Allattamento: a ognuno il suo stile
http://genitoricrescono.com
Introduzione
Abbiamo voluto raccogliere in questo e-book le tante discussioni, consigli, testimonianze
raccolte su genitoricrescono.com nel corso di questi anni. Come in tutti i temi che riguardano la
vita dei genitori, siamo convinte che anche l’allattamento non sia diverso: ci sono tanti modi di
allattare e di relazionarsi al proprio figlio durante i primi mesi di vita quante sono le mamme a
questo mondo. L’allattamento può essere un atto di amore profondo oppure una semplicissima
routine alimentare, può essere vissuto come una conquista o come una corsa ad ostacoli, come
un sacrificio o con estrema naturalezza, con amore o con senso del dovere. Dell’allattamento si
parla molto, ma difficilmente è possibile ascoltare le tante voci, e le tante sfaccettature che un
allattamento può presentare. Lo scopo di questo ebook è proprio quello di dare risonanza alle
voci che difficilmente si sentono parlare. Qui troverete consigli pratici, ma come sempre
tantissimi spunti di riflessione per trovare il vostro unico modo di essere madri e padri
consapevoli.
Serena e Silvia – genitoricrescono.com
La statistica dell’allattamento
L’allattamento al seno è sempre un tema caldo di discussione. Da un lato i sostenitori
dell’allattamento che si basano principalmente sulle indicazioni dell’OMS e che consigliano il
latte materno come principale nutrimento nel primo anno di vita, dall’altro lato delle correnti di
opposizione alle pratiche di allattamento a richiesta e prolungato e che vede l’uso del latte
artificiale come un modo per far liberare la donna dalla schiavitù della maternità. Qual è la
verità? Quali sono i vantaggi reali dell’allattamento al seno? E quali sono i vantaggi, se ce ne
sono, dell’allattamento con il latte artificiale? Quando si parla di vantaggi e svantaggi bisogna
tener conto di un fattore molto importante su cui le conclusioni degli organi competenti sono
basate: la statistica. Quando si eseguono studi quali quelli utilizzati per stabilire i vantaggi
dell’allattamento al seno, si raggiungono conclusioni statistiche. Questo significa che per la
maggior parte dei bambini allattati al seno si rivelano dei vantaggi, che non sono
necessariamente validi per tutti i bambini allattati al seno. Ma soprattutto che devono essere
messi sul piatto della bilancia insieme agli eventuali svantaggi. Se prendiamo casi estremi come
quello di una madre che allatta il suo bambino ma che allo stesso tempo entra in depressione
perché magari l’allattamento a richiesta la sta confinando in una situazione di isolamento
forzato, allora forse i vantaggi dell’allattamento esclusivo al seno non sono più così evidenti. Se
a quella stessa madre venisse offerta la possibilità di fare un allattamento misto, allora forse
questo la aiuterebbe ad uscire dalla situazione in cui si è venuta a trovare e riuscirebbe a vivere
meglio anche l’allattamento al seno. In questo caso sarebbero evidenti i vantaggi per il
bambino. Se invece quella stessa madre vivesse l’aggiunta del latte artificiale come un
fallimento per la sua persona, perché non è una madre sufficientemente buona, ecco allora
precipitare di nuovo qualsiasi vantaggio.
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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Quando pensate all’allattamento pensate quindi che tutto quello che vi dicono, vantaggi e
svantaggi per il bambino, sono veri in senso statistico, ma non sono necessariamente veri per
voi. L’unica cosa veramente utile ad un neonato è avere una mamma serena e sicura di sè, che
riesca a mettersi in sintonia con i bisogni del proprio bambino, e a offrirgli l’amore di cui ha
bisogno per crescere. E questo si può dare in tanti modi, alcune lo raggiungono grazie
all’allattamento al seno a richiesta ed esclusivo, alcune allattando ad orario, altre con un
allattamento misto, altre ancora riescono solo con il latte artficiale. L’unica cosa che veramente
fa bene al bambino è quella di avere una madre e un padre che lo amano. Il resto è tutta
statistica.
Il latte materno, magico elisir
di Silvia http://genitoricrescono.com
E' ormai universalmente riconosciuto che il latte materno sia il miglior cibo per il neonato: ha la
giusta temperatura, è sterile, è ricco di anticorpi, contiene in forma assimilabile tutto ciò di cui un
bebè ha bisogno per crescere, almeno nei primi sei mesi di vita. E', in sostanza, un cibo
completo sotto tutti i punti di vista: nutritivi, digestivi, metabolici, immunologici e psicologici.
L'allattamento al seno protegge il neonato dalle malattie infettive, scongiura la possibilità di
insorgenza di molte allergie e favorisce il rapporto affettivo con la mamma.
Il gesto stesso dell'allattamento al seno è “adatto” al neonato, alla sua anatomia: il neonato
distingue e vede esattamente alla distanza che lo separa dal volto materno nel momento
dell'allattamento.
Il latte materno di ciascuna mamma è esattamente “programmato” sulle necessità nutrizionali
del suo bambino: è perfetto per quel singolo neonato, è una sorta di liquido magico che
permette un riconoscimento istintivo tra madre e figlio.
Dal punto di vista della mamma, si sostiene che l'allattamento al seno aiuti a superare o
comunque limiti l'insorgenza della depressione post-partum e protegga da alcune forme di
tumore. Inoltre, più semplicemente, è molto comodo: niente biberon, niente sterilizzatori, niente
tettarelle, niente thermos per mantenere tiepida l'acqua in cui disciogliere il latte artificiale,
niente dosatori, niente preparazione. E, per di più, è... economico!!
Si distinguono tre tipi di latte materno, che costituiscono tre diverse fasi.
- il colostro è prodotto nei primi giorni di vita del bebè, è ricco di proteine e sali minerali, ma ha
pochi grassi e zuccheri: costituisce una sorta di sferzata di energia al neonato dopo lo stress
del parto ed apporta la prima, essenziale copertura immunitaria;
- il latte di transizione, prodotto per circa otto/dieci giorni, contiene meno proteine e sali minerali
ed aumenta, di giorno in giorno, la sua composizione in zuccheri e grassi, fino a raggiungere la
composizione del:
- latte definitivo, bianco opaco nell'aspetto e con composizione variabile nel corso
dell'allattamento e di poppata in poppata, caratteristica che lo rende un cibo “vivo” e mutevole,
mai uguale a se stesso.
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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Per questa sua ultima caratteristica di variare, in composizione e sapore, a seconda della dieta
materna, il latte di mamma abitua il neonato alla varietà di sapori: lo shock dello svezzamento
potrà così essere meno intenso.
Vediamo rapidamente alcune curiosità relative alle diverse componenti del latte materno:
ACQUA: ne costituisce l'87% del volume, quindi per un buon allattamento è molto utile bere in
modo abbondante (acqua, si intende, o succhi di frutta fresca o latte... insomma meglio evitare
bibite gassate e superalcolici!)
GRASSI: la quantità di grassi nel latte varia, non solo a seconda della dieta della mamma (che
in realtà ne influenza la composizione e non la quantità totale), ma anche nel corso della
giornata, rispettando la diversa necessità di grassi del neonato. Ce ne sono di più nella poppata
mattutina ed aumentano comunque nel corso della stessa poppata dall'inizio alla fine.
PROTEINE: se il latte vaccino ha circa il 3,5% di proteine, quello materno ne contiene appena
l'1%, ma sono talmente digeribili da essere facilmente e totalmente assimilate.
SALI MINERALI: il latte materno ne contiene circa un terzo di quelli del latte vaccino e, per
questo, limita il carico dei reni del bebè, che sono uno degli apparati più delicati perchè ancora
in fase di adattamento e sviluppo.
VITAMINE: anche in questo caso la vera caratteristica del latte umano non è la loro particolare
quantità, ma la loro totale e facile assimilabilità
ZUCCHERI: prevale il lattosio che, in digestione, si scinde in glucosio e galattosio, quest'ultimo
essenziale nella sintesi di alcuni costituenti strutturali del cervello e delle fibre nervose.
FATTORI DI DIFESA: il latte materno trasmette al neonato una copertura per molte patologie
virali, allergiche e batteriche. Inoltre trasmette numerosi linfociti, cioè globuli bianchi, che
raggiungono l'intestino del neonato e proliferano creando anticorpi specifici.
Il latte materno è dunque adatto ed utile: non c'è nessun componente che non serva e non ce
n'è alcuno in eccesso.
Che dire? Esaurire i tema dell'allattamento è praticamente impossibile. Per completare questa
introduzione vorrei trasmettere la mia idea personale per la quale, semplicemente, ne vale la
pena e vale la pena fare di tutto per riuscirvi. Perché allattare, nonostante molti se e molti ma, è
veramente una bella esperienza.
I riposi per allattamento
di Silvia - http://genitoricrescono.com/
Dalla fine del periodo di astensione obbligatoria dal lavoro (tre mesi) al compimento dell'anno di
vita del bambino, la mamma ed il papà, alternativamente tra loro, hanno diritto ad una riduzione
dell'orario di lavoro giornaliero, chiamata riposo (o permesso) per allattamento e prevista
dall'art. 39 del D.L.vo 26/03/2001, n° 151. Successivamente a questa norma, che rielaborava
leggi precedenti, l'INPS è intervenuto sulla materia con numerose circolari esplicative e
interpretative che hanno precisato la materia.
Il riposo ha la durata di due ore al giorno, se l'orario contrattuale di lavoro è pari o superiore
alle 6 ore e di un'ora al giorno se l'orario è inferiore alle 6 ore (anche part-time).
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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Spetta alternativamente alla mamma o al papà che siano lavoratori dipendenti, anche in caso di
affidamento o adozione, durante il primo anno di vita o di ingresso nella famiglia del bambino.
Il padre può avvalersi del riposo in alternativa alla madre, senza nessuna prova di impedimento
di quest'ultima: è una scelta della famiglia decidere chi si avvarrà del riposo.
Non solo.
La madre ha diritto al riposo giornaliero anche se il padre sta fruendo di congedo parentale.
Il padre ha diritto al riposo anche se la madre è casalinga o momentaneamente inoccupata,
senza dover in alcun modo provare l'eventuale impedimento della mamma (come era invece
precedentemente). Ne ha diritto anche in caso di madre lavoratrice autonoma o appartenente a
quelle categorie a cui non spetta il riposo per allattamento (per es. le lavoratrici domestiche).
Il padre, invece, non può avvalersi del riposo se la madre è in astensione facoltativa dal lavoro
(quella prevista dopo i tre mesi di astensione obbligatoria), o se è sospesa dal lavoro per altri
motivi o se è lavorarice autonoma e percepisce un'indennità di maternità dal proprio ente di
previdenza.
In caso di parto gemellare o di adozione di 2 o più figli, le ore di riposo a cui si ha diritto si
raddoppiano. Se ne usufruisce il padre, però, ha diritto alle sole ore aggiuntive (quindi il papà di
due gemelli che ha un orario di lavoro di 8 ore, potrà godere di sole due ore di riposo per
allattamento, non di quattro), delle quali però potrà godere anche nel periodo di astensione
obbligatoria o facoltativa della madre.
Ovviamente in tutti quei casi in cui il padre sia solo, unico affidatario del bambino, potrà godere
dei permessi nella stessa misura che spetterebbe alla madre (quindi per la totalità dell'orario in
caso di nascita di gemelli).
Il riposo non influisce in nessun modo sulla retribuzione, che rimarrà integra, e deve essere
richiesto con una domanda al datore di lavoro.
Il sito dell'INPS riporta sull'argomento la casistica più completa per risolvere tutti i dubbi.
In realtà il permesso per allattamento, così concepito, è del tutto svincolato dall'allattamento
vero e proprio: si tratta di una riduzione dell'orario di lavoro, genericamente concessa a chi la
richiede, nel primo anno di vita dei figli.
E' uno degli istituti di diritto del lavoro che meglio rispecchia l'auspicata parità totale
nell'accudimento dei figli, in quanto è una delle forme di astensione facoltativa dal lavoro che
presenta il maggior grado di interscambiabilità tra madre e padre. Tra le varie forme di
agevolazione alla maternità è una di quelle meglio "tollerate" dai datori di lavoro e, infatti, è
ampiamente richiesta dai lavoratori dipendenti.
L'idea di base sarebbe quella di usufruire delle due ore di permesso per allattare concretamente
il bambino: quindi si potrebbe fare un riposo di un'ora dopo tre ore di lavoro e un altro dopo le
successive tre. Dato che le ore sono cumulabili, nella quasi totalità dei casi se ne usufruisce
uscendo due ore prima dal lavoro. Così, però, il permesso perde la sua utilità ai fini del
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proseguimento dell'allattamento al seno anche dopo il ritorno al lavoro della mamma e diventa
solo un'agevolazione di orario per il genitore che ha un bambino piccolo (utile comunque). E'
evidente che, con le distanze che ci sono nelle città tra casa e posto di lavoro, la fruizione del
riposo per dare realmente la poppata al bambino, diventa una illusione.
Link al post: http://genitoricrescono.com/i-riposi-per-allattamento/
Come attaccare il bambino al seno
di Mammamila - http://lattedimammamia.blogspot.com*
Molte mamme pensano che ci sia sempre tempo per pensare all'allattamento e rimandano di
informarsi sull'argomento finché il bimbo non è nato. Niente di più sbagliato!
E' vero infatti che allattare è un gesto naturale e per molti versi istintivo, ma è anche vero che
noi non siamo più abituate a vedere allattare e spesso capita che il nostro bimbo sia il primo con
cui entriamo in contatto! Inoltre, se siamo alla nostra prima esperienza, dobbiamo ricordare che
se noi non abbiamo mai allattato al seno, anche il nostro bimbo per quanto istintivo non ha mai
visto un capezzolo in vita sua e non ha la più pallida idea di come fare!
QUELLO CHE ACCADE FIN DALLE PRIME ORE DOPO IL PARTO E NEI PRIMI GIORNI E'
INVECE FONDAMENTALE PER UN BUON AVVIO DELL’ALLATTAMENTO e per evitare alcuni
fra i problemi più comuni e che sono spesso la causa di un'esperienza che da meravigliosa che
potrebbe essere, diventa invece faticosa e, a volte, dolorosa sia per la neo mamma che per il
bambino.
La prima cosa da sapere è che è di fondamentale importanza riuscire a far attaccare bene il
bambino al seno per evitare le tanto temute ragadi e per far sì che il bambino assuma
abbastanza latte, avviando nel contempo una produzione sufficiente da parte della mamma.
Infatti se il bambino non apre bene la bocca e non succhia correttamente provocherà delle ferite
al capezzolo (le RAGADI sono piccoli tagli molto dolorosi, a volte sanguinanti e soggetti a
infezione) e non riuscirà ad ESTRARRE sufficientemente il latte che si produce nel seno.
Succederà così che la mamma stanca e sofferente cederà alla tentazione di credere (come tutti
*
Il progetto latte di mamma mia è un’iniziava di sostegno dell’allattamento materno sul territorio di Roma,
promossa dal Comune di Roma dal 2009, in collaborazione con varie associazioni. I servizi di sostegno
da mamma a mamma sono completamente gratuiti e si basano sul volontariato.
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sbagliando le diranno) che NON HA ABBASTANZA LATTE e che sia meglio optare per
l'aggiunta di latte artificiale.
Invece i problemi di un non corretto attacco al seno sono facilmente risolvibili soprattutto se
affrontati in tempi brevi e con le giuste informazioni!
Possono essere necessari diversi tentativi, ma non scoraggiatevi: il bambino impara in fretta!!
Come attaccare bene il bambino al seno
1. Trova una posizione comoda per te, che assicuri un solido sostegno alla schiena,
quindi appoggia in grembo dei cuscini per sostenere le braccia e posa i piedi su un
poggiapiedi o su un grosso libro. Stare rilassate con la schiena favorisce l'afflusso di
ossitocina e quindi la "calata" del latte tramite il riflesso di emissione, qualsiasi tensione
muscolare invece ostacola il processo!
2. Accosta il bambino a te, in modo tale che non debba girare la testa per arrivare al
seno e abbia le anche flesse. La bocca e il naso devono essere rivolti verso il
capezzolo. Se è possibile, chiedi a qualcuno che ti passi il bambino dopo aver trovato
una posizione comoda.
