Recensioni e segnalazioni STEFANO BIANCO ABC della Sicurezza nelle operazioni portuali EPC Libri - Roma 2008 Pagg. 32 - Euro 4,50 Utile e proficuo strumento che assicura uno step informativo preliminare sugli scenari di rischio specifico riguardanti i lavoratori addetti alle operazioni portuali, offrendo al tempo stesso, significativi spunti per un approfondimento tecnico formativo in materia, con aspetti di natura preventiva estensibili in via analogica alle restanti realtà presenti in porto, non necessariamente correlate al concetto di operazioni portuali giuridicamente definito. (Art. 16 L. 28.01.1994 n. 84). Al riguardo, giova rammentare che - anche in settori del porto interessati da altri segmenti produttivi - quali ad esempio quello destinato allo sbarco e commercializzazione del pescato, sono sicuramente mutuabili taluni aspetti di sicurezza da trattare a titolo d’informazione preventiva, sulla peculiarità dei rischi d’infortunio derivanti dalle singole attività/fasi di lavorazione espletate, con contestuale individuazione di appositi percorsi formativi in materia, a beneficio degli addetti ai lavori. Emerge inoltre un aspetto di non secondaria importanza che investe la prevenzione e la tutela della pubblica incolumità, qualora le stesse realtà portuali sopra accennate, siano aperte al pubblico e rivestano sistematicamente una tradizionale funzione turistico - ricreativa. 54 marzo-aprile 2011 In tali situazioni, appare naturalmente prioritario per le Istituzioni preposte, assicurare le condizioni preliminari di sicurezza ambientale ed infrastrutturale necessarie alla coesistenza, di tutte le realtà - spesso concomitanti - che attengono alla “vita del porto”. Nei casi di specie, non si può assolutamente fare a meno di una piena e compiuta attività informativa e formativa in materia di prevenzione ed igiene del lavoro diretta agli operatori, atteso che in un’ottica integrata dell’ambiente porto, che contempla altresì le misure di security in determinati ambiti, ciò si traduce in un significativo ed incontrovertibile innalzamento degli standard di sicurezza pubblica su tutte le aree portuali interessate. Il volumetto in argomento, costituisce sicuramente un valido strumento informativo preliminare a beneficio dei lavoratori, che si propone di rispondere in maniera adeguata alle previsioni della recente normativa in materia di igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro. Mirko Crociati stici, nonché le modalità per una corretta redazione del piano antincendio e per la composizione della squadra di emergenza. Viene successivamente rappresentato un esempio di piano di emergenza, approvato dai Vigili del Fuoco e dalla Capitaneria di Porto. Segue l’illustrazione delle informazioni necessarie in materia di prevenzione incendi, quali la definizione di fuoco, combustibile, comburente e temperatura di infiammabilità. Vengono quindi elencati i prodotti della combustione e la rappresentazione del c.d. triangolo del fuoco. Il manuale si conclude con l’illustrazione delle varie tipologie di estintori e il loro corretto utilizzo. Si tratta di un’utile guida, con la quale viene affrontato in modo chiaro ed esaustivo ma allo stesso tempo rigorosamente tecnico, il delicato argomento della protezione antincendio nei porti turistici. Le immagini e foto presenti accanto al testo, nonché il formato pocket del manuale, rendono particolarmente agevole la lettura anche per coloro che non possiedono conoscenze tecniche in tale settore ma che, a vario titolo, frequentano i porti turistici. Dedicare alcuni minuti alla lettura di questo pratico manuale è senz’altro consigliato al fine di conoscere - e quindi prevenire o contrastare - situazioni di pericolo provocate da