dipaeseinpaese.
131
ricomincio da...
la basilicata che vuole crescere.
numero
1. 2006
nuova serie
REGIONE BASILICATA
AL
SERVIZIO
DEL
CITTADINO
URP
Ufficio relazioni con il pubblico.
editoriale
131
ricomincio da...
la basilicata che vuole crescere.
L’altra Basilicata
Questo numero di “Dipaeseinpaese” riserva
lucani, residenti in Italia e all’estero.
un ampio spazio alle testimonianze di alcuni
La nostra è una cultura che continua a con-
lucani all’estero, in particolare dell’Associa-
servare lo spirito dell’artigiano, le cui mani
zione dei Ruotesi in Argentina, che pubblica
conoscono i segreti della creatività e della
una rivista, dalla quale abbiamo tratto al-
fantasia. Veniamo da lontano.
cuni articoli significativi. è un atto d’amo-
Vogliamo e possiamo andare lontano con
re verso la terra di origine e di quella che
queste nostre peculiarità. Disponiamo di
ha consentito la loro affermazione sul pia-
risorse sufficienti per pensare allo sviluppo
no professionale e umano. Di qui l’idea di
regionale con giustificato ottimismo. Possia-
pubblicare anche numeri monografici della
mo contare, tra l’altro, su un sistema di in-
nostra rivista per raccontare le testimonian-
formazione locale diffuso sul territorio, che
ze di alcuni dei nostri emigrati. Carlo Nicola
aiuta a rendere compiuta la democrazia, nel
Iacouzzi, da anni in Argentina, ha pubblica-
raccontare antiche pagine di storia di ogni
to in spagnolo un libro di ricordi, riferiti al
comunità, nel portare il dibattito politico e
secondo conflitto mondiale. Ci ha inviato il
culturale nella piazza, dove anche la gente
testo in italiano e noi pensiamo di inaugura-
più umile, quella poco avvezza alle magie di
re con questa testimonianza una “collana”
basilicatanet.it, sente di poter dire la sua.
rivolta a storia e storie dell’altra Basilicata.
Il futuro della regione è nelle mani di tutti i
Lello Colangelo
dipaeseinpaese
sommario
Rapporto Unioncamere 2005
L’economia Lucana è bloccata, ma...
5
Il nostro paese stà morendo: svegliamoci
8
Mazzarone non è stato un profeta disarmato
10
A quando la Santità del Vescovo dei poteri
12
Un ragazzo, un ricordo, un sogno
14
Gesti d’Aragonesi et Sforceschi
15
Confetti Bianchi
16
Nonna Caterina da Toronto
18
L’emigrazione italiana in Svizzera
19
Associazione Ruotese
22
Breve storia dell’Associazione Ruotese
23
Il turismo sugli itinerari dei Briganti
24
Vulture terra dell’anima
26
Le antiche città della Basilicata
28
Breve storia della gastronomia roccanovese
29
dipaeseinpaese
estratto da / AVIGLIANO / n. 5 - 2006
POLITICA
RAPPORTO
UNIONCAMERE 2005
L’ECONOMIA LUCANA
E’BLOCCATA, MA...
“A PARTIRE DAL 2006 LE STIME DEI PIÙ AUTOREVOLI ISTITUTI
DI RICERCA PROSPETTANO UN’INVERSIONE DI TENDENZA E
LASCIANO INTRAVEDERE L’AVVIO DI UNA POSSIBILE RIPRESA
DELL’ECONOMIA REGIONALE CHE DOVREBBE PAREGGIARE IL
TASSO DI CRESCITA IPOTIZZATO A LIVELLO NAZIONALE CHE È
UNO DEI PIÙ RIDOTTI A LIVELLO DI EUROLANDIA”
Il
Rapporto
Unioncamere
Nicola SILEO
sull’economia
regionale
0,6%. In particolare, la diminuzione della spesa per consumi
nel 2005, presentato a Potenza il 12 maggio scorso
viene messa in relazione anche al crescente indebitamento
nell’ambito di quello che è ormai diventato un
delle famiglie per far fronte alle spese di consumo nonché sia
appuntamento istituzionale fisso del sistema camerale (La
alla riduzione della capacità di risparmio delle famiglie, sia
giornata dell’economia, ndr) ha consentito di fare il punto sullo
all’incremento del numero dei nuclei familiare che vivono in
stato di salute dell’economia della Basilicata. Stando ai dati,
una situazione di povertà relativa. Trend difforme, invece, ha
nel 2005 si sono accentuati i segnali di difficoltà dell’economia
evidenziato l’altra componente della domanda interna, cioè
regionale: il PIL ha registrato una leggera contrazione (-0,1%
la spesa per investimenti, che nel 2005 è ripresa a crescere
rispetto al 2004), evidenziando perciò sostanziale allineamento
(+3,3%) pur evidenziando dinamiche differenziate al proprio
alla situazione di crescita zero registrata a livello nazionale. A
interno (meglio gli investimenti in costruzioni, più stazionari
determinare tale andamento, che ha peggiorato il già deludente
gli investimenti in macchinari ed attrezzature). È andata ancora
bilancio del 2004, ha contribuito l’elevata debolezza della
peggio, rispetto alla domanda interna, per la domanda estera
domanda interna, in particolare, della componente della spesa
netta: al forte calo delle esportazioni (-17,8%) è corrisposta
per consumi delle famiglie, che ha accusato una flessione dello
una crescita delle importazioni (+12,1% nel 2005 rispetto al
dipaeseinpaese
POLITICA
20, 1% del 2004), cosicché - per il secondo anno consecutivo
lucana è stato individuato nella dinamica negativa riferita alla base
- il contributo di questa componente alla crescita economica
imprenditoriale che continua a caratterizzarsi, anche nel corso
regionale è stato negativo.
del 2005, per un insufficiente tasso di natalità imprenditoriale e,
Con riferimento agli andamenti settoriali i dati registrano
cosa ancora più significativa, per l’intensificazione dei fenomeni
dinamiche differenziate per intensità e segno. Considerando il
di mortalità aziendale. In buona sostanza, dai dati richiamati,
valore aggiunto, emergono innanzitutto la forte contrazione del
emergerebbe una chiara indicazione che in Basilicata vi è una
settore primario (c’è un -7,0% che è tanto più preoccupante se
minore propensione a fare impresa: il che per buona parte sarebbe
riferito al consistente incremento dell’anno precedente, pari ad
riconducibile ai vincoli di carattere congiunturale che orientano
un +19,5%) e il significativo ridimensionamento dell’industria
al ribasso le aspettative degli imprenditori circa le prospettive
manifatturiera (-3,5%). La situazione del sistema industriale, nei
di profitto dei potenziali imprenditori, ma è da aggiungere che
dettagli relativi alla produzione e al fatturato, mostra cali in quasi
probabilmente in Basilicata questo elemento di fre­no finisce per
tutti i principali comparti, con una pronunciata accentuazione
avere delle caratteristiche di ordine più strutturale che pesano
delle difficoltà delle imprese di minori dimensioni e, soprattutto,
non poco sull’avvio di nuove imprese. Conseguenza di ciò
di quelle inserite nelle catene della subfornitura e quindi non
è una modesta crescita della base produttiva regionale e, per
posizionate in maniera autonoma e indipendente sul mercato.
il secondo anno consecutivo, la Basilicata presenta il relativo
Per contro, vanno meglio l’industria delle costruzioni (+5,6%)
indice con i valori più bassi a livello nazionale. Da un’analisi
e il comparto dei servizi che mette a segno un incremento del
di maggiore profondità emerge tuttavia come questa tendenziale
1,1%: si tratta di segnali senza dubbio positivi soprattutto se
immobilità del sistema imprenditoriale nasconda però fenomeni
rapportati al dato del 2004, anno in cui entrambi i settori non
di riorganizzazione e ristrutturazione su scala organizzativa
avevano registrato alcun incremento della produzione e del
e settoriale che si sostanziano nel sempre maggior numero
valore aggiunto. La rilevata situazione di difficoltà dell’economia
orientamento delle imprese ad adottare forme giuridiche più
regionale si è tradotta in un forte ridimensionamento dei livelli
complesse e strutturare per meglio competere sul mercato.
occupazionali (nel 2005 sono venuti meno circa 3000 posti
Inoltre, un dato da tenere in considerazione è il crescente peso che
di lavoro) e nell’incremento del sommerso: senza la forte
il settore dei servizi sta acquisendo con riferimento all’economia
accelerazione dell’occupazione nel terziario (pari a circa 4,7
regionale. Il 2005 è stato un anno di profonda stagnazione
mila unità), il bilancio occupazionale sarebbe stato ancora più
economica per la Basilicata, come peraltro riscontrato anche dal
negativo, atteso il perdurante decremento dell’occupazione
Rapporto Istat 2005: si spera che il corrente anno abbia invece
nel settore agricolo. Da sottolineare, inoltre, la flessione molto
un diverso andamento.
