La Risurrezione
mistero di vita
di saggezza o un umanesimo».
Monsignor Christophe Dufour è un
vescovo francese, della diocesi di
Limoges. Per l’anno della fede, hanno
tradotto un suo volumetto in italiano
che aiuta la catechesi sul Credo, e da
esso prendiamo le pagine che
riguardano la risurrezione di Cristo.
«“Come può credere che Gesù è
risorto?” domandano i bambini durante
le mie visite pastorali. Come mai lo
credo? Semplicemente perché me
l’hanno detto. “Ma – rincarano gli
stessi
bambini
presentendo
giustamente che qui si trova il cuore
della fede dei cristiani – come può
essere sicuro che Gesù è davvero
risuscitato, che è realmente vero?”
Perché mi fido di coloro che me
l’hanno detto. La Risurrezione è
credere sulla parola. Risaliamo allora
alla lunga catena dei testimoni fino a
coloro che ci hanno detto di averlo
visto, visto davvero.
Gesù è risuscitato da morte, lo
credete? Si dice che una parte di
cristiani, anche impegnati, non
credono alla resurrezione di Cristo.
Eppure, secondo san Paolo, “se Cristo
non è risuscitato, è vana la nostra
fede”. La Risurrezione è la base della
fede cristiana. Senza di essa il
cristianesimo è soltanto un’espressione
Abituati a meditare sui momenti più
salienti della vita terrena di Gesù,
come la nascita e la passione, spesso
riserviamo la nostra riflessione sul
mistero della risurrezione al periodo
della pasqua. Eppure, si tratta di un
mistero che investe tutta la nostra vita
cristiana, nelle sue espressioni più
semplici e abituali. Si comprende,
allora, perché la prima predicazione
degli apostoli è incominciata con
l’annuncio della risurrezione di Gesù
che, assieme alla sua morte,
costituisce il nucleo del primo annuncio
cristiano.
Di fatto, è attorno al mistero pasquale
(morte e risurrezione di Gesù) che la
Chiesa primitiva sviluppa tutta la
predicazione, la catechesi e la
celebrazione della salvezza operata da
Gesù Cristo.
Certamente, la risurrezione di Gesù è
un evento assolutamente nuovo ed
esclusivo della fede cristiana. Esso,
però, si inserisce in un momento
particolare nella storia della rivelazione
donata da Dio agli uomini tramite il
popolo della sua elezione. Prima del
secondo secolo avanti Cristo, Israele
non dimostra una fede nella
2
La fede, una questione di scarpe
Q
Le scarpe non le togli e non le
butti. Senti che la fede comincia ad
andarti stretta, ma non vuoi farne a
meno, hai paura del giudizio degli
altri e ti ostini a conservare un
atteggiamento bambino verso la
religione, accetti le scarpe strette…
Non vuoi però fare passi in avanti,
rimani immobile sullo stesso posto
e magari ti lamenti e critichi tutti
quelli che non portano il tuo stesso
numero di scarpe.
Per un po’ di tempo resti a piedi
nudi, ma poi metti delle scarpe
nuove e vai avanti. In questa
variante, la tua persona cresce, ma
capisci che hai sempre bisogno di
una “misura più grande di fede”, e
questa non si acquista mettendo
delle scarpe nuove sopra quelle
vecchie: devi prima togliere le
scarpe vecchie e poi mettere quelle
più grandi. Il tempo in cui rimani
con i piedi scalzi puoi viverlo come
un momento di crisi di fede, di
ripensamento, che è certamente
un’occasione importante, non di
perdita. Non devi aver paura di
simili momenti di crisi! Devi
soltanto in quei momenti restare
fedele, trovare il modo di metterti
ai piedi delle scarpe nuove, che ti
fanno andare avanti nella vita e
nella fede.
(don G. Venturi – Dossier
catechista, marzo 201 2)
2.
uand’eri bambino, i tuoi genitori
di tanto in tanto dovevano
comprarti scarpe più grandi. Infatti
un tipico inconveniente delle scarpe
è il fatto che non crescono coi piedi.
Così è la crescita della personalità
umana e la crescita della fede
cristiana.
La personalità dell’uomo cresce di
giorno in giorno, ma la fede può
rivelarsi tutto d’un colpo piccola,
insufficiente, stretta, limitante,
inutile.
Quando cresce la persona e non
cresce la fede, la reazione può
essere di tre modi diversi…
Cominci a sentire la fede come
un peso, un limite, o addirittura un
ostacolo nel cammino della vita. La
prima soluzione sembra quella di
togliersi le scarpe e buttarle, cioè
abbandonare la fede che non si è
adeguata allo sviluppo della tua
persona. Magari, negli anni della
maturità, tornerai a ricordare i
tempi della fanciullezza, quando
andavi in chiesa e facevi persino il
chierichetto. Ma ormai le scarpe
della fede le hai buttate, forse
addirittura con sollievo. Se
qualcuno ti facesse l’invito di
tornare ad interessarti di Cristo, lo
potresti intendere come invito a
rimetterti quelle scarpe vecchie e
strette, e perciò non lo accetti.
3.
1.
5
vita, la predicazione vivente, la
liturgia della parola, la catechesi,
l’uso dei mass-media, il contatto
personale… ” (nn. 41 -48).
Ecco gli elementi che riguardano
tutti: “la testimonianza di vita… il
contatto personale”.
Tutti i
battezzati sono chiamati a questo.
Viviamo
in
una
società
secolarizzata, nella quale è
difficile parlare della fede, del
Vangelo, della preghiera, della
vita cristiana; in genere, anche
nelle nostre famiglie e nelle
comunità religiose, si parla di
tutto, politica, economia, lavoro,
salute, sport, che tempo fa, ecc.
La fede e la preghiera non
c’entrano quasi maia. Sono come
“hobby”
privati,
personali,
ciascuno se li gestisce per conto
proprio. E’sbagliato, è un frutto
amaro della cultura materialista in
cui viviamo.
Introdurre nel
discorso questi temi è già un
portare l’attenzione sui problemi
che più contano nella vita di tutti. .
Quanti contatti personali abbiamo
nella giornata con persone in
difficoltà, sofferenti, depresse,
scoraggiate, che sono pessimiste
e cercano il senso della vita. E’
molto facile e tranquillo cavarsela
con
qualche
parola
d’incoraggiamento. Il cristiano,
che va contro-corrente, trova
l’aggancio per orientare il discorso
sulla fede e la vita cristiana, su
Gesù e Maria…
Non è facile, lo so. Ma se la nostra
vita è’orientata a Dio e a Cristo,
se la “preghiera continua” è
sempre sulle nostra labbra e nel
nostro cuore, se la grazia che
chiediamo a Gesù è di imitarlo
sempre più, ci viene spontaneo e
quindi naturale orientare anche le
nostre conversazioni al tema che
più ci appassiona, ci conquista, ci
emoziona.
