Anno III - Numero 131 - Mercoledì 4 giugno 2014
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
I record di Renzi
Rai
Esteri
Disoccupazione
senza precedenti
Sciopero, sindacati e
governo ai ferri corti
Accordo eurasiatico:
Putin guida le danze
Musumeci a pag. 2
Giuffrida a pag. 3
Castellino a pag. 5
UNA PERICOLOSA DERIVA ANTIDEMOCRATICA NEL PROCESSO RIFORMATORE METTE IN DISCUSSIONE IL DIRITTO ALLA SOVRANITÀ
di Francesco Storace
proprio strana la
politica di questo
Paese. Tutto pur di
non far decidere il
popolo. Sembra
quasi che la classe politica
si sia messa in testa di fare
davvero tutto da sola. Non
bastavano i deputati nominati del vecchio Porcellum
rottamato dalla Corte costituzionale; passi per lo stanco
dibattito sulle primarie in
Forza Italia (dove il primo
problema sono i contenuti
più che l’organizzazione, che
pure va rivista e abbondantemente); ma che si stia facendo sul serio con le “nuove” riforme per negare agli
elettori il diritto di scegliere
i senatori è francamente
troppo.
Smettetela, per carità, di stimolarci a stracciare la tessera elettorale.
Il disegno-riformatore-blabla-bla riponetelo in un cassetto, se queste sono le vostre intenzioni. L’unica cosa
seria da fare sarebbe introdurre finalmente l’elezione
diretta del presidente della
Repubblica, ma i signori del
Parlamento ne parlano e basta. E poi non quagliano
mai…
Si passa dal grilliano @vinciamonoi al renziano @vinciamopoi. Poi, tutti uniti, vorrebbero
scrivere @votiamonoi al posto dei
cittadini. Poi uno si chiede perché
aumenta l’astensionismo…
Come elimino la casta del Senato?
Facendo scegliere i nuovi senatori
dalla casta degli amministratori
È
#VOTIAMONOI
chiamato a decidere e a votare pende il brutale giudizio
formulato mesi fa dalla Corte Costituzionale: Camera e
Senato sono state elette con
una legge incostituzionale.
La Consulta ne ha scodellata
una ad hoc che consentirebbe di chiedere agli elettori, per la sua proporzionalità, un mandato Costituente per fare davvero le
riforme. Senza sottrarre al
popolo il diritto sacrosanto
di scelta.
Chi si è visto sottrarre il diritto a governare da un complotto ordito oltreconfine
non può più ignorare il grande tema della sovranità conculcata. Ed anche il progetto
riguardante un Senato per
pochi intimi è assolutamente
in contrasto con l’espressione della volontà popolare. Berlusconi abbia il coraggio di aprire nel Paese
una grande vertenza contro
il degrado di una democrazia che riduce sempre più i
propri spazi; è già successo
con l’imbroglio delle Province, ora ci provano col
Senato. Tutto resta in piedi,
ma chi ne deve far parte è
il palazzo e non il popolo.
Tutto questo è davvero inaccettabile.
Anche su questo si misurerà
la qualità di una coalizione
di centrodestra che deve
spalancare le finestre del
Palazzo rispetto ad una sinistra che
vuole rinchiuderle a proprio uso
e consumo.
L’Italia ha bisogno di maggiore
democrazia e non di minore democrazia. È l’aria che respiriamo.
Non deve mancare.
Berlusconi non indugi e blocchi il tentativo
di far nominare i senatori dal Palazzo e non più dal popolo
regionali e comunali. Che Renzi ci
provi è ovvio, visto che il furbastro
conta su una vasta maggioranza
negli enti locali. Che l’opposizione
- e persino quel trampolo di centrodestra malandato che sta al governo - ci caschi sarebbe roba
dell’altro mondo.
In pratica, il sistema che Renzi - il
premier che ha il voto di un elettore
su cinque - ha escogitato è rimasto
quello dell’elezione indiretta dei
senatori. Lo chiamano francese, è
la maniera gentile per dire agli
italiani che di palazzo Madama non
devono impicciarsi. È cosa nostra.
Ecco, questo è un sistema più mafioso che democratico. Fossi in Berlusconi ci ripenserei seriamente,
non indugerei e butterei tutto all’aria. Tanto più che sul Parlamento
“TORNO IN POLITICA”. “ANCH’IO”
IL CSM DECIDE DI NON DECIDERE NELLA QUERELLE TRA ROBLEDO E BRUTI LIBERATI
Fini e Di Pietro, a volte ritornano
C’è un giudice a Milano. Anzi due
volte ritornano,
dice un vecchio
adagio. E recita
anche un titolo di film,
genere horror, con
soggetto gli zombie.
Gianfranco Fini non
la prenderà forse
bene, ma la frase più
utilizzata per descrivere la sua ritrovata
frequentazione di alcuni palcoscenici nazionali (ieri è toccato
al Tg3) è proprio quella. Ieri, ad esempio,
l’ex sdoganato ha avuto l’altoparlante di una
bella intervista con Bianca Berlinguer, per
fargli dire che sì, sta lavorando a un nuovo
progetto politico. “Ritorno a fare politica
attiva anche se con modalità diverse da
quelle tradizionali. Intendo rivolgermi non
al ceto politico, ma a quegli elettori di centrodestra che vogliono sapere che cosa il
centrodestra si propone di fare. Intendo
coinvolgere gli elettori attraverso la rete, attraverso delle assemblee, la prima delle
A
quali si terrà a Roma
alla fine di questo
mese, al termine di
questo percorso trarremo le conseguenze”. Vedremo.
Chissà se la sua strada si incrocerà con
quella di Antonio Di
Pietro. Anche lui ha
detto che è pronto a
scendere di nuovo in
campo. “Mi rimetto
in gioco e torno a
candidarmi”, giura lui, che al soggetto politico
nuovo non deve pensare. C’è già, pardon!,
c’è ancora in giro l’Italia dei Valori, di cui è
del resto presidente onorario. “L'onorario è
quello che partecipa all'Associazione dei
combattenti e dei reduci. Io combattente lo
sono, per il reduce c'è ancora tempo. Io non
ho bisogno di avere un titolo, un ruolo, una
funzione formale; l'Idv l'ho fondata e mi
sento parte integrante di essa”. E che Di
Pietro non abbia bisogno… dell’onorario è
R.V.
già una buona notizia.
di Bruno Rossi
igurarsi se il Consiglio
Superiore della Magistratura si è preso la
gatta a pelare di mettere
ordine alla Procura di Milano. Nell’incredibile escalation di accuse tra Robledo
e Bruti Liberati, infatti, il
Csm non solo non trova
profili per un qualsiasi provvedimenti, ma non intravede neanche lo straccio
di una sia pur minima incompatibilità ambientale.
Come se fosse normale, per due colleghi del Palazzo
di Giustizia più importante d’Italia, accusarsi di favoritismi, esclusioni, comportamenti non corretti, calunnie.
L’indicazione della prima commissione del Csm, che
si è riunita ieri, è infatti chiara: non sussistono gli
estremi per avviare una procedura di trasferimento
d’ufficio per incompatibilità a carico dei due protagonisti
dello scontro in atto alla Procura di Milano, il
procuratore capo Edmondo Bruti Liberati e l’aggiunto
Alfredo Robledo. Non si sarebbero infatti rilevati
F
comportamenti che ne abbiano compromesso autonomia e indipendenza
nell’esercizio delle proprie
funzioni.
I principali nodi, sulla base
dell’esposto di Robledo e
della lunga istruttoria condotta, riguardano l’inchiesta
Sea-Gamberale, con il fascicolo “dimenticato” in
cassaforte da Bruti Liberati,
il doppio pedinamento, denunciato dal procuratore
capo ma negato dal suo
aggiunto, che sarebbe avvenuto a carico di uno degli indagati nell’inchiesta su
Expo e l’assegnazione del fascicolo sul caso Ruby a
Ilda Boccassini, dopo il trasferimento del pm Antonio
Sangermano al dipartimento da lei guidato.
Lo scenario è quello di una serie di riunioni, rinvii in
Cassazione e riunioni di commissioni tale da consentire
di svicolare le scadenze dei mandati dei due big che
se le stanno suonando di santa ragione, a suon di
esposti: Bruti Liberati scade a luglio, Robledo il
prossimo anno. La chiarezza può attendere. D’altronde
è un optional…
2
Mercoledì 4 giugno 2014
Attualità
DATI ANCORA IN CRESCITA: NEL PRIMO TRIMESTRE SU DELLO 0,8% RISPETTO AL 2013. AL SUD RAGGIUNTA QUOTA 60%
Disoccupazione, un record tira l’altro
Squinzi (Confindustria) ora vede le streghe: “Stiamo strisciando sul fondo,
serve più velocità nel pagamento dei crediti alle imprese”
di Giorgio Musumeci
l giorno dopo la bacchettata della
Commissione Ue sui conti del nostro
Paese, un’altra doccia ghiacciata cade
sul Governo Renzi. In Italia, la disoccupazione continua a salire. A lanciare
l’allarme è l’istituto nazionale di statistica,
che rileva come nel primo trimestre 2014,
il tasso di coloro i quali sono senza lavoro
è salito al 13,6%, in crescita di 0,8 punti
percentuali rispetto allo stesso periodo
dello scorso anno. E’ un nuovo record negativo, ovvero il valore più alto dall’inizio
delle serie trimestrali, partite nel 1977. E
sul fronte giovanile, è peggio che andar di
notte. I disoccupati tra i 15 e i 24 anni,
infatti, sono il 46%. In assoluto, i disoccupati
sfiorano i 3,5 milioni, in aumento di oltre
200mila unità rispetto allo stesso periodo
del 2013. Analoga la situazione ad aprile,
dove il tasso di disoccupazione è rimasto
invariato rispetto a marzo al 12,6% ed è
salito su anno di 0,6 punti percentuali.
Le regioni più colpite dai senza lavoro
sono quelle del Mezzogiorno, dove la disoccupazione vola al 21,7% nel primo trimestre 2014, mentre tra i giovani raggiunge
addirittura il 60,9%. Secondo quanto rilevato
dall’Istat, i ragazzi in cerca di occupazione
I
al Sud sarebbero 347mila, pari al 14,5%
della popolazione in questa fascia d’età.
Quanto agli occupati, il dato nazionale ad
aprile segna una riduzione dello 0,3% rispetto al mese precedente: significa una
diminuzione di 68 mila occupati, mentre
su base annua la flessione registrata è
dello 0,8% con 181 mila occupati in meno.
In crescita anche il numero degli scoraggiati:
sono le persone che hanno smesso di cercare impiego, in tutto 1,948 milioni solo nel
primo trimestre del 2014, il valore più alto
dal 2004 con un aumento
di 277 mila unità (il 16,5%)
rispetto all’anno precedente.
Continua a diminuire invece il numero dei dipendenti con contratto a tempo determinato: secondo
lo studio dell’Istat sono 2
milioni e 96 mila, 66 mila
in meno (-3,1%) rispetto
al primo trimestre dello
scorso anno. Meno 5.5%
anche per i collaboratori
(368 mila, 21 mila in
meno). Si tratta del bacino
dei lavoratori atipici o precari: ora a quota 2,464
mila, 88 mila in meno su base annua.
A commentare i disarmanti dati dell’Istat,
arriva il presidente di Confindustria Giorgio
Squinzi, secondo il quale “stiamo strisciando
sul fondo”. Nel suo amaro commento, il
leader degli industriali ha anche fatto riferimento ai pagamenti arretrati della pubblica
amministrazione nei confronti delle imprese:
“Su un totale di 90-100 miliardi in questo
momento i dati dicono che ne sono stati
pagati 25-28 miliardi. Serve una spinta per
velocizzare”.
CASO ALITALIA
Poletti: “Il post Etihad?
Con 2500 esuberi”
Il ministro: “Si dovrà vedere quando ci sarà
la discussione di merito tra le parti”
l ministro del Lavoro, Giuliano Poletti non usa mezzi
termini: gli esuberi stimati
in Alitalia per la fusione con
Etihad sono “tra i 2.400 e i
2.500, almeno dalle risultanze
pubbliche”.
Il ministro ha ricordato che “il
confronto parte sotto la regia
del ministero delle Infrastrutture
e noi siamo a disposizione per
la parte che ci compete sugli
ammortizzatori sociali. Il tema
degli ammortizzatori ha situazioni diverse, c’è il personale
di terra e di volo, poi c’è il
piano precedente, ancora in
piedi, con un nucleo di persone
I
in cassa integrazione a zero
ore”. Proprio per queste “bisognerà riconsiderare tutta la
situazione”.
