Recensioni e segnalazioni
STEFANO BIANCO
ABC della Sicurezza
nelle operazioni
portuali
EPC Libri - Roma 2008
Pagg. 32 - Euro 4,50
Utile e proficuo strumento che
assicura uno step informativo preliminare sugli scenari di rischio specifico riguardanti i lavoratori addetti alle operazioni portuali, offrendo
al tempo stesso, significativi spunti
per un approfondimento tecnico formativo in materia, con aspetti di
natura preventiva estensibili in via
analogica alle restanti realtà presenti in porto, non necessariamente
correlate al concetto di operazioni
portuali giuridicamente definito.
(Art. 16 L. 28.01.1994 n. 84).
Al riguardo, giova rammentare
che - anche in settori del porto interessati da altri segmenti produttivi - quali ad esempio quello destinato allo sbarco e commercializzazione del pescato, sono sicuramente mutuabili taluni aspetti di
sicurezza da trattare a titolo d’informazione preventiva, sulla peculiarità dei rischi d’infortunio derivanti dalle singole attività/fasi di
lavorazione espletate, con contestuale individuazione di appositi
percorsi formativi in materia, a beneficio degli addetti ai lavori.
Emerge inoltre un aspetto di
non secondaria importanza che investe la prevenzione e la tutela della
pubblica incolumità, qualora le stesse realtà portuali sopra accennate,
siano aperte al pubblico e rivestano
sistematicamente una tradizionale
funzione turistico - ricreativa.
54
marzo-aprile 2011
In tali situazioni, appare naturalmente prioritario per le Istituzioni preposte, assicurare le condizioni preliminari di sicurezza ambientale ed infrastrutturale necessarie alla coesistenza, di tutte le
realtà - spesso concomitanti - che
attengono alla “vita del porto”.
Nei casi di specie, non si può assolutamente fare a meno di una piena e compiuta attività informativa e
formativa in materia di prevenzione
ed igiene del lavoro diretta agli operatori, atteso che in un’ottica integrata dell’ambiente porto, che contempla altresì le misure di security
in determinati ambiti, ciò si traduce
in un significativo ed incontrovertibile innalzamento degli standard di
sicurezza pubblica su tutte le aree
portuali interessate.
Il volumetto in argomento, costituisce sicuramente un valido
strumento informativo preliminare a beneficio dei lavoratori, che si
propone di rispondere in maniera
adeguata alle previsioni della recente normativa in materia di igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Mirko Crociati
stici, nonché le modalità per una
corretta redazione del piano antincendio e per la composizione della
squadra di emergenza. Viene successivamente rappresentato un esempio
di piano di emergenza, approvato
dai Vigili del Fuoco e dalla Capitaneria di Porto. Segue l’illustrazione delle informazioni necessarie in materia
di prevenzione incendi, quali la definizione di fuoco, combustibile, comburente e temperatura di infiammabilità. Vengono quindi elencati i prodotti della combustione e la rappresentazione del c.d. triangolo del fuoco. Il manuale si conclude con l’illustrazione delle varie tipologie di
estintori e il loro corretto utilizzo.
Si tratta di un’utile guida, con la
quale viene affrontato in modo
chiaro ed esaustivo ma allo stesso
tempo rigorosamente tecnico, il delicato argomento della protezione
antincendio nei porti turistici. Le
immagini e foto presenti accanto al
testo, nonché il formato pocket del
manuale, rendono particolarmente
agevole la lettura anche per coloro
che non possiedono conoscenze
tecniche in tale settore ma che, a
vario titolo, frequentano i porti turistici. Dedicare alcuni minuti alla
lettura di questo pratico manuale è
senz’altro consigliato al fine di conoscere - e quindi prevenire o contrastare - situazioni di pericolo provocate da incendi nei porti turistici.
