ANNO XVI Numero 138 EDITORIALE PIANO, PIANO, VIENE! È il canto di Avvento. Il tempo di avvento, ci dice la liturgia, è il tempo delle venute. Il Signore è venuto: è una venuta storica nell’incarnazione, per mezzo di Maria, che celebriamo nel natale di Gesù. Il Signore verrà: è la venuta prossima, di quel futuro che aspettiamo, che non conosciamo ancora appieno, che completerà le speranze. Il Signore viene: è l’attualità della forza dello Spirito che è vicinanza nel quotidiano, è la modalità creativa dell’amore dello Spirito nella Liturgia, nella Parola, nei Sacramenti, nei Fratelli e Sorelle. Quel “piano, piano viene” (di un canto avventizio africano) ‘pang’ono pang’ono’ sembra impercettibile,senza rumore, seppur intenso, acrobatico, colorato e fruttuoso… è quello di cui abbiamo bisogno. Viviamo bene questo tempo. Diamoci un po’ di tempo per questo. Ricordiamo che ‘pang’ono pang’ono ndi mtolo’ piano piano si fa la fascina. Un ramo dopo l’altro fanno la fascina per il fuoco… La comunione cresce piano, piano… “Amen. ‘Marana tha’ Vieni Signore Gesù. La grazia del Signore Gesù sia con tutti voi. Amen!” Apocalisse 22, 20 don Olinto PERIODICO DELLA PARROCCHIA SS. PIETRO E PAOLO Via Dante, 25 - OPERA - Telefono 02/57600310 18 Novembre 2007 Questa domenica Formazione Scommettiamo sui giovani Le proposte di incontro per adolescenti, universitari e lavoratori Quante volte registriamo una diffusa sfiducia verso la possibilità di un tessuto sociale coeso, vivace, capace di solidarietà e condivisione. Sempre più spesso respiriamo sfiducia, diffidenza, riflusso nel privato. Ascoltando i genitori dei bambini del catechismo spesso affiora la fatica a educare, a trasmettere “valori”, a motivare nell’impegno, nello studio come nell’aiuto fraterno. È difficile cogliere il desiderio di un agire ambizioso, che si pone l’obiettivo di migliorare il mondo, fosse anche il piccolo mondo sul quale abbiamo “potere”: il lavoro, gli amici, la comunità cristiana di appartenenza. Sembra che l’unica realtà “certa”, sulla quale valga la pena investire è lo spazio, in qualche misura sicuro e affidabile, degli affetti più prossimi: famiglia e amici. E così le proposte che raccolgono in base a riferimenti altri (l’educazione, la comune fede cristiana, la condivisione dello spazio abitativo) sono disertate perché incerte, inaffidabili. In un mondo in continua evoluzione, con riferimenti sempre più individualistici, nel quale l’unico misuratore di soddisfazione e felicità è legato al benessere e alla prosperità economica è uno sforzo titanico pensare alla promozione di una società giusta, fraterna, solidale. Noi crediamo comunque che sia utile e prezioso offrire una proposta alternativa, dove la gioia del vivere si esprime nella condivisione, nella conoscenza, nella relazione. È questa la sfida e la meta del vangelo di Gesù, in cui riponiamo piena fiducia. Noi proviamo a mediarla, ora, con queste proposte. don Danilo, Marinella e il gruppo degli educatori Dibattiti Una Chiesa più vicina Il matrimonio, Internet, l’Africa, i carcerati. Sono i temi discussi a Fatima dai presidenti delle conferenze episcopali d’Europa Chi troppo spesso si lamenta che la Chiesa è distante dai problemi della quotidianità dovrebbe dare una rapida occhiata al sommario dei temi affrontati dall’Assemblea plenaria dei presidenti delle conferenze episcopali d’Europa che si è tenuta a Fatima dal 4 all’8 ottobre. Vediamone alcuni, riassumendo rapidamente le considerazioni emerse durante gli incontri. Matrimonio e famiglia I sondaggi testimoniano che il matrimonio e la famiglia stabile sono gli ideali prioritari dei giovani europei; dall'altra parte, nella prassi, aumentano le separazioni. i divorzi, le famiglie monoparentali e i bambini nati fuori dal matrimonio. E' in crisi la forma tradizionale della famiglia. Desta preoccupazione il crescente numero di legislazioni che minano la realtà cristiana tradizionale del matrimonio e della vita familiare. L'Europa perderà il suo futuro se perderà la famiglia. La Chiesa si sta confrontando oggi anche con le nuove