marcata della disoccupazione: tale dato secondo il Rapporto
non è tuttavia inquadrabile in termini positivi poiché è stato
A partire dal 2006, infatti, le stime dei più autorevoli istituti
rilevato che la fuoriuscita dei disoccupati avviene non già verso
di ricerca prospettano un’inversione di tendenza e lasciano
lo status di occupato ma verso una condizione di inattività sul
intravedere l’avvio di una possibile ripresa dell’economia
mercato del lavoro; in definitiva la disoccupazione si riduce
regionale che dovrebbe pareggiare il tasso di crescita ipotizzato
perché aumenta la quota di coloro che a seguito del cosiddetto
a livello nazionale (che, ricordiamo, è uno dei più ridotti a livello
“effetto scoraggiamento” rinunciano a cercare attivamente
di Eurolandia). Ma andrà effettivamente così? È certo che dopo
un’occupazione, un impiego. Un ulteriore e significativo elemento
aver toccato il fondo si può soltanto risalire, ma il problema
rilevatore della situazione di crescita bloccata dell’economia
vero è che l’auspicata risalita risente dei vincoli, soprattutto
dipaeseinpaese
POLITICA
strutturali che persistono nel Paese- condizionandolo non poco-,
risorse, in termini finanziari e di competenze, che pure ci sono,
e poi non va assolutamente dimenticata l’incidenza della bolletta
valorizzando il capitale sociale, il partenariato economico-
petrolifera sul settore industriale (ma non solo su quello!). Gli
sociale, utilizzando approcci integrati ed innovativi che sappiano
ultimi dati sulla produzione industriale lasciano ben sperare,
legare ed armonizzare territori, istituzioni ed imprese. Si tratta
ma di qui a dire che la musica è cambiata, ce ne vuole, sia
cioè di riposizionare lo scenario economico regionale con un
con riferimento al Sistema Paese che alla specifica situazione
set articolato di politiche in grado di dematurare le produzioni
regionale. E’ evidente che ci sono seri problemi di competitività e
realizzate in Basilicata, di predisporre le condizioni di maggiore
di riposizionamento della nostra regione così come del Paese: su
aper­tura della nostra economia al confronto internazionale,
questi temi un po’ tutti gli osservatori (esponenti delle Istituzioni
di elevare le capacità complessive del sistema Basilicata e di
e delle parti economico-sociali) convengono nel rilevare che essi
allargare anche la base produttiva regionale. Questo lo si fa con
non si risolvono da soli ma solo se si predispongono opportune
anche un significativo apporto di risorse pubbliche che vanno
condizioni di contesto. Ciò rinvia alle scelte di politica economica
concentrate in misure e settori strategici, dove il ritorno degli
ed industriale che saranno messe in campo, sia a livello nazionale
investimenti sia duraturo e in grado di attivare meccanismi
che locale, a sostegno del consolidamento, della competitività
moltiplicatori virtuosi sul territorio, in termini di gemmazione
e della crescita delle nostre imprese. Ci sono buone possibilità
di attività imprenditoriali innovative, di creazione di valore, di
di risalire la china quando si mette in moto un meccanismo di
ampliamento della base produttiva ed occupazionale. Risulterà
relazioni virtuose in cui le reti politiche ed istituzionali siano in
decisiva anche la capacità di misurarsi sui problemi e di trovare
sintonia e non distoniche con il sistema degli interessi economici
ad essi soluzioni che siano realisticamente compatibili con le
e sociali e in grado di varare politiche al passo coi tempi: vale
risorse finanziarie disponibili per la Regione in uno alla piena
a dire politiche non emergenziali o di corto respiro, ma di
consapevolezza che non solo le imprese, ma anche i territori,
sistema, basate cioè su uno sforzo allargato di progettazione
sono direttamente e sempre più coinvolti nella competizione
in grado di mobilitare e finalizzare in positivo tutte le positive
indotta dalla globalizzazione economica internazionale.
dipaeseinpaese
POLITICA
estratto da / il MARSICANO / n. 6-2006
il nostro
PAESE
sta morendo:
SVEGLIAMOCI
C’è bisogno di idee nuove a cui appassionarsi, di nuovi modelli a cui ispirarsi,
c’è bisogno di intellettuali con le palle e non di girotondini, di innovatori,
di una vera e propria rivoluzione culturale.
Gianmario PUGLIESE
Dov’è
finita la politica? Quella vera, quella bel-
Il mondo è cambiato, un regalo della globalizzazione, che stra-
la! Quella fatta di svolte, di confronti, di
volgendo il senso della politica lo coniuga sul ritmo del mercato.
crescita, di sviluppo, di sfide! Alcuni illustri studiosi sostengono
Lì dove, il comunismo si dice sia stato un fallimento, il capita-
che si è sgretolata dietro il muro di Berlino, naturalmente non
lismo fa acqua da tutte le parti e non esiste un’alternativa seria.
per le martellate, ma per la mancanza di nuove e coinvolgenti
Intanto in Italia Berlusconi diventa sempre più un’icona. Carat-
proposte, di intellettuali capaci di produrre nuovo pensiero, delle
terizzato dall’arroganza del potere, dalla violenza della globa-
alternative. è venuta meno quella grande divisione del mondo
lizzazione mistificante, che fa cioè del suo interesse personale
in due blocchi che pur con i suoi limiti e le sue distorsioni si
un astratto avamposto della Politica della Libertà, il successo
aggrappava a delle idee ben precise ed è rimasto un gran vuoto
politico di un uomo d’affari come Berlusconi non poggia su ca-
che mi pare non si può tentare di colmare riciclando quelle stesse
pacità divine o particolari intuizioni, ma sul semplice fatto che
idee.
nell’immaginario di molti incarna il mito dell’uomo che si è fat-
dipaeseinpaese
SVEGLIAMOCI
il nostro paese sta morendo:
POLITICA
to da solo riuscendo a costruire un impero. Diventando un punto
guente livellamento di ogni idea politica al grado zero.
di riferimento per chi in questa nazione è succube di un sistema
Una certa coerenza ed un’apprezzabile fermento politico oggi la
sociale imposto dal mercato. Una vita è felice se è una perpe-
riscontro soltanto in alcuni schieramenti di estrema sinistra, ma
tuità di nuovi inizi. La durata è sempre stata un valore da che
non se ne può più neanche delle loro solite pappine mielose sulla
mondo è mondo, mentre oggi per la prima volta sono valori la
moralità, sulla libertà e dell’ ossessivo antiberlusconismo. Gira e
transitorietà, lo scarto veloce, il non conservare perché quel che
rigira ci ripresentano sempre le stesse insalate.
si conserva può rubare il posto a cose sempre “nuove e miglio-
Mi sembra di poter dire che la politica sia diventata ormai come
ri”. Un po’ come accade a Leonida, una delle “città invisibili” di
quei piccoli circhi che da piccolo ogni tanto mi capitava di ve-
Italo Calvino, in cui fortuna e felicità sono misurate in base alla
dere nel mio paese. C’era un uomo che all’entrata vendeva lo
quantità di rifiuti che si gettano via senza rimpianto.
zucchero filato, lo stesso che nel primo tempo dello spettacolo
Altro dilemma che affiora nella coscienza politica contempo-
faceva il giocoliere, poi nell’intervallo si metteva un naso rosso
ranea, è quello dell’equivoco tra sostanzialismo e formalismo,
e diventava un pagliaccio e infine nel secondo tempo dello spet-
molto evidente in tema di giustizia. La prassi non è più quella
tacolo infilava la testa tra le fauci di un animale feroce.
di definire ciò che è “giusto”, ma è diventata quella di calcolare
ciò che è lecito.
Si dice che viviamo un’epoca di passaggio, di transizione, ma
Nel film “Scent of woman” il personaggio principale, interpreta-
penso non si sia mai vista un’epoca di transizione così arida! C’è
to da Al Pacino, è cieco e in uno dei suoi deliri depressivi dice:
bisogno di idee nuove a cui appassionarsi, di nuovi modelli a cui
“Al mondo ci sono due tipi di persone. Quelli che fanno fronte e
ispirarsi, c’è bisogno d intellettuali con le palle e non di giroton-
tengono duro e quelli che scappano... Scappare è meglio... “. Un
dini, di innovatori, di una vera e propria rivoluzione culturale.
consiglio raccolto senza riserve da molti “politicanti” del mio
Ma chi deve fare questa rivoluzione? La rivoluzione dovranno
paese, i quali a discapito di una coerenza di idee, di program-
farla quelli che oggi hanno 20-30 anni, i giovani. Bene, allora
mi e di schieramenti preferiscono passare di volta in volta dalla
svegliamoci, rimbocchiamoci le maniche e come si è soliti dire:
parte del miglior offerente. Nella “modernità liquida”, come il
“vediamo quello che si può fare!”
sociologo Bauman ha battezzato il tempo attuale in cui nulla è
Concludo con un appello agli amministratori del mio paese: ora
fisso, niente garantito, tutto mutevole, dove “la storia è priva di
che ogni poltrona è stata aggiudicata e dopo aver sistemato con
direzioni e la biografia priva di progetti”, sempre più sono le
calma le vostre cose, occupatevi con coscienza di un paese che
incongruenze.
sta morendo!
è questo quel che rimane di una politica ormai priva delle sue
componenti più importanti: le idee e i valori. Una politica offesa,
ingiuriata.
è venuta meno l’autonomia della politica, decaduta e ricic1ata
in un vischioso intreccio di connessioni che l’hanno degradata a
funzione di “servizio”. L’ombra della giustizia continua a prolungarsi dentro il discorso della politica. Si è prodotto un divario
tra politica e potere. Prima coincidevano nel territorio di uno
stato. Ma oggi il potere è extra­territoriale e non c’è una politica
di quell’ampiezza. Tutte queste cose hanno portato ad un conse-
10
dipaeseinpaese
PERSONAGGI
STORICI
estratto da / la voce dei CALANCHI / aprile 2006
MAZZARONE
non
è
stato
un
profeta
disarmato
Angelo COLANGELO
Una
sera di fine novembre avevamo avuto l’occasione
segnare in maniera profonda e originale la storia culturale della
di intrattenerci in un lungo amabile colloquio te-
nostra regione dell’ultimo mezzo secolo con la sua intensa po-
lefonico e la sua voce, calma e rasserenante come sempre, ave-
liedrica attività. Nato il 17 agosto 1912, si laureò a ventiquattro
va avuto I’effetto di rassicurarci e di ingenerare la fiducia che i
anni in medicina a Napoli e tre anni dopo conseguì a Milano la
malanni fisici, che lo avevano costretto al ricovero in ospedale,
specializzazione in tisiologia e malattie polmonari.
fossero stati superati.
