ANNO XVI
Numero 138
EDITORIALE
PIANO, PIANO, VIENE!
È il canto di Avvento.
Il tempo di avvento,
ci dice la liturgia,
è il tempo delle venute.
Il Signore è venuto:
è una venuta storica
nell’incarnazione,
per mezzo di Maria,
che celebriamo
nel natale di Gesù.
Il Signore verrà:
è la venuta prossima, di quel
futuro che aspettiamo, che
non conosciamo ancora
appieno, che completerà le
speranze.
Il Signore viene:
è l’attualità della forza dello
Spirito che è vicinanza nel
quotidiano, è la modalità
creativa dell’amore dello
Spirito nella Liturgia, nella
Parola, nei Sacramenti, nei
Fratelli e Sorelle.
Quel “piano, piano viene” (di
un canto avventizio africano)
‘pang’ono pang’ono’ sembra
impercettibile,senza rumore,
seppur intenso, acrobatico,
colorato e fruttuoso…
è quello di cui abbiamo
bisogno.
Viviamo bene questo tempo.
Diamoci un po’ di tempo per
questo.
Ricordiamo che ‘pang’ono
pang’ono ndi mtolo’ piano
piano si fa la fascina.
Un ramo dopo l’altro fanno
la fascina per il fuoco…
La comunione cresce piano,
piano…
“Amen. ‘Marana tha’ Vieni
Signore Gesù. La grazia del
Signore Gesù sia con tutti
voi. Amen!”
Apocalisse 22, 20
don Olinto
PERIODICO DELLA PARROCCHIA SS. PIETRO E PAOLO
Via Dante, 25 - OPERA - Telefono 02/57600310
18 Novembre 2007
Questa domenica
Formazione
Scommettiamo sui giovani
Le proposte di incontro per adolescenti, universitari e lavoratori
Quante volte registriamo una diffusa sfiducia verso la possibilità di
un tessuto sociale coeso, vivace, capace di solidarietà e
condivisione. Sempre più spesso respiriamo sfiducia, diffidenza,
riflusso nel privato. Ascoltando i genitori dei bambini del
catechismo spesso affiora la fatica a educare, a trasmettere
“valori”, a motivare nell’impegno, nello studio come nell’aiuto
fraterno. È difficile cogliere il desiderio di un agire ambizioso, che
si pone l’obiettivo di migliorare il mondo, fosse anche il piccolo
mondo sul quale abbiamo “potere”: il lavoro, gli amici, la
comunità cristiana di appartenenza. Sembra che l’unica realtà
“certa”, sulla quale valga la pena investire è lo spazio, in qualche
misura sicuro e affidabile, degli affetti più prossimi: famiglia e
amici. E così le proposte che raccolgono in base a riferimenti altri
(l’educazione, la comune fede cristiana, la condivisione dello
spazio abitativo) sono disertate perché incerte, inaffidabili. In un
mondo in continua evoluzione, con riferimenti sempre più
individualistici, nel quale l’unico misuratore di soddisfazione e
felicità è legato al benessere e alla prosperità economica è uno
sforzo titanico pensare alla promozione di una società giusta,
fraterna, solidale. Noi crediamo comunque che sia utile e prezioso
offrire una proposta alternativa, dove la gioia del vivere si esprime
nella condivisione, nella conoscenza, nella relazione. È questa la
sfida e la meta del vangelo di Gesù, in cui riponiamo piena fiducia.
Noi proviamo a mediarla, ora, con queste proposte.
don Danilo, Marinella e il gruppo degli educatori
Dibattiti
Una Chiesa più vicina
Il matrimonio, Internet, l’Africa, i carcerati. Sono i temi discussi a
Fatima dai presidenti delle conferenze episcopali d’Europa
Chi troppo spesso si lamenta che la Chiesa è distante dai problemi
della quotidianità dovrebbe dare una rapida occhiata al sommario
dei temi affrontati dall’Assemblea plenaria dei presidenti delle
conferenze episcopali d’Europa che si è tenuta a Fatima dal 4 all’8
ottobre. Vediamone alcuni, riassumendo rapidamente le
considerazioni emerse durante gli incontri.