Per ora di certo c’è il consiglio
di amministrazione convocato
per venerdì dove verranno valutate, nel dettaglio, le condizioni
per la fusione. La compagnia
degli Emirati investirà circa 600
milioni di euro, entrando con
una quota del 49%, le banche
cancelleranno un terzo del debito
e convertiranno il resto in azioni
della compagnia. Unica questione irrisolta? Il destino dei
21.900 dipendenti su cui pende
la scure dei licenziamenti.
LA CLAMOROSA PROPOSTA DI LEGGE PRESENTATA DA 14 PARLAMENTARI GRILLINI: E LA TOPPA È PEGGIO DEL BUCO
Grano saraceno, Gallinella becca male
S
ono stati eletti con i voti degli italiani
e vengono pagati con soldi pubblici,
deputati e parlamentari grillini. Che
volevano portare etica e moralità nelle
Istituzioni, ma sono riusciti a trasmettere
soltanto gaffe e tanta ignoranza. Nel senso
letterale del termine.
Non siamo su “Scherzi a parte”. La
proposta di legge (presentata il 23 luglio
2013) che ha fatto il giro del mondo sul
web, firmata da 14 parlamentari, passerà
certamente alla storia. Ed è bene quindi
elencare tutti gli autori di questo “capolavoro”. Uno per uno, dal primo all’ultimo.
Si tratta di Gallinella, Benedetti, Bernini,
Gagnarli, L’Abbate, Lupo, Parentela, Sarti,
Bonafede, Ferraresi, Agostinelli, Businarolo,
Micillo e Turco. Una legge che propone la
difesa del made in Italy e l’inasprimento
delle pene “in materia di contraffazione di
indicazioni geografiche o denominazioni
di origine dei prodotti agroalimentari”. La
proposta indica come esempio il fatto
che “la pasta venduta in Italia è prodotta
per un terzo con grano saraceno” (sic!).
“Reo”, peraltro, di “rovinare il made in
Italy”. Il grano saraceno, “pericolosissimo
straniero”, è l’ingrediente di molte portate
totalmente italiane, che vanno dai pizzoccheri alla polenta (saracena), passando
per le manfrigole, piatto tipico della tradizione valtellinese.
Tra grano saraceno e Saraceni, popolo
nomade che ha fondato l’Islam nel VI se-
colo, c’è parecchia differenza. Oltre a
questo, il leader Grillo dovrebbe spiegare
ai suoi fedelissimi che il grano saraceno
si coltiva anche e soprattutto nel nord
Italia, fra Trentino e Lombardia, spesso
da colture biologiche. E ancora: specificare
anche - e soprattutto -che non solo non è
dimostrato che la pasta sia fatta per un
terzo dal grano saraceno, ma pure che
l’uso di questo prodotto di nicchia non
comporta alcuna contraffazione (anche
perché non ha una origine saracena).
Invece di fare pubblica ammenda, Gallinella,
firmatario della proposta, ha voluto mettere
una toppa che si è rivelata peggio del
buco. Perché il deputato ha spiegato che
si è trattato di un refuso, che volevano
scrivere “grano straniero”, mica
saraceno (sic!).
Oltre ad aver dimostrato di non
sapere nulla del settore agroalimentare che vorrebbero sostenere
e difendere, i grillini si sono battuti
nell’ennesimo strafalcione, degno
dei migliori ignoranti che ignorano
(repetita iuvant) la lingua italiana.
Con i pentastellati che hanno quindi
proposto (si legge alla pagina 2
del “capolavoro”) di inserire il reato
di contraffazione alimentare tra
quelli “perseguitabili” (e non perseguibili)
dal Procuratore nazionale antimafia.
E a questo punto è bene appellarsi all’indimenticabile frase di Don Buro (Christian
De Sica) nello “storico” film Vacanze in
America: “Saremo puro burini ma beata
l’agnoranza, se stai bene de mente, de
Federico Colosimo
core e de panza”.
NUOVO MONITO DELLA STANDARD & POOR SULLE AZIENDE ITALIANE
“Recuperare la redditività? Sarà dura”
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Direttore responsabile
L’agenzia di rating conferma: nonostante timidi segnali, ancora lontano il tempo della ripresa
e aziende italiane dovranno condurre una "dura battaglia" per riconquistare livelli dei redditività
simili a quelli delle altre aziende europee:
è questo quanto asserisce l'agenzia di
rating Standard & Poor's in un rapporto
dedicato al settore 'corporate' italiano
e basato sull'analisi di 2.400 aziende
del paese.
Non deve illudere la "tiepida" ripresa
che pare aver coinvolto l'economia italiana: il miglioramento rimane frenato
dalla debole domanda interna, spiega
S&P, che stima una crescita del Pil
italiano dello 0,5% quest'anno e dell'1,1%
nel 2015.
L'agenzia segnala che la redditività
delle aziende italiane, espressa come
L
'return on capital', è scesa al 4,2% nel
2013, contro una media europea del
6,5%. E sul fronte finanziario, il rapporto
debito su Ebitda è risultato pari a 3,6
nel 2013 contro il 2,8 della media europea (nonostante una riduzione del livello
assoluto del debito a partire dal 2009).
Non è tutto: la competitività di molte
imprese italiane, soprattutto quelle medio
piccole, è oberata da asset sovradimensionati e in progressivo invecchiamento.
Secondo S&P si tratta di una stretta conseguenza del trend degli ultimi anni
contraddistinti da bassa domanda e
bassi investimenti: nel 2013 il rapporto
asset produttivi/Ebitda delle azione italiane si è portato a quota 12, da 8,4 del
2006. Per le aziende medie e piccole il
rapporto si fa ancora più pesante, rispettivamente 15 e 18 nel 2013: numeri
che rendono urgente un significativo
processo di ristrutturazione e consolidamento volto al rilancio dei profitti.
"Tale ristrutturazione richiederà probabilmente uno sforzo a imprenditori e
azionisti per realizzare gli investimenti
aziendali che sono stati evitati negli
ultimi anni a causa delle deboli condizioni di domanda" afferma l'analista di
S&P Renato Panichi. "Una maggiore efficienza operativa andrà probabilmente
ad aumentare l'attrattività sia per gli investitori obbligazionari sia per le banche,
quindi alleviando il credit crunch in atto
dal 2012". In tale contesto, suggerisce
S&P, l'interesse per il mercato dei capitali
da parte delle medie imprese italiane col crescente numero di emissioni obbligazionarie a partire dal 2012 - potrà
aiutare il flusso di investimenti necessario
per la ristrutturazione del settore 'corporate'.
Tuttavia, avverte S&P, il contesto operativo
ed economico più difficile entro cui le
imprese italiane si trovano ad operare,
insieme ai rischi e alle incertezze attuali,
giustificano un numero di outlook negativi sui rating superiore a quello europeo. Circa un quinto delle aziende
italiane con un rating, ricorda S&P, hanno
attualmente un outlook negativo, contro
il 12% a livello europeo.
F.Ce.
Francesco Storace
Amministratore
Roberto Buonasorte
Direttore Generale
Niccolò Accame
Capo Redattore
Igor Traboni
Progetto grafico
Raffaele Di Cintio
Società editrice
Amici del Giornale d’Italia
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-----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma
n° 286 del 19-10-2012
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Mercoledì 4 giugno 2014
Attualità
LA CAMUSSO TIRA DRITTO E CONFERMA LO SCIOPERO. BONANNI PIÙ CAUTO AUSPICA UN DIALOGO CON L’AZIENDA
Tra governo e sindacati, in Rai regna il caos
Il governo ci ripensa sulle sedi regionali ma conferma i tagli da 150 milioni. Gubitosi: “Faremo i sacrifici”
di Giuseppe Giuffrida
desso alla Rai, pure sugli
scioperi, regna il caos.
Dopo le parole di Matteo
Renzi che ha dichiarato
“umiliante” lo sciopero indetto dai sindacati per l’11 giugno,
a viale Mazzini i mal di pancia si
sono moltiplicati. L’incertezza se sia
giusto o meno partecipare allo sciopero, la fa da padrona sia tra i dipendenti che tra i piani alti della televisione pubblica.
Intanto, nel disperato tentativo di
guadagnare un minimo di credibilità
dinanzi ai tanti lavoratori incerti sul
da fare, il segretario generale della
Cgil, Susanna Camusso, tira dritto e
conferma la mobilitazione, nonostante il rischio di un flop clamoroso
sia dietro l’angolo. “Noi insistiamo,
uno sciopero si fa o meno - ha dichiarato la Camusso nella conferenza
stampa con Uil e Cisl al teatro delle
Vittorie - se cambiano le condizioni.
Al momento non credo che queste
condizioni previste dal decreto siano
cambiate”. La leader Cgil, inoltre,
A
ha attaccato il premier per le sue
“gravi” parole riguardo l’annunciato
sciopero dei dipendenti Rai: “Cosa
umilia? I lavoratori manifestano con
lo sciopero il loro dissenso” ha puntualizzato la sindacalista, dichiarando
pure che “il governo in questo caso
è la controparte”.
Sulla stessa lunghezza d’onda è il
segretario della Uil, Luigi Angeletti,
che continua l’attacco a Renzi: “Da
un rottamatore come lui mi sarei
aspettato una certa discontinuità
nel modo di affrontare la questione
Rai, invece si è limitato a chiedere
una tassa senza interessarsi di ciò
che questa sua richiesta comporterà per la Rai ed anzi suggerendo
di venderne un pezzo: consigliare
di vendere Rai Way è un suggerimento strepitoso da pessimo amministratore. Diciamolo –ha concluso Angeletti-, Renzi ha preso
una cantonata”.
Meno propenso allo scontro, invece,
è il leader della Cisl Raffaele Bonanni, che pur dichiarando fedeltà
alla collega della Cgil in vista della
mobilitazione, ha auspicato un confronto con i vertici della Rai affinché
si eviti il blocco del servizio pubblico.
Dal canto suo, il direttore generale
della Rai, Luigi Gubitosi, intervistato
dal Corriere della Sera, ha preso le
distanze dallo sciopero bollandolo
come “un errore”. Per Gubitosi “la
Rai fa parte del sistema. Ci è stato
chiesto un sacrificio, e noi lo faremo.
La Rai deve lavorare ancora di più
per essere promotrice del cambiamento che il Paese chiede e di cui
può e deve essere parte. Io poi vengo dal privato; sono abbastanza alieno dal concetto di sciopero per una
richiesta dell’azionista”.
In tutto questo, il governo sembrerebbe intenzionato a fare un passo
indietro in direzione dei temi posti
da sindacati e azienda, anche se
sul punto cruciale della querelle
l’esecutivo non intende arretrare:
“L’orientamento resta quello che
era – ha dichiarato il viceministro
dell’Economia Enrico Morando -.
Il contributo di 150 milioni a carico
della Rai resta inalterato”. Per quanto riguarda un altro dei punti più
controversi, quello cioè della riduzione delle sedi regionali, lo
stesso Morando afferma che “l’aver
stabilito per legge - con la normativa Gasparri - l’autonomia finanziaria delle sedi regionali è una
stortura che il governo vuole eliminare”. Dunque, pur mantenendo
l’obbligo di una sede della Rai in
ogni Regione, il governo vorrebbe
mettere l’azienda nelle condizioni
di riorganizzarsi proprio ai fini del
risparmio.
SEQUESTRATO UN ALTRO “TESORETTO” DA 5 MILIONI DI EURO ALL’EX PRESIDENTE, CHE AL TELEFONO AMMETTEVA: “L’AZIENDA È NOSTRA”
Banca Carige, la cassaforte di Berneschi
Stretta della Procura di Genova su “clienti vip” e politici - L’ombra dell’archiviazione sui “magistrati amici”
i Banca Carige Giovanni Berneschi non era solo il presidente,
ma il padrone incontrastato.
Nell’istituto di credito ligure l’ex dominus ci custodiva dentro tutto. La
roccaforte delle Coop rosse era la
vera e propria cassaforte del banchiere.
All’interno segreti, carte sospette e,
soprattutto, tesoretti milionari. Nascosti
in Carige “perché alla fine l’azienda
è nostra”.
Nelle intercettazioni telefoniche captate
dagli inquirenti, il potente della Lanterna
non si vergognava minimamente ad
ammetterlo. “Dai belìn, li ho messi
dentro”, si vantava al cellulare con la
nuora, Francesca Amisano.