Giuseppe Quattrocchi
GIORGIO CHIMENTI
ABC antincendio
nei porti turistici
EPC Libri - Roma 2009
Pagg. 32 - Euro 4,50
Partendo dall’analisi delle cause
più frequenti degli incendi all’interno dei porti turistici, l’autore illustra
al lettore le normative vigenti e gli
obblighi dei vari soggetti interessati,
gli elementi da valutare nella progettazione degli impianti antincendio
da installare all’interno dei porti turi-
FRANCO PROSPERI
Due vele per un sogno
Mursia Editore, Milano 2009
Pagg. 379 - Euro 19,00
Tra le incisioni rupestri tracciate dai boscimani sui monoliti che
punteggiano le sponde settentrionali dello Zambesi, qualcuno ha
inciso: “VV ad 1294”. Quei segni
tracciati nella pietra, riscoperti da
uno studioso italiano, sono la
chiave di un enigma mai risolto.
Con duecento anni di anticipo
su Cristoforo Colombo, due fratelli genovesi oltrepassano le Colonne d’Ercole per raggiungere le Indie. Partiti a bordo di due galee, i
fratelli scendono lungo le coste
dell’Africa Occidentale e lì sembrano scomparire nel nulla, inghiottiti dal Continente Nero insieme ai segreti del loro viaggio. È
la storia di Ugolino e Vadino Vivaldi, una storia che corre avvincente a ritroso nel tempo e comincia nel 1284, con la battaglia della
Meloria. Affascinati dai racconti di
un prigioniero francese e dalla
leggenda del Prete Gianni, i fratelli genovesi, al comando di due navi e di un variopinto equipaggio,
dopo aver veleggiato lungo le coste inesplorate dell’Africa Occidentale, scompaiono nel nulla, inghiottiti dal passato insieme ai segreti del loro viaggio.
A metà strada tra verità storica
e finzione, riemerge nel cuore del
Continente Nero una storia d’avventura tra pirati, commercianti di
schiavi, popolazioni misteriose e
leggendari personaggi che nascondono tesori più preziosi del Sacro
Graal.
Franco Prosperi, studioso, navigatore, autore di libri e lungometraggi di viaggio, in questo romanzo storico ha ricostruito l’impresa
dei fratelli Ugolino e Vadino Vivaldi, uomini di mare e di commercio
che, nel 1291, sfidando i mari, anticipano le rotte di Vasco da Gama
e Bartolomeo Diaz. Per raccontare
il viaggio e le vicende dei fratelli
Vivaldi, Franco Prosperi ne ha ripercorso il tragitto attingendo alle
fonti del periodo: dalle memorie
dei navigatori ai documenti ufficiali, dalle antiche mappe alle tante leggende circolate su questa storia. Tra combattimenti in mare,
prigioni, tesori, pirati, feroci tribù,
templari, misteri e naufragi, l’Opera riporta alla luce un’impresa
grandiosa e affascinante e disegna
un quadro sul periodo d’oro delle
Repubbliche Marinare, nel crepuscolo delle Crociate e sul complesso rapporto tra la civiltà europea e
quella musulmana, alle soglie dell’età moderna.
Leonardo Merlini
CLAUDIO BONIFACIO
Galeoni e tesori
sommersi
Mursia Editore - Milano 2010
Pagg. 450 - Euro 22,00
La qualifica del firmatario della
prima delle due introduzioni, Ruben Collado Amatriaìn lascia per
la verità un po’ perplessi. È la seguente:“ Corsaro del Rio de la Plata
- Patente di corsa: la metà per lo Stato patrocinante e il resto per colui che
per questo Stato rischi tutto”. Cosa
significa una tale presentazione? Si
tratta forse di avventure marinare
scaturite dalla fantasia di un romanziere preoccupato più di suscitare facili emozioni che di rispettare date, nomi, personaggi, nomi di
navi e via dicendo?
Sensazione del tutto errata poiché il libro è opera di un professionista di questa particolare branca
dell’archeologia subacquea, di un
”naufrologo” come egli stesso ama
definirsi, i cui testi sono redatti in
funzione di elementi ricavati dai
libri di bordo e dalle relazioni dell’epoca.