incendi nei porti turistici. Giuseppe Quattrocchi GIORGIO CHIMENTI ABC antincendio nei porti turistici EPC Libri - Roma 2009 Pagg. 32 - Euro 4,50 Partendo dall’analisi delle cause più frequenti degli incendi all’interno dei porti turistici, l’autore illustra al lettore le normative vigenti e gli obblighi dei vari soggetti interessati, gli elementi da valutare nella progettazione degli impianti antincendio da installare all’interno dei porti turi- FRANCO PROSPERI Due vele per un sogno Mursia Editore, Milano 2009 Pagg. 379 - Euro 19,00 Tra le incisioni rupestri tracciate dai boscimani sui monoliti che punteggiano le sponde settentrionali dello Zambesi, qualcuno ha inciso: “VV ad 1294”. Quei segni tracciati nella pietra, riscoperti da uno studioso italiano, sono la chiave di un enigma mai risolto. Con duecento anni di anticipo su Cristoforo Colombo, due fratelli genovesi oltrepassano le Colonne d’Ercole per raggiungere le Indie. Partiti a bordo di due galee, i fratelli scendono lungo le coste dell’Africa Occidentale e lì sembrano scomparire nel nulla, inghiottiti dal Continente Nero insieme ai segreti del loro viaggio. È la storia di Ugolino e Vadino Vivaldi, una storia che corre avvincente a ritroso nel tempo e comincia nel 1284, con la battaglia della Meloria. Affascinati dai racconti di un prigioniero francese e dalla leggenda del Prete Gianni, i fratelli genovesi, al comando di due navi e di un variopinto equipaggio, dopo aver veleggiato lungo le coste inesplorate dell’Africa Occidentale, scompaiono nel nulla, inghiottiti dal passato insieme ai segreti del loro viaggio. A metà strada tra verità storica e finzione, riemerge nel cuore del Continente Nero una storia d’avventura tra pirati, commercianti di schiavi, popolazioni misteriose e leggendari personaggi che nascondono tesori più preziosi del Sacro Graal. Franco Prosperi, studioso, navigatore, autore di libri e lungometraggi di viaggio, in questo romanzo storico ha ricostruito l’impresa dei fratelli Ugolino e Vadino Vivaldi, uomini di mare e di commercio che, nel 1291, sfidando i mari, anticipano le rotte di Vasco da Gama e Bartolomeo Diaz. Per raccontare il viaggio e le vicende dei fratelli Vivaldi, Franco Prosperi ne ha ripercorso il tragitto attingendo alle fonti del periodo: dalle memorie dei navigatori ai documenti ufficiali, dalle antiche mappe alle tante leggende circolate su questa storia. Tra combattimenti in mare, prigioni, tesori, pirati, feroci tribù, templari, misteri e naufragi, l’Opera riporta alla luce un’impresa grandiosa e affascinante e disegna un quadro sul periodo d’oro delle Repubbliche Marinare, nel crepuscolo delle Crociate e sul complesso rapporto tra la civiltà europea e quella musulmana, alle soglie dell’età moderna. Leonardo Merlini CLAUDIO BONIFACIO Galeoni e tesori sommersi Mursia Editore - Milano 2010 Pagg. 450 - Euro 22,00 La qualifica del firmatario della prima delle due introduzioni, Ruben Collado Amatriaìn lascia per la verità un po’ perplessi. È la seguente:“ Corsaro del Rio de la Plata - Patente di corsa: la metà per lo Stato patrocinante e il resto per colui che per questo Stato rischi tutto”. Cosa significa una tale presentazione? Si tratta forse di avventure marinare scaturite dalla fantasia di un romanziere preoccupato più di suscitare facili emozioni che di rispettare date, nomi, personaggi, nomi di navi e via dicendo? Sensazione del tutto errata poiché il libro è opera di un professionista di questa particolare branca dell’archeologia subacquea, di un ”naufrologo” come egli stesso ama definirsi, i cui testi sono redatti in funzione di elementi ricavati dai libri di bordo e dalle relazioni dell’epoca. L’A., triestino di nascita, si dedica da molti anni, soprattutto