Ecco quel che la Chiesa chiede a
tutti i battezzati, in primo luogo ai
preti, alle suore, alle persone
consacrate.
P.Piero Gheddo – febbraio '12
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Un compagno allegro è una carrozza in un
viaggio a piedi.
Johann Wolfgang Goethe (1 749 – 1 832)
7
DALL’ARGENTINA ALLA RICERCA DELLE PROPRIE RADICI
Sonia Beatriz Crotti ha visitato l’Oltrepiave per mantenere la promessa
fatta alla nonna Antonia partita da Laggio dopo la Grande Guerra
col marito, Oscar Eduardo Mirasso, è
giunta in visita a Vigo e Laggio.
Accompagnati da Gasperino Cesco
(Presidente Emerito del Capitolo di S.
Antonio Abate) e da Giovanni De Donà,
i due ospiti hanno potuto conoscere,
oltre alla Pievanale di S. Martino, le
chiese di S. Orsola e della Difesa. E
proprio in quest’ultima Sonia ha voluto
entrare a piedi nudi per mantenere una
promessa fatta all’età di 11 anni.
“Quando ero molto piccola - ci spiega la nonna mi raccontava del suo paese
di origine, di quanto fosse dura la vita
di tutti i giorni, della grande povertà
che aveva costretto lei e la sua famiglia
ad emigrare. Aveva sempre una
grande nostalgia ed era consapevole
che non avrebbe mai più rivisto il suo
paese, non avendo alcuna possibilità
economica. Diceva che se avesse
potuto ritornarvi anche passando
attraverso lo stretto camino di una
cucina, lo avrebbe fatto senz’altro.
Quando più forti l’assalivano i ricordi,
apriva un libro e teneva fra le mani
una stella alpina. Così le avevo
promesso che se mai fossi potuta
andare in Cadore, in segno di amore e
rispetto per le sue origini, avrei
camminato a piedi nudi su quella
stessa terra che lei aveva calpestato da
ragazza ed avrei visitato la fonte
battesimale dove era stata battezzata”.
Gli ospiti sono stati poi accompagnati a
Piniè alla casa dei Da Rin Polenton,
dove sono le origini dell’attore
Grazie
ad
Internet
l’avevamo
conosciuta ed aiutata a ricostruire le
origini della propria famiglia. Così
qualche giorno fa la dottoressa
“fonoaudiologa” Sonia Beatriz Crotti,
56 anni, che vive nella cittadina di Tres
Arroyos (Tre Ruscelli) nel centro
dell’Argentina, ha voluto sciogliere una
promessa fatta quasi mezzo secolo fa
alla nonna materna Antonia Nicolai e
8
argentino Premio Oscar Ricardo Da
Rin, a Casera Razzo, a Laggio nella
chiesa di S. Antonio, quindi a S.
Margherita in Salagona ed infine al
ponte sul “Rin”, poco sopra la casa dei
Da Rin Pister a “Rin di Sotto”, dove era
nata la bisnonna Maria Tommasa
“Nina” Da Rin Pistèr, figlia di Mariano.
Grande è stata l’emozione nel sentire il
rumore dello scorrere dell’acqua del
“Rin” e nel toccare, anzi accarezzare,
con devozione il muro di pietra
dell’antica abitazione, dalla quale ha
voluto staccare un piccolo sasso per
ricordo.
“I primi Nicolai di Vigo - ci racconta
Sonia - emigrarono a Tres Arroyos nel
1891: essi erano il bisnonno Giovanni
Battista e sua sorella Francesca, che
trovarono casa e un lavoro; poco dopo,
nel 1902, arrivarono le figlie di
Giovanni Battista, Caterina e Lucia,
quest’ultima con suo marito, un Da Rin
Zoldan. Più tardi, nel 1905, li raggiunse
la bisnonna “Nina” Da Rin Pistèr, con i
figli
Antonia
e Daniele,
per
ricongiungersi con il suo sposo. I
maschi lavoravano come muratori,
mentre
le famiglie di “Keka” e
Caterina coltivavano foraggio per i
cavalli. Grazie alla banca dati dei
nominativi delle persone sbarcate nel
porto di Buenos Aires tratti dai libri di
bordo delle navi, il tutto digitalizzato
per il CEMLA (Centro de Estudios
Migratorios
Latinoamericanos),
e
coll’aiuto dell’amico Mario Da Rin De
Barbera, che vive in Argentina da 50
anni, avevo scoperto che i bisnonni
erano già stati in Argentina a fine ‘800
e che poi erano ritornati a Vigo per
stabilirsi definitivamente in Sud
America subito dopo la Grande Guerra,
della quale la nonna ricordava
soprattutto la grande fame sofferta
nell’anno dell’invasione austriaca.
Della bisnonna, che morì nel marzo del
1955, si racconta che avesse uno
spirito avventuroso ed una grande
forza interiore. Infatti la vita non fu
tenera con lei, che perse il marito e tre
figli malati di tubercolosi, ma grazie
alla fede riuscì a superare tutte queste
avversità”.
Sonia parla abbastanza bene l’italiano
e della nonna ricorda con emozione i
versi di una canzone che spesso le
cantava: “Ciao, ciao, ciao, morettina
bella, ciao e prima di partire un bacio ti
voglio dare, un bacio alla mia mamma,
un bacio al mio papà”.
Sonia ha portato con sé diversi
documenti e una foto della nonna
giovanetta, ritratta assieme alla
bisnonna ad Auronzo nello studio
fotografico di Marco Bonel. Dopo un
secolo questa immagine ha dunque
varcato nuovamente l’oceano per
ritornare in Cadore, cosicché possiamo
dire che Antonia e Tommasa sono
ritornate idealmente al proprio paese
d’origine, in quei luoghi che non
avevano più rivisto, ma che mai
avevano dimenticato.
“E’ stata una esperienza davvero
emozionante - ci ha detto al momento
di salire sul treno - da raccontare con
orgoglio ai miei tre figli, Giulia laureata
in architettura, Mariano Agustin che sta
per diventare professore di storia ed
Emilia che è appena entrata
all’Università di Buenos Aires, dove
studia per diventare nutrizionista.
Lascio il Cadore con tanta nostalgia,
grazie a voi ho trascorso due giornate
indimenticabili”.
Walter Musizza
Giovanni De Donà
9
Chiamiamo le cose
con il loro nome
«Che cosa desidera l’anima più
ardentemente della verità?» si
chiedeva il grande sant’Agostino. Quale
verità? Oggi su tutto ognuno dice la
sua e la confusione o i «dogmi» del tvpensiero regnano sovrani. Ma questo –
e lo si vede benissimo nei giovani, che
sono i primi a farne le spese – non
favorisce la libertà. Spesso anzi acuisce
l’intolleranza. Infatti, solo quando il
sentiero è ben segnato e i piedi
poggiano su pietre solide noi
procediamo sicuri. Se i sassi sono
scivolosi e traballanti avanziamo a
fatica e ci sentiamo minacciati.
