1 dal quartiere alla regione per una Comunità europea federale Direz. e Redaz.: Piazza di Trevi. 86 - 00187 Roma - - ANNO XXXIII N. 10 OTTOBRE 1984 Spedizione in abbonamento postale - Gruppo 111/70 ORGANO MENSILE DELL'AICCRE, Pur perdendosi nella notte dei tempi il fato che è una nassoczizione d i tutti i Poteri locali e regionah, la nostra organizzazione continuava a chiamarsi, dall'Ente autonomo d i base, Consiglio dei Comuni d'Europa (sigla: CCE): ASSOCIAZIONE ma molti non amano la sineddoche e allora 13Assembeadei Delegati, organo statutanb competente, il lfi ottobre c.a., a Strasburgo, ha precisato il nome in <Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europaip (sigla: CCRE), fermo rima- Supplemento ordinario n, I al c6BaltettilnoLI@ciufe v - Spadrzfone in abbonarnenlo postale --- ,, n. UNITARIA DI COMUNI, nendo che è (era e rimarrà) una associazione d i tutti i Poteri tem'tonhli substatuaii democratici, Comuni, Regioni, Enti intermedi e anche - ove abbiano forme diautogoverno - i quartieri. Il 21 ottobre il Consiglio nazionale della 16 del @ glagno 1 S d Anno XV - Gruppo { l (70%) REPCTBBLICA ITALIAKA ' PARTE PRIMA - PARTE SECQNDA Roma, .Q giugno 1984 SIpubblica nowatmenta tl IO, e 41 W niaw QIRSZION~REDAZIOWEC AWIPIldlaTR (916980UPRE$IUE)rU QlLUGIU*ITb REPWIIALE. VUORI$~OfOROMLOMr)O.2ll.W141 R O M A - T L L S l S 1 2 T W - M 5 ? 2 W IL B O C L E ~ ~ ~ ~ NiO fflC:,$~E gg PUM ic.1 m Pn,v ,c due cisln~ taeicoii re<tr>i?uro le Pani O Il rAitl pria Regionere At:s e l eltio ia l%<lu 2 , . ~ v r i s te conranl QEI~C Stata 61 eleiesse rag+qne($f PREZZI i CONO /IONI Q1 ARBQNAWENTO Il roslo aeil abbonamento arlriua+ey e r r Pani I, il P ' 8 4 (i d ,20SM pet ie Pani I e 11 O, t $5030 W M Pari* iII 61t 50m L~lnmriod @ l + ~ ~ w n a m e deve ~ t t ' easete torn?%%osto er~iusiianerlea w z z o ae FosWr o a2159G01 rnl%tatD al 502LET7IND L'FFIClAtE DELLA rlc?te&t#I* bifa POS~~WYJIBM* h* WC) gdranlioe lavia aeI REGIONE VILI0 e deve essere *$salo entto rC 31 oiecmhre &*l inno pPIcQTente Per @I,~0001>dreoli (ISQCC~, acreltal#se non di4~aoihIkI ta%crOPdrrgt, dati saranno Bmtan solo se r,c?dslt ailo 9~rszaiiedel EtnI<aum~ entto M slow del1.1 data dala ara pmMxcazaone bNSERZtONl t1 teplo dattiroserilte OQtjlr a%$o@ wbDt%cateredallo in d~pacecwia O, cbf unn su caria Isgrite sarm >B ecceztoni ar legge e Pielba su cstle oW lt audle SI Cn4de Ilnwz~awwr@ImsnIe bnlio. deva m e n i r e alle Direama del B o t i m r ~almeno x5 gemi w ~ m de l l d aatd di whbl cdltune de4 (ascirofe drs rrrswta eowrovance lar,.enulo ver98mento' &~FIILP% e x c ~ ~ h t ~ a n m ate meno del d c paiaae rr e2159001 mlsoraro al BOLLETTINC> IIFFICIALE DELLA REGiDat LAZlO. del1 ~mparto&In mserzlone o.lGolaic in ,agio-e di L 7 0 0 W?ogni riyo o t a a w al rigo ddniwscnaa PRESIDENZA GIUNTA REGIONALE «Per una Europa libera e unita » nostra Sezione, riunito a Roma, a termini dell'art. 1 del nostro Statuto ha preso atto all'unanimità della decisione sovranazionale e della conseguente intitolazione innanzi, della nostra Sezione: Associazione italiana per il CCRE (AICCRE). Ventotene e dintorni di Gabriele Panizzi presidente della Regione Lazio Per il terzo anno consecutivo si è svolto a Ventotene, nei primi dieci giorni di settembre 1984, il Seminario di cultura federalista. Il merito di questa importante iniziativa federalista va attribuito principalmente al Movimento Federalista Europeo, al Comune di Ventotene ed alla Regione Lazio, senza con ciò trascurare gli apporti di altri soggetti, istituzionali e non. Hanno partecipato al Seminario circa 130 giovani, cinquanta dei quali provenienti dalle cinque province del Lazio, sessanta da province di altre regioni d'Italia e circa venti da altri paesi europei (è la prima volta che ciò accade: Ventotene diventa così un riferimento per tutti i giovani europei). Il Seminario di Ventotene si va quindi stabilizzando ed arricchendo e certamente costituisce un riferimento annuale dell'azione politica ed organizzativa del Movimento Federalista Europeo e delle Amministrazioni pubbliche (quelle del Lazio) che, a termini di legge regionale, devono concorrere, insieme agli organi delle scuole, a sviluppare il processo di selezione dei giovani artec ci vanti. È ancora presto per valutare l'effetto della iniziativa della Regione Lazio che, prima con la legge regionale concernente le iniziative regionali e locali per lo sviluppo del processo di integrazione politica europea (25 maggio 1982, n. 21) poi con quella concernente la istituzione del Seminario di Ventotene per la formazione federalista europea ( l 3 1983, n. 37), ha innescato un proceso di formazione federalista - DAL MANIFESTO DI VENTOTENE ALLA PROPOSTA DI TRATTATO PER L'UNIONE EUROPEA REGIOIVI La Conferenza delle Regioni ha discusso a Viareggio su alcune questioni politiche europee BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE LAWO PROVINCE, COMUNI D'EUROPA di ampia portata: nei tre anni di utilizzazione delle leggi citate i giovani e gli adulti interessati alle varie attività sviluppate dalle pubbliche amministrazioni, dagli organi delle scuole e dalle organizzazioni federaliste, sono stati diverse migliaia. I1 supplemento ordinario al Bollettino Ufficiale della Regione Lazio, pubblicato il 9 giugno 1984 (alla vigilia della elezione del Parlamento Europeo) con il titolo «Per una Europa libera ed unita»: dal Manifesto di Ventotene alla proposta di Trattato per l'Unione Europea, riporta i programmi messi in cantiere dalle Amministrazioni pubbliche e consente di conoscere le corrispondenti azioni amministrative e le risorse finanziarie necessarie per condurre in porto le iniziative. Riferisco questi aspetti amministrativi per sottolineare la sistematicità degli atti fino ad ora compiuti ed evidenziare la volontà politica che ha ispirato ed anima la Regione Lazio: spesso si trascura il lavoro amministrativo necessario per diffondere gli ideali europei. Sarebbe meno faticoso limitarsi ai discorsi europei dei giorni di festa. In tal mondo, però, avremmo soltanto evidenziato un nostro bisogno che, senza la sistematicità dei giorni feriali ed in carenza dei necessari atti amministrativi, resterebbe manifestazione velleitaria. Nel 1986, fra due altri Seminari di Ventotene, sarà opportuno fare il bilancio delle iniziative per l'Europa promosse e sostenute dalla Regione Lazio. Per ora mi permetto di esprimere una valutazione positiva per l'esito delle nostre iniziative e rinnovare l'impegno perché proseguano. Tuttavia ciò dipenderà non solamente dalla Regione Lazio. Nella Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome, svoltasi a Viareggio il 17 e 18 settembre scorsi, ho ribadito I'esigenza di un impegno politico delle Regioni per la costruzione delllEuropa, a partire dalla sollecitazione che tutti i Consigli regionali potrebbero effettuare perché il Governo ed il Parlamento nazionali assumano iniziative idonee a far adottare ai Paesi della Comunità Europea il Trattato per l'Unione Europea approvato dal Parlamento Europeo nel febbraio 1984. Nella stessa sede ho altresì sottolineato la esigenza che le Regioni non disperdano le loro potenzialità europee associandosi ai più svariati organismi, ambigui per volontà politica e settoriali per campo di interesse, ribadendo che la Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa è stata ed è il riferimento per una comune battaglia autenticamente europea di tutti i soggetti istituzionali di base (Regioni, Province e Comuni: il sistema delle autonomie locali) ed altri. L'orientamento della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome è stato positivo in entrambi i casi. Le Regioni possono quindi sviluppare un'azione europea almeno su tre livelli: Foto in prima pagina: la copertina del Bollettino Ufficiale della Regione Lazio che raccoglie leggi e prowedimenti regionali dall'agosto '83 al maggio '84: testimoniano la volontà politica della Giunta regionale a favore dell'unione europea. formazione europea dei giovani, degli amministratori e degli operatori; adozione di documenti politici da parte delle Giunte e dei Consigli indirizzati agli Enti locali ed al Governo e al Parlamento nazionali: prima dello scioglimento dei Consigli regionali della primavera 1985, sarebbe opportuna una riunione della Conferenza Stato-Regioni dedicata ai problemi europei, con particolare riferimento alla proposta di Trattato per l'Unione Europea; azione solidale con Province e Comuni nell'ambito dell'AICCRE volta a rafforzare lo schieramento del sistema delle autonomie locali per il perseguimento della Federazione europea. Infine ritengo che la Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome, sulla base delle recenti determinazioni di Viareggio, debba anche assumere iniziative presso il Parlamento Europeo, nell'ambito dell'orga- ottobre 1984 nismo ad hoc costituito dopo la Conferenza regionale europea di Strasburgo del 25'e 26 gennaio 1984, per sottolineare il ruolo delle Regioni nella costruzione dell'unione Europea e stabilire rapporti più sistematici. All'inizio mi sono soffermato sul Seminario di Ventotene e, in generale, sulle attività regionali per la formazione europea, perché sono le iniziative insieme più sistematiche e più laboriose tra le tante che possono essere intraprese. Sono quelle suscettibili di produrre, nel medio-lungo termine, effetti duraturi, in quanto rivolte fondamentalmente ai giovani. Le altre iniziative possono essere più facili, purché ve ne sia la volontà genuinamente politica. La Conferenza di Viareggio ha convenuto sulla esigenza di iniziative delle Regioni per l'Europa condotte in modo da consolidare il complesso sistema delle autonomie locali: non ci resta che assumerle. Lettere al Direttore Giovani a Ventotene Caro Direttore, è stato con vivo piacere che quest'anno ho partecrpato allo stage annuale del Movimento Federalista Europeo organizzato a Ventotene, dove nel 1941 fa redatto il Manifesto con il quale Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e d Eugenio Colorni, confinati dal regime fascista, delinearono l'Europa di oggi e del futuro. Relatoti di prim'ordine, italiani e provenienti dai Movimenti Federalisti di tutta Europa, hanno tenuto delle vere e proprie lezioni sull'idea federalista ai più dr cento ragazzi, di tutta Italia per chiamata diretta del MFE e i n particolare del Lazio selezionati attraverso le scuole della Regione. Una iniziativa veramente lodevole, considerata la scarsa informazione i n t o n o ai problemi che riguardano l'Unione europea e L'idea della federazione mondiale. È da registrare, purtroppo. la totale dirinformazione dei ragazzi provenienti dalle scuole circa le tematiche federaliste, o più semplicemente l'attualit~ìpolitica. Il gap tra i relaton e d i membri della Gioventù Federalista e gli studenti è stato sensibile specie durante iprimi giorni di dibattito. È venuta a crearsi allora una strana situazione: i relatoti parlavano convinti di trovare i ragazzi già informati o per lo meno già consapevoli del problema trattato, mentre i ragazzi, che pensavano di ricevere tutte le informazioni Più elementari proprio in occasione dello stage, rimanevano in pratica tagliati fuon' dalla discussione. Anche i lavori di gruppo, dopo ogni relazione, hanno visto i ragazziporre domande su cosa fosse il MFE, suffa sua azione pratica, sull'Europa unita, su una possibile soluzione in chiave europea deigrandi problemi sociali o del mercato del lavoro mentre i ragazzi coordinatori sottolineavano l'obiettivo di pace mondiale del federalismo. L'ideale avrebbe forse dovuto lasciare u n po' di posto all'informazione pratica. Non conoscendo l'esigenza della federazione europea i giovani non sono riusciti subito a capire il perchédi tanti discorsi ideali, poi tanto ovvi: è chiaro che tutti vogliamo la pace nel mondo! Forse nel seminario si è parlato troppo dipace mondiale e di federazione mondiale, e POCOdella necessità pratica di fare l'Europa unita, prima, e poi la federazione mondiale. I problemi di tutti i giorni - la diroccupazione, uno tra i tanti - non sono semplici da spiegare in chiave europea, ma non sipuò credere di dare una corretta informazione senza parlare di numeri. Mi permetto di fare questo appunto ai ragazzi della Gioventù Federalista propnb perche* anch 'io sono dalla loro parte, credo nella loro idea. Tale stato di confusione - ma che strani questi federalisti: parlano sempre di pace m a non spiegano mai come attuarla, parlano di Spinelli ma non spiegano cos'è il Parlamento Europeo - ha portato a due reazioni: alcuni hanno scelto di continuare a seguire bombardando di domande i ufederalistin, altri invece dr godersi la vacanza al mare offerta dalla scuola (s?, alcuni sono amvati a Ventotene senza aver sentito mai parlare di MFE, segnalati dalla scuola non si sa per quali ragioni. U n suggebmento: coinvolgere i n modo più diretto le scuole attraverso dibattiti, opuscoli informativi e cose di questo genere). Le ultime relazioni sono state comunque seguite con una buona dose di entusiasmo. I p i ù interessanti sono stati senza dubbio i giovanissimi, aperti a d u n discorso idealistico perché ancora privi di quella dose di cinismo che caratterizza i ((delusi)più grandi. Il mare e le amicizie hanno poi fatto il resto: siamo tutti d'accordo nel rivederci a Firenze per il Comitato Centrale della Gioventù Federalista. Un'occasione importante, quindi, fondamentale per chi si è reso conto del uproblema Europa) per la prima volta e conta di soffermarsi a pensarci u n po ' su. Interessante per chi sapeva già qaalcosa e magan' si chiedeva il percheeigiovani non ne parlano mai. Carla Valentino ottobre 1984 COMUNI D'EUROPA l'intervento AICCE alla Commissione Cossutta L'indagine conoscitiva sulle Regioni e un nostro dibattito aperto sulle autonomie territoriali Richiesta I'AICCE la scorsa primavera, con breve margine di tempo, d i un intervento scTitto in se'de d i (indagine conoscitiva sulle Regioniw da parte della Commissione parlamentare bicamerale (italiana) per le questioni regionali, si è riunito il Comitato d i Segretenà (Segreteria Più Presidente e Vicepresidente vicario) per un rapido scambio d i idee; poi, per la premura fattaci circa la presentazione dell'intervento (si era appena (emersi) dagli Stati generali di Torino), si è pregato il Presidente di stendere direttamente il testo. Nella redazione del documento Serafini, pur tenendo scrupolosamente conto della storia culturale e politica deL'1"AICCE e del CCE, non ha potuto tenersi interamente lontano - era inevitabile - da u n taglio soggettivo. In particolare in qualche punto - pochi, in verità - Serafini non si è sentito d i restar muto e non esprimere un giudizio o parere, anche quando i n sede associativa si trattava di argomento esaminato ancora in fase d i (ipotesi di lavorow . Presidente e Segreteria sono stati, alla scadenza prevista, ascoltati dalla Commissione e le loro risposte nello hearing rirultano agli atti della Commissione stessa. Subito dopo, piuttosto che proseguire la messa apunto deldocumento -presentato al Presidente Cossutta come provvisorio e suscettibile di modzjìche - e pervenire alla sua eventuale aistituzionalizzazionew attraverso il dibattito e gli emendamenti d i u n riitretto organo statutario, abbiamo pensato che fosse piiì fmttuoso portarlo senz'altro al dibattito diretto di tutti i Soci, attraverso la pubblicazione sull'organo sociale <Comuni d'Europa,. Il contributo dei Soci, insieme al testo originario, dovrà essere poi affidato a un organo statutario, perche'esso decida - emendato o trasformato - di fare, se del caso, dell'intervento un documento dell'AICCE e u n ulteriore punto d i riyerimento della nostra lotta per l'e autonomie q u i i n Italia e nel' quadro europeo. Il dibattito, cari colleghi e carilettori, è dunque aperto alla vostra attiva COIlaborazione. Date le premesse, il acoipevolew del testo, cioè il Presidente dell'AICCE, chiede venia per il carattere molto discorsivo e quasi familiare della scrijtura: ma per ora, appunto, si tratta di dircutere andando dritti alla sostanza, in una materia in cui da tanti anni, in Italia, si conduce u n lezioso minuetto, senza che - in tema d i Regioni - neanche si confrontino realistiamente i i a t i della Costituzione formale con quelli della Costituzione matende, ne-si trovi u n accordo d i fondo per varare finalmente la legge provinciale e comunale di una Repubblica democratica e d europea. ** Non si risponde al questionario domanda per domanda, ma si raggruppano sinteticamente le risposte intorno ad alcuni argomenti, che I'AICCE ritiene più importanti o più attuali, fermo rimanendo che la presente nota non ha pretese di completezza sia per il breve tempo in cui si è dovuta stendere - I'AICCE infatti si trova in questo periodo tutta impegnata usul campo» (nazionale e sovranazionale) - sia per la ricchissima esperienza dell'AICCE, per altro caratterizzata da un incontro quotidiano di uattivismo~e di dottrina - il che rende complesso pervenire sempre, senza lacune, a valutazioni di insieme -. Inoltre rimane il fatto che note di questo genere dell'AICCE peccano, data l'urgenza, di una inevitabile - se si vuole essere scrupolosi uarbitrarietà soggettiva,, cioè sono I'espressione del vertice (presidenza e segreteria) dell'associazione, e solo parzialmente dei più ampi organi democratici dell'associazione: ciò diciamo per singole posizioni e specifiche valutazioni, perché owiamente le linee di tendenza di questa come di altre note discendono viceversa da una attività, teorica e pratica, largamente collegiale, ampiamente discussa, sottoposta ripetutamente al vaglio di enti e persone fisiche associati. Nostra concezione delle autonomie Bisogna subito sottolineare, come chiave di lettura di ogni e qualsiasi posizione dell'AICCE (e di tutto il CCE a livello europeo), che le nostre autonomie si qualificano per la strategia federalista in cui si collocano: in altri termini esse sono l'opposto di un feudalesimo velato, l'antitesi di un secessionismo o separatismo arientrati,. Nel politico, nell'economico, nel sociale le nostre autonomie si collocano come momenti di una programmazione democratica generale, portata avanti e realizzata nell'interesse generale, al limite al di là di ogni confine nazionale o continentale. Del resto questa filosofia informa la stessa Costituzione della Repubblica italiana e si fa particolarmente esplicita nel suo articolo 11, a proposito del quale ci piace ricordare pagine lucidissime di Costantino Mortati, che - oltre ad essere stato uno dei più incisivi tra i costituenti - ha partecipato, accanto ad altri studiosi come, per fare un nome, M.S. Giannini, ai primi passi dell' AICCE. Tutto questo abbiamo ricordato, perché in tema di Regioni spiega, per esempio, la nostra attenzione alle perequazioni finanziarie interregionali e infraregionali - verticali e orizzontali -, o quella rivolta a un Senato delle Regioni (cfr. il Bundesrat tedesco occidentale: ci verremo più sotto) o quella per una rete sovranazionale (comunitaria europea) di agenzie regionali del lavoro. Costituzione, Regioni e trasformazioni deila società La prima osservazione, dunque, sul bilancio dell'esperienza regionale italiana all'approssimarsi della conclusione della terza legislatura regionale (Regioni a statuto ordinario) è che l'impianto delle Regioni nella nostra Costituzione scritta mostra tutti i suoi anni e dà anzi ragione a chi fin dai tempi della Costituente sosteneva che nasceva vecchio. I1 nostro è per far piacere all'Ambrosini - un cosiddetto Stato regionale, intermedio tra il federale e l'unitario, e le nostre Regioni tengono presente I'ordiriamento previsto dalla Costituzione austriaca del primo dopoguerra e da quella repubblicana spagnola del 1932: ma più concretamente le nostre Regioni sono disegnate piuttosto per una società ancora largamente e prevalentemente agricola, prescindono dall'ipotesi di una programmazione economica, non prevedono una problematica sovranazionale (comunitaria, europea). Ai tempi della Costituente, è noto, Adriano Olivetti e Massimo Severo Giannini si batterono perché fosse conferita alle Regioni anche competenza nella politica industriale: non c'è bisogno di illustrare qui le opposte motivazioni, di destra e di sinistra, mosse allora contro tale tesi (in sostanza essa tendeva a fare della Regione un «livelloglobale del programma»: e, appunto, le destre e in qualche modo il centro erano contrari tout court alla programmazione economica, le sinistre erano contrarie alla programmazione in regime capitalistico; comunque destre e sinistre non percepivano la concretezza di una aprogrammazione democratica, e, anzi, l'esigenza di un progresso simultaneo e correlato di programmazione economica e di pianificazione del territorio - le anticipazioni di Adriano Olivetti e della equipe che egli ispirava col progetto di piano regolatore della Valle d'Aosta, oggi considerate nella cultura europea una anticipazione di straordinario valore teorico e pratico, erano considerate una insignificante bizzarria -). Espressione di questo modo poco antiveggente di concepire le Regioni è l'articolo 117 della Costituzione; ebbene, proprio recentemente il presidente della Regione Lazio, Panizzi, nella illustrazione delle proposte politico-programmatiche della Giunta da lui presieduta, ricordava: «La Regione - è noto non è competente ad una trattazione diretta della materia industria, onde si rawisa I'urgenza di un rapporto con il governo nazionale al fine di individuare un quadro di riferimento che consenta alla Regione una finalizzazione dei suoi interventi finanziari a sostegno diretto o indiretto dell'apparato produttivo laziale». Ogni commento è superfluo sull'irrazionalità di un tale sistema «misto* agli effetti di una efficace politica intersettoriale di riequilibrio produttivo e occupazionale del territorio, anche se talune leggi intercorse hanno tentato di correggere in qualche modo questa arretratezza del quadro regionale. Come vedremo poi a proposito del Senato della Repubblica e altrimenti, il coordinamento fra Stato (nazionale) e Regioni si è dimostrato difettoso e difficile: ma bisogna ancora aggiungere che in taluni casi si sono smobilitati alcuni strumenti «tecnici»statuali senza rendere disponibili strumenti udi base» di coordinamento interregionale, quando alcune Regioni debbono affrontare un aprogetto comune». Crediamo che il progetto di disinquinamento del Po mostri efficacemente tale carenza. Infine la mancata riforma dell'amministra- COMUNI D'EUROPA r\ i A l C G * l 1SSBClIZ1OYI I 1 A L I A I 1 PER tl LOYIlbLI(L BB C090iiI VElfOtA (insrtmnda mi,&!I< ~iwiarr &n. #m1 --W --- l LA REGIONE ITALLANA NELLA COMUNZTA' EUROPEA avere una struttura complessiva loro propria, in parte di coordinamento consortile in parte sovraordinata - provincia metropolitana -) oppure Comune uliberou (Comune medio) o infine comunità nirale (cfr. il Landkreis tedesco occidentale, che comprende i Comuni minimi «rurali>,ed ha un consiglio a elezione diretta e un piccolo «senato di Comunb). Le Province «ereditate> (tradizionali) scomparirebbero sui territori umetropolitaniw: per il resto sarebbe da vedere se al territorio delle Città libere e alle Comunità rurali potrebbero corrispondere i circondari previsti dal 2 " comma dell'articolo 129 della Costituzione oppure piccole Province. Rimane per I'AICCE anche da studiare l'opportunità o meno di conservare anche la «grande» Provincia (o una aggregazione - dove è il caso - di più Province attuali) come ente di solo decentramento burocratico della Regione, a somiglianza di enti analoghi di taluni Laender tedeschi. Regioni e Comunità europea zione statale e il licenziamento anzitempo del Ministro M.S. Giannini, che la stava preparando, hanno influito negativamente nel portare avanti un corretto parallelismo, con relativo sinergismo, tra decentramento autarchico e decentramento burocratico. Ci domandiamo come la nostra Repubblica potrà in queste condizioni - e con essa le Regioni - affrontare la rivoluzione telematica, che è alle porte e avrà, fra l'altro, una influenza gigantesca sulla politica del territorio e sull'urbanistica. Ordinamento regionale e riforma degli Enti locali Si constata generalmente - e anche I'AICCE non ha potuto non farlo - che, mentre le Regioni dovrebbero stabilire il quadro e le direttive, entro i quali poi toccherebbe prevalentemente a Province e Comuni, che sono «anche» circoscrizioni di decentramento regionale (articolo 129 della Costituzione, 1" comma), di passare all'esecuzione, viceversa esse hanno programmato poco e eseguito direttamente molto, sovrapponendosi spesso tutt'altro che funzionalmente agli Enti territoriali infraregionali. Ciò è dipeso anche dalla vergognosa lentezza (di chi la vergogna?) con cui si è affrontata la riforma della legge provinciale e comunale, mentre si sono fatte frammentarie e contrastanti esperienze di «nuovi»enti infraregionali, complicando all'eccesso la materia. In genere I'AICCE si è soffermata, in merito, soprattutto su due punti: 1) è fonte di disfunzioni palesi e rende impossibile il reale controllo democratico la moltiplicazione dei cosiddetti Enti locali istituzionali e, più chiaramente, corporativi: dovrà valere il principio «un territorio, un governo»; 2) l'esperienza più avanzata europea (ma anche ipotesi avanzate in Italia già a metà degli anni quaranta: Adriano Olivetti, «L'ardine politico delle Comunità», 1945) è quella di basarsi, come cellula primaria delle autonomie, su un ente di una consistenza demografica di 60.000- 100.000 abitanti, articolazione delle aree metropolitane (che dovrebbero poi Naturalmente una difficoltà strategica è per le Regioni I'evanescenza della programmazione nazionale: ma a sua volta l'insufficiente programmazione da parte delle Regioni determina un uso inadeguato dei Fondi comunitari, usati «a pioggiaw, quando pure usati in tutta la loro disponibilità (è noto che per mancanza di aprogettiw l'Italia non utilizza tutti i Fondi comunitari per essa disponibili, con perdita annuale che è arrivata sino al tetto di 2.500-3 .O00 e più miliardi di lire). I1 Ministro per gli affari comunitari ha cercato recentemente di mettere un ordine minimo nella materia, ma il male è, secondo il nostro punto di vista, più alla radice: quel che è peggio è che le Regioni come oggi si presentano si mostrerebbero inadeguate a sostenere la collaborazione delle autonomie a una ristrutturazione dell'economia europea, possibile nel medio termine qualora - come I'AICCE si augura - fosse approvato il Trattato di Unione europea proposta dal Parlamento Europeo uscente dal minimo degli Stati (6 sui 10 della Comunità europea, comprendenti almeno i due terzi della popolazione globale) richiesti perché esso entri in vigore (*). La ristrutturazione dell'economia europea (occidentale comunitaria) dovrebbe accompagnarsi infatti a una prima, autentica politica regionale della Comunità (o, ormai, Unione): la ricerca tecnologica comune - e quindi a forte rendimento - e una politica produttiva comune (specie in elettronica e informatica, biotecniche, spazio, nuovi elementi, a parte la razionalizzazione di settori più tradizionali) oltre a creare nuovi posti di lavoro in quantità superiore all'attuale cifra della disoccupazione comunitaria (12-14 milioni di disoccupati, con prevalenza di giovani) dovrebbero essere modulate in funzione della loro proiezione terri(*) Dopo il Vertice di Fontainebleau si rischia, col Comitato Dooge (intergovernativo), di seppellire la storica proposta fatta dal Parlamento Europeo il 14 febbraio 1984 e accettata dal Presidente Mitterrand nel discorso del 24 maggio a Strasburgo: ma sta al nfronte unito delle autonom i e ~- che vuole l'Europa dei popoli e delle Regioni contribuire a riportare senza esitazioni l'iniziativa al Parlamento Europeo (N.d.R.). ottobre l984 toriale (regionale) - a prescindere da piani straordinari per elevare col concorso di tutta la Comunità le sacche di miseria o di povertà endemica (si cita spesso la Tennessee Valley Authority - di cui un figlio alquanto spurio è stata la Cassa del Mezzogiorno italiana -: ma ora occorrerà tener presenti quanto meno gli studi sullo sviluppo tardivo fatti per 1'OCSE dal Professor Giorgio Fuà - il direttore dell'ISTA0 della Regione Marche e di Ancona - e dalla sua e'qu$e) -: a questo punto sia per sostenere le categorie lavoratrici più deboli o esposte e gli emarginati (giovani al primo impiego, donne, periferici, ecc.), soprattutto nel momento assai aspro della transizione (disoccupazione tecnologica), sia per garantire una mobilità settoriale e geografica del lavoro che non si svolga sotto l'egemonia della legge del profitto, è stata proposta (ne ha discusso il Parlamento Europeo uscente; ne hanno raccomandato lo studio i XV Stati generali del CCE a Torino) una rete sovranazionale e coordinata di agenzie regionali del lavoro. Questa rete dovrebbe nascere da una completa trasformazione del Fondo sociale europeo, avrebbe il compito di condurre un confronto razionale, correlato anche alle esigenze e alle virtualità del territorio, tra offerta e domanda di lavoro e dovrebbe altresì creare una certa quantità di nuovi posti di lavoro afuori mercato» (ma non parassitari: sì allo Stato sociale, no allo Stato assistenziale «bendat o ~ ) vòlti , a risparmiare rilevanti costi umani, sociali ed ecologici. Come si vede una prospettiva assai ambiziosa, ma delicatissima per le Regioni, oggi assolutamente non attrezzate in Italia per compiti così complessi. Qui non sarà male aggiungere che la specializzazione atecnica» anche del personale politico delle autonomie diventa sempre più urgente: le scelte debbono essere assolutamente politiche, l'acquisizione dei dati, la formulazione dei progetti e la loro esecuzione debbono trovare un personale competente anche a livello politico-amministrativo. Partecipazione deile Regioni ailJUnione europea: aspetti politici ed istituzionali. I1 Comitato Consultivo Un problema «costituzionale» relativo alle attuali competenze della Regione italiana è nato in relazione alla genesi delle leggi comunitarie (che si chiamano, con linguaggio desueto o improprio rispetto al lessico corrente della nostra Repubblica, direttive e regolamenti). In base ai Trattati di Roma e al Trattato di Parigi (CECA) - aggiornato - la legislazione della Comunità europea (ma anche il governo, salvo il diritto di iniziativa propositiva della Commissione esecutiva) dipende dal Consiglio dei Ministri, che - per via del cosiddetto compromesso di Lussemburgo - decide costantemente all'unanimità. I nostri rappresentanti nel Consiglio dei Ministri procedono alle decisioni in questa sede - cioè legiferano - sciolti, per così dire, da un preciso mandato, di volta in volta, del Parlamento nazionale e, per quel che ci riguarda, senza neanche una consultazione effettiva delle Regioni (non crediamo le Regioni siano paghe della Commissione GovernoRegioni) nelle materie in cui queste hanno le ottobre 1984 competenze conferite loro dall'articolo 117 della Costituzione. La Commissione parlamentare bicamerale per le questioni regionali ha tutto un ampio dossier su quanto nel merito ha studiato e promosso I'AICCE, che tra l'altro fu alla origine - come è