in Spagna (il libro è stato originariamente scritto in lingua spagnola, con il titolo “Galeones con tesoros”), alla ricerca di documentazioni e di prove di naufragi avvenuti a partire dalla scoperta dell’Ameri- ca, relativi alle centinaia di navi scomparse con a bordo i tesori razziati nel Nuovo Mondo. Le ricerche effettuate, in particolare preso l’Archivio Storico della Camera di Commercio di Siviglia, gli hanno consentito di ricostruire con una sorprendente dovizia di particolari nautici, la storia di 21 navi e dei loro naufragi in un arco di tempo compreso tra il 1555 e il 1804. Tra l’altro, in una di quelle vicende, il recupero della campana di bordo della colombiana Santa Maria, l’A. è stato coinvolto in prima persona Al testo vero e proprio fa seguito una corposa serie di importanti appendici, che vale la pena di citare singolarmente. La serie si apre con la lista delle fonti documentali relative a naufragi della Via delle Indie suddivisi per zone e, più precisamente, nelle acque di Cuba, delle Filippine, dell’Oceano Pacifico, del Portogallo e della Spagna, negli abissi degli Oceani Atlantico e Pacifico. Tutti i naufragi descritti (38) sono documentati, mentre per altri 9 vengono riportate addirittura le posizioni dei relitti in gradi, minuti e secondi. Un glossario,infine, chiude la serie delle appendici, che occupano complessivamente quasi 100 pagine del volume. Stabilire la veridicità di un racconto laddove anche il confine tra realtà narrata e realtà documentata è comunque molto labile, risulta estremamente arduo. Ma un tale distinguo non ha ragion d’essere quando, come in questo caso, la narrazione procede spedita sui binari della scorrevolezza e della leggibilità. Si tratta in sostanza di un saggio ricco di sorprese e di dettagli su storie antiche ma non dimenticate, in particolare negli ambienti dei “naufrologhi”, intrise di danaro e di sangue, di sofferenze e di esaltazioni. In un tale contesto il protagonista nella sua assoluta centralità è il mare che sovrasta, non solo metaforicamente, tesori e relitti, ma che è anche l’origine delle tribolazioni e delle speranze vissute da marzo-aprile 2011 55 Recensioni e segnalazioni generazioni di marinai di quei giorni lontani. Buona l’impaginazione e la veste editoriale. Per quanto riguarda la parte iconografica, il lodevole desiderio dell’A. di presentare in fac-simile numerosi documenti d’epoca, non ha tenuto conto della obiettiva difficoltà di riprodurre vecchie stampe, per cui la qualità delle illustrazioni riguardanti tali testi lascia a desiderare e serve solo per dare al lettore un’idea generica dell’aspetto estetico dei singoli reperti. Claudio Ressmann RENATO PORRO Il manuale del velista Edizioni Gribaudo - Milano 2010 Pagg. 548 - Euro 58,00 L’Opera, frutto di una lunga esperienza in mare (annotata in appunti che negli anni si sono accumulati), e dal desiderio di comprendere il perché si fanno determinate manovre in barca, è destinata sia ai giovani che si avvicinano alla vela, sia a chi, con umiltà, desidera rivedere le proprie conoscenze e migliorarle. Gli argomenti sono affrontati prima dal punto di vista teorico, utilizzando anche grafici e disegni di chiara lettura, e poi in modo pratico utilizzando, laddove necessario, disegni chiari ed esaustivi. All’interno di ogni capitolo, sono evidenziati in grassetto dei concetti sintetici rilevanti, e, se 56 marzo-aprile 2011 l’argomento è “sostanzioso”, un riepilogo conciso e chiaro di quanto trattato. Alla fine del capitolo, sotto il titolo Curiosità, sono riportate delle notizie statistiche o curiose, che, come dice l’autore “non sono indispensabili per andare a vela”, ma nei momenti di relax servono di lettura o come spunto di conversazione con