Come non si stanca di ripetere il Papa,
la prima responsabilità storica di noi
cristiani del Terzo millennio è difendere
la ragione nella sua capacità di
ospitare la realtà intera. «Occorre
tornare alle cose come stanno»
scriveva Husserl, uno dei più grandi
filosofi contemporanei. Occorre tornare
al primato della realtà e, quindi, a
chiamare le cose con il loro nome.
Oggi, vorrei tornare su una delle
parole-chiave del nostro percorso.
Quale realtà corrisponde alla parola
famiglia nelle società avanzate del XXI
secolo? «Di famiglia si parla ancora,
ma mi sembra un puzzle con i pezzi
intercambiabili!». Tuttavia l’esperienza
di famiglia comune a ogni uomo, pur
nelle
innegabili
trasformazioni
connesse alle vicende storiche e
culturali dei vari popoli, ci rimanda ad
alcuni tratti indistruttibili, scolpiti in una
roccia dura come il diamante.
L’amore fedele tra un uomo e una
donna, aperto alla vita e capace di
prendersene cura, caratterizza «il vero
bene comune» – così Benedetto XVI
ha definito la famiglia lo scorso
settembre ad Ancona – su cui si fonda
ogni autentica civiltà. Un bene prezioso
da trasmettere alle generazioni future,
per condividerlo con esse. Eppure i
mass media continuano a sostenere chi
pretenderebbe che i propri «desideri
affettivi» fossero riconosciuti quali
«diritti fondamentali» (basti vedere il
caso delle coppie di fatto). Come se il
vivere sotto lo stesso tetto «in ragione
dell’esistenza di vincoli affettivi» fosse
sufficiente a costituire un unico nucleo
familiare.
Ma le cose non stanno così: non
bastano i vincoli affettivi a costituire
una famiglia. Nel rispetto delle scelte di
tutti, una famiglia è tale solo se poggia
su tre fattori inseparabili: la differenza
sessuale (uomo-donna), l’amore come
dono di sé e la fecondità. Di questa
proposta integrale si nutrono le
speranze più elevate dei giovani, cioè
le speranze di una vita pienamente
riuscita.
Ma accogliere integralmente la realtà
della famiglia non è un compito che
può essere lasciato semplicemente alla
libertà individuale. La famiglia, infatti,
mette in campo la dimensione
comunitaria e sociale dell’umana
esistenza, e questo implica la necessità
di sostenerla anche attraverso politiche
essenziali al buon governo di ogni
società democratica.
La legge ha il compito di educare la
persona a vivere secondo virtù. E
questo significa che leggi che non
rispettano la realtà delle cose (come
sono le leggi che chiamano «famiglia»
10
le convivenze di diversa natura) non sono neutre e provocano un danno alla
convivenza sociale.
Il «buon senso» del nostro popolo è più orientato alla difesa dei capisaldi di
questa vita buona di quanto lo siano certi intellettuali o certi politici. Ho letto
qualche tempo fa una notizia che me ne ha dato conferma. Il Comune di una
grande città italiana, all’avanguardia in materia di politiche sociali, ha attivato nel
gennaio 1999 la cosiddetta «attestazione di famiglia affettiva», una sorta di
«registro delle coppie di fatto» tuttora oggetto di dibattito nel nostro Paese: il
dato sorprendente è che in questi anni i cittadini che hanno scelto di avvalersene
sono pochissimi.
La realtà è testarda e finisce per aprirsi sempre una strada nella vita degli uomini.
Card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano
Anagrafe parrocchiale
Battezzati
Dario Da Sacco – nato il 1 2.05.201 2 e battezzato il 9.1 2.201 2
David Da Rin Fioretto – nato il 30.08.201 2 e battezzato il 26.01 .201 3
Battezzati fuori parrocchia
Antonio Nicolai– nato il 27.1 2.2011 e battezzato ad Agna (Padova) il 20.05.201 2
Defunti
Da Pra Miranda ved. Da Rin Bettina di anni 89, morta il 2.01 .201 3
Prampolini Silvana (Silvia) ved. Sodo di anni 82, morta il 6.01 .201 3
Da Rin Perette Vittorio, ved. Fiorenza Pradetto Roman, di anni 70, morto a
Spilimbergo (PN) il 7.01 .201 3
Da Rin Betta Caterina ved. Martini di anni 92, morta il 22.02.201 3
Corbatto Enrico Ricello di anni 66, morto il 22.02.201 3 a Eching-Monaco di
Baviera
11
Sant’Antonio Abate
a Laggio
L
a foto che ripropone la festa di
Sant’Antonio Abate lo scorso 17
gennaio è eloquente quanto mai.
Fa vedere (o non vedere!) quello
che stava succedendo in chiesa.
Una nuvola, una nube quasi fosca
che testimoniava la solennità
dell’incenso
usato
per
la
celebrazione.
Un’atmosfera
crepuscolare che si addiceva ad
una chiesa priva di corrente. Il
predicatore che si sbracciava al
centro del presbiterio perché –
logicamente – il microfono non
funzionava, e doveva ricorrere alla
voce naturale accompagnata dalla
mimica.
Però questi dettagli non dicono
tutto dell’edizione 2013 di
Sant’Antone de Lajo. Non dicono,
per esempio, chi è quel sacerdote
invitato a presiedere la S.Messa: si
chiama Paolo Arnoldo, è il decano
di Cortina d’Ampezzo dalla fine di
settembre del 2012, recentemente
insignito del titolo di monsignore.
E’ venuto senza obiezioni a donarci
la sua presenza e la sua parola
perché,
avendo
per
oltre
quarant’anni prestato servizio nella
diocesi di Bolzano-Bressanone,
non conosceva bene la nostra
zona. Per lui è stato come una
piccola esplorazione nel mondo
dell’Oltrepaiave. Vi ha trovato
l’accoglienza gioiosa ed entusiasta
del Capitolo di Sant’Antonio, dei
paesani, , degli ex compagni di
seminario (Gaspare Puppel, Mario
Baigo e il pievano) con cui si sono
12
fatti buona compagnia negli anni
del seminario di Feltre e di Belluno.
Ha trovato la buona volontà della
Schola Cantorum che non ci ha
fatto mancare il suo servizio, non
ostante
mancasse
l’accompagnamento dell’organo. Ha
potuto ammirare la presenza
numerosa ed esemplare dei
chierichetti, “graziati” da un giorno
di vacanza e “graziati” da una bella
nevicata che “faceva tanto inverno”.
La parte profana – che non è mai
da disprezzare – ha avuto la
sorpresa più prestigiosa per il
Capitolo: il pranzo lodevolmente
preparato nella cucina e servito e
della sala della Lataria de Lajo
restaurata.
Siamo abituati alla fantasia e alle
realizzazioni del Capitolo, e
quest’anno abbiamo avuto ulteriore
prova che esso è efficiente,
generoso, intraprendente e capace.