sfide legate (Continua a pagina 2) Fiesta de la santissima Virgen del Quinche La comunità equadoregna celebra nella nostra parrocchia un’importante ricorrenza religiosa popolare Oggi la nostra parrocchia ospita la comunità equadoregna che celebra la Santissima Virgen del Quinche. Per capire meglio le ragioni di questa festa e condividerne il significato abbiamo rivolto alcune domande a un rappresentante della comunità. Qual è il significato di questa festa? Noi vogliamo onorare questa “madonnina”, che è la nostra mamma. La sua storia accompagna quella delle frequenti migrazioni del nostro popolo; è una tradizione antica che ricordiamo ogni anno il 20 novembre. Noi dobbiamo molto alla Virgen del Quinche e abbiamo molta devozione per lei. Quale rilevanza ha oggi questa festa? Ci aiuta a riflettere sulle migrazioni e sugli effetti che hanno sui nostri figli. Noi vogliamo educare i nostri figli ad avere un affetto filiale nei suoi confronti e a non sentire la lontananza e la solitudine. Perché celebrarla in Chiesa? La Chiesa significa sentirsi nella stessa famiglia. Ed è un’occasione di incontro con la comunità che ci ospita e con la popolazione italiana. Anche per questo invitiamo tutti ad accompagnare la celebrazione e a partecipare alla nostra festa, a mangiare con noi e a ballare con i gruppi che abbiamo invitato a suonare. (Continua da pagina 1) Scenari all'aumento di matrimoni misti tra cristiani di diverse confessioni cristiane o tra persone di diverse religioni. Non mancano i segni di ripresa. Si ha la testimonianza di innumerevoli famiglie che vivono con coerenza e gioia la propria vocazione. Dovere della Chiesa e dei cristiani è mobilitarsi per la promozione e la difesa del vero bene dell'uomo, per il rispetto del posto singolare dell'istituzione famiglia e del matrimonio; per un rifiuto della relativizzazione di questo modello rispetto a quanti ne sostengono l'equivalenza con altre forme di convivenza. Islam e cristiani, un passo verso la reciprocità Europa e Chiesa Numerosi sono i problemi che attanagliano l'Europa, né mancano forze che tendono ad emarginare i cristiani ed i loro valori che non troveranno soluzione se non si fa rientrare Dio nella vita del continente, se non si lavora per una ripresa religiosa, per una più solida formazione cristiana delle coscienze, per un pieno recupero della dimensione culturale della fede. Il Prefetto della congregazione per i vescovi, Giovanni Battista Re, ha invitato i vescovi ad armonizzare le iniziative per rendere più incisiva l'azione pastorale delle Chiese in Europa. "Questo non è l'ora dello scoraggiamento! Questa è l'ora dell'impegno!". Collaborazione con i vescovi africani I vescovi dell'Africa e dell'Europa intendono continuare l'approfondimento della loro responsabilità comune per l'evangelizzazione e la promozione umana. L'Europa non ha futuro se non si assume una responsabilità planetaria. Troppi popoli vivono nelle tragedie della violenza, della fame, dell'ingiustizia, della mancanza di libertà, della costrizione ad emigrare. In Ghana, a Cape Coast, si è svolto il seminario Ccee Secam (Symposium of Episcopal Conferences of Africa amd Madagascar) sul tema "La schiavitù e le nuove schiavitù". La chiesa e il mondo delle comunicazioni Nel 2009 si svolgerà l'Assemblea Plenaria della Ceem alla quale parteciperanno i vescovi responsabili delle commissione per le comunicazioni sociali delle Conferenze episcopali. Il tema prescelto per l'assemblea è: la cultura del web. Si analizzerà gli effetti della web nella nostra società e nella vita delle Chiesa; il modo in cui i cristiani intervengono nel web e l'utilizzo dello strumento web nel dialogo ecumenico ed interreligioso. La pastorale dei migranti Emerge sempre più la necessità di lavorare sulla problematica delle migrazioni nei paesi d'origine. Preoccupante è il problema dei cosiddetti "illegali". La Chiesa ha un importante ruolo nell'attenzione primaria verso queste persone, nella denuncia degli abusi che si commettono contro di loro. La pastorale delle carceri I Presidenti delle