noto - di una proposta di legge di iniziativa regionale, caduta con la caduta di una legislatura: rimandiamo a quel dossier, che frattanto si è arricchito - e pertanto anche in ciò rimaniamo a disposizione della Commissione parlamentare -. Naturalmente si avvertirà la contraddizione, solo apparente, che noi, mentre critichiamo l'articolo 117, rivendichiamo poi il rispetto delle competenze che da esso derivano alle Regioni: in realtà noi critichiamo soltanto le limitazioni e la miope strategia implicita in queste limitazioni dell'articoio 117. Ora, comunque, occorre amministrare al meglio l'assetto attuale delle Regioni nella Costituzione scritta e i rapporti con la Comunità europea come si configura in base ai Trattati vigenti, preparandosi per altro tempestivamente sia ad affrontare le responsabilità, che deriveranno da una approvazione del Trattato di Unione europea, sia a creare un accordo fra la dottrina e le forze politiche nazionali sulle modifiche utili o necessarie del Titolo Quinto della Parte seconda della Costituzione della Repubblica italiana - e forse non solo del Titolo Quinto (pensiamo, e ci verremo tra un momento, al Senato della Repubblica) -. Ma fermiamoci un istante sul Trattato di Unione europea. I1 progetto del Trattato di Unione reca due passaggi delle dichiarazioni preliminari, che interessano le autonomie e che conviene riportare : ....le Alte Parti Contraenti ecc. «convinte della necessità di permettere la partecipazione degli enti locali e regionali alla costruzione europea secondo forme adeguate, e «intendendo affidare ad istituzioni comuni, conformemente al principio di sussidiarietà, soltanto le competenze necessarie per assolvere ecc. ecc.». Queste affermazioni di principio sono il frutto, in buona parte, dell'azione culturale e della lotta politica (per l'Europa delle Regioni) condotta per oltre trent'anni dal Consiglio dei Comuni d'Europa (associazione di tutti i Poteri locali e regionali): converrà trarne a ragion veduta le conseguenze. Taluni, nel periodo di redazione del Trattato da parte della competente Commissione istituzionale del Parlamento Europeo, spingevano affinché il CCE - in rappresentanza di tutto il movimento europeo delle autonomie - si battesse per l'immediata creazione di un Senato europeo delle Regioni. La richiesta era fuori della realtà: è già più che un passo un autentico audace salto di qualità I'affiancamento di un Parlamento Europeo (in realtà: di una Camera popolare a elezione diretta), con poteri legislativi reali, al Consiglio dei Ministri che, decidendo a maggioranza - salvo che in casi tassativamente previsti - e lasciando più ampi compiti esecutivi alla Commissione di Bruxelles (resa non platonicamente responsabile anche al Parlamento Europeo), diverrebbe un Senato degli Stati. Piuttosto I'AICCE ha sottolineato più volte un pericolo che proviene dai crminimali- COMUNI D'EUROPA sti» in fatto di aggiornamento dei Trattati comunitari: quello, cioè, di chiedere il solo passaggio dall'unanimità al voto a maggioranza qualificata nel Consiglio dei Ministri senza pretendere la simultanea attribuzione di poteri reali al Parlamento Europeo (Camera popolare a elezione diretta). Ciò, apparentemente, sbloccherebbe talune impasses della Comunità, ma le Regioni meno sviluppate, meridionali o periferiche, rischierebbero di essere schiacciate «a maggioranza qualificata stabile, dagli accordi corporativi fra gli Stati più forti e più ricchi: solo la Camera a elezione diretta (il cosiddetto Parlamento Europeo), organizzata necessariamente per gruppi politici sovranazionali e preoccupata degli elettori di tutto il territorio comunitario, potrebbe rappresentare una garanzia contro le prevaricazioni del Consiglio dei Ministri divenuto Senato degli Stati, soprattutto se affiancata da una Conferenza permanente dei Poteri locali e regionali comunitari. Così, attraverso l'obiettivo strategico - o semplicemente a medio-lungo termine -, siamo venuti al contingente, a quel che si può e si deve fare subito. Il Consiglio dei Comuni d'Europa - e I'AICCE con esso - ha promos- 5 so negli anni cinquanta, con la sua spinta politica, la creazione della Conferenza europea dei Poteri locali (CEPL) nell'ambito della Assemblea consultiva (come allora si chiamava) del Consiglio d'Europa, poi trasformatasi - sempre per impulso del CCE - in Conferenza dei Poteri locali e regionali europei (CPLRE). Dopo varii (e vani) tentativi di creare nella Conferenza un <cassetto»a Sei, poi a Sette, poi a Dieci, funzionante per gli specifici rapporti con la Comunità europea - una prospettiva e una espressione di tal genere (à tiroirs) erano state studiate dall'on. Dehousse, il giurista belga che rapporti tanto stretti ha avuto con la storia culturale del CCE e dell'intero processo di integrazione europea -, il CCE (appoggiato dalla Intemational Union of Local Authon2ies) promosse una Convenzione delle Regioni e delle Autonomie locali europee (non tutti i Paesi della Comunità hanno un ordine istituzionale regionale) a Parigi, il 7-8 dicembre 1976, - fu ospitata dall'Assemble'e nationale e dal suo presidente Edgar Faure -, dalla quale scaturì un Comitato consultivo delle istituzioni regionali e locali dei Paesi membri della Comunità europea: il Comitato da allora funziona, I'AICCE è pronta a documentarne alla La mezza cultura dei mass-media e l'Europa Ci sembra degno di nfleJsione per cose che ci riguardano un passo d i Giufìano Zincone sul settimanale (L'Europeo>(27-X'84), che riportiamo: «Bisogna constatare.. . che i mass-media, nonostante tutte le invettive che continuano a scagliare contro il Palazzo, sono tuttora subalterni alla logica dei politici, non solo in termini di potere, ma proprio in termini culturali. Niente è dawero importante, alla TV o sui giornali, se non c'è di mezzo un ministro o un deputato. Niente è dawero serio se non può essere utilizzato a favore di un partito e ai danni di un altro. Niente produce cambiamenti, se questi non si possono tradurre in qualche rimpasto di governo, in qualche dimissione, in qualche nuova giunta periferica». S'intende che per Palazzo si deve poi intendere Casa Nostra, perchéquando si sono svolte le ultime elezioni europee i parlamentari uscenti (dalla Casa di Strasburgo) non sono stati fatti parlare. Lì si è aggiunto anche l'atteggiamento protervo e scostumato della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, presieduta dal sen. Signorello: quando domandammo al presidente se, come è elementare dovere democratico, si sarebbe lasciato spazio agli uscenti per giustzficarsi sull'operato, ci venne nsposto «che era molto dtfficile, sì, molto difficile: è una stona complicata.. . H .Fu così che i leaders nazionaliparlarono eccezionalmente di un Parlamento Europeo, d i cui sapevano ben poco, e poi ncondussero tutto al quadro di Zincone, l'unico - del resto - nel quale la stampa riuscisse a orientarsi. Invece, fuori del Palazzo, c 'è una società che si muove, che si rende conto assai piiì della (classe politica)) che la dimensione europea è quella in cui si debbono affrontare i problemi, ecc. ecc. Ma quanto spazio si dà a queste voci nei mass-media? Tornando alla recente campagna elettorale europea: come mai RAI-TV e giornali di regola non hanno fatto parlare i leaders del Movimento Federalista Europeo, del Movimento Europeo, del Consiglio dei Comuni (e delle Regioni) d'Europa, dell'Associazione europea degli insegnanti? o i leaders italiani dei sindacati e degli imprenditori europei? Del resto, diciamocelo in confidenza, quando qualche tempo fa la nostra rivista «Comuni d'Europa*, compi i trent'anni di vita trent'anni in cui, senza stupida modestia, essa ha fatto da battistrada a tantaparte della cultura politica europea e delle maggion' iniziative europee, con decenni di anticipo sulle «scoperteu della classe politica e sulle tesi d i laurea degli Atenei - quanti di quei simpaticoni, che si professano nostri amici, si sentirono in dovere d ifare una (aperturaa d i terza pagina per ncordarsi di noi e &ndare a memorabili (si, lo sono!) articoli della rivista? Eppure, quando c 'è il decennale di una quafsiasi rivista, che esprime gli orientamenti di una corrente politica (o gli znteressi di u n giro economico editoriale o dt u n clan diamici degliamici), gli sdilinquimenti si sprecano. Temiamo di doverlo ribadire: a quando una controinformazione europea contro l'attuale mafia dei mass-media, espressione diretta della penfena nazionale, delle diverse realtà regionali, della società nei suoi sentimenti profondi, dei giovani, dell'inczpiente ufionte democratico europeo))? ARGO ottobre 1984 COMUNI D'EUROPA Commissione parlamentare l'attività e le proposte (esso intrattiene rapporti particolarmente con la Commissione esecutiva di Bruxelles e con la Commissione per la politica regionale e del territorio e con I'Intergruppo per i problemi regionali e locali del Parlamento Europeo), ma il Comitato presenta tuttavia due gravi problemi. I1 primo: non ha (come la CPLRE nel Consiglio d'Europa) un riconoscimento formale istituzionale e tutti i benefici (ivi incluso l'uso di strutture comunitarie) relativi; la sua consultazione non è né obbligatoria né raccomandata. I1 secondo: la formazione del Comitato consultivo è assai discutibile, poiché - a differenza della CPLRE nei riguardi del Consiglio d'Europa - i suoi componenti non sono il frutto di una selezione concordata tra organizzazioni di Poteri regionali e locali «riconosciute formalmente* dalla Comunità europea quanto piuttosto concordata - o bere o affogare - tra le organizzazioni capaci di esercitare una lobby comunitaria e, quindi, di trovare una loro udienza, indipendentemente dalla loro reale rappresentatività e dall'effettivo mandato democratico dei loro dirigenti (per cui CCE e IULA sono affiancate da organizzazioni meno rappresentative e subiscono anche le pressioni di aggregazioni robuste ma non adeguatamente multinazionali e soprattutto settoriali o corporative e per nulla preoccupate di pervenire all'unione europea). Comparando obiettivo strategico e situazione attuale si pone al CCE - ma anche a tutte le singole Regioni italiane - il traguardo di pervenire a un riconoscimento formale del Comitato consultivo da parte del nuovo Parlamento Europeo, a una sua regolamentazione, alla sua formazione in modo che - date anche le differenti strutture degli Stati consociati - rappresenti, su scala regionale, tutto il complesso delle autonomie substatuali e lo rappresenti attraverso effettivi amministratori eletti, democraticamente, su base territoriale. Recentemente il Parlamento Europeo ha promosso, su iniziativa della sua Commissione per la politica regionale e l'assetto del territorio, un'importante Conferenza delle Regioni della Comunità europea, della Spagna e del Portogallo, che può aprire interessanti prospettive nel campo del dialogo tra Istituzioni comunitarie ed enti autonomi territoriali. Senato italiano deiie Regioni L'AICCE - coerentemente con la strategia di tutto il CCE - si è sforzata e si sforza al fine di ottenere un avvicinamento del sistema delle autonomie e dell'intero sistema costituzionale italiano al modello più avanzato che la dottrina e l'esperienza europee suggeriscono: lo stesso fanno le altre sezioni nazionali del CCE, nel convincimento, tra l'altro, che organizzazioni similari siano più integrabili. In tal senso pensiamo da tempo che il Senato dell'attuale Costituzione italiana vada sostituito da un Senato delle Regioni, con competenze specifiche (teniamo in parte presente il modello del Bundesrat tedesco occidentale, ricordando naturalmente che lì si tratta di un vero e proprio Stato federale). Soprattutto pensiamo che il Senato delle Regioni dovrebbe intervenire, affiancandosi alla Camera dei Deputati, nella previsione della spesa (e cioè nell'esame, nella predisposizione, nell'approvazione del cosiddetto bilancio allargato): fermo infatti rimanendo che il tetto dello spendibile va deciso dal Governo e dalla Camera upopolarev (dei deputati), la distribuzione della spesa massima ammessa va poi verificata in funzione dei compiti di istituto ai diversi livelli. Ricordiamo che l'ipotesi di un Senato delle Regioni cadde alla Costituente per il timore - per noi giustificato - di molti parlamentari che si abbinasse a una rappresentanza degli interessi (Senato delle Regioni e delle corporazioni?): noi pensiamo che la «società~vada interrogata mettendo anche in risal- Franco Anoeli 5 to le esigenze dei differenti territori - non soltanto la loro sintesi «centrale» (ove giuocano diversi fattori «esterni» al territorio) - e gli effetti concreti e quotidiani della proiezione locale delle decisioni statuali, ma che la «politica» non debba partire dagli interessi costituiti, già di per sé forti e comunque in condizione di farsi direttamente e anche troppo sentire e di far prevalere preoccupazioni settoriali, se non addirittura opposte all'interesse generale. Finanza regionale e locale e sistemi di perequazione A un Senato delle Regioni al vertice dovrebbe corrispondere - veniamo al finanziamento delle autonomie locali e delle Regioni - un sistema di perequazioni verticali e orizzontali, che facesse tesoro della preziosa esperienza in fatto di Finanzausgleich della Germania occidentale. In merito I'AICCE ha diretto a suo tempo una ricerca, condotta dalla studiosa tedesca Sigrid Esser - che ebbe un borsa di studio dell'AICCE -, e condensata nel volume «Il federalismo fiscale della Germania occidentale» (- Milano 1981 - Franco Angeli editore). Avanzando su questo terreno potrà essere definitivamente superata l'esperienza, non sempre felice, della Cassa del Mezzogiorno, che tra l'altro ha posto confini talvolta arbitrari agli interventi straordinari (a parte I'annullamento al centro di interventi ordinari dopo che si sono concessi interventi straordinari, che è uno dei modi in cui spesso si è nullificata la politica cosiddetta meriodionalistica). Regionalismo italiano e regionalismo europeo Un ultimo punto che vogliamo trattare, rispondendo del resto a uno dei quesiti della Commissione parlamentare (<Risultati conseguiti, difficoltà ed eventuali carenze riscontrate in relazione all'attività regionale concernente: ...d) la tutela delle minoranze nazionali ed etniche~),riguarda la nostra opera di collegamento, culturale e politico, tra il regionalismo italiano e il regionalismo europeo. Come è noto, in dottrina si scontrano da tempo due tendenze, quella per le regioni socio-economiche (appoggiata di solito dalla eurocrazia) e quella per regioni monoetniche (appoggiata da una cultura antigiacobina, talvolta moderata talvolta radicale, e resa particolarmente nota attraverso le opere di Guy Héraud; è stata anche rinverdita dall'interesse di un gruppo di parlamentari europei per le minoranze linguistiche e culturali). Di fatto ci si è trovati di fronte a quattro esperienze maggiori: italiana, tedesca occidentale, inglese e francese. L'Italia - come diceva Mortati - non ha approfondito la delimitazione delle Regioni, trasferendole meccanicamente dall'atlante storico-geografico alla Costituzione, anche se col 1" comma dell'articolo 132 ha ammesso una possibilità di diverso accorpamento. La Germania, pur riesumando vecchi nomi addirittura della tradizione pre-unitaria, ha subito spesso confini arbitrarii dei suoi Laender, dovuti alle esigenze delle armate d'occupazione e della amministrazione anglo-franco-americana. La Gran Bretagna ha rinunciato, con la sua riforma delle autonomie, alla regionalizzazione e ha preferito strutturarsi in rinnovate contee, enti più piccoli e vicini agli amministrati: ma si è poi ripresentato il problema della regione etnico-politica con le questioni della Scozia, del Galles, delllIrlanda del Nord, e il conferimento o meno di statuti «politici» di autonomia. La Francia ha istituzionalizzato - pur lasciando loro nomi «storici» - le urégions de programme», aggregazioni socio-economiche di vecchi dipartimenti, trovando qua e là resistenze di «culture regionali», che chiedevano (e in parte ancora chiedono) aggregazioni diverse. Inoltre i Laender tedeschi sono veri e propri Stati (regionali) federati - basterebbe pensare al deceritramento della pubblica istruzione -, con alcune capacità costituenti; dell'Italia si è detto; la Francia - il cui sistema autonomistico è per altro in evoluzione - ha tuttora regioni prive di assemblee (conseils) a elezione diretta, poiché si tratta di membri di diritto o eletti di secondo grado (i deputati nazionali della regione, rappresentanti di dipartimenti e di grandi città, ecc.). L'AICCE pensa in definitiva che occorra mediare tra le ragioni storicoculturali e quelle socio-economiche, anche qui ottobre 1984 COMUNI D'EUROPA Cronaca delle Istituzioni europee I1 profilo basso della politica estera italiana: decalogo per la presidenza di turno della Comunità di Paola Del Rio Dal 1" gennaio al 30 giugno 1985 il governo italiano assumerà la presidenza dei vari organi intergovernativi della Comunità (Consigli, Co.Re.Per., Comitati consultivi) e della Cooperazione politica: questa scadenza - che, per la rotazione alfabetica fra i governi nazionali, ha ricorrenza quinquennale (l'ultimo turno dipresidenza italiano si svolse dal 1' gennaio al 30 giugno 1980 ed il prossimo, tenuto conto dell'adesione di Spagna e Portogallo, si svolgerà dal 1" gennaio al 30 giugno 1991) - provoca in tutte le amministrazioni nazionali e nei centri di ricerca da esse finanziati un fervore di attività ed una crescita di attese, che vengono regolarmente deluse dai risultati insoddisfacenti dell'azione comunitaria nel suo complesso (e come potrebbe essere altrimenti?!) e dallo scarsissimo ruolo che gioca il governo che assume la presidenza. Per quanto riguarda il nostro governo, la preparazione del prossimo turno di presidenza si svolge sotto segni variamente.. . negativi, alcuni appartenenti in modo permanente all'attività politico-diplomatica del paese ed altri legati all'attualità politica interna. 1. Né governo né Parlamento sono stati fino ad ora capaci di predisporre un adeguato coordinamento delle attività comunitarie: in parte la questione può essere legata alla riforma della Presidenza del Consiglio (un'opera titanica di rinnovamento nella quale si vanno cimentando, senza successo tutti gli ultimi Presidenti del Consiglio, a partire da Forlani, tutti ripetendo le proposte elaborate dalla commissione di studio insediata dallo stesso Forlani); in parte alla struttura della Farnesina che non prevede ancora una direzione generale per gli affari comunitari, ma un ufficio dipendente dalla direzione generale per gli affari economici. La gestione politica della nostra attività comunitaria e paracomunitaria (cioè la cooperazione politica ed i problemi della sicurezza) viene quindi affidata al protagonismo di alcuni ministri (esteri e difesa in primo luogo) e agli interventi estemporanei del Presidente del Consiglio; la gestione amministrativa alla permanente concorrenza fra i vari ministeri, gli enti pubblici e parastatali e le imprese private, alle quali il governo delega volentieri la rappresentanza degli interessi della collettività in alcuni comitati consultivi. 2 . La politica estera dell'Italia è stata sempre divisa fra tendenze terzomondiste, mediterraneiste, europeiste ed atlantiste, all'interno delle quali si sono successivamente identificate componenti diverse delle forze politiche, con un pluralismo fortemente accentuato all'interno di tutti i partiti, compresi quelli a centralismo democratico. Le crescenti incertezze sul futuro della Comunità hanno in questi ultimi tempi rafforzato le tendenze mediterraneiste e terzo-mondiste, concepite tuttavia - in alcuni casi - come mezzo per acquisire meriti politici in casa nostra (lotta per il Quirinale, alternative al pentapartito. ecc.). 3. Lo uscollamento~della maggioranza e la questione morale hanno reso ancora più inconsistente la nostra politica comunitaria: in alcuni momenti del più recente dibattito ai vertici della Comunità (allargamento, politica agricola e di bilancio, prospettive dell'unione europea), il governo italiano si è distinto per la sua.. . assenza o per la contraddittorietà delle sue posizioni. In queste condizioni ci awiamo alla scadenza del 1" gennaio 1985 e non saranno certo i suggerimenti aragionevoli~di qualche istituto di ricerca (naturalmente in sintonia con le amministrazioni che sostengono finanziariamente una parte sostanziale delle ricerche) a indicare la via giusta al nostro governo, dotare la sua azione di coerenza e solidità, accrescere la sua influenza sugli altri partners della Comunità. A mò di promemoria e nella speranza che fra i lettori di aComuni d'Europa» vi sia qualche acoraggioso~facitore della politica comunitaria del nostro governo, ecco un decalogo delle azioni prioritarie che dovrebbero essere portate avanti durante il prossimo turno di presidenza italiana: 1. Politica finanziaria. La Comunità eredita oggi una situazione pericolosissima, nata (guarda caso?!) sotto il precedente semestre di presidenza italiano. Come qualche lettore di Comuni d'Europa ricorderà, nel dicembre 1979 il Parlamento Europeo respinse il bilancio della Comunità del 1980, poiché il Consiglio (cioè i governi) non aveva dato adeguato seguito alle richieste dell' Assemblea per un riequilibrio fra spesa agricola e spese strutturali, un aumento delle politiche nuove e conseguentemente il superamento del tetto delle risorse proprie, fissato all' i OO/ della base imponibile IVA nell'aprile 1970; così facendo (e solo così facendo) si sarebbe data una risposta comunitaria e duratura al problema dello squilibrio finanziario della Gran Bretagna rispetto al bilancio della Comunità. aGrazie~alla mediazione italiana, il Consiglio e la Commissione elaborarono nel maggio 1980 una soluzione che non era né comunitaria né duratura, ma basata sul principio del giusto ritorno e su accordi intergovernativi da rinnovare un anno dopo l'altro; così facendo, auspice il governo italiano, si è messo in piedi un meccanismo che ha awelenato per cinque anni le relazioni intracomunitarie ed ha portato alla paralisi finanziaria della Comunità. Gli interventi aminimi*, esenziali per lo sviluppo di una sana politica finanziaria della Comunità, adeguata alle politiche attive di cui essa sola può farsi carico perché siano efficaci, sono : - una programmazione pluriennale delle entrate e delle spese della Comunità, decisa di comune accordo dal Parlamento e dal Consiglio; - un meccanismo comunitario per I'aumento delle risorse proprie, che eviti la trappola delle ratifiche nazionali e affidi l'intera re- sponsabilità della decisione a Consiglio e Parlamento; - una reale concertazione fra Consiglio e Parlamento sugli atti legislativi aventi un'importante influenza finanziaria. 2. Politica agricola. Affinché la politica finanziaria della Comunità possa essere sviluppata in modo sano ed equilibrato, è indispensabile portare a compimento la riforma della politica agricola comune, tenendo conto delle conseguenze del prossimo allargamento a Spagna e Portogallo e delle relazioni che la Comunità intrattiene con i paesi in via di sviluppo. Una vera riforma della PAC non può che essere basafa su una drastica riduzione delle eccedenze strutturali (latte, grano, zucchero, vino), una politica di aiuto ai redditi ed uno sviluppo degli interventi a favore delle strutture. 3. L'altro avoletw del bilanczb comunitano riguarda le politiche strutturali ed in particolare la politica sociale e quella regionale. Per quanto riguarda quest'ultima deve essere consentito alla Commissione di portare a compimento, in sede di esecuzione, la riforma del FESR attraverso la progressiva «comunitarizzazione~di tutti gli interventi finanziari. Contemporaneamente deve essere terminata la procedura di revisione del Fondo Sociale, collegandone il funzionamento ad altre proposte formulate dal Parlamento Europeo, come quella di un'agenzia europea del lavoro. 4. Il terzo avoletw del bilancio comanitano, ancora oggi ridotto al rango di cenerentola delle spese, è quello delle politiche nuove in particolare nel settore delle tecnologie avanzate. Il governo francese aveva avanzato la proposta della creazione di uno uspazio industriale europeo,; proposta ripresa in termini finanziari dal Parlamento Europeo nel bilancio 1984. 5. Ultimo avolet» del bilancio comanitano (ma non solo di esso, poiché il Fondo Europeo di Sviluppo è ancora finanziato fuori bilancio) riguarda la cooperazione fra la Comunità ed i paesi in via di sviluppo. Andando ben al di là dell'intervento a sostegno delle popolazioni colpite dal drammatico fenomeno della fame, la Comunità deve coordinare e promuovere il lancio di un apiano Marshall~per i paesi del Terzo e Quarto Mondo, poiché mettendo in moto le loro economie potremo rimettere in moto anche le nostre contribuendo così ad uno sviluppo equilibrato di tutte le aree regionali del mondo. 6 . Sistema Monetario Internazionale. All'Assemblea del Fondo Monetario Internazionale, i paesi della Comunità si sono presentati in ordine sparso, lasciando così ampi spazi all'iniziativa degli USA. Si dovrà cogliere I'occasione del prossimo incontro di primavera sul sistema economico internazionale e del Vertice di giugno fra i paesi industrializzati per coordinare e rendere più efficace l'azione dei paesi comunitari. In questo quadro sarà essenziale aver rafforzato il sistema monetario europeo ed il ruolo dell'ECU, avviando il sistema verso la seconda fase di attuazione e premendo per la partecipazione ad esso di tutti i paesi della Comunità. 7. Politica della Sicarezza e della Difesa. È un tema che è stato finora affrontato o sulla base di affermazioni di principio alle quali non è COMUNI D'EUROPA stato dato seguito concreto, o con fughe ... all'indietro, come quella che ha visto sette governi della Comunità, riuniti per cercare di risuscitare il «cadavere» dell'UEO. Al di fuori del quadro comunitario e avendo come prospettiva la realizzazione di una unità politica dell'Europa (v. punto IO), il governo italiano deve farsi promotore di iniziative adeguate perché il problema di una politica della Sicurezza e della Difesa comuni sia affrontato nell'ambito di una progressiva politica estera comune. 8. Allargamento a Spagna e Portogallo. I dieci paesi della Comunità sono andati al di là di ogni limite immaginabile di decenza politica nei confronti di due paesi che, riacquistata la democrazia, hanno compiuto il loro primo atto di politica internazionale chiedendo l'adesione alla Comunità. L'Italia si assumerebbe una ben grave responsabilità se non riuscisse a concludere entro le prime settimane del 1985 la firma dei due trattati di adesione con Spagna e Portogallo, permettendo così loro di entrare a far parte della Comunità a partire dal 1" gennaio 1986. 9. Rinnovo della Commissione. I governi della Comunità devono rispettare l'impegno preso nella dichiarazione solenne di Stoccarda e la volontà del Parlamento Europeo, secondo i quali la nuova Commissione, prima di entrare in carica, deve ricevere un voto di fiducia sul suo programma da parte dell' Assemblea. Affinché anche il Consiglio si senta impegnato a mettere in opera il programma della Commissione, è importante che, nella prima riunione utile dei ministri degli esteri, venga discussa e approvata la linea politica che la Commissione intende portare avanti nel corso del suo mandato. 