“Zona Nove Isola” ricerca volontari come redattori, vignettisti e fotografi. Gli interessati possono contattare Sergio Ghittoni al cell. 320.3666639 e-mail: [email protected] Pagina web: www.niguarda.eu SETTEMBRE 2009 Anno 2 - n. 11 ONA NOVE E-mail: [email protected] GIORNALE DI NIGUARDA - CA’ GRANDA - BICOCCA - ISOLA Redazione: via Confalonieri 11 (Mi), tel./fax 02/39820110 - Supplemento di “Zona Nove” - Autorizzazione del Tribunale di Milano N. 648 del febbraio 1997 - Editore: Associazione Amici di “Zona Nove”, via Val Maira 4, Milano - Stampa: Nuova Cesat, via Bruno Buozzi 21/23, Firenze - Tel. 055300150 Per la vostra pubblicità su questo supplemento di “Zona Nove” telefonate a Sergio Ghittoni Cell. 320/3666639 Direttore: Luigi Allori. Redazione di “Zona Nove”: Giovanni Beduschi (vignettista), Andrea Bina, Roberto Braghiroli, Ortensia Bugliaro, Valeria Casarotti, Diego Attilio Cherri, Teresa Garofalo, Sergio Ghittoni, Antonella Loconsolo, Lorenzo Meyer, Grazia Morelli, Sandra Saita, Maria Volpari. Redazione del supplemento Isola: Sergio Ghittoni (responsabile), Francesca Cunego, Penelope Dixon Giaouris, Angelo Longhi, Massimiliano Mele, Rossana Ruggeri, Augusto Tacchetti. Collaboratori: Silvia Benna Rolandi, Don Giuseppe Buraglio, Arturo Calaminici, Augusto Cominazzini, Ivan Crippa, Celestino De Brasi, Simona Fais, Luigi Ghezzi, Lorenzo Gomiero, Anna Maria Indino, Monica Landro, Angelo Longhi, Luigi Luce, Sergio Maestri, Valeria Malvicini, Giorgio Meliesi, Loretta Menegatti, Sabrina Orrico, Antonio Pizzinato, Laura Quattrini, Mira Redaelli, Mauro Raimondi, Margherita Rampoldi Meyer, Diana Roca, Caterina Sinisi, Gero Urso, Luigi Venturini, Renato Vercesi, Roberto Vettorello, Norman Zoia. Amministrazione: Lino Di Franco. Pubblicità per il supplemento Isola: Sergio Ghittoni (tel. 320.3666639). Impaginazione: Roberto Sala (tel. 3341791866). I dieci silenzi e le due domande dell’Isola Cantieri. Il punto dopo le vacanze bbiamo cominciato, naturalmente, con il più grande, con il più A amato. Abbiamo cominciato con Don Bussa. E ci siamo ripromessi, ricordate?, di continuarla questa rassegna dei figli illustri del nostro quartiere. Non mancano. Nel suo primo anno di vita, il nostro foglio ha già censito tante situazioni di eccellenza dietro le quali stanno storie e personalità di assoluto rilievo. Ma quante altre ancora da portare alla luce! Dall’imprenditore Giovanni Borghi al compositore cantante Luciano Beretta al chirurgo Alessandro Pellegrini… A molti di noi, però, sembrava giusto che il prossimo ospite della nostra galleria fosse un figlio dell’Isola che ha giocato nei cortili del Patronato di Don Bussa e che di strada ne ha fatta veramente tanta. Silvio Berlusconi. E ci sarebbe piaciuto organizzare anche, in un miracoloso ritaglio di tempo, un incontro intervista con lui qui all’Isola. Invitando naturalmente anche altri isolani illustri a lui vicini, a partire dal fratello Paolo e da Fedele Confalonieri. Chiedere a Berlusconi di venire ancora (si favoleggia di un precedente negli anni novanta) alla Sassetti sarebbe forse un po’ troppo, con quell’insegna della porta accanto, la Cooperativa 1 Maggio, a “entrare” inevitabilmente in tutte le riprese! Ma i locali per accogliere i suoi ospiti importanti all’Isola non mancano. Sale, oratori, teatri, fonderie… Se questo incontro andasse in porto, sarebbe, ci impegniamo, una cosa assolutamente circoscritta. Una cosa di famiglia. L’Isola di una volta, le amicizie, i luoghi, le atmosfere di una infanzia e di una adolescenza degli anni quaranta - cinquanta. I successivi punti di intersezione tra una vita eccezionale ed il quartiere di origine. E l’Isola di ora, con tante novità, troppe. E con tanti testimoni a fare da guida nel lungo traghetto tra le due epoche. Un ritorno a casa, insomma, nel quale l’importanza del familiare che ritorna richiamerebbe tutti i parenti per un momento corale di identità ritrovata. Durante le ricerche per documentare adeguatamente l’articolo su Don Bussa, ci imbattemmo in un episodio isolano a dir poco gustoso nel quale, appunto, era coinvolto Berlusconi. Il quale un giorno viene, privatamente, al Sacro Volto per rendere omaggio alla tomba di Don Bussa che vi è ubicata. Siamo anche qui negli anni novanta; la persona quindi è già molto ricca e molto famosa. Dopo la visita l’ospite incontra il parroco e, generosamente, si mette a disposizione per un aiuto, se di qualcosa ci fosse bisogno. Il parroco, veramente lombardo, con poco tempo a disposizione, forse anche di natura ruvido con questo genere di cose, naturalmente ringrazia… e la cosa finisce lì. Per poi scoprire, subito dopo, ad ospite