Anno III - Numero 131 - Mercoledì 4 giugno 2014 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 I record di Renzi Rai Esteri Disoccupazione senza precedenti Sciopero, sindacati e governo ai ferri corti Accordo eurasiatico: Putin guida le danze Musumeci a pag. 2 Giuffrida a pag. 3 Castellino a pag. 5 UNA PERICOLOSA DERIVA ANTIDEMOCRATICA NEL PROCESSO RIFORMATORE METTE IN DISCUSSIONE IL DIRITTO ALLA SOVRANITÀ di Francesco Storace proprio strana la politica di questo Paese. Tutto pur di non far decidere il popolo. Sembra quasi che la classe politica si sia messa in testa di fare davvero tutto da sola. Non bastavano i deputati nominati del vecchio Porcellum rottamato dalla Corte costituzionale; passi per lo stanco dibattito sulle primarie in Forza Italia (dove il primo problema sono i contenuti più che l’organizzazione, che pure va rivista e abbondantemente); ma che si stia facendo sul serio con le “nuove” riforme per negare agli elettori il diritto di scegliere i senatori è francamente troppo. Smettetela, per carità, di stimolarci a stracciare la tessera elettorale. Il disegno-riformatore-blabla-bla riponetelo in un cassetto, se queste sono le vostre intenzioni. L’unica cosa seria da fare sarebbe introdurre finalmente l’elezione diretta del presidente della Repubblica, ma i signori del Parlamento ne parlano e basta. E poi non quagliano mai… Si passa dal grilliano @vinciamonoi al renziano @vinciamopoi. Poi, tutti uniti, vorrebbero scrivere @votiamonoi al posto dei cittadini. Poi uno si chiede perché aumenta l’astensionismo… Come elimino la casta del Senato? Facendo scegliere i nuovi senatori dalla casta degli amministratori È #VOTIAMONOI chiamato a decidere e a votare pende il brutale giudizio formulato mesi fa dalla Corte Costituzionale: Camera e Senato sono state elette con una legge incostituzionale. La Consulta ne ha scodellata una ad hoc che consentirebbe di chiedere agli elettori, per la sua proporzionalità, un mandato Costituente per fare davvero le riforme. Senza sottrarre al popolo il diritto sacrosanto di scelta. Chi si è visto sottrarre il diritto a governare da un complotto ordito oltreconfine non può più ignorare il grande tema della sovranità conculcata. Ed anche il progetto riguardante un Senato per pochi intimi è assolutamente in contrasto con l’espressione della volontà popolare. Berlusconi abbia il coraggio di aprire nel Paese una grande vertenza contro il degrado di una democrazia che riduce sempre più i propri spazi; è già successo con l’imbroglio delle Province, ora ci provano col Senato. Tutto resta in piedi, ma chi ne deve far parte è il palazzo e non il popolo. Tutto questo è davvero inaccettabile. Anche su questo si misurerà la qualità di una coalizione di centrodestra che deve spalancare le finestre del Palazzo rispetto ad una sinistra che vuole rinchiuderle a proprio uso e consumo. L’Italia ha bisogno di maggiore democrazia e non di minore democrazia. È l’aria che respiriamo. Non deve mancare. Berlusconi non indugi e blocchi il tentativo di far nominare i senatori dal Palazzo e non più dal popolo regionali e comunali. Che Renzi ci provi è ovvio, visto che il furbastro conta su una vasta maggioranza negli enti locali. Che l’opposizione - e persino quel trampolo di centrodestra malandato che sta al governo - ci caschi sarebbe roba dell’altro mondo. In pratica, il sistema che Renzi - il premier che ha il voto di un elettore su cinque - ha escogitato è rimasto quello dell’elezione indiretta dei senatori. Lo chiamano francese, è la maniera gentile per dire agli italiani che di palazzo Madama non devono impicciarsi. È cosa nostra. Ecco, questo è un sistema più mafioso che democratico. Fossi in Berlusconi ci ripenserei seriamente, non indugerei e butterei tutto all’aria. Tanto più che sul Parlamento “TORNO IN POLITICA”. “ANCH’IO” IL CSM DECIDE DI NON DECIDERE NELLA QUERELLE TRA ROBLEDO E BRUTI LIBERATI Fini e Di Pietro, a volte ritornano C’è un giudice a Milano. Anzi due volte ritornano, dice un vecchio adagio. E recita anche un titolo di film, genere horror, con soggetto gli zombie. Gianfranco Fini non la prenderà forse bene, ma la frase più utilizzata per descrivere la sua ritrovata frequentazione di alcuni palcoscenici nazionali (ieri è toccato al Tg3) è proprio quella. Ieri, ad esempio, l’ex sdoganato ha avuto l’altoparlante di una bella intervista con Bianca Berlinguer, per fargli dire che sì, sta lavorando a un nuovo progetto politico. “Ritorno a fare politica attiva anche se con modalità diverse da quelle tradizionali. Intendo rivolgermi non al ceto politico, ma a quegli elettori di centrodestra che vogliono sapere che cosa il centrodestra si propone di fare. Intendo coinvolgere gli elettori attraverso la rete, attraverso delle assemblee, la prima delle A quali si terrà a Roma alla fine di questo mese, al termine di questo percorso trarremo le conseguenze”. Vedremo. Chissà se la sua strada si incrocerà con quella di Antonio Di Pietro. Anche lui ha detto che è pronto a scendere di nuovo in campo. “Mi rimetto in gioco e torno a candidarmi”, giura lui, che al soggetto politico nuovo non deve pensare. C’è già, pardon!, c’è ancora in giro l’Italia dei Valori, di cui è del resto presidente onorario. “L'onorario è quello che partecipa all'Associazione dei combattenti e dei reduci. Io combattente lo sono, per il reduce c'è ancora tempo. Io non ho bisogno di avere un titolo, un ruolo, una funzione formale; l'Idv l'ho fondata e mi sento parte integrante di essa”. E che Di Pietro non abbia bisogno… dell’onorario è R.V. già una buona notizia. di Bruno Rossi igurarsi se il Consiglio Superiore della Magistratura si è preso la gatta a pelare di mettere ordine alla Procura di Milano. Nell’incredibile escalation di accuse tra Robledo e Bruti Liberati, infatti, il Csm non solo non trova profili per un qualsiasi provvedimenti, ma non intravede neanche lo straccio di una sia pur minima incompatibilità ambientale. Come se fosse normale, per due colleghi del Palazzo di Giustizia più importante d’Italia, accusarsi di favoritismi, esclusioni, comportamenti non corretti, calunnie. L’indicazione della prima commissione del Csm, che si è riunita ieri, è infatti chiara: non sussistono gli estremi per avviare una procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità a carico dei due protagonisti dello scontro in atto alla Procura di Milano, il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati e l’aggiunto Alfredo Robledo. Non si sarebbero infatti rilevati F comportamenti che ne abbiano compromesso autonomia e indipendenza nell’esercizio delle proprie funzioni. I principali nodi, sulla base dell’esposto di Robledo e della lunga istruttoria condotta, riguardano l’inchiesta Sea-Gamberale, con il fascicolo “dimenticato” in cassaforte da Bruti Liberati, il doppio pedinamento, denunciato dal procuratore capo ma negato dal suo aggiunto, che sarebbe avvenuto a carico di uno degli indagati nell’inchiesta su Expo e l’assegnazione del fascicolo sul caso Ruby a Ilda Boccassini, dopo il trasferimento del pm Antonio Sangermano al dipartimento da lei guidato. Lo scenario è quello di una serie di riunioni, rinvii in Cassazione e riunioni di commissioni tale da consentire di svicolare le scadenze dei mandati dei due big che se le stanno suonando di santa ragione, a suon di esposti: Bruti Liberati scade a luglio, Robledo il prossimo anno. La chiarezza può attendere. D’altronde è un optional… 2 Mercoledì 4 giugno 2014 Attualità DATI ANCORA IN CRESCITA: NEL PRIMO TRIMESTRE SU DELLO 0,8% RISPETTO AL 2013. AL SUD RAGGIUNTA QUOTA 60% Disoccupazione, un record tira l’altro Squinzi (Confindustria) ora vede le streghe: “Stiamo strisciando sul fondo, serve più velocità nel pagamento dei crediti alle imprese” di Giorgio Musumeci l giorno dopo la bacchettata della Commissione Ue sui conti