La gente, poi, non manca mai
all’appuntamento religioso della
ricorrenza, e anche il canto dei
Vespri si è svolto nel modo più
consono alla festa.
Forse anche i nostri bambini di oggi
potranno raccontare in futuro: “Era
così importante il 17 gennaio che ci
davano perfino un giorno di
vacanza9”.
“Strane mamme, strane adozioni”
13
Un pane per amor di Dio
“Ricordati del “fratello che non c’è più.” (Gen. 42,13)
Il Centro Missionario della nostra diocesi è come una “centrale elettrica della
carità”. Produce mentalità, produce condivisione, produce interesse conoscitivo. E’
interprete qualificato di questa urgente via del vangelo: la via delle opere, oltre
che via dell’evangelizzazione. Assieme alla Caritas bussa costantemente alla porta
della coscienza. Ci sentiamo molto spesso svegliati dal torpore quando ci mostra
alcune urgenze caritative che sembrano distanti da noi. Oggi è difficile dire che
qualche realtà sia “distante”, perché il mondo è di casa.
L’iniziativa quaresimale “Un pane per amor di Dio” è così collaudata che merita
ancora il nostro appoggio fattivo e la nostra collaborazione.
Ecco perché, in questo numero pasquale del bollettino L’Oltrepiave vogliamo
mettere in evidenza quanto ampio è il cantiere delle Missioni. Ci serviamo dei
sussidi e delle spiegazioni forniti alle parrocchie dal Direttore del Centro
Missionario, affinché resti memoria che chi ci stuzzica ad essere più generosi di
preghiera e di mezzi economici lo fa anche per il nostro bene. Il bene della
formazione cristiana.
Di seguito, possiamo leggere l’articolo di don Luigi Canal e il rendiconto della
quaresima 2012.
1. Lettera di don Luigi Canal, Direttore del Centro Missionario
diocesano.
Carissimi/e,
le parole di questo titolo [Ricordati del “fratello che non c’è più”]
sono tratte dalla storia di Giuseppe d’Egitto, che la Nota Pastorale del
nostro Vescovo ci ha proposto per vivere l’ Anno della fede.
Alla richiesta di Giuseppe di dar notizie della loro famiglia, i dieci figli di
Giacobbe spinti in Egitto dalla carestia in cerca di cibo, dissero: “Dodici
sono i tuoi servi: siamo fratelli, figli di un solo uomo, nel paese di Canaan;
ecco, il più giovane è ora presso nostro padre, e uno non c’è più. ”
La mettono così, questi fratelli, con una mezza verità che nasconde la
vergogna del loro crimine: il fratello che non c’è più era Giuseppe, da loro
venduto e portato in Egitto come schiavo.
Senza volerlo, spinti dalla fame, questi fratelli saranno condotti dal
Signore a ritrovare questo fratello che per loro non esisteva più…
l’avevano cancellato dall’ anagrafe famigliare…
14
E’ stata la crisi, una situazione di fame, e la condivisione del grano, la
strada scelta dal Signore per far riconciliare i fratelli e ricomporre la
famiglia di Giacobbe.
Che non possa essere così anche per noi, che attraversiamo questa crisi?
La condivisione! La riconciliazione!…
Quaresima, tempo di ascolto della Parola di Dio: Ecco l’esempio di
Giuseppe, che alla paura di vendetta, risponde ai fratelli: “Avvicinatevi a
me! Io sono Giuseppe, il vostro fratello , che voi avete venduto per l’Egitto.
Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù,
perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita… e per
salvare in voi la vita di molta gente. Dunque, non siete stati voi a
mandarmi qui, ma Dio… quindi baciò tutti i suoi fratelli e pianse
stringendoli a sé. Dopo, i suoi fratelli si misero a conversare con lui”.
(Gen. 45, 5-15)
Dio scrive giusto anche su righe storte: si ricostruisce la fraternità, si
riprende il dialogo… Ma bisogna superarle così le vergogne del nostro
passato!
Quaresima, tempo di riconciliazione: Leggendo questo brano in chiave
missionaria, ci accorgiamo di non essere lontani dall’ipocrisia di quei figli
di Giacobbe che fingono che questo fratello “africano” non ci sia più. Di
fronte a tanti popoli allo sbando, spesso facciamo finta di non conoscerne
l’esistenza o di non riconoscerne i bisogni fondamentali, quelli che non
trovano nel loro continente. Fratelli che il nostro mondo ha venduto e
svenduto lungo i secoli, in cambio di ricchezze sporche del loro sangue!
Quaresima, tempo di fraternità ritrovata: il riconoscimento avviene
attraverso la condivisione del grano, dei mezzi di sopravvivenza. Quando
c’è in gioco la vita o la morte, si mettono da parte i torti e le ragioni e si
riconosce che Dio si serve anche di queste prove per ricomporre la
famiglia umana. In questo sta una lettura di fede dell’azione di Dio nella
nostra storia.
Un Pane per Amor di Dio
La condivisione del pane ( che è alimentazione, accoglienza, formazione,
occupazione, cura della salute… ) è la proposta quaresimale che ci aiuta a
fare il percorso dell’incontro con i fratelli che la società ha cancellato
dalle sue mappe (semplicemente è più comodo fingere che non ci siano
più). Vogliamo allargare lo sguardo cui ci ha allenato l’Avvento di
15
Fraternità invitandoci a “mostrare con le opere la nostra fede!” Senza
tralasciare i vicini bisognosi, il Centro Missionario vi propone per questa
Quaresima alcuni progetti dove possiamo ritrovare e riabbracciare dei
fratelli in paesi più lontani, che “ci sono ancora” ma la cui esistenza è
veramente messa a rischio:
Per l’Africa:
In Etiopia: sostegno alla scuola di infermieri nell’Ospedale di Wasserà
Per l’America latina:
In Ecuador, a Quito: sostegno al CENIT in favore dell’infanzia indigena
Per l’Asia:
In Pakistan: Sostegno alla scuola di formazione del Progetto Bhatty
Per il Medio-Oriente:
In Siria: Sostegno alla Comunità Dossetti che opera nelle zone di guerra
L’opuscolo Testimoni della fede può stimolare la nostra preghiera e
la nostra azione per una Fede più vera. In compagnia di questi fratelli
faremo l’esperienza di Emmaus: si apriranno i nostri occhi per scoprire la
vera identità del Fratello e arderà il nostro cuore per Lui!