ripartito, che il sant’uomo si è dimenticato di chiedere un qualsiasi estremo per riprendere i contatti. Un indirizzo, un numero telefonico, un nome, …nulla. E crediamo che, almeno quella volta, non ci sia proprio stato nessun seguito. A scanso di equivoci (non si sa mai di questi tempi) l’episodio viene in mente non per insinuare ombre sull’ospite, anzi, ma per far capire come la nostra Isola non soffra certamente di “domandite”. L’ Isola non è sulla luna, ma una certa “nostra” Isola è veramente a distanze siderali dal clima buio e perverso di questi giorni. Abbiamo sedi di associazioni volontaristiche e di circoli politici nelle quali è impresa disperata trovare due sedie eguali. Una escort (si dice così?) che entrasse in una di queste provocherebbe lo stesso fuggi fuggi sgomento di una astronave aliena che atterrasse in piazza Minniti. Abbiamo parlato del nostro desiderio al passato. Speriamo ancora di poter realizzare almeno l’articolo. Ma le cose ultimamente, purtroppo, si sono ingarbugliate. Grandina di brutto e ci sono momenti nei quali anche negli incontri di famiglia i silenzi sono più offensivi delle domande. E allora, il gruppo che voleva scrivere l’articolo aspetta a farlo e si tiene per sé domande… e silenzi. Due cose però le chiediamo perché sono urgenti. Sono le uniche non “di salotto di famiglia”, però di assoluta pertinenza “isolana”, che chiederemmo al nostro ospite - Presidente se venisse a trovarci domani. Signor Presidente, conosce quale impatto di cementificazione e di stravolgimento urbanistico comporteranno per il quartiere i progetti in corso? Cosa farebbe, signor Presidente, se abitasse ancora all’Isola e ne vivesse quindi i disagi e gli sconvolgimenti di questi anni? Commercio di appartamenti alle case Aler “Zona Nove” pagg. 3/4 Degrado a Villa Litta “Zona Nove” pag. 5 bbiamo chiesto alla Fondazione Catella di darci qualche belA la foto, attuale, dello stato dei cantieri. Con grande sollecitudine e cortesia abbiamo ricevuto l’immagine che pubblichiamo, impressionante sia per l’imponenza dell’opera che per la quantità di cemento che va a coprire il nostro suolo. La Fondazione, attraverso la sua agenzia di comunicazione, ci ricorda che i cantieri di Porta Nuova rappresentano una delle principali opere di edilizia pubblica privata in Italia con oltre un miliardo di euro di appalti che coinvolgeranno oltre cento aziende italiane ed oltre diecimila lavoratori considerando l’indotto, rappresentando circa il dieci per cento del fatturato annuo del settore delle costruzioni della Lombardia. Nel mese di luglio è stato consegnato, con 5 mesi di anticipo, il tunnel della Via del Nord e recentemente è stata completata la galleria pedonale di connessione con il sistema metropolitane. Sono in corso di completamento i pozzi per le pompe di calore nelle Varesine (già completate nell’area Garibaldi). Si tratta di una delle fonti rinnovabili utilizzate in tutto il quartiere di nuova realizzazione. È stata avviata la fase di prenotazione del primo lotto delle Residenze, mentre nel corso del 2012 verranno completati tutti i principali edifici, nel 2013 termineranno le opere di finitura e di completamento del parco.La sofferenza degli isolani per i disagi dei cantieri dovrà continuare ancora un po’. L’ARGOMENTO DEL MESE A spasso nella via del Gene In via Thaon di Revel Primo Carpi roseguiamo la rassegna delle vie che fanno P l’identità dell’Isola con via Thaon di Revel Genova, la via di congiungimento stretta e curvata tra piazzale Segrino e viale Stelvio. Il nome glielo dà Paolo Emilio Thaon di Revel, duca del mare, longeva figura di ammiraglio e politico italiano (a sinistra lo stemma di famiglia). Insignito di tutte le onorificenze del nostro medagliere, fu Capo di Stato Maggiore della Marina dal 1913 al 1915. Ricoperse, dopo una ininterrotta carriera militare e politica, più che ottuagenario, anche la carica di presidente del Senato dal 1943 al 1944… Via Thaon di Revel, per tutti gli isolani, è innanzitutto la via su cui s’affaccia il Santuario di Santa Maria alla Fontana, per antonomasia la chiesa dell’Isola sino a che fu prima consacrata nel 1957 e poi titolata come parrocchia nel 1963 la Chiesa del Sacro Volto di Via Sebenico. L’armonioso e sontuoso santuario attuale è il risultato di una ininterrotta storia di ampliamenti e rimaneggiamenti, ma il suo nucleo originario, uno dei tre capisaldi, assieme alla Cà Granda ed al Lazzaretto, della struttura sanitaria della città, pare sia stato progettato dall’Amedeo, se non addirittura da Leonardo, e viene terminato nel 1513. La chiesa a quell’epoca si trovava in aperta campagna oltre la porta Comasina e per