ilCilento A n n o V I I I n ° 3 8 - w w w. u n i c o s e t t i m a n a l e . i t - 2 0 o t t o b r e 2 0 0 6 - € 1 , 0 0 Editore: Calore s.r.l. Sede Legale: Via S. Giovanni, 50 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale: Via della Repubblica, 177 - Capaccio-Paestum (Sa) — Poste Italiane - Spedizione in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Direzione Commerciale Business Salerno — Abbonamento annuale 20,00 e VA LC A LO R E Er ne s t o Pa s s a r o : ho r ispettato le r egole Va b e n e così? Cristina Di Geronimo Sulle pagine di questo giornale il dinamico e intelligente direttore della Bcc di Aquara, Antonio Marino, ci rimprovera di non occuparci più delle inadempienze dell’amministrazione di Capaccio segnalandoci, ad esempio, il mancato funzionamento di un semaforo. In più rimprovera il giornale di occuparsi troppo del destino dei politici, del posizionamento dei consiglieri comunali, d’incontri e scontri personali fra amministratori e aspiranti sindaci. HA RAGIONE. Purtroppo, però, si può criticare l’azione di un’amministrazione quando agisce anche in modo non condivisibile dai più, ma qui il problema è diverso. La paralisi totale del Comune impedisce anche la contestazione. Il degrado culturale, politico e anche di partecipazione alla vita politica di questo luogo è talmente elevato che non c’è veramente più niente da dire. E’ come la spazzatura che sommerge la nostra città. Ci siamo abituati ai cassonetti stracolmi d’immondizia e non sappiamo più assegnare responsabilità a nessuno. E’ colpa di Bassolino? Di Catenacci? Del nostro Sindaco? Non lo sa nessuno. A Salerno i cassonetti sono vuoti. E’ merito di De Luca? Non lo sa nessuno. Si guarda e si accetta passivamente la sconfitta. Paestum è stata svenduta alle Antichità spettacolari e al premio Charlot, va bene così. L’oasi di Legambiente è dissequestrata e risequestrata preventivamente dopo mezz’ora e va bene così. I cinquanta milioni di euro assegnati al Grande attrattore culturale non hanno lasciato tracce visibili a Paestum e va bene così. Le baracche sono davanti ai templi come prima e va bene così. La torre 28 ripresa al Museo dei materiali minimi per urgenti programmi della Soprintendenza ( tradotti in un progetto VIVILEMURA per un finanziamento di quattrocentoquarantamila euro) è rimasta completamente inattiva per due anni e va bene così. E allora parlare non è sufficiente, bisogna fare delle cose e ci stiamo provando. Per esempio a breve vedremo pubblicamente l’assessore regionale Andrea Cozzolino e gli chiederemo se sappia dove sono finiti i soldi assegnati a questo territorio e se la sua esternazione estiva possa concretizzarsi in interesse più attento sulle cause del decontinua a pagina 2 pagina 7 CAPACCIO-PAESTUM DIANO Luciano Farro: “Non ne posso più di questa crisi” Pisacane non tro va pace pagina 10 pagina 8 SELE: IL POR T O NON CONVINCE “Con l’isola avremo 10.000 posti di lavoro” F aenza a p a g in a 3 Paestum, slitta al 30 ottobre la raccolta differenziata Il nuovo sistema di raccolta differenziata dei rifiuti, salvo imprevisti legati al prolungarsi dell’emergenza attualmente in corso, prenderà il via lunedì 30 ottobre. E’ stata invece fissata per sabato 28 ottobre la “notte verde”, un’occasione di informazione e divertimento. All’incontro hanno preso parte il sindaco di Capaccio Vincenzo Sica, l’assessore all’Ambiente Alfonso Santomauro, l’amministratore della Sarim Giovanni Bardascino, Felice Ferrara della Holidaynet e il presidente di Legambiente Campania Michele Buonuomo. La realizzazione del servizio è stata possibile anche grazie all’impegno profuso dal responsabile dell’Ufficio Lavori pubblici Rodolfo Sabelli e dal direttore generale del Comune di Capaccio Fabio Spagnolo. Erano presenti anche le ragazze che costituiscono lo staff incaricato di distribuire presso le case il materiale da utilizzare per la raccolta e che nei prossimi giorni inizieranno a bussare alle porte di tutti i cittadinie che saranno facilmente riconoscibili dalle casacche beige contrassegnate dal logo del Comune e della Sarim. Il kit che verrà portato nelle case comprende una biopattumiera per la raccolta dei rifiuti umidi (frazione organica) e tre buste di colori diversi: una di colore avorio da utilizzare nella biopattumiera per la raccolta dell’umido (frazione organica), una di colore azzurro per la raccolta del multimateriale (carta, pla- stica, alluminio e stagnola) e una di colore grigio per la raccolta del secco indifferenziato (tutto ciò che resta dei rifiuti casalinghi).Verrà, inoltre, consegnato un quantitativo di buste necessario per la durata di tre mesi che, una volta terminate, potranno essere nuovamente ritirate presso le sedi comunali di Capaccio Scalo e Capaccio capoluogo. Il kit conterrà anche materiale informativo (realizzato con carta riciclata) relativo all’intero sistema di raccolta. Il territorio è stato suddiviso in tre zone: una zona 1, cioè i centri abitati, dov’è prevista una raccolta porta a porta, una zona 2 dove verranno istallati i cassonetti di raccolta, differenziati per tipi di materiale da conferire, con colori e capacità differenti (piazzole eco- logiche), mentre per attività commerciali e turistiche (utenze non domestiche) è stato realizzato un opuscolo apposito, in quanto per essi è stato redatto un sistema ad hoc. Gli alberghi si avvarranno di un sistema di isole ecologiche. Fondamentale sarà la collaborazione dei cittadini. Ben presto la campagna informativa entrerà nelle scuole, nelle parrocchie e nelle aziende. I vecchi cassonetti verranno ritirati. Per informazioni e conferimento dei materiali ingombranti (mobili, materassi, elettrodomestici e così via) occorrerà chiamare il numero verde 800647771. Informazioni sulla differenziata sono reperibili anche sul sito: www.differenziamoci.com oppure sul sito del comune www.comune.capaccio.sa.it. CILENTO n°38 20 ottobre 2006 28 mila presenze alla Borsa Verde di Vallo Prodotti a chilometri zero Contrattazioni per un volume d’affari stimato in 15 milioni di euro In questi giorni ho sentito parlare per la prima volta dei "prodotti a chilometri zero" in agricoltura e mi sono subito incuriosito perché pensavo che questa terminologia fosse riservata alle automobili. In sostanza, se ho ben capito, si tratta di un concetto molto semplice.Vendiamo i nostri prodotti in azienda, dal produttore al consumatore. Si evitano le spese di intermediazione e ci guadagnano sia il produttore che il consumatore. E' una idea lanciata dalla Coldiretti che però non ha fatto molti proseliti né tra chi l'ha proposta né tra chi doveva beneficiarne. A mio avviso, il maggior nemico di questa iniziativa è la pigrizia del consumatore. È pur vero che molti non hanno il tempo per dedicarsi a queste cose ma è pur vero che molti hanno il tempo e si scocciano di impegnarsi. Salvo, poi, a lementarsi dell'aumento dei costi. Ci vorrebbe una cassa di risonanza di questa iniziativa e una pubblicazione quotidiana dei prodotti disponibili presso le aziende con i rispettivi prezzi. Il nostro giornale potrebbe pubblicare settimanalmente un elenco delle aziende disponibili.Ad esempio la tale azienda agricola vende la lattuga a tot euro al Kg, in modo da dare al consumatore la percezione immediata della differenza di prezzo tra la vendita diretta e quella del negozio. Sarebbe anche un modo più organico di interagire coi lettori. Pubblicare una rubrica fissa degli annunci delle aziende agricole che praticano la vendita diretta con i rispettivi prezzi dei prodotti.Ampliando il concetto dei "chilometri zero" si può dire che non ha senso che i vini o l'olio prodotti in Provincia di Salerno siano venduti, in larga parte, fuori Provincia mentre qui si consumano prodotti che vengono maggiormente dalla Puglia. È chiaro che il mercato non si può ingessare in un’ economia chiusa del Medio Evo, ma sarebbe utile trovare sui mass-media delle campagne promozionali che invitino a consumare l'olio e il vino della nostra Provincia. Le navette percorrono continuamente la strada dai parcheggi al complesso Fiere di Vallo della Lucania nei giorni 6, 7 e 8 ottobre. La Borsa Verde dei territori rurali accoglie le migliaia di visitatori. Lo spopolamento e la crisi dei territori rurali in questi tre giorni sembrano invenzione dei soliti pessimisti. Espositori provenienti da varie zone d’Italia ma prevalentemente dalla Campania e dalla Basilicata mostrano quanto di meglio possono offrire i loro territori e anche la validità di operare insieme. Turismo, cultura e agricoltura unite a proposte di ospitalità familiare sono le vere fonti di rinascita economica. Ovunque spuntano paesaggi di grande valore storico o naturalistico. I più affollati sono i padiglioni gastronomici dove è possibile gustare prodotti tipici. È Angelo Villani, presidente della provincia a tagliare il nastro che dà il via alla terza edizione, sono presenti anche Antonio Valiante, presidente della giunta regionale, Giuseppe Tarallo commissario del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, Antonio Cuomo consigliere regionale, il sindaco di Vallo della Lucania Luigi Cobellis, l’onorevole Gaetano Fasolino, il consigliere provinciale Simone Valiante, il vice presidente della Camera di Commercio Guido Arzano, Nando Marra (Lega delle Autonomie), il preside della facoltà di Farmacia dell’Università di Salerno Francesco De Simone. Il primo convegno è sul tema “Competitività, ambiente e sviluppo: un turismo sostenibile per le aree rurali” moderato dal dott. Domenico Ranesi, direttore della Borsa Verde. “La Provincia ha inteso puntare su forti manifestazione di promozione dei segmenti alternativi capaci di destagionalizzzare: la Borsa Verde per quello rurale, enogastronomico ed ambientale; dalla prima Va b e n e così? grado di un prestigioso sito patrimonio dell’umanità qual è Paestum. Non bastano i templi eterni ed immobili. Un sito UNESCO deve avere anche altri parametri misurabili nei servizi efficienti, nella pulizia dei luoghi, nel contesto ambientale e culturale del territorio. Per noi il contesto efficiente è fondamentale, ma è ora solo un miraggio, per il nostro Sindaco tutto va bene o andrà bene. Ci penserà insieme alla sua giunta e alla sua maggioranza. Se solo si decidesse a farci sapere quale. l’Expo Scuola per quello scolastico; il Festival del Fitness …la Borsa del Turismo Archeologico” afferma Angelo Villani ed invita la classe imprenditoriale a raccogliere gli stimoli e di concretizzare in indotto le opportunità create dalla attività promozionale. Luigi Cobellis sottolinea che con la Borsa Verde Vallo della Lucania si propone come comune capofila di un territorio aperto alle nuove opportunità di sviluppo e quindi di crescita, nel pieno rispetto della natura e delle tradizioni, patrimonio prezioso della nostra storia. Il 7 ottobre il ministro Luigi Nicolais, giunto in visita, affronta il tema-rifiuti in regione, proponendo sistemi industriali di ultima generazione tecnologica di lavorazione e distruzione dei rifiuti. Per salvare i piccoli comuni sostiene che bisogna puntare sulle aggregazioni garantendo la diffusione della loro identità attraverso internet. Partecipa alla conferenza stampa di presentazione del Consorzio di Tutela e Valorizzazione degli Oli Dop Cilento, incontra i rappresentanti istituzionali presenti. Presente anche la Fei, Federazione Extralberghiera Italiana, con una delegazione federativa composta da consiglieri nazionali. Costituita lo scorso 18 settembre a Napoli presso il Palazzo Reale dalla volontà di nove associazioni di categoria regionali riunite per rappresentare unitamente il comparto ricettivo extralberghiero in Italia. Un bilancio del workshop tra i 26 bayers ed i 120 sellers svoltosi sabato 7 lo traccia Andrea Manzo, responsabile dell’agenzia APM che cura per conto della Provincia la logistica e l’organizzazione delle contrattazioni: i giapponesi sono interessati in particolare agli itinerari enogastronomi, gli statunitensi alla gastronomia, i polacchi alle tariffe autunnali, invernali ed estive, i canadesi preferiscono gli hotel affacciati sul mare. I buyers Cral, organizzando gruppi di almeno trenta persone, prendono contatti con grandi alberghi di Palinuro, Ascea, Agropoli e Paestum. In occasione del Premio Giornalistico Nazionale “Cilento” il vice Presidente della Giunta regionale della Campania Antonio Valiante lancia la proposta di istituire, già dalla IV edizione della BV, una sezione del Premio Cilento destinata alle testate locali “per- ché vengano incentivate le energie di giornalisti salernitani interessati a trasmettere all’esterno il vero volto del Cilento”. Attacca la stampa locale perché “condizionata da logiche politiche, con grave danno all’immagine del Cilento”. Il convegno finale della III edizione della Borsa Verde dei Territori Rurali Europei ha come tema “Le politiche regionali dell’U.E.: lo sviluppo rurale e le nuove politiche di programmazione dell’Unione”. Il sottosegretario Guido Tampieri denuncia che l’80% dell’agricoltura italiana è in gravissima difficoltà. Mette sott’accusa il divario organizzativo con altri Paesi che “determina, per l’Italia, esportazioni complessivamente inferiori a quelle del Belgio”. L’assessore provinciale Corrado Martinangelo lancia al sindaco Luigi Cobellis la proposta dell’istituzione permanente, del Comitato Interregionale Campania-Basilicata propedeutico alla IV edizione. Comitato composto da Parlamentari europei, Ministri, Regione, Provincia ed altre istituzioni coinvolte”. Alfonso Andria si impegna a far sì che venga inserito nella programmazione europea del comparto agricolo 2007/2013, “un apposito strumento di controllo affinché si evitino infiltrazioni malavitose nella gestione dei fondi da destinare; pericolo esistente maggiormente nelle nostre regioni meridionali”. In anteprima la presentazione della Carta dei Vini della Provincia di Salerno, della istituita Enoteca Provinciale. I visitatori, carichi di opuscoli, mappe, cartine, riviste, attendono in massa le navette un po’ timorosi di dover attendere delle ore, ma il servizio è rapido e ben organizzato. I dati: un incremento del 35%-40% rispetto alla scorsa edizione nel volume delle contrattazioni, stimato in 15 milioni di euro. Affluenza: 28 mila presenze. Enza Marandino Antonio Marino Tel. 0828 962755 Fax 0828 962622 [email protected] n°38 20 ottobre 2006 EBOLI Parla il sindaco Martino Melchionda:“Non accetto minacce” "La Baraldini non si tocca, pronto ad andare a casa" Addio sogni di gloria, la Multiservizi non sarà terra di conquista. A precisarlo è il sindaco Martino Melchionda: "Ho letto che la Consea sarebbe pronta a vendere le quote. Ricordo a tutti gli ambiziosi "scalatori" (imprenditori, politici, e avvocati, ndr) che il comune di Eboli ha un diritto di opzione sulla vendita. Quindi la Consea, se vuole, vende al comune. E saremo noi a decidere il futuro della Multiservizi, a stabilire le regole per un'eventuale altro bando". Polveri annacquate, inatteso choc per i politici interessati all'affare (contro Mauro Vastola, Margherita, stava per nascere