Direzione Politiche Sociali
Servizio Famiglia
La Tutela dei Minori
nella Regione del
Veneto
Campobasso, 20 aprile 2006
d.ssa Sara Seri
Servizio Famiglia
Organizzazione servizi territoriali di
tutela: deleghe art. 23 DPR
616/1977
delega totale
nessuna delega
18%
solo rette
34%
0%
solo interventi
psicosociali
48%
Il monitoraggio sulla situazione dei minori allontanati
dalla propria famiglia
Rilevazioni semestrali
anagrafiche minori in struttura
(schede minori in struttura)
Rilevazioni annuali strutture di
accoglienza per minori
(schede struttura)
Banca Dati minori
in struttura
(dal 1993)
BANCA DATI
ANAGRAFICA
INTEGRATA
Banca dati minori
vittime di
maltrattamento e
abuso
Rilevazioni semestrali anagrafiche
minori in affido giudiziale
(schede minori in affido e scheda
famiglia affidataria)
Rilevazioni annuali
servizio attuatore
(schede servizio)
Banca Dati
minori in affido
familiare
giudiziale
Banca Dati
ADOZIONI
BANCA DATI OSSERVATORIO REGIONALE
Una banca dati
integrata…permette:
•
•
•
•
•
•
•
evidenziare le tipologie di famiglie in situazione di disagio dove è
temporaneamente impossibile la permanenza dei figli;
monitorare la durata dei progetti di affidamento a strutture e/o famiglie;
pianificare servizi a supporto della famiglia e pertanto contrastare gli
allontanamenti dei minori;
monitorare la presenza delle strutture tutelari sul territorio regionale,
controllare la loro conformità agli standards regionali, orientare e pianificare
il numero dei posti letto in relazione al fabbisogno del territorio;
adeguare sempre più le strutture residenziali alle necessità dei minori
accolti: dal percorso per la definizione degli standard di qualità, ai percorsi
formativi rivolti agli operatori delle strutture tutelari, senza dimenticare
l’importante sforzo economico attuato grazie ai finanziamenti della L.51/86
che ha permesso di riconvertire tutti gli Istituti Educativo Assistenziali della
Regione Veneto prima del termine del 2006 previsto dalla L.149/01
monitorare l’attività dei servizi affido, pianificare il loro sviluppo in relazione
ai fabbisogni del territorio;
promuovere la formazione degli operatori impegnati nella tutela e nei servizi
affido in relazione alla realtà rilevata.
I minori che vivono fuori dalla
famiglia in Veneto
2.176
AFFIDO FAMILIARE
Consensuale
Giudiziale
193 minori
537 minori
Monitorato
attraverso la
rilevazione delle
spese sostenute
da comuni e aulss
Monitorato
attraverso la
BDA
52% affido a parenti
48% affidi eterofamiliari
STRUTTURE
RESIDENZIALI
1446 minori
la situazione dei minori accolti è
monitorata a partire dal 1993
con la BDM
Minori in affido e minori in
struttura: per genere
Femmine
100%
M aschi
90%
80%
70%
60%
50,4%
60,2%
50%
40%
30%
20%
10%
49,6%
39,8%
0%
Mino ri in affido
Mino ri in struttura
N.B. si evidenzia come nelle strutture di accoglienza i minori stranieri rappresentino ben il 32,8%
del totale (pari a n. 553 minori). Dal 1993 ad oggi c’è stato un aumento costante della presenza dei
minori stranieri all’interno delle strutture (dal 5,6% ca. del ’93 al valore attuale); il 15,2% degli
stranieri sono minori stranieri non accompagnati.
Minori in affido e minori in
struttura: per età
Minori in struttura
Minori in affido
50%
43,5%
45%
40%
29,8%
35%
25,9%
30%
21,5%
25%
20%
15%
14,4%
13,9%
18,2%
15,7%
8,6%
8,1%
10%
5%
0%
0-5 anni
06-10 anni
11-13 anni
14-17 anni
18 anni e più
LEGGE REGIONALE N. 42/1998: ISTITUISCE IL
Pubblico Tutore dei Minori della Regione Veneto
ed disciplina le competenze dell’Ufficio
Il progetto pilota regionale di
prevenzione e contrasto all’abuso e
al maltrattamento
DGR 4031/2002
Progetto pilota regionale
di prevenzione, contrasto e presa in carico
delle situazione di maltrattamento, abuso
e sfruttamento sessuale di minori
DGR 4236/2003
ISTITUZIONE DEI CENTRI TERAPEUTICO-RIBILITATIVI A
LIVELLO INTERPROVINCIALE, IN ATTUAZIONE DI QUANTO
PREVISTO DALLA L. 269/98 E DAL DECRETO 89/2002.