Matrimonio e famiglia
I sondaggi testimoniano che il matrimonio e la famiglia stabile
sono gli ideali prioritari dei giovani europei; dall'altra parte, nella
prassi, aumentano le separazioni. i divorzi, le famiglie
monoparentali e i bambini nati fuori dal matrimonio. E' in crisi la
forma tradizionale della famiglia. Desta preoccupazione il
crescente numero di legislazioni che minano la realtà cristiana
tradizionale del matrimonio e della vita familiare. L'Europa
perderà il suo futuro se perderà la famiglia.
La Chiesa si sta confrontando oggi anche con le nuove sfide legate
(Continua a pagina 2)
Fiesta de la
santissima Virgen
del Quinche
La comunità equadoregna
celebra nella nostra
parrocchia un’importante
ricorrenza religiosa popolare
Oggi la nostra parrocchia ospita la comunità equadoregna che celebra la Santissima
Virgen del Quinche. Per capire meglio le ragioni di questa
festa e condividerne il significato abbiamo rivolto alcune
domande a un rappresentante
della comunità.
Qual è il significato di questa
festa?
Noi vogliamo onorare questa
“madonnina”, che è la nostra
mamma. La sua storia accompagna quella delle frequenti
migrazioni del nostro popolo;
è una tradizione antica che
ricordiamo ogni anno il 20
novembre. Noi dobbiamo
molto alla Virgen del Quinche e abbiamo molta devozione per lei.
Quale rilevanza ha oggi questa festa?
Ci aiuta a riflettere sulle migrazioni e sugli effetti che
hanno sui nostri figli. Noi vogliamo educare i nostri figli
ad avere un affetto filiale nei
suoi confronti e a non sentire
la lontananza e la solitudine.
Perché celebrarla in Chiesa?
La Chiesa significa sentirsi
nella stessa famiglia. Ed è
un’occasione di incontro con
la comunità che ci ospita e
con la popolazione italiana.
Anche per questo invitiamo
tutti ad accompagnare la celebrazione e a partecipare alla
nostra festa, a mangiare con
noi e a ballare con i gruppi
che abbiamo invitato a suonare.
(Continua da pagina 1)
Scenari
all'aumento di matrimoni misti tra cristiani di diverse confessioni
cristiane o tra persone di diverse religioni. Non mancano i segni
di ripresa. Si ha la testimonianza di innumerevoli famiglie che
vivono con coerenza e gioia la propria vocazione. Dovere della
Chiesa e dei cristiani è mobilitarsi per la promozione e la difesa
del vero bene dell'uomo, per il rispetto del posto singolare
dell'istituzione famiglia e del matrimonio; per un rifiuto della
relativizzazione di questo modello rispetto a quanti ne
sostengono l'equivalenza con altre forme di convivenza.
Islam e cristiani,
un passo verso la reciprocità
Europa e Chiesa
Numerosi sono i problemi che attanagliano l'Europa, né mancano
forze che tendono ad emarginare i cristiani ed i loro valori che
non troveranno soluzione se non si fa rientrare Dio nella vita del
continente, se non si lavora per una ripresa religiosa, per una più
solida formazione cristiana delle coscienze, per un pieno
recupero della dimensione culturale della fede. Il Prefetto della
congregazione per i vescovi, Giovanni Battista Re, ha invitato i
vescovi ad armonizzare le iniziative per rendere più incisiva
l'azione pastorale delle Chiese in Europa. "Questo non è l'ora
dello scoraggiamento! Questa è l'ora dell'impegno!".
