L’ALLEVAMENTO BIOLOGICO
DEI CONIGLI
La zootecnia biologica non ha avuto fino a oggi grande sviluppo ma negli ultimi anni si
è invertita la tendenza: il numero di aziende che si convertono al bio cresce. Gli
agricoltori mostrano interesse al metodo biologico, sollecitato sia dalle risposte del
mercato alle emergenze sanitarie che periodicamente allarmano, sia dalle potenzialità
offerte dalla formula della vendita diretta, della spesa collettiva attraverso gruppi
d'acquisto e in generale da tutto ciò che sta portando il consumatore ad acquistare un
prodotto genuino, rispettoso degli animali e del loro benessere, che faccia bene
all'ambiente e che sia sicuro e “certificato Bio”. Il presente opuscolo presenta le
principali caratteristiche dell’allevamento biologico del CONIGLIO.
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Introduzione
Storicamente l'allevamento del coniglio è stato preceduto da un lungo periodo in cui ci
si limitava a definire gli spazi entro i quali si riproduceva liberamente, esattamente
come avviene in natura. Veniva semplicemente delimitata una proprietà di animali in
realtà ancora semiselvatici.
In epoca romana i conigli che popolavano queste aree, recintate solitamente con muri
a secco, erano utilizzati per vettovagliare l'esercito, mentre più tardi, con il nome di
garenne, vennero definite delle aree popolate da conigli destinati a essere cacciati.
L'utilizzo delle gabbie risale al Medioevo, soprattutto a opera di religiosi nei conventi, e
fu da quel momento che si iniziò a parlare di effettivo allevamento zootecnico con
tanto di controllo della riproduzione degli animali. Le gabbie un tempo erano di legno,
voluminose e dotate di mangiatoia per la somministrazione dei foraggi.
Nelle epoche recenti, l'allevamento industriale del coniglio si è sviluppato con l'utilizzo
di gabbie metalliche di diversi tipi: per maschi, per fattrici, per le rimonte, il parcheggio
e l'ingrasso. Il motivo di questa scelta è legato alla possibilità di gestire razionalmente
l'allevamento, di controllare ogni singolo animale e di procedere al miglioramento
genetico tramite la selezione individuale. Le gabbie vengono inserite all’interno di
capannoni che consentono di tenere sotto controllo il microambiente,
e di
automatizzare le funzioni operative.
L'allevamento secondo il metodo biologico si prefigge di rispettare le esigenze
fisiologiche ed etologiche dell'animale, che ha delle peculiarità e una certa delicatezza.
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Fisiologia ed etologia
Il coniglio in natura è una preda, e in quanto tale
ha sviluppato un corpo adatto alla fuga: scheletro
leggero e muscolatura ben sviluppata.
È un animale crepuscolare, abituato a svolgere la
maggior parte della sua vita attiva durante le ore
serali e notturne mentre di giorno tende a stare nascosto in cunicoli appositamente
scavati nel terreno. È un erbivoro stretto, con apparato digerente specializzato.
L'organo più voluminoso dell'addome è rappresentato dall'intestino cieco, in cui si
trovano batteri e altri microorganismi che aiutano nella digestione dell'alimento,
producendo sostanze utili come ad esempio molte vitamine.
Per il corretto funzionamento dell'intestino è di fondamentale importanza che
l'alimento contenga molta fibra (che si trova nell'erba, nel fieno, nelle verdure). Se la
fibra è insufficiente, si possono riscontrare problemi di rallentamento della motilità
intestinale (e quindi blocco o stasi) o lo sviluppo di batteri pericolosi, diarrea, e
addirittura morte.
Anche i carboidrati sono dannosi per la salute dei conigli, perché permettono lo
sviluppo di batteri pericolosi.
I conigli hanno denti incisivi molto sviluppati a crescita continua (circa 1-2 mm alla
settimana) e, se non vengono consumati regolarmente attraverso alimenti ricchi di
fibre che permettono una lunga masticazione, si possono sviluppare gravi problemi.
