LINEE GUIDA PER LA PREDISPOSIZIONE DEI PIANI DI PROTEZIONE CIVILE COMUNALI E PROVINCIALI
PER IL RISCHIO DI UN INCIDENTE INDUSTRIALE
Versione 02 Novembre 2012
A cura UOBSDG 005 dott. Francesco Lo Cascio
Con la collaborazione del personale delle Unità Operativa Rischio Sismico, Incendi di interfacci a e Industriale del
Servizio di SR e la condivisione con tutti i Servizi provinciali di p.c. del DRPC
SOMMARIO
Premessa
Parte Prima
Parte Seconda
Parte terza
Parte Quarta
Parte Quinta
Normativa di riferimento
Normativa Nazionale
Normativa Regionale
Informazioni e dati da inserire nel Piano di Protezione Civile
Struttura di un piano di PC per il Rischio Industriale
Stralcio PEE della Prefettura
Inquadramento territoriale con censimento general e
Notifica del Gestore e Stralcio della “ Scheda inform azione alla Cittadinanza”
Descri zione dello stabilimento
Il censimento general e della popolazione
Scenari Incident ali
Delimitazioni delle zone di rischio
Piano dei Cancelli, la viabilità e le aree di PC
Il censimento di dettaglio della popolazione entro 1 Km
Il censimento dei mezzi da utilizzare in caso di esodo assistito
Il Modello di Intervento
Messaggi agli Enti coinvolti nell’emergenza
Messaggi alla Popolazione
Schema della campagna preventiva d’informazione
Programmazione Esercitazioni
Rubrica telefonica,fax, cellulari ed email
Allegati Grafici
Planimetria dello Stabilimento
Cartografi a georeferenziat a dell’area
Piano dei Cancelli
Approfondimenti e schemi esemplificativi
Funzioni di Supporto in ‘Tempo di Pace’, nomina dei Responsabili
Compiti dei Responsabili delle Funzioni di Supporto
Piano di Funzione
Organigramma responsabili funzioni e compiti in emergenza e in tempo di pace
Schema Modello d’Intervento
Obiettivi da perseguire
Coordinamento Interventi: Autorità Preposta
Disciplina delle azioni sul campo
Comunicazione dell’evento incidentale
Intervento sul campo
Assistenza ed Informazione alla popolazione
Messaggi agli Enti
Messaggi alla Popolazione
Informazione alla Popolazione
Gli Obiettivi della Campagna di Informazione
Campagna di informazione preventiva
Riproduzione della Scheda informativa (Allegato V del D.lgs 334/99)
Il messaggio informativo preventivo e in emergenza
Schema di una campagna di informazione
Scheda Questionario ‘Preliminare’ per la verifica del fabbisogno di informazione
Glossario Termini e Sigle
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Pre messa
Il decreto legislativo 112/98 conferisce i compiti e le funzioni, e li differenzia, tra lo Stato,le regioni e gli enti
locali imponendo il recepimento con leggi regionali;Il decreto legislativo formalmente raggruppa, dopo una
parte generale (artt. 1-10), una serie di norme settoriali. A riguardo della materia di protezione civile
(contenuta negliartt. 107 - 108 - 109) vengono introdotte importanti novità tra le quali ricordiamo: la
re dazione obbligatoria del piano comunale di protezione civile .
L’obbligatorietà della redazione del piano comunale di protezione civile, introdotta dal nuovo strumento
normativo, segna l’inizio di un importante ciclo improntato ed imperniato sulla se quenza che fa della
prevenzione l’attività sulla quale costruire tutte le successive azioni d’intervento operativo.
Il piano comunale di protezione civile, finalizzato alla salvaguardia della vita umana e del sistema
ambientale deve perseguire alcuni fondamentali obiettivi; essi combinano due elementi:
· l’Analisi dei Rischi che gravano sul territorio comunale, che consente di predisporre il programma di
previsione e prevenzione;
· le Procedure di Emergenza che consentano di affrontare gli eventi e che sono contenute nel piano di
emergenza .
T ale concetto è stato ribadito con l’attuazione della Legge del 12 luglio 2012, di conversione del decreto
legge n. 59 del 15 maggio 2012, ed in particolare agli articoli 3 e 15, dove tra l’altro, viene indicato il
termine di novanta giorni dalla entrata in vigore della citata Legge, quale termine ultimo per l’approvazione
del piano di emergenza comunale di protezione civile da parte del Consiglio Comunale
Questo documento redatto dal Dipartimento Regionale della Protezione Civile della Regione Siciliana,
pertanto, intende fornire i necessari orientamenti per l’implementazione del RISCHIO INDUST RIALE
all’interno di un PIANO COMUNALE e\o PROVINCIALE di Protezione Civile.
In particolare nella redazione di un piano comunale\provinciale di PC, l’analisi del RISCHIO
INDUST RIALE e i relativi MODELLI D’INTERVENT O dovranno strettamente correlarsi con i PEE
appositamente redatti dall’Ufficio Territoriale-Prefettura competente per territorio.
Cenni sulla normativa di se ttore sui rischi connessi agli stabilimenti industriali
La normativa nel settore del rischio di Incidente Industriale rilevante è codificata, su tutto il territorio
nazionale, dal D.Lgs 334/99 e successive modifiche e integrazioni; a utile supporto agli operatori di settore
appartenenti alle Prefetture, alle Regioni e agli Enti locali e della protezione civile, nonché ai gestori degli
stabilimenti a rischio di incidente rilevante, il Dipartimento della Protezione Civile ha predisposto le Linee
Guida sia per la predisposizione di un Piano di Emergenza Esterna che per la predisposizione di una efficace
Campagna d’informazione della cittadinanza.
Dette Linee Guida approvate con Decreto Presidenza del Consiglio dei Ministri del 25 febbraio 2005 e
pubblicato nel S.O. n.40 alla G.U. n.62 del 16 marzo 2005, tracciano con chiarezza tutti i passi da percorrere
per redigere un Piano di Emergenza Esterna, sia nelle forma completa che nella forma semplificata.
L’argomentazione è, quindi, ampiamente trattata ed è, in attesa di una normativa regionale di recepimento,
pienamente attuale e in vigore nella Regione Siciliana.
Molti argomenti, essendo trattati in maniera esaustiva dalla citate Linee Guida redatte dal Dipartimento della
Protezione Civile per la predisposizione dei PEE e della Campagna d’Informazione ala popolazione, non
vengono ripetuti in questo documento, ma si intendono attuativi e disciplinati dal DPCM del 25.02.2005
anche nella Regione Siciliana.
Al fine di fronteggiare l’accadimento incidentale, la normativa prevede, infatti, che siano
predisposti, a diversi livelli, piani d’emergenza funzionali a ridurre e a mitigare le conseguenze
dell’incidente nonché a proteggere i lavoratori e la popolazione.
I Piani di Emergenza
I gestori degli stabilimenti soggetti a presentazione del rapporto di sicurezza, devono predisporre,
nelle forme previste dal M inistero dell’Ambiente, il piano dell’emergenza interno e, altresì, devono
provvedere a trasmettere al Prefetto e alla Provincia le informazioni utili per l’elaborazione del
Piano di emergenza esterno, entro i termini temporali previsti dalla vigente normativa(D.Lgs. n.
334/99)
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Il Piano di Emergenza Interno (PEI)
È predisposto dal gestore dello stabilimento per fronteggiare gli effetti di un incidente rilevante
all’interno dello stesso. Prevede l’utilizzo di squadre interne per affrontare l’emergenza anche con
l’ausilio dei Vigili del Fuoco.Deve contenere almeno le informazioni di cui all’allegato IV, punto 1,
del D.Lgs. 334/99 ed è predisposto allo scopo di:
-individuare le misure da adottare per far fronte a situazioni o eventi prevedibili che potrebbero
avere un ruolo determinante nel causare un incidente rilevante e per limitarne le conseguenze; la
descrizione deve comprendere le apparecchiature di sicurezza e le risorse disponibili.
-controllare e circoscrivere gli incidenti in modo da minimizzarne gli effetti e limitarne i danni per
l’uomo, per l’ambiente e per le cose;emanare direttive per avvisare tempestivamente, in caso di
incidente, l’autorità incaricata di attivare il piano di emergenza esterno;emanare direttive per
formare il personale ai compiti che sarà chiamato a svolgere, e coordinamento di tale azione con i
servizi di emergenza esterni,provvedere al ripristino e al disinquinamento dell’ambiente dopo un
incidente rilevante.
Il Piano di Emergenza Interno deve essere riesaminato, sperimentato e, se necessario, riveduto ed
aggiornato dal gestore, previa consultazione del personale che lavora nello stabilimento, ad
intervalli appropriati, e, comunque, non superiori a tre anni. La revisione deve tenere conto dei
cambiamenti avvenuti nello stabilimento e nei servizi di emergenza, dei progressi tecnici e delle
nuove conoscenze in merito alle misure da adottare in caso di incidente rilevante.
Il Piano di Emergenza Esterno (PEE)
In assenza di specifica normativa regionale di attuazione è predisposto dal Prefetto“d’intesa con le
regioni e gli enti locali interessati, previa consultazione della popolazione e nell’ambito delle
disponibilità finanziarie previste dalla legislazione vigente” per organizzare la risposta di
protezione civile ad una emergenza di natura chimica-industriale.
Rappresenta il documento ufficiale con il quale l’Autorità Pubblica organizza la risposta di
protezione civile e di tutela ambientale per mitigare i danni di un incidente rilevante, sulla base di
scenari che individuano le zone a rischio ove presumibilmente ricadranno gli effetti nocivi
dell’evento atteso.
I requisiti minimi che concorrono a rendere efficace un PEE riguardano i tre elementi di seguito
descritti, che devono essere contemporaneamente presenti nel documento di pianificazione:
-sistemi di allarme (indispensabili per avvertire la popolazione e i soccorritori del pericolo
incombente);
-informazione alla popolazione (effettuata dal Sindaco per rendere noti tutti i dati relativi alle
sostanze pericolose, agli incidenti rilevanti e agli effetti di questi sulla salute umana nonché alle
misure di autoprotezione e alle norme comportamentali da assumere in caso di emergenza);
-vulnerabilità territoriale (cartografia degli elementi vulnerabili e dei luoghi ove è necessario
inviare con tempestività i soccorsi).
Il Piano di Emergenza Esterno deve inoltre prevedere gli strumenti necessari per:controllare e
circoscrivere gli incidenti in modo da minimizzarne gli effetti e limitarne i danni per l’uomo, per
l’ambiente e per i beni;mettere in atto le misure necessarie per proteggere l’uomo e l’ambiente dalle
conseguenze di incidenti rilevanti;informare adeguatamente la popolazione e le autorità locali
competenti;provvedere sulla base delle disposizioni vigenti al ripristino e al disinquinamento
dell’ambiente dopo un incidente rilevante.
Il Piano di Emergenza Esterno deve essere riesaminato, sperimentato e, se necessario, riveduto ed
aggiornato nei limiti delle risorse previste dalla legislazione vigente,ad intervalli appropriati e,
comunque, non superiori a tre anni; la revisione deve tenere conto dei cambiamenti avvenuti negli
stabilimenti e nei servizi di emergenza, dei progressi tecnici e delle nuove conoscenze in merito alle
misure da adottare in caso di incidenti rilevanti.
La nuova impostazione del PEE, inserita nelle Linee-Guida redatte dal Dipartimento della
Protezione Civile, prevede che il documento sia suddiviso in tre parti.
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Parte Generale: dove vengono descritti il territorio, l’azienda, i tipi di lavorazione,le sostanze
pericolose e gli elementi sensibili/vulnerabili.
Evento: dove è descritto l’accadimento incidentale, i relativi scenari e le zone a rischio ove
presumibilmente ricadranno gli effetti nocivi dell’evento atteso.
Modello organizzativo d’intervento: dove sono riportate le procedure per attivare il Piano
d’Emergenza Esterna.
Il PEE è redatto con i dati forniti dal gestore dello stabilimento riportati nel Rapporto di Sicurezza e
nella “Scheda informativa” (SIG) di cui all’allegato V del D.Lgs. 334/99 redatta dal gestore, e
distribuita dal Sindaco alla popolazione ai fini della conoscenza dei pericoli e dei rischi per la salute
umana e per l’ambiente.
La scheda, composta di nove sezioni, contiene nella Sezione 7a la descrizione degli scenari
incidentali, le norme comportamentali e di autoprotezione da assumere in caso di allarme, e nella
Sezione 9° delimita le “zone a rischio”.
Con il Piano di Emergenza Esterno devono essere infatti individuate, sul territorio circostante lo
stabilimento, zone differenti a seconda della ricaduta degli effetti che possono scaturire da un
incidente rilevante, sulle quali impostare la risposta di protezione civile volta alla riduzione delle
conseguenze.
Gli scenari di evento che si manifestano sul territorio variano a seconda della minore o maggiore
distanza dal punto di origine dell’incidente;ciascuna zona è individuata con una precisa
denominazione ed è caratterizzata da effetti diversi.
Zona “di sicuro impatto”: e’ quella immediatamente adiacente allo stabilimento. E’caratterizzata
da una ricaduta di effetti nocivi comportanti una elevata probabilità di letalità anche per persone
mediamente sane.
Zona “di danno”: esterna alla prima è caratterizzata da possibili danni, anche gravi ed irreversibili,
per persone mediamente sane che non assumono le corrette misure di autoprotezione e da possibili
danni anche letali per persone più vulnerabili come i minori e gli anziani.
Zona “di attenzione”:caratterizzata dalla possibilità di una ricaduta di effetti lievi e danni
reversibili generalmente non gravi anche per i soggetti particolarmente vulnerabili o comunque da
reazioni fisiologiche che possono determinare situazioni di turbamento tali da richiedere
provvedimenti anche di ordine pubblico.
Le zone a rischio devono essere oggetto di specifica attenzione da parte del Sindaco il quale, oltre
ad avere l’obbligo di informare la popolazione residente sulla natura degli eventuali incidenti, sui
loro effetti e sulle norme comportamentali da assumere, deve tenere conto delle determinazioni
riportate nei PEE ai fini della predisposizione degli strumenti urbanistici. Per tale motivo è
necessario che il PEE sia redatto con la collaborazione delle Regioni e di tutte le Amministrazioni
locali competenti, ivi comprese quelle titolari di compiti inerenti la pianificazione del territorio.
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PARTE PRIMA
Normativa di riferimento
La Sicilia è una delle regioni a maggiore concentrazione di impianti industriali ad elevato rischio di
incidente rilevante.
Le aree più critiche sono sostanzialmente tre, ovvero i poli di Priolo/Augusta/M elilli (SR), di
M ilazzo (M E) e di Gela (CL), all’interno delle quali sono dislocate raffinerie petrolifere, complessi
chimici e petrolchimici, centrali termo–elettriche ed altri impianti minori (gasdotti, produzione
vapore, frazionamento aria per produzione gas tecnici, imbottigliamento GPL, trattamento acque /
catalizzatori, ecc. ecc.).
Per una corretta valutazione dei valori in gioco, si tenga presente che ci si riferisce ad impianti fissi
a ciclo continuo, e che il volume produttivo dei soli impianti chimici e petrolchimici si aggira
intorno ai 100 milioni di tonnellate / anno, ovvero circa 274.000 tonnellate / giorno, il cui 50 – 60%
(in funzione degli indicatori) è riferibile al solo polo industriale di Siracusa.
Oltre alle tre citate aree ad elevata concentrazione di impianti industriali, sul territorio regionale
sono operativi decine di stabilimenti o depositi, i cui prodotti in lavorazione o in deposito possono
determinare (per tipologia e per quantità) l’accadimento di un incidente industriale rilevante e cioè
un evento che causa danni alla salute della popolazione civile residente all’esterno del perimetro
dello stabilimento.
Gli stabilimenti e i depositi a Rischio di Incidente Rilevante sono censiti dal M inistero
dell’Ambiente, dal Corpo Nazionale dei Vigilie del Fuoco, dai Prefetti e, per la Regione Siciliana,
anche dall’Assessorato Territorio e Ambiente e dal Dipartimento regionale della Protezione Civile.
Predetti inventari sono consultabili in internet nei siti istituzionali.
Si riportano di seguito le disposizioni legislative, sia a valore nazionale che a rilevanza regionale,
che disciplinano la problematica della pianificazione dell’emergenza esterna degli stabilimenti
industriali a rischio d’incidente rilevante.
- Normativa Nazionale
Decreto Legislativo 17 agosto 1999 n. 334 e s.m.i.
La legge fondamentale sui rischi di incidente rilevante e’ il Decreto Legislativo 17 agosto 1999 n.
334 e s.m.i. (Attuazione della direttiva 96/ 82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti
rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose- pubblicato sul supplemento ordinario alla
Gazzetta Ufficiale n. 228 del 28 / 09 /1999).
Detto decreto è stato modificato ed integrato con le norme inserite nel D.L. n.238 del 21 settembre
2005 (G.U. n.271 del 21/11/2005 S.O. n.189) Attuazione della direttiva 2003/105/CE, che modifica
la direttiva 96/82/CE, sul controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate
sostanze pericolose.
Anche con la promulgazione del D.Lgs 334/99, sono rimaste in vigore le seguenti norme emanate ai
sensi delle leggi precedenti :
Decreto del Presidente del Consiglio dei M inistri 31 marzo 1989
Applicazione dell’ art.12 del decreto del Presidente della Repubblica 17 maggio 1988 n.175,
concernente rischi rilevanti connessi a determinate attività industriali (supplemento ordinario alla
gazzetta ufficiale n 93 del 21 / 04/ 1989);
Decreto M inistero dell’interno 13 ottobre 1994
Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, la costruzione,
l’istallazione e l’ esercizio dei depositi di G. P. L. in serbatoi fissi di capacità complessiva superiore
a 5000 kg. (supplemento ordinario alla gazzetta ufficiale n265 del 12 novembre 1994);
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Decreto M inistero dell’Ambiente 15 maggio 1996
Criteri di analisi e valutazione dei rapporti di sicurezza relativi ai Depositi di gas e petrolio
liquefatto (G. P. L.) (supplemento gazzetta ufficiale n 159 del 9 luglio 1996);
Decreto M inistero dell’ Ambiente 20 ottobre 1998
Criteri di analisi e valutazione dei rapporti di sicurezza relativi ai Depositi di liquidi facilmente
infiammabili e/o tossici. (supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 262 del 9 novembre
1998).
Sono state emanati successivamente al decreto legislativo 334/99 i seguenti decreti:
Decreto del M inistero dell’ Ambiente 9 agosto 2000
Linee guida per l’attuazione del sistema di gestione della sicurezza
(Gazzetta Ufficiale del 22 agosto 2000 n. 195);
Decreto del M inistero dei Lavori Pubblici del 9 maggio 2001
Requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e Territoriale per le zone
interessate da stabilimenti a rischio di Incidente rilevante (supplemento ordinario alla gazzetta
ufficiale n. 138 del 16 giugno 2001);
Linee Guida Nazionali redatte dal DPC
Il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, ai sensi dell’art. 20 comma 4 del
D.Lgs.334/1999, ha predisposto il documento ‘ PIANIFICAZIONE DELL’EMERGENZA ESTERNA
DEGLI STABILIMENTI INDUSTRIALI A RISCHIO D’INCIDENTE RILEVANTE – LINEE
GUIDA’ approvato con Decreto Presidenza del Consiglio dei M inistri del 25 febbraio 2005 e
pubblicato nel S.O. n.40 alla G.U. n.62 del 16 marzo 2005;
Successivamente il DPC ha redatto il documento ‘ LINEE GUIDA PER L’INFORMAZIONE ALLA
POPOLAZIONE SUL RISCHIO INDUSTRIALE ’ pubblicate sul Supplemento ordinario della G.U.
N.58 del 5 marzo 2007 (sostituiscono quelle emanate nel 1995;
Indispensabile strumento per il coordinamento delle azioni di emergenza da applicare anche nel
caso degli incidenti industriali con il coinvolgimento di sostanze tossiche è la DIRETTIVA PER IL
COORDINAMENTO DELLE INIZIATIVE E DELLE MISURE FINALIZZATE A DISCIPLINARE
GLI INTERVENTI DI SOCCORSO E DI ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE IN OCCASIONE DI
INCIDENTI STRADALI, FERROVIARI, AEREI ED IN MARE, DI ESPLOSIONI E CROLLI DI
STRUTTURE E DI INCIDENTI CON PRESENZA DI SOSTANZE PERICOLOSE del 6 aprile 2006.
- Normativa Regione Siciliana
La Regione Siciliana con Decreto dell'Assessore regionale per il territorio e l'ambiente n. 884 del 16
luglio 2003 (GURS 5 SETTEM BRE 2003 - N. 39 ) ha istituito, presso il dipartimento regionale
territorio ed ambiente, l'Osservatorio regionale permanente sul rischio industriale, che ha funzioni
consultive ed operative in materia di impianti a rischio di incidente rilevante.
In attesa del recepimento del D.Lgs 334 e s.m.i., la Regione Siciliana ha promulgato, nel 2008, i
due seguenti decreti dell’Assessorato Territorio e Ambiente:
DECRETO 15 febbraio 2008 (DDG n°55/2008)
Disposizioni applicabili fino all'emanazione della disciplina regionale in attuazione dell'art. 18 del
decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334 (GURS 14 marzo 2008. n.12)
Questo decreto ha la finalità di facilitare la consultazione del rapporto preliminare di sicurezza degli
stabilimenti RIR da parte della popolazione interessata.
DECRETO 25 marzo 2008.(D.A. n.51/Gab/2008)
Disposizioni relative al parere espresso da A.R.P.A. Sicilia ai fini dell'intesa di cui al comma 1
dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 334/99.
GURS 24 APRILE 2008 - N. 18
Questo decreto precisa che l’intesa prevista per la Regione si intende resa, per la Regione, con il
parere di A.R.P.A. Sicilia espresso nell'ambito della riunione conclusiva dei lavori per la stesura
definitiva del piano di emergenza esterno presso la Prefettura competente per territorio.
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PARTE S ECONDA
Informazioni e dati da inserire nel Piano di Protezione Civile
S truttura di un Piano di PC per il Rischio Industriale
Il Piano comunale e\o provinciale di PC deve contenente sia tutte le informazioni territoriali
necessarie per la pianificazione dell’emergenza, sia gli scenari incidentali che dal M odello di
intervento che contiene nel dettaglio tutte le attività che il Sindaco\Presidente della Provincia deve
effettuare nel caso di incidente rilevante, in accordo con le pianificazioni previste nel PEE
approvato dal Prefetto dopo la consultazione della popolazione.
Detta pianificazione è conosciuta dal Sindaco\Presidente della provincia: al tavolo tecnico
prefettizio di redazione e approvazione del PEE partecipano tecnici del comune e della provincia
regionale territorialmente competente.
E’ quindi di vitale importanza che il Sindaco\Presidente della provincia individuino all’interno del
proprio organigramma idonei tecnici a cui delegare la rappresentanza e la capacità decisionale
necessaria per la corretta redazione del PEE e del Piano di PC.
Le informazioni riportate nel Piano di PC sono di fondamentale importanza per poter stabilire le
caratteristiche dei pericoli a cui potrebbe essere esposta la popolazione residente in una determinata
zona. La redazione del Piano, dunque, non può prescindere dall'acquisizione dei dati relativi sia allo
stabilimento industriale con riferimento al quale si pianifica l'emergenza esterna, sia del territorio
nel cui contesto lo stabilimento è inserito, con riferimento alle caratteristiche fisiche, orografiche,
ma anche antropiche, quali popolazione presente a vario titolo nell'area, infrastrutture, centri
sensibili, ecc...
In linea di massima il Piano di PC relativamente al Rischio Industriale deve essere strutturato come
segue:
1) Stralcio PEE della Prefettura
2) Inquadramento territoriale generale
3) Notifica del Gestore e Stralcio della ‘Scheda Informazione alla Cittadinanza’ (All. V del
D.Lgs.334/1999)
4) Descrizione dello stabilimento
5) Censimento generale della popolazione a rischio di coinvolgimento
6) Scenari Incidentali
7) Delimitazioni Zone di Rischio
8) Piano dei Cancelli
9) Censimento di dettaglio della popolazione
10) Censimento dei mezzi a disposizione dell’esodo assistito
11) M odello d’intervento
12) M essaggi agli Enti coinvolti nell’emergenza
13) M essaggi alla popolazione
14) Schema della Campagna preventiva d’Informazione Popolazione
15) Programmazione Esercitazioni
16) Rubrica telefonica
In dettaglio, le informazioni da inserire nel Piano di PC saranno:
- S tralcio PEE della Prefettura
Il PEE, ovvero il Piano di Emergenza Esterno, è lo strumento principe della pianificazione
dell’emergenza per il Rischio Industriale ed è, per gli stabilimenti e depositi assoggettati alla
disciplina degli articoli 6 o 8 del D.Lgs 334\99, predisposto ed adottato dall’Autorità Preposta,
ovvero il Prefetto competente per territorio.
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A detto PEE il Piano di PC deve fare riferimento, inserendosi nella pianificazione in maniera
coerente ed omogeneo, discendendo le competenze specifiche affidate al Sindaco\Presidente della
provincia.
Nel Piano di PC, bisogna quindi riportare lo stralcio del PEE relativo al territorio di competenza.
- Inquadramento territoriale con censimento generale delle strutture strategiche e delle
problematiche di salvaguardia e di soccorso
E' il Capitolo che contiene tutte le informazioni utili a stabilire gli effetti che un eventuale incidente
rilevante può avere sul territorio nel cui contesto lo stabilimento è inserito, ed a predisporre una
pianificazione degli interventi di soccorso il più possibile tempestiva ed efficace. Esso deve
contenere almeno i seguenti elementi:
 Le caratteristiche geomorfologiche dell'area interessata;
 L'altezza sul livello del mare;
 I corsi d'acqua e le risorse idriche profonde che interessano l'area, elementi utili a definire la
vulnerabilità di tali risorse, nonché la possibilità che il corso d'acqua rappresenti un veicolo
di propagazione di un eventuale inquinamento;
 Dati meteoclimatici disponibili, al fine di poter valutare se le condizioni meteorologiche
caratteristiche dell'area possano avere un ruolo nella propagazione degli effetti di un
incidente rilevante, o, addirittura, possano costituire un ostacolo alla tempestività e
all'efficacia dell'intervento delle squadre di soccorso (statistiche sulla piovosità, direzione
dei venti prevalenti, ecc...);
 Le strutture strategiche e rilevanti interessate dagli eventi incidentali ricadenti nel raggio di 5
km dal baricentro dello stabilimento. La individuazione di tali strutture, quali edifici della
Pubblica Amministrazione, Case Comunali, Caserme, ecc... è necessaria per la
pianificazione dell'emergenza, in quanto tali edifici, normalmente, ospitano gli Enti e gli
Uffici cui è affidata la gestione degli interventi di soccorso in seguito ad incidenti rilevanti,
ed è evidente che la loro ubicazione nel contesto territoriale interessato è di fondamentale
importanza per una efficace gestione dell'emergenza;
 I centri sensibili e le infrastrutture critiche esistenti nell'area. Il reperimento puntuale dei dati
relativi alla localizzazione di ospedali, scuole, asili, case di riposo, uffici, centri
commerciali, cinema, teatri, musei, chiese, campeggi, stadi, palestre, strutture utilizzate per
scopi di protezione civile e altri luoghi con consistente affluenza di pubblico è uno degli
elementi fondanti della pianificazione dell'emergenza; Riguardo le strutture sanitarie o
ospedaliere, il censimento deve essere esteso, se il caso, anche oltre il raggio di 5 km: ciò
per individuare anche i centri ospedalieri specializzati nelle cure di pazienti colpiti dagli
effetti tipici di un incidente industriale (intossicati, ustionati, ecc,).
 Zone agricole, allevamenti, aree e colture protette. Il reperimento di tali informazioni è
importante in caso di scenari incidentali che prevedano il rilascio di sostanze tossiche
nell'ambiente. Detto censimento è importante per evitare che nella catena alimentare
vengano immessi prodotti che siano stati contaminati dagli effetti del rilascio in aria di
sostanze tossiche.
- Notifica del Gestore e S tralcio della ‘S cheda Informazione alla Cittadinanza’ (All. V del
D.Lgs.334/1999)
La Notifica è il documento obbligatorio (ai sensi dell’art.6 del D.Lgs 334\99) e s.m.i. che il gestore
dell’impianto, qualora per sostanze e quantità sia assoggettato alla disciplina del predetto decreto,
deve trasmettere ai vari enti pubblici, tra cui il Sindaco e il Presidente della Provincia, contenente le
informazioni base sull’attività in esercizio: sede e domicilio del gestore, il nome del responsabile
dello stabilimento, notizie sule sostanze pericolose trattate o in deposito, l’attività prevista,
l’ambiente circostante. A predetta notifica, il gestore trasmette anche le informazioni previste
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nell’allegato V, e cioè la ‘Scheda Informazione alla Cittadinanza’, che contiene con maggiore
dettaglio informazioni fondamentali sia per la comprensione del rischio dovuto all’attività dello
stabilimento e sia le principali attività di autotutela del cittadino.
- Descrizione dello stabilimento
E' il Capitolo che contiene tutti gli elementi identificativi dello stabilimento e della sua attività.
Compilato attraverso le informazioni desunte dalla Notifica e dalla ‘Scheda Informazione alla
Cittadinanza’ redatte dal Gestore dell’Impianto, deve contenere le seguenti informazioni:
 Ragione sociale dello stabilimento;
 Nome, indirizzo, recapiti telefonici, del gestore;
 Le coordinate geografiche e chilometriche dell'area dello stabilimento;
 Descrizione dell'attività svolta dallo stabilimento, descrizione delle unità di impianto di cui
si compone e del processo produttivo;
Le ulteriori informazioni di dettaglio potranno essere recuperate, consultando il PEE prefettizio. In
assenza del PEE, sarà buona norma aggiungere le seguenti informazioni:
 descrizione della viabilità interna dello stabilimento;
 percorsi movimentazione delle sostanze;
 impianti atti a garantire la sicurezza previsti dal Piano di Emergenza Interno (reti
antincendio, prese d'acqua, serbatoi idrici, valvole e saracinesche di sicurezza, ecc...;
 ubicazione dell'infermeria;
 dei dispositivi di protezione individuale;
 aree di raccolta del personale e dei mezzi di soccorso.
- Il censimento generale della popolazione
E' l'attività attraverso la quale è possibile quantificare la popolazione residente o presente a vario
titolo (lavoro, studio, degenza, tempo libero, ecc...) nell'area interessata, e che può, anche a causa
dei venti, subire gli effetti di un eventuale incidente rilevante.
Il censimento della popolazione, per essere uno strumento efficace della pianificazione di
emergenza, deve essere condotto tenendo conto della specificità della singola condizione in cui si
trova ciascun individuo, come, ad es., l'età, anche attraverso la classificazione per fasce omogenee
che ne faciliti la lettura (come ad esempio le statistiche ISTAT), le condizioni di salute, gli eventuali
impedimenti di natura fisica o psichica.
Detto Censimento deve aggiornato dall’Ufficio Anagrafe del comune interessato.
- S cenari incidentali
E' il Capitolo che contiene tutti gli elementi della pianificazione dell'emergenze esterna, in
considerazione della natura e degli effetti che l'evento incidentale può avere sul territorio circostante
così come in precedenza inquadrato. Facendo riferimento alle informazioni contenute nel
documento ‘Scheda Informazione alla Cittadinanza’ compilata dal Gestore, e dagli scenari
individuati e classificati dal PEE prefettizio, questo Capitolo deve contenere le seguenti
informazioni:
 Elenco, caratteristiche e quantità massima delle sostanze pericolose trattate o detenute;
 Descrizione dei rischi che l'uso di queste sostanze comporta per chi ne viene a contatto;
 Elenco, individuazione, descrizione dei ‘Top Event’ e cioè degli incidenti che possono avere
ripercussione al di fuori i confini dello stabilimento
- Delimitazione delle zone di rischio
In relazione a quanto individuato nel precedente Capitolo, l’esame degli scenari incidentali che
possono avere ripercussione all’esterno dello stabilimento, coinvolgendo sia cittadini che corsi
d’acqua, specchi marini portuali e non, qualità dell’aria, ecc. deve essere completato con
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l’individuazione delle tre zone a rischio (di sicuro impatto, di danno, e di attenzione) e della loro
estensione.
Le tre zone di rischio devono essere chiaramente riportate in una cartografia, delimitando le zone
coinvolte secondo la gravità indicate dalla normativa vigente e cioè:
 Prima Zona “di sicuro impatto”
Immediatamente adiacente allo stabilimento. Caratterizzata da effetti comportanti una
elevata letalità per le persone.
 Seconda zona “di danno”
Esterna alla prima zona “di sicuro impatto” è caratterizzata da possibili danni, anche gravi
ed irreversibili, per le persone che non assumono le corrette misure di autoprotezione e da
possibili danni anche letali per persone più vulnerabili come i minori e gli anziani. E’
determinata dalla soglia lesioni irreversibili.
 Terza zona “di attenzione”
E’ caratterizzata dal possibile verificarsi di danni, generalmente non gravi anche per i
soggetti particolarmente vulnerabili oppure da reazioni fisiologiche che possono determinare
situazioni di turbamento tali da richiedere provvedimenti anche di ordine pubblico. La sua
estensione dev’essere individuata sulla base delle valutazioni delle autorità locali.
L’estensione di tale zona non dovrebbe comunque risultare inferiore a quella determinata
dall’area di inizio di possibile letalità nelle condizioni ambientali e meteorologiche
particolarmente avverse (classe di stabilità meteorologica F). Nel caso del rilascio di
sostanze tossiche facilmente rilevabili ai sensi, ed in particolare di quelle aventi
caratteristiche fortemente irritanti, occorre porre specifica attenzione alle conseguenze che
reazioni di panico potrebbero provocare in luoghi particolarmente affollati (stadi, locali di
spettacolo, ecc.).
Le distanze relative alle prime due zone sono individuate dal Gestore e riportate o nel Rapporto di
Sicurezza (nel caso di uno stabilimento art.8) oppure nella ‘Scheda di informazione alla
popolazione-Allegato V’ nel caso di uno stabilimento assoggettato all’art.6 del D.L.gs 334/99 e
ss.mm.ii.
La definizione della terza zona e cioè quella di Attenzione è demandata al Prefetto attraverso il suo
Tavolo Tecnico che predispone il PEE: in quella sede i componenti del Tavolo Tecnico,
individueranno i limiti e i confini della terza zona in relazione sia alle problematiche locali
scaturenti dallo scenario incidentale descritto dal Gestore, che dalle osservazioni del C.T.R. (nel
caso di stabilimento assoggettato all’art.8 del D.Lgs 334/99).
- Piano dei cancelli, la viabilità e le Aree di Protezione Civile
Dalla individuazione dei confini delle tre aree di rischio discende di conseguenza la puntuale
individuazione dei Cancelli, dei Posti di Blocco e delle Aree di Protezione Civile.
Il Piano di PC, in armonia con le previsioni del PEE prefettizio dovrà, quindi, contenere, sia sul
Documento Cartaceo che in specifici allegati cartografici:

