MERCOLEDÌ 10 DICEMBRE 2003
LA REPUBBLICA 39
DIARIO
di
UN ODIO ANTICO E LE SUE FORME ATTUALI
Segnali
inquietanti
di intolleranza
arrivano anche
da sinistra
Ma che succede
nell’Europa liberale e
tollerante cresciuta tra gli
ideali democratici del suo
dopoguerra? Segnali
imbarazzanti di
antisemitismo
provengono da diversi
strati sociali, e da diverse
forze politiche. Ma non è
più solo la destra a
manifestare intolleranza,
anche parte della sinistra è
preda di questo sentimento
inquietantemente razzista
Un odio antico rinasce
dove meno lo si aspetta.
Vediamone le ragioni
Nell’incisione,
razzia contro gli
ebrei nel 1614 a
Francoforte
ANTISEMITISMO
Q
uesto antisemitismo è
presente in Francia da
parecchi anni ed è stato
soffocato in tutte le maniere
possibili. Ancora oggi, malgrado l’accumularsi delle prove,
malgrado la continua violenza,
i media festeggiano tutte le
personalità morali che sdrammatizzano la cosa e quando si
tratta di ebrei sono corteggiatissimi: non c’è niente di meglio di un ebreo che smentisce
l’esistenza dell’antisemitismo.
In realtà, l’Europa ha rifiutato di confrontarsi con un problema troppo delicato, che la
obbliga a rimettere in discussione quel che le sembra essenziale per la sua identità. L’idea europea riposa su quel che
ha di più generoso: il rifiuto
dell’esclusione. Per l’Europa è
quindi insopportabile avere a
che fare con la violenza di chi
appare come oggetto o vittima
potenziale dell’esclusione.
Questo spiega l’accecamento
Perché rinasce in Europa
ALAIN FINKIELKRAUT
di fronte a questo fenomeno.
In Francia, la giudeofobia va di
pari passo con l’odio della
Francia stessa. Giudeofobia e
francofobia progrediscono
congiuntamente nelle stesse
persone. Sono due fenomeni
che non si vogliono prendere
in considerazione. Lo si fa con
le migliori intenzioni, ma si sa
che spesso le buone intenzioni
lastricano la strada per l’inferno.
Una delle più grandi difficoltà di oggi è l’antirazzismo,
perché è diventato un’ideologia, un principio generale d’intellegibilità del reale. Lo vediamo all’opera nel conflitto mediorientale. Non si tratta, agli
occhi di una parte crescente
dell’opinione pubblica europea, di un conflitto fra due nazioni. Si tratta
di uno scontro
fra una potenza definita come razzista e
degli oppressi
che si rivoltano contro la
persecuzione,
l’esclusione di
cui sono oggetto. E’ un’altra
delle difficoltà odierne: l’antisemitismo si è fuso nella lingua
dell’antirazzismo. Quel che fa
paura negli avvenimenti di cui
è teatro l’Europa è l’incontro
Quello che preoccupa in ciò che sta
accadendo è l’incontro fra un
antisemitismo islamista
e un antirazzismo progressista
fra un antisemitismo islamista, sempre più chiaro e marcato, e un antirazzismo progressista, che designa gli ebrei o
Israele come il nuovo Sudafrica o la nuova Germania nazi-
sta.
Si poteva pensare che il patto di Ginevra calmasse le tensioni, invece le Ong rispondono con una campagna contro il
muro, una barriera di sicurez-
MIRIAM MAFAI
ANTISEMITISMO.
L’ANTISEMITISMO attraversa secoli e culture, da quando, definiti «deicidi» gli ebrei vennero cacciati dalle loro case,
segregati nei ghetti, massacrati nei pogrom, a
quando, grazie alle moderne teorie razziste, vennero, come «razza inferiore» , destinati allo sterminio. Ma l’antisemitismo sopravvissuto alla condanna del razzismo e dell’Olocausto, esiste ancora in Europa, e non solo ad opera dei gruppi nostalgici e violenti dell’estrema destra.
C’è un antisemitismo che si manifesta non con la
critica della politica di Sharon, del tutto legittima, ma
con la messa in dubbio della legittimità dello Stato
d’Israele o, ancora peggio, come si è visto in alcuni
episodi francesi, con la indicazione degli ebrei come
i responsabili, in virtù della loro potenza finanziaria e mediatica, di tutti i mali del mondo. Il bisogno del «capro espiatorio» attraversa i secoli e
torna, drammaticamente, d’attualità.