10. Unione europea. Rispettando il metodo democratico scelto dal Parlamento Europeo e salvaguardando lo spirito e la sostanza del progetto di Trattato che istituisce l'Unione europea, il governo italiano deve promuovere, durante il suo semestre di presidenza, la convocazione di una conferma internazionale per l'Unione europea, alla quale siano chiamati a partecipare quei paesi che intendano effettivamente realizzare l'integrazione politica ed economica del continente e che dia avvio alla fase di ratifica del progetto approvato dall'Assemblea di Strasburgo. postilla redazionale Sostanzialmente concordiamo col prof filo)). Il tdecalogo))rappresenta poi u n approccio, coi t e m p i che corrono, accettabile, m a n o n senza u n paio diprecisazioni concettuali. La prima. L'autrice dell'articolo rirente u n p o ' del condizio namento istituzionale - delle attuali, insufficienti istituzioni e della prassi che esse hanno instaurato - e , malgrado tutte le sue critiche finisce i n qualche m o d o per avallare l'assurdo di una politica economica confederale, cioè non governata unitariamente, m a negoziata pezzo per pezzo, settore per settore. Cosi l'agricoltura si negozia con l'agricoltura, l'industria con l'industria, eccetera. Viceversa u n mercato comune reale e d efficace vuole la ncerca di u n o p t i m u m economico intersettoriale, cioè che tenga conto dei ((compensi))fra u n settore e l'altro, i n una visione globale (governo economico europeo) di giustizia e di e f f l a cia. Certamente si p u ò consigliare a u n governo nnazionalew, che ha una responsabilità semestrale di governo - si fa per dire - della Comunità, di fare del suo meglio anche settore per settore: m a con il chiarimento che, perfino con l'assenso d i tutti e nove i partners, non esisterà mai u n assetto ottimale di u n settore economico prescindendo dagli altri settori: e ciò implica, come questione essenziale, l'impegnare il massimo delle energie per la riforma istituzionale (Unione europea). La seconda. Come mostra sempre meglio la cnii economica e occupazionale europea, l a p o litica regionale n o n si fa coi ((fondi))finanziari. Essa deve essere viceversa una adeguata proiezione territoriale (regionale) di tutta /a 17jtrutturazione economica comunitaria (intersetto&le, come abbiamo sottolineato q u i sopra). Q u i il fattore istituzionale complementare deve essere la Conferenza comunitaria dei Poten' regionali e locali - n o n ancora u n Senato europeo delle Regioni del tutto prematuro, quando è già dzj)=ficilepersuadere i governi nazionali a decidere a maggioranza nel Consiglio dei Ministri della Comunità e a spartire ilpotere legislativo e di controllo con la Camera dei Popoli (il Parlamento Europeo). La politica dei ((fondi)p u ò essere «aggiuntiva>)nei casi specifici e straordinari di c i r i gmvissima O di sottosviluppo. Fatte le precisazioni, ci resta da formulare u n consiglio essenziale, per il quale pensiamo di rivolgersia u n governante che n o n voglia cavarsi d'impiccio alla meglio dalla semestrale tegola comunitaria, m a senta di poter giuocare il ruolo, di u n Cavour europeo. Siamo convinti che la Comunità sia ingovernabile senza u n salt o di qualità istituzionale: ebbene, dimostria- ottobre l984 molo! e dzmostriamolo all'opinione pubblica europea, che è quella che dobbiamo schierare dietro l'azione costituente del Parlamento Europeo. Ciò implica assolutamente il contrario della diplomazia discreta o addirittura segreta (quella che si illude, con prodigi dì abilità, di cavare u n ragno dal buco). Sono anni - e forse decenni - che predichiamo la diplomazia (infraeuropea) a doppio interlocutore: cioè sia i partners formali che tutta l'opinione pubblica comunitaria, cosi spesso fuorviata dai falsi scopi dell'ninteresse nazionale). Il presidente di turno della Comunità faccia per ciascuno dei dieci p u n t i della nostra Del Rio una proposta ragionevole, di chiaro (interesse comunitan'o», i n maniera pubblica e anzi offerta a tutti i mass media della Comunità: dalla mancata unanimità o addir'ttura dal completo disaccordo sulle questioni specifichew - ancorché fondamentali - si ricaverà ancor meglio che o saltiam o il fosso istituzionale (cioè decisionale!) o l'Europa è destinata a restare definitivamente una colonia delle Superpotenze - con qualcuno, si intende, u n po' piiì e qualcuno u n po' meno colonizzato degli altri: m a nessuno si faccia illusioni. E invece.. . Invece ci sembra che siamo ancora al timone dellJAsse Parigi-Bonn (che occorre, viceversa, appoggiare condizionatam mente»: la condizione è la sua apertura a una conclusione federale) e alle strizzatine d'occhio alla signora Tathcher, con la quale - o coi suoi antagonisti del Labour Party - non innesteremo mai una maggiore velocità europea (quella istituzionale). Giureremmo comunque che non pochi solerti funzionari' della Farnesina si illudono di essere assaipiiì bravi di quelli del Quai d' Orsay , sol che ifederalisti rompiscatole come noi li lascino lavorare i n pace e senza l'ingombrante controllo della pubblica opinione. Un altro scoperto attacco alla Comunità di Carla Barbarella vice presidente della commissione per i bilanci del Parlamento Europeo Gli accordi finanziari presi di recente a Bruxelles dai ministri europei non possono essere liquidati con un giudizio che per quanto negativo ne valuti soltanto l'insufficienza o la fragilità. Sono in realtà accordi molto pericolosi per la Comunità, perché ne rimettono in discussione natura e contenuti. Vale la pena in questo senso di valutarne alcuni aspetti. La parziale copertura decisa per il deficit '84 ed i tagli apportati al progetto di bilancio '85 si risolvono di fatto in una drastica decurtazione di quel già pur esiguo nucleo di interventi strutturali faticosamente awiati in questi ultimi anni. D'altra parte, il modestissimo aumento delle risorse proprie della Comunità, consentito a partire da11'86, non lascia intravedere alcuna possibilità di recupero sul terreno degli interventi strutturali, e ancor meno quello sviluppo che sarebbe loro necessario se la Comunità volesse far fronte alle sfide degli anni ' 80. Peraltro, molti dei programmi strutturali, e ancor meno quello sviluppo che sarebbe loro necessario se la Comunità volesse far fronte alle sfide degli anni '80. Peraltro, molti dei programmi strutturali comunitari stanno venendo a scadenza. E il caso, ad esempio, di alcuni interventi intrapresi nel campo dell'energia, della ricerca, dei trasporti, dell'ambiente, dell'economia. I1 blocco finanziario decretato dai ministri è un segnale eloquente dell'assenza di volontà politica non solo di rilanciare, ma anche di mantenere al livello attuale questo tipo di intervento. Né dal fronte agricolo i segnali sono meno preoccupanti. Anche in questo campo decisioni più o meno recenti indicano la chiara volontà di tagliare la spesa in via definitiva e non di darle un nuovo e necessario indirizzo. Vi è peraltro un altro aspetto degli accordi che va considerato con particolare preoccupazione. È il tentativo di introdurre una cosidetta «disciplina» di bilancio che, da un lato, dovrebbe stabilire rigorosi tetti a qualsiasi spesa comunitaria, agricola e non, e, dall'altro, ridurre i poteri del Parlamento in materia di bilancio. In questi anni l'Assemblea di Strasburgo ha «disturbato» i governi imponendo spesso quel tipo di intervento strutturale che oggi si vuole azzerare. Il rafforzamento per le politiche regionale, sociale, della ricerca, dell'am- COMUNI D'EUROPA ottobre 1984 biente, dei trasporti, che il Parlamento ha imposto ai governi nei limiti sia pure modesti dei propri margini di intervento finanziario, ha creato tensioni e contraddizioni all'interno dell'assiste governativa europea, e ha determinato alleanze oggettive con i paesi interessati allo sviluppo delle politiche comuni, minorizzando in tal modo la posizione dei paesi orientati al puro e semplice sviluppo di metodi di cooperazione intergovernativa. In sostanza, ciò che si deduce dagli accordi finanziari è il fatto che la stragrande maggio- ranza dei governi non vede più necessariamente la Comunità come la struttura di riferimento per la costmzione europea, ma non è neppure in grado di sostituirvi, nella chiarezza, un altro progetto od altri obiettivi. I1 risultato è il tentativo di azzerare l'esistente, creando tuttavia una situazione di incoerenza e di instabilità all'interno della quale coesistono elementi comunitari ed aspetti di cooperazione intergovernativa. Il rischio più grave è che di negoziato in negoziato confusione ed instabilità diventino ingovernabili. Il dollaro, l'Europa, l'ECU di Aldo Bonaccini pariamentare europeo La.discussione svoltasi al Parlamento Europeo nella sessione di ottobre in materia monetaria è stata di notevole importanza. Finalmente, una volta tanto, non ci si è limitati alla denuncia, ma le diverse forze politiche hanno compiuto uno sforzo nell'approfondire I'argomento e prendere coscienza delle responsabilità, altmi e non. I1 dibattito era anche facilitato dalle recentissime conclusioni del meeting del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, e dalle esigenze prospettate di andare, nella prima parte del 1985, alla definizione di condizioni nuove di rapporto in séno agli organismi internazionali, per tener conto delle gravi diffìcoltà che attraversa il sistema monetario mondiale. Come si sa qualche paese, da tempo, sostiene l'esigenza di andare ad un accordo monetario che rinnovi radicalmente quello di Bretton Woods, ma esistono anche posizioni più sfumate e più agili su questa materia. Non si tratta tanto di contrapporre a Bretton Woods un nuovo nome, ma di cambiare la sostanza delle cose, e la sostanza delle cose è che questo abnorme sviluppo del corso del dollaro crea problemi a tutti: agli Stati Uniti, ai paesi industrializzati, ai paesi in via di sviluppo. Ci si aggiungano anche le voci non sempre positive che vengono dal mondo della produzione americana: il rischio che questo, grande sostegno non abbia più la forza propulsiva originari e quindi anche la ripresa delllEuropa venga ad essere messa in discussione. In sostanza non si tratta comunque di fare la guerra agli Stati Uniti, ma di prendere tutti coscienza che ci si trova su un terreno del quale può certo nascere la ripresa dell'economia mondiale e quindi di quella europea, ma dal quale possono nascere anche rischi gravissimi di crollo verticale del sistema. Io ritengo che ci siano tutte le condizioni invece per assicurare un lungo periodo di sviluppo dell'economia mondiale. La condizione prima per tutto ciò è togliere di mezzo un sistema monetario che così come si presenta oggi, con la sua labilità, erraticità delle sue manifestazioni, con la sua debolezza intrinseca, risponde ad una logica che non' esiste più sul mercato, crea le condizioni per le quali la disoccupazione è il risultato permanente di questa ultima parte del ventesimo secolo. Questo sottoimpiego di risorse, qui da noi, negli stessi Stati Uniti, nei paesi in via di sviluppo è un lusso che non ci possiamo permettere, perché ad esso sono collegati rischi politici gravissimi di stabilità, soprattutto nei paesi a regime democratico. Si tratta allora non solo di andare con fermezza al negoziato con gli Stati Uniti e con gli altri paesi, per convincerli della necessità di apportare le modifiche indispensabili che diano vita ad un nuovo quadro di rapporti internazionali. si tratta soprattutto di andarci con una fermezza motivata: la fermezza non può essere alimentata soltanto dalla velleità dell'uno o dell'altro. Quindi una fermezza che ha una sua ragione d'essere, che deriva dall'esistenza di uno sforzo coordinato dei paesi europei per rimettere in ordine e dare forza alle loro monete e ai loro sistemi economici. E qui non c'è nulla da inventare, c'è solo da volere realizzare quello che è già stato deciso: il Sistema monetario europeo. Questo significa fare ~ ~ I I ' E Cuna U moneta di riserva, moltiplicarne I'effìcacia negli scambi intra-comunitari e con tutte quelle zone con le quali la Comunità è in rapporti di associazione; bisogna cogliere l'occasione dell'attuale debolezza del mercato del petrolio, per realizzare quel sistema di riciclaggio, di triangolazio- 9 ne, del quale si parlò più di 10 anni fa, e che è stato realizzato in misura scarsissima. Questi grossi spostamenti di masse di valuta che si fanno ora in dollari o quasi esclusivamente, perché non farli in ECU, perché non far diventare la moneta europea il cardine attraverso il quale allegerire la pressione sui mercati mondiali dell'affannosa ricerca di dollari, per pagare il carbone, il petrolio, il grano, tutto ciò che si vuole e per dare le stesse valide garanzie. E per esempio ricordo il caso assurdo dell'intervento a medio termine compiuto dal Sistema monetario europeo due anni or sono, per aiutare la bilancia dissestata della Repubbica francese: 4 milardi di ECU, di cui 3.950.000 in dollari,dimostra come seguendo questa via si è data una mano a far salire i1 corso del dollaro nel mondo. È tollerabile tutto ciò? È tollerabile che sussistano ancora divieti e impedimenti dell'uno o dell'altro a percorrere finalmente sino in fondo l'unica strada razionale? Ma dov'erano questi signori il giorno in cui si negoziava l'accordo dello SME, o quando svolgeva un'opera rilevante? Anche i rientri che si sono avuti sul terreno dell'inflazione specie se li vogliamo consolidare, devono essere attribuiti a questo fatto monetario. La lira più o meno grossa o più o meno dotata di valore ha bisogno di un aggancio esterno che consenta a tutti una giusta misura del valore e consenta poi alI'ECU di essere considerato il grande valore dell'Europa. Questo è quanto l'Europa può fare, se 1'Europa vuol fare uno sforzo per farsi capire dai popoli del Terzo Mondo, questione della quale molti parlano e sulla quale le iniziative finiscono con l'esaurirsi soltanto nel piatto di minestra o di altre beneficienze collegate, talvolta pure indispensabili da realizzare: qui si trova la ragion d'esser di un impegno sicuramente comune. Ora il Parlamento ha approvato su questa materia diverse risoluzioni che trattavano argomenti direi di carattere diverso ma che erano tutte unite dalla volontà di realizzare questi obiettivi. È una grande occasione, che spetta agli Stati membri della Comunità non lasciar cadere. il più efficace il più tempestivo collegamento del Parlamento europeo con le Regioni, le Città e il territorio italiano EuropaRegioni agenzia settimanale per gli enti regionali e locali esce tutti i venerdì a curadell'AICCRE ci si abbona con sole lire 100.000 sul c/c bancario n. 14643 intestato AICCE c/o Istituto Bancario San Paolo di Torino (sede di Roma, Via della Stamperia 64 00187 Roma) specificando la causale del versamento - e si e veramente in condizione di analizzare rapidamente tutto il tessuto comunitario che il movimento delle autonomie sta ordendo, e l'azione del Parlamento, eletto da 200 milioni di europei, nei suoi vari aspetti COMUNI D'EUROPA 1O Risoluzione del Parlamento Europeo Ruolo delle Regioni nella costruzione di un'Europa democratica Il 13 a p d e scorso, il Parlamento Europeo, tra le ultime prese di posizione della sua prima legislatura, ha adottato una risoluzione sul ruolo delle Regioni nella costruzione di un 'Europa democratica della quale pubblichiamo il testo integrale . Il documento fa riferimento e, in un certo senso, riassume le conclusioni della prima Conferenza delle Regioni svoltasi a Strasburgo dal 25 al 27 gennaio I984 su conz~ocazionedello stesso Pariamento Europeo che aveva fatto propria la proposta avanzata dalla sua Commissione per la politica regionale e l'assetto del tem'torio. Degli scopi di detta Conferenza, deiie tiroluzioni in essa presentate e del documento finale si è occupata la nostra Rivista con un apposito inserto allegato al n. 2 febbraio) 1984. La rkoluzione del 13 a p d e I984 è importante perche.inrtividua alcuni punti e contiene alcune proposte che l'attuale Parlamento eletto il 17 giugno u.s. è ora chiamato a riprendere e d attuare e che possono così essere sintetizzati: convocazione di una seconda Conferenza delle Regioni e degli Enti locali della Comunità, della Spagna e del Portogallo, Paesi dei quali abbiamo sempre auspicato la sollecita ammissione a pieno titolo nella Comunità; l'ufficiafizzazione del Comitato Consulho delle Regioni e degli Enti locali, opportunamente ampliato e raffoorzato in modo da migliorare il suo criterio rappresentativo per quanto riguarda i suoi rapporti sia con il Parfamento Europeo, sia con la Commissione delle Comunità. Verso questi due obiettivi dovrà orientarsi al piiì presto l'azione convergente delle istituzioni comunitarie e della nostra Associazione che, non a caso, proprio recentemente ha moa'tficato la sua denominazione in Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa. ** 11 Parlamento Europeo - vista la dichiarazione finale della «Prima Conferenza delle Regioni» svoltasi a Strasburgo dal 25 al 27 gennaio 1984, cui hanno partecipato circa 280 rappresentanti eletti di Regioni della Comunità e dei Paesi candidati, Spagna e Portogallo (PE 88,600 def. ), - vista la proposta di risoluzione presentata dall'on. De Pasquale e altri sulla Conferenza delle regioni delle Comunità (doc. 1-1212/83), - visto il documento di lavoro della Conferenza delle Regioni elaborato dalla commissione per la politica regionale e l'assetto territoriale in cui si studia il ruolo delle Regioni nella costruzione di unlEuropa democratica (PE 57.632), - vista la relazione della commissione per la politica regionale e I'assetto territoriale (doc. 1-91/84), - vista la propria risoluzione del 22 aprile 1982 in cui sollecita una maggiore partecipazione da parte delle autorità regionali e locali allo sviluppo socio-economico delle loro Regioni ( l ) , 1. rivela che il rafforzamento dell'autonomia delle Regioni nella Comunità e la creazione di una Comunità europea politicamente più unificata fondata su istituzioni dotate di poteri autentici costituiscono due aspetti complementari e convergenti di uno sviluppo politico indispensabile per assolvere in modo efficace ai futuri compiti della Comunità; 2. rileva che le collettività interessate devono avere voce in capitolo nella formulazione e nell'applicazione delle politiche comunitarie e in particolare nei programmi di sviluppo regionale attraverso i loro rappresentanti eletti democraticamente a livello regionale locale; tali opportunità di partecipazione popolare rappresentativa non esistono ancora in tutti gli Stati membri; 3. invita il Consiglio e i governi di quegli Stati membri in cui non esistano ancora strutture regionali di alcun tipo con rappresentanti eletti, ad adottare le necessarie disposizioni per owiare a tale carenza; 4. invita il Consiglio e i governi di quegli Stati membri che hanno già dotato le Regioni di una certa autonomia a conferire alle loro autorità regionali i poteri necessari ad espletare le funzioni loro affidate; ciò riguarda in particolare il rafforzamento dei poteri regionali a livello fiscale e di bilancio; 5. invita il Consiglio e i governi degli Stati membri a garantire un diritto ufficiale di partecipazione delle Regioni europee owero dei rappresentanti politici eletti, in vista della programmazione e dell'organizzazione del futuro socio-economico della loro Regione; tale richiesta riguarda, in generale, la partecipazione de-, gli eletti regionali alle attuali e future politiche comunitarie considerate iiella loro dimensione regionale (programmazione e assetto del territorio, protezione dell'ambiente, agricoltura, ristrutturazione industriale, creazione di posti di lavoro nel terziario, cultura, formazione professionale, relazioni transfrontaliere fra regioni appartenenti ad uno stesso insieme geografico o culturale, ecc.. .); 6. invita il Consiglio e la Commissione a vegliare con particolare attenzione a che in futuro l'aiuto dei Fondi regionale e sociale e di altri strumenti finanziari comunitari converga in via prioritaria sulle Regioni più deboli della Comunità europea; 7. invita la Commissione e il Consiglio a elaborare norme, nel rispetto delle competenze costituzionali degli Stati membri, atte a consentire alle Regioni di stabilire e di mantenere in futuro relazioni dirette con le istituzioni comunitarie; 8. riconosce che fra gli Stati membri esistono profonde differenze a livello di strutture degli enti locali e regionali; (1) G.V.C125 del 17-5-1982 ottobre 1984 9. sottolinea l'importanza dalllUnione internazionale degli enti locali (IULA, istituita nel 1913) e del Consiglio dei Comuni d'Europa (CCE, creato nel 1951); essi costituiscono un tessuto organizzativo per città, Comuni, Dipartimenti, Contee, Province, Regioni e organizzazioni analoghe; 10. rileva che finora le autorità regionali della Comunità europea non sono sufficientemente consultate a livello comunitario; 11. sottolinea l'importanza dell'uufficio di collegamento delle organizzazioni regionali europee* (BLORE) che dal 1979 comprende organizzazioni regionali come l'Associazione delle Regioni frontaliere europee (AEBR), il Comitato d'azione delle Regioni alpine e la Conferenza delle Regioni periferiche marittime della CEE; rileva tuttavia che, nonostante tali organizzazioni comprendano alcune delle Regioni della Comunità europea, esse non rappresentano tutte le Regioni della Comunità, che differiscono comunque molto nelle loro strutture; 12. si compiace del fatto che IULA, CCE e BLORE abbiano deciso di cooperare nell'àmbito del Comitato consultivo delle autorità locali e regionali, gettando le basi per un unico foro in cui si esprimono, a livello comunitario, le opinioni collettive di queste forme di governo sub-nazionali sugli aspetti di politica comunitaria che li riguardano; 13. rileva che la Comunità europea necessita di un organismo consultivo legittimato, anche nel settore della politica regionale comunitaria, a parlare a nome degli interessi delle autorità locali e regionali; 14. condivide l'opinione della prima Conferenza delle Regioni secondo cui è auspicabile un rafforzamento della rappresentanza regionale nelle delegazioni nazionali della ~Conferenza permanente delle autorità locali e regionali d'Europa* presso il Consiglio d'Europa; nel contempo si potrebbe pervenire analogamente ad una opportuna rappresentanza delle Regioni in seno al <Comitatoconsultivo~; 15. si associa all'auspicio formulato nella dichiarazione finale della Conferenza delle Regioni relativo ad una seconda Conferenza delle Regioni che dovrà essere convocata dal Parlamento Europeo su proposta della commissione competente per la politica regionale e l'assetto territoriale nel corso della sua seconda legislatura: 16. ritiene che il Comitato consultivo, ampliato e modificato in modo da rappresentare adeguatamente le Regioni della Comunità europea, debba svolgere un ruolo preminente nell'accrescere la consapevolezza nell'opinione pubblica dei problemi europei, garantendo che l'azione comunitaria corrisponda sempre più alle reali necessità della collettività, controllandone le esigenze particolari di talune zone come le Regioni periferiche, le Regioni di confine, le Regioni di montagna, le isole e le Regioni con strutture industriali fatiscenti; auspica che le altre istituzioni della Comunità concretizzino anch'esse le loro prese di posizione ribadite parimenti nei documenti ufficiali a favore di tale partecipazione, rendendo uff~ciali i loro rapporti con il Comitato consultivo; ottobre 1984 COMUNI D'EUROPA 17. raccomanda alla sua commissione per la politica regionale e l'assetto territoriale di mantenere frattanto contatti diretti con le Regioni comunitarie, e alla Commissione delle Comunità di awiare, fatte salve le competenze degli Stati membri, un dialogo diretto con il Comitato cunsultivo riguardo alle azioni che interessino le Regioni; 18. raccomanda alla Commissione delle Comunità europee di awiare colloqui diretti con le Regioni su tutte le questioni che le riguardano direttamente, nel pieno rispetto dei poteri degli Stati membri; 19. incarica il presidente del Parlamento di trasmettere la presente risoluzione e la relazione della Commissione ad essa attinente al Consiglio dei ministri, ai Ministri degli Stati membri incaricati della politica regionale e dellVassetto territoriale, nonché aile autorità regionali degli Stati membri. L'Europa di fronte al mondo di Giovanni Salhbeni Testo integrale di un articolo apparso parzialmente nell'aAwenire~del 12.10.84 Sentire un gollista che se la prende con I'aEuropa, e con il principio stesso che possa esistere un organismo sovranazionale che impone agli Stati delle scelte da loro non condivise e auspicate, non farebbe nemmeno impressione. Lo stesso generale De Gaulle, d'altra parte, aveva dell'integrazione europea un'idea talmente originale e poco flessibile che quando gli altri cinque membri della Comunità (allora gli Stati che ne facevano parte erano soltanto sei) ebbero ad esprimere delle idee che non combaciavano con le sue, si mise a boicottare tutte le riunioni dei ministri dando origine, nel 1965, a quella fase nota come aperiodo della sedia vuota,: su quella sedia, insomma, i francesi avevano smesso di sedere. Dell'opinione dei gollisti, quindi, non varrebbe forse la pena di parlare se questa volta ad esporla di fronte ai membri della Società italiana per l'organizzazione internazionale (SIOI), a Roma, non fosse stato quel signor Jacques Chirac (aMOnsieurChirac> - come dicono in ad essere sindaco di ,Parigi è Francia) che anche presidente *Rassemblement pOur la République~(il partito gollista): uno che a 36 anni era ministro, a 42 primo ministro, e che oggi, meno giovane, ma sempre in forma smagliante, potrebbe awiarsi ad essere il prossimo presidente della Quinta Repubblica. Un'impresa, quest'ultima, cui non si presenterà da solo dovendo fare i conti con altri due moschettieri dell'opposizione, Raymond Barre, e Valery Giscard d'Estaing, l'ex presidente' che ha di recente conquistato un seggio in Parlamento. Senza contare che Simone Veil, la quale ha guidato con indubbio successo la lista anti-Mitterrand alle ultime elezioni europee potrebbe rivelarsi un outsider estremamente difficile da tenere a freno: ma anche i tre moschettieri - si sa - erano quattro! Visto poi che il momento della verità potrebbe essere meno lontano di quanto si pensi, poiché nel 1986 si svolgeranno le elezioni politiche in Francia e nel caso di una vittoria del centrodestra non saranno in pochi a chiedere le dimissioni di Mitterrand col pretesto, neanche troppo campato in aria, che un presidente socialista avrebbe dei problemi a governare contro un parlamento di opinione opposta, può essere interessante conoscere cosa pensi Chirac sul17uEuropadi fronte al mondo*: questo era il titolo della conferenza da lui svolta ieri sera. È bene che si sappia allora che, a suo parere, la riforma istituzionale della Comunità. quella almeno voluta dal Parlamento Europeo che ha votato in febbraio a grandissima maggioranza . u n aprogetto di Trattato per l'Unione europea,, presentato da Altiero Spinelli, non deve essere fatta. Peggio ancora, «il progetto Spinelli - ha detto - non è serio e non ha nessuna seria possibilità di essere applicato*, tanto che vi sono dubbi che lo stesso presidente Mitterrand che pure lo ha apertamente difeso a Strasburgo, in maggio, possa essere iscritto fra i suoi sostenitori. Gli organismi comunitari hanno probabilmente bisogno di essere corretti dando maggiori poteri al Consiglio dei ministri (ossia ai rappresentanti degli Stati), e magari allo stesso Parlamento Europeo, utanto non cambia niente* (quindi non deve trattarsi di grandi poteri). Ma soprattutto non si devono toccare le competenze della Commissione esecutiva d i Bruxelles, l'odiato organismo sovrannazionale che tanto difficile da sopportare riusciva anche al suo predecessore De Gaulle. 1, realtà, vi è questo di stupefacente nel diSCO~SO di Chirac: la sensazione che per i gollisti non ,ia cambiato nulla da oltre 30 anni a que- 11 sta parte e che per loro le soluzioni che andavano bene quando gli Stati della CEE erano sei possono andare bene anche oggi che sono dieci e si awiano a divenire dodici. Eppure anche Chirac si rende conto, e 10 ha detto, che la COstmzione europea ristagna da oltre quindici anni, che la acooperazione politica dei Dieci* porta più spesso a delle dichiarazioni «accademiche~che di contenuto, e che la tecnologia europea è stata soppiantata ormai da quella giapponese ed americana. Ma nonostane questo, mentre riconosce che ule diversità nazionali aggravate dalla crisi economica hanno portato aila paralisi decisionale,, dà l'impressione di scambiare l'idea stessa e la volontà di fare con il alirismo europeo che non porta da nessuna parte,. Per Chirac, dunque, rimane intatta e immutabile quellpidea di u ~ u r o p adelle patrie,, o collaborazione fra stati, che fu cara al M ~ ~ stavolta che vorremo aver con ~ ~ ~in- l l ~ interpretato male. ~i tempi di fatti, i problemi erano gravi ma non drammatici. oggi è diverso. ~isoccupazione,la crisi economica e la ripresa da alimentare, la sconfitta tecnologica, la necessità di contribuire di sempre d'intesa con gli americani) più nostra difesa, la mancanza di una moneta unica nell'area europea, mentre esistono il dollaro ,lo yen, possono deporre a favore delll~uropa, un'alternativa, qualcosa di simile alla M, ~ ~ ~far1da1soli. ~ Come : vuota, di interpretare altrimenti quel suo richiamo alla amondializzazionedei problemiD che trae origine dal fatto che *il vincolo geografico è, malt. meno di un tempo, una condizione necessa,ia allo stabilimento di relazioni strette nel campo delle attività industriali, scientifiche, bancarie e tecnologiche»? Un occhio all'Europa. insomma, e due al17America. Purtroppo non è certo - signor Chirac - che gli interessi in gioco siano veramente gli stessi. A Varese: «Lombardia, cuore d'Europa» 11 19 maggio si è svolto a varese il Convegno (Lombardia, cuore d'Europau, promosso dal Comune d i Varese e dalllAICCE, con ilpatrocinio della Regione Lombardia e della Cassa d i Risparmio delle Province lombarde. Il Convegno si è svolto sotto la presidenza del Sindaco d i Varese, Giuseppe Gibilisco; ha aperto ilavon' ilpresidente della Regione Lombardia, Giuseppe Guzzetti, e subito dopo ha svoko la relazione introduttiva l'on. Altiero Spinelli, relatore-coordinatore della commissione istituzionale del Parlamento Europeo. Successivamente hanno parlato l'on. Maria Luisa Cassanmagnago, vzie presidente uscente del Parlamento Europeo, il presidente dellJAICCE,Umberto Serafini, Gian Piero Orsello, viepresidente della RAI-TV e membro della Direzione nazionale dell'AICCE, ed altri'. .Sono Poi intervenuti alcuni amministratori' locali lombardi (l'invito era stato esteso ai colleghi della Lombardia) e ha concluso i lavori il consigliere regionale Caldiroli, che ha presentato anche un ordine del giorno da estendere a tutti gli amministratori locali e regionah lombardi. Al Convegno hanno partec2pat0, oltre a Martini e Dozio della Segrekna delllAICCE, altrepersonalità nazioe localie una folta schiera di rappresenta,.. ti dello studentado locale(a Varese 6'2 laSGuOla europeaper ifglidei dipendenti del centro di n'erche d i Ispra). Il Convegno è nintrato nell'ambito delf'ope~apazientedisensibihzazione che Regioni, Province e Comuni compiono nell'ambito dell'AICCE non solo per le elezioni europee e della opzione i n favore delprogetto d i Unione europea, ma in vista dellaformazione d i u n Fronte democratico europeo. Nell1inVemo '84-'85 una nuova, piC ampia iniziativa èprevista nellaRegione Lombardia. COMUNI D'EUROPA 12 ottobre 1984 A ndreas Hofer e il federalismo gli atteggiamenti politici e le legislazioniparticolari degli Stati nazionalir . Nel 1961, i n u n momento aspro della convivenza nel Sud Tirolo, I'AICCE promosse u n convegno a Bolzano / Bozen , organizzato dal piiì specialmente della Provincia d i Bolza- Consonio dei Comuni della Provincia e sotto no/Bozen. A n n i fa venne accolta come u n gli auspici d i tutto il CCE. Qualche giorno prisemplice tranello la proposta che, anche dalle m a del convegno, a cui furono invitati e partenostre colonne ((Comuni d'Europa>, n. l l -no- ciparono il lussemburghese Cravatte, presidenvembre 1963), fece uno studioso italiano d i te del CCE, ilfrancese Bareth, segretano geneformazrone mazziniana, d i una Università del- rale europeo, il segretario della sezione tedesca le Dolomiti, dove campeggiasse la lingua tede- Muntzke, il segretario della sezione austriaca sca: non era u n tranello certamente nelle inten- Hammer, il presidente dell'lstituto d i studr e zioni d i chila proponeva, m a può darsi che fos- relazioni intercomunali (con sede a Lugano) piccole patrie: l'Europa non può attendere Recentemente sul ~Dolomitenw, che è il giornale pizì letto dai nostri associati d i lingua tedesca, ha avuto u n suo spazio u n civile scambio d i idee su u n problema che ci sta a cuore non certo da oggi. Direi che l'essenza stessa del CCE è: come attuare il massimo d i autonomia locale e d i salvaguardia, anzi d i libera espansione, delle minoranze in u n quadro che, nello stesso tempo, crei il massimo dr solidarietà (fra tuttiw , necessariaper.fare avanzare fa costruzio t2e dell'Europa unita o, meglio, federata. Il dibattito su «Dolomiten»,veramente - sollevato dalla Viktoria Stadimayer, nord-tirolese sostenitrice valorosa degli interessi d i tutto il Tirolo -, era sulla priorità (o meno) del diritto e delle libertà individuali nspetto al diritto e alla libertà d i una comunità. con ovvio nfenmento alla situazione d i coloro che, nel Tiroler Etschland o Sud Tirolo, non avendo nel noto censimento dichiarato l'appartenenza a u n gruppo linguistico, hanno subito alcuni danni e limitazione in diritti fondamentali. Dietro questo problema, tuttavia -parliamoci con la schiettezza fraterna che è sempre stata u n vanto d i questa nostra rivista così come dell'AICCE e d i tutto il CCE -, c'è l'interrogativo che nasce dallo slogan d i molti amici sud-tirolesi, «stare ben separati per convivere meglio in u n t e d o n o comune)):il che -per non dire d i altro - ha portato talora a frustrare alcune iniziative giovanili (che non crediamo fossero tutte machiavellicamente eterocomandate, cioè commdate da cripto-nazionalisti italiani), intraprese insieme da giovani dell'una e dell'altra lingua. Ora, per chiarire subito dove vogliamo am'vare: ci sembra che uno slogan (e u n modo d i pensare) come quello sopra riportato sia possiamo sbagliare - indice d i una posizione eccessivamente difensiva, mentre - i n u n Paese come l'Italia, dove lingua e cultura tedesche sono sempre piiì u n retaggio d i soli specialisti - ci siamo sempre illusi e ci illudiamo tuttora che il Sud Tirolo possa divenire u n ponte già i n qualche modo europeo -fra l'Italia e la cultura tedesca. Cultura tedesca che è u n pilastro essenziale della costruzione europea: Kant del federalismo della ((paceperpetuar, Beethoven della tema e della