La descrizione dei punti nodali nei quali sono individuati i cancelli, con la specificazione
della loro ubicazione, delle forze dell'ordine cui sono affidati, nonché delle mansioni da
espletare, ed il Posto di Comando Avanzato chiamato a coordinare le azioni di soccorso sul
posto;
 La viabilità, con specifico riferimento ai percorsi alternativi per la confluenza sul posto dei
mezzi di soccorso, nonché i percorsi preferenziali (vie di fuga) attraverso i quali far defluire
la popolazione eventualmente evacuata;
 Le aree di raccolta, di ammassamento, di attesa, all'uopo predisposti. A tale proposito si
sottolinea che le Aree di Protezione Civile già individuate per lo scenario sismico all’interno
del Piano Comunale di PC potrebbero non essere idonee con gli scenari di incidente
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industriale: sarà necessario eseguire una verifica di compatibilità con gli scenari industriali
ed eventualmente individuare aree di PC alternative.
- Il censimento di dettaglio della popolazione entro 1 km
Il censimento di dettaglio della popolazione che ricade nelle tra aree di rischio è indispensabile sia
per dimensionare il fabbisogno dei mezzi necessari per il loro esodo, per indirizzare con esattezza i
mezzi da inviare a prelevare persone con difficoltà motorio, che per programmare la Campagna
d’informazione preventiva.
I dati completi delle generalità dei singoli cittadini dovranno essere a disposizione solo del
Responsabile della Funzione Sanità del COC e della Unità di Crisi prefettizia: nel Documento
pubblico del Piano di PC saranno riportati solo i dati generali e complessivi: nel caso di presenza di
persone con problemi motori, che dovranno essere prelevati direttamente presso la propria
abitazione, nella versione pubblica del Piano di PC dovranno essere individuate solo i mezzi che
dovranno essere utilizzati. Le indicazioni precise sulla residenza e sulle generalità anagrafiche
saranno fornite dal Responsabile Sanità al Responsabile M ateriali e M ezzi subito dopo che l’Unità
di Crisi ha deliberato la necessità di attuare l’esodo assistito della popolazione.
Si sottolinea che detto censimento di dettaglio deve essere effettuato comunque per un raggio di
almeno un chilometro (1 KM ) dal punto incidentale (e non dal baricentro dello stabilimento)
individuato nell’analisi dei rischi: detta distanza minima di un chilometro deve essere applicata
anche nel caso in cui i raggi delle zone di rischio, compresa quella di attenzione, siano inferiori a
detta ampiezza.
- Il censimento dei mezzi da utilizzare in caso di esodo assistito e delle strutture sanitarie,
mediche e farmaceutiche
Il Piano di PC deve prevedere anche l'ipotesi che le conseguenze dell'incidente rilevante conducano
all'esodo assistito della popolazione. In questo caso, assume una grande importanza conoscere il
numero, le caratteristiche, la dotazione, e il grado di efficienza dei mezzi disponibili al bisogno.
Poiché tali mezzi possono essere in dotazione sia agli Enti coinvolti nella gestione dell'emergenza
(A.S.L. territorialmente competente, Enti ospedalieri, SUES 118, ecc...), che alle Associazioni di
Volontariato abilitate a svolgere questo compito, tali informazioni possono essere acquisite tramite
un apposito censimento che consenta di avere un quadro completo della dotazione di tali mezzi, e
della loro possibile utilizzazione.
- Il Modello di Intervento
Il modello d’intervento del Piano di PC Comunale deve essere indirizzato ad assolvere i compiti
assegnati al Sindaco che possono essere qui di seguito riassunti:
 Assicura l’informazione alla popolazione ai sensi dell’art. 22 comma 4 del D.Lgs.334/99, e
l’individuazione delle aree di ricovero. Collabora con il Prefetto nella fase preparatoria del
PEE per organizzare l’evacuazione assistita.
 attiva le strutture comunali operative di protezione civile (Polizia M unicipale, Ufficio
Tecnico, Volontariato, ecc.) secondo le procedure stabilite nel P.E.E. e nei piani predisposti
dalle funzioni di supporto;
 informa la popolazione sull’evento incidentale e comunica le misure di protezione da far
adottare per ridurre le conseguenze;
 dispone l’utilizzo delle aree di ricovero per la popolazione eventualmente evacuata;
 predispone il trasporto della popolazione evacuata;
 segue l’evoluzione della situazione e informa la popolazione della revoca dello stato di
“emergenza esterna”;
 in caso di cessata emergenza esterna si adopera per il ripristino delle condizioni di normalità
e in particolare per l’ordinato rientro della popolazione presso le abitazioni;
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Tra i compiti del Sindaco vi è anche l’organizzazione (in tempo di pace) e l’attivazione (in
emergenza) del COC.
Il Piano di PC deve, dunque, prevedere:
- la localizzazione della struttura comunale del COC, che potrebbe essere diversa di quella
individuata per il rischio sismico: infatti detta struttura deve essere localizzata al di fuori
delle zone di rischio industriale e comunque non vulnerabile da una nube tossica;
- l’organigramma del COC con l’individuazione del personale al quale delegare l’incarico di
responsabile delle Funzioni. O gni singola funzione è rappresentata da un responsabile
individuato dalla propria organizzazione, che, in “tempo di pace” censisce e acquisisce le
risorse, predispone un piano di funzione e le relative procedure, e in emergenza riveste il
ruolo di esperto della funzione di riferimento;
Durante la pianificazione occorre concordare una gradualità dei livelli di allerta cui corrispondono
specifiche procedure di intervento e distinti flussi di comunicazioni tra i soggetti che gestiscono
l'emergenza e tra questi e l'esterno.
Il M ODELLO dovrà essere differenziato per le Tipologie di incidenti che possono verificarsi;
infatti, nel Piano di PC gli eventi incidentali da prendere in considerazione sono classificati come
segue:
 1° livello : Incidenti che trovando origine all’interno del complesso industriale, per
caratteristiche del fenomeno, portata e gravità, non sono suscettibili di ulteriore evoluzione
negativa, di coinvolgimento di altre installazioni e di pregiudizio per l’esterno, essendo
fronteggiabili in via ordinaria dagli organi preposti;
 2° livello : Incidenti che trovando origine all’interno del complesso industriale, per
caratteristiche del fenomeno, portata e gravità, sono suscettibili di ulteriore evoluzione
negativa, di coinvolgimento di altre installazioni e di pregiudizio per l’esterno del complesso
industriale o che possa essere avvertito dalla maggior parte della popolazione esposta;
 3° livello: Incidenti che trovando origine all’interno del complesso industriale, per
caratteristiche del fenomeno, portata e gravità, interessano immediatamente in modo
pregiudizievole l’esterno del complesso industriale.
Le procedure operative saranno previste per le seguenti quattro fasi operative:
 Attenzione
 Preallarme
 Allarme
 Cessato allarme
-
-
Le comunicazioni. Le citate “Linee Guida per la Pianificazione dell’Emergenza Esterna degli
stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevante” stabiliscono le modalità con cui i flussi
di comunicazione devono essere previsti nel PEE e di conseguenza in un Piano di PC.
Gestione post-emergenza. E' l'attività che prosegue anche dopo il cessato allarme volta al
monitoraggio della qualità ambientale ed al controllo del progressivo decadimento dei livelli di
inquinamento fino al ritorno alle condizioni di normalità. Tale attività assume particolare
importanza nel casi di incidenti rilevanti che comportino l'emissione di sostanze tossiche
nell'ambiente.
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- Messaggi agli Enti coinvolti nell’emergenza
L'inserimento nel Piano di PC di uno schema della messaggistica nasce dalla necessità di non
dovere effettuare le comunicazioni relative all'incidente rilevante all'impronta, ma attraverso schemi
già predisposti in modo da sveltire e rendere più tempestivi possibile i flussi di comunicazione.
Detta messaggistica deve essere allineata a quella definita nel PEE.
- Messaggi alla popolazione
In detti messaggi devono essere inserite tutte le informazioni relative all’incidente, alle sostanze
rilasciate, ai pericoli per la salute e dettagli sulle norme di autotutela.
- S chema della Campagna preventiva di Informazione
La definizione di una corretta e completa campagna di informazione della popolazione
potenzialmente interessata alle conseguenze di un incidente industriale, sono dettate dalla
considerazione dell'importanza che assume il comportamento delle persone sia al fine di mitigare
gli effetti dell'incidente, sia al fine di non rappresentare involontariamente un ostacolo alle attività
di soccorso.
Detta Campagna, spesso sottovalutata anche perché onerosa per il Comune\Provincia, è invece uno
degli elementi cardini del Piano di PC per il Rischio Industriale, anche perché è mirata a correggere
dei comportamenti istintivi del cittadino che nel caso di incidente industriale sono autolesionisti.
Infatti l’istinto di scappare (da casa, dal centro abitato) è controproducente nel rischio industriale il
cui evento incidentale è quasi sempre collegato con una emissione in aria di sostanze tossiche: il
cittadino deve autocontrollarsi ed essere cosciente che il rifugio al chiuso è l’intervento di autotutela
più indicato.
A sottolineare l’importanza della Campagna d’Informazione, nella parte Quarta di queste Linee
Guida, tale problematica viene ampiamente esposta.
- Programmazione esercitazioni
La necessità di inserire un programma di esercitazioni periodiche nasce per misurare il livello di
protezione che il Piano di PC è in grado di dare. E' opportuno che le esercitazioni programmate
coinvolgano anche la popolazione e costituiscano una verifica della validità delle procedure
comunali\provinciali di intervento e siano concordate tra i vari Enti coinvolti nella gestione
dell'emergenza individuati nel PEE prefettizio (Vigili del Fuoco, A.S.L., SUES 118, Sindaci
comuni limitrofi, ecc...).
-Rubrica telefonica, fax, cellulari ed e-mail
La rubrica, contenente i recapiti di tutti gli Enti e le Organizzazioni che possono essere coinvolte
nelle attività di soccorso, deve essere sempre aggiornata in modo da consentire la maggiore
tempestività possibile nel flusso delle informazioni al verificarsi di un incidente.
-ALLEGATI GRAFICI
Il corretto inquadramento territoriale del sito industriale a rischio è importante ai fini di una
efficace, e quanto più possibile tempestiva, azione dei vari Enti preposti alla gestione
dell'emergenza. A tal fine è necessario che il Piano di PC contenga una serie di allegati grafici,
costituenti un supporto sintetico ed immediato di quanto descritto nei precedenti punti, nei quali
siano evidenziate le seguenti informazioni:
- Planimetria dello stabilimento
Questo elaborato deve contenere le informazioni necessarie a valutare la pericolosità dell'attività
e, in caso di emergenza, ad individuare l'unità di impianto che è all'origine dell'incidente. A tal
fine è necessario che esso contenga almeno i seguenti elementi:

La ragione sociale dello stabilimento;

Le coordinate geografiche e chilometriche dell'area dello stabilimento;

L'ubicazione planimetrica delle singole unità di impianto e la loro funzione;
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
La principale viabilità interna dello stabilimento, con indicazione dei punti di ingresso e di
uscita, i punti di raccolta del personale.
- Cartografia georeferenziata dell'area
Tale cartografia si compone di una serie di elaborati in scala appropriata, 1:10.000 o di maggiore
dettaglio, nella quale siano indicati:

Le caratteristiche geomorfologiche dell'area comunale\provinciale interessata;

L'altezza sul livello del mare;

I corsi d'acqua e le risorse idriche profonde che interessano l'area, elementi utili a definire la
vulnerabilità di tali risorse, nonché la possibilità che il corso d'acqua rappresenti un veicolo
di propagazione di un eventuale inquinamento;

Correlazione con il tessuto urbano comunale

Dati meteoclimatici disponibili, al fine di poter valutare se le condizioni meteorologiche
caratteristiche dell'area possano avere un ruolo nella propagazione degli effetti di un
incidente rilevante, o, addirittura, possano costituire un ostacolo alla tempestività e
all'efficacia dell'intervento delle squadre di soccorso (statistiche sulla piovosità, direzione
dei venti prevalenti, ecc...);

Le strutture strategiche e rilevanti interessate dagli eventi incidentali. La individuazione
planimetrica di tali strutture, quali edifici della Pubblica Amministrazione, Case Comunali,
Caserme, ecc... è necessaria per la pianificazione dell'emergenza, in quanto tali edifici,
normalmente, ospitano gli Enti e gli Uffici cui è affidata la gestione degli interventi di
soccorso in seguito ad incidenti rilevanti, ed è evidente che la loro ubicazione nel contesto
territoriale interessato è di fondamentale importanza per una
efficace gestione
dell'emergenza;

I centri sensibili e le infrastrutture critiche esistenti nell'area comunale. Il reperimento
puntuale dei dati relativi alla localizzazione di ospedali, scuole, asili, case di riposo, uffici,
centri commerciali, cinema, teatri, musei, chiese, campeggi, stadi, palestre, strutture
utilizzate per scopi di protezione civile e altri luoghi con consistente affluenza di pubblico è
uno degli elementi fondanti della pianificazione dell'emergenza;

Zone agricole, allevamenti, aree e colture protette. Il reperimento di tali informazioni è
importante in caso di scenari incidentali che prevedano il rilascio di sostanze tossiche
nell'ambiente.

