ilCilento
A n n o V I I I n ° 3 8 - w w w. u n i c o s e t t i m a n a l e . i t - 2 0 o t t o b r e 2 0 0 6 - € 1 , 0 0
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VA LC A LO R E
Er ne s t o Pa s s a r o :
ho r ispettato le r egole
Va b e n e
così?
Cristina Di Geronimo
Sulle pagine di questo giornale il dinamico e intelligente direttore della
Bcc di Aquara, Antonio Marino, ci
rimprovera di non occuparci più delle
inadempienze dell’amministrazione di
Capaccio segnalandoci, ad esempio, il
mancato funzionamento di un semaforo. In più rimprovera il giornale di occuparsi troppo del destino dei politici,
del posizionamento dei consiglieri comunali, d’incontri e scontri personali
fra amministratori e aspiranti sindaci.
HA RAGIONE. Purtroppo, però, si
può criticare l’azione di un’amministrazione quando agisce anche in
modo non condivisibile dai più, ma qui
il problema è diverso. La paralisi totale del Comune impedisce anche la
contestazione. Il degrado culturale, politico e anche di partecipazione alla
vita politica di questo luogo è talmente elevato che non c’è veramente più
niente da dire. E’ come la spazzatura
che sommerge la nostra città. Ci siamo
abituati ai cassonetti stracolmi d’immondizia e non sappiamo più assegnare responsabilità a nessuno. E’ colpa
di Bassolino? Di Catenacci? Del nostro Sindaco? Non lo sa nessuno. A Salerno i cassonetti sono vuoti. E’ merito di De Luca? Non lo sa nessuno.
Si guarda e si accetta passivamente la
sconfitta. Paestum è stata svenduta alle
Antichità spettacolari e al premio
Charlot, va bene così. L’oasi di Legambiente è dissequestrata e risequestrata preventivamente dopo mezz’ora
e va bene così. I cinquanta milioni di
euro assegnati al Grande attrattore culturale non hanno lasciato tracce visibili a Paestum e va bene così. Le baracche sono davanti ai templi come
prima e va bene così. La torre 28 ripresa al Museo dei materiali minimi
per urgenti programmi della Soprintendenza ( tradotti in un progetto VIVILEMURA per un finanziamento di
quattrocentoquarantamila euro) è rimasta completamente inattiva per due
anni e va bene così.
E allora parlare non è sufficiente, bisogna fare delle cose e ci stiamo provando. Per esempio a breve vedremo pubblicamente l’assessore regionale Andrea Cozzolino e gli chiederemo se
sappia dove sono finiti i soldi assegnati a questo territorio e se la sua esternazione estiva possa concretizzarsi in interesse più attento sulle cause del decontinua a pagina 2
pagina 7
CAPACCIO-PAESTUM
DIANO
Luciano Farro: “Non ne
posso più di questa crisi”
Pisacane non
tro va pace
pagina 10
pagina 8
SELE: IL POR T O NON CONVINCE
“Con l’isola avremo
10.000 posti di lavoro”
F aenza
a p a g in a 3
Paestum, slitta al 30 ottobre la raccolta differenziata
Il nuovo sistema di raccolta differenziata dei rifiuti, salvo imprevisti legati al
prolungarsi dell’emergenza attualmente
in corso, prenderà il via lunedì 30 ottobre. E’ stata invece fissata per sabato 28
ottobre la “notte verde”, un’occasione
di informazione e divertimento.
All’incontro hanno preso parte il sindaco di Capaccio Vincenzo Sica, l’assessore all’Ambiente Alfonso Santomauro, l’amministratore della Sarim
Giovanni Bardascino, Felice Ferrara della Holidaynet e il presidente di
Legambiente Campania Michele
Buonuomo.
La realizzazione del servizio è stata possibile anche grazie all’impegno profuso
dal responsabile dell’Ufficio Lavori pubblici Rodolfo Sabelli e dal direttore
generale del Comune di Capaccio
Fabio Spagnolo.
Erano presenti anche le ragazze che costituiscono lo staff incaricato di distribuire presso le case il materiale da utilizzare per la raccolta e che nei prossimi giorni inizieranno a bussare alle
porte di tutti i cittadinie che saranno facilmente riconoscibili dalle casacche
beige contrassegnate dal logo del Comune e della Sarim.
Il kit che verrà portato nelle case comprende una biopattumiera per la raccolta dei rifiuti umidi (frazione organica) e
tre buste di colori diversi: una di colore avorio da utilizzare nella biopattumiera per la raccolta dell’umido (frazione
organica), una di colore azzurro per la
raccolta del multimateriale (carta, pla-
stica, alluminio e stagnola) e una di colore grigio per la raccolta del secco indifferenziato (tutto ciò che resta dei rifiuti casalinghi).Verrà, inoltre, consegnato un quantitativo di buste necessario
per la durata di tre mesi che, una volta
terminate, potranno essere nuovamente ritirate presso le sedi comunali di Capaccio Scalo e Capaccio capoluogo. Il kit
conterrà anche materiale informativo
(realizzato con carta riciclata) relativo
all’intero sistema di raccolta.
Il territorio è stato suddiviso in tre
zone: una zona 1, cioè i centri abitati,
dov’è prevista una raccolta porta a
porta, una zona 2 dove verranno istallati i cassonetti di raccolta, differenziati
per tipi di materiale da conferire, con
colori e capacità differenti (piazzole eco-
logiche), mentre per attività commerciali e turistiche (utenze non domestiche) è stato realizzato un opuscolo apposito, in quanto per essi è stato redatto un sistema ad hoc. Gli alberghi si avvarranno di un sistema di isole ecologiche. Fondamentale sarà la collaborazione dei cittadini. Ben presto la campagna
informativa entrerà nelle scuole, nelle
parrocchie e nelle aziende. I vecchi cassonetti verranno ritirati. Per informazioni e conferimento dei materiali ingombranti (mobili, materassi, elettrodomestici e così via) occorrerà chiamare il
numero verde 800647771.
Informazioni sulla differenziata sono reperibili anche sul sito:
www.differenziamoci.com oppure sul sito
del comune www.comune.capaccio.sa.it.
CILENTO
n°38 20 ottobre 2006
28 mila presenze alla Borsa Verde di Vallo
Prodotti a
chilometri zero
Contrattazioni per un volume d’affari stimato in 15 milioni di euro
In
questi
giorni
ho
sentito parlare per la
prima volta
dei "prodotti a chilometri zero" in
agricoltura
e mi sono
subito incuriosito perché pensavo che questa
terminologia fosse riservata alle
automobili. In sostanza, se ho ben
capito, si tratta di un concetto
molto semplice.Vendiamo i nostri
prodotti in azienda, dal produttore
al consumatore. Si evitano le spese
di intermediazione e ci guadagnano
sia il produttore che il consumatore. E' una idea lanciata dalla Coldiretti che però non ha fatto molti
proseliti né tra chi l'ha proposta né
tra chi doveva beneficiarne.
A mio avviso, il maggior nemico di
questa iniziativa è la pigrizia del
consumatore. È pur vero che molti
non hanno il tempo per dedicarsi
a queste cose ma è pur vero che
molti hanno il tempo e si scocciano di impegnarsi. Salvo, poi, a lementarsi dell'aumento dei costi.
Ci vorrebbe una cassa di risonanza di questa iniziativa e una pubblicazione quotidiana dei prodotti disponibili presso le aziende con i rispettivi prezzi.
Il nostro giornale potrebbe pubblicare settimanalmente un elenco
delle aziende disponibili.Ad esempio la tale azienda agricola vende
la lattuga a tot euro al Kg, in modo
da dare al consumatore la percezione immediata della differenza di
prezzo tra la vendita diretta e
quella del negozio. Sarebbe anche
un modo più organico di interagire coi lettori. Pubblicare una rubrica fissa degli annunci delle aziende
agricole che praticano la vendita
diretta con i rispettivi prezzi dei
prodotti.Ampliando il concetto dei
"chilometri zero" si può dire che
non ha senso che i vini o l'olio prodotti in Provincia di Salerno siano
venduti, in larga parte, fuori Provincia mentre qui si consumano
prodotti che vengono maggiormente dalla Puglia. È chiaro che il
mercato non si può ingessare in
un’ economia chiusa del Medio
Evo, ma sarebbe utile trovare sui
mass-media delle campagne promozionali che invitino a consumare l'olio e il vino della nostra Provincia.
Le navette percorrono continuamente
la strada dai parcheggi al complesso
Fiere di Vallo della Lucania nei giorni
6, 7 e 8 ottobre. La Borsa Verde dei territori rurali accoglie le migliaia di visitatori. Lo spopolamento e la crisi dei
territori rurali in questi tre giorni sembrano invenzione dei soliti pessimisti.
Espositori provenienti da varie zone
d’Italia ma prevalentemente dalla Campania e dalla Basilicata mostrano quanto di meglio possono offrire i loro territori e anche la validità di operare insieme. Turismo, cultura e agricoltura
unite a proposte di ospitalità familiare
sono le vere fonti di rinascita economica. Ovunque spuntano paesaggi di
grande valore storico o naturalistico. I
più affollati sono i padiglioni gastronomici dove è possibile gustare prodotti
tipici.
È Angelo Villani, presidente della provincia a tagliare il nastro che dà il via
alla terza edizione, sono presenti anche
Antonio Valiante, presidente della
giunta regionale, Giuseppe Tarallo
commissario del Parco Nazionale del
Cilento e Vallo di Diano, Antonio
Cuomo consigliere regionale, il sindaco di Vallo della Lucania Luigi Cobellis, l’onorevole Gaetano Fasolino, il
consigliere provinciale Simone Valiante, il vice presidente della Camera di
Commercio Guido Arzano, Nando
Marra (Lega delle Autonomie), il preside della facoltà di Farmacia dell’Università di Salerno Francesco De Simone. Il primo convegno è sul tema
“Competitività, ambiente e sviluppo:
un turismo sostenibile per le aree rurali” moderato dal dott. Domenico Ranesi, direttore della Borsa Verde. “La
Provincia ha inteso puntare su forti manifestazione di promozione dei segmenti alternativi capaci di destagionalizzzare: la Borsa Verde per quello rurale, enogastronomico ed ambientale;
dalla prima
Va b e n e
così?
grado di un prestigioso sito patrimonio dell’umanità qual è Paestum. Non
bastano i templi eterni ed immobili.
Un sito UNESCO deve avere anche
altri parametri misurabili nei servizi
efficienti, nella pulizia dei luoghi, nel
contesto ambientale e culturale del
territorio. Per noi il contesto efficiente è fondamentale, ma è ora solo un
miraggio, per il nostro Sindaco tutto
va bene o andrà bene. Ci penserà insieme alla sua giunta e alla sua maggioranza. Se solo si decidesse a farci
sapere quale.
l’Expo Scuola per
quello scolastico; il
Festival del Fitness
…la Borsa del Turismo Archeologico”
afferma Angelo Villani ed invita la classe imprenditoriale a
raccogliere gli stimoli e di concretizzare in indotto le opportunità
create
dalla attività promozionale.
Luigi Cobellis sottolinea che con la
Borsa Verde Vallo
della Lucania si propone come comune capofila di un territorio aperto alle
nuove opportunità di sviluppo e quindi di crescita, nel pieno rispetto della
natura e delle tradizioni, patrimonio
prezioso della nostra storia.
Il 7 ottobre il ministro Luigi Nicolais,
giunto in visita, affronta il tema-rifiuti
in regione, proponendo sistemi industriali di ultima generazione tecnologica di lavorazione e distruzione dei rifiuti. Per salvare i piccoli comuni sostiene che bisogna puntare sulle aggregazioni garantendo la diffusione della
loro identità attraverso internet. Partecipa alla conferenza stampa di presentazione del Consorzio di Tutela e Valorizzazione degli Oli Dop Cilento, incontra i rappresentanti istituzionali presenti.
Presente anche la Fei, Federazione
Extralberghiera Italiana, con una delegazione federativa composta da consiglieri nazionali. Costituita lo scorso
18 settembre a Napoli presso il Palazzo Reale dalla volontà di nove associazioni di categoria regionali riunite per
rappresentare unitamente il comparto
ricettivo extralberghiero in Italia.
Un bilancio del workshop tra i 26 bayers ed i 120 sellers svoltosi sabato 7 lo
traccia Andrea Manzo, responsabile
dell’agenzia APM che cura per conto
della Provincia la logistica e l’organizzazione delle contrattazioni: i giapponesi sono interessati in particolare agli
itinerari enogastronomi, gli statunitensi alla gastronomia, i polacchi alle tariffe autunnali, invernali ed estive, i canadesi preferiscono gli hotel affacciati
sul mare. I buyers Cral, organizzando
gruppi di almeno trenta persone, prendono contatti con grandi alberghi di Palinuro, Ascea, Agropoli e Paestum.
In occasione del Premio Giornalistico
Nazionale “Cilento” il vice Presidente della Giunta regionale della Campania Antonio Valiante lancia la proposta di istituire, già dalla IV edizione
della BV, una sezione del Premio Cilento destinata alle testate locali “per-
ché vengano incentivate le energie di
giornalisti salernitani interessati a trasmettere all’esterno il vero volto del
Cilento”. Attacca la stampa locale perché “condizionata da logiche politiche,
con grave danno all’immagine del Cilento”.
Il convegno finale della III edizione
della Borsa Verde dei Territori Rurali
Europei ha come tema “Le politiche
regionali dell’U.E.: lo sviluppo rurale e
le nuove politiche di programmazione
dell’Unione”. Il sottosegretario Guido
Tampieri denuncia che l’80% dell’agricoltura italiana è in gravissima
difficoltà. Mette sott’accusa il divario
organizzativo con altri Paesi che “determina, per l’Italia, esportazioni complessivamente inferiori a quelle del
Belgio”. L’assessore provinciale Corrado Martinangelo lancia al sindaco
Luigi Cobellis la proposta dell’istituzione permanente, del Comitato Interregionale Campania-Basilicata propedeutico alla IV edizione. Comitato
composto da Parlamentari europei, Ministri, Regione, Provincia ed altre istituzioni coinvolte”.
Alfonso Andria si impegna a far sì che
venga inserito nella programmazione
europea del comparto agricolo
2007/2013, “un apposito strumento di
controllo affinché si evitino infiltrazioni malavitose nella gestione dei fondi
da destinare; pericolo esistente maggiormente nelle nostre regioni meridionali”. In anteprima la presentazione
della Carta dei Vini della Provincia di
Salerno, della istituita Enoteca Provinciale.
I visitatori, carichi di opuscoli, mappe,
cartine, riviste, attendono in massa le
navette un po’ timorosi di dover attendere delle ore, ma il servizio è rapido e
ben organizzato.
I dati: un incremento del 35%-40%
rispetto alla scorsa edizione nel volume delle contrattazioni, stimato in
15 milioni di euro. Affluenza: 28 mila
presenze.
Enza Marandino
Antonio Marino
Tel. 0828 962755 Fax 0828 962622
[email protected]
n°38 20 ottobre 2006
EBOLI
Parla il sindaco Martino Melchionda:“Non accetto minacce”
"La Baraldini non si tocca, pronto ad andare a casa"
Addio sogni di gloria, la Multiservizi non sarà terra
di conquista. A precisarlo è il sindaco Martino Melchionda: "Ho letto che la Consea sarebbe pronta a
vendere le quote. Ricordo a tutti gli ambiziosi "scalatori" (imprenditori, politici, e avvocati, ndr) che il
comune di Eboli ha un diritto di opzione sulla vendita. Quindi la Consea, se vuole, vende al comune. E
saremo noi a decidere il futuro della Multiservizi, a
stabilire le regole per un'eventuale altro bando". Polveri annacquate, inatteso choc per i politici interessati all'affare (contro Mauro Vastola, Margherita,
stava per nascere una cordata capeggiata dall'assessore provinciale Massimo Cariello, Rc). "Per me
sono chiacchiere- ribatte Melchionda-. Non credo
che la Consea sia intenzionata a mollare". Per buona
pace del presidente Vittorio Morrone, in contrasto
con l'a.d. Piero Scarafino. Sarà più facile la pace in
Medio Oriente che ritrovare a cena insieme Morrone, Scarafino e Melchionda: "Non entro nelle vicende tra socio pubblico e privato- mette le mani avanti il sindaco- La gestione della fiera e gli altri servizi sono di competenza della Multiservizi". Anche i
biglietti falsi distribuiti all'ingresso? “Sono chiarimenti che devono fare loro". E magari non a noi, ma
a qualche esponente delle forze dell'ordine. Multiservizi in vendita, Melchionda scuote la testa. Con il
decreto Bersani è saltato il grande affare. Il sindaco
sorride e ammette: "e certo, il pensiero che la Multiservizi potesse gestire i rifiuti ha stuzzicato parecchie menti imprenditoriali". E molte menti politiche,
aggiungiamo noi.
