La Risurrezione mistero di vita di saggezza o un umanesimo». Monsignor Christophe Dufour è un vescovo francese, della diocesi di Limoges. Per l’anno della fede, hanno tradotto un suo volumetto in italiano che aiuta la catechesi sul Credo, e da esso prendiamo le pagine che riguardano la risurrezione di Cristo. «“Come può credere che Gesù è risorto?” domandano i bambini durante le mie visite pastorali. Come mai lo credo? Semplicemente perché me l’hanno detto. “Ma – rincarano gli stessi bambini presentendo giustamente che qui si trova il cuore della fede dei cristiani – come può essere sicuro che Gesù è davvero risuscitato, che è realmente vero?” Perché mi fido di coloro che me l’hanno detto. La Risurrezione è credere sulla parola. Risaliamo allora alla lunga catena dei testimoni fino a coloro che ci hanno detto di averlo visto, visto davvero. Gesù è risuscitato da morte, lo credete? Si dice che una parte di cristiani, anche impegnati, non credono alla resurrezione di Cristo. Eppure, secondo san Paolo, “se Cristo non è risuscitato, è vana la nostra fede”. La Risurrezione è la base della fede cristiana. Senza di essa il cristianesimo è soltanto un’espressione Abituati a meditare sui momenti più salienti della vita terrena di Gesù, come la nascita e la passione, spesso riserviamo la nostra riflessione sul mistero della risurrezione al periodo della pasqua. Eppure, si tratta di un mistero che investe tutta la nostra vita cristiana, nelle sue espressioni più semplici e abituali. Si comprende, allora, perché la prima predicazione degli apostoli è incominciata con l’annuncio della risurrezione di Gesù che, assieme alla sua morte, costituisce il nucleo del primo annuncio cristiano. Di fatto, è attorno al mistero pasquale (morte e risurrezione di Gesù) che la Chiesa primitiva sviluppa tutta la predicazione, la catechesi e la celebrazione della salvezza operata da Gesù Cristo. Certamente, la risurrezione di Gesù è un evento assolutamente nuovo ed esclusivo della fede cristiana. Esso, però, si inserisce in un momento particolare nella storia della rivelazione donata da Dio agli uomini tramite il popolo della sua elezione. Prima del secondo secolo avanti Cristo, Israele non dimostra una fede nella 2 La fede, una questione di scarpe Q Le scarpe non le togli e non le butti. Senti che la fede comincia ad andarti stretta, ma non vuoi farne a meno, hai paura del giudizio degli altri e ti ostini a conservare un atteggiamento bambino verso la religione, accetti le scarpe strette… Non vuoi però fare passi in avanti, rimani immobile sullo stesso posto e magari ti lamenti e critichi tutti quelli che non portano il tuo stesso numero di scarpe. Per un po’ di tempo resti a piedi nudi, ma poi metti delle scarpe nuove e vai avanti. In questa variante, la tua persona cresce, ma capisci che hai sempre bisogno di una “misura più grande di fede”, e questa non si acquista mettendo delle scarpe nuove sopra quelle vecchie: devi prima togliere le scarpe vecchie e poi mettere quelle più grandi. Il tempo in cui rimani con i piedi scalzi puoi viverlo come un momento di crisi di fede, di ripensamento, che è certamente un’occasione importante, non di perdita. Non devi aver paura di simili momenti di crisi! Devi soltanto in quei momenti restare fedele, trovare il modo di metterti ai piedi delle scarpe nuove, che ti fanno andare avanti nella vita e nella fede. (don G. Venturi – Dossier catechista, marzo 201 2) 2. uand’eri bambino, i tuoi genitori di tanto in tanto dovevano comprarti scarpe più grandi. Infatti un tipico inconveniente delle scarpe è il fatto che non crescono coi piedi. Così è la crescita della personalità umana e la crescita della fede cristiana. La personalità dell’uomo cresce di giorno in giorno, ma la fede può rivelarsi tutto d’un colpo piccola, insufficiente, stretta, limitante, inutile. Quando cresce la persona e non cresce la fede, la reazione può essere di tre modi diversi… Cominci a sentire la fede come un peso, un limite, o addirittura un ostacolo nel cammino della vita. La prima soluzione sembra quella di togliersi le scarpe e buttarle, cioè abbandonare la fede che non si è adeguata allo sviluppo della tua persona. Magari, negli anni della maturità, tornerai a ricordare i tempi della fanciullezza, quando andavi in chiesa e facevi persino il chierichetto. Ma ormai le scarpe della fede le hai buttate, forse addirittura con sollievo. Se qualcuno ti facesse l’invito di tornare ad interessarti di Cristo, lo potresti intendere come invito a rimetterti quelle scarpe vecchie e strette, e perciò non lo accetti. 3. 1. 5 vita, la predicazione vivente, la liturgia della parola, la catechesi, l’uso dei mass-media, il contatto personale… ” (nn. 41 -48). Ecco gli elementi che riguardano tutti: “la testimonianza di vita… il contatto personale”. Tutti i battezzati sono chiamati a questo. Viviamo in una società secolarizzata, nella quale è difficile parlare della fede, del Vangelo, della preghiera, della vita cristiana; in genere, anche nelle nostre famiglie e nelle comunità religiose, si parla di tutto, politica, economia, lavoro, salute, sport, che tempo fa, ecc. La fede e la preghiera non c’entrano quasi maia. Sono come “hobby” privati, personali, ciascuno se li gestisce per conto proprio. E’sbagliato, è un frutto amaro della cultura materialista in cui viviamo. Introdurre nel discorso questi temi è già un portare l’attenzione sui problemi che più contano nella vita di tutti. . Quanti contatti personali abbiamo nella giornata con persone in difficoltà, sofferenti, depresse, scoraggiate, che sono pessimiste e cercano il senso della vita. E’ molto facile e tranquillo cavarsela con qualche parola d’incoraggiamento. Il cristiano, che va contro-corrente, trova l’aggancio per orientare il discorso sulla fede e la vita cristiana, su Gesù e Maria… Non è facile, lo so. Ma se la nostra vita è’orientata a Dio e a Cristo, se la “preghiera continua” è sempre sulle nostra labbra e nel nostro cuore, se la