“
“
(segue dalla prima pagina)
za definita come un muro dell’apartheid. Si può criticare il
tracciato del muro senza presentarlo come un atto razzista
e tenendo conto della necessità assoluta degli israeliani di
rispondere alla minaccia terrorista. Malgrado Ginevra,
l’immagine di Israele razzista è
sempre forte ed è un incoraggiamento alla violenza. Ma la
realtà è diversa. Ho appreso
per caso un piccolo avvenimento sociale e mediatico in
Israele, molto interessante. C’è
stato un reality show, esempio
di berlusconismo israeliano di
basso livello, che mirava a selezionare un animatore di trasmissione per la radio o la tv.
Gli adolescenti hanno scelto
un animatore arabo. Per me
non è una sorpresa, per l’antirazzismo contemporaneo è
inconcepibile,
com’era inconcepibile
che il ristorante dove c’è stato l’ultimo
grande attentato terrorista
ad Haifa fosse gestito da un
arabo e un ebreo. Israele è anche questo, una realtà che non
si vuol vedere.
L’atteggiamento dei giovani
musulmani che vivono in Eu-
ropa è la continuazione dell’Intifada con altri mezzi. Ma io
ricuso un’idea corrente, secondo cui questo antisemitismo sparirà quando sarà risolto il conflitto israelo-palestinese, il suo emblema. L’antisemitismo nel mondo musulmano
rientra in quel che Bernard
Lewis chiama un “blame game”, nell’incapacità di questo
mondo a interrogarsi sulle proprie carenze, sui propri insuccessi, nell’inettitudine alla critica e all’autocritica. E’ questa
la malattia dell’Islam. Tutto
quel che non funziona nel
mondo islamico è colpa di
Israele, tutto quel che va male
nelle periferie urbane europee
è colpa dell’Occidente e di
Israele. C’è l’irresistibile tentazione di imputare gli insuccessi presenti e futuri a cause
esterne.
E la causa maggiore è oggi
Israele. L’antisemitismo resterà, qualunque sia la politica
israeliana.
(testo raccolto da Giampiero
Martinotti)
Si può criticare il tracciato del muro
voluto da Israele senza presentarlo
come un atto razzista, tenendo conto
della difesa contro il terrorismo
DIARIO
40 LA REPUBBLICA
NEL MONDO
CRISTIANO
Nel IV sec.
l’Impero
Romano
sceglie il
Cristianesimo,
“vera
fede” che
gli ebrei
non vogliono
accettare.
“Deicidi”,
“incarnazion
e del
diavolo”,
furono chiusi
(XVI sec.) nei
ghetti fino al
XIX
Che fine hanno
fatto civiltà e
tolleranza nel
Vecchio
Continente?
NEL MONDO PAGANO
Nel mondo pagano e classico, il
monoteismo ebraico fu causa di un
odio fin dal VI sec. a.C., quando
Amman in Babilonia propone di
sterminarli tutti (Libro di Ester)
LE TAPPE
PRINCIPALI
MERCOLEDÌ 10 DICEMBRE 2003
NEL MONDO MUSULMANO
Poiché non si convertirono,
Maometto li dichiarò inferiori,
dhimmi. Quando alzarono la testa in particolare con la nascita di Israele
- aumentò l’odio.
INTERVISTA AD ABRAHAM YEHOSHUA CHE STA SCRIVENDO UN SAGGIO SULLE RADICI DELL’ANTISEMITISMO
L’IDENTITÀDIUNPOPOLO
ELASUAPERSECUZIONE
SUSANNA NIRENSTEIN
I LIBRI
BERNARD
LEWIS
Semiti e
antisemiti
Rizzoli 2003
LEON
POLIAKOV
Storia
dell’antisemitismo 19451993
La Nuova
Italia 1996
Dall’antisionismo
all’antisemitismo
La nuova
Italia 1971
HANS
JONAS
Il concetto di
Dio dopo
Auschwitz
Il Melangolo
1997
HANNAH
ARENDT
Antisemitismo
e identità
ebraica
Edizioni di
Comunità
2002
LABARTHE
E NANCY
Il mito nazi
Il Melangolo
1992
FIAMMA
NIRENSTEIN
L’abbandono
Come
l’Occidente
ha tradito gli
ebrei
Rizzoli 2002
PRAGER E
TELUSHKIN
Why the
jews? The
reason for
antisemitism
Simon&Shus
ter 1983
CESARE
MANNUCCI
L’odio antico
L’antisemitismo cristiano
e le sue radici
Mondadori
1993
NORMAN
COHN
Licenza per
un genocidio:
i Protocolli
degli anziani
di Sion.
Storia di un
falso
Einaudi 1969
A
.B. Yehoshua sta scrivendo
un saggio sulle radici strutturali dell’antisemitismo.
