e il giorno dopo dissi a Mina che quell’operazione non era possibile. Lei capì e accettò di cantarla al maschile”. Nello stesso album c’è Non finirà. Non l’avevo inclusa tra le canzoni scelte per ripercorrere la carriera dei due protagonisti di questo capitolo e ammetto colpevolmente che la conoscevo poco. Poi nelle interviste con Luigi (autore della musica) ed Enrico (autore del testo) è venuta fuori per caso, l’ho ascoltata ed è stata un’illuminazione. Ma anche Enrico tutto sommato non ne parla nel suo libro autobiografico, tra decine di altri brani. Insomma una circostanza che rende bene l’idea di quanto abbia scritto finora nella sua carriera da solo o insieme a Luigi. Il 1987 di Enrico Ruggeri assomiglia un po’, per fare un paragone che gli è caro, al 2010 dell’Inter, l’anno del “triplete”. © calcistico, 2014 Editrice E proprio in contesto quello dellaZONA Nazionale Cantanti, venne fuori un’idea musicale di Raf su cui Giancarlo Bigazzi costruì il testo. Doveva essere un brano da cantare tutti insieme a Natale per beneficienza, sulla falsariga di We Edizione elettronica riservata are the world negli Stati Uniti e Do they know it’s Christmas in Gran Bretagna di pochi anni prima. Ma il progetto italiano si arenò e il brano venne ripescato da Ruggeri, Tozzi e Morandi. Era Si può dare di più,Giornalisti. e i tre decisero di proporlo a a uso esclusivo dei sigg. Sanremo. Il risultato era tutto sommato atteso e lo strano trio vinse il Festival. Enrico ammette senza problemi di non essere molto legato a questo brano, È VIETATA abbastanza lontano dai suoi canoni musicali. “È vero, non è una canzone che avrei scritto, ma sono legato a quel periodo, al lavoro che avevamo svolto, all’amicizia con i due colleghi alle feste dopo la vittoria”. Evidentemente però qualsiasi riproduzione, diffusione l’idea del triplete piace a enrico che continua: “La grande fortuna fu quella di abbinare Campionato e due Coppe, perché dopo i successi di Sanremo ci fu la e condivisione di questo file tourneè con l’orchestra!”. Infatti in quella edizione di Sanremo che Enrico vince con Si può dare di più,senza è in garaautorizzazione un’altra canzone, scrittascritta insieme adella Luigi, di valoreeditrice. molto superiocasa re. Fiorella Mannoia si impone definitivamente al grande pubblico con Quello che le donne non dicono, che non ha la potenza popolare di Si può dare di più violazione presente divieto ma che vinceOgni il premio della critica eal consente ai due amici Enrico e Luigi di raggiungere forse il livello massimo a cui due autori possono arrivare. Nell’alternanza racconti è la volta di Luigi, che come nacque la saràdeiperseguita a norma di spiega legge. musica: “Io avevo scritto questo pezzo al pianoforte e l’avevo lasciato da parte per un po’ come faccio sempre. Poi l’avevo ripreso e gli avevo dato una forma edizione elettronica bianche e cheQuesta mi convinceva. Enrico venne a casa mia èa priva prendere di la cassetta. Il giorno stesso aveva scritto il testo. Lui ha una facilità di scrittura impressionante. Certamente il successo di SPROVVISTA questa canzone, come accade sempre, è il frutto dell’alchimia che esiste tra musica, testo e interpretazione. Mi emozionai quando sentii Fiorella che la cantava a Sanremo”. della di Luigi pagina. Enrico aggiunge la suanumerazione razione di ricordi: “Sì, aveva la cassetta come sempre. Io l’ho presa e ho cominciato a scrivere. Scrivo i testi per una grandissima parte delle musiche di Luigi, lo faccio se vedo che mi stimolano e che vengono delle parole. Questa canzone mi è uscita al femminile, ma se ci fai caso non è così fin dall’inizio, perché tutta la prima strofa è neutra. È il titolo, che a mio avviso ha contribuito al successo. Se l’avessi chiamata Siamo così non sarebbe stata la stessa cosa, e proprio il titolo, che invece spiega tutto, mi è venuto quando ormai l’avevo finita”. È vero, non lo avevo mai notato. Enrico mi recita il testo e capisco: quella che tutti consideriamo una delle due o tre canzoni italiane che per antonomasia raccontano la condizione femminile, per tutta la parte iniziale non è necessariamente la riflessione di una donna: Ci fanno compagnia certe lettere d’amore/ parole che restano con noi// e non andiamo via/ ma nascondiamo del dolore/ che scivola lo sentiremo poi/ abbiamo troppa fantasia e se diciamo una bu© 2014 gia// è una mancata verità/Editrice che prima oZONA poi succederà/ cambia il vento ma noi no/ e se ci trasformiamo un po’/ è per la voglia di piacere a chi c’è già o potrà arrivare a stare con noi/ siamo così/ Edizione elettronica riservata è difficile spiegare// certe giornate amare/ lascia stare/ tanto ci potrai trovare qui// con le nostre notti bianche/ ma non saremo stanche/ neanche quando/ ti dei diremo ancora un altro “sì”. a uso esclusivo sigg. Giornalisti. La certezza che a parlare sia una donna l’abbiamo solo quando arriva l’agÈche VIETATA gettivo stanche. Enrico mi dice il testo non è stato ispirato da qualcosa di particolare che gli era successo, ma probabilmente da qualche senso di colpa inconscio che qualsiasi lo affliggeva nei confronti del sessodiffusione femminile. riproduzione, È difficile anche per lui entrare nelle logiche dell’ispirazione; fatto sta che la canzone resterà al femminile, e che i tentativi di Enrico di convertirla ai pensieri condivisione di questo file e alle sensazioni dieuomo falliscono. Come per Il portiere di notte, e questa volta anzi di più, nello scrivere i versi Enrico è unaautorizzazione specie di attore della canzone chedella smette icasa proprieditrice. panni per