Conferenze episcopali d'Europa hanno incontrato i responsabili della Commissione internazionale per la pastorale cattolica nelle carceri, che hanno presentato le loro attività e alcuni dati statistici sulla situazione mondiale ed europea delle carceri. A livello mondiale, più di 9 milioni di persone sono in prigione, di cui quasi la metà in tre paesi: USA, Cina e Russia. In Europa, la media è di circa 100 su 100.000. Nella maggioranza dei paesi è in aumento la percentuale di popolazione delle carceri. In alcuni paesi fino al 50% della popolazione delle carceri è straniera; in tutta Europa, più di 100.000 stranieri sono in prigione - molti di loro sono cattolici. Libertà di scelta religiosa, firmato il primo documento comune Il 22 agosto scorso, il Consiglio islamico di Norvegia e il Comitato ecumenico e per le relazioni internazionali della Chiesa luterana di Norvegia hanno presentato e sottoscritto una dichiarazione congiunta sulla libertà di religione e il diritto di conversione. La notizia non ha trovato molta eco sui media nazionali italiani. Eppure è l’unico documento di questo genere mai sottoscritto fino a oggi e rappresenta un primo passo concreto verso un dialogo davvero possibile. In Norvegia vi sono pochissime conversioni dall’Islam al Cattolicesimo e viceversa. Non sono, dunque, i grandi numeri a giustificare l’impegno delle due parti a cercare un’intesa. È stata piuttosto la convinzione che “la libertà di religione è un principio fondamentale che deve trovare riscontro negli atteggiamenti verso le persone di un’altra fede. E con esso il diritto alla conversione”. Riportiamo, dunque, qui di seguito il testo integrale della dichiarazione, nella speranza che questa possa ispirare iniziative analoghe. Documenti di questo tipo, infatti, non solo forniscono i presupposti per il reci proco rispett o della r eli gi on e altr u i, m a costit uiscon o un valido sollecito anche per le autorità musulmane a fare un passo verso il riconoscimento del c r e d o c a t t ol i c o, c om e auspicato, per esempio, dal vescovo di Como Diego Coletti. Intervenuto in queste settimane nella polemica tra il Comune di Como e la comunità islamica del capoluogo lariano a proposito dell’eventualità della costruzione di una moschea, il vescovo ha d i c h i a r a t o: “ q u a n d o i responsabili delle comunità musulmane sottoscriveranno patti seri e concreti nel rispetto della libertà di tutte le altre confessioni, della libertà delle donne, del coniuge non musulmano o di chi si converte dall’Islam al cristianesimo, allora avremo già risolto molti problemi”. Ecco il test o della dichiarazione, firmata a Oslo. “Il Consiglio islamico di Norvegia e il Comitato ecumenico della Chiesa di Nor vegia dich iaran o congiuntamente che ognuno è libero di adottare la fede religiosa di propria scelta. Noi condanniamo, e ci impegnamo a contrastare, ogni forma di violenza, di discriminazione e di molestie, inflitte nei confronti di una persona che si è convertita o che desidera convertirsi, da una religione all’altra, sia in Norvegia che all’estero. In t erpr eti am o l e n ostr e tradizioni religiose facendo in modo che ognuno abbia il diritto di scegliere liberamente il proprio credo e la propria comunità religiosa, e di praticare la propria fede sia pubblicamente che privatamente. L’attività missionaria e di informazione agli altri riguardo al proprio credo deve essere svolta nel rispetto delle norme etiche accettate da tutti, cioè senza alcuna forma di violenza, coercizione o manipolazione. Se la libertà di religione consiste nell’essere accolti, la conversione deve avvenire liberamente. Come comunità religiose proviamo una grande gioia ogni volta che una persona manifesta di voler condividere la nostra stessa fede e di aderire alla nostra comunità religiosa. Allo stesso modo manteniamo il rispetto per il diritto di ogni persona di convertirsi a una religione differente”. Missioni Vita di comunità Una speranza per il Congo La cultura, opportunità di riflessione e di sensibilizzazione Il progetto Libota Bomoi nella testimonianza