una cordata capeggiata dall'assessore provinciale Massimo Cariello, Rc). "Per me sono chiacchiere- ribatte Melchionda-. Non credo che la Consea sia intenzionata a mollare". Per buona pace del presidente Vittorio Morrone, in contrasto con l'a.d. Piero Scarafino. Sarà più facile la pace in Medio Oriente che ritrovare a cena insieme Morrone, Scarafino e Melchionda: "Non entro nelle vicende tra socio pubblico e privato- mette le mani avanti il sindaco- La gestione della fiera e gli altri servizi sono di competenza della Multiservizi". Anche i biglietti falsi distribuiti all'ingresso? “Sono chiarimenti che devono fare loro". E magari non a noi, ma a qualche esponente delle forze dell'ordine. Multiservizi in vendita, Melchionda scuote la testa. Con il decreto Bersani è saltato il grande affare. Il sindaco sorride e ammette: "e certo, il pensiero che la Multiservizi potesse gestire i rifiuti ha stuzzicato parecchie menti imprenditoriali". E molte menti politiche, aggiungiamo noi. Piano regolatore, altra patata bollente. I comunisti italiani accusano, ma cosa sta succedendo a Santa Chiarella? "Nessuna variante al prg. Queste sono solo fantasie gratuite. Chiedete ad Alfonso Del Vecchio, non so di cosa parli" ribatte Melchionda. Altra tempesta in un bicchier d'acqua. Il partito pro Previti ha chiesto la revoca della cittadinanza ebolitana a Silvia Baraldini. Lei, uomo di sinistra, sindaco Ds, cosa farà? "Un bel niente. Secondo il regolamento comu- nale, spetta alla giunta decidere. E vi posso garantire che ora dobbiamo affrontare ben altri problemi rispetto alla Baraldini". Lo sa che se la sentono Bisogno e Cicalese lasceranno la maggioranza: "Adesso basta, sono stanco di questi ricatti. Poltrone e incarichi, le trattative sono chiuse. Chi vuole stare nella maggioranza, resta. I capricci dei singoli non m'interessano. Se un segretario di partito mi chiede di sostituire un assessore, lo farò (sfigato Vastola, ndr). L'azzeramento della giunta non è prospettabile. O governiamo o andiamo a casa. Ma chi farà cadere questa giunta, dovrà risponderne agli elettori". Il Rubicone d'ottobre si chiama riequilibrio di bilancio: "Chi non voterà, si dichiarerà automaticamente fuori dal centrosinistra". Ma che Unione è con tutta questi rifugiati politici del centrodestra? "Sono trasmigazioni comuni in tutta Italia. Non siamo gli unici. Chi vuole fare il bene del paese, sta con noi", è l'annuncio kennediano di Martino Melchionda. A un anno e mezzo dalla sua vittoria, a parte la nomina di Gian- franco Masci a direttore generale, cosa avete fatto? "Solo nell'ultimo mese abbiamo approvato lo spostamento del mercato settimanale, abbiamo liberalizzato la vendita dei negozi nel centro storico, tra poco metteremo mano alla rotatoria di Santa Cecilia. La vera novità sarà il bando per il nuovo piano spiagge. Siamo pronti, la prossima sarà una grande estate". E' vero che sta corteggiando i comunisti italiani? "E' vero che gli ho proposto di tornare in maggioranza. Sono usciti due giorni dopo la mia elezione (non appena vennero esclusi dalla giunta, ndr). Come sindaco Ds, apro le porte a tutte le forze di centrosinistra". Anche ai socialisti di Conte? "Piano. Prima voglio capire dove stanno, con chi stanno. Se restano nel centrodestra, non sono io a escluderli dalla maggioranza". Se fanno come Antonio Cuomo, i socialisti di Conte hanno buone possibilità di tornare nel centrosinistra. E di avere un assessore all'Infante. Melchionda non ha preclusioni. I socialisti nemmeno. Francesco Faenza Il popolo bue e lo sceicco del Dubai Porto a largo di foce Sele: De Luca promette 10mila posti di lavoro Tenetevi forte, è la notizia dell'anno. L'ha lanciata il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca: "Ebolitaniiii, vi regalerò 10mila posti di lavoro. Investiremo nel vostro mare 3000 miliardi in euro. Credete nel mio progetto, sarà la svolta per il futuro". La sparata di De Luca si chiama porto isola. E' una colata di cemento, con migliaia di navi a zonzo per il mare. Lo scempio ambientale verrà costruito non-si-sa-quando, a due chilometri dalla costa ebolitana. Sarà una muraglia cinese di fronte ai lidi di Campolongo. "A Dubai, in Asia, lo stanno già costruendo" annuncia lo sceicco De Luca. Per la serie, convinco l'uditorio con una citazione internazionale. Sindaco cosmopolita. L'equivoco di De Luca è legato a un immaginario ottocentesco. Secoli fa, quando un parlamentare "scendeva" in provincia, credeva di parlare a un gruppo di bifolchi vestiti a festa per l'occasione. Qualunque cosa dicesse, la gente ascoltava e approvava. A sentire l'emiro De Luca, la sensazione tra gli ebolitani è stata proprio questa. Durante il suo comizio alla festa dell'Unità, il granata sindaco avrà creduto di parlare al popolo bue. Sentite questa. E non ridete: "con il porto isola- ha precisato De Lucaavrete un mare più pulito e una costa con più sabbia. Questo porto isola ripascerà l'arenile. E non immaginate che sviluppo economico, quanti posti di lavoro". Gli ebolitani in ascolto hanno fatto la faccia scettica. Esclusi gli immancabili damerini, che sorridono a prescindere, quasi tutti hanno strabuzzato gli occhi. Un mare più pulito? Con centinaia di navi da migliaia di tonnellate, un ponte lungo due chilometri, una babele di camion in giro per la litoranea? Ma mi faccia il piacere...direbbe Totò. All'onorevole De Luca vorremmo ricordare che siamo si, nella terra delle bufale, ma l'anello al naso è una pretesa demodè. Il sindaco zampillante di strampalate idee ha tirato fuori dal cilindro un altro asso dalla manica: "I 3000 miliardi? Ce li darà la regione Campania". A quel punto, il presunto popolo bue si è inbufalito di brutto. Ma st'emiro a chi la vuol dare a bere? E' più facile, infatti, che Sgarbi sorrida alla Mussolini piuttosto che Bassolino sganci un euro per De Luca. E non è finita. L'ultima sorpresa, l'impatto ambientale. Per De Luca è quasi nullo: "Non accadrà, prima di costruire il porto verificheremo se ci sarà il pericolo d'inquinamento". Musica vecchia, canzone già sentita. Non da De Luca, ma da altri diessini. Dalla discarica di Basso dell'Olmo non doveva colar una goccia di percolato. Si è visto quello che è venuto fuori. Dal meno conosciuto Dubai, De Luca si è spostato a Valencia: "vedete cos'hanno fatto in Spagna, capirete il turismo del futuro. Porteremo a Eboli l'architetto Santiago Calatrava. Capirete come creeremo migliaia di posti di lavoro". Peccato che pochi minuti prima, il sindaco di Eboli, Martino Melchionda, abbia enfaticamente annunciato l'antitesi del porto isola: "siamo pronti per il nuovo piano spiagge". Volando da Valencia a Dubai, De Luca ha bypassato clamorose cattedrali nel deserto, come il porto di Gioia Tauro, nonchè la fame concorrenziale di Napoli. A fine comizio, il sindaco sceicco ha messo le mani avanti: "la nostra è solo una proposta". Il popolo bue ha tirato un sospiro di sollievo, ringraziando De Luca per i trenta minuti di fumoso e onirico comizio. Fra. Fae. 3 Ramona Bavassano L'importanza dell'Orientamento all'essere o all'avere Per gestire una organizzazione é fondamentale avere chiara la Mission da perseguire, cioé definire gli obiettivi e le caratteristiche strategiche e operative che orientano il comportamento nel mondo e danno senso all'organizzazione stessa, differenziandola dalle altre. Nella mia esperienza di consulente mi é spesso capitato di osservare che molte crisi derivano dalla mancanza di una mission chiara e condivisa da tutti i membri dell'organizzaazione, e dal fatto che troppo spesso esiste un orientamento all'avere piuttosto che all'essere. Viviamo in un tipo di società particolare, nella quale si affermano sempre più esigenze qualitative di vita(amicizia, amore, convivialità, introspezione, creatività, autorealizzazione) e dove sono quanto mai significative le conseguenze della scelta mentale tra avere ed essere.Erich Fromm, quasi trent'anni fa, già evidenziava che "avere ed essere sono due modalità fondamentali dell'esperienza, il rispettivo vigore delle quali determina le differenze tra i caratteri degli individui e i vari tipi di carattere sociale" In una dimensione macro-sociale, la differenza di impostazione si rispecchia in una società imperniata sulle cose (avere) ed una società imperniata sulle persone (essere). In particolare, "l'atteggiamento dell'avere è caratteristico della società industriale occidentale, in cui la sete di denaro, fama e potere è divenuta la tematica dominante della vita". L'azienda-avere, allora, di solito é molto centrata sul prodotto, tende a non reinvestire gli utili ma ad acquisire beni di consumo e a utilizzare le risorse umane considerandole dei costi invece che delle risorse. Anche i sentimenti vengono trasformati in qualcosa da possedere, come quando si dice "ho un problema"e spesso sostantivi come lavoro e prodotto prendono il posto dell'esperienza lavorativa e produttiva e vengono separati dall'uomo diventando oggetti, innescando circoli spessso viziosi e improduttivi. L'azienda-essere, al contrario, è quella centrata sull'uomo. continua da pagina 15 SELE n°38 20 ottobre 2006 Basso dell’Olmo: “Biagio Luongo sapeva” Campagna - Come si avrà modo di leggere, l’Associazione “LiberaMente” torna nuovamente alla carica, in modo molto critico come sempre, del Sindaco e dell’Amministrazione Comunale di Campagna. Un lunghissimo Manifesto affisso sui muri della Città in data 29 Settembre 2006. Un’opposizione nel paese reale che si allarga a macchia d’olio tra coloro che sono “contro” l’amministrazione a prescindere, per partito preso, quasi verrebbe da dire. Non va bene nulla, ma non si citano mai le tante cose che pure si stanno realizzando, i milioni di euro che pure si stanno spendendo. Un’opposizione, comunque, che si sta trasformando in una vera spina nel fianco di Biagio Luongo, che non può stare a guardare, ma che, invece, a questo punto, ha l’obbligo di fare chiarezza, se ce n’è da fare, di rispondere, unitamente alla sua maggioranza, altrimenti così facendo si avvalora ciò che i cosiddetti “denigratori” scrivono a getto continuo. Il tema principe in questo manifesto è Basso dell’Olmo, problema serio, su cui, però, a nessuno è consentito scherzare o speculare. Così iniziano i Soci del Sodalizio di Via Starza del Quadrivio: “II nostro Sindaco, dopo solo tre mesi dalla sua elezione già aveva saputo dalle Autorità competenti che la discarica regionale si sarebbe realizzata a Basso dell'Olmo, ma aveva tenuto tutto sotto silenzio, le carte chiuse nel cassetto, per evitare che i bambini, pardon, i cittadini si preoccupassero. Dopo solo un anno di silenzio, però, quando il Commissariato ha divulgato la "buona novella", il Sindaco è stato costretto a prendere posizione, si fa per dire, visto che "il popolo”, a lui tanto caro, aveva addirittura occupato l’Autostrada per protestare contro l'insediaDa Valva le notizie giungono in redazione con una frequenza impressionante e, così, nel giro di pochi giorni abbiamo appreso che, dopo la chiusura di Villa d’Ayala, di cui abbiamo già dato conto nello scorso numero, c’è stata la chiusura dell’accorsato e centralissimo bar ‘Le dogane’ su disposizione del Pubblico Ministero Roberto Penna della Procura della Repubblica di Salerno.All’origine del provvedimento i rumori, presuntivamente molesti per il vicinato, provenienti dal bar. Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Salerno ha, però, convalidato solo parzialmente la decisione della Procura e, nel giro di soli tre o quattro giorni, ha permesso la riapertura del bar inibendo alla clientela solo l’uso di un terrazzino di fronte al bar stesso dove, durante la stagione estiva, venivano posizionati i tavolini per gli avventori. Sabato 7 ottobre la riapertura del bar e lunedì 9 la chiusura della ‘casa famiglia’ “La Zatte- mento produttivo promesso in campagna elettorale dal Presidente Bassolino (chi non ricorda il comizio di chiusura della campagna elettorale quando “don Antonio” promise mare e monti a Campagna se si votava Biagio Luongo…tanto lui aveva ventimila miliardi di fondi da spendere)”. I campagnesi, “colpiti da tale apparizione miliardaria, risposero in massa, votando il buon Biagio e dopo alcuni mesi fu realizzato l’insediamento produttivo e maleodorante di Basso dell'Olmo”, eppure “il nostro Sindaco ci aveva giurato che giammai Campagna sarebbe stata individuata come sito di discarica. Promessa da… marinaio, lui già sapeva”. Poi “visto che la discarica si sarebbe comunque realizzata, il nostro Sindaco aveva subito immaginato la nuova “difesa maginot”. Sarebbe stato Lui a “spendere la sua immagine politica” ovvero “avrebbe garantito che l’insediamento produttivo della monnezza sarebbe stato realizzato a regola d’arte e in quell’invaso si sarebbero sversati solo fos e sovvalli, ovvero materiale trattato. Purtroppo, anche questo non si è realizzato. Infatti, invece, di fos e sovvalli, sono arrivati rifiuti tritovagliati in una discarica, che tecnicamente è stata realizzata per accogliere materiali diversi (fos e sovvalli), con le conseguenze che si registrano già da molti mesi. Con buona pace di tutti oramai si registrano gli interventi della Procura della Repubblica, perché una melma liquida si riversa nel Fiume sele e un gravissimo inquinamento di tutte le matrici ambientali è in atto, con i "benefici" che si possono registrare in tali situazioni”. Sarcastica la continuazione: “Ma non vi preoccupate, il buon Biagio ha comunicato alle Autorità il mancato fun- zionamento e l’inquinamento procurato dai "cattivi" e ha pure dichiarato su un giornale che era un disastro annunciato. Adesso possiamo stare tranquilli. Altra promessa da marinaio”. E si continua sulla tematica ambientale: “Altra difesa strenua annunciata dal Sindaco è stata la bonifica dei Siti di Basso dell'Olmo e di Carrabona. Il Sito di Basso dell'Olmo, a distanza di nove mesi dall'ultimo sversamento dei rifiuti, al di là di quello che scrivono politici, Commissario dei rifiuti e quant’altri, fa registrare la seguente situazione: la monnezza stipata nel sito è una vera emergenza ambientale, i rifiuti sono stati lasciati scoperti e a ogni minaccia di pioggia tonnellate di percolato si riversano nel Fiume Sele, considerato che le vasche di raccolta del percolato realizzate si sono rivelate insufficienti per raccogliere i "liquidi” provenienti dalla "massa maleodorante"; non è stata realizzata la ricopertura dei rifiuti con materiali idonei (guaine impermeabili) e con terreno; non è stato realizzato l'impianto di captazione del biogas, che permetterebbe almeno che tutte le sostanze maleodoranti non si riversino nell'ambiente sotto forma di effluvi; l’area della discarica è piena di uccellaci ed insetti, che rendono l'aria irrespirabile. II Sindaco, però, controlla, non vi preoccupate, perché sicuramente avrà da qualche parte rassicurazioni che i lavori si faranno…, ma con calma per piacere, anche perché a Napoli sono molto interessati alle buche Puglietta”. II Sindaco aveva promesso, che, “realizzando la discarica di Basso dell'Olmo, il Commissariato avrebbe