L'ubicazione dello stabilimento industriale, in modo tale da offrire un quadro immediato
della situazione territoriale, in riferimento all'incidente rilevante, al momento della gestione
dell'emergenza.
- Piano dei cancelli
Tale elaborato deve contenere tutti gli elementi necessari per una facile individuazione
dell'evento incidentale in rapporto al suo inquadramento territoriale, quali:
 Lo stabilimento industriale oggetto della pianificazione di emergenza, con evidenziate le aree
a rischio in caso di incidente industriale (sicuro impatto, danno, attenzione) e la loro
estensione (dimensione del raggio);
 Le coordinate geografiche e chilometriche dell'area dello stabilimento;
 L'indicazione planimetrica dei punti nodali nei quali sono individuati i cancelli previsti dal
PEE prefettizio, con la specificazione della loro ubicazione, delle forze dell'ordine cui sono
affidati, nonché delle mansioni da espletare, ed il Posto di Comando Avanzato chiamato a
coordinare le azioni di soccorso sul posto;
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 L'indicazione planimetrica di dettaglio dei punti nodali nei quali sono individuati i cancelli
previsti dal PEE prefettizio e affidati per competenza ai VV.UU. comunali, nonché delle
mansioni da espletare, e con il dettaglio delle squadre da attivare;
 L'indicazione planimetrica di dettaglio dei punti nodali nei quali sono individuati dei cancelli
aggiuntivi a quelli previsti dal PEE prefettizio e affidati per competenza ai VV.UU. comunali,
da attivare nel caso in cui l’incidente industriale non sia rilevante e limitato a piccole porzioni
di tessuto abitativo o di attività ricettive come agriturismo o altre;
 La viabilità, con specifico riferimento ai percorsi alternativi per la confluenza sul posto dei
mezzi di soccorso, nonché i percorsi preferenziali (vie di fuga) attraverso i quali far defluire la
popolazione eventualmente evacuata;
 Le aree di raccolta, di ammassamento, di attesa, all'uopo predisposti.
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PARTE TERZA
Approfon dimenti e schemi esemplificativi
In relazione ai Capitoli che costituiscono un Piano di PC, si approfondiscono alcuni temi di
particolare importanza e, più precisamente:
- Le Funzioni di supporto in Tempo di Pace e la Nomina dei Responsabili delle Funzioni in
un COC o COM ;
- Schema modello d’intervento
- Schema messaggi
FUN ZIONI DI S UPPORTO IN ‘TEMPO DI PAC E’, NOMINA D EI RES PONS ABILI
- Compiti dei Responsabili delle Funzioni di Supporto
Relativamente alle Funzioni di Supporto, si precisa che viene rimarcato quanto indicato al Capo VI
–Modello organizzativo d’intervento delle ‘Linee Guida per la Pianificazione dell’Emergenza
Esterna degli stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevante’ approvate con Decreto
Presidenza del Consiglio dei M inistri del 25 febbraio 2005 e pubblicato nel S.O. n.40 alla G.U.
n.62 del 16 marzo 2005, e cioè che il compito delle persone designate come Responsabili delle
Funzioni di Supporto, non è limitato alla partecipazione nella gestione dell’emergenza durante il
suo svolgersi, bensì comprende anche un lavoro preparatorio e di aggiornamento. E’ un lavoro
propedeutico e fondamentale per poter, al momento del bisogno, ricoprire positivamente il ruolo di
consulente in sala operativa.
Compiti del Responsabile della Funzione di Supporto
Ogni singola Funzione è rappresentata da un responsabile, designato dal Sindaco\Presidente
provincia
In tempo di pace

Il responsabile censisce e acquisisce le risorse o le informazioni specifiche al proprio ruolo

Predispone un piano di funzione e le relative procedure
In Emergenza
Riveste il ruolo di esperto e di riferimento specificatamente alla Funzione assegnatogli.
Si sottolinea, quindi, che il Responsabile della Funzione di supporto debba predisporre, per la
Funzione a cui è stato assegnato, un piano di intervento e che debba mantenerlo aggiornato,
comunicando al Sindaco\Presidente della provincia tutte le variazioni sostanziali che nel tempo
venga a conoscenza.
A tal fine, i Responsabili di ciascuna funzione devono essere individuati con atto formale nel corso
della predisposizione del Piano di PC e si devono assume l’obbligo di aggiornare i dati del proprio
piano.
Analogamente il Sindaco\Presidente della provincia deve provvedere in tempi rapidi a nominare
eventuali sostituti nel caso di variazioni della pianta organica.
Nel caso specifico del RISCHIO INDUSTRIALE il Sindaco\Presidente della provincia deve
individuare anche il tecnico che si dovrà recare presso l’Unità di Crisi eventualmente istituita dalla
Prefettura.
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- Piano di funzione
Le funzioni di supporto ricoprano un ruolo fondamentale nella gestione del COC\COM in
emergenza, e come esse siano altrettanto importanti nella pianificazione del loro funzionamento
nonché nella individuazione del responsabile in tempo di pace.
Dalle funzioni di supporto passa tutta l’efficacia di un Piano di Protezione Civile. In riferimento poi
al tipo di emergenza da gestire, le funzioni di supporto assume valenze differenti. Esse sono
l’organizzazione delle risposte che occorre dare alle diverse esigenze presenti in qualsiasi tipo di
evento calamitoso, rispettando i principi che hanno ispirato il Metodo Augustus, che sono semplicità
e flessibilità.
Nella fase di redazione del Piano di Protezione Civile, occorre che siano individuati i Responsabili
di Funzione, e che essi redigano i rispettivi Piani di Funzione con i seguenti contenuti:
 I responsabili (individuazione) degli altri Enti che prendono parte alla funzione;
 La descrizione delle attività svolte dalla funzione, compiti e responsabilità;
 L’interazione con le altre funzioni;
 Uno schema delle comunicazioni;
 L’aggiornamento dei nomi dei responsabili delle altre funzioni.
La redazione del Piano di Funzione, che deve rispettare semplicità e flessibilità, è un elemento che
concorre al funzionamento del COC\COM , come già detto prima, e che quindi si integra con il
principio di supporto al sistema decisionale che in emergenza è l’elemento prioritario, affinché chi è
preposto a tale compito possa emanare decisioni informate.
- Organigramma responsabili funzioni e compiti in emergenza e in tempo di pace
L’organigramma dei Responsabili delle Funzioni di Supporto deve, quindi, essere definito in fase di
stesura di Piano di PC con nome e cognome, titolo, recapito telefonico e compiti in ‘tempo di pace’
e nel corso dell’emergenza; il limitarsi ad indicare genericamente il ‘Dirigente’ di un particolare
Ufficio il Responsabile di una Funzione di Supporto è in contrasto con la normativa vigente.
Di seguito si riporta lo schema di organigramma delle Funzioni di Supporto previste dal Metodo
Augustus integrato dalla funzione quindicesima specifica per il rischio industriale, e che costituisce
lo schema operativo dell’Unità di Crisi che si istituisce presso la Prefettura a seguito di attivazione
del PEE .
1 - TECNICA E DI PIANIFICAZIONE
2 - SANITÀ, ASSISTENZA SOCIALE E VETERINARIA
3 - MASS-M EDIA ED INFORMAZIONE
4 – VOLONTARIATO
5 - MATERIALI E M EZZI
6 - TRASPORTO, CIRCOLAZIONE E VIABILITA’
7 – TELECOMUNICAZIONI
8 - SERVIZI ESSENZIALI
9 - CENSIM ENTO DANNI A PERSONE E COSE
10 - STRUTTURE OPERATIVE ricerca e salvataggio
11 - ENTI LOCALI
12 - MATERIALI PERICOLOSI
13 - ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE
14 - COORDINAM ENTO CENTRI OPERATIVI
15 – PROTEZIONE DELL’AM BIENTE
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Nel Piano di PC comunale, il COC\COM potrà essere istituito con un numero inferiore di Funzioni.
Sarà cura del Sindaco, in relazione agli scenari incidentali, alle sostanze coinvolte, alle situazioni
urbanistiche e logistiche, organizzare un COC con un numero di Funzioni di Supporto inferiori.
SCHEMA MODELLO D’INTERVENTO
Nelle pagine che seguono si descrive uno schema del modello d’intervento che deve essere inserito
all’interno del Piano di PC relativamente al Rischio Industriale.
Si precisa che detto Schema deve essere adattato alle realtà territoriali, agli scenari incidentale, e
alle forze a disposizione. I compiti da assegnare, pur seguendo le indicazioni di seguito riportate,
devono essere concordati, vagliati e verificati dai tutti i Responsabili delle istituzioni coinvolte.
- Obiettivi da perseguire nella gestione di una emergenza di tipo industriale
Gli obiettivi principali perseguiti nel Piano di PC sono:
- Comunicazione della emergenza;
- Interventi di soccorso e trattamento sanitario;
- Attivazione dei centri di coordinamento;
- Controllo del territorio e situazione ambientale;
- Informazione.
- Coordinamento Interventi: Autorità Preposta
In caso di Incidente Industriale RILEVANTE, la direzione ed il coordinamento degli interventi in
materia di rischio industriale stabiliti dai PEE ovvero dai PIANI DI EM ERGENZA ESTERNA,
competono ai sensi della vigente normativa all’Autorità Preposta, che nella regione siciliana è da
individuarsi nella figura del Prefetto competente per territorio.
- Disciplina delle azioni sul campo
Le principali azioni da intraprendersi nel caso dell’applicazione di un Piano di PC per il rischio
industriale e, dunque, per presenza di sostanze tossiche sono disciplinate dalla direttiva del 6 aprile
2006 ”Direttiva per il coordinamento delle iniziative e delle misure finalizzate a disciplinare gli
interventi di soccorso e di assistenza alla popolazione in occasione di incidenti stradali, ferroviari,
aere e in mare, di esplosioni e crolli di strutture e di incidenti con presenze di sostanze tossiche”.
Le azioni da intraprendere sono dettagliate nelle pagine che seguono.
- Comunicazione dell’evento incidentale
La prima fonte della notizia di segnalazione di un incidente rilevante deve essere fornita dal gestore
dello stabilimento, che dovrà nel contempo:
 Informare prontamente la sala operativa del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di
dell’evento in corso, comunicando:
 il luogo e la tipologia dell’incidente;
 le caratteristiche delle sostanze coinvolte nell’incidente e di quelle che potrebbero essere
coinvolte;
 la pericolosità dei fumi tossici immessi in atmosfera
La segnalazione dell’evento incidentale perviene dal territorio della provincia ad una o più delle
forze istituzionali preposte al soccorso e\o di pubblica incolumità:
 Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
 S.O.R.I.S. Sala Operativa Regionale Integrata Siciliana del Dipartimento Regionale della
Protezione Civile
 S.U.E.S. – Servizio Urgenza Emergenza Sanitaria
 Arma dei Carabinieri
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