assusenza scritta merne altri, diversissimi, nei quali però è assolutamente a suo agio. In Quello che le donne non dicono arriva a guardare il mondo da una prospettiva femmiOgni presentepropria divieto nile e soprattutto conviolazione una sensibilità al assolutamente di una donna. Un esercizio complicatissimo per chi come lui si trova solidamente dall’altra parte dell’universo sarà nel ruolo di musicista playboy. O forse,di come già accaduto per un perseguita a norma legge. altro grande poeta in una situazione analoga (Franco Califano in Minuetto) è proprio una profonda conoscenza dell’universo femminile, inclusi i relativi senQuesta edizione elettronica si di colpa, a creare questa sorta di transfer. è priva di bianche e Certamente una canzone che negli anni è riuscita a far pensare a chissà quante donne: “Ma questa sono io!”. SPROVVISTA C’è un altro aneddoto poco noto su Quello che le donne non dicono ma fondamentale per la carriera di Fiorella Mannoia. La cantante che avrebbe donumerazione pagina. vuto interpretare ildella brano era Lena Biolcati, unadi giovane emergente, reduce dalla vittoria a Sanremo l’anno precedente con Grande grande amore di Maurizio Fabrizio e Stefano D’Orazio. La Biolcati, forse in quel momento più nota di Fiorella Mannoia, era sotto contratto con la stessa casa discografica di Enrico, la CGD. Fu il manager di Enrico, Silvio Crippa, a ritenere più adatta la Mannoia. Probabilmente la decisione influì sul destino della canzone. Quasi certamente influì sulla carriera di due artiste: per una sarà il primo vero successo di una fortunatissima carriera, dell’altra in seguito si sentirà parlare poco. A posteriori è impossibile non concordare con quella scelta. La sensazione è che una canzone così bella avrebbe ottenuto un grande successo anche se interpretata dalla Biolcati, che era una bravissima cantante. Ma è fuori di dubbio che la voce straordinaria di Fiorella Mannoia, secondo me la più bella della storia della canzone italiana insieme a quelle di Mina, Mia Martini e Antonella Ruggiero, abbia giocato un ruolo fondamentale. Coinvolgo Enrico in questa valutazione: “Difficile dirlo, certamente Fiorella l’ha cantata con misura. Altre l’avrebbero forse urlata”. Leggendo e ascoltando 2014 Editrice ZONA qua e là ho avuto la © netta sensazione che i rapporti tra Enrico e Fiorella nel tempo non siano rimasti idilliaci. Con molto tatto ne chiedo conferma a enrico. Lui gentilissimo e senza chiudersi in difesa mi dice qual è la sua percezione: “Io Edizione elettronica riservata trovo che lei non abbia espresso la gratitudine che io e Luigi meritavamo. Nei concerti canta un pezzo di Fossati e poi parla di Fossati, lo stesso con De Gregori o Ligabue. fine canta Quello che le donne non dicono e io percepia usoAlla esclusivo dei sigg. Giornalisti. sco che se potesse non la canterebbe. Forse proprio perché quella canzone per lei è stato lo spartiacque della sua carriera. Scrivilo pure, è quello che penso”. È VIETATA A proposito di Fiorella Mannoia, Luigi mi dice che, dopo tutto, Quello che le donne non dicono non è la sua canzone più bella tra quelle scritte per lei. Ci vuole un attimo per me per capire che stiamo per arrivare a quella che considequalsiasi riproduzione, diffusione ro una delle più belle canzoni italiane di sempre: I dubbi dell’amore. Prima delle interviste ero quasi certo che la mia predilezione per questa condivisione questo file ne hanno scritte canzone non fosseecondivisa anche daglidi autori, forse perché tante. La sorpresa è che la pensiamo tutti allo stesso modo. Comincio da Luigi, autore della musica, a cui chiedo tutto quello che ricorda: “I dubbi dell’amore è senza autorizzazione scritta della casa editrice. secondo me una canzone di spessore maggiore di Quello che le donne non dicono. È legata a un momento particolare della mia vita. Il primo approccio violazione all’intelaiatura presentedella divieto che ebbi conOgni la musica di questo pezzo, melodia, risale al 24 gennaio 1986 quando nacque mio figlio. Ero a un concerto a Pavia o a Piacenza non ricordo, esarà lui nacque proprio mentre sul palco.di Enrico diede la notizia in perseguita aero norma legge. diretta mentre suonavamo. Corsi a Milano all’ospedale per vederlo. Poi tornai a casa, presi la chitarra e venne fuori il primo giro armonico del brano. Presi Questa elettronica è priva di bianche l’appunto con edizione un piccolo registratore a cassetta. Poi ci lavorai in seguitoema l’input risale a quel momento particolare. Anche per questa canzone, come per tutte le altre, non ho mai aggiunto alla musica idee o sensazioni da trasmettere a SPROVVISTA enrico a proposito di un tema per il testo. Lui affronta sempre quella parte in base a quello che la musica gli suggerisce”. Ecco quindi che invece della nascita numerazione didiventa pagina. di un figlio, il filodella conduttore di questa canzone l’incertezza sempre in agguato in ogni unione, un tema universale affrontato con musica e versi indimenticabili. Enrico è d’accordo: “È un brano a mio avviso più bello di Quello che le donne non dicono, sia musicalmente che concettualmente. È un passettino oltre. È un messaggio che riguarda i rapporti: bisogna stare sempre vigili in amore”. I dubbi dell’amore viene inclusa nell’album Canzoni per parlare di Fiorella Mannoia che esce nel 1988, due anni dopo la prima intuizione di Luigi. La versione cantata dalla Mannoia è un capolavoro della musica, e l’emozione dell’ascolto non risparmia nemmeno gli stessi autori, come racconta Luigi. “Mi ricordo quando ascoltai in teatro la versione con Fiorella