del nostro Paese, un’altra doccia ghiacciata cade sul Governo Renzi. In Italia, la disoccupazione continua a salire. A lanciare l’allarme è l’istituto nazionale di statistica, che rileva come nel primo trimestre 2014, il tasso di coloro i quali sono senza lavoro è salito al 13,6%, in crescita di 0,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. E’ un nuovo record negativo, ovvero il valore più alto dall’inizio delle serie trimestrali, partite nel 1977. E sul fronte giovanile, è peggio che andar di notte. I disoccupati tra i 15 e i 24 anni, infatti, sono il 46%. In assoluto, i disoccupati sfiorano i 3,5 milioni, in aumento di oltre 200mila unità rispetto allo stesso periodo del 2013. Analoga la situazione ad aprile, dove il tasso di disoccupazione è rimasto invariato rispetto a marzo al 12,6% ed è salito su anno di 0,6 punti percentuali. Le regioni più colpite dai senza lavoro sono quelle del Mezzogiorno, dove la disoccupazione vola al 21,7% nel primo trimestre 2014, mentre tra i giovani raggiunge addirittura il 60,9%. Secondo quanto rilevato dall’Istat, i ragazzi in cerca di occupazione I al Sud sarebbero 347mila, pari al 14,5% della popolazione in questa fascia d’età. Quanto agli occupati, il dato nazionale ad aprile segna una riduzione dello 0,3% rispetto al mese precedente: significa una diminuzione di 68 mila occupati, mentre su base annua la flessione registrata è dello 0,8% con 181 mila occupati in meno. In crescita anche il numero degli scoraggiati: sono le persone che hanno smesso di cercare impiego, in tutto 1,948 milioni solo nel primo trimestre del 2014, il valore più alto dal 2004 con un aumento di 277 mila unità (il 16,5%) rispetto all’anno precedente. Continua a diminuire invece il numero dei dipendenti con contratto a tempo determinato: secondo lo studio dell’Istat sono 2 milioni e 96 mila, 66 mila in meno (-3,1%) rispetto al primo trimestre dello scorso anno. Meno 5.5% anche per i collaboratori (368 mila, 21 mila in meno). Si tratta del bacino dei lavoratori atipici o precari: ora a quota 2,464 mila, 88 mila in meno su base annua. A commentare i disarmanti dati dell’Istat, arriva il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, secondo il quale “stiamo strisciando sul fondo”. Nel suo amaro commento, il leader degli industriali ha anche fatto riferimento ai pagamenti arretrati della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese: “Su un totale di 90-100 miliardi in questo momento i dati dicono che ne sono stati pagati 25-28 miliardi. Serve una spinta per velocizzare”. CASO ALITALIA Poletti: “Il post Etihad? Con 2500 esuberi” Il ministro: “Si dovrà vedere quando ci sarà la discussione di merito tra le parti” l ministro del Lavoro, Giuliano Poletti non usa mezzi termini: gli esuberi stimati in Alitalia per la fusione con Etihad sono “tra i 2.400 e i 2.500, almeno dalle risultanze pubbliche”. Il ministro ha ricordato che “il confronto parte sotto la regia del ministero delle Infrastrutture e noi siamo a disposizione per la parte che ci compete sugli ammortizzatori sociali. Il tema degli ammortizzatori ha situazioni diverse, c’è il personale di terra e di volo, poi c’è il piano precedente, ancora in piedi, con un nucleo di persone I in cassa integrazione a zero ore”. Proprio per queste “bisognerà riconsiderare tutta la situazione”. Per ora di certo c’è il consiglio di amministrazione convocato per venerdì dove verranno valutate, nel dettaglio, le condizioni per la fusione. La compagnia degli Emirati investirà circa 600 milioni di euro, entrando con una quota del 49%, le banche cancelleranno un terzo del debito e convertiranno il resto in azioni della compagnia. Unica questione irrisolta? Il destino dei 21.900 dipendenti su cui pende la scure dei licenziamenti. LA CLAMOROSA PROPOSTA DI LEGGE PRESENTATA DA 14 PARLAMENTARI GRILLINI: E LA TOPPA È PEGGIO DEL BUCO Grano saraceno, Gallinella becca male S ono stati eletti con i voti degli italiani e vengono pagati con soldi pubblici, deputati e parlamentari grillini. Che volevano portare etica e moralità nelle Istituzioni, ma sono riusciti a trasmettere soltanto gaffe e tanta ignoranza. Nel senso letterale del termine. Non siamo su “Scherzi a parte”. La proposta di legge (presentata il 23 luglio 2013) che ha fatto il giro del mondo sul web, firmata da 14 parlamentari, passerà certamente alla storia. Ed è bene quindi elencare tutti gli autori di questo “capolavoro”. Uno per uno, dal primo all’ultimo. Si tratta di Gallinella, Benedetti, Bernini, Gagnarli, L’Abbate, Lupo, Parentela, Sarti, Bonafede, Ferraresi, Agostinelli, Businarolo, Micillo e Turco. Una legge che propone la difesa del made in Italy e l’inasprimento delle pene “in materia di contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari”. La proposta indica come esempio il fatto che “la pasta venduta in Italia è prodotta per un terzo con grano saraceno” (sic!). “Reo”, peraltro, di “rovinare il made in Italy”. Il grano saraceno, “pericolosissimo straniero”, è l’ingrediente di molte portate totalmente italiane, che vanno dai pizzoccheri alla polenta (saracena), passando per le manfrigole, piatto tipico della tradizione valtellinese. Tra grano saraceno e Saraceni, popolo nomade che ha fondato l’Islam nel VI se- colo, c’è parecchia differenza. Oltre a questo, il leader Grillo dovrebbe spiegare ai suoi fedelissimi che il grano saraceno si coltiva anche e soprattutto nel nord Italia, fra Trentino e Lombardia, spesso da colture biologiche. E ancora: specificare anche - e soprattutto -che non solo non è dimostrato che la pasta sia fatta per un terzo dal grano saraceno, ma pure che l’uso di questo prodotto di nicchia non comporta alcuna contraffazione (anche perché non ha una origine saracena). Invece di fare pubblica ammenda, Gallinella, firmatario della proposta, ha voluto mettere una toppa che si è rivelata peggio del buco. Perché il deputato ha spiegato che si è trattato di un refuso, che volevano scrivere “grano straniero”, mica saraceno (sic!). Oltre ad aver dimostrato di non sapere nulla del settore agroalimentare che vorrebbero sostenere e difendere, i grillini si sono battuti nell’ennesimo strafalcione, degno dei migliori ignoranti che ignorano (repetita iuvant) la lingua italiana. Con i pentastellati che hanno quindi proposto (si legge alla pagina 2 del “capolavoro”) di inserire il reato di contraffazione alimentare tra quelli “perseguitabili” (e non perseguibili) dal Procuratore nazionale antimafia. E a questo punto è bene appellarsi all’indimenticabile frase di Don Buro (Christian De Sica) nello “storico” film Vacanze in America: “Saremo puro burini ma beata l’agnoranza, se stai bene de mente, de Federico Colosimo core e de panza”. NUOVO MONITO DELLA STANDARD & POOR SULLE AZIENDE ITALIANE “Recuperare la redditività? Sarà dura” Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile L’agenzia di rating conferma: nonostante timidi segnali, ancora lontano il tempo della ripresa e aziende italiane dovranno condurre una "dura battaglia" per riconquistare livelli dei redditività simili a quelli delle altre aziende europee: è questo quanto asserisce l'agenzia di rating Standard & Poor's in un rapporto dedicato al settore 'corporate' italiano e basato sull'analisi di 2.400 aziende del paese. Non deve illudere la "tiepida" ripresa che pare aver coinvolto l'economia italiana: il miglioramento rimane frenato dalla debole domanda interna, spiega S&P, che stima una crescita del Pil italiano dello 0,5% quest'anno e dell'1,1% nel 2015. L'agenzia segnala che la redditività delle aziende italiane, espressa come L 'return on capital', è scesa al 4,2% nel 2013, contro una media europea del 6,5%. E sul fronte finanziario, il rapporto debito su Ebitda è risultato pari a 3,6 nel 2013 contro il 2,8 della media europea (nonostante una riduzione del