L’A., triestino di nascita, si dedica da molti anni, soprattutto in
Spagna (il libro è stato originariamente scritto in lingua spagnola,
con il titolo “Galeones con tesoros”), alla ricerca di documentazioni e di prove di naufragi avvenuti
a partire dalla scoperta dell’Ameri-
ca, relativi alle centinaia di navi
scomparse con a bordo i tesori razziati nel Nuovo Mondo.
Le ricerche effettuate, in particolare preso l’Archivio Storico della
Camera di Commercio di Siviglia,
gli hanno consentito di ricostruire
con una sorprendente dovizia di
particolari nautici, la storia di 21
navi e dei loro naufragi in un arco
di tempo compreso tra il 1555 e il
1804. Tra l’altro, in una di quelle
vicende, il recupero della campana
di bordo della colombiana Santa
Maria, l’A. è stato coinvolto in prima persona
Al testo vero e proprio fa seguito una corposa serie di importanti appendici, che vale la pena
di citare singolarmente. La serie
si apre con la lista delle fonti documentali relative a naufragi della Via delle Indie suddivisi per
zone e, più precisamente, nelle
acque di Cuba, delle Filippine,
dell’Oceano Pacifico, del Portogallo e della Spagna, negli abissi
degli Oceani Atlantico e Pacifico.
Tutti i naufragi descritti (38) sono
documentati, mentre per altri 9
vengono riportate addirittura le
posizioni dei relitti in gradi, minuti e secondi.
Un glossario,infine, chiude la
serie delle appendici, che occupano complessivamente quasi 100
pagine del volume.
Stabilire la veridicità di un racconto laddove anche il confine tra
realtà narrata e realtà documentata
è comunque molto labile, risulta
estremamente arduo. Ma un tale
distinguo non ha ragion d’essere
quando, come in questo caso, la
narrazione procede spedita sui binari della scorrevolezza e della leggibilità.
Si tratta in sostanza di un saggio ricco di sorprese e di dettagli
su storie antiche ma non dimenticate, in particolare negli ambienti
dei “naufrologhi”, intrise di danaro e di sangue, di sofferenze e di
esaltazioni.
In un tale contesto il protagonista nella sua assoluta centralità è
il mare che sovrasta, non solo metaforicamente, tesori e relitti, ma
che è anche l’origine delle tribolazioni e delle speranze vissute da
marzo-aprile 2011
55
Recensioni e segnalazioni
generazioni di marinai di quei
giorni lontani.
Buona l’impaginazione e la veste editoriale.
Per quanto riguarda la parte
iconografica, il lodevole desiderio
dell’A. di presentare in fac-simile
numerosi documenti d’epoca,
non ha tenuto conto della obiettiva difficoltà di riprodurre vecchie
stampe, per cui la qualità delle illustrazioni riguardanti tali testi
lascia a desiderare e serve solo per
dare al lettore un’idea generica
dell’aspetto estetico dei singoli reperti.
Claudio Ressmann
RENATO PORRO
Il manuale del velista
Edizioni Gribaudo - Milano
2010
Pagg. 548 - Euro 58,00
L’Opera, frutto di una lunga
esperienza in mare (annotata in
appunti che negli anni si sono accumulati), e dal desiderio di comprendere il perché si fanno determinate manovre in barca, è destinata sia ai giovani che si avvicinano alla vela, sia a chi, con umiltà,
desidera rivedere le proprie conoscenze e migliorarle.
Gli argomenti sono affrontati
prima dal punto di vista teorico,
utilizzando anche grafici e disegni
di chiara lettura, e poi in modo
pratico utilizzando, laddove necessario, disegni chiari ed esaustivi.
All’interno di ogni capitolo, sono evidenziati in grassetto dei
concetti sintetici rilevanti, e, se
56
marzo-aprile 2011
l’argomento è “sostanzioso”, un riepilogo conciso e chiaro di quanto
trattato. Alla fine del capitolo, sotto il titolo Curiosità, sono riportate
delle notizie statistiche o curiose,
che, come dice l’autore “non sono
indispensabili per andare a vela”,
ma nei momenti di relax servono
di lettura o come spunto di conversazione con chi condivide il
tuo tempo in barca.