Un’errata alimentazione basata su alimenti commerciali contenenti miscele di semi,
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granaglie, cereali e altri carboidrati, causa una masticazione insufficiente che a sua
volta provoca uno scarso consumo dei denti. Questo tipo di alimentazione contiene
inoltre insufficienti quantità di calcio e ne consegue una cattiva ossificazione che
coinvolge anche il tessuto osseo di sostegno dei denti. Come conseguenza si formano
delle punte acuminate sulla superficie dentale che lacerano le guance e la lingua
rendendo la masticazione estremamente dolorosa. Il coniglio per il dolore smette di
mangiare e se non si interviene muore letteralmente di fame.
Alternate alle normali feci dure, i conigli producono un altro tipo di feci, dette
ciecotrofo, che mangiano direttamente dall'ano appena emesse. Questo tipo di feci,
più molli e umide delle feci normali e coperte di muco, è ricco delle sostanze nutritive
prodotte dalla flora batterica intestinale.
Saltare è una tipica azione locomotoria dei conigli; un coniglio di medie dimensioni può
compiere balzi di 70 cm., correre fino a 30 Km/h e saltare fino ad 1 metro di altezza. Un
allevamento biologico che voglia rispettare l’etologia degli animali allevati, dovrebbe
allora rispettare questi comportamenti fornendo spazi adeguati agli animali.
Il repertorio comportamentale naturale del coniglio comprende le seguenti principali
attività:
comfort (toelettatura, leccarsi, grattarsi, grooming);
locomotorie (principalmente il salto);
esplorativa (scavare, annusare);
risposte anti – predatorie (posizione di allerta, fuga, immobilità o freezing,
guardia della tana).
Un modello di gestione che si avvicina il più possibile alle condizioni naturali dove
questi comportamenti possono essere rispettati migliora sicuramente il benessere degli
animali allevati, ne diminuisce la mortalità e migliora il prodotto finale.
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Comportamento sessuale e materno
I conigli selvatici nel loro ambiente naturale e i conigli domestici allevati in recinti allo
stato semi-naturale, vivono in gruppi familiari stabili di tipo matriarcale composti da 29 fattrici, 1-3 maschi adulti, i loro piccoli ed eventualmente qualche giovane maschio.
I conigli possono raggiungere la maturità sessuale a circa 4 mesi di età (o più avanti, a
seconda delle razze). La femmina produce ovuli in maniera continua e, se non avviene
l'accoppiamento, gli ovuli rimangono nei follicoli ovarici e degenerano, venendo
sostituiti da altri.
Gli ovuli maturano in due giorni e le coniglie sono in estro per tre giorni su sette;
l'ovulazione è indotta dall'accoppiamento. Dopo la gravidanza, che dura circa 30 giorni,
la femmina ritorna fertile dopo sole 12 ore. Questo ad eccezione delle fasi iniziali e
finali della stagione riproduttiva, che è altamente dipendente dalle condizioni
ambientali (il tasso di ovulazione è generalmente più basso in autunno).
La stagionalità è in gran parte legata al periodo di illuminazione in quanto le coniglie
che vengono sottoposte continuamente ad un periodo di illuminazione di 16 ore
accettano il maschio e ovulano tutto l'anno.
Negli ultimi giorni di gravidanza (da 2 a 8 giorni prima del parto), la coniglia prepara il
nido per i nascituri, e in natura esso viene scavato all'interno delle gallerie del gruppo
oppure a parte, sempre nel territorio del gruppo, creando un tunnel con una sola
entrata e a fondo cieco. La coniglia riempie il nido con erba secca e foglie e poi le
spiana prima di ricoprirle con il suo soffice pelo, che si strappa dall'addome e dai
fianchi. Le coniglie che vivono in gabbia fanno anch'esse il nido usando il materiale che
hanno a disposizione e il loro pelo.
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In natura, la femmina dopo aver partorito e pulito accuratamente la nidiata, chiude
l’accesso alla tana, lasciando i cuccioli per tornare nel gruppo. I piccoli vengono allattati
solo ogni 24 ore e la femmina rimane nella tana solo pochi minuti, in modo da evitare
che i predatori possano trovare i piccoli.
In cattività, se non si rispetta l’etologia degli animali, insorgono comportamenti
anomali come la mancata costruzione del nido, il parto fuori dal nido o il cannibalismo.