2. Un Pane per amor di Dio 2012 (per un totale di € 95.534)
La somma raccolta è stata devoluta in 25 progetti internazionali in Brasile, Sao
Tomè, Niger, Filippine, Thailandia, Burundi, Ecuador, Tanzania, Croazia, Italia, vari
3. Il manifesto
Il manifesto ci presenta la figura di un bambino il cui volto è oscurato dalle
tenebre. Nei sobborghi di Karachi, dove è avvenuto l’incontro, il sole non si vede
quasi mai: in quelle baraccopoli mancano gli spazi per lasciar entrare un raggio di
luce… è buio tutt’attorno e spesso anche dentro, nell’anima delle persone. Si
vorrebbe godere la bellezza della vita dataci dal Creatore, ma non è permesso. In
questi luoghi oggi non si vuol vedere il volto del cristiano, anzi si fa di tutto perché
questo fratello “sparisca”, “non ci sia più”. Molte tenebre si sono accumulate lungo
la storia, formando incrostazioni e fondamentalismi che fanno “sparire” tante
persone. Forse lo stesso fenomeno ha fatto perdere il volto a tanti cristiani anche
16
qui da noi. Oggi è diventato tanto più difficile dare un volto all’Amore … o un
Amore ad ogni volto!
Se chiudo gli occhi e cerco di dissipare le tenebre che ho dentro di me, comincerò
a dare un nome ed un volto a questa creatura: sono i figli comprati e venduti nei
mercati del lavoro minorile, della droga, del sesso… Sono i volti deformati dalla
fame, dall’Aids, dalla strada, dalla miseria, dal disamore di famiglie che non ci sono
più! E poi… fra essi scorgo qualche traccia anche del mio volto.
E Rachele continua a piangere i suoi figli “che non sono più”, come nella strage
degli innocenti.
Non è rispettoso mettere in mostra un volto sofferente, deformato dalla violenze
umane: è giusto avvolgerlo in un velo pietoso di rispetto, una penombra che
diventa perfino un segno di affetto. Perché… quel fratello c’è, e come! Ha il volto
di tutti e di nessuno: è anche il mio volto… avvolto nel mistero.
Don Luigi Canal
ed amici del Centro Missionario diocesano
Il gruppo INSIEME si PUO'... della nostra comunità ha raccolto 1 01 6
Euro che sono stati devoluti interamente per i progetti d'aiuto della
Associazione. Ringraziamo tutte le persone che hanno collaborato al
confezionamento dei dolci e a quelle che, con le loro offerte, hanno
permesso di aiutare i tanti bisognosi nel mondo.
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IL CORO OLTREPIAVE
una risorsa per la nostra comunità
Il resoconto del 2012 non può iniziare se non nel ricordo di Aldo Da Rin Puppel,
caro amico ed uno dei fondatori, che ha lasciato un grande vuoto nel coro;
avvenimento che ha segnato di mestizia l'anno appena trascorso.
Quasi 40 anni di attività hanno portato la compagine diretta dal Maestro Arduino
De Donà ad una qualità esecutiva sempre più apprezzata in tutte le manifestazioni
a cui l’Oltrepiave ha partecipato.
Nuovi amici e numerosi visitatori sono arrivati a Vigo al seguito dei cori che si
sono esibiti nei concerti organizzati dall'Oltrepiave.
Il Coro è stato impegnato nell'organizzazione di manifestazioni turistiche come
l'impegnativo, anche fisicamente, pic-nic di Casera Razzo, la Festa dei Cjantoi ed il
Sia Lodato.
Vanno qui ricordati i volontari, amici del coro, che si sono resi disponibili nei
momenti più impegnativi, ad aiutare per la riuscita delle manifestazioni.
Ecco l'elenco delle uscite e dei concerti ai quali l’Oltrepiave ha partecipato nel
corso dell'anno:
Concerto
Concerto
Concerto
Concerto
Concerto
Concerto
Rassegna
Concerto
Concerto
Cjanton de Ciasa ns.
Concerto
Concerto
Pic-nic
Concerto
Concerto
Concerto
Concerto
Concerto
Concerto
Concerto
Concerto
Concerto
Concerto
Valle di Cadore
Cortina
Tai
Vigo
Maniago (PN)
Sospirolo
Pelos
Auronzo Panoramic
Auronzo Cori sul lago
Laggio
Auronzo Juventus
Nebbiù
Casera Razzo
Gaggio Montano (BO)
Tempio Pausania (SS)
Usini (SS)
Longarone
Breno (BS)
Barcis (PN)
Vigo S. Martino
Pelos Immacolata
Trieste
Vigo Natale 201 2
18
4 gennaio 201 2
1 6 gennaio
1 3 aprile
2 giugno
1 6 giugno
23 giugno
21 luglio
27 luglio
28 luglio
4-5 agosto
7 agosto
8 agosto
1 2-1 3-1 4-1 5 agosto
8-9 settembre
1 4 settembre
1 5 settembre
29 settembre
27-28 ottobre
4 novembre
1 1 novembre
7 dicembre
1 5 dicembre
28 dicembre
Concerto di Natale 201 2: la suggestiva fiaccolata
Particolarmente interessanti le uscite in Sardegna, a Breno e a Gaggio Montano
ospitati da quei Cori locali in cambio delle loro visite a Vigo nel recente passato.
Altro evento importante è stato lo spostamento nella nuova sede.
Il coro ha lasciato la Casa Agnoli di Pelos, nella quale si era da poco insediato,
per sistemarsi nella rinnovata latteria di Laggio, per la generosa disponibilità del
Capitolo di Sant'Antonio Abate e del suo Presidente, Dott. Flavio De Nicolo'.
L'impegno è stato affrontato con la solita, instancabile diligenza, al traino della
locomotiva dei fratelli De Donà, sempre primi nell'esempio e nella laboriosità.
Una priorità è ora quella di trovare nuove voci; già alcuni giovani sono entrati ma
l'età media dei componenti è abbastanza elevata ed è importante poter
assicurare per il futuro la continuità del sodalizio.
Non solo la passione per il canto popolare, ma la possibilità di viaggiare e
conoscere altre realtà, anche all'estero, dovrebbero invogliare giovani e meno
giovani ad entrare nel coro.
Sono memorabili le uscite degli scorsi anni in Argentina, Brasile, Germania,
Svizzera, Croazia, Ungheria, Romania e nelle principali città italiane.
Il coro vi aspetta!!!!!
19
Franco Furlan
Capitelli
in legno, posti lungo le strade per
indicare e proteggere i confini
delle proprietà. In onore di questo
dio, si celebravano i ”terminalia ”
offrendo sacrifici vicino alle pietre
di confine o all’incrocio di strade.
Con l’avvento del cristianesimo,
alle celebrazioni e agli dei pagani
delle erme, sacelli e termini,
subentrarono le immagini sacre».
I capitelli e le edicole sacre sono
una testimonianza della devozione
popolare. Questi “tempietti” si
trovano lungo le nostre vie, agli
incroci delle strade, nei muri
maestri delle case, sui muri di
cinta. Qui ci si può raccogliere in
preghiera, si può deporre un fiore,
ci si reca a maggio per la recita
del Rosario. In passato i fedeli vi
convenivano per le feste padronali
od altre manifestazioni di culto.
Spesso voluti dagli appartenenti
ad una stessa borgata, o da
qualche committente facoltoso,
sono
l’emblema
dell’identità
religiosa della nostra gente.