grazia che chiediamo a Gesù è di imitarlo sempre più, ci viene spontaneo e quindi naturale orientare anche le nostre conversazioni al tema che più ci appassiona, ci conquista, ci emoziona. Ecco quel che la Chiesa chiede a tutti i battezzati, in primo luogo ai preti, alle suore, alle persone consacrate. P.Piero Gheddo – febbraio '12 OFFERTE ALLA CHIESA Offerta n.n. € 1 .200,00; offerta n.n. € 400,00; offerta Lorenzina Baldovin € 300,00; offerta n.n. € 470,00; offerte varie € 773,00. Offerte Bollettino Natale 201 2: € 1 .51 5,00. Offerte in occasione di funerali e battesimi € 1 .250,00 Un compagno allegro è una carrozza in un viaggio a piedi. Johann Wolfgang Goethe (1 749 – 1 832) 7 DALL’ARGENTINA ALLA RICERCA DELLE PROPRIE RADICI Sonia Beatriz Crotti ha visitato l’Oltrepiave per mantenere la promessa fatta alla nonna Antonia partita da Laggio dopo la Grande Guerra col marito, Oscar Eduardo Mirasso, è giunta in visita a Vigo e Laggio. Accompagnati da Gasperino Cesco (Presidente Emerito del Capitolo di S. Antonio Abate) e da Giovanni De Donà, i due ospiti hanno potuto conoscere, oltre alla Pievanale di S. Martino, le chiese di S. Orsola e della Difesa. E proprio in quest’ultima Sonia ha voluto entrare a piedi nudi per mantenere una promessa fatta all’età di 11 anni. “Quando ero molto piccola - ci spiega la nonna mi raccontava del suo paese di origine, di quanto fosse dura la vita di tutti i giorni, della grande povertà che aveva costretto lei e la sua famiglia ad emigrare. Aveva sempre una grande nostalgia ed era consapevole che non avrebbe mai più rivisto il suo paese, non avendo alcuna possibilità economica. Diceva che se avesse potuto ritornarvi anche passando attraverso lo stretto camino di una cucina, lo avrebbe fatto senz’altro. Quando più forti l’assalivano i ricordi, apriva un libro e teneva fra le mani una stella alpina. Così le avevo promesso che se mai fossi potuta andare in Cadore, in segno di amore e rispetto per le sue origini, avrei camminato a piedi nudi su quella stessa terra che lei aveva calpestato da ragazza ed avrei visitato la fonte battesimale dove era stata battezzata”. Gli ospiti sono stati poi accompagnati a Piniè alla casa dei Da Rin Polenton, dove sono le origini dell’attore Grazie ad Internet l’avevamo conosciuta ed aiutata a ricostruire le origini della propria famiglia. Così qualche giorno fa la dottoressa “fonoaudiologa” Sonia Beatriz Crotti, 56 anni, che vive nella cittadina di Tres Arroyos (Tre Ruscelli) nel centro dell’Argentina, ha voluto sciogliere una promessa fatta quasi mezzo secolo fa alla nonna materna Antonia Nicolai e 8 argentino Premio Oscar Ricardo Da Rin, a Casera Razzo, a Laggio nella chiesa di S. Antonio, quindi a S. Margherita in Salagona ed infine al ponte sul “Rin”, poco sopra la casa dei Da Rin Pister a “Rin di Sotto”, dove era nata la bisnonna Maria Tommasa “Nina” Da Rin Pistèr, figlia di Mariano. Grande è stata l’emozione nel sentire il rumore dello scorrere dell’acqua del “Rin” e nel toccare, anzi accarezzare, con devozione il muro di pietra dell’antica abitazione, dalla quale ha voluto staccare un piccolo sasso per ricordo. “I primi Nicolai di Vigo - ci racconta Sonia - emigrarono a Tres Arroyos nel 1891: essi erano il bisnonno Giovanni Battista e sua sorella Francesca, che trovarono casa e un lavoro; poco dopo, nel 1902, arrivarono le figlie di Giovanni Battista, Caterina e Lucia, quest’ultima con suo marito, un Da Rin Zoldan. Più tardi, nel 1905, li raggiunse la bisnonna “Nina” Da Rin Pistèr, con i figli Antonia e Daniele, per ricongiungersi con il suo sposo. I maschi lavoravano come muratori, mentre le famiglie di “Keka” e Caterina coltivavano foraggio per i cavalli. Grazie alla banca dati dei nominativi delle persone sbarcate nel porto di Buenos Aires tratti dai libri di bordo delle navi, il tutto digitalizzato per il CEMLA (Centro de Estudios Migratorios Latinoamericanos), e coll’aiuto dell’amico Mario Da Rin De Barbera, che vive in Argentina da 50 anni, avevo scoperto che i bisnonni erano già stati in Argentina a fine ‘800 e che poi erano ritornati a Vigo per stabilirsi definitivamente in Sud America subito dopo la Grande Guerra, della quale la nonna ricordava soprattutto la grande fame sofferta nell’anno dell’invasione austriaca. Della bisnonna, che morì nel marzo del 1955, si racconta che avesse uno spirito avventuroso ed una grande forza interiore. Infatti la vita non fu tenera con lei, che perse il marito e tre figli malati di tubercolosi, ma grazie alla fede riuscì a superare tutte queste avversità”. Sonia parla abbastanza bene l’italiano e della nonna ricorda con emozione i versi di una canzone che spesso le cantava: “Ciao, ciao, ciao, morettina bella, ciao e prima di partire un bacio ti voglio dare, un bacio alla mia mamma, un bacio al mio papà”. Sonia ha portato con sé diversi documenti e una foto della nonna giovanetta, ritratta assieme alla bisnonna ad Auronzo nello studio fotografico di Marco Bonel. Dopo un secolo questa immagine ha dunque varcato nuovamente l’oceano per ritornare in Cadore, cosicché possiamo dire che Antonia e Tommasa sono ritornate idealmente al proprio paese d’origine, in quei luoghi che non avevano più rivisto, ma che mai avevano dimenticato. “E’ stata una esperienza davvero emozionante - ci ha detto al momento di salire sul treno - da raccontare con orgoglio ai miei tre figli, Giulia laureata in architettura, Mariano Agustin che sta per diventare professore di storia ed Emilia che è appena entrata all’Università di Buenos Aires, dove studia per diventare nutrizionista. Lascio il Cadore con tanta nostalgia, grazie a voi ho trascorso due giornate indimenticabili”. Walter Musizza Giovanni De Donà 9 Chiamiamo le cose con il loro nome «Che cosa desidera l’anima più ardentemente della verità?» si chiedeva il grande sant’Agostino. Quale verità? Oggi su tutto ognuno dice la sua e la confusione o i «dogmi» del tvpensiero regnano sovrani. Ma questo – e lo si vede benissimo