nona sinfonia, Goethe, Schiffer, ma anche il Thomas Mann europeista della giovinezza d i qualcuno d i noi - per non parlare d i quel fenomeno straordinario che è la Vienna a cavallo dei secoli XIX e XX -. Vorrei, inoltre, qui sottolineare - prescindendo per u n momento dal drscorso strettamente linguistico-culturale - che ogni autentico federalista si è sempre sentito dalla parte d i Andreas Hofer e contro ogni forma d i bonapartismo, e dunque in questo senso Hofer non appartiene solo ai tirolesi: aprescindere dalla personale invincibile antipatia' d i chi scrive per Napoleone, che, i n fondo, ha avuto il ritratto che si meritava i n (Laguerra e lupace))d i Tolstoi. Ecco, concretiamo la nostra preoccupazione, che confidiamo avrà n'sposte, spiegazioni, commenti da parte d i colleghi amministratori Doloaitrn -- NI IB:I LESER SCI= 2 se utilizzabile - non saprei bene come - da elementi nazionalisti italiani; o che servisse a spezzare u n filo ideale che lega - e ogni serio federalista lo ha sempre rispettato - il tlorde il sud Tirolo. Ebbene, ci si propongano altre iniziative, tutte le iniziative utili, per fare del Sud Tirolo e soprattutto dei suoi giovani degli strumenti attivi d i avvicinamento degli itafiani - d i tuttigli italiani, non solo degli italiani residenti nelllAlto A d g e - Tiroler Etschland alla cultura tedesca e anche, attraverso il dinamismo d i una minoranza linguistica entro uno Stato nazionale ancora prigioniero della propna sovranità illimitata, a u n federalismo vissuto e realizzato. Utopismo? Bene: non è tempo d i utopia i n questa società che pare volgere alla decadenza e - direbbe Arirtostele - a forme corrotte digoverno? N o n è tempo d i battersi, invecé che per medrocri compromessi, per il nstabilimento d i valon' accessibili a tutti? Voi sapete, amici lettori d i lingua materna tedesca o italiana, che questo utopismo ci muove - per rimanere al CCE - da u n pezzo e ci ha trovato sempre incrollabilmente coerenti. Chi scrive è fienssimo della mozione che, appunto, dai due primi firmatari si chiamò Lugger-Serafini (del resto con Alozi ho condotto u n trentennio d i lotte comuni) - mozione che fu approvata (19J6) dagli Statigenerali d i Francoforte sul Meno -. Essa recitava: «Il Consiglio dei Comuni d'Europa constata che una delle prime condizioni della Federazione europea è il rirpetto della pesonalità e delle caratterirtiche proprie dei popofi europei, e particolarmente il rispetto del modo d i vita delle minoranze linguistiche, etniche e religiose, e la difesa delle condizioni d i vita d i queste minoranze nelle loro regioni, domanda l'applicazione integrale d i questip&c@i e la creazione di u n Potere federale sovranazionale, che faccia rirpettare questi principi, quali che siano Brigner, io fui chiamato dal Ministero degli Esteri italiano: m i si osservò come non fosse ((corretto)internazionalizzare il problema. Risposi che ero orgoglioso d i europeizzarlo e che ogni buon itafiano democratico non può non collocare la prospettiva dellJEuropa federata avanti ai (presunti) interessi del proprio Paese d i origine. Il convegno in effetti si fece (il CCE è u n organismo non governativo) e comunque piiì d i u n successivo ambasciatore italiano a Vienna ha avuto modo, poi, d i ricordarlo ed elogiarlo. Buona parte del suo assai proficuo svolgimento, aperto dalpresidente del Consorzio dei Comuni bolzanesi Fritz Dellago, si dovette alla attiva partecipazione d i Armando Bertorelle, vicepresidente della Regione Trentino-Alto Adige/Tiroler Etschland (e uno dei dirigenti federalisti dell ' AICCE), e d i Silvius Magnago, presidente della Provincia d i Bolzano/Bozen: svolsero le relazioni Karner. direttore del Consonio, Brrigner, il sen. Tinzi ( S W ) , chi scrive, Muntzke e Hammer, e prese la parola fra gli altri il Sindaco d i Bofzano / Bozen Pasquali; conclusi il convegno io stesso chiedendo che i temton' d i frontiera - delle vecchie m a #resistenti>frontiere nazionali -, temton' non di rado fonti d i confitti e d i rancon' che richiamano l'Europa delle guerre fratricide (estese, poi, e regalate al mondo intero), passino a giuocare u n ruolo attivo nella costruzione federale e autonomistica sovranazionale. Qualche anno dopo (1967) Lugger, il caro amico Alois, venne a parlare a Riva del Garda a u n convegno dr u n centinaio d i Sindaci della Regione Trentino-Alto Adige/Tiroler Etschland, promosso dall'AICCE e da tutto il CCE (la cui Presidenza doveva riunirsi proprio a Riva): il suo fu u n entusiasmante discorso europeo. In questo spirito I'AICCE ha salutato con gioia (cf; (Comuni d'Europa>, n. 2-febbraio 1971) il confen'mento a Silvius Magnago, ottobre 1984 COMUNI D'EUROPA LVII Maltrattamenti e torture all'infanzia problema regionale ed europeo a cura di Andrea Chiti-Bateiii La cronaca nera della prima parte dell'autunno 1984 è stata in Italia &capi2 del solito, purtroppo, di notizie raccapilccianti relative a maltrattamenti, tortzlre, violenze a bambini. Pizì del solito, dico, giacche'il fenomeno è tutt'altro che intermittente, e le notizie che giungono all'opinione pubblica, tramite la stampa e la televisione, sono solo una minima parte d i una massa enorme, e quotidianamente accrescentesi, di abusi aii'infanzia d i ogni specie e gravità fisica, psichica, sesszlale) la pizì gran parte dei quali rimane nascosta e impunita; specie quando la violenza (o la trascuratezza, che può esser altrettanto perniciosa) avviene non nella strada e ad opera di estranei, ma ad opera d i istituti (si niordino i Celestini, o pizì recentemente, mamma Ebe), affdaton; famiglie, e specie qzlando non raggiunge la terribilità deifatti recenti a cuisopra si faceva ahsione. Ma, in compenso - e pizì che compenso - il maltrattamento o la trascuratezza ha una continuità che lo rende, e la rende, altrettanto dannosi, anzipizì dannosi, giacche-le conseguenze non solo fisiche, ma anche psicologiche sul fanciullo saranno ancora pizì grandi, fino a renderlo per tutta la vita, nei casipizì gravi, uno psicopatico, un disadattato, u n candidato alla delinquenza precoce, alla droga, alla prostituzione, infine un genitore a sua volta maltrattante: con danni incalcolabiliper l'intera società. Ebbene: nonostante questo, e specie quando i mahrattamentisono inferti dalla famiglia, l'idea che qzlesta non sia sempre il nj$ugio, ilporto, l'oasi d i pace e d i amore che un cliché ancestrale ci ha scolpito indelebilmente nell'animo - u n vero e proprio irnprinting -, tale idea, dicevo, ci riesce talmente sconvolgente, che tutti - come indivia'ui e come società - mettiamo in atto costantemente quel processo che glipsicologi chiamano d i «scotomizzazione»:decidiamo cioè d i ignorare a qualunque costo anche l'evidenza, confermando cosìancora una volta la verità del detto evangelico che non c 'è peggior sordo a? chi non vuolsentire. A tal punto che i mahrattamentiall'infanzia - ignorati per secoli, anzi mibenni - sono stati scoperti solo in epoca recentissima, e hanno potzlto divenir u n problema sociale capito e studiato - anche se la prevenzione è ancora aiLe p n m e armi, e limitatamente a pochipaesi - solo quando, quarant'annifa, un radiologo americano, non trovando spiegazioniplausibilia certe fratture, in particolare craniche, di fanciulli in tenerissima età o addrittura lattanti, fu costretto, per dir così, dai dati oggettivi della scienza e degli strumenti tecnici di questa, adammetter la temzile verità: qzlelle frattzlre erano, e sono, tutt 'altro che accidentali. Una meditazione sul triste fenomeno; sui m o d per prevenirlo; sugli aspetti europei, nazionali e regionali di taleprevenzione non potrebbe venire, dunque, in u n momento pizì opportuno: tanto pizì che in Italia quella presa di coscienza sipuò dir non esser ancora cominciata, almeno fra ipolitici, nella stampa, nell'opinione pubblica: le eccezioni, anche qui, confermando la regola. ** Introduzione n L a legge più perfetta può erser resa vana dalla sua deficiente applicazione: e questa nchzede u n adeguato sistema d'indagine, sìche nessuna uiolazioneposs~sfuggirer. (Ramse~Benham e Abdel Rauf Mahdi, cnminologi egtnani, in xRevue Internationale de Droit Pe'nalr. 1979, nn. 3-4, ove sono pubblicatigliatti, i n francese e in inglese, d i un importante colloquio internazionale su La protec tion pénale de I'enfance. Gli scritti che seguono, dei coniugi Sobiela Caanitz e soprattutto di Guy He?azld, costituiscono un commento particolarmente appropriato della sessione del gennaio '83 dellJAssemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, dove si è ampiamente dibattutto sul tema della violenza (doc. J013): un 'istituzione, quella strasburghese, che ha dedicato al nostro tema almeno due pubblicazioni fondamentali - e contenenti zln'esaurtente bibliografia - che citiamo nel testo francese, ma che sono h p o nibili anche in inglese: - Les causes et la prévention des mauvais traitements aux enfants, relazione redatta, per conto del Comitato sociale di detto Consiglio, da Christine E. Cooper, Strasburgo, 1979, e - Aspects criminologiques des rnauvais traitements des enfarits dans la famille (atti del 4 " Colloquio d i criminologia), Strasburgo, 1980. È opportuno, come ha fatto quel Colloquio, e come fanno gli autori che a2 seguito traduciamo, insistere - oltre che sui maltrattamentz aii'infanzia da parte di istituzioni d assistenza pubbliche o private (secondo quanto abbiamo avuto occasione di far noi stessi vari anni addietro, prendendo lo spunto dal caso dei Celesti- LVIII COMUNI D'EUROPA ni: tComuni d'Europa)), novembre 1968) - d i udifensore civicou, d i uOmbudsman», anche sui maltrattamenti e le torture da parte delle a livello regionale. Ma, ripetiamo con Hel'raud, famiglie: che sono purtroppo - anche se i pizì quale categoria pii? d i quella dei minon' - che lo ignorano, o vogliono ignorarlo - i pizì fre- non solo non possono esercitare alcuna pressione (peccato capitale, in una società ferocemenquenti, ipizì estesi e ipizì gravi. I Sobiela Caanitz mettono con ragione i n n- te corporativa come la nostra), ma che non poslievo quanto lo stress conseguente ad abitazio- sono neppur far sentire la loro voce, perché n i disadatte (e, occorre aggiungere, alla sovrap- materialmente in-fanti - è pizì bisognosa d i popolazione, ai rumori; al traffico, insomma ai tale difesa civica? Una difesa che, secondo noi, andrebbe intedanni della «superurbanizzazione»,che la societàpost-industriale non verrà mai abbastanza sa in modo organico (e i n tal senso appunto doin tempo per ridurre e se possibile eliminare) vrebbe esser concepito e fondato tale nuovo influiscano nell'aggravare ancora u n fenomeno istituto del Difensore civico dell'infanzia, in il quale, anche senza d i ciò, ha proponioni che ambito regionale e d europeo): e cioè rivolta alsolo una vera e proprk rimozione psicologica, la promozione, in genere, della fanciullezza e u n vero refoulement da parte d i tutti (medici, delladolescenza; al controllo del rispetto assistenti sociali, istituzioni sanitarie, inse- dell'obbligo scolastico; alla messa in opera degnanti, politici, opinione pubblica) consente gli opportuni e tempestivi orientamenti pedad'ignorare, liberando cosi a buon mercato la gogici, evitando che tanti talenti vadano sprePToP" coscienza dal n'morso e dall'obbligo cati O non siano adeguatamente utilizzati; af morale di reagire. controllo e, Per quanto è possibile, all'aboliI Sobiela come Heiaud pongono in rilievo, zione del lavoro dei minon' (2); alla prevenzioaltrettanto a buon diritto, come tutte le attività né e, ove necessario, alla repressione della ded i prevenzione e di assistenza non siano suffi- linquenza minorile, della diffusione della drocienti, senza u n 'adeguata repressione penale, ga, della violenza in genere. Compiti che riche dev 'esserepronta e severa. È inconcepibile, chiedono, per esser organicamente attuali, adesempio, che i rapporti di parentela, che co- strutture adeguate, e a cui solo in parte, e solo stituiscono con ragione u n 'aggravante nel caso in certi Paesi, ha assolto u n ministero della giod i violenza sessuale verso il minore, siano con- ventzì: ma istituzioni che ((francano la spesa)) siderati invece u n 'attenuante nel caso di mal- (anche Hel'raud insiste con ragione su questo trattamenti e sevizie, quasi sempre compiacen- punto), giacche, il danno cessante e il lucro temente derubricah in ((abusod i mezzi d i cor- emergente che dalla loro opera conseguirà rezione)),come del resto il codice penale con- (prevenzione d i violenti, d i disadattati, d i crisente (I). minali da u n lato; promozione, dall'altro di Ma soprattuto essenziale ci sembra la propo- individui socialmente integrati e professionalsta centrale di Heiaud: ne-pediatri, ne* medici mente e culturalmente preparati) arrecherà in genere, ne, assistenti sociali, ne, insegnanti vantaggi che è difficile quantzficare e moneiizmostrano grande dirposizione a segnalare alle zare, ma che occorre non sottovalutare, specie autorità competenti ciò che pur non possono nella societàpost-industriale, elettronica e altanon vedere, perche, lo hanno costantemente mente tecnicizzata d i domani. Naturalmente il sistema d i controlli obblisotto gli occhi. E poiche, tutti sono d'accordo nel riconoscere che i casi di maltrattamenti e gatori proposto da Hèraud sarebbe solo l'initorture (già gravissimi e numerosissimi) che si zio: il problema essenziale sarà poi quello di conoscono sono solo una parte minima - è be- sviluppare: ne insistere su questo punto - d i quelli realmente esistenti (anche i testi,.icordati del con- - anzitutto infrastrutture organiche, divercapillari: (una situazione ulteriormend ! ~ ~ ((formalia, ~ di- szficate, ~ ~ ~ ~nproposito te v i h i z z a n t e p e r il bambino maltrattato>rebbero i francesi), occorre dunque u n ((Serviscrive con ragione Mauro Riboni - ((2 dovuta zio sociale obbligatorio ad hocn, concepito nei all'inadeguatezza dell'interventoa; terminiindicati appunto da He'iaud, il quale potrà costituir uno dei compiti essenziali di - tecniche adeguate dt nlevazione e detequel ((serviziocivileu che i Federalisti auspicano zione, particolarmente dzfficili in casi di sevizie - obbligatorio per i giovani, in sostituzione pizì raffinate (torture di carattere psicologico, o del servizio militare; volontario, anche se in vacomunque tali da non lasciar tracce traumatino modo retribuito, per gli anziani - come che; violenze sessuali, in particolare altre dalla strumento essenziale al tempo stesso d i educadeflorazione, e cosìvia). Ma quelpa~sosarebbe zione civica della gioventzì; d i non emarginapur sempre, a nostro avviso, decisivo: se non zione e coinvolgimento della tema età; di valialtro per orientar sempre pii2 nel senso che or da soluzione di alcuni gravi problemi sociali, ora si è detto fa ncerca congiunta che esperti e come quello, appunto, dell'assistenza in genestudiosi dt varie disczpline - medtche, psicolore. Siparla molto in Italia, e non solo in Italia, giche, sociali, pedagogiche - dovranno condurrej in collegamento e, se del casoj Per Juggenmento e SU commessa del Servizio di dzfesa ( l ) E quesro è vero, rileva H é r ~ u danche , in Paesi, come civile auspicato, in armonia con fa funzione 10la Francia, in cui chi si limiti all'esame della normativa peciafe che - accanto a quella d'insegnamento e nale - senza tener conto del modo in cui la giurisprudenza la interpreta ed applica - è indotto a ritener che le disposizioni vigenti siano sufficientemente severe per assicurar un'adeguata punizione dei colpevoli e un corrispondentemente adeguato effetto deterrente; o che. almeno. lo sarebbero, ove la grande maggioranza dei rei non sfuggisse - come invece accade, purtroppo, ovunque - al rigore della legge. ( 2 ) Quanto questa piaga sia ancora grave in Italia - e anch'essa sistematicamente ignorata e minimizzata - mostra efficacemente Fulvio Scaparro, Il bambino come vittima: il lavoro nero (con buona bibliografìa), nel vol. a cura di G . Gullotta e M. Vagaggini, Dallaparte delle vittime, Milano, Giuffrè 1980. ottobre 1984 d i ricerca - spetta a un'università moderna e degna di questo nome. V i è d'altra parte u n quarto punto che Heiaud non tocca, e che è secondo noi altrettanto essenziale alla prevenzione: e cioè l'educazione, appunto preventiva, della famiglia, giacche, nessun essere umano, a differenza dell'animale, è naturalmente buon padre e buona madre, e ne conosce la d i f f i l e arte. Ciò potrà ottenersi anzitutto con corsi di puericultura, in particolare nelle scuole (che per essere validi dovranno non limitarsi alla t e o h , e far larga parte alla pratica); ma dovrà altresi esser realizzato sottoponendo a esami obbligatori, appunto d i puericultura - propno come sifanno esami medicipre-mathmo- i futungecitori, o i neo-genitob: 60stringendo a controllip&frequenh e sevei coloroche non li jupenno e rendendo p i facile, ~ in caso d i constatati abusi, la perdita definitiva della patria potestà. Norme, è superfluo dirlo, che devono valere, e se possibile i n forma ancorpiu rigorosa, anche per gliadottanti: il tutt o sempre sotto il controllo e per impulso del nuovo Servizio da noiauspicato. Il tema delle adozioni, accennato. è un che ci Tali adozionidevono esser sottoposte, certo, ai che è detto; ma, una voitale garanzia, esse devono essere largamente e in ognimodo facilitate: un fanciullo insento una famiglia vivesempre una vitapizì sana e normale che non in un listituzione di beneficenza, pubblica o privata, in umano e da ,i mancheràfatalmente d i cuiuscirà in ognicaso, proponione maggiore o minore, disadattato; mentre davvero tTopp. ci h speranze che moltistudiosi ripongono nella di trecuperoa della famiglia maltrattante: che, sedal bambino, condo noi, una volta deve essere per sempre, con per&a definitiva e assohta mapatnapotesta' (perdita, anche questa - ripetiamolo - da render pizì facile e radicale). Certo, le istituzioni non sono tutto, se non c'è la coscienza civica che le sostiene: per queappunto fa scuola - come, per altro verso, i mm-media hanno u n compito educativo (e, anzitutto, informativo) insostituibile. Ma le istituzionipossono esser talora, è bene insistervi, stimolo decisivo per mettere in moto quella coscienza, e mezzo per risvegliarla: e d è per questo che la proposta d i Heiaud ci sembra fondamentale. Ilgrande jéderalista francese conclude auspicando - e noi con lui - una funzioned i anche in questo campo per I ' E ~ . Topa unita. È doloroso constatare che fino ad oggi talefunzione trainante (anche qui i testie le bibliografie del Consiglio d'Europa non lasciano dubbi) è stata invece svolta, pressoché costantemente, dagli Stati uniti: pionieri e antesignani anche in questo campo, a partire da quel lontano giorno - alla fine del secolo scorSO - in cui, come tuttigfi storici della questione ricordano, una fanciulletta americana poti esser salvata dalle torture a cui era quotidianamentesottoposta per.. . menjo della società protettnie degli animdi (non vi era allora, infatti, altro mezzo possibile d'intervento!. . .); - ottobre 1984 COMUNI D'EUROPA LIX bocca quando si tratta dt s t i g m a t i m e l'impe- manifestarsi: non tutti, giunti a tal punto, sannalismo yankee, le multinazionali, il nostro no frenar la propria furia e fare a meno di picservilismo all'A merica ecc. ecc. , farebbero be- chiare. Intendiamoci bene: uno sculaccione ne a tener più spesso presente l'ammonimento ogni tanto non nuoce, anzi, può giovare a rid i Heliaud: sarebbe un modo meno fazioso, e chiamare all'ordine un ragazzo troppo petusoprattutto più serio e costruttivo, di ((contesta- lante. 11 male sta quando la violenza diventa (3) Sono da ricordare almeno. in proposito: re). fatto di ordinaria amministrazione paterna, - l'opera fondamentale del pediatra C. Henry Kempe, Certo, non tutti i Paesi europei sono al livel- materna o coniugale, e perfino sfogo di qualche è stato fra i primi a porre nel dopoguerra il problema. lo dellJItaLza, dove si pubblicano mille l a v o ~ ' che inconscio sadismo: l'individuo in tal caso si nella sua terribile realtà, di fronte alla responsabilità medici algiorno, e tutti inutili, ma nessuno sul «emancipa» a spese altrui, il che significa vera e dell'opinione pubblica, coniando fra l'altro. fin dal 1062. l'espressione, divenuta canonica, «sindrome del bambino tema che qui c'interessa, da tutti ignorato. propria depravazione dello sviluppo personale. picchiato> (si veda di lui, in collaborazione con Ray. E. Tuttavia molto, anzi moltissimo resta da fàre Helfer, Hefping the battered chifdand hisfimily, FiladelNon va certo minimizzata la colpa di chi si anche altrove, per nlbrender il terreno perduto: fia, Lippingcott, 1972; tr. fr. L'enfint battu et sa famiffe, lascia andare a seviziare i familiari. Si tratta di e molto più per sopravanzare l'America i n queParigi, Fleurus, 1977, e in italiano, di lui, Violenze sul ridurre al massimo le situazioni che possano inbambino, Roma, Armando, 1980); sta nobile gara. durre a farlo. Questo compito europeo va at- le non meno fondamentali realizzazioni di istituzioni L'idea he?audiana del «Dt$nsore civico tuato a livello europeo. pubbliche (tra l'altro benemerite anche per importantissidell'infanziau appare strumento valido, o alme relazioni), come I'eUnited States National Center on Chiediamo al Consiglio d'Europa, supremo meno primo passo importante, e nella giusta Child Abuse and Neglectr; custode di quei diritti umani che scaturiscono first things first -perche*l'auspidirezione - infine gli esemplari servizi adhoc istituiti in vari Stati dell'unione, come la Florida, e a livello locale. dalla nostra plurimillenaria civiltà, di consulcio da luiformulato possa divenir realtà. tarsi con medici, con psicologi e con urbanisti per ideare ed emanare norme sulla superficie minima sia degli appartamenti urbani che delle loro stanze. L'evoluzione degli ultimi decenni in merito costringe a parlare, non certo di progresso, ma di una vera e propria decadenza. di Mechthild e Guiu Sobiela-Caanitz Urge tornare ad un concetto più sano della vita, un concetto che faccia prevalere lo sviluppo Ci preme anzitutto porre in evidenza una guardando ad esempio gli stessi programmi te- equilibrato ed armonico de!la persona e della doppia premessa: va usato il rigore della legge levisivi. famiglia. Si tratta nientemeno che di rendere contro i genitori che seviziano i figli, i quali Può diventar molesta la prossimità incessan- questa comunità più propizia all'armonioso vanno sottratti a sì funesta potestà. Qui però si te anche degli esseri più cari, specie trattandosi sviluppo dell'individuo, che deve esser da quevuol considerare non tanto l'aspetto morale del di ragazzi, naturalmente più vivaci degli adul- sta sorretto e aiutato, e non lasciato in balia dei problema, quanto piuttosto la sua radice socia- ti. Si comprende che stati collerici finiscano per propri istinti. le. Ka violenza verso i figli nel nostro tardo Novecento europeo non assomiglia più a quella che ci dipingono i racconti di De Amicis o i romanzi di Hugo e di Zola. È press'a poco scomparsa l'estrema povertà della prima età industriale, e gran parte dei lavoratori è giunta ad una pur modesta agiatezza. 11 guaio sta nel fatto che i beni di consumo ormai assicurati a tutti o quasi mettono a repentaglio la convivenza tra padre, madre e figli. Non si dimentichi infatti che nella nostra decantata Età dei Diritti Umani si perpetrano sevizie, non solo contro i figli, ma anche contro le mogli: lo dimostra il moltiplicarsi nelle grandi città di centri in cui trovano rifugio le donne maltrattate dai mariti. Non vanno certo confusi ambedue i fenomeni, ma tutt'e due risalgono ad almeno una fonte comune: I'esiguità degli odierni appartamenti urbani, i quali ben difficilmente consentono all'individuo i momenti di solitudine necessari ad una vita personale sana ed equilibrata. Qui siamo nel cuore del problema. Siamo anche nel cuore della nostra europeità. Di fronte all'Asiatico, il quale cerca la salvezza nell'annientamento della propria individualità, l'Europeo infatti agogna allo sviluppo dell'io. Uno dei libri fondamentali del nostro retaggio spirituale è la Regula Sancti Benedicti, la quale mira ad avviare ad una vita comune, intesa ad aiutare ogni singolo a conseguir la propria perfezione. Ora tale ascesi richiede momenti di raccoglimento solitario. Questo negli appartamenti moderni vien meno: l'individuo non dispone più del minimo di spazio veramente suo, necessario allo sviluppo normale della personalità. Si trova quindi costretto a vivere continuamente a contatto coi familiari, per arriuare ai molti contn&uti e realizzazioni odierni, e tutti importantissimi, che indichiamo sommariamente in nota (3). Coloro che cosi spesso hanno la bava alla Infanzia torturata, problema di civiltà lpea COMUNI D'EUROPA ottobre 1984 Basta con le torture ai fanciulli! intendono riferiti a qualsiasi età della vita: queste dichiarazioni ci sono di già; e si sa che sono incapaci di evitare il male (come del resto accade in ordine alle torture ad opera della polizia). Considerati di proposito a parte, rispetto ad altre categorie di abusi (lavoro forzato, prostituzione, mutilazioni religiose o culturali, ecc.. .), gli atti di crudeltà gratuita di cui qui ci occupiamo richiedono un trattamento specifico. Inoltre, ponendosi nell'àmbito ben definito dell'Europa occidentale, si può prendere in considerazione in modo più concreto e realistico la messa in opera concertata dei mezzi preventivi e repressivi necessari. Si può dar per scontato un effetto d'«imitazione», giacché nessuno stato può evitar di partecipare a ciò che viene messo in atto a un livello interstatale. LX di Guy Heraud medaglia d'oro al merito europeo I1 problema dell'infanzia maltrattata e torturata costituisce uno dei capitoli più dolorosi della violazione dei diritti dell'uomo. Quasi ogni giorno, da ogni regione d'Europa, giunge la notizia di un bambino maltrattato; e la varietà delle sevizie supera ogni immaginazione: sotto-alimentazione, claustrazione, battiture, torture raffinate che vanno fino alla morte della vittima, al coma, a incapacità e menomazioni permanenti. Ai traumatismi fisici si aggiungono quelli morali, inflitti a piccoli esseri che vivono costantemente nell'angoscia, giorno per giorno, notte per notte, nella più completa disperazione. I1 fanciullo in tenera età, o anche un po' più grandicello, è infatti in totale balia, legato mani e piedi, dei suoi carnefici, senza possibilità di reazione, di richiesta di soccorso, di fuga; e anche quand'è adolescente, gli mancano i mezzi economici e legali per sottrarsi ai suoi aguzzini. nale a quella sollevata da altre manifestazioni di crudeltà, sia nei confronti di animali come di persone, per quanto in esse non si trovi riunito questo insieme di elementi convergenti che caratterizzano tristemente la tortura all'infanzia: la congiunzione della sofferenza fisica e dell'angoscia senza speranza; l'innocenza della vittima; la sua incapacità di reagire; di rispondere con l'astuzia; la durata massima nel tempo delle menomazioni subite: è una vita intera appena cominciata che sarà, così spezzata o sciupata: e la generazione seguente ne sarà essa stessa segnata, se è vero che i bambini vittime di aggressioni sadiche hanno tendenza a divenire essi stessi sadici. [E ciò sembra esser vero anche in ordine alla violenza carnale: cf: A . Nicholay Groth, I1 trauma sessuale nella vita dei violentatoti e correttori di fanciulli (con bibliografia), nel vol. cit. a cura d i G . Gullotta e M. Vagaggini- n.d.tr.1. Le contraddizioni della coscienza pubblica Decine di migliaia di piccoli esseri umani, solo in Europa occidentale, sono in tal modo immersi in un «univers concentractionnaire», senza che l'opinione pubblica reagisca in modo proporzionato allo scandalo costituito da simili condizioni, dawero infernali, di esistenza. E quel che è peggio, le condanne che si infliggono - e che non concernono se non la parte visibile dell'iceberg - risultano spesso irrisorie rispetto all'entità dei crimini commessi: qualche mese di prigione (solo in caso di morte della vittima la pena è maggiore). Invero i tribunali concedono spesso ai responsabili, non solo di maltrattamenti, ma anche di torture - e in particolare quando si tratta di genitori - ogni sorta di circostanze attenuanti, di natura sociale o psicologica, e giungono talora - essi i tribunali, o i servizi penitenziarii - a giustificare una riduzione della detenzione con la presenza, a casa, di altri figli che avrebbero bisogno di genitori così indegni. Succede talvolta che la condanna per violenze - violenze che costituiscono talora supplizi indicibili - sia di entità paragonabile a quella che si pronunzia per l'uccisione di un animale domestico: solo la morte della piccola vittima può inasprire sensibilmente la condanna: giacché il codice penale non misura la quantità delle sofferenze e non sembra accorgersi di quanto la morte sia preferibile a torture interminate o a una infermità permanente. Occorre dunque porre l'opinione pubblica di fronte alle contraddizioni di cui dà prova. La gente è turbata dalle tecniche di soprawivenza artificiale, mentre, il più delle volte, il malato, in stato comatoso, non si rende conto della propria condizione. Invece accetta - forse per abitudine, o perché il fanciullo non viene ancora considerato come un vero uomo - il fenomeno dell'infanzia martirizzata. Nonostante progressi recenti - colloqui interdisciplinari, associazioni di difesa - questo fenomeno è lungi da suscitar emozione in modo proporzio- Come fronteggiare il problema in modo adeguato e a livello europeo? Di proposito ci limitiamo qui al caso dellJEuropaoccidentale, a noi più vicina e che appare politicamente e sociologicamente assai omogenea. La problematica dei maltrattamenti e delle torture all'infanzia assume infatti aspetti diversi nel Terzo mondo dove, per motivi economici o «culturali», infieriscono infanticidio e mutilazioni [e dove si calcola che vi siano 80 milioni di fanciulli che, semplicemente, vivono - se la loro può chiamarsi vita -per la strada, senza casa e senza famiglia; e ciò senza tener conto dl tutti quelli che muoiono per denutrizione: e sono anch 'essi milioni - n.d.tr.1. Analogamente trascuriamo la questione dell'infanzia che lavora, fenomeno tristemente diffuso da noi nel secolo scorso e che presenta ancora forme di considerevole gravità in vari stati dell'oriente e dell'Estremo Oriente. Vi sono tanti mali da combattere, relativamente all'infanzia, che è necessario circoscrivere quello contro il quale si richiede, in una determinata regione del globo, un'azione prioritaria ed urgente. [Purtroppo l'aflermazione d i He'i-aud è troppo ottimistica per L'Italia: lavoro nero minonle e in condizioni incredibili - cosiambientali come economiche - ce n'è ancora molto, e non solo nel Meridione: leggere, per credere, A d e n o Baglivo, I1 mercato dei bambini, Milano, Feltrinelli, 1980 - n.d.tr.1. In questo appello lanciato all'opinione pubblica vogliamo richiamare in modo molto preciso l'attenzione sulle torture di cui sono vittime in Europa i fanciulli e gli adolescenti, dalla nascita al raggiungimento della maggiore età legale. Una definizione esatta di un simile