Piano regolatore, altra patata bollente. I comunisti
italiani accusano, ma cosa sta succedendo a Santa
Chiarella? "Nessuna variante al prg. Queste sono solo
fantasie gratuite. Chiedete ad Alfonso Del Vecchio,
non so di cosa parli" ribatte Melchionda. Altra tempesta in un bicchier d'acqua. Il partito pro Previti ha
chiesto la revoca della cittadinanza ebolitana a Silvia
Baraldini. Lei, uomo di sinistra, sindaco Ds, cosa
farà? "Un bel niente. Secondo il regolamento comu-
nale, spetta alla giunta decidere. E vi posso garantire che ora dobbiamo affrontare ben altri problemi rispetto alla Baraldini". Lo sa che se la sentono Bisogno e Cicalese lasceranno la maggioranza: "Adesso
basta, sono stanco di questi ricatti. Poltrone e incarichi, le trattative sono chiuse. Chi vuole stare nella
maggioranza, resta. I capricci dei singoli non m'interessano. Se un segretario di partito mi chiede di sostituire un assessore, lo farò (sfigato Vastola, ndr).
L'azzeramento della giunta non è prospettabile. O
governiamo o andiamo a casa. Ma chi farà cadere
questa giunta, dovrà risponderne agli elettori". Il Rubicone d'ottobre si chiama riequilibrio di bilancio:
"Chi non voterà, si dichiarerà automaticamente fuori
dal centrosinistra". Ma che Unione è con tutta questi
rifugiati politici del centrodestra? "Sono trasmigazioni comuni in tutta Italia. Non siamo gli unici. Chi
vuole fare il bene del paese, sta con noi", è l'annuncio kennediano di Martino Melchionda. A un anno e
mezzo dalla sua vittoria, a parte la nomina di Gian-
franco Masci a direttore generale, cosa avete fatto?
"Solo nell'ultimo mese abbiamo approvato lo spostamento del mercato settimanale, abbiamo liberalizzato la vendita dei negozi nel centro storico, tra poco
metteremo mano alla rotatoria di Santa Cecilia. La
vera novità sarà il bando per il nuovo piano spiagge.
Siamo pronti, la prossima sarà una grande estate". E'
vero che sta corteggiando i comunisti italiani? "E'
vero che gli ho proposto di tornare in maggioranza.
Sono usciti due giorni dopo la mia elezione (non appena vennero esclusi dalla giunta, ndr). Come sindaco Ds, apro le porte a tutte le forze di centrosinistra".
Anche ai socialisti di Conte? "Piano. Prima voglio
capire dove stanno, con chi stanno. Se restano nel
centrodestra, non sono io a escluderli dalla maggioranza". Se fanno come Antonio Cuomo, i socialisti di
Conte hanno buone possibilità di tornare nel centrosinistra. E di avere un assessore all'Infante. Melchionda non ha preclusioni. I socialisti nemmeno.
Francesco Faenza
Il popolo bue e lo sceicco del Dubai
Porto a largo di foce Sele: De Luca promette 10mila posti di lavoro
Tenetevi forte, è la notizia dell'anno. L'ha lanciata il
sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca: "Ebolitaniiii,
vi regalerò 10mila posti di lavoro. Investiremo nel
vostro mare 3000 miliardi in euro. Credete nel mio
progetto, sarà la svolta per il futuro". La sparata di
De Luca si chiama porto isola. E' una colata di cemento, con migliaia di navi a zonzo per il mare. Lo
scempio ambientale verrà costruito non-si-sa-quando, a due chilometri dalla costa ebolitana. Sarà una
muraglia cinese di fronte ai lidi di Campolongo. "A
Dubai, in Asia, lo stanno già costruendo" annuncia
lo sceicco De Luca. Per la serie, convinco l'uditorio
con una citazione internazionale. Sindaco cosmopolita. L'equivoco di De Luca è legato a un immaginario ottocentesco. Secoli fa, quando un parlamentare "scendeva" in provincia, credeva di parlare a un
gruppo di bifolchi vestiti a festa per l'occasione.
Qualunque cosa dicesse, la gente ascoltava e approvava. A sentire l'emiro De Luca, la sensazione tra gli
ebolitani è stata proprio questa. Durante il suo comizio alla festa dell'Unità, il granata sindaco avrà creduto di parlare al popolo bue. Sentite questa. E non
ridete: "con il porto isola- ha precisato De Lucaavrete un mare più pulito e una costa con più sabbia.
Questo porto isola ripascerà l'arenile. E non immaginate che sviluppo economico, quanti posti di lavoro". Gli ebolitani in ascolto hanno fatto la faccia
scettica. Esclusi gli immancabili damerini, che sorridono a prescindere, quasi tutti hanno strabuzzato
gli occhi. Un mare più pulito? Con centinaia di navi
da migliaia di tonnellate, un ponte lungo due chilometri, una babele di camion in giro per la litoranea? Ma mi faccia il piacere...direbbe Totò. All'onorevole De Luca vorremmo ricordare che siamo si,
nella terra delle bufale, ma l'anello al naso è una
pretesa demodè. Il sindaco zampillante di strampalate idee ha tirato fuori dal cilindro un altro asso
dalla manica: "I 3000 miliardi? Ce li darà la regione Campania". A quel punto, il presunto popolo bue
si è inbufalito di brutto. Ma st'emiro a chi la vuol
dare a bere? E' più facile, infatti, che Sgarbi sorrida alla Mussolini piuttosto che Bassolino sganci un
euro per De Luca. E non è finita. L'ultima sorpresa,
l'impatto ambientale. Per De Luca è quasi nullo:
"Non accadrà, prima di costruire il porto verificheremo se ci sarà il pericolo d'inquinamento". Musica
vecchia, canzone già sentita. Non da De Luca, ma
da altri diessini. Dalla discarica di Basso dell'Olmo non doveva colar una goccia di percolato. Si è
visto quello che è venuto fuori. Dal meno conosciuto Dubai, De Luca si è spostato a Valencia: "vedete cos'hanno fatto in Spagna, capirete il turismo del
futuro. Porteremo a Eboli l'architetto Santiago Calatrava. Capirete come creeremo migliaia di posti
di lavoro". Peccato che pochi minuti prima, il sindaco di Eboli, Martino Melchionda, abbia enfaticamente annunciato l'antitesi del porto isola: "siamo
pronti per il nuovo piano spiagge". Volando da Valencia a Dubai, De Luca ha bypassato clamorose
cattedrali nel deserto, come il porto di Gioia Tauro,
nonchè la fame concorrenziale di Napoli. A fine comizio, il sindaco sceicco ha messo le mani avanti:
"la nostra è solo una proposta". Il popolo bue ha tirato un sospiro di sollievo, ringraziando De Luca per
i trenta minuti di fumoso e onirico comizio.
Fra. Fae.
3
Ramona Bavassano
L'importanza
dell'Orientamento
all'essere o all'avere
Per gestire
una organizzazione é fondamentale
avere
chiara la
Mission
da perseguire, cioé definire gli
obiettivi e le caratteristiche strategiche e operative che orientano
il comportamento nel mondo e
danno senso all'organizzazione
stessa, differenziandola dalle
altre. Nella mia esperienza di consulente mi é spesso capitato di osservare che molte crisi derivano
dalla mancanza di una mission
chiara e condivisa da tutti i membri dell'organizzaazione, e dal
fatto che troppo spesso esiste un
orientamento all'avere piuttosto
che all'essere.
Viviamo in un tipo di società particolare, nella quale si affermano
sempre più esigenze qualitative di
vita(amicizia, amore, convivialità,
introspezione, creatività, autorealizzazione) e dove sono quanto
mai significative le conseguenze
della scelta mentale tra avere ed
essere.Erich Fromm, quasi trent'anni fa, già evidenziava che
"avere ed essere sono due modalità fondamentali dell'esperienza,
il rispettivo vigore delle quali determina le differenze tra i caratteri degli individui e i vari tipi di carattere sociale" In una dimensione macro-sociale, la differenza di
impostazione si rispecchia in una
società imperniata sulle cose
(avere) ed una società imperniata
sulle persone (essere). In particolare, "l'atteggiamento dell'avere è
caratteristico della società industriale occidentale, in cui la sete
di denaro, fama e potere è divenuta la tematica dominante della
vita". L'azienda-avere, allora, di
solito é molto centrata sul prodotto, tende a non reinvestire gli utili
ma ad acquisire beni di consumo
e a utilizzare le risorse umane
considerandole dei costi invece
che delle risorse. Anche i sentimenti vengono trasformati in
qualcosa da possedere, come
quando si dice "ho un problema"e
spesso sostantivi come lavoro e
prodotto prendono il posto dell'esperienza lavorativa e produttiva e vengono separati dall'uomo
diventando oggetti, innescando
circoli spessso viziosi e improduttivi. L'azienda-essere, al contrario, è quella centrata sull'uomo.
continua da pagina 15
SELE
n°38 20 ottobre 2006
Basso dell’Olmo: “Biagio Luongo sapeva”
Campagna - Come si avrà modo di leggere, l’Associazione “LiberaMente”
torna nuovamente alla carica, in modo
molto critico come sempre, del Sindaco e dell’Amministrazione Comunale
di Campagna. Un lunghissimo Manifesto affisso sui muri della Città in data
29 Settembre 2006. Un’opposizione nel
paese reale che si allarga a macchia
d’olio tra coloro che sono “contro”
l’amministrazione a prescindere, per
partito preso, quasi verrebbe da dire.
Non va bene nulla, ma non si citano
mai le tante cose che pure si stanno realizzando, i milioni di euro che pure si
stanno spendendo. Un’opposizione, comunque, che si sta trasformando in una
vera spina nel fianco di Biagio Luongo, che non può stare a guardare, ma
che, invece, a questo punto, ha l’obbligo di fare chiarezza, se ce n’è da fare,
di rispondere, unitamente alla sua maggioranza, altrimenti così facendo si avvalora ciò che i cosiddetti “denigratori”
scrivono a getto continuo.
Il tema principe in questo manifesto
è Basso dell’Olmo, problema serio, su
cui, però, a nessuno è consentito scherzare o speculare. Così iniziano i Soci
del Sodalizio di Via Starza del Quadrivio: “II nostro Sindaco, dopo solo tre
mesi dalla sua elezione già aveva saputo dalle Autorità competenti che la discarica regionale si sarebbe realizzata
a Basso dell'Olmo, ma aveva tenuto
tutto sotto silenzio, le carte chiuse nel
cassetto, per evitare che i bambini, pardon, i cittadini si preoccupassero. Dopo
solo un anno di silenzio, però, quando
il Commissariato ha divulgato la
"buona novella", il Sindaco è stato costretto a prendere posizione, si fa per
dire, visto che "il popolo”, a lui tanto
caro, aveva addirittura occupato l’Autostrada per protestare contro l'insediaDa Valva le notizie giungono in
redazione con una frequenza impressionante e, così, nel giro di
pochi giorni abbiamo appreso
che, dopo la chiusura di Villa
d’Ayala, di cui abbiamo già dato conto
nello scorso numero, c’è stata la chiusura dell’accorsato e centralissimo bar
‘Le dogane’ su disposizione del Pubblico Ministero Roberto Penna della Procura della Repubblica di Salerno.All’origine del provvedimento i rumori, presuntivamente molesti per il vicinato,
provenienti dal bar. Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Salerno ha, però, convalidato solo parzialmente la decisione della Procura e, nel
giro di soli tre o quattro giorni, ha permesso la riapertura del bar inibendo
alla clientela solo l’uso di un terrazzino
di fronte al bar stesso dove, durante la
stagione estiva, venivano posizionati i
tavolini per gli avventori. Sabato 7 ottobre la riapertura del bar e lunedì 9 la
chiusura della ‘casa famiglia’ “La Zatte-
mento produttivo promesso in campagna elettorale dal Presidente Bassolino
(chi non ricorda il comizio di chiusura
della campagna elettorale quando “don
Antonio” promise mare e monti a Campagna se si votava Biagio
Luongo…tanto lui aveva ventimila miliardi di fondi da spendere)”.
I campagnesi, “colpiti da tale apparizione miliardaria, risposero in massa,
votando il buon Biagio e dopo alcuni
mesi fu realizzato l’insediamento produttivo e maleodorante di Basso dell'Olmo”, eppure “il nostro Sindaco ci
aveva giurato che giammai Campagna
sarebbe stata individuata come sito di
discarica. Promessa da… marinaio, lui
già sapeva”.
Poi “visto che la discarica si sarebbe
comunque realizzata, il nostro Sindaco
aveva subito immaginato la nuova “difesa maginot”. Sarebbe stato Lui a
“spendere la sua immagine politica”
ovvero “avrebbe garantito che l’insediamento produttivo della monnezza
sarebbe stato realizzato a regola d’arte
e in quell’invaso si sarebbero sversati
solo fos e sovvalli, ovvero materiale
trattato. Purtroppo, anche questo non si
è realizzato. Infatti, invece, di fos e sovvalli, sono arrivati rifiuti tritovagliati in
una discarica, che tecnicamente è stata
realizzata per accogliere materiali diversi (fos e sovvalli), con le conseguenze che si registrano già da molti mesi.
Con buona pace di tutti oramai si registrano gli interventi della Procura della
Repubblica, perché una melma liquida
si riversa nel Fiume sele e un gravissimo inquinamento di tutte le matrici ambientali è in atto, con i "benefici" che
si possono registrare in tali situazioni”.
Sarcastica la continuazione: “Ma non
vi preoccupate, il buon Biagio ha comunicato alle Autorità il mancato fun-
zionamento e l’inquinamento procurato dai "cattivi" e ha pure dichiarato su
un giornale che era un disastro annunciato. Adesso possiamo stare tranquilli.
Altra promessa da marinaio”.
E si continua sulla tematica ambientale: “Altra difesa strenua annunciata
dal Sindaco è stata la bonifica dei Siti di
Basso dell'Olmo e di Carrabona. Il Sito
di Basso dell'Olmo, a distanza di nove
mesi dall'ultimo sversamento dei rifiuti, al di là di quello che scrivono politici, Commissario dei rifiuti e quant’altri,
fa registrare la seguente situazione: la
monnezza stipata nel sito è una vera
emergenza ambientale, i rifiuti sono
stati lasciati scoperti e a ogni minaccia
di pioggia tonnellate di percolato si riversano nel Fiume Sele, considerato
che le vasche di raccolta del percolato
realizzate si sono rivelate insufficienti
per raccogliere i "liquidi” provenienti
dalla "massa maleodorante"; non è stata
realizzata la ricopertura dei rifiuti con
materiali idonei (guaine impermeabili)
e con terreno; non è stato realizzato
l'impianto di captazione del biogas, che
permetterebbe almeno che tutte le sostanze maleodoranti non si riversino
nell'ambiente sotto forma di effluvi;
l’area della discarica è piena di uccellaci ed insetti, che rendono l'aria irrespirabile. II Sindaco, però, controlla, non
vi preoccupate, perché sicuramente
avrà da qualche parte rassicurazioni che
i lavori si faranno…, ma con calma per
piacere, anche perché a Napoli sono
molto interessati alle buche Puglietta”.