E invece Rocco Mazzarone si è spento il 28 dicembre scorso,
Durante I’ultimo conflitto mondiale, fatto prigioniero in Afri-
all’età di 93 anni, nella natia Tricarico ed è scomparsa così una
ca, ebbe modo di operare in un ospedale inglese. Dopo la guer-
delle figure di maggior spicco della cultura lucana, capace di
ra diresse il Dispensario antitubercolotico di Matera e insegnò
dipaeseinpaese
11
PERSONAGGI
STORICI
Statistica medica presso l’Università di Bari, conducendo im-
diventato un autorevole punto di riferimento per i molti studiosi
portanti ricerche epidemiologiche in Basilicata, in Somalia, nel
che, in vario modo, negli ultimi cinquanta anni hanno voluto in-
Baluchistan iraniano, dove conobbe peraltro Dinu Adamesteanu,
dagare le condizioni della nostra regione, da Ernesto De Martino
il grande archeologo rumeno di cui ci avrebbe consegnato poi
a Friedrich G. Friedmann a George Peck, per citare solo alcuni.
un vivido ritratto nel sapido opuscolo- intervista Dal mar Nero
Nonostante ciò, in una importante intervista rilasciata nel 1992
allo Jonio.
a Marco Rossi Doria, Mazzarone manifestava il suo rammarico
per aver speso male la sua vita, dal momento che non era riusci-
Non meno rilevante è risultato I’impegno meridionalistico di
to a incidere come avrebbe desiderato sulla realtà sociale, non
Rocco Mazzarone, che si è espresso attraverso studi e riflessioni
avendone avuto la forza politica necessaria.
critiche importanti sulla realtà sociale ed economica lucana e
meridionale, che gli sono valsi I’apprezzamento di autorevoli
Riteneva, pertanto, che essendo stato sempre un isolato, era con-
esponenti del meridionalismo quali Manlio Rossi Doria, Carlo
dannato a restare solo un profeta disarmato. Chi ha avuto, però,
Levi, Gilberto Marselli con i quali stabilì peraltro non solo un
il privilegio di conoscerlo e di stimarlo e di nutrirsi del suo fe-
lungo sodalizio intellettuale ma rapporti di sincera amicizia.
condo magistero, può testimoniare che la sua raffinata cultura,
il suo generoso impegno civile, la sua profonda umanità hanno
è noto a tutti poi il sentimento di affetto fraterno che lo legò a
tracciato una lezione di vita esemplare che non potrà essere di-
Rocco Scotellaro, di cui condivise e sostenne in anni difficili le
menticata. Per questo don Rocco sarà ricordato con grande affet-
battaglie volte a sconfiggere la miseria e le ingiustizie che da
to da tutti e, perciò, anche dai lettori deLa voce dei calanchi, che
troppi secoli tormentavano le popolazioni del Sud dell’Italia e
egli ha seguito fino all’ultimo con grande attenzione e simpatia.
della Basilicata in particolare. Ed è per questo che Mazzarone è
Rocco
MAZZARONE
12
dipaeseinpaese
PERSONAGGI
STORICI
estratto da / il SIRINO / n. 5-6 2006
Il Venerabile guidò le Diocesi di Scala-Ravello e Bovino
A QUANDO
LA SANTITà
del
vescovo
dei poVeri
Nel 2007, trecentesimo della nascita,
anno giubilare di frà Nicola Molinari
Salvatore FALABELLA
Introdotta
nel 1831 dal Papa Gregorio
sa del processo di beatificazione e si auspica, fortemente, che il
XVI, nel 1904 si interrup-
nostro Padre Nicola Molinari possa essere riconosciuto santo.
pe la causa per la beatificazione di Padre Nicola Molinari da
Fra’ Nicola Molinari, grande predicatore, studioso e maestro con
Lagonegro, già Venerabile. Da allora troppo tempo è trascorso
il suo apostolato nello Stato Pontificio e con molte sue opere che
e i lagonegresi quasi non ne sapevano più nulla, avevano di-
attendono di essere diffuse per il loro contenuto preziosissimo,
menticato questo loro illustre concittadino che veramente me-
postulatore Generale delle cause dei santi e beati dell’Ordine dei
rita gli onori dell’altare. Grazie però alla Provincia di Basilica-
cappuccini dal 1761 al 1778. Eletto Vescovo di Scala e Ravel-
ta - Salerno dei frati cappuccini, il loro confratello Fra Nicola
lo I’ 1 giugno 1778, traslato poi come vescovo alla Diocesi di
è ritornato all’attenzione dei più, grazie sì alle loro iniziative:
Bovino dove giunse solo l’ 11 giugno 1791 e vi morì, in odore
celebrazioni, convegni e pubblicazioni, ma principalmente con
di santità, il 18 gennaio dell’anno successivo. Nella Cattedrale
la nomina del nuovo postulatore della causa, Padre Vincenzo
di Bovino sono ancore le spoglie del nostro Venerabile Moli-
Criscuolo che, previ approfonditi studi, ha pubblicato un ampio
nari e la tomba, oltre alla significativa epigrafe su marmo, ora
profilo di Padre Nicola Molinari, dalla nascita avvenuta il 10
è stata corredata anche di una pregevole immagine e lampada
marzo 1707, il vissuto storico pieno di sante testimonianze, fino
in ottone, su colonnina da terra -realizzate e inaugurate in occa-
alla morte avvenuta il 18 gennaio 1792. Ora si attende la ripre-
sione del pellegrinaggio a Bovino, previsto nel programma per
dipaeseinpaese
13
PERSONAGGI
STORICI
l’anno giubilare ed effettuato il 25 giugno ultimo
scorso. A Lagonegro, come in molte città dell’Italia, ci sono luoghi e segni che parlano del
Venerabile Molinari: i monasteri di Santa Maria
degli Angeli, con la grotta ove soleva portarsi
in profondo raccoglimento e meditazione, in
agro e di San Francesco, in città. A Lagonegro
è ravvivata la memoria del Molinari -Vescovo
dei Poveri, per iniziativa del vice postulatore
Padre Raffaele Di Filippo e dell’.Associazione
“Amici del Venerabile Nicola Molinari”. L’associazione, nata con atto del l9 febbraio 2006, ha
sede, come ogni altro riferimento per il territorio,
presso il convento dei Cappuccini, in Piazza San
Francesco di Lagonegro, comprende nel suo Consiglio Direttivo, oltre al vice Postulatore Padre Di Filippo, un
grande conoscitore del Venerabile Nicola Molinari per la
sua pas-
sione nelle ricerche attinenti il prof. Vito Cicatelli -nella veste
di PresidenI’ultimo venerdì
rabile Nicola Molinari;
te. L’associazione ha tra i suoi obiettivi: il trovarsi in preghiera
di ogni mese; tenere vivi gli insegnamenti e la spiritualità del Veneraccogliere e custodire materiali di ogni genere che Lo riguardi; approfon-
dire e divulgare la conoscenza dei Suoi scritti; continuare il servizio e la testimonianza della sua carità operosa. Battezzato con i
nomi Giuseppe Egidio Paolo, Padre Nicola Molinari era nato da Carlo e Cecilia Mazzero, come detto, il 10 marzo del 1707 e considerato che ricorre il trecentesimo anniversario della sua nascita, è indetto l’anno giubilare del Molinari con un nutrito programma
di iniziative, in parte già tenute a Lagonegro: pellegrinaggi, celebrazioni solenni, convegni, tridui e novene in preparazione di feste
locali, meditazioni comunitarie, targhe commemorative, accoglienza di pellegrini in visita ai luoghi del Venerabile in Lagonegro.
Padre Nicola Molinari si propone, certamente, a modello del cristiano con la sua testimonianza concreta di vita offerta, con il percorrere un cammino di santità attraverso la meditazione, gli studi e l’insegnamento sempre proficui durante il suo vivere. E noi?. Noi
vogliamo accoglierlo, conoscerlo, imitarlo, averlo a riferimento, come lo fu anche per il Beato Domenico Lentini da Lauria?
Dobbiamo conoscere di più e far conoscere ovunque questo grande ed illustre nostro conterraneo, pregarLo, affidarci alla sua guida
ed al suo patrocinio, pregare la SS.ma Trinità perché ci dia i segni necessari al riconoscimento ufficiale della sua santità. “Santissima
Trinità, noi Ti lodiamo e Ti benediciamo per le meraviglie che hai operato nella vita del Ven.Nicola Molinari. Dona anche a noi,
come a Lui, la passione viva per la conoscenza e l’annunzio della Tua Parola e del mistero salvifico della Croce; l’amore filiale alla
Vergine Santa; il desiderio ardente della preghiera; la sollecitudine sincera e operosa per i poveri e i sofferenti; l’avversione a ogni
peccato, perché viviamo pienamente e fedelmente in Te e di Te.
Per i suoi meriti ascolta la nostra preghiera e accordaci la grazia che Ti chiediamo….Rinnova i tuoi prodigi e glorifica il tuo Servo
per la gloria del Tuo Nome e per l’edificazione della Santa Chiesa. Amen.”
14
dipaeseinpaese
LIBRI
Un
libro
da leggere
e da vedere
Un ragazzo,
estratto da / il SIRINO / n. 5-6 2006
un ricordo, un sogno.
Ricordi e riflessioni, con immagini, di Gerardo Melchionda
Un paese è fatto di bambini, bambine, ragazze e ragazzi che vanno a scuola, di donne e di
uomini che si lasciano, che si uniscono, che si amano, che cantano, che ridono, che inseguono sogni, che si ubriacano, che infrangono desideri, che cadono e si rialzano...
Questo
I’incipit con il quale Gerardo Melchion-
Mattie, la festa dell’Unità. Qui si parla di ziè Lesie, de Cenzi-
da, apre la porta del suo ultimo libro.
ne ‘o Lagghie, d’o sanaporceddre…..di giochi terribili come “o
“Un ragazzo, un ricordo, un sogno” si presta ad una lettura libera,
guacchie” e altri tipo “Priessuchille” e “Te Lisce”. La corsa e
senza alcun leit-motive -ricorda Fernando Lettieri nella presen-
la curiosità dei lettori “en passant”, si mescola con quelli più
tazione al lettore -tuttavia le parole e le immagini anche se porte,
esigenti che tra le pieghe del volume, si ritrovano non solo nei
apparentemente, in modo disunito hanno un loro filo conduttore.
fotogrammi ma anche tra le righe dei versi, nelle prime carezze
In primis nella linea con la quale l’autore indica come affrontare
che furono anche di Sinisgalli; seduti sulla “sedia di paglia” del
il percorso di approccio tramite quei “Nuovi occhi” che l’espe-
mitico “Pawau”, non un capo indiano, ma un uomo, un forestale
rienza (vedi Tagore) inducono a guardare e ad affrontare l’esi-
messo, a dispetto del perbenismo e senza mediazioni politiche,
stenza. In secundis il recupero del passato, della storia, che, lon-
alla guida della locale squadra di calcio. è una delle tante storie,
tano da forme nostalgiche, ma utile da apparecchiare il futuro,
trasformate in riflessioni poetiche che appartengono al nostro
ci guida nelle vicende umane di un paese che non è solo quello
vissuto. E con le altre liriche, dai contenuti più forti, ci guidano
della memoria cristallizzata. L’impegno sociale dello scrittore
a considerare diversamente alcuni lati della convivenza civile e
si legge in diverse pagine del libro su temi quali l’emigrazione,
democratica, le proprie convinzioni ideologiche o religiose. Si
la cultura , il recupero di segni ormai dispersi, nei giochi della
può condividerle o meno pure queste poesie offrono motivi di
tradizione, negli affetti più intimi, nella ricerca della verità, nel
spunto, meritano rispetto, sono utili ed utilizzabili per chi legge.
delineare i tratti di persone che non sono più o che hanno signi-
D’altronde -come dice Oriana Fallaci -un libro diventa quello
ficato molto, per la propria e altrui formazione. Si tratta di per-
che i lettori vi vedono. Questo di Melchionda è insieme poeti-
sonaggi e anche aspetti materiali che fanno la storia di un paese,
co e impegnato, storico e politico, sociologico e filosofico, ha i
non quella ufficiale, che siamo abituati a leggere sui libri -come
caratteri del racconto e della ricerca Iinguistica (ardua quella in
ricorda Melchionda, fatta da donne e uomini invisibili, sempre ai
vernacolo, poiché la scrittura dialettale è presentata senza codici,
margini della realtà ma protagonisti anche se non “in prima fila”.