flagello è necessaria per una ricerca adeguata dei mezzi atti a prevenirlo. Così, tranne che in casi-limite, bisogna rivolgersi non tanto verso l'aiuto economico, al fine di prevenire il male; e nemmeno a un richiamo astratto ai «diritti della persona», anche se si precisa che questi si Necessità di un controllo rigoroso Per ciò che si riferisce ai mezzi, proponiamo l'istituzione di un controllo sistematico, ad opera di assistenti sociali o di pediatri, delle condizioni di vita dei fanciulli nelle loro famiglie e nelle istituzioni in 'cui potrebbero esser collocati. Per essere efficaci senza essere troppo frequenti, questi controlli dovrebbero aver luogo senza preavviso. Bisognerebbe altresi studiare, in difetto di questi - o in modo concorrente - un sistema di presentazione obbligatoria del fanciullo davanti a commissioni di specialisti. Le modalità diverse potrebbero variare secondo la professione dei genitori o il reddito delle famiglie [nonche'secondo l'età dei fanciulli e la upencolosità8, supposta O accertata, della famiglia in questione - n.d.tr.1. Già da queste proposte appaiono alcune difficoltà teoriche: sono le stesse difficoltà che oggi impediscono ogni serio controllo. Bisognerà dunque riuscire a superarle, se si vuole dawero metter fine al flagello. Queste difficoltà, di ordine morale e giuridico, si concentrano sui principi di libertà, di rispetto della vita privata e di non discriminazione. Per ciò che concerne la vita privata delle famiglie, si deve osservare che questa subisce già tali limitazioni (dall'inquisizione fiscale e doganale alla schedatura politica, passando per le intercettazioni telefoniche), che un democratico non ha veramente di che arrossire se esige i controlli che noi proponiamo. Questi potrebbero anzi esser utili ai rapporti fra gli uomini, se e in quanto evitino il sistema delle denunzie: un sistema, d'altra parte, radicalmente insufficiente nella nostra epoca d'individualismo sfrenato e di fuga dalle responsabilità. Dove mai risiederebbe la differenza fra i controlli da noi auspicati e quelle limitazioni della libertà e della vita privata costiuite dalle vaccinazioni obbligatorie, dalle dichiarazioni di malattia contagiosa, dagli esami medici pre-matrimoniali o dall'iscrizione nelle liste di leva? All'effetto del controllo dovrebbero aggiungersi quelli del rafforzamento e della diversificazione delle pene, così come quelli della loro esecuzione rigorosa. Tenendo conto nel modo più concreto e particolareggiato possibile delle situazioni, e quando le sevizie abbiano per sfondo la miseria (alloggio e reddito insufficienti), il giudice potrebbe far prova d'indul- ottobre 1984 genza, a condizione che la società corregga la situazione materiale della famiglia in questione. Una legislazione, ad esempio, che assicurasse alle ragazze-madri condizioni di vita soddisfacenti consentirebbe anche di ridurre sensibilmente il numero dei bambini maltrattati (e quello degli aborti). Se si pensa agli sperperi insensati delle spese per armamenti, e di tanti altri servizi pubblici, si riuscirà pur a trovare le fonti necessarie di finanziamento. Per giungere a questi risultati, un'azione in ogni Stato - sui governi e sui parlamentari è evidentemente indispensabile. Ma non meno importante è l'azione da svolgere ai livelli complementari delllEuropa e degli Enti regionali e locali. A livello europeo dovrebbe esser elaborata una Convenzione d i prevenzione e d i repressione delle torture all 'infanzia che, completando ciò che esiste già, istituisca il sistema di controllo sistematico di cui si è parlato. I1 Consiglio d'Europa appare evidentemente come l'istituzione più adatta per una simile organizzazione. Ma il Parlamento Europeo costituisce per parte sua una tribuna che non va trascurata, e il Fondo sociale europeo potrebbe fornire una parte delle risorse destinate a coprire il costo dei miglioramenti sociali auspicati. I1 ruolo degli Enti regionali e locali All'altro estremo, gli enti regionali e locali dovrebbero esser associati a tale compito, per quanto attiene alla sua attuazione pratica e alla sua esecuzione. La tendenza alla regionaliz zazione che si è affermata prima in Italia, poi nel Belgio, e che ora si afferma in Spagna, con l'istituzione delle Comunità autonome e, a partire dal maggio 1981, in Francia, ha posto in essere una gamma di competenze e di risorse dove la protezione dell'infanzia potrebbe trovare adeguata collocazione. Infine i comuni, così ricchi di esperienza sociale, dovrebbero costituire I'àmbito concreto del controllo e della concessione degli aiuti. La protezione dell'infanzia, come l'assistenza alla «terza età», potrebbe così costituire un nuovo fiore all'occhiello di questa democrazia locale, concreta, quotidiana, <<àhauteur dlhomme», che il cittadino di oggi esige, coscientemente o no. E l'Europa avrebbe eliminato, o almeno considerevolmente ridotto, il flagello e la vergogna delle torture all'infanzia, indicando, anche in questo campo, una via al resto del mondo. [Per i/ momento, purtroppo, la via è invece indicata, anche i n questo campo, dagli Stati Uniti che dispongono di un Ente federale ad hoc, istituito dieci anni addietro auspice Mondale, nonche' d i servizi analoghi negli Stati, coordinati e complementari ad esso, che non dànno ancora attuazione, certo, alle fondamentali proposte d i prevenzione precoce, o (iprimaria», con razione avanzate da Héraud, ma che non hanno l'uguale in Europa, nemmeno nei Paesi assai pii? avanzati, anche i n questo campo, che non L'Italia. n.d.tr.]* (*) Di contro all'organica struttura statunitense. federale e statale, non esiste nel nostro Paese se non un centro di assistenza per l'infanzia maltrattata, il C.A.F. di Milano (Centro di aiuto al Bambino maltrattato e alla famiglia in crisi), che ha sede in via Vitt. Em. Orlando, 15 e fa quello che può; e così, sempre a Milano il CBM (Centro bambino maltrattato), in via A. Spadini, 15. COMUNI D'EUROPA LXI Conclusioni del IV Colloquio Criminologìco del Consiglio d'Europa Traduciamo anzitutto le conclusioni del Colloquio internazionale, a cura del relatore generale, sig.ra Simone Rozes, organizzato dal Consiglio d'Europa nel 1979, i cui atti sono stati pubblicati dall'ente organizzatore in apposito volume (in francese e in inglese) col W o lo Aspetti criminologici dei maltrattamenti dei fanciulli in famiglia, Strasburgo, Consiglio d'Europa, 1980. (Altro, e ugualmente notevole, colloquio che ebbe luogo a Siracusa, per iniziativa dell'Associazione Internazionale d i Din2to Penale, e gli atti relativi sono statipubblicati nella nRevue Internationale de Droit Pénafs, Pau, 1979, nn. 3-4). Inframmezziamo i n corsivo alcuni nostri commenti, a conferma delle nostre tesi. a cura del relatore generale, sig.ra Simone Rozes I - Prevenzione concernente l'aiuto ai genitori Sembra necessario: l ) garantire una Prevenzione prima& (l). fin dalla gravidanza e immediatamente dopo la nascita del bambino, in modo da preparare l'ambiente familiare ad accogliere quell'elemento perturbante che può esser costituito dal neonato. Questa prevenzione può esser affidata a un servizio incaricato di dar consigli utili e d'intervenire in caso di necessità; 2) evitare di separare il figlio dalla madre durante i primi mesi [tale separazione ha infatti e f e t t i perturbanti sulle relazioni affettive e può in seguito facilitare i maltrattamenti], per quanto possibile anche ove si abbia nascita prematura. In quest'ultimo caso associare la madre ad alcune delle cure necessarie al bambino. In seguito prevedere, se necessario, un'assistenza che coinvolga tutta la famiglia; 3) dare ai giovani genitori un aiuto psicolo( I ) Laprevenzioneprimaria è quella realmente precoce, che cerca di prevenire i rischi e le cause; quella secondaria è quella che cerca d'individuare le situazioni di pericolo già in atto, e di eliminarle prima che il male si manifesti (anch'essa dunque, se opera in un momento logicamente - e temporalmente - successivo, costituisce pur sempre, come la precedente, una prevenzione realmente ... preventiva). Infine la prevenzione terziaria si rivolge ai casi in cui i maltrattamenti sono già awenuti, e ]'obiettivo è ormai quello più limitato di porre ad essi un termine e di curarne ie conseguenze [n.d.tr.]. LXII gico fin dalla più tenera età del fanciullo [il che signzfica una preparazione pediatrico-psicologico-pedagogica seria, o non significa nulla: e u n capitolo importante d i questa preparazione - dicono tuttigli esperti - è l'educazione anticoncezionale, i figli indesiderati essendo percentualmente i più esposti ai maltrattamenti]. Si raccomanda di proibire, seguendo l'esempio della Svezia, l'utilizzazione di castighi fisici. [Dove ciò sia ancora fatto, come in Italia, si troverà sempre una scappatoia e u n cavillo suf ficiente a far derubricare i maltrattamenti i n abuso di mezzi d i correzione, e a farpoi considerar come.. . non abusivo qualsiasi abuso, anche il meno scusabile (qual è il limite obiettivo e univocamente stabilito fra uso corretto e abuso?), tanto più che il rapporto d i causa e d effetto tra maltrattamenti e danni frrio-psichici del fanciullo si può a'zfficihente provare in modo assolutamente certo, e può quindi esser facilmente oggetto d i analoghe ninterpretazioni)), specie quando i magistrati siano disposti, come purtroppo quasi sempre sono, a chiuder u n occhio, e non d i radoi anche tutti e due]. 4) [Manca, al termine d i questa I Parte delle conclusioni strasburghesi, ogni accenno alle ulteriori fasi, e ugualmente importanti, che seguono ai primi mesi di vita, e che concernono gli asili-nido, le scuole materne, poi quelle elementari (e medie): temi rirpetto ai quali sz potrà colmar la lacuna consultgndo il recentissimo e importante volume - u n vero trattato intera'zsciplinare su tutta la materia, di cui non conosciamo l'equivalente - dovuto a u n 'e'guipe di medici, studiosi ed esperti francesi particolarmente qualzficati, diretta da Pierre Straus e Michel Manciaux, L'enfant maltraité, Parigi, Fleurus, 1982, opera che si raccomanda anche per la ricca bibliografia che conclude ogni capitolo]. 11 - Prevenzione dei maltrattamenti l) Mettere in opera un'informazione seria, per la popolazione in genere, sui maltrattamenti, specie grazie a campagne di sensibilizzazione. [E u n compito pregiudiziale indispensabile, da attuare permanentemente, specie tramite i mezzi d i comunicazione d i massa e la televisione, giacche'leggi e istituti non servono se non in u n c h a a d essi favorevole d i accettazione e d i attivo sostegno. Ma è vero anche l'inverso: da sola la buona volontà è anch'essa insllfficiente, se non è armata e ((vertebrata))grazie a un-'organizzazione adeguata ai fini perseguiti: e d è questo il punto - da tutti trascurato sul quale noi, a ragion veduta, soprattutto insistiamo]; 2) dar ai medici, durante i loro studi universitari e10 in occasione di corsi di aggiornamento, una formazione adeguata tanto sui metodi diagnostici [relativi ai maltrattamenti] come sulle possibilità di segnalazione [alla polizia e alla magistratura]; 3) impartire una preparazione specialistica alle altre persone che possono scoprire, segnalare, intervenire (assistenti sociali, insegnanti), in particolare chiarendo loro le interazioni anormali fra genitori e figli nel periodo di latenza che precede spesso i maltrattamenti. [Re- ottobre l984 COMUNI D'EUROPA sponsabilizzazione sacrosanta, quella indicata sub 2) e 3), ma su cui si può far scarso afftdamento: medici, assistenti, insegnanti fanno propria la filosofia del «non vogliamo rogne)),e sperar che la mutino - che l'uomo non sla «tristo» - è, insegna Machiavelli, errore inescusabile, come diremo anche subito dopo]: 4) studiare in quali condizioni può esser tolto l'obb!igo del segreto professionale per medici e assistenti sociali. [E qui, alla considerazione di cui sopra, c'è da aggiunger che, anche se medici e assistenti non fossero «tristi», quella norma può rirultar ugualmente controproducente, perche'non potrà non indurre l'almeno altrettanto trirto autore dei maltrattamenti a ricorrer sempre meno a persone che sapràpoter esser suoi denunziatori, accusatori e testi a carrco: e la vittima sarà sempre più sola e interamente abbandonata alla sua sofferenza]; 5 ) istituire organismi interdisciplinari che garantiscano un intervento immediato [su segnalazione di chi, se il 90 per cento dei casi resta per ammissione unanime, sconosciuto? Cosi lasciato nel vago quel suggerimento - è evidente - non ha alcun senso. Se gli si vuol dar contenuto concreto, esso non può se non sboccare nella nostra proposta]; 6) studiar le condizioni che consentano di realizzar il coordinamento degli sforzi tanto per ciò che attiene alla politica generale da seguire come in ordine ai singoli interventi. [Stesso rilievo fatto al punto precedente: questo, o è u n mero flatus vocis, una pia enunciazione d i fini senza darsi la briga d'indicar i mezzi idonei a realizzarli; o è uno plaidoyer per u n servizio d i uOmbudsman», d i ((difensore civico dell'infanzia» che ricomprenda e coordin i organicamente attività e poteri dzipositivi e inquisitori - questi ultimi resi coattivi e 60stanti - d i magistratura, giurirdizione volontaria e polizia con attività o funzioni d i assistenza sociale e d i servizio sanitario intesi in senso lato]. 7 ) giunger a una decisione definitiva e rapida dell'organo competente a decidere sull'adozione quando, nell'interesse del fanciullo ma anche nel rispetto dei diritti dei genitori la situazione imponga una rottura dei vincoli con la famiglia. [Si tratta di u n 'affermazione: a) essenziale: occorre che la separazione, ove rimlti necessaria, sia irreversibile, sempre: «cosa fatta capo ha^. Le adozioni devono bensi esser controllate strettamente, per constatar come si attuino e come il rapporto s 'instauri e sviluppi, giacche'i fanciulli adottivi sono percentualmente fra i più esposti ai maltrahamenti; ma, con tale rireva (oggi, purtroppo, senza rìsposta, in assenza del nDzfensore civicoa da noi caldeggiato), il criterio deve esser quello d i adozioni facili: voglio dire rese estremamente più agevoli sotto ognipunto d i vista, e possibili anche esistendo i genitori naturali e contro la loro volontò: l'«istituzionalizzazione»del fanciullo essendo sempre u n pis aller, da evitare per quanto possibile, e la famiglia maltrattante difficilmente potendo esser urìciclata)),e specie dopo il fatto della separazione, sempre traumatico e «colpevolizzante~]; b) si tratta però d i un'affermazione che è svuotata del suo signzficato da quell'inciso («... ma anche nel rispetto del diritto dei genitori»). Un hegeliano britannico, Sidney Hook, ha detto Y-onragzone che z l carattere drammatzco della stona (e della politica) sta nel fatto che questa, nelle sue grandi scelte, deve decider non i n favore d i u n diritto rirpetto a u n torto, sibbene fra due diritti in s é ugualmente meritevoli dz tutela, ma fra loro incompatibili, sì che uno solo - giudicato ((piìì uguale», più diritto dell'altro - deve esser fatto prevalere. È il caso nostro; anzi è il caso generale del servizio dz ((Difensorecivicoa proposto, la cui esigenza deve prevaler sul diritto -pur rirpettabile - dez genitob e della famiglia alla privacy. Il compromesso in questi casi non è possibile, e quello che si chiama compromesso non è se non la pratica rinunzia agli obiettivi che solo a fior a'z labbra si dice di voler perseguire]. I11 - Studi che occorre promuovere Pur riconoscendo le difficoltà specifiche degli studi nel campo dei maltrattamenti ai fanciulli [ d t f f o l t à dovute al fatto che i casi notz sono una percentuale tinioria rirpetto a quelh estitenti, si che la nostra proposta appare condizione sine qua non anche per l'ulteriore sviluppo della teoria e della ricerca - e non solo, come fin qui si è sostenuto, per il miglioramento dei trattamenti pratici e della prevenzione], sarebbe auspicabile svolgere studi nei seguenti campi: i ) tipologia dei genitori maltrattanti e della vittima, specie al fine d'individuare criteri che consentano di definire le famiglie particolarmente pericolose [studio che la nostra proposta rende in parte superfluo, in parte prematuro]; 2) la famiglia considerata nel suo complesso e in modo globale, e non limitatamente a uno solo dei suoi componenti, genitore o fanciullo che sia [studio, anche questo, in buona parte prematuro, per le ragioni spiegate, e che ha, come gli altri, carattere di alibi: si ricerca molto in teoria p e r g i u s t c r e l'inemza pratica]; 3) condizioni sociali delle famiglie maltrattanti [stesso commento: qual è la serìetà di u n indagine il cui oggetto rimane per 9 / 1 0 ciceberg sommerso))? Cominciamo anzitutto a farlo emergere: first things fist!]; 4) valutazioni e confronti circa gl'interventi sociali e il loro costo sociale ed economico [Ma perche' non aggiunger anche: e circa i profitti sociali conseguibili, sia per il danno cessante conseguente a tali interventi (meno cilminali, diradattati, drogati, maltrattatori futuri), sia per il lucro emergente (più cittadini pacifici, integrati, attivi, inteliettualmente meglio dodati e più professionalmente meglio qualificat;) ?]. 5 ) campagne di sensibilizzazione in ordine ai maltrattamenti. [Ma anche qui il modo migliore per far degli studi su tali campagne sarebbe, intanto, quello di cominciarle, invece di limitarsi a uricercare» a vuoto: in modo da poter studzare poi (e quindi perfezionare quelle campagne) su dati concreti, e non su chiacchiere]; 6) esperienze ed effetti di organi (come il «medico confidente» in Belgio e nei Paesi Bassi), istituiti per scoprire i casi di maltrattamenti dei fanciulli e della loro famiglia. [Sono, fra tutti, gli studi meno importanti e piìì oziosi: ottobre 1984 chi ha occhi per vedere e cervello per intendere sa già, senza bisogno d i altre «ricerche», che i niuftati sono minimi e che la sola via è il controllo obbligatorio e generalizzato, da noiproposto]; 7 ) criteri che consentano di sceglier i mezzi d'intervento più idonei. [Ma neppur q u i ci vogliono ((ncercheu, ci vogliono scelte morali e politiche. La privacy familiare è o no u n tabù? E se non lo è, il rapporto costi-ricavi - che il politico deve sforzarsi di prevedere, ma che nessuna ricerca potrà quantificare - giustifica o no, come ((mezzoidoneou (e solo idoneo) il servizio pubblico « Ombudsman delllinfanzia» che abbiamo suggerito?]. COMUNI D'EUROPA LXIII materzà - u n coinvolgimento interdisciplinare d i quell'Europa politica che oggi l'iniziativa così vasto e complesso come quello che dovrà costituente del Parlamento npropone affatteninteressar congiuntamente la medicina (nelle zione d i tutti). Ma uno sviluppo d i questo tepiù svariate branche, dalla pediatria alla trau- ma - pur capitafe, per chi voglia impostar sematologia alla piscologia alla sessuologia, ecc.), riamente ilproblema di ricerche valide sui malil dintto (anche questo in diverse specializza- trattamenti all'infanzia - ci porterebbe tropzioni, dal diritto d i famiglia a quello penale, po lontano. Ci sia dunque consentito d i rinviaaffa teoria generale e affafilosofia del din'tto), re a quanto in argomento abbiamo sostenuto la pedagogia, la sociologia, l'economia, la altrove: nei termini più sintetici in questa stesscienza amministrativa: e fa nostra enumera- sa rivista, ((Comuni d'Europan, dell'ottobre 1974; molto più ampiamente nei primi quatzione non pretende certo d i esser esauriente. Viene qui in primo piano la nostra concen- tro volumi (e nel nono) del nostro studio d i bizione dell 'Università federale europea, come bliografia ragionata Il problema dell'univergrande ordine di studipost-universitario (la cui sità europea e di un'educazione europea. Rorealizzazione presuppone peraltro l'esistenza ma, presso l'autore, 1976. Risoluzione.dell 'Assemblea parlam en tare del Consiglio d'Europa sui maltrattamenti ai fanciulli Qualche altra considerazione finale sui suggerimenti del Consiglio d'Europa Una ulteriore considerazione ci è suggerita dalla Parte 111 d i queste ((Conclusioni)),presa nel suo complesso. La nioluzione che segue, approvata dall'AssembleaparNon vorremmo aver dato l'impressione dz lamentare i l 4 ottobre 1979, c o l n . 874 (omettiamo buona sottovalutare l'aspetto teorico della questione: parte del considerando e l'ultrmo capitolo dedicato allo una grande ricerca, sistematica e interdiscipli- sportj, completa opportunamente la precedente e non abbisogna, a differenza d i questa, d i commentiparticolan', nare, sull'argomento è anche per noi fonda- ma invece merita una particolare lode: quella diaverposto mentale. Ma noi sosteniamo - è bene insister- in evidenza (si vedano in specie le parti che pubblichiamo vi - che anche ilprogresso ulteriore degli stu- in corsivo) due puntianche per noi capitali, e cioè l'esigendi, e non solo dell'attività pratica diprevenzio- za: I ) dell'obbligatorietù dei controlli (VI, cj, d i tutte le ne, è condizionato, in questo campo, daff'istibroboste auella 'biù innovativa e biù imbortante: tuzione del Servizio da noi suggerijo. Non so- ' ' 2j dellapreparazione, anch'issa obbligatoria, deigenino infatti possibili studi seri su d i u n fenomeno tori (111, a), Nella relazione che accompagna il progetto, dovuta agli le cui manifestazioni restano per il novanta per cento almeno interamente sconosciute: sarebbe onn. signora Havr0y e Tabone (doc. 4376) sigiungeva fino come voler far ricerche sulla faccia nascosta del- a parldre esplicitamente, anche se in termini alquanto vaghi, d i un <Difensore civico dellVinfanzia»:idea che è da la luna senza possibilità di lanciare satelliti e d i porre, ci sembra, in stretta connessione con le proposte. effettuare voli spaziali che consentano d i ve- anch'esse contenute in auesta nioluzione. e anch'esse aur .. derla. Porro unum , zl satellite che circumvoli la n;brodotte in corsivo, dei limiti dei diritti dei genitori e della istituzione d i un avvocato d'ufficio per i fanciulli (II, luna. Se no. che ricerca è? 4 nonche-di un norgano ufficiale allivello d i comunità loMa, realizzato questo, non intendiamo ne- cale. (II, a). gare, e anzi siamo i primi a sostenere che la riIl mancato sviluppo d i tali concetti non ci dà, ovviamencercapotràpoiinfuire, e in modo non superfi- te, soddisjàzionepiena; resta a d ogni modo che gli obietticiale, nella stessa organizzazione del servizio di vi enunciati in questa risoluzione sono tra quelli più vicini Difensore civico dell'infanzia, suggerendo a ra- alpunto di vista d i He?aud, der Sobiela e nostro. Ma veniamo al testo d i essa: gion veduta e scientzficamente come modificare, orientar diversamente e «sofirticare», si diL'Assemblea, rebbe in inglese, la sua iniziale struttura: che va dunque considerata solo come provvisoria. [...l Sottolineando che la vitalità di una soSenonche/- sottentra qui il nostro préalable cietà dipende dalle possibilità di crescita nella federalista - chi non vede come una ricerca in- sicurezza, come pure di sviluppo, di solidarietà terdirciplinare così complessa come quella sug- e di pace che essa offre alle giovani generaziogerita - e che solo se realmente approfondita ni; può esser reahente utile - non solo potrà at[ . . .] Considerando che le sevizie fisiche o la tuarsi in modo serio unicamente quando vi sarà crudeltà mentale inflitte a fanciulli costituiscola concreta possibilità di venire a conoscenza no una delle forme di abuso più condannabili della maggior parte dei casi e d'intervenire su che possano prodursi in un determinato Paese; questi (tema su cui abbiamo insistito fin quz), Considerando che per cattivi trattamenti ma costituisce ahresi compito che assai pizì fa- non si devono intendere solo i castighi fisici inc i ' e n t e , e sopratutto seriamente, potrà esser flitti ai fanciulli dai genitori, o da chi ne fa le svolto a livello europeo, piuttosto che naziow- veci, ma che si tratta di un problema più vasto le (tema sul quale vogliamo spender ancora che si riferisce a tutti i maltrattamenti di ordine fisico o morale, dalla mancanza di cure e dal riqualche parola) ? Anni addietro il 4 Ttmes» aveva prospettato fiuto d'amore e d'affetto; Considerando che tutti i governi membri deefficacemente, come u n grande case study continentale, la ricerca In tema oncologico (artico- vono dare la priorità a una legislazione che prolo d i Tony Smith nel numero del 7 aprile tegga in fanciulli contro i maltrattamenti in1977). Lo stesso ci sembra debba esser detto, a flitti dai parenti o dai tutori legali, compresa la fortiori, per fa ricerca sui maltrattamenti~a~'in- possibilità, nei casi gravi, di sottrarre il fanciulfanzia, che richiede - se vuol davvero costituir lo maltrattato all'affidamento all'autore delle u n contributo aff'avanzamento degli studi in sevizie; . [. . .] Raccomanda al Comitato dei Ministri di far studiare immediatamente l'elaborazione di dei diritti fanciu1107 ispirata fra l'altro alle direttive seguenti. Una Carta I - Principi Generali a) I fanciulli non devono più esser considerati come proprietà dei genitiri, ma riconosciuti come individui aventi diritti propri e propri bisogni; b, Occorre nei Paesi la politica e i programmi delle autorità pubbliche tengano conto dell'importanza, per i fanciulli, LXIV ottobre 1984 COMUNI D'EUROPA dell'amore e dell'affetto così come del loro bisogno di assistenza materiale; [ . ..] e assicurino anzitutto la frequenza scolastica dei fanciulli più sfavoriti [. ..] sulla famiglia, la contraccezione e le malattie veneree; 6) bisognerebbe attribuire un'attenzione particolare alla correlazione che può esservi fra la prostituzione infantile, la criminalità organizzata, il traffico di stupefacenti, ed esser conI1 - Situazione giuridica del fanciullo sapevoli che un atteggiamento liberale verso le droghe cosiddette «leggere» rischia di avere a) È necessario tutelare i diritti dei fanciulli conseguenze estremamente negative (cf. racconel loro ambiente istituendo a tal fine un Or- mandazione 609 dell'Assemblea del Consiglio gano ufficiale a livello della comunità locale; d'Europa) (l); b) occorre armonizzare e uniformare magC) È necessario varare leggi e disposizioni rigiormente lo statuto giuridico del fanciullo in gorose per sopprimere la pornografia infantile seno alla famiglia e di fronte alle istituzioni; e armonizzare la legislazione degli stati memC) bisogna sostituire alla nozione di (patria bri in materia; potestàw quella di ((patriaresponsabi(ità», pre4 Si deve prendere in considerazione l'elacisando i diritti del fanciullo come membro a borazione, da parte degli Stati membri del sé della famiglia; Consiglio d'Europa, di una Convenzione euro4 si deve migliorare il din'tto riconosciuto pea per la lotta contro questa forma di pornodalla legge al fanciullo di avere ilproprto rap- grafia. [Disgraziatamente le convinzioni e acpresentante giudiziario (avvocato d ' ufficio) in cordi internazionali sono, troppo spesso, solo caso di procedimenti giudiziari fra genitori, chiffons de papier]. quali cause di divorzio e di separazione. a) la proibizione del lavoro a tempo pieno al disotto dei 18 anni deve essere, in tutti gli stati membri, l'obiettivo da raggiungere e, nel frattempo, tutti gli stati membri dovrebbero accettare e applicare l'articolo 7 della Carta sociale europea il quale fissa l'età minima di ammissione all'impiego; 6) il cosiddetto «lavoro occasionale» o lavoro in un'impresa familiare deve esser rigorosamente disciplinato e non deve ostacolare minimamente la vita scolastica del fanciullo e il suo normale sviluppo; C) le norme europee relative all'età minima di ammissione all'impiego dei fanciulli dovrebbero applicarsi anche alle società europee operanti con sede all'estero; 4 poiché i genitori sono i primi responsabili del lavoro dei fanciulli, le autorità pubbliche competenti dovrebbero informarli regolarmente della legislazione in vigore, dei rischi e delle conseguenze di tale lavoro. VI - Cure mediche I11 - Maltrattamenti inflitti ai fanciulli a) Durante ilperiodo scolastico dovrebbe esser organizzata una preparazione al compito di genitori per studenti d i ambo i sessi; durante il periodo pre-natale, inoltre, bisognerebbe curare i n modo particolare che i futuri genitori siano ben informati dei bisogni delfanciullo; b) i fanciulli dovrebbero essere aiutati, tramite diverse disposizioni sociali, e in particolare ad opera di centri comunali di protezione dell'infanzia, a trovare I'àmbito sociale e vivificante di cui hanno bisogno; e i genitori dovrebbero essere aiutati a combinare vita familiare e lavoro fuori di casa nonché a condividere insieme la responsabilità di genitori; C) occorrerebbe chiedere agli insegnanti, e alle altre persone in contatto regolare coi fanciulli, ove si accorgano che una famiglia attraversa un periodo difficile, di awertire i servizi sociali; 4 bisognerebbe stabilir l'obbligo legale, per gli specialisti della protezione dell'infanzia, di awertire i servizi sociali quando sospettino che dei fanciulli siano maltrattati, e incoraggiare anche gli altri a prender analogamente contatto con le autorità sociali competenti in casi simili [sono proposte utili, ma non decisive, e che rischiano per giunta di risultar controproducenti, come già abbiamo chiarito]; e ) dovrebbero esser prese disposizioni per migliorare la cooperazione fra gl'insegnanti, le maestre d'asilo, gli psicologi, i giuristi e i funzionari di polizia per ciò che concerne i maltrattamenti inflitti a fanciulli; j stante l'importanza di una diagnosi precoce, lo studio deiprobkmi relativi ai maltrattamenti dei fanciulli dovrebbe essere obbligatoriamente incluso nei programmi d'esame dz tutte le categorie d i personale che si occupa dell'infanzia nei paesi membri. IV - Prostituzione e pornografia a) È necessario incoraggiare un atteggiamento sano e responsabile di fronte ai problemi sessuali, diffondendo un'informazione obiettiva V - Lavoro dei fanciulli a) I1 diritto di ogni fanciullo all'alloggio, a un nutrimento conveniente e all'ambiente adeguato dovrebbe essere riconosciuto; 6 ) Dovrebbe altresì essere assicurato il diritto a cure adeguate, comprese misure efficaci contro la malattia e gli incidenti, nonché il diritto a un buon controllo medico; C)tutti i governi membri dovrebbero Mtituire sistemi di controlli medici obbligatori e gratuiti per i fanciulli questa, e solo questa. l'innovazzone realmente decisiva, qui purtroppo solo accennata]; (1) Su questo punto dissento radicalmente dal Consi4 bisognerebbe prestare molta attenzione glio d'Europa. convinto come sono che il proibizionismo costituisce una politica altrettanto illusoria. in ordine agli alla protezione contro l'abuso di medicamenti, stupefacenti, quanto in ordine agli alcoolici. Ma l'argo- di tabacco e di alcool, e alla pubblicità radiomento è troppo complesso per non abbisognare - prima televisiva di questi prodotti; che affermazioni del genere vengano fatte - di un esame e) dovrebbe essere garantito il diritto dei approfondito: che ho cercato di svolgere in un apposito capitolo del mio volume Progetto costituente ed elezroni co- fanciulli handicappati a cure precise, a una formunitane. Manduria, Lacaita, 1984. mazione e a una educazione adeguata [ . . .]