Polizia di Stato
Guardia di Finanza
Corpo Forestale Regionale
Guardia Costiera
I compiti assegnati al Sindaco, nella prima fase dell’emergenza sono i seguenti:
 Attiva i propri uffici di Protezione Civile Comunali
 Istituisce il COC con l’attivazione delle Funzioni di Supporto
 Informa la popolazione con il messaggio di allarme prestabilito
 Attiva le Associazioni e Gruppi comunali del volontariato di protezione civile e socioassistenziale, presenti e censiti nel territorio comunale muniti di apposita preparazione
relativa alla gestione di un incidente industriale e muniti di dispositivi di protezione
individuale;
 Attiva tutte le risorse disponibili per l’assistenza alla popolazione
Conseguentemente, il M odello d’intervento del Piano di PC comunale deve essere indirizzato per
l’espletamento dei compiti sopra elencati, in coordinamento con il Prefetto ed in coerenza con
quanto disciplinato dal PEE prefettizio.
-Intervento sul campo
Il coordinamento delle squadre che intervengono sul luogo dell’incidente, sia sotto l’aspetto tecnico
e sia sotto l’aspetto sanitario, è disciplinato dalla Direttiva del 6 aprile 2006 della Presidenza del
Consiglio dei M inistri che individua sia la figura del DIRETTORE TECNICO DEI SOCCORSI
(DTS) che le figure dei RESPONSABILI SUL secondo il seguente schema:
Identificazione Direttore Tecnico dei Soccorsi
DTS
Direttore
Soccorsi
Tecnico
Designazione primaria
Designazione alternativa
Comandante Provinciale dei il Responsabile delle squadre
dei Vigili del Fuoco
VV.F.
presenti
sul
luogo
dell’incidente)
Il DTS nell’espletamento delle attività di coordinamento delle attività da svolgersi nell’area
dell’evento incidentale, dovrà avvalersi della collaborazione dei RESPONSABILI SUL POSTO dei
settori Sanitario, Ordine e Sicurezza Pubblica, Viabilità e Protezione Civile. Detti Responsabili sul
Posto vengono identificati come segue:
Identificazione Responsabili sul posto
Designazione primaria
Servizio S.U.E.S. 118
DSS
Direttore dei Soccorsi Sanitari
ROS P
Responsabile
Ordine
Sicurezza Pubblica
RV
Responsabile Viabilità
Designazione alternativa
il primo medico del Servizio S.U.E.S.
118 intervenuto sul posto
Questore
il Responsabile delle squadre della
Polizia di Stato presenti sul luogo
dell’incidente
Comandante della
il
Responsabile
delle
squadre
Sezione della Polizia
POLSTRADA presenti sul luogo
Stradale
dell’incidente)
Il modello d’intervento comunale\provinciale dovrà, quindi, prevedere come interfacciarsi con il
DTS e con i Responsabili sul posto, fornendo ed acquisendo tutte le informazioni necessarie.
e
Per utile informazione, si dettagliano le competenze delle squadre inviate sul luogo dell’incidente,
e che fanno parte dei rispettivi modelli d’intervento:
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DRP C– Linee guida P iani di Protezione Civile comunali e provinciali per il rischio di un Incidente Industriale
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VIGILI DEL FUOCO Soccorso Tecnico Urgente
Compiti assegnati alle squadre sul posto:
 Identificazione dei prodotti coinvolti nell’incidente ed acquisizione delle relative schede di
sicurezza;
 Delimitazione delle aree d’intervento in base allo stato di contaminazione ed alle condizioni
metereologiche;
 Confinamento e neutralizzazione delle sostanze pericolose
 Individuazione dell’area di decontaminazione in accordo con il Direttore dei Soccorsi
Sanitari: indirizzare ed assistere le persone colpite verso la zona arancione dove verranno
affidate al personale sanitario;
 Decontaminazione tecnica degli operatori;
 Collaborazione per la decontaminazione della popolazione coinvolta;
 Evacuazione di aree particolarmente esposte al prodotto pericoloso;
 Collaborazione con i tecnici dell’ARPA Sicilia-DAP provinciale per la costante rilevazione
specialistiche delle sostanze inquinanti e valutazione della eventuale nube tossica;
 Trasmissione di aggiornamenti sull’evoluzione della situazione al Comandante Provinciale
dei Vigili del Fuoco ed alla Prefettura.
SUES – AUSL n.8 – Croce Rossa Italiana (nell’ambito delle proprie competenze)
Compiti assegnati alle squadre sul posto:
 Collaborazione alla individuazione delle aree di trattamento sanitario;
 Attivazione, se ritenuto necessario in relazione alla situazione sanitaria sul luogo dell'evento,
di una Unità di Crisi coordinata dal Direttore della Centrale operativa 118, in zona sicura,
per la ricezione e valutazione delle richieste sanitarie in termini di impiego dei mezzi, dei
materiali e dei tempi di intervento;
 Attività di decontaminazione dopo ricognizione e triage
 Eventuale installazione di un PM A in area di sicurezza
 Trasporto feriti decontaminati nelle strutture sanitarie
 Attività medico-legali connesse al recupero e gestione delle salme (di concerto con la Polizia
M ortuaria)
 Bonifica dell’area interessata
 Vigilanza igienico-sanitaria sull’area interessata e smaltimento dei rifiuti speciali
 Assistenza veterinaria
 Assistenza psicologica alla popolazione ed ai soccorritori mediante attivazione di un Nucleo
di sostegno psicologico per neutralizzare possibili eventi di panico collettivo o individuale
 Trasmissione di aggiornamenti sull’evoluzione della situazione alla Prefettura, relazionando
sul numero di persone assistite in loco; numero di feriti gravi e non, avviati al Pronto
Soccorso; numero deceduti accertati (codici neri).
POLIZIA DI STATO – CARABINIERI – GUARDIA DI FINANZA
 Interdizione e controllo degli accessi alle linee di intervento individuate dai VV.F e destinate
alle attività di soccorso, secondo il Piano dei Cancelli predisposto dalla Prefettura e/o
secondo nuove disposizioni
 Individuazione e gestione dei corridoi riservati per l’afflusso e il deflusso dei mezzi di
soccorso e di relative aree di sosta
 Gestione della viabilità generale dell’area circostante al teatro delle operazioni
 Attività di ordine pubblico
 Gestione effetti personali recuperati
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DRP C– Linee guida P iani di Protezione Civile comunali e provinciali per il rischio di un Incidente Industriale
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ARPA Sicilia- D.A.P.
 Rilevazione specialistiche sostanze inquinanti e valutazione della nube tossica e utilizzo
delle strutture operative e delle proprie risorse ai fini del monitoraggio della qualità dell'aria
Servizio Veterinario A.U.S.L.
 Dovrà occuparsi degli animali colpiti dall’evento confinandoli in apposite aree individuate
congiuntamente all'Amministrazione Comunale, evitando la dispersione delle sostanze
pericolose nell’ambiente ed effettuando i primi interventi per una decontaminazione
campale. Il Servizio curerà inoltre il trattamento delle carcasse.
Telecom Italia – ENEL
 Eventuale interruzione delle linee erogatrici dei servizi essenziali nell’area dell’evento
Dipartimento Regionale Protezione Civile
 Coordinamento dell’impegno del volontariato per il supporto operativo alle diverse attività
nell’ambito intercomunale valutando l’utilizzo del personale in relazione alla preparazione
tecnica e del possesso degli opportuni dispositivi di protezione individuali
 Gestisce nella zona sicura (bianca), le comunicazioni con la popolazione. In accordo con i
dati forniti dai VVF e ARPA, confrontati con le condizioni meteorologiche, dati forniti dal
Dipartimento Nazionale, analizza possibili mutazioni climatiche che possano mettere in
pericolo l’incolumità di zone limitrofe all’incidente per spostamento, espansione o nuova
formazione di nubi tossiche.
Conseguentemente, il M odello d’intervento comunale\provinciale deve inserirsi nelle sopraelencate
azioni, senza sovrapporsi bensì integrandosi e prevedendo l’utilizzo delle forze
comunali\provinciali per la riuscita delle operazioni di salvaguardia della popolazione.
Per esempio, i compiti assegnati alla Polizia M unicipale potranno essere i seguenti:
POLIZIA MUNICIPALE
 Interdizione e controllo degli accessi alle linee d’intervento individuate dai VV.F e destinate
alle attività di soccorso, secondo il Piano dei Cancelli predisposto dalla Protezione Civile
COM UNALE e/o secondo nuove disposizioni
 Individuazione e gestione dei corridoi riservati per l’afflusso e il deflusso dei mezzi di
soccorso e di relative aree di sosta
 Gestione della viabilità generale dell’area circostante al teatro delle operazioni
Nel M odello Comunale del Piano di PC dovrà, inoltre, essere previsto:
Tempistica istituzione COC
Istituzione reperibilità personale strategico
Protocollo di allertamento dipendenti comunali
Definizione flusso informativo interno
E in appositi allegati dovranno essere tabellati sia i numeri telefoni che la gerarchia di responsabilità
e competenze d’intervento del personale comunale o provinciale che dovrà partecipare attivamente
alla gestione dell’emergenza.
Dette tabelle devono elencare per ciascuna figura (Responsabile di settore, ingegnere capo,
sostituti, dirigenti, assistenti, centralinista, ecc.) le funzioni assegnate e i compiti da espletare.
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DRP C– Linee guida P iani di Protezione Civile comunali e provinciali per il rischio di un Incidente Industriale
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Dovranno essere codificati anche i comportamenti che ogni dipendente comunale\provinciale non
inserito nell’organigramma della gestione dell’emergenza, deve mantenere subito dopo la diffusione
dell’allarme o della comunicazione dello stato di emergenza.
I compiti assegnati, e l’organizzazione comunale\provinciale dovranno essere opportunatamente
disciplinate per fasce orarie, codificandole sia se l’evento incidentale avviene nelle ore diurne,
oppure in ore notturne oppure in giornate festive.
- Assistenza ed informazione alla popolazione
La gestione delle attività di assistenza e di informazione alla popolazione è affidata ai Sindaci di
concerto con il Dipartimento Regionale della Protezione Civile, e prevede:
 Distribuzione generi di conforto
 Organizzazione di un eventuale ricovero alternativo
 Gestione dell’afflusso di giornalisti sul luogo dell’incidente, rapporto con i mass-media
 Coordinamento dell’impegno del volontariato per il supporto operativo alle diverse attività
Relativamente alla informazione della popolazione i Sindaci si attiveranno per fornire tutte le
indicazioni sulle misure adottate, da adottare e sulle norme di comportamento da seguire per ridurre
i rischi di contaminazione.
Detta informazione potrà avvenire:
- mediante rete cittadina di altoparlanti collegati alla sala di protezione civile (se es istente)
- mediante autovetture munite di altoparlanti
- attraverso annunci alle radio e televisione locali.
Nel M odello d’intervento devono essere disciplinate tutte le sopraelencate attività, individuando per
esempio le vetture destinate alla diffusione vocale delle informazioni, sottoscrivere intese
programmatiche con le stazioni radio e televisive per la trasmissione dei messaggi.
- MES S AGGI AGLI ENTI
Il flusso delle informazioni e la loro uniformità di modelli e comunicazioni è di fondamentale
importanza nella gestione dell’emergenza.
Nel Piano di PC, bisogna riportare gli schemi dei M essaggi che il Sindaco\Presidente della
provincia inoltrerà agli Enti coinvolti nella gestione dell’emergenza, secondo le es igenze legate ai
quattro livelli di allerta codificati dalle Linee Guida ‘ PIANIFICAZIONE DELL’EM ERGENZA
ESTERNA DEGLI STABILIM ENTI INDUSTRIALI A RISCHIO D’INCIDENTE RILEVANTE –
approvate con DPCM del 25 febbraio e cioè:
- Attenzione
- Preallarme
- Allarme - emergenza esterna allo stabilimento
- Cessato allarme
Se i flussi comunicativi previsti contestualmente all’attivazione del PEE sono:
- comunicazione dell’evento incidentale dal gestore ai VVF e all’AP;
- comunicazione tra la struttura h24 (sala operativa) e gli altri soggetti previsti nel PEE;
- comunicazione dell’AP alle Amministrazioni Centrali.
- MES S AGGI ALLA POPOLAZIONE
I flussi comunicativi a carico del Sindaco sono quelli principalmente rivolti alla popolazione
residente nelle aree a rischio per informare:
- dell’evento incidentale in corso
- per diramare l’ordine di “rifugio al chiuso”;
- per diramare l’eventuale ordine di “evacuazione”;
- per la cessazione dell’emergenza;
- per il ripristino della normalità.
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DRP C– Linee guida P iani di Protezione Civile comunali e provinciali per il rischio di un Incidente Industriale
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In detti messaggi devono essere inserite tutte le informazioni relative all’incidente, alle sostanze
rilasciate, ai pericoli per la salute e dettagli sulle norme di autotutela.
Si dovrà ricordare ai cittadini che il principale comportamento da tenere al verificarsi di un
incidente industriale è il RIFUGIO AL CHIUSO e che conseguentemente dovrà:
-
Non restare all’aperto, ripararsi in luogo chiuso, chiudere le aperture praticate nei muri
perimetrali;
- Fermare gli impianti di ventilazione, di condizionamento e climatizzazione dell’aria;
- Chiudere le fessure e prese d’aria con nastro isolante e stracci bagnati;
- Se si avverte la presenza di odori pungenti o senso di irritazione, proteggere con un panno
bagnato la bocca ed il naso e usare l’acqua per lavarsi gli occhi;
- Spegnere i motori, chiudere i fornelli a gas e spegnere ogni fiamma accesa, sia all’aperto che
al chiuso;
- Non fumare;
- Evitare di recarsi verso il luogo dell’incidente;
- Usare il telefono solo per chiedere soccorso: evitando di intasare le linee telefoniche si
garantisce il buon funzionamento dell’organizzazione di soccorso;
- Evitare di andare presso le scuole per prelevare i bambini: nelle scuole la loro tutela è
affidata al corpo insegnante appositamente addestrato;
- Sintonizzarsi sulle stazioni delle emittenti locali (TV e RADIO) da queste verranno fornite
utili informazioni dea parate delle autorità sull’andamento della situazione, sui
comportamenti da tenere, sul perdurare dell’emergenza e sul cessato allarme.
Tutti gli schemi di comunicazione, dall’comunicazione dell’evento incidentale alla chiusura dello
stesso, devono essere inseriti nel Piano di PC, pronti per essere utilizzati al momento del bisogno
senza ulteriore discussione sul contenuto e sulla forma del messaggio.
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DRP C– Linee guida P iani di Protezione Civile comunali e provinciali per il rischio di un Incidente Industriale
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PARTE QUARTA:
Informazione alla Popolazione
- GLI OBIETTIVI D ELLA C AMPAGN A DI INFORMAZIONE
Generalità e indicazioni tratte dalle Linee Guida del Dipartimento della Protezione Civile
‘PIANIFICAZIONE DELL’EM ERGENZA ESTERNA DEGLI STABILIM ENTI INDUSTRIALI
A RISCHIO D’INCIDENTE RILEVANTE’ approvate con D.P.C.M. del 25 febbraio 2005:
La necessità di inserire nel Piano di PC una Sezione riguardante l’informazione alla popolazione
nasce dall’esigenza di completare il quadro delle azioni che devono essere realizzate dalle Autorità
pubbliche locali in merito agli interventi di prevenzione del rischio e di mitigazione delle
conseguenze.
È bene che in questa Sezione siano riportate tutte le iniziative promosse sul territorio per informare
e far conoscere al pubblico le caratteristiche dei rischi e i comportamenti da adottare.
Sarà così possibile ottenere un Piano di PC completo in tutte le sue parti che favorirà la gestione
dell’emergenza, rendendo la risposta efficace ed efficiente.
- Campagna informativa preventiva
Il Sindaco predispone le campagne informative preventive per la popolazione e, se necessario,
anche per le attività commerciali e produttive presenti nelle aree a rischio.
Le informazioni divulgate nel corso delle campagne informative sono reperite nella Scheda
informativa di cui all’all. V del D.Lgs.334/1999 e s.m.i. e, qualora le notizie fossero insufficienti,
possono essere richieste direttamente al gestore per una integrazione dei dati. A tal fine, il gestore
deve fornire le informazioni con spirito di collaborazione supportando adeguatamente il Sindaco in
questa specifica attività.
Le modalità di divulgazione dell’informazione sono a discrezione del Sindaco e possono far
riferimento a quanto stabilito nelle “Linee Guida per l’informazione alla popolazione” del
Dipartimento della Protezione Civile pubblicate sul Supplemento ordinario della G.U. N.58 del 5
marzo 2007.
- Riproduzione della scheda informativa di cui all’allegato V del D. Lgs. 334/1999
La scheda informativa riportata nell’All. V del D.Lgs.334/1999 è composta di nove sezioni di cui le
prime sette sono rese pubbliche dal Sindaco del Comune ove è ubicato lo stabilimento a rischio di
incidente rilevante.
Allegato V: Riepilogo delle Sezioni i cui dati sono pubblici
Sezione Titolo
Dati da rendere pubblici alla cittadinanza
I
Generalità sulla società
Dati da rendere pubblici alla cittadinanza
II
Indicazioni e recapiti di amministrazioni, enti. Dati da rendere pubblici alla cittadinanza
Uffici pubblici a cui si è comunicato
l’assoggettibiltà della normativa; elenco delle
autorizzazioni e le certificazioni in campo
ambientale
III
Descrizione della attività svolte nello
Dati da rendere pubblici alla cittadinanza
stabilimento: suddivisione in impianti;
descrizione del territorio circostante nel raggio
di 5 km; cartografia
IV
Elenco dei prodotti pericolosi presenti nello
Dati da rendere pubblici alla cittadinanza
stabilimento completo , per ogni prodotto, del
numero CAS, nome comune, classificazione
pericolo, caratteristiche di pericolosità e
quantità
V
Natura dei rischi di incidenti rilevanti:
Dati da rendere pubblici alla cittadinanza
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DRP C– Linee guida P iani di Protezione Civile comunali e provinciali per il rischio di un Incidente Industriale
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informazioni generali sugli incidenti possibili e
le sostanze coinvolte
VI
Tipo di effetto per la popolazione e per
l'ambiente, M isure di prevenzione e sicurezza
adottate
VII
Informazioni sull’esistenza di un PEE adottato, Dati da rendere pubblici alla cittadinanza
sui mezzi di segnalazione di incidenti;
Indicazioni sui comportamenti da seguire di
autotutela in caso di incidente industriale,
mezzi di comunicazione previsti, elenco dei
presidi di pronto soccorso.
Informazioni per le autorità competenti
Dati Riservati
sulle sostanze elencate nella sezione 4
VIII
IX
Dati da rendere pubblici alla cittadinanza
Informazioni per le autorità competenti Dati Riservati
sugli scenari incidentali con
impatto
all'esterno dello stabilimento (rif.to PEE)
La scheda deve contenere tutte le notizie riguardanti lo stabilimento, il processo produttivo, le
sostanze pericolose trattate e/o stoccate, le caratteristiche di esse, gli eventi incidentali possibili, gli
effetti di questi sull’uomo e sull’ambiente nonché i sistemi di prevenzione e le misure di protezione
da adottare.
In sede di pianificazione è opportuno che il Sindaco, unitamente all’AP, valuti i contenuti della
scheda in ordine agli scenari incidentali trattati nel PEE al fine di integrare, aggiornare o modificare
le notizie già divulgate, eventualmente richiedendo al gestore anche la riformulazione della predetta
scheda. E’ necessario, infine, che siano programmate esercitazioni per verificare la conoscenza del
PEE e il livello di consapevolezza della popolazione nei confronti del rischio di incidente rilevante.
- Il messaggio informativo preventivo e in emergenza
Un’adeguata informazione preventiva rende la popolazione consapevole delle misure di
autoprotezione da adottare e dei comportamenti da assumere in caso di evento incidentale.
La validità della campagna informativa si misura in termini di capacità della popolazione a
collaborare con i soccorritori e a recepire correttamente il messaggio d’emergenza stabilito nel
corso della campagna preventiva. È quindi necessario, in sede di pianificazione, stabilire i contenuti
del messaggio da inoltrare in emergenza e le modalità con le quali dovrà essere diffuso.
SCHEMA DI UNA CAMPAGNA D’INFORMAZIONE
Si riporta di seguito uno schema illustrativo di una Campagna d’informazione: si ribadisce che
l’informazione al cittadino deve essere fornita a più livelli. Infatti ogni popolazione è composta da
più ‘fasce di popolazione’ caratterizzate per eta e per grado di cultura. La campagna deve essere
quindi variamente articolata e ideata per essere recepita, anche con maggiore o minore dettaglio
informativo) da tutti i cittadini.
Come per ogni Campagna, che sia di propaganda politica che di lancio di un prodotto commerciale,
non esiste un elemento informativo risolutivo.
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DRP C– Linee guida P iani di Protezione Civile comunali e provinciali per il rischio di un Incidente Industriale
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SCHEMA CAMPAGNA INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE
Finalita:
1) Far conoscere alla popolazione i pericoli di un incidente rilevante
2) Far conoscere i comportamenti da adottare in caso di allarme che segnali un evento incidentale in
corso
S trumenti utili per la realizzazione della campagna
- M anifesti inizio campagna
- Opuscoli e Volantini
- Schede
- M anifesti
- Incontri pubblici con la popolazione
- Pagine Internet
- Questionario
- Sportello Informativo
- Esercitazione
- Spot Televisivi o radiofonici
- Conferenze – M aster
- Incontri con Docenti \ popolazione scolastica
-Formazione personale
Dettaglio delle azioni da intraprendere per la realizzazione della Campagna di Informazione
MANIFES TO INIZIO CAMPAGNA
L'inizio della Campagna o di qualunque altra operazione inerente alla stessa deve essere
preceduta dall'affissione di manifesti (o attraverso lettera) a firma del Sindaco
Prima della distribuzione dell'opuscolo o di altro materiale informativo, il cittadino deve sapare
che riceverà detto materiale informativo.
OPUS COLO-VOLANTINO INFORMATIVO
Contenuti
- i pericoli di un incidente rilevante
-
i comportamenti da adottare in caso di allarme che segnali un evento incidentale in corso
-
Numeri utili
Ubicazione aree di raccolta
Diffusione
- porta a porta: da parte di personale qualificato come i volontari di PC
- Invio postale
- presso gli ambulatori medici
- presso gli Uffici Postali
- presso le Scuole
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DRP C– Linee guida P iani di Protezione Civile comunali e provinciali per il rischio di un Incidente Industriale
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-
pressi i locali di intrattenimento
presso i Centri Commerciali
presso gli Uffici Pubblici
SCHEDA INFORMATIVA DES UNTA DALL’ALL.V del D.Lgs 334/99
Rielaborazione della 'Scheda informazione della popolazione sui rischi di incidente rilevante (All.V
del D.Lgs 334/1999 e s.m.i.) presentata dai gestori, contenente i dati delle prime 7 sezioni con un
linguaggio più semplice e con illustrazioni
Consultabili dalla cittadinanza presso:
- Segreteria Sindaco
- Ufficio Tecnico Comunale
- Strutture di Protezione Civile
- Biblioteca Comunale
- Sito Web del DRPC
- Sito Web dei Comuni
- Sito Web della Provincia Regionale
MANIFES TI
Contenuti
- i pericoli di un incidente rilevante
-
i comportamenti da adottare in caso di allarme che segnali un evento incidentale in corso
-
Ubicazione aree di raccolta - viabilità di emergenza
Diffusione
- nelle zone più frequentate
- presso gli ambulatori medici
- presso gli Uffici Postali
- presso le Scuole
- presso gli Uffici Pubblici
INCONTRI PUBBLICI CON LA POPOLAZIONE
Periodicità
- Annuale
Tema: giornata dedicata al Rischio Industriale
Nell'ambito dell'inziativa:
- distribuzione degli opuscoli
- distribuzione di gadget
- gazebi informativi a cura delle Pubbliche Amministrazioni e delle Società
- visite guidate presso gli stabilimenti
- visita guidata presso basi operative degli enti pubblici
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DRP C– Linee guida P iani di Protezione Civile comunali e provinciali per il rischio di un Incidente Industriale
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PAGINA INTERN ET
Pagine internet riportanti:
- presentazione del PEE
- piani di emergenza comunali
- schede informazione alla popolazione (semplificata)
- copia opuscolo informativo
- indicazioni e cartografia della viabilità di emergenza e delle aree di raccolta
Link da website:
- Prefettura
- Dipartimento Protezione Civile
- Dipartimento Regionale della Protezione Civile
- Provincia Regionale
- Comuni
- Assessorato Regionale Territorio e Ambiente
- ARPA
- Vigili del Fuoco
- M inistero dell’Ambiente
- Volontariato di Protezione Civile
QUES TIONARIO
Finalità
Questionario da far compilare ai cittadini al fine di verificare l'efficacia della campagna
d'informazione e per verificare l'effettiva conoscenza delle norme comportamentali e dei segnali di
allarme convenuti
Nota: Nelle Linee Guida del DPC un questionario standard è riportato all'Allegato 4
Destinatari
-
Tutta la popolazione ricadente nelle aree presumibilmente ricadenti nelle aree di rischio
Diffusione
- Contestualmente alle altre iniziative di diretto contatto con la cittadinanza: distribuzione
volantini-opuscoli, incontri con la cittadinanza, dibattiti pubblici, incontri con i docenti, ecc.)
ES ERC ITAZIONE
Finalità
- Coinvolgere la popolazione al fine di memorizzare i comportamenti di autotutela, le informazioni
sulla viabilità e la localizzazione dei punti di raccolta
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DRP C– Linee guida P iani di Protezione Civile comunali e provinciali per il rischio di un Incidente Industriale
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- Verifica dei sistemi di allarme e di comunicazione alla popolazione, verifica della tempistica di
attivazione, verifica del recipimento dal parte del cittadino delle informazioni trasmesse
Destinatari Principali
- Responsabili e o Referenti delle strutture sensibili: responsabili SPP e addetti SPP strutture
pubbliche (Ospedali, Uffici e Scuole) , Responsabili Centri Commerciali e\o di grande affluenza)
Destinatari
- Popolazione presente a vario titolo nelle aree a rischio e quella che frequenta aree o strutture
coinvolte nella pianificazione d'emergenza e considerate strutturi sensibili quali scuole, centri
commerciali, ospedali ecc.
S PORTELLO INFORMATIVO
Finalità
- Creazione di un punto di informazione aggiornato, facilmente raggiungibile e con il contatto
diretto interpersonale.
Localizzazione
- Presso un Ufficio Pubblico (possibilmente comunale)
S POT TELEVIS IVI O RADIOFONICI
Finalità
- Diffondere la conoscenza delle norme comportamentali (Rifugio a Chiuso - Evacuazione
Assistita), sui segnali di allarme
Diffusione
- Emittenti Locali
Periodicità
- Prima dell'avvio della campagna informativa
- A conclusione della Campagna informativa
- Semestrale
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DRP C– Linee guida P iani di Protezione Civile comunali e provinciali per il rischio di un Incidente Industriale
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SCHEMA QUES TIONARIO ‘PRELIMINARE’ PER LA VERIFICA D EL FABBIS OGNO
DI INFORMAZIONE S UI RIS CHI INDUS TRIALI D A PARTE D ELLA POPOLAZIONE
La Campagna d’Informazione, per la sua complessità e per la sua articolazione deve essere
progettata e dimensionata. E’, dunque, importante acquisire da parte dei promotori della Campagna
d’informazione la conoscenza approfondita delle caratteristiche della popolazione cui si devono
rivolgere. Per ottenere ciò, è utile far compilare ai cittadini un Questionario Preliminare ideato per
accertare il grado della ‘cultura del rischio’ per ogni fascia di popolazione residente.
Il Questionario Preliminare deve integrare quello inserito nell’Allegato 4 delle ‘LINEE GUIDA
PER L’INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE SUL RISCHIO INDUSTRIALE’ redatte dal
DPC nel marzo 2007, che è, però, un questionario di verifica della Campagna d’Informazione già
completata.
Si riporta, nelle pagine che seguono, uno schema di Questionario Preliminare ideato per gli scopi
predetti, che il Sindaco potrà adattare alle proprie esigenze; lo schema è completo delle note
esplicative allo stesso questionario.
Si precisa che detto Questionario Preliminare è stato predisposto dal Servizio Studi prevenzione
disastri tecnologici ambientali del Dipartimento Regionale della Protezione Civile all’interno del
documento ‘LINEE GUIDA RELATIVE ALL’INFORM AZIONE ALLA POPOLAZIONE SUI
RISCHI DI INCIDENTE RILEVANTE’ pubblicato già da tempo nel sito web del DRPC
all’indirizzo
http://www.regione.sicilia.it/presidenza/protezionecivile/documenti/scheda.asp?id=26&id_asp=0
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Comune di ………..
Campagna di informazione sui rischi di incidenti industriali e norme comportamentali di salvaguardia
dei cittadini
Q UESTIO NARIO ‘PRELIMINARE’ atto a valutare l’attuale conoscenz a dei rischi della popolazione
del comune di ………… alla data del ………….
1. A che cosa la fa pensare la parola rischio?
…………………………………………………………………………………………….
2. Quanto la preoccupano personalmente i seguenti problemi? (dare una risposta ad ogni voce)
Molto
incidenti stradali
inquinamento
calamità naturali (terremoti, alluvioni,
ecc.)
AIDS
incidenti in impianti industriali
disoccupazione
incidenti nel trasporto di sostanze
pericolose
abbastanza
poco
per niente
























3. Quanti impianti pericolosi ritiene che ci siano nel comune?
tanti

Pochi

nessuno

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DRP C– Linee guida P iani di Protezione Civile comunali e provinciali per il rischio di un Incidente Industriale
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3.1 (se tanti o pochi) Ne può indicare qualcuno?
………………………………………………………………………………………………………………….
4. A causa delle attività industriali presenti nella zona in cui vive, si sente esposto a gravi rischi?
sì, molto
sì, abbastanza

non molto

per niente


4.1 (se sì) Di che tipo?
incendi
Esplosioni

rilascio di sostanze tossiche
o nocive


non so

5. Quali sono le conseguenze maggiormente attese in caso di incidente industriale?
elevato numero di morti o di
feriti
elevati danni a fabbricati o
strutture con conseguenze
economiche

inquinamento


6. Quanto è d'accordo con ognuna delle seguenti frasi? (dare una risposta ad ogni voce)
Molto
se si verificasse un incidente la
popolazione non conosce le misure di
sicurezza da seguire
la popolazione deve ricevere una completa
inform azione sui rischi
si fa inutilmente paura alla gente
inform andola sul rischio industriale
abbastanza
poco
per niente
























7. Come è stato informato sinora sul rischio industriale? (indicare due voci)
giornali locali
depliant
lettere a domicilio
discussioni pubbliche
al lavoro (o a scuola)
trasmissioni radio o tv












7.1 (se attraverso depliant o lettere) Ha conservato il depliant (o la lettera)?
sì
no


7.2 Ricorda cosa diceva il depliant (o la lettera)?
sì
no


8. Ricorda di avere ricevuto informazioni su uno dei seguenti argomenti? (dare una risposta ad ogni voce)
sì no forse
il tipo di rischio cui è esposto
istruzioni sui comportamenti da tenere in caso di
incidente



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l'esistenza di un piano di emergenza per la popolazione
lo sviluppo industriale del comune


9. In caso di incidente in un impianto industriale come viene avvertita la popolazione?
Attraverso telefonate di amici e parenti
Attraverso annunci alla radio e in TV
Con un sistema di sirene
Con altoparlanti di polizia, vigili del fuoco, ambulanze
…
Altro ………………………..