3. Sostieni il seno per evitare che prema sul mento del bambino, che deve essere ben
appoggiato al seno.
4. Attacca il bambino al seno. Stimolalo ad aprire bene la bocca e avvicinalo a te
sostenendogli la schiena (non la testa) e facendo in modo che il mento si appoggi bene
al seno. Anche il suo nasino riuscirà a toccare il seno.
E ora goditi questo momento! Se avverti dolore, stacca delicatamente il bambino e riprova.
Nelle prime settimane, può essere necessario ripetere più volte questa sequenza.
Con un po' di esercizio e in sintonia con il tuo bambino, troverai la tecnica più adatta a voi.
Man mano che acquisisci esperienza nell'allattamento, scoprirai molte posizioni alternative, che
potrai utilizzare nelle diverse poppate.
Purché tu sia comoda e il bambino riesca a succhiare bene, puoi scegliere la posizione che ti è
più congeniale.
(Prova le quattro posizioni illustrate sul sito: Come attaccare bene il bambino al seno o guarda
questi video
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Ricorda: indipendentemente dalla posizione, è molto importante:
1. portare il bambino alla stessa altezza del capezzolo. Se la posizione ti costringe a
chinarti verso il bambino, rischi di provocare dolore alla schiena, stiramenti al collo o alle
spalle o irritazioni ai capezzoli;
2. verificare che il bambino sia "di fronte" rispetto al capezzolo quindi in posizione "pancia a
pancia" con il collo dritto e non piegato su un lato per evitare che "tiri" il seno verso di sè
provocandoti fastidio
3. verificare che il bambino abbia la bocca ben aperta a "O" in modo da prendere non solo
la punta del capezzolo ma anche parte dell'areola
Al momento di attaccare il bambino può essere utile usare il capezzolo per solleticargli il labbro:
questo lo stimolerà ad aprire bene la bocca (come quando sbadiglia).
Direziona il capezzolo verso il palato del bambino e avvicina il bambino a te (non il contrario
incurvando la schiena!) e facendo in modo che il suo mento si appoggi al seno (guarda questo
video.)
Come capire se il bambino è attaccato bene
La cosa fondamentale è che NON SI DEVE AVVERTIRE DOLORE quando lui succhia (a parte
un leggero fastidio al momento dell’attacco che poi però deve sparire quasi subito non appena il
bambino inizia a succhiare lasciando il posto ad una sensazione piacevole sia per la mamma
che per il bambino).
Se infatti il seno o il capezzolo fanno male vuol dire che il bambino non apre bene la bocca e
sono sufficienti poche poppate in questo modo per far comparire le ragadi, che poi è molto
faticoso far rimarginare.
Non si tratta perciò di fare le eroine e sopportare stoicamente “un po’ di fastidio" perché così
facendo oltre a soffrire per il dolore si mette a rischio l'allattamento e la possibilità per il bambino
di assumere latte a sufficienza (che è la cosa più importante nei primi giorni sia per
l'accrescimento del neonato che per il corretto avviamento di una buona produzione di latte da
parte della mamma).
Perciò se si sente dolore bisogna IMMEDIATAMENTE staccare il bambino dal seno (inserendo
delicatamente il dito nell'angolo della bocca del bambino) e riprovare ad attaccarlo facendo in
modo che apra bene la bocca e sia in posizione corretta seguendo le istruzioni indicate, inoltre:
-
il naso del bimbo sfiora il seno
le sue labbra sono ripiegate verso l'esterno (e non arrotolate all'interno)
la sua bocca copre almeno un centimetro della zona attorno alla base del capezzolo
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Quando si offre il seno al bambino e lui si attacca correttamente, inizialmente succhierà senza
deglutire, mentre “sistema” il capezzolo in bocca e "segnala" al seno di essere pronto per
l'emissione del latte.
Non appena il latte comincerà a defluire (nell'arco di pochi secondi) vedrai mandibola e
mascella in movimento, fino all’orecchio e gli vedrai fremere le tempie. Inoltre lo sentirai
deglutire prima rapidamente, poi più lentamente, man mano che il suo appetito viene
soddisfatto.
Link al post: : http://genitoricrescono.com/allattamento-attaccare-bambino-seno/
Ecco il perché allatto da un lato solo
di Serena - http://genitoricrescono.com/
Io allatto da un lato solo.
Ho deciso di scrivere questo brevissimo post di riflessione su questo argomento, in quanto
spesso quando mi trovo in Italia, vengo guardata come un fenomeno da baraccone e mi viene
chiesto il perché.
Pare infatti che l'allattamento più diffuso sia quello da entrambi i seni.
A scanso di equivoci, premetto che non ci sono modi giusti o sbagliati, fintanto che il
bambino succhia bene, e cresce come deve. E se funziona per mamma e bambino, allora va
benissimo.
Però iniziamo con il parlare di latte. Anzi di primo latte, di secondo latte e di terzo latte.
E si, perché il latte materno cambia composizione durante la poppata.
Il latte all'inizio della poppata è molto leggero. E' un latte molto dissetante e pieno di zuccheri.
Un neonato di poche settimane, estrae questo tipo di latte durante i primi 5/10 minuti† circa della
poppata.
Poi arriva il secondo latte, quello ricco di proteine e grassi che viene poppato via per circa 15/20
minuti.
Infine arriva il terzo latte, quello ancora più ricco di grassi. Ecco, il latte grasso, ad un neonato,
fa superbene. E' il latte che gli da l'energia per crescere e aumentare di peso.
Supponiamo che state allattando da entrambi i seni. Se fate 10 minuti per seno, ovviamente il
vostro pargolo prenderà tutto il primo latte di un seno e dell'altro. Se è molto efficace nella
poppata, inizierà anche ad estrarre un po' del secondo latte, ma non arriverà certo al terzo latte.
†
i tempi riferiti sono tempi medi, validi per la maggior parte dei neonati, ma non per tutti. Alcuni mangiano
più a lungo, altri meno. E la durata non è necessariamente indicazione della quantità di latte ingerito.
Così come io mangio la metà degli spaghetti mangiati da mio marito e ci metto il doppio del tempo.
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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In questo caso è probabile che gli verrà fame già dopo appena un paio d'ore. Se siete in vena di
allattare spesso, allora va bene così.
Se allattate un po' più a lungo, tipo 15 minuti per lato, probabilmente prenderà abbastanza del
secondo latte. E' molto probabile che il bambino crescerà bene anche in questo modo, e
riuscirà a resistere tra le 2 e le 3 ore.
I problemi possono nascere quando il bambino ha un salto della crescita. Perché non è che i
neonati si mettono lì, millimetro dopo millimetro, grammo dopo grammo e crescono sempre con
lo stesso ritmo. No. Loro crescono a fasi. E si vede dai vestititi, che da un giorno all'altro non
entrano più. Poi ci sono i periodi in cui non crescono fisicamente, ma hanno il cervellino
concentratissimo su una qualche tappa dello sviluppo che gli fa consumare un sacco di energie.
Insomma in quei periodi, l'allattamento ad entrambi i seni, potrebbe dare problemi. Infatti, non
arrivando praticamente mai al terzo latte, a meno di avere un lattante supersucchiatore, si
rischia di entrare nella crisi il-mio-bambino-non-mi-cresce, che poi siccome il pargolo è
attaccato al seno praticamente ogni ora e mezza (perchè prende per lo più acqua e zucchero),
è quella che precede la crisi oddio-non-ho-più-latte. E così viene immediatamente introdotta la
famigerata aggiunta di latte artificiale.
Ora non sta scritto da nessuna parte che tutto ciò debba avvenire per forza, perché dipende
dalla velocità di poppata del bimbo, dalla struttura dei dotti nella vostra mammella, da quanta
più energia gli serve durante i salti di crescita...però...io preferisco dargli una tetta alla volta, ed
essere certa che si prenda primo, secondo e dolce!
Alla poppata successiva, cambio tetta.
Poi si da il caso che io mi ritengo una persona mediamente impegnata, e non ho voglia di stare
ad allattare ogni ora, e l'allattamento da un lato solo, aumenta la distanza tra le poppate.
Inoltre, il poppante che prende solo il primo latte, in gran quantità, visto che lo prende da
entrambi i seni, ha più difficoltà a digerirlo, e soffre spesso di più coliche.
Ah, per ricordarmi da quale parte devo allare, utilizzo un simpatico braccialetto di perline infilate
dal Vikingo, che cambio di polso ad ogni poppata. Con sua grande soddisfazione!
ATTENZIONE: Allattare da entrambi i lati è una tecnica che può essere utilizzata per far
aumentare la produzione di latte. Ma in quel caso si finisce un seno completamente prima di
attaccare l'altro.
E' anche per questo che in ospedale, dopo il parto, dicono di allattare 10 minuti per lato. Proprio
per far partire la produzione. Una volta arrivata la montata lattea però, si può tranquillamente
passare all'allattamento da un solo lato. Il latte viene infatti prodotto mentre si allatta, e per
questo una volta partito l’allattamento non ha molto senso parlare di seno vuoto, perché non si
svuota mai.
link al post: http://genitoricrescono.com/ecco-perche-allatto-lato-solo/
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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I luoghi dell’allattamento
di Serena - http://genitoricrescono.com/
La creazione di ambienti dedicati all'allattamento in spazi pubblici è una delle iniziative
normalmente intraprese con l'intento di promuovere l'allattamento materno. Si tratta di angoli
protetti, magari attrezzati con una poltroncina e un fasciatoio, in cui una mamma possa mettersi
ad allattare il proprio bambino.
Questi luoghi sono piuttosto rari in Italia, almeno quanto i fasciatoi nei bagni pubblici, e
nonostante ci siano esempi di iniziative di successo in tal senso, rimane spesso solo confinato
nel tempo e nello spazio.
Ma le mamme hanno veramente bisogno di questi angoli protetti?
Nonostante ci siano molte mamme che giurano di non avere mai avuto problemi, io vi confesso
che ogni volta che sono stata in Italia in periodo allattamento mi sono sentita in difficoltà per un
gesto che a Stoccolma ho fatto in continuazione senza il minimo imbarazzo. Ovunque. Su
panchine al parco in estate e in inverno, in ristoranti, caffè, centri commerciali, sui divani in
esposizione all'Ikea, nello spogliatoio in piscina, alla fermata dell'autobus, in autobus, in treno,
in aereo, insomma ovunque mi trovassi nel momento in cui il piccolo reclamava cibo. E non ero
l’unica.
Ogni tanto appaiono articoli inquietanti sui giornali italiani‡, che fanno riflettere sull’estensione
del fenomeno, che potrebbe andare oltre gli sporadici casi riportati dai media. Perché per ogni
mamma allontanata da un museo perché allattava, magari ce ne sono centinaia che non osano
andare in un museo per paura di trovarsi un bambino in lacrime e non sapere cosa fare.
Forse i musei dovrebbero creare degli angoli per l’allattamento?
Eppure a Stoccolma l'angolino per allattare è spesso presente, ma l’allattamento in pubblico è
talmente diffuso che la vista di bebè che ciucca da un seno nudo non scandalizza
veramente nessuno. E non imbarazza nessuno. Né la mamma, né i vicini di tavolo.
In Italia invece di seni nudi se ne vedono in abbondanza in giro sui cartelloni pubblicitari, sui
giornali, sulle riviste, eppure c'è un falso pudore nei confronti di una mamma che allatta che è a
mio parere alquanto imbarazzante (il falso pudore, non l’allattamento). Sembra quasi che sia
una cosa di cui vergognarsi, nonostante sia un atto totalmente naturale. E mentre da un lato si
vuole incoraggiare la mamma ad allattare, dall'altro l'atto stesso viene spogliato della
spontaneità di cui necessità. La creazione degli angoli dedicati all'allattamento in questo tipo
di mentalità diventa quindi un'esigenza per nascondere la mamma e il piccolo, piuttosto che un
servizio. Non a caso, pur non avendo mai ricevuto critiche dirette per il mio allattamento in
‡
Si veda ad esempio questo: http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/articoli/ContentItem-0a6bd4a7-89f0-4f84bdd5-af58f5b4cee8.html
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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pubblico in territorio italiano, ho ricevuto commenti sull'assenza di luoghi dedicati, espressi in
solidarietà nei miei confronti che poverina ero costretta ad allattare lì ai giardinetti.
Ovviamente non è sempre così, e ovviamente non sono tutti in imbarazzo, ma la scena di una
donna che allatta in pubblico è decisamente rara, e non sono sicura che il problema sia solo la
bassa natalità italiana.
La scorsa settimana sono stata alla riunione scolastica alla futura scuola del Vikingo e una
mamma era lì con un neonato di 2 mesi, il quale ad un certo punto si è messo a piangere. Lei lo
ha tirato su dalla carrozzina, e lo attaccato al seno, e la riunione non ha subito nessuna
interruzione. Quando ieri cercando in rete ho letto di una mamma allontanata dalla riunione a
scuola perché si era messa ad allattare§, mi sono infuriata. Ma perché in Italia c’è questa
mentalità?
Se si vuole veramente incoraggiare le mamme ad allattare, allora è necessario cambiare
paradigma, pensare ad una mamma che allatta come una scena assolutamente normale,
togliere anche quell'alone di specialità ed eccezionalità dell'atto, e ritrovarne la sua naturalezza.
Perché nessuna mamma possa essere allontanata da un museo o da una riunione a scuola
perché sta allattando, c'è bisogno che venga considerato un gesto alla pari di una carezza che
una mamma dà al suo bambino. Né più né meno.
Dalle discussioni emerse su genitoricrescono.com capisco che invece per molte persone
l’allattamento dovrebbe essere riservato ad un luogo speciale perché è un gesto intimo.**
Io credo ci sia una differenza sostanziale tra l’allattamento materno a casa e quello fatto in
pubblico.
Il primo può concedersi un’intimità speciale, il secondo è prima di tutto pratico. Del resto è
esattamente equivalente a qualsiasi gesto di cura di un neonato. Io quando cambiavo il
pannolino ai miei figli a casa, ci aggiungevo qualche coccola speciale, se li cambiavo al volo in
giro, era semplicemente un bisogno da soddisfare. Né più né meno. E questo è vero per tutto,
incluso l’allattamento.
L’allattamento aiuta a creare una relazione tra mamma e figlio, ma la relazione non è
l’allattamento in sè. Infatti anche le mamme che non allattano creano la relazione con il figlio.
E ci sono mamme che allattano e che questa relazione non la trovano se non dopo molti mesi.
Proviamo ad eliminare questo alone di intimità, bellezza, specialità, eccezionalità, e ritroviamo il
senso vero dell’allattamento. E allora forse oltre ad eliminare quelle aspettative nella
neomamma che spesso minano proprio la riuscita dell’allattamento, e che contribuiscono a
generare quell’imbarazzo di cui sopra, si riesce anche a superare queste limitazioni culturali
legate all’allattamento materno in pubblico.
§
Per un resoconto si veda qui:
http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/01/16/news/io_umiliata_nella_scuola_d_infanzia_perch_allattavo
_al_seno_mia_figlia-11295026/
**
La discussione è disponibile a questo link: http://genitoricrescono.com/tema-del-mese-allattamentomaterno/
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Allattamento: a ognuno il suo stile
http://genitoricrescono.com
Riportiamo il tutto a dei confini più umani, naturali, al limite dell’ovvio.
Il bambino ha fame: io lo allatto.
E allora gli angolini per allattare, i baby point, chiamateli come volete, saranno solo un servizio
in più, un posto in cui mamme e bambini possono rifugiarsi per avere un momento di tranquillità,
e non un posto in cui nascondersi per evitare sguardi e commenti.
Perché questo cambio di paradigma possa avvenire c’è bisogno di parlarne, e non solo con le
mamme, ma c’è anche bisogno di abituarsi all’immagine della mamma che allatta, quindi tante
più mamme avranno il coraggio di uscire e allattare alla luce del sole, tante più mamme
prenderanno il coraggio di farlo, aiutando a rendere normale un atto che ora viene considerato
eccezionale.
E voi dove allattate?
(link al post: http://genitoricrescono.com/luoghi-allattamento/)
Difficoltà dell’allattamento: ragadi, ingorghi e mastiti
di Sara, Elena e Marina – http://www.ferrarasociale.org/allattiamolo††
L’allattamento è un percorso che dura finché mamma e bambino lo desiderano.