bonificato il sito di Carrabona”. La realtà è ben diversa, perchè “il sito non è stato bonificato per mancanza di fondi e il Comune di Campagna, per trecento metri di terreno agricolo, da svariati anni versa la modica cifra di curo 2.500,00 al mese a quel fortunato proprietario (canone da versarsi fino alla completa bonifica del sito). Complimenti al proprietario di quel terreno, che ha intelligentemente concluso il contratto con il Comune di Campagna e si starà sbellicando dalle risate, dopo aver saputo che il Comune e il Commissariato non hanno i soldi per bonificare il sito”. L’Associazione “LiberaMente”, comunque, invita il sindaco “a dichiarare pubblicamente se quanto affermato corrisponde a verità” e chi è il beneficiario dello “stipendio” di 2.500 Euro. Si conclude con la “mancata promessa del Novembre 2005 (impegno di Giunta di 100.000,00 Euro, sui 500.000,00 inviati dal Commissariato) per la rimessa a posto della strada comunale-mulattiera Serradarce-Basso dell'Olmo” e con la nota politica “verde e ambientalista” sulle “5 Querce” di Vallegrini, portata avanti dal Sindaco e dal “verde Gennaro”, che sarà oggetto di altro, ulteriore approfondimento. Mario Onesti ne mette in discussione la stessa esistenza, l’attività culturale langue, riprende per i giovani la strada dell’emigrazione. Certo Valva è sicuramente in buona compagnia, soprattutto nelle zone interne del salernitano e del sud, dove intere comunità vedono compromessa perfino la propria sopravvivenza. Ciò che intristisce è la incredibile miopia di alcuni esponenti della classe dirigente di questi paesi, che, invece di guardare avanti per costruire un nuovo futuro, sembrano sempre più intenti a piccole ed a volte molto crudeli vendette personali. Essi sono per lo più dediti a una pratica politica vecchia di decenni e che sembrava definitivamente sconfitta dalla cosiddetta ‘stagione dei Sindaci’. Quest’ultima è forse del tutto tramontata. C’è da sperare che quanto prima al Sud inizi una stagione di cittadinanza attiva e consapevole delle proprie capacità. fili La procura chiude “Le Dogane” ra Satellite”.Anche in questo caso sembra che la disposizione sia arrivata dal Tribunale per i Minorenni di Salerno. Nella struttura, aperta alcuni anni fa per volontà del Sindaco Michele Cuozzo e nell’ambito dell’attività del Piano Sociale di Zona, erano ospitati alcuni ragazzi provenienti da famiglie ‘difficili’ di Campagna, Serre ed Eboli. La responsabile della ‘casa famiglia’ ha provveduto, su richiesta sempre del Tribunale per i Minorenni, a reperire una sistemazione provvisoria per i ragazzi presso una struttura di Battipaglia ed in attesa di trovare una soluzione definitiva in un altro Comune dell’Alta Valle del Sele. Se ciò dovesse avvenire in tempi brevi, ne trarrebbero sicuramente giovamento i ragazzi che si erano quasi tutti ben ambientati in un piccolo centro, dove è più facile fraternizzare e fare amicizia. Villa d’Ayala, il bar, la ‘casa famiglia’ non sono episodi isolati e per di più anche concentrati in un lasso di tempo brevissimo. Se si va indietro negli anni, dall’estate del 2001 ad oggi, a Valva tutti ricordano la chiusura del Campo dell’Avventura del WWF, uno dei più interessanti e di successo dell’Italia Meridionale, la cessazione dell’attività di ben due locali caratteristici e molto frequentati, nei quali si potevano gustare i piatti della cucina del luogo, e la chiusura della Ludoteca Comunale, uno dei fiori all’occhiello dell’amministrazione Cuozzo. Il susseguirsi di questi episodi da l’impressione di un paese in affanno, ripiegato su se stesso e che non riesce a darsi una prospettiva. Si chiudono i luoghi di aggregazione oppure se n°38 20 ottobre 2006 ALBURNI Il cordoglio per Giovanni Saponara Seppe modernizzare l’economia e la società altavillese Si è spento un sorriso di uno che aveva intuito e coraggio. E’venuta meno una delle colonne dell’economia e della società altavillese e non solo. Giovanni Saponara, era presidente della locale Banca di Credito Cooperativo, già Cassa Rurale da poco più di ventiquattro anni. Di Altavilla Silentina e Calabritto, ma anche con centinaia di soci fra Battipaglia e Pontecagnano. Imprenditore nel ramo della distribuzione dei prodotti petroliferi, Saponara non continua per molti anni l’insegnamento delle lettere nelle scuole medie che lascia nella prima metà degli anni Novanta, per dedicarsi a tempo pieno alla sua azienda per la distribuzione di prodotti petroliferi ed all’istituto di credito che fondò nei primi anni Ottanta. La Banca va bene, ed è fra le prime della Campania per depositi e redditività. Altra sua passione è il calcio, culminata nella promozione in Eccellenza della squadra che finanzia e dirigeva. La sua attività non si è chiusa nel pe- rimetro del territorio di Altavilla ma, a capo della federazione regionale delle ex Casse Rurali, ha investito, fra il 1999 ed il 2004, tutta la Campania. Era il 1982 quando diede vita alla Banca di Altavilla Silentina. Il suo merito storico? “Convinse un paese ancora profondamente contadino e conservatore, refrattario a discorsi cooperativi, qual era Altavilla, a togliere i soldi da sotto la mattonella e dagli uffici postali per metterli a disposizione dello sviluppo economico”, testimonia il vicesindaco Enzo Giardullo. Nel 2000 mette in moto una “fusione per incorporazione” ed assorbe la più piccola banca di Calabritto. Ed è per questo che l’attuale vicepresidente vicario è il calabrittano Gelsomino Viscido. Sarà lui a guidare la banca fino al 2007, quando i soci torneranno a votare per scegliere il successore di Saponara.. “Conosceva il paese come pochi e questo gli ha permesso di assecondare un generale processo di crescita che non ha conosciuto scossoni. E di lui tutti si fidavano, tanto che riuscì a far digerire alla base sociale quell’unificazione con la consorella di Calabritto che qualche perplessità l’aveva suscitata”, aggiunge l’avvocato Sabato Di Lucia. Saponara gode di un prestigio naturale, così quandol'inchiesta "Bufala connection" sfiorò la Banca, prima ancora che il prosieguo delle indagini ne accertassero la completa estraneità ai fatti delittuosi, nessuno, ad Altavilla, si sognò di chiedergli spiegazioni. Pragmatico, non amava le cerimonie e i grandi discorsi, ha incitato sempre a fare da sé, senza attendere miracoli dai politici locali o nazionali che fossero. Era stato presidente della squadra di calcio dell'Altavillese quando questa disputò un paio di campionati in Eccellenza. Fu un’avventura che gli costò parecchio, a cominciare dall’acquisto del titolo per disputare il campionato. Finì perché nel paese non c’era uno stadio degno di questo nome e non era possibile giocare su campi dove non c’era posto nemmeno per gli spettatori. “E’un mezzo per far girare in nome del paese. E così conosceranno le nostre imprese e i loro prodotti”, ripeteva sempre cercando l’ascolto, una volta tanto, della classe politica. Che non venne. O re s t e M o t t o l a Renato Josca non è più il vicesindaco di Albanella Capezzuto l’ha dimissionato. “Con il suo accordo”, dice. C’è chi non ci crede Fuori Josca e Mario Manzo e dentro Roberto Russo e Teresa Vernieri. Così Capezzuto ha lanciato la seconda fase della sua amministrazione. E Verlotta? Fuori anche lui, anche se lo era già prima, si sfoga con un manifesto l’ormai ex assessore al turismo della comunità montana. L’ex e carismatico primo cittadino Josca? E’ Oltreoceano, al seguito di Lady Mastella. “Renato è a New York al Columbus Day? Giuro, l’ho saputo dopo che era partito. L’ira di Giancarmine Verlotta? Si è sentito delegittimato nel suo stesso paese. E’ umano che possa essersi arrabbiato ed è andato un po’ sopra le riga. Anche se a Roccadaspide lo avevano solo strumentalizzato”. Getta tonnellate di acqua sul fuoco, peggio di un Canadair ad agosto davanti ad un incendio sul bosco più bello del Parco Nazionale, Giuseppe Capezzuto, sindaco di Albanella. Lui difende l’idea che questo è stato un rimpasto fine a se stesso e senza alcun rapporto con eventi esterni legati soprattutto alla battaglia campale, in corso, per il controllo della comunità montana del Calore Salernitano. E che abbia voluto scrollarsi di dosso l’ombra di Josca. Renato non è più vicesindaco, ora c’è Vito Capozzoli. Josca non è uno qualsiasi ma colui che ha voluto che Capezzuto diventasse sindaco. Siamo al parricidio politico?... “No. Macchè. Era già previsto quando io stesso, dopo meno di un mese, lo andai a pregare di assumere la carica. Mi ricordo che andai a chie- conserverà ancora le deleghe sulle scuole. Tutto bene allora? Giancarmine Verlotta ha espresso il suo disappunto perchè la sua stessa maggioranza non l’ha sostenuto nella corsa a presidente della comunità montana soprattutto nei confronti del “carissimo amico” Josca (le virgolette sono nel maDa sinistra Roberto Russo, Renato Josca e Giuseppe Capezzuto nifesto che ha fatto affiggere. “Il loro attegderglielo a Ponte Barizzo, dove lui aiu- glieri comunali ritenuti più vicini a tava a curare animali presso una clini- Josca, e cioè Carmine Mauro e Anto- giamento rimane incomprensibile atca veterinaria. Doveva accompagnare nietta Cerruti siano rizelati. “Davvero? teso che con la loro scelta viene penala prima fase della nostra azione am- Io non ne ho contezza. Sono i nostri lizzato il nostro paese”, aggiunge. Verministrativa. Risolverci certi problemi. avversari che sostengono questa tesi. lotta si dice “umiliato” ed enumera le Un incarico a termine. Era stato lui Sappiate che è fuori dalla realtà. La varie cariche di Josca: “vice sindaco, stesso a chiederlo”. E’ un po’ attapira- maggioranza è salda. Antonietta Cer- consigliere provinciale, presidente del to Josca, lo mormora tutta Albanella ruti è presidente del consiglio comu- Patto Territoriale, ecc. ecc.”... quasi a “No, ma quando mai?”. Avete aspetta- nale e segue le politiche sociali”. Vito suggerire a Capezzuto di cominciare, to che se andasse in America, alla sfi- Capozzoli è stato promosso a sindaco. come è avvenuto, ad alleggerirlo di lata degli italoamericani. “E’ partito sa- “Era il più votato di Matinella. Conti- qualcuna. Sul melodrammatico la butbato, io le nomine le avevo già fatte nuerà ad occuparsi di turismo”. Gio- tano quelli del circolo “Intifada” di Rivenerdì”. Un bel modo per augurargli vanni Mazza ci aveva fatto un pensie- fondazione Comunista: “Giancarmine, buon viaggio. “No. Completamente rino alla carica di numero due. Conti- nun chiagnere!”, gli dicono. E lo defifuoristrada. Poi Renato lo dimostrerà”. nuerà ad occuparsi dei lavori pubblici. niscono “Opportunista, onnivoro di caNon mi dirà che è stato lui a chieder- Le altre deleghe sono così ripartite: riche”. Opposto è il commento di Calo? “E’ più giusta così. Il 3 ottobre il Fabio Lanza, lavori pubblici e questio- pezzuto: “Giancarmine dice di sentirconsiglio di stato lo ha confermato de- ne giovanile; Teresa Vernieri, cultura si solo un portatore d’acqua. Lo capifinitivamente nella carica di consiglie- e pari opportunità; Geppino D’Angelo, sco. E’ capitato in una storia tutta sbare provinciale. Non aveva più necessi- bilancio e programmazione; Roberto gliata”. Ecco Capezzuto, è uno che tà di mantenere quella posizione pres- Russo, sicurezza e manutenzione ur- nun chiagne... e... O re s t e M o t t o l a so il comune”. Si dice che i due consi- bana. Anche l’uscente Mario Manzo 5 Comunità montana Alburni Approvato il bilancio Crisi Comunità Montana Alburni: il funzionario prefettizio approva il Bilancio, intanto il Tar respinge la richiesta di sospensione del commissariamento. Dopo il rischio dissesto l’Ente è salvo. Il commissario Raffaele Cannizzaro ha rimarginato la crepa economica nell’arco di un mese e mezzo. La svolta lunedì due ottobre, quando sono stati riconosciuti i tre debiti fuori bilancio, per una somma totale di circa 500mila euro. I debiti saranno pagati attraverso la sospensione per tre anni dei trasferimenti ai Comuni, legge 285 del ’79, e la riduzione delle indennità di carica, pari al 75% fino al 2008 e al 50% dal 2009. Non corrono nessun rischio i dipendenti che usufruiscono della legge 285. Gli stessi, infatti, originariamente collocati dalla comunità montana, lavorano oggi in pianta stabile presso sei sedi comunali: Postiglione, Aquara, Petina, Serre, Sicignano e Castelcivita. Seppure la 285 copre ognuno e annualmente di circa 11mila euro, questi risultano comunque insufficienti. Come sempre, quindi, sarà l’Ente Comune a pagare gli stipendi. Per uno stipendio che viene uno se ne va. Ridotte le indennità a presidente ed assessori. Altavilla/Albanella Chi differenzia meglio? “Da noi costa meno e funziona di più”, dice Giuseppe Capezzuto. Albanella non ci sta a farsi sottrarre dalla vicina Altavilla il primato della raccolta differenziata. “E poi noi abbiamo anche istituito un’oasi naturale comunale, bosco Camerine”, rincara. E’ dal 2001 ad Albanella si fa la raccolta differenziata. Altavilla ha cominciato due anni dopo. Notevoli i vantaggi economici, dice il sindaco, perché gli albanellesi pagano 81 centesimi a mq per le abitazioni civili: inoltre lavorano nel servizio dieci giovani. E sul bilancio comunale il servizio pesa la metà di quanto costa agli altavillesi. Che ribattono con una maggiore occupazione nel settore. Al di là dei primati, buoni solo per esibirli sui giornali, resta il dato di fatto di due comuni dove la gente in questi giorni respira e non si vergogna dei propri amministratori. Di questi tempi è una gran cosa. (Or.Mo) AGROPOLI n°38 20 ottobre 2006 Domini e opposizione, prove di disaccordo “ C o n qu e s t a m i n o r a n z a n e s s u n a c o l l a b o r a z i o n e ! ” Ultima seduta del Consiglio Comunale. Domini battibecca con i consiglieri dell’opposizione, li accusa di ostruzionismo: “Io dialogo solo con la mia maggioranza, e non intendo avere alcuna forma di collaborazione con il centro-destra”. Una maggioranza e un’opposizione mai così lontane. L’ultimo consiglio comunale, più concitato del solito, inizia con l’annuncio dei preliminari all’ordine del giorno riguardante la discussione sulla salvaguardia degli equilibri e dei debiti fuori bilancio. Mario Capo chiede che la procedura di discussione e di voto subisca una variazione: “Non si può salvaguardare l’equilibrio di bilancio se prima non vengono riconosciute le posizioni debitorie.” Ne scaturisce un’inedita di- vergenza tecnica tra la segreteria comunale che avalla la richiesta di Capo, e il ragioniere De Martino, che rivendica la regolarità della procedura richiesta. Il sindaco Domini mette ai voti la sospensione momentanea del Consiglio per consentire alle “parti in causa” un accordo che consenta al consiglio di trattare l’O.d.G. La maggioranza vota per la ripresa immediata dei lavori. Ed ecco arrivare lo scambio di accuse tra il sindaco e opposizione: Domini conclude il suo intervento dichiarando che mai chiederà la collaborazione di coloro che si contrappongono alla sua amministrazione e Capo controbatte dicendo che Domini stesso, sta già governando con i voti dell’opposizione. Infatti, Paolo Serra, che oggi sostiene Domini dopo l’uscita della Margherita dalla maggioranza, è stato eletto con i voti di Alleanza Na- zionale e Forza Italia. Capo, ritornando in merito all’ordine del giorno, sottolinea: “Ci sono debiti maturati dal 2004 ad oggi per 978.000 euro per le sole spese legali, sulla natura delle stesse gravano ancora molti dubbi”. E poi conclude: “Al contrario del sindaco, noi dell’opposizione abbiamo più volte dimostrato di essere disponibili a collaborare per il bene della città”Capo prosegue- “Purtroppo la nostra disponibilità si scontra con l’arroganza del primo cittadino, che in questo consiglio ha compromesso una possibilità di dialogo.” Daniela De Martino La storia di Francesco Taddeo, padre coraggio “Mio figlio si è sacrificato per la salute di tutti” Ha un figlio poliomielitico Francesco Taddeo, ma non per questo si piange addosso. E’ orgoglioso del sacrificio di suo figlio che ha permesso a tanti altri bambini di star bene. Dieci anni fa, Francesco fu sottoposto a vaccinazione antipolio col Sabin (virus attenuato) e, anomalia della sorte, contrasse la poliomielite (1 caso su166 mila). 