ragioni di sicurezza il complesso degli edifici, a differenza di quanto oggi si può vedere,era chiuso verso settentrione.Quando nel 1806 i fratelli Manfredini costruiscono la loro fonderia, chiamandola Fonderia Napoleonica Eugenia in onore di Eugenio di Beauharnais, vicerè del Regno d’Italia, lo fanno nelle immediate adiacenze del Santuario essendo quello il nucleo di riferimento per le infrastrutture dell’epoca. La successione delle costruzioni che si affacciano sulla via non segue, come capita spesso quando si è in presenza di un preesistente polo abitativo dominante, particolari criteri di omogeneità e di contemporaneità. Ma la presenza del Santuario oltre che la sua natura di corridoio di ingresso/uscita dal perimetro dell’Isola, ha fatto della via la sede ideale di pasticcerie, pizzerie, locali di esposizione e di ritrovo dinamici e moderni. La via conosce ovviamente anche realtà artigianali di grande valore (già nel nostro primo numero parlavamo dell’atelier d’arte Uroburo al numero 28), ma la sua vocazione più percepita è quella della vetrina, del servizio, dell’incontro. Nei nostri numeri precedenti il nome di questa via è già comparso varie volte. Essa ospita infatti delle realtà eccellenti da noi già censite e incontrate a vario titolo. Dell’atelier d’arte Uroburo abbiamo già detto (numero di ottobre 2008), ma di Via Thaon di Revel abbiamo già “intervistato” anche il Consultorio (febbraio 2009), l’importante teatro della Sala Fontana collegato al complesso oratoriale e culturale cresciuto attorno alla chiesa (dicembre 2008), la scuola di cucina Teatro7/Lab e la sala di esposizione multi modulare, Artstyledesignfood (Scalo d’Isola), pure nel numero di dicembre 2008. In questo numero incontreremo invece la Fonderia Napoleonica Eugenia; il grande centro motociclistico “Officine Mermaid”; la tipografia “Tob” presente nel quartiere, è il caso di dirlo, da una vita; la bella “Osteriaalnove”; la giovane, e per gente giovane, boutique “My Favourite Things”,“Il Girotondo”,“Miobio”, come l’associazione “La Comune”. Il periodo ancora di confine tra la chiusura estiva e la grande ripresa autunnale, ci ha impedito di incontrare altre realtà molto interessanti. L’Ajo Blanco, ad esempio, uno dei molti ristoranti presenti nella via e nei dintorni di cui non abbiamo potuto parlare. Non se ne abbiano a male “il Tronco” o la storica, frequentatissima pizzeria alla Fontana, famosa per l’ottimo rapporto qualità - prezzo e il servizio fulmineo. L’impressione che si conferma sempre di più, comunque, è quella della particolare “autonomia”artigianale,culturale,di trattenimento e di ristorazione, del nostro quartiere il cui nome, l’Isola, si è veramente trasformato con le generazioni che vi si sono succedute, da effetto di una situazione territoriale a cifra ispiratrice di un modus vivendi! Tra pochi numeri, quando avremo raggiunto un piccolo e significativo gruzzoletto di vie “importanti”, ci divertiremo a proporre degli itinerari dell’Isola. Ce ne sarà di tutti i gusti e di tutte le lunghezze. Potremo programmare un intero mese di scoperte culinarie, o diversi incredibili fine settimana di gallerie, di mostre, di botteghe “d’autore”, di concerti, o una splendida stagione teatrale, senza uscire dall’Isola. Buon divertimento! Curiosando fra le vetrine ni, spaghettini al tè verde con castagne, branzino e alghe e battuta di fassona con «beverone» di carote. Ottime le tartare. Spesso con musica dal vivo con chitarra piano e flauto che riprenderà da ottobre due volte al mese il martedì. Bello il giardino interno che sarà verandato il prossimo autunno in modo da permettere anche durante l’inverno di godere del verde e della fontana. Il proprietario, Claudio Galimberti, prima seguiva Ex Mauri in Via Confalonieri, adesso si è spostato in questo locale più ampio. È sorpreso da tutto questo interesse della stampa nei suoi confronti: è stato appena intervistato dal “Manifesto” a proposito dei lavori nei cantieri dell’Isola (l’articolo è apparso il 2/9) e ora tocca a “Zona Nove”, per motivi però più frivoli… Il locale con giardino si può prenotare per battesimi, compleanni di bimbi, ed è entrato nel circuito di Radio Mamma, un sito di passaparola che segnala i luoghi “belli” da far frequentare ai più piccoli. • Officine Mermaid La passione per la moto elevata a culto. Questa la filosofia delle Officine Mermaid, un nuovo punto di riferimento, qui all’Isola, per i fanatici delle due ruote a motore. Chiamare questo posto semplicemente “negozio” è certo riduttivo. Si viene per vedere le ultime novità, per incontrarsi con altri appassionati, per partecipare alle iniziative che vengono