Lungo questo percorso si possono incontrare degli ostacoli che occorre saper riconoscere per
poterli risolvere.
Le difficoltà più frequenti sono le ragadi e i dotti ostruiti, i quali, possono evolvere in ingorghi
mammari o addirittura, nei casi più gravi, in mastite.
RAGADI:
Le ragadi sono piccoli tagli a livello del capezzolo e possono essere molto dolorose.
Come prevenire:
Per prevenire la formazione di ragadi la cosa più importante da fare è verificare che il bambino
si attacchi correttamente, con la bocca ben aperta su tutta l'areola e il labbro inferiore rovesciato
in fuori. Non a caso uno dei segnali del corretto attacco del poppante è il fatto che la mamma
non avverta dolore.
Se l'attacco è corretto non serve limitare la quantità o la durata delle poppate, come invece
ancora di frequente viene consigliato. Poppate troppo distanziate o troppo brevi potrebbero
††
Questo post è scritto a sei mani da 3 mamme che si sono unite formando l’associazione AllattiAMOlo,
un gruppo di autoaiuto aperto alle mamme e ai loro bambini, basato sul ascolto reciproco, dove non si
giudica e non si danno consigli, ma ci si confronta e ci si sostiene nel principio che aiutare aiuta.
Il gruppo opera a Ferrara, per informazioni consultare il sito: http://www.ferrarasociale.org/allattiamolo
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Allattamento: a ognuno il suo stile
http://genitoricrescono.com
invece portare a dotti ostruiti o ingorghi, inoltre non permetterebbero al bambino di assumere la
quantità di latte di cui ha bisogno, e interferirebbero con la produzione del latte.
Per far chiarezza: i capezzoli doloranti sono uno dei problemi più comuni nei primi giorni di
allattamento, è normale che la pelle sia un pochino irritata, ma se il dolore diventa più intenso o
dura parecchi giorni, forse c'è da cambiare qualcosa.
E' preferibile non utilizzare creme o altri prodotti per il seno, che, essendo scivolosi, potrebbero
far perdere la presa al bambino. Lasciar asciugare il capezzolo all’aria per qualche minuto dopo
la poppata, se possibile, e non utilizzare coppette assorbilatte di materiale sintetico che non
lasciano traspirare la pelle. Non eccedere con i detergenti per non seccare la pelle: non serve
lavare il seno prima o dopo le poppate, le normali operazioni d’ igiene quotidiana sono
sufficienti. Capezzolo e areola sono infatti mantenuti puliti e idratati dalle secrezioni delle
ghiandole di Montgomery, che producono una sostanza grassa che ha la funzione di
ammorbidire e rendere elastica la pelle e che possiede proprietà antibatteriche.
Come intervenire:
Per alleviare il fastidio durante la suzione è utile cambiare la posizione del bambino in modo che
l’attacco non stimoli sempre la stessa zona del capezzolo. I paracapezzoli in caucciù e silicone
possono interferire con la stimolazione del seno, ma prima di interrompere l’allattamento a
causa del dolore provocato dalla suzione è meglio usarli, sapendo che sono solo un palliativo e
dovrebbero essere utilizzati solo fino alla guarigione delle lesioni.
Il vero rimedio è infatti correggere l'attacco del bambino.
Per favorire la guarigione delle ferite è utile spremere leggermente l'areola affinchè esca
qualche goccia di latte e spalmarla su tutta la zona dolente; bisogna inoltre lasciare che il seno
si asciughi più naturalmente possibile tra una poppata e l'altra, se quindi non è possibile
lasciarlo nudo, sono molto utili le coppette (o conchiglie) in silicone, areate grazie a fori che
permettono la traspirazione.
INGORGHI, DOTTI OSTRUITI E MASTITE:
Sono complicazioni che insorgono quando il latte prodotto dal seno è superiore rispetto a
quanto drenato dal bambino.
L'ingorgo mammario si presenta con seno teso, duro, dolorante, a volte arrossato.
Nel caso dei dotti ostruiti i sintomi sono simili a quelli dell’ingorgo, se non che il dolore interessa
un solo seno, è localizzato e il seno è duro a livello del dotto bloccato e molle per la restante
parte in quanto si drenano facilmente gli altri dotti.
La mastite è una complicazione delle patologie di cui sopra, caratterizzata da dolore localizzato
molto forte, febbre superiore a 38°, calore e rossore di una parte del seno e malessere
generale.
Come prevenire:
Per prevenire dotti ostruiti e ingorghi, che potrebbero evolvere in mastiti, oltre che per stimolare
la produzione di latte, è importante permettere al bambino di poppare di frequente (allattamento
a richiesta) e, non appena ci si accorge che il bambino sta cambiando ritmi, ovvero allunga gli
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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intervalli tra una poppata e l'altra, porre molta attenzione al benessere del proprio seno,
verificare la situazione e, nel caso di latte non drenato, intervenire subito, senza temporeggiare
eccessivamente.
Come intervenire:
Ciò che ci preme ribadire è che, se anche dovessero insorgere tali difficoltà, non bisogna
interrompere l'allattamento!
Anzi, in caso di dotti ostruiti, ingorghi e mastiti, sintomi di latte in eccesso non drenato, allattare
è l'unico rimedio davvero efficace: la suzione del bambino è infatti il sistema migliore per
estrarre il latte in eccesso, dare sollievo e favorire la guarigione poiché il bimbo drena il seno
con più forza e in modo più mirato rispetto a qualsiasi tiralatte. È preferibile variare le posizioni
di allattamento per drenare meglio tutte le parti del seno, e usare abbigliamento comodo e
reggiseni che non stringano.
Impacchi freddi negli intervalli fra le poppate sono utili per alleviare il fastidio; impacchi caldi,
docce o bagni caldi appena prima della poppata favoriscono invece il fluire del latte lungo i dotti.
Qualora non fosse possibile o sufficiente la suzione del piccolo, possono essere di grande aiuto:
il tiralatte o la SPREMITURA MANUALE DEL SENO: occorre fare impacchi caldi sul seno,
mettere il dito indice sotto il seno, in direzione del bordo dell'areola, ed il pollice sopra al seno in
posizione opposta all'indice, premere delicatamente indietro tenendo le dita ed il pollice nella
stessa posizione sulla pelle e, mantenendo questa delicata pressione all'indietro, premere
pollice ed indice insieme in avanti, così da facilitare l'uscita del latte verso il capezzolo.
In ogni caso bisogna estrarre solamente una piccola quantità di latte, sufficiente a dare sollievo,
non si pensi di tirarsi tanto latte da riempire un biberon, altrimenti il seno continuerà a essere
troppo stimolato e il problema si ripresenterà!
Durante i primi due mesi di allattamento mi è capitato qualche volta di ritrovarmi con un
nodulo duro e dolente, e un leggero arrossamento del seno. La prima volta era,
naturalmente, un venerdì sera, e contattare chiunque per un consiglio mi sembrava
improponibile, ma non volevo neanche aspettare il lunedì, temendo che la situazione
potesse peggiorare. Così ho tentato una diagnosi in autonomia, ricordando quello che
era stato detto agli incontri sull'allattamento e rileggendo il manuale de La Leche
League, e ho seguito i consigli per trattare i dotti ostruiti: impacchi con asciugamani
imbevuti di acqua calda prima delle poppate, e lavoro duro del mio bambino (che
comunque ha sempre ciucciato a lungo e di frequente di sua spontanea volontà)! In
poche ore il nodulino era sparito, e non ho avuto nessun problema o disturbo residuo. Le
volte successive ho scoperto che tuffare il seno in una bacinella d'acqua calda mi dava
un sollievo molto maggiore rispetto agli impacchi. In un caso un po' più duro a risolversi
ho adottato la posizione “della lupa” per allattare, con Elia steso a pancia in su in mezzo
al letto e io carponi sopra di lui: un po' buffo da vedere, e meno male che non sono
arrivati ospiti in quel momento, ma efficace! (Marina)
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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Quando Zeno aveva 2 settimane ho avuto la pessima idea di sottovalutare il mio seno dolente
durante un fine settimana in cui lui dormiva molto e poppava poco, mi sono così ritrovata a
gestire un inizio di mastite dolorosissimo.
Non riuscivo a tenere la maglietta sul seno dal male, avevo febbre a 39,5° ma fortunatamente,
dopo tanti impacchi caldi, intervallando tiralatte e bimbo al seno, nel giro di 4 giorni mi è passata
senza antibiotici.
Purtroppo trovo che ci sia ancora moltissima ignoranza in tema di allattamento, soprattutto tra i
pediatri: in quell'occasione il mio mi ha detto preoccupatissimo che allattando Zeno gli stavo
passando il pus nel latte...roba da matti!!! (Elena)
Ogni tanto, ancora adesso qualche dotto si ostruisce. Quando succede ci diamo da fare!
Impacchi caldi, massaggio al seno, spremitura manuale, riposo, santo riposo! E quando
proprio me la vedo brutta, chiedo aiuto a Papà, che con dolcezza e attenzione riesce a
ciucciare nel modo giusto per sbloccare…bravo! (Sara)
Se fossero necessari farmaci, nella grande maggioranza dei casi non sono incompatibili. Nel
caso in cui il medico consigliasse l’interruzione dell’allattamento consigliamo, prima di prendere
decisioni affrettate, di contattare il numero verde dell’Istituto Mario Negri, 800 883 300, per
le informazioni sull'uso dei farmaci in gravidanza e allattamento, attivo presso l'U.O.
Tossicologia Clinica-Centro Anti Veleni Ospedali Riuniti di Bergamo .
Link al post: http://genitoricrescono.com/difficolta-dell’allattamento-ragadi-ingorghi-e-mastiti/
Una testimonianza
Ciao mamme,
mi chiamo Anidia, ho 27 anni e sono mamma di Rachele che ha quasi 6 mesi.
Vorrei raccontarvi brevemente la mia esperienza riguardo all’allattamento.
Beh, l’inizio non è stato proprio idilliaco come me lo ero immaginato, nonostante il parto
naturale, l’attacco quasi immediato della bimba al seno e la mia voglia di allattare.
All’ospedale ho scelto di fare il rooming in, quindi allattamento a richiesta da subito; Rachele si
è sempre attaccata volentieri al seno, ma evidentemente posizione ed attacco sbagliato hanno
favorito l’insorgere delle ragadi già a partire dal secondo giorno dopo il parto.
Ho provato di tutto per farle passare, comprando mezza farmacia: (copri capezzoli in argento, in
gomma, creme varie, olio vea, medela) niente, finché mi parlarono di Gretel Carli. Gretel è
un’operatrice del ‘Centro per le Famiglie’ dell’ Isola del Tesoro di Ferrara specializzata in
allattamento e mi ha cambiato la vita!! Mi sono rivolta a lei dopo la fine del secondo mese di vita
di Rachele, quando ormai stavo per gettare la spugna per il troppo dolore per passare così
all’artificiale. Dopo avermi fatto i complimenti per aver resistito così a lungo con questa
spiacevole compagnia, il suo consiglio è stato quello di non usare nulla sui capezzoli con
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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ragadi, al contrario di quanto si pensa; l’unico motivo per il quale si soffre di ragadi è
L’ATTACCO SBAGLIATO! Corretta tale posizione in 48 ore le ragadi cominciano a cicatrizzare
e così è accaduto anche me, dopodiché è stato tutto in discesa!! Ora vivo di rendita e allattare è
un piacere, quindi ragazze ALLATTARE SI PUO’ serenamente e bene, non mollate!!!
Un abbraccio a tutte le mamme e future mamme.
Anidia & Rachele
Coliche del neonato e riflesso di emissione
di Mammamila - http://lattedimammamia.blogspot.com
Uno dei problemi che spesso affliggono i neo genitori sono le famigerate "coliche gassose"
ovvero una situazione di disagio che il neonato esprime con pianto forte e persistente che tende
a presentarsi in vari momenti della giornata con maggiore frequenza nelle ore serali, e in
particolare dopo la poppata. Pochi però sanno che una delle cause principali (e tra l'altro più
diffuse) di questo problema è il riflesso di emissione troppo forte del latte materno durante la
poppata.
Il riflesso di emissione è il meccanismo di rilascio del latte: l’espulsione attiva del latte fuori dalla
ghiandola mammaria, provocata dalla contrazione delle fibre muscolari (cellule a canestro) che
circondano gli alveoli.
Il riflesso di emissione è stimolato dall’ossitocina. Una quantità variabile di latte si raccoglie nella
mammella tra una poppata e l’altra. In particolare, il primo latte della poppata, accumulato nei
seni lattiferi situati sotto le
areole, incoraggia il neonato a poppare, cosa che scatenerà i riflessi di emissione.
Tutte le madri hanno riflessi di emissione a intervalli di pochi minuti, anche se, generalmente,
solo il primo è percepibile perché più intenso.
I possibili segnali del riflesso di emissione sono:
-
Sensazione di tensione mammaria, prurito, formicolio al seno.
Fuoriuscita di latte dal seno succhiato e, spesso, dal seno opposto
Contrazioni uterine (nel periodo immediatamente post-partum).
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Allattamento: a ognuno il suo stile
-
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Sensazione di rilassamento e di sete da parte della madre.
Cambiamenti nel ritmo della suzione del neonato: da rapido, diventa lento e regolare,
con deglutizioni ogni 1 o 2 movimenti di suzione
Comparsa di latte agli angoli delle labbra del neonato.
Per alcune madri questo riflesso è molto forte e il latte può schizzare fuori con violenza anche a
distanza di alcuni metri. Il problema per queste madri è: troppo e troppo veloce.
Una tale quantità di latte, che arriva con tanta forza, potrebbe superare le capacità di
deglutizione del neonato
comportando una significativa ingestione di aria che insieme alla composizione acquosa e
zuccherina del primo latte (espulso con maggior forza) causano le famigerate coliche.
Per alcune madri questo si accompagna ad una secrezione di latte molto abbondante, quindi
potrebbe succedere che il bambino cresca in maniera soddisfacente, ma sviluppi delle strategie
difensive rispetto al forte flusso di latte che arriva con tanta violenza, magari disabituandosi a
succhiare in maniera attiva visto che si abitua ad ingoiare soltanto il primo latte che arriva da
solo durante la "calata".
Questo a lungo andare può causare dei problemi nel momento in cui si tratta di estrarre
attivamente il secondo latte dal seno dopo il flusso iniziale (cosa che tende a verificarsi dopo i
primi mesi e che spesso fa pensare alle mamme di aver finito il latte).
Le conseguenze e i metodi per ovviare a questa situazione, quindi, variano a seconda delle
circostanze e dell’età del neonato.
Durante le prime settimane
Alcune volte la madre capisce qual è la natura del problema, poiché vede il suo latte schizzare
fuori con una tale forza che il suo bambino rimane quasi "soffocato" durante la poppata.
Generalmente, però, succede che ella non capisca il comportamento del suo bambino e resti
disorientata. Per questo motivo, la descrizione che potrebbe dare del problema potrà assumere
le forme seguenti:
-
il mio bambino ha le coliche
il mio bambino vomita spesso
al mio bambino non piace ciucciare
il mio bambino è troppo ingordo, ha una suzione troppo forte
non ho abbastanza latte
ho troppo latte
il mio bambino è allergico al mio latte
I sintomi
Possono variare molto, e molti di questi possono avere altre cause. Bisognerà quindi riflettere
bene prima di attribuire questi sintomi a un riflesso di emissione troppo forte.
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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-
Molto spesso il neonato ha una curva di crescita soddisfacente; il suo aumento di peso
può anche essere di una rapidità impressionante. Inzuppa i pannolini; ha frequenti
evacuazioni solide che però bisogna controllare nell'aspetto: possono infatti essere verdi
e schiumose, che significa che all’inizio della poppata egli ingerisce molta aria e/o molto
del primo latte, ricco di lattosio, e ciò accelera il passaggio delle feci nell’intestino e
aumenta la fermentazione.
Il neonato è tonico e sveglio. Può avere una suzione vigorosa.
Alcuni neonati possono fare poppate molto corte (qualche minuto per volta) e/o poppano
solo per mangiare, non per appisolarsi o per consolarsi.