Nei secoli. Vuole trovare un nucleo
unico nell’odio che per più di due
millenni ha investito un mondo in
costante evoluzione, nazioni, società, culture, religioni diverse. Un
odio contro gli ebrei comunque
fossero, erranti, regnanti, in fuga,
stabili, isolati o raggruppati in consistenti comunità, religiosi, laici,
assimilati, miserabili, ricchi,
ignoranti, colti,
comunisti, capitalisti, profughi e
infine con un
proprio stato,
Israele. Il saggio
riarrotola un filo
rosso che parte
da Abramo, la fuga in Egitto e l’esilio in Babilonia, gli anni in
cui Seneca chiamava gli ebrei
«una tribù criminale», passa attraverso l’antigiudaismo cristiano e l’odio
antiebraico totalitario nazista e
comunista,
guarda infine
quello attivo nelle democrazie fino alla possessione antisemita del
mondo islamico radicale. Il saggio
uscirà nei primi mesi del 2004 per
Einaudi, e noi abbiamo avuto la
possibilità di dare uno sguardo veloce alla bozza dei primi capitoli.
Yehoshua, esiste una radice
unica?
«Credo di sì. E penso venga dall’interazione dell’identità ebraica
con gli altri, un’identità in un certo
modo cristallizzata dopo la distruzione del Primo tempio, quando,
nel 580 a.c. ci fu la prima diaspora in
Babilonia. E’ da allora che gli ebrei
hanno mantenuto due componenti essenziali, la religione e la nazionalità, travasandone degli elementi dall’una all’altra e viceversa, in
modo simbolico, e tenendole così
in vita. In questo modo sono riusciti a mantenere la loro nazionalità,
trasferendola in momenti di spiritualità, senza vivere insieme in un
paese comune, senza parlare un
linguaggio comune. Questo crea
nell’identità ebraica una sorta di
flessibilità che non si trova in nessun altro popolo. Una religione solo per gli ebrei, una nazionalità solo per gli ebrei: se lasci la religione
perdi la nazionalità, se ti converti
l’acquisti. Questa combinazione
inedita crea una vaghezza singolare».
Vaghezza, flessibilità?
«Sì, è esattamente il motivo per
cui da secoli ci chiediamo cosa è un
ebreo, chi è un ebreo, fino a che
punto un israeliano è un ebreo, o il
non credente, l’ateo, l’assimilato:
c’è una letteratura infinita su questi
temi. Siamo sempre in cerca di una
definizione che non troviamo: perché ci sono molti vuoti, brecce in
questo concetto».
Questa elasticità però ha permesso agli ebrei di sopravvivere
fuori dalla cornice necessaria ad
ogni popolo.
«Certo. Ma così l’identità ebraica
viene mantenuta soprattutto nell’immaginazione. Un ebreo che
non è religioso, non parla ebraico,
non vive in Israele si sente unito all’ebreo che vive in Uzbekistan solo
‘‘
,,
CHI È EBREO
Non sappiamo definire
chi siamo: questa
vaghezza dà spazio alle
fantasie dell’antisemita
sul piano dell’immaginario. Ed è
esattamente questa mancanza di
contorni ad attrarre le fantasie dei
non ebrei che possono proiettare
nei gap dell’identità ebraica i propri problemi, sentimenti, frustrazioni, paure, violenze. Questa è la
fonte dell’antisemitismo. Con gli
zingari non è molto diverso».
Gli zingari sono sempre rimasti
ai margini.
«Sì, gli ebrei sono stati invece
molto interni alle società dove hanno vissuto. E l’hanno fatto dovunque. Diventando spesso simili a
quelli che li circondavano, e molto
diversi dagli ebrei di altri posti, con
cui non erano quasi in grado di comunicare. Nel mio saggio analiz-
zerò ogni sorta di confusione intorno all’identità ebraica».
Per parlare di antisemitismo lei
analizza l’identità ebraica. Di
fronte a uno stupro, si indaga il colpevole, non la vittima.
«Lo faccio perché voglio capire.
Non voglio accusare gli ebrei, la nostra identità è questa, è un dato di
fatto. Voglio comprendere il nodo
profondo di questa molla, dell’interazione “tra me e l’altro” che crea
l’antisemitismo».
Lei dice che si tratta di paura degli ebrei, non di invidia.
«Qualcuno può invidiare Israele
oggi, o gli ebrei uccisi nella Shoah?
O gli ebrei dei ghetti medievali?».
E perché averne paura allora?
«Infatti, hai paura di qualcosa di
sconosciuto e indefinito su cui
proietti le tue ossessioni».
Ora c’è un paese. Uno Stato.
Qualcosa di molto concreto e definito. Cosa c’entra l’immaginazione?
«Innanzitutto ci sono i rapporti
che Israele ha con la diaspora. E poi
la distruzione delle frontiere ha
confuso nuovamente le acque. Ha
ricreato l’indefinitezza di cui dicevo prima. Ma
non voglio parlare di questo. Ne
parlerà il mio
saggio. A me interessa che l’antisemita capisca
che sta proiettando sugli ebrei
i suoi problemi,
le sue confusioni
perché l’indeterminatezza dell’identità ebraica
glielo permette,
“lo invita a farlo”. Se vedrà il
meccanismo,
invece di prendersela con gli
ebrei ,dovrà fare
un esame di se
stesso».