II Sindaco aveva promesso, che, “realizzando la discarica di Basso dell'Olmo, il Commissariato avrebbe bonificato il sito di Carrabona”. La realtà è
ben diversa, perchè “il sito non è stato
bonificato per mancanza di fondi e il
Comune di Campagna, per trecento
metri di terreno agricolo, da svariati
anni versa la modica cifra di curo
2.500,00 al mese a quel fortunato proprietario (canone da versarsi fino alla
completa bonifica del sito). Complimenti al proprietario di quel terreno,
che ha intelligentemente concluso il
contratto con il Comune di Campagna
e si starà sbellicando dalle risate, dopo
aver saputo che il Comune e il Commissariato non hanno i soldi per bonificare il sito”.
L’Associazione “LiberaMente”, comunque, invita il sindaco “a dichiarare
pubblicamente se quanto affermato corrisponde a verità” e chi è il beneficiario
dello “stipendio” di 2.500 Euro.
Si conclude con la “mancata promessa del Novembre 2005 (impegno di
Giunta di 100.000,00 Euro, sui
500.000,00 inviati dal Commissariato)
per la rimessa a posto della strada comunale-mulattiera Serradarce-Basso
dell'Olmo” e con la nota politica “verde
e ambientalista” sulle “5 Querce” di
Vallegrini, portata avanti dal Sindaco e
dal “verde Gennaro”, che sarà oggetto
di altro, ulteriore approfondimento.
Mario Onesti
ne mette in discussione la stessa
esistenza, l’attività culturale langue, riprende per i giovani la strada dell’emigrazione. Certo Valva
è sicuramente in buona compagnia, soprattutto nelle zone interne del
salernitano e del sud, dove intere comunità vedono compromessa perfino
la propria sopravvivenza. Ciò che intristisce è la incredibile miopia di alcuni
esponenti della classe dirigente di questi paesi, che, invece di guardare avanti
per costruire un nuovo futuro, sembrano sempre più intenti a piccole ed a
volte molto crudeli vendette personali. Essi sono per lo più dediti a una pratica politica vecchia di decenni e che
sembrava definitivamente sconfitta
dalla cosiddetta ‘stagione dei Sindaci’.
Quest’ultima è forse del tutto tramontata. C’è da sperare che quanto prima
al Sud inizi una stagione di cittadinanza
attiva e consapevole delle proprie capacità.
fili
La procura chiude “Le Dogane”
ra Satellite”.Anche in questo caso sembra che la disposizione sia arrivata dal
Tribunale per i Minorenni di Salerno.
Nella struttura, aperta alcuni anni fa per
volontà del Sindaco Michele Cuozzo e
nell’ambito dell’attività del Piano Sociale di Zona, erano ospitati alcuni ragazzi provenienti da famiglie ‘difficili’ di
Campagna, Serre ed Eboli. La responsabile della ‘casa famiglia’ ha provveduto, su richiesta sempre del Tribunale per
i Minorenni, a reperire una sistemazione provvisoria per i ragazzi presso una
struttura di Battipaglia ed in attesa di
trovare una soluzione definitiva in un
altro Comune dell’Alta Valle del Sele.
Se ciò dovesse avvenire in tempi brevi,
ne trarrebbero sicuramente giovamento i ragazzi che si erano quasi tutti ben
ambientati in un piccolo centro, dove
è più facile fraternizzare e fare amicizia.
Villa d’Ayala, il bar, la ‘casa famiglia’ non
sono episodi isolati e per di più anche
concentrati in un lasso di tempo brevissimo. Se si va indietro negli anni, dall’estate del 2001 ad oggi, a Valva tutti
ricordano la chiusura del Campo dell’Avventura del WWF, uno dei più interessanti e di successo dell’Italia Meridionale, la cessazione dell’attività di
ben due locali caratteristici e molto frequentati, nei quali si potevano gustare
i piatti della cucina del luogo, e la chiusura della Ludoteca Comunale, uno dei
fiori all’occhiello dell’amministrazione
Cuozzo. Il susseguirsi di questi episodi
da l’impressione di un paese in affanno, ripiegato su se stesso e che non riesce a darsi una prospettiva. Si chiudono i luoghi di aggregazione oppure se
n°38 20 ottobre 2006
ALBURNI
Il cordoglio per Giovanni Saponara
Seppe modernizzare l’economia e la società altavillese
Si è spento un sorriso di uno che aveva
intuito e coraggio. E’venuta meno una
delle colonne dell’economia e della società altavillese e non solo. Giovanni
Saponara, era presidente della locale
Banca di Credito Cooperativo, già
Cassa Rurale da poco più di ventiquattro anni. Di Altavilla Silentina e Calabritto, ma anche con centinaia di soci
fra Battipaglia e Pontecagnano. Imprenditore nel ramo della distribuzione dei prodotti petroliferi, Saponara
non continua per molti anni l’insegnamento delle lettere nelle scuole medie
che lascia nella prima metà degli anni
Novanta, per dedicarsi a tempo pieno
alla sua azienda per la distribuzione di
prodotti petroliferi ed all’istituto di credito che fondò nei primi anni Ottanta.
La Banca va bene, ed è fra le prime
della Campania per depositi e redditività. Altra sua passione è il calcio, culminata nella promozione in Eccellenza
della squadra che finanzia e dirigeva.
La sua attività non si è chiusa nel pe-
rimetro del territorio di Altavilla ma,
a capo della federazione regionale
delle ex Casse Rurali, ha investito, fra
il 1999 ed il 2004, tutta la Campania.
Era il 1982 quando diede vita alla
Banca di Altavilla Silentina. Il suo merito storico? “Convinse un paese ancora profondamente contadino e conservatore, refrattario a discorsi cooperativi, qual era Altavilla, a togliere i
soldi da sotto la mattonella e dagli uffici postali per metterli a disposizione
dello sviluppo economico”, testimonia
il vicesindaco Enzo Giardullo. Nel
2000 mette in moto una “fusione per
incorporazione” ed assorbe la più piccola banca di Calabritto. Ed è per questo che l’attuale vicepresidente vicario
è il calabrittano Gelsomino Viscido.
Sarà lui a guidare la banca fino al
2007, quando i soci torneranno a votare per scegliere il successore di Saponara..
“Conosceva il paese come pochi e
questo gli ha permesso di assecondare
un generale processo di crescita che
non ha conosciuto scossoni. E di lui
tutti si fidavano, tanto che riuscì a far
digerire alla base sociale quell’unificazione con la consorella di Calabritto che qualche perplessità l’aveva suscitata”, aggiunge l’avvocato Sabato
Di Lucia. Saponara gode di un prestigio naturale, così quandol'inchiesta
"Bufala connection" sfiorò la Banca,
prima ancora che il prosieguo delle indagini ne accertassero la completa
estraneità ai fatti delittuosi, nessuno,
ad Altavilla, si sognò di chiedergli
spiegazioni.
Pragmatico, non amava le cerimonie
e i grandi discorsi, ha incitato sempre
a fare da sé, senza attendere miracoli
dai politici locali o nazionali che fossero.
Era stato presidente della squadra di
calcio dell'Altavillese quando questa
disputò un paio di campionati in Eccellenza. Fu un’avventura che gli costò
parecchio, a cominciare dall’acquisto
del titolo per disputare il campionato.
Finì perché nel paese non c’era uno
stadio degno di questo nome e non era
possibile giocare su campi dove non
c’era posto nemmeno per gli spettatori. “E’un mezzo per far girare in nome
del paese. E così conosceranno le nostre imprese e i loro prodotti”, ripeteva sempre cercando l’ascolto, una
volta tanto, della classe politica. Che
non venne.
O re s t e M o t t o l a
Renato Josca non è più il vicesindaco di Albanella
Capezzuto l’ha dimissionato. “Con il suo accordo”, dice. C’è chi non ci crede
Fuori Josca e Mario Manzo e dentro
Roberto Russo e Teresa Vernieri. Così
Capezzuto ha lanciato la seconda fase
della sua amministrazione. E Verlotta?
Fuori anche lui, anche se lo era già
prima, si sfoga con un manifesto l’ormai ex assessore al turismo della comunità montana. L’ex e carismatico
primo cittadino Josca? E’ Oltreoceano,
al seguito di Lady Mastella. “Renato è
a New York al Columbus Day? Giuro,
l’ho saputo dopo che era partito. L’ira
di Giancarmine Verlotta? Si è sentito
delegittimato nel suo stesso paese. E’
umano che possa essersi arrabbiato ed
è andato un po’ sopra le riga. Anche se
a Roccadaspide lo avevano solo strumentalizzato”. Getta tonnellate di
acqua sul fuoco, peggio di un Canadair
ad agosto davanti ad un incendio sul
bosco più bello del Parco Nazionale,
Giuseppe Capezzuto, sindaco di Albanella. Lui difende l’idea che questo è
stato un rimpasto fine a se stesso e
senza alcun rapporto con eventi esterni legati soprattutto alla battaglia campale, in corso, per il controllo della comunità montana del Calore Salernitano. E che abbia voluto scrollarsi di
dosso l’ombra di Josca. Renato non è
più vicesindaco, ora c’è Vito Capozzoli. Josca non è uno qualsiasi ma colui
che ha voluto che Capezzuto diventasse sindaco. Siamo al parricidio politico?... “No. Macchè. Era già previsto
quando io stesso, dopo meno di un
mese, lo andai a pregare di assumere
la carica. Mi ricordo che andai a chie-
conserverà ancora le
deleghe sulle scuole.
Tutto bene allora?
Giancarmine Verlotta ha espresso il suo
disappunto perchè la
sua stessa maggioranza non l’ha sostenuto nella corsa a
presidente della comunità montana soprattutto nei confronti del “carissimo
amico” Josca (le virgolette sono nel maDa sinistra Roberto Russo, Renato Josca e Giuseppe Capezzuto
nifesto che ha fatto affiggere. “Il loro attegderglielo a Ponte Barizzo, dove lui aiu- glieri comunali ritenuti più vicini a
tava a curare animali presso una clini- Josca, e cioè Carmine Mauro e Anto- giamento rimane incomprensibile atca veterinaria. Doveva accompagnare nietta Cerruti siano rizelati. “Davvero? teso che con la loro scelta viene penala prima fase della nostra azione am- Io non ne ho contezza. Sono i nostri lizzato il nostro paese”, aggiunge. Verministrativa. Risolverci certi problemi. avversari che sostengono questa tesi. lotta si dice “umiliato” ed enumera le
Un incarico a termine. Era stato lui Sappiate che è fuori dalla realtà. La varie cariche di Josca: “vice sindaco,
stesso a chiederlo”. E’ un po’ attapira- maggioranza è salda. Antonietta Cer- consigliere provinciale, presidente del
to Josca, lo mormora tutta Albanella ruti è presidente del consiglio comu- Patto Territoriale, ecc. ecc.”... quasi a
“No, ma quando mai?”. Avete aspetta- nale e segue le politiche sociali”. Vito suggerire a Capezzuto di cominciare,
to che se andasse in America, alla sfi- Capozzoli è stato promosso a sindaco. come è avvenuto, ad alleggerirlo di
lata degli italoamericani. “E’ partito sa- “Era il più votato di Matinella. Conti- qualcuna. Sul melodrammatico la butbato, io le nomine le avevo già fatte nuerà ad occuparsi di turismo”. Gio- tano quelli del circolo “Intifada” di Rivenerdì”. Un bel modo per augurargli vanni Mazza ci aveva fatto un pensie- fondazione Comunista: “Giancarmine,
buon viaggio. “No. Completamente rino alla carica di numero due. Conti- nun chiagnere!”, gli dicono. E lo defifuoristrada. Poi Renato lo dimostrerà”. nuerà ad occuparsi dei lavori pubblici. niscono “Opportunista, onnivoro di caNon mi dirà che è stato lui a chieder- Le altre deleghe sono così ripartite: riche”. Opposto è il commento di Calo? “E’ più giusta così. Il 3 ottobre il Fabio Lanza, lavori pubblici e questio- pezzuto: “Giancarmine dice di sentirconsiglio di stato lo ha confermato de- ne giovanile; Teresa Vernieri, cultura si solo un portatore d’acqua. Lo capifinitivamente nella carica di consiglie- e pari opportunità; Geppino D’Angelo, sco. E’ capitato in una storia tutta sbare provinciale. Non aveva più necessi- bilancio e programmazione; Roberto gliata”. Ecco Capezzuto, è uno che
tà di mantenere quella posizione pres- Russo, sicurezza e manutenzione ur- nun chiagne... e...
O re s t e M o t t o l a
so il comune”. Si dice che i due consi- bana. Anche l’uscente Mario Manzo
5
Comunità montana Alburni
Approvato il bilancio
Crisi Comunità Montana Alburni: il
funzionario prefettizio approva il
Bilancio, intanto il Tar respinge la richiesta di sospensione del commissariamento. Dopo il rischio dissesto l’Ente è salvo. Il commissario
Raffaele Cannizzaro ha rimarginato la crepa economica nell’arco di
un mese e mezzo. La svolta lunedì
due ottobre, quando sono stati riconosciuti i tre debiti fuori bilancio, per una somma totale di circa
500mila euro. I debiti saranno pagati attraverso la sospensione per tre
anni dei trasferimenti ai Comuni,
legge 285 del ’79, e la riduzione
delle indennità di carica, pari al 75%
fino al 2008 e al 50% dal 2009. Non
corrono nessun rischio i dipendenti che usufruiscono della legge 285.
Gli stessi, infatti, originariamente
collocati dalla comunità montana,
lavorano oggi in pianta stabile presso sei sedi comunali: Postiglione,
Aquara, Petina, Serre, Sicignano e
Castelcivita. Seppure la 285 copre
ognuno e annualmente di circa
11mila euro, questi risultano comunque insufficienti. Come sempre, quindi, sarà l’Ente Comune a
pagare gli stipendi. Per uno stipendio che viene uno se ne va. Ridotte le indennità a presidente ed assessori.
Altavilla/Albanella
Chi differenzia meglio?
“Da noi costa meno e funziona
di più”, dice Giuseppe Capezzuto. Albanella non ci sta a
farsi sottrarre dalla vicina Altavilla il primato della raccolta
differenziata. “E poi noi abbiamo anche istituito un’oasi naturale comunale, bosco Camerine”, rincara. E’ dal 2001 ad
Albanella si fa la raccolta differenziata. Altavilla ha cominciato due anni dopo. Notevoli i
vantaggi economici, dice il sindaco, perché gli albanellesi pagano 81 centesimi a mq per le
abitazioni civili: inoltre lavorano nel servizio dieci giovani. E
sul bilancio comunale il servizio pesa la metà di quanto
costa agli altavillesi. Che ribattono con una maggiore occupazione nel settore. Al di là
dei primati, buoni solo per esibirli sui giornali, resta il dato di
fatto di due comuni dove la
gente in questi giorni respira e
non si vergogna dei propri amministratori. Di questi tempi è
una gran cosa.
(Or.Mo)
AGROPOLI
n°38 20 ottobre 2006
Domini e opposizione, prove di disaccordo
“ C o n qu e s t a m i n o r a n z a n e s s u n a c o l l a b o r a z i o n e ! ”
Ultima seduta del Consiglio Comunale. Domini battibecca con i consiglieri
dell’opposizione, li accusa di ostruzionismo: “Io dialogo solo con la mia
maggioranza, e non intendo avere alcuna forma di collaborazione con il
centro-destra”. Una maggioranza e
un’opposizione mai così lontane.
L’ultimo consiglio comunale, più concitato del solito, inizia con l’annuncio
dei preliminari all’ordine del giorno riguardante la discussione sulla salvaguardia degli equilibri e dei debiti fuori
bilancio. Mario Capo chiede che la procedura di discussione e di voto subisca
una variazione: “Non si può salvaguardare l’equilibrio di bilancio se prima
non vengono riconosciute le posizioni
debitorie.” Ne scaturisce un’inedita di-
vergenza tecnica tra la segreteria
comunale che avalla la richiesta
di Capo, e il ragioniere De Martino, che rivendica la regolarità
della procedura richiesta. Il sindaco Domini mette ai voti la sospensione momentanea del Consiglio
per consentire alle “parti in causa”
un accordo che consenta al consiglio di trattare l’O.d.G. La maggioranza vota per la ripresa immediata dei lavori.