livello assoluto del debito a partire dal 2009). Non è tutto: la competitività di molte imprese italiane, soprattutto quelle medio piccole, è oberata da asset sovradimensionati e in progressivo invecchiamento. Secondo S&P si tratta di una stretta conseguenza del trend degli ultimi anni contraddistinti da bassa domanda e bassi investimenti: nel 2013 il rapporto asset produttivi/Ebitda delle azione italiane si è portato a quota 12, da 8,4 del 2006. Per le aziende medie e piccole il rapporto si fa ancora più pesante, rispettivamente 15 e 18 nel 2013: numeri che rendono urgente un significativo processo di ristrutturazione e consolidamento volto al rilancio dei profitti. "Tale ristrutturazione richiederà probabilmente uno sforzo a imprenditori e azionisti per realizzare gli investimenti aziendali che sono stati evitati negli ultimi anni a causa delle deboli condizioni di domanda" afferma l'analista di S&P Renato Panichi. "Una maggiore efficienza operativa andrà probabilmente ad aumentare l'attrattività sia per gli investitori obbligazionari sia per le banche, quindi alleviando il credit crunch in atto dal 2012". In tale contesto, suggerisce S&P, l'interesse per il mercato dei capitali da parte delle medie imprese italiane col crescente numero di emissioni obbligazionarie a partire dal 2012 - potrà aiutare il flusso di investimenti necessario per la ristrutturazione del settore 'corporate'. Tuttavia, avverte S&P, il contesto operativo ed economico più difficile entro cui le imprese italiane si trovano ad operare, insieme ai rischi e alle incertezze attuali, giustificano un numero di outlook negativi sui rating superiore a quello europeo. Circa un quinto delle aziende italiane con un rating, ricorda S&P, hanno attualmente un outlook negativo, contro il 12% a livello europeo. F.Ce. Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Mercoledì 4 giugno 2014 Attualità LA CAMUSSO TIRA DRITTO E CONFERMA LO SCIOPERO. BONANNI PIÙ CAUTO AUSPICA UN DIALOGO CON L’AZIENDA Tra governo e sindacati, in Rai regna il caos Il governo ci ripensa sulle sedi regionali ma conferma i tagli da 150 milioni. Gubitosi: “Faremo i sacrifici” di Giuseppe Giuffrida desso alla Rai, pure sugli scioperi, regna il caos. Dopo le parole di Matteo Renzi che ha dichiarato “umiliante” lo sciopero indetto dai sindacati per l’11 giugno, a viale Mazzini i mal di pancia si sono moltiplicati. L’incertezza se sia giusto o meno partecipare allo sciopero, la fa da padrona sia tra i dipendenti che tra i piani alti della televisione pubblica. Intanto, nel disperato tentativo di guadagnare un minimo di credibilità dinanzi ai tanti lavoratori incerti sul da fare, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, tira dritto e conferma la mobilitazione, nonostante il rischio di un flop clamoroso sia dietro l’angolo. “Noi insistiamo, uno sciopero si fa o meno - ha dichiarato la Camusso nella conferenza stampa con Uil e Cisl al teatro delle Vittorie - se cambiano le condizioni. Al momento non credo che queste condizioni previste dal decreto siano cambiate”. La leader Cgil, inoltre, A ha attaccato il premier per le sue “gravi” parole riguardo l’annunciato sciopero dei dipendenti Rai: “Cosa umilia? I lavoratori manifestano con lo sciopero il loro dissenso” ha puntualizzato la sindacalista, dichiarando pure che “il governo in questo caso è la controparte”. Sulla stessa lunghezza d’onda è il segretario della Uil, Luigi Angeletti, che continua l’attacco a Renzi: “Da un rottamatore come lui mi sarei aspettato una certa discontinuità nel modo di affrontare la questione Rai, invece si è limitato a chiedere una tassa senza interessarsi di ciò che questa sua richiesta comporterà per la Rai ed anzi suggerendo di venderne un pezzo: consigliare di vendere Rai Way è un suggerimento strepitoso da pessimo amministratore. Diciamolo –ha concluso Angeletti-, Renzi ha preso una cantonata”. Meno propenso allo scontro, invece, è il leader della Cisl Raffaele Bonanni, che pur dichiarando fedeltà alla collega della Cgil in vista della mobilitazione, ha auspicato un confronto con i vertici della Rai affinché si eviti il blocco del servizio pubblico. Dal canto suo, il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, intervistato dal Corriere della Sera, ha preso le distanze dallo sciopero bollandolo come “un errore”. Per Gubitosi “la Rai fa parte del sistema. Ci è stato chiesto un sacrificio, e noi lo faremo. La Rai deve lavorare ancora di più per essere promotrice del cambiamento che il Paese chiede e di cui può e deve essere parte. Io poi vengo dal privato; sono abbastanza alieno dal concetto di sciopero per una richiesta dell’azionista”. In tutto questo, il governo sembrerebbe intenzionato a fare un passo indietro in direzione dei temi posti da sindacati e azienda, anche se sul punto cruciale della querelle l’esecutivo non intende arretrare: “L’orientamento resta quello che era – ha dichiarato il viceministro dell’Economia Enrico Morando -. Il contributo di 150 milioni a carico della Rai resta inalterato”. Per quanto riguarda un altro dei punti più controversi, quello cioè della riduzione delle sedi regionali, lo stesso Morando afferma che “l’aver stabilito per legge - con la normativa Gasparri - l’autonomia finanziaria delle sedi regionali è una stortura che il governo vuole eliminare”. Dunque, pur mantenendo l’obbligo di una sede della Rai in ogni Regione, il governo vorrebbe mettere l’azienda nelle condizioni di riorganizzarsi proprio ai fini del risparmio. SEQUESTRATO UN ALTRO “TESORETTO” DA 5 MILIONI DI EURO ALL’EX PRESIDENTE, CHE AL TELEFONO AMMETTEVA: “L’AZIENDA È NOSTRA” Banca Carige, la cassaforte di Berneschi Stretta della Procura di Genova su “clienti vip” e politici - L’ombra dell’archiviazione sui “magistrati amici” i Banca Carige Giovanni Berneschi non era solo il presidente, ma il padrone incontrastato. Nell’istituto di credito ligure l’ex dominus ci custodiva dentro tutto. La roccaforte delle Coop rosse era la vera e propria cassaforte del banchiere. All’interno segreti, carte sospette e, soprattutto, tesoretti milionari. Nascosti in Carige “perché alla fine l’azienda è nostra”. Nelle intercettazioni telefoniche captate dagli inquirenti, il potente della Lanterna non si vergognava minimamente ad ammetterlo. “Dai belìn, li ho messi dentro”, si vantava al cellulare con la nuora, Francesca Amisano. Ed è grazie ai suoi ripetuti passi falsi che gli inquirenti sono riusciti a se- D questrargli tutto, o quasi. La Guardia di finanza ha “congelato” altri 5 milioni di euro custoditi nel “Centro fiduciario”, la divisione della Cassa di Risparmio destinata alle operazioni riservate. “Piccioli” che si aggiungono ai 21 milioni già “bloccati” il 22 maggio, giorno della retata. Una misura, l’ennesima, che ha colpito in parte anche l’ex capo del settore assicurativo, Ferdinando Menconi. Pensava di essere onnipotente, Berneschi, di fare il bello e il cattivo tempo. Senza che nessuno se ne accorgesse. C’è chi lo ha accusato di essere “sfuggito” alle inchieste giudiziarie per oltre 15 anni, grazie allo “stretto” rapporto con alcuni magistrati “eccellenti”. A pensare male si fa peccato, ma qualche volta ci si azzecca… Il meccanismo svelato dai giudici è chiaro: Berneschi e Menconi avrebbero fatto comprare alla stessa Carige Vita – a prezzi spropositati – quote e società dall’immobiliarista Cavallini, del quale (per i pm) erano in realtà “complici”. Il tutto per spartirsi presumibilmente la “stecca”, caricata sulle spalle della banca (e quindi dei contribuenti), per poi riciclarla in Svizzera attraverso aziende schermo intestate a prestanome. “Una vera e propria belinata (stupidaggine, ndr)”, ripeteva sempre al telefono la nuora Amisano al commercialista Vallebuona, altro personaggio clou dell’inchiesta. Che non aveva certo tutti i torti. Si aggrava