accompagnata solo dal piano. Mi venne la pelle d’oca”. Per questioni incomprensibili questo brano non è tra i più noti della produzione di Enrico e Luigi, né tra quelli interpretati da Fiorella Mannoia. E tanto meno tra i più conosciuti della nostra musica. Ma la celebrità delle canzoni, com’è noto, spesso non dipende dalla loro qualità. Per la logica del marketing e © 2014 Editrice ZONA della promozione o semplicemente per questioni contingenti e imprevedibili, esistono diversi grandi capolavori scarsamente conosciuti. Pertanto a chi legge questo libro e non conosce I dubbi dell’amore consiglio vivamente di ascoltarla. Edizione elettronica riservata Negli anni successivi la produzione di Enrico Ruggeri continua abbondante al ritmo di un LP all’anno, con Luigi sempre presente per collaborare alla veste musicale deiabrani. 1990 escedei il disco Il falco e il gabbiano. Forse per uso Nel esclusivo sigg. Giornalisti. reazione alla nascita del figlio Pierenrico (detto Pico) e a protezione della sua gioventù, ora minacciata dalle responsabilità, è un disco di musica rock dura, È VIETATA quasi un ritorno alle prime canzoni. Il brano guida, questa volta senza dubbi, è la celebre Ti avrò. Lo stesso Enrico me la descrive, come una canzone “da conquista”, la qualsiasi tipica canzoneriproduzione, che scrive un ragazzo. Cioè proprio quello che lui diffusione teme di non poter essere più a causa della paternità. L’anno dopo è la volta del disco più venduto nella carriera di Enrico: Peter condivisione questo Pan, che include ilebrano omonimo. È unadi delle canzonifile più note di Enrico, che compone testo e musica senza pensarci troppo in un pomeriggio. “L’ho scritta in trance, e non pensavo a Peter Pan.scritta Il titolo è arrivato fine,editrice. infatti il nome senza autorizzazione della alla casa del personaggio non è mai citato nella canzone. Il titolo delle mie canzoni arriva o per primo, come ne Il mare d’inverno o Il portiere di notte, o per ultimo, Ogni al presente divieto come in Quello che violazione le donne non dicono o in Peter Pan. In questo secondo caso arrivo alla fine e poi mi chiedo: ‘E adesso?’ e allora lo cerco. Quello che avevo scritto sarà in questa canzone, una volta completata, fece pensare a Peter perseguita a norma dimilegge. Pan”. L’album in questione contiene anche una canzone meno nota al grande pubblico ma richiesta nei concerti dai fan. Si tratta di La band che, essendo non Questa è epriva e solo scritta maedizione anche cantataelettronica insieme da Enrico Luigi hadi unbianche significato particolare. “È raro riuscire a scrivere una canzone su temi come la mamma, la nascita di un figlio, l’amicizia senza essere retorici. Sono ossessionato dal riSPROVVISTA schio di cadere nella retorica. La band è proprio la canzone dell’amicizia tra musicisti. Prima di un tour ci arrivano molte richieste di includerla nei concerti, della numerazione ma è sempre difficile perché Luigi non vuole di piùpagina. cantare. Bisogna chiedere a lui!” mi dice Enrico. L’album Peter Pan avrebbe dovuto comprendere anche Mistero, scritta da Enrico nello stesso periodo. Ma il manager Crippa lo convince a tenere quel brano per un’altra occasione piuttosto che aggiungerlo a un LP già corposo. È uno dei tanti suggerimenti felici di Crippa, visto che con Mistero Enrico vince il suo secondo Festival nel 1993. Lui confessa di avere il piccolo vezzo di essere stato l’unico ad aver vinto a Sanremo con un pezzo rock, anche se molto orecchiabile. “Lo stilema in Mistero” – aggiunge – “è quello di parlare dell’amore senza citarlo mai. Il primo altro esempio che mi viene in mente è Cosa sarà di Lucio Dalla”. Gli anni ’90 sono quelli dell’affermazione incondizionata dei due amici. Enrico, dopo tanti successi e due vittorie a Sanremo, è ormai un artista ampiamente affermato. La profondità di pensiero e l’abilità espressiva riscontrata in tanti testi lo portano naturalmente a scrivere libri, mentre continua a sfornare musica di qualità, spesso insieme a Luigi. Quest’ultimo a sua volta è ormai riconosciuto © 2014 Editrice come uno dei più talentuosi chitarristi e autoriZONA musicali nel panorama italiano. Arrivati a metà anni ’90 siamo fuori dal periodo di riferimento oggetto del mio lavoro ma le grandi canzoni di Enrico e Luigi continuano, e per due interisti doc Edizione elettronica riservata devo assolutamente fare un’eccezione, citandone almeno altre tre. Nel 1994 Enrico si separa dalla moglie Laura. Esce il disco Oggetti smarriti che contiene: più, scritta da Enrico. Mi ricorda allo a Non usopiango esclusivo deiinteramente sigg. Giornalisti. stesso tempo la malinconia di Il mare d’inverno e le ritmiche, anche se attenuate, di Peter Pan. È VIETATA Ora devo vivere da solo senza te/ ora devo scegliere di vivere/ è passatoqualsiasi poco tempo/riproduzione, ma dovunque sia tu/diffusione ricordati che io non piango/ non piango più// Devo nascondere tutto in me/ giro le pagine al futuro quando c’è/ non è più il momento di scappare/ e condivisione di questo file quando verrai tu/ sparami e prendimi / ma io non piango più È proprioautorizzazione Enrico che ora deve vivere da solo senza te, e quindi gli lascio la senza scritta della casa editrice. parola per il racconto di questo ennesimo capolavoro: “È la separazione da mia moglie. È un caso raro di una mia canzone scritta in prima persona e palesemente Ogni violazione alepresente divieto autobiografica. La sensazione era forte non sono riuscito a frenarla. Il mio comportamento non poteva prevedere una fine diversa del mio matrimonio. Poi ci pensi, ti