non fruibile universalmente. Una difficoltà incontrata da grandi
Molti di questi volti si ritrovano -senza riferimento agli iscritti -
poeti come Albino Pierro con la sua “parlata friske” di Tursi).
nelle immagini a corredo del testo, diventato senza volerlo anche
Ma quest’unico neo -perché priva ai più ulteriori conoscenze - è
una sorta di fotolibro su “com’eravamo”. “Qui ci sono pure io.
perdonato se si considera che chi scrive è “disposto a cambiare
Questo chi è! Guarda com’era il paese ... Ecco la banda di Sciac-
I’esistente” e a sognare con gli altri “per un futuro migliore”. (S.
quagnino….Io sposalizio, i ragazzi che raccolgono i confetti per
Lovoi)
terra, o viche d’a Trecchiene, ‘a Chiazz’e, a’ bbonarme de zie’
1
1
Nel dialetto nemolese le “e” finali sono atone, non si leggono alla maniera francese.
dipaeseinpaese
15
LIBRI
estratto da / Libero ACCESSO - n. 63-2006
Gesti
Pasquale LA BRIOLA
d’ARAGONESI
ET SFORCESCHI
Presentata la prima opera epica in volgare lucana
S
cavando scavando nel giacimento di ricchezza cultura-
ze culturali di prim’ordine” ha affermato inoltre il curatore del
le che è la Basilicata si rischia di imbattersi in gioielli
manoscritto che ha poi aggiunto: “La Mandragora” è una colla-
nascosti che proprio non t’aspetti. È capitato a tanti, la-
nina che ha un mercato particolare; non è una collana di roman-
dri d’arte o ignari scopritori; ricercatori avveduti o appassiona-
zi né di giornalismo culturale». «Questo saggio, di sicuro, non
ti esegeti. E capitato a Raffaele Nigro, “archeologo” letterario
andrà nei supermercati, ma nelle biblioteche di tutta Italia. C’è
di professione, che sulle traccie di Giovanni Antonio Antodari,
ancora il piacere dell’oggetto libro e della carta su cui è scritto
poeta del Seicento nato a Montescaglioso, è riuscito a portare
(Vito De Filippo, tra gli interlocutori intervenuti alla presenta-
alla luce la prima opera epica in volgare nata in terra di Lucania.
zione, incuriosito dalle parole di Nigro, prova ad annusare la
Quel “Gesti d’Aragonesi et di Sforceschi” che dopo un’attività
qualità della cellulosa del manoscritto, ndr»>.
investigativa non facile e ricca di colpi di scena - da best seller
Sul poeta lucano di Montescaglioso, Nigro afferma: «E stato
in salsa thriller, potremmo dire - si è conclusa nella biblioteca
uno scrittore che ha partecipato col suo stile ai grandi movimenti
Marciana di Venezia; lì il manoscritto era stato rinvenuto da Ni-
letterari nazionali». Giovanni Antonio Antodari, nato presumi-
gro dopo un tortuoso cammino durato centinaia di anni. Il testo
bilmente ai primi del ‘500, studiò nel monastero benedettino di
è stato poi pubblicato dalla casa editrice di Matera “La Bautta”
San Michele. A metà del’ 500, grazie alle sue riconosciute doti
e presentato, in anteprima nazionale, nella biblioteca comunale
di maestro di grammatica e umanità, fu al servizio degli Orsini,
“Joseph and Mary Agostine”, luogo che per le attività poste in
nobili di Gravina, Montescaglioso e Matera. ricerca condotta da
essere -la patinata edizione è stata patrocinata dall’Istituzione
Raffaele Nigro, Antodari risulta essere iscritto all’Accademia
palazzese - mira ad essere molto di più di una semplice biblio-
degli Incogniti, ospitata nel castello di Bari. Proprio nella capi-
teca di paese. «Sono contento che si è concretizzata questa idea
tale pugliese intreccia rapporti con Bona Sforza, a cui presentò
proprio tra Palazzo San Gervasio e Matera. Dai tempi della dia-
il poema nel 1557. Una delle donne più interessanti del Rinasci-
triba sulla Pinacoteca d’Errico, questa collaborazione sembra es-
mento, la Sforza fu sovrana illuminata della Polonia nel trenten-
sere un grande passo in avanti verso il riconoscimento reciproco
nio 1518-1548, ponendosi come ago della bilancia nella politica
della propria valenza culturale», ha detto Nigro. “Scavando nel
europea verso la Turchia di Solimano il Magnifico.
passato ci stiamo accorgendo che in Basilicata abbiamo ricchez-
16
estratto da / VALORI - n. 72-2006
dipaeseinpaese
LIBRI
CONFETTI
BIANCHI
L’ultimo libro di Antonia Maggio-
rella (Edierr Editrice). Un inno alla
magia del ricordo. Stralci di vita, tra
racconto e fotografia, delle donne (di
Lavello in questo caso) in un’epoca,
quella del “secolo breve “, che ha segnato, tra luci ed ombre, la storia
Stefania ZARRILLO
“La
memoria è come un bambino che cammi-
Antonia Maggiorella è l’ autrice di questo volume originale im-
na lungo le rive del mare. Non si può mai
preziosito da diverse immagini fotografiche che ben supportano
sapere che sassolino raccoglierà per con-
il contenuto del testo, gocce di vita cristallizzate che si sciolgono
servarlo tra le sue cose più care” .
come fiume in piena al ritmo pulsante della narrazione. Le donne
Poi qualcuno bussa alla sua porta con l’irragionevole curiosità
ricordano, le donne raccontano, così presenti a se stesse eppure
di chi non era presente ai fatti, non c’era lungo quella riva a
talmente distanti da questo universo grigio e tecnologico a cui
camminare.
sentono di non appartenere, perché ognuno è figlio del suo tem-
Vuole sapere, vuole capire, perché il passato appare ai suoi occhi
po e del suo luogo e non riesce a concepire altra dimensione se
come qualcosa di piatto ed inanimato, statico ed incolore, spesso
non quella vissuta nel breve percorso della propria esistenza.
ingiallito come le fotografie che gli vengono mostrate.
Ad avallare ciò vi sono le testimonianze di quante affermano, a
Quei sassolini preziosi depositati sul fondo di vecchi cassetti
chiusura dei tormentati ricordi, “iera megli’prima”, e forse così
vengono richiamati alla vita, spolverati della patina dell’ oblio
è, perché in fondo quel “prima” rappresentava comunque la loro
che tutto ricopre in maniera spietata. “Confettibianchi” è un inno
gioventù, dannata, sofferta, ingoiata senza possibilità di replica,
alla magia del ricordo, quello più spontaneo,non condizionato
ma unica ed irripetibile.
da eventi particolari ma dall’ invadenza spregiudicata di improvvisati intervistatori che intendono riportare alla luce stralci di
Confetti bianchi a sancire un’unione, quasi mai frutto di una
vita di donne, di Lavello in questo caso, protagoniste ignare di
scelta personale ma dettata da motivazioni di tipo economico,
un’epoca che ha segnato la storia.
convenzionale, opportunistico di genitori che ritenevano il senti-
CONFETTI
dipaeseinpaese
BIANCHI
17
LIBRI
mento un optional irrilevante ai fini di un rapporto matrimoniale,
va pur pensare a campare”, e talmente frequente era la mortalità
tanto poi “l’amore sarebbe venuto”.
infantile che per i fratellini rappresentava quasi un’ occasione di
Confetti bianchi per circondare il corpicino di quei figlioletti de-
festa se non altro per la presenza dei confetti.
stinati a non sopravvivere, accompagnarli al camposanto per poi
riprendere, immediatamente, la vita di sempre, perché “bisogna-
“
Confetti bianchi, appunto.
LA
SPOSA
PIù
BELLA ”
“ LA
MIA
SPOSA
”
Ti guardo di là
mentre provi
quell’abito bianco
tu
che fino a ieri
cinguettavi
“papà, raccogliamo
i confetti?”
Si avvicina all’altare
candida e fragile
e già sento profumo
di lavanda
di pane caldo
di sudore di bimbi
che fanno la nanna
di S. Zarrillo
18
dipaeseinpaese
L’ALTRA
BASILICATA
estratto da / URP Informa - Comune di Bella - Luglio 2006
nonna Caterina
DATORONTO
Angelo LEONE
Quando
ricevo posta dalla “mia Bella” è come
lucide, ma intelligente e uomo di buon senso e di parola con le
ricevere un regalo. Un qualcosa che
orecchie sempre aperte per dare pareri e ricevere, da coloro che
mantiene, ancora in vita quel filo che man mano si assottiglia;
potevano leggere, norme, diritti e doveri dei cittadini e metterli
la speranza di rivedere le pietre tanto familiari ai miei ricordi
in funzione. Io posso dire questo perché negli anni che ho vissu-
d’infanzia e di gioventù. Il mio castello così legato alla storia. Il
to lavorando insieme, me ne ha parlato tante volte; io sono orgo-
suo tempo dimostrato dalle sue mura, la sua ricchezza e potenza
gliosa di lui. Le sue parole erano piene di lealtà e di rispetto.
dei popoli che l’abitarono: segno delle nostre radici. .
Angelo ti ringrazio, tanti auguri per le tue belle intenzioni. è fa-
Caro Angelo, le tue iniziative per il secondo volume sono dav-
cile scrivere, ma è difficile farsi capire. Il secolo dell’istruzione
vero ammirabili; nel comunicare si impara, si conosce, ma, pur-
ci ha portato a non ragionare; la fretta ha partorito uomini poco
troppo, il popolo tutto per paura di sbagliare, non si esprime per
inclini a ragionare, ma solo a beccarsi come galli al primo san-
niente. La libertà di parola, ha portato alla chiusura della con-
gue. è deplorevole, ma è cosi; per troppo tempo le civiltà per la
versazione, sia di piazza, che di lettura. Non ho intenzione di
fretta hanno perso il treno.
scoraggiarti, la speranza è l’ultima a morire, anche dopo morto
Adesso mi sono prolungata troppo, appartengo alla gallina vec-
verranno apprezzate le tue doti; è stato da sempre così, ogni cosa
chia, penso di fare buon brodo, ma non è sempre così; volete
si apprezza solo quando non c’è più.
scusarmi delle mie litanie.