Volutamente, l’Autore non affronta l’impiego degli ausili elettronici, essendo la loro esistenza in
continua evoluzione, e il loro impiego facilmente ricavabile dalle
monografie/manuali che accompagnano l’apparato.
Vediamo più in dettaglio come
si articola l’opera (numero e titolo
dei capitoli): 1) Perché la barca a vela avanza e manovra Studio del
vento e della sua influenza sulla
vela (azioni in gioco, andature e
manovre in navigazione), della resistenza all’avanzamento, del comportamento dinamico della barca,
del moto ondoso. Molto interessante e utile è la spiegazione per la
realizzazione di un diagramma polare di velocità della propria imbarcazione. 2) La regolazione delle
vele Dopo la descrizione dei tipi di
vela e d’albero, sono spiegati il
comportamento delle vele con il
flusso dell’aria, la loro regolazione
in base all’andatura, e i relativi comandi. Il capitolo termina con
un’utile guida per la scelta della
velatura in funzione del vento, e
con una parte dedicata a cosa si
deve fare in presenza di raffiche. 3)
L’ancoraggio Prima sono descritte le
attrezzature e le sistemazioni e poi
i vari tipi d’ancoraggio e salpamento. Per l’impiego di ciascuna
ancora in base al tipo di fondale e
alle condizioni meteomarine, l’Autore riporta i giudizi di altri navigatori noti: curioso è scoprire come, talvolta, i pareri siano discordanti riferendosi a una stessa ancora. 4) L’ormeggio Non solo come
si eseguono i vari ormeggi e disormeggi, ma anche come si devono
preparare il timoniere e l’equipaggio a queste manovre. 5) La sicu-
rezza e le emergenze L’Autore, giustamente, insiste molto sull’aspetto sicurezza, spiegando quando e
da chi devono essere fatte le varie
azioni di sicurezza (preventiva, attiva e passiva). Lo stesso per quanto riguarda le emergenze, dalla falla all’avaria al timone, dall’uomo a
mare all’abbandono dell’imbarcazione. 6) La manutenzione Oltre alla descrizione dei controlli e degli
interventi da fare, sono elencati gli
attrezzi e i materiali occorrenti per
le manutenzioni. 7) La meteorologia per i diportisti È il secondo capitolo più lungo, dopo le 100 pagine
dedicate alla Regolazione delle vele.
Dopo un esauriente studio sui
principi fondamentali e sui fenomeni atmosferici, l’Autore si sofferma sulla previsione del tempo e
sulle caratteristiche della meteorologia che si hanno nel bacino mediterraneo. 8) Cattivo tempo Come
navigare con il cattivo tempo, partendo dalla preparazione della barca finendo a come comportarsi in
mare. Il capitolo termina, prima
delle solite curiosità, riportando alcuni suggerimenti dettati dall’esperienza di grandi navigatori a
vela. 9) Il canotto Le dotazioni e la
manutenzione del mezzo, il suo
normale impiego e l’utilizzo in situazioni particolari. 10) La salute
in barca Nei “manuali velici”, normalmente, si parla solamente delle
emergenze molto impegnative
(contusioni violente, cadute in
mare, fratture), in questo capitolo,
invece, si spazia a 360°, dalla prevenzione alla descrizione delle patologie più probabili che possono
aversi a bordo, dalle emergenze alle precauzioni durante l’esposizione al sole, dagli svenimenti ai suggerimenti di come curare una piccola ferita nelle regioni equatoriali
o come comportarsi nei confronti
di chi ha un attacco di panico. 11)
L’arte di navigare L’ultimo capitolo
è diviso in tre parti, nella prima si
parla dello skipper (responsabilità,
conoscenze, compiti ecc), dell’equipaggio e dell’organizzazione di
bordo, nella seconda parte della
pianificazione di una crociera, e
nella terza (Navigare dalla A alla Z
e Le buone maniere) sono riportati
esperienze e consigli su singoli argomenti.
Infine, un sempre utile Glossario dei termini marinareschi.
In sintesi, un’opera di valore
che insegna ad andare a vela soffermandosi, anche quando si tratta di argomenti “secondari”, non
solo su “come” intraprendere una
determinata azione ma anche sul
“perché” farla, rendendo più consapevole, e quindi capace, l’apprendista velista.
