METODOLOGIE La pubblicizzazione dei risultati e la stratificazione del rischio in Cardiochirurgia Public release of outcomes and risk stratification in cardiac surgery Plinio Pinna Pintor* Riassunto 86 Negli ultimi due anni il ministro della Sanità ha rilasciato diverse interviste sulle sue intenzioni di pubblicizzare i risultati della Cardiochirurgia in Italia, provocando una serie di polemiche giornalistiche, di cui l’ultima ancora recentemente. L’articolo riporta un breve accenno a questa controversia, una dettagliata rassegna delle precedenti pubblicazioni e un excursus sulla discutibile attendibilità delle informazioni riportate da quotidiani e da periodici italiani da un decennio a questa parte. La rassegna di analoghe pubblicazioni negli Stati Uniti e in Gran Bretagna dimostra l’attualità del problema di informare correttamente il pubblico sulla qualità delle cure offerte da ospedali e medici chirurghi. Si sottolinea il fatto che il diritto all’informazione, ormai affermato dalle leggi e dall’etica giornalistica, non può andare disgiunto da una rigorosa metodologia per la raccolta e l’elaborazione dei dati che riguardano i risultati delle cure (outcome); si offrono inoltre alcuni esempi di come il problema è stato affrontato e risolto da parte di enti pubblici, agenzie private e organi di stampa negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Infine l’Autore, considerato che la mortalità, a torto o a ragione, è uno degli outcome universalmente utilizzati per valutare la performance dei centri cardiochirurgici, descrive e confronta la predittività dei metodi più utilizzati per la predizione del rischio e la stratificazione dei pazienti, presupposto necessario per il confronto fra centri e chirurghi. Alla fine, si fa un breve accenno agli sviluppi futuri connessi al rapido cambiamento della Cardiochirurgia nell’ultimo decennio e ai nuovi strumenti da introdurre per rendere ancora più sensibili le valutazioni della qualità delle cure in Cardiochirurgia. A distanza di un anno dall’intervista rilasciata a Repubblica1, il ministro della Salute, in un lungo intervento sulla riforma della Sanità al forum di Cernobbio2, ribadisce il programma di certificazione di Qualità dei servizi – una sorta di “pagella delle strutture sanitarie” – e l’intenzione di pubblicare periodicamente i risultati degli ospedali. Lo scopo è lo stesso enunciato già lo scorso anno: “soddisfare la richiesta, da parte di chi chiede di essere curato, di sapere con precisione quali risultati garantisce la struttura a cui si rivolge”. Ciò sarà ottenibile “mettendo in Internet” – sosteneva il ministro – i risultati degli interventi di bypass aortocoronarico dei centri cardiochirurgici italiani che hanno volontariamente partecipato al progetto. Già in un’intervista analoga pubblicata due anni or so- no su “Il Sole-24 Ore”3 il ministro annunciava i primi risultati del “Progetto bypass” avviato dall’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con la SICCH dall’inizio del 2002, e destinato a descrivere l’attività di più di 100 centri cardiochirurgici italiani e, per ciascuno dei centri, la mortalità a 30 giorni, creando così “le pagelle degli ospedali”, allo scopo di offrire la possibilità ai cittadini di scegliere direttamente dalla pubblicazione on line le strutture migliori in cui farsi curare. Verrà illustrato in seguito perché la mortalità è universalmente considerata l’indicatore più affidabile della qualità dei centri cardiochirurgici. Il programma del ministro di rendere pubblici i risultati della ricerca attraverso la rete o con altri media non si è ancora avverato completamente, in quanto in Internet sono state inserite solo statistiche descrittive pubblicate anche su “Italian Heart Journal”4 ma incomplete per quanto riguarda i risultati in termini di mortalità e di complicazioni. Questo ritardo ha scatenato una nuova polemica giornalistica con un breve articolo su “Repubbli- * Fondazione Arturo Pinna Pintor Via Vespucci, 61 – 10129 Torino Tel.: 011 5802365 - Fax: 011 5683893 E-mail: [email protected] Parole chiave: pubblicizzazione, “Progetto bypass”, mortalità. P. Pinna Pintor La pubblicizzazione dei risultati e la stratificazione del rischio in Cardiochirurgia METODOLOGIE ca”5, in cui si fa il processo alle intenzioni sostenendo, peraltro senza prove dirette, che “il ministro […] ha ritenuto, in accordo con l’Istituto Superiore di Sanità, di non pubblicarle per stendere un velo su una realtà esplosiva”, insinuando che la sospensione della pubblicazione sia da attribuire al proposito di coprire risultati impresentabili di cinque grandi centri italiani. Nell’articolo si afferma anche che la decisione di non pubblicare i risultati – e ciò probabilmente corrisponde a verità ed è prova di senso critico da parte dell’ISS – è dovuta ad alcuni buchi informatici (ospedali che hanno fornito dati carenti). La risposta della Società Italiana di Cardiochirurgia, che rappresenta ufficialmente gran parte dei cardiochirurghi e dei centri italiani, non si è fatta attendere. In un documento inviato dal ministro all’ISS e a tutti i centri italiani e all’editore, viene categoricamente smentito l’articolo di “Repubblica”, come malinformazione scandalistica, e si riconfermano il sostegno e la collaborazione dell’ISS e il proponimento di offrire con il registro dell’attività cardiochirurgica italiana uno strumento appropriato per la verifica di qualità della Cardiochirurgia in Italia al pari di quanto già realizzato dalla Società Cardiochirurgica Europea e degli Stati Uniti. Il persistere ormai da alcuni anni nel nostro paese di una tensione conflittuale tra la comunità giornalistica da un lato e la comunità medico-scientifica e gli amministratori della Sanità dall’altra esprime il maturare anche in Italia di una domanda di informazione, propria delle democrazie evolute, da parte della cittadinanza, con un certo ritardo. Le prime schermaglie si sono verificate negli Stati Uniti, come si leggerà più avanti, e risalgono a una quindicina di anni fa. La domanda di informazione riguarda tutte le specialità, ma è stata – e lo è tuttora – particolarmente pressante, non solo in Italia, per la Chirurgia cardiaca e per il bypass coronarico, che ne è la forma più comune. Se il dilemma di rendere pubblici o meno i risultati dei centri cardiochirurgici non può non essere risolto, presto o tardi, se non in senso positivo, il problema di quali risultati pubblicare e di come pubblicarli per garantirne la validità è ancora aperto. Come si vedrà più avanti, la pubblicizzazione dei risultati ha rilevanti ripercussioni sulle scelte dei cittadini e ricadute di immagine, sulle capacità di attrazione e sul volume di attività dei centri ospedalieri e dei cardiochirurghi. Merita pertanto