Quel nome nella lista del consiglio comunale di Bella avvenuto
Saluti a tutti i bellesi, giunta e cittadini: non tutte le ciambelle
il 26-03 1946, Angrisani Vitantonio di Francesco, è mio padre.
vengono con il buco; buona salute a tutti.
La sua appartenenza al consiglio fu casuale. Infatti essendo quasi
la tua affezionata Caterina da Toronto
scaduto il tempo per formare la lista, non avendo uomini a disposizione, l’avvocato Peppino De Falco una sera venne a casa mia
Un ringraziamento particolare, come sempre, alla nostra ama-
parlando direttamente con me, mi raccomandò di informare mio
tissima Caterina, nominata sul campo, “nonna dell’Urp Infor-
padre che prima delle undici del giorno dopo doveva presentarsi
ma, per la sua grazia con il quale sostiene la nostra rivista.
in municipio per apporre la firma da consigliere. L’avvocato De
è sempre un piacere ricevere sue notizie e rivivere con lei mo-
Falco conosceva bene che uomo era mio padre, perché prima
menti stupendi dei tempi andati. A lei i nostri più cordiali e sen-
dell’entrata del Fascismo erano stati insieme alla guida del co-
titi saluti.
mune di Bella. Mio padre, analfabeta, senza cravatta né scarpe
dipaeseinpaese
estratto da / Diario IRSINESE / n. 76-2006
19
L’ALTRA
BASILICATA
“ ITALIANA
UN FENOMENO DALLE MILLE SFACCETTATURE ANALIZZATO DA UNA STUDENTESSA DI ORIGINE IRSINESE
l’emigrazione
in SVIZZERA ”
L’emigrato italiano è sempre riuscito a sopportare la sua situazione sottomessa avendo in testa il mito del ritorno. Oggi però
Maria LA PADULA
solo il 19 per cento degli emigrati rientra in Patria all’età del
pensionamento, il 39 per cento decide di restare in Svizzera e il
42 per cento svolge una vita d’alternanza vivendo qualche mese
in Italia e qualche mese in Svizzera.
V
alutando le ragioni che hanno portato all’emigrazione
to intraprende repressioni sanguinose. In più c’è da tener conto
emerge sicuramente la questione meridionale.
della concorrenza del grano americano e delle catastrofi naturali
Prima del 1861, quando l’Italia non e ancora una Pa-
come i terremoti o le eruzioni del Vesuvio e dell’Etna.
tria unita, il Nord è suddiviso in comuni e signorie, il che dà
E’ in questo periodo che la Svizzera ha bisogno di minatori, mu-
l’immagine di molta instabilità essendo queste signorie in con-
ratori e manovali per il traforo di diverse montagne, in parti-
correnza tra loro. Invece il Sud viene organizzato da una mo-
colare il Sempione, il Lotschberg ed il Gottardo. Sono lavori
narchia assoluta. Dopo l’Unità d’ltalia nel 1861 l’autonomia del
in condizioni disumane con delle temperature nelle gallerie che
Sud scompare e ai vecchi problemi se ne aggiungono di nuovi.
arrivano fino ai 50 gradi. Il lavoro per il traforo del Gottardo
Il centro del nuovo potere è il Piemonte che, introducendo il
dura 10 anni, dal 1872 al 1882. Gli operai sono prevalentemente
sistema fiscale piemontese, porta ad un raddoppio delle tasse nel
meridionali con un totale di 17.451 unità italiane di cui muoiono
Meridione. Nel nuovo Regno d’ltalia non persiste nessuna ugua-
200 alla fine del lavoro. L’igiene è inesistente, manca tutto, sia
glianza tra Nord e Sud bensì un arricchimento delle regioni set-
sul posto del lavoro che nelle abitazioni. Gli operai ricevono dei
tentrionali. Gli abitanti del Meridione si sentono traditi poiché
buoni per l’acquisto di generi alimentari; i salari non vengono
le terre non vengono date a loro come promesso, ma vendute ad
distribuiti in contanti. Il 27 luglio 1875 la polizia deve interve-
imprenditori del Nord che offrono di più. Tutto ciò porta ad una
nire per uno sciopero degli italiani. Questo è l’inizio del pregiu-
situazione di insoddisfazione, le persone non hanno più fiducia
dizio svizzero nei confronti dell’immagine della persona italiana
nel potere centrale; per venire incontro al brigantaggio, lo Sta-
vista come violenta e pericolosa.
20
l’emigrazione
dipaeseinpaese
ITALIANA
in SVIZZERA
L’ALTRA
BASILICATA
Dopo la seconda guerra mondiale, con il trionfo in Italia del-
una grande tendenza al risparmio, la Svizzera viene vista come
la Democrazia Cristiana nel ‘48, si salvano solamente grandi e
fonte di denaro da mandare in Italia, non un paese dove spende-
medi proprietari. I contadini ed i braccianti scelgono la via del-
re. Per i cittadini svizzeri gli Italiani formano sempre uno strato
l’emigrazione. La Svizzera è in grado di offrire molto lavoro e
sociale inferiore da cui bisogna difendersi.
la legge acconsente di accogliere un gran numero di stranieri
IMPOTENZA
E
ISOLAMENTO
mettendo in pratica una politica di “laissez-faire” per quel che
concerne la quantità degli arrivi, ma anche una politica di nonintegrazione di queste persone, chiamata anche sistema di rotazione. L’emigrato ideale è di giovane età, nubile, emigra per
aiutare la famiglia in Italia e riesce ad adattarsi alle situazioni
e ai lavori più umili, sopportando situazioni infelici con l’idea
di tornare in Patria dopo qualche anno. La realtà è diversa, gli
stranieri costituiscono un fattore indispensabile per l’economia
svizzera che inizia a criticare il sistema di rotazione vedendo i
problemi incombere sulle loro offerte di lavoro. Ora anche altri
paesi come la Germania offrono possibilità di lavoro e l’emigrazione oltreoceano è un’altra alternativa presa sempre più spesso
in considerazione da molti italiani. L’emigrazione non viene più
vista come un fenomeno passeggero, ma come scelta di vita. È
allora che inizia la grande discrepanza tra quei politici che vogliono assimilare e naturalizzare gli italiani nella società svizzera per non andare incontro ad un “inforestierimento” e quelli
che non vogliono integrarli, che vedono gli italiani solo come
braccia di lavoro.
Per l’integrazione e I’assimilazione sono stati intrapresi diversi
progetti. Quello più importante concerne sicuramente il ricongiungimento delle famiglie. Se agli inizi degli anni ‘50 il marito
poteva andare a prendere moglie e figli in Italia solo dopo dieci
anni di permanenza in Svizzera, negli anni ‘60 il numero degli anni viene ridotto a tre. Per una migliore integrazione si cominciano a cercare punti di riferimento; gli Svizzeri iniziano ad
avere una mentalità più aperta nei confronti degli stranieri con
l’auspicio di una sana crescita economica. Per il benessere degli
emigrati vengono aperti centri d’assistenza e organizzati corsi di
lingua. Purtroppo tutto questo è solo una facciata molto sottile
dietro la quale vengono alla luce una quantità di problemi. Gli
Italiani stessi non sono sicuri sulla durata della loro permanenza,
la maggior parte non vuole integrarsi e imparare la lingua. C’è
L’italiano ha la sensazione di trovarsi in una sfera di impotenza
e isolamento. La manodopera straniera è una massa di lavoro
della quale ci si può sbarazzare agevolmente in caso di recessione. I problemi degli emigrati possono essere molti: L’instabilità
del posto di lavoro, il mancato prolungamento del permesso di
soggiorno, l’elevato costo della vita, la separazione dalla famiglia. Le aspettative vengono subito deluse: il rapido benessere,
la costruzione della casa in Italia e il ritorno sono fattori molto
lontani. In caso di disoccupazione c’è un culmine della situazione d’instabilità. L’emigrato si trova in crisi, non può neanche
esercitare quello che voleva fare. Lo straniero è vulnerabile, è
allontanato o separato dagli affetti familiari, deluso delle grandi
aspettative, deve subire anni di sfruttamento e i figli hanno problemi a scuola e ad integrarsi. Nel 1969 il politico Schwarzenbach lancia un’iniziativa per favorire la rotazione della prima
generazione con l’intento di rimandare la maggior parte degli
Italiani di nuovo in Patria. L’iniziativa non viene accettata dal
popolo svizzero, ma solamente per poco. Non è la sola iniziativa
di questo genere e tutte quelle che vengono lanciate in favore degli Italiani sono spesso respinte. Questo non favorisce certo nella
mentalità degli Italiani la voglia di inserirsi. Con il passare degli
anni si avverte un mutamento nella vita degli stranieri.
Per poter sopportare la situazione di sottomissione lo straniero
si crea dei meccanismi di difesa, ha solo aspirazioni sul campo
economico, ha come centro di gravità il mito del ritorno e proietta sui figli le proprie aspirazioni. Tutto questo rende impossibile
il processo d’integrazione. Ogni volta che non si lavora è un
l’emigrazione
ITALIANA
in SVIZZERA
dipaeseinpaese
21
L’ALTRA
BASILICATA
riposo forzato, un tempo in cui non c’è guadagno e produzione
che è un intermedio necessario per avere accesso alle istituzio-
che allontana il momento del ritorno.
ni. Le finalità sono molteplici, L’emigrato si deve sentire pro-
In cosa consiste allora questo mutamento? L’emigrato parte da
tetto, deve poter maturare in qualcosa ed avere un posto dove
una società italiana in cui il lavoro viene visto come condanna
poter trovare un certo affetto. Le associazioni vanno incontro
degli umili e l’ozio un privilegio dei ceti elevati.
a dei problemi chiave degli emigrati come la difesa dei diritti,
la solitudine, l’isolamento sociale, il disagio femminile, le dif-
Ha un concetto negativo e umiliante del lavoro. Parte per fuggi-
ficoltà scolastiche e la disoccupazione. Le più importanti sono
re da questa situazione, dalla miseria, dallo sfruttamento e dal-
le colonie libere italiane fondate nel 1943, negli anni ‘50 l’As-
le umiliazioni. In Svizzera trova una nuova società che ha una
sociazione cattolica lavoratori italiani (ACLI), nel 1963 l’Ente
mentalità diversa sul concetto del lavoro: il rispetto, la scoperta
per la formazione professionale (Enaip) e infine l’unione delle
dei propri diritti,la sicurezza sociale, la dignità. Il guadagno ha
federazioni associazioni regionali in Svizzera (Ufars). I legami
due significati. Il primo è concreto: libera dalla miseria, offre
che creano queste associazioni sono numerose, sia sul lato con-
un futuro ai figli, facilita la costruzione della casa in Italia. Il
fessionale che su quello politico. Questi legami aiutano alla for-
secondo è simbolico: il rispetto, la dignità e la libertà. In Italia
mazione di una rete di aiuto reciproco preziosa.