sempre di più la posizione del potente della Superba, accusato da molti di essere “troppo genovese perché i genovesi si accorgessero che rubava”. Accelerano intanto le indagini sui rapporti tra Berneschi (più soci) e i “clienti vip”. L’inchiesta rischia di colpire altri “eccellenti” della finanza e delle Cooperative rosse. Ma non solo, politici e imprenditori considerati veri e propri pezzi da novanta. Silenzio assoluto – e questa non è certo una novità – su quei magistrati “amici del Magro” che avrebbero offerto suggerimenti processuali (chiamiamoli così) alla “cupola”. Bocche cucite da parte della Procura di Torino (competente sui giudici del capoluogo ligure) su quei “ quattro togati coinvolti”. Con il fascicolo che rischia di essere presto archiviato. Marcello Calvo SENSIBILE CALO NELLE VENDITE DI VETTURE NUOVE. PER L’USATO IL CROLLO È VERTICALE Il mercato dell’auto mette la freccia. E si ferma Pavan Bernacchi (Federauto): “Colpa dell’aggressione fiscale degli ultimi governi” hi ha il coraggio di comprarsi un’auto in Italia? Sempre meno, naturalmente. L’ennesimo dato da piangere, che chi vede le luci in fondo al tunnel cercherà di nascondere, a maggio le immatricolazioni, 131.602 unità, hanno fatto registrare un calo del 3,83% rispetto a maggio 2013. I dati sono della Motorizzazione Civile, che deve registrare anche un crollo verticale dell'usato (-9,99%). Spulciando lo studio, si scopre anche che nel mese di maggio 2014 il volume globale delle vendite (481.485 autovetture) ha interessato per il 27,33% auto nuove e per il 72,67% auto usate. Solo le immatricolazioni consentono un timido sorriso. Nel periodo gennaio-maggio 2014 la Moto- C rizzazione ha in totale immatricolato 628.719 autovetture, con una variazione di +3,15% rispetto al periodo gennaiomaggio 2013, durante il quale ne furono immatricolate 609.505. Nello stesso periodo di gennaio-maggio 2014 sono stati registrati 1.787.417 trasferimenti di proprietà di auto usate, con una variazione di -1,66% rispetto a gennaio-maggio 2013, durante il quale ne furono registrati 1.817.569. Un dato è certo: tra coloro che soffrono di più questa situazione c’è Fiat Chrysler, scesa al 27,9% dal 30,2% del maggio 2013. “A dispetto di chi vorrebbe l'ottimismo ad ogni costo, una crisi profonda stritola l'auto nel nostro Paese”, si legge in un comunicato di Federauto. “La cautela con cui abbiamo commentato i modesti rimbalzi positivi dei primi mesi del 2014 trova purtroppo conferma nel dato negativo di maggio che, a nostro avviso, non va letto come un segnale di rallentamento ma come espressione di un mercato in sostanziale stagnazione, nonostante la spinta del noleggio e dei kilometri zero. Quindi, nessuna ripresa o, che dir si voglia, ripresina”, sottolinea il presidente, Filippo Pavan Bernacchi (foto a destra). Che cerca di farsi capire nel miglior modo possibile: “La situazione del mercato auto è dolorosamente coerente con la situazione economica del Paese, certificata dai dati ufficiali sulla flessione del Pil nel primo trimestre dell'anno, dal generalizzato calo dei consumi di tutti i beni, dal consolidamento della crescita dei disoccupati, a cui si aggiungono gli effetti perversi della leva fiscale. Questo spiegherebbe perché gli acquisti di autovetture da parte delle famiglie si mantengono su livelli storicamente minimali e perché quelli delle aziende non si esprimono a livelli comparabili con gli altri paesi europei”. Tutto chiaro? Non ancora? Pavan Bernacchi lo dice chiaramente: “Dopo essere stati vittime di una autentica aggressione fiscale da parte dei precedenti Governi, ci chiediamo se quello attualmente in carica avrà la volontà di restituire all'automotive parte delle risorse drenate in questi anni, dando al settore una opportunità di crescita vera e, nello stesso tempo, di sviluppo per il Paese”. Dispiace che Pavan Bernacchi non abbia letto, sui giornali, cosa ci chiede l’Europa: ecotasse e mazzate sul diesel. Robert Vignola Mercoledì 4 giugno 2014 4 Storia SONO I GIORNI DELL’ODIO CIECO, QUELLI DI FINE APRILE 1945. QUALCUNO HA OSATO DEFINIRLE “RADIOSE GIORNATE” Luisa Ferida, assassinata a sangue freddo / 2 Poco importa che siano innocenti e che lei sia incinta: muoiano tutti e tre, in nome della demagogia di Emma Moriconi a storia di dolore e di sangue che vive Luisa Ferida è tra le più brutte della storia, e purtroppo è anche tra le più sconosciute. Forse perché non fa comodo ricordare a quale orribile fine i partigiani hanno deciso di destinarla insieme al suo uomo. Luisa è una donna innocente, la sua sola “colpa” è stata quella di credere in un nuovo inizio a Cinevillaggio, la città del cinema della Repubblica sociale, dove con Osvaldo Valenti gira “Un fatto di cronaca” di Piero Ballerini. È il 1944, e i riflettori si accendono su di lei per l’ultima volta. Osvaldo nel frattempo è entrato nella X Flottiglia MAS di Junio Valerio Borghese. Le accuse che i partigiani muovono contro Valenti riguardano un suo presunto - e mai dimostrato – contatto con la tristemente nota banda di Pietro Koch. Non ci sono elementi che dimostrino questo rapporto, in nessun luogo: serve un pretesto per condannarli a morte, tutto qui. Ma perché? La risposta è semplice: Valenti e la Ferida hanno seguito Mussolini a Salò, costituiscono un simbolo, è il cinema che crede nella Rsi, dunque sono scomodi, vanno “puniti”. Poco importa che siano innocenti, poco importa che Luisa porti in grembo una creatura: muoiano tutti e tre, in nome della demagogia. Demagogia che non si arresta neppure dopo settant’anni. A Milano, infatti, la maggioranza di Letizia Moratti ha recentemente deciso di dedicare all’attrice una targa, questa la dicitura: “In questo luogo, il 30/04/1945 venne assassinata, benché incinta, LUISA FERIDA, famosa attrice di teatro e di cinema. A lei e a tutte le vittime dell’odio e della violenza causate da ideologie totalitarie e antidemocratiche è dedicata questa targa, affinché mai più nella storia si ripetano tali nefandezze”. Un richiamo alla pietà dei defunti, tutelata dalle leggi italiane. Un ricordo. Che però non è andato giù ai partigiani, demagoghi in servizio permanente effettivo. Ecco un passaggio della lettera inviata dal presidente dell’ANPI milanese Carlo Smuraglia: “Mi sorprende anche il singolare con- L cetto che si ha, a quanto pare, del significato della collocazione di una targa o dell’intestazione di una via. Di norma, lo si fa per ricordare, ma soprattutto per additare un esempio positivo. Che cosa ci sia si positivo nell’aver frequentato Villa Triste (la sede della banda Koch, ndr), conoscendo le atrocità che vi venivano commesse, senza ribellarsi, senza reagire, senza denunciare, almeno senza più tornare in un luogo di tanto orrore, mi riesce davvero impossibile capire”. Come dicevamo, il coinvolgimento di Valenti e della Ferida non è mai stato dimostrato. È stato invece dimostrato l’orrore compiuto dai partigiani nei confronti di due cittadini innocenti (anzi, tre, visto la Ferida come dicevamo era incinta), assassinati senza pietà e senza ragione. Forse è questa l’atrocità a cui Smuraglia dovrebbe porre mente. In compenso, se proprio vogliamo parlare di “targhe”, ve ne sono in abbondanza in giro per l’Italia che cantano le lodi dei partigiani. Anche qui la memoria storica è corta, evidentemente. O forse, più probabilmente, è asservita alla demagogia imperante da svariati decenni. Non ricorda, per esempio, le stragi partigiane. Ne abbiamo parlato a lungo sul Giornale d’Italia, e ne parleremo ancora. Perché dovrà arrivare il giorno in cui la storia si riapproprierà di se stessa. Per tornare alla vicenda di cui ci occupiamo oggi, quando tutto sembra ormai perduto, Osvaldo Valenti decide di consegnarsi al nemico. La sua donna aspetta un figlio, lui vuole proteggere lei e la sua creatura. Non sa che invece sta firmando