Stéphan Jules Buchet
ANDREA QUADRAROLI
Il mare di vetro
Edizioni Magenes - Milano
2010
Pagg. 214 - Euro 15,00
C’è l’eco della ballata di Coleridge e il senso della fine ineluttabile dei racconti di Melville nella
storia della corvetta Astrolabe che
Andrea Quadraroli ci racconta nel
suo “Il mare di vetro” per Magenes
Editoriale.
Appassionato di mare, elemento essenziale anche dei suoi
precedenti romanzi, l’Autore ci
conferma anche in questa sua ultima prova non solo il suo amore
per questo elemento ma anche la
sua conoscenza tecnica della navigazione a vela insieme a quella
della marineria e della navigazione del secolo scorso e soprattutto
la sua capacità di cogliere tutte le
possibili sfaccettature del mare in
una storia carica di significati
simbolici.
L’Autore ci trascina capitolo
dopo capitolo nell’avventura fantastica e inquietante di uomini e
donne prigionieri inconsapevoli e
senza via di scampo di un mare di
vetro che inghiotte implacabilmente le sue prede.
Siamo a metà dell’800, a bordo
della corvetta francese Astrolabe,
durante il suo lungo viaggio maledetto con il suo carico di passeggeri condannati all’ esilio in Martinica dopo i moti del 1848.
La nave parte da Marsiglia e
dopo una prima navigazione tranquilla, incontra tempeste spaventose e successivamente una lunghissima bonaccia che imprigiona
la nave su un mare improvvisamente come pietrificato e altrettanto minaccioso. Ma non è questo il solo pericolo: presenze malefiche e inquietanti si rincorrono
sulla nave. Josefa il basco, il primo
marinaio a rendersene conto e a riconoscerle, viene considerato pazzo quando cerca di avvertire l’equipaggio e sarà testimone impotente dell’ambizione distruttrice
del suo comandante che porterà
ad un delitto crudele e poi alla
completa distruzione della nave.
Pagina dopo pagina il lettore
viene coinvolto nelle vicende
dell’Astrolabe, del suo equipaggio e
dei suoi passeggeri tutti destinati a
scomparire nel mare di vetro su
cui si sono avventurati.
L’Autore ci racconta la storia di
un viaggio fantastico e sventurato
che può essere letto come metafora del viaggio terreno di ogni individuo, ma è allo stesso tempo la
metafora di una colpa ingiustificabile che può essere espiata solo
con la morte. C’è nelle sue pagine,
il senso del peccato originale e
della redenzione che premia solo
il più puro dei marinai, l’unico ed
il primo a riconoscere l’inquietante presenza del maligno a bordo
della nave condannata e l’unico
capace di accettare la volontà di
Dio con la serenità di chi ne ha finalmente scoperto l’esistenza: Josefa è il solo a capire il senso di
quanto sta accadendo, il solo a
provare un pentimento sincero e a
sentire di essere stato perdonato e
per questo si abbandona alla morte senza più lottare, senza paura,
quasi con gioia e con un senso di
liberazione.
Un romanzo fantastico certo,
ma la dimensione onirica non diminuisce il senso di orrore sottile e
incombente che porta fino alla tragedia inevitabile anche quelli apparentemente meno colpevoli ma comunque responsabili, come se l’ essere parte del microcosmo dell’Astrolabe, rendesse tutti automaticamente complici dello stesso delitto.
Anna Mandraffino
MARIA PERLA DE FAZI
LUIGI ANELLI
Manoscritto 22
paesaggi mediterranei
Fast Edit - Acquaviva Picena
2010
Pagg. 57 - Euro 25,00
Un’opera difficilmente classificabile, questa; più che una trattazione di argomenti o un illustrazione di antiche vicende tramandate nel tempo, riteniamo che si
debba “incasellare” nell’ottica delle ricerche storiche o, meglio ancora, iconografiche, dal momento
che porta alla luce l’interpretazione di una serie di documenti cartacei rinvenuti presso la Biblioteca
di Fermo, quasi certamente databili alla metà del XVII secolo.