MOTIVAZIONI CHE HANNO SOLLECITATO LA
REALIZZAZIONE DEL PROGETTO PILOTA
 La carenza e/o assenza di servizi in grado di supportare e
curare la famiglia disfunzionale e’ causa di allontanamenti
troppo lunghi per il minore dall’ambiente familiare e/o di
rientri in ambienti familiari dove i problemi rimangono
immutati e/o, viceversa, del permanere di situazioni di rischio
non prese in considerazione dai servizi e dalle istituzioni
 Assenza di una valutazione quantitativa e qualitativa del
fenomeno sul territorio regionale
 Disomogeneità della formazione degli operatori socio-sanitari
 Disomogeneità dei servizi sul territorio regionale
 Assenza di linee guida che supportino le prassi inerenti la
segnalazione e la presa in carico
Il Piano di Azione connesso al Progetto Pilota regionale
si inserisce pertanto in un complesso di azioni che si
articolano in modo sinergico e che, a partire dalla
condivisione di una cultura comune, si concretizzano
attraverso percorsi dedicati anche alla prevenzione e
alla formazione specifica per gli operatori del settore.
Il Piano ha previsto inoltre, quale azione elettiva special
modo relativamente all’organizzazione di servizi di
tutela, l’attivazione dei Centri provinciali/interprovinciali
di terapia-riabilitazione nei quali è prevista la
copresenza di diverse figure professionali: psicologi,
pediatri, neuropsichiatri, assistenti sociali, esperti in
scienza dell'educazione, avvocati e mediatori culturali.
GLI OBIETTIVI PRINCIPALI
del progetto pilota regionale
1) coordinamento delle azioni nell'ambito dell'abuso e
maltrattamento, (sono già operative le linee guida ;
2) favorire una visione multidisciplinare ed integrata
dell'intervento;
3) sollecitare una prevenzione precoce attraverso la
sensibilizzazione di quanti sono a contatto con i
bambini e gli adolescenti;
4) intervenire con tempi e modalità adeguate per non
arrecare un ulteriore danno alle vittime;
5) promuovere sul territorio cultura tesa ad migliorare
le competenze necessarie a comprendere i segnali di
disagio.
LE FASI DEL PROGETTO
1.
2.
3.
4.
5.
Azioni preliminari
Sensibilizzazione
Attivazione centri specialistici provinciali
Attività di carattere formativo
Elaborazione linee guida, procedure e
protocolli operativi con altre istituzioni
coinvolte
6. Banca dati regionale minori maltrattati e/o
abusati, valutazione e monitoraggio delle
attività progettuali
1 - LE AZIONI PRELIMINARI
 Rilevazione dati provenienti dall’area giudiziaria,
sociale, sanitaria e da altre fonti
 Mappatura risorse esistenti dal rilevamento,
all’accertamento, cura, trattamento dei bambini e
delle loro famiglie
 Promozione intese istituzionali
 Programmazione servizi specialistici nell’area
della tutela
 Creare una cultura capace di prevenire e
prevedere il disagio
 Coordinare servizi e istituzioni del territorio
competenti nell’area
 Costituzione gruppo di lavoro regionale
2- L’ATTIVITÁ DI SENSIBILIZZAZIONE
 Opuscoli e materiale informativo per
insegnanti, genitori, ragazzi
 Pubblicizzazione progetto
 Incontri provinciali per operatori, insegnanti
e genitori di sensibilizzazione/formazione
 Apertura di una sezione dedicata sul tema
all’interno del sito dell’Osservatorio infanzia
contenenti informazioni su: corsi di
formazione, Iniziative, protocolli operativi,
documentazione utile, iniziative e convegni
4 - LE ATTIVITÁ DI CARATTERE
FORMATIVO
Percorsi formativi per operatori del
territorio
Percorsi formativi per operatori delle
èquipes dei centri
Supervisione
6 - LA BANCA DATI REGIONALE
MINORI MALTRATTATI E/O ABUSATI
 Flusso informativo costante tra Osservatorio
regionale e centri regionali
 Pubblicazione dati
 Valutazione e monitoraggio delle attività
progettuali
 Elaborazione e ridefinizione degli obiettivi
con il territorio
3 - L’ATTIVAZIONE DEI CENTRI
REGIONALI SPECIALISTICI
 Valutazione situazioni di maltrattamento-abuso
 Supporto alla genitorialità disfunzionale
 Presa in carico educativa, terapeutica e sociale
del minore e della famiglia
 Sostegno psicologico della famiglia e/o del
genitore protettivo
 Sostegno ai minori nel percorso giuridico
 Lavoro d rete con i servizi territoriali
 Consulenza
I CENTRI REGIONALI
Ente
Denominazion
e del Centro
AULSS 16 –
Padova
I Girasoli
Province di
Padova e
Rovigo
AULSS
20,
21, 22 –
Verona
Il Faro
Provincia di
Verona
Comune
AULSS 6 e
IPAB
Proti
Salvi
–
Vicenza
L’Arca
Provincia di
Vicenza
Fondazione
S.