Questi comportamenti possono essere dovuti alla scarsa igiene, al poco spazio
disponibile, al cattivo rapporto uomo-animale, all’inadeguatezza di temperatura e
umidità, alla troppa luce artificiale, alla scarsa tranquillità e alla presenza di persone
estranee nell’ambiente.
La normativa sull'allevamento biologico del coniglio
Il Reg CE 834/07 e il Reg CE 889/08, disciplinano le attività zootecniche condotte con
metodo biologico. Le norme generiche per le produzioni animali contenute non
trattano nello specifico l’allevamento del coniglio. In questo caso, quando mancano
precise indicazioni legislative per l’allevamento (Comunitarie e Nazionali), è possibile
fare riferimento a Disciplinari privati predisposti da soggetti competenti quali, ad
esempio, gli Organismi nazionali di certificazione, riconosciuti dal Ministero.
Anche AIAB ha redatto nel 2001 un proprio Disciplinare che è stato il riferimento per
coloro che in Italia hanno iniziato a condurre allevamenti biologici di conigli.
Recentemente è stata riconosciuta dal Mipaaf una Norma nazionale, che ricalca il
Disciplinare AIAB, si ricollega al Reg CE 843/07 e ha per titolo “ Norma nazionale per la
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produzione, preparazione, commercializzazione ed etichettatura del coniglio biologico”.
La produzione del coniglio biologico rispetta i seguenti principi:
- utilizzazione di razze rustiche e/o popolazioni locali, resistenti alle malattie, poco
precoci e con riduzione dei fenomeni di aggressività;
- divieto di utilizzazione di riproduttori con gli occhi rossi e di ibridi commerciali
selezionati per la rapidità di accrescimento, capacità di conversione alimentare e
adattamento per la produzione in spazi ridotti.
- mantenimento dell’integrità delle nidiate al momento del trasferimento nei parchetti
di ingrasso al fine di rispettare le gerarchie già stabilite e ridurre i fenomeni di
aggressività;
- adozione di regimi alimentari a basse densità energetiche;
- divieto di allevamento di animali isolati, fatta eccezione per i riproduttori e le fattrici
durante la gestazione e l’allattamento
Metodi consentiti per l’allevamento biologico
Al pascolo
In box a terra
Numero di capi per ettaro di terreno condotto: 100 femmine con una produzione di
coniglietti venduti non superiore a 3.600 capi. In pratica, 6 parti per coniglia/anno e 6
conigli venduti per parto. In ogni caso ogni unità produttiva non può superare le 1.000
fattrici. Al pascolo su recinti la concentrazione dei capi deve essere di un coniglio ogni
20 mq di pascolo. In box a terra con pavimento pieno e imbottito di paglia o altro
materiale per lettiere. La concentrazione dei capi non deve superare i 5 capi/mq.
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Fino al 01.01.04 è stato consentito l’allevamento in gabbie collocate sia in ambienti
chiusi che all’aperto.
Le razze idonee per un allevamento biologico
Ai fini riproduttivi devono essere inseriti in azienda animali provenienti da allevamenti
biologici, in mancanza dei quali, conformemente all'art. 14 del Reg CE 834/07, è
possibile ricorrere anche ad animali provenienti da un allevamento convenzionale, nel
rispetto delle modalità di cui all'allegato I. In tal caso, gli animali possono essere
allevati a un'età non superiore alle 12 settimane, devono essere identificati e potranno
essere considerati biologici solamente dopo essere stati allevati secondo la presente
norma per almeno 3 mesi dalla data dell'introduzione nell'allevamento.
Per un allevamento del coniglio secondo il metodo biologico bisogna scegliere razze e
tipi genetici a medio accrescimento.
È vietato introdurre riproduttori con
gli occhi rossi e ibridi commerciali
selezionati
per
accrescimento,
conversione
la
rapidità
di
capacità
di
alimentare
e
adattamento per la produzione in
spazi ridotti.
Tali ibridi avrebbero anche lo svantaggio di dover ricorrere continuamente alla rimonta
esterna, che è assolutamente sconsigliabile per ragioni sanitarie, a causa del rischio di
introdurre patologie nell'allevamento.
La scelta di una razza pura consente di mantenere invece le ottime qualità sanitarie che
sono uno dei pregi migliori degli allevamenti alternativi e quindi biologici.