E’ davvero un
ottimista.
«Penso solo
che anche l’antisemita non riceva dei benefici dall’odio che prova. Pensi a Hitler, non
ottenne niente di buono dal suo accanimento. Perse tutto. Quando
Saramago dice che Ramallah è Auschwitz, non fa del bene a se stesso,
piuttosto deve capire come può
aver pronunciato una cosa simile
quando i palestinesi sanno benissimo che Ramallah non è Auschwitz:
certo, ci sono molti problemi in
quella cittadina, ma se cammini
per le strade vedi negozi, ristoranti…, cosa c’entra Auschwitz? Quando Theodorakis sostiene, come ha
fatto ultimamente, che gli ebrei sono la causa del male nel mondo, deve chiedersi cosa gli sta succedendo, deve interrogarsi sulla sua con-
ELIE WIESEL
Associare sionismo e
razzismo costituisce
semplicemente un’offesa
all’intelligenza, alla
decenza, all’onestà
intellettuale
I miei figli sono per
metà ebrei. Possono
avere il permesso
di entrare
in piscina
fino al ginocchio?
Qui sopra,
il manifesto
di una
società
atletica
tedesca
composta di
soli ebrei.
A sinistra,
ebrei cacciati
dalla Russia
fusione che proietta sugli ebrei. Il
primo ministro malese Mahatir
proclama che gli ebrei dominano il
mondo: i primi a ridere sono i palestinesi che sanno quanto gli israeliani non riescano a dominare neppure un piccolo popolo. Ecco cosa
significa proiettare le proprie fantasie».
E quando dalle “fantasie” passi
ai fatti, a minacciare gli ebrei o l’esistenza dello Stato di Israele?
«Puoi essere contro la politica del
governo israeliano, ma se dici queste bestialità, se dici che gli ebrei avvelenano i pozzi, fanno saltare le
Twin Towers, se ci vedi come demoni, sei antisemita e allora pensi
che i demoni non abbiano diritto ad
UNA REAZIONE DELLA DESTRA ESTREMA E DI PARTE DELLA SINISTRA
SE L’IDEOLOGIA ANTISIONISTA
È COSÌ DIFFUSA IN OCCIDENTE
GIORGIO ISRAEL
L
GROUCHO MARX
DISCRIMINATI
a giudeofobia ha assunto nei secoli forme diverse: da quella religiosa (gli ebrei
“assassini di Gesù”) a quella moderna,
che ha accusato la “razza ebraica” di perseguire un disegno di dominio mondiale, attraverso il controllo dei centri nevralgici del capitalismo e della democrazia, o del socialismo. Questa versione razziale della giudeofobia – i cui classici sono I Protocolli dei Savi di
Sion (un falso redatto dalla polizia zarista) e
Mein Kampf di Hitler – è culminata nella politica di sterminio nazista, ma ha anche ispirato le persecuzioni antiebraiche nell’Urss.
Un nuovo capitolo è iniziato con la fondazione dello Stato di Israele, che ha raccolto
con gli ebrei già residenti in Palestina, coloro
che sfuggivano dalle persecuzioni nazifasciste, e da quelle nei paesi comunisti e nei paesi arabi. È nata allora una nuova corrente,
l’“antisionismo”, che, dalla critica dell’ideologia fondante di Israele, è passato a mettere
in discussione il suo diritto di esistere. Oggi,
l’ideologia antisionista è largamente diffusa
nei paesi islamici e, in Occidente, in larghi settori dell’estrema destra, dei movimenti antiglobalisti e della sinistra neocomunista.
Il nodo centrale è l’argomentazione di cui
si nutre l’antisionismo. Nei paesi islamici, esso convoglia indistintamente tutte le tematiche storiche della giudeofobia: quelle del
complotto globale, in collusione con il capital-imperialismo, quelle razziali di stampo
hitleriano, e persino quelle dell’antisemitismo religioso. I Protocolli sono un best-seller
nel mondo islamico, stampato e ristampato
innumerevoli volte, e recentemente esposto
con grande rilievo nella rinata Biblioteca di
Alessandria. L’antica leggenda secondo cui
DIARIO
MERCOLEDÌ 10 DICEMBRE 2003
LA REPUBBLICA 41
IL
NAZISMO
Hitler odiava
gli ebrei non
solo per
“razza” (e gli
arabi?) ma
per i loro
valori
“sovversivi”.
Furono
espulsi da
scuole e
professioni,
infine
sterminati
nella misura
di 6 milioni.