Ringraziamo chi ci ha fornito la
riproduzione dei nostri capitelli,
scusandoci se – per ora – non
abbiamo completato la rassegna
con le croci campestri, con la
Madonna di Cianpon e con
qualunque
altro
richiamo
devozionale disseminato nelle
nostre contrade.
La “grande porta della fede” resta
Cristo: è Lui che ci introduce nella
comunione con la Santissima
Trinità. Ma ci sono anche delle
porticine che possono farci
passare – senza tanta fatica –
dalla vita quotidiana ad una
preghiera fugace. Sono appunto i
nostri capitelli.
Sono così tanti nell’Europa
cristiana, ed hanno così tanti nomi
nelle varie lingue (capitelli, cippi
mariani,
pilastrini,
edicole,
maginette, nicchie, tavolette ex
voto, anconette, alberi sacri o pali
con immagine e le croci) che quasi
sembra di essere presuntuosi a
parlarne.
Però l’anno della fede ci obbliga a
chiederci se il nostro occhio è
abituato a osservare il paesaggio e
a cogliere questo richiamo
religioso
che
chiamiamo
“ capitello ”.
Così introduce il tema uno dei
tantissimi studiosi e catalogatori
delle edicole sacre,
Gianni
Caravello: «Il nome capitello trae
origine dal latino caput = testa, in
un incrocio infatti le strade
iniziano o finiscono e, ubi viae
competunt , cioè l’incrocio era
detto compitum . In epoca romana,
i capitelli erano legati al culto del
dio Termine, tutore dei confini e
rappresentati da cippi, in pietra o
20
Capitello B. V. del Rosario, Laggio
Capitello del Crocifisso, Vigo
Capitello in Palù
B. V. di Lourdes, Vigo
21
Adozione prenatale a distanza:
anche noi!
Alcune parrocchie della nostra diocesi
sottoscrivono da tempo, anno dopo
anno, un Progetto Gemma, cioè
versano per 18 mesi un contributo
mensile di 160 euro a favore di una
donna incinta in difficoltà, tentata di
non accogliere il proprio bambino.
Il Progetto Gemma offre dunque ad
una mamma un sostegno economico
che le può consentire di portare a
termine con serenità il periodo di
gestazione, accompagnandola nel
primo anno di vita del bambino. Così
vengono salvati molti figli, e nello
stesso tempo molte madri (e padri e
nonni etc.) sono tenuti lontani dalla
scelta di abortire che ferisce
profondamente le persone e turba le
relazioni familiari. Il denaro raccolto,
che affluisce alla Fondazione Vita
Nova, arriva concretamente alle donne
in difficoltà tramite un Centro di aiuto
alla vita.
Ecco alcuni passaggi della lettera di
una mamma aiutata dal Progetto
Gemma che il Centro di aiuto alla vita
di Vasto ha fatto pervenire a Belluno:
Cari
miei,
innanzitutto
voglio
approfittare per farvi gli auguri con tutto
il cuore. Io non vi conosco ma il
Signore Dio conosce i vostri generosi
cuori. Io ringrazio prima di tutto il
Signore e Dio per avermi dato questo
dono di ASPETTARE UN FIGLIO.
Perché aspettare un bambino e la cosa
più bella che Dio ci dona e un dono
prezioso dato da Dio. Io vi ringrazio
con tutto il cuore e vi mando un
ABRACCIO. Distinti saluti da me e mio
marito. Grazie.
Chiunque può fare l’adozione
prenatale a distanza “Progetto
Gemma”: singoli, famiglie, gruppi
parrocchiali, amici o colleghi, comunità
religiose,
condomini
e
classi
scolastiche. Hanno aderito al Progetto
anche Consigli comunali e perfino
gruppi di carcerati. Spesso l'adozione
viene proposta come dono per
matrimoni, battesimi, nascite o in
ricordo di una persona cara. Ed è
chiaro che può essere sottoscritta
anche da una parrocchia, dalla nostra
parrocchia! E’ una gioia sapere che un
bambino è nato e una madre non ha
abortito grazie alla nostra solidarietà.
In effetti, ogni bambino non nato è
nostro fratello in Cristo. Ogni madre in
difficoltà è nostra sorella in Cristo. Che
fare, allora? Ci si può rivolgere al
Centro aiuto vita Onlus Belluno per
avere informazioni (o allo 0437 34353),
e/o versare contributi per il Progetto
Gemma sul suo conto corrente presso
UniCredit Belluno piazza Martiri IBAN
IT 96 W 02008 11910 000007408288.
800-813000: il telefono della
speranza di vita.
800-813000 è il numero di telefono
gratuito al quale possono ricorrere le
mamme di qualunque età che
aspettano un bambino in un momento
difficile. Se hai problemi, se sei tentata
di abortire, se qualcosa in te ti
suggerisce di non farlo, se già hai
abortito e ne soffri, telefona con fiducia
a un’operatrice di SOS Vita, per
parlare con la massima riservatezza,
trovare conforto,
esplorare le
possibilità di aiuto anche concreto
mediante la rete dei Centri di Aiuto alla
vita.
23
Dio salvi l’Italia
Per esprimere come se la sta passando la nostra nazione italiana, il
vignettista di turno ha fatto questo riassunto. Noi lo osserviamo – magari
ridendo a denti stretti – perché non ha bisogno di ulteriori parole di
commento.
O meglio: chiediamoci se anche noi siamo raffigurati nella situazione di
precarietà, di instabilità, di incertezza, di sfiducia che tocca tutta l’Europa
e il patrio stivale in particolare.
Al posto di quei puntelli così
poco affidabili, non ci starebbe
meglio qualche buon pilone di
cemento armato? Non ci
starebbe bene la solidità
dell’economia, del lavoro,
dell’onestà, della fede e della
moralità pubblica e privata?
Non darebbe più garanzie una
società che riscopre il valore
del sacrificio, il senso della
cooperazione
anche
nei
progetti più limitati? Non
gioverebbe anche alla salute il
saperci ancorati a ciò che tiene
sempre, tipo una fede più
professata e una lotta al vizio
più convinta?
Ci tocca rileggere questa osservazione di Confucio, e forse quei pilastri
cominceranno a sostituire i trampoli malsicuri.
"Se il popolo è regolato dalle leggi ed uniformato attraverso le
punizioni, esso cercherà di evitarle ma non sentirà alcun senso di
vergogna. Se esso è invece guidato dalla virtù e uniformato
attraverso le norme di buon comportamento e attraverso i riti, il
popolo coltiverà il senso di vergogna, e quindi progredirà"
.
( Confucio 551 - 479 a.C.)
24
ENTRATE
OFFERTE in CHIESA
CANDELE VOTIVE
Lumini Madonna
1.256,50
Offerte S.Orsola
1.077,00
Capitelli
169,00
OFFERTE SERVIZI
ATTIVITA' PARROC.
Offerte Bollettino
2.997,30
Offerte catechismi
432,50
QUESTUE ORDIN.