Ed è grazie ai suoi ripetuti passi falsi
che gli inquirenti sono riusciti a se-
D
questrargli tutto, o quasi.
La Guardia di finanza ha “congelato”
altri 5 milioni di euro custoditi nel
“Centro fiduciario”, la divisione della
Cassa di Risparmio destinata alle operazioni riservate.
“Piccioli” che si aggiungono ai 21 milioni già “bloccati” il 22 maggio, giorno
della retata.
Una misura, l’ennesima, che ha colpito
in parte anche l’ex capo del settore
assicurativo, Ferdinando Menconi.
Pensava di essere onnipotente, Berneschi, di fare il bello e il cattivo tempo.
Senza che nessuno se ne accorgesse.
C’è chi lo ha accusato di essere “sfuggito” alle inchieste giudiziarie per
oltre 15 anni, grazie allo “stretto” rapporto con alcuni magistrati “eccellenti”.
A pensare male si fa peccato, ma
qualche volta ci si azzecca…
Il meccanismo svelato dai giudici è
chiaro: Berneschi e Menconi avrebbero
fatto comprare alla stessa Carige Vita
– a prezzi spropositati – quote e società
dall’immobiliarista Cavallini,
del quale (per i pm) erano in
realtà “complici”.
Il tutto per spartirsi presumibilmente la “stecca”, caricata
sulle spalle della banca (e
quindi dei contribuenti), per
poi riciclarla in Svizzera attraverso aziende schermo intestate a prestanome.
“Una vera e propria belinata
(stupidaggine, ndr)”, ripeteva
sempre al telefono la nuora
Amisano al commercialista
Vallebuona, altro personaggio
clou dell’inchiesta. Che non aveva
certo tutti i torti.
Si aggrava sempre di più la posizione
del potente della Superba, accusato
da molti di essere “troppo genovese
perché i genovesi si accorgessero
che rubava”.
Accelerano intanto le indagini sui rapporti tra Berneschi (più soci) e i “clienti
vip”. L’inchiesta rischia di colpire altri
“eccellenti” della finanza e delle Cooperative rosse. Ma non solo, politici e
imprenditori considerati veri e propri
pezzi da novanta.
Silenzio assoluto – e questa non è
certo una novità – su quei magistrati
“amici del Magro” che avrebbero offerto suggerimenti processuali (chiamiamoli così) alla “cupola”.
Bocche cucite da parte della Procura
di Torino (competente sui giudici del
capoluogo ligure) su quei “ quattro
togati coinvolti”. Con il fascicolo che
rischia di essere presto archiviato.
Marcello Calvo
SENSIBILE CALO NELLE VENDITE DI VETTURE NUOVE. PER L’USATO IL CROLLO È VERTICALE
Il mercato dell’auto mette la freccia. E si ferma
Pavan Bernacchi (Federauto): “Colpa dell’aggressione fiscale degli ultimi governi”
hi ha il coraggio di comprarsi un’auto
in Italia? Sempre meno, naturalmente.
L’ennesimo dato da piangere, che
chi vede le luci in fondo al tunnel cercherà
di nascondere, a maggio le immatricolazioni, 131.602 unità, hanno fatto registrare
un calo del 3,83% rispetto a maggio
2013. I dati sono della Motorizzazione
Civile, che deve registrare anche un crollo
verticale dell'usato (-9,99%).
Spulciando lo studio, si scopre anche che
nel mese di maggio 2014 il volume globale
delle vendite (481.485 autovetture) ha interessato per il 27,33% auto nuove e per
il 72,67% auto usate. Solo le immatricolazioni consentono un timido sorriso. Nel
periodo gennaio-maggio 2014 la Moto-
C
rizzazione ha in totale immatricolato
628.719 autovetture, con una variazione
di +3,15% rispetto al periodo gennaiomaggio 2013, durante il quale ne furono
immatricolate 609.505. Nello stesso periodo
di gennaio-maggio 2014 sono stati registrati
1.787.417 trasferimenti di proprietà di
auto usate, con una variazione di -1,66%
rispetto a gennaio-maggio 2013, durante
il quale ne furono registrati 1.817.569.
Un dato è certo: tra coloro che soffrono
di più questa situazione c’è Fiat Chrysler,
scesa al 27,9% dal 30,2% del maggio
2013.
“A dispetto di chi vorrebbe l'ottimismo
ad ogni costo, una crisi profonda stritola
l'auto nel nostro Paese”, si legge in un
comunicato di Federauto. “La cautela con
cui abbiamo commentato i modesti rimbalzi
positivi dei primi mesi del 2014 trova
purtroppo conferma nel dato negativo di
maggio che, a nostro avviso, non va letto
come un segnale di rallentamento ma
come espressione di un mercato in sostanziale stagnazione, nonostante la spinta
del noleggio e dei kilometri zero. Quindi,
nessuna ripresa o, che dir si voglia, ripresina”, sottolinea il presidente, Filippo Pavan
Bernacchi (foto a destra). Che cerca di
farsi capire nel miglior modo possibile:
“La situazione del mercato auto è dolorosamente coerente con la situazione economica del Paese, certificata dai dati
ufficiali sulla flessione del Pil nel primo
trimestre dell'anno, dal generalizzato calo
dei consumi di tutti i beni, dal consolidamento della crescita dei disoccupati, a cui
si aggiungono gli effetti perversi della leva
fiscale. Questo spiegherebbe perché gli
acquisti di autovetture da parte delle
famiglie si mantengono su livelli storicamente minimali e perché quelli delle
aziende non si esprimono a livelli comparabili con gli altri paesi europei”.
Tutto chiaro? Non ancora? Pavan Bernacchi
lo dice chiaramente: “Dopo essere stati
vittime di una autentica aggressione fiscale
da parte dei precedenti Governi, ci chiediamo se quello attualmente in carica avrà
la volontà di restituire all'automotive parte
delle risorse drenate in questi anni, dando
al settore una opportunità di crescita vera
e, nello stesso tempo, di sviluppo per il
Paese”. Dispiace che Pavan Bernacchi
non abbia letto, sui giornali, cosa ci chiede
l’Europa: ecotasse e mazzate sul diesel.
Robert Vignola
Mercoledì 4 giugno 2014
4
Storia
SONO I GIORNI DELL’ODIO CIECO, QUELLI DI FINE APRILE 1945. QUALCUNO HA OSATO DEFINIRLE “RADIOSE GIORNATE”
Luisa Ferida, assassinata a sangue freddo / 2
Poco importa che siano innocenti e che lei sia incinta: muoiano tutti e tre, in nome della demagogia
di Emma Moriconi
a storia di dolore e di sangue che vive Luisa
Ferida è tra le più brutte della storia, e purtroppo
è anche tra le più sconosciute. Forse perché
non fa comodo ricordare a quale orribile fine i
partigiani hanno deciso di destinarla insieme
al suo uomo. Luisa è una donna innocente, la sua sola
“colpa” è stata quella di credere in un nuovo inizio a Cinevillaggio, la città del cinema della Repubblica sociale,
dove con Osvaldo Valenti gira “Un fatto di cronaca” di
Piero Ballerini. È il 1944, e i riflettori si accendono su di
lei per l’ultima volta.
Osvaldo nel frattempo è entrato nella X Flottiglia MAS
di Junio Valerio Borghese. Le accuse che i partigiani
muovono contro Valenti riguardano un suo presunto - e
mai dimostrato – contatto con la tristemente nota banda
di Pietro Koch. Non ci sono elementi che dimostrino
questo rapporto, in nessun luogo: serve un pretesto per
condannarli a morte, tutto qui. Ma perché? La risposta è
semplice: Valenti e la Ferida hanno seguito Mussolini a
Salò, costituiscono un simbolo, è il cinema che crede
nella Rsi, dunque sono scomodi, vanno “puniti”.
Poco importa che siano innocenti, poco importa che
Luisa porti in grembo una creatura: muoiano tutti e tre,
in nome della demagogia.
Demagogia che non si arresta neppure dopo settant’anni.
A Milano, infatti, la maggioranza di Letizia Moratti ha recentemente deciso di dedicare all’attrice una targa,
questa la dicitura: “In questo luogo, il 30/04/1945 venne
assassinata, benché incinta, LUISA FERIDA, famosa attrice
di teatro e di cinema. A lei e a tutte le vittime dell’odio e
della violenza causate da ideologie totalitarie e antidemocratiche è dedicata questa targa, affinché mai più
nella storia si ripetano tali nefandezze”. Un richiamo
alla pietà dei defunti, tutelata dalle leggi italiane. Un ricordo. Che però non è andato giù ai partigiani, demagoghi
in servizio permanente effettivo. Ecco un passaggio
della lettera inviata dal presidente dell’ANPI milanese
Carlo Smuraglia: “Mi sorprende anche il singolare con-
L
cetto che si ha, a quanto pare, del significato della collocazione di una targa o dell’intestazione di una via. Di
norma, lo si fa per ricordare, ma soprattutto per additare
un esempio positivo. Che cosa ci sia si positivo nell’aver
frequentato Villa Triste (la sede della banda Koch, ndr),
conoscendo le atrocità che vi venivano commesse, senza
ribellarsi, senza reagire, senza denunciare, almeno senza
più tornare in un luogo di tanto orrore, mi riesce davvero
impossibile capire”. Come dicevamo, il coinvolgimento
di Valenti e della Ferida non è mai stato dimostrato. È
stato invece dimostrato l’orrore compiuto dai partigiani
nei confronti di due cittadini innocenti (anzi, tre, visto la
Ferida come dicevamo era incinta), assassinati senza
pietà e senza ragione. Forse è questa l’atrocità a cui
Smuraglia dovrebbe porre mente. In compenso, se
proprio vogliamo parlare di “targhe”, ve ne sono in abbondanza in giro per l’Italia che cantano le lodi dei partigiani. Anche qui la memoria storica è corta, evidentemente. O forse, più probabilmente, è asservita alla demagogia imperante da svariati decenni. Non ricorda,
per esempio, le stragi partigiane. Ne abbiamo parlato a
lungo sul Giornale d’Italia, e ne parleremo ancora.
Perché dovrà arrivare il giorno in cui la storia si riapproprierà di se stessa.
Per tornare alla vicenda di cui ci occupiamo oggi,
quando tutto sembra ormai perduto, Osvaldo Valenti
decide di consegnarsi al nemico. La sua donna aspetta
un figlio, lui vuole proteggere lei e la sua creatura. Non
sa che invece sta firmando la condanna a morte di entrambi e anche di suo figlio, quel figlio che non vedrà
mai la luce.
“Non voglio morire. Non voglio morire” grida la donna
mentre i partigiani la spingono contro un muro con i
mitra. Tra le mani, una scarpina azzurra: apparteneva al
piccolo Kim, il figlio avuto da Osvaldo che era morto a
pochi giorni dalla nascita. Sono le 23,35 del 30 aprile
1945. Qualcuno ha avuto il coraggio di chiamarle “radiose
giornate”…
[email protected]
5
Mercoledì 4 giugno 2014
Esteri
LA POLITICA ESTERA DI MOSCA CONTINUA A FAR REGISTRARE COLPI A SUO FAVORE
Nasce l’Unione eurasiatica: Ue all’angolo
Oggi la firma del patto ad Astana: Russia, Kazakistan e Bielorussia formeranno la base
di partenza di un soggetto capace di voltare pagina nella geopolitica continentale
di Giuliano Castellino
entre a Bruxelles
l'Unione europea sembra un vaso rotto che
cerca di incollare i cocci, dilaniata nelle faide
tra oligarchi per spartirsi il bottino
di soldi (rubati ai contribuenti europei) e potere (rubato alle democrazie degli Stat che formano l'Europa), ad Est, alla faccia degli attacchi occidentali e dei tentativi di
destabilizzare la zona tutto è pronto.
Ad Astana, al Palazzo dell'Indipendenza, sta per realizzarsi il sogno
di Vladimir Putin, considerato in
Russia il riconquistatore o lo Zar:
ecco che nasce l'Unione economica
euroasiatica.
Per i media nostrani - i detrattori è come rimettere in piedi l'Unione
Sovietica, in base a un piano che
Vladimir Vladimirovich persegue
ormai da quindici anni, ma per i
vertici dell'ufficio stampa del Cremlino è semplicemente "un evento
di importanza storica nello sviluppo
di processi di integrazione nello
spazio eurasiatico". E se l'Ucraina
è nel mezzo di una guerra civile,
dopo le proteste filoccidentali sulla
Maidan e la destituzione del filorusso Viktor Yanukovich, lo scorso
29 maggio 2014, in Kazakistan si è
scritto un capitolo di segno opposto.