di essere approfondita una volta per tutte, per creare una conoscenza dei fatti condivisibile sotto il profilo metodologico dalle società scientifiche, dagli enti erogatori, dagli utilizzatori dei Servizi Sanitari e dai media. Il proponimento del ministro, pertanto, di rendere pubblici i risultati delle ricerche del “Progetto bypass” sulla performance di ospedali e chirurghi si inserisce in questa realtà ed è innovativo per l’Italia, mettendoci al passo con Volume 15, Numero 2, Giugno 2004:86-99 QA gli altri paesi nelle iniziative per la disseminazione dell’informazione sanitaria. Il progetto, infatti, rappresenta un innegabile progresso, in quanto le classifiche di cui si propone la pubblicazione sarebbero basate su indicatori più validi di quelli sino a oggi utilizzati da tutte le altre pubblicazioni che da anni e ancora recentemente compaiono su quotidiani, rotocalchi e loro supplementi. La pubblicazione su periodici o supplementi speciali di rotocalchi di classifiche di medici e chirurghi, iniziata da “Epoca” nel 19946, seguita da “Panorama” nel 19987, ha suscitato già allora la vivace reazione dell’Ordine dei Medici e relativo esposto alla Magistratura con l’accusa di pubblicità subdola, e – ciò che più conta – la critica per la mancanza di criteri scientifici alla base della classificazione8. Il successo editoriale di queste pubblicazioni, che dimostra la richiesta di nuove fonti di informazione sanitaria per la popolazione, ha indotto altri periodici e quotidiani a continuare a produrre servizi giornalistici in cui vengono classificati ospedali e medici. Nell’ottobre 1999 l’“Espresso”9 pubblica un lungo articolo con un titolo drammatizzante in copertina: Dove salvarsi la vita. Gli ospedali migliori e quelli da evitare; e “Panorama”, nel settembre 2002, un servizio dal titolo: Come salvarsi il cuore. Guida completa ai migliori centri italiani10. Dal 1° giugno 2003 sono stati distribuiti supplementi settimanali “Salute”11 del “Corriere della sera”, dedicati agli “ospedali di eccellenza” in sei specialità. I limiti fondamentali di queste pubblicazioni, come di quelle che le hanno precedute, stanno nella scelta dei criteri utilizzati per la classificazione; in particolare, per quanto riguarda la pubblicazione sull’“Espresso” del 1999, che ha maggior attinenza con il programma di divulgazione del ministro, in quanto riporta i dati di mortalità per gli interventi cardiochirurgici di quasi tutti i centri cardiochirurgici italiani (78), senza tenere conto della stratificazione del rischio della popolazione degli operati. Nella pubblicazione di “Panorama” del 2002 vengono elencati gli “ospedali del cuore” del Nord, Centro e Sud Italia con le loro caratteristiche strutturali (numero letti, le loro sub-specializzazioni, nome dei responsabili di Cardiologia e Cardiochirurgia), ma nessun dato sui risultati, né vengono indicati i criteri in base ai quali è stata effettuata la selezione, che di fatto considera quasi esclusivamente i centri ospedalieri pubblici e universitari e le strutture private più importanti. E in quelle più recenti del supplemento “Salute” del “Corriere della sera” vengono indicati per ogni specialità solo i sei centri caratterizzati dalla qualità della produzione scientifica (numero di pubblicazioni e impact factor medio), sia pure con la riserva da parte degli Autori che non sempre a importanti risultati scientifici corrispondono buoni risultati clinici. In Italia, dunque, da un decennio, all’ineludibile e crescente richiesta di informazioni sulla qualità degli ospe- 87 QA 88 P. Pinna Pintor La pubblicizzazione dei risultati e la stratificazione del rischio in Cardiochirurgia Volume 15, Numero 2, Giugno 2004:86-99 dali e dei medici è stato risposto con una serie di pubblicazioni non ufficiali, con le caratteristiche di servizi e scoop giornalistici, più che di relazioni tecnico-scientifiche, il cui effetto è stato in alcuni casi fuorviante. Ciò infatti è successo dopo la pubblicazione di graduatorie basate sulla mortalità grezza dei centri cardiochirurgici italiani nel 1999, che ha compromesso per un certo tempo la reputazione di alcuni centri cardiochirurgici ed è stata una severa punizione, anche se non ufficialmente sanzionata, in molti casi immeritata sia per gli ospedali sia per i chirurghi, per la perdita di referenti cardiologi e di pazienti. Merita a questo proposito ricordare l’autorevole affermazione di Kassirer12, ex direttore del NEJM: “il pubblico ha il diritto di conoscere la qualità del suo medico, ma è irresponsabile diffondere informazioni di dubbia validità suscettibili di essere interpretate in modi diametralmente opposti, o troppo tecniche per essere apprese dai profani”; tale affermazione dovrebbe costituire, almeno per il futuro, un severo monito contro la divulgazione di informazioni di qualsiasi natura sulla performance degli ospedali e dei chirurghi che non abbiano una validità scientificamente provata. A confronto con le notizie prive di documentazione scientifica fornite dalla stampa periodica in Italia sino a oggi, il “Progetto bypass” costituisce un innegabile salto di qualità, sia per l’autorevolezza della fonte dei dati, sia per l’introduzione del criterio di tenere conto, per il confronto fra i centri, della mortalità corretta in base alla gravità dei pazienti. Alcune riserve vanno tuttavia rivolte alla validità della metodologia proposta e sviluppata sino a ora. Innanzitutto per la volontarietà del reclutamento dei centri, che costituisce un forte bias di selezione ai fini della determinazione del profilo nazionale della Cardiochirurgia13, 14, sia per la struttura composita della scheda15, sia per la definizione di mortalità a 30 giorni che si tende a considerare oggi un criterio inattendibile16-18, sia infine per la mancanza di un limite minimo di interventi per il reclutamento dei chirurghi, come è richiesto in tutti i modelli diffusamente adottati nella comunità internazionale dei cardiochirurghi. A questo punto, una breve storia della pubblicizzazione dei risultati, delle controversie che essa ha suscitato e dell’esperienza ricavata in altri paesi può essere utilizzata per il miglioramento del progetto in corso d’opera, a beneficio dei pazienti e del Servizio Sanitario. La pubblicizzazione dei risultati dell’attività ospedaliera – espressa dalla mortalità – ha avuto inizio 15 anni or sono negli Stati Uniti e, dopo una controversia legale tra la Health Care Financing Administration e il “New York Times”, che ha avuto la meglio in base alla legge Freedom of Information Act, i dipartimenti della Sanità e gli ospedali sono stati costretti a rilasciare periodicamente i cosiddetti report cards dei singoli centri, cioè i dati sui risultati. METODOLOGIE Ciò che per altro non ha