La rimonta interna e il numero limitato di riproduttori determinano, come è noto, un
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rapido aumento della consanguineità, ma questo non è un problema per la specie
cunicola, da sempre tipicamente consanguinea: il modello biologico naturale è
caratterizzato dalla formazione di colonie isolate. Ciò ha determinato la scomparsa, nei
millenni, dei geni negativi con l'estinzione delle relative colonie.
Per sostenere gli allevamenti alternativi è stata costituita una nuova razza, la
trentaquattresima tra quelle italiane riconosciute dallo Standard ufficiale, l'unica
effettivamente italiana: il leprino di Viterbo.
Il leprino di Viterbo. Si tratta di una razza sintetica, ricostituita. È stata mantenuta in
isolamento da parte di tutti gli allevatori, senza scambio di riproduttori maschi e
dunque altamente consanguinea.
La razza è stata formata a partire da conigli Bianchi di Nuova Zelanda, utilizzati come
valida base per la genetica riproduttiva. Per modificare il mantello bianco, che trovava
difficoltà alla commercializzazione in quanto identificato come industriale, un'inchiesta
presso i consumatori ha indotto a preferire il mantello grigio-fulvo, chiamato
volgarmente leprino, inteso come simile a quello della lepre. Sono stati quindi
introdotti geni di soggetti locali grigi (per il colore del mantello e la rusticità) e di lepre
belga (colore fulvo, allungamento del tronco e riduzione dello scheletro per migliorare
la resa in carne).
Il Leprino di Viterbo ha oggi caratteristiche genetiche ben fissate: è molto elegante, con
corpo allungato, scheletro sottile, mantello grigio-fulvo omogeneo, ventre bianco,
orecchie lunghe con orlatura nera. Può raggiungere un peso fino a 4,9 kg. È oggi l'unica
razza selezionata per l'allevamento all'aperto ed è l'unica esente da malattie infettive,
salvo la comparsa recente dell'enteropatia epizootica, che viene controllata tramite
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tecniche gestionali.
La produttività è, per i migliori allevatori, dell'ordine di 42-43 svezzati per fattrice per
anno (nel biologico bisogna tuttavia rispettare il tetto massimo di 6 parti annui per
fattrice).
La carne che se ne ricava può garantire buoni redditi rispetto alla produzione
industriale e offre particolari garanzie al consumatore che ricerca un prodotto di qualità
e sapidità migliore in virtù della gestione all'aperto.
Altre razze hanno avuto minore significato, e hanno progressivamente acquisito dei
semplici caratteri amatoriali. Sono ancora reperibili sul mercato, ma essendo divenuti
frutto di una selezione quasi esclusivamente morfologica, in funzione delle
competizioni fieristiche, hanno perso gran parte delle loro pregevoli caratteristiche
riproduttive. Si tratta di animali belli, relativamente allo standard, ma non più
selezionati per le esigenze dell'allevamento.
Tuttavia, tra le razze consigliate per intraprendere un allevamento biologico, il
Disciplinare Aiab indica:
Fulvo di Borgogna. Razza creata in Francia agli inizi del Novecento, ha pelliccia color
rosso-fulvo uniforme, buona rusticità e prolificità. Buona per la produzione di carne ed
utilizzata anche per incroci.
Bianca di Vienna. Associata anche alla Blu di Vienna, è stata selezionata in Austria alla
fine dell'Ottocento a partire da conigli grigio-blu di razza Argentata. Ha corpo robusto e
pelo fitto.
Argentata di Champagne.Una delle più antiche razze di conigli,dal corpo robusto e
carnoso, pelliccia folta dal colore blu-grigio-argenteo uniforme con estremità scure per
muso, zampe ed orecchie. Ha una buona produttività per cui viene scelta anche per
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allevamenti intensivi.
Rossa della Nuova Zelanda. È stata selezionata negli Stati Uniti all'inizio del Novecento.
In Italia è stata riconosciuta in due razze distinte: Bianca della Nuova Zelanda e Rossa
della Nuova Zelanda. Ovviamente la Bianca ha un mantello chiaro e la Rossa un
mantello color rosso volpe.
Rex. Era nata da una mutazione fortuita, e sottoposta poi a selezione da cui sono
scaturiti numerosi ceppi, anche in Italia, con diverse colorazioni: bianco, avana, blu,
nero, castor rex, lince rex rossa, rex dalmato, rex tricolore ecc. Raggiunge un peso
minore rispetto ad altre razze, di circa 2-2,5 kg.