Ed ecco arrivare lo scambio di accuse tra il sindaco e opposizione:
Domini conclude il suo intervento dichiarando che mai chiederà la collaborazione di coloro che si contrappongono alla sua amministrazione e
Capo controbatte dicendo che Domini
stesso, sta già governando con i voti
dell’opposizione. Infatti, Paolo Serra,
che oggi sostiene Domini dopo l’uscita della Margherita dalla maggioranza,
è stato eletto con i voti di Alleanza Na-
zionale e Forza Italia.
Capo, ritornando in merito all’ordine del giorno, sottolinea:
“Ci sono debiti maturati dal
2004 ad oggi per 978.000 euro
per le sole spese legali, sulla natura delle stesse gravano ancora molti dubbi”.
E poi conclude: “Al contrario
del sindaco, noi dell’opposizione abbiamo più volte dimostrato di essere disponibili a collaborare per il bene della città”Capo prosegue- “Purtroppo la
nostra disponibilità si scontra
con l’arroganza del primo cittadino,
che in questo consiglio ha compromesso una possibilità di dialogo.”
Daniela De Martino
La storia di Francesco Taddeo, padre coraggio
“Mio figlio si è sacrificato per la salute di tutti”
Ha un figlio poliomielitico Francesco
Taddeo, ma non per questo si piange
addosso. E’ orgoglioso del sacrificio di
suo figlio che ha permesso a tanti altri
bambini di star bene. Dieci anni fa,
Francesco fu sottoposto a vaccinazione
antipolio col Sabin (virus attenuato) e,
anomalia della sorte, contrasse la poliomielite (1 caso su166 mila). 20 giorni di febbre, spossatezza, immobilizzazione della parte destra del corpo ed
ecco che comincia il calvario da un
ospedale ad un altro (Vallo, Bambin
Gesù di Roma). Tutti dicevano che non
era colpa del vaccino. Ma poi il dubbio, che consumava soprattutto sua
moglie, ha allarmato i medici, e sono
partiti i controlli. Infine, la verità è stata
chiara a tutti. “Ed io ho cominciato la
mia guerra personale per poter debellare una malattia che colpisce a caso –
afferma il signor Francesco – Nel ’99,
dopo tre anni, non si sapeva se potevo
avere un indennizzo. Mi incatenai davanti all’Asl di Vallo per cinque giorni.
L’assessorato regionale mi assicurò il
suo intervento. Rosi Bindi, l’allora ministro della salute, cambiò il vaccino
col Salk. I giornali ne parlarono a livello nazionale ed ebbi l’opportunità
di condividere il mio problema con
centinaia di persone, in tutta Italia”.
Dopo l’episodio del ’99 ebbe tutte le
accortezze e l’Asl Sa3 si fece carico di
tutte le spese. “Facevo curare mio figlio nei migliori centri specializzati e
sceglievo anche le terapie, senza gravare sullo Stato con spese maggiorate”. Per esempio, una di delle terapie
più efficaci, sia sotto l’aspetto fisico
che psicologico, è il nuoto. Vincenzo,
gennaio del 2006 viene dimesso. Il si- che stanno bene”. Con l’operazione c’è
gnor Taddeo prepara i documenti per il stato l’allungamento dell’arto ma, a lirimborso che gli viene respinto perché vello muscolare non c’è stato il pieno
la legge non prevede questo tipo di as- recupero motorio.
sistenza. Gli rispondono che chi ha “Speriamo nella ricerca scientifica,
concesso prima di lui ha commesso nelle cellule staminali e non scordiareato. La “guerra” continua!
mo che mio figlio è un eroe”. ConcluLa settimana scorsa Francesco Taddeo de padre coraggio.
si è incatenato di nuovo presso gli uf- Sull’altare della scienza è stata contratfici dell’Asl di Capaccio ed ha minac- ta la malattia e, ora, solo la ricerca può
ciato di farsi saltare in aria se non rice- restituire al giovane eroe, almeno in
veva attenzione (aveva una cipolla parte, una vita serena. In attesa, almesotto la camicia). Il Direttore Genera- no delle cure se ne faccia carico lo
le ha promesso un rimborso totale di Stato.
tutte le spese sostenute quest’anno ma
G i n a C h i a c c h i a ro
intanto, il padre di VinI vaccini, oggi, sono sicuri?
cenzo si è preso una deContro le vaccinazioni lo Stato, ha combatnuncia da parte dei caratuto una guerra.
binieri locali. Ma lui è seI danneggiati dai vaccini sono i caduti di quereno: “Sono fiducioso e
sta guerra.
sto aspettando che la seI feriti e i morti di questa guerra non l’hangreteria di Saracino si
no scelta.
metta in contatto con
Sono coloro che ne porteranno i segni affinme”. Intanto, la gente è
ché tutti gli altri ne escano immuni.
assente di fronte a queste
Meritano il più alto riconoscimento al valoproblematiche, si disintere civile.
ressa, pensa che sia un
Devono ricevere un risarcimento per i
fatto personale e, forse,
danni ricevuti.
non ha ancora capito che,
I genitori hanno il diritto di essere informati
se nel ’99 non mi incatesu tutto ciò che il vaccino può provocare.
navo, probabilmente anDevono essere informati sul vaccino altercora oggi, ci sarebbero
nativo più sicuro, anche se a pagamento.
stati decine di casi di poI medici dovevano visitare prima di sommiliomielite per colpa di un
nistrare.
vaccino inadatto. Se oggi
I genitori hanno il diritto di curare il proprio
si vaccina col Salk è grafiglio nel miglior modo possibile.
zie a me. Mio figlio e tutti
Chi è responsabile dei danni deve pagare
coloro che hanno subito
per le cure anche private.
questa guerra sono il baIl cittadino ha il diritto di ricevere giustizia
stoncino corto, è il prezin tempi ragionevoli.
zo pagato per tutti coloro
L
in piscina, con la sua fisioterapista faceva nuoto riabilitativo, si divertiva gareggiando e giocando con la sua istruttrice. L’acqua è l’habitat in cui la sua
disabilità è annullata e non voleva abbandonarla nemmeno a fine lezione.
Allora perché negargliela?
“C’è un’incongruenza, - lamenta Francesco, - con i direttori sanitari Logatto
e Furcolo non ho avuto problemi e tutte
le spese mi sono state pagate (centro
specializzato, terapie, spese di viaggio
e di soggiorno). Con Saracino, l’attuale direttore generale, le cose sono cambiate e di tutte le spese sostenute, dal
primo gennaio 2006, non ho ricevuto
ancora un soldo. Mi è stato detto che
la legge non prevede questi rimborsi”.
Il 26 dicembre del 2005, Vincenzo
parte per un centro specializzato del
nord Italia, a Lecco. Il 30 dicembre
Vincenzo viene operato per l’allungamento delle ossa della gamba, il 19
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S
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n°38 20 ottobre 2006
CALORE
7
Anna Desimone, una donna tra due fuochi
Passaro vince su tutta la linea:
La segretaria della C.M. arbitro sul campo di battaglia “Ho solo rispettato il regolamento ”
consapevole dei doveri e rispettosa dei ruoli
“Dite a Scandizzo che il cambio del
lucchetto si è rivelato necessario a
causa del rifiuto da parte di Donato De
Rosa a voler effettuare il passaggio
delle consegne” così manda a dire
Mario Miano. Ed usa un amico comune. Ed è proprio questo quello che volevo segnalare: quando si arriva ad un
punto di non ritorno nei rapporti istituzionali e personali, le conseguenze ricadono, oltre che sulle persone, anche
sulle istituzioni che dal confronto escono con le ossa rotte.
Le responsabilità sono note e non vale
la pene ripetersi, ma resta l’amaro in
bocca per la caduta di stile e di realismo da una parte e per la prova di forza
dall’altra che ha posto le basi per ulteriori, e sempre più imprevedibili, ripercussioni sull’immagine di un ente che,
nell’immaginario collettivo, “galleggia” tra la considerazione che è un carrozzone politico e un ufficio di collocamento per chi vi presta la sua opera lavorativa: “comodità montana” è un
neologismo molto in voga alle nostre
latitudini.
Ed è proprio del personale che vale
pena occuparsi in questa fase d’interregno o di limbo istituzionale dove a
farla da padrone è la giustizia amministrativa.
Sono in molti che si sono chiusi nelle
loro stanze ed evitano contatti con
nuovi e vecchi assessori che girano al
primo piano dell’ente.
Paolo Paolino e Giancarmine Verlotta
sono, quasi quotidianamente alla ricerca di “carte” da ardere sull’altare della
giustizia amministrativa. Dall’altra
parte, è il consigliere Gabriele Iuliano
che “regge” le redini degli aspetti legali della vicenda.
In mezzo al fuoco incrociato si trova
Anna Desimone, la segretaria. È su di
lei che ricade la responsabilità di gestire il ricambio “forzato” al vertice dell’ente. È lei ad essere strattonata in ogni
direzione da uomini che sono alla ricerca di ogni appiglio per ingrossare il
carné delle polemiche che andranno
tradotte in ricorsi e diffide.
Immagino che ne abbia collezionate
parecchie, in questi ultimi tempi, la segretaria. Chi avrà la meglio nella guerra delle “Cesine”, dovrà tener conto che
è stata l’unica a mantenere la barra dritta al centro della ragionevolezza, consapevole dei suoi doveri rispettosa del
ruolo di ognuno.
Chi si ergerà vincitore dalle macerie
istituzionali dovrà essere capace di dialogare, senza riserve, con chi ha perso
per ricostruire, su nuove basi, un
mondo di rapporti spezzato dalla guerra senza quartiere scatenatasi molto
tempo fa e guerreggiata per più di tre
lustri con cambi di fronti e con incur-
sioni spregiudicate anche nella vita privata dei protagonisti della vita pubblica della Valle del Calore.
Anche la “guerra dei cento anni” finì
con una pace. Figuriamoci se non può
esserci pace in un luogo dove è difficile trovare il quarto uomo per giocare
una partita al tressette.
Bartolo Scandizzo
Era tempo che non si sentiva Ernesto Passaro l’uomo che “si
spezza ma non si piega”. Ex sindaco di Giungano e, per volere di
Donato De Rosa e dell’ex maggioranza, presidente del consiglio
della comunità montana Calore
Salernitano.
“Leggo attentamente il vostro
giornale. Si parla spesso di me
senza mai sentirmi in prima persona. Spero che sabato darete
conto di quanto è successo stamattina (il 10 ottobre 2006 ndr)
in Comunità Montana.”
È ovvio che ne daremo notizia,
anzi, se lo ritiene opportuno, potremmo anche parlarne direttamente.
L’appuntamento è per la serata dello
stesso giorno.
Ed eccolo al telefono:
“Sono un uomo di buon senso e rispettoso delle leggi. Ho agito in piena
autonomia e legittimità nel rispetto
delle ordinanze del Tar e, anche, della
diffida del signor Prefetto.”
Ci piacerebbe farle un’intervista su quanto è accaduto ...
“Parlerò a conclusione dell’intera vicenda quando sarà libero da cariche
istituzionali.”
Quali sono i prossimi passi del
presidente del Consiglio dimissionario?
“Oggi (martedì 10 ottobre) sono stato
chiamato dalla segretaria dell’ente,
Anna Desimone, per ottemperare alla disposizione del Tar
che sospendeva gli effetti del
consiglio irregolarmente tenutosi il 29 settembre ed ho rinviato a data da destinarsi il
consiglio convocato per oggi.”
Dopo il rinvio cosa succederà. Che tempi ci si
deve aspettare per la
definizione della crisi?
“Il 27 di ottobre, il Tar si pronuncerà nel merito del ricorso
di Giuseppe Bruno. Dopo di
che adotterò le decisioni in
base al regolamento dell’ente
A Mario Serra il premio “Marrama” 2006
Il quotidiano “Il Denaro” ogni anno premia 10 giovani imprenditori
Mario Serra, con la sua “Magna Graecia” è tra i vincitori 2006
del premio Marrama. “La mediocrità non conosce nulla di più
alto di sé, ma il talento riconosce il genio all'istante”. Questa
frase di sir Arthur Conan Doyle, padre dell’investigatore Sherlock Holmes può forse meglio far comprendere il senso delle
sue innumerevoli attività.
Editore ed operatore culturale, polemista e studioso, è difficile
racchiudere in una sola aggettivazione le sue innumerevoli attività. A lui, come editore, fanno capo due pubblicazioni: “La
collina degli ulivi”,di ambito strettamente locale, e “Archeonews” , che si occupa dei risvolti economici dell’attività archeologica. La vendita on line di tutto ciò che serve agli archeologi
è il vero “core business” del giovane imprenditore di Albanella.
L’iniziativa è dedicata, non a caso, a Roberto Marrama, uomo
illuminato di grande personalità scientifica e umana, eminente
giurista, studioso attento e profondamente interessato alla formazione dei giovani. E i giovani sono i veri protagonisti ai quali
viene offerta una vetrina, l’occasione di svoltare e costruire il
proprio destino, il premio per essersi impegnati per lo sviluppo
della propria terra.
Per i dieci vincitori è prevista la pubblicazione di un profilo
della loro impresa in un volume nella collana editoriale I Talenti del Mezzogiorno, che sarà distribuito in 15.000 copie insieme
al quotidiano il Denaro.
Per Adriano Giannola, presidente dell’Istituto Banco di Napo-
li-Fondazione,
il
Premio è una risposta spontanea dei
giovani imprenditori
e ricercatori di un
Mezzogiorno che ha
visto 18.000 giovani
laureati partiti per il
Nord, l’anno scorso,
dalla sola Campania. “I casi premiati
mostrano una notevole reattività da
parte di giovani leve
che ci hanno spesso
sorpreso per l’originalità e la caparbietà con cui hanno
portate avanti le loro
idee”.
E oggi questo entusiasmo sembra profondersi nei tantissimi giovani che hanno scelto in passato e ancora
oggi possono sceglier di approfittare di questa opportunità, facile da cogliere, per farsi conoscere e per raccontare la propria storia e aprire le porte a un futuro
di successi.
e avrò solo le mie convinzioni come
bussola.”
Passaro è l’uomo che ha sfidato la forza
di gravità della politica e ha tenuto sospeso in un limbo la presidenza De
Rosa attaccandosi ad ogni “appiglio” regolamentare utile. Ha subito attacchi
violenti e rabbiosi che si sono librati
nell’aria nella sala del consiglio tenutosi nonostante il rinvio imposto dal Tar
a cui aveva dato immediatamente
corso. Ed è stato proprio il Tar a dargli
ragione decretando la sospensiva su
quanto deciso nel consiglio “abusivo”
del 29 settembre che vedeva salire alla
presidenza il “signor Mario Miano”
(così lo ha chiamato nel corso del colloquio) sostenuto da 31 consiglieri che
hanno posto in essere un vero e proprio ammutinamento nei suoi confronti revocandogli, seduta stante, la carica
di presidente.
Il pallino ritorna nelle sue mani e lo
terrà ben stretto godendosi una vittoria che lo riabilita, se non agli occhi dei
suoi detrattori, almeno nella considerazione degli addetti ai lavori che hanno
sempre storto il naso (anche qualcuno vicino a lui) di fronte alle decisioni
assunte negli ultimi quattro mesi.
Un ente in balia degli avvocati.
I dipendenti ritirati negli “affranti” più
lontani dal piano del potere per evitare “incontri ravvicinati” compromettenti con l’una o l’altra parte in attesa
di capire chi e, soprattutto, quando prevarrà.
I cittadini, disorientati, s’interrogano
sulla effettiva utilità dell’esistenza di un
ente giudicato inutile.
Intanto Ernesto Passaro dichiara:“non
ho chiavi, non ho stanze né scrivanie.