Collaborazione con i vescovi africani
I vescovi dell'Africa e dell'Europa intendono continuare
l'approfondimento della loro responsabilità comune per
l'evangelizzazione e la promozione umana. L'Europa non ha
futuro se non si assume una responsabilità planetaria. Troppi
popoli vivono nelle tragedie della violenza, della fame,
dell'ingiustizia, della mancanza di libertà, della costrizione ad
emigrare. In Ghana, a Cape Coast, si è svolto il seminario Ccee Secam (Symposium of Episcopal Conferences of Africa amd
Madagascar) sul tema "La schiavitù e le nuove schiavitù".
La chiesa e il mondo delle comunicazioni
Nel 2009 si svolgerà l'Assemblea Plenaria della Ceem alla quale
parteciperanno i vescovi responsabili delle commissione per le
comunicazioni sociali delle Conferenze episcopali. Il tema
prescelto per l'assemblea è: la cultura del web. Si analizzerà gli
effetti della web nella nostra società e nella vita delle Chiesa; il
modo in cui i cristiani intervengono nel web e l'utilizzo dello
strumento web nel dialogo ecumenico ed interreligioso.
La pastorale dei migranti
Emerge sempre più la necessità di lavorare sulla problematica
delle migrazioni nei paesi d'origine. Preoccupante è il problema
dei cosiddetti "illegali". La Chiesa ha un importante ruolo
nell'attenzione primaria verso queste persone, nella denuncia
degli abusi che si commettono contro di loro.
La pastorale delle carceri
I Presidenti delle Conferenze episcopali d'Europa hanno
incontrato i responsabili della Commissione internazionale per la
pastorale cattolica nelle carceri, che hanno presentato le loro
attività e alcuni dati statistici sulla situazione mondiale ed
europea delle carceri. A livello mondiale, più di 9 milioni di
persone sono in prigione, di cui quasi la metà in tre paesi: USA,
Cina e Russia. In Europa, la media è di circa 100 su 100.000.
Nella maggioranza dei paesi è in aumento la percentuale di
popolazione delle carceri. In alcuni paesi fino al 50% della
popolazione delle carceri è straniera; in tutta Europa, più di
100.000 stranieri sono in prigione - molti di loro sono cattolici.
Libertà di scelta religiosa, firmato il primo documento comune
Il 22 agosto scorso, il Consiglio
islamico di Norvegia e il
Comitato ecumenico e per le
relazioni internazionali della
Chiesa luterana di Norvegia
hanno presentato e sottoscritto
una dichiarazione congiunta
sulla libertà di religione e il
diritto di conversione. La
notizia non ha trovato molta
eco sui media nazionali italiani.
Eppure è l’unico documento di
questo genere mai sottoscritto
fino a oggi e rappresenta un
primo passo concreto verso un
dialogo davvero possibile. In
Norvegia vi sono pochissime
conversioni dall’Islam al
Cattolicesimo e viceversa. Non
sono, dunque, i grandi numeri a
giustificare l’impegno delle due
parti a cercare un’intesa. È stata
piuttosto la convinzione che “la
libertà di religione è un
principio fondamentale che
deve trovare riscontro negli
atteggiamenti verso le persone
di un’altra fede. E con esso il
diritto alla conversione”.
Riportiamo, dunque, qui di
seguito il testo integrale della
dichiarazione, nella speranza
che questa possa ispirare
iniziative analoghe. Documenti
di questo tipo, infatti, non solo
forniscono i presupposti per il
reci proco rispett o della
r eli gi on e altr u i, m a
costit uiscon o un valido
sollecito anche per le autorità
musulmane a fare un passo
verso il riconoscimento del
c r e d o c a t t ol i c o, c om e
auspicato, per esempio, dal
vescovo di Como Diego
Coletti. Intervenuto in queste
settimane nella polemica tra il
Comune di Como e la comunità
islamica del capoluogo lariano
a proposito dell’eventualità
della costruzione di una
moschea, il vescovo ha
d i c h i a r a t o: “ q u a n d o i
responsabili delle comunità
musulmane sottoscriveranno
patti seri e concreti nel rispetto
della libertà di tutte le altre
confessioni, della libertà delle
donne, del coniuge non
musulmano o di chi si converte
dall’Islam al cristianesimo,
allora avremo già risolto molti
problemi”.