L’ETÀ DEI LUMI
Gli ebrei dettero il benvenuto
all’Illumismo, aperto però al singolo,
ed ostile invece alla “componente
nazionale”. Presto sarebbe nato
l’antisemitismo moderno.
IL COMUNISMO
L’Urss combatté tutte le espressioni
nazionali e religiose ebraiche, vietò
scuole, libri, tacque l’Olocausto. Chi
mantenne l’identità era un nemico
potenziale, destinato al gulag.
ALLA BASE DELL’ODIO CI SONO PRINCIPALMENTE RAGIONI STORICHE
LE RADICI TERRENE
DI UNA TRAGEDIA
JEAN DANIEL
S
esistere. Eppure, neanche dopo la
Shoah qualcuno pensò che i tedeschi non dovessero vivere o avere il
loro Stato. Questo è antisemitismo.
E gli ebrei, lo ripeto, non attraggono
queste bestialità per quel che fanno
— sono come gli altri, a volte agiscono per il bene, altre no — ma per
la struttura della loro identità, quella non chiarezza che lascia spazi alle proiezioni degli altri. E’ questa interazione patologica che nel mio
saggio individuo e studio».
Se il problema è la vaghezza, la
soluzione sta sempre nel sionismo, la ricetta che più di ogni altra
riduce la virtualità ebraica. Sì o no?
«Sì, assolutamente. In uno Stato
dai confini chiari».
GLI AUTORI
Jean Daniel, scrittore e giornalista è
fondatore e direttore del “Nouvel
Observateur”.
Alain Finkielkraut, saggista, autore fra
l’altro della “Sconfitta del pensiero”.
Giorgio Israel, matematico, insegna
all’università di Roma.
Abraham B. Yehoshua, romanziere, ha
pubblicato, tra l’altro, “L’amante”.
e Israele è un destino, come
sfuggirgli? Edipo è tragico
perché non ha potuto rifiutare il suo destino. Siamo condannati al tragico? Cos’è mai
questa singolare storia di un’elezione che suscita tutte le sventure, e come vedere allora la nostra protesta contro queste
sventure? Se alcuni ebrei, Giuda
in particolare, hanno permesso
al Cristo di rivelarsi agli uomini,
se hanno reso
possibile il processo che va dal
messaggio alla
Passione e alla
Resurrezione,
perché, in nome di questa
logica, rifiutare
che gli aguzzini
del
popolo
ebraico contribuiscano alla
sua missione?
Che derisione!
Che vicolo cieco! Quanti clamori e ispirati
furori all’interno del più antico dei circoli viziosi nelle religioni rivelate.
Ma non sarebbe comunque tutto da ripensare, a partire dalla realizzazione dell’ideale sionista? Quando si è combattuti, si può dare dell’antisemitismo
la
stessa
interpretazione di quando si
viene perseguitati per ciò che si
è? Non si impone qui la differenza tra il «fare» e l’»essere»? Non è
solo una domanda essenziale; è
la domanda. Ed è normale che
venga costantemente riproposta. Perché va sottolineato ancora una volta che dal momento
dell’apparizione di uno Stato
ebraico sovrano gli ebrei, o più
precisamente gli israeliani, sono interamente responsabili
delle loro azioni. Oramai essi dipendono solo dalla loro volontà
‘‘
,,
COMMENTATORI
Levinas e Buber hanno
definito l’ebreo come
un non eletto che deve
meritare di esserlo
e dal loro ideale. Sono attori, e si
riconoscono come tali. Questa
dato di fatto dovrebbe demolire
l’argomentazione di chi postula
l’esistenza di un antisemitismo
eterno. Ora, si dà il caso che molti ebrei, sionisti o meno, rifiutano di analizzare le cause di un
antisemitismo ben preciso.
Constatandone la lunga durata
nella storia, essi preferiscono
dare dell’antisemitismo una
“lettura trans-storica”, attribuendo la «permanenza dell’odio a un’essenza antisemita propria a qualunque non ebreo»,
come riassume Denis Charbit
nella sua Antologia dei sionismi.
Dal canto suo, Léon Pinsker,
MARTIN LUTHER KING
A fianco, miniatura del
XIII secolo. Gli ebrei
sono raffigurati con il
cappello a punta.