20 giorni di febbre, spossatezza, immobilizzazione della parte destra del corpo ed ecco che comincia il calvario da un ospedale ad un altro (Vallo, Bambin Gesù di Roma). Tutti dicevano che non era colpa del vaccino. Ma poi il dubbio, che consumava soprattutto sua moglie, ha allarmato i medici, e sono partiti i controlli. Infine, la verità è stata chiara a tutti. “Ed io ho cominciato la mia guerra personale per poter debellare una malattia che colpisce a caso – afferma il signor Francesco – Nel ’99, dopo tre anni, non si sapeva se potevo avere un indennizzo. Mi incatenai davanti all’Asl di Vallo per cinque giorni. L’assessorato regionale mi assicurò il suo intervento. Rosi Bindi, l’allora ministro della salute, cambiò il vaccino col Salk. I giornali ne parlarono a livello nazionale ed ebbi l’opportunità di condividere il mio problema con centinaia di persone, in tutta Italia”. Dopo l’episodio del ’99 ebbe tutte le accortezze e l’Asl Sa3 si fece carico di tutte le spese. “Facevo curare mio figlio nei migliori centri specializzati e sceglievo anche le terapie, senza gravare sullo Stato con spese maggiorate”. Per esempio, una di delle terapie più efficaci, sia sotto l’aspetto fisico che psicologico, è il nuoto. Vincenzo, gennaio del 2006 viene dimesso. Il si- che stanno bene”. Con l’operazione c’è gnor Taddeo prepara i documenti per il stato l’allungamento dell’arto ma, a lirimborso che gli viene respinto perché vello muscolare non c’è stato il pieno la legge non prevede questo tipo di as- recupero motorio. sistenza. Gli rispondono che chi ha “Speriamo nella ricerca scientifica, concesso prima di lui ha commesso nelle cellule staminali e non scordiareato. La “guerra” continua! mo che mio figlio è un eroe”. ConcluLa settimana scorsa Francesco Taddeo de padre coraggio. si è incatenato di nuovo presso gli uf- Sull’altare della scienza è stata contratfici dell’Asl di Capaccio ed ha minac- ta la malattia e, ora, solo la ricerca può ciato di farsi saltare in aria se non rice- restituire al giovane eroe, almeno in veva attenzione (aveva una cipolla parte, una vita serena. In attesa, almesotto la camicia). Il Direttore Genera- no delle cure se ne faccia carico lo le ha promesso un rimborso totale di Stato. tutte le spese sostenute quest’anno ma G i n a C h i a c c h i a ro intanto, il padre di VinI vaccini, oggi, sono sicuri? cenzo si è preso una deContro le vaccinazioni lo Stato, ha combatnuncia da parte dei caratuto una guerra. binieri locali. Ma lui è seI danneggiati dai vaccini sono i caduti di quereno: “Sono fiducioso e sta guerra. sto aspettando che la seI feriti e i morti di questa guerra non l’hangreteria di Saracino si no scelta. metta in contatto con Sono coloro che ne porteranno i segni affinme”. Intanto, la gente è ché tutti gli altri ne escano immuni. assente di fronte a queste Meritano il più alto riconoscimento al valoproblematiche, si disintere civile. ressa, pensa che sia un Devono ricevere un risarcimento per i fatto personale e, forse, danni ricevuti. non ha ancora capito che, I genitori hanno il diritto di essere informati se nel ’99 non mi incatesu tutto ciò che il vaccino può provocare. navo, probabilmente anDevono essere informati sul vaccino altercora oggi, ci sarebbero nativo più sicuro, anche se a pagamento. stati decine di casi di poI medici dovevano visitare prima di sommiliomielite per colpa di un nistrare. vaccino inadatto. Se oggi I genitori hanno il diritto di curare il proprio si vaccina col Salk è grafiglio nel miglior modo possibile. zie a me. Mio figlio e tutti Chi è responsabile dei danni deve pagare coloro che hanno subito per le cure anche private. questa guerra sono il baIl cittadino ha il diritto di ricevere giustizia stoncino corto, è il prezin tempi ragionevoli. zo pagato per tutti coloro L in piscina, con la sua fisioterapista faceva nuoto riabilitativo, si divertiva gareggiando e giocando con la sua istruttrice. L’acqua è l’habitat in cui la sua disabilità è annullata e non voleva abbandonarla nemmeno a fine lezione. Allora perché negargliela? “C’è un’incongruenza, - lamenta Francesco, - con i direttori sanitari Logatto e Furcolo non ho avuto problemi e tutte le spese mi sono state pagate (centro specializzato, terapie, spese di viaggio e di soggiorno). Con Saracino, l’attuale direttore generale, le cose sono cambiate e di tutte le spese sostenute, dal primo gennaio 2006, non ho ricevuto ancora un soldo. Mi è stato detto che la legge non prevede questi rimborsi”. Il 26 dicembre del 2005, Vincenzo parte per un centro specializzato del nord Italia, a Lecco. Il 30 dicembre Vincenzo viene operato per l’allungamento delle ossa della gamba, il 19 a S c h e d a n°38 20 ottobre 2006 CALORE 7 Anna Desimone, una donna tra due fuochi Passaro vince su tutta la linea: La segretaria della C.M. arbitro sul campo di battaglia “Ho solo rispettato il regolamento ” consapevole dei doveri e rispettosa dei ruoli “Dite a Scandizzo che il cambio del lucchetto si è rivelato necessario a causa del rifiuto da parte di Donato De Rosa a voler effettuare il passaggio delle consegne” così manda a dire Mario Miano. Ed usa un amico comune. Ed è proprio questo quello che volevo segnalare: quando si arriva ad un punto di non ritorno nei rapporti istituzionali e personali, le conseguenze ricadono, oltre che sulle persone, anche sulle istituzioni che dal confronto escono con le ossa rotte. Le responsabilità sono note e non vale la pene ripetersi, ma resta l’amaro in bocca per la caduta di stile e di realismo da una parte e per la prova di forza dall’altra che ha posto le basi per ulteriori, e sempre più imprevedibili, ripercussioni sull’immagine di un ente che, nell’immaginario collettivo, “galleggia” tra la considerazione che è un carrozzone politico e un ufficio di collocamento per chi vi presta la sua opera lavorativa: “comodità montana” è un neologismo molto in voga alle nostre latitudini. Ed è proprio del personale che vale pena occuparsi in questa fase d’interregno o di limbo istituzionale dove a farla da padrone è la giustizia amministrativa. Sono in molti che si sono chiusi nelle loro stanze ed evitano contatti con nuovi e vecchi assessori che girano al primo piano dell’ente. Paolo Paolino e Giancarmine Verlotta sono, quasi quotidianamente alla ricerca di “carte” da ardere sull’altare della giustizia amministrativa. Dall’altra parte, è il consigliere Gabriele Iuliano che “regge” le redini degli aspetti legali della vicenda. In mezzo al fuoco incrociato si trova Anna Desimone, la segretaria. È su di lei che ricade la responsabilità di gestire il ricambio “forzato” al vertice dell’ente. È lei ad essere strattonata in ogni direzione da uomini che sono alla ricerca di ogni appiglio per ingrossare il carné delle polemiche che andranno tradotte in ricorsi e diffide. Immagino che ne abbia collezionate parecchie, in questi ultimi tempi, la segretaria. Chi avrà la meglio nella guerra delle “Cesine”, dovrà tener conto che è stata l’unica a mantenere la barra dritta al centro della ragionevolezza, consapevole dei suoi doveri rispettosa del ruolo di ognuno. Chi si ergerà vincitore dalle macerie istituzionali dovrà essere capace di dialogare, senza riserve, con chi ha perso per ricostruire, su nuove basi, un mondo di rapporti spezzato dalla guerra senza quartiere scatenatasi molto tempo fa e guerreggiata per più di tre lustri con cambi di fronti e con incur- sioni spregiudicate anche nella vita privata dei protagonisti della vita pubblica della Valle del Calore. Anche la “guerra dei cento anni” finì con una pace. Figuriamoci se non può esserci pace in un luogo dove è difficile trovare il quarto uomo per giocare una partita al tressette. Bartolo Scandizzo Era tempo che non si sentiva Ernesto Passaro l’uomo che “si spezza ma non si piega”. Ex sindaco di Giungano e, per volere di Donato De Rosa e dell’ex maggioranza, presidente del consiglio della comunità montana Calore Salernitano. “Leggo attentamente il vostro giornale. Si parla spesso di me senza mai sentirmi in prima persona. Spero che sabato darete conto di quanto è successo stamattina (il 10 ottobre 2006 ndr) in Comunità Montana.” È ovvio che ne daremo notizia, anzi, se lo ritiene opportuno, potremmo anche parlarne direttamente. L’appuntamento è per la serata dello stesso giorno. Ed eccolo al telefono: “Sono un uomo di buon senso e rispettoso delle leggi. Ho agito in piena autonomia e legittimità nel rispetto delle ordinanze del Tar e, anche, della diffida del signor Prefetto.” Ci piacerebbe farle un’intervista su quanto è accaduto ... “Parlerò a conclusione dell’intera vicenda quando sarà libero da cariche istituzionali.” Quali sono i prossimi passi del presidente del Consiglio dimissionario? “Oggi (martedì 10 ottobre) sono stato chiamato dalla segretaria dell’ente, Anna Desimone, per ottemperare alla disposizione del Tar che sospendeva gli effetti del consiglio irregolarmente tenutosi il 29 settembre ed ho rinviato a data da destinarsi il consiglio convocato per oggi.” Dopo il rinvio cosa succederà. Che tempi ci si deve aspettare per la definizione della crisi? “Il 27 di ottobre, il Tar si pronuncerà nel merito del ricorso di Giuseppe Bruno. Dopo di che adotterò le decisioni in base al regolamento dell’ente A Mario Serra il premio “Marrama” 2006 Il quotidiano “Il Denaro” ogni anno premia 10 giovani imprenditori Mario Serra, con la sua “Magna Graecia” è tra i vincitori 2006 del premio Marrama. “La mediocrità non conosce nulla di più alto di sé, ma il talento riconosce il genio all'istante”. Questa frase di sir Arthur Conan Doyle, padre dell’investigatore Sherlock Holmes può forse meglio far comprendere il senso delle sue innumerevoli attività. Editore ed operatore culturale, polemista e studioso, è difficile racchiudere in una sola aggettivazione le sue innumerevoli attività. A lui, come editore, fanno capo due pubblicazioni: “La collina degli ulivi”,di ambito strettamente locale, e “Archeonews” , che si occupa dei risvolti economici dell’attività archeologica. La vendita on line di tutto ciò che serve agli archeologi è il vero “core business” del giovane imprenditore di Albanella. L’iniziativa è dedicata, non a caso, a Roberto Marrama, uomo illuminato di grande personalità scientifica e umana, eminente giurista, studioso attento e profondamente interessato alla formazione dei giovani. E i giovani sono i veri protagonisti ai quali viene offerta una vetrina, l’occasione di svoltare e costruire il proprio destino, il premio per essersi impegnati per lo sviluppo della propria terra. Per i dieci vincitori è prevista la pubblicazione di un profilo della loro impresa in un volume nella collana editoriale I Talenti del Mezzogiorno, che sarà distribuito in 15.000 copie insieme al quotidiano il Denaro. Per Adriano Giannola, presidente dell’Istituto Banco di Napo- li-Fondazione, il Premio è una risposta spontanea dei giovani imprenditori e ricercatori di un Mezzogiorno che ha visto 18.000 giovani laureati partiti per il Nord, l’anno scorso, dalla sola Campania. “I casi premiati mostrano una notevole reattività da parte di giovani leve che ci hanno spesso sorpreso per l’originalità e la caparbietà con cui hanno portate avanti le loro idee”. E oggi questo entusiasmo sembra profondersi nei tantissimi giovani che hanno scelto in passato e ancora oggi possono sceglier di approfittare di questa opportunità, facile da cogliere, per farsi conoscere e per raccontare la propria storia e aprire le porte a un futuro di successi. e avrò solo le mie convinzioni come bussola.” Passaro è l’uomo che ha sfidato la forza di gravità della politica e ha tenuto sospeso in un limbo la presidenza De Rosa attaccandosi ad ogni “appiglio” regolamentare utile. Ha subito attacchi violenti e rabbiosi che si sono librati nell’aria nella sala del consiglio tenutosi nonostante il rinvio imposto dal Tar a cui aveva dato immediatamente corso. Ed è stato proprio il Tar a dargli ragione decretando la sospensiva su quanto deciso nel consiglio “abusivo” del 29 settembre che vedeva salire alla presidenza il “signor Mario Miano” (così lo ha chiamato nel corso del colloquio) sostenuto da 31 consiglieri che hanno posto in essere un vero e proprio ammutinamento nei suoi confronti revocandogli, seduta stante, la carica di presidente. Il pallino ritorna nelle sue mani e lo terrà ben stretto godendosi una vittoria che lo riabilita, se non agli occhi dei suoi detrattori, almeno nella considerazione degli addetti ai lavori che hanno sempre storto il naso (anche qualcuno vicino a lui) di fronte alle decisioni assunte negli ultimi quattro mesi. Un ente in balia degli avvocati. I dipendenti ritirati negli “affranti” più lontani dal piano del potere per evitare “incontri ravvicinati” compromettenti con l’una o l’altra parte in attesa di capire chi e, soprattutto, quando prevarrà. I cittadini, disorientati, s’interrogano sulla effettiva utilità dell’esistenza di un ente giudicato inutile. Intanto Ernesto Passaro dichiara:“non ho chiavi, non ho stanze né scrivanie. Farò il mio dovere fino in fondo. Poi mi farò da parte perchè so bene che questa maggioranza non è la mia. Ho fatto il funzionario per lungo tempo e il sindaco per nove anni. Sono forte solo del rispetto ossequioso delle leggi e delle istituzioni.” biesse DIANO n°38 20 ottobre 2006 Politici e cittadini divisi dalla questione lucana La popolazione è pronta a lasciare la Campania, i politici sono scettici Errori terapeutici e rischi per i pazienti E’ tornata in auge una questione di cui guardare anche i bacini elettorali e di della cosa pubblica. avevamo già dibattuto su queste pagine: la necessità di affermare un’identità che si possa consolidare come nuova realtà lucana o come emblema propositivo della regione Campania. I fronti sono ben delineati: da una parte, troviamo la presenza dei cittadini, disposti al superamento dell’attuale sistema di valori per cercare di predisporre una serie di interventi che assolvano all’affermazione