penti... e allora sono arrivate anche canzoni scritte per mio figlio, come sarà perseguita a norma di legge. ...e Geppetto rimase di nuovo solo, cioè il padre che insegue il figlio, cercandolo. È stato un periodo in cui il senso di colpa pervadeva quello che scrivevo”. Questa edizione elettronica è priva bianche Nel 1999, nell’album L’isola dei tesori, esce Anna e ildi freddo che ha. Èe un brano molto originale che attrae subito l’attenzione. La musica è di Luigi, il testo di Enrico e la cantano lo stesso Enrico e la sua compagna, Andrea Mirò. Luigi SPROVVISTA non ne ha un ricordo particolare. “Ne ho scritte tante. Quando ne avevo quattro o cinque, dopo un po’ di tempo, le mettevo insieme e le facevo sentire a Enrico. della numerazione pagina. Poi lui dopo alcuni mesi magari le riascoltava edi ci metteva il testo. A volte mette il testo su musiche che ho dimenticato”. Quella del 1999 è in realtà la seconda versione del brano, scritto molto tempo prima e interpretato nel 1987 da Gianni Morandi. Con tutto il rispetto per un artista del calibro di Morandi, la versione interpretata da Enrico e Roberta (il vero nome di Andrea) di Anna e il freddo che ha mi sembra molto più coinvolgente: l’interpretazione è più sentita e anche l’arrangiamento è più efficace. Tutto acquista poi un ulteriore valore scenico nel bellissimo video realizzato ad hoc di cui Enrico e Andrea sono i due protagonisti. Un’altra separazione, questa volta quella di Luigi, è all’origine di Perduto amore, secondo me il più bello tra i brani degli ultimi dieci anni della formidabile coppia. Lo stesso Luigi la ritiene forse la più bella della sua produzione: “Nel 2003 mi ero separato dalla mia compagna e in quella situazione avevo scritto questa musica. Quando la ascoltavo dal vivo mi veniva il magone. Le canzoni a cui si è più legati sono sempre quelle che ricordano periodi di sofferenza”. © 2014 ZONA Enrico, come sempre, scrive ilEditrice testo. Per farlo, ancora una volta segue solo la musica senza essere influenzato in alcun modo da Luigi. Mi spiega che Perduto amore non ha il significato di amore che non c’è più, ma di amore vissuto Edizione elettronica riservata perdutamente e che forse non è tra i brani più noti per motivi di concorrenza con altri scritti in precedenza: “Insieme a Luigi o da solo ho scritto tanti pezzi lenti che sono negli anni ’80 e ’90. Quindi si fa fatica a imporre all’ata piaciuti uso esclusivo dei sigg. Giornalisti. tenzione della gente ancora una canzone lenta. Quando arriva il pezzo più gioioso, va a occupare un posto che nel mio repertorio non c’era, come nel caso di Primavera a Sarajevo”. Non èÈ traVIETATA le più note, ma è un’espressione molto alta di una vena artistica inconfondibile in cui anche il tema più scontato viene sviluppato sempre inqualsiasi modo originale, sia nella melodia che nei versi: riproduzione, diffusione Io lo vivrò con te/ questo perduto amore/ io lo racconterò/ tu lo condivisione di questo filee ricominceracconterai/eio la vivrò con te/ questa perduta vita/ rei solo se fossi tu/ a non lasciarmi andare via. senza autorizzazione scritta della casa editrice. *** Ogni violazione alprofessionale? presente divieto L’incontro che ha cambiato la tua vita Luigi: Collaborando da più di trent’anni anni con lui, non posso che rispondere Enrico Ruggeri. sarà perseguita a norma di legge. Enrico: Luigi, per forza! edizione elettronica priva di bianche e UnQuesta tuo vero amico nel mondo della musica, seè c’è? Luigi: A parte Enrico, Lorenzo Poli, Fabrizio Palermo, Marco Orsi, Massimo Spinosa, Lorenzo Cazzaniga. Ne dimentico sicuramente qualcuno. Questi sono SPROVVISTA i primi che mi vengono in mente. Enrico: Difficile, perché fuori da questo ufficio (in cui c’ è Luigi ovviamente!) della numerazione pagina. nella musica ci sono dei partner più che degli di amici. Direi alcuni di quelli che hanno suonato con me e hanno diviso con me i chilometri: Davide Brambilla, Luigi Fiore e altri. Tra i cantanti ce ne sono alcuni con cui ho più affinità, altri con cui non saprei cosa dire dopo un minuto. Sono partner, non proprio degli amici. Una persona che ha creduto in te in un momento difficile? Luigi: Quelle con le quali ho condiviso quasi tutta la mia vita artistica: Enrico Ruggeri e Silvio Crippa. Enrico: Parlando di oggi, in cui più che momenti difficili ci sono momenti complicati a causa delle tante attività, direi Roberta Cremonesi e Stefania Alati che lavorano con me. La tua canzone più bella? Luigi: Non sono in grado di fare una classifica. Forse, tra le ultime, Perduto amore. Enrico: È difficile. Ti dico Ulisse © 2014 Editrice ZONA La tua canzone a cui sei più affezionato? Luigi: Non finirà, la prima che ho scritto. Edizione elettronica riservata Enrico: Questa è una di quelle domande che se ma la fai adesso ti do una risposta, se me lo chiedi tra dieci minuti te ne do un’altra. In questo momento ti dico Eroi solitari e Rock show. a uso esclusivo dei sigg. Giornalisti. La canzone che ti hanno più invidiato? È VIETATA Luigi: Non lo so. Potrebbe essere Quello che le donne non dicono. Enrico: Credo Quello che le donne non dicono. Non per dire... ma è la canzone che vanta più tentativi di imitazione. qualsiasi riproduzione, diffusione La canzone di un altro che avresti voluto scrivere tu? e condivisione questo De fileGregori. Luigi: La leva calcistica della classe ’68di di Francesco Enrico: Un’idea di Giorgio Gaber, che ho rifatto più volte. senza autorizzazione scritta della casa editrice. La tua canzone che meritava più successo di quanto abbia avuto? Luigi: L’amore