nei giovani, che sono i primi a farne le spese – non favorisce la libertà. Spesso anzi acuisce l’intolleranza. Infatti, solo quando il sentiero è ben segnato e i piedi poggiano su pietre solide noi procediamo sicuri. Se i sassi sono scivolosi e traballanti avanziamo a fatica e ci sentiamo minacciati. Come non si stanca di ripetere il Papa, la prima responsabilità storica di noi cristiani del Terzo millennio è difendere la ragione nella sua capacità di ospitare la realtà intera. «Occorre tornare alle cose come stanno» scriveva Husserl, uno dei più grandi filosofi contemporanei. Occorre tornare al primato della realtà e, quindi, a chiamare le cose con il loro nome. Oggi, vorrei tornare su una delle parole-chiave del nostro percorso. Quale realtà corrisponde alla parola famiglia nelle società avanzate del XXI secolo? «Di famiglia si parla ancora, ma mi sembra un puzzle con i pezzi intercambiabili!». Tuttavia l’esperienza di famiglia comune a ogni uomo, pur nelle innegabili trasformazioni connesse alle vicende storiche e culturali dei vari popoli, ci rimanda ad alcuni tratti indistruttibili, scolpiti in una roccia dura come il diamante. L’amore fedele tra un uomo e una donna, aperto alla vita e capace di prendersene cura, caratterizza «il vero bene comune» – così Benedetto XVI ha definito la famiglia lo scorso settembre ad Ancona – su cui si fonda ogni autentica civiltà. Un bene prezioso da trasmettere alle generazioni future, per condividerlo con esse. Eppure i mass media continuano a sostenere chi pretenderebbe che i propri «desideri affettivi» fossero riconosciuti quali «diritti fondamentali» (basti vedere il caso delle coppie di fatto). Come se il vivere sotto lo stesso tetto «in ragione dell’esistenza di vincoli affettivi» fosse sufficiente a costituire un unico nucleo familiare. Ma le cose non stanno così: non bastano i vincoli affettivi a costituire una famiglia. Nel rispetto delle scelte di tutti, una famiglia è tale solo se poggia su tre fattori inseparabili: la differenza sessuale (uomo-donna), l’amore come dono di sé e la fecondità. Di questa proposta integrale si nutrono le speranze più elevate dei giovani, cioè le speranze di una vita pienamente riuscita. Ma accogliere integralmente la realtà della famiglia non è un compito che può essere lasciato semplicemente alla libertà individuale. La famiglia, infatti, mette in campo la dimensione comunitaria e sociale dell’umana esistenza, e questo implica la necessità di sostenerla anche attraverso politiche essenziali al buon governo di ogni società democratica. La legge ha il compito di educare la persona a vivere secondo virtù. E questo significa che leggi che non rispettano la realtà delle cose (come sono le leggi che chiamano «famiglia» 10 le convivenze di diversa natura) non sono neutre e provocano un danno alla convivenza sociale. Il «buon senso» del nostro popolo è più orientato alla difesa dei capisaldi di questa vita buona di quanto lo siano certi intellettuali o certi politici. Ho letto qualche tempo fa una notizia che me ne ha dato conferma. Il Comune di una grande città italiana, all’avanguardia in materia di politiche sociali, ha attivato nel gennaio 1999 la cosiddetta «attestazione di famiglia affettiva», una sorta di «registro delle coppie di fatto» tuttora oggetto di dibattito nel nostro Paese: il dato sorprendente è che in questi anni i cittadini che hanno scelto di avvalersene sono pochissimi. La realtà è testarda e finisce per aprirsi sempre una strada nella vita degli uomini. Card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano Anagrafe parrocchiale Battezzati Dario Da Sacco – nato il 1 2.05.201 2 e battezzato il 9.1 2.201 2 David Da Rin Fioretto – nato il 30.08.201 2 e battezzato il 26.01 .201 3 Battezzati fuori parrocchia Antonio Nicolai– nato il 27.1 2.2011 e battezzato ad Agna (Padova) il 20.05.201 2 Defunti Da Pra Miranda ved. Da Rin Bettina di anni 89, morta il 2.01 .201 3 Prampolini Silvana (Silvia) ved. Sodo di anni 82, morta il 6.01 .201 3 Da Rin Perette Vittorio, ved. Fiorenza Pradetto Roman, di anni 70, morto a Spilimbergo (PN) il 7.01 .201 3 Da Rin Betta Caterina ved. Martini di anni 92, morta il 22.02.201 3 Corbatto Enrico Ricello di anni 66, morto il 22.02.201 3 a Eching-Monaco di Baviera 11 Sant’Antonio Abate a Laggio L a foto che ripropone la festa di Sant’Antonio Abate lo scorso 17 gennaio è eloquente quanto mai. Fa vedere (o non vedere!) quello che stava succedendo in chiesa. Una nuvola, una nube quasi fosca che testimoniava la solennità dell’incenso usato per la celebrazione. Un’atmosfera crepuscolare che si addiceva ad una chiesa priva di corrente. Il predicatore che si sbracciava al centro del presbiterio perché – logicamente – il microfono non funzionava, e doveva ricorrere alla voce naturale accompagnata dalla mimica. Però questi dettagli non dicono tutto dell’edizione 2013 di Sant’Antone de Lajo. Non dicono, per esempio, chi è quel sacerdote invitato a presiedere la S.Messa: si chiama Paolo Arnoldo, è il decano di Cortina d’Ampezzo dalla fine di settembre del 2012, recentemente insignito del titolo di monsignore. E’ venuto senza obiezioni a donarci la sua presenza e la sua parola perché, avendo per oltre quarant’anni prestato servizio nella diocesi di Bolzano-Bressanone, non conosceva bene la nostra zona. Per lui è stato come una piccola esplorazione nel mondo dell’Oltrepaiave. Vi ha trovato l’accoglienza gioiosa ed entusiasta del Capitolo di Sant’Antonio, dei paesani, , degli ex compagni di seminario (Gaspare Puppel, Mario Baigo e il pievano) con cui si sono 12 fatti buona compagnia negli anni del seminario di Feltre e di Belluno. Ha trovato la buona volontà della Schola Cantorum che non ci ha fatto mancare il suo servizio, non ostante mancasse l’accompagnamento dell’organo. Ha potuto ammirare la presenza numerosa ed esemplare dei chierichetti, “graziati” da un giorno di vacanza e “graziati” da una bella nevicata che “faceva tanto inverno”. La parte profana – che non è mai da disprezzare – ha avuto la sorpresa più prestigiosa per il Capitolo: il pranzo lodevolmente preparato nella cucina e servito e della sala della Lataria de Lajo restaurata. Siamo abituati alla fantasia e alle realizzazioni del Capitolo, e quest’anno abbiamo avuto ulteriore prova che esso è efficiente, generoso, intraprendente e capace. La gente, poi, non manca mai all’appuntamento religioso della ricorrenza, e anche il canto dei Vespri si è svolto nel modo più consono alla festa. Forse anche i nostri bambini di oggi potranno raccontare in futuro: “Era così importante il 17 gennaio che ci davano perfino un giorno di vacanza9”. “Strane mamme, strane adozioni” 13 Un pane per amor di Dio “Ricordati del “fratello che non c’è più.” (Gen. 42,13) Il Centro Missionario della nostra diocesi è come una “centrale elettrica della carità”. Produce mentalità, produce condivisione, produce interesse conoscitivo. E’ interprete qualificato di questa urgente via del vangelo: la via delle opere, oltre che via dell’evangelizzazione. Assieme alla Caritas bussa costantemente alla porta della coscienza. Ci sentiamo molto spesso svegliati dal torpore quando ci mostra alcune urgenze caritative che sembrano distanti da noi. Oggi è difficile dire che qualche realtà sia “distante”, perché il mondo è di casa. L’iniziativa quaresimale “Un pane per amor di Dio” è così collaudata che merita ancora il nostro appoggio fattivo e la nostra collaborazione. Ecco perché, in questo numero pasquale del bollettino L’Oltrepiave vogliamo mettere in evidenza quanto ampio è il cantiere delle Missioni. Ci serviamo dei sussidi e delle spiegazioni forniti alle parrocchie dal Direttore del Centro Missionario, affinché resti memoria che chi ci stuzzica ad essere più generosi di preghiera e di mezzi economici lo fa anche per il nostro bene. Il bene della formazione cristiana. Di seguito, possiamo leggere l’articolo di don Luigi Canal e il rendiconto della quaresima 2012. 1. Lettera di don Luigi Canal, Direttore del Centro Missionario diocesano. Carissimi/e, le parole di questo titolo [Ricordati del “fratello che non c’è più”] sono tratte dalla storia di Giuseppe d’Egitto, che la Nota Pastorale del nostro Vescovo ci ha proposto per vivere l’ Anno della fede. Alla richiesta di Giuseppe di dar notizie della loro famiglia, i dieci figli di Giacobbe spinti in Egitto dalla carestia in cerca di cibo, dissero: “Dodici sono i tuoi servi: siamo fratelli, figli di un solo uomo, nel paese di Canaan; ecco, il più giovane è ora presso nostro padre, e uno non c’è più. ” La mettono così, questi fratelli, con una mezza verità che nasconde la vergogna del loro crimine: il fratello che non c’è più era Giuseppe, da loro venduto e portato in Egitto come schiavo. Senza volerlo, spinti dalla fame, questi fratelli saranno condotti dal Signore a ritrovare questo fratello che per loro non esisteva più… l’avevano cancellato dall’ anagrafe famigliare… 14 E’ stata la crisi, una situazione di fame, e la condivisione del grano, la strada scelta dal Signore per far riconciliare i fratelli e ricomporre la famiglia di Giacobbe. Che non possa essere così anche per noi, che attraversiamo questa crisi? La condivisione! La riconciliazione!… Quaresima, tempo di ascolto della Parola di Dio: Ecco l’esempio di Giuseppe, che alla paura di vendetta, risponde ai fratelli: “Avvicinatevi a me! Io sono Giuseppe, il vostro fratello , che voi avete venduto per l’Egitto. Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita… e per salvare in voi la vita di molta gente. Dunque, non siete stati voi a mandarmi qui, ma Dio… quindi baciò tutti i suoi fratelli e pianse stringendoli a sé. Dopo, i suoi fratelli si misero a conversare con lui”. (Gen. 45, 5-15) Dio scrive giusto anche su righe storte: si ricostruisce la fraternità, si riprende il dialogo… Ma bisogna superarle così le vergogne del nostro passato! Quaresima, tempo di riconciliazione: Leggendo questo brano in chiave missionaria, ci accorgiamo di non essere lontani dall’ipocrisia di quei figli di Giacobbe che fingono che questo fratello “africano” non ci sia più. Di fronte a tanti popoli allo sbando, spesso facciamo finta di non conoscerne l’esistenza o di non riconoscerne i bisogni fondamentali, quelli che non trovano nel loro continente. Fratelli che il nostro mondo ha venduto e svenduto lungo i secoli, in cambio di ricchezze sporche del loro sangue! Quaresima, tempo di fraternità ritrovata: il riconoscimento avviene attraverso la condivisione del grano, dei mezzi di sopravvivenza. Quando c’è in gioco la vita o la morte, si mettono da parte i torti e le ragioni e si riconosce che Dio si serve anche di queste prove per ricomporre la famiglia umana. In questo sta una lettura di fede dell’azione di Dio nella nostra storia. Un Pane per Amor di Dio La condivisione del pane ( che è alimentazione, accoglienza, formazione, occupazione, cura della salute… ) è la proposta quaresimale che ci aiuta a fare il percorso dell’incontro con i fratelli che la società ha cancellato dalle sue mappe (semplicemente è più comodo fingere che non ci siano più). Vogliamo allargare lo sguardo cui ci ha allenato l’Avvento di 15 Fraternità invitandoci a “mostrare con le opere la nostra fede!” Senza tralasciare i vicini bisognosi, il Centro Missionario vi propone per questa Quaresima alcuni progetti dove possiamo ritrovare e riabbracciare dei fratelli in paesi più lontani, che “ci sono ancora” ma la cui esistenza è veramente messa a rischio: Per l’Africa: In Etiopia: sostegno alla scuola di infermieri nell’Ospedale di Wasserà Per l’America latina: In Ecuador, a Quito: sostegno al CENIT in favore dell’infanzia indigena Per l’Asia: In Pakistan: Sostegno alla scuola di formazione del Progetto Bhatty Per il Medio-Oriente: In Siria: Sostegno alla Comunità Dossetti che opera nelle zone di guerra L’opuscolo Testimoni della fede può stimolare la nostra preghiera e la nostra azione per una Fede più vera. In compagnia di