di un parrocchiano Ho pensato spesso a questo articolo. Spronandomi a non indulgere nella retorica. E ho sempre avuto l’impressione sarebbe stato difficile. E così è, in effetti. Vado oltre, consapevole che il contenuto giornalistico di questo articolo (se mi si concede questa presunzione) pagherà dazio alle mie emozioni. Quest’estate sono stato ospite di Don Donato nella Repubblica Democratica del Congo, più precisamente a Lisala, città di circa 15.000 abitanti e ubicata a circa 1.500 Km a nord-est della capitale Kinshasa. Ho avuto modo di visitare le iniziative che la nostra Parrocchia sostiene, e cioè la recentemente costituita Università di Lisala e il progetto Libota Bomoi, realtà che potremmo definire consortile, che riunisce circa 14 villaggi nelle vicinanze di Lisala, con sede nel villaggio di Loso. A questo punto, dovrei dilungarmi nella descrizione del contenuto e scopi dei progetti. Non ci riesco. Quello che posso dire riguardo a essi, è che i nostri sostegni sono ben utilizzati, ma, soprattutto, sono fonte di speranza e vita. Vite che vengono salvate dalla morte per le innumerevoli malattie e indigenze cui gli abitanti del luogo sono costretti; ma, anche e forse ancor più, vite che trovano una ragione di resistere alla morte psicologica e spirituale frutto di decenni di dittatura, guerra e sfruttamenti. Le fatiche e l’impegno di Don Donato, come anche quelli dei suoi collaboratori e compagni, sono encomiabili e commoventi. Nel deserto che ho visto (non naturalistico, ove anzi la natura della foresta equatoriale e le acque del fiume Congo creano uno scenario di rara Riprendono le iniziative del forza e bellezza), le voci dei progetti cui ho fatto centro culturale Areopago cenno si alzano con forza. Dopo un periodo di pausa Spesso mi sono domandato: dove non c’è “riflessiva” riprendono le energia elettrica, acqua corrente, strade, i servizi attività del centro. In questi sanitari più elementari, una qualsivoglia anni, Aeropago ha promosso presenza tangibile dello Stato, dove la vita non riflessioni e approfondimenti culturali, anche con l’ausilio di opuscoli (in genere allegati ad E c c l e si a) su t em a t i ch e riguardanti probl emi di attualità. Lo scorso anno, per esempio, il tema trattato è stato quello del rapporto tra l’uomo e la fede, con una riflessione sulle motivazioni che spingono un individuo a credere o a non credere. Sono stati organizzati due incontri-dibattito, con gli interventi di interlocutori esperti che hanno suscitato un confronto tra esponenti della comunità parrocchiale e cittadini operesi interessati a questo tipo di tematiche. ha valore, come possono certe iniziative avere Il successo delle iniziative fortuna e crescere? Sono forse velleitarie? La p a s s a t e h a d i m os t r a t o mia risposta, che voglio condividere con voi, è l’importanza che il centro ha questa: no, non lo sono. Perché, come vi come promotrice di eventi raccontavo, salvano vite. E perché culturali, sul territorio di Opera. rappresentano dei modelli, che stanno già Aeropago si riunirà il prossimo trovando emuli sul luogo. 14 dicembre alle ore 21 negli Sono, se mi si concede la uffici parrocchiali. L’obiettivo seconda presunzione di questo è quello di progettare insieme mio racconto, delle vere e attività che aiutino a riflettere, proprie iniziative profetiche. a condividere, a sensibilizzare. Contrariamente, considerarle Gianluigi Capurro sostanzialmente inutili e frutto solo del “buon cuore”, sarebbe Domenica la vittoria delle logica di morte 16 icembre e di abbandono. Ci vorrà molto tempo perché il Riccardo Bollini Congo possa rialzarsi. Quanto porterà la testimonianza del suo non lo so, poiché dipendente da viaggio in Congo durante la vari fattori non prevedibili .Messa delle ore 18 (primo tra tutti, l’instabilità Seguirà cena comunitaria con politico-militare del Paese). Ciò proiezione dei filmati e delle che penso di poter sapere è che fotografie. questa rinascita potrà essere aiutata dai progetti che Siete tutti invitati sosteniamo. E che spero continueremo a