10. Quale sarebbe la sua reazione in caso di incidente industriale nel comune?
Fuggire il più lontano possibile
Chiudersi in casa
Cercare di inform arsi prima di decidere cosa fare
Altro ……………………….



11. Qual è il livello di conoscenza sulle norme di sicurezza da tenere in caso di incidente industriale?
Le conosce molto bene
Le conosce abbastanza bene
Le conosce poco
Non le conosce affatto




12. (se alla domanda 11 ha risposto positivamente)In cosa consistono le norme di comportamento? (segnare tutte
le risposte ritenute esatte)




Entrare in casa e chiudere porte e finestre
Ascoltare radio e TV e seguire le istruzioni fornite
Telefonare alla polizia e ai vigili del fuoco
Andare a prendere i bambini a scuola o gli altri parenti che
si trovano nell'area dell'incidente
Non uscire di casa fino al segnale di cessato allarm e
Rifugiarsi nelle cantine e negli interrati delle cas e
Fuggire il più lontano possibile



13. Chi ritiene sia l'organo competente a fornire l'informazione al pubblico sui rischi industriali?
il comune
la provincia
la regione



14. Chi ritiene più credibile per dare informazioni sul rischio industriale?
Il sindaco
I giornalisti
Gli ambientalisti
La protezione civile
Altro ……………………..




15. Quanto è d'accordo con le seguenti affermazioni? (dare una risposta ad ogni voce)
molto
abbastanz
poco
per niente
Le catastrofi industriali sono imprevedibili e le persone non possono farci
niente




Le misure di sicurezza nelle fabbriche permettono di prevenire effi cacement e
una catastrofe




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I media esagerano sempre nel dare inform azioni sul rischio industriale




Le conseguenze delle cat astrofi industriali sono prevedibili e l'emergenza può
essere piani ficata




DATI ANAGRAFICI
17. Sesso
Maschio
Femmina


18. Età
15 - 30
31- 45
46 - 60
61 - 75
oltre 75





19. Titolo di studio

licenza elem entare
scuola media inferiore
scuola media superiore
laurea



20. Professione










Pensionato
Studente
Operaio, agricoltore
Commerciante, artigiano
Casalinga
In cerca di occupazione
Impiegato, insegnante
Imprenditore
libero professionista
funzionario pubblico
21. La sua attività si svolge o si è svolta all'interno di un impianto industriale del comune?
Sì, continuativamente
Sì, saltuariamente
No



21.1 (se sì) Per quanto tempo?
………………………………………………..
22. Qualcuno della sua famiglia lavora all'interno di un impianto industriale del comune?
sì
no