persisteva la sfiducia nelle autorità ufficiali e la diffidenza verso lo Stato. Nel paese di residenza invece I’emigrato comincia
A differenza dell’emigrazione oltreoceano, L’emigrato in Sviz-
a conoscere i rapporti formali, la scala primari e familiari. Lo
zera non ha mai spezzato del tutto i suoi legami con il paese
straniero scopre l’affidabilità delle istituzioni che salvaguardano
nativo, avendo sempre come sogno il rientro in Patria e la co-
i diritti dei cittadini.
struzione della casa di proprietà. Soprattutto gli italiani hanno
Questo è il mutamento della mentalità, la fiducia nello Stato. In
sempre considerato la loro emigrazione come temporanea, un
tanti casi si passa da un principio di rotazione ad una integra-
sacrificio da fare per avere dopo una casa salda e duratura e per
zione passiva, anche se l’italiano viene sempre visto come stra-
aiutare economicamente la famiglia rimasta in Italia. L’emigra-
niero, non persiste la negatività nei suoi confronti, anche perchè
to è sempre riuscito a sopportare la sua situazione sottomessa
iniziano ad emigrare stranieri da altri paesi che sono percepiti in
avendo in testa il mito del ritorno. Oggi però solo il 19 per cento
modo più negativo degli italiani.
degli emigrati rientra in Patria all’età del pensionamento, il 39
CHI
RESTA
E CHI
TORNA
per cento decide di restare in Svizzera e il 42 per cento svolge
L’emigrato italiano si sente realizzato soprattutto nel lavoro. Sa
che in Italia non avrebbe le stesse possibilità lavorative. Se durante la settimana l’attività principale dell’emigrato è lavorare,
durante il fine settimana egli trova svago nell’associazionismo
una vita d’alternanza vivendo qualche mese in Italia e qualche
mese in Svizzera.
Quelli che vogliono ritornare sono le persone che hanno lasciato i figli in Italia o che non hanno figli, ma comunque legami
importanti in Patria. Sono persone per le quali la permanenza
in Svizzera rappresenta solo l’arricchimento economico e hanno
un’immagine dell’ltalia molto positiva. Quelli che rimangono
sono ben inseriti, hanno amici, comprendono la lingua, i loro
figli abitano in Svizzera. Spesso hanno problemi di salute e sono
convinti di trovare una cura migliore in Svizzera, ciò dimostra
che hanno una fiducia assoluta nelle istituzioni.
22
dipaeseinpaese
ITINERARI
STORICI
estratto da / Associazione RUOTESE - 2005
ASSOCIAZIONE
RUOTESE
Vito Antonio BOCHICCHIO
Con
il cuore e con l’obiettivo di stendere un
Forse per quelli che non hanno mai emigrato, questi pensieri
ponte fraterno con i nostri connazionali,
sembrano un po’ superficiali, poichè non si può sentire la man-
abbiamo lavorato con impegno per rea-
canza di ciò che in realtà si possiede. A volte succede che quando
lizzare questa pubblicazione che speriamo sia grata a tutti i let-
un emigrato torna al paese natìo i suoi conterranei lo appellan-
tori. Tante volte la distanza fa scaturire un sentimento nostalgico
do “l’Americano” dimenticando che lo stesso è parte della loro
che sembrerebbe accentuarsi lungo gli anni, il quale riguarda alle
comunità e che ha dovuto abbandonare la “Madre Terra” per
nostre madri, cioè a quella biologica (specialmente quando non
necessità e non per diletto, e che continua sia a sentirla come
c’è più), alla terra in cui siamo cresciuti e alla patria grande che
“propria”, malgrado il tempo e la distanza, sia a commuoversi
annida tutto. Tali sentimenti sono relativi alla natura umana, ed
fino alle lacrime quando ascolta canzoni che la ricordano. Nulla
il fatto di essere lontani non diminuisce la speranza del riavvici-
può cancellare il ricordo di quella terra, con i suoi paesaggi e
namento ai nostri primi affetti, poiché, sebbene tutti siamo partiti
le sue stagioni poichè tutto quanto vissuto sempre ritorna nel
per diverse circostanze verso altri posti, abbiamo mantenuto la
pensiero di ogni individuo. Non vanno dimenticate le origini,
fede e l’idea di tornarci; da quando dicevamo addio a quel pezzo
poichè chi non sa da dove viene, non sa dove va. Probabilmen-
di mare e di terra che un giorno ci ha visto partire verso un futuro
te la lontananza fa idealizzare le cose in alcuni aspetti, ma tale
promettente ma incerto. Alcuni l’hanno fatto per propria scelta
idealizzazione comporta sempre l’amore verso la terra che ci ha
ed altri semplicemente per accompagnare la famiglia. Nonostan-
visto nascere. È possibile che i giovani vedano più i difetti che i
te il fatto che non sia gradevole diventare immigrante, non deve
pregi e cerchino altri posti per sviluppare le proprie condizioni,
essere dimenticato che ogni individuo diventa rappresentante
ma non devono dimenticare che nessun luogo è perfetto dato
dell’italianità all’estero, dovendo far onore a quella condizione
che neanche l’uomo lo è, e che con il tempo possono provare un
con il lavoro, l’impegno e il sacrificio.
certo grado di nostalgia o frustrazione, e forse in quel preciso
La Repubblica Argentina ci ha accolto generosamente offrendoci
momento emergerà il sentimento di affetto per il proprio paese,
casa e lavoro, e la grande maggioranza degli emigrati, in modo
e potranno capire, sebbene in parte, il sentimento di quelli che
particolare i loro discendenti, hanno costituito nuove famiglie
hanno seguito il difficile cammino dell’emigrazione. Ricordia-
nel grembo di una madre sostituta e comprensiva che hanno im-
mo sempre che: “Chi non sa da dove viene, non sa dove va”.
parato ad amare e a rispettare.
dipaeseinpaese
BREVE
STORIA
“
23
ITINERARI
STORICI
L’idea dell’associazione, sebbene latente in molti ruotesi, è
sorta dall’iniziativa dell’Agr. Sig. Vito A. Bochicchio, che
DELL’
ASSOCIAZIONE
RUOTESE
”
l’ha esposta alla famiglia Capece di Lomas del Mirador. La
proposta è maturata avverandosi nella Costituzione del Club
Ruotese.
Il proposito di questa Associazione, senza fini di lucro, è di
riunire tutti i ruotesi, i suoi discedenti e amici, con lo scopo
di promuovere un maggiore avvicinamento con la madre Italia, e alle proprie origini; di promuovere azioni di solidarietà,
di sviluppare attività culturali e sociali in particolare con le
altre comunità della Regione Basilicata.
Il Signor Capece inviò il listino di soci al Comune di Ruoti
e una copia all’Albo Regionale di Poten­za e l’Associazione
è stata affiliata a FABA (Federazione di Associazioni della
Basilicata in Argentina), la cui sede si trova in Av. de los
Corrales 6851 della città di Buenos Aires.
La prima riunione d’amicizia si è tenuta il 04 novembre 1997
nel Club sito nelle vie Helguera e Necochea di Lomas del Mirador, in cui hanno partecipato al pranzo circa 150 persone.
L’incontro si è ripetuto il 04 novembre 1999 presso il Club di
Pensionati della medesima Città con grande partecipazione.
Questi incontri si fanno il 4 novembre, perchè si ricordano e
si omaggiano i combattenti della Prima Guerra Mondiale.
24
ITINERARI
STORICI
dipaeseinpaese
estratto da / Notiziario RUVESE - 2006
Una pregevole
pubblicazione curata
dalle C.M. del Vulture e delL’ Alto Basento
IL
TURISMO
SUGLI ITINERARI
DEI
BRIGANTI
Michele TRAFICANTE
“Tutto li ricorda: non c’è monte, burrone, bosco, pietra, fonta-
no rappresentare uno degli elementi, non certo dei meno impor-
na o grotta, che non sia legata a qualche loro impresa memora-
tanti, di forte richiamo turistico.
bile, o che non abbia servito da rifugio o nascondiglio; non c’è
luogo nascosto che spesso gli servisse di ritrovo; non c’è cap-
A tal fine ci hanno pensato le Comunità montane del Vulture
pelletta in campagna dove non lasciassero le lettere minatorie e
Alto Bradano e dell’Alto Basento che, nell’ambito del Progetto
non aspettassero i riscatti. I luoghi... hanno preso nome dai loro
Az: N° 46/PIT/ 2003, hanno realizzato un’ interessante pubbli-
fatti” (Carlo Levi).
cazione dal titolo: “Itinerari del Brigantaggio”.
Sono proprio i “sentieri dei briganti”, i luoghi che hanno visto le
Il pregevole volumetto (63 pagine con numerose illustrazioni),
loro imprese “leggendarie”, e i massacri più cruenti, che posso-
frutto dell’impegno di un qualificato gruppo di lavoro (Gianlu-
dipaeseinpaese
25
ITINERARI
STORICI
ca Caporaso, Mauro Cerone, Valeria Mastroddi, Daniela Rossi,
Pit manager della C.M. del Vulture ­ tende a colmare parzialmen-
Manuela Pace, Tiziano Straziuso), vuole essere un prezioso ed
te il deficit informativo culturale. Infatti, con questa guida ven-
agevole “vademecum” da offrire ai tanti turisti “fai da te”.
gono offerti quattro itinerari: 1) Luoghi dell’invisibile ( Castel
Ma perché puntare sul Brigantaggio?
Lagopesole -Atella- Laghi di Monticchio); 2) I luoghi dell’Unità
Il brigantaggio - hanno scritto gli autori - ha segnato pagine im-
d’Italia (Potenza - Avigliano - Rionero in Vulture - Ripacandi-
prescindibili della nostra storia, caratterizzandola in modo signi-
da);3) Itinerari del Cabecilla ( Brindisi di Monta­gna - Vaglio di
ficativo nella fase di passaggio dal potere Borbonico all’Unità
Basilicata -Pietragalla­Castel Lagopesole); 4) I Luoghi dell’Apri-
d’Italia e investendo la società meridionale in ogni suo aspetto.
le lucano ( Castel Lagopesole ­Rionero in Vulture - Ripacandida­
Il Brigantaggio, infatti, s’inserisce nella storia della nostra re-
Rampolla -Melfi - Venosa- Lavello ).
gione recuperandone gli aspetti più caratterizzanti: la ruralità e il
territorio. Pertanto il brigantaggio come leva sulla quale sostene-
La presentazione degli itinerari evidenzia la presenza sul ter-
re la promozione del territorio lucano, o una sua parte, non può
ritorio delle eccellenze naturali e culturali delle tradizioni, dei
che aprirsi ad un turismo e ad una promozione turistica che recu-
monumenti, analizzando anche i fattori di commercializzazione
peri due elementi fondamentali: l’ambiente e la cultura. In altri
turistica dell’offerta ed offre un’im­postante panoramica degli iti-
termini, la storia e la bellezza incontaminata della terra lucana.
nerari italiani del brigantaggio.