programmate. L’idea nasce dalla mente di Dario Mastroianni, uno dei titolari, che ha colto al volo l’interesse di molti bikers di avere la propria Hearley-Davidson personalizzata a proprio gusto (“Custom”, in gergo). Qui entrano in gioco le Officine Mermaid: offrono una personalizzazione estrema sia dei modelli Hearley che Buell, oltre che a commercializzare le Deus, le moto australiane che sono l’equivalente motoristico della tavola da surf e che portano con loro lo stesso spirito di estrema libertà, di aria aperta, di ampi spazi, di mare e di vento. Poi ci sono le Samurai Chopper, le moto giapponesi con motore Hearley, fatte a mano con cura maniacale da un preparatore che ha finito per imporre uno stile copiato in tutto il mondo, ma la cui perfezione non è stata ancora eguagliata.Impressionante il design di questo posto, con un pavimento trasparente sotto il quale si vedono vari modelli di moto,“naked” o già personalizzate.Altri dettagli colpiscono, come le maniglie delle porte ricavate saldando chiavi inglesi al perno, o i colori nero e argento dominanti che ricordano scappamenti e pneumatici. Poi ci sono le aperture notturne del giovedì fino a mezzanotte, alle quali si può prendere parte con una tessera associativa, e ci si ritrova tra cultori del genere in un ambiente certamente più stimolante di un bar. Ma la vulcanica attività delle officine non si ferma qui: per il 26 settembre, ad esempio, è organizzato un evento motoristico nella via, che per l’occasione verrà chiusa al traffico. Tutte le moto parcheggiate in strada, da ammirare e toccare per la gioia di intenditori o semplici curiosi. • Osterialnove Evolversi o sparire: vale anche per i ristoranti, e soprattutto per le osterie. Qualcuna sopravvive continuando a offrire vini sfusi e i piatti di sempre. Qualcun’altra si è adattata ai nuovi gusti dei milanesi, qualcuna addirittura nasce proprio pensando a questi nuovi gusti. È il caso dell’Osterialnove, aperta nel 2007 dove per tanti anni c’è stato il Calessino, proprio al numero nove della Thaon di Revel. L’ambiente è rimasto quello, da osteria al massimo grado: pareti strollate, boiserie basse verdi, tavoli con piano di marmo e caminetti. La cucina invece è basata su un allegro eclettismo: in altre parole, tanta voglia di divertirsi con i piatti e, perché no, anche di stupire. E quindi accanto ai classici come gli affettati, i formaggi e la carne alla griglia troverete millefoglie di baccalà mantecato con senape e nocciole, panella di farina di ceci con tonno e pomodori- • Miobio Un piccolo negozio, lungo e stretto, pieno di prodotti biologici. E il biologico è il filo rosso che lega tutta l’offerta. Latte fresco, uova di fattoria, miele, marmellate, farine, birre, vini, legumi, pane… persino cosmetici. Tutti prodotti da allevamenti naturali, biologici per autocertificazione. Su questo punto Sabrina Zanetti, la proprietaria insiste molto. La certificazione ufficiale comporta molti costi che i piccoli produttori spesso non sono in grado di affrontare. Sabrina preferisce allora accettare le autocertificazioni, salvo poi andare di persona a verificare come vengano curati gli animali e prodotti gli ortaggi. Accanto all’ampia scelta di prodotti biologici e ai prodotti per diete specifiche (macrobiotica, vegana, senza glutine e senza lattosio), Miobio propone incontri a tema, presentazioni di libri e degustazioni in collaborazione con associazioni, produttori bio ed esperti di salute e alimentazione naturale. Per questo mese infatti, il giorno 23/9, è previsto un evento in collaborazione con l’associazione “L’arte del vivere con lentezza”. Si tratta di “Quattro libri al bar”, con il quale chiunque può portare in negozio un libro che gli è particolarmente piaciuto e leggerne un brano. Per coloro che si vergognano ci sono attori che possono leggerlo al loro posto. Sabrina ci ricorda che per un buon equilibrio psico-fisico, è utile oltre che piacevole concedersi ogni tanto, oltre al consueto aperitivo o alla sauna in palestra, una pausa di relax in un ambiente raccolto, sobrio ma accogliente, silenzioso e non “anonimo” dove semplicemente incontrarsi, sfogliare libri e riviste, trovare prodotti per una cena speciale, buoni consigli e informazioni aggiornate su vacanze etiche e weekend benessere. • Associazione La Comune Nascosta dietro l’edicola all’incrocio con la via Boltraffio, la sede dell’Associazione nazionale “La Comune”, si aggiunge al panorama già ricco dell’associazionismo isolano. Incontriamo Giampiero Morlacchi, membro del direttivo. Gli chiediamo di descriverci i punti qualificanti dell’associazione e veniamo a sapere che sono legati a una casa editrice, Prospettive