chi condivide il tuo tempo in barca. Volutamente, l’Autore non affronta l’impiego degli ausili elettronici, essendo la loro esistenza in continua evoluzione, e il loro impiego facilmente ricavabile dalle monografie/manuali che accompagnano l’apparato. Vediamo più in dettaglio come si articola l’opera (numero e titolo dei capitoli): 1) Perché la barca a vela avanza e manovra Studio del vento e della sua influenza sulla vela (azioni in gioco, andature e manovre in navigazione), della resistenza all’avanzamento, del comportamento dinamico della barca, del moto ondoso. Molto interessante e utile è la spiegazione per la realizzazione di un diagramma polare di velocità della propria imbarcazione. 2) La regolazione delle vele Dopo la descrizione dei tipi di vela e d’albero, sono spiegati il comportamento delle vele con il flusso dell’aria, la loro regolazione in base all’andatura, e i relativi comandi. Il capitolo termina con un’utile guida per la scelta della velatura in funzione del vento, e con una parte dedicata a cosa si deve fare in presenza di raffiche. 3) L’ancoraggio Prima sono descritte le attrezzature e le sistemazioni e poi i vari tipi d’ancoraggio e salpamento. Per l’impiego di ciascuna ancora in base al tipo di fondale e alle condizioni meteomarine, l’Autore riporta i giudizi di altri navigatori noti: curioso è scoprire come, talvolta, i pareri siano discordanti riferendosi a una stessa ancora. 4) L’ormeggio Non solo come si eseguono i vari ormeggi e disormeggi, ma anche come si devono preparare il timoniere e l’equipaggio a queste manovre. 5) La sicu- rezza e le emergenze L’Autore, giustamente, insiste molto sull’aspetto sicurezza, spiegando quando e da chi devono essere fatte le varie azioni di sicurezza (preventiva, attiva e passiva). Lo stesso per quanto riguarda le emergenze, dalla falla all’avaria al timone, dall’uomo a mare all’abbandono dell’imbarcazione. 6) La manutenzione Oltre alla descrizione dei controlli e degli interventi da fare, sono elencati gli attrezzi e i materiali occorrenti per le manutenzioni. 7) La meteorologia per i diportisti È il secondo capitolo più lungo, dopo le 100 pagine dedicate alla Regolazione delle vele. Dopo un esauriente studio sui principi fondamentali e sui fenomeni atmosferici, l’Autore si sofferma sulla previsione del tempo e sulle caratteristiche della meteorologia che si hanno nel bacino mediterraneo. 8) Cattivo tempo Come navigare con il cattivo tempo, partendo dalla preparazione della barca finendo a come comportarsi in mare. Il capitolo termina, prima delle solite curiosità, riportando alcuni suggerimenti dettati dall’esperienza di grandi navigatori a vela. 9) Il canotto Le dotazioni e la manutenzione del mezzo, il suo normale impiego e l’utilizzo in situazioni particolari. 10) La salute in barca Nei “manuali velici”, normalmente, si parla solamente delle emergenze molto impegnative (contusioni violente, cadute in mare, fratture), in questo capitolo, invece, si spazia a 360°, dalla prevenzione alla descrizione delle patologie più probabili che possono aversi a bordo, dalle emergenze alle precauzioni durante l’esposizione al sole, dagli svenimenti ai suggerimenti di come curare una piccola ferita nelle regioni equatoriali o come comportarsi nei confronti di chi ha un attacco di panico. 