Condizioni di stabulazione e ricoveri
È proibito l'allevamento della fase di ingrasso in gabbie. La fase di ingrasso, nel caso del
coniglio, è quella appena seguente la fine dello svezzamento.
Le riproduttrici possono essere allevate in gabbie singole purché queste siano dotate di
spazio per i nidi e spazi riservati (piattaforme) alla coniglia per allontanarsi dalla nidiata.
In generale l'accesso ai nidi deve essere garantito
almeno una settimana prima del parto e all'animale
deve essere fornito del materiale come paglia o
trucioli affinché possa seguire il proprio istinto di
preparazione del nido. Deve essere sempre consentito
alla coniglia di potersi allontanare dalla nidiata e di poter poi rientrare nel nido per
l'allattamento.
Tuttavia, fino al 2017, quale misura transitoria, viene data la possibilità alle Regioni e
alle Province Autonome di concedere deroghe alle aziende con edifici costruiti
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precedentemente all'uscita della normativa, purché tali aziende presentino un piano di
adeguamento delle proprie strutture entro il 31 Dicembre 2017.
Le modalità consentite per l'allevamento del coniglio nella fase di ingrasso sono le
seguenti:
Recinti mobili appoggiati a terra su cotico erboso. È un metodo di allevamento che
consiste nell'utilizzo di una grande gabbia mobile che può essere sollevata dalla parte
anteriore mediante una barra che, contemporaneamente determina l'abbassarsi delle
due ruote posteriori consentendo un agevole spostamento della struttura. Nei terreni
molto morbidi, e comunque per ridurre i costi, le ruote possono essere sostituite da
brevi lamine metalliche in funzione di slitte.
La struttura è limitata superiormente da una parte apribile per metà di rete metallica e
per l'altra metà da riparo solido per quanto possibile termoisolante, tale da permettere
ai conigli di usufruire dell'ombra nella stagione calda.
Tali strutture non vengono però tanto scelte per dare la possibilità all'animale di
sfruttare il pascolo, quanto per la prevenzione della coccidiosi, che si trasmette
attraverso le feci: con lo spostamento continuo si hanno minori probabilità di
contaminazione degli animali, soprattutto quelli più giovani che sono meno resistenti
degli adulti.
Recinti fissi all'aperto. Questi recinti dovranno avere come protezione dalle avversità
climatiche dei sistemi di copertura artificiale (teli o tettoie) o naturale (vegetazione
arborea). Sono vietate le situazioni di completa copertura dei recinti. Il materiale deve
essere adatto al mantenimento del benessere podale, e può essere rialzato da terra per
la pulizia periodica del pavimento sottostante. La struttura indicata deve consentire
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comunque l'accesso a un parchetto, come previsto per gli spazi aperti.
Recinti fissi al chiuso con parchetto esterno.In questo caso, il ricovero deve essere
provvisto di strutture di ventilazione dell'aria, per tenere le temperature adeguate, ed
evitare agli animali gli stress da caldo. Inoltre, la struttura deve essere progettata in
modo da evitare l'esposizione dei conigli a concentrazioni dannose di gas (ammoniaca,
monossido di carbonio ecc.).
Il suolo deve essere ricoperto da lettiera costituita da paglia biologica o materiale
legnoso non trattato, oppure può essere a rete rialzata da terra per consentire la pulizia
periodica del pavimento sottostante.
I parchetti devono essere provvisti di idonee strutture di riparo dal sole, dalle
intemperie e dai predatori; deve inoltre essere garantito l'accesso al cibo e all'acqua.
Per ragioni di igiene e per favorire la ricrescita dell'erba, i parchetti sono lasciati a
riposo per un periodo non inferiore ai 30 giorni, in assenza di tecniche agronomiche
alternative.
I prodotti per la pulizia e la disinfezione dei locali e delle attrezzature ammessi sono
indicati nell'Allegato VII del Reg CE 889/08. Per ragioni di igiene, i ricoveri devono
seguire il criterio del vuoto sanitario per la pulizia e la disinfezione di fabbricati ed
attrezzi.