Edizioni, che pubblicano un giornale,“La Comune” e che sono presenti in molte città italiane anche se la sede nazionale è a Firenze. La loro attività si rivolge soprattutto ai temi della solidarietà, in questo periodo in particolare sull’antirazzismo (è prevista una manifestazione nazionale per il 17 ottobre), ma anche contro la violenza sulle donne, sui temi internazionali come le vicissitudini Iraniane eccetera. Mi spiega che la loro sede apre dopo le cinque e che per questo non è semplicissimo entrare in contatto con loro, ma che comunque tra iscritti, amici e simpatizzanti circa un centinaio di persone gravita attorno a questa associazione. Una forza consistente, in grado di sviluppare buone iniziative. Appuntamento alla manifestazione di ottobre, allora. • My Favourite Things Valeria Tovaglieri, la titolare di “My Favourite Things”, il negozio di moda e accessori al numero nove di via Thaon di Revel, è in attesa di ricevere la merce della nuova stagione.Vuole fare una buona impressione e scaccia i piccioni che infastidiscono i clienti davanti alle sue vetrine. A ottobre presenterà la nuova collezione e tutto dovrà essere perfetto, anche il pezzo di marciapiede di competenza. Il negozio è aperto da qualche mese ed è ancora poco conosciuto: eppure l’offerta è di buon gusto anche se non vastissima. La signora Valeria ci parla delle nuove collezioni di borse, cappellini e abiti e intanto ci mostra la grande offerta di monili e bigiotteria rivolta alle trentenni, ma con un occhio anche alle teen agers. Materiali inconsueti per questi monili dai prezzi concorrenziali: caucciù, altre leghe anallergiche. Il design è giovane e moderno e si spende al massimo trenta euro per la collana più sofisticata. • Il Girotondo Daniela Seveso è la co-proprietaria di questo piccolo e curioso negozio di abbigliamento per bambini, apparentemente identico a molti altri, ma che invece si distingue per una particolarità: i tessuti dei capi infantili sono rigorosamente biologici, con tanto di certificazione. Daniela ci spiega come questo di via Thaon di Revel sia il secondo loro negozio (il primo è in via Plinio), e che l’offerta nasce da una ricerca maniacale delle case produttrici che utilizzano solo filati certificati come biologici. Ricerca che non ha dato i suoi frutti in Italia, ma che ha trovato all’estero qualche produttore di qualità.Ad esempio il cotone:non basta che la coltura sia biologica, ma anche la tessitura lo deve essere, così come i coloranti che si usano non devono contenere sostanze tossiche e ci deve essere anche un’etica del lavoro che impedisca il lavoro minorile e che garantisca il rispetto delle norme. Questo in tutti i paesi dove il cotone viene prodotto, come India, Egitto, Turchia… Persino in Cina ci sono aziende certificate, anche se non si direbbe.Addirittura alcune di queste case hanno alle spalle progetti di reinvestimento degli utili nel sociale. In un caso, in Egitto, il cotone viene prodotto da terreni sottratti alla desertificazione negli anni settanta, in un famoso progetto che ebbe anche ripercussioni sulla stampa. Aspettiamo ora le collezioni autunnali per i nostri piccoli. Anziani, attenti ai truffatori! Non fate entrare sconosciuti in casa vostra. rale di fanteria piemontese Santa Maria e la Fontana miracolosa due terzi della via Thaon De Revel, sulla sinistra, si apre alA la vista il santuario di Santa Maria alla Fontana, uno dei complessi monumentali più amati dai fedeli di tutta Milano. Narrano le cronache dell’epoca che Luigi XII nominò governatore del Ducato di Milano il nipote del suo primo ministro, il giovane maresciallo di Francia Carlo II d’Amboise. Egli governò per undici anni e morì nel 1511 a soli 38 anni. Appena giunto a Milano una malattia agli occhi gli minacciava la vista. La paura della cecità fu tale che vista l’impotenza dei medici, Carlo diede retta ad alcune voci che gli parlavano di una fonte che guariva i mali dei fedeli. Si trovava oltre le mura della città, in aperta campagna, tra i campi a settentrione, in una zona disabitata e caratterizzata da boschi e fontanili. La zona era attraversata da sud a nord dalla via Comasina, che, partendo dal centro di Milano, percorreva l’asse oggi rappresentato da via Mercato, corso Garibaldi, corso Como, via Borsieri, via Thaon di Revel, via Menabrea, piazzale Maciachini; qui iniziava il comune di Niguarda a nord-est ed il comune di Dergano a nord-ovest. La leggenda narra che già da secoli la popolazione si recava in quel luogo, pregando il nome di Maria. Il governatore si fece allora pellegrino, si bagnò e pregò. Guarì e la riconoscenza fu tale che anni dopo fece sorgere un