di profili ed orizzonti prodighi di novità e risorse; dall’altra, l’ostilità dei sindaci, dei consiglieri e degli assessori provinciali, che intendono affermare le ragioni di un dialogo interno agli enti locali e territoriali campani. Proviamo a leggere questo confronto nell’ottica dell’analisi politica: la popolazione, che è chiamata ad esprimere un giudizio elettorale di rilievo sui suoi rappresentanti, esprime un dissenso verso le logiche della politica regionale e provinciale da tradurre nell’annessione alla Basilicata, atta a rinnovare il gruppo dirigente. La classe istituzionale non è intenzionata a scegliere una rotta alternativa rispetto alla direzione assunta in materia politica, il che permetterebbe di salva- preservare i posti di comando. Ma ciò che non è stato ancora perentoriamente postulato è un altro dubbio: l’attivazione di comitati pro-Lucania, nata dalla volontà dei cittadini, non può essere letta come un segnale di ristrutturazione del vecchio sistema di valori politici? E’quindi possibile un ricambio generazionale nel contesto istituzionale? L’impatto dei gruppi d’azione sono perlomeno degni di nota, riflettono l’ambizione di un rinnovamento che i nostri governanti, negli ultimi tre lustri, non hanno rammentato. Il senso della partecipazione, del risveglio d’interesse per la politica, a maggior ragione con siffatta iniziativa, non è altro che la traccia apodittica di un confine ignoto: la capacità di saper parlare, con chiarezza, a tutti i ceti sociali. Di fronte a ciò, tutti i nostri politici falliscono nel loro ruolo: non trovano mai le intese (che dovrebbero trascendere il colore politico), osteggiano le iniziative che partono dai giovani (e quando esse prendono il via, i politici tendono ad appropriarsi dei relativi meriti), non difendono il dovere della trasparenza nella delicata gestione Spesso possono travalicare il confine romanzesco le figure dei personaggi di Silone, le quali rasentano l’espressione di un’ironia agrodolce, mediata dalla sopraffazione che i cittadini pagano di fronte ai loro politici. Eppure, il Vallo di Diano consta di quattro rappresentanti provinciali, tre dei quali figurano in giunta. Ciò presupporrebbe la vitalità del confronto politico, dietro al quale stanno nascendo altri interlocutori attenti alla configurazione di obiettivi oculati. Invece assistiamo alla morte di un gruppo politico, che è poi la scomparsa di ogni presunta speranza di crescita. A questo punto, ben vengano i gruppi d’azione locali (guidati da due donne, Liliana Ferzola e Tiziana Bove Ferrigno), che sanno organizzare confronti e che evitano l’orrida pratica della politica politicante. E non ci interessa la genesi o il colore dell’iniziativa: ci basta sapere che l’impegno sia proficuo, in quanto nato dalla gente, dall’ultima traccia nitida e cristallina di un complesso di valori decaduto assieme ai suoi vecchi e superati fautori. Carmine Marino I resti dei compagni di Pisacane non trovano ancora pace "Salviamo le ossa dei caduti, sono conservate nei cartoni. E' uno schiaffo alla storia, ridiamo onore a chi ha combattuto accanto a un patriota come Carlo Pisacane". Le ossa in questione non sono dei Trecento giovani e forti, ma "solo" di cinquanta liberali che trovarono la morte per abbracciare l'idea di Carlo Pisacane: l'Italia indipendente. A lanciare l'appello per l'ossario è Paolo Garofalo, fotografo ebolitano e vicepresidente dell'associazione 1857: "Le ossa sono conservate in alcuni cartoni, in pessimo stato, all'interno della chiesa Maria Santissima Annunziata di Padula". Un bando per costruire l'ossario è stato già effettuato, spiega Garofalo: "sono passati quasi trent'anni, però. Tra appalti e subappalti, i lavori non sono mai finiti". L'associazione 1857 promuove iniziative legate a Carlo Pisacane. In passato si è resa già famosa per alcune polemiche: "la spigolatrice non è di Sapri, ma di Torraca. Abbiamo le prove, possiamo dimostrarlo" giura Garofalo (nella foto), sovrastato da una gigantografia di Pisacane. La verità? "Lo sbarco non avvenne a Sapri, ma a Vibonati". Garofalo stuzzica, a Sapri rischia la gogna vecchio stampo. "Una verità storica precisa non c'è. Ebbene che tutti si convincano di que- sto" riparte più diplomatico il fotografo appassionato di Pisacane. Parliamo dell'ossario, almeno su quello non c'è guerra di quartiere: "Abbiamo coinvolto il sindaco di Padula, il dottor Giovanni Alliegro. Lui è con noi. Anche il presidente della provincia di Salerno, Angelo Villani, è pronto a schierarsi per costruire questo ossario". Negli anni sono cambiate le amministrazioni. E pare anche le ditte che si erano aggiudicato l'appalto. La vicenda si sta prolungando da sei lustri, roba da mettere in imbarazzo le aziende impegnate sulla Salerno-Reggio Calabria. "L'assessore provinciale Arenare ci ha promesso di darci una mano". Ma nonostante il grande schieramento di politici, l'ossario per i patrioti di Pisacane stenta a vedere la luce che indica la fine del tunnel. "Spero che l'anno prossimo, 150esimo anniversario dello sbarco di Pisacane, possa diventare anche la data di inaugurazione dell'ossario". Garofalo ci crede. E rilancia la questione a livello provinciale. Per l'occasione, sempre l'anno prossimo, bandirà un premio artistico-nazionale: "La strada dei 300". Di quale strada parla? "Della via di collegamento tra Vibonati e Sanza. Su quella strada è stato versato sangue patriota. Siamo in debito per chi ha lottato per l'Italia libera dallo straniero. Per questo ci aspettiamo uno scatto d'orgoglio dalle istituzioni ma anche dai cittadini". Fra. Fae Seppur non auspicabile, anche in terapia esiste la possibilità di un errore; è stato proprio definito errore di terapia ogni evento avverso, indesiderabile, non intenzionale, prevedibile che può causare o portare ad un uso inappropriato del farmaco o ad un pericolo per il paziente. Un errore in terapia può essere dovuto ad errore di prescrizione, di allestimento, dispensazione, distribuzione, somministrazione... Da uno studio condotto nel Regno Unito è emerso che più della metà degli eventi registrati risulta dovuta ad errori legati all'uso di farmaci e ad una gestione clinica in reparto non corretta. Ecco un esempio: ad un bambino di due anni d'età è stata provocata epatite acuta a causa di una somministrazione ripetuta per 4 giorni di 1g/die di paracetamolo. In Italia, nell'ambito delle attività attivate dal Ministero della Salute in tema di Qualità dei Servizi Sanitari è stata istituita una Commissione Tecnica sul rischio clinico avente come finalità lo studio della prevalenza e delle cause del rischio clinico, la formulazione d'indicazioni generali e l'individuazione di tecniche per la riduzione e gestione del problema. Le stesse aziende farmaceutiche per richiedere la registrazione e la commercializzazione di un farmaco devono preparare un "Medications erros" ovvero una relazione su tutte le potenziali fonti di errori derivanti dall'utilizzo di quel medicinale, ad esempio: è importante che il nome scelto per il medicinale venga scelto in modo tale da non creare problemi di salute pubblica e più in particolare potenziali rischi di sicurezza: ad esempio per confusione tra Reminyl (autorizzata per alcune forme di malattia di Alzheimer) e Amaryl (ipoglicemizzante orale) è stato utilizzato quest'ultimo al posto del primo determinando episodi gravi di ipoglicemie e decessi;la presentazione del prodotto deve essere chiara in modo tale da non indurre confusione nei dosaggi, ad esempio una stessa forma farmaceutica ma con dosaggi diversi per adulti e bambini rischia di esporre gli adulti a dosi inferiori ed i bambini a sovradosaggio; particolare attenzione nella somministrazione della dose per quanto riguarda i farmaci a stretto margine terapeutico. Ricordiamo che un adeguato monitoraggio degli eventi avversi legati ad un uso improprio dei farmaci e la successiva valutazione degli stessi nell'ambito della farmacovigilanza possono permettere l'adozione di misure preventive finalizzate a minimizzare il rischio per il paziente. Alberto Di Muria [email protected] n°38 20 ottobre 2006 CAPACCIO “O si cambia o si muore” intanto si tira a campare E gli assessori si fanno in quattro per resistere Dialogare con Enzo Sica è piacevole, soprattutto se lo si fa in una fresca serata di un autunno che ci regala sprazzi di primavera. Il sorriso è sempre affabile, l’atteggiamento è confidenziale e, come consuetudine, dimostra tranquillità sulla situazione politica che lo accerchia da un anno e forse più. “Ieri sera (venerdì 6 ottobre ndr) abbiamo chiuso l’accordo di maggioranza per il proseguimento dell’esperienza di governo. Sarà sostituito l’assessore esterno (Rosario Catarozzi) e nominato un altro esterno al suo posto. Ti assicuro che abbiamo anche avuto assicurazioni dal Generale Iucci (commissario per la gestione dei rifiuti in Campania) che il sito per lo smaltimento dell’umido è già pronto a ricevere quello raccolto a Capaccio con buona pace di Tonino Scala.” Anche An con Luciano Farro e Luigi Barlotti si è convinta della bontà della soluzione? “Sì. Daremo soddisfazione al gruppo di An sul piano programmatico e tenteremo di coinvolgere la parte più responsabile dell’opposizione sulle scelte strategiche che andremo a fare: sul Puc e piano spiagge.” Certo, dal “O si cambia o si muore!” di recente conio, al tirare a campare di andreottiana memoria passa un bel po’ e, pertanto, non sarà facile far digerire il tutto a Farro e “camerati” che sul cambio di marcia e di uomini avevano investito molta della propria credibilità e del credito accumulato dalle elezioni ad oggi. Allo stesso tempo, dovrà essere molto sostanziosa la contropartita in termini di concessioni programmatiche per convincere qualcuno della minoranza a fare buon viso al cattivo gioco: non è successo niente. Avanti con gli stessi uomini sfiduciati con un pubblico documento anche dai consiglieri di Fi. Sul piano programmatico, si avvicina la data del 16 ottobre prevista per l’avvio della raccolta differenziata e con il piano d’informazione ai cittadini che sarà guidato dal sindaco in persona: “ho in agenda oltre quaranta incontri per ai cittadini il come il quando e il perchè è indispensabile fare un po’ di sacrifici per raggiungere l’obiettivo che tutti invocano: ridurre i costi della raccolta ed evitare l’eterna crisi che attanaglia, puntualmente, le nostre estati.” Il sindaco, andrà nelle scuole, nelle parrocchie (“i parroci hanno già dato il permesso d’intervenire alla fine della messe”), vedrà gli albergatori e le associazioni ... insomma non lascerà nessuno senza contatto. Sarà un percorso lungo- Gli chiedonon sarebbe meglio affidarlo agli as- sessori ed ai consiglieri? “Ma ci saranno anche loro. La loro presenza è garantita. Coglieremo l’occasione anche per raccogliere suggerimenti e consigli che sicuramente verranno dai cittadini.” È un metodo già visto all’inizio del mandato quando, tutti insieme, allegramente, tutta l’armata di Sica si muoveva all’unisono sul territorio: funzioni religiose e festeggiamenti civili. Poi, ad un certo punto, qualcosa si è rotto e l’amministrazione Sica non ha avuto più pace. Ma in una situazione il comune di Ca- L’indecenza e la buona coscienza Strano luogo Capaccio-Paestum, con la sua politica immersa nell’aria fritta, coi suoi costumi sociali così manchevoli, con il suo elettorato che non ne imbrocca una da decenni. Ma è il mio ed il vostro paese e resta pur sempre un territorio dove s’intrecciano miti, storie antiche, favole moderne. Una parte geografica che offre la possibilità di entrare in una sorta di macchina del tempo per percorrerlo a ritroso, se solo si è attrezzati di un minimo di impressionabilità da porre come filtro a tutto ciò che si osserva. Ed è qui che la coscienza intellettuale e l’impegno civile della popolazione hanno da compiere i passi decisivi per realizzare una delle più grandi imprese della storia del Comune: mandare a casa, e per sempre, i pallidi mestieranti della politica, di modo che mai più si possano leggere sui muri, volgari e sgrammaticati manifesti, fatti di goffi proclami, di sguaiate invettive, di nauseanti tentativi di apparire onesti oltre che intelligenti. Risulta, infatti, che in questi ultimi tempi, ci sia stato un vero e proprio proliferare di letteracce e letterine pubbliche che hanno visto i politici realisticamente dirsele di sana pianta e virtualmente darsele di santa ragione. La rissa, che ha evidenziato la mancanza di metodo per gli scontri di così basso livello, è stata tale che non si è capito chi le abbia date e chi le abbia prese, chi si sia maggiormente distinto come il più guitto e chi, da una simile “querelle”, abbia tratto più vantaggio. Ci si sarebbe aspettati un bollettino comunale finale, a commento tecnico delle gesta degli indecenti litigiosi, dove, magari, fosse stato spiegato ai cittadini se un “bugiardo dilettante” scagliato valga più di un “ pupazzo incapace” ricevuto.Almeno avremmo potuto fare bene i conti e stabilire chi avesse vinto l’impegnativa gara degli insulti e delle offese, riservata ai gentelman del Consiglio Comunale. Questo è appena un quadro della Capaccio-Paestum ufficiale, diventato ormai un palcoscenico di quart’ordine sul quale si mettono in bella mostra (si fa per dire) le bassezze insostenibili della slealtà, mosse dall’ignoran- za più deleteria e da un credersi furbi che sa di nausea. Per fortuna ne esiste un’altra, non imprescindibilmente elitaria, ma sicuramente per bene, che ha la sua ragione di essere nell’ordine naturale delle cose: le sorti di una società penderebbero costantemente e tristemente dal lato sbagliato se il senso etico ed estetico di bellezza non si contrapponesse allo squallore dell’usurpazione. Per questo è possibile trascorrere un mattino domenicale sulla cinta muraria di Paestum, nei pressi della cosiddetta “Torre 28”, in uno spazio riconducibile al 600 a.C. con funzioni di agorà di secondo millennio, dove il prof. Luigi Di Lascio, docente universitario di Intelligenza Artificiale, analizza con un folto gruppo di amici i fenomeni sociali legati alla “rivoluzione informatica” e l’opportunità di sperimentare una “cittadinanza attiva”, che contempla una condizione di abitante non distratto, per niente superficiale e men che meno socialmente disimpegnato. Ed è durante queste “lezioni” all’aria paccio ha saputo interpretare da protagonista il suo ruolo: nella Comunità Montana Calore Salernitano. Da soggetto “passivo” è salito agli onori della cronaca per l’attivismo dimostrato nel revocare (due volte) un consigliere di Maggioranza (Giuseppe Bruno) e mettere all’O.d.G. la revoca di un consigliere di minoranza (Pietro Desimone), provocando, inoltre, un pronunciamento del Tar perfino sulla data di convocazione del consiglio per dare la possibilità ad una terza consigliera (Maria Vicidomini) di poter intervenire nell’assemblea. Insomma, un’ ulteriore frizione di cui non si sentiva il bisogno. Anche se, com’è facile immaginare, la vicenda ha portato e porterà altra acqua al mulino della crisi in seno al consiglio