sostenere, sempre più intensamente. Riccardo Bollini La lettera del vicario episcopale La liturgia, la bellezza, le cianfrusaglie Il roveto ardente attrae e intimorisce: chi lo avvicina con timore e devozione non resta più lo stesso. Stupore e gratitudine accompagnano i cristiani che stanno alla presenza del roveto che arde e non si consuma nella celebrazione dei santi misteri. C'è però il rischio che una Chiesa indaffarata per troppe cose si abitui a celebrare i santi misteri senza più stupore, senza gratitudine, senza gioia e senza lasciarsi cambiare la vita. C'è stato anche di recente un momento in cui il tema della qualità celebrativa delle liturgie è stato messo all'ordine del giorno e forse il richiamo ha convinto qualcuno a una cura sapiente e appassionata. Si deve dire che i risultati sono molto diseguali. Non ho competenza per fornire ricette: ci sono uffici e maestri che possono fare molto e sarebbero contenti di farlo. Chi sa perché per aggiustare un motore o per sistemare i denti si cerca uno specialista, mentre tutti si sentono in grado di mettere mano alla liturgia. Per conto mio mi permetto di suggerire qualche attenzione minima, qualche cosa di facile: forse servirà. Provo soltanto a incominciare un elenco. La Parola di Dio è tagliente come una spada a doppio taglio: ma se i lettori non sanno leggere? Ecco: io ritengo che sarebbe utile qualche esercizio di proclamazione che consenta di distinguere l'esercizio del ministero del lettore da quel mormorio un po' noioso che sembra invitare ad assopirsi piuttosto che alla conversione. Il canto esprime il sentire della fede con la bellezza dell'arte: i molti diventano una sola voce: ma se i cantori non sanno cantare e la gente non conosce i canti? Ecco: io ritengo che sarebbe utile qualche tentativo per insegnare i canti e per insegnare a cantare alla gente in modo che vibri una qualche commozione invece che Messaggi Violenza è pensare che “nulla può cambiare” Ecco il testo dell’appello per la pace diffuso dalla Comunità di Sant’Egidio a conclusione del meeting interreligioso di Napoli Uomini e donne di religione diversa, provenienti da tante parti del mondo, ci siamo riuniti a Napoli per stringere legami fraterni, per invocare da Dio il grande dono della pace. Il nome di Dio è la pace. Nel cuore del Mediterraneo e di questa straordinaria città, che ben conosce la miseria e la grandezza del cuore, ci siamo chinati sulle ferite del mondo. C’è una malattia che tutto inquina e che si chiama violenza. La violenza è la cupa compagnia quotidiana di troppi uomini e donne del nostro pi a n et a . Si fa guerra , t e r r or i s m o , p o v e r t à e disperazione, sfruttamento del pianeta. Si alimenta di disprezzo, stordisce nell’odio, uccide la speranza e semina paura, colpisce gli innocenti, sfigura l’umanità. La violenza tenta il cuore dell’uomo e gli dice: “nulla può cambiare”. Questo pessimismo fa credere che è impossibile vivere insieme. Da Napoli possiamo dire con più forza di ieri che chiunque usa il nome di Dio per odiare l’altro, per compiere atti di violenza, per fare la guerra, bestemmia il nome di Dio. Come ci ha detto Benedetto XVI: “Mai, invocando il nome di Dio, si può arrivare a giustificare il male e la violenza”. Ci siamo chinati sulle nostre tradizioni religiose, abbiamo ascoltato il dolore del Sud del mondo, e abbiamo sentito il peso del pessimismo che si leva dal Ventesimo secolo col suo carico di guerre e di illusioni cadute. C’è bisogno della forza dello una specie di rassegnata estraneità. La sobrietà dei gesti e delle parole aiuta a cogliere l'essenziale: ma se la celebrazione si ingombra di cianfrusaglie e di interventi incomprensibili? Ecco: io ritengo che sarebbe utile un esercizio di pazienza e di intelligenza, per capire che non basta che un ragazzo sia appena cresimato perchè sappia leggere una intenzione di preghiera, né basta che una catechista proponga un'offerta originale per garantire che questo gesto aiuti a vivere il mistero. È improbabile che aiutino la conversione alcuni interventi, pensati soprattutto allo