tempio in onore della Vergine. La prima pietra fu posata il 29 settembre 1507, esattamente cinquecentodue anni fa. Attorno alla fonte e alla naturale depressione del terreno il complesso di Santa Maria alla Fontana si presenta composto da parti diverse: il Santuario collocato in una piccola conca sotto il livello del terreno su cui poggia la chiesa secentesca sovrastante, che corrisponde alla fabbrica del primo Cinquecento. È composto da una cappella quadrata coperta da una volta ribassata, al cui interno è posta la fonte miracolosa, e da un retrostante vano rettangolare, comunicanti tra loro per mezzo di un raffinatissimo doppio arco. un porticato che circonda il piccolo complesso e che sui lati meridionale e settentrionale si sviluppa in due chiostri anch’essi quadrati, dando origine sul lato occidentale ad un lungo porticato che, ancora nell’Ottocento, si affacciava su una grande vasca, ora divenuta un semplice piazzale. La Cappella comunica coi chiostri e il porticato per mezzo di tre ingressi, uno spazio aperto e arioso grazie ai bellissimi e armoniosi chiostri, per meglio accogliere i pellegrini, specie i malati, che usufruivano anche della farmacia-sacrestia annessa, e alloggiavano in alcune costruzioni adiacenti; infine la Chiesa, posta a un livello superiore e ad esso collegata da una scala. I primi custodi della Fontana furono i monaci benedettini di San Simpliciano, con il quale ebbe inizio anche la decorazione del santuario e che erano i proprietari dei terreni attraversati dalla via Comasina. Alla metà del Cinquecento Ferrante Gonzaga, governatore spagnolo, promuove l’ingresso alla Fontana dei Padri Minimi di san Francesco di Paola, chiamati a sostituire o affiancare le forme del monachesimo di origine medioevale. Intanto nel seicento la Fontana non è più solo un luogo di devozione, ma è ormai il centro di una comunità stabile che diverrà presto parrocchia. Quando nel 1787 i Minimi si trasferiranno nell’attuale via Manzoni, il Santuario è ormai il punto di aggregazione dei fedeli di un borgo vivo a prevalente attività agricola, destinato ad essere uno dei futuri quartieri cittadini più attivi sul versante dell’artigianato. Da vedere ci sono alcuni affreschi attribuiti alla scuola del Luini, con un gusto naturalistico tutto lombardo. Eccezionale, perché raro, l’ornato a grottesche dell’ex sacrestia, con intrecci in cui si riconoscono figure simboliche come il sole raggiato della divina Provvidenza, l’ibis (uccello sapienziale secondo la La Fonderia Napoleonica Eugenia Bibbia), il caduceo (la verga alata emblema della medicina). L’affresco della singolare volta “a ombrello”: nei dodici spicchi, i dodici apostoli - senza il traditore Giuda, ma con il convertito Paolo - in un carosello celestiale dai toni squillanti e dalla vivace espressività dei volti che al centro ha Dio Padre benedicente, astro d’amore e di beatitudine che rifulge di luce: una figura che emerge non solo simbolicamente, ma anche materialmente, non essendo soltanto dipinta, ma scolpita in legno e modellata in stucco. Sempre all’ultima parte del Cinquecento è da far risalire la grande tela posta dietro l’altare, per cui si fanno i nomi dei fratelli Campi, ma l’attribuzione è ardua, per l’assenza di documentazione e per i numerosi rimaneggiamenti e le pesanti ridipinture cui negli anni è stato sottoposto il quadro. Nel dipinto la Vergine col Bambino è attorniata da cherubini e dagli arcangeli Michele e Gabriele, mentre ai suoi piedi si vede un uomo prima malato e prostrato, poi guarito e orante, accompagnato dal santo fondatore dei Minimi e dal provinciale dell’epoca. Forse si tratta dello stesso Carlo d’Amboise. (Angelo Longhi) La Tipografia Tob iero Oberti è nella bottega della Tipografia Tob da trentacinque P anni. Sarà per il lavoro che facciamo, ma l’odore dell’inchiostro, del piombo e della carta stampata ci fanno un certo effetto, e le macchine da stampa di questa tipografia ci affascinano. Un pregio che macchine moderne, con quell’aria da grossa fotocopiatrice, non possono certo vantare. Oberti produce stampati, modulistica, biglietti da visita, carta intestata, cataloghi, dépliant… tutto per una efficace comunicazione aziendale, in un ambiente piccolo e stracolmo di macchine al punto che c’è da chiedersi come ci si raccapezzi. Lavora da solo, nei vecchi locali della via Thaon di Revel, che hanno conservato il fascino delle botteghe di una volta, come si vede dalla foto che pubblichiamo. arcato il portoncino del numero 21, si deve percorrere un breV ve vialetto tra case prima di arrivare al cortile di accesso vero e proprio al grande edificio della fonderia. Ma già in alto, tra