è un attimo. Ogni dal violazione presente Enrico: Ovviamente mio punto di al vista tante. Direi divieto l’ultima: Diverso dagli altri. sarà perseguita a norma di legge. Un interprete per cui avresti voluto scrivere una canzone? Luigi: Giorgia. Tra quelli delle ultime generazioni Chiara. È molto brava anche Questa edizione elettronica è priva di bianche e Andrea Mirò che però dei miei pezzi li ha già cantati. Enrico: Alice. SPROVVISTA C’è stato un momento “della svolta” in cui hai capito che ce l’avevi fatta? Che la musica sarebbe stato il tuo mestiere? della pagina. Luigi: Quando non ho piùnumerazione chiesto soldi ai mieidi genitori. È successo poco dopo l’uscita di Polvere. Enrico: Siì nel 1984 alle Rotonde di Garlasco, una discoteca di Pavia. Avevo appena cantato Nuovo swing. Venivo da anni di concerti con poco pubblico. Quello in cui sono entrato e ho visto la gente appesa dappertutto è un momento che non dimenticherò. Il momento più importante della tua carriera? Luigi: Come autore, la vittoria del premio della critica a Sanremo 1987 per Quello che le donne non dicono. Enrico: Il giorno in cui ho deciso di fare televisione. La prima trasmissione era Il bivio. È stata una scelta che ha lasciato perplessi alcuni fan della prima ora, ma mi ha aperto un universo di persone. Un po’ come la decisione di cantare Si può dare di più, anche se in quel caso era sempre una scelta da cantante. Un errore che non rifaresti? 2014 Editrice Luigi: I miei primi tre© album da cantante. Non ZONA ero convinto, non faceva per me anche se musicalmente c’erano delle cose valide. Enrico: Una certa stasi decisionale. Non è certamente il caso di Luigi, ma a volte Edizione elettronica riservata si lavora con le stesse persone più per pigrizia che per una scelta precisa. Un rimpianto aprofessionale? uso esclusivo dei sigg. Giornalisti. Luigi: Non aver studiato musica. L’ho fatto un po’ successivamente, quando sapevo già suonare ma succedeva che nel suonare ero sempre in anticipo riÈ VIETATA spetto al leggere. Per acquisire una tecnica perfetta è necessaria una lunga applicazione, per esempio rimanere in casa a fare scale per ore e ore e questo era molto lontano dalla mia idea di suonare la chitarra quando ho iniziato. Credo qualsiasi riproduzione, diffusione inoltre che per un musicista uno stile riconoscibile sia più importante della tecnica. Enrico: Dopo le 400.000 copie di Peter Pan nel 1991 feci 150 concerti, perché condivisione di questo filedi piazza. Avrei domi piaceva stare inegiro: palasport, discoteche, teatri, feste vuto seguire il consiglio che mi diede Fabrizio Palermo, tuttora mio bassista. Contro il suoautorizzazione stesso interesse mi disse che sarebbe statocasa meglioeditrice. fare solo trenta senza scritta della date, fatte per bene nei palasport, e poi sparire dalla circolazione. Mi sarei divertito meno, ma aveva ragione. Ogni violazione al presente divieto L’emozione più grande della tua carriera? Luigi: Il tour Vai Rrouge del 1987, conalanorma grande orchestra, dopo il Sanremo di sarà perseguita di legge. Si può dare di più. Enrico: Eh... i due gol a Sebastiano Rossi. Era una partita del cuore Inter-Milan Questa edizione è priva di bianche a San Siro e segnai due gol,elettronica tutti e due su passaggio di Seedorf e sul filoedel fuorigioco con davanti solo Maldini. La curva dell’Inter in tripudio, Rossi con il braccio alzato in direzione del guardalinee sperando invano nel fuorigioco... SPROVVISTA Esiste talento sia in chi compone che in chi interpreta, ma chi compone fa della numerazione di pagina. qualcosa di unico. Sì o no? Luigi: Credo che il “capolavoro” sia il risultato di un mix di ingredienti molto equilibrato: musica, testo, arrangiamento e interpretazione. Enrico: Sì sono d’accordissimo. C’è una bella differenza tra chi canta e chi scrive. Molte canzoni potrebbero essere dei capolavori anche con un altro testo. La musica arriva subito, il testo impiega di più, quindi la musica ha generalmente una valenza superiore al testo. Sì o no? Luigi: Io sono molto di parte, essendo autore solo delle musiche, quindi per deformazione professionale mi concentro sempre sulle melodie e le composizioni, arrangiamenti compresi. Enrico: Sì è vero quello che dici, ma è anche vero che se parli di artisti che hanno successo da tanti anni, sono sempre ricordati per i testi che hanno scritto. Se per esempio pensi a Lucio Dalla ti viene in mente il barbone di Piazza Grande. © 2014 Editrice ZONA I grandi capolavori sono intuizioni di un momento. Un capolavoro, soprattutto per la parte musicale, non nasce dopo giornate a tavolino. Sì o no? Edizione elettronica riservata Luigi: Ogni melodia che ho composto è frutto di mille ripensamenti e correzioni. Solo dopo ascolti ripetuti nel tempo, la melodia viene approvata da me e passata (nella quasi a totalità casi) a Enrico persigg. il testo.Giornalisti. usodei esclusivo dei Enrico: Dipende dai metodi di lavoro. Nel mio caso sono intuizioni di un momento. Qualcuno ci mette sei mesi a scrivere una canzone. Io difficilmente VIETATA tendo a correggere: o tengo o È butto. Gli anni ’70 equalsiasi ’80 sono statiriproduzione, irripetibili per la musica. Cosa c’era di diverso? diffusione Luigi: Semplicemente, a mio modesto avviso, una richiesta di musica d’autore. Non veniva subito tutto fagocitato dai talent come negli ultimi anni. I cantautori e condivisione di questo file dalle etichette e gli autori in genere lavoravano più rilassati e più appoggiati discografiche. Enrico: Una autorizzazione discografia diversa, perché non credo che oggi noneditrice. ci