questi fratelli faremo l’esperienza di Emmaus: si apriranno i nostri occhi per scoprire la vera identità del Fratello e arderà il nostro cuore per Lui! 2. Un Pane per amor di Dio 2012 (per un totale di € 95.534) La somma raccolta è stata devoluta in 25 progetti internazionali in Brasile, Sao Tomè, Niger, Filippine, Thailandia, Burundi, Ecuador, Tanzania, Croazia, Italia, vari 3. Il manifesto Il manifesto ci presenta la figura di un bambino il cui volto è oscurato dalle tenebre. Nei sobborghi di Karachi, dove è avvenuto l’incontro, il sole non si vede quasi mai: in quelle baraccopoli mancano gli spazi per lasciar entrare un raggio di luce… è buio tutt’attorno e spesso anche dentro, nell’anima delle persone. Si vorrebbe godere la bellezza della vita dataci dal Creatore, ma non è permesso. In questi luoghi oggi non si vuol vedere il volto del cristiano, anzi si fa di tutto perché questo fratello “sparisca”, “non ci sia più”. Molte tenebre si sono accumulate lungo la storia, formando incrostazioni e fondamentalismi che fanno “sparire” tante persone. Forse lo stesso fenomeno ha fatto perdere il volto a tanti cristiani anche 16 qui da noi. Oggi è diventato tanto più difficile dare un volto all’Amore … o un Amore ad ogni volto! Se chiudo gli occhi e cerco di dissipare le tenebre che ho dentro di me, comincerò a dare un nome ed un volto a questa creatura: sono i figli comprati e venduti nei mercati del lavoro minorile, della droga, del sesso… Sono i volti deformati dalla fame, dall’Aids, dalla strada, dalla miseria, dal disamore di famiglie che non ci sono più! E poi… fra essi scorgo qualche traccia anche del mio volto. E Rachele continua a piangere i suoi figli “che non sono più”, come nella strage degli innocenti. Non è rispettoso mettere in mostra un volto sofferente, deformato dalla violenze umane: è giusto avvolgerlo in un velo pietoso di rispetto, una penombra che diventa perfino un segno di affetto. Perché… quel fratello c’è, e come! Ha il volto di tutti e di nessuno: è anche il mio volto… avvolto nel mistero. Don Luigi Canal ed amici del Centro Missionario diocesano Il gruppo INSIEME si PUO'... della nostra comunità ha raccolto 1 01 6 Euro che sono stati devoluti interamente per i progetti d'aiuto della Associazione. Ringraziamo tutte le persone che hanno collaborato al confezionamento dei dolci e a quelle che, con le loro offerte, hanno permesso di aiutare i tanti bisognosi nel mondo. 17 IL CORO OLTREPIAVE una risorsa per la nostra comunità Il resoconto del 2012 non può iniziare se non nel ricordo di Aldo Da Rin Puppel, caro amico ed uno dei fondatori, che ha lasciato un grande vuoto nel coro; avvenimento che ha segnato di mestizia l'anno appena trascorso. Quasi 40 anni di attività hanno portato la compagine diretta dal Maestro Arduino De Donà ad una qualità esecutiva sempre più apprezzata in tutte le manifestazioni a cui l’Oltrepiave ha partecipato. Nuovi amici e numerosi visitatori sono arrivati a Vigo al seguito dei cori che si sono esibiti nei concerti organizzati dall'Oltrepiave. Il Coro è stato impegnato nell'organizzazione di manifestazioni turistiche come l'impegnativo, anche fisicamente, pic-nic di Casera Razzo, la Festa dei Cjantoi ed il Sia Lodato. Vanno qui ricordati i volontari, amici del coro, che si sono resi disponibili nei momenti più impegnativi, ad aiutare per la riuscita delle manifestazioni. Ecco l'elenco delle uscite e dei concerti ai quali l’Oltrepiave ha partecipato nel corso dell'anno: Concerto Concerto Concerto Concerto Concerto Concerto Rassegna Concerto Concerto Cjanton de Ciasa ns. Concerto Concerto Pic-nic Concerto Concerto Concerto Concerto Concerto Concerto Concerto Concerto Concerto Concerto Valle di Cadore Cortina Tai Vigo Maniago (PN) Sospirolo Pelos Auronzo Panoramic Auronzo Cori sul lago Laggio Auronzo Juventus Nebbiù Casera Razzo Gaggio Montano (BO) Tempio Pausania (SS) Usini (SS) Longarone Breno (BS) Barcis (PN) Vigo S. Martino Pelos Immacolata Trieste Vigo Natale 201 2 18 4 gennaio 201 2 1 6 gennaio 1 3 aprile 2 giugno 1 6 giugno 23 giugno 21 luglio 27 luglio 28 luglio 4-5 agosto 7 agosto 8 agosto 1 2-1 3-1 4-1 5 agosto 8-9 settembre 1 4 settembre 1 5 settembre 29 settembre 27-28 ottobre 4 novembre 1 1 novembre 7 dicembre 1 5 dicembre 28 dicembre Concerto di Natale 201 2: la suggestiva fiaccolata Particolarmente interessanti le uscite in Sardegna, a Breno e a Gaggio Montano ospitati da quei Cori locali in cambio delle loro visite a Vigo nel recente passato. Altro evento importante è stato lo spostamento nella nuova sede. Il coro ha lasciato la Casa Agnoli di Pelos, nella quale si era da poco insediato, per sistemarsi nella rinnovata latteria di Laggio, per la generosa disponibilità del Capitolo di Sant'Antonio Abate e del suo Presidente, Dott. Flavio De Nicolo'. L'impegno è stato affrontato con la solita, instancabile diligenza, al traino della locomotiva dei fratelli De Donà, sempre primi nell'esempio e nella laboriosità. Una priorità è ora quella di trovare nuove voci; già alcuni giovani sono entrati ma l'età media dei componenti è abbastanza elevata ed è importante poter assicurare per il futuro la continuità del sodalizio. Non solo la passione per il canto popolare, ma la possibilità di viaggiare e conoscere altre realtà, anche all'estero, dovrebbero invogliare giovani e meno giovani ad entrare nel coro. Sono memorabili le uscite degli scorsi anni in Argentina, Brasile, Germania, Svizzera, Croazia, Ungheria, Romania e nelle principali città italiane. Il coro vi aspetta!!!!! 