comunale: Roberto Voza contro Giuseppe Bruno. Pasquale Quaglia e Paolo Paolino contro Desimone, i consiglieri contro gli assessori che hanno, loro, ceduto il posto. Gli assessori contro il mondo intero che fanno squadra per difendere il loro diritto a governare nel rispetto del mandato dei cittadini. Il giro delle sette chiese che Sica si appresta a fare per informare sulla raccolta differenziata, potrebbe essere un’ottima occasione per farsi benedire in attesa del miracolo della resurrezione di una maggioranza che ha dichiarato il suo de profundis. Bartolo Scandizzo di Oscar Nicodemo aperta, tra le pietre antiche, che ci si accorge che un’altra Capaccio-Paestum è possibile, purché ci si abitui a dare il giusto valore alle cose e alle persone. Basta davvero poco per accorgersi che, da quasi quarant’anni a questa parte, si dà mandato di governare a gente che non meriterebbe di sedere alla mensa della famiglia più umile del paese e che in un tempo qualsiasi del passato remoto, non avrebbe meritato nemmeno di risiedere in luogo. Quando, sui manifesti o in Aula Consiliare si litiga pubblicamente per interessi privati, vuol dire che la politica si è trasformata in qualcos’altro. Un qualcosa di profondamente diverso dall’agire per il benessere e l’evoluzione di una collettività. Un qualcosa che ha una sua definizione ben precisa, che non si può non vedere e non percepire. La si può qualificare, senza nessuna paura e piuttosto genericamente come “disonestà”, ma nello specifico potrebbe essere “malaffare”, “corru- continua a pagina 10 9 TUTTO D’UN FIATO Quaglia osa dove non osano le aquile Se si avverasse, sarebbe un capolavoro politico di Pasquale Quaglia esponente Udeur e presidente del Consorzio di bonifica di Paestum che ha proposto Donato De Rosa, ex presidente della comunità montana Calore Salernitano, come assessore esterno e vicesindaco al comune di Capaccio, dovrebbe prendere il posto di Rosario Catarozzi che sarebbe sacrificato da Sica sull’altare della soluzione della crisi al comune: acquisirebbe un nuovo sostenitore, recupererebbe il rapporto con Luigi Barlotti che si è battuto come un leone contro la presidenza di Mario Miano e farebbe un grande favore a Clemente Mastella che stenderebbe il suo “manto” su un’amministrazione che a corti di “padrini” vista la china che ha preso la stella di Fasolino, in caduta libera nel partito e nei cuori dei Capaccesi che non riescono a capacitarsi per come è stato possibile disperdere un patrimonio di consensi “quasi bulgaro”, senza offesa per la Bulgaria, ma la cosa più importante sarebbe la rinascita di De Rosa che, nel recente passato, ha trascorso il periodo più “triste” di tutta la sua esistenza politica costretto a rincorrere gli eventi anziché pilotarli com’è nella sua indole, la sua ascesa al fianco di Sica, farebbe “crepare” dalla rabbia tutti i suoi detrattori che, molto spesso, sono anche suoi “nemici” giurati i quali tutto si sarebbero immaginato ma non di vedersi apparire, come un moderno Lazzaro, proprio Donato investito nel ruolo di “cavaliere” senza macchia e senza paura da Quaglia e Barlotti sotto gli occhi increduli di quanti, fino all’ultimo, hanno aspirato alla poltrona di Italo Voza e di Mimmo Nese che, nel tessere la sua tela per mandare a casa Sica, non aveva previsto la mossa dell’alfiere che taglia, in diagonale, l’intero panorama politico della città dei templi e mette in difficoltà sia la maggioranza sia l’opposizione, almeno quella parte che ha inseguito e trattato, per tutta l’estate, un impresentabile accorto “tecnico – istituzionale” e ora si trova con le pive nella faretra al posto delle frecce da scagliare contro un sindaco che si è fatto “anguilla” per sottrarsi alla presa di chi lo voleva sacrificare sul tavolo del banchetto di Natale al posto del “capitone” per festeggiare l’imminente la campagna elettorale di primavera che, poi, è la vera e unica “sagra” in cui tutti, ma proprio tutti, i Capaccesi indigeni e acquisiti, si riconoscono. velina CAPACCIO n°38 20 ottobre 2006 Anche Luciano Farro non ne può più di questa crisi che non si risolve e non finisce “Mi sento spento. Sono molto tentato di lasciare e tornare a dedicarmi al lavoro ed alla famiglia” La crisi della giunta Sica va avanti dal 9 dicembre del 2005. L’opinione pubblica non ne può più. “O si cambia o si muore” è la linea del Piave sulla quale si è attestata Alleanza Nazionale a Capaccio. “Siamo stati sempre in silenzio rispetto alla crisi che attraversava questo grande partito – e non un partito grande – che è Forza Italia. Ora si vuol far passare la crisi che è tutta interna agli uomini che oggi occupano FI a Capaccio come una sorta di diktat nostro. Abbiamo il diritto – dice Luciano Farro - di dire basta a questa situazione. Per questo è nato il nostro tormentone del “o si cambia o si muore”. Non è consentito di inventarsi un altro Catarozzi. Le persone responsabili di Forza Italia dicano basta a questa situazione. La nostra iniziativa è “necessitata” dalla crisi che è dentro Forza Italia. Noi non vogliamo aprire alla sinistra l’amministrazione, vogliamo dare un governo serio al paese. Sica l’hanno messo in minoranza quelli di Forza Italia, mica noi. Noi abbiamo cercato una soluzione in consiglio comunale. Fasolino faccia un manifesto nel quale dice che il dissenso dei tre non esiste più. Ma sotto, ci mettano pure le loro di firme...”. Barlotti dice che lui non ci sta a subire gli umori dei tre dissidenti. “E come dargli torto. Noi abbiamo fatto di tutto per riportarli dentro. Nell’ultimo consiglio comunale poi Rosario Francia l’ha detto lui stesso, che rimane fuori. Angela Mucciolo? Rinuncia a tutto quello che ha scritto sui muri e sui volantini? Mah... Bruno ha ribadito la sua posizione, adesso dicono che vogliono allontanarlo, l’avessero fatto prima! Al di là di quello che fanno e dicono i tre più volte – anche sul vostro giornale – abbiamo detto che siamo al giro di boa, che andava fatto il tagliando. L’occasione in qualche modo è pure stata propizia...”. La soluzione si chiamava Rosario Catarozzi. Doveva essere il centrattacco per sbloccare il risultato nella seconda metà della partita. “La similitudine sportiva per lui non funziona. Francamente, è stato l’ennesimo incidente di percorso dentro Forza Italia. Dicono che siamo noi a volerne l’allontanamento, ma è stato Fasolino a raccontarci che costui era andato da Villani per vendersi l’adesione alla Margherita sua e di altri consiglieri. Oggi l’avvocato dice di non conoscere il presidente della provincia. Nonostante mi sforzi non riesco a convincermi che, in questo caso, le bugie le possa aver raccontate Villani. Io non ho nulla contro di lui al quale già chiesi, mesi fa, se aveva risolto i problemi interni al partito”. Arrivò finanche sui giornali la rissa verbale, con le male parole rivolte alla Mucciolo – a quanto denunciò lei stessa – dall’avvocato... “Memore di questo appresi con perplessità che questa era la soluzione alla crisi. Per questo chiedevo a Catarozzi se avesse fatto rientrare la lite. Una soluzione, la promozione di Catarozzi a vicesindaco, che la dottoressa Mucciolo ha giudicato, se devo stare ai fatti, irriguardosa nei suoi confronti. Sono queste situazioni, ripeto tutte interne a Forza Italia, che hanno avuto l’effetto deleterio di aver bloccato un paese. Ecco chi ha rotto la giunta di centrodestra”. Così arriva la vostra proposta di giunta tecnico – istituzionale... “Oh, non abbiamo nemmeno fatto in tempo a dirlo che ci è stato detto che non se poteva far niente perché i dissidenti non erano più tali. Sui giornali facevano, e fanno a gara per dire che tutto è rientrato. Va pure bene, se ciò fosse corrispondente al vero...”. Ha scritto sul manifesto che in questi anni An ha difeso l’indifendibile, non sarà ancora così... “La battuta è di Piero Cavallo. Si riferiva alla mia difesa di molte scelte della giunta. Piero spesso aveva proprio ragione a metterla così. Io però ero leale con la mia parte...”. Ma questa crisi come finirà... “Sica dice che le questioni poste da Alleanza Nazionale sono serie e senza il nostro partito non si può andare avanti. Poi aggiunge che ha ricucito con i dissidenti. Traduco ancora, ciò vuol dire che la nostra linea dell’apertura a personalità fuori dalla maggioranza si porta avanti e non si accantona. Non c’è un’autosufficienza politica in atto...”. In questi giorni le voci si susseguono. Prima di sederci a fare quest’intervista ad entrambi è arrivata, e da due persone diverse, la “soffiata” di un posto da vicesindaco da attribuire a Donato De Rosa. Catarozzi volente o nolente sarebbe dato come in partenza... “Ipotesi suggestive però al limite della fantapolitica.... però sarebbe davvero utile l’apporto dell’avvocato De Rosa che di esperienza amministrativa ne ha tanta. Abbiamo cercato noi le personalità di centro alla ricerca di intese programmatiche, arriva l’Udeur, va bene. E’ un fatto d’onore e noi alla parola data ci teniamo”. Fasolino si è messo a fare il difensore degli assessori sui quali, fino ad ieri non lesinava critiche... E qui Farro pretende di spegnere il registratore perchè il discorso che deve fare è lungo e necessariamente articolato. Riportiamo la premessa ed i ragionamenti finali. La sintesi, sommaria e fors’anche in certi passi brutale è tutta dell’autore dell’articolo. : “Siamo stati contattati dall’onorevole Fasolino – racconta Farro- il quale ci ha chiesto del tempo. Ha detto che ha bisogno di mesi per risolvere la situazione e che, per il momento, non va cambiato nulla. Ma noi crediamo che le cose non possono andare più avanti, non ci sono più le condizioni affinché l’amministrazione possa raggiungere risultati positivi per Capaccio Paestum”. Poi la riflessione va su i due pesi e due misure usati per Mimmo Nese e Rosario Catarozzi. “Non ha detto una parola o mosso un dito per Nese. Eppure è ancora il presidente del circolo locale di Forza Italia. Per Catarozzi sembra studiarle tutte per sostenerlo. Come vedete si è messo anche a sostenere il sindaco, eppure nei confronti del medico di Cafasso, spesso è apparsi decisamente tiepido se non decisamente freddo. Appare evidente che porta avanti una strategia sottile di delegittimazione dell’attuale primo cittadino che vada come vada non potrà più – ed è quello che pensa ed auspica Fasolino – più ricandidarsi”. Si dice che pretendete di mandare a casa tutti gli attuali assessori... “Noi proponiamo di cambiare metodi. Poi che vadano fatte una, nessuna o sei sostituzioni è una cosa da vedere. Prendo atto che solo porre la questione provoca i brividi a qualcuno. Siccome nel paese non siamo benvoluti ma impopolari qualcosa questo vorrà dire? O facciamo finta di niente? Questa è la diagnosi noi, sostituendoci al nostro sindaco – medico – abbiamo proposto una terapia. Sica ci faccia sapere. Ma non c’è tempo da perdere”. L’uomo, al di là del politico, Luciano Farro, avrà uno stato d’animo. “E come no. Mi sento spento. Non so perché, ed in quale direzione, devo orientare il mio impegno politico. In queste condizioni non so più cosa fare. Andare avanti così non è possibile, meglio tornare a dedicarsi ai figli, alla famiglia, al tempo libero, agli hobby, va bene anche intensificare il proprio impegno nella professione...”. O re s t e M o t t o l a continua da pagina 9 L’indecenza e la buona coscienza zione”…fino ad arrivare ad una parola che racchiude le precedenti: “camorra!” Ci sarebbe da chiedersi come mai si eleggano uomini guida che si rivelano elementi così immorali e spudorati, ma la domanda può essere risparmiata e tenerla in riserva per quando non ci sarà più spazio per affrontare un tale argomento. Per ora si può osservare che i cittadini di Capaccio-Paestum, dotati di una notevole intelligenza naturale, non potranno più distrarsi in futuro, se non vogliono vivere in una comunità dove la classe dirigente si erge a modello di scorrettezza. Una coscienza collettiva pulita è tutto ciò di cui ha bisogno questo posto per ritornare a splendere e a primeggiare. È la morfologia stessa del luogo a evidenziarlo. Per cambiare CapaccioPaestum, non occorrono grandi uomini, basta solo uniformarsi all’armonia del suo territorio. Oscar Nicodemo n°38 20 ottobre 2006 11 CAPACCIO “Troppi tumori a Gromola. Colpa degli anticrittogramici” Le solitarie battaglie del professore Antonio Franco contro un’interpretazione delle normative urbanistiche L’Antonio Franco che scrive, ricorre e protesta c’è, ed è lui. Ex insegnante, ingegnere ambientale, radicale di centrodestra, ha l’aspirazione di tornare a fare l’agricoltore. L’altro quello delle lettere anonime al vetriolo è un fantasma dietro al quale agisce una vera e propria cooperativa di falsari. Ha fatto decine di campagne elettorali più o meno in solitaria, ed anche un giornale: “Il tormentone”. L’ambiente, i diritti di proprietà sono i suoi cavalli di battaglia. Il suo è il nome più usato dai “corvi” che a Capaccio scrivono le lettere anonime. Lui è estraneo: “Io ci metto sempre nome, cognome e faccia. Vorrei che i miei compaesani lo sapessero”, ci tiene a precisare. Scrive a Napolitano, Bertinotti e Marini. “Nessuno mi risponde, ma io ho la testa dura”, precisa. È sposato ad Altavilla e nel paese dei meloni e della mozzarella è celebre perché, era il 1983, a capo di una lista socialdemocratica condusse una campagna elettorale chiamando “pecoroni” i poveri paesani. Che si vendicarono votandolo con il contagocce. Ma torniamo alle questioni ambientali. C’è una notizia che sta inquietando tutta la Piana Capaccese. Qui ci sarebbero alte percentuali di gente che si ammala di tumore. “Risulta anche a me. Ma l’emergenza – dice Antonio Franco - è nella zona di Gromola bassa, intorno a Varolato. È una zona dove l’aria ristagna e l’uso indiscriminato di pesticidi determina questi effetti. La soluzione sarebbe nell’uso di anticrittogamici biologici, che costano di più e fanno produrre meno, due circostanze che i conti dei bilanci della nostra agricoltura non possono reggere”. L’altro cavallo di battaglia di Antonio Franco è l’eccesso di vincoli che avvolgono di lacci e lacciuoli chi a Capaccio fa delle attività di tipo produttivo. “Dalla 220 ai vincoli idrogeologici ed ambientali, dell’ex Prg, qui è un morire. L’ultima novità è arrivata dall’ingegnere Greco che è il vincolo conformativo. L’inventò Fiorentino Sullo, negli anni Sessanta, per risarcire chi aveva terreni non edificabili ma che erano nelle adiacenze di zone sede di attività edilizia. A Capaccio invece sembra che questa normativa si voglia usare al contrario. Io ho scritto anche al ministro Mastella. Voglio sapere dove sono le leggi a sostegno di ciò. Quelli, i terreni soggetti a E3, diventano terreni dove non è possibile trasportarci attrezzi agricoli, perché rischi la multa se i carabinieri te li trovano in macchina e se diventano pieni di rovi e ci scappa l’incendio ne devi pagare per i danni che il fuoco farà”. Il problema, quantifica Antonio Franco, è vasto e riguarda un migliaio di proprietari”. SOLIDARIETÀ “ U n a s c u o l a , u n v iva i o e u n f r u t t e t o p e r l ’ A f r i c a ” Domenica sera c’è stata la presentazione della nuova associazione “OltreTerra”. OltreTerra è un’associazione di volontariato e di cooperazione internazionale costituita da un gruppo di giovani capaccesi. Durante la serata sono stati spiegati i motivi che hanno portato alla nascita dell’associazione: carità cristiana, desiderio di unire le culture, creare sviluppo sostenibile nei paesi poveri. I progetti principali dell’associazione sono: sostenere la San Vito Primary School in Tanzania. La scuola è stata costruita grazie al contributo della comunità capaccese. Ora la scuola ha bisogno di essere completata, mancano alcune aule e gran parte del materiale didattico. Un socio ha visitato la scuola ed è in costante contatto con il responsabile che ha chiesto aiuto all’associazione per completare la struttura. La scuola può essere sostenuta con l’invio di contributi economici e di materiale didattico oppure mediante adozioni a distanza dei bambini bisognosi che la frequentano. Raccogliere i fondi necessari all’impianto di un vivaio e di alberi da frutto nella regione del lago Manyara.