Maria
Matter
Domini
Venezia
Associazion
e Telefono
Azzurro
Treviso
Province di
competenza
Provincia di
Il
Germoglio Venezia
Tetto
Azzurro
Province di
Treviso e
Belluno
I centri: requisiti
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Possono partecipare sia enti pubblici che privati in possesso di una
documentata esperienza, almeno biennale, nell’ambito del
maltrattamento e abuso
Carattere diurno, interprovinciali, ubicai nel territorio regionale,
requisiti di idoneità igienico ambientale
Documentata esperienza nell’ambito
Professionalità operatori
Lavoro interprofessionale
Lavoro di rete con i servizi territoriali
Modalità organizzative: spazi, orari, accessi, reperibilità,
attrezzatura informatica, disponibilità a spostamenti fuori sede
dell’equipe per casi particolari
Rapporto qualità/prezzo
Collegamento con le istituzioni scolastiche e le strutture
tutelari del territorio
Coinvolgimento del III° settore
Requisiti del personale dei Centri
• Dovranno essere presenti almeno 3 psicologi, di cui almeno 2
specializzati nell’area della genitorialità e nella diagnosi –
trattamento delle situazioni di abuso-maltrattamento
• Almeno 2 Ass. Sociali per i rapporti con il territorio con il quale
cura i rapporti con il Tribunale, per il lavoro d’equipe all’interno
del centro
• 1 laureato in scienza dell’educazione, specializzato nella
materia
• Altre figure professionali a discrezionalità dell’equipe, v. NPI,
pediatra a convenzione, giurista esperto in diritto di famiglia
• Possibili i tirocini professionali
La Banca dati abuso e maltrattamento
Osservatorio
Regionale Infanzia e
Adolescenza
ALCUNE RIFLESSIONI ALLA LUCE DEI
PRIMI DATI RILEVATI
• Le schede sono relative ai bambini in
carico dal 1.1.2005 al 31.12.2005.
• il numero dei minori presi in carico è
pari a n. 319 a livello regionale, dei
quali 40 per audizioni protette nei
rapporti con l’autorità giudiziaria
• A livello generale la
classe d’età
maggiormente
rappresentata è
quella dai 6-10 anni
• Interessante sarà il
successivo confronto
per genere ma
soprattutto tipologia
del maltrattamento
Et à de i mi nor i
non i ndi cato
9,3%
0-5 anni
18 anni e pi ù
15,2%
6,2%
14-17 anni
22,1%
11-13 anni
14,5%
06-10 anni
32,5%
… dalle schede anagrafiche:
minori per età e sesso
100%
3,5%
80%
18,6%
41,9%
20,9%
15,1%
60%
40%
20%
8,5%
15,9%
33,0%
0-5 anni
06-10 anni
16,5%
26,1%
11-13 anni
14-17 anni
0%
Femmine
Maschi
18 anni e più
… dalle schede semestrali:
minori per struttura familiare
genitori coniugati
genitori divorziati
genitori conviventi
figlio di madre
nubile
orfano di padre
0
20
40
60
80
100
120
140
Tipo di maltrattamento
57,4%
60,0%
50,0%
40,0%
30,0%
23,4%
22,4%
21,1%
20,0%
5,9%
10,0%
0,0%
ABUSO_F
ABUSO_S
GRAVE_T
VIOL_ASS
ALTRO_M
5 - Le linee guida tra Centri e
Servizi del territorio - obiettivi
• Pervenire ad una definizione di abuso e
maltrattamento condivisa
• Analizzare prassi e metodologie connesse alla
diagnosi, presa in carico e sostegno per
giungere all’identificazione di percorsi operativi
• Definire ruoli e competenze gli interventi in rete
con i servizi territoriali
• Tracciare un quadro di riferimento nell’ambito
dei rapporti con l’autorità giudiziaria
Per maltrattamenti contro i
minori si intendono:…
• “…..gli atti e le carenze che turbano
gravemente il bambino, attentano alla
sua integrità corporea , al suo sviluppo
fisico, affettivo, intellettivo e morale, le
cui manifestazioni sono la trascuratezza
e/o le lesioni fisico e/o psichico e/o
sessuale da parte di un familiare o di
altri che hanno cura del bambino”
(IV Colloquio Criminologico del Consiglio d’Europa 1978)
5 - Il protocollo con i servizi territoriali
• Rilevazione di una situazione di maltrattamento grave o
abuso sessuale da parte del servizio
• richiesta al centro (presentazione caso, diagnosi,
relazione psicosociale, ecc.)