23. Da quanto tempo vive nel comune?
………………………………………………….
Data di Compilazione ….\….\……
Rilevatore …………………………..
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Note esplicative al questionario
Il questionario costituisce uno schema tipo adattabile alle esigenze di ciascun comune.
Le domande da 1 a 5 riguardano la “percezione del rischio” da parte della popolazione.
Le domande da 6 a 9 riguardano la “domanda di informazione” da parte della popolazione.
Le domande da 10 a 12 riguardano i “comportamenti” da parte della popolazione.
Le domande da 13 a 16 riguardano il “giudizio sull’informazione fornita dalle istituzioni” da parte
della popolazione.
Le domande da 17 a 23 servono per identificare il target.
Il questionario è composto di domande con risposta prefissata tra diverse alternative al fine di poter
meglio codificare le risposte e trarne elaborazioni statistiche; la risposta alla domanda n. 1 viene
lasciata aperta al fine di valutare attraverso le risposte la percezione delle differenze tra “pericoli” e
“rischi” senza incanalare la risposta su elementi predeterminati; le risposte alla domanda n. 1
possono comunque essere codificate, in sede di elaborazione statistica, nelle voci “pericolo”
“ambiente” “incidente stradale” “malattia” “incidente industriale” “altro”.
Le domande 7, 8 e 9 vanno proposte solo in presenza di una precedente iniziativa di informazione al
pubblico da parte del comune.
I dati raccolti dovranno essere elaborati al fine di ottenere informazioni utili per la campagna di
informazione.
In particolare si riportano alcuni elementi di riflessione tratti anche dalle risultanze di un analoga
iniziativa messa in atto nella regione Veneto e relativa al sito di Porto M arghera .
I dati anagrafici sono utili per verificare a quali categorie o classi di età o titoli di studio
corrispondono determinati comportamenti o opinioni. Es: se le opinioni che dimostrano una
propensione all’allarmismo o, viceversa, una metabolizzazione del rischio sono collegati al grado di
istruzione o alla professione.
Le risposte al quesito n. 2 possono essere incrociate con la risposte al quesito 4 per comprendere se
la preoccupazione per problemi derivanti da motivi legati ai siti industriali (inquinamento, incidenti
industriali e di trasporto) è correlata con la percezione di esposizione al rischio industriale; una
mancata correlazione potrebbe essere indicativa di mancata metabolizzazione del rischio
industriale.
Le risposte ai quesiti 2,4 e 5, sulla percezione del rischio, possono essere incrociate con le risposte
ai quesiti 6 e 15 – terza opzione, sull’informazione, per comprendere se chi concepisce il territorio
come sede di rischio industriale ritiene anche l’allarmismo come pericolo reale; se ne può dedurre
un bisogno di informazione corretta da parte della popolazione a supporto dell’importanza
dell’intervento informativo.
Il bisogno di informazione potrà essere confermato da una alta percentuale di risposte “molto” o
“abbastanza” contemporanee alla prima e seconda opzione al quesito n. 6 o negato da una alta
percentuale di risposte “molto” o “abbastanza” contemporanee alla prima e terza opzione allo stesso
quesito.
Laddove siano state effettuate precedenti campagne di informazione le risposte ai corrispondenti
quesiti (n. 7, 8, 9) andranno correlate con quelle ai quesiti sulla conoscenza dei metodi
comportamentali (n. 11 e 12) per verificare se al ricordo di una modalità di informazione e
all’autovalutazione di conoscenza dei comportamenti corrisponde una reale corretta acquisizione
dei metodi. Ciò naturalmente potrà convalidare o meno l’efficacia delle campagne precedenti.
Gli effetti di eventuali precedenti iniziative di informazione possono ancora essere correlati
con il grado di istruzione e la professione.
La risposta al quesito n. 10 dà informazioni sull’atteggiamento più o meno razionale di fronte
all’emergenza e va correlato anche con le risposte ai quesiti sulla credibilità delle istituzioni e, in
particolare, con il quesito n. 15; le reazioni irrazionali o scorrette possono essere correlate con un
atteggiamento allarmistico o di panico o, ancora una volta, con il grado di istruzione e la
professione.
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È importante verificare come cambiano le opinioni e i comportamenti tra coloro che dichiarano di
lavorare, di aver lavorato o di avere familiari che lavorano nelle industrie. Il loro atteggiamento può
essere derivante da una maggiore consapevolezza ma anche da una preoccupazione di instabilità
occupazionale in caso di crisi per motivi ambientali.
Il tutto andrà a definire il destinatario della successiva campagna informativa avendo cura di
adeguare il peso e l’intensità della campagna ai gradi di richiesta di informazione preventiva e di
conoscenza e consapevolezza da parte del pubblico, cercando di recuperare eventuali carenze di
credibilità nelle istituzioni con una presenza forte e capillare delle strutture comunali di protezione
civile.
Compatibilmente con le risorse umane e finanziarie del comune e nell’ambito dell’autonomia
operativa del sindaco, si suggerisce di estendere il questionario a tutto il territorio comunale con
modalità “porta a porta” lasciando i moduli presso gli interessati per il tempo necessario alla
compilazione e assicurando eventualmente l’opportuna assistenza alla compilazione.
Si suggerisce inoltre l’utilizzo del volontariato per la rilevazione; comunque i rilevatori saranno
dotati di documento identificativo del comune da esibire ai soggetti della rilevazione.
I rilevatori potranno essere forniti di una scheda a parte sulla quale potranno essere annotate le
problematiche emerse nel corso della rilevazione; ed esempio:
- difficoltà di approccio e diffidenza del pubblico
- difficoltà di comprensione dei quesiti
- scarsa collaborazione e attenzione al problema
- eventuali apprezzamenti per l’iniziativa
- aspettative per il futuro.
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PARTE QUINTA
Glossario Termini e Sigle
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– Glossario
Glossario dei principali termini utilizzati nella pianificazione dell’emergenza per incidente industriale, con
immagini esemplificative tratte sia da PEE in vigore nella Regione Siciliana che da materiale di archivio del
del Dipartimento Regionale della protezione Civile.
A
Allarme (Livello di allerta)- Eme rgenz a e ste rna allo stabilimento
Si instaura uno stato di «allarme» quando l’evento incidentale richiede, per il suo controllo nel tempo,
l’ausilio dei VVF e, fin dal suo insorgere o a seguito del suo sviluppo incontrollato, può coinvolgere, con i
suoi effetti infortunistici, sanitari ed inquinanti, le aree esterne allo stabilimento.
T ali circostanze sono relative a tutti quegli eventi che possono dare origine esternamente allo stabilimento a
valori di irraggiamento, sovrapressione e tossicità superiori a quelli solitamente presi a riferimento per la
stima delle conseguenze (DM 9 maggio 2001).
In questa fase, si ha l’intervento di tutti i soggetti individuati nel PEE
Area di sicurezza
Zona immediatamente circostante l’area dell’evento, di dimensioni commisurate all’entità del pericolo
residuo, da mantenersi sgombra.
Area mezzi di soccorso
Area adiacente al posto medico avanzato (PMA) od all’area di raccolta riservata all’afflusso, alla sosta ed al
deflusso delle ambulanze e degli altri mezzi di soccorso.
Aree ammassamento soccorritori e risorse
Luoghi, non soggetti a rischi ambientali, dove dovranno trovare sistemazione idonea i soccorritori e le risorse
necessarie a garantire un razionale intervento nelle zone di emergenza. T ali aree dovranno essere ubicate
nelle vicinanze di risorse idriche, elettriche ed avere possibilità di smaltimento delle acque reflue. Il periodo
di permanenza di tali aree sarà compreso tra poche settimane e qualche mese.
Aree di raccolta della popolazione in caso di e vacuazione assistita
Nel caso in cui su debba ricorrere all’esodo assistito della popolazione, occorre individuare delle aree di
raccolta dove raggruppare i cittadini e dove inviare i mezzi previsti per l’esecuzione dell’esodo.
Esempio individuazione Aree di raccolta della popolazione in un PEE (fonte: U.T.G. di Catania)
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Esempio individuazione Aree di P rotezione Civile (fonte DRP C, S13 Servizio della P rovincia di Siracusa)
ARPA
Agenzia Regionale per la protezione dell'Ambiente: svolge i compiti e le attività tecnico-scientifiche di
interesse regionale per la protezione dell'ambiente, per la tutela delle risorse idriche e della difesa del suolo.
Attenzione (Livello di alle rta)
Stato conseguente ad un evento che, seppur privo di qualsiasi ripercussione all’esterno dell'attività produttiva
per il suo livello di gravità, può o potrebbe essere avvertito dalla popolazione creando, così, in essa una
forma incipiente di allarmismo e preoccupazione per cui si rende necessario attivare una procedura
informativa da parte dell’Amministrazione comunale. In questa fase, il gestore informa l’AP e gli altri
soggetti individuati nel PEE in merito agli eventi in corso, al fine di consentirne l'opportuna gestione.
Autorità Pre posta
Per la gestione di un incidente industriale, sia in tempo di pace (con la predisposizione del PEE) sia durante
la gestione dell’emergenza, l’Autorità Preposta è il Prefetto competente nel territorio provinciale.
B
BLEVE Sfe ra di fuoco (Sovrappressione -Esplosione )
Boiling Liquid Expanding Vapour Explosion - Conseguenza dell’improvvisa perdita di contenimento di un
recipiente in pressione contenente un liquido infiammabile surriscaldato o un gas liquefatto: gli effetti sono
dovuti anche allo scoppio del contenitore con lancio di frammenti
C
Cancelli
Punti obbligati di passaggio per ogni mezzo di soccorso, particolarmente se provenienti da territori
confinanti, per la verifica dell’equipaggiamento e l’assegnazione della zona di operazioni. Sono presidiati
preferibilmente da uomini delle forze di polizia (municipale o dello Stato) eventualmente insieme ad
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DRP C– Linee guida P iani di Protezione Civile comunali e provinciali per il rischio di un Incidente Industriale
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operatori del sistema di soccorso sanitario, ma comunque in collegamento con le Centrali Operative 118 o le
strutture di coordinamento della protezione civile attivate localmente (C.C.S., C.O.M., C.O.C.).
Esempio: cartografia con posizionamento cancelli (fonte: U.T.G. di Ragusa)
Esempio: cartografia con posizionamento cancelli (archivio DRP C – Servizio S13, UOB S13.01)
Campagna informativa pre ventiva
Il Sindaco predispone le campagne informative preventive per la popolazione e, se necessario,
anche per le attività commerciali e produttive presenti nelle aree a rischio. Le informazioni divulgate nel
corso delle campagne informative sono reperite nella Scheda informativa di cui all’all. V del D.Lgs.334/1999
e s.m.i..Le modalità di divulgazione dell’informazione sono a discrezione del Sindaco e possono far
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DRP C– Linee guida P iani di Protezione Civile comunali e provinciali per il rischio di un Incidente Industriale
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riferimento a quanto stabilito nelle “Linee Guida per l’informazione alla popolazione” pubblicate dal
Dipartimento della Protezione Civile sul Supplemento ordinario della G.U. N.58 del 5 marzo 2007.
La Campagna Informativa la si ottiene mediante : Manifesti inizio campagna, Opuscoli e Volantini,
Manifesti, Incontri pubblici con la popolazione, Pagine Internet, Questionario, Sportello Informativo,
Esercitazione, Spot T elevisivi o radiofonici, Conferenze – Master, Incontri con Docenti \ popolazione
scolastica, Formazione personale.
Esempio: fumetto informativo realizzato dal DRP C in occasione dell’ Esercitazione di P C ‘ Sicurambiente’ di Gela (CL)
Esempio opuscolo informativo per la popolazione del Comune di P riolo Gargallo (SR)
CE (Sovrappressione -Esplosione )
Confined Explosion - Esplosione di una miscela combustibile-comburente all’interno di uno spazio chiuso –
serbatoio o edificio.
Centro Coordinamento Soccorsi (CCS)
Viene, di norma, costituito presso l' Ufficio T erritoriale del Governo (ex prefetture) una volta accertata la
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DRP C– Linee guida P iani di Protezione Civile comunali e provinciali per il rischio di un Incidente Industriale
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sussistenza di una situazione di pubblica calamità. Rappresenta il massimo organo di coordinamento delle
attività di protezione civile a livello provinciale: Insediato in una sala attrezzata con apparecchi telefonici,
telematici e radio ricetrasmittenti sintonizzabili su frequenze utili, è composto dai responsabili di tutte le
strutture operative presenti sul territorio provinciale. I compiti del CCS consistono nell’individuazione delle
strategie e delle operatività di intervento necessarie al superamento dell’emergenza attraverso il
coordinamento dei COM.
Centro Coordinamento Incidente con Sostanze Tossiche su strada o in De positi privi di PEE
Questo Centro di Coordinamento è previsto dalla Direttiva DPC del 6 aprile 2006 nel caso di incidente con
presenza di sostanze tossiche anche non necessariamente in uno stabilimento industriale assoggettato alla
normativa ‘Seveso’ ( e dunque per un deposito o uno stabilimento per il quale, a causa delle quantità di
prodotti in stoccaggio inferiori a quelli indicati dela D.lgs 334/99 e ss.mm.ii non è stato redatto un PEE o un
Piano di Emergenza Interno) è può essere istituito dal Sindaco nel caso in cui per tipologia e\o estensione ,
evidenzi criticità tali da richiedere un maggiore impegno di risorse.
Centro Ope rativo Comunale (COC)
Centro operativo a supporto del Sindaco per la direzione ed il coordinamento degli interventi di soccorso in
emergenza.
Cessato allarme (livello di allerta)
La procedura di attivazione del cessato allarme è assunta dall’AP, sentite le strutture operative e gli
amministratori locali, quando è assicurata la messa in sicurezza del territorio e dell’ambiente.
Classi di stabilità (del vento – di Pasquill)
La quantità di turbolenza nell'ambiente aria ha effetti significativi sulla risalita e dispersione degli inquinanti
atmosferici. Detta quantità può essere classificata in incrementi definiti noti come "classi di stabilità". Le
categorie più comunemente utilizzate sono le classi di stabilità di Pasquill, suddivise in A, B, C, D, e F. La
classe A denota le condizioni di maggior turbolenza o maggiore instabilità mentre la classe F definisce le
condizioni di maggior stabilità o minore turbolenza
A
B
C
D
E
F
G
Condizioni estremamente instabili
Condizioni moderatamente instabili
Condizioni leggermente instabili
Condizioni di neutralità
Condizioni leggermente stabili
Condizioni moderatamente stabili
Estremamente stabile
Le classi di stabilità di Pasquill sono di seguito rappresentate in funzione delle condizioni meteorologiche
prevalenti, che tengono conto di:
- velocità del vento al suolo misurata a 10 metri di altezza rispetto alla superficie del suolo
- radiazione solare diurna incidente o percentuale notturna di copertura nuvolosa
Velocità del vento al
suolo
m/s
<2
2 -3
4 -5
6
>6
Radiazione solare diurna
Moderat
a
A
A–B
A-B
B
B
B– C
C
C– D
C
D
Forte
Debole
B
C
C
D
D
Copertura nuvolosa notturna (nubi basse)
Coperto o > 50% (> 4 /
8)
E
E
D
D
D
< = 50% (< = 4 / 8)
F
F
E
D
D
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Le Classi di Stabilità che di norma vengono utilizzate per la determinazione di uno scenario incidentale con
rilascio in atmosfera di sostanze tossiche o fumi dell’incendio sono le D5 e F2.
Questo per le seguenti considerazioni: la classe di stabilità D è quella con maggior e probabilità di presenza
nel caso di incidente; per quanto riguarda le categorie di maggiore stabilità atmosferica (tipo la classe F),
occorre osservare che, per molti siti, oltre ad essere meno probabili, queste presentano un carattere
essenzialmente notturno. In queste condizioni un rilascio in classe F o equivalente, troverebbe
presumibilmente la maggioranza della popolazione già in condizioni "al chiuso" e molti dei centri di
possibile concentrazione di soggetti vulnerabili (scuole, asili nido, luoghi pubblici, ecc.) non frequentati. Ciò
comporterebbe una situazione già in partenza notevolmente mitigata rispetto a quella tipicamente diurna.
C.T.R. (Comitato Te cnico Regionale)
Il comitato T ecnico Regionale dei VV.F. , istruisce le autorizzazioni per la prevenzione incendi per gli
insediamenti industriali ed attività di tipo complesso.
In relazione alle attività a rischio di incidente rilevante, la composizione, compiti e funzionamento del
Comitato T ecnico Regionale di cui all’art.20 del D.P.R.577/82 e all’art.19 del D.Lgs.334/99 sono definiti
dalla Circolare n° 900 dell’1 marzo 2006 del Ministero degli Interni. Il CT R effettua, fino all’attuazione
dell’art.18 del DLgs 334/99, l’esame dei Rapporti di Sicurezza redatti dai gestori.
Il Comitato, in base a quanto stabilito dal D.P.RC. 577 del 29/7/1982, è composto dei seguenti membri:
- Direttore regionale competente per territorio con funzione di presidente;
- tre funzionari tecnici del Corpo nazionale dei vigili del fuoco della regione, di cui almeno due con
funzioni di comandante;
- un ispettore del lavoro designato dall'ispettorato regionale del lavoro;
- un rappresentante dell'ordine degli ingegneri della provincia in cui ha sede la Direzione regionale.
E’ inoltre integrato dal comandante provinciale dei VV,F competente per territorio, nonché da soggetti
dotati di specifica competenza nel settore e, precisamente: due rappresentanti ARPA, due rappresentanti del
dipartimento periferico dell’Ispsel territorialmente competente, un rappresentante della Regione, un
rappresentante della Provincia territorialmente competente e da un rappresentante del Comune
territorialmente competente.
Comportamenti di autoprotezione
Le misure comportamentali che attengono alla mitigazione delle conseguenze di un probabile incidente
industriale rilevante sono fondamentalmente di due tipi:
 il rifugio al chiuso
 l’evacuazione.
L’adozione dell’una o dell’altra misura dipende dagli scenari di rischio che si configurano a causa
dell’incidente e dei tempi che intercorrono tra il momento in cui viene identificato il motivo che ha scaturito
l’evento e la fase in cui l’incidente si manifesta coinvolgendo la popolazione limitrofa all’impianto.
Esempio tratto dal ‘ Vademecum per la Famiglia’ del Dipartimento P rotezione Civile
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Esempio di tabella riassuntiva dei Comportamenti di autoprotezione
Consultazione della Popolazione
Il D.lgs. 334/99 s.m.i. prevede modalità e strumenti di consultazione della popolazione presente in aree
soggette a rischio a rischio di incidente rilevante:
 in caso di nuovi insediamenti industriali, modifiche significative di insediamenti esistenti, nuovi
insediamenti e infrastrutture o interventi in progetto attorno agli stabilimenti a rischio d’incidenti rilevanti
esistenti, la popolazione interessata deve essere messa in grado di esprimere il proprio parere, nell’ambito
dei procedimenti di formazione degli strumenti urbanistici o delle valutazioni di impatto ambientale (art.
23, comma 1);
 nell’ambito dell’elaborazione del Piano di Emergenza Esterno allo stabilimento a rischio d’incidenti
rilevanti, il Prefetto, d'intesa con le regioni e gli enti locali interessati, ha il compito di consultare la
popolazione (art. 20, comma 1).
Con le modifiche introdotte dal D.L. n.238 del 21 settembre 2005, la Consultazione della popolazione è
propedeutica all’approvazione di un Piano di Emergenza Esterna.
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Esempio di convocazione di Consultazione alla Popolazione (archivio DRP C – Servizio S13, UOB S13.01.)
Corpo Nazionale Vigili del Fuoco
Il Corpo nazionale dei vigili del fuoco è una struttura dello Stato ad ordinamento civile, incardinata nel
Ministero dell’interno – Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, per
mezzo del quale il Ministero dell’Interno assicura, anche per la difesa civile, il servizio di soccorso pubblico
e di prevenzione ed estinzione degli incendi su tutto il territorio nazionale, nonché lo svolgimento delle altre
attività assegnate al Corpo nazionale dalle leggi e dai regolamenti, secondo quanto previsto nel Decreto L.gs.
8 marzo 2006, n.139. Il Corpo nazionale è componente fondamentale del servizio di protezione civile ai sensi
dell’art.11 Legge 21 febbraio 1992, n.225.
D
D.A.P.
L'ARPA è articolata in una struttura centrale con sede a Palermo e nove strutture periferiche denominate
Dipartimenti Provinciali (D.A.P.)
De posito
Il D.Lgs 334/99 definisce "deposito", la presenza di una certa quantità di sostanze pericolose a scopo di
immagazzinamento, deposito per custodia in condizioni di sicurezza o stoccaggio;
Distanza Censimento Edifici Sensibili entro il raggio di 5 km
Nell’allegato V del D.Lgs 334/99 e s.m.i. – SCHEDA DI INFORMAZIONE SUI RISCHI DI INCIDENT E
RILEVANT E PER I CITTADINI E I LAVORAT ORI- che il gestore deve obbligatoriamente compilare ai
sensi dell’art.6 comma 5 del citato decreto, nella Sezione 3 è previsto che la descrizione del territorio
circostante allo stabilimento RIR per l’individuazione dei ricettori sensibili deve essere estesa fino ad un
raggio di 5 km. E’ un censimento sintetico con l’individuazione degli edifici\aree sensibili e la loro
localizzazioni.
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Esempio individuazione edifici sensibili raggio 5 km
(fonte: Documento informazione per la sicurezza – Allegato V)
Distanza Censimento Edifici Sensibili entro il raggio di 1 km
Nelle Linee Guida per la PIANIFICAZIONE DELL’EMERGENZA EST ERNA DEGLI ST ABILIMENT I
INDUST RIALI A RISCHIO D’INCIDENTE RILEVANTE approvate con DPCM del 25 febbraio 2005 nel
Capitolo IV.2 Elementi territoriali e ambientali vulnerabili, è indicato che devono essere censiti gli
insediamenti e le infrastrutture presenti in un area, potenzialmente interessata dagli incidenti rilevanti, la cui
estensione non deve essere inferiore al raggio di 1 km dallo stabilimento.
Nella stesura del PEE da parte del Prefetto competente per territorio, dopo aver individuato
l’ampiezza della presunte zone di pericolo, procede al censimento puntuale degli edifici sensibili ricadenti
nelle aree di impatto, di danno e di attenzione. Questo censimento puntuale deve essere esteso fino ad
almeno 1 km anche nel caso in cui l’ampiezza della terza zona di pericolo (ovvero: Zona di Attenzione) sia
inferiore a limite di 1 km. Per censimento puntuale si intende la caratterizzazione del sito sensibile o
vulnerabile con la compilazione di una scheda contenente i seguenti dati: destinazione d’uso, numero utenti
permanentemente residenti, numero frequentatori, orario d’uso, luogo aperto o chiuso, elementi aggiuntivi di
vulnerabilità, recapiti telefonici responsabili, numero di personale presente nelle ore notturne).
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Esempio cartografia riportante il censimento edifici sensibili da inserire nel PEE (fonte U.T.G. di Messina)
DPI - Dispositivi di Protezione Individuale
Sono attrezzature che servono a proteggere i soccorritori, dagli eventi incidentali che si possono verificare
nelle emergenze.
A seconda della problematica relativa alla tossicità delle sostanze ( e la loro capacità di filtrare o di permeare
attraverso i tessuti) , i DPI si differenziano. Di norma , quelli idonei ad affrontare zone di contaminazione
elevate sono in dotazione delle squadre di soccorso aziendali o esterne.
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DRP C– Linee guida P iani di Protezione Civile comunali e provinciali per il rischio di un Incidente Industriale
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Esempi di DP I per operatori in aree contaminate e tossiche (foto archivio DRP C - Servizio S13, UOB S13.01)
Per questo motivo i dispositivi devono essere contrassegnati da marchi di omologazione
Esempio della tabella riassuntiva che identifica i gradi di protezione di un DP I
DSS - Dire ttore de i Soccorsi Sanitari
Medico appartenente ad una unità operativa afferente al dipartimento di emergenza (non necessariamente
alla centrale operativa 118) con esperienza e formazione adeguata, presente in zona operazioni e responsabile
della gestione in loco di tutto il dispositivo di intervento sanitario. Opera in collegamento con il medico
coordinatore della centrale operativa 118. Si coordina con il referente sul campo del soccorso tecnico
(VV.F.) e con quello delle forze di polizia
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DTS - Dire ttore Te cnico dei Soccorsi
Compito assegnato istituzionalmente al Comandante dei VV.F che può delegare all'ufficiale più alto in grado
presente sul posto dell'incidente. Assume il comando operativo degli interventi.
E
Effe tto DO MINO
Nella determinazione degli scenari incidentali bisogna tener conto dell’effetto Domino e cioè che gli effetti
di un incidente travalichino i confini dello stabilimento e coinvolgano depositi o impianti di un altro gestore
provocando un innalzamento della soglia di pericolo e una estensione maggiore dell’incidente. Nel caso di
poli industriali l’incidente originario potrebbe estendersi rapidamente coinvolgendo un numero sempre
maggiore di stabilimenti.
Nei Poli Industriali il singolo PEE potrebbe essere insufficiente: la norma prevede la predisposizione di un
Piano di Area.
Esempio Effetto Domino: uno scenario incidentale coinvolge gli impianti degli stabilimenti limitrofi
(archivio DRP C – Servizio S13, UOB S13.01)
Eme rgenza (Classificazione )
Così come indicato nell’art.2 della Legge 225 del 24 febbraio 1999 - Istituzione del Servizio nazionale della
protezione civile, ai fini dell'attività di protezione civile gli eventi possono causare una Emergenza che può
essere distinta come segue:
Emergenza tipo A: eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che possono essere fronteggiati
mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria
Emergenza tipo B: eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che per loro natura ed estensione
comportano l'intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria;
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Emergenza tipo C: calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono
essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari
Ese rcitazione
Il D.Lgs 334/94 prevede che il Sindaco, unitamente all’AP programmino esercitazioni per verificare la
conoscenza del PEE e il livello di consapevolezza della popolazione nei confronti del rischio di incidente
rilevante. Dette esercitazioni devono essere programmate anche dagli altri Enti gestori coinvolti dalla
gestione dell’emergenza per testare l’efficacia delle previsioni del PEE e della tempistica di attuazione.
Le esercitazioni devono coinvolgere anche la popolazione le scuole.
Esercitazione Rischio Industriale presso scuole di P riolo Gargallo nell’ ottobre 2008
(foto archivio DRP C – Servizio S13, UOB S13.01)
F
Flash-fire (Irraggiamento- Incendi)
Innesco di una miscela infiammabile lontano dal punto di rilascio con conseguente incendio.
Fire ball (Irraggiamento- Incendi)
Incendio derivante dall’innesco di un rilascio istantaneo di gas liquefatto infiammabile – ad esempio
provocato dal BLEVE.
Frasi di Rischio (Frasi R)
Sono chiamate frasi R alcune frasi convenzionali che descrivono i rischi per la salute umana, animale ed
ambientale connessi alla manipolazione di sostanze chimiche. Sono state codificate dall'Unione europea nelle
direttive 88/379/CEE, 1999/45/CEE, 2001/60/CEE).
Ad ogni frase è associato un codice univoco composto dalla lettera R seguita da un numero. È previsto dalle
attuali normative che ogni confezione di prodotto chimico rechi sulla propria etichetta le frasi R e le frasi S
corrispondenti al prodotto chimico ivi contenuto.
Si riportano di seguito le Frasi R con le combinazioni previste
R 1: Esplosivo a secco.
R 2: Rischio d'esplosione per urto, attrito, presenza di fuoco o di altre fonti d'infiammazione.
R 3: Grande rischio d'esplosione per urto, attrito, in presenza di fuoco o altre fonti d'infiammazione.
R 4: Forma dei composti metallici esplosivi molto sensibili.
R 5: Rischio d'esplosione in presenza di calore.
R 6: Rischio d'esplosione a contatto o meno con l'aria.
R 7: Può provocare incendio.