In alto, una stampa
raffigura la cacciata
degli ebrei dalla Francia
di Filippo Augusto
gli ebrei impasterebbero le azzime con il sangue di bambini cristiani sgozzati è un topos
diffusissimo nella stampa e nella televisione
di questi paesi. I libri di testo delle scuole palestinesi – finanziati dall’Unione Europea –
sono infarciti di odio antiebraico. Da una ventina d’anni, una lucida campagna mira a conquistare vasti settori della sinistra occidenta-
le facendo leva sulla tradizione anti-imperialista. Intellettuali musulmani come Edward
Saïd hanno propalato ad arte l’idea secondo
cui il sionismo sarebbe nientemeno che «il
centro stesso della cultura intellettuale e politica dell’Occidente». Questa campagna ha
dato i suoi frutti e ha conquistato a posizioni
inquinate da tematiche del più classico antisemitismo, rilevanti strati dell’estrema sinistra: è un drammatico sviluppo con cui oggi
tutti, ma soprattutto la sinistra democratica,
devono fare i conti. Tanto più grave per il carattere trasversale della nuova giudeofobia,
che viene ambiguamente cavalcato da personaggi come Ernst Nolte, secondo cui l’accusa
agli ebrei di detenere un eccessivo potere (che
è poi la tematica dei Protocolli) non sarebbe
antisemita, e l’avversione agli ebrei della sinistra sarebbe soltanto un «ritorno alle origini»,
quando essa vedeva negli ebrei «l’incarnazione dello spirito commerciale e capitalistico».
Tu, amico mio, dichiari di
non odiare gli ebrei, di
essere solo “antisionista”.
Ma quando qualcuno
attacca il sionismo, intende
gli ebrei puoi starne certo”
BERNARD LEWIS
La visione antisemita
della storia considera
l’ebreo come una forza
satanica, praticamente
come la fonte di tutto
il male della storia
certo per «deformazione professionale» (era per formazione
medico) nel suo opuscolo, determinante per il pensiero sionista, dal titolo: Auto-Emancipation! Mise en garde d’un juif russe à ses frères (Auto-emancipazione! Un ebreo russo mette in
guardia i suoi fratelli) pubblicato anonimo a Berlino nel 1882,
definirà l’odio per gli ebrei come
“giudeofobia”: una «psicosi, in
quanto tale
ereditaria; una
malattia che si
trasmette da
duemila anni,
inguaribile».
Questi difensori mi danno
l’impressione
di appartenere
a un’epoca predarwiniana. In
effetti, prima
che Darwin
avesse attribuito alle specie
un’origine e
un’evoluzione,
il tempo non
esisteva per le
scienze. Fino a
Darwin, il loro
oggetto era fisso. Darwin ha
introdotto nella scienza il
tempo. I teorici
dell’antisemitismo eterno lo
escludono sia dall’osservatore
che dall’osservato. L’ebreo non
cambia, come non cambia l’antisemita. La metamorfosi riguarda solo le maschere di cui si
rivestono gli antisemiti.
Ci si è chiesti spesso se siano
gli ebrei a provocare la reazione
di rigetto, o se invece essi si costruiscano in funzione dell’ostilità che si accanisce contro di loro. Quando sono perseguitati,
gli ebrei hanno tendenza a essenzializzare l’ostilità, a fare
cioè dell’antisemitismo una categoria mentale – propria della
mente altrui, quasi fosse diversa
dalla loro. Mentre quando vivono periodi felici, tendono sia ad
attenuare la propria singolarità,
sia a trarne partito come di una
superiorità. Un atteggiamento
evidentemente contrario all’ingiunzione che i commentatori
più esigenti, quali Yeshayahu
Leibowitz, Emmanuel Levinas o
Martin Buber, hanno definito
nei seguenti termini: «Non sei
eletto; devi meritare di esserlo».
Gli ebrei sono come votati alla
solitudine, e in ogni caso alla differenze.
In Dio è fanatico? ho sviluppato l’idea che sia malsano per la
ragione, per l’equilibrio della ragione presupporre una dimensione misteriosa dell’antisemitismo. Dovremmo vivere come
se questa dimensione non ci fosse, pensando però al tempo stesso che magari esiste. Quest’atteggiamento, che ho deciso di
far mio, è molto difficile da giustificare. C’è chi sostiene l’esistenza di una metafisica dell’antisemitismo, e asserisce che negarla sarebbe come negare la
propria ontologia. Ma nel nome
stesso della Bibbia si ha il diritto
di ricusare queste vedute essenzialiste, che di fondo sono piuttosto greche, privilegiando una
visione aperta della storia.