19 Franco Furlan Capitelli in legno, posti lungo le strade per indicare e proteggere i confini delle proprietà. In onore di questo dio, si celebravano i ”terminalia ” offrendo sacrifici vicino alle pietre di confine o all’incrocio di strade. Con l’avvento del cristianesimo, alle celebrazioni e agli dei pagani delle erme, sacelli e termini, subentrarono le immagini sacre». I capitelli e le edicole sacre sono una testimonianza della devozione popolare. Questi “tempietti” si trovano lungo le nostre vie, agli incroci delle strade, nei muri maestri delle case, sui muri di cinta. Qui ci si può raccogliere in preghiera, si può deporre un fiore, ci si reca a maggio per la recita del Rosario. In passato i fedeli vi convenivano per le feste padronali od altre manifestazioni di culto. Spesso voluti dagli appartenenti ad una stessa borgata, o da qualche committente facoltoso, sono l’emblema dell’identità religiosa della nostra gente. Ringraziamo chi ci ha fornito la riproduzione dei nostri capitelli, scusandoci se – per ora – non abbiamo completato la rassegna con le croci campestri, con la Madonna di Cianpon e con qualunque altro richiamo devozionale disseminato nelle nostre contrade. La “grande porta della fede” resta Cristo: è Lui che ci introduce nella comunione con la Santissima Trinità. Ma ci sono anche delle porticine che possono farci passare – senza tanta fatica – dalla vita quotidiana ad una preghiera fugace. Sono appunto i nostri capitelli. Sono così tanti nell’Europa cristiana, ed hanno così tanti nomi nelle varie lingue (capitelli, cippi mariani, pilastrini, edicole, maginette, nicchie, tavolette ex voto, anconette, alberi sacri o pali con immagine e le croci) che quasi sembra di essere presuntuosi a parlarne. Però l’anno della fede ci obbliga a chiederci se il nostro occhio è abituato a osservare il paesaggio e a cogliere questo richiamo religioso che chiamiamo “ capitello ”. Così introduce il tema uno dei tantissimi studiosi e catalogatori delle edicole sacre, Gianni Caravello: «Il nome capitello trae origine dal latino caput = testa, in un incrocio infatti le strade iniziano o finiscono e, ubi viae competunt , cioè l’incrocio era detto compitum . In epoca romana, i capitelli erano legati al culto del dio Termine, tutore dei confini e rappresentati da cippi, in pietra o 20 Capitello B. V. del Rosario, Laggio Capitello del Crocifisso, Vigo Capitello in Palù B. V. di Lourdes, Vigo 21 Adozione prenatale a distanza: anche noi! Alcune parrocchie della nostra diocesi sottoscrivono da tempo, anno dopo anno, un Progetto Gemma, cioè versano per 18 mesi un contributo mensile di 160 euro a favore di una donna incinta in difficoltà, tentata di non accogliere il proprio bambino. Il Progetto Gemma offre dunque ad una mamma un sostegno economico che le può consentire di portare a termine con serenità il periodo di gestazione, accompagnandola nel primo anno di vita del bambino. Così vengono salvati molti figli, e nello stesso tempo molte madri (e padri e nonni etc.) sono tenuti lontani dalla scelta di abortire che ferisce profondamente le persone e turba le relazioni familiari. Il denaro raccolto, che affluisce alla Fondazione Vita Nova, arriva concretamente alle donne in difficoltà tramite un Centro di aiuto alla vita. Ecco alcuni passaggi della lettera di una mamma aiutata dal Progetto Gemma che il Centro di aiuto alla vita di Vasto ha fatto pervenire a Belluno: Cari miei, innanzitutto voglio approfittare per farvi gli auguri con tutto il cuore. Io non vi conosco ma il Signore Dio conosce i vostri generosi cuori. Io ringrazio prima di tutto il Signore e Dio per avermi dato questo dono di ASPETTARE UN FIGLIO. Perché aspettare un bambino e la cosa più bella che Dio ci dona e un dono prezioso dato da Dio. Io vi ringrazio con tutto il cuore e vi mando un ABRACCIO. Distinti saluti da me e mio marito. Grazie. Chiunque può fare l’adozione prenatale a distanza “Progetto Gemma”: singoli, famiglie, gruppi parrocchiali, amici o colleghi, comunità religiose, condomini e classi scolastiche. Hanno aderito al Progetto anche Consigli comunali e perfino gruppi di carcerati. Spesso l'adozione viene proposta come dono per matrimoni, battesimi, nascite o in ricordo di una persona cara. Ed è chiaro che può essere sottoscritta anche da una parrocchia, dalla nostra parrocchia! E’ una gioia sapere che un bambino è nato e una madre non ha abortito grazie alla nostra solidarietà. In effetti, ogni bambino non nato è nostro fratello in Cristo. Ogni madre in difficoltà è nostra sorella in Cristo. Che fare, allora? Ci si può rivolgere al Centro aiuto vita Onlus Belluno per avere informazioni (o allo 0437 34353), e/o versare contributi per il Progetto Gemma sul suo conto corrente presso UniCredit Belluno piazza Martiri IBAN IT 96 W 02008 11910 000007408288. 800-813000: il telefono della speranza di vita. 800-813000 è il numero di telefono gratuito al quale possono ricorrere le mamme di qualunque età che aspettano un bambino in un momento difficile. Se hai problemi, se sei tentata di abortire, se qualcosa in te ti suggerisce di non farlo, se già hai abortito e ne soffri, telefona con fiducia a un’operatrice di SOS Vita, per parlare con la massima riservatezza, trovare conforto, esplorare le possibilità di aiuto anche concreto mediante la rete dei Centri di Aiuto alla vita. 23 Dio salvi l’Italia Per esprimere come se la sta passando la nostra nazione italiana, il vignettista di turno ha fatto questo riassunto. Noi lo osserviamo – magari ridendo a denti stretti – perché non ha bisogno di ulteriori parole di commento. O meglio: chiediamoci se anche noi siamo raffigurati nella situazione di precarietà, di instabilità, di incertezza, di sfiducia che tocca tutta l’Europa e il patrio stivale in particolare. Al posto di quei puntelli così poco affidabili, non ci starebbe meglio qualche buon pilone di cemento armato? Non ci starebbe bene la solidità dell’economia, del lavoro, dell’onestà, della fede e della moralità pubblica e privata? Non darebbe più garanzie una società che riscopre il valore del sacrificio, il senso della cooperazione anche nei progetti più limitati? Non gioverebbe anche alla salute il saperci ancorati a ciò che tiene sempre, tipo una fede più professata e una lotta al vizio più convinta? Ci tocca rileggere questa osservazione di Confucio, e forse quei pilastri cominceranno a sostituire i trampoli malsicuri. "Se il popolo è regolato dalle leggi ed uniformato attraverso le punizioni, esso cercherà di evitarle ma non sentirà alcun senso di vergogna. Se esso è invece guidato dalla virtù e uniformato attraverso le norme di buon comportamento e attraverso i riti, il popolo coltiverà il senso di vergogna, e quindi progredirà" . ( Confucio 551 - 479 a.C.) 24 ENTRATE OFFERTE in CHIESA CANDELE VOTIVE Lumini Madonna 1.256,50 Offerte S.Orsola 1.077,00 Capitelli 169,00 OFFERTE SERVIZI ATTIVITA' PARROC. Offerte Bollettino 2.997,30 Offerte catechismi 432,50 QUESTUE ORDIN. ENTRATE VARIE 2012 10.252,35 2.502,50 2.470,00 3.429,80 7.350,00 0,00 OFFERTE pro CHIESA OFFERTE STRAOR. 