-
Il principio della poppata avviene generalmente bene per poi peggiorare non appena
sopraggiunge il riflesso di emissione: davanti al flusso di latte il neonato tossisce,
s’ingozza, sputa, deglutisce rumorosamente... Alcuni neonati riescono a tenere sotto
controllo il problema lasciando colare il latte, mentre altri si staccano dal seno urlando,
oppure ve ne sono alcuni che si rifiutano del tutto di prendere il seno.
-
Il neonato è spesso agitato durante la poppata, e può dare l’impressione di essere
continuamente affamato e succhiarsi frequentemente le dita, il che potrebbe far credere
alla madre di non avere abbastanza latte.
-
Il neonato rigurgita spesso. Soffre di coliche e piange per ore. Ha molta aria nella pancia
perché ingurgita molta aria durante la poppata. Dorme male, si sveglia spesso,
soprattutto durante il pomeriggio e la sera.
Riconoscere il problema
Non si incontrano obbligatoriamente tutti i sintomi sopra descritti; alcuni neonati tollerano la
situazione meglio di altri. Dall’altro lato, non bisogna dimenticare che i neonati che non ricevono
abbastanza latte possono presentare un certo numero di sintomi simili, quali l’irrequietezza al
seno il pianto frequente e il desiderio di poppare
frequentemente.
Alcuni suggerimenti
Le tecniche suggerite potranno essere diversamente efficaci a seconda delle madri.
Bisognerà quindi perseverare e provarne parecchie, trovando quelle che si adattano meglio al
proprio caso.
-
Staccare il neonato dal seno al momento in cui si manifesta il riflesso di emissione e
lasciar colare il latte (preparare un asciugamano per tamponare o un recipiente per
raccoglierlo). Riattaccare il neonato al seno quando il latte ha cessato di uscire con
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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forza. Alcuni neonati attendono pazientemente (oppure si staccano essi stessi dal seno
per riprendere un istante dopo), ma altri si sentono molto frustrati.
A volte si manifesta dopo poco un nuovo riflesso di emissione e bisogna staccare di
nuovo il neonato dal seno.
-
Spremere un po' di latte poco prima di attaccare il neonato al seno in modo da stimolare
il primo riflesso di emissione che è generalmente il più violento. Ciò sarà particolarmente
utile se il bambino dovesse irritarsi molto quando lo si stacca dal seno.
In genere sarà sufficiente spremere il latte da un solo seno e lasciar colare il latte
dall’altro seno mentre il bambino poppa.
-
Alcune madri trovano molto efficace attaccare il neonato al seno a orari regolari (ogni 2
ore). Intervalli brevi fra le poppate ridurranno la quantità di latte presente nei canali
lattiferi, il che potrà far diminuire la pressione intramammaria e quindi la forza del riflesso
di emissione. Per alcune madri, più frequentemente il neonato si attaccherà al seno,
meno abbondante sarà il flusso del latte emesso.
-
Altre madri, al contrario, trovano molto più efficace distanziare le poppate (ogni 3 ore e
mezza) oppure offrire un solo seno a ciascuna poppata. Benché ciò sia l’opposto di
quanto spesso si consiglia alle madri, in questo caso potrà servire a diminuire la
stimolazione mammaria, soprattutto se la madre ha una produzione di latte molto
abbondante. La maggior parte delle madri penserà di non avere abbastanza latte, se i
loro piccoli sono irrequieti durante la poppata e tra una poppata e l’altra, poiché questo è
il principale timore di tutte le madri. Persino in presenza di un’accelerazione
dell’aumento di peso dei loro bambini, esse potrebbero non rendersi conto di avere, al
contrario, una produzione eccessiva di latte.
Prima di distanziare le poppate, è tuttavia molto importante verificare la crescita
ponderale, e pensare questa soluzione solo quando i bambini hanno una buona
crescita, conoscere bene la legge della domanda e dell’offerta e sorvegliare la quantità
di pannolini bagnati.
Quando il bambino sarà nervoso e vorrà attaccarsi spesso al seno, potrà essere utile
offrirgli lo stesso seno numerose volte di seguito anche per alcune ore. Se l’altro seno
incomincia a ingorgarsi la mamma potrà spremerne
un po' per alleviare il fastidio, ma unicamente a questo scopo: il fine non è quello di
svuotare il seno.
-
Far fare spesso il ruttino al bambino. Staccarlo spesso dal seno, soprattutto se è
irrequieto mentre poppa o sembra in difficoltà ad inghiottire tutto il latte che arriva, e farlo
ruttare per eliminare l’aria inghiottita. Massaggiargli il pancino e dargli piccole pacche
sulla schiena.
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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-
Allattare il neonato appena si sveglia o quando è sul punto di svegliarsi o di
addormentarsi. Sarà più calmo e disteso. Se non è troppo affamato, popperà con meno
forza e il latte affluirà meno velocemente.
Spesso le poppate notturne vanno meglio: il neonato succhia con più calma, ingerisce
meno aria e si riaddormenta con più facilità. Durante la giornata conviene allattare in un
ambiente tranquillo, lontano dal baccano dei giochi degli altri bambini (nei limiti del
possibile!).
-
Variare le posizioni. Potrà andare meglio se il neonato viene attaccato al seno in una
posizione che faciliti l’eliminazione del latte in eccesso. Se la madre è seduta, potrà
sistemare il bambino in una posizione più verticale, inclinando il busto all’indietro o
sistemandolo a cavalcioni sulle proprie ginocchia (procurandosi alcuni cuscini).
Potrà allattare sdraiandosi sul fianco, oppure potrà sdraiarsi sulla schiena e sistemarsi il
neonato prono su di lei, sull’addome o per traverso sul proprio petto (sostenendogli la
fronte con una mano).
-
Sarebbe preferibile che la madre non spremesse regolarmente il latte dal seno
perché questa stimolazione potrebbe aggravare la situazione. Se lo fa già, potrebbe
smettere gradualmente. Allo stesso modo, l’uso regolare di dischetti per i capezzoli con
lo scopo di raccogliere il latte può far persistere il problema a causa della stimolazione
che provocano sul seno. Eliminare le coppette (utilizzare delle compresse per
l’allattamento, dei fazzoletti, pezzetti di pannolini, guanti da bagno... per assorbire il latte)
potrebbe gradualmente migliorare la situazione.
In generale anche in questo caso è importante essere pazienti e "creativi” l’importante è sapere
che non è necessario interrompere l'allattamento e saper riconoscere la situazione per adottare
gli accorgimenti più efficaci rispetto alla propria situazione.
(fonti : Il riflesso di emissione troppo forte di F. Raillhet, H. Declerck, H. Perez, Les Dossiers de
líAllaitment, n.28, luglio-settembre 1996.Traduzione pubblicato in "L'allattamento moderno" n.
16, autunno 1997. Traduzione di Margherita Colaci e Silvia Colombini dal sito della Lega per
l'Allattamento materno http://www.lllitalia.org)
Link al post: http://genitoricrescono.com/coliche-neonato-riflesso-emissione/
Il mio amico tiralatte
di Silvia - http://genitoricrescono.com/
Noi siamo decisamente ed incondizionatamente a favore dell'allattamento al seno, ed è
abbastanza evidente. Ma tra questo e diventare delle “talebane” fondamentaliste per cui ogni
donna che non allatta è un'”infedele”, ce ne passa.
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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Non bisogna chiudere gli occhi davanti al fatto che spesso allattare non è facile e, assai più
spesso, non è reso facile ad una mamma allattare a lungo.
La nostra legislazione prevede un periodo di astensione dal lavoro obbligatorio di tre o quattro
mesi; dopo ci sono permessi giornalieri per allattare che, però, in concreto possono ridurre
l'orario di lavoro (se si riesce veramente ad usufruirne) ma difficilmente consentiranno un
allattamento costante. Per non parlare poi delle libere professioniste, delle artigiane, delle
commercianti e delle imprenditrici, che pur godendo di maggior libertà potenziale, in concreto,
per non vedere attività arenarsi o naufragare durante la loro maternità, devono rimettersi al
lavoro anche prima delle lavoratrici dipendenti.
Qui in Italia la mamma che allatta non è aiutata, non è agevolata, non è incentivata. Mentre
cerchiamo di cambiare questa cultura, proviamo almeno qualche espediente. Cerchiamo di
aiutarci da sole, come possiamo, come sempre. Con l'aiuto di quel piccolo strumento che è il
tiralatte!
Se siamo costrette a stare lontane da casa piuttosto a lungo anche durante il periodo
dell'allattamento, non è sempre necessario ricorrere ad un allattamento misto, con latte
artificiale, o addirittura tentare uno svezzamento precoce.
Infatti, il latte materno è conservabile sia in frigorifero che in congelatore ed utilizzabile
successivamente.
Il latte materno, una volta estratto, può essere conservato, in vasetti ben puliti con acqua calda
e/o sterilizzati (con un normale sterilizzatore da biberon) per i seguenti periodi:
- a temperatura ambiente: massimo 8 ore, ma valutate la temperatura esterna, se è estate
piena considerate, per sicurezza, molto meno;
- in una borsa termica con le "mattonelle" gelate: 24 ore;
- in frigorifero: massimo 72 ore, ma, sempre per sicurezza, non supererei le 48 ore (che è il
termine massimo per utilizzare il latte per bimbi nati pre-termine);
- nella cella freezer del frigorifero: massimo 2 settimane;
- nel congelatore a -18°/- 20° (con certezza che non abbia subito sbalzi): massimo 6 mesi;
E' comunque anche inutile arrivare a tempi di conservazione tanto lunghi in casa. Se volete
congelarlo, il contenitore non va riempito completamente, perché il latte congelandosi aumenta
di volume. Quando è ora di usare del latte congelato, spostatelo dal freezer al frigo la notte
precedente all'uso, dove può essere mantenuto per 24 ore dopo lo scongelamento.
Estrarre il latte con un tiralatte può avere altri vantaggi. Se la mamma produce molto latte, per
evitare ingorghi mammari dopo una poppata non troppo abbondante e per svuotare bene il
seno e mantenere i condotti galattofori senza residui, può essere utile ricorrere al tiralatte. Del
resto il bambino allattato al seno non prende sempre la stessa quantità di latte, ma la mamma
può essere “programmata” a produrne molto comunque: si può estrarre il latte “avanzato” per
utilizzarlo in caso di assenza della mamma alla poppata successiva o soltanto per consentire al
seno di svuotarsi bene.
Se un bebè soffre di reflusso o di coliche gassose piuttosto rilevanti, può essere difficile, nei
momenti in cui si manifestano questi disturbi, attaccarsi al seno. In questi casi, infatti, la rapidità
del biberon può aiutare alcuni bambini a finire il pasto più agevolmente: ma nel biberon ci potrà
essere latte materno, appositamente estratto, piuttosto che latte artificiale.
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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L'estrazione del latte può avvenire anche per spremitura manuale, senza tiralatte, ma funziona
bene solo con mamme che hanno veramente molto latte, se no può risultare un procedimento
lento ed anche fastidioso, scoraggiando più di qualcuna.
Il tiralatte è il metodo più pratico e rapido. Ne esistono molti modelli.
Quelli elettrici sono molto efficaci, ma costosi. Sono spesso presenti ed a disposizione delle
mamme nei reparti di neonatologia, per quei casi in cui è impossibile allattare al seno. In casa
sarà difficile averli, proprio per il loro costo, a meno di noleggiarli. I negozi di articoli sanitari,
infatti, consentono un noleggio per diversi mesi a prezzi ragionevoli. Ne esistono anche di
elettrici e portatili. Sono molto comodi perchè è sufficiente applicarli bene al seno e
l'apparecchio provvederà alla suzione.
Quelli manuali possono risultare più scomodi e difficili da usare, ma una minima pratica li
renderà agevolissimi: io ne ho usato un tipo che ha un'ottima fama ed è considerato il miglior
modello manuale (lungi da me l'idea di far pubblicità: almeno fin quando la nota casa inglese
non vorrà sponsorizzarmi!). In realtà è sufficiente “farci la mano”. Il tiralatte manuale è comodo
perchè è portatile e leggero (non ha un motore, al contrario di quello elettrico), è piccolo, si lava
interamente. Ed ovviamente ha un prezzo molto più basso.
Dal tiralatte, il latte materno va direttamente in un biberon, che verrà chiuso con un apposito
tappo e poi, al momento dell'utilizzo, verrà portato alla giusta temperatura come un latte
artificiale (scaldabiberon, tegamino con acqua, ecc.), verrà sostituito il tappo con la tettarella e
sarà pronto per la poppata. Oppure dal tiralatte andrà in un vasetto apposito con chiusura
ermetica e poi andrà trasferito in un biberon.
Per scaldare il latte, sarebbe da evitare il microonde, perchè scalda il liquido in modo non
uniforme e possono esserci parti di latte bollenti ed altre fredde e, solo secondo alcuni, potrebbe
intaccarne le caratteristiche. Io confesso di averlo usato, solo saltuariamente, per la sua
rapidità, bisogna però fare molta attenzione alla temperatura esatta e mescolarlo con molta
prudenza. Se possibile, comunque è meglio evitare.
Certo, estrarre il latte e darlo al proprio bambino con il biberon non è come allattarlo al seno, ma
avere la consapevolezza che continuerà a prendere il latte materno, anche in assenza della
mamma, con tutti i benefici del caso, è molto rassicurante e può aiutare a superare sensi di
colpa ed ansie.
E' anche un modo per non far sentire la mamma “incatenata” all'allattamento ed in qualche
modo imprigionata nel rapporto esclusivo con l'alimentazione del proprio bambino. Dopo una
poppata, appena il bebè si addormenta, si può subito estrarre il latte dal seno non utilizzato e
così si avranno come minimo tre ore libere, ad esempio per uscire e svolgere una commissione
lasciando il bambino affidato a qualcuno o per dedicare qualche ora al lavoro. E' una libertà
psicologica che può aiutare molto la mamma a superare l'isolamento patito spesso nei primi
mesi di vita di un neonato.
link al post: http://genitoricrescono.com/il-mio-amico-tiralatte/
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Allattamento: a ognuno il suo stile
http://genitoricrescono.com
Si può allattare un bambino grande?
di Morgain La Feé - http://63gradilatitudinenord.blogspot.com e Claudia – lettrice e sostenitrice
di http://genitoricrescono.com
Morgaine le Feé vive in un piccolo villaggio nel Norrland svedese, immersa tra boschi e ghiacci invernali
ed è chimica farmaceutica; Claudia è ricercatrice e vive in una grande città tedesca. Sono due donne
italiane che vivono e crescono i loro figli all'estero, accomunate da questa particolare situazione, che, qui
da noi, temo, riceverebbe molte critiche più o meno aperte.
Le loro risposte si sono rivelate sorprendentemente simili.
Ecco un'intervista doppia su un tema molto controverso, che suscita giudizi e commenti da parte dei più.
Ecco le risposte di due mamme serene, che si sentono libere di seguire la loro maternità con assoluta
spontaneità
Iniziamo con una domanda semplice, o che lo sembra soltanto e che si faranno in molti
vedendo un treenne che prende il latte dalla tetta della mamma... Perchè???
Morgaine Perché é andata cosí :) Voglio dire, non c'é una filosofia dietro, tranne quella
dell'allattamento a richiesta. I miei piani inizialmente erano di smettere verso l'anno,
pensando/illudendomi che verso quell'etá mio figlio avrebbe spontaneamente perso interesse,
come avevo visto fare da altri bambini figli di colleghi o amici. Invece il Mezzovikingo ha
continuato con entusiasmo.
A questo aggiungiamo il fatto che, a quell'etá, ha iniziato con l'asilo, e quindi é arrivata la sfilza
delle malattie varie ed eventuali. In diverse occasioni la tetta si é rivelata l'unico alimento che ha
funzionato.
Un altro punto dolente sono state le notti: lui da quando é nato si sveglia 2-3 volte per notte, e la
tetta é il modo piú veloce per farlo riaddormentare. Abbiamo provato a farlo dormire solo col
papá, e io da un'altra parte: ma é andata sempre a finire con pianti isterici e inconsolabili nel
cuore della notte, e ci siamo rassegnati.