(Traduzione di Elisabetta
Horvat)
I FILM
BARRIERA
INVISIBILE
Per
un’inchiesta
sull’anti
semitismo un
giornalista si
finge ebreo e
si trova a fare i
conti con il
razzismo
strisciante
della società
americana
Di Elia Kazan
(1947)
EUROPA
EUROPA
Un ebreo
polacco di 14
anni sfugge
all’invasione
nazista
rifugiandosi in
un
orfanotrofio
sovietico
dove
diventa
marxista,
catturato
dalla
Wehrmacht
si finge ariano
Di Agnieszka
Holland
(1991)
AMERICAN
HISTORY X
Un naziskin
violento e
razzista
esce di
prigione
e scopre che
il fratellino lo
ha fatto
diventare un
mito
e sta
seguendo
le sue
tracce,
ma lui in
carcere è
cambiato
Di Tony
Kaye
(1998)
CHARLOTT
GRAY
Ambientato
nella Francia
occupata
racconta la
storia di una
scozzese che
scopre
l’incubo
nazista nella
Repubblica di
Vichy
attraverso gli
occhi di due
ragazzini
ebrei orfani
Di Gillian
Armstrong
(2000)
Fondatore Eugenio Scalfari
ALVOHXEBbahaajA CRDFDGDFDO
31210
9 770390 107009
Anno 28 - Numero 289
Direttore Ezio Mauro
€ 0,90 in Italia (con “Una donna” € 5,80)
SEDE: 00185 ROMA, Piazza Indipendenza 11/b, tel. 06/49821, Fax
06/49822923. Spedizione abbonamento postale, articolo 2, comma 20/b,
legge 662/96 - Roma.
PREZZI DI VENDITA ALL’ESTERO: Austria € 1,85; Belgio € 1,85; Canada
$ 1; Danimarca Kr. 15; Finlandia € 2,00; Francia € 1,85; Germania € 1,85;
Grecia € 1,60; Irlanda € 2,00; Lussemburgo € 1,85; Malta Cents 50;
Monaco P. € 1,85; Norvegia Kr. 16; Olanda € 1,85; Portogallo € 1,20 (Isole
mercoledì 10 dicembre 2003
€ 1,40); Regno Unito Lst. 1,30; Rep. Ceca Kc 56; Slovenia Sit. 280; Spagna
€ 1,20 (Canarie € 1,40); Svezia Kr. 15; Svizzera Fr. 2,80; Svizzera Tic. Fr.
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La terrorista si è fatta esplodere davanti al Parlamento, disinnescato un secondo potente ordigno. Putin: è un attacco alla democrazia
KamikazecontrolaDuma:6mortiaMosca
Presentata la bozza ai governi
IL DISASTRO
CECENO
Costituzione Ue
Aznar attacca
“L’Italia
rinuncia
all’accordo”
SANDRO VIOLA
VIKTOR EROFEEV
LADIMIR Putin è un uomo
fortunato. Se le due “vedove
nere” cecene si fossero fatte
esplodere nel centro di Mosca sabato
scorso, invece di ieri, forse il “partito
del presidente” non avrebbe ottenuto alle elezioni di domenica la valanga di consensi che sappiamo. I russi si
sarebbero infatti rammentati che
quattro anni fa, ai suoi esordi come
primo ministro, Putin aveva promesso solennemente di sbaragliare una
volta per sempre la guerriglia cecena.
SEGUE A PAGINA 16
DESSO tutto dipende da
Vladimir Putin. Gli basterà
fare un gesto con la mano e
sarà l’amicizia con l’America.
Vorrà essere un europeo? Diventeremo liberali. Vorrà soffiare un po’
sul fuoco? Andremo a conquistare
la Crimea, come abbiamo fatto con
la zarina Caterina II. Ai tempi dell’Unione Sovietica c’era almeno il
Politburo e i leader, a volte, dovevano fare i conti con il parere degli
altri.
SEGUE A PAGINA 3
V
MAROZZI e MARTINOTTI
ALLE PAGINE 12 e 13
Una delle vittime dell’attentato di Mosca
ALLE PAGINE 2 e 3
LA RUSSIA
AMPUTATA
Provetta,ilPoloblindalalegge
“Il governo non è neutrale”. Sì di Rutelli, scontro nell’Ulivo
A Londra fermata una donna
Gelli indagato
per il caso Calvi
VIVIANO A PAGINA 21
In tre regioni analisi in corso su confezioni bucate, a Perugia sequestrati 2.000 litri. Gli anarco-insurrezionalisti: “Non c’entriamo”
Acqua al veleno, allarme per il latte
IL CASO
Non meritano
la nostra paura
FRANCESCO MERLO
C
OME ci resterebbero male, questi poveri avvelenatori d’acqua,
se arginassimo la loro stupida
follia con la cautela ironica al posto
del panico scomposto. E se tributassimo loro una distratta considerazione,
trattandoli da balordi criminali e non
da Bin Laden. E se ancora ci limitassimo ad adottare qualche strategia
idropinica, un più accorto e discreto
uso delle bevande, il vetro al posto
della plastica, il controllo olfattivo,
l’attenta ricerca del foro, la prudenza
forte di chi, pur rischiando un danno,
non ha paura della paura. E sempre
stando bene attenti, nel rinculare
malvolentieri sul filo della modernità,
a non scambiare idrologia e ideologia.