I dati sopra riportati non traggano in inganno: il ridotto numero di
pagine, 57, non rende onore alla
pubblicazione, in quanto non si
tratta di uno smilzo opuscolo o di
una brochure, ma di un volume
con copertina cartonata, sovracoperta e di pregevole formato, realizzato con materiali scelti e di qualità.
marzo-aprile 2011
57
Recensioni e segnalazioni
Si tratta di una serie di impressioni, potremmo dire una “vista di
insieme” riportate da una lunga
esplorazione delle coste mediterranee (quasi completa perché mancano notizie riguardanti l’isola di Cipro, non sappiamo perché) che parte dall’Albania e poi, passando per
la Grecia, la Turchia, l’Egitto e la Libia si ferma sulle coste della Tunisia.
Non si tratta di un compendio
di portolani, né di carte nautiche,
ma di un’insieme di tavole illustrative al tratto, alcune colorate, elaborate però con buona precisione
e, giornalisticamente, potremmo
dire, curiosità, specie quando l’attenzione si sofferma su porti, castelli, accampamenti, oasi e usanze
delle popolazioni locali.
Le prime quarantatre pagine,
fedeli riproduzioni anastatiche degli originali, riguardano le “carte”
che illustrano le coste, le rotte e i
paesaggi visti dal nostro “navigatore”; quindi, dopo un breve cenno di presentazione (che però, tutto sommato, avrebbe potuto essere
collocato anche in capo d’Opera),
uno studio critico passa ad analizzarne immagini e contenuti.
Infine, in chiusura, un elenco
di toponimi consente al lettore di
comparare i nomi delle antiche località con quelli delle corrispondenti odierne (Capo delle Saline è
oggi At Tin, mentre Novarino
Nuovo, ad esempio, è Sfaktiria).
Stampa e impaginazione sono
estremamente curati e l’impressione generale è senza dubbio ottima,
tuttavia dobbiamo dire che non si
tratta di un’Opera di particolare
interesse geografico o nautico, ma
di una serie, come abbiamo già
detto, di “impressioni visive”, tanto ben riprodotte, però, da dover
essere apprezzate al giusto livello.
Niente di particolarmente determinante o approfondito, quindi; piuttosto, se vogliamo, un prezioso “ninnolo” che qualsiasi bibliofilo amante del mare e delle cose di mare vorrebbe avere sulla sua
scrivania o nella sua biblioteca.
L’Opera è stata realizzata con
l’appoggio della Sezione di San Be-
58
marzo-aprile 2011
nedetto del Tronto, in particolare
del suo presidente, Sandro Nulli;
chi fosse interessato ad averne una
copia, potrà contattare la Sezione
per riceverla contrassegno.
Franco Maria Puddu
PATRIZIO RAPALINO
GIUSEPPE SCHIVARDI
Tutti a bordo!
Mursia Editore - Milano 2009
Pagg. 347 - Euro 18,00
Un’Opera che potrà far discutere,
questa portata a termine dopo una
gran mole di lavoro da parte dei due
Autori, ma che presenta molte caratteristiche che la rendono di indubbio interesse. È infatti, riteniamo,
forse la prima volta che il complesso
insieme di problemi, interrogativi,
dubbi e altro ancora, inerente le tristi
e spinose vicende dell’8 settembre
1943 viene studiato, analizzato, sviscerato solo ed esclusivamente nella
particolare ottica della Regia Marina.
Ed è ancora la prima volta che
gli Autori sono due ufficiali in servizio nella Marina Militare, appartenenti quindi a quell’ambiente
che sono andati indagando, ma
che per motivi anagrafici sono
troppo giovani per essere stati direttamente coinvolti nell’ultimo
conflitto mondiale.
In realtà, fino ad oggi, decine di
ammiragli e comandanti hanno
scritto montagne di documenti e
versato fiumi di inchiostro sull’8
settembre, ma si è sempre trattato
di persone direttamente o indirettamente coinvolte in quella vicenda,
interessate quindi a giudicare, assolvere o accusare questo o quell’attore
di questa macabra piece della nostra
storia ancora abbastanza recente.