Ecco il test o della
dichiarazione, firmata a Oslo.
“Il Consiglio islamico di
Norvegia e il Comitato
ecumenico della Chiesa di
Nor vegia dich iaran o
congiuntamente che ognuno è
libero di adottare la fede
religiosa di propria scelta. Noi
condanniamo, e ci impegnamo
a contrastare, ogni forma di
violenza, di discriminazione e
di molestie, inflitte nei
confronti di una persona che si
è convertita o che desidera
convertirsi, da una religione
all’altra, sia in Norvegia che
all’estero.
In t erpr eti am o l e n ostr e
tradizioni religiose facendo in
modo che ognuno abbia il
diritto di scegliere liberamente
il proprio credo e la propria
comunità religiosa, e di
praticare la propria fede sia
pubblicamente
che
privatamente.
L’attività missionaria e di
informazione agli altri riguardo
al proprio credo deve essere
svolta nel rispetto delle norme
etiche accettate da tutti, cioè
senza alcuna forma di violenza,
coercizione o manipolazione.
Se la libertà di religione
consiste nell’essere accolti, la
conversione deve avvenire
liberamente.
Come comunità religiose
proviamo una grande gioia ogni
volta che una persona
manifesta di voler condividere
la nostra stessa fede e di aderire
alla nostra comunità religiosa.
Allo stesso modo manteniamo
il rispetto per il diritto di ogni
persona di convertirsi a una
religione differente”.
Missioni
Vita di comunità
Una speranza per il Congo
La cultura,
opportunità di
riflessione e di
sensibilizzazione
Il progetto Libota Bomoi nella testimonianza di un parrocchiano
Ho pensato spesso a questo articolo.
Spronandomi a non indulgere nella retorica. E
ho sempre avuto l’impressione sarebbe stato
difficile. E così è, in effetti. Vado oltre,
consapevole che il contenuto giornalistico di
questo articolo (se mi si concede questa
presunzione) pagherà dazio alle mie emozioni.
Quest’estate sono stato ospite di Don Donato
nella Repubblica Democratica del Congo, più
precisamente a Lisala, città di circa 15.000
abitanti e ubicata a circa 1.500 Km
a nord-est della capitale Kinshasa.
Ho avuto modo di visitare le
iniziative che la nostra Parrocchia
sostiene, e cioè la recentemente
costituita Università di Lisala e il
progetto Libota Bomoi, realtà che
potremmo definire consortile, che
riunisce circa 14 villaggi nelle
vicinanze di Lisala, con sede nel
villaggio di Loso.
A questo punto, dovrei dilungarmi
nella descrizione del contenuto e
scopi dei progetti. Non ci riesco.
Quello che posso dire riguardo a
essi, è che i nostri sostegni sono ben
utilizzati, ma, soprattutto, sono fonte
di speranza e vita. Vite che vengono salvate
dalla morte per le innumerevoli malattie e
indigenze cui gli abitanti del luogo sono
costretti; ma, anche e forse ancor più, vite che
trovano una ragione di resistere alla morte
psicologica e spirituale frutto di decenni di
dittatura, guerra e sfruttamenti.
Le fatiche e l’impegno di Don Donato, come
anche quelli dei suoi collaboratori e compagni,
sono encomiabili e commoventi.
Nel deserto che ho visto (non naturalistico, ove
anzi la natura della foresta equatoriale e le acque
del fiume Congo creano uno scenario di rara Riprendono le iniziative del
forza e bellezza), le voci dei progetti cui ho fatto centro culturale Areopago
cenno si alzano con forza.