i tetti, si scorge l’ala protettiva del campanile di Santa Maria alla Fontana. È una vista emozionante perché la si indovina immutata da oltre due secoli, da quando carri, uomini, buoi, muli si affollavano in questi spazi per alimentare le grandi fornaci della fonderia o ripartirne con le incredibili campane di bronzo di mezza Europa. Di colpo cadono i rumori del traffico e l’aria si rinfresca. È come veramente entrare in una caverna del tempo. La struttura della fabbrica è imponente, con i suoi muri in bugnato anneriti dal tempo, le volte dei suoi soffitti quasi invisibili tanto sono alte, con misteriose travature e grosse catene inquietanti. Una specie di materializzazione delle prigioni fantastiche di Giovanni Battista Piranesi, il grandissimo, visionario incisore veneto del 700. La fonderia, d’altronde, viene costruita nei primissimi anni dell’800, ed è facile pensare che le robuste strutture di carceri, fortezze, fornaci, non fossero davvero molto cambiate. Nell’ampio stanzone di ingresso, quest’anno, si sono tenuti agli inizi dell’estate degli apprezzatissimi lunch musicali. Gli strumenti solisti o le miniformazioni musicali che accompagnavano il buffet trovavano in effetti nei grandi spazi irregolari e ruvidi dell’edificio un ambiente dall’acustica perfetta. Passata dai primi proprietari, i Manfredini, ad un’altra dinastia di fonditori, i Barigozzi, la fonderia ha continuato ancora, per oltre un secolo, a “produrre” campane e monumenti in bronzo. Sue le campane di San Marco. Sue le campane del Duomo di Firenze. Attualmente dismessa come fonderia attiva, continua ad essere, nelle mani dell’ultimo erede Barigozzi, un luogo di arte, di cultura, di trattenimento. Oggi i suoi antichi edifici sono praticamente divisi in due parti; una parte aperta alle iniziative estemporanee di utilizzo, l’altra organizzata in museo fisso dedicato all’arte fusoria ed all’attività della famiglia Barigozzi. Evento straordinario, due anni fa circa, il ciclo di giornate durante le quali il Fai (Fondo per l’Ambiente Italiano) ha fatto conoscere la fonderia-museo a molte centinaia di giovani studenti. Il museo è visitabile su prenotazione. La necessità di una guida per l’accompagnamento e la tutela dei visitatori, favorisce chiaramente, per motivi economici comunque mai proibitivi, le visite di gruppo. La visione diretta è insostituibile, ma dopo la visita sono comunque in vendita opuscoli illustrativi che permettono di comprendere e prolungare nel tempo lo spirito e la bellezza della grande Eugenia. (Primo Carpi) Foto: © Fonderia Napoleonica Eugenia Anziani, attenti ai truffatori! Non fate entrare sconosciuti in casa vostra. CULTURA Con Majakovskij alla Sassetti a giovedì 10 a giovedì 24 settembre una D iniziativa del tutto originale presso i locali della Sassetti Cultura, via Volturno, 35. StaArt, Associazione Sassetti Cultura e Circolo Culturale Bertolt Brecht, con il patrocinio della Provincia di Milano, presentano: Bruciare i ponti della ritirata. “Di occhio in occhio di corpo in corpo”. Una riflessione su Vladimir Majakovskij e sul potere dell’arte come strumento di rinnovamento. L’evento raccoglierà le opere di 14 artisti, tutti sotto i trenta anni di età, consistenti in fotografie, sculture, dipinti e installazioni, ispirate ad altrettante poesie di Majakovskij, il massimo esponente delle avanguardie rivoluzionarie russe, voce più autentica della rivoluzione sovietica, morto suicida nel 1930, a soli trentasette anni, alla vigilia della “normalizzazione” di regime della libertà e della creatività artistica nel suo Paese. L’inaugurazione inizierà alle sei di sera, con i saluti e la presentazione generale della mostra da parte del presidente della Sassetti Cultura, Francesco Tripodi. Proseguirà poi con diversi momenti di presen- tazione e di trattenimento musicale, ed avrà il suo culmine alle ore 20 con il Concerto della “Banda delle Donne…” in balia della Maria e con il brindisi delle ore 21. Nei giorni successivi sarà possibile visitare la mostra tutti i giorni dalle 15,30 alle 18,30. L’iniziativa ha alle spalle una lunga ed accurata preparazione da parte della Cooperativa di Abitanti “Pratocentenaro e Sassetti”, che in linea con l’obiettivo di fornire un servizio completo “non solo case” ai suoi inquilini, gestisce lungo l’arco dell’intero anno due poli culturali permanenti sul suo territorio: la Casa di Alex di Pratocentenaro, che quasi tutte le sere ospita concerti rock, concerti blues, orchestre giovanili rock ai loro esordi, professionisti affermati; e la sala Sassetti Cultura all’Isola. Quest’ultima di fatto divenuta un centro di esposizione permanente offerto agli artisti privati che vogliono usufruirne. Nella prefazione al catalogo della mostra, il presidente Tripodi così annota: “L’operato della nostra associazione si contraddistingue con la volontà di presentare ricerche dell’arte contemporanea che riteniamo interessanti, senza pregiudizi etici.