la condanna a morte di entrambi e anche di suo figlio, quel figlio che non vedrà mai la luce. “Non voglio morire. Non voglio morire” grida la donna mentre i partigiani la spingono contro un muro con i mitra. Tra le mani, una scarpina azzurra: apparteneva al piccolo Kim, il figlio avuto da Osvaldo che era morto a pochi giorni dalla nascita. Sono le 23,35 del 30 aprile 1945. Qualcuno ha avuto il coraggio di chiamarle “radiose giornate”… [email protected] 5 Mercoledì 4 giugno 2014 Esteri LA POLITICA ESTERA DI MOSCA CONTINUA A FAR REGISTRARE COLPI A SUO FAVORE Nasce l’Unione eurasiatica: Ue all’angolo Oggi la firma del patto ad Astana: Russia, Kazakistan e Bielorussia formeranno la base di partenza di un soggetto capace di voltare pagina nella geopolitica continentale di Giuliano Castellino entre a Bruxelles l'Unione europea sembra un vaso rotto che cerca di incollare i cocci, dilaniata nelle faide tra oligarchi per spartirsi il bottino di soldi (rubati ai contribuenti europei) e potere (rubato alle democrazie degli Stat che formano l'Europa), ad Est, alla faccia degli attacchi occidentali e dei tentativi di destabilizzare la zona tutto è pronto. Ad Astana, al Palazzo dell'Indipendenza, sta per realizzarsi il sogno di Vladimir Putin, considerato in Russia il riconquistatore o lo Zar: ecco che nasce l'Unione economica euroasiatica. Per i media nostrani - i detrattori è come rimettere in piedi l'Unione Sovietica, in base a un piano che Vladimir Vladimirovich persegue ormai da quindici anni, ma per i vertici dell'ufficio stampa del Cremlino è semplicemente "un evento di importanza storica nello sviluppo di processi di integrazione nello spazio eurasiatico". E se l'Ucraina è nel mezzo di una guerra civile, dopo le proteste filoccidentali sulla Maidan e la destituzione del filorusso Viktor Yanukovich, lo scorso 29 maggio 2014, in Kazakistan si è scritto un capitolo di segno opposto. Nonostante i rumori di artiglieria provenienti dall'est dell'Ucraina, i cingolati della Nato provenienti da M Kiev ed i massacri delle popolazioni russofone. Le provocazioni occidentali non hanno fermato la marcia sovranista di Putin, della Russia e dei popoli filo russi. Il tutto mentre l'Unione europea - a cui questa nuova realtà da una parte si ispira, dall'altra si propone come controcanto - sta attraversando una crisi significativa e richiede un cambio di marcia, pena la dissoluzione entro pochi mesi. Oltre al presidente russo, il collega bielorusso Aleksandr Lukashenko e ovviamente il padrone/leader di casa Nursultan Nazarbajev, "durante l'incontro, è prevista la firma del trattato per la creazione della Comunità economica eurasiatica (Ceea)" rende noto il Cremlino. Insomma un passo successivo alla Unione doganale, che aveva già aperto la strada a una prima integrazione tra le tre ex repubbliche sorelle. Il progetto apre a scenari monumentali, soprattutto per i dossier petroliferi e del gas, ma anche delle infrastrutture. "I paesi partecipanti seguiranno politiche coerenti nei settori chiave dell'economia, energia, industria, agricoltura, trasporti. C'è un sostanziale aumento di opportunità di business per la realizzazione di investimenti congiunti e progetti di coopera- zione e comunicazione", si apprende. Si terrà inoltre "una riunione regolare del Consiglio economico eurasiatico che è l'organismo principale di questa Unione sempre più stretta tra Russia, Bielorussia e Kazakistan: è il terzo vertice dei capi di stato quest'anno", aggiungono da Mosca. Ma i confini di questa Unione sembrano destinati ad allargarsi. Si profila "l'adesione al trattato sull'Unione economica eurasiatica e la preparazione di una road map per l'adeguamento della legislazione del Kirghizistan". E anche l'Armenia sembra aver optato per l'Eurasia e non per l'Europa, e secondo fonti già in questi giorni si renderà ancora più palese questa scelta. Per ora, in base solo con i tre stati aderenti, si parla di "uno dei raggruppamenti di integrazione regionale più grande al mondo, con una popolazione di 170 milioni di persone. Con un Pil totale degli Stati aderenti che sfiora i 2.700 miliardi di dollari (l'85% del prodotto lordo della Comunità di Stati Indipendenti)". E attendiamo la Georgia e le regioni ex ucraine che conquisteranno la libertà. Un giorno, non molto lontano anche le nazioni oggi nell'Ue guarderanno a Mosca. Noi lo diciamo da tempo, la salvezza, la rinascita ed il futuro d'Europa passa per Mosca, né per Bruxelles, né per Washington. IL PRESIDENTE USA È IN POLONIA PER CONVINCERE I PAESI EX COMUNISTI A OSPITARE I SUOI MISSILI La contromossa di Obama? Aizzare l’Europa a contromossa di Obama? Aizzare l’Europa Ieri il Presidente americano Barack Obama è arrivato a Varsavia, prima tappa del suo viaggio in Europa che lo porterà al G7 di Bruxelles e alla cerimonia per i 70 anni dallo sbarco in Normandia. Obama durante la sua visita ha “rassicurato” i suoi alleati (o meglio dire sudditi) nell’Europa dell’est, preoccupati per l’atteggiamento di Mosca sulla crisi in Ucraina, dove l’esercito di Kiev ha intensificato la sua offensiva contro i separatisti. “L’impegno Usa per la sicurezza dell’Est Europa è sacrosanto”, ha detto Obama. “Il nostro impegno per la sicurezza della Polonia e dei nostri alleati in Europa centrale e orientale è una pietra angolare della nostra sicurezza ed è sacrosanto”. Obama, preoccupato per la crisi ucraina, ha proposto un piano fino a 1 miliardo di dollari per nuove forze americane di terra, mare ed aria, in Europa orientale. Un'iniziativa - ha detto a Varsavia per “rassicurare l’Europa” che deve però “ancora essere approvata dal Congresso”. Obama è inoltre intervenuto alla Festa della libertà, le celebrazioni del venticinquesimo anniversario delle elezioni di 4 giugno 1989, che vinse Solidarnosc di Lech Walesa, simboleggiano l’inizio della svolta democratica in Polonia e negli altri paesi della Europa L Centro-orientale. Il presidente Usa, atterrato con l’Air Force One alle 9.50 è stato accolto all’aeroporto di Varsavia dal capo di stato polacco Bronislaw Komorowski. Poco dopo sempre all’aeroporto il presidente americano ha incontrato in un hangar i piloti americani degli aerei militari F-16 presenti in Polonia da due mesi nell’ambito delle operazioni del Patto Atlantico dopo le tensioni in Ucraina. Obama a Varsavia ha incontrato il neopresidente ucraino Peter Poroshenko, nonché altri capi di stati dell’Europa Centro-orientale. E' la seconda visita di Obama in Polonia: la prima fu nel maggio 2011. Dietro questa visita del premio Nobel per la Pace, si nasconde in verità la questione dello scudo missilistico da piazzare in Polonia: una misura rigorosamente difensiva nei confronti di una Russia, per gli States, troppo “aggressiva e prepotente”. Non è un caso infatti che in Polonia il titolare della Casa Bianca ha messo intorno al tavolo, oltre al neopresidente ucraino e ai leader polacchi, i colleghi di Estonia, Lituania, Lettonia, Bulgaria, Croazia, Repubblica ceca, Ungheria, Romania e Slovacchia. Quasi una riunione rovesciata del Patto di Varsavia, per dare rassicurazioni e studiare le nuove strategie per frenare Mosca. Perché i media nazionali ed internazionali, i portavoce della libertà e della trasparenza, non ci raccontano che nel cuore del Vecchio Continente si stanno piazzando missili puntati sulla Russia? Perché non ci raccontano che gli atlantici e la Nato si stanno preparando ad una terza guerra mondiale? Forse già iniziata in Ucraina? Si piazzano missili ai confini di uno Stato, col chiaro tentativo di isolarlo geograficamente e minacciarlo militarmente, ma ciò che ci dicono è che tutto questo viene fatto per “contenere la minaccia russa”. Putin non ha mai minacciato né occupato l’Europa, al contrario di chi vi ha piazzato le sue basi da 70 anni e la governa in maniera occulta, con l’ausilio