8.521,00 0,00 PARTITE di GIRO: CASSA ANIME 1.139,15 USCITE IMPOSTE e ASSICUR. Ass.Multirischi Parr. 3.630,00 Bolli e oneri c/c 241,43 SPESE CULTO Candele, fiori, ecc. 1.391,79 Paramenti, mat.lit. 1.550,57 Compensi serv.culto 2.815,00 ATTIVITA' PARROC. Contr.gite, feste, conv. 1.225,00 Acquisto catech. e stampe 3.713,49 Contrib.e comp.vari 919,00 Spese post, ecc. 660,30 SPESE GESTIONALI Luce 3.252,49 Telefono 701,50 Acqua 192,90 Riscaldamento 4.932,64 Rimb.viaggi,canc,puliz. 2.708,81 MANUT. FABBRIC. Manut. fabbricato 919,50 Man.pav, pr. sala term. 1.397,00 Rip.camp. e mat.el.vario 767,70 SPESE VARIE Taxa diocesana 628,00 Rip.adiacenze S.Orsola 4.598,00 0,00 SPESE STRAORD. Acq. fotocopiatrice 2.805,62 Acq. mobili 620,00 Allacciamento metano 2.190,10 CARITA' OFFERTE IMPERATE: Pastorale dioces. 180,00 Offerte varie seminario 410,00 Terra Santa 60,00 Un pane per Amor... 1.130,00 Att.Org.diocesane 100,00 Università cattolica 70,00 Carità diocesana 240,00 Migrantes 70,00 Carità del Papa 621,00 Sem.dioces. 15/8 1.810,00 Terremoto Emilia 1.543,00 Sem.dioces. 2/10 985,00 Missioni 785,00 Avvento fraternità 810,00 ATTIVO anno 2011 8.814,00 10.795,24 PARTITE di GIRO: CASSA ANIME OFFERTE IMPERATE TOTALE ENTRATE 55.274,04 TOTALE USCITE Riepilogo: TOTALE ENTRATE TOTALE USCITE ATTIVO al 31.12.2012 55.274,04 52.024,84 3.249,20 3.871,43 5.757,36 6.517,79 11.788,34 3.084,20 5.226,00 5.615,72 285,00 315.00 9.564.00 52.024,84 Benedetto XVI aiuta a rileggere gli inizi del Concilio Forse soltanto i più anziani possono scomodare il ricordi di come si svolgevano i riti sacri prima del 1965. Ma questa pacata e veramente paterna allocuzione di Benedetto XVI ai suoi sacerdoti di Roma è una saggia rievocazione che aiuta anche i giovani a ripensare il grande balzo fatto dalla liturgia cattolica nei suoi contenuti e nelle sue forme. Il Papa emerito, Benedetto XVI, ha partecipato ai lavori del Concilio Vaticano II come giovane teologo (nel 1962 aveva soltanto 35 anni). Fu l’ “aiutante” del cardinale di Colonia Frings, l’esperto di teologia che lo affiancava nello studio dei documenti da discutere in aula conciliare. Onestà vuole che si dica di lui: ha “confezionato” alcuni dei documenti del Concilio. Nessuno, meglio di lui, potrebbe raccontare qualche aspetto fondamentale della nascita di tali documenti, e nessuno, meglio di lui, può aiutare anche noi a usare saggiamente di quell’evento. Quando, lo scorso 14 febbraio, ha incontrato i sacerdoti di Roma, ha avuto l’occasione di riepilogare il cammino della liturgia nell’ultimo secolo, e di mettere in evidenza i vantaggi di una liturgia resa nuova e resa “più vera”. [...] «Dopo la Prima Guerra Mondiale, era cresciuto, proprio nell'Europa centrale e occidentale, il movimento liturgico, una riscoperta della ricchezza e profondità della liturgia, che era finora quasi chiusa nel Messale Romano del sacerdote, mentre la gente pregava con propri libri di preghiera, i quali erano fatti secondo il cuore della gente, così che si cercava di tradurre i contenuti alti, il linguaggio alto, della liturgia classica in parole più emozionali, più vicine al cuore del popolo. Ma erano quasi due liturgie parallele: il sacerdote con i chierichetti, che celebrava la Messa secondo il Messale, ed i laici, che pregavano, nella Messa, con i loro libri di preghiera, insieme, sapendo sostanzialmente che cosa si realizzava sull'altare. Ma ora era stata riscoperta proprio la bellezza, la profondità, la ricchezza storica, umana, spirituale del Messale e la necessità che non solo un 28 la Risurrezione, con l'incontro con il Risorto, e dall'incontro con il Risorto andiamo al mondo. In questo senso, è un peccato che oggi si sia trasformata la domenica in fine settimana, mentre è la prima giornata, è l'inizio; interiormente dobbiamo tenere presente questo: che è l'inizio, l'inizio della Creazione, è l'inizio della ricreazione nella Chiesa, incontro con il Creatore e con Cristo Risorto. Anche questo duplice contenuto della domenica è importante: è il primo giorno, cioè festa della Creazione, noi stiamo sul fondamento della Creazione, crediamo nel Dio Creatore; e incontro con il Risorto, che rinnova la Creazione; il suo vero scopo è creare un mondo che è risposta all'amore di Dio. Poi c'erano dei principi: l'intelligibilità, invece di essere rinchiusi in una lingua non conosciuta, non parlata, ed anche la partecipazione attiva. Purtroppo, questi principi sono stati anche male intesi. Intelligibilità non vuol dire banalità, perché i grandi testi della liturgia - anche se parlati, grazie a Dio, in lingua materna – non sono facilmente intelligibili, hanno bisogno di una formazione permanente del cristiano perché cresca ed entri sempre più in profondità nel mistero e così possa comprendere. Ed anche la Parola di Dio - se penso giorno per giorno alla lettura dell'Antico Testamento, anche alla lettura delle Epistole paoline, dei Vangeli: chi potrebbe dire che capisce subito solo perché è nella propria lingua? Solo una formazione permanente del cuore e della mente può realmente creare intelligibilità ed una partecipazione che è più di una attività esteriore, che è un entrare della persona, del mio essere, nella comunione della Chiesa e così nella comunione con Cristo rappresentante del popolo, un piccolo chierichetto, dicesse "Et cum spiritu