Claudia. Mah, sicuramente non è stata una cosa programmata. Quando aspettavo mia figlia
pensavo che l'allattamento fosse una seccatura necessaria, e che l'avrei fatto al massimo per i
sei mesi canonici a beneficio della salute della bimba. Oltretutto sapevo che sarei tornata a
lavorare a 5 mesi dal parto, e pensavo che comunque le due cose (lavoro e allattamento)
sarebbero state inconciliabili. Un mese prima di tornare a lavorare mi sono resa conto di quanto
mi piacesse allattare la mia pupetta, di quanto mi rendeva difficile il ritorno al lavoro la sola idea
di dover smettere... a quel punto ho comprato il mio primo libro sull'allattamento, e ho scoperto
l'esistenza di quello che noi occidentali chiamiamo "svezzamento spontaneo". Da lì a decidere
che avremmo continuato finché a NOI pareva e piaceva, è stato un attimo.
Forse la mia risposta alla domanda è che non abbiamo ancora trovato una buona ragione
per smettere.
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Allattamento: a ognuno il suo stile
http://genitoricrescono.com
Curiosità: come reagisce la gente? Chiedono qualcosa? Raccontaci il commento più
acido e quello più carino che hai ricevuto sull'allattamento di tuo/a figlio/a già grande.
Morgaine. Vivendo in Svezia, la gente é sufficientemente politically correct da non commentare
molto. Inoltre, da quando é diventato grande, la ciucciatina é diventata più gestibile, e se siamo
fuori e gli dico che qui non si può mangiare la tetta, riesce ad accettarlo: perciò gli estranei
difficilmente lo vedranno.
Ci sono persone che blandamente mi dicono che sarebbe il caso di smettere, altre che
esprimono comprensione. Ho un'amica con un bimbo coetaneo del Mezzovikingo, il quale fa
esattamente lo stesso. Lei é medico, e le é capitato di esser fuori casa anche un paio di
settimane per congressi: eppure al ritorno il figlio le ha chiesto la tetta come se niente fosse.
Commenti veramente acidi non li ho mai sentiti. Una volta mi é stato detto in un forum, da un
paio di persone, che a loro vedere poppare un bambino di oltre un anno faceva senso: ci sono
rimasta un po' male, ma dopotutto é una nostra questione privata e non riguarda nessun altro,
ognuno si regola come si sente.
Claudia. Nell'immaginario collettivo, un bambino di due-tre anni (ma anche di uno, ahimé) che
ancora prende il seno è un bambino magari viziato, capriccioso, piagnucoloso, che comunque
ogni poche ore scoppia a piangere e si appende alle gonne della mamma per avere la sua tetta,
mentre la mamma che allatta un bimbo grande è vista come una che ha un rapporto patologico
col figlio, di questo figlio ne è schiava. Di questi commenti ne ho sentiti a pacchi, più o meno
mitigati dalla buona educazione di chi mi stava davanti, ma si capiva che il pensiero di fondo era
quello.
I commenti più acidi vengono dalla gente che non mi conosce o non conosce mia figlia. Non è
raro in quei casi sentirsi dare della "patologica". I commenti più divertenti di fatto sono
l'espressione sbalordita con cui alcune persone che mi conoscono e conoscono mia figlia
apprendono che lei ancora a volte prende il seno. Sembra che dicano, ma come? Questa
bambina simpatica, spigliata, chiacchierona, che si fa otto ore di nido al giorno praticamente da
quando è nata, che sin da piccolissima ha mangiato tanto e di tutto... e questa donna che
lavora, che passa le giornate a correre da un impegno all'altro e da un hobby all'altro? Non
rientriamo nel cliché (perché il cliché non ha motivo di esistere) e la gente resta un po'
spiazzata.
In realtà per me il commento migliore all'allattamento di un bimbo grande sarebbe una bella
scrollata di spalle. Mia figlia non è come è perché la allatto ancora, e probabilmente non
sarebbe molto diversa se non l'allattassi. In fondo, cosa c'è da commentare?
Che ne pensa tuo/a figlio/a? Si rende conto che prendere il latte della mamma a tre anni
è, o meglio è considerata, una cosa strana? E per te quanto è una cosa strana?
Morgaine.Sicuramente mio figlio non la considera una cosa strana, bensí una richiesta
legittima. Non credo che sia cosciente dell'opinione pubblica a riguardo. Lui é un bambino che
ha molto bisogno di manifestazioni fisiche d'affetto (baci, abbracci), e credo che consideri la
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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tetta una di queste. Per lui é rassicurazione prima di addormentarsi, un rifugio caldo e morbido
e, ho notato, anche un modo per riappacificarsi con me quando l'ho sgridato.
Da parte mia, sono cosciente che la situazione non é comune. Vedendo che bimbi diversi
smettono di interessarsi alla tetta in età molto diverse, ho cominciato a chiedermi se non sia una
specie di istinto, magari ereditario visto che mia sorella ha ciucciato fino ai 5 anni, mentre io ho
supplito col pollice e il cuscinetto fino all'età veneranda di 6, dove ho cominciato di fatto a
vergognarmi. Probabilmente in tempi antichi avere la disponibilità della tetta il più a lungo
possibile e magari soprattutto la notte quando c'era più pericolo, poteva fare la differenza tra la
vita e la morte, e presso alcuni bambini l'istinto é rimasto (é solo un'ipotesi mia, senza alcuna
prova, sia chiaro, anche se comunque ci sono evidenze archeologiche e antropologiche per
popolazioni antiche, in cui lo svezzamento totale avveniva verso i 2-4 anni di vita –
“Breastfeeding: biocultural perspectives”, P. Stuart-Macadam, KA. Dettwyler-)
Io ricordo ancora molto bene la sensazione di assoluto benessere quando mi ciucciavo il dito, e
immagino che per lui sia più o meno la stessa cosa, perciò ammetto di sentire una certa
empatia.
Claudia. No, mia figlia non se ne rende conto. Ogni tanto glielo dico, guarda che gli altri bimbi
mica prendono la tetta prima di dormire! Ma lei credo pensi che la stia prendendo in giro. Non la
sento mai nemmeno parlare di questa cosa con le maestre d'asilo o con altri bimbi, per lei è una
cosa che, molto semplicemente, È. Non merita di essere tema di discussione :)
Per me, certo se mi guardo con gli occhi di quella che ero 3 anni fa, è molto strano. Ma tutti
facciamo coi nostri figli cose che non ci saremmo mai sognati di fare, no? Per la Claudia di
oggi è una cosa assolutamente normale, che rientra nel nostro catalogo di coccole. Anzi,
vista la nostra vita sempre di corsa, mi sento fortunata ad avere questi pochi minuti di coccole
garantite ogni giorno - perché di fatto parliamo di pochi minuti al giorno.
Immagino che avrai letto qualcosa in giro sull'allattamento prolungato. Quali danni
psicologici si paventano nella letteratura psico-pedagogica? E quali, invece, i benefici?
Morgaine.Ció che si legge in giro spazia dal molto positivo al molto negativo.
Psicologicamente, esistono diverse teorie: chi dice che sia associato ad una maggiore
intelligenza e minori problemi mentali‡‡ chi suggerisce che sia un'esigenza più della madre che
del figlio, usata per tenere attaccato il più possibile il figlio a sé e non farlo crescere (Winnicott,
"Supernanny", immagino supportata da psicologi i cui studi originali non sono riuscita a trovare).
Molti studi poi si riferiscono all'allattamento prolungato ed esclusivo, il quale però non é il nostro
caso avendo iniziato coi cibi solidi verso i 5-6 mesi, come la maggior parte dei bambini.
Personalmente, non mi sembra che nostro figlio sia più intelligente di altri, i terrible two li sta
passando comunque, non é morbosamente attaccato a me né io a lui (per me i miei spazi
privati e personali sono sacri), insomma non mi sembra di vedere grosse differenze coi suoi
‡‡
Vedi http://www.reuters.com/article/2010/01/12/us-breastfeeding-health-idUSTRE60B4HS20100112 e
http://www.wellsphere.com/healthcare-industry-policy-article/exclusive-prolonged-breastfeedingimproves-iq/727936
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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coetanei. Io sono convinta che il comportamento e lo sviluppo psicologico in generale
dipendano da tantissimi altri fattori che non l'allattamento.
I pediatri che abbiamo incontrato ci hanno sempre mostrato approvazione.
Claudia. Per fortuna non mi è mai capitato di leggere di danni psicologici dovuti all'allattamento
prolungato. Sarebbe anche assurda una tesi del genere... A parte nel mondo occidentale, è
normalissimo allattare un bambino ben oltre l'anno, tutti questi altri bimbi del mondo sono dei
disadattati?
Le famose indicazioni dell'OMS sull'allattamento invitano a proseguire l'allattamento
materno fino ai due anni e oltre, ovviamente se mamma e bimbo ne hanno voglia. Esiste uno
studio (Largo, "Primi anni, primi passi") che, in base allo stadio di sviluppo di cuccioli di
mammiferi all'epoca dello svezzamento, ha stimato l'età in cui ci si può aspettare che un
bambino perda spontaneamente interesse nel seno: più o meno intorno ai tre anni. Nelle civiltà
in cui i bambini sono liberi di svezzarsi spontaneamente, questo avviene più o meno
(statisticamente) tra i due e i cinque anni.
Non ho deciso di continuare ad allattare in base a questi studi, ma sicuramente mi fanno
pensare che non stiamo facendo niente di male, e che siamo una mamma e una figlia
assolutamente normali.
Quando prende il latte materno tuo/a figlio/a? Capita anche in pubblico o è vissuto come
un momento privato e intimo?
Morgaine. Di solito a casa, o al massimo dai nonni, quando ne ha voglia e comunque sempre
per addormentarsi. Quando era un lattante, e poi piú o meno fino all'anno, l'ho allattato a
richiesta anche fuori casa se mi capitava di trovarmi fuori, poi ho cercato via via di riservare la
cosa a situazioni piú private, visto che non era piú un'esigenza primaria.
Claudia. Adesso lo prende solo la sera, prima di addormentarsi, nel fine settimana magari
anche la mattina appena sveglia. Di fatto ho smesso di allattare mia figlia in pubblico intorno ai
due anni, soprattutto per ragioni di spazio! Un bambino di due anni è lungo... Per esempio lei
era abituata a fare la sua "colazione" sul treno che ci portava al nido/lavoro, ma a quel punto
per allattarla sul treno mi servivano almeno due posti liberi, ed era già tanto se ne trovavo uno.
Basta, da un giorno all'altro le ho spiegato che latte in treno non si poteva più fare. Poi le ho
spiegato che non si poteva fare nemmeno al ristorante. Insomma, è diventata un'attività
casalinga - non direi intima, se lei lo desidera le do il seno anche in presenza di ospiti. A casa
però, dove mi posso svaccare sul divano con tutto il metro di figlia! :)
Tutto sommato è diventato una specie di hobby. Quando entrambe abbiamo tempo e voglia, si
ciuccia. Anche l'abitudine di prendere il seno prima di addormentarsi, non implica che mia figlia
non dorma se io la sera non ci sono. Si addormenta lo stesso col suo papà, con lui la routine è
diversa e fine.
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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In che modo l'allattamento di un bambino di tre anni è diverso da quello di un bambino di
3 mesi?
Morgaine A tre mesi é un'esigenza primaria e inderogabile, il bambino é completamente
dipendente dall'adulto, spesso é necessario trovare una posizione comoda e tranquilla.
A tre anni il momento della tetta é piú negoziabile, diventa spesso un'occasione di gioco,
succede spesso che mio figlio "venga a prendersela" anche nei momenti piú inaspettati.
Claudia. Le modalità di allattamento di un bimbo grande sono completamente diverse rispetto
all'allattamento del bebè. Dal punto di vista del bambino, non è più un bisogno primario, quindi
la voglia di tetta non deve necessariamente essere soddisfatta immediatamente, e con un
bambino grande ci puoi parlare. Se le dico "adesso non si può", a meno di una crisi grave, mia
figlia lo capisce e lo accetta. Dal punto di vista della mamma, la quantità di latte prodotta
diminuisce man mano che le poppate diventano più rare, per me ormai è pochissima, il seno è
ritornato alla taglia e forma originaria, e non ho certo bisogno di svuotarlo col tiralatte se una
sera non allatto! La fase della tetta gocciolante e dolorante per me è finita circa un anno e
mezzo fa.
Secondo te, quando e perchè smetterà?
Morgaine. Sono all'inizio di una nuova gravidanza e quindi la tetta dovrebbe prendersi una
pausa per conto suo tra non molto. Se andrá tutto bene, il Mezzovikingo dovrá accettare di
"passare il testimone". Sto cercando di dirglielo gentilmente, e la sua risposta é che "il
fratellino/sorellina puó restare nella tua pancia"
"Sí, ma prima o poi diventerá troppo grande e dovrá uscire."
"Oh, ma tu hai una pancia grande, mamma!" (devo mettermi a dieta, forse :( ...)
Dopodiché mi chiede di nuovo "mammatettalatte", le dá un bacetto e aggiunge: "io amo la
tetta!"
Claudia. Immagino che smetterà al più tardi quando la cosa non sarà più interessante per lei...
Link al post: http://genitoricrescono.com/si-puo-allattare-un-bambino-grande/
Wonderland: un’opinione onesta sull’allattamento
di Chiara - http://machedavvero.it/
Wonderland, notissima blogger (http://machedavvero.it/) e autrice del libro Quello che le
mamme non dicono - edito Rizzoli, ha scritto della sua esperienza di allattamento con rara
onestà, senza fronzoli, come è sempre il suo stile, offrendoci un quadro molto realista del
rapporto di una mamma con un il suo bebè da allattare
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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Allattare va bene. Non allattare, anche.
Questo è un punto di vista diverso sull’allattamento. Il mio.
Online sono conosciuta come Wonderland, ho 28 anni, una bimba di 8 mesi e un <a
href="http://machedavvero.blogspot.com/" target="_blank">blog</a>.
Quando è nata Viola, allattare mi è sembrata una scelta del tutto naturale, tanto che non ho
dato molto peso alle parole di un medico che, conoscendomi, mi chiese: “sei sicura? Guarda
che l’allattamento è impegnativo sia fisicamente che psicologicamente!”
Pensavo ma dai, cosa vuoi che sia attaccare tua figlia al seno un po’ di volte al giorno, vuoi
mettere il vantaggio della tetta alla spina contro il latte artificiale?
Sono andata incontro all’allattamento con una sana incoscienza, convinta di fare la cosa giusta.
Viola si è attaccata subito molto bene, tanto che nonostante la mia misura di seno non
esattamente da maggiorata e il parto cesareo, ho avuto da subito un sacco di latte… tanto,
veramente tantissimo. Fino ad arrivare al troppo.
A chi mi diceva “come sei fortunata” avrei voluto far provare l’ebbrezza di svegliarsi dal dolore
con il seno morbido come il marmo di Carrara e il letto zuppo di latte.
Ma il peggio doveva ancora arrivare.
Immaginate di aver appena dato il latte a vostro figlio, lo sollevate per il ruttino e quello in tutta
risposta vi fa un vomito a getto che arriva all’altra parete della stanza. Prima vi prende un colpo,
poi pensate di chiamare un esorcista, alla fine telefonate al pediatra.
“Reflusso gastroesofageo” è il meraviglioso verdetto. Non eravamo a livelli preoccupanti, ma
lei provava evidentemente dolore nel deglutire. Si attaccava famelica al seno e dopo pochi sorsi
si staccava gridando e contorcendosi. Poi si riattaccava e di nuovo piangeva. Così per ore. Ore
intere a tentare di concludere una poppata. Il tutto, sei volte al giorno.
La risposta del pediatra era: “Signora, finché cresce non le diamo niente”.
Io ero allo stremo delle forze. Il mio seno era andato in tilt, continuamente sollecitato ma mai
svuotato, e la situazione era psicologicamente insostenibile. Mi sentivo rifiutata da mia figlia, il
mio latte sembrava improvvisamente essere diventato veleno per lei. Passare all’artificiale
sarebbe stata la soluzione migliore ma era fantascienza, in primis perché nonostante i problemi,
medici e parenti continuavano a farmi il lavaggio del cervello sui benefici dell’allattamento, poi
perchè lei non era abituata, e infine perché togliermi il latte sarebbe stata a questo livello di
produzione “una missione impossibile” come mi dissero.