dei servi sciocchi piazzati al potere localmente. Nel frattempo il nuovo governo ucraino messo in piedi dal pacifico Obama e dalla sua cricca democratica con l’aiuto dei “ribelli di Maidan”, lancia bombe a grappolo sulla popolazione civile russofona, seminando morte e distruzione. Tutto questo nel silenzio assordante di un mondo occidentale ormai alla malora, troppo occupato a rincoglionirsi di democrazia e consumismo per capire da che parte stanno i mostri, quelli veri. Ormai strangolato e soffocato dalla finanza e da quella Troika impegnata ad occupare l’Ucraina e a dichiarare guerra a Mosca. Oggi è 4 giugno. Anniversario della “liberazione” di Roma… o meglio è il sono 70 anni che gli americani hanno invaso Roma e non se ne sono più andati. Quindi conosciamo molto bene tattiche e strategie e quello che sta succedendo oggi in Ucraina è molto simile a quello che successe 75 anni fa sempre da quelle parti. Stessi metodi, stessa regia, stessi fini: il nuovo ordine mondiale. G.Cas. 6 Mercoledì 4 giugno 2014 Esteri CORAGGIOSO APPELLO PER PER TENERE VIVA L’ATTENZIONE SUI FUCILIERI TRATTENUTI DA NUOVA DEHLI DA 2 ANNI Un fiocco per essere vicini ai nostri marò Il Cocer della Marina proporrà alla Nazionale di calcio di giocare ai Mondiali con il contrassegno giallo di Giorgio Musumeci n un mare di indifferenza e superficialità, la proposta di Antonio Colombo, componente del Cocer della Marina Militare, è la dimostrazione che la parte sana del nostro Paese non dimentica la drammatica situazione nella quale vivono Salvatore Girone e Massimiliano Latorre: “Un fiocco giallo sulla maglia dei calciatori della Nazionale italiana, per mantenere viva l’attenzione e coinvolgere l’opinione pubblica internazionale sulla triste e assurda vicenda dei nostri marò”. Così Colombo spiega ai cronisti dell’Adnkronos la proposta che avanzerà nei prossimi giorni agli altri delegati della rappresentanza militare, in vista dei Mondiali di calcio in Brasile. “I nostri fucilieri sono stanchi, per essere stati ignorati a lungo, per essere stati usati, per le promesse non mantenute, per le famiglie lontane, per una situazione che non trova sbocco”, ha affermato il Cocer della Marina dopo le pesanti dichiarazioni via web dei due fucilieri in occasione della Festa della Repubblica. Lo sfogo di Latorre e la richiesta di aiuto di Girone, sono rimaste impresse nella mente di Colombo, che adesso si rivolge direttamente al premier Renzi affinché si ponga fine, dopo due anni di attesa, a questa triste faccenda: “Metta in campo concretamente il suo entusiasmo e la sua energia per portare a casa i nostri ragazzi”, ha dichiarato l’organismo di rappresentanza, che poi ha continuato: “Siamo convinti che più passerà il tempo e peggio sarà. Ecco perché il Cocer Marina per l'ennesima volta chiede una risposta rapida e adeguata alla richieste di Salvatore e Massimiliano: tornare a casa con onore”. I Sul fronte giudiziario, intanto, verrà presentato alla magistratura un esposto che ripercorre i fatti che hanno portato i due fucilieri di Marina ad essere detenuti in India da oltre 2 anni. L’iniziativa è stata avanzata dal generale Fernando Termentini e con ogni probabilità verrà messa in atto in coincidenza con la manifestazione del 14 giugno a Roma proprio in sostegno dei due marò. Un atto al quale si è giunti perché, come ha spiegato lo stesso Termentini, “viviamo un momento a dir poco di “oscurantismo”, siamo all’oscuro di tutto e andiamo avanti per illazioni”. L’iniziativa del generale Termentini ha trovato l’appoggio dell’ex ministro degli Esteri, che si è detto favorevole anche all’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sulla vicenda. Tauro Coccia: “Dedico a loro la medaglia della Croce Rossa” na dedica che commuove quella di Massimiliano Coccia. Il giovane, nel ricevere la medaglia d’oro al merito che la Croce Rossa Italiana ha conferito a suo padre Tauro, scomparso di recente, ha ricordato i due fucilieri di marina ancora detenuti in India. “Il lavoro di mio padre – scrive Massimiliano - lo ha portato a partecipare alle emergenze di Protezione Civile a seguito di eventi calamitosi verificatisi in Italia dal 1990 al 2013. Ha effettuato anche missioni operative al- U l’estero. Era orgoglioso della divisa che portava e di mostrare che questo Paese sapeva ancora essere utile al resto del mondo”. Ed a proposito dell’onorificenza, il giovane ha aggiunto: “Mio padre avrebbe dedicato questo riconoscimento a qualcuno. Oggi che lui non c’è più, vorrei dedicare la sua medaglia, guadagnata con forza e coraggio su tanti campi operativi, a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, con l’augurio di vederli presto ritornare”. CdG UN BAMBINO DI 10 ANNI VIOLENTATO E FILMATO DA 8 UOMINI. E UNA MAGISTRATO MOLESTATA E FERITA India, ancora stupri e orrori India, teatro di orrori. Ancora un episodio di violenza sessuale turba lo stato dell’Asia meridionale. Prima due giovani cugine stuprate e poi impiccate ad un albero. Poi una donna violentata da un branco - che l’ha costretta a bere dell’acido – e strangolata a morte. E adesso una signora (che di professione fa il magistrato) stuprata e ferita in maniera grave e un bambino di 10 anni sodomizzato da 8 uomini a Geeta Colony, un quartiere a est di New Delhi. Le autorità indiane hanno spiegato che il “piccolo” è stato bloccato dalla banda il 27 maggio scorso mentre si recava in un negozio. Uno dei violentatori lo ha attirato a casa sua proponendogli di vedere insieme una gabbia con dei piccioni. Ma una volta arrivato, il bambino si è trovato di fronte delle bestie pronte a molestarlo. Minacciato ripetutamente di gravi conseguenze se avesse rivelato l’accaduto, il bimbo, terrorizzato, per alcuni giorni è rimasto in silenzio. E’ stato il fratello a scoprire che in lui qualcosa non andava, convincendolo a raccontare tutta la verità e a sporgere la querela. I primi accertamenti hanno rivelato che quel L’ vergognoso episodio è stato addirittura filmato. E che uno dei partecipanti, con alcuni parenti, ha minacciato i famigliari del bambino che si stavano recando al commissariato per denunciare l’accaduto. Solo uno degli stupratori, per il momento, è stato arrestato. Mentre gli altri sono ancora ricercati. Nonostante l’attenzione internazionale e locale sia molto alta da quando, nel dicembre 2012, una studentessa di 23 anni venne violentata da sei uomini mentre tornava a casa su un bus, in India da mesi e mesi si susseguono le violenze su donne e bambini. Lo scorso febbraio è stata aggredita una bimba di 9 anni, il mese prima una 12 enne era stata stuprata e bruciata viva. Un’altra è stata molestata e mutilata vicino casa sua. Poi gli ultimissimi episodi, già citati. E tra gli aggressori anche due poliziotti. Circa un terzo delle vittime di violenza sessuale in India ha meno di 18 anni. Questi, i dati sconvolgenti. Con un uomo su quattro che ha commesso almeno uno stupro nella sua vita. . Federico Colosimo 7 Mercoledì 4 giugno 2014 Roma DAL CAMPIDOGLIO Marino e le sue (non) responsabilità Rivelazione choc del primo cittadino: “Roma è sporca? E’ colpa del personale di Ama” E annuncia: “Ogni giorno, mille dipendenti dell’azienda non si presentano a lavoro” DAL COLOSSEO di Giuseppe Sarra gnazio Marino come Calimero. Dai concorsisti ai vigili urbani, dal salario accessorio alle imprese della Metro C, dai movimenti per la casa all’abusivismo, dalla droga alla prostituzione, dai rom alla mobilità, dal bilancio al piano di rientro, dalla sicurezza ai rifiuti. “Tutti ce l’hanno con me perché sono piccolo e nero”, lamentava il noto pulcino. Tanto da spingere qualche simpatizzante della sinistra romana, ad accostare sul web il primo cittadino al famoso personaggio dei cartoni animati. E se Roma è sporca, guai a parlare di emergenza, come più volte ribadito in queste settimane dal