. I1 lavoro dei fanciulli, in aumento nonostante la disoccupazione persistente nei Paesi membri, deve esser disciplinato in modo da proteggere il fanciullo contro lo sfruttamento, contro i pericoli che minacciano la sua salute e contro le pratiche nocive alla sua educazione e al suo sviluppo fisico, morale e intellettuale mettendo in opera i principi giuridici seguenti: ottobre 1984 COMUNI D'EUROPA a Strasburgo, del Premio Robert Schuman - il grande francese (edeuropeo) difrontiera -: in quell'occasione il Rettore del Collège d' Europe d i Bmgesl Bmgge, Henrì Brugmans, citò nella sua prolusione la esemplare attività del CCE, dell'AICCE i n particolare, e ricordò il convegno d i Bolzano /Bozen della stagione calda (I 961). Fermiamoci qui. Amici d i Bolzano/Bozen e colleghi amministratori locali d i tutto il CCE, che vogliamo fare ora, subito (non fra cinquant'anni;), per dare una spinta decisiva verso ('Unione Europea, quqndo ngurgiti nazionaiistici e razzisti sporcano qua e là /a nostra pat& europea? Quaii iniziative per realizzare concretamente la mozione degli Stati generali dz Francoforte del 1 95G? Umbetto Setafini 13 Was wit fotdetn, auch andeten zugestehen Zu den Ausfuhmngen des Herrn Abgeordneten Dr. Frasnelli in den «Dolomiten» vom 7. August, fur dessen freundliche Worte ich sehr danke, mochte ich folgendes sagen: Offenbar bin ich mit meinem Leserbrief vom 31. Juli migverstanden worden. Die von Dr. Frasnelli angefuhrten Sonderrechte der Sudtiroler Volksgruppe gegenuber dern Staatsvolk stehen vollig auBer Debatte. Aber es gibt in Italien nicht nur die Sudtiroler Volksgmppe, es gibt auch andere Minderheiten, von deSprachgruppe ist die einzige echte Garantie nen Angehorige in Sudtirol leben, und es gibt dafur, d d die Minderheiten geschutzt werden auch in Sudtirol lebende Einzelpersonen, die und d d die substantielle Gleichheit herbei- weder dern italienischen Staatsvolk noch einer gefuhn wird, was zur Beruhigung und zur Si- anderen Minderheit angehoren. Was man fur die Sudtiroler Volksgruppe, cherheit der Volksgmppen beitragt. Dies wird die Sudtiroler Minderheit, mit Recht fordert, erhartet durch Urteile des Verfassungsgerichtsollte man anderen Minderheiten bzw. Einzelshofs, wonach das Prinzip der substantiellen personen, die dern italienischen Staatsvolk Gleichheit den ErlaB besonderer Bestimmunnicht angehoren, nicht verwehren: namlich das gen fur Situationen, die objektiv verschieden Recht, sich, danach gefragt, zurn eigenen und verfassungsmid3ig relevant sind, verlangt, Volkstum t u bekennen bzw. sich nicht t u eiwie eben jene zurn Schutz der Minderheiten. nem ihnen fremden Volkstum bekennen zu Der VGH klart weiter auf, dai3 man unter Minmussen. Das ist meiner Ansicht nach ein derheitenschutz nicht nur die Notwendigkeit ProporzbestimGrundprinzip. Dies mit den einer forme11 gleichen Behandlung zu verstehen hat, sondern aktiv und positiv zur Aus- mungen, die im Sinne Frasnellis v011 t u unterschaltung substantieller Ungleichheit beitra- streichen sind, in Einklang zu bringen, ist eine wohl losbare Aufgabe fur die Juristen. gen muB. In meinem Leserbrief ging es mir aber gar Laut Urteil Nr. 861 1975 stellt der Schutz der nicht so sehr um die Debatte um das Staatsratsprachlichen Minderheiten uzweifellos etwas surteil (das im ubrigen den Rekurrierenden mehr daru als den Grundsatz der Gleichheit. nur zurn Teil recht gab und die ProporzbeDieser Schutz verlangt eine spezifisch udiffestimmungen nicht tangierte), sondern um die renzierte Behandlungn und geht hauptsachlich Gefahr, daB Rechtsdenken auch in Sudtirol dahin, die Angehorigen der Minderheiten ugesich, wenn auch vorerst unbewuBt, an den eigen Zwangsangleichungen zu sichern~. genen Interessen orientiert. Dies ist fur jedes Wenn mann nun einem Urteil des Staatsrats Volk, auf lange Sicht gesehen, verheerend, entnehmen muB, d d es dern Rekurssteller vor noch gefahrlicher aber fur eine Volksgruppe in ailem um das Zufallbringen der wichtigsten einem fremden Staat. Leider mussen VolkSaule der Autonomie, namlich der Proporzresgruppen, wenn sie sich halten und fur jede gelung, geht, die jene substantielle Ungleichsein wollen, sich als Eventualitat gewappnet heit man denke an den Staatsdienst - abprinzipientreuer erweisen, als es die meisten bauen sol1 bzw. eine substantielle Gleichheit Staaten in ihrer Politik sind. Das ist zugegebeebenfalls schrittweise verwirklichen will, dann nermaBen of schwierig, kann aber auch als wird man verstehen, wamm die politische VerAufgabe von hochstem Wert betrachtet wertretung von uber 90 Prozent der Sudtiroler, die den. Die moralische Kraft, die eine solche beSVP, verpflichtet ist, mit so groBer WachsamwuBte konsequente Haltung vermittelt, das keit bestimmten Anfangen zu wehren. Die Rechte des einzelnen Angehorigen der Vetrauen und der Respekt, aber auch die Minderheit und der in Sudtirol lebenden Unangreifbarkeit, die sie zur Folge haben, wieSprachgmppen wollen wir schutzen. Tatsachli- gen jeden momentanen kleinen Nachteil auf. cher Schutz allein schaft in Sudtirol dauerhafte Dazu braucht es allerdings auch strategisches Denken, wahrend leider die nahen Vorteile Sicherheit und darnit Frieden. der Taktik meist soviel bequemer erscheinen. Ubert Frasnelli, SVP-Fraktionsvorsitzender i m Landtag Dt. V. Stadlmayet, Innsbtuck «Dolomiten»: civpile scambio di idee Wet Sudtitol liebt, muB voiiet Sorge sein Der Fraktionsfuhrer der SVP, Dr. Frasnelli, den ich sehr schatze, erklarte laut uDolomiteo» vom 2 1 . J u l i im Rahmen der AbschiuBerklamngen zur Haushaltsdebatte im Landtag in bezug auf das Staatsratsurteil zur Volkszahlung 1981, d d wohl das Recht und die Freiheit des einzelnen in einem demokratischen Staat bewahrt bleiben mussen, aber aRecht und Freiheit einer Gemeinschaft uber dern Recht und der Fteiheit des einzelnen stehen muBtenn. Diese Auffassung, unbefangen geauBen, von der Mehrheit offenbar kritiklos angehort und ebenso unbefangen wiedergegeben, muB jeden, der die vergangenen Diktaturen miterlebte, zutiefst besturzen. Hat man vollig vergessen - oder weiB man es uberhaupt nicht -, d d genau dieser Gmndsatz das deutsche Volk in den Abgrund gefuhrt hat? tRecht ist, was dern Volke nutztu, hieB es damais. Und: aDer einzelne ist nichts, die Gemeinschaft ist allesu. Das Recht aber ist unteilbar. Das ist das Gmndprintip eines jeden Rechtsstaates, das Grundprinzip der parlamentarischen Demokratie. Wer das Recht von 0,01 Prozent der Burger nicht anerkennt, kann sich nicht beklagen, wenn auch einmal sein Recht - im Fa11 der Sudtiroler von 0,5 Prozent der Burger des itaiienischen Staates im Namen des uRechts der Gemeinschaft der italienischen Nation~- (erneut) miBachtet wird. Mussolini wird sich in seinem Grab freuen. Aber wer Sudtirol liebt, rnu13 voller Sorge sein. Viktoria Stadimayer, Innsbruck - Klare Worte zum Schutz der Volhgruppe Zum Leserbrief von Frau Hofrat Dr. Viktoria Stadlmayer (uDo1.u vom 31. Juli), der unermudlichen Verfechterin der Anliegen der Tiroler sudlich des Brenners, die sich dabei auf eine Kurzmeldung der «Dolomitenn bezog, folgendes: In der besagten Landhausdebatte habe ich mich ausfuhrlich und, wie ich hoffe, auch differenziert mit der heiklen Materie auseinandergesetzt. Ausgehend von Oberlegungen zurn Sicherheitsbedurfnis, das dern Sudtiroler als deut- Chi ama il Sudtitolo deve provare grande sche und ladinische Minderheit eigen ist, .wur- preoccupazione den von mir bezuglich der Grundsatze zurn Schutz der Minderheit und Gleichheit der Il capogruppo della S W , Dr Frasnelii, che Burger - und dies in Zusammenhang mit der stimo molto, ha dichiarato (Dolomiten, 21 luSprachgruppenerhebung - u. a. folgende, von glio) a conclusione del dibattito sul bilancio alProf. R. Riz erarbeitete Positionen narnens der la giunta regionale e con n+rimento alla senSVP vertreten: tenza del Consiglio d i Stato sul censimento del aDie Erhebung der Zugehorigkeit zu einer 1981, che in uno Stato democratico bisogna, è una nostra traduzione Scambio di lettere su «Dolomiten» vero, tutelare il diri2to e la libertà individuali ma che il ~din'ttoe la libertà d i una comunità devono essere al di sopra del din2to e della libertà dei singolis. Questa concezione, formulata con disinvoltura, ascoltata apparentemente senza contestazioni dalla maggioranza e +erita altrettanto disinvoltamente non può non sconvolgere profondamente chiunque abbia vissuto l'esperienza delle trascorse dittature. Si 14 COMUNI D'EUROPA è forse dimenticato completamente - o si ignora - che è stato proprio questo principio a condurre il popolo tedesco nell'abisso? <Ildiritto è quanto giova alpopolo, si diceva allora. E: ~L'individuonon è nulla, la comunità è tutto*. Ma il diritto è indivisibile. È questo ilprincipio su cui si fonda ogni Stato di diritto, ilprincipio basilare della democrazia parlamentare. Chi non riconosce i diritti dello 0,01% dei cittadini non può lamentarsi se anche ipropri diritti - nel caso dei sudtirolesi, quelli dello o,J % dei cittadini dello Stato italiano - vengono (nuovamente) misconosciuti in nome del ((dittto della comunità nazionale italiana*. Mussolini gongolerà nella tomba. Ma chi ama il Sudtirolo deve provare una grande preoccupazione. Viktoria Stadlmayer, Innsbmck Dolomiten, 31 luglio 1984 dell'autonomia, cioè le norme proponionali, destinate a ridurre ad u n punto tale le disparità sostanziali - basta solo pensare all'impiego pubblico - e analizzare pian piano una sostanziale eguaglianza, allora si capirà perche*la rappresentanza politica di oltre il 90% dei sud tirolesi, il SVP, sente l'obbligo d i osservare attentamente certe tendenze e d i impedirle già sul nascere. Intendiamo difendere i diritti dei singoli individui appartenenti alla minoranza e ai gruppi linguistici del Sud Tirolo. Soltanto una difesa reale dz questz può creare nel Sud Tirolo una sicurezza durevole e quindi la pace. Ubert Frasnelli Capogruppo del SVP nel Consiglio provinciale Dolomiten, 7 agosto 1984 Espressioni chiare in favore del gruppo etnico Con nierimento alle dichiarazioni dell'onorevole Dr. Frasnelli - che ringrazio delle sue cortesi parole - pubblicate il 7 agosto da Dofomiten, vorreifar presente quanto segue: Evidentemente la mia lettera al direttore del 31 luglio è stata fraintesa. I diritti speciali del gruppo etnico sudtirolese nei confronti della maggioranza etnica menzionati dal Dr. Frasnelli sono assolutamente fLori' dircussione. Ma in Itafia non esiste soltanto il gruppo etnico sudtirolese, vi sono anche altre minoranze, membri delle quali vivono nel Sudtirolo e individui che non appartengono ne' alla maggioranza etnica, ne*ad una minoranza. Quanto viene giustamente rivendicato per il gruppo etnico sudtirolese, per la minoranza sudtirolese. non dovrebbe essere reso inaccessi- Con riferimento alla lettera al direttore della sig.ra Viktotia Stadlmayer (pubblicata su #Dolomitenw del 3 1 luglio) , ardua sostenittice degli interessi dei tirolesi, che vivono al sud del Brennero, che a sua volta si tiferiva ad una breve notizia apparsa su questo giornale, vorrei precisare quanto segue: nella seduta citata della giunta regionale ho cercato di chiarire in modo dettagliato e, come spero, anche dzflerenziato, la delicata materia in questione. Partendo dalle riflessioni sul baogno d i sicurezza proprio al sud tirolese, in quanto minoranza tedesca e ladina, per quanto riguarda i principi sulla tutela delle ntinwanze e l'eguaglianza dei cittadini, ho sostenuto - in relazione al censimento linguistico - fra l'altro a nome del SVP le seguenti posizioni elaborate dal prof: R. Riz: u i l censimento sull'appartenenza ad u n gruppo linguistico rappresenta l'unica vera garanzia per la tutela delle minoranze e lo sviluppo d i una sostanziale eguaglianza, che contribuisce a. tranquillizzare oppure a pacificare e rassicurare i grupbi etnici#. Ciò viene confermato anche attraverso le sentenze della Corte Costituzionale, secondo le quali il princzpio dell'uguaglianza sostanziale richiede l'emanazione dz norme particolari' riguardanti situazionz costituzionalmente rilevanti ma oggettivamente diverse come /o sono appunto le norme per la tutela delle minoranze. La Corte Costituzionale spiega inoltre che la tutela delle minoranze non comprende soltanto fa necessità dz u n trattamento formafmente uguale, ma che deve contribuire in maniera attiva e positiva all'e/iminazione di disparità sostanziali. Secondo fa sentenza n . R6/197J fa tutela delle minoranze linguistiche rappresenta «indubbiamente), qualcosa a5 piii, «del principio dell'uguaglianza,. Questa tutela richiede infatti u n particolare ntrattamento dzffirenziatow mirante soprattutto .a difendere gli individui appartenenti alle minoranze contro «un'uguaglianza fonatau. Se ora si deve leggere in una sentenza del Consiglio di Stato che ilfacente ricorso intende soprattutto eliminare ilpiii importante pilastro Ammettere anche per gli altri quanto rivendichiamo per noi stessi ottobre 1984 bile ad altre minoranze o ad altri individui che non fanno parte della maggioranza etnica. Mi rijèricco al diritto d i dichiararsi, se viene loro richiesto, membri dellapropria etnia d i origine e non d i u n gruppo allogeno. L 'armonizzazione d i questo principio con le disposizioni proporzionali esposte da Frasnelli e degne del massim o appoggio non è compito impossibile per i giunsti. Nella mia lettera al direttore, tuttavia, non m i preoccupavo tanto della discussione attorno alla sentenza del Consiglio d i Stato (che dava peraltro soltanto parzialmente ragione al ricorrente e non toccava le norme proponionafz) bensì del rischio che, anche in Sudtirolo, sia pure all'inizio inconsciamente, l'impostazione del diritto finisca per orientarsi verso la tutela degli interessi di u n unico gruppo. Nel lungo periodo ciò sarebbe disastroso per qualsiasi popolo, ma sarebbe ancora piu pericoloso per una minoranza etnica in un paese straniero. Purtroppo le minoranze etniche, se vogliono mantenersi in vita e se intendono essere pronte a fronteggiare qualsiasi eventualità debbono dimostrarsi piiì fedeli ai principi di quanto lo siano la maggior parte degli Stati nelle loro politiche. Si tratta spesso d i u n compito dzfficile, lo ammetto, ma d i u n compito che può essere considerato estremamente valido. La forza morale derivante da u n siffatto atteggiamento d i consapevole coerenza, la fiducia e il rispetto, ma anche l'inattaccabilità che ne niulterebbero contro bilancerebbero qualsiasi piccolo svantaggio momentaneo. A talfine occorre anche un'impostazione strategica, mentre, putroppo, si considerano in genere assaipiù comodi i vantaggi tattici immediati. Dr. V. Stadlmayer, Innsbmck Dolomiten, 21 agosto 1984 Gli atti del Convegno di Rimini sul turismo Invitiamo gli amministratori a nchzedere alla nostra segrete& il Quaderno n. 9 sulla politica europea delturismo, atti del Convegno di Rimini. Ricordìamo alcuni temi: ulmpegno politico ed operativo delle Regioni e dei Poteri locali per il turismo. uTurismo europeo e sviluppo sociale. economico e culturale: realtà e prospettive, al'apporto dei gemellaggi nello sviluppo del turismo localew Precisiamo che alcune comunicazioni al Convegno, involontariamente non pubblicate, sono ~igualmentedisponibili: ce ne ~ c w i a m ocon gli autori e qui diseguito indichiamo i temi: sRuolo del movimento cooperativo internazionale per favorire gli scambi turistici, di Dina Rinaldi, presidente dell'Associazione nazionale deiie cooperative tuhtiche-Lega; organizzazione produttiva del lavoro per il godimento delle ferie, di ~ i l b e r t oPascucci, segretano generale della Federazione lavori commercio, tunimo e ~ervizidella CGIL; aTurismo e credito, di Franco Montebelli, preszdente della CaJJa di Risparmio di Rimini. ottobre l984 COMUNI D'EUROPA Rivedere la politica agricola comune per garantire l'ampliamento della Comunità la è per la Comunità impossibile: ha ragione Mitterrand quando dichiara che I'ampliamento va fatto ucosti quel che costi» (6). di Luigi Troiani Gli squilibri della PAC Tra i capitoli che ostacolano una sollecita conclusione delle trattative tra Comunità, Portogallo e Spagna, quello agricolo non è certo l'ultimo per ordine di difficoltà, specie dal vertice di Stoccarda del giugno 1983 quando alcuni paesi membri - con riferimento all'ampliamento - hanno sommato al contenzioso utecn i c o ~sulle produzioni mediterranee, la questione upolitica della dotazione di bilancio e dell'aumento delle risorse proprie (1). La Repubblica federale, e in seconda fila Olanda e Danimarca, legano il passaggio al versamento de11' 1,4% dell'IVA nelle casse comunitarie all'ingresso di Spagna e Portogallo; nel frattempo attendono un definitivo riassetto della PAC e non intendono finanziare con apporti straordinari il bilancio comunitario. Dopo aver chiesto per anni ai due paesi candidati di adattare il loro primario ai bisogni della Politica agricola europea, dopo aver contrattato la salvaguardia delle quote di mercato di questo o quel prodotto, la Comunità conferma implicitamente che il problema agricolo appartiene già ai Dieci (come a suo tempo ai Nove) a prescindere dalle adesioni, anche se ogni nuovo ingresso contribuisce ad aggravare una situazione strutturalmente squilibrata (2). Sul fatto che occorra porre mano alla revisione dei meccanismi della PAC non possono esservi dubbi. La politica agricola comune è riuscita a garantire I'approwigionamento dei beni alimentari: è un successo da non sottovalutare, ma è probabilmente l'unico rispetto a una nutrita serie di finalità che non sono state soddisfatte. Vi è sproporzione tra la spesa comunitaria globale e la spesa agricola che si aggira intorno al 70% del bilancio: è una sproporzione che in qualche modo si sta sanando, e viene confermato dalla controversa decisione dei ministri delle finanze di inizio ottobre (3). Ma oc(1) 11 governo della RFT accetta l'aumento del gettito nazionale IVA destinato a finanziare le risorse proprie, ma ritiene di poter sottomettere all'approvazione del suo Parlainento una decisione del genere, soltanto se viene presentata come supporto alle esigenze dell'ampliamento. (2) aÈ importante notare che, con l'eventuale aggiunta della Spagna la componente mediterranea, dell'agricoltura CEE, in ettari, non verrebbe a subire variazioni percentuali di rilievo. passando dal 17% al 18% del totale. Ciò comporta che non sarà l'accesso della Spagna ad alterare. da un punto di vista tecnico, gli squilibri tra i partners connessi alla realizzazione della PAC,, Troiani L,, Ampliamento della Comunità a Grecia Portogallo e Spagna, pag. 55, Roma 1979. (3) I1 Consiglio dei ministri delle finanze di ottobre trova il modo di coprire il bilancio supplementare '84, risolvendo - con il consenso del Parlamento Europeo - la questione del rimborso alla Gran Bretagna. Resta da approvare la legge finanziaria del 1985, che ha un deficit di oltre 3.000 miliardi di lire. I ministri concordano che dal 1986 le spese comunitarie - soprattutto quelle agricole siano fissate in funzione delle risorse proprie disponibili e che in particolare quelle agricole, calcolate su base triennale, debbano aumentare a un ritmo minore di quello delle entrate comuntarie. Il tetto massimo della spesa agricola verrebbe fissato dai Ministri delle finanze ogni anno dopo la fissazione dei prezzi agricoli. Francia e Danimarca hanno opposto una riserva. Parlamentari europei hanno protestato per quello che ritengono un attentato ai loro poteri. De- corre andare avanti, partendo da due constatazioni. Quando nasce la Comunità, e con essa l'abbozzo della politica di sostegno ai prezzi agricoli, nei sei paesi lavora all'agricoltura il 26,1% della popolazione attiva (in Danimarca il 24,9 Oh, in Gran Bretagna il 4,6 YO, in Irlanda il 38,9 % ); negli anni '80 a lavorare nel primario c'é poco più de11'8% della popolazione attiva dei Dieci. Nel frattempo il contributo dell'agricoltura alla formazione del Prodotto lordo è sceso dal 10,7% del 1956 (4,5Oh in Gran Bretagna, 18,5'% in Danimarca, 27,2% in Irlanda), al 4% circa (4). La serie dei *casi» di sovrapproduzioni - agrumi, carne, vino, latte e burro (5) - e quanto è prevedibile possa accadere dopo l'ampliamento, con riferimento alla concorrenza tra produzioni mediterranee comunitarie e alle esportazioni dei paesi mediterranei associati, impongono decisioni che siano insieme eque (sostegno al reddito dei piccoli-medi agricoltori), economiche (no alla dispersione di risorse), e di interesse comunitario (sia sotto il profilo dell'attribuzione di risorse ad altre politiche non meno importanti dell'agricola, sia sotto il profilo del rapporto con i paesi terzi del Mediterraneo). Occorre, nel costruire il nuovo assetto della PAC nel contesto della revisione della struttura del bilancio comunitario, non penalizzare i paesi candidati e la loro agricoltura. Non può dimenticarsi che le trattative vanno avanti da otto anni, e che il vertice di Fontainebleau ha assunto l'impegno solenne di avere dal 1 gennaio 1986 Spagna e Portogallo nella Comunità. Per il dossier agricolo (lo scoglio è ora rappresentato dal vino), come per gli altri della pesca, del disarmo tariffario industriale, del trattamento sociale, la soluzione deve passare innanzitutto attraverso risposte politiche. Perché sin dall'inizio la trattativa con i due paesi è stata intesa come rapporto politico, per scelta degli stessi governi comunitari. Dirà la storia se si è trattato di un atto di miopia o di lungimiranza. Ma cambiare ora le carte in tavocideranno i ministri degli esteri: ai poteri del Consiglo degli esteri si appella il principale beneficiario dell'attuale regime di PAC. la Danimarca. ma anche Francia e Gran Bretagna. (4) Fonti: Ocse e Eurostat . (5) Agrumi, soltanto un dato: quest'anno sono andati al macero in Sicilia circa 7 milioni di quintali di arance. limoni e mandarini, un terzo della produzione dell'isola. I1 vino costituisce il caso attualmente più ostico della revisione della PAC: se ne parla in dettaglio più avanti, così come del latte e del burro. Secondo il Financial Times del 14 ottobre 503.000 tonnellate di carne sono stoccate in magazzini comunitari. A tale quantitativo varino sommate altre 70.000 tonnellate depositate in celle frigorifere private. Le nuove carcasse, per 25.000 tonn. settimanali, dovrebbero condurre lo stoccaggio totale di carne comunitaria per fine anno al tetto di almeno 600.000 tonnellate: Austria, Svizzera e Spagna hanno concesso loro frigoriferi per la conservazione. Ma ci sono anche i paesi che finiscono a fare farina per gli animali e le patate gettate in fosse apposite. A proposito di patate, si annuncia in Gran Bretagna un raccolto record e il ritiro dal mercato di C. 500.000 tonnellate. Proiettata nella dimensione della Comunità ampliata, la situazione agraria europea manifesta tre fondamentali squilibri che si esprimono: a - tra paesi, b - tra prodotti, C - tra regioni. Essi sono fortemente interrelati, ma per comodità metodologica vengono qui esaminati separatamente. a - È risaputo che i meccanismi della PAC offrono la massima garanzia alla grande agricoltura del centro-nord, la garanzia minima alla piccola impresa agricolta di tipo mediterraneo. I produttori di vino, di legumi, di fmtta, d'olio d'oliva, sono oggettivamente penalizzati da un sistema creato per difendere gli interessi dei paesi non mediterranei e delle grandi organizzazioni capitalistiche di mercato, e che aggiustamenti parziali successivi non hanno sostanzialmente innovato. Conflitti tra i paesi produttori di prodotti mediterranei hanno trovato l'espressione più clamorosa negli atti di sabotaggio dei vignerons del Roussilon-Languedoc alle esportazioni di vino italiano o spagnolo, o nel rovesciamento dei camions di frutta e ortaggi provenienti dalla Spagna, ma si manifestano regolarmente in atti di politica agraria dei paesi membri come mostra il dissidio sul vino tra Francia e Italia. Continuando così il progetto di Francia e Italia di spostare il baricentro dell'attenzione agricola comunitaria verso le produzioni mediterranee, facendo aggio sull'ingresso di Grecia, Portogallo e Spagna. è destinato all'insuccesso. Con i paesi del nord che hanno accettato sistemi di quota e10 di contingentamento per loro prodotti a chiedere sistemi similiari per il vino e l'olio d'oliva; con l'ingresso spagnolo che, se awenisse oggi, farebbe crescere del 25 % il mercato del vino e dei legumi, del 48% quello della frutta, del 59% quello dell'olio d'oliva, ulteriori tensioni tra paesi mediterranei sono scontate. Al contrario - attraverso l'ampliamento - paesi nordici con produzioni eccedentarie (barbabietole da zucchero, lattiero-caseari) si trovano a beneficiare di un nuovo mercato. b - Eccedenze agricole strutturali di tipo mediterraneo sono previste nella Comunità a dodici nel settore vinicolo (C.,112Oh) rispetto all'attuale eccedenza dei Dieci pari a C. il 108%. Difficoltà solo transitorie dovrebbero presentare i mercati dell'olio d'oliva, dei legumi freschi e trasformati, dei mandarini e di altri piccoli agrumi, delle patate, dei pomodori. Per le produzioni continentali, si ripresenterà presto il problema del latte, mentre il burro continua a fare cronaca per le sue montagne: (6) La frase, pronunciata dal presidente francese durante la sua recente visita in Aquitania e Paese basco-francese, è stata ripresa e sottolineata dagli autorevoli Le Monde e E1 Pais. COMUNI D'EUROPA nel prossimo Natale verranno distribuiti nei paesi membri pani di burro fresco a metà prezzo, e acquirenti terzi potranno comprare burro vecchio di 18 mesi a 115 del prezzo ufficiale. Ciò al fine di ridurre la quantità di burro stoccata, che è di 1,25 milioni di tonnellate. Comunque è il vino il prodotto più chiacchierato del momento (7). Al Consiglio agricolo di metà settembre, la Commissione ha presentato alcune proposte tese a disciplinare l'eccedenza vinicola: 34 miliardi di hl. per la sola stagione '83-'84, e costi per 1.400 miliardi di lire. La Francia, che giudica insufficiente il piano della Commissione (premi di sradicamento, divieto di alcuni tipi di reimpianto, etc.), ha chiesto l'istituzione di usoglie di rendimento*, appoggiata, in questa operazione, da Rft , Olanda, Gran Bretagna. I1 ministro dell'agricoltura francese Rocard ha dichiarato in quella sede che senza l'accordo sul vino il negoziato con Spagna e Portogallo non avrebbe potuto essere sbloccato. Alle «soglie», che puntano a garantire il mercato dei vini francesi, contro I'arrembaggio dei vini del sud italiano e la prevedibile concorrenza spagnola, l'Italia ha opposto un netto rifiuto. La Commissione ha tentato una soluzione meno distante dagli interessi italiani nel Consiglio del 2 ottobre, abbandonando l'idea delle «soglie, e sostituendovi quella di un <punto, per I'applicazione della distillazione obbligatoria. I1 upunto, è equivalente a 100 milioni di hl. per stagione, immodificabile per un triennio. Al prodotto eccedentario viene garantita la distillazione obbligatoria, per volumi proporzionali alla produzione media di vino da tavola dei tre anni precedenti; le quantità di distillato per produttore sono stabilite in proporzione al rendimento per ettari, regione per regione. La Commissione ha confermato di voler ridurre il prezzo pagato per la distillazione obbligatoria tra il 60% e il 50% del prezzo di orientamento; per i casi di terreni con rendimento elevato (140 hl. per ha) si scenderebbe al 40%. Come misure strutturali la Commissione ha ripresentato i premi all'estirpazione (non per il vino di collina), riduzioni del diritto di reimpianto nelle zone pianeggianti, la soppressione dello zuccheraggio e degli aiuti al mosto concentrato entro il 1990. Al pacchetto di proposte Italia e Grecia hanno negato l'assenso, spalleggiate a sorpresa dalla stessa Francia e dalla Germania (per lo zuccheraggio). I1 piccolo passo in avanti compiuto è troppo poco rispetto ai problemi che il settore vino presenta con l'ingresso spagnolo. Benché sia difficile fare previsioni esatte rispetto all'eccedenza - il vino spagnolo ha rendimenti quantitativi e qualitativi fortemente alterni - la stima generale prevede nell'Europa a dodici un'eccedenza di 22 milioni di hl. annui. La linea italiana - contrari ad ogni misura che penalizzi il prodotto, e favorevole a porre limiti alla superficie coltivata a vite attraverso incentivi adatti - ha probabilmente un profilo troppo basso rispetto ai bisogni, ma d'altra parte non si può chiedere al vitivinicolo del Mezzo(7) giorno di smobilitare da un giorno all'altro per fare posto al vino spagnolo e francese. Ha ragione un commentatore iberico quando - richiamando come il vino spagnolo sia già fortemente eccedentario rispetto ai bisogni nazionali (v. Tab. i ) si chiede se gli spagnoli «non debbano ritenere come logica la reazione dei vicini, perché è un'illusione pretendere che si facciano carico dei nostri eccedenti strutturali. Possiamo dir loro ciò che vogliamo, meno che di mostrarsi tonti, e lo sarebbero se ammettessero la nostra concorrenza diretta, dopo aver dedicato 50.000.000 di ECUalla ristrutturazione del settore vinicolo. Un settore che, per giunta, non produce eccedenti, se non in minima quantità, (8). Resta, però, che i paesi membri non trovano Tab. 1 Campagna - Vino spagnolo: produzione, consumo, eccedenze Produzione (in milioni H.) Consumo interno (in milioni H.) Grado di autopprowiggionamento in O/o 32,57 25,7 126,3 Media Fonre: Pais. 24 luglio 1982. elaborazionedar, FORPPA e COAG ancora l'accordo per una proposta negoziale alla Spagna. C - La Comunità ampliata passerà a un indice di squilibrio tra regione più povera e regione più ricca di 1: 12. contro l'attuale 1:5. Per I'accrescersi dei divari regionali è già deciso I'incremerito della spesa dei Fondi d'intervento comunitario, che hanno attinenza con lo sviluppo delle aree arretrate. In rapporto all'agricoltura il discorso si propone sotto due profili: il primo riguarda l'incidenza che l'agricoltura viene ad avere sullo sviluppo regionale, il secondo l'impatto uregionale, della concorrenza agricola intra-comunitaria nell'Europa allargata. In quanto al primo profilo l'esperienza del nostro sud tende a sconsigliare a portoghesi e spagnoli eccessivo ottimismo. I1 reddito medio pro-capite nel sud Italia era nei 1960 pari ai 39% di quello medio comunitario; nel 1970 era al 50%, scivolava ai 46% nei 1973, ai 4 1% nel 1976, per regredire quindi tendenzialmente verso i valori del 1960. La situazione non si spiega soltanto con la problematica strutturale di questa, come di altre, aree arretrate d'Europa: calcoli della Commissione dicono che, fatto pari a 100 l'indice del sostegno comunitario, Per un esame più approfondito del mercato del vino l'indice del sostegno espresso verso le regioni comunitario e italiano, v. Troiani L,, La politica agricola comune per il vino: i problemi dell'ampliamento. in Comuni d'Europa, giugno 1981. del bacino parigino, del centro e del sud del Regno unito, del nord e dell'est della Germania, si situa tra 120 e 135; si situa al di sotto del valore 80 con riferimento ad alcune regioni del Mezzogiorno, del nord est d'Italia, del Midi francese. La PAC non ha responsabilità particolari rispetto a questo stato di cose, benché uno studio sull'impatto regionale della PAC mostra