Iniziai a odiare profondamente l’allattamento. Io e Viola eravamo entrambe legate a doppio
filo a questo momento del pasto, che stava diventando una tortura per entrambe.
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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Il problema si è fortunatamente risolto cambiando pediatra e dando finalmente a Viola un
medicinale antiacido. Nel giro di poche settimane e con qualche accortezza (ad esempio quella
di non farla mai sdraiare completamente ma tenerla sempre sollevata di almeno 30 gradi) la
situazione si è stabilizzata e finalmente l’allattamento è diventato sostenibile per entrambe.
Tra il “sostenibile” e il “vivibile” c’era però un gap che non riuscivo proprio a colmare.
Allattare mi legava indissolubilmente a lei. Le pause minime che riuscivo a prendermi non erano
sufficienti per farmi prendere respiro da una routine serratissima, che mi faceva sentire
intrappolata, agli arresti domiciliari. Complici le brutte giornate di inverno e una casa al quarto
piano senza ascensore, le mie 24 ore erano complicati incastri di gesti ripetitivi e stanchi. Il mio
seno, il mio prezioso latte, erano il primo motivo per cui non mi era concesso nemmeno un
pomeriggio di libertà.
Stavo scivolando nella depressione post-partum rendendomene pienamente conto, ma senza
riuscire a fare niente per evitarlo. L’aiuto da parte dei parenti c’era, ma quelle poche ore in cui
riuscivo ad allontanarmi non sembravano mai abbastanza.
Per me in poco tempo allattamento ha iniziato a significare prigione.
Che dire, io sono convinta che allattare sia una scelta giusta: nulla quanto il latte materno nutre
e protegge il bambino, ma ho maturato la convinzione che questo non lo renda sempre e
comunque la scelta migliore per la madre.
Se diventa un problema e una fonte di frustrazione e nervosismo invece che un momento
sereno, nuoce ad entrambi. Spesso avevo la sensazione di darle da bere, insieme al latte,
anche la mia insofferenza (e insieme, sofferenza).
Finalmente, a cinque mesi e mezzo, ho iniziato lo svezzamento di Viola.
Per me iniziare a sospendere le poppate è stato complicato, ma con la massima gradualità
sono arrivata ad eliminare prima il pranzo, poi la cena. Da lì la produzione si è stabilizzata e
dopo circa un mese ho eliminato anche la merenda.
Rimaneva la poppata del mattino e quella delle undici, che Viola continuava a fare.
Piano, piano ho cercato di abituarla al biberon.
Le prime settimane sono state un fallimento totale: piangeva soltanto a guardarlo. Ho cambiato
circa 8 marche di latte e altrettante di biberon. Finalmente, dopo circa un mese di inutili tentativi
in cui prendeva al massimo 50gr di latte, ho trovato la combinazione vincente di biberon-lattebiscottino e ha iniziato a fare pasti decenti.
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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Tolte tutte le poppate, potrei dire finalmente di essere libera. In realtà sto ancora lottando per
mandare indietro del tutto il mio latte, ma ormai è quasi fatta.
Da quando ho iniziato lo svezzamento e ho tolto il mio seno, il rapporto con mia figlia è
decisamente migliorato. In situazioni di allattamento difficile come la mia, non sempre offrire il
seno a oltranza è il consiglio migliore. Ci sono mamme portate per l’allattamento e altre no. Io
non lo ero, ne’ fisicamente ne’ psicologicamente. A volte chiedere di allattare è semplicemente
chiedere troppo. So di dire qualcosa di impopolare, ma è quello che penso quando mi rivedo
chiusa in casa in lacrime a tentare di far mangiare una bambina che, probabilmente, con un
biberon di latte antirigurgito fin dall’inizio sarebbe cresciuta meglio e più serena, come anche io.
Se c’è qualcosa che ho scoperto sulla maternità, è che è sostenuta da un tessuto fittissimo di
sensi di colpa e taciti obblighi. L’allattamento è uno di questi. E’ ora che qualcuno inizi a dire
che allattare va benissimo, ma va altrettanto bene non farlo. L’importante – com’è che si
dice? – è essere felici.
link al post: http://genitoricrescono.com/auto-intervista-a-wonderland/
Cosa ho imparato dall’allattamento
di Chiara – chiaradinome.blogspot.com
Giuro che non parlerò più delle mie povere tette, che da una trionfale quinta sono passate a una
terza scarsa e molliccia: due merde in discesa... Fortuna che ho qualche push-up, e Babbo
Natale ne porterà altri ;-) e fortuna che a mio marito continuano a piacere, sennò facevo causa
alle due sanguisughe.
Ora che ho smesso di allattare posso condividere la mia esperienza, dispensare consigli non
richiesti e gustosi aneddoti (scherzo): premesso che tutte le mamme sono diverse, e tutti i
bambini ancor di più, sappiate che ci sono abissali differenze tra l'allattamento del primo figlio
(F1) e del secondo (F2).
Durante la gravidanza
F1. Il ginecologo mi spiega che se ogni giorno strapazzo un po' i capazzoli, questi si induriscono
e non mi verranno le ragadi (falso, falso e bugiardo: mesi di torture non sono serviti a niente).
Attendo con gioia il momento in cui potrò finalmente allattare (me lo immagino poetico, tenero,
affettuoso, soddisfacente) col mio uomo che mi guarda adorante e grato del nutrimento che do
a nostro figlio.
F2. So già che sarà doloroso e sfinente. So che la prolattina è nemica della coppia.
La prima poppata
F1. Una poesia! la gioia di quando si è attaccato la prima volta è indescrivibile, anche perchè
temevo di non avere latte a causa di un'operazione fatta anni fa (no, non il silicone!). Dopo 4
giorni dal parto però non avevo ancora latte e lui urlava come un ossesso tanto che il papà è
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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corso di notte in farmacia a comprare il latte in polvere... non l'abbiamo usato perchè dopo 1.
non ne voleva sapere del bibe 2. dopo qualche ora è arrivata la montata lattea, con febbre e
disastro di latte ovunque.
F2. Stupenda! ma che male! avevo dimenticato il vigore di un neonato che succhia per la prima
volta... La montata è arrivata quasi subito, in silenzio, senza tanta pubblicità.
L'allattamento
F1. I primi mesi sono stata 24 ore al giorno con le tette fuori, in ogni occasione (anche al mio
matrimonio, diamine!). Il pupo voleva solo me, stava anche un'ora attaccato al seno e quando
mi mollava era per piangere e richiederlo ancora e ancora... Ero stanca e perplessa, chiedevo
consigli anche ai passanti, ma mi sembrava di essere l'unica con questo problema: POI è
arrivata l'adsl flat in casa mia, ho scoperto mille siti e forum dove centinaia di donne
raccontavano di allattamenti fallimentari, prolungati, impossibili, interrotti. Mi sono sentita in
compagnia, me la sono messa via e da quel momento ho vissuto quest'esperienza in modo più
consapevole e tranquilla.
F2. Io e la nana ci siamo capite subito: allattamento a richiesta sì ma non a oltranza. E quindi lei
faceva poppate di 10-15 minuti poi si staccava spontaneamente: magari lo richiedeva dopo
un'ora, ma ero più disponibile e accondiscendente, non mi pesava affatto questo ritmo.
Il rito
F1. Le poppate diurne si svolgevano sul divanetto arancione della cucina-soggiorno e non mi
bastava sedermi col pupo ed estrarre l'oggetto del desiderio ma dovevo avere a portata di
mano: bottiglia d'acqua, cellulare, cordless, libro, giornale, telecomando, manuale di pediatria,
cibo spazzatura.
F2. Con la nana ciucciante in braccio ho: preparato cene, vestito CialtrOne, stirato, ricevuto i
vicini e i parenti in visita, pulito in terra, caricato la lavatrice.
Lo svezzamento
F1. Mooolto morbido. Per non traumatizzare CialtrOne gli davo la tetta prima e/o dopo la
pappa... poi ho abbandonato anche questa pratica masochista, visto che lui accettava le pappe
alla grande e mi si filava solo se era in crisi o se il piatto era troppo inguardabile per essere
anche solo assaggiato.
F2. "Amore questa è la tua nuova pappa e questa non è una tetta".
Chiusura dei rubinetti
F1. Rimandata di mese in mese, coi sensi di colpa a frenare ("avrà fame, avrà sete, vuole le
coccole, va al nido, vado a lavorare..."), è avvenuta all'improvviso, a quasi 13 mesi, ordinata dai
medici per scongiurare un aborto. E il nano che fa? Si adegua all'istante, non chiede più la tetta
e comincia a dormire. Che dire? Un miracolo.
F2. "Non farò come col primo! Stavolta svezzamento graduale ma tassativo!" dicevo. E invece,
siccome la piccola sadica ciuccia solo di notte, quando ogni neurone del mio cervello vuole solo
dormire, le decisioni saltano e i nervi crollano, quindi andavo avanti per inerzia ad alzarmi anche
6 volte per notte per calmare i pianti... Finchè non ha deciso che il latte in polvere era buono e
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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quello vaccino ancora di più: quindi la sera bibe che sazia e via di nanne anche fino alle 6. Ed è
arrivato finalmente anche il momento dell'ultima poppata!
La notte
I bambini allattati al seno non dormono di notte. I miei, di sicuro.
Questo post http://chiaradinome.blogspot.com/2010/12/cosa-ho-imparato-dallallattamento.html
ha
partecipato
al
blogstorming
sull’allattamento
http://genitoricrescono.com/blogstorming/blogstorming-allattamento-materno/
Perché accanirsi a oltranza?
di Spleen - http://confusamenteattonita.blogspot.com/
La mia mente cerca di allenarsi per riprendere un ritmo decente. Il rientro al lavoro potrebbe
essere molto più vicino del previsto e alla fine potrebbe essere anche un bene.
Non che ci sia niente di male a stare a casa a fare la mamma e la casalinga ma, sinceramente,
questo "ruolo" mi sta decisamente stretto. Come i jeans che indossavo prima della gravidanza
per intenderci.
Prima di rimanere incinta non riuscivo proprio a capire la forza di volontà e la tenacia di tutte
quelle donne che riescono ad allattare i figli per due anni (?). Non riuscivo a comprenderne lo
sforzo. Forse perché, le poche che conosco che sono riuscite ad andare oltre il sesto mese, lo
facevano con estrema naturalezza. Forse perché i loro figli erano più disciplinati del mio. Forse
perché, essendo pure mie amiche, non c'è dubbio che siano delle pazze. Non saprei.
So solo che questa storia dell'allattamento inizia a starmi stretta pure lei. Sempre come i mitici
jeans pre-panza. Vorrei arrivare ad allattare fino all'anno, ma non posso uscirci pazza, per me
ma soprattutto per il mio ometto...
L'avventura meravigliosa (e non è in tono ironico, eh!) è iniziata a meno di un'ora dal parto. Mi
ricordo come se fosse ieri la smania di attaccare subito il mio ometto al seno (ovviamente da
diligente frequentatrice dei corsi preparto sapevo che era l'ideale per un buon inizio). Appena il
suo musino ci è finito davanti, ha capito subito cosa doveva fare (per fortuna il suo istinto è,
anche ora, molto più accentuato del mio). E tutto è andato liscio come l'olio. Per carità, i primi
quaranta giorni o giù di lì sono stati belli tosti. Il seno dolente, l'ometto che si attaccava sempre
più voracemente, i chili di olio Vea spalmati per riuscire a resistere alla poppata successiva, le
lacrime perché l'olio Vea è olio, mica un miracolo! Fortunatamente non ho mai avuto problemi di
ragadi, mastiti & co. ma il così detto "avviamento" non è stato comunque un gioco da ragazzi.
Passati i mitici e famigerati quaranta giorni tutto è cambiato. Da un giorno all'altro niente più
dolore al seno e l'ometto che ciucciava come e quando voleva, in qualsiasi luogo e posizione.
Un idillio. Un sogno. Proprio come lo desideravo. Proprio con la naturalezza che mi aspettavo.
Ora, con il senno di poi, posso affermare sinceramente e in maniera molto convinta che sono
felice e orgogliosa di aver resistito.
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Allattamento: a ognuno il suo stile
http://genitoricrescono.com
Ma (c'è sempre un "ma"), alla soglia del sesto mese, inizio a essere stanca. L'ometto ha iniziato
lo svezzamento ma, porello, ha comunque tanta fame. E quindi di notte ora si sveglia 6 (8?)
volte in meno di 9 ore. E' un ritmo ancor più pesante dei primi giorni, dove almeno tre orette
circa le riusciva a tirare. C'è da dire che siamo tutti e due più pratici e quindi in un paio di minuti
risolviamo la crisi e ci riaddormentiamo. Ma inizia a essere snervante per me. Per lui non credo,
mi sembra sereno come al solito. Fatto sta, che tutto questo papiro, l'ho scritto semplicemente
perché tra quindici giorni l'ometto ha la visita dal pediatra. Vorrei dargli un aggiuntina di latte
artificiale. Ma tra quindici giorni inizierà la pappa anche di sera, magari lo aiuta. E forse aiuterà
anche me. Chissà perché mi sta così sulle balle 'sto biberon di latte artificiale. Continuerei
comunque a dargli anche il mio latte, magari non prima di dormire (giusto per vedere se l'altro lo
riempie di più). Quindi gli anticorpi (perché a sei mesi sono sicura che non posso dargli anche
molto nutrimento visto le misure da peso massimo dell'ometto) continuerei comunque a
passarglieli.
Inizio a pensare che tutto 'sto lavaggio del cervello che mi hanno fatto al corso preparto, tutti gli
opuscoli della lega del latte e dell'ospedale, le linee guida dell'Oms, ecc. abbiano avuto su di me
una funzione disinformativa e di rincretinimento. Mi spiego meglio: ho capito perfettamente tutti i
vantaggi che l'allattamento al seno offre e lo sosterrò ad oltranza. Ma se una donna inizia a
essere frustrata per la situazione (ovvero nessun orario preciso né di giorno né di notte, quindi
convivenza costante con l'ometto e nessuno spazio da sola come "donna") una piccola aggiunta
di latte artificiale a svezzamento già avviato non è mica un crimine, no?!? Mica ci metterei
dell'acido muriatico nel biberon! Lo riempirei con del candidissimo e costossisimo latte di
proseguimento... magari anche bio, tanto per non sentirmi ulteriormente in colpa.
Questo post http://confusamenteattonita.blogspot.com/2011/04/la-mia-mente-cerca-di-allenarsi-per.html
ha partecipato al blogstorming sull’allattamento
http://genitoricrescono.com/blogstorming/blogstorming-allattamento-materno/
Allattamento? Il peggio di me!
di Trismamma - http://mammainpausacaffe.blogspot.com
A volte ho l’impressione che ci sia un’idea dell’allattamento al seno, associato alla mamma
amorevole e premurosa, l’unica determinata a volere il meglio per il proprio figlio. Ovvia la
conseguente indignazione di coloro che non sono riuscite, non hanno potuto, non hanno voluto
allattare al seno.
Quando mia sorella mi vedeva allattare, diceva “Come sei brava”
Quando mia cognata mi vedeva allattare, diceva “Come sei fortunata”
Quando mia madre mi vedeva allattare, diceva “Ma ne hai ancora? Ringrazia la Madonna”
Da questi ricordi, nasce il desiderio di raccontare la mia esperienza.
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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Oserei affermare che con l'allattamento al seno, ho potuto sperimentare tutti i miei peggiori
difetti.
Ma cominciamo da principio!
Nessuna informazione
Quando partecipai al mio primo corso pre-parto della Asl, mi feci letteralmente imbambolare,
neanche fossi un maschione con testosterone a mille, da una ostetrica ”gnocca” con lunghi
capelli neri e minigonna. Il suo modo di presentarsi, diretto, energico, incisivo, mi persuase che i
suoi discorsi erano validi. In pratica riuscì a convincermi; “io ero una mucca”.
Puntiglio
Quando il venditore di prodotti per l’infanzia mi propose l’acquisto del biberon primi giorni, con
molta sicurezza dichiarai che avrei allattato al seno. Rise sotto i baffi, fregandosi le mani “Dite
tutte così, poi arrivano i papà, di corsa!”. Vuoi la guerra? Non avrai i miei soldi!