Dopo un periodo di pausa
Spesso mi sono domandato: dove non c’è “riflessiva” riprendono le
energia elettrica, acqua corrente, strade, i servizi attività del centro. In questi
sanitari più elementari, una qualsivoglia anni, Aeropago ha promosso
presenza tangibile dello Stato, dove la vita non riflessioni e approfondimenti
culturali, anche con l’ausilio di
opuscoli (in genere allegati ad
E c c l e si a) su t em a t i ch e
riguardanti probl emi di
attualità. Lo scorso anno, per
esempio, il tema trattato è stato
quello del rapporto tra l’uomo e
la fede, con una riflessione
sulle motivazioni che spingono
un individuo a credere o a non
credere. Sono stati organizzati
due incontri-dibattito, con gli
interventi di interlocutori
esperti che hanno suscitato un
confronto tra esponenti della
comunità parrocchiale e
cittadini operesi interessati a
questo tipo di tematiche.
ha valore, come possono certe iniziative avere Il successo delle iniziative
fortuna e crescere? Sono forse velleitarie? La p a s s a t e h a d i m os t r a t o
mia risposta, che voglio condividere con voi, è l’importanza che il centro ha
questa: no, non lo sono. Perché, come vi come promotrice di eventi
raccontavo, salvano vite. E perché culturali, sul territorio di Opera.
rappresentano dei modelli, che stanno già Aeropago si riunirà il prossimo
trovando emuli sul luogo. 14 dicembre alle ore 21 negli
Sono, se mi si concede la uffici parrocchiali. L’obiettivo
seconda presunzione di questo è quello di progettare insieme
mio racconto, delle vere e attività che aiutino a riflettere,
proprie iniziative profetiche. a condividere, a sensibilizzare.
Contrariamente, considerarle
Gianluigi Capurro
sostanzialmente inutili e frutto
solo del “buon cuore”, sarebbe
Domenica
la vittoria delle logica di morte
16
icembre
e di abbandono.
Ci vorrà molto tempo perché il
Riccardo Bollini
Congo possa rialzarsi. Quanto
porterà la testimonianza del suo
non lo so, poiché dipendente da
viaggio in Congo durante la
vari fattori non prevedibili
.Messa delle ore 18
(primo tra tutti, l’instabilità
Seguirà cena comunitaria con
politico-militare del Paese). Ciò
proiezione dei filmati e delle
che penso di poter sapere è che
fotografie.
questa rinascita potrà essere
aiutata dai progetti che
Siete tutti invitati
sosteniamo. E che spero continueremo a
sostenere, sempre più intensamente.
Riccardo Bollini
La lettera del vicario episcopale
La liturgia, la bellezza, le cianfrusaglie
Il roveto ardente attrae e intimorisce: chi lo
avvicina con timore e devozione non resta
più lo stesso. Stupore e gratitudine
accompagnano i cristiani che stanno alla
presenza del roveto che arde e non si
consuma nella celebrazione dei santi
misteri.
C'è però il rischio che una Chiesa
indaffarata per troppe cose si abitui a
celebrare i santi misteri senza più stupore,
senza gratitudine, senza gioia e senza
lasciarsi cambiare la vita.
C'è stato anche di recente un momento in
cui il tema della qualità celebrativa delle
liturgie è stato messo all'ordine del giorno
e forse il richiamo ha convinto qualcuno a
una cura sapiente e appassionata. Si deve
dire che i risultati sono molto diseguali.
Non ho competenza per fornire ricette: ci
sono uffici e maestri che possono fare
molto e sarebbero contenti di farlo. Chi sa
perché per aggiustare un motore o per
sistemare i denti si cerca uno specialista,
mentre tutti si sentono in grado di mettere
mano alla liturgia.
Per conto mio mi permetto di suggerire
qualche attenzione minima, qualche cosa
di facile: forse servirà. Provo soltanto a
incominciare un elenco.