Farò il mio dovere fino in fondo. Poi mi
farò da parte perchè so bene che questa maggioranza non è la mia. Ho fatto
il funzionario per lungo tempo e il sindaco per nove anni. Sono forte solo del
rispetto ossequioso delle leggi e delle
istituzioni.”
biesse
DIANO
n°38 20 ottobre 2006
Politici e cittadini divisi dalla questione lucana
La popolazione è pronta a lasciare la Campania, i politici sono scettici Errori terapeutici e
rischi per i pazienti
E’ tornata in auge una questione di cui guardare anche i bacini elettorali e di della cosa pubblica.
avevamo già dibattuto su queste pagine: la necessità di affermare un’identità che si possa consolidare come nuova
realtà lucana o come emblema propositivo della regione Campania. I fronti sono ben delineati: da una parte, troviamo la presenza dei cittadini, disposti al superamento dell’attuale sistema
di valori per cercare di predisporre una
serie di interventi che assolvano all’affermazione di profili ed orizzonti prodighi di novità e risorse; dall’altra,
l’ostilità dei sindaci, dei consiglieri e
degli assessori provinciali, che intendono affermare le ragioni di un dialogo interno agli enti locali e territoriali
campani. Proviamo a leggere questo
confronto nell’ottica dell’analisi politica: la popolazione, che è chiamata ad
esprimere un giudizio elettorale di rilievo sui suoi rappresentanti, esprime
un dissenso verso le logiche della politica regionale e provinciale da tradurre nell’annessione alla Basilicata, atta
a rinnovare il gruppo dirigente. La
classe istituzionale non è intenzionata
a scegliere una rotta alternativa rispetto alla direzione assunta in materia politica, il che permetterebbe di salva-
preservare i posti di comando. Ma ciò
che non è stato ancora perentoriamente postulato è un altro dubbio: l’attivazione di comitati pro-Lucania, nata
dalla volontà dei cittadini, non può essere letta come un segnale di ristrutturazione del vecchio sistema di valori
politici? E’quindi possibile un ricambio generazionale nel contesto istituzionale? L’impatto dei gruppi d’azione sono perlomeno degni di nota, riflettono l’ambizione di un rinnovamento che i nostri governanti, negli ultimi tre lustri, non hanno rammentato.
Il senso della partecipazione, del risveglio d’interesse per la politica, a maggior ragione con siffatta iniziativa, non
è altro che la traccia apodittica di un
confine ignoto: la capacità di saper
parlare, con chiarezza, a tutti i ceti sociali. Di fronte a ciò, tutti i nostri politici falliscono nel loro ruolo: non trovano mai le intese (che dovrebbero trascendere il colore politico), osteggiano
le iniziative che partono dai giovani (e
quando esse prendono il via, i politici
tendono ad appropriarsi dei relativi
meriti), non difendono il dovere della
trasparenza nella delicata gestione
Spesso possono travalicare il confine
romanzesco le figure dei personaggi di
Silone, le quali rasentano l’espressione di un’ironia agrodolce, mediata
dalla sopraffazione che i cittadini pagano di fronte ai loro politici. Eppure,
il Vallo di Diano consta di quattro rappresentanti provinciali, tre dei quali figurano in giunta. Ciò presupporrebbe
la vitalità del confronto politico, dietro al quale stanno nascendo altri interlocutori attenti alla configurazione
di obiettivi oculati. Invece assistiamo
alla morte di un gruppo politico, che è
poi la scomparsa di ogni presunta speranza di crescita. A questo punto, ben
vengano i gruppi d’azione locali (guidati da due donne, Liliana Ferzola e
Tiziana Bove Ferrigno), che sanno organizzare confronti e che evitano l’orrida pratica della politica politicante.
E non ci interessa la genesi o il colore
dell’iniziativa: ci basta sapere che
l’impegno sia proficuo, in quanto nato
dalla gente, dall’ultima traccia nitida
e cristallina di un complesso di valori
decaduto assieme ai suoi vecchi e superati fautori.
Carmine Marino
I resti dei compagni di Pisacane non trovano ancora pace
"Salviamo le ossa dei caduti, sono conservate nei cartoni. E' uno schiaffo alla
storia, ridiamo onore a chi ha combattuto accanto a un patriota come Carlo
Pisacane". Le ossa in questione non
sono dei Trecento giovani e forti, ma
"solo" di cinquanta liberali che trovarono la morte per abbracciare l'idea
di Carlo Pisacane: l'Italia indipendente. A lanciare l'appello per l'ossario
è Paolo Garofalo, fotografo ebolitano
e vicepresidente dell'associazione
1857: "Le ossa sono conservate in alcuni cartoni, in pessimo stato, all'interno della chiesa Maria Santissima
Annunziata di Padula". Un bando per
costruire l'ossario è stato già effettuato, spiega Garofalo: "sono passati
quasi trent'anni, però. Tra appalti e subappalti, i lavori non sono mai finiti".
L'associazione 1857 promuove iniziative legate a Carlo Pisacane. In passato si è resa già famosa per alcune
polemiche: "la spigolatrice non è di
Sapri, ma di Torraca. Abbiamo le
prove, possiamo dimostrarlo" giura
Garofalo (nella foto), sovrastato da
una gigantografia di Pisacane. La verità? "Lo sbarco non avvenne a Sapri,
ma a Vibonati". Garofalo stuzzica, a
Sapri rischia la gogna vecchio stampo. "Una verità storica precisa non c'è.
Ebbene che tutti si convincano di que-
sto" riparte più diplomatico il fotografo appassionato di Pisacane. Parliamo dell'ossario, almeno
su quello non c'è guerra
di quartiere: "Abbiamo
coinvolto il sindaco di Padula, il dottor Giovanni
Alliegro. Lui è con noi.
Anche il presidente della
provincia di Salerno, Angelo Villani, è pronto a
schierarsi per costruire
questo ossario". Negli
anni sono cambiate le amministrazioni. E pare
anche le ditte che si erano
aggiudicato l'appalto. La
vicenda si sta prolungando da sei lustri, roba da
mettere in imbarazzo le
aziende impegnate sulla Salerno-Reggio Calabria. "L'assessore provinciale Arenare ci ha promesso di darci una
mano". Ma nonostante il grande schieramento di politici, l'ossario per i patrioti di Pisacane stenta a vedere la
luce che indica la fine del tunnel.
"Spero che l'anno prossimo, 150esimo
anniversario dello sbarco di Pisacane,
possa diventare anche la data di inaugurazione dell'ossario". Garofalo ci
crede.
E rilancia la questione a livello provinciale. Per l'occasione, sempre l'anno prossimo, bandirà un premio artistico-nazionale: "La strada dei 300".
Di quale strada parla? "Della via di
collegamento tra Vibonati e Sanza. Su
quella strada è stato versato sangue
patriota. Siamo in debito per chi ha
lottato per l'Italia libera dallo straniero. Per questo ci aspettiamo uno scatto d'orgoglio dalle istituzioni ma
anche dai cittadini".
Fra. Fae
Seppur non auspicabile, anche in terapia
esiste la possibilità
di un errore; è stato
proprio definito errore di terapia ogni
evento avverso, indesiderabile, non intenzionale, prevedibile che può causare o portare ad un uso inappropriato
del farmaco o ad un pericolo per il paziente. Un errore in terapia può essere dovuto ad errore di prescrizione, di
allestimento, dispensazione, distribuzione, somministrazione... Da uno studio
condotto nel Regno Unito è emerso
che più della metà degli eventi registrati risulta dovuta ad errori legati all'uso
di farmaci e ad una gestione clinica in
reparto non corretta. Ecco un esempio:
ad un bambino di due anni d'età è stata
provocata epatite acuta a causa di una
somministrazione ripetuta per 4 giorni
di 1g/die di paracetamolo. In Italia, nell'ambito delle attività attivate dal Ministero della Salute in tema di Qualità dei
Servizi Sanitari è stata istituita una
Commissione Tecnica sul rischio clinico avente come finalità lo studio della
prevalenza e delle cause del rischio clinico, la formulazione d'indicazioni generali e l'individuazione di tecniche per la
riduzione e gestione del problema. Le
stesse aziende farmaceutiche per richiedere la registrazione e la commercializzazione di un farmaco devono preparare un "Medications erros" ovvero una
relazione su tutte le potenziali fonti di
errori derivanti dall'utilizzo di quel medicinale, ad esempio: è importante che
il nome scelto per il medicinale venga
scelto in modo tale da non creare problemi di salute pubblica e più in particolare potenziali rischi di sicurezza: ad
esempio per confusione tra Reminyl
(autorizzata per alcune forme di malattia di Alzheimer) e Amaryl (ipoglicemizzante orale) è stato utilizzato quest'ultimo al posto del primo determinando
episodi gravi di ipoglicemie e decessi;la
presentazione del prodotto deve essere chiara in modo tale da non indurre
confusione nei dosaggi, ad esempio una
stessa forma farmaceutica ma con dosaggi diversi per adulti e bambini rischia
di esporre gli adulti a dosi inferiori ed i
bambini a sovradosaggio; particolare
attenzione nella somministrazione della
dose per quanto riguarda i farmaci a
stretto margine terapeutico. Ricordiamo che un adeguato monitoraggio degli
eventi avversi legati ad un uso improprio dei farmaci e la successiva valutazione degli stessi nell'ambito della farmacovigilanza possono permettere
l'adozione di misure preventive finalizzate a minimizzare il rischio per il paziente.
Alberto Di Muria
[email protected]
n°38 20 ottobre 2006
CAPACCIO
“O si cambia o si muore” intanto si tira a campare
E gli assessori si fanno in quattro per resistere
Dialogare con Enzo Sica è piacevole,
soprattutto se lo si fa in una fresca serata di un autunno che ci regala sprazzi di primavera. Il sorriso è sempre affabile, l’atteggiamento è confidenziale e, come consuetudine, dimostra tranquillità sulla situazione politica che lo
accerchia da un anno e forse più.
“Ieri sera (venerdì 6 ottobre ndr) abbiamo chiuso l’accordo di maggioranza per il proseguimento dell’esperienza di governo. Sarà sostituito l’assessore esterno (Rosario Catarozzi) e nominato un altro esterno al suo posto. Ti
assicuro che abbiamo anche avuto assicurazioni dal Generale Iucci (commissario per la gestione dei rifiuti in
Campania) che il sito per lo smaltimento dell’umido è già pronto a ricevere
quello raccolto a Capaccio con buona
pace di Tonino Scala.”
Anche An con Luciano Farro e Luigi
Barlotti si è convinta della bontà
della soluzione?
“Sì. Daremo soddisfazione al gruppo
di An sul piano programmatico e tenteremo di coinvolgere la parte più responsabile dell’opposizione sulle scelte strategiche che andremo a fare: sul
Puc e piano spiagge.”
Certo, dal “O si cambia o si muore!”
di recente conio, al tirare a campare di
andreottiana memoria passa un bel po’
e, pertanto, non sarà facile far digerire
il tutto a Farro e “camerati” che sul
cambio di marcia e di uomini avevano
investito molta della propria
credibilità e del credito accumulato dalle elezioni ad oggi.
Allo stesso tempo, dovrà essere molto sostanziosa la contropartita in termini di concessioni programmatiche per
convincere qualcuno della minoranza a fare buon viso al
cattivo gioco: non è successo
niente. Avanti con gli stessi
uomini sfiduciati con un pubblico documento anche dai
consiglieri di Fi.
Sul piano programmatico, si
avvicina la data del 16 ottobre
prevista per l’avvio della raccolta differenziata e con il
piano d’informazione ai cittadini che sarà guidato dal sindaco in persona: “ho in agenda oltre quaranta incontri per
ai cittadini il come il quando e il perchè
è indispensabile fare un po’ di sacrifici per raggiungere l’obiettivo che tutti
invocano: ridurre i costi della raccolta
ed evitare l’eterna crisi che attanaglia,
puntualmente, le nostre estati.”
Il sindaco, andrà nelle scuole, nelle parrocchie (“i parroci hanno già dato il
permesso d’intervenire alla fine della
messe”), vedrà gli albergatori e le associazioni ... insomma non lascerà nessuno senza contatto.
Sarà un percorso lungo- Gli chiedonon sarebbe meglio affidarlo agli as-
sessori ed ai consiglieri?
“Ma ci saranno anche loro. La loro presenza è garantita. Coglieremo l’occasione anche per raccogliere suggerimenti e consigli che sicuramente verranno dai cittadini.”
È un metodo già visto all’inizio del
mandato quando, tutti insieme, allegramente, tutta l’armata di Sica si muoveva all’unisono sul territorio: funzioni
religiose e festeggiamenti civili. Poi,
ad un certo punto, qualcosa si è rotto e
l’amministrazione Sica non ha avuto
più pace.
Ma in una situazione il comune di Ca-
L’indecenza e la buona coscienza
Strano luogo Capaccio-Paestum, con
la sua politica immersa nell’aria fritta,
coi suoi costumi sociali così manchevoli, con il suo elettorato che non ne
imbrocca una da decenni.
Ma è il mio ed il vostro paese e resta
pur sempre un territorio dove s’intrecciano miti, storie antiche, favole
moderne. Una parte geografica che
offre la possibilità di entrare in una
sorta di macchina del tempo per percorrerlo a ritroso, se solo si è attrezzati di un minimo di impressionabilità
da porre come filtro a tutto ciò che si
osserva. Ed è qui che la coscienza intellettuale e l’impegno civile della popolazione hanno da compiere i passi
decisivi per realizzare una delle più
grandi imprese della storia del Comune: mandare a casa, e per sempre, i pallidi mestieranti della politica, di modo
che mai più si possano leggere sui
muri, volgari e sgrammaticati manifesti,
fatti di goffi proclami, di sguaiate invettive, di nauseanti tentativi di apparire
onesti oltre che intelligenti.
Risulta, infatti, che in questi ultimi
tempi, ci sia stato un vero e proprio
proliferare di letteracce e letterine
pubbliche che hanno visto i politici
realisticamente dirsele di sana pianta e
virtualmente darsele di santa ragione.
La rissa, che ha evidenziato la mancanza di metodo per gli scontri di così
basso livello, è stata tale che non si è
capito chi le abbia date e chi le abbia
prese, chi si sia maggiormente distinto come il più guitto e chi, da una simile “querelle”, abbia tratto più vantaggio. Ci si sarebbe aspettati un bollettino comunale finale, a commento
tecnico delle gesta degli indecenti litigiosi, dove, magari, fosse stato spiegato ai cittadini se un “bugiardo dilettante” scagliato valga più di un “ pupazzo
incapace” ricevuto.Almeno avremmo
potuto fare bene i conti e stabilire chi
avesse vinto l’impegnativa gara degli
insulti e delle offese, riservata ai gentelman del Consiglio Comunale.
Questo è appena un quadro della Capaccio-Paestum ufficiale, diventato
ormai un palcoscenico di quart’ordine sul quale si mettono in bella mostra (si fa per dire) le bassezze insostenibili della slealtà, mosse dall’ignoran-
za più deleteria e da un credersi furbi
che sa di nausea.
Per fortuna ne esiste un’altra, non imprescindibilmente elitaria, ma sicuramente per bene, che ha la sua ragione
di essere nell’ordine naturale delle
cose: le sorti di una società penderebbero costantemente e tristemente dal
lato sbagliato se il senso etico ed estetico di bellezza non si contrapponesse allo squallore dell’usurpazione.
Per questo è possibile trascorrere un
mattino domenicale sulla cinta muraria di Paestum, nei pressi della cosiddetta “Torre 28”, in uno spazio riconducibile al 600 a.C. con funzioni di
agorà di secondo millennio, dove il
prof. Luigi Di Lascio, docente universitario di Intelligenza Artificiale, analizza
con un folto gruppo di amici i fenomeni sociali legati alla “rivoluzione informatica” e l’opportunità di sperimentare una “cittadinanza attiva”, che
contempla una condizione di abitante
non distratto, per niente superficiale
e men che meno socialmente disimpegnato.
Ed è durante queste “lezioni” all’aria
paccio ha saputo interpretare da protagonista il suo ruolo: nella Comunità
Montana Calore Salernitano. Da soggetto “passivo” è salito agli onori della
cronaca per l’attivismo dimostrato nel
revocare (due volte) un consigliere di
Maggioranza (Giuseppe Bruno) e mettere all’O.d.G. la revoca di un consigliere di minoranza (Pietro Desimone),
provocando, inoltre, un pronunciamento del Tar perfino sulla data di convocazione del consiglio per dare la possibilità ad una terza consigliera (Maria
Vicidomini) di poter intervenire nell’assemblea.