Incredulità.
Alcune settimane dopo, quando il corso pre-parto era solo un bel ricordo, entrato di diritto nella
lista delle cose da maledire durante il travaglio, e dopo la tipica frase “il prossimo lo adotto!”
arrivò il momento di attaccare la vecchia-tartaruga creatura al seno.
Mi sembrò quasi strano che questa cosa avvenisse in modo così naturale, come se lei ed io non
avessimo fatto nient’altro nella vita… Ricordo ancora che mi fissava (bella sveglia) coi suoi
occhioni scuri e sapienti, che sembrava custodissero ogni segreto, del prima e del dopo.
Io ero talmente stanca che dopo averla tenuta in braccio per un tempo indefinito, desideravo
solo che la portassero via e mi lasciassero dormire quelle 36/48 ore, giusto per riprendermi! Lo
definirei istinto materno.
Rifiuto.
Qualche ora dopo iniziò l’allattamento vero e proprio. Me la portavano, dormiva. Venivano a
riprenderla che dormiva ancora. Inutili tutti i tentativi di svegliarla, accarezzarle con il seno la
guancia, prenderla a sberle o metterla a testa in giù. Dormiva! Che mamma fortunata mi
sentivo… la mia non era una bimba“mangia e dorme” bensì una bimba“dorme e dorme”.
Quando il giorno dopo chiesi di avviare il rooming-in, iniziò la tragedia. In 5 minuti mi fecero il
corso accelerato su come cambiare-pulire-disinfettare-sbendare-ribendare pupa, patello,
moncone! Bottigliette, bende, garze a disposizione… avevo capito tutto? Si, certo! (come no!).
Speravo mi avrebbe aiutato la vicina di letto, al secondo figlio.
Dieci minuti dopo la sparizione dell’infermiera del nido, con gioia, sentii mia figlia piagnucolare.
Feci tutta la procedura lava,cambia,disinfetta e finalmente l’attaccai al seno.
Wow, stavo allattando!
Cominciò allora una sequenza di attacca, dorme, ruttino(?), mettila giù, piange, attacca, dorme,
mettila giù, strilla, lava, prendila in braccio, dorme, riprova, strilla, cambia, attacca, dorme, strilla.
Camminavo verso il nido e si calmava. Tornavo in camera, accennavo a metterla in culla,
riprendeva il pianto.
La mia vicina di letto mi "tranquillizzò" dicendomi che col suo primo figlio, era stata la stessa
cosa!. L’aveva tenuto in braccio fino … alla prima elementare, credo.
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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Dopo le prime cinque ore di pianto quasi ininterrotto (mio e suo), e nessuna faccia amica
all’orizzonte, ero sfinita. La riportai al nido “Scusate ma non me la sento. Potete tenervela?”. Lo
definirei istinto materno. Me la riportarono di lì a qualche ora. Dormiva.
Ira/Isterismo
Mi dimisero la mattina dopo.
La pediatra dell’ospedale mi dimise, con l’aggiunta e con due frasi scolpite a fuoco nel cervello:
“Sua figlia è una mangiona e lei ha poco latte” e ancora –diretta a tutte le mamme presenti- “va
bene l’allattamento al seno, ma non affamiamoli, ‘sti poveri bambini!”.
L’infermiera di turno ebbe pietà del mio sguardo allucinato e mi rifilò (sottobanco con un “non
potremmo”) un litro di latte-liquido-artificiale-pre-confezionato-di-ottima-marca.
Era una domenica mattina. La ringraziai!
Quando, con calma, arrivò mio marito, lo fucilai con gli occhi! “Portami fuori da qui!”
Cominciarono le domande e le accuse “Come fanno a dire che è una mangiona se quando me
la portavano dormiva sempre? ecco perché, gli davano l’aggiunta… senza dirmi niente. Altro
che allattamento al seno… loro, sono d’accordo con le Industrie. Lo fanno apposta….” Ero
isterica e questa mia condizione sicuramente "agevolò" l'arrivo della montata lattea… siii, come
no!
Determinazione zero
Era domenica. Le farmacie erano chiuse. Mio fratello cercò quella di turno e mi procurò un
biberon. “Al latte penseremo domani, per oggi c’è quello dell’ospedale”.
Ero finalmente a casa, stanca, dolorante, arrabbiata, isterica. Mia figlia, nata da neanche
quattro giorni, mangiona e affamata, era pronta per essere allattata artificialmente. Erano riusciti
a farmi capire che non ero una mucca.
Alla deriva
Forse nell’attesa di mio fratello o nel tempo necessario a far bollire il biberon.
Non ricordo perché, comunque, l’attaccai al seno. Smise di piangere, mangiò, si addormentò.
Fu per puro caso, perché era domenica e le farmacie erano chiuse, che cominciai ad attaccarla
al seno. “Non so… vedo che non piange! Qualcosa trova!”
Mi tornò in mente l’ostetrica figa e il suo lavaggio di cervello. “Io, sono una mucca, muuuuu” e
questo funzionò. Ridiventai mucca. Passarono i primi tre mesi!
Dubbi
Funzionò fino a quando, la pediatra, non decise che, quel mese, la creatura non era cresciuta a
sufficienza. Ma ogni quanto mangia? Ma quanto mangia? E chi può dirlo?La doppia pesata?
Dopo aver mangiato, pesa meno di prima!!! Non sta ferma. Piange troppo! Non la faccio morire
di fame, non mi metto contro il destino (e la pediatra). Se deve essere aggiunta, che aggiunta
sia!
Pigrizia e tirchieria
Fu allora che venne fuori il peggio di me!
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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Abituata al pronta all’uso, tutto quel bollire, contare misurini (alle tre di notte attenta a non
sbagliare se no è tutto da rifare), agita, aspetta che raffreddi, nel frattempo porgi il seno -e più
vai avanti e meno lo vuole-… era, per la mia enorme pigrizia, più deleterio di qualsiasi
allattamento a richiesta. Odiavo, quando dovevo uscire di casa, calcolare e portare appresso,
tutta la mercanzia.
Il fatto che, anche con l’allattamento misto, lei non avesse allungato le pause tra le poppate e
diventasse sempre più avida di biberon, accese il campanello d’allarme della mia tirchieria.
Quanti soldi avrei dovuto spendere per tutto quel latte artificiale?
Andai dall’ostetrica “mucca” per un consulto sul da farsi. Forse meno convinta di me sulle mie
reali possibilità di riuscita, mi disse, che, sarebbe stata dura, ma sarei potuta tornare ad allattare
totalmente al seno!
Con cinque anni di ragioneria alle spalle, capivo bene la materia; a maggiore domanda,
rispondere con maggiore offerta.
Autostima zero
Telefonai alla pediatra per metterla al corrente delle mie intenzioni di “mucca-convinta” che però
aveva bisogno della sua benedizione perché, magari si sarebbe arrabbiata.
Dopo uno scambio di opinioni contrastanti, e accolte le mie ragioni, non mancò di ricordarmi
che, la pausa tra poppate, non doveva essere inferiore alle 3ore/3ore-emmezza!
Domanda: ma ci sei o ci fai? Ho detto … “a richiesta”…
Vanità
Arrivò il quinto mese e con esso i primi approcci di svezzamento.
Finalmente mia figlia avrebbe mangiato qualcosa di reale. Si sarebbe liberata di una mamma
che pretendeva di allattarla a tutti i costi, e non avrebbe più patito la fame!
Fu con estremo orgoglio che mi accorsi che lei – nonostante la curiosità per tutte quelle mele e
pere grattugiate e yogurt per merenda - preferiva di gran lunga il mio latte.
Sta’ a vedere che non era solo acqua, quel liquido misterioso e intangibile che, per quegli
interminabili mesi, aveva trovato nel mio seno!
Continuai ad allattarla fino all'anno, poi cominciai a darle il normale latte vaccino.
Nonostante non abbia mai avuto problemi di ragadi, mastiti, ingorghi e via dicendo, il mio primo
allattamento è stato una corsa ad ostacoli.
Potrei dire che ho trascritto questi ricordi per fissarli nella memoria. In realtà questo percorso –
molto sofferto- è segnato in maniera indelebile nella mia mente.
Preferisco pensare che il mio messaggio possa essere d’aiuto a qualche mamma che si sente
inadeguata e piena di difetti, come lo sono io... della serie...
"...Se ce l'ha fatta questa stordita, posso provare anch'io!..."
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Allattamento: a ognuno il suo stile
http://genitoricrescono.com
P.S. informativo!
Con il secondo e terzo allattamento, è andata moooolto meglio.
Aisha (la vecchia-tartaruga con gli occhi scuri) ora ha gli occhi azzurri, ma è rimasta una gran
mangiona.
Sono contenta di aver notato che la struttura dove ho partorito, con gli anni, si è avvicinata alla
filosofia dell’allattamento al seno. Ora, se il piccolo piange, te lo portano. Non importa che sia
orario di medici, di pranzo o di parenti. C’è la stanzetta delle mamme e … tanti saluti a tutti
quanti!
P.S. interrogativo?
Ho allattato per 36 mesi (complessivi per 3 figli). Tutte le volte il latte è scemato, da solo, in
pochi giorni.
Una mia conoscente, ha smesso di allattare al seno per mancanza di latte. Lei ha dovuto
prendere le pastiglie per mandarlo via.... ???
La mia pediatra, figura professionale valida e a me più vicina in quei momenti, sembrava la
persona meno informata sull’argomento “psicologia di una neomamma” e “allattamento a
richiesta”.... ???
Anni dopo, tramite l’amica dell’amica, sono venuta a conoscenza dello “scatto di crescita” che
può esserci intorno al 3° mese. Anche su questo argomento, nessun accenno da parte della
mia pediatra.... ???
Questo post http://mammainpausacaffe.blogspot.com/2011/06/allattamento-il-peggio-di-me.html
ha partecipato al blogstorming sull’allattamento
http://genitoricrescono.com/blogstorming/blogstorming-allattamento-materno/
Quello che non vi dicono sull’allattamento
di Serena – http://genitoricrescono.com/
Leggendo manuali e siti internet dedicati all'allattamento, o parlando con mamme entusiaste si
rischia di avere una visione idilliaca della faccenda, tutta fatta di vicinanza, contatti di pelle,
tenerezze, coccole e calore. Se si arriva ai capitoli che trattano di ragadi, ingorghi e mastiti si
inizia a sospettare che forse tutto rose e fiori non è, ma si scuotono le spalle e si pensa che
quelle cose a noi non accadranno.
Ma non è tutto. Ci sono altre difficoltà, quelle di cui nessuno parla. Evidenziare i lati difficili
dell'allattamento al seno è praticamente un tabù. Se una madre si lamenta o se decide di non
allattare, viene additata come una cattiva madre. E allora si preferisce tacere.
Quando una donna si trova ad allattare, da sola, nella sua stanza, con un piccolo esserino
urlante perchè non trova il capezzolo di cui però sente l'odore, la visione rosea dell'allattamento,
quella dei pugnetti chiusi sul seno, del calore umano e del profumo di lavanda può venire meno.
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Allattamento: a ognuno il suo stile
http://genitoricrescono.com
Ci sono i dolori ai capezzoli, i dolori post partum, i dolori dentro che ti fanno chiedere se stai
facendo la cosa giusta. No, anzi, lo sai che stai facendo la cosa giusta. Ma allora perchè ti senti
in gabbia? Perchè odi quella sensazione di latteria ambulante e quei seni dolenti? E perchè
speri con tutte le tue forze che non si svegli adesso, perchè se si sveglia poi dovrai allattarlo. Di
nuovo.
Io ho allattato il Vikingo per 10 mesi, finchè si è stancato lui e ha deciso di smettere da solo. Ho
allattato esclusivamente al seno perchè ha rifiutato il biberon, anche se aveva il mio latte dentro.
E' stata dura. Mi ricordo la sensazione di prigionia, il non potermi allontanare per più di 1 ora
all'inizio, e poi al massimo 2 ore. La mia piccola sanguisuga mi teneva al guinzaglio. Tutto ciò
l'ho vissuto come spesso fanno le donne, in modo conflittuale. Sentendomi in colpa per un'ora
di libertà ritagliata un pomeriggio, e sentendomi una pessima madre per il fatto di volermela
ritagliare quell'ora di libertà. E i sensi di colpa non aiutano. Purtroppo quando una madre si
trova in questo stato conflittuale, avrebbe bisogno di sentire un pò di empatia da altre mamme.
Vorrebbe sapere se lei è veramente l'unica oppure è un sentimento comune.
Purtroppo però tutto ciò non viene detto. Le uniche a parlare sono le entusiaste. Quelle con
tanto latte, a cui non fanno male i capezzoli, il cui bambino è cresciuto subito tanto e bene. E
magari quelle che ti dicono orgogliose che loro hanno allattato fino ai 10 anni, pronte a giurare
che il loro bambino è sano e sicuro di se proprio grazie a questo. Ecco, quando sei in quello
stato misto di sensi di colpa, voglia di scappare, in semi depressione post-partum, l'ultima cosa
che vorresti sentirti dire è che dovresti allattare tuo figlio fino alla maggiore età.
E allora se per caso il pediatra inizia ad insinuare che il latte ti sta finendo (molto probabilmente
falso), o che il bambino non cresce bene (rispetto ai bambini allattati artificialmente) e ha
bisogno di un'aggiunta, ecco aumentati i sensi di colpa. Perchè tutto sommato senti il sollievo
che qualcuno ti autorizzi a liberarti da quella schiavitù. Salvo poi sentirti in colpa per non essere
riuscita ad allattare più a lungo. Insomma è una spirale di piacere, colpe, gioie, tenerezze,
dolori, dubbi. Ma perchè una cosa così naturale diventa anche così difficile?
C'è l'indipendenza femminile duramente conquistata (e ancora nemmeno completa) posta sotto
scacco dal piccolo tiranno. C'è l'isolamento sociale che non offre quella rete di sostegno
spontaneo tra donne e mamme, che affrontano gli stessi problemi. Ci sono i pudori legati
all'allattamento in pubblico, per cui le donne se ne stanno chiuse in casa proprio i primi mesi,
quelli più delicati dell'isolamento materno, in cui si è più fragili emotivamente, per paura che al
neonato venga fame proprio nel bel mezzo della passeggiata.
Poi ci sono le difficoltà personali, il rapporto tra l'individuo mamma e l'individuo bambino. Perchè
ciascuno è una persona unica. E mentre allatto il mio secondogenito di poche settimane di vita,
e vivo questa seconda esperienza con più serenità, mi rendo conto di quanto questo sia vero.
Pollicino è completamente diverso dal Vikingo (e non potrebbe essere altrimenti), e
fortunatamente non mi costringe agli stessi impossibili ritmi di vita e di allattamento.
Se la scelta di allattare al seno viene fatta per le ragioni sbagliate, tutte queste difficoltà pesano
come macigni. La pressione della società, o di amici e parenti non dovrebbe entrarci nulla.
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Allattamento: a ognuno il suo stile
http://genitoricrescono.com
La scelta di allattare al seno deve essere una scelta consapevole che riguarda
unicamente la donna e il suo bambino. Nei modi e nei tempi decisi da loro.
Prima di scegliere se allattare al seno, fare un allattamento misto oppure usare LA, informatevi
su tutte le possibilità. Fare un scelta consapevole è una splendida arma da sfoderare in
risposta alle pressioni esterne, esplicite o meno. Mica per gli altri. Per voi stesse.
Se avete scelto di allattare al seno, vi prego di non lasciarvi scoraggiare dalla disinformazione
degli altri, prima di tutti i pediatri, che sono spesso scandalosamente impreparati
sull'argomento, e arrivano a dare consigli dannosissimi. Molto probabilmente non è vero che
non avete il latte (e in ogni caso ci sono tecniche per farne aumentare la produzione in fretta).
Molto probabilmente non è vero che il bambino non cresce bene (se aumenta di peso, vuol dire
che cresce, anche se poco, e va bene così). Non è vero che dovete fare la doppia pesata
(contare i pannolini bagnati è un metodo più sicuro). La maggior parte delle medicine, inclusi
molti antibiotici sono compatibili con l'allattamento. Se volete veramente allattare al seno, e il
vostro pediatra inizia a suggerire l'aggiunta di latte artificiale, cercate aiuto altrove. Rivolgetevi
a dei consultori o associazioni per il sostegno all'allattamento, per ottenere l'aiuto di cui
avete bisogno.