La Parola di Dio è tagliente come una
spada a doppio taglio: ma se i lettori non
sanno leggere? Ecco: io ritengo che
sarebbe utile qualche esercizio di
proclamazione che consenta di distinguere
l'esercizio del ministero del lettore da quel
mormorio un po' noioso che sembra
invitare ad assopirsi piuttosto che alla
conversione.
Il canto esprime il sentire della fede con la
bellezza dell'arte: i molti diventano una
sola voce: ma se i cantori non sanno
cantare e la gente non conosce i canti?
Ecco: io ritengo che sarebbe utile qualche
tentativo per insegnare i canti e per
insegnare a cantare alla gente in modo che
vibri una qualche commozione invece che
Messaggi
Violenza è pensare che “nulla
può cambiare”
Ecco il testo dell’appello per la pace diffuso dalla Comunità di
Sant’Egidio a conclusione del meeting interreligioso di Napoli
Uomini e donne di religione
diversa, provenienti da tante
parti del mondo, ci siamo
riuniti a Napoli per stringere
legami fraterni, per invocare da
Dio il grande dono della pace.
Il nome di Dio è la pace.
Nel cuore del Mediterraneo e di
questa straordinaria città, che
ben conosce la miseria e la
grandezza del cuore, ci siamo
chinati sulle ferite del mondo.
C’è una malattia che tutto
inquina e che si chiama
violenza. La violenza è la cupa
compagnia quotidiana di troppi
uomini e donne del nostro
pi a n et a . Si fa guerra ,
t e r r or i s m o , p o v e r t à e
disperazione, sfruttamento del
pianeta. Si alimenta di
disprezzo, stordisce nell’odio,
uccide la speranza e semina
paura, colpisce gli innocenti,
sfigura l’umanità. La violenza
tenta il cuore dell’uomo e gli
dice: “nulla può cambiare”.
Questo pessimismo fa credere
che è impossibile vivere
insieme.
Da Napoli possiamo dire con
più forza di ieri che chiunque
usa il nome di Dio per odiare
l’altro, per compiere atti di
violenza, per fare la guerra,
bestemmia il nome di Dio.
Come ci ha detto Benedetto
XVI: “Mai, invocando il nome
di Dio, si può arrivare a
giustificare il male e la
violenza”. Ci siamo chinati
sulle nostre tradizioni religiose,
abbiamo ascoltato il dolore del
Sud del mondo, e abbiamo
sentito il peso del pessimismo
che si leva dal Ventesimo
secolo col suo carico di guerre
e di illusioni cadute. C’è
bisogno della forza dello
una specie di rassegnata estraneità.
La sobrietà dei gesti e delle parole aiuta a
cogliere l'essenziale: ma se la celebrazione
si ingombra di cianfrusaglie e di interventi
incomprensibili? Ecco: io ritengo che
sarebbe utile un esercizio di pazienza e di
intelligenza, per capire che non basta che
un ragazzo sia appena cresimato perchè
sappia leggere una intenzione di preghiera,
né basta che una catechista proponga
un'offerta originale per garantire che
questo gesto aiuti a vivere il mistero. È
improbabile che aiutino la conversione
alcuni interventi, pensati soprattutto allo
scopo di valorizzare qualcuno e, in qualche
caso, di avere una foto ricordo un po'
speciale.
Di tanto in tanto si torna a parlare, in
genere a parlare male, delle prediche dei
preti: ci saranno forse delle buone ragioni.
Ma la liturgia non è solo la predica e molte
altre attenzioni minime e sapienti sono
necessarie per introdurre all'incontro con il
roveto ardente, la Pasqua di Gesù.
Spirito di amore che aiuta a
ricostruire e riunire un’umanità
divisa. La forza dello spirito
cambia il cuore dell’uomo e la
storia.
Entrando nel profondo delle
nostre tradizioni religiose
abbiamo riscoperto come, senza
dialogo, non c’è speranza e si è
condannati alla paura dell’altro.