Ma Rapalino e Schivardi non
affrontano l’argomento 8 settembre; al contrario, vanno a scavare
nella psicologia dell’”homo navalis”
che, all’improvviso, si trova immerso in un dramma imprevisto, e
anche questa è una novità: non
vogliono spiegarci (cosa che è già
stata fatta, come abbiamo detto, da
molti altri e ad abundantiam) cosa e
come è successo in quella data.
Al contrario costruiscono, con
le loro argomentazioni, una sorta
di capsula temporale che permette
al lettore attento (bisogna stare
sempre molto attenti affrontando
certi argomenti) di mettersi nei
panni del giovane ufficiale, del
marinaio di leva, del comandante
di grande unità, per poi cercare di
dare a sé stesso una risposta alla
sconvolgente domanda: “Cosa
avrei fatto se fosse capitato a me?”.
Per far questo ricostruiscono la
mentalità vigente all’epoca nella Regia Marina inerente argomenti come
l’onore, i sentimenti che legavano
gli uomini dell’equipaggio fra loro e
l’equipaggio al comandante, la condizione psicologica di chi è orgoglioso di essere imbarcato su una potente nave da battaglia, ma è costretto
per mesi all’inerzia nella base, e ne è
demotivato, mentre i suoi amici del
naviglio di scorta ai convogli, pur
non amando dover andare incontro
quotidianamente alla morte, acquisiscono una saldezza morale in grado di frantumare le rocce.
E, ancora, i comportamenti e anche le manovre sommerse, a volte
meschine, degli Stati Maggiori, le intenzioni dei comandi imbarcati, le
aspettative degli equipaggi, il punto
di vista degli Alleati che, logicamente, puntano solo al loro vantaggio,
gli spostamenti della Casa Reale, le
reazioni al dramma dell’affondamento del Roma e quelle di chi sceglie di imboscarsi, di andare in montagna, o di continuare la lotta “per
l’onore” anche se sa che è oramai
una battaglia praticamente persa.
Si tratta di un’Opera difficile da
spiegare in poche righe, cosa che
eviteremo di fare, e che, ripetiamo,
potrebbe anche trovare il Lettore
in disaccordo su alcuni punti con
gli autori; ma non per questo è
meno consigliabile per chi decida
di leggerlo pur sapendo che non vi
troverà la Risposta Definitiva alla
Domanda Suprema, ma solo un altro piolo da salire nella lunga e
difficile scala che non porta alla
verità, ma alla comprensione.
Emblematici, a questo fine, titolo e copertina: “Tutti a bordo” è
infatti una parafrasi del “Tutti a casa” che titolava il famoso film di
Luigi Comencini del 1960, mentre
la copertina mostra l’ammiraglio
Da Zara che passa in rassegna un
picchetto di marinai della Royal
Navy a Malta l’11 settembre, tre
giorni dopo l’armistizio.
Ebbene, per convincere comandanti ed equipaggi italiani a non
ribellarsi all’ordine di far rotta su
un porto Alleato, da Supermarina
era stato detto loro che i quaranta
mesi di guerra trascorsi erano una
garanzia del fatto che sarebbero
stati accolti con l’onore delle armi.
Pura invenzione, perché gli inglesi non furono per niente cavallereschi, come dimostra il picchetto della foto che, pur stando sull’attenti, non presenta affatto le
armi, come avrebbe dovuto, all’ammiraglio italiano (fra l’altro
accanito anglofilo). Anche per
questo, l’immagine venne diffusa
solo molti giorni dopo.
L’Opera si suddivide in 22 capitoli con 9 appendici, una ricchissima
bibliografia ed un indice dei nomi citati. Purtroppo, ma questa può essere
una fisima ascritta al recensore, le
numerosissime note inserite nei vari
capitoli, anziché a pié di pagina sono
state riportate a fine testo, cosa che
costringe il lettore ad interrompere la
lettura per dedicarsi ad una ricerca
che può essere necessaria anche due
o tre volte nel corso di una pagina.