Nonostante i rumori di artiglieria
provenienti dall'est dell'Ucraina, i
cingolati della Nato provenienti da
M
Kiev ed i massacri delle popolazioni
russofone.
Le provocazioni occidentali non hanno fermato la marcia sovranista di
Putin, della Russia e dei popoli filo
russi. Il tutto mentre l'Unione europea
- a cui questa nuova realtà da una
parte si ispira, dall'altra si propone
come controcanto - sta attraversando
una crisi significativa e richiede un
cambio di marcia, pena la dissoluzione entro pochi mesi.
Oltre al presidente russo, il collega
bielorusso Aleksandr Lukashenko
e ovviamente il padrone/leader di
casa Nursultan Nazarbajev, "durante
l'incontro, è prevista la firma del
trattato per la creazione della Comunità economica eurasiatica
(Ceea)" rende noto il Cremlino. Insomma un passo successivo alla
Unione doganale, che aveva già
aperto la strada a una prima integrazione tra le tre ex repubbliche
sorelle.
Il progetto apre a scenari monumentali, soprattutto per i dossier
petroliferi e del gas, ma anche
delle infrastrutture. "I paesi partecipanti seguiranno politiche coerenti nei settori chiave dell'economia, energia, industria, agricoltura,
trasporti. C'è un sostanziale aumento di opportunità di business
per la realizzazione di investimenti
congiunti e progetti di coopera-
zione e comunicazione", si apprende. Si terrà inoltre "una riunione
regolare del Consiglio economico
eurasiatico che è l'organismo principale di questa Unione sempre
più stretta tra Russia, Bielorussia e
Kazakistan: è il terzo vertice dei
capi di stato quest'anno", aggiungono da Mosca.
Ma i confini di questa Unione sembrano destinati ad allargarsi.
Si profila "l'adesione al trattato sull'Unione economica eurasiatica e la
preparazione di una road map per
l'adeguamento della legislazione
del Kirghizistan". E anche l'Armenia
sembra aver optato per l'Eurasia e
non per l'Europa, e secondo fonti
già in questi giorni si renderà ancora
più palese questa scelta.
Per ora, in base solo con i tre stati
aderenti, si parla di "uno dei raggruppamenti di integrazione regionale più grande al mondo, con
una popolazione di 170 milioni di
persone. Con un Pil totale degli
Stati aderenti che sfiora i 2.700 miliardi di dollari (l'85% del prodotto
lordo della Comunità di Stati Indipendenti)".
E attendiamo la Georgia e le regioni
ex ucraine che conquisteranno la
libertà. Un giorno, non molto lontano
anche le nazioni oggi nell'Ue guarderanno a Mosca.
Noi lo diciamo da tempo, la salvezza, la rinascita ed il futuro d'Europa passa per Mosca, né per Bruxelles, né per Washington.
IL PRESIDENTE USA È IN POLONIA PER CONVINCERE I PAESI EX COMUNISTI A OSPITARE I SUOI MISSILI
La contromossa di Obama? Aizzare l’Europa
a contromossa di Obama? Aizzare l’Europa Ieri il Presidente
americano Barack Obama è
arrivato a Varsavia, prima tappa
del suo viaggio in Europa che lo porterà al G7 di Bruxelles e alla cerimonia
per i 70 anni dallo sbarco in Normandia. Obama durante la sua visita ha
“rassicurato” i suoi alleati (o meglio
dire sudditi) nell’Europa dell’est, preoccupati per l’atteggiamento di Mosca
sulla crisi in Ucraina, dove l’esercito
di Kiev ha intensificato la sua offensiva
contro i separatisti.
“L’impegno Usa per la sicurezza dell’Est Europa è sacrosanto”, ha detto
Obama. “Il nostro impegno per la sicurezza della Polonia e dei nostri
alleati in Europa centrale e orientale
è una pietra angolare della nostra sicurezza ed è sacrosanto”. Obama,
preoccupato per la crisi ucraina, ha
proposto un piano fino a 1 miliardo di
dollari per nuove forze americane di
terra, mare ed aria, in Europa orientale.
Un'iniziativa - ha detto a Varsavia per “rassicurare l’Europa” che deve
però “ancora essere approvata dal
Congresso”.
Obama è inoltre intervenuto alla Festa
della libertà, le celebrazioni del venticinquesimo anniversario delle elezioni
di 4 giugno 1989, che vinse Solidarnosc di Lech Walesa, simboleggiano
l’inizio della svolta democratica in Polonia e negli altri paesi della Europa
L
Centro-orientale. Il presidente Usa,
atterrato con l’Air Force One alle 9.50
è stato accolto all’aeroporto di Varsavia
dal capo di stato polacco Bronislaw
Komorowski. Poco dopo sempre all’aeroporto il presidente americano
ha incontrato in un hangar i piloti
americani degli aerei militari F-16
presenti in Polonia da due mesi nell’ambito delle operazioni del Patto
Atlantico dopo le tensioni in Ucraina.
Obama a Varsavia ha incontrato il
neopresidente ucraino Peter Poroshenko, nonché altri capi di stati dell’Europa Centro-orientale.
E' la seconda visita di Obama in Polonia: la prima fu nel maggio 2011.
Dietro questa visita del premio Nobel
per la Pace, si nasconde in verità la
questione dello scudo missilistico da
piazzare in Polonia: una
misura rigorosamente difensiva nei confronti di una
Russia, per gli States, troppo
“aggressiva e prepotente”.
Non è un caso infatti che
in Polonia il titolare della
Casa Bianca ha messo intorno al tavolo, oltre al neopresidente ucraino e ai leader polacchi, i colleghi di
Estonia, Lituania, Lettonia,
Bulgaria, Croazia, Repubblica ceca, Ungheria, Romania e Slovacchia. Quasi
una riunione rovesciata del
Patto di Varsavia, per dare
rassicurazioni e studiare le
nuove strategie per frenare
Mosca.
Perché i media nazionali
ed internazionali, i portavoce della libertà e della
trasparenza, non ci raccontano che nel cuore del Vecchio Continente si stanno piazzando
missili puntati sulla Russia? Perché
non ci raccontano che gli atlantici e la
Nato si stanno preparando ad una
terza guerra mondiale? Forse già iniziata in Ucraina?
Si piazzano missili ai confini di uno
Stato, col chiaro tentativo di isolarlo
geograficamente e minacciarlo militarmente, ma ciò che ci dicono è che
tutto questo viene fatto per “contenere
la minaccia russa”.
Putin non ha mai minacciato né occupato l’Europa, al contrario di chi vi ha
piazzato le sue basi da 70 anni e la
governa in maniera occulta, con l’ausilio dei servi sciocchi piazzati al
potere localmente.
Nel frattempo il nuovo governo ucraino
messo in piedi dal pacifico Obama e
dalla sua cricca democratica con
l’aiuto dei “ribelli di Maidan”, lancia
bombe a grappolo sulla popolazione
civile russofona, seminando morte e
distruzione.
Tutto questo nel silenzio assordante
di un mondo occidentale ormai alla
malora, troppo occupato a rincoglionirsi di democrazia e consumismo
per capire da che parte stanno i
mostri, quelli veri. Ormai strangolato
e soffocato dalla finanza e da quella
Troika impegnata ad occupare l’Ucraina e a dichiarare guerra a Mosca.
Oggi è 4 giugno. Anniversario della
“liberazione” di Roma… o meglio è
il sono 70 anni che gli americani
hanno invaso Roma e non se ne sono
più andati. Quindi conosciamo molto
bene tattiche e strategie e quello che
sta succedendo oggi in Ucraina è
molto simile a quello che successe
75 anni fa sempre da quelle parti.
Stessi metodi, stessa regia, stessi fini:
il nuovo ordine mondiale.
G.Cas.
6
Mercoledì 4 giugno 2014
Esteri
CORAGGIOSO APPELLO PER PER TENERE VIVA L’ATTENZIONE SUI FUCILIERI TRATTENUTI DA NUOVA DEHLI DA 2 ANNI
Un fiocco per essere vicini ai nostri marò
Il Cocer della Marina proporrà alla Nazionale di calcio di giocare ai Mondiali con il contrassegno giallo
di Giorgio Musumeci
n un mare di indifferenza e
superficialità, la proposta di
Antonio Colombo, componente del Cocer della Marina Militare, è la dimostrazione che la parte sana del nostro
Paese non dimentica la drammatica situazione nella quale vivono
Salvatore Girone e Massimiliano
Latorre: “Un fiocco giallo sulla maglia dei calciatori della Nazionale
italiana, per mantenere viva l’attenzione e coinvolgere l’opinione
pubblica internazionale sulla triste
e assurda vicenda dei nostri
marò”. Così Colombo spiega ai
cronisti dell’Adnkronos la proposta
che avanzerà nei prossimi giorni
agli altri delegati della rappresentanza militare, in vista dei Mondiali di calcio in Brasile. “I nostri
fucilieri sono stanchi, per essere
stati ignorati a lungo, per essere
stati usati, per le promesse non
mantenute, per le famiglie lontane,
per una situazione che non trova
sbocco”, ha affermato il Cocer
della Marina dopo le pesanti dichiarazioni via web dei due fucilieri in occasione della Festa della
Repubblica.
Lo sfogo di Latorre e la richiesta
di aiuto di Girone, sono rimaste
impresse nella mente di Colombo,
che adesso si rivolge direttamente
al premier Renzi affinché si ponga
fine, dopo due anni di attesa, a
questa triste faccenda: “Metta in
campo concretamente il suo entusiasmo e la sua energia per portare a casa i nostri ragazzi”, ha
dichiarato l’organismo di rappresentanza, che poi ha continuato:
“Siamo convinti che più passerà
il tempo e peggio sarà. Ecco perché il Cocer Marina per l'ennesima
volta chiede una risposta rapida
e adeguata alla richieste di Salvatore e Massimiliano: tornare a
casa con onore”.
I
Sul fronte giudiziario, intanto, verrà
presentato alla magistratura un esposto che ripercorre i fatti che hanno
portato i due fucilieri di Marina ad
essere detenuti in India da oltre 2
anni. L’iniziativa è stata avanzata dal
generale Fernando Termentini e
con ogni probabilità verrà messa
in atto in coincidenza con la manifestazione del 14 giugno a Roma
proprio in sostegno dei due marò.
Un atto al quale si è giunti perché,
come ha spiegato lo stesso Termentini, “viviamo un momento a
dir poco di “oscurantismo”, siamo
all’oscuro di tutto e andiamo avanti
per illazioni”.
L’iniziativa del generale Termentini
ha trovato l’appoggio dell’ex ministro degli Esteri, che si è detto
favorevole anche all’istituzione di
una commissione parlamentare
d’inchiesta sulla vicenda.
Tauro Coccia: “Dedico a loro
la medaglia della Croce Rossa”
na dedica che commuove quella
di Massimiliano Coccia. Il giovane, nel ricevere la medaglia
d’oro al merito che la Croce Rossa
Italiana ha conferito a suo padre
Tauro, scomparso di recente, ha ricordato i due fucilieri di marina ancora
detenuti in India.
“Il lavoro di mio padre – scrive Massimiliano - lo ha portato a partecipare
alle emergenze di Protezione Civile
a seguito di eventi calamitosi verificatisi in Italia dal 1990 al 2013. Ha effettuato anche missioni operative al-
U
l’estero. Era orgoglioso della divisa
che portava e di mostrare che questo
Paese sapeva ancora essere utile al
resto del mondo”. Ed a proposito
dell’onorificenza, il giovane ha aggiunto: “Mio padre avrebbe dedicato
questo riconoscimento a qualcuno.
Oggi che lui non c’è più, vorrei dedicare la sua medaglia, guadagnata
con forza e coraggio su tanti campi
operativi, a Massimiliano Latorre e
Salvatore Girone, con l’augurio di
vederli presto ritornare”.
CdG
UN BAMBINO DI 10 ANNI VIOLENTATO E FILMATO DA 8 UOMINI. E UNA MAGISTRATO MOLESTATA E FERITA
India, ancora stupri e orrori
India, teatro di orrori. Ancora un episodio
di violenza sessuale turba lo stato dell’Asia
meridionale.