tuo" eccetera, ma che fosse realmente un dialogo tra sacerdote e popolo, che realmente la liturgia dell'altare e la liturgia del popolo fosse un'unica liturgia, una partecipazione attiva, che le ricchezze arrivassero al popolo; e così si è riscoperta, rinnovata la liturgia. Io trovo adesso, retrospettivamente, che è stato molto buono cominciare [il Concilio] con la liturgia, così appare il primato di Dio, il primato dell'adorazione. "Operi Dei nihil praeponatur": questa parola della Regola di san Benedetto (cfr 43,3) appare così come la suprema regola del Concilio. Qualcuno aveva criticato che il Concilio ha parlato su tante cose, ma non su Dio. Ha parlato su Dio! Ed è stato il primo atto e quello sostanziale parlare su Dio e aprire tutta la gente, tutto il popolo santo, all'adorazione di Dio, nella comune celebrazione della liturgia del Corpo e Sangue di Cristo. In questo senso, al di là dei fattori pratici che sconsigliavano di cominciare subito con temi controversi, è stato, diciamo, realmente un atto di Provvidenza che agli inizi del Concilio stia la liturgia, stia Dio, stia l'adorazione. Adesso non vorrei entrare nei dettagli della discussione, ma vale la pena sempre tornare, oltre le attuazioni pratiche, al Concilio stesso, alla sua profondità e alle sue idee essenziali. Ve n'erano, direi, diverse: soprattutto il Mistero pasquale come centro dell'essere cristiano, e quindi della vita cristiana, dell'anno, del tempo cristiano, espresso nel tempo pasquale e nella domenica che è sempre il giorno della Risurrezione. Sempre di nuovo cominciamo il nostro tempo con 29 [...].Vorrei adesso aggiungere ancora un terzo punto: c'era il Concilio dei Padri - il vero Concilio -, ma c'era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio tramite questi, tramite i media. Quindi il Concilio immediatamente efficiente arrivato al popolo, è stato quello dei media, non quello dei Padri. E mentre il Concilio dei Padri si realizzava all'interno della fede, era un Concilio della fede che cerca di comprendersi e cerca di comprendere i segni di Dio in quel momento, il Concilio dei giornalisti non si è realizzato, naturalmente, all'interno della fede, ma all'interno delle categorie dei media di oggi, cioè fuori dalla fede, con un'ermeneutica diversa. Era un' ermeneutica politica: per i media, il Concilio era una lotta politica, una lotta di potere tra diverse correnti nella Chiesa. Era ovvio che i media prendessero posizione per quella parte che a loro appariva quella più confacente con il loro mondo. C'erano quelli che cercavano la decentralizzazione della Chiesa, il potere per i Vescovi e poi, tramite la parola "Popolo di Dio", il potere del popolo, dei laici. C'era questa triplice questione: il potere del Papa, poi trasferito al potere dei Vescovi e al potere di tutti, sovranità popolare. Naturalmente, per loro era questa la parte da approvare, da promulgare, da favorire. E così anche per la liturgia: non interessava la liturgia come atto della fede, ma come una cosa dove si fanno cose comprensibili, una cosa di attività della comunità, una cosa profana. E sappiamo che c'era una tendenza, che si fondava anche storicamente, a dire: la sacralità è una cosa pagana, eventualmente anche dell'Antico Testamento. Nel Nuovo vale solo che Cristo è morto “fuori”: cioè fuori dalle porte, cioè nel mondo profano. Sacralità quindi da terminare: il culto non è culto, ma un atto dell'insieme, della partecipazione comune. Queste traduzioni, banalizzazioni dell'idea del Concilio, sono state virulente nella prassi dell'applicazione della Riforma liturgica; esse erano nate in una visione del Concilio al di fuori della sua propria chiave, della fede. E così, anche nella questione della Scrittura: la Scrittura è un libro, storico, da trattare storicamente e nient'altro, e così via. Sappiamo come questo Concilio dei media fosse accessibile a tutti. Quindi, questo era quello dominante, più efficiente, ed ha creato tante calamità, tanti problemi, realmente tante miserie: seminari chiusi, conventi chiusi, liturgia banalizzata, e il vero Concilio ha avuto difficoltà a concretizzarsi, a realizzarsi; il Concilio virtuale era più forte del Concilio reale. Ma la forza reale del Concilio era presente e, man mano, si realizza sempre più e diventa la vera forza che poi è anche vera riforma, vero rinnovamento della Chiesa. Mi sembra che, 50 anni dopo il Concilio,vediamo come questo Concilio virtuale si rompa, si perda, e appare il vero Concilio con tutta la sua forza spirituale. Ed è nostro compito, proprio in questo Anno della fede, cominciando da questo Anno della fede, lavorare perché il vero Concilio, con la sua forza dello Spirito Santo, si realizzi e sia realmente rinnovata la Chiesa. Speriamo che il Signore ci aiuti. Io, ritirato con la mia preghiera, sarò sempre con voi, e insieme andiamo avanti con il Signore, nella certezza:Vince il Signore! Grazie!». 30 Copertina: opere di Fratel Mario Venzo (1900 1989) INDICE pag. 2 La Resurrezione mistero... pag. 4 Per don Bosco pag. 5 la fede, questione di... pag. 6 Lei ha sbagliato numero pag. 8 Dall'Argentina alla ricerca... pag. 10 Chiamiamo le cose con... pag. 11 Anagrafe parrocchiale pag. 12 Sant' Antonio a Laggio pag. 14 Un pane per amor di Dio 13 maggio 2012: I ragazzi della Prima Comunione pag. 18 Coro Oltrepiave pag. 20 Capitelli pag. 22 Festa dei Giovani pag. 23 Adozioni prenatali pag. 24 Dio salvi l'Italia pag. 25 Bilancio parrocchiale pag. 26 Settimana Santa pag. 28 Papa Benedetto XVI... Sito internet: www.parvigo.altervista.org Un grazie a tutti i benefattori e a quanti lavorano e prestano il loro tempo per le tante attività della parrocchia Direttore: Mons. Renato De Vido, Pievano Responsabile ai sensi di legge: Don Lorenzo Sperti Iscrizione al Tribunale di Belluno: n. 2/2003 Stampa: Tipografia Piave Srl - Belluno HANNO COLLABORATO Cinzia Da Rin Franco Furlan Franco De Nicolò Suor Gabriella G.Antonio De Donà Giovanni De Donà Walter Musizza Franco Regalia