R 8: Favorisce l'infiammazione di sostanze combustibili.
R 9: Può esplodere componendosi con sostanze combustibili.
R 10: Infiammabile
R 11: Molto infiammabile.
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R 12: Estremamente infiammabile.
R 13: Gas liquefatto estremamente infiammabile.
R 14: Reagisce violentemente a contatto con l'acqua.
R 15: A contatto con l'acqua sviluppa gas molto infiammabili.
R 16: Può esplodere componendosi con sostanze comburenti.
R 17: Infiammabile spontaneamente in presenza di aria.
R 18: Con l'uso, formazione possibile di miscela vapore / aria infiammabile / esplosivi.
R 19: Può formare perossidi esplosivi.
R 20: Nocivo per inalazione.
R 21: Nocivo a contatto con la pelle.
R 22: Nocivo in caso di ingestione.
R 23: Tossico per inalazione.
R 24: Tossico a contatto con la pelle.
R 25: Tossico in caso d'ingestione.
R 26: Molto tossico per inalazione.
R 27: Molto tossico a contatto con la pelle.
R 28: Molto tossico in caso d'ingestione.
R 29: A contatto con l'acqua sviluppa gas tossici.
R 30: Può diventare molto infiammabile in esercizio.
R 31: A contatto con un acido sviluppa gas tossico.
R 32: A contatto con un acido sviluppa gas molto tossico.
R 33: Pericolo di effetti cumulati.
R 34: Provoca ustioni.
R 35: Provoca gravi ustioni.
R 36: Irritante per gli occhi.
R 37: Irritante per le vie respiratorie.
R 38: Irritante per la pelle.
R 39: Pericolo di effetti irreversibili molto gravi.
R 40: Possibilità di effetti cancerogeni - Prove insufficienti.
R 41: Rischio di lesioni oculari gravi.
R 42: Può causare sensibilizzazione per inalazione.
R 43: Può causare sensibilizzazione a contatto con la pelle.
R 44: Rischio d'esplosione se riscaldato in ambiente chiuso.
R 45: Può provocare il cancro.
R 46: Può provocare alterazioni genetiche ereditarie.
R 47: Può procurare malformazioni congenite.
R 48: Rischio di effetti gravi per la salute in caso di esposizione prolungata.
R 49: Può provocare il cancro per inalazione.
R 50: Altamente tossico per gli organismi acquatici.
R 51: Tossico per gli organismi acquatici.
R 52: Nocivo per gli organismi acquatici.
R 53: Può provocare a lungo termine effetti negativi per l'ambiente acquatico.
R 54: Tossico per la flora.
R 55: Tossico per la fauna.
R 56: Tossico per gli organismi del terreno.
R 57: Tossico per le api.
R 58: Può provocare a lungo termine effetti negativi per l'ambiente.
R 59: Pericoloso per lo strato di ozono.
R 60: Può ridurre la fertilità.
R 61: Può danneggiare i bambini non ancora nati.
R 62: Possibile rischio di ridotta fertilità.
R 63: Possibile rischio di danni ai bambini non ancora nati.
R 64: Possibile rischio per i bambini allattati al seno.
R 65: Nocivo: può causare danni ai polmoni in caso di ingestione.
R 66: L'esposizione ai vapori può provocare secchezza e screpolature alla pelle.
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R 67: L'inalazione dei vapori può provocare sonnolenza e vertigini.
R 68: Possibilità di effetti irreversibili.
Combinazioni di frasi
R 14/15: Reagisce violentemente con l'acqua liberando gas infiammabili.
R 15/29: A contatto con l'acqua libera gas tossici e facilmente infiammabili.
R 20/21: Nocivo per inalazione e contatto con la pelle.
R 21/22: Nocivo a contatto con la pelle e per ingestione.
R 20/22: Nocivo per inalazione e ingestione.
R 20/21/22: Nocivo per inalazione, ingestione e contatto con la pelle.
R 23/24: Tossico per inalazione e contatto con la pelle.
R 24/25: Tossico a contatto con la pelle e per ingestione.
R 23/25: Tossico per inalazione e ingestione.
R 23/24/25: Tossico per inalazione, ingestione e contatto con la pelle.
R 26/27: Altamente tossico per inalazione e contatto con la pelle.
R 26/28: Molto tossici per inalazione e per ingestione.
R 27/28: Altamente tossico a contatto con la pelle e per ingestione.
R 26/27/28: Altamente tossico per ingestione, inalazione e contatto con la pelle.
R 36/37: Irritante per gli occhi e le vie respiratorie.
R 37/38: Irritante perle vie respiratorie e la pelle.
R 36/38: Irritante per gli occhi e la pelle.
R 36/37/38: Irritante per gli occhi, le vie respiratorie e la pelle.
R 39/23: Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione.
R 39/24: Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi a contatto con la pelle.
R 39/25: Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per ingestione.
R 39/23/24: Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione e a contatto con la pelle.
R 39/23/25: Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione e ingestione.
R 39/24/25: Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi a contatto con la pelle e per ingestione.
R 39/23/24/25: Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione , ingestione e contatto
con la pelle..
R 39/26: Molto tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione.
R 39/27: Molto tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi a contatto con la pelle.
R 39/28: Molto tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per ingestione.
R 39/26/27: Molto tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione e a contatto con la
pelle.
R 39/26/28: Molto tossico: pericolo di effetti irreversibili molto per inalazione e per ingestione.
R 39/26/27/28: Molto tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione, a contatto con la
pelle e per ingestione.
R 42/43: Può provocare sensibilizzazione per inalazione e a contatto con la pelle.
R 48/20: Nocivo: pericolo di gravi danni per la salute in caso di esposizione prolungata per inalazione.
R 48/21: Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata a contatto con la
pelle.
R 48/22: Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per ingestione.
R 48/20/21: Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione e
a contatto con la pelle.
R 48/20/22: Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione e
ingestione.
R 48/21/22: Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata a contatto con la
pelle e per ingestione.
R 48/20/21/22: Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per
inalazione, a contatto con la pelle e per ingestione.
R 48/23: Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione.
R 48/24: Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata a contatto con la
pelle.
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R 48/25: Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per ingestione.
R 48/23/24: Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione e
a contatto con la pelle.
R 48/23/25: Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione e
per ingestione.
R 48/24/25: Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata a contatto con la
pelle e per ingestione.
R 48/23/24/25: Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per
inalazione, a contatto con la pelle e per ingestione.
R 50/53: Altamente tossico per gli organismi acquatici, può provocare a lungo termine effetti negativi per
l'ambiente acquatico.
R 51/53: Tossico per gli organismi acquatici, può provocare a lungo termine effetti negativi per
l'ambiente acquatico.
R 52/53: Nocivo per gli organismi acquatici, può provocare a lungo termine effetti negativi per l'ambiente
acquatico.
R 68/20: Nocivo: possibilità di effetti irreversibili per inalazione.
R 68/21: Nocivo: possibilità di effetti irreversibili a contatto con la pelle.
R 68/22: Nocivo: possibilità di effetti irreversibili per ingestione.
R 68/20/21: Nocivo: possibilità di effetti irreversibili per inalazione e a contatto con la pelle.
R 68/20/22: Nocivo: possibilità di effetti irreversibili per inalazione e ingestione.
R 68/21/22: Nocivo: possibilità di effetti irreversibili a contatto con la pelle e per ingestione.
R 68/20/21/22: Nocivo: possibilità di effetti irreversibili per inalazione, a contatto con la pelle e per
ingestione.
Frasi di Prudenza (Frasi S)
Sono chiamate frasi S alcune frasi convenzionali che descrivono i consigli di prudenza cui attenersi in caso
di manipolazione di sostanze chimiche.Sono frasi codificate dall'Unione europea nella direttiva 88/379/CEE.
È previsto dalle attuali normative che ogni confezione di prodotto chimico rechi sulla propria etichetta le
frasi R e le frasi S corrispondenti al prodotto chimico ivi contenuto.
Si riportano di seguito le Frasi S con le combinazioni previste
S 1: Conservare sotto chiave.
S 2: Conservare fuori portata dei bambini.
S 3: Conservare in luogo fresco.
S 4: Conservare lontano da qualsiasi locale abitato.
S 5: Conservare in ... (liquido adatto consigliato dal produttore).
S 6: Conservare in ... (gas inerte consigliato dal produttore).
S 7: Conservare il recipiente perfettamente chiuso.
S 8: Conservare il recipiente protetto dall'umidità.
S 9: Conservare il recipiente in un luogo ben ventilato.
S 12: Non chiudere ermeticamente il recipiente.
S 13: Conservare lontano da prodotti alimentari e bevande, compresi quelli per animali.
S 14: Conservare lontano da ... (sostanze incompatibili specificate dal produttore).
S 15: Conservare lontano da fonti di calore.
S 16: Conservare lontano da qualsiasi fonte d'infiammazione. Non fumare.
S 17: Tenere lontano da sostanze combustibili.
S 18: Manipolare e aprire il recipiente con precauzione.
S 20: Non mangiare e bere durante l'utilizzazione.
S 21: Non fumare durante l'utilizzazione.
S 22: Non respirarne le polveri.
S 23: Non respirarne i gas e i vapori, i fumi, gli aerosol (termini adatti specificati dal produttore).
S 24: Evitare il contatto con la pelle.
S 25: Evitare il contatto con gli occhi.
S 26: In caso di contatto con gli occhi, lavare immediatamente e abbondantemente con acqua e consultare
uno specialista.
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S 27: Togliere immediatamente qualsiasi indumento insudiciato o spruzzato.
S 28: Dopo contatto con la pelle, lavarsi immediatamente e abbondantemente con ... (prodotto adeguato
specificato dal produttore).
S 29: Non gettare i residui nelle condotte fognarie.
S 30: Non versare mai acqua in questo prodotto.
S 33: Evitare l'accumulo di cariche elettrostatiche.
S 34: Evitare movimento d'urto e di attrito.
S 35: Non gettare il prodotto e il recipiente senza aver preso tutte le precauzioni indispensabili.
S 36: Indossare un indumento di protezione adeguato.
S 37: Indossare guanti adeguati.
S 38: In caso di insufficiente ventilazione, far uso di un apparecchio respiratorio adeguato.
S 39: Far uso di un apparecchio di protezione degli occhi e del viso.
S 40: Per la pulizia del pavimento o di oggetti, insudiciati dal prodotto, utilizzare ... (prodotto specificato
dal produttore).
S 41: In caso d'incendio e/o di esplosione non respirare i fumi.
S 42: In caso di irrigazione liquida o gassosa indossare un apparecchio respiratorio adeguato (indicazioni
a cura del produttore).
S 43: In caso d'incendio utilizzare ... (apparecchi estintori specificati dal produttore. Qualora il rischio
aumenti in presenza di acqua, aggiungere: "Non utilizzare mai acqua").
S 44: In caso di malore consultare un medico (recando possibilmente l'etichetta).
S 45: In caso d'infortunio o di malore, consultare immediatamente un medico (recare possibilmente con sé
l'etichetta).
S 46: In caso d'ingestione consultare immediatamente un medico recando con se' l'imballaggio o
l'etichetta.
S 47: Conservare a temperatura non superiore a ... °C (da specificare a cura del produttore).
S 48: Mantenere in ambiente umido con ... (prodotto adeguato da specificare a cura del produttore).
S 49: Conservare unicamente nel recipiente originale.
S 50: Non mescolare con ... (da specificare a cura del produttore).
S 51: Utilizzare unicamente in zone perfettamente ventilate.
S 52: Non utilizzare su grandi superfici in locali abitati.
S 53: Evitare l'esposizione, procurarsi istruzioni particolari prima dell'utilizzazione.
S 54: Procurarsi il consenso delle autorità di controllo dell'inquinamento prima di scaricare negli impianti
di trattamento delle acque di scarico.
S 55: Utilizzare le migliori tecniche di trattamento disponibili prima di scaricare nelle fognature o
nell'ambiente acquatico.
S 56: Non scaricare nelle fognature o nell'ambiente; smaltire i residui in un punto di raccolta rifiuti
autorizzato.
S 57: Usare contenitori adeguati per evitare l'inquinamento ambientale.
S 58: Smaltire come rifiuto pericoloso.
S 59: Richiedere informazioni al produttore/fornitore per il recupero/riciclaggio.
S 60: Questo materiale e/o il suo contenitore devono essere smaltiti come rifiuti pericolosi.
S 61: Non disperdere nell'ambiente. Riferirsi alle istruzioni speciali/schede informative in materia di
sicurezza.
S 62: In caso di ingestione non provocare il vomito: consultare immediatamente un medico.
S 63: In caso di ingestione per inalazione, allontanare l'infortunato dalla zona contaminata e mantenerlo a
riposo.
S 64: In caso di ingestione, sciacquare la bocca con acqua (solamente se l'infortunato è cosciente).
Combinazioni di frasi
S 1/2: Conservare sotto chiave e fuori dalla portata dei bambini.
S 3/7: Tenere il recipiente ben chiuso in luogo fresco.
S 3/9/14: Conservare in luogo fresco e ben ventilato lontano da ... (materiali incompatibili, da precisare da
parte del fabbricante).
S 3/9/14/49: Conservare soltanto nel contenitore originale in luogo fresco e ben ventilato lontano
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da...(materiali incompatibili, da precisare da parte del fabbricante).
S 3/9/49: Conservare soltanto nel contenitore originale in luogo fresco e ben ventilato.
S 3/14: Conservare in luogo fresco lontano da ... (materiali incompatibili, da precisare da parte del
fabbricante).
S 7/8: Conservare il recipiente ben chiuso e al riparo dall'umidità.
S 7/9: Tenere il recipiente ben chiuso e in luogo ben ventilato.
S 7/47: T enere il recipiente ben chiuso e a temperatura non superiore a ...°C (da precisare da parte del
fabbricante).
S 20/21: Non mangiare, nè bere, nè fumare durante l'impiego.
S 24/25: Evitare il contatto con gli occhi e con la pelle.
S 29/56: Non gettare i residui nelle fognature.
S 36/37: Usare indumenti protettivi e guanti adatti.
S 36/37/39: Usare indumenti protettivi, guanti adatti e proteggersi gli occhi/la faccia.
S 36/39: Usare indumenti protettivi adatti e proteggersi gli occhi/la faccia.
S 37/39: Usare guanti adatti e proteggersi gli occhi/la faccia.
S 47/49: Conservare soltanto nel contenitore originale e a temperatura non superiore a ... °C (da precisare
da parte del fabbricante).
Funzioni di Supporto
La gestione dei una emergenza Industriale prevede l’istituzione di una Unità di Crisi o di un Centro
Coordinamento Soccorsi. All’interno di questa struttura, di norma posta negli uffici dell’UT G competente
per territorio, devono riunirsi i componenti designati dal Prefetto in sede di predisposizione del PEE. I
componenti designati formeranno, per le proprie competenze, delle funzioni di supporto alle decisioni del
Prefetto.
Secondo il classico Metodo Augustus le funzioni sono 14 alla quale deve essere aggiunta, per la particolarità
dell’incidente, una quindicesima funzione, quella della PROT EZIONE DELL’AMBIENT E.
In realtà, nelle predisposizione del Modello d’intervento e nella definizione delle Funzioni di Supporto, nel
caso di un incidente Industriale alcune delle funzioni possono essere raggruppate, assegnando ad uno stesso
componente più funzioni.
G
Ge store
Il D.Lgs. 334/99 definisce gestore", la persona fisica o giuridica che gestisce o detiene lo stabilimento o
l'impianto.
J
Je t-fire (Irraggiamento- Incendi)
Incendio di sostanza infiammabile in pressione che fuoriesce da un contenitore.
I
IDLH
Valore di riferimento valutazione degli effetti nel caso di una Nube Tossica per determinare la zona con
Danni Gravi alla popolazione: è la concentrazione di sostanza tossica fino alla quale l'individuo sano, in
seguito ad esposizione di 30 minuti, non subisce per inalazione danni irreversibili alla salute e sintomi tali da
impedire l'esecuzione delle appropriate azioni protettive.
Impianto
Il D.Lgs 334/99 definisce "impianto", un'unita' tecnica all'interno di uno stabilimento, in cui sono prodotte,
utilizzate, manipolate o depositate sostanze pericolose. Comprende tutte le apparecchiature, le strutture, le
condotte, i macchinari, gli utensili, le diramazioni ferroviarie particolari, le banchine, i pontili che servono
l'impianto, i moli, i magazzini e le strutture analoghe, galleggianti o meno, necessari per il funzionamento
dell'impianto
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Incidente rile vante
Il D.Lgs 334/99 definisce "incidente rilevante", un evento quale un'emissione, un incendio o un'esplosione di
grande entità, dovuto a sviluppi incontrollati che si verificano durante l'attività di uno stabilimento di cui
all'articolo 2, comma 1, e che dia luogo ad un pericolo grave, immediato o differito, per la salute umana o per
l'ambiente, all'interno o all'esterno dello stabilimento, e in cui intervengano una o più sostanze pericolose;
ISPESL
L'Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro - ISPESL - e' ente di diritto pubblico, nel
settore della ricerca, dotato di autonomia scientifica, organizzativa, patrimoniale, gestionale e tecnica. E'
organo tecnico-scientifico del Servizio Sanitario Nazionale per quanto riguarda ricerca, sperimentazione,
controllo, consulenza, assistenza, alta formazione, informazione e documentazione in materia di prevenzione
degli infortuni e delle malattie professionali, sicurezza sul lavoro nonché di promozione e tutela della salute
negli ambienti di vita e di lavoro, del quale si avvalgono gli organi centrali dello Stato, preposti ai settori
della salute - dell'ambiente - del lavoro - della produzione, le regioni e le province autonome di T rento e di
Bolzano.
Sono scaricabili on line dal sito http://www.ispesl.it/software/iris.asp un software gratuito che consente in
modo molto immediato l'aggiornamento "in tempo reale" dell’analisi del rischio, seguendo tutti i
cambiamenti nelle apparecchiature, nella strumentazione e nei parametri operativi.
Inquinanti nel campo industriale
Si riportano delle tabelle esplicative delle principali sostanze inquinanti che possono contaminare l’aria in
caso di incidente industriale con rilascio di sostanze in atmosfera
Inquinante
Sorgenti
Caratteristiche
Effetti sulla salute
umana
Effetti sull'ambiente
Biossido di zolfo
(SO2 )
Deriva dalla
combustione di
carburanti contenenti
zol fo (es. olio
combustibile,
gasolio, carbone).
Sono responsabili
delle sue emissioni
le centrali
termoelettriche,
l'industria, gli
impianti di
riscaldamento
domestico, gli
autoveicoli (diesel).
L'anidride solforosa
è un gas incolore e
con odore pungente
e caratteristico, che a
contatto con
l'umidità dell'aria si
tras forma in acido
solfori co. Quando
c'è nebbia o pioggia,
le concentrazioni in
atmosfera rilevate
dagli strumenti di
misura calano
bruscament e; nella
nebbia però questo
inquinante continua
a svolgere la sua
azione acidi fi cante
quando viene
inalato. Negli ultimi
anni si è osservata
una diminuzione
delle emissioni,
grazie alle modi fiche
nella quantità e
qualità dei
combustibili
utilizzati.
È un irritante delle
mucose e
dell'apparato
respiratorio. Per
lunghe esposizioni
altera la funzionalità
respiratori a. Gli
asmatici sono i
soggetti più a
rischio.
Contribuisce alla
formazione delle piogge e
delle deposizioni acide,
che recano danni alla
vegetazione, alla fauna
ittica (acidi ficazione dei
laghi) e corrodono edi fici
e monumenti.
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Inquinante
Sorgenti
Caratteristiche
Effetti sulla salute
umana
Effetti sull'ambiente
Ossidi di azoto
(NOX)
Si generano a causa
dei processi di
combustione, negli
autoveicoli e negli
impianti industriali e
di riscaldamento,
indipendentemente
dal tipo di
combustibile
utilizzato.
Durante le
combustioni, l'azoto
molecolare (N2),
presente nell'ari a che
brucia insieme al
combustibile, si
ossida a monossido
di azoto (NO).
Nell'ambiente
esterno il monossido
si ossida a biossido
di azoto (NO2), che
è quindi un
inquinante
secondario, perché
non emesso
direttamente. Il
biossido di azoto è
"ubiquitario": si
ritrova in atmosfera
un po' ovunque, con
concentrazioni
abbastanza costanti.
Il biossido di azoto
causa irritazioni alle
vie respiratorie e
modeste alterazioni
della funzionalità
respiratori a, in
particolare nei
soggetti asmatici.
Per lunghe
esposizioni a dosi
elevate, può causare
enfisemi polmonari
e diminuzione della
resistenza alle
infezioni batteriche.
Il biossido di azoto
contribuisce ad originare
lo smog fotochimico.
Contribuisce anche ad
originare nebbie e piogge
acide, formando acido
nitrico a contatto con
l'umidità atmosferica.
Inquinante
Sorgenti
Caratteristiche
Effetti sulla salute
umana
Effetti sull'ambiente
Monossido di
carbonio (CO)
Si forma in tutte le
combustioni che
avvengono in
carenza di ossigeno,
situazione che si
veri fica in diversa
misura sia nei motori
degli autoveicoli che
negli impianti di
riscaldamento
domestici e negli
impianti industriali.
Viene prodotto
anche dal fumo di
sigaretta e questa
font e assume
importanza negli
ambienti chiusi.
Le sue
concentrazioni negli
ambienti esterni
sono molto variabili
e legate alla
presenza di traffico
intenso. Il
monossido di
carbonio viene
emesso dai motori
ad un basso numero
di giri e quindi
soprattutto in
concomitanza con
code ingorghi e in
generale nelle ore di
punta. Inoltre il
tempo di vita della
molecola risulta
elevato (in media un
mese).
Il monossido di
carbonio si lega
all'emoglobina del
sangue formando
carbossiemoglobina,
che non più in grado
di trasportare
l'ossigeno.
Diminuisce quindi la
capacità di trasporto
dell'ossigeno
nell'organismo. A
basse dosi
diminuisce la
resistenza allo s forzo
fisico. Ad alte dosi
può essere letale,
come nei casi di
avvelenamento o
as fissia dovuti al
cattivo
funzionamento delle
stufe domestiche.
L'anidride carboni ca che
si forma in atmosfera dal
monossido di carbonio è
uno dei gas responsabili
dell'effetto serra.
Inquinante
Sorgenti
Caratteristiche
Effetti sulla salute
umana
Effetti sull'ambiente
Particelle sospese
(Polveri)
Si formano nelle
combustioni
(particelle
incombuste); nelle
aree urbane sono
Le particelle sospese
hanno piccole
dimensioni (fino a
qualche decina di
millesimi di
Sono in generale
Irritanti per
l'apparato
respiratorio. La loro
pericolosità è però
Nell'ambiente
contribuiscono alla
diminuzione della
trasparenza dell'aria e
all'annerimento e/o
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DRP C– Linee guida P iani di Protezione Civile comunali e provinciali per il rischio di un Incidente Industriale
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generate dalle
centrali termiche e
dagli autoveicoli.
Fanno parte di
questa categori a
anche le polveri
prodotte
dall'abrasione dei
freni, dei
pneumatici, del
manto stradale.
millimetro). Le
particelle più grandi
tendono a
depositarsi al suolo,
anche se vengono
frequentemente
riportate in
sospensione dal
passaggio degli
autoveicoli; quelle
più piccole
rimangono in
sospensione più a
lungo e quindi
vengono più
facilmente inalate.
La pioggia ha un
effetto depurante,
mentre con la
nebbia, al contrario,
si rilevano
concentrazioni
elevate
soprattutto dovuta
corrosione di monumenti,
alle sostanze nocive edi fici, ecc.
che contengono o
che su di esse sono
adsorbite: ad
esempio, piombo,
vanadio, cromo,
amianto, Idrocarburi
Policiclici Aromatici
(IPA). È stato
dimostrato che
alcune di queste
sostanze sono
cancerogene
(amianto,
benzopirene ed altri
IPA).
Inquinante
Sorgenti
Caratteristiche
Effetti sulla salute
umana
Effetti sull'ambiente
Ozono
(O3 )
È un inquinante
secondario che si
origina per reazioni
chimiche, favorite
dalla radiazione
solare, tra inquinanti
primari che vengono
immessi
direttamente
nell'atmosfera, quali
gli ossidi di azoto e
gli idrocarburi, che
svolgono la funzione
di precursori.
È un gas di colore
azzurro pallido che
si comporta come un
forte agente
ossidante.
Nell'atmosfera è
presente, in
condizioni naturali,
in percentuale molto
bassa (0,00004%) e
si concentra ad
un'altezza dal suolo
compresa tra i 20 ed
i 60 km. Quello
presente nei bassi
strati dell'atmosfera
(ozono tropos feri co)
è un inquinante
secondario, non
esistendo
significative
emissioni di ozono
da parte dell'uomo.
Nelle aree industriali
e urbane il fattore
limitante della sua
presenza è costituito
dalle condizioni
meteorologiche, in
particolare la
radiazione solare.
Può essere
trasportato anche a
centinaia di km dal
È un gas che esplica
i suoi effetti negativi
anche a
concentrazioni molto
basse. Provoca
irritazione agli occhi
(in concentrazioni
attorno ai 200
mg/m3); per valori
più elevati si
riscontrano sintomi a
carico delle vie
respiratori e. Valori
elevati aumentano
l'incidenza degli
attacchi asmatici nei
soggetti malati.
Produce un rapido
deterioramento dei
materiali e riduce la
produttività delle colture
(la pianta del tabacco, ad
esempio, è utilizzata
come bioindicatore per
rilevarne la presenza,
risultando molto sensibile
all'ozono).
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DRP C– Linee guida P iani di Protezione Civile comunali e provinciali per il rischio di un Incidente Industriale
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luogo di emissione.
È il principale
indicatore della
presenza di smog
fotochimico.
Inquinante
Sorgenti
Caratteristiche
Effetti sulla salute
umana
Effetti sull'ambiente
Idrocarburi non
metanici
Categoria che
comprende tutti gli
idrocarburi volatili
diversi dal metano,
che sono quelli di
maggior impatto
ambientale. Sono
generati dalle
combustioni e
dall'utilizzo del
petrolio e dei suoi
derivati. Nelle aree
urbane la loro
presenza è dovuta ai
gas di scarico degli
autoveicoli, in
particolare quelli con
motore a benzina. È
una fonte importante
anche l'evaporazione
diretta dai depositi e
dai distributori di
carburante.
Questi idrocarburi
vengono emessi
come tali dalle
perdite di carburante
o trasformati in
composti più
semplici e leggeri
dalle combustioni
incomplete. Durante
queste reazioni si
formano anche gli
idrocarburi
policiclici aromatici
(IPA), molto
importanti dal punto
di vista
tossicologico. La
miscela di
idrocarburi presente
in atmosfera è molto
complessa e
comprende composti
molto nocivi come il
benzene (pres ente
come additivo nelle
benzine) e gli IPA,
accanto ad altri
idrocarburi innocui.
Gli idrocarburi sono
anche precursori
della formazione
dello smog
fotochimico.
Gli effetti sulla
salute sono molto
diversi ficati, a
seconda di quale
componente della
complessa miscela
atmosferica viene
considerato. Gli
effetti del benzene e
degli IPA, emessi
dagli autoveicoli,
sono stati studiati
con attenzione:
l'Organizzazione
Mondiale della
Sanità (OMS) li ha
classi ficati come
cancerogeni, per cui
non è possibile
definire una soglia
minima al di sotto
della quale non si
hanno effetti
apprezzabili sulla
salute. Anche se
meno noti, sembrano
rischiosi anche gli
effetti sanitari
prodotti dai derivati
ossigenati degli
idrocarburi.
I derivati ossigenati degli
idrocarburi risultano
essere dei forti ossidanti,
in grado di danneggiare
piante e materiali.
Inquinante
Sorgenti
Caratteristiche
Effetti sulla salute
umana
Effe tti sull'ambiente
Smog fotochimico
È una miscela
atmosferica di
sostanze inquinanti,
che si originano
dalle reazioni fra
idrocarburi e ossidi
di azoto nella bassa
atmosfera, per
l'effetto della
radiazione solare.
L'ozono è uno dei
componenti dello
smog fotochimico e
viene utilizzato
come indicatore
della presenza di
Lo smog
fotochimico è un
inquinante
secondario, che
deriva da altri
inquinanti per
reazioni
fotochimiche; si
forma
prevalent emente
nella stagione estiva.
Venne segnal ato per
la prima volta a Los
Angeles, negli anni
'40. Le sostanze che
lo costituiscono
Queste sostanze
hanno in comune un
elevato potere
ossidante. Sono
suffi cienti basse
concentrazioni di
smog fotochimico
(0,1 ppm) per
provocare bruciore
agli occhi e
irritazione delle vie
respiratori e.
Concentrazioni più
elevate provocano
alterazioni della
funzione respiratoria
Lo smog fotochimico
esercita un'azione
ossidante anche sulle
piante ed è implicato
nei processi di
acidificazione e
nell'effetto serra.
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DRP C– Linee guida P iani di Protezione Civile comunali e provinciali per il rischio di un Incidente Industriale
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questa miscela di
sostanze inquinanti.
Altri componenti
importanti della
miscela sono i
perossiacetilnitrati
(PAN).
hanno un'azione
e attacchi frequenti
chimica fortemente nei soggetti asmatici.
ossidante. Lo smog
fotochimico si
genera in presenza di
idrocarburi che
vanno ad interferire
con il ciclo fotolitico
degli ossidi di azoto:
gli idrocarburi
reagiscono con
l'ossigeno formando
un composto
intermedio molto
reattivo, che a sua
volta reagisce con
gli ossidi di azoto e
con l'ossigeno per
dare i PAN.
Inquinante
Sorgenti
Caratteristiche
Effetti sulla salute
umana
Idrocarburi
Policiclici Aromatici
(IPA)
Si formano durante
la combustione
incompleta delle
sostanze organiche.
Sono un'ampia
famiglia di
composti, di cui il
più noto è il
benzopirene,
considerato
indicatore di tutta la
categori a. Le fonti di
emissione in
atmosfera sono
costituite dagli
autoveicoli, dai
grandi impianti di
combustione (in
special modo quelli
a carbone), dagli
inceneritori.
L'emissione di IPA
aumenta
considerevolment e
quando la
combustione non
avviene in modo
effici ente. Ci sono
anche altre
importanti fonti di
esposizione umana
agli IPA: il fumo di
sigaretta, che ne
contiene
concentrazioni
elevate, e gli
alimenti preparati
con i seguenti
sistemi: grigliatura,
affumicatura,
torrefazione,
tostatura.
In general e si può
affermare che gli
IPA hanno azione
cancerogena. Più
noti sono gli effetti
cancerogeni
sull'apparato
respiratorio, meno
conosciuti risultano
invece quelli
sull'apparato
digerente, anche se
la quantità di IPA
ingerita con i cibi è
probabilmente molto
maggiore rispetto a
quella
inalata.Indagini
epidemiologiche
hanno evidenziato il
ruolo di questi
inquinanti nello
sviluppo del cancro
al polmone, in
particolare per il più
noto tra questi, il
benzopirene.
Secondo l'OMS 9
persone su 100.000
esposte nell'arco di
una vita a 1 ng/m3 di
benzopirene corrono
il rischio di contrarre
il cancro; in una
stanza inquinata di
fumo di sigaretta si
possono superare i
Effe tti sull'ambiente
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20 ng/m3 di questa
sostanza.
Inquinante
Sorgenti
Caratteristiche
Effetti sulla salute
umana
Benzene
(C6 H6 )
Le sorgenti
principali sono
costituite dalle
emissioni dei veicoli
a motore e dalle
perdite per
evaporazione
durante la
lavorazione, dallo
stoccaggio e dalla
distribuzione dei
prodotti petroliferi,
quindi anche e
soprattutto dei
combustibili per
autotrazione.
Il benzene es ce
incombusto dai
normali motori a
scoppio, mentre la
sua concentrazione è
significativam ente
ridotta dalle
marmitte catalitiche,
soltanto quando
queste hanno
raggiunto una
temperatura ottimale
(dopo 15-20 minuti
dall'avviamento del
motore). Il benzene
è utilizzato come
additivo
antidetonante nelle
benzine senza
piombo ed anche
nelle benzine
"super". Il benzene è
contenuto in
concentrazioni
abbastanza elevat e
anche nel fumo di
sigaretta e in
quantità non
trascurabili in
diversi cibi.
Indagini
epidemiologiche
hanno dimostrato
un'aumentata
incidenza della
leucemia in
lavoratori esposti al
benzene; esperimenti
su animali hanno
confermato questo
effetto cancerogeno.
Come per gli IPA e
per altre sostanze
cancerogene, non è
possibile stabilire
una concentrazione
al di sotto della
quale non si
evidenziano effetti
nocivi. Secondo
l'OMS il rischio
aumenta
all'aumentare
dell'esposizione; un
individuo esposto ad
una concentrazione
atmosferica di 1
mg/m3 di benzene
ha una probabilità su
250.000 di
sviluppare una
leucemia. Nelle aree
urbane le
concentrazioni di
benzene oscillano tra
3 e 30 mg/m3 di
benzene.
Inquinante
Sorgenti
Caratteristiche
Effetti sulla salute
umana
Piombo
(Pb)
L'utilizzo di benzine
addizionate di
piombo è il
principale
responsabile delle
emissioni del
piombo stesso in
atmosfera.
Il piombo tetraetile
viene addizionato
alle benzine come
antidetonante,
elevando il numero
di ottani ed evitando
l'esplosione
anticipata della
miscela ariacombustibile nei
motori a scoppio.
Negli ultimi anni
l'avvento delle auto
Le concentrazioni di
piombo riscontrate
normalmente in
atmosfera, anche
negli anni passati,
non comportano il
rischio di effetti
tossici acuti.
L'esposizione
prolungata a basse
concentrazioni
(tossicità cronica)
può causare invece
Effe tti sull'ambiente
Effe tti sull'ambiente
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catalizzate e delle
benzine senza
piombo, che
utilizzano come
antidetonanti i non
meno pericolosi
idrocarburi aromatici
(benzene), ha
comportato una forte
diminuzione delle
emissioni di piombo.
effetti sulla salute
quando nel sangue si
raggiungono livelli
di piombo
(piombemia) di 0,40,5 mg/l; a queste
concentrazioni si
notano una ridotta
produzione di
emoglobina ed
alcuni effetti
neuropsicologici.
Effetti più severi
(anemia,
encefalopatia) si
riscontrano a
concentrazioni più
elevate.
L
Livello di Allarme Centrale 118
E' lo stato di allertamento della Centrale Operativa 118.Il livello di allarme é lo stato di attivazione delle
risorse aggiuntive rispetto a quelle ordinarie. Si possono distinguere 4 livelli di allarme.
Livello 0: è'il normale livello di funzionamento della Centrale Operativa Sues 118; sono attivate le risorse
ordinarie e si utilizzano le normali procedure di gestione.
Livello 1: il livello viene attivato quando sono in corso situazioni di rischio prevedibili, quali gare
automobilistiche, concerti, manifestazioni sportive, manifestazioni con notevole affluenza.
E' attivato in loco un dispositivo di assistenza, dimensionato sulla base delle esigenze ed in adesione
a quanto previsto da specifici piani di intervento.
La Centrale Operativa SUES 118 dispone di tutte le informazioni relative al dispositivo, monitorizza l'evento
ed é in grado di coordinare l'intervento.
Livello 2: viene attivato quando vi é la possibilità che si verifichino eventi preceduti da fenomeni precursori,
quali a d esempio allagamenti, frane, etc.Le risorse aggiuntive vengono messe in preallarme, in modo che
possano essere pronte a muovere entro 15 minuti dall'eventuale allarme.
Il Medico coordinatore della Centrale Operativa può disporre eventualmente l'invio di mezzi sul
posto per monitoraggio o per assistenza preventiva.
Livello 3: viene attivato quando é presente una situazione di maxiemergenza .Il Dispositivo di Intervento più
appropriato viene inviato sul posto e vengono attivate le procedure per la richiesta ed il coordinamento di
risorse aggiuntive anche sovraterritoriali.
Livello di Alle rta
La distinzione in livelli di allerta ha lo scopo di consentire ai Vigili del Fuoco di intervenire fin dai
primi momenti, e all’AP il tempo di attivare, in via precauzionale, le misure di protezione e
mitigazione delle conseguenze previste nel PEE per salvaguardare la salute della popolazione e la
tutela dell’ambiente. I livelli di allerta sono:
• Attenzione: Stato conseguente ad un evento che, anche senza ripercussioni all’esterno dei confini dello
stabilimento, può o potrebbe essere avvertito dalla popolazione creando, così, in essa allarmismo e
preoccupazione. Necessario attivare una procedura informativa da parte dell’Amministrazione comunale; il
gestore informa l’AP e gli altri soggetti individuati nel PEE in merito agli eventi in corso, al fine di consentir
ne l'opportuna gestione.
• Pre allarme : quando l’evento incidentale, pur sotto controllo, possa far temere un aggravamento o possa
essere avvertito dalla maggior parte della popolazione esposta, comportando la necessità di attivazione delle
procedure di sicurezza e di informazione.
In questa fase, il gestore richiede l’intervento di squadre esterne dei VVF, informa l’AP e gli altri soggetti
individuati nel PEE. Il Prefetto assume il coordinamento della gestione dell’emergenza con l’attivazione
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preventiva delle strutture, affinché si tengano pronte a intervenire in caso di evoluzione di un evento
incidentale.
• Allarme - eme rgenza este rna allo stabilimento: quando l’evento incidentale richiede, nel tempo l’ausilio
dei VVF e, fin dal suo insorgere o a causa del suo sviluppo incontrollato, può coinvolgere le aree esterne allo
stabilimento. In questa fase, si ha l’intervento di tutti i soggetti individuati nel PEE.
• Cessato allarme: La procedura di attivazione del cessato allarme è assunta dall’AP, sentite le strutture
operative e gli amministratori locali, quando è assicurata la messa in sicurezza del territorio e dell’ambiente.
LC5O
Valore di riferimento valutazione degli effetti nel caso di una Nube Tossica per determinare la zona di
Elevata probabilità di letalità. Concentrazione di sostanza tossica, letale per inalazione nel 50% dei soggetti
esposti per 30 minuti
LFL
Valore di riferimento valutazione degli effetti nel caso di una Nube di Vapori Infiammabili per determinare
la zona di Elevata probabilità di letalità: Limite Inferiore di Infiammabilità
N
Noria di e vacuazione
Movimento delle ambulanze e degli altri mezzi di trasporto sanitario dal PMA agli ospedali e viceversa al
fine dell’ospedalizzazione delle vittime.
Pericolo
Il D.Lgs 334/99 definisce "pericolo", la proprietà intrinseca di una sostanza pericolosa o della situazione
fisica esistente in uno stabilimento di provocare danni per la salute umana o per l'ambiente.
Piano comunale di protezione civile
E’ redatto a cura dei comuni allo scopo di gestire adeguatamente l’emergenza ipotizzata per il territorio
considerato in relazione ai vari scenari; questi ultimi dovrebbero essere ricavati dai rischi considerati
nell’ambito dei pertinenti programmi di previsione e prevenzione di livello provinciale o regionale.
Piuma di vento
Negli scenari di dispersione di aria di sostanze tossiche, area a rischio è definita dalla ‘piuma di vento’ che
può essere rappresentata da un settore circolare con apertura pari a 1\10 del cerchio avente come raggio le
distanze calcolate per ciascuna zona.
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Esempio: individuazione della ‘piuma di vento’ per un evento con rilascio sostanze tossiche di un stabilimento siciliano
(archivio Comando P rovinciale VV.F Siracusa)
Nel calcolo della ‘piuma del vento’ è utile conoscere anche l’andamento verticale, cioè a quali altezze
(rispetto quella stradale o di campagna) le concentrazioni tossiche superano i livelli di IMPATTO o di
DANNO
Esempio: rappresentazione grafica dell’ andamento verticale della ‘piuma di vento’
(fonte archivio Comando provinciale VV.F Siracusa)
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Esempio: applicazione della piuma del vento con la rosa dei venti (direzioni prevalenti) per l’ individuazione del posizionamento del
P MA durante l’ esercitazione SICURAMBIENTE, Gela 2007
(archivio DRP C –Servizio Servizio S13, UOB S13.01)
PMA - Posto Me dico Avanz ato
Il P.M.A. viene definito nella G.U. del 12 maggio 2001 come un “ dispositivo funzionale di selezione e
trattamento sanitario delle vittime, localizzato ai margini esterni dell'area di sicurezza o in una zona centrale
rispetto al fronte dell'evento…” che “ ..può essere sia una struttura che un’area funzionale dove radunare le
vittime, concentrare le risorse di primo trattamento, effettuare il triage ed organizzare l’evacuazione sanitaria
dei feriti nei centri ospedalieri più idonei”.
Vi sono diversi tipi di PMA, caratterizzati per il loro periodi di impiego:
- PMA di Primo livello: è una tenda di pratico e rapido montaggio avente superficie di circa
40metriqadrati, comprende una stazione elettrica e da una stazione termica; il PMA deve essere fornito di
apparecchiature e materiale sanitario ( barelle d’emergenza, estintori, lettini da campo, teli da trasporto, wc
chimico). Viene utilizzato per il tempo necessario a stabilizzare i feriti gravi prima del loro trasferimento in
ospedale. Questo PMA, normalmente organizzato per trattare circa 10 feriti in codice di gravità giallo e rosso
e che viene generalmente allestito in caso di “ catastrofe ad effetto limitato”, caratterizzata cioè dall’integrità
delle strutture di soccorso esistenti nonché dalla limitata estensione, nel tempo, delle operazioni di soccorso
valutata a meno di 12 ore;
PMA di Secondo Livello: una struttura mobile che, dovendo essere impiegata in emergenze di tipo c)
aggiunge alle caratteristiche di rapidità di base, la capacità di assicurare alle vittime di una catastrofe gli
interventi salvavita per un maggior numero di giorni. La struttura è progettata, sia per personale, attrezzature
sanitaria, ecc.) per operare in piena autonomia per 3 giorni e trattare, nell’arco di una giornata, 50 feriti con
codice di gravità Rosso e Giallo.
-
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DRP C– Linee guida P iani di Protezione Civile comunali e provinciali per il rischio di un Incidente Industriale
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Immagine di un P MA di primo livello in dotazione al DP C -(foto archivio DRP C –Servizio S13, UOB S13.01)
Interno di un PMA (foto archivio DRP C –Servizio Servizio S13,
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Mezzo scarrozzabile con l’ attrezzatura in dotazione al DP C - (foto archivio DRP C –Servizio Servizio S13, UOB S13.01)
Prima Zona “di sicuro impatto”(Zona a rischio)
Immediatamente adiacente allo stabilimento. Caratterizzata da effetti comportanti una elevata letalità per le
persone. Convenzionalmente indicata in cartografia con un cerchio rosso.
Pool-fire (Irraggiamento- Incendi)
Incendio di pozza di liquido infiammabile rilasciato sul terreno.
R
RDS (Rapporto di Sicurezz a)
Il rapporto di sicurezza è un elaborato tecnico, i cui contenuti in Italia sono definiti per legge dal DPCM del
31 marzo 1989, che serve a individuare all'interno di uno stabilimento quali sono gli eventuali incidenti
rilevanti possibili, col fine di attuare sistemi di prevenzione e protezione circa deviazioni dal normale
funzionamento di entità rilevante.
Con l’entrata in vigore del D.Lgs 334/99 e s.m.i. i contenuti del Rds sono specificati all’art.8 del citato
Decreto Legge. Per gli stabilimenti assoggettati all’art.8 del D.Lgs 334/99 e s.m.i. , il RdS viene esaminato
dal CT R.
Sul sito dell’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (ISPESL) sono presenti e
disponibili per il prelievo utili strumenti informatizzati di ausilio alle attività di prevenzione.
Rischio
Il D.Lgs 334/99 definisce "rischio", la probabilità che un determinato evento si verifichi in un dato periodo o
in circostanze specifiche
Rilascio di sostanze pe ricolose
Dispersione di una sostanza tossica nell’ambiente o di un infiammabile non innescato i cui effetti variano in
base alle diverse proprietà tossicologiche della sostanza coinvolta. Nella categoria del rilascio tossico può
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rientrare anche la dispersione dei prodotti tossici della combustione generati a seguito di un incendio in
quanto i fumi da esso provocati sono formati da una complessa miscela gassosa contenente particolato,
prodotti di decomposizione e di ossidazione del materiale incendiato, gas tossici, ecc..
Incendio in una raffineria siciliana: nel fumo vi sono idrocarburi combusti e Idrocarburi non metanici
(foto archivio DRP C –Servizio S13, UOB S13.01)
Rosa dei venti
La rosa dei Venti classifica i venti a seconda della loro provenienza; nel campo del Rischio Industriale o in
quello Ambientale viene utilizzata per indicare le direzioni dei venti prevalenti: se detta informazione è utile
per dimensionare gli scenari incidentali che prevedono un rilascio tossico, durante un evento incidentale,
essa rappresenta un’informazione indispensabile per la gestione dell’emergenza
Esempi di rappresentazioni delle direzioni prevalente del vento e percentuale nel tempo
S
Se conda zona “di danno” (Zona a rischio):
Esterna alla prima zona “ di sicuro impatto” è caratterizzata da possibili danni, anche gravi ed irreversibili,
per le persone che non assumono le corrette misure di autoprotezione e da possibili danni anche letali per
persone più vulnerabili come i minori e gli anziani. E’determinata dalla soglia lesioni irreversibili.
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Se ve so (disastro – direttive CE)
Il disastro di Seveso, o della nube di diossina, fu una catastrofe industriale avvenuta nell'estate del 1976 nel
comune di Seveso, in Brianza, causata da una fuga del composto chimico 3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina
(T CDD) dallo stabilimento dell’Icmesa di Meda, che intossicò la popolazione locale, inquinò aria, terreni e
cose, e che uccise migliaia di animali.
Immagini Archivio RAI dell’incidente di Seveso del 1976
Decine di migliaia di animali furono soppressi in seguito per stroncare sul nascere il rischio di propagazione
della contaminazione chimica. L'incidente spinse gli stati dell'Unione Europea a dotarsi di una politica
comune in materia di prevenzione dei grandi rischi industriali: dal 1982 ad oggi sono state emanate tre
direttive europee a tal senso, che al di là delle sigle di identificazione, sono chiamate ‘direttive Seveso’:
- Direttiva Seveso: direttiva 501/82 CEE del 24 giugno 1982 ‘rischi rilevanti connessi con determinate
attività industriali’ – viene sancita il principio fondamentale della prevenzione del rischio rilevante per la
tutela della salute umana e dell’ambiente e impone precisi obblighi ai fabbricanti. Il Italia la sua attuazione
avvenne attraverso il D.pr 175/8 8del 17 maggio 1988.
- Direttiva Seveso 2: direttiva 96/82/CE del 9 dicembre 1996 ‘controllo dei pericoli di incidenti rilevanti
connessi con determinate sostanze pericolose’, la Comunità europea apporta importanti modifiche alla
precedente direttiva, inserendo aspetti gestionali, il controllo della pianificazione e del territorio,
l’informazione alal popolazione. Da questa direttiva è stato emanato il D.Lgs 334/99.
- Direttiva Seveso 3 (o ter): direttiva CEE 105/2003. In Italia per la sua attuazione è stato emanato il D.L.
n.238 del 21 settembre 2005.
Sche da di Sicurezza
La scheda di sicurezza o SdS è una sorta di carta d’identità delle sostanze e contiene informazioni essenziali
relative alle sostanze per svolgere qualsiasi tipo di analisi, informazioni essenziali per operare in sicurezza
nel sito dello stabilimento in cui queste sostanze sono detenute o utilizzate. Sono strutturate in 16 punti
secondo quanto previsto dalla normativa vigente. La loro lettura, e comprensione, è pertanto requisito
imprescindibile per la redazione o verifica di un RdS e del PEI (Piano di Emergenza Interno) associato.
Schema di Flusso
In un PEE riveste grande importanza la definizione delle procedure di comunicazione, di allarme, di
attivazione. Devono essere studiate a seconda del grado di allerta e delle reali forze disponibili
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Esempio di una rappresentazione grafica dello schema di flusso della gestione dell’ emergenza
Sostanze pe ricolose
Il D.Lgs 334/99 definisce "sostanze pericolose", le sostanze, miscele o preparati elencati nell'allegato I, parte
1, o rispondenti ai criteri fissati nell'allegato I, parte 2, che sono presenti come materie prime, prodotti,
sottoprodotti, residui o prodotti intermedi, ivi compresi quelli che possono ragionevolmente ritenersi generati
in caso di incidente;
Esplosivo (E)
Pericolo:
Questo simbolo indica prodotti che possono esplodere in determinate
condizioni
Precauzioni: Evitare urti, attriti, scintille, calore
Comburente (O)
Pericolo:
Sostanze ossidanti che possono infiammare materiale combustibile o
alimentare incendi già in atto rendendo più difficili le operazioni di
spegnimento.
Precauzioni: T enere lontano da materiale combustibile
Estremamente infiammabile (F+)
Pericolo:
Liquidi con punto di infiammabilità inferiore a 0°C e con punto di
ebollizione/punto di inizio dell'ebollizione non superiore a 35°C.
Precauzioni:
Sostanze gassose infiammabili a contatto con l'aria a temperatura ambiente e
pressione atmosferica.
Conservare lontano da qualsiasi fonte di accensione
Evitare la formazione di miscele aria-gas infiammabili e tenere lontano da
fonti di accensione.
Facilmente infiammabile (F)
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Pericolo:
Sostanze autoinfiammabili. Prodotti chimici infiammabili all'aria.
Podotti chimici che a contatto con l'acqua formano rapidamente gas
infiammabili.
Liquidi con punto di infiammabilità inferiore a 21°C.
Sostanze solide che si infiammano facilmente dopo breve contatto con fonti
di accensione.
Precauzioni: Conservare lontano da qualsiasi fonte di accensione.
Evitare il contatto con umidità o acqua.
T enere lontano da fiamme libere, sorgenti di calore e scintille.
Molto Tossico (T +) e Tossico (T)
Pericolo:
Sostanze molto pericolose per la salute per inalazione, ingestione o contatto
con la pelle, che possono anche causare morte.
Possibilità di effetti irreversibili da esposizioni occasionali, ripetute o
prolungate.
Precauzioni: Evitare il contatto, inclusa l'inalazione di vapori e, in caso di malessere,
consultare il medico.
Nocivo (Xn)
Pericolo:
Nocivo per inalazione, ingestione o contatto con la pelle. Possibilità di effetti
irreversibili da esposizioni occasionali, ripetute o prolungate.
Precauzioni: Evitare il contatto, inclusa l'inalazione di vapori e, in caso di malessere,
consultare il medico.
Corrosivo (C)
Pericolo:
Prodotti chimici che per contatto distruggono sia tessuti viventi che
attrezzature.
Precauzioni: Non respirare i vapori ed evitare il contatto con la pelle, occhi ed indumenti
Irritante (Xi)
Pericolo:
Precauzioni:
Questo simbolo indica sostanze che possono avere effetto irritante per pelle,
occhi ed apparato respiratorio.
Non respirare i vapori ed evitare il contatto con pelle.
Pericoloso per l'ambiente (N)
Pericolo:
Sostanze nocive per l'ambiente acquatico (organismi acquatici, acque) e per
l'ambiente terrestre (fauna, flora, atmosfera) o che a lungo termine hanno
effetto dannoso.
Precauzioni: Non disperdere nell'ambiente.
S.O.R.I.S.
Sala Operativa H24 Regionale Integrata Siciliana del Dipartimento Regionale della Protezione Civile.
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S.U.E.S.-118
Servizio urgenza-emergenza sanitaria regionale . Dispone di 4 Centrali Operative (con base di elisoccorso)
Palermo > zona operativa: Palermo, Trapani
Catania > zona operativa: Catania, Siracusa, Ragusa
Caltanissetta > zona operativa: Caltanissetta, Enna, Agrigento
Messina > zona operativa: Messina
Inoltre è operativa anche una base di elisoccorso a Lampedusa
Stabilimento
Il D.Lgs 334/99 definisce stabilimento", tutta l'area sottoposta al controllo di un gestore, nella quale sono
presenti sostanze pericolose all'interno di uno o più impianti, comprese le infrastrutture o le attività comuni o
connesse
T
Te rza z ona “di attenzione” (Zona a rischio)
E’ caratterizzata dal possibile verificarsi di danni, generalmente non gravi anche per i soggetti
particolarmente vulnerabili oppure da reazioni fisiologiche che possono determinare situazioni di turbamento
tali da richiedere provvedimenti anche di ordine pubblico. La sua estensione dev’essere individuata sulla
base delle valutazioni delle autorità locali. L’estensione di tale zona non dovrebbe comunque risultare
inferiore a quella determinata dall’area di inizio di possibile letalità nelle condizioni ambientali e
meteorologiche particolarmente avverse (classe di stabilità meteorologica F). Nel caso del rilascio di
sostanze tossiche facilmente rilevabili ai sensi, ed in particolare di quelle aventi caratteristiche fortemente
irritanti, occorre porre specifica attenzione alle conseguenze che reazioni di panico potrebbero provocare in
luoghi particolarmente affollati (stadi, locali di spettacolo, ecc.).
Triage
E’ una tecnica organizzativa utilizzata in medicina dei disastri, nata per ottimizzare le operazioni di carattere
sanitario. Il termine e di derivazione francese e si traduce “ scelta”. Questa tecnica di soccorso ha due
obiettivi principali:
a) stabilire le priorità di trattamento e mettere in atto le manovre salvavita necessarie
b) stabilire le priorità di trasporto e la destinazione del paziente
Pertanto è applicato in due momenti diversi:
- sul luogo dell'evento il cui coordinamento è affidato alla SUES 118
- in ospedale dove il coordinameto è a carico del personale medico - infermieristico. Grazie alla
classificazione che si può fare dei pazienti coinvolti è possibile stabilire quattro diverse categorie e su questa
base si decideranno le cure e il trasporto: si sceglierà la priorità con cui evacuare e soccorrere i feriti.
CODICI COLORE DEL T RIAGE
urgenza primaria trattamento immediato
ROSSO
GIALLO urgenza secondaria trattamento dilazionato
non urgente trattamento minimo
VERDE
deceduto non curabile
NERO
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Esempio: Scheda di Triade che l’ operatore compila nella individuazione del codice colore da attribuire al paziente; immagine di un
soccorso all’interno di un P MA (foto archivio DRP C –Servizio S13, UOB S13.01)
U
Unità di crisi
Ove introdotta od istituzionalizzata, consiste in uno staff di consulenti che nell’emergenza supporta il
decision maker (Presidente del Consiglio, Commissario delegato, Sindaco, ecc.) nelle scelte più rischiose.
Unità di De contaminazione
Per decontaminare le vittime valide/invalide, uomini/donne separatamente in caso d’incidente chimico,
biologico, nucleare, industriale, attentato terrorista o guerra (NBC) si utilizzano delle strutture modulari di
rapido montaggio. Le unità di decontaminazione hanno la funzione di trattare le persone in prossimità della
zona del sinistro o all’entrata delle zone di cure, al fine di limitare nel tempo l’evoluzione della
contaminazione delle vittime. Strutturalmente simili ai PMA (tenda autogonfiabile o similare) sono
suddivise, genericamente, nei seguenti ambienti: accoglimento delle persone contaminate, trattamento delle
persone convalidate invalide (rimozione vestiario e lavaggio con spruzzatore comandato da un operatore),
trattamento delle persone contaminate valide (doccia).
Esistono diverse tipologie: in tutti i casi eseguono un lavaggio della persona contaminata. Le unità di
decontaminazione più semplici sono costituite da una ‘doccia di decontaminazione’ con una decina di ugelli
di spruzzo e una vasca raccolta dell’acqua contaminate.Quelle più complesse prevedono percorsi separati (
contaminazione e decontaminazione) - spogliatoio pulito - spogliatoio contaminato - locale doccia ( nel
percorso di decontaminazione ) locale asciugatura ( nel percorso di decontaminazione) - sistema di filtraggio
delle acque di lavaggio – caldaia.
Infine, possono, anche, essere molto semplici costituite da un solo modulo doccia di decontaminazione
gonfiabile
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Esempio Unità di decontaminazione
Esempio intervento (senza getto d’acqua, essendo una esercitazione) del lavaggio di un paziente in una doccia di
decontaminazione dei V.FF. Sicilia - (foto archivio DRPC – Servizio S13, UOB S13.01)
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UVCE (Sovrappressione -Esplosione)
Unconfined Vapour Cloud Explosion - Esplosione di una miscela in uno spazio
V
Viabilità Alte rnativa
E’ la viabilità individuata nei PEE destinata o ai mezzi di soccorso oppure per l’esodo assistito della
popolazione in alternativa ai percorsi principali che possono essere inutilizzabili a causa dell’evolversi
dell’incidente
Esempio: individuazione della viabilità d’ esodo principale e di quella alternativa in relazione ad un preciso scenario incidentale
(archivio DRP C – Servizio S13, UOB S13.01)
Viabilità di Eme rgenz a
E’ la viabilità individuata nei PEE destinata o ai mezzi di soccorso oppure per l’esodo assistito della
popolazione.
Z
Zone a rischio
Gli effetti di un evento incidentale di natura chimica ricadono sul territorio con una gravità di norma
decrescente in relazione alla distanza dal punto di origine o di innesco dell’evento, salvo eventuale presenza
di effetto domino. In base alla gravità, il territorio esterno allo stabilimento, oggetto di pianificazione, è
suddiviso in zone a rischio di forma generalmente circolare (salvo caratterizzazioni
morfologiche particolari) il cui centro è identificato nel punto di origine dell’evento. La misurazione
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e la perimetrazione di tali zone è individuata attraverso l’inviluppo di dati forniti dai gestori degli
stabilimenti per la redazione degli scenari incidentali da inserire nel Rapporto di Sicurezza (RdS) e valutati
dal Comitato Tecnico Regionale (CT R).
Nelle cartografie a supporto del PEE, le tre zone a rischio legate ad ogni scenario incidentale con
ripercussioni esterne all’industria, sono convenzionalmente indicate con i seguenti colori:
 ROSSO: Zona di sicuro impatto (elevata mortalità)
 GIALLO: Zona di Danno
 ARANCIONE: Zona di Attenzione
Esempio individuazione Zone a Rischio in un PEE (fonte: U.T.G. Siracusa)
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linee guida per la predisposizione dei piani di