sindaco del Partito democratico, le responsabilità sono dell’Agenzia municipale dell’Ambiente (Ama). O meglio, del personale. Secondo il primo cittadino, infatti, ben mille dipendenti a dispetto delle risorse umane della municipalizzata, che ammonterebbero ad 8mila unità, quotidianamente “non si presentano al lavoro”. Una rivelazione choc. Un’accusa pesante che se corrispondesse a verità rappresenterebbe, e qui ha ragione Marino, “uno schiaffo non solo alla città ma anche a tutti quegli altri che invece si presentano al loro lavoro e cercano di farlo al meglio con forze ridotte”. Il nodo, però, è un altro: se fosse vero che mille dipendenti di Ama non lavorerebbero ogni giorno, soltanto un anno dopo dal loro insediamento Marino e la sua giunta se ne sono accorti? Secondo aspetto: i vertici della municipalizzata sono stati rinnovati lo scorso gennaio. Ben sei mesi sono passati. Come mai il presidente Daniele Fortini, nominato L’abusivismo? Un capitale I dallo stesso sindaco, non si è reso conto di un’efficienza simile? Parole che comunque vanno ad aumentare l’asticella del nervosismo tra il personale di Ama e Marino, che già in passato era stato beccato dal primo cittadino sul piano ferie e sulla mancanza di professionalità in materia di pulizia della città. Poi, l’inchiesta di ieri. “Ho chiesto un rapporto completo al dottor Fortini perché voglio capire più approfonditamente – ha strigliato Mairno - se ci sono delle questioni legate al funzionamento ridotto di alcuni impianti, parlo di impianti di trattamento meccanico biologico, o se ci sono questioni riconducibili ad alcuni che non fanno bene il proprio lavoro”. Ma ieri in commissione Bilancio, riunita congiuntamente con quella dell’Urbanistica, si è affrontato il nodo del contratto di servizio di Risorse per Roma, in sca- ra le principali criticità di Roma, l’abusivismo commerciale. Un cancro che trova spazio in ogni angolo della città che viene affrontato con proverbiale sarcasmo dai romani. E così, intorno alle 17 di ieri, sul profilo Facebook di Romafaschifo, è stata postata un’immagine raccapricciante: un paio di vucumprà che vendevano indisturbati la propria merce a pochi passi da una volante dei vigili urbani in sosta, nel bel mezzo dei turisti, in piazza del Colosseo, nel pieno centro della capitale. Tra gli ambulanti “irregolari”, c’è chi perfino utilizza l’auto della Polizia municipale di Roma Capitale come poggia schiena. Una scena che ha mandato su T denza il 30 novembre del 2014. Una situazione tutt’altro che rassicurante. Nelle oltre due ore di discussione, l’ad Domenico Kappler ha denunciato il taglio di ben 15 milioni di euro allo stanziamento approvato nel bilancio dalla giunta Marino negli ultimi giorni di aprile. “Soli 39 milioni rispetto – ha lamentato Kappler – ai 45 milioni fissati dai tecnici del Comune”, ricordando quindi che “a partire da luglio l’azienda rischia di avere seri problemi di equilibrio economico-finanziario con impatto sui lavoratori”. Licenziamenti alle porte? In Aula Giulio Cesare, sempre nella giornata di ieri, è andato in scena il consiglio straordinario sulle comunità Lgbt (Lesbiche, gay, bisessuali e transgender). Un tema che forse, nel pieno rispetto delle abitudini di qualsiasi individuo, poteva essere affrontato più in là vista la “calda” agenda politica romana. tutte le furie tantissimi romani: “Se scriviamo qualcosa sulla municipale – scrive Mik – denunciano noi”. Mentre Giorgio rivendica l’applicazione dei regolamenti capitolini, Mauro fa notare: “Il bello è che tu parli coi vigili e ti dicono “ma che te metti a fa”, classico comportamento italiota”, dice rassegnato. C’è pure chi se la prende con Marino: “Il vero problema è ben altro – osserva Massimo – non vi è la volontà politica”. Enrico, dal canto suo, striglia: “Se non paghi le tasse o sei in ritardo con il mutuo o non fai uno scontrino per te c’è Equitalia. Per loro… lasciamo stare”. Chissà se Marino verificherà la segnalazione o, anche questa volta, finirà nel dimenticatoio. G.S IL DOCUMENTO FINANZIARIO ARRIVA NEL MUNICIPIO I Un bilancio da lacrime e sangue I nizia anche in primo municipio a Roma, la discussione del bilancio proposto dalla giunta del Sindaco Ignazio Marino, documento annunciato qualche mese fa con squilli di tromba, il primo vero atto di programmazione del dopo Alemanno, in cui la sinistra avrebbe fatto vedere la propria capacità di governo per il rilancio della Capitale. Alla prova dei fatti, invece, le cose stanno andando esattamente nel verso opposto. Dopo una serie di rinvii, l’ultimo motivato dalla campagna elettorale per le Europee, ma in realtà voluto per forti contrasti nella maggioranza, ci apprestiamo a votare un bilancio di lacrime e sangue, che metterà in ginocchio quel poco che resta per garantire i livelli minimi di servizi ad un’area di Roma grande quasi come la città di Bologna, con oltre 240.000 abitanti e che si estende dai quartieri storici di Trastevere, Testaccio e San Saba, passando per i rioni Monti, Celio ed Esquilino, per ricomprendere tutto il Centro storico e i territori dell’ex municipio 17, da Borgo a Prati, al Trionfale e al Delle Vittorie. Una zona sterminata che ha bisogno di tutto, da inve- stimenti sul decoro urbano e sulla pulizia dei cassonetti e delle strade, alla manutenzione delle buche pericolose per automobilisti, motociclisti e pedoni, ad una lotta vera e senza sosta all’abusivismo commerciale, ad un potenziamento dell’offerta scolastica, del trasporto pubblico e dei servizi sociali. Invece niente. Capiamo che c’è la crisi, ma così è davvero troppo! Per il 2014, in media verrà tagliato di oltre il 30% il già magro stanziamento dell’anno precedente, e certi servizi rischiano di essere azzerati. Ma c’è di più. Anche quei pochi soldi residui, sono sottoposti alla scure del blocco imposto dal patto di stabilità (che Renzi ha annunciato di voler rinegoziare con l’Europa, allora perché non farlo subito?) e al ‘salva Roma’, e cioè si potranno spendere solo quando si capirà se il Governo stanzierà altre risorse per la Capitale. Qualche esempio? E’ presto fatto. Le attività legate alla cultura passano da 145 a poco più di 90 mila euro, e fin qui si potrebbe dire che è un peccato, ma che si campa anche senza manifestazioni culturali (ma la sinistra non sosteneva esattamente il contrario?). I dolori però arrivano subito dopo. Per l’assistenza domiciliare dei diversamente abili residenti nel territorio, dai 2,5 milioni di euro del 2013, si scende a poco più di 500 mila, taglio netto dell’80 per cento. Trasferimenti a favore di famiglie bisognose, da 480 mila a circa 150 mila euro. Assistenza ad alunni diversamente abili nelle scuole, da 1,6 milioni di euro a 600 mila, taglio del 60 per cento! E i Centri anziani e case di riposo? Da 2 milioni di euro a 600 mila. Ma non va meglio sul fronte dei lavori pubblici. Vi lamentate perché ad ogni autunno le caditoie sono sporche di foglie, le fognature si ostruiscono e le strade si allagano? Bene, dovete sapere che i fondi per la manutenzione delle fognature e dei fossi colatori passano da 200 mila a 10 mila euro, cioè non si potrà manutenere neppure un tombino. E per la manutenzione stradale, da un milione e cento a circa 300 mila euro. Alla faccia delle buche che devastano la città, e per le quali purtroppo abbiamo un’immagine negativa addirittura mondiale. Potremmo continuare a lungo, ma purtroppo non crediamo ne valga la pena. Sabrina Alfonsi, presidente Municipio I di Roma Capitale Questo bilancio certifica il definitivo fallimento del sindaco Marino e della sua giunta. Per questo, come sempre la Destra farà un’opposizione durissima in consiglio municipale, fin dal dibattito di domani, presentando ordini del giorno ed emendamenti per limitare i danni, ed inchiodare la maggioranza alle sue responsabilità. Ma soprattutto, chiederemo