Il dialogo non annulla le
d i ffer en z e. Il dial og o
arricchisce la vita e scioglie il
pessimismo che porta a vedere
nell’altro una minaccia. Il
dialogo non è l’illusione dei
deboli ma la saggezza dei forti
che sanno affidarsi alla forza
debole della preghiera: la
preghiera cambia il mondo e il
destino dell’umanità. Il dialogo
non indebolisce l’identità di
nessuno ma provoca ognuno a
vedere il meglio dell’altro.
Nulla è mai perduto con il
dialogo, tutto è possibile con il
dialogo. A chi ancora uccide,
semina il terrorismo e fa la
guerra nel nome di Dio
ripetiamo:
“Fermatevi! Non uccidete! La
violenza è sempre una sconfitta
per tutti”. Ci impegniamo a
Don Mario Delpini
Piazza Fontana 2 -20122 Milano
Tel. 02.8556209
[email protected]
cercare e a proporre ai nostri
correligi onari l’arte del
convivere. Non c’è alternativa
all’unità della famiglia umana.
Occor r on o costr uttor i
coraggiosi, in tutte le culture, in
tutte le tradizioni religiose.
Abbi a m o bi sogn o del l a
globalizzazione dello spirito
che fa vedere quello che non si
vede più, la bellezza della vita e
dell’altro, in ogni circostanza,
anche la più difficile.
Le nostre tradizioni religiose ci
insegnano che la preghiera è
una forza storica che muove i
popoli e le nazioni. Umilmente,
mettiamo questa saggezza
antica al servizio di tutti i
popoli e di ogni uomo e di ogni
donna, per aprire una nuova
stagione di libertà dalla paura e
dal disprezzo dell’altro.
È lo spirito di Assisi che qui, da
Napoli, si oppone con forza e
coraggio allo spirito di violenza
e a ogni abuso della religione
come pretesto per la violenza.
Certi che, su questa strada, la
pace può diventare un dono per
il mondo intero, ci affidiamo
all’Altissimo.
Incontri di formazione
Medie, post-cresima (2°-3° media)
Scadenza: Quindicinale, venerdì, h 19.30-22.30
Staff: 5 educatori, don Danilo e Marinella
Obiettivi : realizzare un piccolo “film” che narra alcune
scene della vita dei ragazzi con una voce sapiente in
grado di interpretarle e orientarle verso una vita felice
(una visione cristiana del vivere)
Adolescenti, scuola secondaria superiore (14-18 anni)
Scadenza: Quindicinale, domenica, h 19-23
Staff: 5 educatori, don Danilo e Marinella
Obiettivi: riscoprire la sensatezza e il valore della fede
tramite il confronto con la scienza, l’arte e i diversi
“saperi” dell’uomo, anche utilizzando scene del serial
americano Ally McBeal (1997-2002)
Giovani, università e oltre (>18 anni)  1° gruppo
Scadenza: Quindicinale, lunedì, h 19-22.30
Staff: 2 educatori, don Danilo e Marinella
Obiettivi: esplorare il mondo delle diverse confessioni
cristiane crescendo nella comprensione e nella stima
reciproci… “ut unum sint” (che siano una cosa sola,
perché il mondo creda)
Giovani, università e oltre (>18 anni)  2° gruppo
Scadenza: Quindicinale, lunedì, h 19-22.30
Staff: don Danilo e Marinella
Obiettivi: approfondire la conoscenza della Parola di
Dio, luce nel cammino della vita. Quest’anno entrando
nel mondo degli Atti degli Apostoli
Giovani, lavoratori, (>18 anni)  3° gruppo
Scadenza: Mensile, venerdì, h 19.30-21.30
Staff: don Danilo e Marinella
Obiettivi: Approfondire temi legati al mondo del lavoro.
Quest’anno esploriamo la delicata questione del rapporto
etica-profitto guardando ai bilanci solidali, sociali,
partecipativi, al terzo settore, al rispetto dei diritti umani,
alle logiche sottese alla disciplina dei “brevetti”
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Ecclesia 138 Novembre 2007