anno 5 numero 2 - 31 gennaio - 15 febbraio 2010 Iscritto all’Albo Cooperative a mutualità prevalente n.A182952 Il periodico di informazione tecnico agraria della Regione Puglia V.D.O. Partirà entro giugno la rete di vendita diretta organizzata dei prodotti agricoli tutti italiani VITE Scarti potatura come fonte energetica IMMIGRATI Determinanti per prodotti italiani FOTOVOLTAICO Scambio sul posto: eccedenza ora si può vendere n.2 31 gennaio 2010 pag. 26 Diffusione della zanzara tigre in Puglia E. Tarasco1, F. Nicassio2, F. Porcelli1, O. Triggiani1 1Dipartimento di Biologia e Chimica Agro-forestale ed Ambientale, Sez. di Entomologia e Zoologia, Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Bari, [email protected] 2Dipartimento di Sanità e Benessere degli Animali, Facoltà di Medicina Veterinaria INTRODUZIONE Aedes albopictus (Skuse, 1894) (Diptera, Culicidae; sottogenere Stegomya), nota come zanzara tigre è originaria delle foreste tropicali dell’Asia sud-orientale e si sviluppa, da larva, in piccole raccolte d’acqua di cavità naturali, come ad esempio cavità degli alberi o bambù spezzati. Negli ambienti antropizzati si è progressivamente adattata ad utilizzare per il suo sviluppo anche l’acqua nei contenitori artificiali (barattoli,lattine, sottovasi, copertoni, etc.). È vettrice di numerosi agenti patogeni esotici tra cui un arbovirus responsabile della malattia “dengue”, detta febbre rompi ossa, che attualmente non sembra essere presente nel nostro Paese. I primi esemplari di zanzara tigre sono stati rinvenuti in Italia nel 1990, nell’area urbana di Genova, in una partita di copertoni provenienti dal Sud America infestati dalle sue uova. La sua presenza è stata segnalata successivamente in quasi tutte le regioni italiane e dal novembre del 2004 è da noi rinvenuta stabilmente anche in Puglia. LA ZANZARA TIGRE A. albopictus è più piccola delle altre zanzare, di colore scuro, con fasce bianche sulle zampe e una caratteristica linea bianca dorsale su capo e torace, ma con un ciclo biologico simile a quello delle altre zanzare. Gli stadi preimmaginali vivono nell’acqua; le uova, deposte ai bordi del contenitore poco sopra la superficie dell’acqua, schiudono solo quando vengono sommerse. Le larve, dopo 4 stadi larvali, si trasformano in pupa, e dopo circa 48 ore, in zanzara adulta. Nelle nostre zone l’intero ciclo di sviluppo dura circa 2 settimane, a seconda delle temperature (a temperature di 26°C e è di 78 giorni, mentre a temperature intorno ai 15°C è di 20 giorni). In 48-72 ore dallo sfarfallamento maschi e femmine si accoppiano; subito dopo la femmina succhia il suo primo pasto di sangue, necessario per far maturare le uova, mentre il maschio, esaurita la funzione riproduttiva, sopravvive solo pochi giorni. La fem- mina, che ha una longevità media di 15 giorni, depone da 40 ad 80 uova isolate attaccandole alle pareti del contenitore appena sopra il livello dell’acqua. Questa zanzara è attiva nelle ore diurne, soprattutto a metà mattina e nel pomeriggio, vola basso, a pochi centimetri dal suolo, e punge soprattutto gambe e caviglie. Più aggressiva delle altre zanzare, la sua puntura provoca vistose bolle e pruriti particolarmente fastidiosi nei soggetti più sensibili. Punge soprattutto all’aperto, ma se l’infestazione è consistente si rinviene anche all’interno di palazzi e abitazioni. Dai dati raccolti nelle aree esaminate larve e adulti della specie possono essere attivi fino a novembre, quando le femmine iniziano a deporre le uova che, dotate di particolari adattamenti, consentono alla specie di superare la stagione invernale rimanendo in uno stato di vita quiescente. Le uova, dopo aver svernato, schiudono già a partire da marzo dell’anno successivo. L’adulto della zanzara tigre si sposta relativamente poco e tende a rimanere nei pressi del focolaio larvale, dove può deporre le uova, ed è in grado di effettuare spostamenti più ampi solo in favore di vento. La sua diffusione è legata sostanzialmente al trasporto passivo di strutture contenenti uova. Le popolazioni iniziali, costituite da pochi individui, possono passare inosservate; nelle fasi successive la popolazione si accresce e tramite il volo degli