Garenne.
Ancora
oggi
possono
essere
utilizzate delle aree, recintate o meno, di cui si
determina solo la proprietà e nelle quali i
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conigli si riproducono in condizioni naturali: si formano delle colonie che scavano i loro
sistemi di cunicoli, mentre il proprietario si limita a prelevare gli animali. È chiaro
quanto possa risultare difficile la cattura, così come il controllo degli animali e
un'eventuale selezione.
All’interno di una garenna chiusa si svolge il ciclo di allevamento completo del coniglio
(dalla riproduzione all’età di macellazione dei nuovi nati).
Per comprendere bene le modalità di allevamento in garenna è bene partire da una
fattrice che viene introdotta per la prima volta in garenna. Se si tratta di animali che
hanno vissuto in gabbia è bene che venga effettuato un periodo di adattamento al fine
di non compromettere la fisiologia riproduttiva. Così, all’età di 2 – 3 mesi le giovani
fattrici vengono liberate nella garenna in numero di 3 o più. Quando gli animali
avranno raggiunto la maturità sessuale si avrà cura di lasciare al massimo 3 fattrici per
garenna, scegliendo tra quelle che si sono meglio adattate agli spazi aperti.
Una volta che sono state fecondate, le femmine svolgeranno la loro gravidanza in
garenna, partoriranno nel nido e dopo il parto chiuderanno l’accesso al nido con della
terra. Come consuetudine, la fattrice tornerà ad allattare i piccoli solo una volta al
giorno per pochi minuti.
Per razionalizzare la garenna si rendono necessari:
una recinzione, possibilmente in rete metallica interrata di 40 cm circa (sia per
evitare le fughe di conigli sia per proteggerli da volpi o altri predatori) e alta
1,80 m. È consigliata anche una sporgenza esterna di 50 cm all'estremità
superiore;
delle aree protette come rifugio per i conigli, per evitare che essi scavino
cunicoli che, ad es. in terreni piani possono allagarsi in caso di pioggia con
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morte delle nidiate; è stato osservato che un buon sistema è costituito da
cumuli di paglia o balle ravvicinate, coperte da tetto rigido o teli di plastica: i
conigli scavano nella paglia, fanno i nidi e l'ambiente rimane asciutto;
un sistema di cattura non traumatico per l'animale, che può essere una zona di
autocattura: si delimita una piccola area, fornita di mangiatoia ed abbeveratoio,
nonché di un apposito cancelletto che consenta l'ingresso del coniglio ma non la
sua uscita. Dal momento che questa zona di autocattura è molto frequentata e
vi si crea un accumulo di deiezioni che potrebbero causare rischio di coccidiosi,
è consigliato che sia provvista anche di una superficie estraibile e lavabile, come
pavimento.
Per la scelta del luogo da dedicare alla garenna, vanno bene aree aziendali un po'
marginali, purché non umide, anche leggermente accidentate, con rocce, alberi e
cespugli.
Densità di allevamento
Il numero di capi allevabili deve, come per le altre tipologie di allevamento, rispettare
quanto previsto nel Reg CE 889/08, ovvero il limite, per lo smaltimento delle deiezioni,
dei 170 kg di azoto per ettaro per anno, corrispondenti a 2 UBA (Unità di Bestiame
Adulto). Nel caso del coniglio, 2 UBA corrispondono a:
100 coniglie riproduttrici
680 conigli all'ingrasso
Ad ogni modo, la consistenza massima consentita per ogni allevamento (unità di
produzione) corrisponde a 500 fattrici.
Per le superfici coperte e scoperte devono essere rispettate delle superfici minime
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riportate nella tabella sottostante.
Superfici coperte
Superfici scoperte
(esclusi i nidi e le
(m2/capo disponibile in rotazione sui parchetti)
piattaforme)
Garenna (allevamento parchetto
m2 a capo
all'aperto,
esclusi
i
recinti mobili)
Femmine con prole
0,7
5
Femmine in gestazione 0,5
5
Animali all'ingrasso
5
0,2
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L'altezza minima delle strutture di ricovero (gabbie) delle riproduttrici deve essere di
0,6 m, la dimensione minima dei nidi di 30 cm x 30 cm e la dimensione minima delle
piattaforme di 25 cm x 35 cm.