Insomma, un’ ulteriore frizione di cui
non si sentiva il bisogno. Anche se,
com’è facile immaginare, la vicenda ha
portato e porterà altra acqua al mulino
della crisi in seno al consiglio comunale: Roberto Voza contro Giuseppe
Bruno. Pasquale Quaglia e Paolo Paolino contro Desimone, i consiglieri
contro gli assessori che hanno, loro, ceduto il posto. Gli assessori contro il
mondo intero che fanno squadra per difendere il loro diritto a governare nel
rispetto del mandato dei cittadini.
Il giro delle sette chiese che Sica si appresta a fare per informare sulla raccolta differenziata, potrebbe essere
un’ottima occasione per farsi benedire
in attesa del miracolo della resurrezione di una maggioranza che ha dichiarato il suo de profundis.
Bartolo Scandizzo
di Oscar Nicodemo
aperta, tra le pietre antiche, che ci si
accorge che un’altra Capaccio-Paestum è possibile, purché ci si abitui a
dare il giusto valore alle cose e alle
persone.
Basta davvero poco per accorgersi
che, da quasi quarant’anni a questa
parte, si dà mandato di governare a
gente che non meriterebbe di sedere
alla mensa della famiglia più umile del
paese e che in un tempo qualsiasi del
passato remoto, non avrebbe meritato nemmeno di risiedere in luogo.
Quando, sui manifesti o in Aula Consiliare si litiga pubblicamente per interessi privati, vuol dire che la politica si
è trasformata in qualcos’altro. Un qualcosa di profondamente diverso dall’agire per il benessere e l’evoluzione
di una collettività. Un qualcosa che ha
una sua definizione ben precisa, che
non si può non vedere e non percepire. La si può qualificare, senza nessuna
paura e piuttosto genericamente
come “disonestà”, ma nello specifico
potrebbe essere “malaffare”, “corru-
continua a pagina 10
9
TUTTO D’UN FIATO
Quaglia osa dove
non osano le aquile
Se si avverasse, sarebbe un capolavoro politico di Pasquale Quaglia
esponente Udeur e presidente del
Consorzio di bonifica di Paestum
che ha proposto Donato De Rosa,
ex presidente della comunità montana Calore Salernitano, come assessore esterno e vicesindaco al comune di Capaccio, dovrebbe prendere il
posto di Rosario Catarozzi che sarebbe sacrificato da Sica sull’altare
della soluzione della crisi al comune:
acquisirebbe un nuovo sostenitore,
recupererebbe il rapporto con Luigi
Barlotti che si è battuto come un
leone contro la presidenza di Mario
Miano e farebbe un grande favore a
Clemente Mastella che stenderebbe
il suo “manto” su un’amministrazione che a corti di “padrini” vista la
china che ha preso la stella di Fasolino, in caduta libera nel partito e nei
cuori dei Capaccesi che non riescono a capacitarsi per come è stato
possibile disperdere un patrimonio
di consensi “quasi bulgaro”, senza offesa per la Bulgaria, ma la cosa più
importante sarebbe la rinascita di
De Rosa che, nel recente passato, ha
trascorso il periodo più “triste” di
tutta la sua esistenza politica costretto a rincorrere gli eventi anziché pilotarli com’è nella sua indole,
la sua ascesa al fianco di Sica, farebbe “crepare” dalla rabbia tutti i suoi
detrattori che, molto spesso, sono
anche suoi “nemici” giurati i quali
tutto si sarebbero immaginato ma
non di vedersi apparire, come un
moderno Lazzaro, proprio
Donato investito nel ruolo di “cavaliere” senza macchia e senza paura
da Quaglia e Barlotti sotto gli occhi
increduli di quanti, fino all’ultimo,
hanno aspirato alla poltrona di Italo
Voza e di Mimmo Nese che, nel tessere la sua tela per mandare a casa
Sica, non aveva previsto la mossa dell’alfiere che taglia, in diagonale, l’intero panorama politico della città dei
templi e mette in difficoltà sia la
maggioranza sia l’opposizione, almeno quella parte che ha inseguito e
trattato, per tutta l’estate, un impresentabile accorto “tecnico – istituzionale” e ora si trova con le pive
nella faretra al posto delle frecce da
scagliare contro un sindaco che si è
fatto “anguilla” per sottrarsi alla
presa di chi lo voleva sacrificare sul
tavolo del banchetto di Natale al
posto del “capitone” per festeggiare
l’imminente la campagna elettorale
di primavera che, poi, è la vera e
unica “sagra” in cui tutti, ma proprio
tutti, i Capaccesi indigeni e acquisiti,
si riconoscono.
velina
CAPACCIO
n°38 20 ottobre 2006
Anche Luciano Farro non ne può più di
questa crisi che non si risolve e non finisce
“Mi sento spento. Sono molto tentato di lasciare e tornare a dedicarmi al lavoro ed alla famiglia”
La crisi della giunta Sica va avanti dal
9 dicembre del 2005. L’opinione pubblica non ne può più. “O si cambia o si
muore” è la linea del Piave sulla quale
si è attestata Alleanza Nazionale a Capaccio. “Siamo stati sempre in silenzio rispetto alla crisi che attraversava
questo grande partito – e non un partito grande – che è Forza Italia. Ora si
vuol far passare la crisi che è tutta interna agli uomini che oggi occupano
FI a Capaccio come una sorta di diktat
nostro. Abbiamo il diritto – dice Luciano Farro - di dire basta a questa situazione. Per questo è nato il nostro
tormentone del “o si cambia o si
muore”. Non è consentito di inventarsi un altro Catarozzi. Le persone responsabili di Forza Italia dicano basta
a questa situazione. La nostra iniziativa è “necessitata” dalla crisi che è dentro Forza Italia. Noi non vogliamo
aprire alla sinistra l’amministrazione,
vogliamo dare un governo serio al
paese. Sica l’hanno messo in minoranza quelli di Forza Italia, mica noi. Noi
abbiamo cercato una soluzione in consiglio comunale. Fasolino faccia un
manifesto nel quale dice che il dissenso dei tre non esiste più. Ma sotto, ci
mettano pure le loro di firme...”.
Barlotti dice che lui non ci sta a subire gli umori dei tre dissidenti.
“E come dargli torto. Noi abbiamo
fatto di tutto per riportarli dentro. Nell’ultimo consiglio comunale poi Rosario Francia l’ha detto lui stesso, che rimane fuori. Angela Mucciolo? Rinuncia a tutto quello che ha scritto sui muri
e sui volantini? Mah... Bruno ha ribadito la sua posizione, adesso dicono
che vogliono allontanarlo, l’avessero
fatto prima! Al di là di quello che fanno
e dicono i tre più volte – anche sul vostro giornale – abbiamo detto che
siamo al giro di boa, che andava fatto
il tagliando. L’occasione in qualche
modo è pure stata propizia...”.
La soluzione si chiamava Rosario
Catarozzi. Doveva essere il centrattacco per sbloccare il risultato nella
seconda metà della partita.
“La similitudine sportiva per lui non
funziona. Francamente, è stato l’ennesimo incidente di percorso dentro
Forza Italia. Dicono che siamo noi a
volerne l’allontanamento, ma è stato
Fasolino a raccontarci che costui era
andato da Villani per vendersi l’adesione alla Margherita sua e di altri consiglieri. Oggi l’avvocato dice di non
conoscere il presidente della provincia. Nonostante mi sforzi non riesco a
convincermi che, in questo caso, le
bugie le possa aver raccontate Villani.
Io non ho nulla contro di lui al quale
già chiesi, mesi fa, se aveva risolto i
problemi
interni
al
partito”.
Arrivò finanche sui giornali la rissa
verbale, con le male parole rivolte
alla Mucciolo – a quanto denunciò
lei stessa – dall’avvocato...
“Memore di questo appresi con perplessità che questa era la soluzione alla
crisi. Per questo chiedevo a Catarozzi
se avesse fatto rientrare la lite. Una soluzione, la promozione di Catarozzi a
vicesindaco, che la dottoressa Mucciolo ha giudicato, se devo stare ai fatti, irriguardosa nei suoi confronti. Sono
queste situazioni, ripeto tutte interne a
Forza Italia, che hanno avuto l’effetto
deleterio di aver bloccato un paese.
Ecco chi ha rotto la giunta di centrodestra”.
Così arriva la vostra proposta di
giunta tecnico – istituzionale...
“Oh, non abbiamo nemmeno fatto in
tempo a dirlo che ci è stato detto che
non se poteva far niente perché i dissidenti non erano più tali. Sui giornali
facevano, e fanno a gara per dire che
tutto è rientrato. Va pure bene, se ciò
fosse corrispondente al vero...”.
Ha scritto sul manifesto che in questi anni An ha difeso l’indifendibile,
non
sarà
ancora
così...
“La battuta è di Piero Cavallo. Si riferiva alla mia difesa di molte scelte
della giunta. Piero spesso aveva proprio ragione a metterla così. Io però ero
leale con la mia parte...”.
Ma questa crisi come finirà...
“Sica dice che le questioni poste da Alleanza Nazionale sono serie e senza il
nostro partito non si può andare avanti. Poi aggiunge che ha ricucito con i
dissidenti. Traduco ancora, ciò vuol
dire che la nostra linea dell’apertura a
personalità fuori dalla maggioranza si
porta avanti e non si accantona. Non
c’è un’autosufficienza politica in
atto...”.
In questi giorni le voci si susseguono. Prima di sederci a fare quest’intervista ad entrambi è arrivata, e da
due persone diverse, la “soffiata” di
un posto da vicesindaco da attribuire a Donato De Rosa. Catarozzi volente o nolente sarebbe dato come in
partenza...
“Ipotesi suggestive però al limite della
fantapolitica.... però sarebbe davvero
utile l’apporto dell’avvocato De Rosa
che di esperienza amministrativa ne ha
tanta. Abbiamo cercato noi le personalità di centro alla ricerca di intese programmatiche, arriva l’Udeur, va bene.
E’ un fatto d’onore e noi alla parola
data
ci
teniamo”.
Fasolino si è messo a fare il difensore degli assessori sui quali, fino ad
ieri non lesinava critiche...
E qui Farro pretende di spegnere il registratore perchè il discorso che deve
fare è lungo e necessariamente articolato. Riportiamo la premessa ed i ragionamenti finali. La sintesi, sommaria
e fors’anche in certi passi brutale è
tutta dell’autore dell’articolo. : “Siamo
stati contattati dall’onorevole Fasolino
– racconta Farro- il quale ci ha chiesto
del tempo. Ha detto che ha bisogno di
mesi per risolvere la situazione e che,
per il momento, non va cambiato nulla.
Ma noi crediamo che le cose non possono andare più avanti, non ci sono più
le condizioni affinché l’amministrazione possa raggiungere risultati positivi
per Capaccio Paestum”. Poi la riflessione va su i due pesi e due misure
usati per Mimmo Nese e Rosario Catarozzi. “Non ha detto una parola o
mosso un dito per Nese. Eppure è ancora il presidente del circolo locale di
Forza Italia. Per Catarozzi sembra studiarle tutte per sostenerlo. Come vedete si è messo anche a sostenere il sindaco, eppure nei confronti del medico
di Cafasso, spesso è apparsi decisamente tiepido se non decisamente freddo. Appare evidente che porta avanti
una strategia sottile di delegittimazione dell’attuale primo cittadino che
vada come vada non potrà più – ed è
quello che pensa ed auspica Fasolino
–
più
ricandidarsi”.
Si dice che pretendete di mandare a
casa tutti gli attuali assessori...
“Noi proponiamo di cambiare metodi.
Poi che vadano fatte una, nessuna o sei
sostituzioni è una cosa da vedere. Prendo atto che solo porre la questione provoca i brividi a qualcuno. Siccome nel
paese non siamo benvoluti ma impopolari qualcosa questo vorrà dire? O
facciamo finta di niente? Questa è la
diagnosi noi, sostituendoci al nostro
sindaco – medico – abbiamo proposto
una terapia. Sica ci faccia sapere. Ma
non c’è tempo da perdere”.
L’uomo, al di là del politico, Luciano Farro, avrà uno stato d’animo.
“E come no. Mi sento spento. Non so
perché, ed in quale direzione, devo
orientare il mio impegno politico. In
queste condizioni non so più cosa fare.
Andare avanti così non è possibile, meglio tornare a dedicarsi ai figli, alla famiglia, al tempo libero, agli hobby, va
bene anche intensificare il proprio impegno nella professione...”.
O re s t e M o t t o l a
continua da pagina 9
L’indecenza e la
buona coscienza
zione”…fino ad arrivare ad una parola che racchiude le precedenti: “camorra!”
Ci sarebbe da chiedersi come mai si
eleggano uomini guida che si rivelano
elementi così immorali e spudorati,
ma la domanda può essere risparmiata e tenerla in riserva per quando
non ci sarà più spazio per affrontare
un tale argomento.
Per ora si può osservare che i cittadini di Capaccio-Paestum, dotati di
una notevole intelligenza naturale,
non potranno più distrarsi in futuro,
se non vogliono vivere in una comunità dove la classe dirigente si erge a
modello di scorrettezza. Una coscienza collettiva pulita è tutto ciò di
cui ha bisogno questo posto per ritornare a splendere e a primeggiare.
È la morfologia stessa del luogo a evidenziarlo. Per cambiare CapaccioPaestum, non occorrono grandi uomini, basta solo uniformarsi all’armonia del suo territorio.
Oscar Nicodemo
n°38 20 ottobre 2006
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CAPACCIO
“Troppi tumori a Gromola. Colpa degli anticrittogramici”
Le solitarie battaglie del professore Antonio Franco contro un’interpretazione delle normative urbanistiche
L’Antonio Franco che scrive, ricorre e
protesta c’è, ed è lui. Ex insegnante, ingegnere ambientale, radicale di centrodestra, ha l’aspirazione di tornare a fare
l’agricoltore. L’altro quello delle lettere anonime al vetriolo è un fantasma
dietro al quale agisce una vera e propria cooperativa di falsari. Ha fatto decine di campagne elettorali più o meno
in solitaria, ed anche un giornale: “Il
tormentone”. L’ambiente, i diritti di
proprietà sono i suoi cavalli di battaglia. Il suo è il nome più usato dai
“corvi” che a Capaccio scrivono le lettere anonime. Lui è estraneo: “Io ci
metto sempre nome, cognome e faccia.
Vorrei che i miei compaesani lo sapessero”, ci tiene a precisare. Scrive a Napolitano, Bertinotti e Marini. “Nessuno
mi risponde, ma io ho la testa dura”,
precisa. È sposato ad Altavilla e nel
paese dei meloni e della mozzarella è
celebre perché, era il 1983, a capo di
una lista socialdemocratica condusse
una campagna elettorale chiamando
“pecoroni” i poveri paesani.
Che si vendicarono votandolo con il contagocce. Ma torniamo alle questioni ambientali. C’è una notizia che
sta inquietando tutta la Piana
Capaccese. Qui ci sarebbero alte percentuali di gente
che si ammala di tumore.
“Risulta anche a me. Ma
l’emergenza – dice Antonio
Franco - è nella zona di Gromola bassa, intorno a Varolato. È una zona dove l’aria
ristagna e l’uso indiscriminato di pesticidi determina
questi effetti. La soluzione
sarebbe nell’uso di anticrittogamici biologici, che costano di più e fanno produrre meno, due circostanze
che i conti dei bilanci della
nostra agricoltura non possono reggere”. L’altro cavallo di battaglia di Antonio
Franco è l’eccesso di vincoli che avvolgono di lacci e lacciuoli chi a Capaccio fa delle attività di tipo produttivo. “Dalla 220 ai vincoli idrogeologici ed ambientali, dell’ex Prg, qui è un
morire. L’ultima novità è arrivata dall’ingegnere Greco che è il vincolo conformativo. L’inventò Fiorentino Sullo,
negli anni Sessanta, per risarcire chi
aveva terreni non edificabili ma che
erano nelle adiacenze di zone sede di
attività edilizia. A Capaccio invece
sembra che questa normativa si voglia
usare al contrario. Io ho scritto anche al
ministro Mastella. Voglio sapere dove
sono le leggi a sostegno di ciò. Quelli,
i terreni soggetti a E3, diventano terreni dove non è possibile trasportarci attrezzi agricoli, perché rischi la multa
se i carabinieri te li trovano in macchina e se diventano pieni di rovi e ci
scappa l’incendio ne devi pagare per i
danni che il fuoco farà”. Il problema,
quantifica Antonio Franco, è vasto e riguarda un migliaio di proprietari”.