“Oltre- E’ nato il forum di E’ il modo più veloce per mettere immediatamente in circolazione le tue idee o quell’informazione che viene snobbata dai mezzi d’informazione ufficiali. Anche “Unico” ha avviato il suo forum on line. Si parte dal nostro sito www.unicosettimanale.it e con pochi clic, dopo la registrazione, tutti possono pubblicare, e quello che è ancora più interessante, proporre degli argomenti di discussione. Il primo, introdotto direttamente dalla redazione, chiede ai lettori di pronunciarsi sulla questione “MEGLIO NUOVA PROVINCIA CILENTANA O L’ANNESSIONE ALLA BASILICATA?”. Terra” ha chiesto la collaborazione della sezione di Capaccio di Legambiente per portare avanti questo progetto. Le due associazioni insieme proporranno una campagna di raccolta fondi nelle scuole ed altre varie iniziative. Iniziare la più presto un corso di lingua e cultura italiana per stranieri che sono elementi necessari e fondamentali per l’integrazione degli extracomunitari nel nostro territorio. Maggiori dettagli sui progetti ed iniziative saranno presenti sul sito www.oltreterra.org L’associazione è aperta a tutti, chiunque volesse associarsi o avere altre informazioni può scrivere al seguente indirizzo [email protected]. Chi volesse contribuire con una donazione in denaro può fare un versamento intestato ad Oltreterra presso la Bcc di Capaccio, CC n. 001400945 – Cin: M – ABI: 08431 – CAB: 76140. S t e f a n i a Z e re l l a e F i l o m e n a L o n g o b a rd i N e l l a fo t o g l i a d e re n t i a l l ’ a s s o c i a z i o n e “ O l t re Te r ra ” PRIMARIA SOCIETÀ OPERANTE IN C A PA C C I O PA E S T U M ricerca 2 CUOCHI con esperienza per assunzione immediata. TEL. 0828-870003 CILENTO IMPRONTE n°38 20 ottobre 2006 Storie di personaggi cilentani a Salerno Aniello De Vita: “Medico per vivere, cantante per non morire” La denominazione di personaggio, dal latino vir, sta a significare una persona decisamente ragguardevole; oggi, diremmo anche più comunemente vip (very important person). La parola stessa dà l’idea di qualcosa che racchiude in sé un proprio vissuto, talvolta anche carico di mistero. Iniziamo un exursus nell’anima e nella mente di quelli che sono i personaggi originari del Cilento che, per una ragione o per l’ altra, si sono trasferiti a Salerno, portandosi dietro le radici, i covi di memoria e le emozioni che ne mantengono indissolubile il legame con la terra d’ appartenenza. Nel suo studio, una grande scrivania lunga quanto la sua fervida immaginazione e la sua proverbiale generosità, si trovano libri sparsi insieme ai ferri del mestiere ,quadri prestigiosi appesi alle pareti che ricordano eventi culturali di ogni tipo. Il personaggio che si racconta con piacere è Aniello De Vita, medico cardiologo, nonché cantore cilentano, come si definisce con un pizzico di orgoglio. Sulle prime, sembra distaccato e quasi incredulo nel constatare che gli è permesso di parlare liberamente della sua terra d’origine, ma, come tutti i grandi personaggi così ricchi di interiorità, si scioglie piano come neve al sole fino a narrare le sue vicende personali a ruota libera, come se il tempo gli fosse veramente amico quando si parla di cilentanità. Gli occhi cominciano a brillargli e in volto gli si illumina lo sguardo intenso dal piglio artistico. Classe ’41, nativo di Moio della Civitella. Laureatosi in Medicina nel 1966, prima esercita l’attività di anestesista per dedicarsi poi, a tutt’oggi, al servizio” nomade” di medico cardiologo presso gli ambulatori pubblici, perché, dice, lo gratifica maggiormente il rapporto con la gente, lì dove si intesse con il paziente una vita più umana… Si sposa nel ‘ 69 con donna anch’essa cilentana. Che cosa le manca del suo paese e del Cilento in genere? “ Non mi manca niente - dice sorridendo- o meglio, se fossi vissuto stabilmente nel Cilento, non l’ avrei amato così tanto… C’è da dire, però, che non puoi fare altro che andare in giro per le campagne, che sono di una straordinaria bellezza: devi gustarle a poco alla volta se no, finisci per annoiarti, come quando si sta ore interminabili nei bar pieni di fumo di sigaretta…Mia madre, che ha novantadue anni, ancora mi invita ad andare in giro in campagna…Ci devi tornare da quelle parti, non ci puoi soltanto vivere, se vuoi esprimer- ti appieno. L’ambiente culturale, tranne qualche manifestazione che ne scaturisce, è fine a se stesso, è ancora chiuso e acerbo e tuttavia gretto, lì dove il provincialismo arrugginisce la mente”. Questi i difetti, e i pregi ? “ Quando si ama qualcosa o qualcuno, si amano pregi e difetti: noi cilentani dobbiamo rilevarne prima i difetti per poterne elencare i pregi… Tanto , in realtà,è ciò che adoro del mio Cilento…tanto ciò che mi emoziona. Quando torno al paese (spesso, durante la settimana, perché ci lavoro), mi emoziona rivedere i vicoli, i viottoli di campagna, le fontanelle, le pietre, con le quali instauro un legame a dir poco fisico. Una mia canzone, infatti, recita: Pure li ppetre re la via me fano cumpagnia. Mi emoziona rivedere il Vicolo Noce dove sono nato: era abitato da una ventina di famiglie, tutte rannicchiate le une sulle altre… poi, la culla di montagne che mi ha visto crescere, ne conosco tutti i profili…il Gelbison , la Civitella, Vesalo, monte Scuro, monte Stella. Quando torno al paese, provo un senso di sicurezza che capisco bene che non è altro che un forte stato d’ animo. Il paese è una grande famiglia dove si vive tutti insieme e tutto intensamente, dal funerale al matrimonio. La vendemmia, per esempio, era una vera e propria festa. Mi piace del paese la solidarietà che ne vigeva e che ancora permane, come il senso di autonomia che lo caratterizza. Non ho mai sofferto di solitudine. Io ero il primogenito di quattro figli. Mio nonno, Aniello De Vita era un produttore di vini che esportava perfino in Francia. Mio padre, proprietario terriero, emigrò in Venezuela e io mi responsabilizzai già all’età di undici anni, quando andavo alla ricerca di operai per le nostre terre… Ma ho ereditato dal paese soprattutto alcuni sani principi della civiltà contadina come mettersi a disposizione di chi ha bisogno di aiuto”. Veniamo alla sua produzione musi- cale e alla sua attività di cantautore. Come è nata l’ idea di realizzare musica cilentana? “ Il canto popolare è testimonianza di una vita che non si trova scritta nei libri di storia; la cultura popolare è tale che, per scoprirsi, occorre nascere in quel contesto e assorbirne usi e co- stumi della gente del luogo. La chitarra è stata, sin da piccolo, un elemento significativo della mia vita : mi ha aiutato a crescere e a sviluppare il mio senso artistico. Agli inizi degli anni ‘ 70 cominciava a insinuarsi un movimento musicale e di pensiero per cui ogni regione aveva il suo cantore. Nell’ immediato dopoguerra, da noi, c’era solo musica napoletana così come le compagnie teatrali, mi accorsi che non c’era nessuno che avesse cominciato a cantare del Cilento e così mi venne l’idea di mettere su un gruppo musicale: “Lo calascione”, che però ebbe vita breve, da cui nacque comunque il trentatré giri che porta lo stesso nome. Ma non mi arresi e approdai a San Remo, al Club Tenco negli anni ‘ 80, dove ebbi la fortuna di conoscere grandi nomi come Paolo Conte, Roberto Benigni e Giorgio Gaber. A dire il vero, tornai a casa un po’ frustrato e così abbandonai la composizione e mi misi a studiare sociologia e antropologia per ampliare la ricerca sulla tradizione orale tramandata dalle nonne.Oltre a laurearmi in sociologia, ho cominciato a capire che non potevo soltanto soddisfare una mia passione, dovevo dare al Cilento la sua canzone. Nacque così, nel 1984 “ So’ nato a lo Cilento …e me ne vanto” a cui sono particolarmente affezionato. Dalla canzone popolare, sono passato a cimentarmi in canzoni che parlassero anche dei sentimenti di persone comuni: al paese trovo il mio osservatorio privilegiato perché, fortunatamente, la gente con me si confida. Dopo aver inciso quattro trentatré giri e due musicassette, l’ultimo cd si intitola Vico Noce. Dopo tutto, il mio motto è medico per vivere, cantore per non morire!”. Rossella Oricchio n°38 20 ottobre 2006 CILENTO Trovarsi all’ospedale di Vallo quando cambiano i turni Il racconto di una storia di sanità arrangiata VALLO DELLA LUCANIA- E’ stato detto e ridetto in tutti i modi e in tutte le lingue: la sanità italiana non gode di ottima salute, soprattutto al sud. Senza minimamente affrontare la miriade di cavilli politico-amministartivi che regolano le Asl italiane, vogliamo semplicemente raccontare la vicenda di un paziente che, suo malgrado, ha dovuto usufruire della struttura ospedaliera di Vallo della Lucania a causa di un malore improvviso. Prima di narrare l’episodio è doveroso però, fare una premessa: di sicuro esistono situazioni limite, ossia casi di malasanità vera e propria che rasentano l’assurdo! La storia che oggi racconteremo è NIENTE in confronto ad ALTRO, ma la sensazione di disagio che ha provocato in chi l’ha vissuta, merita di essere raccontata. La paziente giunge accompagnata dalla figlia alle ore 12 e 30 presso il Pronto Soccorso ospedaliero dell’Asl SA3 di Vallo della Lucania con lancinanti dolori all’addome ed un vistoso gonfiore della zona pelvica. Subito viene fatta scendere dall’autovettura e portata nella stanza che riceve i pazienti con allarme giallo ( rosso=massima urgenza; giallo=massima attenzione; verde=il paziente sarà curato dopo i casi più gravi in cui c’è il serio pericolo di comprometterne le principali funzioni vitali). La paziente in questione, che è cardiopatica ed è in cura da anni presso la struttura, viene sottoposta ai controlli di routine: analisi del sangue, per scongiurare la presenza di enzimi cardiaci segnali malefici dell’infarto ed elettrocardiogramma, dopodiché le viene somministrato un antidolorifico endovena per calmare i dolori. Occorre solamente fare una radiografia addominale per verificare effettivamente la causa dei crampi e del gonfiore. Se non fosse per il cambio di turno dei portantini dell’ospedale. Dopo una buona mezz’ora di attesa, tempo in cui la signora ha progressivamente sentito alleviare i suoi dolori, l’infermiere di turno avendo capito che non c’era nessuno in grado di accompagnare la paziente in radiologia chiede con non chalance alla figlia: “ Perché non la porti tu sopra a fare le radiografie? Questa è la richiesta, dalla al medico di turno e poi aspetta! E mi raccomando, fai attenzione al sondino dell’endovena!” Non con poco sconcerto, la ragazza fa sedere sua madre sulla sedia a rotelle e dichiarando a voce alta il suo disappunto s’incammina verso la radiologia, per evitare di far attendere alla madre i comodi di un cambio di turno mal organizzato. Se non che proprio davanti alla porta gialla che separa l’unita operativa di P.S. dall’atrio dell’Asl si sente chiamare con voce minacciosa: “ Signorina cosa sta facendo, dove sta andando?” Con tono altrettanto minaccioso e seccato la ragazza spiega al caposala la richiesta fattale dell’infermiere, una richiesta che non trova affatto giusta visto che lei non è né un medico, né un infermiere e né un portantino. Il caposala si rende subito conto del fatto e si offre lui stesso di accompagnare madre e figlia in radiologia. Ora ci chiediamo: è normale che un cambio di turno provochi questi scompigli? E’ giusto che la mancanza, anche se momentanea, di personale renda necessario chiedere ai parenti o chi per essi di svolgere un compito che non gli spetta? E se fosse successo qualcosa durante il trasporto della paziente da un piano all’altro o peggio ancora se fosse arrivata al pronto soccorso da sola, dopo quanto tempo l’avrebbero portata in radiologia? Come abbiamo ribadito prima questo è un episodio che, fortunatamente, fa sorridere rispetto ai veri casi di malasanità, però, al contempo, fa anche pensare: di sicuro i turni andrebbero rivisti e riorganizzati per far in modo che tutto il personale sia sempre al completo. Forse è una visione utopica ma negli ospedali dovrebbe vigere un rigore scientifico che, almeno nell’amministrazione e nella gestione del tutto, dovrebbe sopperire alla fallibilità umana. M a r i a n n a L e r ro La notte bianca di Vallo Imitando le grandi metropoli mondiali VALLO DELLA LUCANIA- Finalmente anche Vallo della Lucania ha la sua Notte Bianca. Concerti, cabaret, saltimbanchi e negozi aperti fino alle prime luci dell’alba hanno rallegrato ed allietato la lunga notte vallese di domenica 8 ottobre, una notte vissuta all’insegna del divertimento e del brio. Voluta ed organizzata dall’amministrazione Cobellis con il patrocinio della provincia di Salerno, la prima edizione della notte bianca di Vallo della Lucania è stata un vero successo. Concentrata nella zona centrale della cittadina, da Piazza Santa Caterina lungo tutto Corso Vittorio Emanuele, coinvolgendo anche strade e stradine limitrofe, la notte bianca è stata un susseguirsi di artisti, cantanti e cabarettisti che, diretti dall’ormai noto ai più Pippo Pelo di radio Kiss Kiss, sono riusciti a regalare una serata diversa al pubblico vallese e alle migliaia di persone che erano a Vallo per l’occasione. I “Ditelo Voi” di Zelig, DJ Francesco, i Modà, gli Studio 3 ed una simpatica banda musicale di Pulcinelle, ma anche tanti artisti locali hanno calcato le scene dei palcoscenici allestiti, con sapienza, nei punti più strategici della cittadina; inoltre, per gli immancabili amanti dello shopping, tutti i negozi aperti fino all’alba, esponevano i loro articoli con offerte veramente imperdibili. Ed è stato molto divertente vedere i visi di signore e ragazze illu- minarsi alla vista di borse, scarpe e vestiti di ogni genere venduti a prezzi d’occasione ed osservare le espressioni annoiate, seguite da commenti altrettanto seccati, dei vari mariti e fidanzati che dovevano accompagnarle per negozi!). L’unico piccolo inconveniente della serata è stato un venticello quasi gelido che cercava di raffreddare gli animi e qualche goccia d’acqua quando ormai era già notte fonda. Ma il contrattempo meteorologico non ha causato alcun problema, poiché più la notte si avviava verso la fine più cresceva il numero di persone che si accalcavano soprattutto sotto il palco allestito di fianco al Municipio. <<Eravamo un po’perplessi per il periodo scelto__ commenta il Sindaco di Vallo della Lucania Luigi Cobellis__poiché il mese di ottobre può regalare splendide giornate ma anche temporali tipici dell’inverno pieno, ma per fortuna non è stato il nostro caso. Mi rallegro, inoltre, del fatto che la se- rata è stata gradita e ringrazio per questo tutti coloro che hanno collaborato per la buona riuscita dell’evento, in particolar modo Carmine Elia, (consigliere comunale di maggioranza) e l’Assessore Provinciale Simone Valinate, che si sono impegnati sino alla fine per rendere possibile tutto questo.