mancato di provocare proteste dei medici e degli ospedali per l’imprecisione dei metodi di predizione della mortalità19. Da quell’epoca la pubblicizzazione è di fatto resa obbligatoria nella gran parte degli Stati Uniti e attualmente la National Association of Health Data Organization (NAHDO) ha ricevuto l’incarico da 37 stati di raccogliere dati sullo stato della Sanità della popolazione20. Pubblicizzazioni governative Negli Stati Uniti la pubblicizzazione dei risultati di centri ospedalieri di ogni specialità, e in particolare di quelli cardiochirurgici, è promossa, realizzata e pubblicata direttamente dai dipartimenti della Sanità, sia on line sia su opuscoli annuali o biennali. In alcuni stati è iniziata già da più di 10 anni (New York, 198921; New Jersey, 198922; Pennsylvania, 199223); in altri molto più recentemente: California, 199724; Maryland, 199925; Texas, 200026; Virginia, 200127). Di seguito sono menzionate le principali caratteristiche delle pubblicazioni governative sulla performance di ospedali e chirurghi negli Stati Uniti. • Obbligatorietà. Le pubblicazioni governative di interesse per la presente trattazione sono quelle che riportano i dati della performance degli ospedali e dei chirurghi sugli interventi di bypass o di cardiochirurgia in generale e, tra quelle attualmente disponibili, sono in linea già da molti anni. La caratteristica comune di queste pubblicazioni è il fatto di basarsi su una raccolta di dati obbligatoria affidata o direttamente al dipartimento (New York, New Jersey) o ad agenzie indipendenti (NAHDO), come in Pennsylvania, o da agenzie private (Pacific Business Group) e statali (Health Planning and Development), come in California, unico stato, peraltro, in cui la raccolta di dati è su base volontaria. • Volume di attività discriminante. Un’altra importante caratteristica nel metodo di raccolta dei dati è che vengono presi in esame e analizzati solo quelli dei chirurghi con un numero minimo di interventi all’anno o nel triennio di riferimento: ad esempio, nel CSRS di New York21, la cui ultima edizione è del 2002 e riguarda il periodo 1997-99, la soglia per il reclutamento dei chirurghi è di 200 interventi nel periodo di tre anni ed è stato così dall’inizio della pubblicazione; nella classificazione del New Jersey22, il numero minimo è di 100 pazienti nei due anni di osservazione, ultimo dei quali è del 1998-99. Nella classificazione della Pennsylvania Guide to coronary bypass graft surgery23, la cui ultima edizione del 2000 riporta i dati del periodo 1998-2000, il numero minimo per la classificazione è di 115 interventi all’anno. P. Pinna Pintor La pubblicizzazione dei risultati e la stratificazione del rischio in Cardiochirurgia METODOLOGIE Il California coronary artery bypass graft surgery (CABG) mortality reporting Program, la cui ultima edizione fa riferimento al periodo 1997-9824, riguarda soltanto la mortalità specifica degli ospedali. • Tipo di outcome. In quasi tutti i progetti l’outcome valutato è la mortalità indicizzata basata su modelli predittivi elaborati su un numeroso campione di casistica propria; così avviene per quelli di New York (18 814 casi), New Jersey (16 584 casi), Pennsylvania (27 448 casi) e California (30 814 casi). La metodologia statistica è basata, in generale, su una regressione logistica in cui vengono inserite le principali caratteristiche pre-operatorie dei pazienti; il loro peso nella predizione della mortalità viene valutato come coefficiente e utilizzato per la definizione della mortalità attesa per ciascun paziente e per il gruppo che presenta quelle caratteristiche di rischio e quelle probabilità di morte. • Metodo per la classifica. Il punteggio è effettuato sia calcolando il rapporto fra mortalità osservata e attesa nominativa di ciascun chirurgo e ciascun centro (New York e New Jersey), sia con la definizione dicotomica per ogni centro e per ogni chirurgo se è al di sopra o al di sotto della mortalità attesa. Analogamente, nel progetto californiano, in cui il modello predittivo è elaborato in regressione logistica, la classificazione della performance degli ospedali viene affidata a stellette: tre per gli ospedali in cui la mortalità è inferiore a quella attesa, due per quelli in cui sta nei limiti di quella attesa, una negli ospedali con mortalità superiore a quella attesa. Pubblicizzazioni non governative Le più importanti, anche se meno note, sono quella dell’Agenzia Health Grades28 e quella raccolta e pubblicata da “US News” 29 di cui si dirà più avanti. Fra le pubblicazioni non governative di rilievo negli Stati Uniti figura quella dell’agenzia indipendente Health Grades – The Health Care Quality Experts28, una corporazione privata che raccoglie tutti i dati obbligatoriamente registrati per legge dal Center of Medicare and Medicare e da Med Pars Data Base di tutti i ricoverati negli Stati Uniti, esclusi gli ospedali della Veteran Administration. A differenza delle precedenti pubblicazioni governative, che riguardavano esclusivamente la Cardiochirurgia, queste hanno documentato la classificazione degli ospedali per tutte le specialità medico-chirurgiche. Il periodo di osservazione è di tre anni dal 1999 al 2002 per garantire una sufficiente numerosità ai fini statistici. Gli outcome della performance sono la mortalità e le complicazioni indicizzate sulla base di modelli statistici specifici, sviluppati per ciascuna coorte di pazienti e cia- Volume 15, Numero 2, Giugno 2004:86-99 QA scun outcome, usando una regressione logistica. La classificazione viene effettuata – come nel modello californiano – sul rapporto tra performance osservata e attesa: se è migliore cinque stellette, se non è diversa statisticamente da quella attesa tre stellette, se è peggiore di quella attesa una stelletta. I dati sono in linea e forniscono per ogni specialità e per ogni chirurgo la numerosità dei casi e le stellette inerenti la classificazione sulla mortalità. La più nota pubblicazione non governativa sulla qualità degli ospedali degli Stati Uniti è quella della rivista “US-News and World Report”29, che dal 1990 pubblica una rubrica dal titolo America’s Best Hospitals. Si tratta della prima classifica, in ordine di tempo, dei 50 migliori ospedali degli Stati Uniti in 17 specialità. La classificazione è basata su un punteggio composito relativo alle tre dimensioni della qualità (struttura, processo e outcome), e non solo sull’outcome, come in tutte le classificazioni governative degli Stati Uniti precedentemente citate. I dati utilizzati per la classificazione sono stati ricavati dalla pubblicazione annuale dell’AHA del 2000 e dal centro dei servizi Medicare (Medicare, MEDPARS database), che contiene tutte le informazioni sui pazienti dimessi. La metodologia per le misure