come il reddito medio di un operatore agricolo nel gruppo delle cinque regioni più ricche della Comunità (in Beglio, Olanda, Danimarca, nord della RFT)sia di circa sette volte superiore a quello registrato dal gruppo delle cinque regioni più deboli (Umbria, Donegal, Basilicata, Irlanda ovest, Molise). Una funzione diversa del FEOGA orientamento avrebbe contribuito a mutare la situazione di squili- (8) Baguena F., Santacana J . , Coag, Pmblemas del vino espaiiol. E1 Pais. 24 luglio 1982. brio, ma neppure può gettarsi la responsabilità dello scadimento soltanto sulle istituzioni comunitarie e sui governi dei paesi membri. A prescindere dai problemi strutturali del bilancio comunitario (con la sua inconsistenza quantitativa e la sua cattiva organizzazione qualitativa) vi sono fondi che spesso non sono stati spesi dall'Italia a causa di lungaggini burocratiche, di pressappochismo amministrativo, di sinecura per la cosa pubblica. Si pensi all'utilizzo del Fondo regionale comunitario: gratificata del 39% del bilancio del Fondo, l'Italia ha creato o conservato con quel denaro 74.930 posti di lavoro, mentre il Francia con il 13,5% dei fondi gli impieghi nuovi sono stati 173.960, e in Gran Bretagna, con il 21% dei fondi, 161.380 (9). O si guardi ai 60 miliardi del Fondo sociale che l'Italia sta perdendo in queste settimane per inadempienze amministrative (10). È inutile, anzi dannoso, continuare a protestare per il modo *tedesco» con cui funziona la macchina comunitaria (ma non ci sono anche i nostri rappresentanti ad assumere le decisioni e a gestirle?) se poi, una volta accettate e sottoscritte delle regole di comportamento, ad (9) Proni R. sulla Stampa del 16 ottobre 1984. (10) La notizia 6 data dall'agenzia Europa-Regioni n. 3211984. Anche per sue responsabilità l'Italia passerebbe così da un tasso di utilizzazione del FES del 21-22% ad un tasso del 14-1J % per l'anno 1984. ottobre 1984 esse si pretende di poter vepire meno (1 1). La Spagna approfitterà delle eventuali insufficienze italiane, visto che il suo governo punta molte delle carte dello sviluppo sul rilancio della macchina amministrativa. Gonzalez ha proweduto già a predisporre strumenti legislativi che consentano dal primo giorno d'adesione l'utilizzo dei fondi comunitari per la politica regionale: una Conferenza settoriale di pianificazione regionale, concepita come un meccanismo di contatto permanente tra gli organi di pianificazione dell'Amministrazione centrale e quelli delle comunità autonome, vi giocherà una parte di rilievo (12). In quanto al secondo profilo, alcuni esempi dell'impatto che la concorrenzialità di prodotti dei nuovi membri avrà su regioni ed aree che di quei prodotti sono tradizionali esportatori. Trentina, Puglia, Calabria soffriranno la concorrenza delle mele ( + 13% ) e delle pere ( + 17 % ) spagnole. Così la Sicilia dovrà vedersela con gli agrumi iberici, e presumibilmente la sua situazione comparata peggiorerà ancora (13). Per questi prodotti, come d'altronde per il vino, la concorrenza sarà molto agguerrita e le ripercussioni regionali abbastanza rilevanti; la Spagna - ma per alcune produzioni anche il piccolo Portogallo (14) - ha forti capacità espansive, avendo proweduto a una ristruttu(1 1) Tipico l'atteggiamento che sta seguendo il Ministro Pandolfi sul latte. I1 nostro ministro dell'agricoltura rivendica all'Italia il diritto di considerarsi un .bacino unico di produzione~e di alterare il dato eprowisorion sulla nostra produzione di latte del 1983 - cui è stata ancorata la quota dell'Italia per gli anni successivi - da 99.1 a 100,8 milioni di quintali. Tutto questo per consentire al nostro paese di ndisobbedire~all'accotdo assunto dal Consiglio agricolo comunitario il 31 marzo scorso, e di portare a livelli più alti dei concordati la produzione di latte italiano nel prossimo quinquennio. Valga il commento di Arturo Guatelli sul Corriere del 2 1 ottobre: uriproponendo l'eccezione si finge di ignorare lo scopo della legislazione comunitaria: che è quello di ridurre - anche in Italia - la produzione di latte». (12) Si ricorda che, secondo l'accordo sul capitolo di Politica regionale siglato il 22 marzo 1982, la Spagna parteciperà sin dai primo giorno dell'adesione alle prowidenze del FESR. (13) Il secondo piano agrumi italiano pubblicato in gennaio sulla G.U. prevede che la Sicilia assorba 430 miliardi (il 63% del totale) al fine di migliorare il proprio prodotto agmmicolo e riconvertire gli impianti. La Stampa del l 4 ottobre dà notizia che all'assessorato all'Agricoltura della Regione Siciliana sono arrivati soltanto due progetti per un totale di 400 milioni. Evidentemente i produttori siciliani - per convenienza o per disinformazione. preferiscono continuare ad inviare la loro produzione al macero. Soltanto quest'anno i bulldozer dell'Aima hanno schiacciato 7 milioni di quintali di arance, limoni e mandarini, circa un terzo dell'intera produzione isolana di agmmi. Poi non serve a molto lamentare che l'Italia rifornisce il mercato agmmicolo comunitario per il 3,5 %, mentre la Spagna èa155Oh. (14) Anche se non rientra nella categoria propria dei prodotti agricoli, merita un cenno il caso del sughero portoghese. La corteccia del quercus sardo si vedrà probabilmente emarginata dal Portogallo, primo produttore mondiale di sughero, e di turaccioli (52% della produzione mondiale) i cui costi di mano d'opera nel settore sono l i 5 di quelli sardi. La cosa non è indifferente alla bilancia commerciale itaIiana che nel 1983 ha registrato nel settore un deficit di 16 miliardi 120 milioni. Non è neppure indifferente all'economia isolana che intorno alla lavorazione della materia vegetale fa ruotare oltre 4.000 addetti. un centinaio di imprese artigianali ed industriali, un fatturato complessivo di oltre 100 miliardi di lire. Pure, manca una politica boschiva; il pascolo non regolato, gli incendi. i disboscamenti scriteriati contribuiscono COMUNI D'EUROPA razione del primario su moduli exportoriented. Un cenno merita, in tale contesto, la situazione che si verrà % creare con i paesi mediterranei associati. Un po' tutte le produzioni mediterranee rischiano di divenire eccedentarie non gli agrumi, ad es. con la sola eccezione probabile dei limoni - dopo il passaggio a dodici membri. La Comunità, che non ha mai sciolto il nodo della politica globale mediterranea, deve una risposta a paesi al cui sviluppo agricolo ha essa stessa contribuito. I1 caso della Tunisia e del suo olio d'oliva è il più clamoroso, ma Turchia, Algeria, etc. non avranno minori problemi per le esportazioni di frutta e verdura nei paesi membri. I1 discorso porta lontano perché non può prescindere, tra l'altro, dall'esame dei costi comparati e dalle tipologie interne ad ogni prodotto. Va però posto in termini globali almeno per avere un'idea complessiva dell'ordine dei problemi da risolvere. modo penalizzate in taluni eccessi dall'accordo di primavera ( i 5) - verso le produzioni mediterranee, intano perché lo sforzo di riequilibrio richiesto ai paesi del nord si basa anche su una sensibilità di politica regionale e di politica sociale che non può essere contraddetta salvo dimenticare gli oneri dei Trattati di Roma. E comunque, una PAC dove le eccedenze siano scremate più che dalla revisione del sistema dei prezzi e dalla concorrenza, dalla fissazione di quote aziendali di produzione (e presto di commercializzazione?)comporta due controindicazioni: l'estrema disomogeneità delle unità produttive e la frammentazione con cui si esprimono nel sud Europa, la dispendiosità e probabilmente l'inutilità del sistema di controlli burocratici che occorrerebbe allestire. riBisogna invece prendere coscienza che spetto agli anni '60, epoca del primo funzionamento della politica di sostegno dei prezzi agricoli comunitari - è mutato all'interno delllEuropa e del commercio internazionale il peso specifico dell'agricoltura comune. I1 che Interesse nazionale e logica comunitaria significa minore disponibilità degli europei a I meccanismi vigenti del mercato agricolo fa- spendere per sostenere o espandere il scttore, e voriscono i produttori a scapito dei consumato- degli Stati Uniti a «tollerare» alcune palesi viori, sulla base di un mercato protetto verso lazioni delle regole del GATT. Rispondere alla l'esterno, dove i prezzi sono artificialmente re- nuova situazione - cui si è giunti anche grazie munerativi e l'impresa capitalitista è meglio ai successi della PAC - significa, tra l'altro, sostenuta (il reddito medio agricolo nei paesi accettare la capacità della CEE ad agire concormembri sta scendendo: -6,3% nel 1983). renzialmente sul mercato internazionale delle Gran Bretagna e Francia sono attualmente i derrate agricole. paesi che più spingono per la riforma della I1 montante protezionismo americano (16), PAC: l'uno perché dispone di pochi produttori la situazione di esposizione debitoria di molti e molti consumatori, l'altro perché teme gli ef- paesi in sviluppo, il cronico rinvio dei pagafetti dell'ampliamento sulla concorrenzialità dei propri prodotti mediterranei. Come dire (15) Tre sono gli elementi che lo caratterizzano: introche i paesi che si mostrano più convinti assertoduzione delle quote per il latte, cambi nel sistema dei ri della riforma, si muovono per un calcolo di montanti compensativi monetari (e autorizzazione della convenienze nazionali e / o localistiche, non RFT di compenso nazionale per le perdite monetarie dei perché cercano un miglior equilibrio agricolo suoi agricoltori), I'innalzamento del tetto budgetario della comunitario. Si ripete, nelle motivazioni che Comunità. (16) Tra Stati Uniti e Comunità sono frequenti accuse accompagnano le proposte di riforma, l'errore che ha condotto la PAC alla situazione attuale, reciproche che violazione delle regole GATT. I1 caso più recente riguarda il vino. Solo l'intervento della Casa Bianca che è insieme dispendiosa e insoddisfacente. ha limitato le misure protezionistiche votate dal Congresso Così l'opzione delle quote nazionali per il vino - mutuata da esperienze analoghe avviate ad esempio nel siderurgico, nello zucchero, nel latte - non risponde alle esigenze di una politica agraria comune che dovrà fondarsi necessariamente sul principio dei costi comparati, che dovrà spendere sempre di più in riforme di struttura e sempre meno in assistenzialismo. L'introduzione di quote appare in linea generale il mezzo più facile per regolare un mercato comune. Ma se le quote si fondano su una situazione che si riconosce sperequata e insieme in movimento, esse finiscono per penalizzare la flessibilità aziendale e l'adeguamento ottimale cui il mercato sta magari spingendo, finendo per favorire le rendite già acquisite attraverso le storture della PAC. L'ampliamento non va assunto come l'occasione per una «rivincita» delle produzioni continentali - in certo all'aggravarsi di un problema di indubbia rilevanza regionale. Rispetto al Portogallo va qui richiamata la ~Dichiarazione solenne, del Consiglio dei ministri del 22 ottobre che ha fissato la uirrevocabilità» del processo di adesione portoghese, confermando il 1-1-86 come data per l'ingresso nella CEE. - COMUNI D'EUROPA 18 menti dei paesi a commercio di stato, consigliano facili ottimismi sulle prospettive del commercio internazionale agricolo. Nel frattempo si può utilizzare in pieno quanto - in tale contesto - può offrire l'occasione dell'ampliamento. Portogallo e Spagna importano intorno ai 6 miliardi di dollari di prodotti agro-alimentari non tropicali, di cui soltanto 116 del totale da paesi comunitari. La Spagna in particolare, ha un deficit agricolo verso gli Stati Uniti di 1.400 miliardi di dollari, e mantiene un attivo nella bilancia agricola verso la Comunità di 1.200 milioni di dollari. Se la Spagna riorientasse il suo import di cereali, di carni (150.000 tonnellate congelate dall'Argentina), zucchero (250.000 tonnellate c.) verso i comunitari, contribuirebbe a sanare lo squlibrio corrente della bilancia agricola comunitaria (nel 1980 le esportazioni agricole CEE sono state 1'87 % del commercio agricolo mondiale, ma le importazioni il 17 %), offrendo una convincente contropartita di interessi a paesi membri, Francia e Italia inclusi, capaci di contribuire alla copertura delle sue importazioni. I1 discorso riguarda in particolare i cereali: 4,8 milioni di tonn. di mais c., 418.000 tonn. d'orzo, più di 200.000 tonn. di grano, provenienti spesso dagli USA (17). Ma può essere avanzato persino rispetto ai prodotti mediterranei, attraverso l'organizzazione e la modulazione stagionale e qualitativa della produzione e della commercializzazione dei prodotti o di derivati sottoposti alle opportune manipolazioni. E - sempre avendo in mente l'obiettivo di una vera riforma della PAC - bisogna porre mano alla politica di programmazione del consumo, e a un'educazione alimentare che tenga conto in tutti i paesi della ricchezza e della varietà di prodotti resi disponibili dalla produzione agricola europea. E un obiettivo che se comporta la modifica di alcune abitudini alimentari tradizionali, si risolve, tra l'altro, in un miglioramento della salute dei cittadini europei, che vedrebbero arricchita la loro dieta alimentare. Vino, olio d'oliva, pomodoro, possono essere consumati in più grandi quantità in Europa; altro che dover forzatamente fissare tetti di produzione (18). Si può anche ipotizzare una specie di upreferenza comunitaria» per i prodotti mediterranei, all'interno di un gioco di compensazioni reciproche, atte ad integrare i bisogni dell'agricoltura continentale e di quella del Mezzogiorno, e a creare un meccanismo di effettiva complementarietà comunitaria. Può esser utile, in quest'ambito, valorizzare i risultati dei Programmi integrati mediterranei (19). Che poi l'agricoltura mediterranea debba ricon il aWine equity A c t ~ Rimane . nel testo definitivo una durre e sostituire alcune colture tipiche - conclausola che concede ai viticoltori americani e all'industria sentendo all'espulsione delle produzioni marenologica di invocare un danno grave presentando ricorso contro le importazioni straniere alla commissione dei com- ginali - è coerente a queste proposte di politica agraria. Non può rimandarsi, ad esempio, la merci internazionali. Va ricordato che su 15 milioni di hl. di vino da pasto venduti negli USA ne11'83, 4 milioni 200 diffusione tra le coltivazioni del Mezzogiorno mila (più di 114) sono stati importati, e di questi più della d'Europa di piantagioni di soja e di semi oleametà dall'Italia per un importo d'affari superiore ai 400 ginosi, destinabili all'alimentazione animale miliardi di lire. oltre che umana. La CEE ha comunque fatto opposizione formale nuova norma. (17) I1 grano, secondo l'editorialista agricolo del Financial Times, costituirà il vero rompicapo della politica agraria comune nel prossimo futuro: <Per anni la produzione di grano nella Comunità si è accresciuta più rapidamente del consumo. La Comunità è diventata uno dei maggiori esportatori netti di grano. Il che causa problemi sia con gli Stati Uniti che vedono diminuire la propria quota del mercato mondiaIe, sia con i1 bilancio comunitario, che deve finanziare un sempre crescente surplus di granoa (Tangermann S., ~ E e cfarm Policy: the "reforms" that change not h i n-a ~Financial , Times, 20 aprile 1984). Per la prima volta quest'anno la produzione comunitaria di grano superererà quella degli Stati Uniti: 74,2 milioni di tonnellate contro 70, almeno a stare alle stime del Dipartimento americano per I'agricoltura. Si deduce che il surplus di grano comunitario disponibile per l'esportazione oscillerà quest'anno trai 16 e i 18 milioni e mezzo di tonnellate, contro i 14 milioni del 1983. Una fortunosa combinazione di eventi mai verificata nell'ultimo decennio (prezzo in dollari del grano sul mercato internazionale. sovrapprezzamento del dollaro. scarsità di raccolto agricolo nell'URSS) fa sì che l'esportatore europeo di grano non abbia praticamente bisogno di susssidi comunitari: nel passato il sussidio si era attestato tra i 60 e i 70 dollari a tonnellata, tra settembre e la prima settimana di ottobre ha oscillato tra 1 e 2 dollari. 1 ABBONATEVI A Quando e come l'ampliamento di La presidenza gli0 dei minsitri della Comunità ha reso pubblica il 12 ottobre una lettera inviata ai colleghi nella quale viene espressa «preoccupazione» per l'assenza di progresso nei negoziati con (18) I1 caso dell'olio d'oliva è esemplare, per le previste eccedenze che verranno dall'ingresso spagnolo (450.000 tonn.) e portoghese (45.000 tonn.), e per la scelta che occorre compiere rispetto alle 50.000 tonnellate di olio importate ogni anno dalla Tunisia (1 16 della popolazione tunisina è legata all'ovicoltura). I1 paradosso della PAC e pure quello di una Comunità che si *dispera, quando le annate agricole danno buoni raccolti. che è costretta a distruggere o a finanziare eccedenze ainutilin, e che non riesce a indirizzare i surplus - a prezzi in qualche modo remunerativi - verso le fette più povere della popolazione dei paesi membri o ad utilizzarli come strumento della sua politica di assistenza allo sviluppo. (19) I PIM, lanciati dalla relazione preparata dalla Commissione in esecuzione del Mandato del 30 maggio 1980, mirano all'aumento del reddito e al miglioramento della situazione occupazionale nelle regioni mediterranee: per l'Italia il Mezzogiorno, il Lazio, la Toscana, I'Umbria, le Marche. la Liguria, con l'eccezione degli agglomerati urbani. Riguardano essenzialmente il settore agricolo. I settori extra-agricoli (pesca, piccole medie imprese e artigianato, turismo, energia) possono rientrami se forniscono occupazione, o parziale supporto, ad agricoltori in qualche modo espulsi dal primario. ottobre l984 Spagna e Portogallo. I1 titolare del dicastero degli esteri irlandese fa riferimento all'increscioso episodio awenuto il 4 ottobre a Lussemburgo, quando i ministri degli esteri di Portogallo e Spagna, convenuti per incontrare i loro equivalenti comunitari, hanno abbandonato la seduta per l'assenza di ministri degli affari esteri dei paesi membri. Barry protesta I'incapacità della Comunità ad elaborare proposte nelle ultime tre sessioni dei negoziati, invitando i colleghi a presentare qualcosa di usostanzioso))nella riunione del 23 ottobre. A conclusione la lettera si chiede se «il lento ritmo dei negoziati non stia avendo un impatto sempre più negativo sui governi di Madrid e Lisbona, e se in quelle capitali non ci si stia sempre più ponendo la questione se la Comunità voglia per dawero i candidati come paesi membri». I governi dei paesi membri avevano preso l'impegno di concludere per fine settembre il negoziato d'adesione; la trattativa procede tra difficoltà e le previsioni più ottimistiche parlano ora del prossimo febbraio come data per la conclusione formale del processo d'adesione. Si spiega come Felipe Gonzalez, presidente del governo spagnolo, abbia consegnato in data 16 ottobre agli ambasciatori dei Dieci a Madrid un messaggio urgente nel quale collega la necessità dell'accelerazione dei negoziati alla futura «prosperità, stabilità e sicurezza dell'Europa», con esplicito riferimento alla complessa questione della pemanenza della Spagna nell' Alleanza atlantica. Visto che nessuno degli attuali governi dei Dieci si proclama contrario all'ingresso portoghese e spagnolo, il rischio maggiore è che, facendo slittare la firma dei trattati e la loro ratifica, si dia modo a nuove maggioranze di governo che nel frattempo si costituissero in qualcuno dei paesi membri, di rimettere in discussione quasi un decennio di trattative. È risaputo, ad esempio, che in Francia i partiti dell'opposizione non sono favorevoli all'accessione spagnola, e ancora di recente, in una visita'a Roma, Chirac ha indicato come uno dei punti fondamentali del suo programma di governo il rifiuto dell'ampliamento. Questa posizione va ricondotta agli interessi corporativi dell'agricoltura francese. Ad interessi corporativi vanno pure ricondotte tiepidezze che qui e là si manifestano nei paesi membri rispetto alla prospettiva dell'ampliamento. Chi vuole che la Comunità avanzi verso l'Unione europea, inglobando tutte le democrazie che scelgono l'adesione, non può che respingere quest'impostazione, pur nella consapevolezza che soltanto l'adozione di misure t que ed equilibrate potrà consentire che il problema dell'integrazione economica e politica di paesi come Portogallo e Spagna - con strutture economiche e sistemi amministrativi così distanti dai livelli comunitari - non si aggiunga agli squilibri interni esistenti, contribuendo alla dissoluzione di quel poco che resta del patrimonio comunitario. Per rimuovere gli ostacoli all'integrazione occorrono decisioni radicali e lungimiranti, nei paesi candidati come nei paesi membri. A cominciare dall'agricoltura, visto quello che la PAC conta nell'attuale Comunità e nella trattativa per l'ampliamento. La parola passa al Vertice di dicembre. COMUNI D'EUROPA ottobre 1984 alla 48 a edizione della Fiera del Levante I1 Mezzogiorno incertco nell'Europa in crisi di Domenico Sabeiia ' I1 14 e 15 settembre, con la tradizionale puntualità, si sono svolte le Giornate delMezzogiorno nell'ambito delle manifestazioni tenutesi nel corso della 48a Campionaria generale della Fiera del Levante a Bari. Dopo otto proroghe e preceduto dalla legge 65 1 del 1 " dicembre 1983 (che in cinque articoli detta le disposizioni per il finanziamento dell'intervento straordinario nel Mezzogiorno), il decreto di liquidazione della Cassa cadeva quasi alla vigilia dell'incontro di Bari, mentre, in seno al Consiglio dei Ministri, veniva varato il disegno di legge che propone alla discussione e approvazione del legislativo la costituzione di un <fondo» il quale, in luogo della Cassa, dovrà essere lo strumento operativo per attuare i fini dell'intervento straordinario per i prossimi nove anni. Allo stato dei fatti, salvo qualche assicurazione generale e generica emersa più per la pressione delle preoccupazioni che non per oggettiva esposizione, non è dato conoscere indicazione alcuna che possa suggerire qualche idea relativa alle articolazioni e competenze operative del nuovo strumento in gestazione. Chi ricorda il dibattito che si svolse quando fu istituita la Cassa, sa che, allora, tra gli altri scogli, fu necessario superare un conflitto di competenza tra il Ministero dei LL.PP. e il Ministero per il Mezzogiorno, conflitto risoltosi grazie all'autonomia della Cassa. Ora, a mo' di ipotesi, basterebbe porre il nuovo strumento di intervento alle dipendente del Ministero del Tesoro, che deve erogare i fondi, perché risultassero imbrigliati ed inceppati nelle more e nelle circonvoluzioni di un ministero eminentemente burocratico I'attività del fondo e i suoi rapporti con gli omologhi comunitari, con le organizzazioni internazionali e con le regioni. È sperabile, perciò, che la ultra trentennale esperienza della Cassa valga, per i lati positivi che sono stati né pochi né trascurabili, ad ispirare il legislatore. Date queste premesse, il convegno di Bari ha potuto discutere sulle aspettative e sui fini, ma non sulle modalità con le quali proseguirà l'intervento straordinario. Delle relazioni e del dibattito tenteremo una sintesi, sia pure incompleta, delle linee indicative. Scontato per implicito che è in atto una profonda trasformazione nei paesi ad alto sviluppo, USA e Giappone in testa, la nuova fase della politica di intervento nel Sud dovrebbe orientarsi verso la stretta connessione tra ricerca scientifica e sue applicazioni produttive. Quindi sostegno alle iniziative che sviluppano e trasferiscono le tecnologie innovative e le recepiscono in nuove attività produttive. Ciò comporta una elevata capacità di rispondenza da parte delle istituzioni universitarie che dovranno adeguarsi ad una più coerente organizzazione dei corsi di laurea. Per altro verso, l'esigenza di nuovi rapporti tra sistema scientifico e mondo produttivo postula alcuni punti fondamentali come gli organismi intermediari tra univer- sità ed impresa, uffici per i collegamenti industriali, accordi in base ai quali determinate aziende possano fungere come sedi formative e perciò in stretto legame con le università per i cicli formativi di orientamento, parchi scientifici ecc. 19 Sembrerebbe velleitaria una simile indicazione per il Sud dove la cosiddetta cultura imprenditoriale è piuttosto debole e l'attività di ricerca è quasi totalmente assente. L'onere e l'onore perciò ricadrebbero quasi esclusivamente sulle spalle delle università. Sembrerebbe velleitario, ripetiamo, se questa partita a Bari non la si giocasse in casa. Cioè, per uscire di metafora, a Bari questa indicazione muove dalla realtà di una esperienza iniziata già quindici anni or sono nell'ambito dell'università con la creazione del Centro studi alta tecnolo- Todi: «Istituzioni europee della circolazione culturale» Il Comune di Todi ha ospitato, nella prima- la Commissione esecutiva di Bruxelles, Gianvera scorsa, l'incontro europeo sul tema nlstitu- franco Giro. Nelpomenggio si è tenuta, semzioni europee della circolazione culturale», or- pre sullo stesso tema, una Tavola rotonda, preganizzato dal Centro italiano d i formazione sieduta dal presidente della Facoltà d i econoeuropea (CIFE) in collaborazione con la Regio- mia e commercio dell'Università di Perugia, ne Umbna, I'AICCE, il Consiglio itdiano del Carlo Angelici, alla quale hanno partecipato Movimento europeo (CIME), l'Associazione Mario Belardinelli, presidente della Federazioeuropea degli insegnanti (AEDE). I lavori, ne regionale dell'AICCE, per l'Associazione aperti dagli interventi dell'assessore ai beni stampa europea Edmondo Paolini, capo ufjcio cuìturaìì d i Todi, Marisa Giontella, e del segre- stampa dell'AICCE, per il Movimento fideratario generale del CIFE, Raimondo Cagiano, lista europeo Pier Virglio Dastoli, e il ministro sono proseguiti con le relazioni dell'assessore Pier Marcello Masotti, direttore della rivista regionale ai beni culturali, Guido Guidi, che «AfJari sociali internazionali». Sia l'incontro presiedeva il convegno, delpresidente interna- che la Tavola rotonda si sono conclusi con un zionale del Movimento europeo, Giuseppe Pe- ampio dibattito. trilli, e del direttore dell'ufjcio per l'Italia del- COMUNI D'EUROPA gia applicata (CSATA), al quale si sono affiancate altre iniziative come il Progetto Zeus -zona di espansione universitaria per lo sviluppo -, I'IBIDI - agenzia per l'informatica - e, a proposito di parchi scientifici e città della tecnologia, il progetto TECNOPOLIS che, proprio per iniziativa dell'Università di Bari, del CSATA, dello IASM e del FORMEZ e finanziato dalla Cassa, sta realizzandosi su undici mila metri quadri, a Valenzano, a 13 chilometri da Bari. Le nostre università, dunque, dovrebbero cominciare ad attrezzarsi e a potenziarsi in modo da potersi inserire e integrare in progetti internazionali di ricerca e divenire sede ambita per programmi di ricerca applicata e non più fabbriche di parcheggio di laureati e vivaio di fuga dei cervelli dal Mezzogiorno. Tuttavia tecnologie avanzate e terziario superiore rischierebbero di rimanere avulsi dalla realtà ambientale se, nell'ambito regionale e locale non si sarà capaci di appropriarsi della innovazione tecnologica per inserirla nei settori economici: agricoltura, industria e terziario tradizionale e se non dovessero sorgere e diffondersi quelle piccole e medie attività produttive che sono poi il tessuto connettivo dello sviluppo, attività verso le quali può orientarsi buona parte della forza lavoro e senza delle quali sarebbe un sogno il pressante imperativo di mirare al pieno impiego. Un recente studio della SVIMEZ, compiuto per conto della Comunità europea, ha rilevato che nel prossimo quinquennio saranno necessari nelle regioni ottobre 1984 meridionali un milione e settecento mila posti ro, cioè dal commercio internazionale. Gli USA ne dipendono al massimo per il 4 % . La fundi lavoro. D'altra parte, sviluppo tecnologico e nuove zione di riserva del dollaro si è accresciuta come professionalità nel Sud sarebbero ancora illuso- unica moneta sui mercati internazionali capace ri se avanzassero senza raccordo verso l'alto, di rappresentare una economia sana, compatcioè in raccordo ad un piano economico politi- ta, tecnologicamente avanzata e meno dipenco e istituzionale nazionale e comunitario. dente di altre dal commercio con l'estero. Può Sul piano nazionale la crescita del paese è presentare qualche vantaggio transeunte, ma vincolata dalla crescita del Mezzogiono e dal non certo fondamentale, a parte la quota di insuo autonomo sviluppo. È un vincolo di natura flazione. L'Europa e le stesse nazioni «forti» come la economica la cui sostanza è nel problema della distribuzione delle risorse e della loro destina- R.F. di Germania non hanno saputo adeguarsi. zione. Da alcuni anni il reddito impiegato in Rilanciare gli investimenti, adeguare i modelli nuovi investimenti interni è calato al 20% del- tecnologici, impegnarsi per una economia più la destinazione delle risorse, mentre 1'80% vie- sana ed armoniosa nel suo complesso sono prone assorbito dai consumi e dalle esportazioni. blemi da affrontare a livello nazionale e comuIn carenza di una politica che stimoli gli inve- nitario per conferire altresì una solida base stimenti interni soprattutto nelle aree meridio- all'ECU, la cui coniazione come moneta comunali, sarebbe illusorio pretendere nuovi posti nitaria dovrebbe non essere lontana, secondo le di lavoro insieme alle nuove professionalità e risoluzioni del Consiglio Europeo di Fontainealle tecnologie avanzate. Occorrerebbe, dun- bleau, ma intanto, sin da ora si potrebbe renque, allargare la quota di reddito negli investi- dere possibile una inversione di tendenza della menti nel Sud. Ma il problema della politica lira come delle altre monete della Comunità dei redditi ha il suo nucleo nel quadro istitu- nei confronti del dollaro. A Bari si è detto e ripetuto che «finalmente zionale che non è più quello nazionale, che oltretutto va subendo, tra l'altro, la sopraffazio- si è voltato pagina», che usiamo ad una svolta» ne del neo-feudalesimo delle baronie corpora- ed altre metafore del genere. Ma sapere se tive, ma quello europeo. In questo quadro tut- nella nuova pagina o dietro la svolta si intravtavia, hic et nunc si pongono tra gli altri pro- veda o meno la dirittura d'arrivo dipenderà in blemi della crisi, quelli legati alla irresistibile massima parte dall'impegno politico di Roma ascesa del dollaro. L'Italia e la maggior parte e di Bmxelles di uscire dalla morta gora, senza dei paesi dell'Europa occidentale, com'è noto, che ciò comporti illusori scarichi di responsabidipendono per il 50% dagli scambi con l'este- lità a tutti i livelli. ottobre l984 COMUNI D'EUROPA 21 Erano presenti anche rappresentanti del Piemonte (Martinengo) e della Valle d' Aosta (Stedi Giuseppe Piazzoni venin). Al termine è stato approvato il «documento di Borkens che qui di seguito presentiamo in sintesi. 