La possibilità di recuperare i temi del brigantaggio ai fini della
La guida -afferma dal canto suo Giampiero Perri, Pit manager
promozione turistica di un territorio - sostengono ancora gli au-
della C.M. Alto Basento - ha l’ambizione di offrire al viaggia-
tori della guida -presuppone però una serie di considerazioni sui
tore percorsi che portino alla riscoperta del legame tra il pae-
concetti di marketing territoriale e di prodotto turistico integrato.
saggio, il territorio, la storia e la cultura di una comunità. Un
Che, in altri termini, presuppongono un “insieme di azioni col-
viaggio nel cuore della Basilicata tra le aree contigue al fiume
lettive poste in atto per attrarre in una specifica area o territorio
Basento fino al monte Vulture, in uno spazio caratterizzato dai
nuove attività economiche e produttive, favorire lo sviluppo di
segni forti della natura e del paesaggio, da inconfondibili colori
imprese locali e promuovere un’immagine positiva.
e da penetranti odori. Una scoperta della civiltà rurale e di un
lembo d’Italia ancora poco conosciuta, ricca di una tradizione di
Il brigantaggio, in verità, non è stato solo un fenomeno esclusi-
fierezza e di libertà.
vamente lucano, ma ha interessato, in epoche diverse, tanti altri
luoghi della penisola.
Indubbiamente un lavoro pregevole e di sicura utilità. Insieme
alle altre iniziative e di eventi, sempre relativi al brigantaggio,
Così un excursus storico sui “luoghi del brigantaggio” in Italia
di rilevante successo ( il Cinespettacolo della Grancia” presso
( Lazio, Abruzzo, Emilia Romagna, Toscana, Veneto, Calabria,
Brindisi di Montagna, la “Parata dei Briganti” a Rionero in Vul-
Puglia e Campania), sui capi e i personaggi leggendari e le loro
ture ecc.) possono rappresentare un valido mezzo per far cono-
gesta, inquadra meglio il “paesaggio lucano dei briganti” e quan-
scere ed apprezzare la nostra regione ai tanti turisti della dome-
to ( gli eventi) si sta facendo per valorizzarne gli aspetti ai fini di
nica e non.
un’efficace promozione turistica.
Il progetto “Itinerari del brigantaggio” - sostiene Oreste Dinella,
26
ITINERARI
STORICI
dipaeseinpaese
estratto da / PARTECIPARE - n. 2 - 2006
VULTURE
TERRA DELL’ANIMA
Presentato lo scorso 7 maggio presso il Teatro la Piccola di Rionero in Vulture il volumetto dal titolo evocativo Vultur - Se di un luogo antico la luce cantassimo
di Albino e Gennaro Grieco
Gennaro GIANSANTI
C
on questa particolarissima proposta editoriale si è cer-
quenze sulla bocca del fuoco, estrapolato dal lavoro più recente
cato di dare vita a qualcosa di nuovo, nella forma e
dell’autore e qui
nei contenuti, per esprimere concetti, magari già noti
presentato a mo’ di presentazione.
e arcinoti, in maniera originale e sintetica e con il supporto del-
Questo volumetto, anche se sbarazzino nel formato, è stato cu-
le immagini. Una proposta editoriale dedicata al Paesaggio del
rato nei minimi particolari. Con attenzione, infatti, sono stati
Vu1ture, da sempre ispiratore della passione di viaggiatori, scrit-
scelti i contenuti: il testo, le didascalie, le immagini, il formato
tori e studiosi. Un libro per celebrare ciò che è andato perduto,
e persino il tipo di carta da imprimere. Al testo di accompagna-
ricordare ciò che è rimasto e trasferirlo a chi non sa, attraverso
mento è stato affidato l’ingrato compito di inquadrare il Vulture.
immagini, narrazioni e didascalie, che guideranno il lettore in
Alle didascalie quello di zumare sui soggetti, animati e non, che
un ipotetico viaggio virtuale. Il tutto, arricchito dalle scritture
altrimenti rischierebbero di passare inosservati. Alle immagini
poetiche di Gennaro Grieco, vero ausilio a meglio penetrare
quello di guidare il lettore nell’ipotetico viaggio virtuale.
l’essenza di luoghi e persone, per fissare sulla carta, e non solo
Le immagini, ricavate da foto, sono state volutamente trasfor-
con le immagini, il paesaggio del Vulture inteso come sistema
mate in raffigurazioni pittoresche per conferire un non so ché di
antropico. Non solo testi pubblicati nel corso degli anni e già, in
primigeno al paesaggio che nell’occasione è stato interpretato
qualche misura, conosciuti, come il breve poemetto Rivus Niger.
come “un insieme pittoresco ed estetico, a causa della disposi-
Ma, per l’ occasione, la chicca di un testo del tutto inedito, Se-
zione delle linee, delle forme, dei colori”, proprio come ha inte-
dipaeseinpaese
27
ITINERARI
STORICI
so definirlo il Parpagliolo nella prima edizione del ‘900 dell’En-
evento a Monticchio Laghi, nel cuore del Vulture, nata sulla scia
ciclopedia Treccani. E se pur mi rendo conto che il paesaggio
di una serie di esperienze messe in campo, in giro per l’Italia,
“non può essere ricondotto semplicisticamente ad una immagi-
per la promozione del nostro territorio, della nostra storia, della
ne, poiché la sua vera natura è essenzialmente reale, come quella
cultura e dei nostri prodotti tipici, nella breve esperienza come
di tanti oggetti che compongono l’universo, e in più dinamica ed
Assessore alla Provincia di Potenza. Esperienza che ha visto la
evolvente” (Romani), ai fini del presente lavoro questa accezio-
valida collaborazione della Coop. di promozione turistica “Ri-
ne risulta più suggestiva e utile.
serva Piano del Conte” e del gruppo di lavoro diretto da Pietro
Verrastro. Una idea concepita la scorsa estate che, solo per un
Con questa pubblicazione, infatti, non si è voluto studiare scien-
incidente di percorso che mi ha visto abbandonare l’incarico di
tificamente il paesaggio del Vulture ma leggerlo e raccontarlo
Assessore, non è stata concretizzata già lo scorso autunno­-inver-
nelle sue semplici forme e nei suoi segni elementari, lascian-
no, per promuovere il turismo invernale, quindi attrarre i turi-
doci incantare dall’aspetto, ovvero dalla Vista del paesaggio,
sti nella stagione magra e farli ammirare, fra l’altro, la bellezza
così come ci appare con le sue bellezze, come direbbe Benedetto
e l’incantesimo del suggestivo scenario che offre Monticchio
Croce, sostenitore dell’estetica pura del Paesaggio. Il messaggio
anche d’inverno. Intanto che prenda corpo la prima edizione
che si è inteso lanciare è riassunto in maniera esemplare nella
annunciata per luglio, non va abbandonata l’ipotesi dell’even-
prefazione della Locicero ovvero intraprendere un nuovo viag-
to invernale che, insieme ad altre iniziative da cantierizzare e,
gio, “un viaggio con altri occhi nel luogo dell’anima, un viaggio
creando le condizioni ottimali e le attrattive turistiche adeguate
nello spazio e nel tempo, un viaggio nella luce degli anni che si
al periodo, possa dare l’opportunità al turista di godersi anche d’
rincorrono nella girandola delle stagioni”, un invito, quindi, a
invero quel meraviglioso spettacolo della natura, il Vulture e le
viaggiare nei luoghi a noi quotidiani ma con altri occhi, occhi
sue perle, i Laghi di Monticchio.
del sapere.
Un grande evento per Monticchio non poteva avere altra denominazione, perciò suggerii “Genius Loci”: espressione della
Infine, si è voluto puntare l’attenzione su alcune Emergenze
lingua latina, utilizzata da secoli per individuare un luogo straor-
positive del nostro paesaggio: quali l’inestimabile patrimonio
dinario in cui si ha la sensazione dell’esistenza di un Genius -
geo-mineralogico, vegetazionale, agricolo-forestale e storico-
genio, genio tutelare (divinità protettrice di ogni persona o di un
culturale, e in maniera alquanto soft si sono volute denunciare
luogo), una sorta di presenza animata, una sacralità generatrice
alcune delle emergenze negative, dall’ inquinamento verde ai
di vita, che la mitologia greca riconosceva ai luoghi eminenti per
conseguenti fallimenti forestali, dai dissesti agli abusi, dai gi-
immensità e altitudine, ai boschi, ai campi da frutti, ai pascoli,
ganteschi tralicci al maestoso termodistruttore.
alle cime di montagne, ai laghi, ai fiumi, alle sorgenti e ai luoghi
Non a caso il libro si conclude esprimendo l’idea che: Nell’era
di vita. (Descrizione tratta dal libro, di Gennaro e Albino Grieco,
dello sviluppo sostenibile cerchiamo di lasciare il più possibi-
“Vultur: Se di un luogo antico la luce cantassimo). Un nome
le inalterato il nostro Paesaggio così che anche le generazioni
meraviglioso che racchiude in sé la magia e lo straordinario sce-
future possano arricchire la propria esperienza di vita: questo è
nario del Vulture e dei Laghi di Monticchio, dove ci sono tutti i
l’unico atto d’amore che vi chiedo per preservare la Terra del-
presupposti per il successo di un evento nel cuore dell’ Area del
l’anima - il Vulture.
Vulture, per una esplosione promozionale dell’ intero territorio,
con i suoi preziosi tesori da millenni offerti dall’antico vulcano
Ho salutato con grande soddisfazione la presentazione, nei giorni scorsi, di “Genius Loci”, una idea progettuale per un grande
spento, il “Vulture, Genius Loci”.