siano ragazzi senza scritta della casa in grado di scrivere. Si sintetizza in una frase che io sentivo quando iniziavo, alla fine degli anni ’70: “Se non ce la fa al quarto album è meglio lasciar perdere”. violazione presente divieto Oggi è: “Se ilOgni primo singolo non piaceal al dj affermato è meglio lasciar perdere”. Se sei costretto ad avere successo al primo singolo, devi esprimere qualcosa che va di moda oggi. Se invece hai a modo di lavorare nel tempo e scrivere sarà perseguita norma di legge. quattro album, puoi fare quello che ti pare, la gente prima o poi ti capirà. Quanto ci hanno messo Battiato, Dalla, Renato Zero a farsi apprezzare? Quindi chissà Questa è priva di bianche e quanti talenti ciedizione siamo persi elettronica per strada. I versi di una tua canzone che esprimono meglio il tuo modo di essere? SPROVVISTA Enrico: L’incipit di Ulisse: Con il passato che ho/ dopo mille battaglie e pericoli/ di niente al mondo mi pento/ nemmeno il vento è più curioso di me. della numerazione di pagina. Suonate e scrivete canzoni insieme da oltre trent’anni. Cosa spiega questo risultato eccezionale? Luigi: Il rapporto dura perché non ci sono prevaricazioni e i compiti sono ben definiti. La grande fortuna che ho è che i miei pezzi musicali li do a uno dei più bravi autori di testi della musica italiana. Enrico: La totale diversità dei caratteri, che quindi diventano complementari e il rispetto dei ruoli. Io non gli ho mai detto che la musica poteva essere in questo o in quel modo e lui ha fatto lo stesso con i testi. Poi la continuità di rapporto rende sereni, perché nessuno deve dimostrare niente all’altro. E poi essere entrambi interisti aiuta! Ci saranno certamente a volte discussioni o disaccordi. Su cosa? Luigi: Tra noi c’è sempre questa discussione: lui dice che io non ascolto i testi. Ed ha ragione, è vero. Io non ricordo per intero nemmeno un testo che lui ha scritto. A volte gli chiedo: “Ma quella parte che fa...” e gli canticchio il motivo ©qual 2014 Editrice ZONA perché non saprei dirgli è il testo in un certo punto e magari è una canzone che suono da venticinque anni! Quando sento una canzone per la prima volta ascolto subito la melodia, poi i vari passaggi musicali, poi l’arrangiamento e Edizione elettronica riservata proprio alla fine di tutto mi chiedo: “Ma di cosa parla questa canzone?” e ascolto il testo. E lui si arrabbia! A volte discutiamodei anche perchéGiornalisti. per lui, per la parte musicale, a uso esclusivo sigg. spesso è buona la prima, mentre io voglio rifare e migliorare tutto. Lui ascolta un mio assolo di chitarra e dice subito che va bene. Io poi magari compro Èeffetto VIETATA un’altra chitarra, trovo un altro e lo rifaccio daccapo. Enrico: Sì, Luigi non vuole più cantare. (Poi facendo un cenno con la testa verso la sala di registrazione dove Luigi sta lavorando aggiunge sarcastico): qualsiasi riproduzione, diffusione Dice che ha appeso l’ugola al chiodo! e condivisione ***di questo file Delsenza resto questi due amici che, insieme da trent’anni, scrivono viagautorizzazione scritta della casacapolavori, editrice. giano, giocano a pallone e tifano per la stessa squadra dovranno pur punzecchiarsi ogni tanto su qualcosa! Ogni violazione al presente divieto Tu dormi e non pensare/ ai dubbi dell’amore/ ogni stupido timore è la prova che perseguita ti do/ e rimango eatinorma cerco/ nondi ti lascio più/ non ti sarà legge. lascio più Questa edizione elettronica è priva bianche e I dubbi dell’amore è la sintesi di un connubio perfettodi e molto particolare: un grande artista che compone la musica d’istinto e la consegna a un altro grande artista, che scrive i versi guidato solo da quello che la musica gli ispira. SPROVVISTA È accaduto lo stesso per molte altre canzoni, come per esempio Quello che le donne non dicono. della numerazione Ho scelto I dubbi dell’amore proprio perchédi siapagina. per il sottoscritto che per gli autori, è un brano ancora più emozionante. È strano pensare che un risultato del genere scaturisca da due contributi distinti, ma è proprio così che accade da molti anni per Luigi Schiavone ed Enrico Ruggeri. Dal punto di vista artistico, sono entrambi autori di melodie di livello altissimo, ma ognuno ha delle attitudini particolari. Luigi è un musicista puro, stregato dalla chitarra di cui è diventato un virtuoso, e da sempre ha fatto della musica il proprio strumento di espressione. Enrico scrive grandi melodie e ha una capacità innata di raccontare temi complessi senza essere mai ovvio, di rubare l’identità a chi gli è del tutto estraneo per raccontarne i pensieri più intimi, e per questo è giustamente considerato da decenni uno dei principali poeti della musica italiana. Luigi preferisce restare un po’ defilato, dietro le quinte. Enrico è storicamente e caratterialmente il frontman. Entrambi sono autodidatti, come avviene spesso per i grandi della musica: passione, talento, nessuna particolare scuola tecnica ma moltissima applicazione. Una bella storia adatta per il soggetto di un film che inizia negli anni ’70, con 2014leEditrice ZONA i due futuri amici che© guidano due punk-rock band principali della città per poi incontrarsi e creare un legame artistico e personale che dura una vita. Edizione elettronica riservata a uso esclusivo dei sigg. Giornalisti. È VIETATA qualsiasi riproduzione, diffusione e condivisione di questo file senza autorizzazione scritta della casa editrice. Ogni violazione al presente divieto sarà perseguita a norma di legge. Questa edizione elettronica è priva di bianche e SPROVVISTA della