Prima due giovani cugine stuprate e poi impiccate ad un albero. Poi una donna violentata da
un branco - che l’ha costretta a bere dell’acido
– e strangolata a morte. E adesso una signora
(che di professione fa il magistrato) stuprata e
ferita in maniera grave e un bambino di 10 anni
sodomizzato da 8 uomini a Geeta Colony, un
quartiere a est di New Delhi.
Le autorità indiane hanno spiegato che il “piccolo” è stato bloccato dalla banda il 27 maggio
scorso mentre si recava in un negozio. Uno dei
violentatori lo ha attirato a casa sua proponendogli
di vedere insieme una gabbia con dei piccioni.
Ma una volta arrivato, il bambino si è trovato di
fronte delle bestie pronte a molestarlo.
Minacciato ripetutamente di gravi conseguenze
se avesse rivelato l’accaduto, il bimbo, terrorizzato, per alcuni giorni è rimasto in silenzio. E’
stato il fratello a scoprire che in lui qualcosa
non andava, convincendolo a raccontare tutta
la verità e a sporgere la querela.
I primi accertamenti hanno rivelato che quel
L’
vergognoso episodio è stato addirittura filmato.
E che uno dei partecipanti, con alcuni parenti,
ha minacciato i famigliari del bambino che si
stavano recando al commissariato per denunciare
l’accaduto.
Solo uno degli stupratori, per il momento, è
stato arrestato. Mentre gli altri sono ancora ricercati.
Nonostante l’attenzione internazionale e locale
sia molto alta da quando, nel dicembre 2012,
una studentessa di 23 anni venne violentata da
sei uomini mentre tornava a casa su un bus, in
India da mesi e mesi si susseguono le violenze
su donne e bambini.
Lo scorso febbraio è stata aggredita una bimba
di 9 anni, il mese prima una 12 enne era stata
stuprata e bruciata viva. Un’altra è stata molestata
e mutilata vicino casa sua. Poi gli ultimissimi
episodi, già citati. E tra gli aggressori anche
due poliziotti.
Circa un terzo delle vittime di violenza sessuale
in India ha meno di 18 anni. Questi, i dati sconvolgenti. Con un uomo su quattro che ha commesso almeno uno stupro nella sua vita. .
Federico Colosimo
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Mercoledì 4 giugno 2014
Roma
DAL CAMPIDOGLIO
Marino e le sue (non) responsabilità
Rivelazione choc del primo cittadino: “Roma è sporca? E’ colpa del personale di Ama”
E annuncia: “Ogni giorno, mille dipendenti dell’azienda non si presentano a lavoro”
DAL COLOSSEO
di Giuseppe Sarra
gnazio Marino come Calimero.
Dai concorsisti ai vigili urbani,
dal salario accessorio alle imprese della Metro C, dai movimenti per la casa all’abusivismo,
dalla droga alla prostituzione, dai rom
alla mobilità, dal bilancio al piano di
rientro, dalla sicurezza ai rifiuti.
“Tutti ce l’hanno con me perché sono
piccolo e nero”, lamentava il noto pulcino.
Tanto da spingere qualche simpatizzante
della sinistra romana, ad accostare sul
web il primo cittadino al famoso personaggio dei cartoni animati. E se Roma
è sporca, guai a parlare di emergenza,
come più volte ribadito in queste settimane dal sindaco del Partito democratico, le responsabilità sono dell’Agenzia
municipale dell’Ambiente (Ama). O meglio, del personale.
Secondo il primo cittadino, infatti, ben
mille dipendenti a dispetto delle risorse
umane della municipalizzata, che ammonterebbero ad 8mila unità, quotidianamente “non si presentano al lavoro”.
Una rivelazione choc. Un’accusa pesante
che se corrispondesse a verità rappresenterebbe, e qui ha ragione Marino,
“uno schiaffo non solo alla città ma
anche a tutti quegli altri che invece si
presentano al loro lavoro e cercano di
farlo al meglio con forze ridotte”.
Il nodo, però, è un altro: se fosse vero
che mille dipendenti di Ama non lavorerebbero ogni giorno, soltanto un anno
dopo dal loro insediamento Marino e la
sua giunta se ne sono accorti? Secondo
aspetto: i vertici della municipalizzata
sono stati rinnovati lo scorso gennaio.
Ben sei mesi sono passati. Come mai il
presidente Daniele Fortini, nominato
L’abusivismo? Un capitale
I
dallo stesso sindaco, non si è reso conto
di un’efficienza simile?
Parole che comunque vanno ad aumentare l’asticella del nervosismo tra
il personale di Ama e Marino, che già
in passato era stato beccato dal primo
cittadino sul piano ferie e sulla mancanza di professionalità in materia di
pulizia della città.
Poi, l’inchiesta di ieri. “Ho chiesto un
rapporto completo al dottor Fortini perché voglio capire più approfonditamente
– ha strigliato Mairno - se ci sono delle
questioni legate al funzionamento ridotto
di alcuni impianti, parlo di impianti di
trattamento meccanico biologico, o se
ci sono questioni riconducibili ad alcuni
che non fanno bene il proprio lavoro”.
Ma ieri in commissione Bilancio, riunita
congiuntamente con quella dell’Urbanistica, si è affrontato il nodo del contratto
di servizio di Risorse per Roma, in sca-
ra le principali criticità di
Roma, l’abusivismo commerciale. Un cancro che
trova spazio in ogni angolo
della città che viene affrontato
con proverbiale sarcasmo dai
romani. E così, intorno alle 17
di ieri, sul profilo Facebook di
Romafaschifo, è stata postata
un’immagine raccapricciante:
un paio di vucumprà che vendevano indisturbati la propria
merce a pochi passi da una
volante dei vigili urbani in sosta,
nel bel mezzo dei turisti, in
piazza del Colosseo, nel pieno
centro della capitale. Tra gli
ambulanti “irregolari”, c’è chi
perfino utilizza l’auto della Polizia municipale di Roma Capitale come poggia schiena.
Una scena che ha mandato su
T
denza il 30 novembre del 2014. Una situazione tutt’altro che rassicurante.
Nelle oltre due ore di discussione, l’ad
Domenico Kappler ha denunciato il taglio
di ben 15 milioni di euro allo stanziamento
approvato nel bilancio dalla giunta Marino
negli ultimi giorni di aprile. “Soli 39
milioni rispetto – ha lamentato Kappler
– ai 45 milioni fissati dai tecnici del Comune”, ricordando quindi che “a partire
da luglio l’azienda rischia di avere seri
problemi di equilibrio economico-finanziario con impatto sui lavoratori”. Licenziamenti alle porte?
In Aula Giulio Cesare, sempre nella giornata di ieri, è andato in scena il consiglio
straordinario sulle comunità Lgbt (Lesbiche, gay, bisessuali e transgender). Un
tema che forse, nel pieno rispetto delle
abitudini di qualsiasi individuo, poteva
essere affrontato più in là vista la “calda”
agenda politica romana.
tutte le furie tantissimi romani:
“Se scriviamo qualcosa sulla
municipale – scrive Mik – denunciano noi”. Mentre Giorgio
rivendica l’applicazione dei regolamenti capitolini, Mauro fa
notare: “Il bello è che tu parli
coi vigili e ti dicono “ma che te
metti a fa”, classico comportamento italiota”, dice rassegnato.
C’è pure chi se la prende con
Marino: “Il vero problema è ben
altro – osserva Massimo – non
vi è la volontà politica”. Enrico,
dal canto suo, striglia: “Se non
paghi le tasse o sei in ritardo
con il mutuo o non fai uno
scontrino per te c’è Equitalia.
Per loro… lasciamo stare”. Chissà se Marino verificherà la segnalazione o, anche questa volta,
finirà nel dimenticatoio. G.S
IL DOCUMENTO FINANZIARIO ARRIVA NEL MUNICIPIO I
Un bilancio da lacrime e sangue
I
nizia anche in primo municipio
a Roma, la discussione del bilancio proposto dalla giunta
del Sindaco Ignazio Marino, documento annunciato qualche mese
fa con squilli di tromba, il primo
vero atto di programmazione del
dopo Alemanno, in cui la sinistra
avrebbe fatto vedere la propria
capacità di governo per il rilancio
della Capitale. Alla prova dei fatti,
invece, le cose stanno andando
esattamente nel verso opposto.
Dopo una serie di rinvii, l’ultimo
motivato dalla campagna elettorale per le Europee, ma in realtà
voluto per forti contrasti nella
maggioranza, ci apprestiamo a votare un bilancio di lacrime e sangue, che metterà in ginocchio quel
poco che resta per garantire i
livelli minimi di servizi ad un’area
di Roma grande quasi come la
città di Bologna, con oltre 240.000
abitanti e che si estende dai quartieri storici di Trastevere, Testaccio
e San Saba, passando per i rioni
Monti, Celio ed Esquilino, per ricomprendere tutto il Centro storico
e i territori dell’ex municipio 17,
da Borgo a Prati, al Trionfale e al
Delle Vittorie. Una zona sterminata
che ha bisogno di tutto, da inve-
stimenti sul decoro urbano e sulla
pulizia dei cassonetti e delle strade, alla manutenzione delle buche
pericolose per automobilisti, motociclisti e pedoni, ad una lotta
vera e senza sosta all’abusivismo
commerciale, ad un potenziamento
dell’offerta scolastica, del trasporto
pubblico e dei servizi sociali. Invece niente. Capiamo che c’è la
crisi, ma così è davvero troppo!
Per il 2014, in media verrà tagliato
di oltre il 30% il già magro stanziamento dell’anno precedente, e
certi servizi rischiano di essere
azzerati. Ma c’è di più. Anche quei
pochi soldi residui, sono sottoposti
alla scure del blocco imposto dal
patto di stabilità (che Renzi ha annunciato di voler rinegoziare con
l’Europa, allora perché non farlo
subito?) e al ‘salva Roma’, e cioè
si potranno spendere solo quando
si capirà se il Governo stanzierà
altre risorse per la Capitale.
Qualche esempio? E’ presto fatto.
Le attività legate alla cultura passano da 145 a poco più di 90 mila
euro, e fin qui si potrebbe dire
che è un peccato, ma che si campa
anche senza manifestazioni culturali (ma la sinistra non sosteneva
esattamente il contrario?). I dolori
però arrivano subito dopo. Per
l’assistenza domiciliare dei diversamente abili residenti nel territorio, dai 2,5 milioni di euro del
2013, si scende a poco più di 500
mila, taglio netto dell’80 per cento.
Trasferimenti a favore di famiglie
bisognose, da 480 mila a circa
150 mila euro. Assistenza ad alunni
diversamente abili nelle scuole,
da 1,6 milioni di euro a 600 mila,
taglio del 60 per cento! E i Centri
anziani e case di riposo? Da 2 milioni di euro a 600 mila.
Ma non va meglio sul fronte dei
lavori pubblici. Vi lamentate perché ad ogni autunno le caditoie
sono sporche di foglie, le fognature
si ostruiscono e le strade si allagano? Bene, dovete sapere che i
fondi per la manutenzione delle
fognature e dei fossi colatori passano da 200 mila a 10 mila euro,
cioè non si potrà manutenere neppure un tombino. E per la manutenzione stradale, da un milione
e cento a circa 300 mila euro. Alla
faccia delle buche che devastano
la città, e per le quali purtroppo
abbiamo un’immagine negativa
addirittura mondiale. Potremmo
continuare a lungo, ma purtroppo
non crediamo ne valga la pena.
Sabrina Alfonsi, presidente Municipio I di Roma Capitale
Questo bilancio certifica il definitivo fallimento del sindaco Marino e della sua giunta.
Per questo, come sempre la Destra
farà un’opposizione durissima in
consiglio municipale, fin dal dibattito di domani, presentando ordini del giorno ed emendamenti
per limitare i danni, ed inchiodare
la maggioranza alle sue responsabilità. Ma soprattutto, chiederemo con una pregiudiziale, che il
dibattito sul bilancio venga posticipato fino a quando il Governo
non ci dirà se intende o no procedere ancora una volta al salva-
taggio economico della città di
Roma. Solo allora sapremo se il
primo cittadino potrà andare avanti, e francamente non ce lo auguriamo davvero, in primo luogo
per i romani. O se lo stesso PD
vorrà certificare ciò che nei corridoi si dice da tempo e che la
gente ormai ha capito: hanno sbagliato sindaco, e l’accanimento terapeutico è del tutto inutile. La
parola ritorni agli elettori, prima
che davvero sia troppo tardi.