Alimentazione
I conigli devono essere alimentati con alimenti biologici
nel rispetto delle esigenze nutrizionali degli animali nei
vari
stadi
fisiologici;
l'alimentazione
deve
essere
finalizzata al mantenimento del benessere animale.
L'alimentazione dei coniglietti è il latte materno e lo svezzamento non può avvenire
prima di 35 giorni dalla nascita (5 settimane). Ciò è dovuto al fatto che l'attività del
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ciecotrofo del coniglio si sviluppa a partire da questa età, al compimento della quale i
piccoli hanno raggiunto almeno 650-700 grammi di peso. È importante che non siano
inseriti prima di allora nella zona di ingrasso insieme agli altri, per non aumentarne il
rischio di mortalità.
Tenuto conto che i conigli sono erbivori e che allo stato naturale o quasi l'attività
alimentare occupa dal 30% al 70% della giornata, l'alimentazione degli adulti e dei
giovani dopo lo svezzamento deve essere basata sull'utilizzo prevalente di foraggi,
provenienti dal pascolo o dal raccolto fresco o secco. Almeno il 15% della materia
secca di cui è composta la razione giornaliera dei conigli deve essere costituito da
foraggi grossolani, freschi o essiccati.
Almeno il 20% degli alimenti deve provenire dall'unità di produzione stessa o, qualora
ciò non sia possibile, deve essere ottenuto nella stessa regione in cooperazione con
aziende biologiche od operatori del settore dei mangimi che applicano il metodo di
produzione biologico (Reg UE 505/2012)
Il numero di parti annui per femmina non può essere superiore a sei, ad esclusione
dell'allevamento in garenna, e la riproduzione deve avvenire in modo naturale, con il
divieto di fecondazioni artificiali.
La castrazione non è consentita.
Il fotoperiodo (ore di luce nell'arco della giornata) può essere aumentato fino ad un
massimo di 16 ore per i riproduttori e diminuito fino ad 8 ore per i capi all'ingrasso.
L'età minima di macellazione è di 100 giorni, ad esclusione dell'allevamento in garenna.
Le nidiate, al momento del trasferimento nei parchetti di ingrasso, devono essere
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mantenute integre, al fine di mantenere le gerarchie stabilite e ridurre i fenomeni di
aggressività.
Non è possibile allevare animali isolati, ad eccezione dei riproduttori e delle fattrici
durante la gestazione e l'allattamento.
L'allevatore è tenuto a compilare un apposito documento, chiamato scheda di partita,
nel quale deve annotare:
il numero delle fecondazioni
il numero delle gravidanze
il numero dei nati vivi
il numero dei nati morti
il numero dei vivi post-svezzamento
i trattamenti
La profilassi nell’allevamento del coniglio è basata sui seguenti principi:
-
scelta
di
razze,
linee
o
ceppi
appropriati;
- applicazione di pratiche d’allevamento adeguate al fine di stimolare la resistenza
alle malattie ed evitare le infezioni;
- uso di alimenti di alta qualità ed eliminazione dei fattori di stress al fine di stimolare
le difese immunitarie naturali del coniglio.
In caso di malattia devono essere utilizzati prodotti fitoterapici, omeopatici,
oligoelementi e altri prodotti previsti dal Regolamento CE e sue successive
modifiche e integrazioni a livello comunitario e nazionale. Qualora l’uso dei
suddetti prodotti non sia verosimilmente efficace possono essere utilizzati, sotto
la responsabilità di un veterinario, antibiotici e medicinali veterinari allopatici. In
questo caso è necessario specificare in modo chiaro il tipo di prodotto (indicando
anche i principi attivi in esso contenuti) e i dettagli della diagnosi, la posologia, il
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metodo di somministrazione, la durata del trattamento e il tempo di sospensione
stabilito dalla legge. Questo periodo deve essere di durata doppia rispetto a quello
stabilito dalla legge o, qualora tale tempo non sia precisato, di 48 ore. Queste
informazioni devono essere dichiarate all’autorità o all’organismo di controllo
prima che i conigli siano commercializzati con la denominazione “biologico”. I
gruppi
di
animali
trattati
devono
essere
chiaramente
identificati.