SOLIDARIETÀ
“ U n a s c u o l a , u n v iva i o e u n f r u t t e t o p e r l ’ A f r i c a ”
Domenica sera c’è stata la presentazione della nuova associazione “OltreTerra”.
OltreTerra è un’associazione di volontariato e di cooperazione internazionale costituita da un gruppo di giovani capaccesi.
Durante la serata sono stati spiegati i
motivi che hanno portato alla nascita
dell’associazione: carità cristiana, desiderio di unire le culture, creare sviluppo sostenibile nei paesi poveri.
I progetti principali dell’associazione
sono:
sostenere la San Vito Primary School
in Tanzania. La scuola è stata costruita
grazie al contributo della comunità capaccese. Ora la scuola ha bisogno di
essere completata, mancano alcune
aule e gran parte del materiale didattico. Un socio ha visitato la scuola ed
è in costante contatto con il responsabile che ha chiesto aiuto all’associazione per completare la struttura. La
scuola può essere sostenuta con l’invio di contributi economici e di materiale didattico oppure mediante adozioni a distanza dei bambini bisognosi
che la frequentano.
Raccogliere i fondi necessari all’impianto di un vivaio e di alberi da frutto
nella regione del lago Manyara.“Oltre-
E’ nato il forum
di
E’ il modo più veloce per
mettere immediatamente in
circolazione le tue idee o
quell’informazione che viene
snobbata dai mezzi d’informazione ufficiali. Anche “Unico” ha
avviato il suo forum on line.
Si parte dal nostro sito
www.unicosettimanale.it e con
pochi clic, dopo la registrazione,
tutti possono pubblicare, e quello che è ancora più interessante,
proporre degli argomenti di discussione.
Il primo, introdotto direttamente dalla redazione, chiede ai lettori di pronunciarsi sulla questione “MEGLIO NUOVA PROVINCIA CILENTANA O L’ANNESSIONE ALLA BASILICATA?”.
Terra” ha chiesto la collaborazione
della sezione di Capaccio di Legambiente per portare avanti questo progetto. Le due associazioni insieme proporranno una campagna di raccolta
fondi nelle scuole ed altre varie iniziative.
Iniziare la più presto un corso di lingua
e cultura italiana per stranieri che
sono elementi necessari e fondamentali per l’integrazione degli extracomunitari nel nostro territorio.
Maggiori dettagli sui progetti ed iniziative saranno presenti sul sito www.oltreterra.org
L’associazione è aperta a tutti, chiunque volesse associarsi o avere altre
informazioni può scrivere al seguente indirizzo [email protected]. Chi
volesse contribuire con una donazione in denaro può fare un versamento intestato ad Oltreterra presso la
Bcc di Capaccio, CC n. 001400945 –
Cin: M – ABI: 08431 – CAB: 76140.
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CILENTO
IMPRONTE
n°38 20 ottobre 2006
Storie di personaggi cilentani a Salerno
Aniello De Vita: “Medico per vivere, cantante per non morire”
La denominazione di personaggio, dal
latino vir, sta a significare una persona
decisamente ragguardevole; oggi, diremmo anche più comunemente vip
(very important person).
La parola stessa dà l’idea di qualcosa
che racchiude in sé un proprio vissuto, talvolta anche carico di mistero.
Iniziamo un exursus nell’anima e nella
mente di quelli che sono i personaggi
originari del Cilento che, per una ragione o per l’ altra, si sono trasferiti a
Salerno, portandosi dietro le radici, i
covi di memoria e le emozioni che ne
mantengono indissolubile il legame
con la terra d’ appartenenza.
Nel suo studio, una grande scrivania
lunga quanto la sua fervida immaginazione e la sua proverbiale generosità, si
trovano libri sparsi insieme ai ferri del
mestiere ,quadri prestigiosi appesi alle
pareti che ricordano eventi culturali di
ogni tipo.
Il personaggio che si racconta con piacere è Aniello De Vita, medico cardiologo, nonché cantore cilentano, come
si definisce con un pizzico di orgoglio.
Sulle prime, sembra distaccato e quasi
incredulo nel constatare che gli è permesso di parlare liberamente della sua
terra d’origine, ma, come tutti i grandi
personaggi così ricchi di interiorità, si
scioglie piano come neve al sole fino a
narrare le sue vicende personali a ruota
libera, come se il tempo gli fosse veramente amico quando si parla di cilentanità.
Gli occhi cominciano a brillargli e in
volto gli si illumina lo sguardo intenso dal piglio artistico.
Classe ’41, nativo di Moio della Civitella.
Laureatosi in Medicina nel 1966,
prima esercita l’attività di anestesista
per dedicarsi poi, a tutt’oggi, al servizio” nomade” di medico cardiologo
presso gli ambulatori pubblici, perché,
dice, lo gratifica maggiormente il rapporto con la gente, lì dove si intesse
con il paziente una vita più umana…
Si sposa nel ‘ 69 con donna anch’essa
cilentana.
Che cosa le manca del suo paese e
del Cilento in genere?
“ Non mi manca niente - dice sorridendo- o meglio, se fossi vissuto stabilmente nel Cilento, non l’ avrei amato
così tanto… C’è da dire, però, che non
puoi fare altro che andare in giro per
le campagne, che sono di una straordinaria bellezza: devi gustarle a poco alla
volta se no, finisci per annoiarti, come
quando si sta ore interminabili nei bar
pieni di fumo di sigaretta…Mia madre,
che ha novantadue anni, ancora mi invita ad andare in giro in campagna…Ci
devi tornare da quelle parti, non ci
puoi soltanto vivere, se vuoi esprimer-
ti appieno. L’ambiente culturale, tranne qualche manifestazione che ne scaturisce, è fine a se stesso, è ancora
chiuso e acerbo e tuttavia gretto, lì
dove il provincialismo arrugginisce la
mente”.
Questi i difetti, e i pregi ?
“ Quando si ama qualcosa o qualcuno,
si amano pregi e difetti: noi cilentani
dobbiamo rilevarne prima i difetti per
poterne elencare i pregi…
Tanto , in realtà,è ciò che adoro del mio
Cilento…tanto ciò che mi emoziona.
Quando torno al paese (spesso, durante la settimana, perché ci lavoro), mi
emoziona rivedere i vicoli, i viottoli di
campagna, le fontanelle, le pietre, con
le quali instauro un legame a dir poco
fisico. Una mia canzone, infatti, recita:
Pure li ppetre re la via me fano cumpagnia. Mi emoziona rivedere il Vicolo
Noce dove sono nato: era abitato da
una ventina di famiglie, tutte rannicchiate le une sulle altre… poi, la culla
di montagne che mi ha visto crescere,
ne conosco tutti i profili…il Gelbison
, la Civitella, Vesalo, monte Scuro,
monte Stella.
Quando torno al paese, provo un senso
di sicurezza che capisco bene che non
è altro che un forte stato d’ animo. Il
paese è una grande famiglia dove si
vive tutti insieme e tutto intensamente,
dal funerale al matrimonio. La vendemmia, per esempio, era una vera e
propria festa. Mi piace del paese la solidarietà che ne vigeva e che ancora
permane, come il senso di autonomia
che lo caratterizza. Non ho mai sofferto di solitudine. Io ero il primogenito di
quattro figli. Mio nonno, Aniello De
Vita era un produttore di vini che
esportava perfino in Francia. Mio
padre, proprietario terriero, emigrò in
Venezuela e io mi responsabilizzai già
all’età di undici anni, quando andavo
alla ricerca di operai per le nostre
terre…
Ma ho ereditato dal paese soprattutto
alcuni sani principi della civiltà contadina come mettersi a disposizione di
chi ha bisogno di aiuto”.
Veniamo alla sua produzione musi-
cale e alla sua attività di cantautore.
Come è nata l’ idea di realizzare musica cilentana?
“ Il canto popolare è testimonianza di
una vita che non si trova scritta nei
libri di storia; la cultura popolare è tale
che, per scoprirsi, occorre nascere in
quel contesto e assorbirne usi e co-
stumi della gente del luogo.
La chitarra è stata, sin da piccolo, un
elemento significativo della mia vita :
mi ha aiutato a crescere e a sviluppare
il mio senso artistico. Agli inizi degli
anni ‘ 70 cominciava a insinuarsi un
movimento musicale e di pensiero per
cui ogni regione aveva il suo cantore.
Nell’ immediato dopoguerra, da noi,
c’era solo musica napoletana così
come le compagnie teatrali, mi accorsi che non c’era nessuno che avesse cominciato a cantare del Cilento e così
mi venne l’idea di mettere su un gruppo musicale: “Lo calascione”, che però
ebbe vita breve, da cui nacque comunque il trentatré giri che porta lo stesso
nome. Ma non mi arresi e approdai a
San Remo, al Club Tenco negli anni ‘
80, dove ebbi la fortuna di conoscere
grandi nomi come Paolo Conte, Roberto Benigni e Giorgio Gaber. A dire
il vero, tornai a casa un po’ frustrato e
così abbandonai la composizione e mi
misi a studiare sociologia e antropologia per ampliare la ricerca sulla tradizione orale
tramandata dalle
nonne.Oltre a laurearmi in sociologia,
ho cominciato a capire che non potevo
soltanto soddisfare una mia passione,
dovevo dare al Cilento la sua canzone.
Nacque così, nel 1984 “ So’ nato a lo
Cilento …e me ne vanto” a cui sono
particolarmente affezionato. Dalla canzone popolare, sono passato a cimentarmi in canzoni che parlassero anche
dei sentimenti di persone comuni: al
paese trovo il mio osservatorio privilegiato perché, fortunatamente, la
gente con me si confida. Dopo aver inciso quattro trentatré giri e due musicassette, l’ultimo cd si intitola Vico
Noce.
Dopo tutto, il mio motto è medico per
vivere, cantore per non morire!”.
Rossella Oricchio
n°38 20 ottobre 2006
CILENTO
Trovarsi all’ospedale di Vallo quando cambiano i turni
Il racconto di una storia di sanità arrangiata
VALLO DELLA LUCANIA- E’ stato detto e ridetto
in tutti i modi e in tutte le lingue: la sanità italiana
non gode di ottima salute, soprattutto al sud.
Senza minimamente affrontare la miriade di cavilli
politico-amministartivi che regolano le Asl italiane,
vogliamo semplicemente raccontare la vicenda di un
paziente che, suo malgrado, ha dovuto usufruire della
struttura ospedaliera di Vallo della Lucania a causa di
un malore improvviso. Prima di narrare l’episodio è
doveroso però, fare una premessa: di sicuro esistono
situazioni limite, ossia casi di malasanità vera e propria che rasentano l’assurdo!
La storia che oggi racconteremo è NIENTE in confronto ad ALTRO, ma la sensazione di disagio che
ha provocato in chi l’ha vissuta, merita di essere raccontata.
La paziente giunge accompagnata dalla figlia alle ore
12 e 30 presso il Pronto Soccorso ospedaliero dell’Asl SA3 di Vallo della Lucania con lancinanti dolori all’addome ed un vistoso gonfiore della zona pelvica. Subito viene fatta scendere dall’autovettura e
portata nella stanza che riceve i pazienti con allarme
giallo ( rosso=massima urgenza; giallo=massima attenzione; verde=il paziente sarà curato dopo i casi
più gravi in cui c’è il serio pericolo di comprometterne le principali funzioni vitali).
La paziente in questione, che è cardiopatica ed è in
cura da anni presso la struttura, viene sottoposta ai
controlli di routine: analisi del sangue, per scongiurare la presenza di enzimi cardiaci segnali malefici
dell’infarto ed elettrocardiogramma, dopodiché le
viene somministrato un antidolorifico endovena per
calmare i dolori. Occorre solamente fare una radiografia addominale per verificare effettivamente la
causa dei crampi e del gonfiore.
Se non fosse per il cambio di turno dei portantini dell’ospedale.
Dopo una buona mezz’ora di attesa, tempo in cui la
signora ha progressivamente sentito alleviare i suoi
dolori, l’infermiere di turno avendo capito che non
c’era nessuno in grado di accompagnare la paziente
in radiologia chiede con non chalance alla figlia: “
Perché non la porti tu sopra a fare le radiografie?
Questa è la richiesta, dalla al medico di turno e poi
aspetta! E mi raccomando, fai attenzione al sondino
dell’endovena!”
Non con poco sconcerto, la ragazza fa sedere sua
madre sulla sedia a rotelle e dichiarando a voce alta
il suo disappunto s’incammina verso la radiologia,
per evitare di far attendere alla madre i comodi di un
cambio di turno mal organizzato. Se non che proprio
davanti alla porta gialla che separa l’unita operativa
di P.S. dall’atrio dell’Asl si sente chiamare con voce
minacciosa:
“ Signorina cosa sta facendo, dove sta andando?”
Con tono altrettanto minaccioso e seccato la ragazza
spiega al caposala la richiesta fattale dell’infermiere,
una richiesta che non trova affatto giusta visto che
lei non è né un medico, né un infermiere e né un portantino.
Il caposala si rende subito conto del fatto e si offre lui
stesso di accompagnare madre e figlia in radiologia.
Ora ci chiediamo: è normale che un cambio di turno
provochi questi scompigli? E’ giusto che la mancanza, anche se momentanea, di personale renda necessario chiedere ai parenti o chi per essi di svolgere un
compito che non gli spetta? E se fosse successo qualcosa durante il trasporto della paziente da un piano all’altro o peggio ancora se fosse arrivata al pronto soccorso da sola, dopo quanto tempo l’avrebbero portata in radiologia?
Come abbiamo ribadito prima questo è un episodio
che, fortunatamente, fa sorridere rispetto ai veri casi
di malasanità, però, al contempo, fa anche pensare:
di sicuro i turni andrebbero rivisti e riorganizzati per
far in modo che tutto il personale sia sempre al completo.
Forse è una visione utopica ma negli ospedali dovrebbe vigere un rigore scientifico che, almeno nell’amministrazione e nella gestione del tutto, dovrebbe sopperire alla fallibilità umana.
M a r i a n n a L e r ro
La notte bianca di Vallo
Imitando le grandi metropoli mondiali
VALLO DELLA LUCANIA- Finalmente anche Vallo della Lucania ha la sua
Notte Bianca.
Concerti, cabaret, saltimbanchi e negozi aperti fino alle prime luci dell’alba hanno rallegrato ed allietato la
lunga notte vallese di domenica 8 ottobre, una notte vissuta all’insegna del
divertimento e del brio.
Voluta ed organizzata dall’amministrazione Cobellis con il patrocinio della
provincia di Salerno, la prima edizione della notte bianca di Vallo della Lucania è stata un vero successo.
Concentrata nella zona centrale della
cittadina, da Piazza Santa Caterina
lungo tutto Corso Vittorio Emanuele,
coinvolgendo anche strade e stradine
limitrofe, la notte bianca è stata un susseguirsi di artisti, cantanti e cabarettisti che, diretti dall’ormai noto ai più
Pippo Pelo di radio Kiss Kiss, sono
riusciti a regalare una serata diversa
al pubblico vallese e alle migliaia di
persone che erano a Vallo per l’occasione.
I “Ditelo Voi” di Zelig, DJ Francesco,
i Modà, gli Studio 3 ed una simpatica
banda musicale di Pulcinelle, ma
anche tanti artisti locali hanno calcato le scene dei palcoscenici allestiti,
con sapienza, nei punti più strategici
della cittadina; inoltre, per gli immancabili amanti dello shopping, tutti i negozi aperti fino all’alba, esponevano i
loro articoli con offerte veramente imperdibili. Ed è stato molto divertente
vedere i visi di signore e ragazze illu-
minarsi alla vista di borse, scarpe e vestiti di ogni genere venduti a prezzi
d’occasione ed osservare le espressioni annoiate, seguite da commenti altrettanto seccati, dei vari mariti e fidanzati che dovevano accompagnarle
per negozi!).