“ La scelta di fare di Majakovskij il soggetto del primo grande evento di inizio stagione è nel segno della continuità della scelta culturale dell’Associazione, che ha dato negli anni sempre più spazio all’arte contemporanea. Al tempo stesso, inoltre, la selezione di 14 giovani artisti emergenti costituisce una forte operazione di incoraggiamento e di lancio per nuove leve del “creativo”. Vale la pena sottolineare l’estrema attualità dell’argomento: il Futurismo, al quale Majakovskij apertamente si ispira, nasce in Italia agli inizi del novecento, ma si rivela in Francia e si diffonde poi nel resto dell’Europa. Proprio quest’anno il Museo Maillol di Parigi sta esponendo “L’avanguardia russa nella collezione Costakis” dopo che il Centro Pompidou aveva ospitato, nella prima metà dell’anno, il “futurismo a Parigi”, una delle più importanti mostre europee della stagione. (Primo Carpi) La piramide alimentare no dice piramide, e pensa a quelle della U geometria, a quelle faraoniche del deserto egiziano, a quelle maya dell’A-merica centrale o, più familiarmente, a quella di Caio Cestio a Roma. Ma forse non tutti sanno che esiste anche una Piramide Alimen-tare, un’immagine che illustra il fabbisogno di glucidi, grassi, protidi ecc. per una corretta razione alimentare. Nel farne cenno, diamo qualche altra notizia circa questi alimenti. Glucidi Sono sostanze - dette anche carboidrati o idrati di carbonio - formate da carbonio, idrogeno e ossigeno, e si distinguono in base al numero di atomi di carbonio; in base alla strutturazione della molecola nello spazio; in base al numero e alla qualità di molecole di zuccheri più semplici che si associano. Tutte queste variabili rendono la categoria particolarmente numerosa. Noi ci limiteremo a segnalare i glucidi più importanti per la nostra vita. A cominciare dal saccarosio, lo zucchero con cui addolciamo il caffè, che è un disaccaride formato da uno zucchero detto glucosio e uno detto fruttosio. Importante anche il lattosio - formato da glucosio e galattosio - che si trova nel latte. Fra i polisaccaridi il più abbondante è la cellulosa. Ma per la vita umana il polisaccaride più importante è l’amido, perchè base dell’alimentazione (costituisce il pane. la pasta, il riso, tuberi, semi, ecc.). Lipidi Sono costituiti anche essi da carbonio, idrogeno e ossigeno, sotto forma di alcoli e acidi organici a lunga catena di atomi di carbonio. Dalla loro unione risulta un numeroso gruppo di sostanze quali le cere (per es. la cera d’api), gli steroidi (quali sono gli ormoni, alcune vitamine, il colesterolo). Ma i lipidi più importanti per l’alimentazione sono i grassi (olio, burro, strutto), nei quali i citati acidi grassi sono combinati con la ben nota glicerina, per cui sono detti gliceridi. E la scissione più o meno completa in questi due composti è il primo passo della loro digestione, i cui prodotti vengono assorbiti nell’intestino. Dopo di che vengono ri-trasformati in gliceridi e immagazzinati nel tessuto adiposo, da cui vengono prelevati, ri-scissi nei suoi componenti e ossidati (“bruciati”), quando l’organismo ha bisogno di una riserva di energia. Protidi Oltre a carbonio, idrogeno e ossigeno queste sostanze contengono azoto. I quattro elementi formano i mattoni di cui son fatte le proteine, cioè gli amminoacidi. Gli amminoacidi fondamentali sono 21, i quali legandosi in testa-coda fra di loro formano le proteine, che si differenziano per il numero e la sequenza degli amminoacidi che le formano. Ciò è necessario perchè ogni organismo - e persino ogni tessuto dello stesso organismo - è fatto di proteine specifiche. Le proteine vengono scisse, nello stomaco, nei loro amminoacidi, che l’organismo “rimonta” secondo i propri bisogni, per costruire i tessuti funzionali e di supporto. Gli eccessi vengono eliminati sotto forma di urea, creatina, acido urico ecc... Questi eccessi vengono utilizzati a fini energetici solo quando glucidi e lipidi sono insufficienti. Vegetali Come si vede dalla figura, la razione più abbondante è costituita da frutta e verdura. Dovremmo ricordarlo - specie noi dei paesi ricchi - quando scegliamo il nostro menu. Invece noi tendiamo a costruire una piramide troppo ricca di lipidi, protidi, glucidi: una piramide che dovrebbe stare ritta… sulla punta. Per questo spesso crolla, cioè fa dei pasti una fonte di malattie… (Antonio Contursi)