3 a Conferenza europea delle Regioni frontaliere La cittadina di Borken, nella Vestfalia, al della Commissione della CEE (Van Ginderachconfine con l'Olanda, ha ospitato dal 4 al 6 set- ter). tembre scorso la 3a Conferenza europea delle Gli interventi, fatti da professori universitaregioni frontaliere, indetta dal Consiglio d ' ~ ~ri,- sindaci, amministratori regionali e provinrapa, Conferenza dei poteri locali e regionali, e ciali, hanno dato un valido ausilio all'approAssemblea parlamentare. fondimento del dibattito durante tre intere precedenti conferenze furono tenute a giornate, interrotte nelle ore serali dalla gita. Gli italiani intervenuti nella discussione, dal StrXburgo nel 1972 e a Innsbmck nel 1975. Prefetto Sessa dirigente l'Ufficio zone di tonfiprossima si terrà in Spagna, a Saragozza, ne del Ministero degli Interni, ai Presidenti del ne11'87. Trentina Alto Adige, Angeli, e del Veneto, L'organizzazione della Conferenza è stata Bernini, al seri. Mitterdorfer (membro del17Asaffidata all'Euregio, tra le prime a sperimentasemblea parlamentare), al Presidente della re la nuova «regione d'Europa» con i suoi 86 Provincia triestina Marchio e a chi scrive,hancomuni divisi in tre Province olandesi e in cinno recato il contributo a sostegno della collaboque Kreis della Germania federale. Un milione razione tra le regioni di frontiera auspicando 700 mila abitanti su 6.800 kmq. Un parlamenche ]'accordo-quadro firmato a Madrid il 21 tino di 50 pesone, 25 per Paese, un esecutivo, maggio 1980, (in approvazione ai Senato, dogruppi di lavoro. Le sedi in due località tra loro po il voto favorevole della Camera), già approconfinanti: Gronau (Germania) e Enschede vato da undici stati, consenta di allargare agli (Olanda). Enti locali forme di collaborazione che spontaL'azione svolta dalllEuregio ha spaziato tra problemi di sviluppo economico, opere comu- neamente sono in atto in varie regioni, La cooni alla frontiera: strade, sentieri, ospedali. In- perazione transfrontaliera ha effetti propulsivi tensa la collaborazione culturale: il fondo del anche per la costruzione europea, ha detto Angeli, auspicando lJattenzionedei governi nabilancio annuale per questo settore è di zionali su problemi di fondo che si pongono 300.000 fiorini ol., 1800 giovani hanno frenel]e regioni di frontiera, dando spazioalle quentato corsi di lingua del paese vicino, istanze regionali. Bernini ha invece ricordato 10.000 anziani si sono incontrati ed hanno sogl'interdipendenza fra la crescita delle regioni giornato in località diverse; gruppi di 5 famid'Europa e la costituzione dell'Europa stessa glie si sono scambiati inviti per trascorrere inaffermando che oggi il superamento delle fronsieme i fine-settimana. Pubblicazioni nelle due tiere non è solo problema delle regioni di conlingue per musei e storia locale: queste le inifine, ma anche degli stati cui esse appartengoziative più significative illustrate ai convegnisti no. nella visita compiuta, parte in battello sul Reno, nelllEuregio. I trecento convegnisti hanno assistito e partecipato al dibattito, con molti, brevi (5 minuti in media) interventi. Dei 21 paesi europei inviNella Sala dei Baroni del Maschio Angioino tati non hanno risposto all'appello solo 4: di Napoli si è svolto l'8giugno u n incontro-diIslanda, Malta, Turchia e Cipro. battito in vista delle elezioni europee con la Tre i temi specifici della Conferenza, dal ti- partec$azione d i numerosi rappresentanti delt010 generale «Bilancio e prospettive di svilup- le istituzioni t e r r i t o d i locali e regionali, delle po istituzionale della cooperazione transfronta- Associazioni di enti locali, della stampa e delle liera»: i lavoratori frontalieri e la cooperazione radio-televisioni, nazionale e locali. Ha aperto socio-economica; la protezione dell'ambiente e i lavori Francesco Picardi, membro della Direla lotta contro l'inquinamento; la cooperazio- zione delllAICCE e già sindaco d i Napoli, che ne culturale tra le regioni frontaliere. ha illustrato gli obiettivi dell'iniziativa proTra le personalità intervenute i Ministri della mossa dall'AICCE. Sono intervenuti quindi scienza e ricerca della Vastfalia, Krumsiek, e l'assessore regiopale Amelia Ardias Cortese, videgli affari federali della Bassa Sassonia, Has- cepresidente delllAICCE, anche a nome del selmann, e il ministro olandese del territorio Presidente della Regione, Nicola Cardano, preWinsemius (che presiederà la prossima confe- sidente regionale dell'ANC1, Locoratolo,presirenza dei ministri al17Aia).I1 Presidente ad in- dente regionale della Lega delle Autonomie, terim della CPLRfi Dupont e il Presidente Alfredo Paladino, membro della Direzione dell'Assemblea parlamentare del Consiglio delllAICCE e consigliere comunale d i Napoli, d'Europa on. Ahrens, unitamente al Presiden- che ha anche recato il saluto del sindaco Scotti te del Consiglio dei Comuni d'Europa Hof- alla manifestazione. I lavori sono stati conclusi, mann hanno recato messaggi a nome delle or- a nome dell'AICCE, dal presidente Serafini e ganizzazioni che di fatto dirigono l'opera a li- dal segretano generale Gianfranco Martini, i vello europeo delle regioni e degli enti locali. quali, denunciando i nJchi di una persistente Ma anche le associazioni di regioni, come il disinformazione dei cittadini suiproblemi euBLORE, I'ARFE, 1'Arge-Alp, I' Alpe Adria ed ropei, hanno sottolineato il devante signzficaaltre si sono fatte sentire nel dibattito. Dalla to della consultazione elettorale europea, le CEE sono venuti interventi dal Comitato eco- prospettive aperte dalprogetto di nuovo Tratnomico e sociale, (l'italiano Della Croce), e tato approvato dalParlamento Europeo e la ne- La dichiarazione finale di Borken La dichiarazione finale, approvata con qualche astensione SU alcune parti e nessun voto contrario, si articola in ben 43 f unti. Premessa la constatazione dei progressi realizzati negli ultimi anni nella cooperazione transfrontaliera, nel segno delle istituzioni europee e del diritto di comuni e regioni a tale cooperazione, Come ~ ~ C O ~ Ola SconvenzioneC ~ quadro adottata a Madrid dal Consiglio dei ministri d'Europa in data 21 maggio '80 si sollecitano i Governi dei Paesi che ancora non hanno adottato la convenzione (in Italia è stata approvata dalla Camera ed ora trovasi all'esame del Senato) a farlo, attuandola nei modo più ampio possibile. Si rivolge un caloroso appello agli europei e al parlamento Europeo perché il nuovo trattato PrOPOstO Per la CEE col documento del 14 febbraio 1984 sia rapidamente attuato, dando autorità al Parlamento e capacità di agire ad un gOVernOeuroPeo. Richiamati gli scioperi e le difficoltà insorte recentemente in merito aìi'attività doganale ed ai trasporti interfrontaiieri, si chiede la semplificazione delle procedure per i passaggi di frontiefainterniall'Euro~a. Un ~ o m i t a t oeuropeo delle regioni frontaliere si chiede venga costituito per assicurare un dialogo permanente tra responsabili delle regioni ed enti locali, per migliori rapporti interregionali nelle zone frontaliere e con I'assem- Dibattito europeo al Maschio Angioino di Napoli cessità che esso sia rapidamente adottato dal maggior numero deipaesi membb. È stato @nche iliustrato il contenuto dell'Appello «Elezioni europee: il quadro strategico per lo sviluppo delle autonomie», redatto dalllAICCE per le elezioni europee e dtffuso tra Comuni, Province e Regioniper essere sottoposto ai n'spettiviConsigli. Nell'inverno '84-'85 si nprenderà il discorso del Mezzogiorno d'Europa, collegandolo alla lotta per il Progetto d i Unione europeaproposto dalP.E. COMUNI D'EUROPA blea parlamentare europea. La Conferenza dei poteri locali e l'organismo dei Ministri europei per il territorio (CEMAT) devono partecipare al Comitato. Dopo aver plaudito alla organizzazione della 7a sessione della conferenza dei ministri per l'assetto territoriale che si riunirà all'Aia nel 1985, dedicata ai problemi dell'organizzazione del territorio delle regioni frontaliere, il documento evidenzia alcune questioni chiave. Anzitutto, la organizzazione territoriale, lo sviluppo economico e la politica regionale delle regioni frontaliere si chiede abbiano priorità assoluta e sia armonizzata l'azione per le infrastrutture con le realizzazioni dei servizi sociali e dei trasporti. Al riguardo si auspica l'elaborazione di «modelli» per accordi inerenti i piani territoriali ed urbanistici dei territori a cavallo delle frontiere, eliminando norme anche di carattere tecnico contrastanti, vigenti in materia di cartografia e statistiche nei singoli Paesi. In tale azione le regioni di confine saranno chiamate a partecipare attivamente, date le peculiarità dei loro problemi. L'elaborazione di un programma comune di azione per migliorare le condizioni di lavoro e per lo sviluppo globale di tutte le risorse endogene richiede il sostegno degli stati europei. I lavoratori frontalieri rappresentano il trait d'union importante per tale collaborazione comune che distingue vaste zone d'Europa. Per questo i mass-media sono invitati a tenerne conto insieme con le forze pubbliche. Un documento comune per affermare diritti e doveri di tali lavoratori è ritenuto importante quale base per definire specifici accordi bilaterali e multilaterali e per garantire una moderna ed adeguata legislazione del lavoro e della pro- il telefono M collaboratore sempre tezione sociale e professionale, come pure la definizione del regime fiscale per tali lavoratori. Al riguardo sono citate nel documento le positive esperienze in atto a seguito degli accordi bilaterali Svizzera-Italia e Svizzera-Francia anche per il rimborso parziale degli oneri fiscali agli enti locali dei luoghi di provenienza degli emigrati temporanei. in materia di trasporti si evidenzia l'urgenza di realizzare nelle regioni di frontiera, tradizionalmente trascurate per le grandi vie di comunicazione, lamentando che il Trattato di Roma della CEE non abbia ancora trovato soluzione in una politica dei trasporti a dimensione europea, con priorità per i trasporti ferroviari. Questi ultimi sono anche stati ridotti recentemente in talune regioni povere di popolazione e di industrie. Necessita anche potenziare la rete di trasporti su strada e sveltire le procedure doganali. Anche nei confronti degli stati dell'est europeo si auspica il miglioramento della collaborazione. Richiamando la convenzione dei paesi del Nord-Europa in materia di impatto e protezione ambientale per l'installazione dei nuovi impianti industriali nelle aree di confine si chiede la consultazione e la informazione alla popolazione interessata, poiché sono coinvolti problemi inerenti la protezione della natura, i parchi naturali e di luoghi di ritrovo e ricreazione. I problemi dell'inquinamento atmosferico e dei corsi d'acqua, i rischi degli impianti nucleari, lo scarico dei detriti, costituiscono altri aspetti della necessaria collaborazione tra governi statali, regionali e degli enti locali nelle regioni transfrontaliere. La cooperazione culturale è ritenuta indispensabile in ragione delle diversità culturali p 1 ottobre l984 esistenti, da preservare e sviluppare. Anche i comuni sono invitati a collaborare più attivamente con corsi di lingua della regione confinante e manifestazioni culturali e gemellaggi, coinvolgendo anche i cittadini che devono conoscere la realtà storica, geografica, economica e sociale delle regioni confinanti. I1 ruolo dell'informazione, radio TV e stampa, è essenziale al riguardo, come pure l'azione degli insegnanti e i gemellaggi di classi scolastiche, anche per incoraggiare la conoscenza della lingua del vicino. Si auspica una carta europea delle lingue regionali e minoritarie da conservare e proteggere. In materia di protezione civile in casi di disastri e catastrofi naturali si auspica la rimozione degli intralci di natura burocratica e formale nelle regioni di frontiera. Per il libero transito dei cittadini si elogia l'iniziativa recente franco-tedesca e tedescoaustriaca auspicandone la estensione ad altri paesi. Per il transito di persone e merci si chiede la eliminazione degli attuali ostacoli, I'apertura di maggiori punti di transito di frontiera, anche per ciclisti e pedoni. Riduzione dei costi si chiede per documentazione doganale, vaccinazione animali domestici, uso di auto con targa straniera, lentezza della distribuzione della posta nelle zone di frontiera e formalità eccessive per aerei da turismo sono altri problemi che si chiede vengano esaminati. I1 documento si conclude dando atto della costituzione dell'Ufficio studi e documentazione, auspicando larga diffusione di materiale in tutte le lingue e prendendo impegno per la 4 a Conferenza delle regioni frontaliere in Spagna, a Saragozza, nei 1987. 187 DIOGGI OROSCOPO COMMERC SERVIZIO W SIP e ,i servnzio costituito per consentire a qualsiasi utente di chiedere per telelono tutte le informazioni e le operazioni di carattere commerciale. La chiamata al '187" B gratuita. pronto Fornisce ogni giorno I'oroscopo relativo a tutti i segni rodiacali. Il servizio B a!tivo in numerose IocalilA ed B raggiungibile anche in teleselezione su speciliche urbane. Consultarm l'avantl~l~noo. PRMSIONI MEIEOROLOGICHE Fornisce. in 4 edizioni giornaliere. notizie suile osservarioni e le previsioni meteorologiche su base regionale. Il servizio B attivo in numerose localila (in alcuni casi comporre 1911ed B raggiungibile anche in teleselezione su speciliche numerazioni urbane Consulti. ra l'arantiiilmncò. Consente agli abbonati ielefonici di prenotare la sve. gtia per l'ora prescelta In numerose localiib il servi. Z I O e completamente automatico. Consultare I'avan. tlolenco. Fornisce. per ciascuna zona della ciltb. gli orari e gli indirizzi delie farmacie di turno Il servizio B attivo in numerose iacaiita. Consultare I'arantielenco. Primo servizio automatica. fornisce ora e minuti primi. Il servizio B attivo sull'intero territorio nazionale. t& ed B raggiungibile anche In teleselezione su speciliche numerazioni urbane. Consultare I'mviintielenco. m,. Fornisce. in loedizioni giornaliere feriali e 7 lestive. notizie di politica interna ed estera e inloimazioni di varia attualitA. Il servizio B attivo in numerose locali. la Conmultarii I'arintlelenco. Fornisce. in 4 ediltoni giornaliere. notizie sulle osser"azioni e le prevlsloni d d l o stato dei mari italiani e Sulle relative condizioni atmosferiche. Il servizio B at. tivo in numefose IocaiitA ed B raggiungibile anche in :eleseiezione su specifiche numerazioni urbane. Con. aultnre i'aventlmlenco. FARMACIE .M TURNO ORA ESATTA DHJA NEVE BOUETTINO NALIIICO .... ?Ma 7 7' a" 0 o SPETT/~COLI (Miho) ' .2(~oma) CuPato. li servizio B atlivo in numerose localita Con. BORSA Fornisce. in varie edizioni giornaliere. informazioni sulle quoiazioni d apertura e di chiusura delle azioni. dei titoli di Stato, obbligazioni. cambi. ecc Per chiamale da altri distretti iormare (02) 629? per Milano e 106) 6705 per Roma. Consultira I'mrantlilenco. 0 CINEMATOGRAFICI Fornisce il titolo dei lilm. l'orario del primo e dell'ulti. m0 spettacolo egli eventuali divieti di visione. Il servi. zio B altivo in numerose IocalitA la Napoli. provvisorlamente. sul 972972 per le prime visioni e sul 973973 per le altre visioni). Consultira I'irantlit*nco. 0 0 R ~ n - n DI CUCINA Fornisce. su base regionale. informazioni sullo stato dl percorribilita delle principati strade e autostrade italiane. Il servizio B attivo in numerose locallta ed B raggiungibile anche in teleselezione su speciliche numerazioni urbane Conmultare I'arantlalanco. Fornisce ogni giorno una diversa ricetta di cucina. di carattere prevalentemente regionale. c o n le relative modalila di esecuzione. Il servizio B attivo in numero. se IocalitA ed B raggiungibile ancne in teleselezione SU Specifiche numerazioni urbane. A Roma 6 attivo anche 11 servizio di ricette dietetiche. COnwYltara I'alanllmlmnco. COMUNI D'EUROPA ottobre 1984 23 i libri Un volun~esulla «esplosione» dei gruppi etnici I1 recente caso della Regione Sardegna, e del nuovo ruolo che in essa svolge il Partito Sardo d'azione, costituisce occasione particolarmente opportuna per riproporre il tema de Il «revival» etnico, studiato alcuni anni addietro da Anthony D. Smith, in un volume ora apparso in traduzione italiana (Bologna, Il Mulino, 1984, pp. 364, L. 25.000). Sotto questo concetto, apparentemente univoco, di recrudescenza degli etnismi, si nascondono in realtà fenomeni assai diversi. In particolare - ai fini del nostro discorso, e semplificando e riducendo all'estremo - occorre distinguere le manifestazioni di tribalismo che si hanno in molti Paesi africani ed extra-europei, le quali rappresentano forme di conflittualità relativamente assai primitive, e in ogni caso apre-nazionali* (è questo il punto essenziale), dai fenomeni di revival etnico che si hanno in Europa (e in Paesi di analoga cultura e sviluppo economico), dove invece essi hanno carattere post-nazionale. Intendo dire che lo Stato-nazione ha assunto in Europa pressoché ovunque - anche se in una parte più e meno altrove la forma e il volto del centralismo giacobino francese, certo potentemente innovatore (e pertanto ostilissimo alle particolarità etniche, ancora nel secolo scorso tutte colorate da forti venature conservatrici o reazionarie), ma proprio per questo anche fortemente distruttore e livellatore. Ora proprio i successi del nuovo Stato uscito dalla Rivoluzione francese, la diffusione della cultura e dei mezzi di comunicazione di massa, i progressi della democrazia non solo rendono anacronistici i pericoli che il pensiero giacobino (e, in Italia, lo Stato regio, o in Gran Bretagna l'ideologia del «tutto il potere a Westminster*) vedevano nelle rivendicazioni dei gruppi etnici; ma inducono modifiche profonde in quelle stesse rivendicazioni, fino a farle non di rado cambiare di segno, e assumer una connotazione non più grettamente conservatrice, ma come si dice con parola alla moda, ancorché anch'essa quanto mai equivoca - uprogressista*. Sotto questo profilo dunque - che ci sembra quello valido - occorre superare la concezione che, sempre semplificando, chiamerò illuministica e astrattamente cosmopolitica. Per essa, una essendo la ragione umana, i progressi di questa nel campo politico, interno e internazionale, avrebbero dovuto indurre una rigorosa unificazione, fino alla più piena uniformità, di Editore e stampa: STIGRA Soc. Torinese Industria Grafica - s.a.s. 10124 TORINO - Corso S. Maurizio 14 lel. 011188.56.22 istituzioni, leggi, costumi e modi di vita: sì che il persistere di fenomeni di minoranze etniche appare a tale mentalità come un assurdo, uno scacco alla ragione, la prova del carattere ancora incompleto dell'affermazione della razionalità sulle superstizioni e sulle tradizioni locali, del pari irragionevoli e disturbanti l'armonia dell'insieme - armonia, ripeto, concepita come «unisona»,come uniformità assoluta. A tale concezione occorre contrapporre invece quella hegeliano-mamista, o, se si preferisce, spenceriana, per cui dall'unità semplice e indifferenziata dello Stato unitario si passa a quella complessa e molteplice - ma pur sempre unità - dello Stato delle Regioni e delle autonomie: il che non costituisce ostacolo o contrasto al successo di soluzioni umane e razionali, ma invece affermazione di una più profonda razionalità, articolata e varia - sì da dar possibilità di affermazione alle potenzialità infinite della natura umana - ma, ripeto, non incrinante l'unità dell'insieme e la concordia del tutto. Ciò peraltro - ed è questo l'altro tema essenziale del discorso regionalista ed etnico - è possibile solo entro un'unità statale che sappia aprirsi a tali sviluppi - e quindi alle necessarie trasformazioni delle proprie strutture - con interesse e in modo attivamente favorevole; ed è possibile, più in generale, entro un'unità statale che abbia dimensioni, capacità, consistenza adeguate ai progressi dell'economia e della ricerca scientifica, ai fini della sicurezza, alle esigenze della convivenza internazionale. Ora, poiché queste caratteristiche non sono proprie, o non sono più proprie, dello Stato nazionale, è fatale, e in un certo senso fisiologico, che i movimenti etnici non considerino sufficiente l'autonomia, concessa col contagocce da uno Stato che si concepisce come monoculturale e monoglotta. e sente perciò le diversità etniche non come una ricchezza, ma come un'anomalia: mai da promuovere, ma, al più, da tollerare. È fatale e fisiologico, dicevo, che quei movimenti etnici non si contentino dell'autonomia entro lo Stato, ma aspirino alla soluzione - essa sì reazionaria e suicida dell'indipendenza assoluta: che, al limite, polverizzerebbe l'Europa, e non darebbe alle etnie se non un'indipendenza apparente, accoppiata con un sottosviluppo sicuro. Da ciò la conclusione, che ho cercato di ragionare altrove con qualche ampiezza (l), che l'Unione politica dell'Europa, se attuata in forma di uno Stato federale (e, in prospettiva più remota, di uno Stato federale articolato su Grandi Regioni e non su Stati nazionali), e quindi capace di dar vita a una nuova aragion di stato» plurinazionale, plurietnica, ispirata al federalismo anche infra-nazionale, costituisce la condizione essenziale - il solo brodo di cultura adatto - per l'effettivo ejjanouzssement delle autonomie e la piena affermazione dei gruppi etnici. Il volume dello Smith - che rivela una conoscenza vasta e non superficiale del fenomeno etnico - è senza dubbio importante per chi voglia una panoramica planetaria su di esso nella sua realtà attuale come nei suoi precedenti storici - e una sua interpretazione non riduttiva: aperta cioè alle motivazioni storiche, culturali e umane dell'etnismo, e non limitata ai soli aspetti e ragioni economiche di esso. L'opera dello studioso inglese non è invece di utilità alcuna non dirò per approfondire, ma anche solo per delibare i temi europei sopra accennati. Per capir il fenomeno etnico in Europa non si può prescindere, oggi, dall'opera fondamentale di un Sergio Salvi; non si possono ignorare le proposte organiche della scuola federalista, capeggiata da Guy Héraud e che annovera fra le sue file uomini come Denis de Rougemont o, fra i precursori, Francisco Pi i Margall; non si può trascurare l'opera della CEE, del Consiglio d'Europa, della Conferenza europea dei poteri locali, dell'AICCE, quale che sia poi il giudizio che si intenda darne; non si può lasciar interamente da parte, tamquam non esset, l'aspetto giuridico-istituzionale del problema, quale presentato nella ben nota ~Relazione Capotorti* allJONU e quale lumeggiato, per tacer d'altri, da due eminenti studiosi austriaci, Felix Ermacora e Theodor Veiter; non si può tralasciar di menzionare la più importante rivista specializzata sull'argomento, «Europa Ethnican. E, soprattutto, è necessario, per inquadrare politicamente il fenomeno etnico europeo, metter in primo piano la distinzione tra nazionalità che sono riuscite a organizzarsi in stato e nazioni rimaste senza Stato - e perciò declassate, nella terminologia, a gruppi etcnici, e, nella realtà a minoranze dominate da una nazione-stato di lingua e cultura diversa, e perciò per sua stessa natura oppressiva e <sradicante». E in altri termini indispensabile conoscere e dar (1) Nel mio volume La dimensione europea deffe autoil giusto rilievo alla concezione dello Stato nanomie e f'ltaha, Milano, Angeli, 1984. COMUNI D'EUROPA 24 zionale e giacobino quale nemico delle etnie, appunto prospettata, sotto il profilo di una radicale opposizione e contrasto, da Sergio Salvi; nella sintesi federalista da Guy Héraud e dagli altri teorici della sua scuola. Argomenti, autori, testi e problemi che non sono neppure sfiorati dallo Smith, che trascura interamente, o quasi, l'Europa, in particolare occidentale: il che gli consente di uglissare, su numerosi problemi particolarmente spinosi, come, per citarne uno solo, quello dell'Irlanda del Nord: nascondendo il silenzio sotto il manto di una superiore e adiafora imparzialità di scienziato che, studiando fenomeni sociali, ostenta la stessa fredda e distaccata indifferenza con cui I'entomologo studia gli insetti. Un autore italiano che rivelasse tali e tante lacune non sarebbe certamente accolto da «I1 Mulino,; e ben poche chances egli avrebbe, analogamente, se appartenesse a un Paese non di lingua inglese: sì che la traduzione del volume dello Smith ci appare come una delle tante conferme - dawero non necessarie - della sempre più rigorosa dittatura culturale che, grazie alla posizione preminente della loro lingua, i Paesi anglo-sassoni in genere (e gli Stati Uniti in specie) riescono sempre più ad esercitare in Europa e nel mondo. La prossima tappa - che già si annunzia - sarà che un numero sempre maggiore di studiosi di Paesi non anglo-sassoni, come l'Italia, verrà - è già - indotta a pubblicare direttamente in inglese, solo mezzo per essere ascoltati (già da tempo le opere di autori anglo-sassoni contengono esclusivamente bibliografia in inglese). E di lì alla «dialettizzazione~di tutte le lingue, meno quella egemone, il passo sarà breve, anche se la consapevolezza di questo inquinamento glottologico è altrettanto assente quanto la consapevolezza dell'inquinamento ecologico, e nell'un caso come nell'altro si rischia di chiuder la stalla quando i buoi saranno scappati. Volevamo difendere le etnie minoritarie, e non ci accorgiamo di star per diventare tali anche noi - e con noi le nostre lingue che ancor oggi si chiamano di cultura (ma per quanto?). «Frate, tu vai I l'altrui cercando, e non vedi il tuo danno*, dice Giocondo ad Astolfo, nel ben noto XVIII canto dell' Orlando Furioso (2). a.c.-b. (2) Rinvio, per una trattazione di quest'ultimo tema, al mio saggio Una lingua per l'Europa, aCornuni d'Europa», n. 2 e n. 4 , 1981. ottobre 1984 Commissione Cossutta per i vecchi servi della gleba - di dichiararsi di una comunità etnico-linguistica e di rimanervi prigioniero. I1 problema è owiamente delicalasciandosi guidare dalle prevalenti motivazioto, perché ueuropeizzarsi* si teme comprensini dell'interesse generale, come vuole la filosobilmente da molti cittadini di lingua tedesca fia federalista. che voglia dire essere un po' meno se stessi, cioè tirolesi, e un po' più italiani: ma non si Minoranze etniche e regionalismo: un può continuare a dividere i giovani delle due esempio comunità, che vogliano fraternizzare, col filo spinato e con le minacce. Naturalmente il tutto Ciò premesso, vediamo un momento in parè complicato dal fatto che l'Austria, vincolata ticolare il più grosso problema di minoranze da un Trattato di Stato, non potrà aderire a etniche affrontato da una Regione italiana, una Unione sovranazionale politica europea: quello dell'Alto Adige o Tiroler Etschland o almeno in una prospettiva temporale controllaSud Tirolo. Ci pare praticamente che aver trabile. Tuttavia, rimanga fermo, essere europei è sformato a suo tempo la maggioranza di lingua più importante che essere italiani o tedeschi o tedesca del Sud Tirolo in una minoranza della tirolesi, come essere uomini di questo pianeta Regione Trentino-Alto Adige suonava come una garanzia autonomistica «data e ritoha» e, dà doveri prioritari all'essere semplici europei: quindi, abbiamo valutato come un atto di sag- l'etica delle formiche rosse, irrimediabilmente gezza la specifica autonomia attribuita poi alla nemiche delle formiche nere, non può essere Provincia di BolzanolBozen. D'altra parte accettata dal federalismo (e dagli autonomisti I'AICCE ha sempre stimato che la questione in esso) che mira alla pace mondiale e, per essa, del Sud Tirolo si dovesse affrontare moralmen- a un ordine internazionale che sia capace di te als ob (come se) fossimo tutti già europei: le abolire la guerra e l'eterna rissa fra i popoli. amministrazioni comunali a maggioranza di lingua tedesca aderenti all'AICCE ci hanno COMUNI D'EUROPA sempre dato atto del nostro spirito sovranazioOrgano deU'A.1.C.C.R.E. nale. Fu così che nel momento in cui si usava in loco la dinamite, I'AICCE - negoziato un acANNO XXXIII - N. 10 cordo fra gli amministratori di tutti i partiti OTTOBRE 1984 ai tali ani^ della zona e il Sud Tiroler VoMs ParDirettore resp. : UMBERTO SERAFINI tei - convocò un convegno a Bolzanol Bozen e Condirettore: GIANFRANCO MARTINI invitò i colleghi austriaci, francesi, tedeschi, Redattore capo: EDMONDO PAOLINI ecc., del CCE, insensibile alle ammonizioni in DIREZIONE, REDAZIONE 6.784.556 contrario della Farnesina: il dialogo che ne riAMMINISTRAZIONE 6.795.712 Piazza di Trevi, 86 - 00187 Roma sultò fu sereno e fruttuoso. Indir. telegrafico: Comuneuropa - Roma Tuttavia chiarimmo agli amici di lingua teAbbonamento annuo per la Comunità eudesca, tirolesi del Sud e del Nord, che lo Stato ropea, ivi inclusa l'Italia L. 20.000 - Abbonazionale sovrano ha i suoi costi: finché esso namento annuo estero L. 25.000 - Abbonaesisterà, dicemmo, possiamo parlare di rispetto mento annuo per Enti L. 100.000 - Una copia sempre più completo delle diverse culture, ma L. 2000 - (arretrata L. 4.000) - Abbonamento nulla più e I'ammiccamento di una regione di sostenitore L. 500.000 - Abbonamento benemerito L. 1.000.000. uno Stato sovrano a un'altra regione - affine o no - di un altro Stato sovrano può risultare I versamenti debbono essere effèttuati sul insopportabile. Nel quadro di uno Stato fedeC / Cbancano n . 14643 intestato: AICCE c/o rale sovranazionale le cose potranno cambiare: Istituto Bancario San Paolo di Torino, Sede di Roma - Via della Stamperia, 64 per ora dobbiamo lottare «uniti» per ottenere 00187 Roma (tesoriere dell'AICCE), ople istituzioni sovranazionali dotate di poteri pure a mezzo assegno circolare - non trareali (e capaci, quindi, di offrire garanzie reasferibile - intestato a uAICCEB,speczfili). Senonché, se si vuole creare una sovranaziocando sempre la causale delversamento. nalità non fittizia occorre un ponte e non una Aut. Trib. Roma n. 46% dell'll-6-1955 separazione fra le diverse culture, e noi pensaLITOTIPOGRAFIA RUGANTINO ROMA - 1984 vamo e pensiamo che la Provincia autonoma di FOTOCOMPOSIZIONE - PHOTOSISTEM V. ALESSANDRO CRUTO. 8 BolzanolBozen potesse e possa tuttora contriAssociato all'USP1 buire a gettare questo ponte: il che finora non Unione Stampa è awenuto, anzi ci sembra che stia awenendo Periodica Italiana il contrario, soprattutto con l'obbligo - come SOMMARIO pag. 1 Ventotene e dintorni, di GABRIELE PANIZZI 3 L'intervento AICCE alla Commissione Cossutta: indagine conoscitiva sulle Regioni 7-9 Cronaca delle Istituzioni europee: decalogo per la presidenza di turno della Comunità, di PAOLA DELRIO;con gli interventi di CARLA BARBARELLA e ALDO BONACCINI 10 Risoluzione del PE sul ruolo delle Regioni nella costruzione di una Europa democratica i 1 L'Europa di fronte al mondo, di GIOVANNI SALIMBENI 12 Le piccole patrie: l'Europa non può attendere, di UMBERTO SERAFINI 13 «Dolomiten»: civile scambio di idee 15 Rivedere la politica europea comune per garantire l'am- pliamento della Comunità, di LUIGI TROIANI 19 4ga Fiera del Levante: il Mezzogiorno incerto nell'Europa in crisi, di DOMENICO SABELLA 21 La terza Conferenza europea delle Regioni frontaliere, di GIUSEPPE PIAZZONI 23 I libri: un volume sulla uesplosione* dei gruppi etnici, di a.c.-b. INSERTO: Maltrattamenti e torture all'infanzia, problema reCHITI-BATEUI gionale ed europeo, a cura di ANDREA