>> Insomma la notte bianca a Vallo è stata un vero successo sotto tutti i punti di vista. E per Vallo, una cittadina che, per i servizi che offre vede triplicare durante il giorno il numero di persone che solitamente ospita, essere così attiva anche di sera è un vero traguardo. Infatti la vita notturna vallese è forse un po’fiacca rispetto a quella diurna e, manifestazioni come la notte bianca dimostrano che, con qualche piccolo sforzo ed una seria ed attiva collaborazione si può sempre migliorare, creando un diversivo in grado di coinvolge non solo i residenti ma anche gli abitanti dei paesi vicini. MaLer 13 CULTURA KOR A DI ... L IUCCIO Professionalità del turismo ccio Il successo sui mercati di una località turistica è dovuta, fuori dubbio, alla ricchezza e varietà dei beni di cui dispone, alla efficienza dei servizi che è capace di offrire, ma anche, in buona parte, alle professionalità che quei beni e servizi valorizzano ed esaltano. Le professioni nel settore sono aumentate e si sono diversificate man mano che la vendita della vacanza si è liberata dallo spontaneismo, dal pressappochismo e dalla improvvisazione, inquadrandosi in una cornice di rigorosa programmazione come un fenomeno di grande valenza richiede per far crescere nella considerazione dei mercati la validità dell’offerta. Si parte dall’indagine di mercato con monitoraggio scrupoloso delle tendenze per attuare una efficace strategia di marketing in grado di catturare l’interesse di nicchie di clientela sempre nuova. Agenzie di viaggio e tour operator si conquistano credibilità ed affidabilità con il rispetto delle clausole contrattuali e senza spiacevoli sorprese, che qualche volta hanno il risvolto e la concretezza della truffa. Gli alberghi schierano un esercito di dipendenti in grado di qualificare l’accoglienza, con garbo, tatto, gentilezza e buona conoscenza delle lingue, dagli addetti alla reception, agli ascensoristi, n°38 20 ottobre 2006 ai camerieri di piano. Le strutture della ristorazione puntano su chef creativi, che sanno innovare i menu pur innervandoli nella tradizione e garantiscono maitre, camerieri di sala, barman, cordiali e disponibili senza invadenza. Questa analisi che investe un discorso di carattere generale è applicabile anche al nostro territorio, che soltanto da qualche anno si va qualificando per serietà e professionalità, anche se, purtroppo, permangono e resistono sacche consistenti di lavoro nero, che affida attività delicate per le relazioni umane e conseguente immagine a dipendenti raccogliticci e sottopagati, dequalifi- g.liuccio @libero.it cando l’offerta con una pessima ricaduta sulle aziende e sul territorio. Per fortuna sono nati e si sono sviluppati istituti turistici e professionali alberghieri, in una logica di politica scolastica che privilegia, finalmente, il rapporto con il territorio con uno sguardo attento all’occupazione postscolastica. L’istituto alberghiero di Gromola e quello di Albanella sono lodevoli esempi di come è possibile innescare un meccanismo virtuoso nel rapporto scuola-mondo del lavoro e dotare l’intera gamma dei servizi turistici di professionalità in grado di soddisfarne appieno le esigenze. E’ un notevole passo in avanti, ma non basta. E’ assolutamente necessario ed indilazionabile garantire una cornice di signorilità, di efficienza e di serena vivibilità. E la può garantire solo una Pubblica Amministrazione capace, attenta, responsabile e pensosa delle sorti della propria città. Ma all’interno di questa cornice debbono fare la loro parte (e che parte!) gli albergatori, i ristoratori, i gestori di pubblici esercizi, i commercianti, offrendo, appunto, qualità di servizi e professionalità di operatori, puntando sulla qualità più che sulla quantità del prodotto, curando molto l’immagine, nella convinta consapevolezza che nel turismo l’apparenza è sostanza. Ma è la città nel suo insieme che deve fare la sua parte e si deve mobilitare per tutelare ed espandere una sua grande risorsa economica. E perché le nuove generazioni crescano nel rispetto e nel mito di queste tradizioni, mi permetto di suggerire la istituzionalizzazione di una giornata del turismo, nella quale, nelle scuole di ogni ordine e grado, amministratori locali, operatori, esperti e, naturalmente, professori e studenti parlino di questa loro straordinaria ricchezza, del turismo, cioè, che è innanzitutto incontro di popoli e di civiltà prima che fonte di lavoro e benessere. E si educhino, si formino, si convincano a considerare il turismo una festa permanente, lungo tutto l’anno dell’arco, del buon gusto e della bellezza, oltre che dell’ospitalità. Nella foto in alto Peppino Pagano, patron del Savoy; a sinistra una manifestazione dell’Amira L a t e l e f o n a t a . . a S e r g i o Ve c c h i o immaginaria Sergio Vecchio è un artista geniale. Si porta la grecità pestana nel cuore e nell’intelligenza e, travolto dall’uragano della creatività, la trasferisce su tela o nella policromia della ceramica. Ha un cruccio: non riesce a riattivare i locali della Stazione nobilitandoli in museo e laboratorio d’arte, dotando il territorio di un servizio di grosso spessore culturale. Si sente, e forse lo è, turlupinato dalle Amministrazioni Comunali, soprattutto l’ultima, che hanno promesso disponibilità e sostegno, venendo, poi, meno alla parola data. E la Stazione di Paestum è sempre lì, impresenziata, a vergogna di visitatori italiani e stranieri. Ora Sergio, Giove tuonante negli occhi di fuoco e nei nembi dei capelli sempre più bianchi ed arruffati dall’ira, ha minacciato, per l’ennesima volta, forse l’ultima, l’abbandono dell’impegno con conseguente sdegnoso e sdegnato disinteresse per la sua terra che è anche la mia. “Non puoi abbandonare- lo investo a bruciapelo nella mia telefonata immaginaria- “Paestum ha bisogno di te, della forza e della dolcezza insieme della tua arte. Senza la tua voce autorevole ci sentiremmo tutti un po’ più orfani…” “Abbiamo, o per lo meno io ho, referenti insensibili, incolti e, quel che è peggio, inaffidabili” “Lo so. Ma non è una buona ragione per disertare. Non puoi, non devi abbandonare la trincea. Ti conosco da sempre come un lottatore, un combattente che non depone facilmente le armi”. “Ma questa volta sono davvero stanco, demotivato e ferito nella mia dignità di artista e di cittadino”. “Sergio, hai, abbiamo tutti, il dovere di non mollare. Dobbiamo riprenderci Paestum, impugnare la sacra fiaccola della sua storia e della sua cultura, stringere i denti e andare avanti, correre…” “Siamo velleitari, caro Peppino. La nostra è una battaglia perduta in partenza. In questo territorio la cultura non paga. Non accende le coscienze, anzi è un fastidioso incidente ed accidente, di cui liberarsi con la latitanza o, addirittura, la complicità dei Pubblici Poteri “Per intanto proviamo a stilare un manifesto-proclama e chiamiamo a raccolta intellettuali, insegnanti, studenti, operatori economici, cittadini sensibili per riprenderci Paestum e i suoi destini di polo internazionale della cultura. Ne abbiamo parlato anche di recente. Provaci. Proviamoci. E’ un dovere che abbiamo con noi stessi e con i posteri. Chissà che un pittore ed un poeta insieme non facciano il miracolo!” n°38 20 ottobre 2006 LA SETTIMANA Una buona cucina terragna al “Re Franceschiello” di Capaccio Capaccio-Paestum diventa sempre di più un’ambita meta per buongustai di tutta la provincia di Salerno. La prova è la guida dei Ristoranti d’Italia 2007 dell’Espresso, appena uscita in edicola e in libreria, dove Paestum, o meglio Capaccio, è molto ben rappresentata da Nonna Sceppa, Brezza Marina, Mandetta e il Tre Olivi del Savoy Beach Hotel, uno dei pochi ristoranti d’albergo ad essere presente, a livello nazionale, su questa guida che è una delle più attendibili d’Italia. Intanto, ecco che nel comune della più bella città della Magna Grecia, esattamente a Capaccio Paese, è stato inaugurato, il 6 settembre, un locale completamente nuovo, con una propria identità ed un nome particolare: Re Franceschiello. Il vero nome di questo re era Francesco II di Borbone (1836-1894) l’ultimo sovrano del Regno delle Due Sicilie. Generalmente non vado mai in locali aperti da poco, ma questa volta, dopo averne sentito parlare bene, la curiosità è stata più forte di me ed eccomi qua a raccontare di questo piacevole posto. Per arrivarci, giungendo da Paestum, è consigliabile parcheggiare al di sotto dei noti giardini. Qui, in questo luogo molto amato e frequentato La ricetta Pollo alla Franceschiello (Si narra che Re Franceschiello, nelle pause delle sue battute di caccia in Abruzzo, gradisse particolarmente questo piatto. Sembra, però, che a prepararglielo fosse una bella campagnola, sicché resta il sospetto che il sovrano esaltasse la pietanza per conquistare la cuoca). Ingredienti per 4 persone: un pollo di ca. 1,5 kg - mezzo dl di olio d'oliva - 3 spicchi d'aglio - 2 rametti di rosmarino - un peperoncino rosso piccante - un bicchiere di vino bianco secco - 100 g di olive nere snocciolate - 120 g di giardiniera - sale. Preparazione: dopo aver tagliato il pollo a pezzi, rosolatelo nella padella con olio bollente, saltato e profumato con aglio, rosmarino e peperoncino piccante.Appena ha preso il colore, versate il vino bianco, incoperchiate e procedete nella cottura ( 40-45 minuti). Ora, unite le olive nere e la giardiniera, mescolate più volte, fate insaporire per qualche minuto, poi servite il pollo caldo. Vino consigliato: Spumante Selim; De Conciliis- Prignano Cilento. dai capaccesi, all’estrema sinistra, nel palazzo che fu di mons. Guazzo, troviamo la nostra meta gastronomica. Appena entrati si vede subito un ambiente molto nei minimi particolari. Pochi tavoli, circa 30 posti, arredati con molto gusto. Sui robusti tavoli di legno ci sono delle eleganti tovagliette lunghe e strette che s’incrociano. Il segnaposto, a forma quadrata, è in vimini e sopra troviamo il tovagliolo arrotolato e legato con un grappolino d’uva artificiale che fa un bell’effetto. La luce è molto soffusa e crea un’atmosfera d’altri tempi. Il menu è composto unicamente da piatti di terra (5 antipasti, 5 primi, 5 zuppe e 8 secondi) preparati in modo non comune, ma dalla descrizione dei piatti si capisce che in cucina c’è qualcuno che la sa lunga in fatto di ristorazione. Per iniziare, ci hanno offerto dei piccoli “pasticcini borbonici” (dei rustici farciti con salmì di vitello) insieme ad una flûte di spumante secco. A seguire una particolare mini quiche (crostatina salata) con funghi porcini freschi servita su una gustosa cialda di parmigiano. Subito dopo ci arriva una buona “pupacchiella” (o pupacella) ripiena con orzo perlato e una saporita parmigiana in foglia di bietola e zucca. Veramente non male come inizio. Come primo, ho gradito gli gnocchi di patate con radicchio, mascarpone e pancetta. Arriva il secondo, anch’esso invitante: “Fuselli di pollo alla cacciatora ripieno di caponata di verdure”. Per terminare la seconda bottiglia di vino ho chiesto del formaggio: mi arriva un tris composto da pagina 3 Ramona Bavassano L'importanza dell'Orientamento all'essere o all'avere Le riosrese umane vengono getsite sulla base della mission e della motivazione personanale, il rapporto di fiducia e soddisfazione dei clienti é messo in primo piano, si ha cura delal responsabilità sociale dell'azienda e ci si rende conto dell'impatto che la sue esistenza ha a vari livelli del sistema in cui é inserita, e grande importanza é data alla comunicazione e all'organizzazione. In particolare, la comunicazione deve essere intesa come l'instaurarsi di canali di trasmissione di dati e di messaggi,ma anche di costruzione di atteggiamenti e di motivazioni che costituiscono il tessuto connettivo, sempre più orizzontale piuttosto che verticale, del sistema azienda, le procedure devono essere flessibili e orizzon- tali e condurre verso l'impresa-rete. E' chiaro che le aziende essere, oltre a essere molto in linea con i tempi postmoderni in cui viviamo, hanno un vantaggio competitivo enorme, anche se per prendere vita devono impegnarsi in processi di cambiamento continuo, prima mentale e poi operativo. E noi siamo qui apposta per fare sinergie! Bibliografia DE MASI D. (2000), 2003, Ozio creativo. Conversazione con Maria Serena Palieri, Rizzoli, Milano. FROMM E. (1976), 2002, Avere o essere?, Mondatori, Milano. da cacioricotta, pecorino di fossa e pecorino stagionato in grotta sotto al fieno. Dulcis in fundo, una bella chiusura: un dessert composto da mousse di ricotta e castagne, crema catalana e quenelle di purea di cachi. Come vino, da una carta composta da 27 bianchi e 33 rossi elencati in ordine alfabetico, ho preferito due chicche enologiche del nostro Cilento: il Kleos 2005 di Maffini e successivamente il Respiro 2002 di Alfonso Rotolo. Da come avete potuto leggere, il locale è adatto per chi è alla ricerca di una cucina particolare, dove la qualità prevale sulla quantità. L’unica nota negativa, che non deve farvi preoccupare, è la qualità del servizio che paga lo scotto di essere un locale appena aperto. Comunque, la buona cucina “terragna” e la gentilezza del personale in sala fanno perdonare facilmente questo inconveniente. Per un’esperienza da “Re Franceschiello”, il conto si aggira sui 25/30 euro, vini esclusi. Il locale è aperto unicamente la sera e la domenica a pranzo. Chiuso il lunedì e la domenica sera. Nella foto: Luigi, Roberta e Silvia, i protagonisti di “Re Franceschiello”. Ristorante Re Franceschiello, Piazza Vittorio Emanuele 3 - 84047 Capaccio (SA). Tel. 0828.821731. Voto 76/100 Tel 0828.720114 Fax 0828.720859 e-mail: [email protected] url: www.unicosettimanale.it Direttore Responsabile Bartolo Scandizzo Condirettore Oreste Mottola [email protected] In Redazione Vincenzo Cuoco, Enza Marandino Segreteria di Redazione Gina Chiacchiaro Tiratura: 5000 copie Grafica ed Impaginazione Grafica fBasile Designer grafico Stampa Grafiche Letizia - Capaccio (Sa) Iscritto nel Registro della Stampa periodica del Tribunale di Vallo della Lucania al n.119 Responsabile Trattamento Dati Bartolo Scandizzo Abbonamento annuale 20,00 Euro Conto corrente postale num. 53071494 intestato a Calore s.r.l. 15