di qualità è stata elaborata da un servizio dell’Università di Chicago (National Opinion Research Center, NORC)30, mentre la raccolta, l’elaborazione e la classificazione dei dati, cioè delle report cards, è stata promossa e pubblicata dalla rivista “US-News and World Report”29. Nel 2003 il periodico pubblica la 13a edizione dell’America’s Best Hospitals, classificando i 50 migliori ospedali su 205 centri terziari selezionati da 6045 in 17 specialità. Gli indicatori utilizzati per il punteggio e la classificazione, come accennato in precedenza, sono i seguenti: – la reputazione dell’ospedale, basata sul giudizio espresso da 180 specialisti interpellati a caso sui migliori cinque ospedali della loro specialità; – la mortalità indicizzata, espressa dal rapporto fra mortalità osservata e quella attesa stratificando i pazienti in base alle loro caratteristiche fornite dall’APRDRG; – vengono infine considerati il volume di attività, indicato dal numero di dimessi nel corso dell’anno, il rapporto infermieri/letti e la disponibilità di alte tecnologie. A seconda delle specialità, alcuni indicatori del punteggio possono essere diversi, così come la posizione in graduatoria degli ospedali. Ad esempio, la Cleveland Clinic da molti anni è al primo posto per la Cardiologia e la Cardiochirurgia, mentre il John Hopkins di Baltimora per le malattie digestive. Si può concludere che negli Stati Uniti ormai da molti anni sia la pubblica amministrazione sia agenzie private e 89 QA P. Pinna Pintor La pubblicizzazione dei risultati e la stratificazione del rischio in Cardiochirurgia Volume 15, Numero 2, Giugno 2004:86-99 periodici forniscono copiose informazioni in rete e su pubblicazioni cartacee contenenti graduatorie nominative di ospedali e chirurghi in diverse specialità, ma in particolare in Cardiochirurgia, basate sulla mortalità indicizzata come outcome primario. Anche se molte sono le differenze culturali, di costume, economiche e politiche fra la nostra società e quella statunitense, alcuni princìpi universali come il diritto all’informazione del cittadino ci accomunano e giustificano la scelta di emulazione, da parte del ministero nel merito, nel pubblicizzare i risultati degli interventi, con le riserve metodologiche di cui si è fatto cenno in precedenza. Inghilterra 90 Altre esperienze di pubblicizzazione più recenti sono quelle inglesi. Si tratta di cinque supplementi del “Times” pubblicati nel novembre 2001 (le edizioni più recenti sono consultabili su Internet) dal titolo Hospital Consultant Guide31, ognuno dei quali dedicato a una specialità medica o chirurgica. I dati riportati nei supplementi sono ricavati dalle pubblicazioni annuali del ministero della Sanità inglese, definite “Hospital Episode Statistics”, che riguardano tutti i ricoveri per acuti con dati ricavati dalle schede di dimissione. Il primo di questi supplementi è dedicato alla Cardiochirurgia e pubblica i dati sul volume di attività di tutti gli ospedali che effettuano almeno 1000 bypass nel corso di cinque anni. La mortalità è indicizzata sulla base di una regressione logistica contenente numerose variabili demografiche, cliniche (comorbilità) e chirurgiche. Non è specificato tutto il procedimento e la classificazione degli ospedali non è espressa da punteggi ma dal rapporto tra la mortalità osservata e attesa di ogni singolo centro e la mortalità nazionale basata sui dati degli ultimi tre anni. Per ogni centro ospedaliero viene indicato se la mortalità indicizzata è superiore, inferiore o paritaria alla media nazionale. La guida contiene inoltre l’elenco di tutti gli specialisti basata sul numero di pubblicazioni prestigiose su riviste con alto impact factor e, inoltre, un elenco di tutti gli specialisti operanti nel NHS con i loro curricula e dati di recapito, liste d’attesa ecc. La diffusione recente anche in Gran Bretagna della divulgazione delle performance dei centri cardiochirurgici è un’ulteriore conferma dell’opportunità e dell’attualità della scelta del ministero. A proposito delle modalità di classificazione va notato che in Italia non si dispone attualmente di una media nazionale o regionale della mortalità chirurgica per bypass coronarico da utilizzare come standard di riferimento. Gli unici dati riguardano i 2637 pazienti inerenti tutta la Cardiochirurgia, dei quali 1324 bypass, raccolti in 23 centri italiani per l’elaborazione dell’EuroSCORE nel 199532. Come è noto, da allora la mortalità è diminuita e il rischio medio dei pazienti è aumentato in tutto il mondo occidentale; inoltre i 23 centri METODOLOGIE che hanno partecipato alla raccolta dei dati costituivano allora poco più di un terzo di tutti i centri cardiochirurgici italiani (più di 60) e quindi è presumibile che siano stati forniti soprattutto i dati dai centri con migliori risultati. Pertanto questi valori di mortalità nazionale, i migliori in Europa per i bypass (2,4%)33, sono il frutto di un bias di selezione che è tipico del reclutamento volontario. Anche questo è un limite metodologico delle modalità di reclutamento del “Progetto bypass”. Indipendentemente dalla diversità dei metodi impiegati sia per la definizione della mortalità indicizzata sia per le dimensioni dei campioni utilizzati per la classificazione dei centri, la mortalità rimane, almeno per il momento – nell’ambito della Cardiochirurgia e della Chirurgia coronarica in particolare – l’indicatore ufficiale per la valutazione esterna della qualità dei centri e dei chirurghi. PERCHÉ LA MORTALITÀ La mortalità è l’evento più grave e inequivocabile e di facile accertamento. Per questi motivi, da due decenni gran parte delle ricerche è stata dedicata alla valutazione e all’individuazione dei suoi fattori di rischio34. Vi sono diversi motivi, tuttavia, che rendono l’uso della mortalità globale o grezza di ciascun centro un indicatore inaffidabile della qualità della Chirurgia. La mortalità è un evento relativamente raro ed è soggetto ad ampie fluttuazioni causali, che incidono specialmente sulle coorti di piccole dimensioni: ad esempio, in un centro che opera solo 100 pazienti all’anno, ci aspettiamo che si verifichino quattro decessi; non ci dobbiamo aspettare che avvenga un decesso esattamente ogni 25 pazienti operati. Se tutti e quattro i decessi avvenissero tra i primi 25 pazienti operati, evenienza possibile, la mortalità sarebbe mostruosa (pari al 16%); se invece non se ne verificasse alcuna – evenienza altrettanto possibile –, il centro potrebbe essere considerato di eccellenza, non avendo riscontrato alcun decesso. Tanto più numerosa è la casistica, tanto più affidabile è la stima degli eventi che si osservano. In secondo luogo la mortalità globale non è un buon indicatore e non può essere utilizzata per i confronti se non