ENTRATE VARIE
2012
10.252,35
2.502,50
2.470,00
3.429,80
7.350,00
0,00
OFFERTE pro CHIESA
OFFERTE STRAOR.
8.521,00
0,00
PARTITE di GIRO:
CASSA ANIME
1.139,15
USCITE
IMPOSTE e ASSICUR.
Ass.Multirischi Parr. 3.630,00
Bolli e oneri c/c
241,43
SPESE CULTO
Candele, fiori, ecc.
1.391,79
Paramenti, mat.lit.
1.550,57
Compensi serv.culto
2.815,00
ATTIVITA' PARROC.
Contr.gite, feste, conv. 1.225,00
Acquisto catech. e stampe 3.713,49
Contrib.e comp.vari
919,00
Spese post, ecc.
660,30
SPESE GESTIONALI
Luce
3.252,49
Telefono
701,50
Acqua
192,90
Riscaldamento
4.932,64
Rimb.viaggi,canc,puliz. 2.708,81
MANUT. FABBRIC.
Manut. fabbricato
919,50
Man.pav, pr. sala term. 1.397,00
Rip.camp. e mat.el.vario 767,70
SPESE VARIE
Taxa diocesana
628,00
Rip.adiacenze S.Orsola 4.598,00
0,00
SPESE STRAORD.
Acq. fotocopiatrice
2.805,62
Acq. mobili
620,00
Allacciamento metano 2.190,10
CARITA'
OFFERTE IMPERATE:
Pastorale dioces.
180,00
Offerte varie seminario 410,00
Terra Santa
60,00
Un pane per Amor...
1.130,00
Att.Org.diocesane
100,00
Università cattolica
70,00
Carità diocesana
240,00
Migrantes
70,00
Carità del Papa
621,00
Sem.dioces. 15/8
1.810,00
Terremoto Emilia
1.543,00
Sem.dioces. 2/10
985,00
Missioni
785,00
Avvento fraternità
810,00
ATTIVO anno 2011
8.814,00
10.795,24
PARTITE di GIRO:
CASSA ANIME
OFFERTE IMPERATE
TOTALE ENTRATE
55.274,04
TOTALE USCITE
Riepilogo:
TOTALE ENTRATE
TOTALE USCITE
ATTIVO al 31.12.2012
55.274,04
52.024,84
3.249,20
3.871,43
5.757,36
6.517,79
11.788,34
3.084,20
5.226,00
5.615,72
285,00
315.00
9.564.00
52.024,84
Benedetto XVI
aiuta a rileggere
gli inizi
del Concilio
Forse soltanto i più anziani
possono scomodare il ricordi di
come si svolgevano i riti sacri
prima del 1965. Ma questa
pacata e veramente paterna
allocuzione di Benedetto XVI ai
suoi sacerdoti di Roma è una
saggia rievocazione che aiuta
anche i giovani a ripensare il
grande balzo fatto dalla liturgia
cattolica nei suoi contenuti e
nelle sue forme.
Il Papa emerito, Benedetto XVI,
ha partecipato ai lavori del
Concilio Vaticano II come giovane
teologo (nel 1962 aveva soltanto
35 anni). Fu l’ “aiutante” del
cardinale di Colonia Frings,
l’esperto di teologia che lo
affiancava nello studio dei
documenti da discutere in aula
conciliare.
Onestà vuole che si dica di lui: ha
“confezionato”
alcuni
dei
documenti del Concilio. Nessuno,
meglio di lui, potrebbe raccontare
qualche aspetto fondamentale
della nascita di tali documenti, e
nessuno, meglio di lui, può aiutare
anche noi a usare saggiamente di
quell’evento.
Quando, lo scorso 14 febbraio, ha
incontrato i sacerdoti di Roma, ha
avuto l’occasione di riepilogare il
cammino della liturgia nell’ultimo
secolo, e di mettere in evidenza i
vantaggi di una liturgia resa
nuova e resa “più vera”.
[...] «Dopo la Prima Guerra
Mondiale, era cresciuto, proprio
nell'Europa centrale e occidentale, il
movimento liturgico, una riscoperta
della ricchezza e profondità della
liturgia, che era finora quasi chiusa nel
Messale Romano del sacerdote, mentre
la gente pregava con propri libri di
preghiera, i quali erano fatti secondo il
cuore
della gente, così che si cercava di
tradurre i contenuti alti, il linguaggio
alto, della liturgia classica in parole più
emozionali, più vicine al cuore del
popolo.
Ma erano quasi due liturgie parallele: il
sacerdote con i chierichetti, che
celebrava la Messa secondo il Messale,
ed i laici, che pregavano, nella Messa,
con i loro libri di preghiera, insieme,
sapendo sostanzialmente che cosa si
realizzava sull'altare.
Ma ora era stata riscoperta proprio la
bellezza, la profondità, la ricchezza
storica, umana, spirituale del Messale e
la necessità che non solo un
28
la Risurrezione, con l'incontro con il
Risorto, e dall'incontro con il Risorto
andiamo al mondo. In questo senso, è
un peccato che oggi si sia trasformata
la domenica in fine settimana, mentre
è la prima giornata, è l'inizio;
interiormente
dobbiamo
tenere
presente questo: che è l'inizio, l'inizio
della Creazione, è l'inizio della
ricreazione nella Chiesa, incontro con il
Creatore e con Cristo Risorto.
Anche questo duplice contenuto della
domenica è importante: è il primo
giorno, cioè festa della Creazione, noi
stiamo sul fondamento della Creazione,
crediamo nel Dio Creatore; e incontro
con il Risorto, che rinnova la
Creazione; il suo vero scopo è creare
un mondo che è
risposta all'amore di Dio.
Poi c'erano dei principi: l'intelligibilità,
invece di essere rinchiusi in una lingua
non conosciuta, non parlata, ed anche
la partecipazione attiva. Purtroppo,
questi principi sono stati anche male
intesi. Intelligibilità non vuol dire
banalità, perché i grandi testi della
liturgia - anche se parlati, grazie a Dio,
in lingua materna – non sono
facilmente intelligibili, hanno bisogno di
una formazione permanente del
cristiano perché cresca ed entri sempre
più in profondità nel mistero e così
possa comprendere. Ed anche la Parola
di Dio - se penso giorno per giorno alla
lettura dell'Antico Testamento, anche
alla lettura delle Epistole paoline, dei
Vangeli: chi potrebbe dire che capisce
subito solo perché è nella propria
lingua?
Solo
una
formazione
permanente del cuore e della mente
può realmente creare intelligibilità ed
una partecipazione che è più di una
attività esteriore, che è un entrare della
persona, del mio essere, nella
comunione della Chiesa e così nella
comunione con Cristo
rappresentante del popolo, un piccolo
chierichetto, dicesse "Et cum spiritu
tuo" eccetera, ma che fosse realmente
un dialogo tra sacerdote e popolo, che
realmente la liturgia dell'altare e la
liturgia del popolo fosse un'unica
liturgia, una partecipazione attiva, che
le ricchezze arrivassero al popolo; e
così si è riscoperta, rinnovata la
liturgia.