numerazione di pagina. Ultime considerazioni Per chi si scrive una canzone? Nessuno decide a tavolino di scrivere canzoni per mestiere. Da quello che ho capito, nemmeno i figli d’arte che cominciano a respirare canzoni ancora in fasce. Serve una predisposizione particolare, che si scopre poco alla volta, una passione che in fondo è solo una particolare esigenza di esprimersi. L’essenza vera e più autentica di questa espressione è quella che spinge a scrivere per sé stessi, non per gli altri. Cito l’esempio di De Andrè, che ebbe © 2014 Editrice molte pause, anche lunghe, nel corso della sua ZONA carriera e che disse chiaramente che non scriveva per il pubblico, ma per sé. Ma chi scrive per sé guidato dall’ispirazione alla fine scrive anche gli altri. Sempre. Perché scrive guidato da Edizione elettronica riservata un’emozione. Altrimenti ne fa a meno. È una visione certamente romantica, in totale contrasto con la pratica diffusa di progettare e scrivere brani intenzionalmente commerciali. Ma, si spera, è a uso esclusivo dei sigg. Giornalisti. la visione “originale” di tutti gli autori, che poi, solo successivamente, può essere convogliata verso i binari della professione e del guadagno. VIETATA Ma per tutti i grandi autori oÈcantautori, indistintamente, arrivano inesorabili delle battute di arresto che interrompono o concludono i cicli più “ispirati” delle loro carriere. In queste fasi si dice spesso che queldiffusione tal disco non è stato capito. qualsiasi riproduzione, Non sono d’accordo. Non è l’appassionato che deve capire l’artista ma l’artista che deve farsi e condivisione di questo perdere file la vena creativa capire. È l’artista piuttosto che può (comprensibilmente) e quindi non riuscire più a emozionare chi lo ascolta. Un argomento molto dibattuto decenni rende bene l’idea: come mai Battisti, grandissimo e senzadaautorizzazione scritta della casa editrice. indiscutibile, l’abbiamo capito tutti per una buona parte della sua carriera e poi non l’ha capito quasi più nessuno per diversi anni? E per “capire” non mi rifeOgni alviolazione al presente divieto risco evidentemente successo commerciale. Un grande artista, in un modo o nell’altro, prima o poi, riceve il riconoscimento che merita per le sue canzoni a prescindere dai risultati di vendita. Posso citare decine di casi. Uno su tutti è sarà perseguita a norma di legge. quello di Roberto Vecchioni, i cui capolavori del primo periodo non riscossero un grande successo in termini di vendite. Ma si trattava di opere destinate a Questa edizione elettronica è priva di bianche e durare per decenni. Le inevitabili “pause di ispirazione” spesso non corrispondono alle conseguenti “pause di produzione” come dovrebbe essere. Ci sono questioni comSPROVVISTA merciali impellenti, che i discografici sono abili a ricordare agli artisti, per cui non ci si può fermare anche se lo si vorrebbe. Gli artisti quindi “devono” prodella numerazione di pagina. durre, per sé o per gli altri non importa. Purtroppo anche quando non hanno molto da dire. C’è un ultimo aspetto della musica che ho scoperto e che mi ispira molta simpatia. Guardandolo da vicino, con gli occhi più da addetti ai lavori che da appassionati, quello della musica è un ambiente competitivo in cui le invidie certamente non mancano. Però è un mondo in cui moltissime storie tormentate si concludono con un lieto fine, o meglio, si concludevano con un lieto fine nel periodo che ho esaminato. Per scrivere questo libro ho parlato con persone che hanno vissuto esperienze molto difficili prima di arrivare al successo e ho potuto constatare come tante storie assomiglino più a un film che alla vita reale. Augusto Daolio restava a dormire a casa di Beppe Carletti dopo le prove dei Nomadi perché il ritorno a casa sua da Novi a Novellara (nemmeno venti chilometri) era un problema. E dormiva in un letto matrimoniale tra Beppe e suo fratello Renzo. Renato Fiacchini, prima di diventare Renato Zero, si prendeva gli sberleffi e le botte dei borgatari per come si vestiva. E per limitare i danni usciva “in borghese” per poi cambiarsi d’abito negli androni dei palazzi. Lucio ©al2014 Editrice ZONA Dalla nelle prime uscite Cantagiro era bersagliato, e non in senso metaforico, da frutta e ortaggi che gli lanciava il pubblico. In realtà questa è semplicemente la storia della vita, per la quale tutti partono Edizione elettronica riservata dalla stessa linea (qualcuno purtroppo anche più indietro...) ma poi uno è più veloce e arriva prima. Non è un’utopia, o perlomeno non lo è sempre. Talento e determinazione. Determinazione e talento. Quasi Giornalisti. tutti i protagonisti di quei venti a uso esclusivo dei sigg. anni irripetibili della storia della nostra musica erano ragazzi che non avevano altro a disposizione, ma è bastato. Mi sembra un ottimo insegnamento per tutti, È VIETATA soprattutto per i giovani dei nostri tempi che hanno qualcosa da dire, in qualsiasi campo. qualsiasi riproduzione, diffusione Concludo con un ringraziamento a tutti i grandi autori che mi hanno raccontato le loro vite professionali e a volte personali, e anche a tutti gli altri che per e condivisione questo un motivo o per l’altro non hanno potutodi o voluto farlo.file A tutti questi personaggi va un pensiero speciale di sincera gratitudine, per essere stati capaci di rendere indimenticabili molti momenti della vita di milioni senza autorizzazione scritta della casa editrice. di persone che nemmeno conoscevano. Ogni violazione al presente divieto sarà perseguita a norma di legge. Questa edizione elettronica è priva di