11) L’arte di navigare L’ultimo capitolo è diviso in tre parti, nella prima si parla dello skipper (responsabilità, conoscenze, compiti ecc), dell’equipaggio e dell’organizzazione di bordo, nella seconda parte della pianificazione di una crociera, e nella terza (Navigare dalla A alla Z e Le buone maniere) sono riportati esperienze e consigli su singoli argomenti. Infine, un sempre utile Glossario dei termini marinareschi. In sintesi, un’opera di valore che insegna ad andare a vela soffermandosi, anche quando si tratta di argomenti “secondari”, non solo su “come” intraprendere una determinata azione ma anche sul “perché” farla, rendendo più consapevole, e quindi capace, l’apprendista velista. Stéphan Jules Buchet ANDREA QUADRAROLI Il mare di vetro Edizioni Magenes - Milano 2010 Pagg. 214 - Euro 15,00 C’è l’eco della ballata di Coleridge e il senso della fine ineluttabile dei racconti di Melville nella storia della corvetta Astrolabe che Andrea Quadraroli ci racconta nel suo “Il mare di vetro” per Magenes Editoriale. Appassionato di mare, elemento essenziale anche dei suoi precedenti romanzi, l’Autore ci conferma anche in questa sua ultima prova non solo il suo amore per questo elemento ma anche la sua conoscenza tecnica della navigazione a vela insieme a quella della marineria e della navigazione del secolo scorso e soprattutto la sua capacità di cogliere tutte le possibili sfaccettature del mare in una storia carica di significati simbolici. L’Autore ci trascina capitolo dopo capitolo nell’avventura fantastica e inquietante di uomini e donne prigionieri inconsapevoli e senza via di scampo di un mare di vetro che inghiotte implacabilmente le sue prede. Siamo a metà dell’800, a bordo della corvetta francese Astrolabe, durante il suo lungo viaggio maledetto con il suo carico di passeggeri condannati all’ esilio in Martinica dopo i moti del 1848. La nave parte da Marsiglia e dopo una prima navigazione tranquilla, incontra tempeste spaventose e successivamente una lunghissima bonaccia che imprigiona la nave su un mare improvvisamente come pietrificato e altrettanto minaccioso. Ma non è questo il solo pericolo: presenze malefiche e inquietanti si rincorrono sulla nave. Josefa il basco, il primo marinaio a rendersene conto e a riconoscerle, viene considerato pazzo quando cerca di avvertire l’equipaggio e sarà testimone impotente dell’ambizione distruttrice del suo comandante che porterà ad un delitto crudele e poi alla completa distruzione della nave. Pagina dopo pagina il lettore viene coinvolto nelle vicende dell’Astrolabe, del suo equipaggio e dei suoi passeggeri tutti destinati a scomparire nel mare di vetro su cui si sono avventurati. L’Autore ci racconta la storia di un viaggio fantastico e sventurato che può essere letto come metafora del viaggio terreno di ogni individuo, ma è allo stesso tempo la metafora di una colpa ingiustificabile che può essere espiata solo con la morte. C’è nelle sue pagine, il senso del peccato originale e della redenzione che premia solo il più puro dei marinai, l’unico ed il primo a riconoscere l’inquietante presenza del maligno a bordo della nave condannata e l’unico capace di accettare la volontà di Dio con la serenità di chi ne ha finalmente scoperto l’esistenza: Josefa è il solo a capire il senso di quanto sta accadendo, il solo a provare un pentimento sincero e a sentire di essere stato perdonato e per questo si abbandona alla morte senza più lottare, senza paura, quasi con gioia e con un senso di liberazione. Un romanzo fantastico certo, ma la dimensione onirica non diminuisce il senso di orrore sottile e incombente che porta fino alla tragedia inevitabile anche quelli apparentemente meno colpevoli ma comunque responsabili, come se l’ essere parte del microcosmo dell’Astrolabe, rendesse tutti automaticamente complici dello stesso delitto. Anna Mandraffino MARIA PERLA DE FAZI LUIGI ANELLI Manoscritto 22 paesaggi mediterranei Fast Edit - Acquaviva Picena 2010 Pagg. 57 - Euro 25,00 Un’opera difficilmente classificabile, questa; più che una trattazione di argomenti o un illustrazione di antiche vicende tramandate nel tempo, riteniamo che si debba “incasellare” nell’ottica delle ricerche storiche o, meglio ancora, iconografiche, dal momento che porta alla luce l’interpretazione di una serie di documenti cartacei rinvenuti presso la Biblioteca di Fermo, quasi certamente databili alla metà del XVII secolo. I dati sopra riportati non traggano in inganno: il ridotto numero di pagine, 57, non rende onore alla pubblicazione, in quanto non si tratta di uno smilzo opuscolo o di una brochure, ma di un volume con copertina cartonata, sovracoperta e di pregevole formato, realizzato con materiali scelti e di qualità. marzo-aprile 2011 57 Recensioni e segnalazioni Si tratta di una serie di impressioni, potremmo dire una “vista di insieme” riportate da una lunga esplorazione delle coste mediterranee (quasi completa perché mancano notizie riguardanti l’isola di Cipro, non sappiamo perché) che parte dall’Albania e poi, passando per la Grecia, la Turchia, l’Egitto e la Libia si ferma sulle coste della Tunisia. Non si tratta di un compendio di portolani, né di carte nautiche, ma di un’insieme di tavole illustrative al tratto, alcune colorate, elaborate però con buona precisione e, giornalisticamente, potremmo dire, curiosità, specie quando l’attenzione si sofferma su porti, castelli, accampamenti, oasi e usanze delle popolazioni locali. Le prime quarantatre pagine, fedeli riproduzioni anastatiche degli originali, riguardano le “carte” che illustrano le coste, le rotte e i paesaggi visti dal nostro “navigatore”; quindi, dopo un breve cenno di presentazione (che però, tutto sommato, avrebbe potuto essere collocato anche in capo d’Opera), uno studio critico passa ad analizzarne immagini e contenuti. Infine, in chiusura, un elenco di toponimi consente al lettore di comparare i nomi delle antiche località con quelli delle corrispondenti odierne (Capo delle Saline è oggi At Tin, mentre Novarino Nuovo, ad esempio, è Sfaktiria). Stampa e impaginazione sono estremamente curati e l’impressione generale è senza dubbio ottima, tuttavia dobbiamo dire che non si tratta di un’Opera di particolare interesse geografico o nautico, ma di una serie, come abbiamo già detto, di “impressioni visive”, tanto ben riprodotte, però, da dover essere apprezzate al giusto livello. Niente di particolarmente determinante o approfondito, quindi; piuttosto, se vogliamo, un prezioso “ninnolo” che qualsiasi bibliofilo amante del mare e delle cose di mare vorrebbe avere sulla sua scrivania o nella sua biblioteca. L’Opera è stata realizzata con l’appoggio della Sezione di San Be- 58 marzo-aprile 2011 nedetto del Tronto, in particolare del suo presidente, Sandro Nulli; chi fosse interessato ad averne una copia, potrà contattare la Sezione per riceverla contrassegno. Franco Maria Puddu PATRIZIO RAPALINO GIUSEPPE SCHIVARDI Tutti a bordo! Mursia Editore - Milano 2009 Pagg. 347 - Euro 18,00 Un’Opera che potrà far discutere, questa portata a termine dopo una gran mole di lavoro da parte dei due Autori, ma che presenta molte caratteristiche che la rendono di indubbio interesse. È infatti, riteniamo, forse la prima volta che il complesso insieme di problemi, interrogativi, dubbi e altro ancora, inerente le tristi e spinose vicende dell’8 settembre 1943 viene studiato, analizzato, sviscerato solo ed esclusivamente nella particolare ottica della Regia Marina. Ed è ancora la prima volta che gli Autori sono due ufficiali in servizio nella Marina Militare, appartenenti quindi a quell’ambiente che sono andati indagando, ma che per motivi anagrafici sono troppo giovani per essere stati direttamente coinvolti nell’ultimo conflitto mondiale. In realtà, fino ad oggi, decine di ammiragli e comandanti hanno scritto montagne di documenti e versato fiumi di inchiostro sull’8 settembre, ma