Peccato antipatico ma veniale.
Franco Maria Puddu
ENRICO AZZINI
Vele da terra
Mursia Editore - Milano 2009
Pagg. 102 - Euro 14,50
Siamo abituati a pensare che il
primo mezzo ad avere utilizzato il
“motore vento” abbia avuto la forma, sia pure primitiva, di uno scafo. Ma forse non è così, se, come
sembra, fin dall’epoca dei Faraoni
della XII Dinastia (circa 2000 anni
avanti Cristo) furono realizzati primitivi carri a vela per correre sulle
piste desertiche.
Sta di fatto che nel tempo, i
carri a vela furono spesso utilizzati, in particolare sulle spiagge dei
Paesi Bassi, ricche di spazio, di superfici levigate e di venti costanti.
Anche sul ghiaccio sono state sperimentate slitte a vela, ma questo
l’A. non lo dice, a parte una fugace menzione nella cronaca di una
gara sull’Ivanapah Dry Lake (nel
Nevada) alla quale l’A. aveva preso parte nel 2002.
Comunque la nascita del moderno carro a vela come mezzo di
trasporto e di divertimento va collocata alla fine del XIX secolo, in
Belgio, sulla spiaggia di La Panne,
dove venne anche organizzata nell’estate 1909 la prima competizione ufficiale.
È quanto ci fa conoscere Enrico
Azzini (un appassionato, attivo
agonista in landsailing) nell’agile
volumetto (inserito nella serie dei
Manuali Tecnica e Sport), destinato a perfezionare la preparazione
di quanti già praticano questo
sport ed al tempo stesso, a farlo
scoprire a chi conosce l’argomento
solo superficialmente.
Dopo una esauriente storia sulla nascita e sullo sviluppo di carri a
vela in Italia e all’estero, l’A. passa
alla descrizione dei carri utilizzati
ai giorni nostri: in estrema sintesi
una robusta intelaiatura metallica
dotata di ruote disposte a triciclo,
con quella anteriore sterzante comandata da una pedaliera. Davanti
al pilota, seduto tra le due ruote, è
collocato l’albero munito di una
vela triangolare steccata, alzata grazie ad una drizza con boma, scotta
e relativo paranco; da notare come
in queste descrizioni venga impiegata una terminologia mutuata integralmente dalla vela tradizionale.
Descritto il veicolo nelle sue
componenti essenziali, vengono
elencate le varie classi nonché le
regole di regata (per gli agonisti)
ed i consigli pratici (per i diportisti), con la descrizione non solo
dei modelli più diffusi, ma anche
con dettagliate istruzioni per chi
si volesse cimentare nell’autocostruzione. Seguono le “regole di
rotta” per la condotta in sicurezza dei carri e l’elenco delle principali località dove ci si può allenare negli USA, in Francia, in Olanda e in Italia (Monte Petrano e
Tor Vergata).
È da sottolineare che tra i praticanti nostrani di questa disciplina
l’A. ha voluto giustamente rendere
omaggio al compianto Simone
Bianchetti, non solo eccezionale
velista oceanico, ma anche ottimo
pilota di carri a vela.
Chiudono il volume (da considerarsi il vademecum del landsailing
in Italia) quattro interessanti appendici riguardanti le regole di regata della North American Land Sailing Association; alcune personali
interpretazioni del carro a vela; James Graham Ballard; Associazioni,
club e scuole.
Di buona qualità i disegni inseriti nel testo e suggestiva l’immagine pubblicata in copertina.
Claudio Ressmann
Ricordiamo al lettore che per ordinare il Vocabolario del Velista basta scrivere a: Editrice Incontri Nautici, Largo
Angelicum, 6 - 00184 Roma, o inviare un’email a [email protected], o un fax al numero 06 6990137, o telefonare
al numero 06 6990100, o semplicemente effettuare un versamento di 12 euro sul CC postale 14402002, intestato a
Editrice Incontri Nautici, Largo Angelicum, 6 - 00184 Roma
marzo-aprile 2011
59
Scarica

Recensioni e segnalazioni