Io trovo adesso, retrospettivamente,
che è stato molto buono cominciare [il
Concilio] con la liturgia, così appare il
primato
di
Dio,
il
primato
dell'adorazione.
"Operi Dei nihil praeponatur": questa
parola della Regola di san Benedetto
(cfr 43,3) appare così come la suprema
regola del Concilio. Qualcuno aveva
criticato che il Concilio ha parlato su
tante cose, ma non su Dio. Ha parlato
su Dio! Ed è stato il primo atto e quello
sostanziale parlare su Dio e aprire tutta
la gente, tutto il popolo santo,
all'adorazione di Dio, nella comune
celebrazione della liturgia del Corpo e
Sangue di Cristo.
In questo senso, al di là dei fattori
pratici che sconsigliavano di cominciare
subito con temi controversi, è stato,
diciamo, realmente un atto di
Provvidenza che agli inizi del Concilio
stia la liturgia, stia Dio, stia
l'adorazione.
Adesso non vorrei entrare nei dettagli
della discussione, ma vale la pena
sempre tornare, oltre le attuazioni
pratiche, al Concilio stesso, alla sua
profondità e alle sue idee essenziali.
Ve n'erano, direi, diverse: soprattutto il
Mistero pasquale come centro
dell'essere cristiano, e quindi della vita
cristiana,
dell'anno,
del
tempo
cristiano, espresso nel tempo pasquale
e nella domenica che è sempre il
giorno della Risurrezione. Sempre di
nuovo cominciamo il nostro tempo con
29
[...].Vorrei adesso aggiungere ancora
un terzo punto: c'era il Concilio dei
Padri - il vero Concilio -, ma c'era
anche il Concilio dei media. Era quasi
un Concilio a sé, e il mondo ha
percepito il Concilio tramite questi,
tramite i media. Quindi il Concilio
immediatamente efficiente arrivato al
popolo, è stato quello dei media, non
quello dei Padri. E mentre il Concilio
dei Padri si realizzava all'interno della
fede, era un Concilio della fede che
cerca di comprendersi e cerca di
comprendere i segni di Dio in quel
momento, il Concilio dei giornalisti non
si è realizzato, naturalmente, all'interno
della fede, ma all'interno delle
categorie dei media di oggi, cioè fuori
dalla fede, con un'ermeneutica diversa.
Era un' ermeneutica politica: per i
media, il Concilio era una lotta politica,
una lotta di potere tra diverse correnti
nella Chiesa. Era ovvio che i media
prendessero posizione per quella parte
che a loro appariva quella più
confacente con il loro mondo.
C'erano quelli che cercavano la
decentralizzazione della Chiesa, il
potere per i Vescovi e poi, tramite la
parola "Popolo di Dio", il potere del
popolo, dei laici. C'era questa triplice
questione: il potere del Papa, poi
trasferito al potere dei Vescovi e al
potere di tutti, sovranità popolare.
Naturalmente, per loro era questa la
parte da approvare, da promulgare, da
favorire.
E così anche per la liturgia: non
interessava la liturgia come atto della
fede, ma come una cosa dove si fanno
cose comprensibili, una cosa di attività
della comunità, una cosa profana. E
sappiamo che c'era una tendenza, che
si fondava anche storicamente, a dire:
la sacralità è una cosa pagana,
eventualmente
anche
dell'Antico
Testamento. Nel Nuovo vale solo che
Cristo è morto “fuori”: cioè fuori dalle
porte, cioè nel mondo profano.
Sacralità quindi da terminare: il culto
non è culto, ma un atto dell'insieme,
della partecipazione comune.
Queste
traduzioni,
banalizzazioni
dell'idea del Concilio, sono state
virulente nella prassi dell'applicazione
della Riforma liturgica; esse erano nate
in una visione del Concilio al di fuori
della sua propria chiave, della fede.
E così, anche nella questione della
Scrittura: la Scrittura è un libro,
storico, da trattare storicamente e
nient'altro, e così via. Sappiamo come
questo Concilio dei media fosse
accessibile a tutti. Quindi, questo era
quello dominante, più efficiente, ed ha
creato tante calamità, tanti problemi,
realmente tante miserie: seminari
chiusi, conventi chiusi, liturgia
banalizzata, e il vero Concilio ha avuto
difficoltà a concretizzarsi, a realizzarsi;
il Concilio virtuale era più forte del
Concilio reale.
Ma la forza reale del Concilio era
presente e, man mano, si realizza
sempre più e diventa la vera forza che
poi è anche vera riforma, vero
rinnovamento della Chiesa. Mi sembra
che, 50 anni dopo il Concilio,vediamo
come questo Concilio virtuale si rompa,
si perda, e appare il vero Concilio con
tutta la sua forza spirituale. Ed è nostro
compito, proprio in questo Anno della
fede, cominciando da questo Anno
della fede, lavorare perché il vero
Concilio, con la sua forza dello Spirito
Santo, si realizzi e sia realmente
rinnovata la Chiesa.
Speriamo che il Signore ci aiuti.
Io, ritirato con la mia preghiera, sarò
sempre con voi, e insieme andiamo
avanti
con
il
Signore,
nella
certezza:Vince il Signore! Grazie!».
30
Copertina: opere di Fratel Mario Venzo (1900 ­ 1989)
INDICE
pag. 2 ­ La Resurrezione mistero...
pag. 4 ­ Per don Bosco
pag. 5 ­ la fede, questione di...
pag. 6 ­ Lei ha sbagliato numero
pag. 8 ­ Dall'Argentina alla ricerca...
pag. 10 ­ Chiamiamo le cose con...
pag. 11 ­ Anagrafe parrocchiale
pag. 12 ­ Sant' Antonio a Laggio
pag. 14 ­ Un pane per amor di Dio
13 maggio 2012: I ragazzi della Prima Comunione
pag. 18 ­ Coro Oltrepiave
pag. 20 ­ Capitelli
pag. 22 ­ Festa dei Giovani
pag. 23 ­ Adozioni prenatali
pag. 24 ­ Dio salvi l'Italia
pag. 25 ­ Bilancio parrocchiale
pag. 26 ­ Settimana Santa
pag. 28 ­ Papa Benedetto XVI...
Sito internet:
www.parvigo.altervista.org
Un grazie a tutti i benefattori e a quanti
lavorano e prestano il loro tempo per le
tante attività della parrocchia
Direttore: Mons. Renato De Vido, Pievano
Responsabile ai sensi di legge: Don Lorenzo Sperti
Iscrizione al Tribunale di Belluno: n. 2/2003
Stampa: Tipografia Piave Srl - Belluno
HANNO COLLABORATO
Cinzia Da Rin
Franco Furlan
Franco De Nicolò
Suor Gabriella
G.Antonio De Donà
Giovanni De Donà
Walter Musizza
Franco Regalia
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