E’ vietato l’uso di mangime medicato. Nel caso in cui un coniglio in fase di ingrasso
sia sottoposto a più di un ciclo di trattamenti (n. 2 per i riproduttori) non può
essere venduto come prodotto ottenuto conformemente al metodo biologico. Tali
animali, prima di essere venduti come biologici, devono pertanto essere sottoposti
a un periodo di conversione (n. 8 settimane) con il consenso dell’autorità o
dell’organo di controllo. Sono ammesse le vaccinazioni previste per legge e le cure
antiparassitarie. Qualsiasi piano vaccinale , se non obbligatorio per legge o da un
piano obbligatorio di eradicazione , va concordato con l’Organismo di controllo .
Il controllo sanitario che l’allevatore biologico riesce ad attuare nell’allevamento è di
tipo gestionale e non farmacologico. Ciò è consentito dalle particolari caratteristiche
delle strutture e dai vantaggi dell’allevamento all’aperto.
Ad esempio: per quanto riguarda la coccidiosi, il controllo si effettua attraverso la
pulizia scrupolosa delle pedane delle gabbie. Le pedane vengono poi sostituite alla fine
di ogni ciclo. Così facendo è difficile riscontrare la presenza anche di poche oocisti.
L’insidia della coccidiosi è presente anche nella fase di ingrasso a terra. In questo caso
le gabbie mobili, con lo spostamento giornaliero, costituiscono un mezzo di controllo
di tale patologia, non consentendo agli animali di restare a contatto con le deiezioni
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dopo il tempo necessario alla maturazione delle oocisti.
Come regola generale è bene che l’accesso all’allevamento sia vietato anche ad altre
specie animali, per prevenire il rischio di importare patologie. La presenza di cani e
gatti, ovviamente sotto controllo sanitario, può essere consigliata per proteggere da
topi, predatori e da estranei.
Tecniche di gestione
L’allevamento biologico del coniglio non richiede un grande investimento iniziale. Per
prima cosa sarà necessario un terreno idoneo, meglio se marginale, logisticamente
controllabile e con approvvigionamento d’acqua. Recinzioni e le prime installazioni
produttive sono l’investimento economico di avvio. La dimensione consigliata in
partenza è di 12 soggetti (10 femmine e 2 maschi) ma anche iniziative minori (6 fattrici
e 1-2 maschi) si sono ben sviluppate.
Se l’avvio è soddisfacente, l’allevatore può facilmente incrementare il numero di
animali allevati intervenendo sulla modularità delle strutture.
La particolarità
dell’allevamento è che può essere dimensionato alle specifiche esigenze dell’allevatore
e del mercato locale.
Molto spesso l’allevamento serve ad integrare il reddito aziendale, o è di sostegno
economico a persone che svolgono le più svariate attività e possiedono un
appezzamento di terreno che desiderano utilizzare.
La vendita direttamente in azienda, se autorizzata, è vantaggiosa perché costituisce un
reddito unitario più elevato. Negli agriturismi, cui l’allevamento cunicolo può associarsi
con profitto, la possibilità di utilizzare i propri animali nella ristorazione costituisce un
valore aggiunto.
Etichettatura
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Ai fini dell’etichettatura del coniglio biologico oltre alle disposizioni previste dalle leggi
vigenti in materia degli analoghi prodotti convenzionali, sono riportate (ad eccezione
del logo UE e delle diciture correlate) le indicazioni previste dalla normativa europea e
nazionale in materia di etichettatura dei prodotti biologici.
Il coniglio biologico, e i prodotti da esso derivati, ottenuti conformemente alla presente
norma può essere indicato quale ingrediente biologico nei prodotti conformi al Reg. CE
834/2007.
Bibliografia
Alessandro Finzi, Giorgio Mariani: “L'allevamento ecologico del coniglio”,
Edagricole edizioni;
www.sinab.it:
“Norma
nazionale
per
la
produzione,
preparazione,
commercializzazione ed etichettatura del coniglio biologico”;
www.agraria.org: “Fisiologia della riproduzione del coniglio”
www.agraria.org “Le razze”
www.aaeweb.net/il coniglio
http://www.federica.unina.it/medicina-veterinaria/allevamentialternativi-in-avi-coniglicoltura/benessere-coniglio/
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L`allevamento biologico del suino