L’unico piccolo inconveniente della serata è stato un venticello quasi gelido
che cercava di raffreddare gli animi e
qualche goccia d’acqua quando ormai
era già notte fonda. Ma il contrattempo meteorologico non ha causato alcun
problema, poiché più la notte si avviava verso la fine più cresceva il numero
di persone che si accalcavano soprattutto sotto il palco allestito di fianco al
Municipio.
<<Eravamo un po’perplessi per il periodo scelto__ commenta il Sindaco di
Vallo
della
Lucania
Luigi
Cobellis__poiché il mese di ottobre
può regalare splendide giornate ma
anche temporali tipici dell’inverno
pieno, ma per fortuna non è stato il nostro caso.
Mi rallegro, inoltre, del fatto che la se-
rata è stata gradita e ringrazio per
questo tutti coloro che hanno collaborato per la buona riuscita dell’evento,
in particolar modo Carmine Elia, (consigliere comunale di maggioranza) e
l’Assessore Provinciale Simone Valinate, che si sono impegnati sino alla
fine per rendere possibile tutto questo.>>
Insomma la notte bianca a Vallo è stata
un vero successo sotto tutti i punti di
vista.
E per Vallo, una cittadina che, per i
servizi che offre vede triplicare durante il giorno il numero di persone che
solitamente ospita, essere così attiva
anche di sera è un vero traguardo.
Infatti la vita notturna vallese è forse
un po’fiacca rispetto a quella diurna e,
manifestazioni come la notte bianca dimostrano che, con qualche piccolo
sforzo ed una seria ed attiva collaborazione si può sempre migliorare, creando un diversivo in grado di coinvolge
non solo i residenti ma anche gli abitanti dei paesi vicini.
MaLer
13
CULTURA
KOR A
DI ...
L IUCCIO
Professionalità del turismo
ccio
Il successo sui mercati di una località
turistica è dovuta, fuori dubbio, alla ricchezza e varietà dei beni di cui dispone, alla efficienza dei servizi che è capace di offrire, ma anche, in buona
parte, alle professionalità che quei
beni e servizi valorizzano ed esaltano.
Le professioni nel settore sono aumentate e si sono diversificate man mano
che la vendita della vacanza si è liberata dallo spontaneismo, dal pressappochismo e dalla improvvisazione, inquadrandosi in una cornice di rigorosa programmazione come un fenomeno di
grande valenza richiede per far crescere nella considerazione dei mercati la
validità dell’offerta.
Si parte dall’indagine di mercato con
monitoraggio scrupoloso delle tendenze per attuare una efficace strategia di
marketing in grado di catturare l’interesse di nicchie di clientela sempre
nuova.
Agenzie di viaggio e tour operator
si conquistano credibilità ed affidabilità con il rispetto delle clausole contrattuali e senza spiacevoli sorprese,
che qualche volta hanno il risvolto e la
concretezza della truffa.
Gli alberghi schierano un esercito di dipendenti in grado di qualificare l’accoglienza, con garbo, tatto, gentilezza e
buona conoscenza delle lingue, dagli
addetti alla reception, agli ascensoristi,
n°38 20 ottobre 2006
ai camerieri di piano.
Le strutture della ristorazione puntano
su chef creativi, che sanno innovare i
menu pur innervandoli nella tradizione e garantiscono maitre, camerieri di
sala, barman, cordiali e disponibili
senza invadenza.
Questa analisi che investe un discorso
di carattere generale è applicabile
anche al nostro territorio, che soltanto
da qualche anno si va qualificando per
serietà e professionalità, anche se, purtroppo, permangono e resistono sacche
consistenti di lavoro nero, che affida
attività delicate per le relazioni umane
e conseguente immagine a dipendenti
raccogliticci e sottopagati, dequalifi-
g.liuccio @libero.it
cando l’offerta con una pessima ricaduta sulle aziende e sul territorio.
Per fortuna sono nati e si sono sviluppati istituti turistici e professionali alberghieri, in una logica di politica scolastica che privilegia, finalmente, il
rapporto con il territorio con uno sguardo attento all’occupazione postscolastica. L’istituto alberghiero di Gromola e quello di Albanella sono lodevoli
esempi di come è possibile innescare un meccanismo virtuoso nel rapporto scuola-mondo
del lavoro e dotare l’intera
gamma dei servizi turistici di
professionalità in grado di soddisfarne appieno le esigenze.
E’ un notevole passo in avanti,
ma non basta. E’ assolutamente necessario ed indilazionabile garantire una cornice di signorilità, di efficienza e di serena vivibilità. E la può garantire solo una Pubblica Amministrazione capace, attenta, responsabile e pensosa delle sorti
della propria città. Ma all’interno di questa cornice debbono fare la
loro parte (e che parte!) gli albergatori, i ristoratori, i gestori di pubblici
esercizi, i commercianti, offrendo, appunto, qualità di servizi e professionalità di operatori, puntando sulla qualità più che sulla quantità del prodotto,
curando molto l’immagine, nella convinta consapevolezza che nel turismo
l’apparenza è sostanza.
Ma è la città nel suo insieme che deve
fare la sua parte e si deve mobilitare
per tutelare ed espandere una sua grande risorsa economica. E perché le
nuove generazioni crescano nel rispetto e nel mito di queste tradizioni, mi
permetto di suggerire la istituzionalizzazione di una giornata del turismo,
nella quale, nelle scuole di ogni ordine
e grado, amministratori locali, operatori, esperti e, naturalmente, professori e studenti parlino di questa loro straordinaria ricchezza, del turismo, cioè,
che è innanzitutto incontro di popoli e
di civiltà prima che fonte di lavoro e
benessere. E si educhino, si formino, si
convincano a considerare il turismo
una festa permanente, lungo tutto
l’anno dell’arco, del buon gusto e
della bellezza, oltre che dell’ospitalità.
Nella foto in alto Peppino Pagano,
patron del Savoy; a sinistra
una manifestazione dell’Amira
L a t e l e f o n a t a . . a S e r g i o Ve c c h i o
immaginaria
Sergio Vecchio è un artista geniale. Si
porta la grecità pestana nel cuore e
nell’intelligenza e, travolto dall’uragano della creatività, la trasferisce su tela
o nella policromia della ceramica. Ha
un cruccio: non riesce a riattivare i locali della Stazione nobilitandoli in
museo e laboratorio d’arte, dotando
il territorio di un servizio di grosso
spessore culturale. Si sente, e forse lo
è, turlupinato dalle Amministrazioni
Comunali, soprattutto l’ultima, che
hanno promesso disponibilità e sostegno, venendo, poi, meno alla parola
data. E la Stazione di Paestum è sempre lì, impresenziata, a vergogna di visitatori italiani e stranieri. Ora Sergio,
Giove tuonante negli occhi di fuoco e
nei nembi dei capelli sempre più bianchi ed arruffati dall’ira, ha minacciato,
per l’ennesima volta, forse l’ultima, l’abbandono dell’impegno con conseguente sdegnoso e sdegnato disinteresse
per la sua terra che è anche la mia.
“Non puoi abbandonare- lo investo a
bruciapelo nella mia telefonata immaginaria- “Paestum ha bisogno di te,
della forza e della dolcezza insieme
della tua arte. Senza la tua voce autorevole ci sentiremmo tutti un po’ più
orfani…”
“Abbiamo, o per lo meno io ho, referenti insensibili, incolti e, quel che è
peggio, inaffidabili”
“Lo so. Ma non è una buona ragione
per disertare. Non puoi, non devi abbandonare la trincea. Ti conosco da
sempre come un lottatore, un combattente che non depone facilmente
le armi”.
“Ma questa volta sono davvero stanco, demotivato e ferito nella mia dignità di artista e di cittadino”.
“Sergio, hai, abbiamo tutti, il dovere di
non mollare. Dobbiamo riprenderci
Paestum, impugnare la sacra fiaccola
della sua storia e della sua
cultura, stringere i denti e
andare avanti, correre…”
“Siamo velleitari, caro Peppino. La nostra è una battaglia perduta in partenza.
In questo territorio la cultura non paga. Non accende le coscienze, anzi è un
fastidioso incidente ed accidente, di cui liberarsi con
la latitanza o, addirittura, la
complicità dei Pubblici Poteri
“Per intanto proviamo a
stilare un manifesto-proclama e chiamiamo a raccolta intellettuali, insegnanti, studenti, operatori economici, cittadini sensibili per riprenderci Paestum e i suoi destini di polo
internazionale della cultura. Ne abbiamo parlato anche di recente. Provaci.
Proviamoci. E’ un dovere che abbiamo
con noi stessi e con i posteri.
Chissà che un pittore ed un poeta insieme non facciano il miracolo!”
n°38 20 ottobre 2006
LA SETTIMANA
Una buona cucina terragna al “Re Franceschiello” di Capaccio
Capaccio-Paestum diventa sempre di
più un’ambita meta per buongustai di
tutta la provincia di Salerno. La prova
è la guida dei Ristoranti d’Italia 2007
dell’Espresso, appena uscita in edicola e in libreria, dove Paestum, o meglio Capaccio, è molto ben rappresentata da Nonna Sceppa, Brezza Marina,
Mandetta e il Tre Olivi del Savoy
Beach Hotel, uno dei pochi ristoranti
d’albergo ad essere presente, a livello
nazionale, su questa guida che è una
delle più attendibili d’Italia. Intanto,
ecco che nel comune della più bella
città della Magna Grecia, esattamente
a Capaccio Paese, è stato inaugurato,
il 6 settembre, un locale completamente nuovo, con una propria identità ed
un nome particolare: Re Franceschiello. Il vero nome di questo re era Francesco II di Borbone (1836-1894) l’ultimo sovrano del Regno delle Due Sicilie. Generalmente non vado mai in
locali aperti da poco, ma questa volta,
dopo averne sentito parlare bene, la
curiosità è stata più forte di me ed eccomi qua a raccontare di questo piacevole posto. Per arrivarci, giungendo da
Paestum, è consigliabile parcheggiare
al di sotto dei noti giardini. Qui, in questo luogo molto amato e frequentato
La ricetta
Pollo alla
Franceschiello
(Si narra che Re Franceschiello, nelle
pause delle sue battute di caccia in
Abruzzo, gradisse particolarmente questo piatto. Sembra, però, che a prepararglielo fosse una bella campagnola,
sicché resta il sospetto che il sovrano
esaltasse la pietanza per conquistare la
cuoca).
Ingredienti per 4 persone: un
pollo di ca. 1,5 kg - mezzo dl di olio
d'oliva - 3 spicchi d'aglio - 2 rametti
di rosmarino - un peperoncino rosso
piccante - un bicchiere di vino bianco secco - 100 g di olive nere snocciolate - 120 g di giardiniera - sale.
Preparazione: dopo aver tagliato
il pollo a pezzi, rosolatelo nella padella con olio bollente, saltato e profumato con aglio, rosmarino e peperoncino piccante.Appena ha preso il
colore, versate il vino bianco, incoperchiate e procedete nella cottura (
40-45 minuti). Ora, unite le olive nere
e la giardiniera, mescolate più volte,
fate insaporire per qualche minuto,
poi servite il pollo caldo.
Vino consigliato: Spumante Selim; De
Conciliis- Prignano Cilento.
dai capaccesi, all’estrema sinistra, nel
palazzo che fu di mons. Guazzo, troviamo la nostra meta gastronomica.
Appena entrati si vede subito un ambiente molto nei minimi particolari.
Pochi tavoli, circa 30 posti, arredati
con molto gusto. Sui robusti tavoli di
legno ci sono delle eleganti tovagliette lunghe e strette che s’incrociano. Il
segnaposto, a forma quadrata, è in vimini e sopra troviamo il tovagliolo arrotolato e legato con un grappolino
d’uva artificiale che fa un bell’effetto.
La luce è molto soffusa e crea un’atmosfera d’altri tempi. Il menu è composto unicamente da piatti di terra (5
antipasti, 5 primi, 5 zuppe e 8 secondi)
preparati in modo non comune, ma
dalla descrizione dei piatti si capisce
che in cucina c’è qualcuno che la sa
lunga in fatto di ristorazione. Per iniziare, ci hanno offerto dei piccoli “pasticcini borbonici” (dei rustici farciti
con salmì di vitello) insieme ad una
flûte di spumante secco. A seguire una
particolare mini quiche (crostatina salata) con funghi porcini freschi servita
su una gustosa cialda di parmigiano.
Subito dopo ci arriva una buona “pupacchiella” (o pupacella) ripiena con
orzo perlato e una saporita parmigiana
in foglia di bietola e zucca. Veramente non male come inizio. Come primo,
ho gradito gli gnocchi di patate con radicchio, mascarpone e pancetta. Arriva
il secondo, anch’esso invitante: “Fuselli di pollo alla cacciatora ripieno di
caponata di verdure”. Per terminare la
seconda bottiglia di vino ho chiesto del
formaggio: mi arriva un tris composto
da pagina 3
Ramona Bavassano
L'importanza dell'Orientamento
all'essere o all'avere
Le riosrese umane vengono getsite
sulla base della mission e della motivazione personanale, il rapporto
di fiducia e soddisfazione dei clienti é messo in primo piano, si ha
cura delal responsabilità sociale
dell'azienda e ci si rende conto dell'impatto che la sue esistenza ha a
vari livelli del sistema in cui é inserita, e grande importanza é data
alla comunicazione e all'organizzazione. In particolare, la comunicazione deve essere intesa come
l'instaurarsi di canali di trasmissione di dati e di messaggi,ma anche
di costruzione di atteggiamenti e di
motivazioni che costituiscono il
tessuto connettivo, sempre più
orizzontale piuttosto che verticale,
del sistema azienda, le procedure
devono essere flessibili e orizzon-
tali e condurre verso l'impresa-rete.
E' chiaro che le aziende essere,
oltre a essere molto in linea con i
tempi postmoderni in cui viviamo,
hanno un vantaggio competitivo
enorme, anche se per prendere vita
devono impegnarsi in processi di
cambiamento continuo, prima
mentale e poi operativo. E noi
siamo qui apposta per fare sinergie!
Bibliografia
DE MASI D. (2000), 2003, Ozio
creativo. Conversazione con
Maria Serena Palieri,
Rizzoli, Milano.
FROMM E. (1976), 2002,
Avere o essere?,
Mondatori, Milano.
da cacioricotta, pecorino di fossa e pecorino stagionato in grotta sotto al
fieno. Dulcis in fundo, una bella chiusura: un dessert composto da mousse
di ricotta e castagne, crema catalana e
quenelle di purea di cachi. Come vino,
da una carta composta da 27 bianchi e
33 rossi elencati in ordine alfabetico,
ho preferito due chicche enologiche
del nostro Cilento: il Kleos 2005 di
Maffini e successivamente il Respiro
2002 di Alfonso Rotolo. Da come
avete potuto leggere, il locale è adatto
per chi è alla ricerca di una cucina particolare, dove la qualità prevale sulla
quantità. L’unica nota negativa, che
non deve farvi preoccupare, è la qualità del servizio che paga lo scotto di essere un locale appena aperto. Comunque, la buona cucina “terragna” e la
gentilezza del personale in sala fanno
perdonare facilmente questo inconveniente. Per un’esperienza da “Re Franceschiello”, il conto si aggira sui 25/30
euro, vini esclusi. Il locale è aperto unicamente la sera e la domenica a pranzo. Chiuso il lunedì e la domenica sera.
Nella foto: Luigi, Roberta e Silvia, i
protagonisti di “Re Franceschiello”.
Ristorante Re Franceschiello, Piazza
Vittorio Emanuele 3 - 84047 Capaccio
(SA). Tel. 0828.821731. Voto 76/100
Tel 0828.720114 Fax 0828.720859
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N. 38 – 20 ottobre - Unico Settimanale