adulti si diffonde alle zone limitrofe seguendo generalmente la direzione dei venti dominanti. La gestione delle infestazioni da zanzara tigre può dare risultati soddisfacenti quando si ricorre al controllo integrato; allo scopo è indispensabile non solo la conoscenza della bio-etologia della zanzara e delle condizioni climatiche (temperatura ed umidità relativa), ma anche quello dei mezzi e delle tecniche di lotta eco-compatibili. In particolare è fondamentale valutare la dinamica della popolazione in relazione alle condizioni ambientali ed alle fasi di sviluppo (uova, larve n.2 31 gennaio 2010 pag. ed adulti) ed i picchi stagionali di maggior presenza degli adulti alati. A tal fine va realizzata un’accurata ricerca sul territorio dei focolai larvali, con particolare attenzione in prossimità dei “siti sensibili” dove la presenza di forti infestazioni è particolarmente sentita per la vicinanza di scuole materne, asili nido, case di riposo ecc., ed è importante campionare gli stadi preimmaginali raccogliendo larve e/o pupe di A. albopictus, ispezionando sia le aree pubbliche che private. LA ZANZARA TIGRE IN PUGLIA Il primo censimento sulla diffusione della zanzara tigre in Puglia fu da noi effettuato nel 2007 con 57 Comuni nei quali furono riscontrate popolazioni stabili del culicide. L’opera di monitoraggio di questi 3 anni ha fornito dati sulla progressiva colonizzazione di nuove aree urbane del nostro territorio e attualmente sappiamo che A. albopictus si è ormai perfettamente “integrata” con popolazioni stabili in 115 Comuni pugliesi: 24 della provincia di Bari (Bari, Adelfia, Bitetto, Bitonto,Bitritto, Capurso, Conversano, Giovinazzo, Molfetta, Modugno, Mola di Bari, Monopoli, Noicattaro, Palese, Palo del colle, Polignano, Putignano, Rutigliano, Sannicandro, Sammichele di bari, Santo Spirito, Triggiano, Turi e Valenzano); 4 nella provincia BAT (Barletta, Andria, Trani e Corato); 17 della provincia di Taranto (Taranto, Castellaneta, Carosino, Fragagnano, Ginosa, Grottaglie, Massafra, Montemesola, Palagiano, Pulsano, Sava, San Giorgio Ionico, San Marzano di San Giuseppe, Statte, Talsano, Torricella e Villa Castelli); 7 della provincia di Brindisi (Brindisi, Carovigno, Ceglie Messapica, Latiano, Mesagne, Oria, San Vito dei Normanni); 48 della provincia di Lecce (Lecce, Alezio, Aradeo, Arnesano, Calimera, Campi Salentina, Cannole, Castrano, Castro, Cavallino, Collepasso, Copertino, Cutrofiano, Galatina, Galatone, Gallipoli, Guagnano, Lequile, Lizzanello, Maglie, Martano, Melendugno, Melpignano, Muro Leccese, Nardò, Otranto, Parabita, Poggiardo, Porto Cesareo, Racale, Salice Salentino, San Cesario, Sannicola, Santa Cesarea Terme, Seclì, Specchia, Sternatia, Squinzano, Surbo, Taurisano, Trepuzzi, Tricase, Tuglie, Ugento, Vergole); 15 della provincia di Foggia (Foggia, Carapelle, Cerignola, Margherita di Savoia,Lucera, San Ferdinando di Puglia, Trinitapoli, Vieste, Peschici, Rodi Garganico, Sannicandro Garganico, Stornara, Stornarella, Vico Garganico e Zapponeta). Si riteneva che le temperature 27 medie elevate e la scarsità di precipitazioni nei mesi estivi, ostacolassero la colonizzazione delle aree meridionali. Possiamo affermare invece, sulla base dei dati raccolti negli ultimi anni, che la zanzara tigre si è insediata in Puglia in maniera stabile. OVITRAPPOLE E BACILLUS THURINGIRNSIS ISRAELIENSIS Il monitoraggio tramite ovitrappole e la distribuzione anche in farmacia di pasticche di BTI (Vectobak DT®) costituiscono i sistemi di prevenzione e controllo più adottati dalle amministrazioni locali pugliesi. Tramite le ovitrappole viene effettuata una sorveglianza che coinvolge anche numerose aree private, all’interno dei centri urbani e nelle zone periferiche, nonché strutture ricettive (es. Hotel, ristoranti e sale ricevimento). Nei Comuni di Bari, Barletta e Bitonto è stata inoltre sensibilizzata la cittadinanza mediante opuscoli informativi e spot presso radio e tv locali, preparati con il contributo tecnico e scientifico dei Dipartimenti di Biologia e Chimica Agroforestale (Sezione di Entomologia e Zoologia) ed Ambientale e di Sanità e Benessere Animale dell’Università di Bari. n.2 31 gennaio 2010 pag. 28 3