si è sempre trattato di persone direttamente o indirettamente coinvolte in quella vicenda, interessate quindi a giudicare, assolvere o accusare questo o quell’attore di questa macabra piece della nostra storia ancora abbastanza recente. Ma Rapalino e Schivardi non affrontano l’argomento 8 settembre; al contrario, vanno a scavare nella psicologia dell’”homo navalis” che, all’improvviso, si trova immerso in un dramma imprevisto, e anche questa è una novità: non vogliono spiegarci (cosa che è già stata fatta, come abbiamo detto, da molti altri e ad abundantiam) cosa e come è successo in quella data. Al contrario costruiscono, con le loro argomentazioni, una sorta di capsula temporale che permette al lettore attento (bisogna stare sempre molto attenti affrontando certi argomenti) di mettersi nei panni del giovane ufficiale, del marinaio di leva, del comandante di grande unità, per poi cercare di dare a sé stesso una risposta alla sconvolgente domanda: “Cosa avrei fatto se fosse capitato a me?”. Per far questo ricostruiscono la mentalità vigente all’epoca nella Regia Marina inerente argomenti come l’onore, i sentimenti che legavano gli uomini dell’equipaggio fra loro e l’equipaggio al comandante, la condizione psicologica di chi è orgoglioso di essere imbarcato su una potente nave da battaglia, ma è costretto per mesi all’inerzia nella base, e ne è demotivato, mentre i suoi amici del naviglio di scorta ai convogli, pur non amando dover andare incontro quotidianamente alla morte, acquisiscono una saldezza morale in grado di frantumare le rocce. E, ancora, i comportamenti e anche le manovre sommerse, a volte meschine, degli Stati Maggiori, le intenzioni dei comandi imbarcati, le aspettative degli equipaggi, il punto di vista degli Alleati che, logicamente, puntano solo al loro vantaggio, gli spostamenti della Casa Reale, le reazioni al dramma dell’affondamento del Roma e quelle di chi sceglie di imboscarsi, di andare in montagna, o di continuare la lotta “per l’onore” anche se sa che è oramai una battaglia praticamente persa. Si tratta di un’Opera difficile da spiegare in poche righe, cosa che eviteremo di fare, e che, ripetiamo, potrebbe anche trovare il Lettore in disaccordo su alcuni punti con gli autori; ma non per questo è meno consigliabile per chi decida di leggerlo pur sapendo che non vi troverà la Risposta Definitiva alla Domanda Suprema, ma solo un altro piolo da salire nella lunga e difficile scala che non porta alla verità, ma alla comprensione. Emblematici, a questo fine, titolo e copertina: “Tutti a bordo” è infatti una parafrasi del “Tutti a casa” che titolava il famoso film di Luigi Comencini del 1960, mentre la copertina mostra l’ammiraglio Da Zara che passa in rassegna un picchetto di marinai della Royal Navy a Malta l’11 settembre, tre giorni dopo l’armistizio. Ebbene, per convincere comandanti ed equipaggi italiani a non ribellarsi all’ordine di far rotta su un porto Alleato, da Supermarina era stato detto loro che i quaranta mesi di guerra trascorsi erano una garanzia del fatto che sarebbero stati accolti con l’onore delle armi. Pura invenzione, perché gli inglesi non furono per niente cavallereschi, come dimostra il picchetto della foto che, pur stando sull’attenti, non presenta affatto le armi, come avrebbe dovuto, all’ammiraglio italiano (fra l’altro accanito anglofilo). Anche per questo, l’immagine venne diffusa solo molti giorni dopo. L’Opera si suddivide in 22 capitoli con 9 appendici, una ricchissima bibliografia ed un indice dei nomi citati. Purtroppo, ma questa può essere una fisima ascritta al recensore, le numerosissime note inserite nei vari capitoli, anziché a pié di pagina sono state riportate a fine testo, cosa che costringe il