è correlata alla gravità dei pazienti, in quanto i pazienti più gravi hanno un maggiore rischio di mortalità perioperatoria. La mortalità non è l’unico evento rilevante e l’attenzione dei ricercatori negli ultimi anni si è rivolta a considerare altri rischi, quali le complicazioni, la durata della degenza, il rientro in ospedale a breve termine, la capacità di superare le complicazioni e i costi. Infine la mortalità in Cardiochirurgia non è risultata un evento stabile nel corso degli anni, come si descriverà con maggiori dettagli in seguito. P. Pinna Pintor La pubblicizzazione dei risultati e la stratificazione del rischio in Cardiochirurgia METODOLOGIE Volume 15, Numero 2, Giugno 2004:86-99 Può interessare il cardiochirurgo che dovrà utilizzare modelli per la valutazione del rischio un breve accenno alla metodologia comunemente utilizzata per la loro elaborazione, che consiste in: – individuazione delle caratteristiche dei pazienti cardiochirurgici associate al rischio di mortalità ospedaliera, ovvero i fattori di rischio di mortalità; – utilizzo di tali caratteristiche per formare classi o strati di pazienti omogenei rispetto ad esse; – creazione di un modello predittivo di mortalità attesa per ciascuno strato, ricavato da un campione di popolazione di operati di dimensioni sufficienti per l’analisi statistica; – validazione della predittività del modello in un altro campione di operati, generalmente nello stesso centro in cui il modello è stato derivato retrospettivamente, suddividendo in due metà la casistica, o su un secondo campione raccolto in modo prospettico nello stesso centro. QA I modelli attualmente utilizzati per la stratificazione del rischio dei pazienti operati di cuore in Europa e in Nordamerica sono una decina (Tab. 1), ma presentano difformità che ne rendono difficile il confronto; le difformità risiedono nei seguenti punti: 1. numero dei centri che hanno partecipato all’elaborazione dei modelli; 2. periodo di raccolta dei dati per l’individuazione dei fattori di rischio: 3. numerosità del campione; 4. tipo di chirurgia (coronarica, valvolare o combinata); 5. eventi considerati come variabili dipendenti (mortalità, complicazioni, durata della degenza); 6. numero dei fattori di rischio, definiti anche variabili indipendenti; 7. diversità dei criteri di definizione e dei relativi punteggi. Tabella 1 – Caratteristiche generali dei 10 modelli analizzati Autori o titoli ricerche N. centri partecipanti Periodo raccolta dati Classi rischio N. pazienti per determinare il fattore di rischio Evento Tipo di chirurgia N. fattori di rischio Kennedy (CASS)35 15 1975-78 – 6176* M Solo CABG 20 Parsonnet36 1 1982-87 5 3500 M Tutta 15 Higgins37 1 1986-88 9 5051 O’Connor38 M Solo CABG + complicanze 9 5 1987-89 – 3055 M Solo CABG 8 STS39 374 1995 7 138 762 M Solo CABG 28 Hannan40 30 1989-92 – 57 187 M Solo CABG 14 Tuman41 1 1990 6 3156 M + LOS + complicanze Tutta 11 Tu (Ontario) 42 9 1991-93 3 6213 M + LOS + ICU + OSP Tutta 6 Roques43 42 1993 4 7182 M Tutta 8 EuroSCORE44 128 1995 3 13 302 M Tutta 18 * Il numero dei pazienti è quello su cui sono stati individuati i fattori di rischio. Il numero delle variabili si riferisce a quelle risultanti dopo l’analisi multivariata e mutualmente esclusive. M = mor talità LOS = durata della degenza (Length Of Stay) ICU = Unità di terapia intensiva (Intensive Care Unit) OSP = ospedalizzazione protratta CABG = Chirurgia coronarica (Coronar y Ar ter y Bypass Graft) 91 QA P. Pinna Pintor La pubblicizzazione dei risultati e la stratificazione del rischio in Cardiochirurgia Volume 15, Numero 2, Giugno 2004:86-99 Le differenze dei punti 6 e 7 sono quelle che maggiormente ostacolano il confronto della validità dei modelli. Ad esempio, per la variabile “età” (Tab. 2) la tendenza a operare nel corso del decennio pazienti sempre più anziani può spiegare l’innalzamento della soglia. Altre rilevanti differenze che possono incidere in maniera determinante sul punteggio di rischio di ogni paziente sono variabili categoriche, come la priorità chirurgica (Tab. 3). Secondo i criteri STS Ontario – EuroSCORE, se per emergenza si intende l’intervento da effettuare entro le 24 ore, il punteggio di rischio è rispettivamente di 5, 4, 2 volte quello della Chirurgia elettiva. Se per emergenza si intendono quelli dovuti alle complicazioni dell’angioplastica, delle coronarografie, o alla riparazione della rottura del setto, il punteggio sale a 10. È ipotizzabile che la diversità dei criteri utilizzati per la definizione delle emergenze possa far spostare i pazienti da una classe all’altra di rischio, viziando il giudizio sulla qualità della Chirurgia. È proprio sulla classificazione dei casi di emergenza che si basa in gran parte la differenza di mortalità grezza dei centri. Se si prescinde dalla diversità dei valori numerici dei punteggi e si considera l’equivalenza biologica di alcuni di essi, tuttavia, si può constatare che alcune variabili principali sono state definitivamente confermate come fattori di rischio indipendenti da tutti gli Autori (Tab. 4). METODOLOGIE È parso superfluo ormai da alcuni anni costruire nuovi modelli, ma sempre più utile confrontare gli esistenti per accertare le differenze di predittività e individuare i migliori per adottarli nella pratica. Tabella 2 – Differenze di classificazione e di punteggio della variabile “età” Autore N. Classi età Punti 2 <60; >60 Imprecisato 3 <65; 65-74; ≥75 1-2 Higgins37 3 <65; 65-74; ≥75 1-2 O’Connor38 6 <55; ≥75 1-4,7 Parsonnet36 4 <70; 70-74; 75-79; ≥80 7; 12,20 Roques43 4 <70; 70-74; 75-79; ≥80 3; 4,5 STS39 3 <50; 50-70; >70 1,4%; 2,6%; 6% Coefficiente AB (età)2: 100 Kennedy35 Tuman41 Hannan40 Tu42 3 <65; 65-74; ≥75 0,2-3 EuroSCORE44 2 <60; >60 1 ogni 5 anni Tabella 3 – Criteri adottati dai diversi Autori per la definizione della priorità chirurgica Emergenza Kennedy (CASS)35 Parsonnet36 Tuman41 Tu (Ontario)42 O’Connor38 STS39 92 Punti Intervento da effettuare lo stesso giorno della coronarografia Urgenza Punti Intervento da eseguire entro 6 giorni – Intervento per complicazioni da cateterismo o PTCA 10 – – Intervento per compromissione emodinamica acuta, angina intrattabile, complicazione di PTCA con lesione arteriosa 4,8 – – Intervento da effettuare entro 24 ore dall’invio del paziente 4 Da effettuare per la gravità e l’instabilità dell’angina, dell’anatomia coronarica o per il rischio ischemico 1 Condizioni della cardiopatia, intervento nell’ordine di ore per evitare complicanze e morte del paziente 4,4 Quando il paziente non può essere dimesso prima dell’operazione 2,1 Intervento entro un’ora dal cateterismo e in ogni caso entro 24 ore 5 Entro due giorni – P. Pinna Pintor La pubblicizzazione dei risultati e la stratificazione del rischio in Cardiochirurgia