Sergio Marchi
(Capogruppo de La Destra
municipio Roma 1 Centro)
8
Mercoledì 4 giugno 2014
Dall’Italia
COSENZA – L’ENNESIMO ROGO NELLA BARACCOPOLI
Danno fuoco ai rifiuti e incendiano il campo rom
Nessuna vittima e qualche intossicato tra il centinaio di nomadi che occupano la zona
Si riaccende la polemica sull'abitudine di smaltire i rifiuti (tutti) appiccando roghi
ppiccano il fuoco per
bruciare i rifiuti e poi,
la brace, investe la baraccopoli, mandando
in fumo gran parte del
campo rom. Sarebbe questa la
dinamica di quanto accaduto a
Cosenza, in contrada Vaglio Lise,
dove vivono in condizioni di grave promiscuità e disagio alcune
centinaia di persone.
Sul posto sono intervenute quattro squadre dei vigili del fuoco,
carabinieri, poliziotti e le ambulanze del 118. I vigili del fuoco
hanno spento l’incendio e successivamente messo in sicurezza
le bombole di gas e l’intero territorio.
Al momento, secondo le forze
dell’ordine, non ci sono vittime:
A
tutti gli occupanti delle baracche,
fatte di legno e cartone, sarebbero
riusciti a mettersi in salvo. Alcune
persone sono rimaste lievemente
intossicate per il fumo ed altre
contuse mentre si allontanavano
in gran fretta dal campo. Una
quarantina le baracche distrutte.
La dinamica dei fatti non è ancora
stata accertata anche se, dai
primi rilievi, pare che le fiamme
abbiano avvolto le baracche a
causa del vento che avrebbe
fatto migrare sulle abitazioni il
fuoco appiccato per bruciare alcuni rifiuti.
Non è la prima volta che il campo,
che ospita un migliaio di persone,
viene colpito da incendi, anche
se, fortunatamente non si sono
mai registrate vittime.
Di certo i roghi che si sviluppano
spesso nelle baraccopoli partono proprio dalle azioni degli
stessi nomadi che quasi abitualmente appiccano il fuoco ai
cumuli di spazzatura. Una pratica
tutt’altro che simpatica: i cittadini,
italiani, che vivono nei dintorni
degli appostamenti (abusivi e
non), sono infatti costretti non
sono ad accettare lo stato di degrado della zona ma anche a
convivere con l’odore nauseante
di fumi al veleno.
In questo quadro emerge sempre più come nel Paese le istituzioni, tutte, non siano in grado di
gestire tali campi rom ed evitare
che si commettano azioni criminali a danno della salute di tutti.
Barbara Fruch
TRAGEDIA A FOGGIA
Esplosa una palazzina: due morti e quattro feriti
Causata probabilmente da una fuga di gas, anomalia non rilevata la sera stessa
dai tecnici in un sopralluogo. Aperta un'inchiesta per disastro e omicidio colposo
eri notte intorno alle 3.30, un’esplosione ha lacerato il silenzio nella città
di Foggia. Probabilmente causata da
una fuga di gas che ha sventrato i piani
I
bassi di una palazzina di sei piani, nel
centro storico, in Via Edmondo De Amicis. Il triste bilancio: due persone hanno
perso la vita e quattro sono rimaste
ferite. Il forte boato è stato avvertito
anche in altre zone della città, seguito
da una persistente scossa. La parete
del palazzo si è sgretolata, quattro gli
appartamenti sventrati, le macerie sono
ovunque. Alcune auto che sostavano
nella via in cui si è verificata la deflagrazione sono state danneggiate, altre completamente distrutte. Sul posto, sono
intervenuti prontamente i vigili del fuoco,
la polizia municipale e carabinieri. Le
vittime sono Giuseppina Fiore, 29 anni,
e suo marito Luigi Veneziano, 37 anni,
entrambi di Foggia. Erano i genitori di
uno dei due feriti, un bambino di circa
quattro anni che avrebbe riportato alcune
escoriazioni e fratture ma le sue condizioni non sono gravi.
Gli altri due feriti sono una coppia di
coniugi che abita al primo piano dell'edificio, precipitati di sotto dopo che il
pavimento della loro abitazione è letteralmente collassato. Antonio Morelli, 85
anni, estratto vivo dalle macerie, ha
invece riportato gravi ustioni.
Alcune fonti rivelano che gli inquilini
nel pomeriggio avevano lamentato un
forte odore di gas nella palazzina. Chiamata l’assistenza, i tecnici dopo un sopralluogo avevano assicurato loro di
stare tranquilli, che si trattava di un
falso allarme, ma così non è stato. Nella
notte è arrivata l’esplosione, la tragedia.
Per questioni di sicurezza tutte le abitazioni della palazzina sono state evacuate.
I vigili del fuoco hanno effettuato tutti i
rilievi del caso per verificare danni e
compromessa stabilità.
La deflagrazione sarebbe partita dall’appartamento di Antonio Morelli, l’anziano 85enne. Secondo quanto verificato
dai vigili del fuoco la cucina dell’anziano
aveva le manopole del gas aperte. Quest’ultime avrebbero determinato la saturazione dell’ambiente di metano finquando durante la notte probabilmente
l’anziano signore ha acceso una luce
provocando la scintilla che ha fatto detonare tutto.
Ora è stata aperta un’inchiesta per i
reati di disastro colposo e di omicidio
colposo, al momento a carico di persone
da identificare, nell’indagine avviata dal
pm di Foggia, Alessandra Fini, in seguito
all’esplosione che la notte scorsa ha
sventrato parte di una palazzina di Foggia
provocando due morti e quattro feriti.
Sono stati ascoltato dagli agenti della
questura locale il presidente dell’Amgas,
i due tecnici che ieri sera hanno compiuto
il sopralluogo nello stabile senza aver
evidenziato alcuna anomalie, e tre feriti:
l’ottantacinquenne Antonio Morelli, dall’appartamento del quale si sarebbe verificata la fuga di gas, i coniugi che abitavano nell’appartamento che si trova
sopra quello dell’85enne, Anna Rosa
Ricucci, di 62 anni, e suo marito Alberto
Capolongo, di 62, e uno degli inquilini
che ha chiamato i tecnici dell’Amgas
per segnalare la fuga di metano.
Chantal Capasso
FOGGIA – CONFERMATA L’IDENTITÀ DEL CORPO RINVENUTO LUNEDÌ
Arriva la conferma: il cadavere
è di Antonella Scirocco
La 37enne era scomparsa lo scorso 20 maggio. Incerte le cause
del decesso: si indaga per capire se la donna sia stata uccisa
e temute conferme
sono arrivate proprio
ieri. Il corpo rinvenuto
lunedì è quello di Antonella
Scirocco. Il macabro ritrovamento era avvenuto nel
pomeriggio a Selva la Rocca, in provincia di Foggia.
Ad allertare le forze dell’ordine era stato un agricoltore attratto dal cattivo
odore. Giunti sul posto i carabinieri avevano immediatamente ipotizzato che potesse trattarsi di Antonella
L
Scirocco.
Nella serata di lunedì, la
notizia si era già diffusa e
veniva specificato che insieme al corpo, ormai in
stato avanzato di decomposizione, erano stati rinvenuti degli abiti compatibili a quelli indossati dalla
donna al momento sella
scomparsa. Di Antonella,
37enne separata e madre
di una bambina di 12 anni,
non si hanno più tracce da
martedì 20 maggio, ovvero
da quando è stata vista per
l’ultima volta su un treno
verso Rodi Garganico. Il
giorno dopo i familiari ne
hanno denunciato la scomparsa facendo scattare le
ricerche dei carabinieri. Ricerche che col passare dei
giorni si sono fatte sempre
più intense coinvolgendo
anche vigili del fuoco e volontari della protezione civile. Il caso è finito anche
su “Chi l’ha visto”, la trasmissione di Rai 3 che ha
mandato in onda un’intervista ad Antonio Cerrone,
l’allevatore di San Marco in
Lamis che secondo gli inquirenti è stata l’ultima persona ad aver visto la donna.
In quell’occasione, l’uomo
ha dichiarato di non c’entrare niente con la scomparsa della donna. Ad oggi,
non vi sono più dubbi in
merito al fatto che si tratti
della 37enne: a confermarlo
sono proprio gli abiti. Sulle
cause del decesso, però, è
ancora buio, causa l’avanzato stato di decomposizione del cadavere, si tornerà
ad indagare sulle stesse
ipotesi tracciate durante le
ricerche quando già si ipotizzava un possibile coin-
volgimento del compagno
della vittima, un uomo da
molti descritto come violento.
I resti della donna, in parte
razziati dagli animali, verranno sottoposti ad analisi
cadaverica, al fine di decretare se la trentasettenne
sia deceduta o meno per
B.F.
morte violenta.
9
Mercoledì 4 giugno 2014
Dall’Italia
SALERNO – MENTRE I DIPENDENTI SI ASSENTAVANO DAL LAVORO LE STRADE SI RIEMPIVANO DI RIFIUTI
Spazzini“fannulloni”: timbravano e andavano al bar
Tra le 22 ordinanze di custodia cautelare pure il responsabile sovracomunale. C’è anche chi ha coperto
la presenza, nelle festività natalizie, di ben 14 colleghi e chi, pur non avendo lavorato, ha avuto lo straordinario
nvece di pulire le strade passavano le giornate al bar o a
casa, tutti regolarmente retribuiti. È quanto scoperto da
un’indagine dei carabinieri
della stazione di Castel San Giorgio
in provincia di Salerno che ieri mattina
ha portato all’arresto di nove persone.
Su ordine del Gip, i militari dell’arma,
infatti, hanno eseguito nove ordini di
arresti ai domiciliari nei confronti di
altrettanti dipendenti del consorzio
di Bacino Salerno/1. In totale però
sono state 22 le ordinanze cautelari
disposte dal giudice su richiesta
della locale Procura della Repubblica,
tra cui 13 obblighi di presentazione
alla polizia giudiziaria.
L’inchiesta era partita dopo che le
strade dei comuni di Castel San
Giorgio e Roccapiemonte, in cui dovevano operare gli spazzini, si erano
riempite di cumuli di immondizia
senza apparente spiegazione.
I
Inevitabili gli accertamenti con pedinamenti, verifiche di documenti, monitoraggio dell’orologio marcatempo
e anche riprese video hanno documentato la truffa aggravata che i dipendenti avevano messo in atto.
Secondo le indagini, nell’ambito dell’operazione “Easy badge” è nel periodo compreso tra novembre 2012
e gennaio 2013 che gli indagati hanno
regolarmente timbrato i cartellini anche per conto di colleghi assenti, ritardatari o che si erano allontanati
dal luogo di lavoro prima della fine
di turno: tra loro un tacito accordo
basato sul reciproco scambio di favori.
Surreali i casi portati alla luce e
che hanno visto coinvolto addirittura
il Responsabile Sovracomunale, ora
agli arresti domiciliari. Questa persona percepiva un’apposita indennità per controllare il lavoro svolto
nei Comuni di Roccapiemonte e
Castel San Giorgio dagli altri ope-
ratori. Ma, invece di svolgere la sua
mansione, spesso sia lui sia alcuni
coordinatori, si assentavano durante
l’orario di servizio e timbravano,
oltre al loro cartellino, anche quello
dei colleghi non presenti. Così è
stato appurato dalle riprese effettuate
dalle telecamere nascoste, che durante le festività natalizie un collega
abbia fatto le veci di ben 14 colleghi,
timbrando il cartellino di tutti.
È emerso inoltre che alcuni operatori,
nonostante fossero in turno dalle 8
alle 14, non sono hanno lavorato
solo due ore, ma grazie e un cartellino timbrato da altri hanno ‘attestato’
di aver fatto diverse ore di straordinario. C’era chi tornava a casa e chi
trascorreva il tempo al bar.
Intanto, a causa del loro comportamento, le strade dei comuni di Castel
San Giorgio e Roccapiemonte, come
si vede anche dalle riprese video
dei militari, si riempivano sempre
più di cumuli di immondizia.
L’indagine condotta dai Carabinieri
della stazione di Castel San Giorgio,
grazie anche al supporto della Polizia Municipale ha fatto scattare le
ordinanze, che sono state eseguite
tra Roccapiemonte, Nocera Superiore, Pagani, Angri, Napoli, Casoria,
Giugliano in Campania e Padova,
dai Carabinieri della compagnia di
Mercato San Severino, in collaborazione con il personale dei comandi
provinciali di Salerno e Napoli.