scopo di valorizzare qualcuno e, in qualche caso, di avere una foto ricordo un po' speciale. Di tanto in tanto si torna a parlare, in genere a parlare male, delle prediche dei preti: ci saranno forse delle buone ragioni. Ma la liturgia non è solo la predica e molte altre attenzioni minime e sapienti sono necessarie per introdurre all'incontro con il roveto ardente, la Pasqua di Gesù. Spirito di amore che aiuta a ricostruire e riunire un’umanità divisa. La forza dello spirito cambia il cuore dell’uomo e la storia. Entrando nel profondo delle nostre tradizioni religiose abbiamo riscoperto come, senza dialogo, non c’è speranza e si è condannati alla paura dell’altro. Il dialogo non annulla le d i ffer en z e. Il dial og o arricchisce la vita e scioglie il pessimismo che porta a vedere nell’altro una minaccia. Il dialogo non è l’illusione dei deboli ma la saggezza dei forti che sanno affidarsi alla forza debole della preghiera: la preghiera cambia il mondo e il destino dell’umanità. Il dialogo non indebolisce l’identità di nessuno ma provoca ognuno a vedere il meglio dell’altro. Nulla è mai perduto con il dialogo, tutto è possibile con il dialogo. A chi ancora uccide, semina il terrorismo e fa la guerra nel nome di Dio ripetiamo: “Fermatevi! Non uccidete! La violenza è sempre una sconfitta per tutti”. Ci impegniamo a Don Mario Delpini Piazza Fontana 2 -20122 Milano Tel. 02.8556209 [email protected] cercare e a proporre ai nostri correligi onari l’arte del convivere. Non c’è alternativa all’unità della famiglia umana. Occor r on o costr uttor i coraggiosi, in tutte le culture, in tutte le tradizioni religiose. Abbi a m o bi sogn o del l a globalizzazione dello spirito che fa vedere quello che non si vede più, la bellezza della vita e dell’altro, in ogni circostanza, anche la più difficile. Le nostre tradizioni religiose ci insegnano che la preghiera è una forza storica che muove i popoli e le nazioni. Umilmente, mettiamo questa saggezza antica al servizio di tutti i popoli e di ogni uomo e di ogni donna, per aprire una nuova stagione di libertà dalla paura e dal disprezzo dell’altro. È lo spirito di Assisi che qui, da Napoli, si oppone con forza e coraggio allo spirito di violenza e a ogni abuso della religione come pretesto per la violenza. Certi che, su questa strada, la pace può diventare un dono per il mondo intero, ci affidiamo all’Altissimo. Incontri di formazione Medie, post-cresima (2°-3° media) Scadenza: Quindicinale, venerdì, h 19.30-22.30 Staff: 5 educatori, don Danilo e Marinella Obiettivi : realizzare un piccolo “film” che narra alcune scene della vita dei ragazzi con una voce sapiente in grado di interpretarle e orientarle verso una vita felice (una visione cristiana del vivere) Adolescenti, scuola secondaria superiore (14-18 anni) Scadenza: Quindicinale, domenica, h 19-23 Staff: 5 educatori, don Danilo e Marinella Obiettivi: riscoprire la sensatezza e il valore della fede tramite il confronto con la scienza, l’arte e i diversi “saperi” dell’uomo, anche utilizzando scene del serial americano Ally McBeal (1997-2002) Giovani, università e oltre (>18 anni) 1° gruppo Scadenza: Quindicinale, lunedì, h 19-22.30 Staff: 2 educatori, don Danilo e Marinella Obiettivi: esplorare il mondo delle diverse confessioni cristiane crescendo nella comprensione e nella stima reciproci… “ut unum sint” (che siano una cosa sola, perché il mondo creda) Giovani, università e oltre (>18 anni) 2° gruppo Scadenza: Quindicinale, lunedì, h 19-22.30 Staff: don Danilo e Marinella Obiettivi: approfondire la conoscenza della Parola di Dio, luce nel cammino della vita. Quest’anno entrando nel mondo degli Atti degli Apostoli Giovani, lavoratori, (>18 anni) 3° gruppo Scadenza: Mensile, venerdì, h 19.30-21.30 Staff: don Danilo e Marinella Obiettivi: Approfondire temi legati al mondo del lavoro. Quest’anno esploriamo la delicata questione del rapporto etica-profitto guardando ai bilanci solidali, sociali, partecipativi, al terzo settore, al rispetto dei diritti umani, alle logiche sottese alla disciplina dei “brevetti”