28
ITINERARI
STORICI
dipaeseinpaese
estratto da / Ypsilon - n. 2- 2006
Le ANTICHE
CITTà
della BASILICATA
Elena VACCARO
Scuola elementare “Silvio Spaventa Filippi “ Avigliano
Nell’
Alta Val D’Agri ci sono i resti di una città ro-
utilizzati dagli artisti. Vicino al teatro vi è un tempio dedicato
mana. Ho avuto modo di visitare con i miei
alla divinità egizia Arpocratre, più in là c’è n’è uno dedicato alla
compagni i resti di questa antica città “Grumentum”. Abbiamo
moglie di Augusto, Livia, di cui è stata ritrovata la testa della sta-
visto sia i resti della città che i reperti ritrovati durante gli scavi
tua che è esposta nel museo. Abbiamo visto anche le Terme im-
custoditi nel vicino museo. Nel museo vi erano tantissimi og-
periali dove gli ambienti erano riscaldati e i pavimenti erano tutti
getti e reperti che ci hanno fatto capire come vivevano e come
in mosaico, proseguendo vi è l’anfiteatro, la chiesa dell’Assunta
erano organizzati questi nostri antichi avi lucani. Infatti, vi erano
che è stata costruita dopo il martirio di San Laniero che qui fu
anelli, monete, resti di pavimenti con mosaici, utensili, anfore,
decapitato. La guida ci ha spiegato che Grumentum è stata una
cippi funerari, armi, ornamenti appartenenti a guerrieri, corredi
importante colonia romana e che tutta l’area che va da Moliterno
nuziali e delle riproduzioni, di vestiti usati dagli abitanti di Gru-
fino a Paterno è piena di resti di questa civiltà. Questa visita è
mentum. I vestiti mi hanno molto colpita, infatti da come ci è
stata per me molto importante,mi è sembrato di fare un viaggio
stato spiegato questi erano di modelli e colori diversi a seconda
all’incontrario ed aver avuto modo di visitare le antiche popola-
del loro ceto di appartenenza , un magistrato era vestito in modo
zioni della nostra regione; abbiamo avuto modo di scoprire cose
diverso da un operaio così anche i bambini a seconda se erano
nuove che appartengono ad un passato lontanissimo, la nostra
patrizi o plebei. Nei pressi del museo è ancora visibile parte del-
storia. Spero di ripetere nuovamente un’esperienza uguale a que-
l’acquedotto, risalente all’età di Augusto, che serviva per portare
sta , magari visitando i resti di un’altra antica città lucana, i miei
l’acqua alla città. Un pò più distante si trova il teatro dove gli
genitori mi hanno parlato degli antichi greci che si erano stabiliti
abitanti di Grumentum potevano assistere agli spettacoli che vi
sulla costa di Metaponto, l’antica Metapontum, appena ci vado
venivano organizzati, sono ancora visibili l’ingresso del teatro, i
spero di potervi raccontare cosa ho potuto vedere e scoprire.
gradoni dove si sedevano, i locali posti sotto le gradinate e quelli
dipaeseinpaese
Breve
storia
della
GASTRONOMIA
ROCCANOVESE
29
ITINERARI
GASTRONOMICI
estratto da / La voce della COMUNITà - n. 1 - 2006
Vito PADULA
Ogni
popolo ed ogni comunità conserva sempre al-
soldati hanno appreso il modo di prepararla dai lucani”. Da ciò si
l’interno delle proprie tradizioni aspetti legati
apprende come già prima dell’ arrivo dei romani in queste terre
al gastronomia del luogo. è per questo che anche la comunità
si consumava carne di maiale. Proprio l’allevamento di questo
roccanovese custodisce tra le proprie tradizioni quegli aspetti
animale è stato da sempre il punto forte nell’alimentazione roc-
enogastronomici che si sono sviluppati assieme alla storia di
canovese. Al periodo della macellazione del maiale sono legati
questa gente e che ha caratterizzato momenti particolari all’in-
alcuni piatti tipici del posto, come “u scannatur”, soffritto guan-
terno del comunità. Si tratta di piatti preparati in occasioni parti-
ciale fresco con peperoni secchi e paprica. Oppure il dolce tipico
colari o giorno per giorno; legati a feste popolari religiose, ai ci-
sempre legato a questo evento cioè “u sangunacc”, preparato con
cli stagionali o al lavoro nei campi. Nel preparare questi piatti si
il sangue dell’ animale, mollica di pane casereccio, zucchero e
sentono gli echi di un passato davvero remoto. Un esempio può
mandorle. Tra le mura delle nostre antiche masserie si addensa-
essere la preparazione di un nostro piatto particolare a base di
no anni di storia gastronomica. Possiano ricordare a tal proposito
chiocciole o lumache. L’uso di questi molluschi in cucina, come
un piatto tipicamente medioevale, come i “raskatiell pa cura-
non può farci pensare alle più semplici forme economiche della
tell”. Il pastore che teneva al pascolo le greggi del proprietario
comunità paleolitica quali appunto, la raccolta di elicidi ed affi-
terriero ogni giorno di festa aveva l’ordine di portare a casa del
ni? Al periodo dell’influenza ellenica, cioè della Magna Grecia,
padrone un giovane capretto o agnello da macellare, a cui prov-
attribuibile l’immissione nella nostra gastronomia del consumo
vedeva lui stesso. Una volta completata la macellazione, le carni
di interiora di agnello e capretto. Difatti proprio della Grecia è
dell’animale andavano a finire nelle cucine del padrone, mentre
un antico piatto chiama “kokoretsi”, composto da spiedini di in-
al pastore venivano concesse le interiora che portava a casa. Con
teriora dei suddetti animali, una vera leccornia che imbandiva
queste la moglie preparava un soffritto con il quale condiva i
tavole del simposio. Qui, invece, parti di cuore, fegato, polmone
“raskatiell”, cioè i cavatelli caserecci. Il giorno dell’ Ascensio-
venivano tagliate a striscioline ed avvolte nel diaframma del-
ne i paesani si recavano presso le masserie dove ricevevano del
l’animale, venivano legate con gli intestini assumendo il nome di
latte fresco perché in tale giornata i massari e i pastori non lo
“gnummariell”. Questo piatto, davvero prelibato sino a qualche
trasformavano in formaggio. Al loro ritorno a casa utilizzava-
anno fa ha caratterizzato la cucina tipica della fiera delle Serre.
no quel latte per cuocervi dentro i tagliolini fatti in casa. Piatti
Sempre di epoca antica è il consumo di carne di maiale. Marro-
tipici simboleggiavano anche feste contadine o popolari, come
ne, erudito romano, parlando della salsiccia scriveva: “chiamano
il carnevale. In questa occasione si preparavano i “frizzuoe pu
lucanica una carne tritata, insaccata in un budello, perché i nostri
rafin”. Si trattava di fusilli caserecci conditi con sugo di carne
30
dipaeseinpaese
ITINERARI
GASTRONOMICI
di maiale e cosparsi di rafano grattugiato, una radice piccante
venivano ritenute una “panacea” tanto che, una volta ingerite,
ed aromatica che in questo periodo raggiunge le sue massime
producevano gas intestinali con conseguente emissione di peti.
qualità organolettiche. Un piatto legato al lavoro nei campi era a
Se il rumore da questi prodotti, allorché si verificavano in pre­
“maccarunet”. Praticamente l’ultimo giorno di raccolta delle oli­
senza di altre persone (Monsignor Della Casa non glielo avrebbe
ve, il proprietario del terreno a sera invitava tutti i raccoglitori.
permesso), gli udenti presenti, con lieta, soddisfatta espressione,
La moglie preparava grandi piatti di pasta lunga, i “ziti”, condita
esclamavano ad alta voce: SALUTE. Quella espressione conva­
con del sugo di carne e pezzetti della stessa. Anche se quella roc­
lidava le anzidette, opinabili virtù terapeutiche.
canovese era una comunità di montagna, annoverava tra le sue
La ricetta qui riportata, molto antica e semplice, è particolar­
preparazioni gastronomiche un piatto a base di pesce: il baccalà.
mente gustosa ed indicata per gli antipasti e nei contorni freddi.
Il suo consumo e quindi la sua preparazione avveniva soprattutto
nei periodi di astinenza, quando non si consumava carne come
INGREDIENTI
poteva essere il periodo di quaresima o il venerdì Santo. Veni­
va preparato in umido con soffritto di cipolla, peperoni secchi,
Cipolline
Kg. l
pomodorini conservati appesi e qualche oliva al forno. Arrivava
Strutto
cucchiai 3
per le diverse occasioni da Napoli per mezzo di venditori ambu­
Zucchero
cucchiaio l
lanti chiamati “saracheri”, nome attribuito loro dai paesani per­
Aceto balsamico cucchiaini 2
ché venditori di “saracche”, cioè sarde. Questi e molti altri piatti
Un trito composto da: grasso di prosciutto (non rancidito), poca
tipici fanno parte della storia gastronomica roccanovese la quale
cipolla e poco aglio.
nel corso dei secoli ha originato pietanze che sono entrate a far
parte della tradizione e del folclore del posto.
L’ANTICA
GASTRONOMIA
CIPOLLINE ALL’AGRODOLCE
Le “cipolline”, CIPOLLACCIO COL FIOCCO (Leopoldia Co­
mosa) è una pianta erbacea provvista di un bulbo ovoideo di 2
- 4 cm. di diametro. Il fusto, senza foglie, è alto fino a 70 cm. e
termina con l’infiorescenza di colore azzurro-violaceo. Il bulbo
si raccoglie in febbraio ­ marzo, prima della fioritura. Era con­
suetudine raccoglierle durante le operazioni di sarchiatura del
grano. Nell’antica gastronomia nostrana avevano una rilevante
importanza in quanto si prestavano per la preparazione, in va­
rie maniere, di pietanze: in umido con i peperoni secchi; con le
uova, con i funghi, con i fagioli, ecc. ed anche con le frittatine da
portare come companatico allorché ci si recava al lavoro.
Per quanto concerneva le loro virtù terapeutiche, le cipolline
PREPARAZIONE
Nettare le cipolline, intagliarle a forma di croce, alla base senza
far dividere il bulbo, lessarle per cinque minuti e toglierle per
versarle in acqua fredda dove devono rimanere per qualche ora
e poi scolarle.
Mettere in un tegame lo strutto, farlo sciogliere ed aggiungere il
trito preparato. Far imbiondire e quindi aggiungere le cipolline.
Cospargervi lo zucchero, rimestare ed aggiungere l’aceto balsa­
mico il cui quantitativo deve ricoprire a filo il composto.
Cuocere a calore moderato sino al momento in cui il liquido è
completamente evaporato e le ci­polline appaiono ricoperte di
uno strato leggero di salsa.
Servire freddo.
Guido EMANUELE
Urp
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