Carlotta Bravo
CORTINA - GLI AGENTI NON VERSAVANO LE SANZIONI NELLE CASSE COMUNALI
Si intascavano i soldi delle multe: denunciati 19 vigili
Sono indagati per peculato, avrebbero guadagnato così fino a 7mila euro in quattro anni
Coinvolti nello scandalo anche il sindaco, un ex assessore, dirigenti e funzionari compiacenti
na maxi operazione della Guardia di Finanza
ha portato a denunciare 19 agenti della polizia
locale in servizio a Cortina. L’accusa nei loro
confronti è di peculato, sospettati per aver intascato
i soldi di parte delle multe. L’indagine fotografa un
periodo di circa 10 anni e i 19 vigili che erano in
servizio nella località ampezzana.
Dalle indagini è emerso che era pratica diffusa
quella di diversi agenti di trattenersi le somme riscosse in contanti, nonostante la presenza dell'ob-
U
bligo di versarle sul conto corrente del Comune a
scadenze prestabilite. Il Regolamento comunale
prevede, infatti, che tali somme debbano essere
versate immediatamente, qualora superino la soglia
di 516,46 euro (il vecchio milione di lire), o
comunque trimestralmente. Il sistema truffaldino
consisteva nel non versare tempestivamente le
somme riscosse, sottraendole, a volte per mesi o
addirittura per anni. La Finanza bellunese ha acquisito, presso gli uffici del Comando Polizia Locale
di Cortina, tutti i verbali e i relativi documenti
contabili, nonché tutta la contabilità relativa agli
incassi.
Dall’analisi dettagliata compiuta dai militari, è
emerso che, ad esempio, un agente che per quasi
4 anni non aveva mai effettuato versamenti arrivava
a trattenersi una somma di quasi 7.000 euro.
Mentre in altri casi alcuni agenti avrebbero restituito,
molto tempo dopo, le somme indebitamente trattenute, riversandole al Comune direttamente dai
propri conti correnti personali.
Sono stati segnalati sempre dalla Guardia di Finanza
all'autorità giudiziaria anche la condotta di dirigenti
e funzionari compiacenti del Comune i quali, che
nonostante le informazioni formali rese dalla Ragioneria dei continui ammanchi dalle casse
comunali, non hanno provveduto a denunciare i
responsabili.
Tra gli indagati nell'indagine della Gdf di Finanza di
Belluno che ha portato alla denuncia per peculato
di 19 vigili urbani compaiono: l'attuale comandante,
Ines De Biasi, ed il suo predecessore; Nicola Salvato
il sindaco di Cortina d'Ampezzo Andrea Franceschi,
ora in un altro comune da oltre un anno in
esecuzione di un provvedimento della magistratura
bellunese nell’ambito di un'altra inchiesta e altri
cinque, tra dirigenti ed un ex assessore.
Chantal Capasso
TEMPI DI CRISI
IL MECCANISMO TRUFFALDINO
Gioia Tauro, ex lavoratori
minacciano di darsi fuoco
Falsi volontari di onlus:
cinque denunce nel salento
I
ono disperati, gli ex lavoratori di Piana Ambiente,
società che si occupava
della raccolta dei rifiuti nella
Piana di Gioia Tauro. Travolti
dalla crisi e senza più un’occupazione, gli operatori ecologici
si sono attaccati al collo una
bottiglia piena di benzina e
hanno minacciato di darsi fuoco
qualora la situazione non dovesse cambiare. Teatro di questa
drammatica protesta, l’ingresso
del termovalorizzatore di Gioia
Tauro, al quale per tutta la giornata di ieri è stato impossibile
accedere proprio per via delle
contestazioni.
Nel tentativo di evitare il peggio,
sul posto sono intervenuti gli
S
agenti del commissariato della
città calabra, purtroppo abituati
a gesti simili. Non è la prima
volta, infatti, che i lavoratori di
Piana Ambiente si rendano protagonisti di clamorose proteste.
L’ultima, il mese scorso davanti
la Prefettura di Reggio Calabria.
Dopo lo scioglimento della società, le organizzazioni sindacali
avevano stipulato un accordo
presso la Prefettura di Reggio
che prevedeva il loro riassorbimento nei bandi di appalto per
la raccolta di rifiuti che i Comuni
della Piana si apprestavano a
fare. Accordo che però, secondo
quanto denunciano i lavoratori,
non viene rispettato da mesi.
Giorgio Musumeci
n concomitanza con l’inizio del periodo estivo nel Salento boom di
controlli sul territorio da parte della
Polizia di Stato: al fine di porre un freno
ai continui raggiri che vengono posti in
essere nei confronti di ignari cittadini
da parte di persone spregiudicate pur
di poter fare cassa, sono stati intensificati
dal Commissariato di Otranto i controlli
che già una decina di giorni fa si sono
concretizzati con la denuncia di cinque
soggetti tra promotori e associati della
ONLUS, ANSAD, avente sede in provincia
di Cosenza che ha come finalità quella
del sostegno e l’assistenza di soggetti
affetti da discopatie multiple e disabilità,
richiedendo e ricevendo anche del denaro, quale contributo a sostegno dell’associazione citata.
Proseguendo su questa linea gli agenti
hanno sorpreso nei giorni scorsi altri
due volontari della stessa associazione,
provenienti dalla provincia di Messina
e da quella di Taranto e peraltro gravati
da precedenti penali mentre richiedevano denaro all’ingresso dell’Ospedale
di Scorrano.
Sulla base di una denuncia già presentata
da un importante Ospedale di Roma citato abusivamente all’interno dell’opuscolo informativo, quale partner della
ONLUS sono scattati questa volta a carico
dei due soggetti le perquisizioni personali nel corso delle quali è stato possibile
sequestrare le tessere di riconoscimento
i blocchetti di biglietti e vari opuscoli illustrativi riferibili senza ombra di dubbio
alla predetta Onlus nonché il provento
dell’attività di raccolta fondi equivalente
a circa 100 euro, racimolati nelle poche
ore di raccolta.
Sia i due volontari fermati all’ingresso
dell’ospedale di Scorrano dagli agenti
del Commissariato di P.S. di Otranto
che i tre componenti facenti parte del
direttivo della citata associazione sono
stati denunciati per associazione per
delinquere finalizzata alla truffa alla Procura della Repubblica di Lecce.
Continuano gli accertamenti per verificare la presenza dei citati volontari
anche in altri città della zona e per
evitare il versamento a sedicenti associazioni di beneficenza di oboli da parte
di ignari cittadini.
Francesca Ceccarelli
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Mercoledì 4 giugno 2014
Dall’Italia
SICILIA
BARI – NEL VORTICE DEGLI STROZZINI
Rosario Crocetta
sfiduciato da tutti
Agguato a Giovinazzo, ucciso 33enne
Confidustria con Musumeci:
“O soluzioni o si torni al voto”
osario Crocetta sempre più
solo al comando. Dopo essere in costante litigio con
il suo partito, il piddì, e gli altri
movimenti che sorreggono la
maggioranza all’Assemblea regionale siciliana, arriva l’ennesimo
altolà del presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante,
che a margine di un incontro
presso il centro studi Pio La Torre,
a cui hanno preso parte tutte le
sigle sindacali, ha detto: “O si
trovano delle soluzioni alla situazione drammatica della Sicilia o
altrimenti si torni al voto”.
Sul piatto ci sono sempre i soliti
nodi irrisolti, dall’utilizzo dei fondi
strutturali alla riqualificazione della
spesa pubblica, dalla necessità
di attrarre investimenti nell’isola
al bilancio sempre più asfittico.
“Ci sono molti in questo momento
che vogliono che le cose non
cambino. Per questo dobbiamo
andare tutti a Roma, sindacati ed
imprese, con un documento scritto che fotografi l’attuale situazione
della Sicilia per porla all’attenzione
nazionale”. Non usa mezzi termini
il numero uno degli industriali
siciliani.
Lo ripete da mesi Nello Musumeci.
Il capo dell’opposizione, presidente
della commissione regionale Antimafia e vicesegretario nazionale
R
Nello Musumeci
de La Destra, infatti, ha ricordato:
“Non abbiamo paura del voto,
perché da mesi chiediamo al governo della Regione, senza ricevere
alcuna risposta, di affrontare le
riforme che la Sicilia non può più
aspettare”. Ai siciliani, ha aggiunto
l’ex sottosegretario al Lavoro,
serve un “piano anticiclico per il
lavoro e l’economia, una vera razionalizzazione delle spese, la revisione dello Statuto e la modifica
della legge elettorale. Sono obiettivi
che possono esser conseguiti in
sei mesi”.
A Crocetta, invece, l’esponente
de La Destra ha denunciato
“l’isolamento e l’inadeguatezza
del suo governo”, sottolineando
poi come “sono evidenti gli errori
compiuti da alcune forze politiche
in questi due anni, nei quali,
come ha sostenuto Montante,
non c’è stata quella discontinuità
G.S
che si attendeva”.
La vittima che aveva precedenti per estorsione è stata freddata
sul calesse. Sabato a Torre Anuziata morirono due fratelli usurai
gguato nel berese. Claudio
Fiorentino, pregiudicato di 33
anni con precedenti per estorsione, è stato ucciso con colpi
d’arma da fuoco a Giovinazzo.
L’uomo, è stato freddato ieri mentre passeggiava in calesse in compagnia di un
amico, che ha poi dato l’allarme alle
forze dell’ordine. La vittima, di Terlizzi,
nel 2010 era stata arrestata perché accusato insieme ad altre sei persone di
un giro di estorsione per imporre il pizzo
ai cantieri di Giovinazzo. I sette sarebbero
stati componenti di un gruppo malavitoso
riconducibile ai pregiudicati Luigi Maisto
e Mario Del Vecchio.
I sicari, a bordo di una moto, gli hanno
sparato 15 proiettili di pistola calibro 9.
Fiorentino è stato assassinato in una contrada che costeggia la statale 16, a poca
distanza dalla sua abitazione.
Ad agosto del 2010, pur essendo agli arresti domiciliari, invitò a casa una quindicina di amici, tra i quali alcuni pregiudicati,
per festeggiare il suo compleanno. La
serata trascorse serena ma su Facebook
furono postate le immagini dei festeggiamenti e ciò, dopo alcuni mesi, quando
ormai Fiorentino era tornato libero, costò
al pregiudicato un nuovo arresto per aver
violato il provvedimento restrittivo.
Non è il primo caso di pregiudicati, arrestati per estorsione o usura, freddati
brutalmente. Venerdì poco prima di mezzanotte a cadere sotto i colpi dei sicari
due fratelli, Roberto e Giovanni Scognamiglio, di 26 e 42 anni, uccisi in un
agguato scattato nel seminterrato della
A
villetta di proprietà di uno dei due a
Torre Annunziata. Nel febbraio del 2011,
i due, insieme al padre Umberto, furono
arrestati per usura. Gli investigatori accertarono che i tassi usurai variavano
dal 60 al 170 per cento all’anno.
Un giallo che sembra aver avuto una
svolta: c’è infatti un provvedimento di
fermo emesso dalla Procura oplontina
nei confronti di Andrea Gallo, il 22enne
trovato lunedì in gravissime condizioni
all’esterno dell’ospedale Sant’Anna, ricoverato in prognosi riservata nel nosocomio di Boscotrecase e piantonato dalla
polizia. La ferita riportata da Gallo sarebbe
compatibile con l’arma, la pistola calibro
9 con colpo in canna e altre dieci cartucce
nel caricatore, ritrovata nella villetta dove
sono stati uccisi i fratelli Scognamiglio.
La correlazione tra il ferimento del Gallo
e il duplice omicidio dei fratelli Scognamiglio, secondo gli inquirenti, è un nesso
per temporalità e per un abbinamento
fra i soggetti. Secondo le indiscrezioni
rese da alcuni informatori degli investigatori, infatti, Andrea Gallo e Giovanni
Scognamiglio si sarebbero incontrati più
volte per “questioni di affari”.
Anche se il proiettile che ha ferito gravemente Andrea Gallo non è stato ritrovato
dagli investigatori.