Link al post: http://genitoricrescono.com/quello-che-non-vi-dicono-sullallattamento/
Allattare, che tenerezza....
di Silvietta – http://qualcosastacambiando.blogspot.com
So che esistono diverse scuole, diversi giudizi e consigli su prendere o meno in braccio, viziare
o non viziare. Io so che nelle prime settimane, ho vissuto una consapevolezza strana, istintiva,
di quando era proprio necessario riprendere tra le mie braccia laPulce, quando cioè piangeva
perché aveva perso quel dolce abbraccio che era stata la sua esistenza fino a quel momento,
piangeva quel pianto di chi non sa chi è, cos’è, dov’è e ritrova nell’allattamento tutta la
tenerezza della sua stessa creazione.
Per questo, quando ho iniziato a mettere in blog le memorie dei primi mesi per dare loro forma,
sono andata a ripescare alcune parole, perché mi sembravano il modo migliore di ripensare
all’abbraccio dell’allattamento come momento in cui la mia Pulce si sentiva rimessa insieme,
ricompattata e pronta a crescere.
E' difficile descrivere che cosa componga la tenerezza dell'allattamento: se il gioco di sguardi,
il calore dell'abbraccio, il placarsi del pianto della mia bimba.
L'immagine, invece, che usa Stern per descrivere la sensazione del neonato rispetto alla fame
è proprio quella di un mondo devastato dalla tempesta, spezzato in mille pezzi, un mondo che
smarrisce il proprio senso di identità.
Queste allora sono le parole con cui lo psicoanalista immagina che un bimbo pensi se stesso
mentre viene allattato. Per me sono state e sono tuttora un ottima immagine. Buona lettura.
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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"A un tratto il mondo si raccoglie. Diventa più piccolo, placido e dolce. Quel guscio protettivo
allontana le vaste distese vuote. Tutto si trasforma. Affiora una vaga promessa. L'altalena delle
pulsazioni dolorose si attenua. Anche se sono ancora lì, in agguato, pronte a scatenarsi di
nuovo.
Da qualche parte, tra i confini e il centro stesso della tempesta, un'attrazione magnetica
richiama a sè le cose. Due calamite si cercano, si toccano, per poi saldarsi strettamente.
Nel punto di contatto, inizia un nuovo ritmo veloce. Cavalca le ondate pulsanti della tempesta.
Questo nuovo ritmo è avido e breve. Tutto si sforza di consolidarlo. Ad ogni pulsazione una
corrente fluisce verso il centro. La corrente riscalda il ghiaccio. Raffredda il fuoco. Scioglie il
nodo e placa la violenza delle pulsazioni finché queste non cessano del tutto.
Il nuovo ritmo assume un andamento placido e lento. Il resto del mondo si rilassa e segue la
scia. [...] come una luce incantata, riportano in vita ogni cosa."
Daniel N. Stern "Diario di un bambino - Da un mese a quattro anni, il mondo visto da un
bambino". Milano, Mondadori, 1990 (tit. or. Diary of a Baby)
Link al post: http://genitoricrescono.com/allattare-che-tenerezza/
Falsi miti o bestiario dell’allattamento
“Ho così poco latte che mi esce il sangue dal capezzolo”
No, non esce il sangue dal capezzolo perché hai poco latte, ma perché il bambino è attaccato
male, e succhia in modo sbagliato, causando le ragadi.
Controlla il post che spiega come attaccare il bambino, e prova a staccarlo e riattaccarlo finché
non senti più dolore.
“Faccio la doppia pesata per vedere se ha preso abbastanza latte”
Il latte prodotto dalla mamma ha una composizione diversa a seconda del momento della
giornata, per questo motivo la doppia pesata ha un valore totalmente relativo, e non ha nessuna
indicazione effettiva del fatto che il bambino si è nutrito abbastanza oppure no. Ad esempio se
tu mangiassi un chilo di gelato alla panna, oppure bevessi un chilo di acqua, e ti pesassi sulla
bilancia prima e dopo, saresti aumentata comunque di 1 chilo, eppure l’apporto calorico
sarebbe ben diverso. Non è differente con l’allattamento. Il bambino ciuccia quanto ha bisogno,
fidati di lui e di te stessa. Per controllare che stia effettivamente prendendo latte basta contare il
numero di pannolini bagnati in una giornata. La pesata lasciala fare al pediatra una volta a
settimana (le primissime settimane) e poi una volta al mese. Finché cresce, anche se di poco,
va tutto bene.
“Il mio latte non gli basta più e ha smesso di crescere bene”
Passato il primo mese o due, il bambino non cresce più come prima, altrimenti sarebbe una
specie di maialino all’ingrasso. La crescita rallenta ed è giusto così. Le curve di crescita usate
dai pediatri spesso sono basate sui bambini allattati con latte artificiale, e per questo motivo non
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Allattamento: a ognuno il suo stile
http://genitoricrescono.com
dovrebbero essere prese come riferimento per un bambino allattato al seno. Per questo motivo
non ha senso preoccuparsi eccessivamente se il bambino allattato al seno cambia percentile
durante la crescita. Se lo allatti molto di frequente e non sembra mai sazio il problema potrebbe
essere proprio questo. Prova a leggere questo post ecco perché allatto da un lato solo.
“L’estate, con il caldo, ha bisogno di bere molto e gli do il biberon con l’acqua”
Il neonato allattato al seno non ha bisogno di aggiunte di acqua o tisane varie, nemmeno in
estate. L’acqua presente nel latte materno è più che sufficiente al suo fabbisogno.
“Gli do il latte artificiale la sera per farlo dormire meglio la notte”
Il latte artificiale non è più nutriente di quello materno, e non esiste correlazione tra LA e sonno
buono notturno. Se si sveglia spesso la notte il problema non è nel tuo latte.
“Durante l’allattamento bisogna mangiare molto”
In realtà con l’allattamento si consumano circa 300-500 calorie in più al giorno, che si integrano
facilmente con un piccolo panino. Quindi non esagerate con le porzioni perché poi sono tutti
chili da smaltire più tardi!
“La mamma che allatta non deve mangiare legumi perché fanno venire le coliche; non
deve mangiare cavoli, broccoli, asparagi, carciofi (ecc. ecc. ecc.), perché hanno un
sapore forte che si può sentire nel latte; se il bambino è un po’ stitico, deve mangiare
verdura a foglia e comunque alimenti ricchi di fibre per aumentare la regolarità
intestinale del bambino”
Nella produzione del latte gli alimenti mangiati dalla mamma vengono completamente rielaborati
e trasformati dopo la digestione. I legumi non creano gas nel latte, mentre gli altri alimenti con
sapori persistenti possono variarne il sapore, ma così il bambino si abitua a sentire sapori
diversi (un’altro dei vantaggi dell’allattamento naturale rispetto a quello artificiale che è sempre
uguale!). La fibra presente nelle verdure a foglia non si trasmette al latte e comunque un
bambino allattato al seno può evacuare anche ogni due o tre giorni, perché assimila tutto il latte
che ingerisce, senza potersi definire stitico.
“Con il seno piccolo non riuscirò ad allattare”
Falso, e io ne sono l’esempio vivente! La produzione di latte non dipende dalla dimensione del
seno.
“Se la mamma si ammala e deve prendere l’antibiotico non può continuare ad allattare”
Si può tranquillamente continuare ad allattare un neonato anche prendendo gli antibiotici, basta
scegliere quelli compatibili con l’allattamento. Costringete il medico ad informarsi sulle
alternative possibili.
“Se il bambino vomita non va allattato”
Il latte materno è il cibo migliore anche in caso di vomito.
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Allattamento: a ognuno il suo stile
http://genitoricrescono.com
“Durante l’allattamento non si può rimanere incinta”
Ecco no, parliamone, ne conosco mica pochi che in questo modo sono arrivati ad avere una
famiglia numerosa. L’allattamento non è un metodo anticoncezionale, anche se diminuisce la
probabilità di rimanere incinta, soprattutto nel primo periodo, non c’è assolutamente da fidarsi.
link al post: http://genitoricrescono.com/falsi-miti-allattamento/
Allattamento a richiesta: ma siamo sicuri che sia
veramente positivo fino in fondo?
di Serena – http://genitoricrescono.com
Le raccomandazioni di molte delle associazioni a sostegno dell'allattamento invitano le
neomamme ad allattare a richiesta il proprio bambino. Ma siamo sicuri che l'allattamento a
richiesta sia veramente positivo fino in fondo sempre e comunque? Ovviamente dipende da
cosa si intende con allattamento a richiesta e sono certa che ognuna che ha adottato questo
modello di allattamento lo ha interpretato in base alle sue necessità e sensibilità, però vorrei
condividere con voi qualche riflessione in merito.
L'allattamento a richiesta, nel senso stretto del termine, può essere descritto brevemente con la
seguente sequenza di eventi: il bambino piange, la mamma lo attacca al seno. Ogni volta
che il bambino piange viene attaccato al seno, e questo è vero sia per il neonato che per il
bambino più grande. L'allattamento diventa quindi un mezzo per rispondere ai vari bisogni,
quale fame, sete, voglia di coccole, sonno o anche semplicemente noia. Mi ricordo ancora la
sensazione di irrequietezza che la lettura di un post testimonianza di un allattamento a richiesta
vero e proprio di una donna canadese in Mongolia, tradotto e pubblicato da genitorichannel.it
che ha partecipato al nostro blogstorming sull'allattamento materno qualche mese fa. In quel
post questa donna di nome Ruth racconta la sua esperienza di allattamento in una cultura
completamente diversa dalla nostra, e di come la tetta in Mongolia sia la soluzione per tutti i
problemi, anche per bambini più grandi, al punto che persino il dueenne che litiga con
l'amichetto per il possesso di un gioco viene strategicamente distratto dalla madre con il
richiamo della tetta. Estremo? Forse, o forse no. Credo semplicemente che certe cose
funzionino bene in certe culture, mentre in altre no, ma credo soprattutto che non sempre le
cose vengano fatte nella stessa maniera e con gli stessi significati in tutte le culture. Spesso
infatti si prendono ad esempio usanze di culture diverse perché sono considerate più vicine a
madre natura, o comunque ad un comportamento istintivo o naturale, che dovrebbe quindi aver
superato il duro test della selezione naturale, mentre invece non c'entra nulla.
Come spesso accade in questo momento storico/pedagogico queste pratiche naturali nascono
come reazione ad una pratica in voga precedentemente. In particolare qualche decennio fa
l'unico allattamento consigliato era quello rigido ad orario, in cui le poppate, o meglio il biberon,
veniva dato guardando l'orologio e attendendo 3-4 ore tra una poppata e la successiva. Mentre
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Allattamento: a ognuno il suo stile
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da un lato è evidente che i bambini crescevano lo stesso, tanto quanto quelli allattati ogni 15
minuti, questo ritmo controllato di allattamento non era un bisogno del bambino quanto piuttosto
quello del genitore. E già sento qualcuna di voi gridare <em>orrore!</em> ma non sarà forse il
caso di smetterla di preoccuparsi sempre e solo del bambino e iniziare a preoccuparsi anche un
po' della mamma? Perché se la mamma sta male, il bambino sta peggio. Se la mamma è
serena e tranquilla, e questo può avvenire sia se allatta ogni 30 minuti sia se allatta ogni 4 ore,
sia se allatta al seno, sia se allatta con il biberon, allora anche il bambino cresce più tranquillo.
Non solo, io a volte ho la sensazione che l'allattamento a richiesta sia un po' sopravvalutato.
Ovviamente non sto parlando delle prime settimane di vita, quelle in cui l'allattamento deve
avere un po' la precedenza su tutto il resto almeno finché non arriva la montata e il tutto inizia a
funzionare. Però in generale vorrei condividere con voi alcune riflessioni:
Un bambino che viene allattato in continuazione mangia poco ogni volta, un bambino che viene
allattato ogni 2-3 ore mangia ad ogni pasto quello di cui ha bisogno nelle prossime 2 ore.
Mentre entrambi i modelli possono andare bene al bambino, forse nel secondo vedo un bel
vantaggio per la madre che in quelle 2 ore può fare altro che stare seduta ad allattare il piccolo.
Alcune madri potrebbero non sentire questa esigenza, ma molte altre si, e non mi sembra il
caso di demonizzare questo bisogno in nome di un presunto vantaggio per il piccolo.
Inoltre io sono convinta che se il bimbo non piange perché ha fame e si risponde sempre
offrendo il seno, non ci si sta mettendo in relazione con il bambino, non si sta attenti ai suoi
bisogni, ma gli si mette un "tappo in bocca" simbolico e concreto che dà una risposta sbagliata
e unica a tutti i suoi bisogni. Siamo sicuri di comprendere fino in fondo le conseguenze di
queste azioni nel caso in cui siano portate avanti in modo estremo? La relazione con il cibo
visto come consolatorio, una relazione di legame psicologico con la madre che soddisfa ogni
bisogno, sono solo alcuni esempi che mi vengono in mente ripensando ad un post scritto
qualche tempo fa da zauberei in cui stili di accudimento estremi di basso e alto contatto
vengono analizzati in relazione alle possibili conseguenze sul bambino.
In realtà sono convinta che la maggiorparte delle madri che allatta a richiesta non lo faccia in
modo "estremo", e che passate le prime settimane o i primi mesi molte inizino a porre dei limiti.
Limiti che sono necessari per prendere le distanze e creare quel vuoto in cui il bambino può
esplorare per crescere.
Del resto in una relazione di attaccamento normale, in cui si risponde al pianto del bambino
cercando di capire ciò di cui ha veramente bisogno e si evita di offrire il seno per tutto, capita
proprio che l'allattamento si assesti su un ritmo di 2-3 ore più o meno per tutti i bambini. E
questo è il mio modo di interpretare l'allattamento a richiesta, non come una sequenza: il
bambino piange, la madre gli offre il seno, ma come una relazione tra bambino e madre che
risponde al bisogno di cibo del figlio offrendogli il seno, e cercando di distinguere il pianto
da sonno da quello da fame ad esempio.
In questo senso l'allattamento a richiesta per me è come un ballo di coppia, in cui si prova
insieme, ci si studia a vicenda, si impara dagli errori fino ad arrivare ad un ritmo congeniale per
entrambi, fino al punto in cui si procede con passo sicuro senza bisogno di contare, o di stare a
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pensare alla destra o alla sinistra, lasciandosi guidare dalla musica e dimenticandosi infine
anche di controllare l'orologio.
Buon allattamento a tutte!
Link utili
La Leche League
allattare.net
Ministero della Salute
Latte di mamma mia
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Indice
INTRODUZIONE LA STATISTICA DELL’ALLATTAMENTO IL LATTE MATERNO, MAGICO ELISIR I RIPOSI PER ALLATTAMENTO COME ATTACCARE IL BAMBINO AL SENO COME ATTACCARE BENE IL BAMBINO AL SENO COME CAPIRE SE IL BAMBINO È ATTACCATO BENE ECCO IL PERCHÉ ALLATTO DA UN LATO SOLO I LUOGHI DELL’ALLATTAMENTO DIFFICOLTÀ DELL’ALLATTAMENTO: RAGADI, INGORGHI E MASTITI UNA TESTIMONIANZA COLICHE DEL NEONATO E RIFLESSO DI EMISSIONE IL MIO AMICO TIRALATTE SI PUÒ ALLATTARE UN BAMBINO GRANDE? WONDERLAND: UN’OPINIONE ONESTA SULL’ALLATTAMENTO COSA HO IMPARATO DALL’ALLATTAMENTO PERCHÉ ACCANIRSI A OLTRANZA? ALLATTAMENTO? IL PEGGIO DI ME! QUELLO CHE NON VI DICONO SULL’ALLATTAMENTO ALLATTARE, CHE TENEREZZA.... FALSI MITI O BESTIARIO DELL’ALLATTAMENTO ALLATTAMENTO A RICHIESTA: MA SIAMO SICURI CHE SIA VERAMENTE POSITIVO FINO IN FONDO? LINK UTILI INDICE 1 2 2 3 4 6 7 8 9 11 13 16 17 21 24 28 31 33 34 38 40 41 43 45 46 
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