METODOLOGIE Volume 15, Numero 2, Giugno 2004:86-99 QA Tabella 4 – Fattori di rischio comuni nei modelli analizzati Fattori di rischio Parsonnet Higgins O’Connor STS NY Tuman Tu Roques Euro SCORE Età avanzata + + + + + + + + + Sesso femminile + – + + + + + + + Disfunzione ventricolare grave + + + + + + + + + Reintervento + + + + + + + + + Disfunzione renale + + + – + + – – – Valvulopatia + + – – + – – – – Emergenza + + + + + + + + + CONFRONTO TRA MODELLI di di sette pazienti deceduti, per nessuno di essi risultava un punteggio predittivo al 100% di mortalità (Tab. 6) . La nostra conclusione è che, mentre i modelli sono in grado di classificare con accuratezza la frequenza di mortalità in una coorte di pazienti, non lo sono nella predizione individuale, cosa che si spiega con il concetto bayesiano della probabilità pre-test. La scarsa predittività individuale, quindi, non dipende dal tipo di modello di stratificazione scelto, ma rappresenta un limite intrinseco di ogni tentativo di predire eventi che si verificano con un’incidenza molto bassa. Infatti è ben noto che, in base al teorema di Bayes, il valore predittivo positivo è molto basso quando la prevalenza dell’evento è bassa, anche se il test ha un’elevata sensibilità e specificità. Nel caso della Cardiochirurgia, in cui l’incidenza della mortalità si attesta intorno al 2-4%, è quasi impossibile prevedere il decesso del singolo individuo, perché permane un margine di imponderabilità non codificabile anche individuando altri fattori di rischio pre-operatori. Per chi deve adottare un modello, è importante valutare le capacità predittive a confronto con gli altri modelli disponibili. A questo proposito sono ormai numerosi i confronti fra diverse combinazioni di modelli. In un nostro recente studio45, in cui abbiamo messo a confronto CCF, NJ, FS, EuroSCORE nella nostra casistica, tutti i modelli utilizzati hanno dimostrato eccellente accuratezza nella predizione dell’incidenza di mortalità di tutta la coorte (Tab. 5), con un punteggio di accuratezza (indice di Shannon) vicino all’unità in tutti i quattro modelli confrontati, anche se – utilizzando le curve ROC – il modello di Parsonnet ha dimostrato una minore accuratezza nella classificazione dei pazienti (area sotto la curva 0,60 verso CCF 0,977, FS 0,975, EuroSCORE 0,97). Al contrario, nessuno dei modelli ha dimostrato la benché minima accuratezza nell’individuare la mortalità dei singoli. Infatti, se si considerano i punteggi di rischio me- Tabella 5 – Mortalità osservata e attesa in base alle probabilità calcolate con regressione logistica, area sotto le curve ROC, numero di pazienti correttamente classificati e punteggi di accuratezza dei 4 modelli NBI Score* (%) ± SD CCF Score° (%) ± SD French Score§ (%) ± SD EuroSCORE (%) ± SD Punteggi medi 1,12 ± 1,59 1,45 ± 1,87 1,82 ± 2,39 2,32 ± 2,0 Intervallo dei punteggi da 0 a 9,74 da 0 a 11 da 0 a 11 da 0 a 11 2,2 (p = 0,10) 10,3 (p = 0,0013) 5,8 (p = 0,01) 5,2 (p = 0,02) 0,60 0,86 0,82 0,81 48 82 79 76 0,978 ± 0,12 0,977 ± 0,12 0,975 ± 0,12 0,970 ± 0,11 Probabilità Area sotto la curva ROC Pazienti classificati correttamente Punteggi di accuratezza * Punteggio del New Jersey Beth Israel (Parsonnet). ° Punteggio della Cleveland Clinic Foundation. § Punteggio francese (Roques). 93 QA P. Pinna Pintor La pubblicizzazione dei risultati e la stratificazione del rischio in Cardiochirurgia Volume 15, Numero 2, Giugno 2004:86-99 METODOLOGIE Tabella 6 – Punteggi e indice di accuratezza dei pazienti deceduti entro 30 giorni dall’intervento e dei sopravvissuti Punteggi Pazienti deceduti CCF Score French Score Euro SCORE NBI Score CCF Score French Score Euro SCORE 0 1 4 5 0,06 0,04 0,08 0,04 2 0 2 4 4 0,10 0,10 0,06 0,04 3 0,03 5 3 3 0,14 0,08 0,04 0,08 4 2,2 4 4 5 0,16 0,08 0,04 0,07 5 6,05 4 2 5 0,12 0,10 0,14 0,10 6 1,1 5 7 4 0,20 0,18 0,10 0,15 7 5,46 9 5 6 0,29 0,14 0,04 0,16 Media ± DS dei pazienti deceduti 2,1 ± 2,6 4,2 ± 2,5 4,1 ± 1,6 4,6 ± 1,0 0,15 ± 0,07 0,10 ± 0,05 0,07 ± 0,04 0,09 ± 0,05 Media ± DS 1,1 ± dei pazienti sopravvissuti 1,5 1,3 ± 1,7 1,7 ± 2,2 2,2 ± 1,9 0,99 ± 0,001 0,99 ± 0,001 0,99 ± 0,002 0,99 ± 0,001 P 0,008 0,042 0,001 0,0001 0,0001 0,0001 0,0001 1 0,045 L’opinione diffusa dagli specialisti è pertanto che non si potrà probabilmente ottenere un’accuratezza predittiva dei modelli tale da individuare – ai fini delle scelte cliniche – i pazienti che sicuramente andranno incontro alla morte e che ragionevolmente non dovrebbero essere operati. Fatte queste precisazioni, rimane sempre indiscussa l’“utilità” della stratificazione del rischio e del calcolo del rischio medio della coorte di pazienti operati per il controllo interno ed esterno della qualità dei centri, basandosi sempre sul rapporto fra mortalità osservata e mortalità attesa, che per essere accettabile dovrebbe essere = 1. Sviluppi futuri e paradosso del rischio L’osservazione dei dati contenuti nei registri di Cardiochirurgia nazionali e plurinazionali ha dimostrato che, a partire dalla metà degli anni Ottanta, si sono verificati contemporaneamente un aumento del rischio pre-operatorio di mortalità (Tabelle 7 e 8) e una lieve diminuzione della mortalità operatoria: il paradosso del rischio46, 47. 94 Accuratezza NBI Score Tabella 7 – Aumento del rischio medio di mortalità secondo il modello di Parsonnet e di Higgins Punteggio medio del rischio di mortalità Anni Newark Beth Israel Hospital (Parsonnet)48 1988 6,5 1989 6,7 1990 7,1 1991 8,9 1992 9,3 1993 9,6 1994 9,6 National Cleveland Adult Clinic Cardiac Foundation Surgical (Higgins)50 Database (Parsonnet)49 1995 1996 5,0 2,9 1997 5,0 3,0 1998 5,5 3,1 1999 6,0 3,1 P. Pinna Pintor La pubblicizzazione dei risultati e la stratificazione del rischio in Cardiochirurgia METODOLOGIE Volume 15, Numero 2, Giugno 2004:86-99 QA Tabella 8 – Riduzione della frazione di eiezione media e aumento della prevalenza di alcuni fattori di rischio di mortalità per la Chirurgia coronarica dal 1980 al 2000 Prevalenza di pazienti con: Anni Età Frazione di eiezione media (%) Tronco comune (%) Chirurgia non elettiva (%) Insufficienza renale (%) 1980 58 62 1985 62 54 7 5 2,5 9 20 2,6 1990 64 1995 64 52 11 26 2,7 50 18 34 2000 65 3,8 49 20 40 4,2 Questo divario è causato dalla tendenza dei modelli di predizione pre-operatoria a sovrastimare il rischio di mortalità rispetto alla mortalità osservata (Figure 1 e 2)51, 52. Infatti, questi modelli sono stati elaborati 10-15 anni fa e sono espressione di una tecnologia chirurgica non in grado di far sopravvivere una quota di pazienti ad alto rischio, che invece, con le attuali tecnologie, non muoiono nel periodo peri-operatorio. Il decorso di questi pazienti è usualmente caratterizzato da complicazioni, da una lunga degenza in terapia intensiva (Tab. 9), da un’alta mortalità tardiva, da una scadente qualità della vita e da uno sproporzionato consumo di risorse53. Pertanto, l’attenzione della comunità dei cardiochirurghi e degli organizzatori della Sanità si è rivolta alla ricerca dei fattori di rischio pre-operatori e peri-operatori che determinano l’insorgenza di complicazioni e il prolungamento della degenza. A questo proposito abbiamo recentemente verificato l’accuratezza predittiva dell’EuroSCORE, che nella nostra casistica si è dimostrato in grado di predire non solo la mortalità, ma anche i costi e la durata della degenza in terapia intensiva (Fig. 3)54, 55. Tale tipo di previsioni può servire a sensibilizzare gli operatori sul problema dell’appropriatezza delle indicazioni all’intervento e sull’opportunità di individuare i pazienti cui sconsigliare la Cardiochirurgia e proporre l’alternativa di terapie mediche o interventistiche. Figura 1 Mortalità annuale attesa (quadratino chiaro) e osservata (quadratino scuro) dopo bypass aortocoronarico isolato 95 QA P. Pinna Pintor La pubblicizzazione dei risultati e la stratificazione del rischio in Cardiochirurgia Volume 15, Numero 2, Giugno 2004:86-99 METODOLOGIE Figura 2 Mortalità attesa (quadratino chiaro) e osservata (quadratino scuro) dopo bypass aortocoronarico isolato dal 1994 al 1997 Tabella 9 – Destino dei pazienti lungodegenti in terapia intensiva Soglia degenza in terapia intensiva Pazienti (%) Ryan56 >14 giorni Bashour57 <10 giorni >10 giorni Holmes Pinna 96 Pintor53 Mortalità ospedaliera (% pazienti) Mortalità nel follow-up (% pazienti) 3,8 (307) 42 – 94,6 5,4 1,5 33,1 – 34 a 12 mesi >48 h 7,2 33,3 9,3 a 12 mesi <48 h >48 h >5 giorni >10 giorni 78,7 21,3 6,1 3,3 0,8 12,5 36,6 50 1,6 a 3 mesi 25,3 a 3 mesi P. Pinna Pintor La pubblicizzazione dei risultati e la stratificazione del rischio in Cardiochirurgia METODOLOGIE Volume 15, Numero 2, Giugno 2004:86-99 QA Figura 3 Correlazione tra EuroSCORE logistico, costi e LOS-ICU. Per un incremento di 1 punto EuroSCORE si ha un aumento dei costi del 2,6% e di 4,5 ore di degenza in terapia intensiva (LOS-ICU). CONCLUSIONI GENERALI • Il diritto all’informazione dei cittadini sulla qualità dei centri cardiochirurgici e dei cardiochirurghi va garantito. • Di concerto vanno anche garantite l’affidabilità e la validità delle informazioni. • Se la mortalità è l’indicatore più comune della qualità dei centri, solo quella relativa ai diversi strati di rischio deve essere pubblicizzata. • Il progressivo cambiamento degli scenari clinici (riduzione della mortalità precoce, aumento della durata di degenza per i pazienti ad alto rischio) suggerisce l’utilizzazione di nuovi strumenti predittivi per la gestione di questi pazienti e nuovi criteri di valutazione della Qualità. • Solo un impianto metodologico robusto che consideri i limiti di precisione dei modelli, le modalità di raccolta dei dati, le dimensioni dei campioni, e non solo la mortalità a breve termine, potrà garantire la pubblicazione di giudizi giusti. Desidero esprimere vivo apprezzamento per il faticoso lavoro di trascrizione dei miei manoscritti e di ricerca bibliografica svolti dalla mia segretaria sig.ra Piera Colonna. Bibliografia 1. Repubblica 25 gennaio 2003; 34. 2. Forum “Sanità Futura”, Cernobbio, 5-8 Aprile 2004, www.sanitafutura.it. 3. Il Sole 24 Ore 29 aprile 2002; 115: 16. 4. Seccareccia F, Capriani P, Diemoz S, Taioli E, Tosti ME, Greco D; Gruppo di Ricerca italiano “Progetto BPAC”. Cross-sectional study of cardiac surgery centers within the “CABG Project” (short-term outcome in patients undergoing coronary artery bypass graft surgery in Italian cardiac surgery centers). Ital Heart J 2003; 4(1): 32-38. 5. Repubblica 2004. 6. Guida ai migliori Medici d’Italia. Epoca 1994 (Suppl). 7. Grandi Medici Cardiologi e Cardiochirurghi. Panorama 1998 (Suppl). 8. Pinna Pintor P. Il diritto all’informazione e la pubblicità sanitaria. Informati o ingannati? Torino Medica 1998; 7-8. 9. Gaudenzi G. Cuore, Dove salvarsi la vita. L’Espresso 1999; 42: 220. 10. Come salvarsi il Cuore. Guida completa ai migliori centri italiani. Panorama 2002. 11. Il Corriere della Sera – Salute” 2002 (Suppl). 12. Kassirer JP. The use and abuse of practice profiles. New Engl J Med 1994; 330: 634-635. 97 QA 98 P. Pinna Pintor La pubblicizzazione dei risultati e la stratificazione del rischio in Cardiochirurgia Volume 15, Numero 2, Giugno 2004:86-99 13. McCormick D, Himmelstein DU, Woolhandler S, Wolfe SM, Bor DH. Relationship between low quality-of-care scores and HMOs’ subsequent public disclosure of quality-of-care scores. JAMA 2002; 288: 1484-1490. 14. Berwick DM. Public performance reports and the will for change. JAMA 2002; 288:1523-1524. 15. Pinna Pintor P. Osservazioni al progetto bypass dell’ISS: Roma, 2 luglio 2003. 16. Quaini E. Valore scientifico dell’esito del CABG a 30 gg. Simposio: La qualità in Cardiochirurgia. Roma, 2 luglio 2003. 17. Osswald BR, Blackstone EH, Tochtermann U, Thomas G, Vahl CF, Hagl S. The meaning of early mortality after CABG. Eur J Cardiothorac Surg 1999; 15: 401-407. 18. Johnson ML, Gordon HS, Petersen NJ, Wray NP, Shroyer AL, Grover FL, Geraci JM. Effect of definition of mortality on hospital profiles. Med Care 2002; 40: 7-16. 19. Green J. Problems in the use of outcome statistic to compare health care providers. Brookl Law Rev 1992; 58: 5573. 20. National Association Health Data Organization. www.nahdo.org. 21. New York State Department of Health. www.health.state.ny.us. 22. Cardiac Surgery in 2000 in New Jersey. www.state.nj.us/health/hcsa/cabmenu.htm. 23. Pennsylvania’s Guide to Coronary Bypass Graft Surgery 2000. www.phc4.org. 24. California Report on Coronary Artery Bypass Graft (CABG) Surgery 1999 Hospital Data. www.oshpd.cahwnet.gov. 25. Maryland Health Care Commission (MHCC). www.mhcc.state.md.us. 26. Texas Health Care Information Council (THCIC). www.thcic.state.tx.us. 27. Virginia Health Information (VHI). www.vhi.org. 28. Health Grades. The Health Care Quality Experts. Hospital Report Cards Methodology. www.healthgrades.com. 29. USNews.com. www.usnews.com/usnews/health/hosptl/ tophosp.htm. 30. National Opinion Research Center, Univeristy of Chicago. www.norc.uchicago.edu. 31. Hospital Consultants Guide. The Times 2001 (Suppl). www.timesonline.co.uk. 32. Roques F, Nashef SA, Michel P, Pinna Pintor P, David M, Baudet E; The EuroSCORE Study Group. Does EuroSCORE work in individual European countries? Eur J Cardiothorac Surg 2000; 18: 27-30. 33. Nashef SA, Roques F, Michel P, Cortina J, Faichney A, Gams E, Harjula A, Jones MT. Coronary surgery in Europe: comparison of the national subsets of the European system for cardiac operative risk evaluation database. Eur J Cardiothorac Surg 2000; 17: 396-399. METODOLOGIE 34. Pinna Pintor P, Bobbio M, Giammaria M. La valutazione del rischio operatorio. In: Trattato di Cardiologia ANMCO. Excerpta Medica, San Donato Milanese (MI), 2000, pp. 3445-3460. 