SEGUE A PAGINA 17
BIANCHIN, FAZZO, FIORUCCI e FUSANI ALLE PAGINE 4 e 5
A Torino una quindicenne accoltella a morte il fidanzato violento: “Abbiamo litigato, non volevo”
Napoli, ucciso per un telefonino
Tanzi: la famiglia s’impegna
Parmalat
per risolvere
la crisi
arriva Bondi
GALBIATI, LIVINI e PONS
ALLE PAGINE 34 e 35
ROMA – Uno studente universitario di 22 anni è morto per un
cellulare da 200 euro la notte
scorsa in una centralissima zona
di Napoli. Testimone del delitto
un amico della vittima, con cui il
giovane ucciso aveva appena
parlato: «Scendi perché qui ci
sono brutte facce». A Torino,
una quindicenne ha accoltellato
a morte il fidanzato dopo l’ennesima lite. È stata la stessa ragazza, in stato di choc, ad avvisare i
carabinieri: «Abbiamo litigato,
io non volevo». Secondo i suoi
familiari, il ragazzo «era violento
e possessivo», da qui la decisione della giovane di interrompere la relazione.
ALLE PAGINE 25 e 26
■
DIARIO
Il fantasma
antisemita
che attraversa
l’Europa
ALAIN FINKIELKRAUT
A
Domani il voto in Senato. La Margherita decide di schierarsi a favore: “Ma cercheremo di migliorare il provvedimento”
ROMA – Il governo «non è neutrale» sulla fecondazione assistita. Nell’ultimo Consiglio dei ministri ha preso posizione a favore della legge, che ieri la Casa della libertà “blinda” assicurando
tempi velocissimi d’approvazione al Senato. Oggi i 18 articoli
che regolano il ricorso alla provetta per le coppie sterili «saranno votati», assicura la Cdl. Domani mattina, l’ok definitivo.
Nello scontro tra laici e cattolici,
si divide l’Ulivo. Il leader della
Margherita, Francesco Rutelli,
afferma: «È una legge migliorabile ma sono a favore». E il gruppo parlamentare Dl annuncia
che voterà sì al ddl pur tentando
alcune correzioni. Lo strappo
nella Margherita riaccende le
tensioni con i Ds. Il capogruppo
di Fi, Renato Schifani con una
lettera “precetta” i senatori forzisti: anche il governo e Berlusconi sono schierati.
ASNAGHI, CASADIO
e DE MARCHIS
A PAGINA 9
A B
CON REPUBBLICA
Oggi in edicola
“Una donna”
L’
EUROPA è imbarazzata.
Assiste disorientata al
sorgere di un antisemitismo inatteso, che tocca popolazioni vittime potenziali dell’esclusione e del razzismo. Il nuovo
antisemitismo fa esplodere l’unità forzata dell’antirazzismo.
Quest’ultimo supponeva che
uno stesso rifiuto dell’Altro potesse colpire, alternativamente o
simultaneamente, gli ebrei, gli
arabi, i neri. Adesso, da questo
mondo idealizzato dell’Altro salta fuori una forma di violenza, di
rigetto, di esclusione: esistono
vittime del razzismo che possono
diventare antisemite. Di fronte a
questo fenomeno, l’Europa è
spaventata ed è per questo che
non è stato pubblicato il rapporto dell’Osservatorio sui fenomeni xenofobi e razzisti. L’imprimatur è stato rifiutato per una sorta
di censura virtuosa o di diniego
benpensante: ciò non deve essere e quindi faremo in modo che
ciò non sia. Questo rifiuto ci invita a riflettere più profondamente
sulla stessa identità europea.
La nostra Europa non si è costituita contro altre identità, non
si è sviluppata attraverso discussioni polemiche contro altre
idee, altri continenti, altri modi di
vedere e di pensare. L’Europa è
nata nel 1945 dallo sforzo, per
molti versi ammirevole, di scongiurare le proprie tentazioni, i
propri dèmoni, i propri mostri.
L’Europa è nata per difendersi da
se stessa e sa farlo molto bene: è la
regina dell’autocritica, si mobilita con vigore e convinzione non
appena i suoi dèmoni sembrano
riapparire. Lo ha fatto per esempio con Haider, quando è stato
associato al potere in Austria, e lo
sa fare ogni volta che spunta fuori il naso dell’estrema destra. Ma
di fronte a un nemico resta muta,
completamente sperduta.
SEGUE A PAGINA 39
DANIEL, ISRAEL
MAFAI e NIRENSTEIN
ALLE PAGINE 39, 40 e 41
Il terzo compagno assiderato
Dispersi in Abruzzo
solo 2 sopravvivono
il Nord nel gelo
Il romanzo
di Sibilla
Aleramo
a richiesta
a soli 4,90
euro in più
GIANCARLO MOLA
ALLE PAGINE 6 e 7
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