bianche e SPROVVISTA della numerazione di pagina. Ringraziamenti Come ho avuto modo di spiegare, riuscire a incontrare oltre trenta grandi protagonisti della musica italiana ha richiesto più di anno di tempo e moltissima determinazione. L’obiettivo è stato raggiunto grazie alla disponibilità e alla collaborazione degli stessi artisti, che a volte ho contattato direttamente, ma anche a quella dei professionisti, dei collaboratori, degli uffici stampa, dei familiari e a volte degli amici che fanno parte del loro entourage. ©devo 2014 Editrice ZONA Il primo artista che ringraziare è Guido Renzi, autore ed interprete di Amica mia. Senza il suo racconto in videochiamata tra Montreal e Milano non avrei avuto l’idea di scrivere questo libro. Sarebbe stato un peccato per il sottoEdizione elettronica riservata scritto (ma un’ottima cosa per mia moglie). Grazie di cuore Guido ! Il mio ringraziamento più sentito va sigg. alla famiglia Bella, che oltre ad aver a uso esclusivo dei Giornalisti. fornito, insieme a Gianni, una testimonianza precisa sulla lunga carriera dello stesso Gianni, mi ha accolto nella bella casa di Montechiarugolo con calore e È VIETATA simpatia. Chiara è stata la “mente” organizzativa, poi sua mamma Paola (con i suoi eccellenti frullati!), lo zio compositore Antonio (grande memoria storica della numerosa famiglia) e riproduzione, Marcella, la “piccoladiffusione di casa”. E ovviamente un qualsiasi grazie di cuore va al grandissimo Gianni, che fa passi da gigante nella sua riabilitazione! e condivisione di questo file Massimo Tassi, amico fraterno e collaboratore di Edoardo Bennato fin dai tempi dei mitici “ragazzi del cortile” scritta di via Carafa a Bagnoli. senza autorizzazione della casa editrice. Lorena Bassano, la “centrale operativa” dei Matia Bazar, con la quale siamo violazione al inpresente divieto sopravvissutiOgni a un vero e proprio diluvio quel di Faenza (anche se il concerto del gruppo che seguiva purtroppo è saltato!). sarà perseguita a norma di legge. Franco Verdaro, amico e collaboratore di vecchia data di Toto Cutugno che ha avuto il suo bel da fare nel trovare una data possibile tra i vari giri intorno al Questa edizione è priva di bianche e mondo che Toto compie nelelettronica corso dell’anno per i suoi concerti. Marco Stanzani e Clarissa D’Avena che mi hanno consentito di incontraSPROVVISTA re Roby Facchinetti, pur impegnato per il tour con i Pooh e per il suo ultimo disco. della numerazione di pagina. Piero Pintucci, un vero gentiluomo che è diventato nel corso dei mesi un amico. Mi ha ospitato più volte nella sua bella casa fuori Roma e mi ha messo in contatto con altri due miti della musica italiana: Claudio Mattone e Franco Migliacci. Luigi Schiavone, a metà tra l’amico con cui condividere gioie e dolori calcistici e il musicista di livello mondiale, per avermi messo in contatto con Enrico Ruggeri. Ancora oggi non so se sono più impressionato da quello che Luigi ha scritto finora o da un suo tiro al volo da distanza siderale in una partita di calcio giocata insieme. Certo che se fosse entrato quel tiro, eh Luigi ? Alberto Salerno, ormai un amico di quelli veri, che mi ha coinvolto nella bellissima iniziativa di MuoviLaMusica come tesoriere ed organizzatore. (Presidente, però ogni tanto fammi rifiatare!). © 2014 Editrice ZONA Maria Grazia Bevilacqua, efficiente e gentilissima collaboratrice di Roberto Vecchioni. Edizione elettronica riservata Scarsamente interessata, ahimè, alla mia musica preferita si è sobbarcata il lavoro di leggere tutto quello che scrivevo in corso d’opera e di fornire continui suggerimenti, poi fondamentali. svolga un lavoro come quela risultati uso esclusivo dei Chiunque sigg. Giornalisti. lo che ho deciso di affrontare “deve” poter contare su una persona vicina di cui fidarsi al cento per cento. A mia moglie Marina va un ringraziamento speciale È VIETATA anche per la pazienza nei confronti del sottoscritto, vista la durata del lavoro e gli sforzi necessari per completarlo. qualsiasi riproduzione, diffusione L’ultimo ringraziamento, anche per questioni anagrafiche, va alla più piccola: mia figlia Carolina. Non che abbia fatto granché per aiutarmi, a dire il vero, a condivisione didall’amico questoMassimo file Tassi a Posillipo parte apprezzare la e crêpe alla nutella offertale in un bel giorno di primavera. Si tratta, diciamo così, di un ringraziamento “preventivo”. La ringrazio se, con calma, tra qualche si prenderà la briga senza autorizzazione scritta dellaanno casa editrice. di leggere questo libro. Credo (e spero) che scoprirà qualcosa di interessante. Ma ogni cosa a suo tempo... Ogni violazione al presente divieto sarà perseguita a norma di legge. Questa edizione elettronica è priva di bianche e SPROVVISTA della numerazione di pagina. www.editricezona.it [email protected] © 2014 Editrice ZONA Edizione elettronica riservata a uso esclusivo dei sigg. Giornalisti. È VIETATA qualsiasi riproduzione, diffusione e condivisione di questo file senza autorizzazione scritta della casa editrice. Ogni violazione al presente divieto sarà perseguita a norma di legge. Questa edizione elettronica è priva di bianche e SPROVVISTA della numerazione di pagina. © 2014 Editrice ZONA Edizione elettronica riservata a uso esclusivo dei sigg. Giornalisti. È VIETATA qualsiasi riproduzione, diffusione e condivisione di questo file senza autorizzazione scritta della casa editrice. Ogni violazione al presente divieto sarà perseguita a norma di legge. Questa edizione elettronica è priva di bianche e SPROVVISTA della numerazione di pagina.