35. Kennedy JW, Kaiser GC, Fisher LD, Maynard C, Fritz JK, Myers W, Mudd JG, Ryan TJ, Coggin J. Multivariate discriminant analysis of the clinical and angiographic predictors of operative mortality from the Collaborative Study in Coronary Artery Surgery (CASS). J Thorac Cardiovasc Surg 1980; 80: 876-887. 36. Parsonnet V, Dean D, Bernstein AD. A method of uniform stratification of risk for evaluating the results of surgery in acquired adult heart disease. Circulation 1989; 79: I3-12. 37. Higgins TL, Estafanous FG, Loop FD, Beck GJ, Blum JM, Paranandi L. Stratification of morbidity and mortality outcome by preoperative risk factors in coronary artery bypass patients. A clinical severity score. JAMA 1992; 267: 2344-2348. 38. O’Connor GT, Plume SK, Olmstead EM, Coffin LH, Morton JR, Maloney CT, Nowicki ER, Levy DG, Tryzelaar JF, Hernandez F et al.; Northern New England Cardiovascular Disease Study Group. Multivariate prediction of in-hospital mortality associated with coronary artery bypass graft surgery. Circulation 1992; 85: 2110-2118. 39. Shroyer AL, Grover FL, Edwards FH. 1995 coronary artery bypass risk model: the Society of Thoracic Surgeons Adult Cardiac National Database. Ann Thorac Surg 1998; 65: 879-884. 40. Hannan EL, Kilburn H Jr, Racz M, Shields E, Chassin MR. Improving the outcomes of coronary artery bypass surgery in New York State. JAMA 1994; 271: 761-766. 41. Tuman KJ, McCarthy RJ, March RJ, Najafi H, Ivankovich AD. Morbidity and duration of ICU stay after cardiac surgery. A model for preoperative risk assessment. Chest 1992; 102: 36-44. 42. Tu JV, Jaglal SB, Naylor CD; Steering Committee of the Provincial Adult Cardiac Care Network of Ontario. Multicenter validation of a risk index for mortality, intensive care unit stay, and overall hospital length of stay after cardiac surgery. Circulation 1995; 91: 677-684. 43. Roques F, Gabrielle F, Michel P, De Vincentiis C, David M, Baudet E. Quality of care in adult heart surgery: proposal for a self-assessment approach based on a French multicenter study. Eur J Cardiothorac Surg 1995; 9: 433-440. 44. Roques F, Nashef SA, Michel P, Gauducheau E, De Vincentiis C, Baudet E, Cortina J, David M, Faichney A, Gabrielle F, Gams E, Harjula A, Jones MT, Pinna Pintor P, Salamon R, Thulin L. Risk factors and outcome in European cardiac surgery: analysis of the EuroSCORE multinational database of 19030 patients. Eur J Cardiothorac Surg 1999; 15: 816-823. 45. Pinna Pintor P, Bobbio M, Colangelo S, Veglia F, Giam- P. Pinna Pintor La pubblicizzazione dei risultati e la stratificazione del rischio in Cardiochirurgia METODOLOGIE 46. 47. 48. 49. 50. 51. Volume 15, Numero 2, Giugno 2004:86-99 maria M, Cuni D, Maisano F, Alfieri O. Inaccuracy of four coronary surgery risk-adjusted models to predict mortality in individual patients. Eur J Cardiothorac Surg 2002; 21: 199-204. Pinna Pintor P, Colangelo S, Bobbio M. Il paradosso della cardiochirurgia odierna: l’aumento del rischio e la riduzione di mortalità. QA 2002; 13: 119-133. Edwards FH. The Changing spectrum of risk factors in coronary bypass surgery. In: Proceedings Symposium “Costs and Risks of Heart Surgery”. Fondazione Arturo Pinna Pintor, Torino, 15 Gennaio 2000. Parsonnet V, Bernstein AD, Gera M. Clinical usefulness of risk-stratified outcome analysis in cardiac surgery in New Jersey. Ann Thorac Surg 1996; 61(2 Suppl): S8-S11, S33S34. STS National Database. Unadjusted Isolated CAB operative mortality. www.ctsnet.org/doc/5408. Cleveland Clinic Heart Center. Surgical Outcomes. www.clevelandclinic.org. Ferguson TB Jr, Dziuban SW Jr, Edwards FH, Eiken MC, Shroyer AL, Pairolero PC, Anderson RP, Grover FL. The STS National Database: current changes and challenges for the new millennium. Committee to Establish a National Database in Cardiothoracic Surgery, The Society of Thoracic Surgeons. Ann Thorac Surg. 2000; 69:680-91. QA 52. CABG Surgery in New Jersey 1996-97. www.state.nj.us/health/hcsa/cabgs98/cabgs98t.htm. 53. Pinna Pintor P, Colangelo S, Bobbio M. Evolution of case-mix in heart surgery: from mortality risk to complication risk. EJCTS 2002; 22: 927-933. 54. Pinna Pintor P, Bobbio M, Colangelo S, Veglia F, Marras R, Diena M. Can EuroSCORE predict direct costs of cardiac surgery? Eur J Cardiothorac Surg 2003; 23: 595-598. 55. Pinna Pintor P, Bobbio M, Colangelo S. Risk prediction in heart surgery: mortality rate and complications. It J Practice Cardiol 2003; 1: 7-16. 56. Ryan TA, Rady MY, Bashour CA, Leventhal M, Lytle B, Starr NJ. Predictors of outcome in cardiac surgical patients with prolonged intensive care stay. Chest 1997; 112: 10351042. 57. Bashour CA, Yared JP, Ryan TA, Rady MY, Mascha E, Leventhal MJ, Starr NJ. Long-term survival and functional capacity in cardiac surgery patients after prolonged intensive care. Crit Care Med 2000; 28: 3847-3853. Summary Over the last two years, the Minister of Health has given a number of interviews regarding the public release of cardiosurgical outcomes in Italy, provoking various discussion in the press which has continued to date. This article offers a brief account of this debate and details of preceding publications, noting the inadequacy of the information given in Italian periodicals and newspapers over the last ten years. A review of the comparable publications in the U.S.A. and in the United Kingdom shows that keeping the public informed on the quality of care offered by hospitals and the medical services is a highly topical issue. Clearly, the public right to information that is now well established both legally and in good journalistic practice goes hand in hand with rigorous methods for the collection and analysis of data on the outcomes of medical treatment; the article offers some examples of how the problem has been dealt with by both public and pri- vate institutions and in the press, in the States and in the UK. Finally, since, rightly or wrongly, mortality rates remain one of the outcomes universally used in evaluating the performance of heart surgery in different centres, the author describes and compares the predictive value of the various methods used to estimate risk for different categories of patient, which is fundamental to any comparison of performance by centres or surgeons. The article concludes with a brief outline of future developments in line with the rapid changes in cardiac surgery in the last decade, and of the new strategies that need to be adopted in order to refine the evaluation of quality of care in this field. Key words: public release, bypass project, mortality. 99