• definizione di un’ipotesi di intervento da parte del centro
regionale
• Formulazione del progetto da parte del centro regionale
• condivisione e sottoscrizione da parte del servizio
inviante, referente del caso, del progetto di presa in carico
• svolgimento del progetto
• verifiche periodiche
• Conclusione e restituzione al servizio inviante e relazione
finale
• eventuale progetto condiviso di follow up
Accessi diretti:
• Accoglienza e primo ascolto delle difficoltà
segnalate
• coinvolgimento
servizio
territoriale
competente
• avvio di uno dei due percorsi per la presa in
carico
I rapporti delle equipes dei centri con il tribunale
per i minorenni e la procura presso
il Tribunale per i Minorenni
• operano in collaborazione con i servizi
territoriali che rimangono i titolari della
situazione
• effettuano tempestivamente le notizie di reato
• Elaborano relazioni scritte per la parte di
progetto da loro seguita che il servizio titolare
potrà utilizzare per relazionare al tribunale o
per segnalare alla procura
La notizia di reato
• I pubblici ufficiali e gli incaricati di un
pubblico servizio devono denunciare
all’autorità giudiziaria la notizia di reato
perseguibile d’ufficio di cui siano venuti a
conoscenza nell’esercizio o a causa delle
loro funzioni o del loro servizio (art.331
c.c.p.)
I rapporti delle equipes dei centri con il
tribunale, la Procura ordinaria e le
Forze dell’ordine
• I centri offrono alle forze dell’ordine e all’autorità
giudiziaria personale appositamente formato per
le audizioni protette e gli incidenti probatori
• I centri sono dotati di spazi adeguati dove
effettuare tali attività
• I centri hanno predisposto un sostegno alle
vittime e ai testimoni minorenni nell’ambito di
quanto indicato dalla Convenzione di Strasburgo
• I centri propongono percorsi di sostegno
terapeutico compatibili con gli interventi
giudiziari
SEGNALAZIONI AI CENTRI:
A) INVIO/RICHIESTA DI COLLABORAZIONE DA PARTE DEI SERVIZI
TERRITORIALI DI CASI GIA' SEGUITI DI MINORI MALTRATTATI O
ABUSATI (situazioni di maltrattamento INTRAFAMILIARE o
ETEROFAMILIARE)





Valutazione psicodiagnostica
Terapia al minore
Terapia familiare
Valutazione delle capacità genitoriali residue
Sostegno al/ai genitori protettivi non coinvolti nelle azioni
di maltrattamento e abuso
 Attività di consulenza e sostegno per inserimento
scolastico o reinserimento ambientale per minori che
manifestano problematiche specificamente correlate al
maltrattamento e all’abuso
 Consulenze sociali,sanitarie, educative e legali agli
operatori dei servizi
B) SU RICHIESTA DELLE AUTORITÀ GIUDIZIARIE
 Audizioni protette del minore vittima del reato
 Incidenti probatori
 Sostegno al minore durante il percorso giudiziario
(Convenzione Strasburgo)
C) SU RICHIESTA DIRETTA DEGLI INTERESSATI
Primo ascolto delle difficoltà segnalate
Coinvolgimento del
competente: analisi
condiviso
servizio territoriale
richiesta– progetto
D) ATTIVITA' DI CONSULENZA
L’attività di consulenza si inquadra all’interno delle attività di
rete tra operatori del territorio e operatori dei centri regionali,
nello specifico le attività possono riguardare.
Casi dubbi: attività di consulenza per insegnanti e operatori
per progettare e/o effettuare approfondimenti specifici su
minori
che
sembrano
evidenziare
problematiche
riconducibili al maltrattamento e all'abuso
Attività di formazione/informazione territoriale in
collaborazione con i servizi per operatori, insegnanti e
genitori
RIFLESSIONI SUL PRIMO ANNO DI
ATTIVITA DEI CENTRI
• interprofessionalità e condivisione culturale
• I modelli di riferimento: la convergenza dei
modelli.
I fattori di rischio e di protezione
• I problemi con la rete
• L’importanza della formazione e della SV degli
operatori
• Importanza della formalizzazione di alcuni
passaggi: v. Buone Prassi per operatori, v.
Protocolli con AAGG, v. UVDM.
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Banca Dati minori in affido familiare giudiziale