Miriana Markovic
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Mercoledì 4 giugno 2014
Cultura
LA NOVANTICO EDIZIONI PUBBLICA UNO SCRITTO DELL’AUTORE FRANCESE DEDICATO ALLE SUE ULTIME CONVERSAZIONI CON IL DUCE
Pierre Pascal, il poeta soldato che visse
cercando la via dell’eternità
“Mussolini alla vigilia della sua morte e l’Europa”: due grandi uomini che parlano d’arte sull’orlo dell’abisso
di Cristina Di Giorgi
n poeta soldato. Un uomo
di grandissima e multiforme cultura. Un “intellettuale inattuale”, come
lo ha definito Marcello
Veneziani. Pierre Pascal fu tutto questo, e molto altro ancora. Nato in
Francia nel 1909, visse per anni in
Giappone (dove si recò con il padre,
celebre chimico, chiamato a Tokyo
ad insegnare la sua disciplina), facendo propria la tradizione culturale
e marziale del Sol Levante al punto
da meritarsi, unico occidentale a
ricevere tale onore, l’ammissione
all’Accademia Imperiale della Foresta dei Pennelli e l’essere considerato dall’Imperatore Hiroito al
pari degli eroi giapponesi.
Tornato in Patria e completati gli
studi in lettere, con specializzazione
in lingue orientali, si arruolò nell’esercito e nel tempo che riuscì a
ritagliarsi durante il suo servizio di
guarnigione a Nancy, tradusse in
versi il Libro di Giobbe, che resta
tutt’ora uno dei più grandi esempi
di poesia sacra esistente. Abbandonata la carriera nell’esercito, Pascal si dedicò completamente alla
poesia, fondando una casa editrice
ed una rivista, alla quale collaborarono nomi di grande prestigio come
Paul Valery e Charles Maurras, animatore di “Action francaise”, del
quale Pascal divenne discepolo.
Non passò però molto e il poeta
soldato partì nuovamente volontario,
U
prima in Spagna al fianco dei nazionalisti e poi in Italia. Dove era
stato inviato, nel 1934, per incontrare
Mussolini al fine di stringere accordi
franco- italiani. Fu così che incontrò
più volte il Duce, con cui instaurò
un rapporto di fiducia che andò
oltre la sua missione diplomatica
non ufficiale (conclusa comunque
con successo). Prova ne è una fotografia che ritrae Pascal al fianco
del condottiero italiano che arringa
la folla dal balcone di Palazzo Venezia: un onore mai concesso ad
altri stranieri.
Tornato in Francia, durante il governo
di Vichy Pascal si dedicò alla traduzione di poeti stranieri, collaborò
con alcuni giornali e divenne responsabile delle edizioni straniere
de “La Voix de la France”. E venne
poi condannato a morte per “intelligenza con il nemico” e fu quindi
costretto a rifugiarsi all’estero. Per
il suo esilio scelse l’Italia, dove incontrò nuovamente Mussolini, che
lo nominò curatore della Biblioteca
del Vittoriale (incarico grazie al
quale Pascal riuscì a riordinare e
salvare preziosa documentazione)
ed intrattenne con lui diversi colloqui.
Il frutto di queste ultime conversazioni fu pubblicato nel 1948 nel volume “Mussolini alla vigilia della
sua morte e l’Europa: colloquio con
il poeta francese Pierre Pascal”.
Un’opera quasi subito sparita dalla
circolazione e recentemente ripubblicata a cura di Federico Prizzi
nella collana “Laurus” della Novantico edizioni.
“Il libro – scrive Marcello Veneziani
su Il Giornale – è presentato come
testamento spirituale di Mussolini
ed è il frutto di un colloquio poetico
a Villa Feltrinelli a Gragnano. E’ un
Mussolini spento quello che incontra
il poeta, anche se i suoi occhi lampeggiano. Un Duce lirico che descrive commosso i colori del lago
di Garda, l’azzurro, il rosso, le brume. E parla di gloria e di morte.
Più magro, con occhi più grandi
‘ma più dolci e familiari’, un volto
dal colore d’avorio che si intrattiene
in piena bufera a parlare di storia e
letteratura e dice che l’Italia è stata
creata dalla poesia di Dante, dalla
pittura e dall’arte”.
Al racconto di Pascal si aggiungono
poi diversi studi inediti ed approfonditi, che presentano un quadro
completo della intensissima vita letteraria ed umana del grande poeta
francese, innamorato dell’Italia dove
visse e lavorò per quarantacinque
anni, fino alla sua morte. Delle sue
esperienze ed amicizie, che intrattenne con personaggi del calibro
di D’Annunzio, Mishima, Guenon
ed Evola, restano gli scambi epistolari e gli scritti che Pascal dedicò
loro. Che insieme alla sua conoscenza delle lingue orientali, dell’esegesi cristiana (fu un fervente
cattolico ed incontrò più volte Padre
Pio, restando folgorato dalla sua figura) e delle scienze tradizionali,
ne fanno una figura multiforme, interessante e complessa. Un “poeta
e scrittore in esilio” (come è scritto
sulla lapide della sua tomba, al cimitero Verano di Roma), che visse
cercando la via dell’eternità.
IL SAGGIO DI PIETRO CAPPELLARI SULLO SBARCO STATUNITENSE A NETTUNO E L’EPOPEA DEI FRANCHI TIRATORI CHE DIFESERO LA CAPITALE
L’avanzata americana nel Lazio
e il coraggio di chi vi si oppose
Una ricerca storica che svela pagine volutamente trascurate dalla cultura ufficiale
entrata dell’esercito
americano a Roma,
il 5 giugno 1944, è
accompagnata da aspetti
che la storiografia ufficiale
ha fino ad oggi trascurato.
Come quello dei franchi tiratori fascisti, che “per tre
giorni ingaggiarono una
battaglia nella Capitale ‘liberata’. Le camicie nere, tra
cui numerosi ragazzi e ragazze, spararono a più riprese contro le unità americane che si apprestavano
ad occupare la Città Eterna,
causando pesanti perdite
al nemico della Patria italiana e tenendo ben lontano
i Generali gallonati dalla
parata trionfale che, con
smacco, dovette essere rimandata di un giorno. I franchi tiratori che furono catturati vennero passati per
le armi e per loro si aprì
l’oblio della memoria”.
L’
Con queste evocative parole viene presentato lo studio di Pietro Cappellari intitolato “Lo sbarco di Nettunia e la battaglia per
Roma” (Herald Editore), che
ha riportato alla luce
un’epopea che merita non
solo la ribalta delle cronache editoriali, ma anche –
e forse soprattutto – un approfondimento storico che
restituisca a quei giovani in
camicia nera il riconoscimento del ruolo avuto nella
difesa della Patria e degli
ideali in cui credevano.
E’ quindi “tempo di Storia
con la S maiuscola. Tempo
– scrive Alberto Mariantoni
sul sito della casa editrice
che ha pubblicato il volume
– di un’oggettiva e salutare
rivalutazione di tutti quegli
Italiani che, per libera scelta
e piena determinazione, rifiutando l’armistizio e il tra-
dimento regio dell’8 settembre 1943, ebbero il coraggio di lanciare intrepidamente il loro cuore oltre
l’ostacolo, e di contrastare
valorosamente metro per
metro, con il loro volontario
ed esemplare sacrificio, il
rullo compressore dell’incontenibile invasione militare angloamericana, fino
dentro le mura di Roma”.
Ed è proprio questo lo scopo del lavoro del ricercatore
nettunese Cappellari, che
fornisce un quadro “leggermente” diverso da quello per anni propinato dalla
vulgata storiografica ufficiale, fino ad ora raramente
messa in discussione dai
sostenitori ad ogni costo
della bontà dei “liberatori”.
E così si scopre l’eroismo
di coloro che si sono sacrificati nel tentativo di contrastare e respingere le for-
ze angloamericane. Tra loro
i 40 studenti dei Gruppi
universitari fascisti che hanno combattuto contro i paracadutisti statunitensi,
l’eroica morte di Carlo Faggioni dei reparti Aerosiluranti italiani. E l’epopea dei
cecchini fascisti di Roma,
che per ben tre giorni combatterono una guerra dimenticata da tutti.
“In questa sua istruttiva ed
accattivante opera – scrive
ancora Alberto Mariantoni
– Pietro Cappellari ci parla
di moltissimi episodi, volutamente celati dall’antifascismo italiano del secondo
dopoguerra”. Un libro particolare, interessante e molto dettagliato, che stimola
alla ricerca della verità.
Quella di chi ha combattuto
per l’Italia contro i “trafficanti di democrazia”.
CdG
12
Mercoledì 4 giugno 2014
Sport
BASKET
Acea Virtus, ultima chiamata al PalaLottomatica
Roma è sotto di due gare contro Siena. Coach Dalmonte spera nella spinta decisiva del pubblico
di Bernald Shajej
ietato sbagliare. Obbligatorio, invece, far valere la
legge del parquet di casa.
Dare quindi respiro ad un
sogno che il canestro Capitale merita di prolungare ed accarezzare, anche al cospetto di una corazzata quale tuttora è la Mens Sana.
Archiviate le prime due gare della
serie di semifinale, che vede Siena
in vantaggio sullo 0-2, l’Acea Virtus
Roma torna nella Capitale per affrontare le prossime due gare, che la vedranno di scena al PalaLottomatica a
distanza di oltre tre anni (ultima sfida
Virtus Roma-Virtus Bologna, 12 maggio 2011).
Per la sfida sul parquet dell’Eur coach
Dalmonte sta provando a recuperare
Lollo D’Ercole, che nel pomeriggio
proverà ad allenarsi in gruppo per
poi effettuare un test decisivo domattina.
Ancora dubbi per Goss, le cui condizioni e il conseguente impiego verranno valutati soltanto nell’immediato
prepartita. Ieri il capitano ha effettuato
una risonanza che ha evidenziato
una sofferenza del muscolo adduttore.
Il giocatore ha dolore, ma questa
mattina proverà anche lui ad essere
della sfida.
Prosegue intanto la prevendita dei
biglietti per gara 3 e gara 4 della
serie, che verranno disputate al PalaLottomatica: il dato è buono, perché
al momento è stata già superata quota
4000 tagliandi staccati.
Dove seguire
il big-match
V
a partita verrà trasmessa
in diretta questa sera, mercoledì 4 giugno alle 20,30
su RaiSport1. Le repliche dell’incontro saranno trasmesse
giovedì 5 giugno alle ore 21 su
RomaUno 3 (can.634 del digitale
terrestre), giovedì 5 giugno alle
23,30 su RomaUno (can.11 del
digitale terrestre, can. 518 del
bouquet di Sky, visibile anche
in streaming sul sito www.romauno.tv e sull’App per cellulari
“RomaUno”) e venerdì 6 giugno
alle ore 15 su RomaUno 3
(can.634 del digitale terrestre).
L’incontro sarà trasmesso in diretta integrale anche sulle frequenze di Radio Manà Sport
(90.9 FM, radiocronaca di Fabrizio Fabbri), Centro Suono
Sport (101.5 FM, radiocronaca
di Andrea Ninetti) e Qlub Radio
(89.3 FM, radiocronaca di Mauro
Penna) a partire dalle ore 20,25.
Sul web, infine, Timeout Channel
trasmetterà la radiocronaca in
diretta della sfida contro Siena
sul sito www.timeoutchannel.net.
Anche www.radiomanasport.it
e Centro Suono Sport sono dotate di un canale web dal quale
trasmetteranno la radiocronaca
della gara.
L
Per evitare code e lunghe attese si
consiglia a tutti i tifosi di acquistare il
proprio biglietto in prevendita, presso
le ricevitorie VivaTicket autorizzate
e presso la biglietteria del Palazzetto
dello Sport. La biglietteria del PalaLottomatica sarà aperta dalle ore 14
in poi fino alla palla a due.
Coach Dalmonte ha presentato la
partita: «La legge del playoff ci impone
di avere forza e capacità mentale per
resettare partite come gara 2 a Siena.
Siamo arrivati qui con le nostre mani,
ce la siamo conquistata sul campo,
attraversando parecchie difficoltà per
esserci, per questo dobbiamo avere
la forza di essere pronti fin dalla palla
a due. Le assenze? D’Ercole è in miglioramento, Goss verrà valutato. Decideremo per entrambi immediatamente prima della gara. Dobbiamo
comunque essere pronti e perfor-
manti, a prescindere da possibili defezioni. Il ritorno a tre anni di distanza
al PalaLottomatica rappresenta un
onore per tutti noi, da rispettare andando oltre il valore e il significato
che gara 3 ricopre nell’economia
della serie».
Arbitreranno l’incontro i signori Carmelo Paternicò (Piazza Armerina,
EN), Manuel Mazzoni (Grosseto), Denny Borgioni (Roma).
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