lettore ad interrompere la lettura per dedicarsi ad una ricerca che può essere necessaria anche due o tre volte nel corso di una pagina. Peccato antipatico ma veniale. Franco Maria Puddu ENRICO AZZINI Vele da terra Mursia Editore - Milano 2009 Pagg. 102 - Euro 14,50 Siamo abituati a pensare che il primo mezzo ad avere utilizzato il “motore vento” abbia avuto la forma, sia pure primitiva, di uno scafo. Ma forse non è così, se, come sembra, fin dall’epoca dei Faraoni della XII Dinastia (circa 2000 anni avanti Cristo) furono realizzati primitivi carri a vela per correre sulle piste desertiche. Sta di fatto che nel tempo, i carri a vela furono spesso utilizzati, in particolare sulle spiagge dei Paesi Bassi, ricche di spazio, di superfici levigate e di venti costanti. Anche sul ghiaccio sono state sperimentate slitte a vela, ma questo l’A. non lo dice, a parte una fugace menzione nella cronaca di una gara sull’Ivanapah Dry Lake (nel Nevada) alla quale l’A. aveva preso parte nel 2002. Comunque la nascita del moderno carro a vela come mezzo di trasporto e di divertimento va collocata alla fine del XIX secolo, in Belgio, sulla spiaggia di La Panne, dove venne anche organizzata nell’estate 1909 la prima competizione ufficiale. È quanto ci fa conoscere Enrico Azzini (un appassionato, attivo agonista in landsailing) nell’agile volumetto (inserito nella serie dei Manuali Tecnica e Sport), destinato a perfezionare la preparazione di quanti già praticano questo sport ed al tempo stesso, a farlo scoprire a chi conosce l’argomento solo superficialmente. Dopo una esauriente storia sulla nascita e sullo sviluppo di carri a vela in Italia e all’estero, l’A. passa alla descrizione dei carri utilizzati ai giorni nostri: in estrema sintesi una robusta intelaiatura metallica dotata di ruote disposte a triciclo, con quella anteriore sterzante comandata da una pedaliera. Davanti al pilota, seduto tra le due ruote, è collocato l’albero munito di una vela triangolare steccata, alzata grazie ad una drizza con boma, scotta e relativo paranco; da notare come in queste descrizioni venga impiegata una terminologia mutuata integralmente dalla vela tradizionale. Descritto il veicolo nelle sue componenti essenziali, vengono elencate le varie classi nonché le regole di regata (per gli agonisti) ed i consigli pratici (per i diportisti), con la descrizione non solo dei modelli più diffusi, ma anche con dettagliate istruzioni per chi si volesse cimentare nell’autocostruzione. Seguono le “regole di rotta” per la condotta in sicurezza dei carri e l’elenco delle principali località dove ci si può allenare negli USA, in Francia, in Olanda e in Italia (Monte Petrano e Tor Vergata). È da sottolineare che tra i praticanti nostrani di questa disciplina l’A. ha voluto giustamente rendere omaggio al compianto Simone Bianchetti, non solo eccezionale velista oceanico, ma anche ottimo pilota di carri a vela. Chiudono il volume (da considerarsi il vademecum del landsailing in Italia) quattro interessanti appendici riguardanti le regole di regata della North American Land Sailing Association; alcune personali interpretazioni del carro a vela; James Graham Ballard; Associazioni, club e scuole. Di buona qualità i disegni inseriti nel testo e suggestiva l’immagine pubblicata in copertina. Claudio Ressmann Ricordiamo al lettore che per ordinare il Vocabolario del Velista basta scrivere a: Editrice Incontri Nautici, Largo Angelicum, 6 - 00184 Roma, o inviare un’email a [email protected], o un fax al numero 06 6990137, o telefonare al numero 06 6990100, o semplicemente effettuare un versamento di 12 euro sul CC postale 14402002, intestato a Editrice Incontri Nautici, Largo Angelicum, 6 - 00184 Roma marzo-aprile 2011 59