con una pregiudiziale, che il dibattito sul bilancio venga posticipato fino a quando il Governo non ci dirà se intende o no procedere ancora una volta al salva- taggio economico della città di Roma. Solo allora sapremo se il primo cittadino potrà andare avanti, e francamente non ce lo auguriamo davvero, in primo luogo per i romani. O se lo stesso PD vorrà certificare ciò che nei corridoi si dice da tempo e che la gente ormai ha capito: hanno sbagliato sindaco, e l’accanimento terapeutico è del tutto inutile. La parola ritorni agli elettori, prima che davvero sia troppo tardi. Sergio Marchi (Capogruppo de La Destra municipio Roma 1 Centro) 8 Mercoledì 4 giugno 2014 Dall’Italia COSENZA – L’ENNESIMO ROGO NELLA BARACCOPOLI Danno fuoco ai rifiuti e incendiano il campo rom Nessuna vittima e qualche intossicato tra il centinaio di nomadi che occupano la zona Si riaccende la polemica sull'abitudine di smaltire i rifiuti (tutti) appiccando roghi ppiccano il fuoco per bruciare i rifiuti e poi, la brace, investe la baraccopoli, mandando in fumo gran parte del campo rom. Sarebbe questa la dinamica di quanto accaduto a Cosenza, in contrada Vaglio Lise, dove vivono in condizioni di grave promiscuità e disagio alcune centinaia di persone. Sul posto sono intervenute quattro squadre dei vigili del fuoco, carabinieri, poliziotti e le ambulanze del 118. I vigili del fuoco hanno spento l’incendio e successivamente messo in sicurezza le bombole di gas e l’intero territorio. Al momento, secondo le forze dell’ordine, non ci sono vittime: A tutti gli occupanti delle baracche, fatte di legno e cartone, sarebbero riusciti a mettersi in salvo. Alcune persone sono rimaste lievemente intossicate per il fumo ed altre contuse mentre si allontanavano in gran fretta dal campo. Una quarantina le baracche distrutte. La dinamica dei fatti non è ancora stata accertata anche se, dai primi rilievi, pare che le fiamme abbiano avvolto le baracche a causa del vento che avrebbe fatto migrare sulle abitazioni il fuoco appiccato per bruciare alcuni rifiuti. Non è la prima volta che il campo, che ospita un migliaio di persone, viene colpito da incendi, anche se, fortunatamente non si sono mai registrate vittime. Di certo i roghi che si sviluppano spesso nelle baraccopoli partono proprio dalle azioni degli stessi nomadi che quasi abitualmente appiccano il fuoco ai cumuli di spazzatura. Una pratica tutt’altro che simpatica: i cittadini, italiani, che vivono nei dintorni degli appostamenti (abusivi e non), sono infatti costretti non sono ad accettare lo stato di degrado della zona ma anche a convivere con l’odore nauseante di fumi al veleno. In questo quadro emerge sempre più come nel Paese le istituzioni, tutte, non siano in grado di gestire tali campi rom ed evitare che si commettano azioni criminali a danno della salute di tutti. Barbara Fruch TRAGEDIA A FOGGIA Esplosa una palazzina: due morti e quattro feriti Causata probabilmente da una fuga di gas, anomalia non rilevata la sera stessa dai tecnici in un sopralluogo. Aperta un'inchiesta per disastro e omicidio colposo eri notte intorno alle 3.30, un’esplosione ha lacerato il silenzio nella città di Foggia. Probabilmente causata da una fuga di gas che ha sventrato i piani I bassi di una palazzina di sei piani, nel centro storico, in Via Edmondo De Amicis. Il triste bilancio: due persone hanno perso la vita e quattro sono rimaste ferite. Il forte boato è stato avvertito anche in altre zone della città, seguito da una persistente scossa. La parete del palazzo si è sgretolata, quattro gli appartamenti sventrati, le macerie sono ovunque. Alcune auto che sostavano nella via in cui si è verificata la deflagrazione sono state danneggiate, altre completamente distrutte. Sul posto, sono intervenuti prontamente i vigili del fuoco, la polizia municipale e carabinieri. Le vittime sono Giuseppina Fiore, 29 anni, e suo marito Luigi Veneziano, 37 anni, entrambi di Foggia. Erano i genitori di uno dei due feriti, un bambino di circa quattro anni che avrebbe riportato alcune escoriazioni e fratture ma le sue condizioni non sono gravi. Gli altri due feriti sono una coppia di coniugi che abita al primo piano dell'edificio, precipitati di sotto dopo che il pavimento della loro abitazione è letteralmente collassato. Antonio Morelli, 85 anni, estratto vivo dalle macerie, ha invece riportato gravi ustioni. Alcune fonti rivelano che gli inquilini nel pomeriggio avevano lamentato un forte odore di gas nella palazzina. Chiamata l’assistenza, i tecnici dopo un sopralluogo avevano assicurato loro di stare tranquilli, che si trattava di un falso allarme, ma così non è stato. Nella notte è arrivata l’esplosione, la tragedia. Per questioni di sicurezza tutte le abitazioni della palazzina sono state evacuate. I vigili del fuoco hanno effettuato tutti i rilievi del caso per verificare danni e compromessa stabilità. La deflagrazione sarebbe partita dall’appartamento di Antonio Morelli, l’anziano 85enne. Secondo quanto verificato dai vigili del fuoco la cucina dell’anziano aveva le manopole del gas aperte. Quest’ultime avrebbero determinato la saturazione dell’ambiente di metano finquando durante la notte probabilmente l’anziano signore ha acceso una luce provocando la scintilla che ha fatto detonare tutto. Ora è stata aperta un’inchiesta per i reati di disastro colposo e di omicidio colposo, al momento a carico di persone da identificare, nell’indagine avviata dal pm di Foggia, Alessandra Fini, in seguito all’esplosione che la notte scorsa ha sventrato parte di una palazzina di Foggia provocando due morti e quattro feriti. Sono stati ascoltato dagli agenti della questura locale il presidente dell’Amgas, i due tecnici che ieri sera hanno compiuto il sopralluogo nello stabile senza aver evidenziato alcuna anomalie, e tre feriti: l’ottantacinquenne Antonio Morelli, dall’appartamento del quale si sarebbe verificata la fuga di gas, i coniugi che abitavano nell’appartamento che si trova sopra quello dell’85enne, Anna Rosa Ricucci, di 62 anni, e suo marito Alberto Capolongo, di 62, e uno degli inquilini che ha chiamato i tecnici dell’Amgas per segnalare la fuga di metano. Chantal Capasso FOGGIA – CONFERMATA L’IDENTITÀ DEL CORPO RINVENUTO LUNEDÌ Arriva la conferma: il cadavere è di Antonella Scirocco La 37enne era scomparsa lo scorso 20 maggio. Incerte le cause del decesso: si indaga per capire se la donna sia stata uccisa e temute conferme sono arrivate proprio ieri. Il corpo rinvenuto lunedì è quello di Antonella Scirocco. Il macabro ritrovamento era avvenuto nel pomeriggio a Selva la Rocca, in provincia di Foggia. Ad allertare le forze dell’ordine era stato un agricoltore attratto dal cattivo odore. Giunti sul posto i carabinieri avevano immediatamente ipotizzato che potesse trattarsi di Antonella L Scirocco. Nella serata di lunedì, la notizia si era già diffusa e veniva specificato che insieme al corpo, ormai in stato avanzato di decomposizione, erano stati rinvenuti degli abiti compatibili a quelli indossati dalla donna al momento sella scomparsa. Di Antonella, 37enne separata e madre di una bambina di 12 anni, non si hanno più tracce da martedì 20 maggio, ovvero da quando è stata vista per l’ultima volta su un treno verso Rodi Garganico. Il giorno dopo i familiari ne hanno denunciato la scomparsa facendo scattare le ricerche dei carabinieri. Ricerche che col passare dei giorni si sono fatte sempre più intense coinvolgendo anche vigili del fuoco e volontari della protezione civile. Il caso è finito anche su “Chi l’ha visto”, la trasmissione di Rai 3 che ha mandato in onda un’intervista ad Antonio Cerrone, l’allevatore di San Marco in Lamis che secondo gli inquirenti è stata l’ultima persona ad aver visto la donna. In quell’occasione, l’uomo ha dichiarato di non c’entrare niente con la scomparsa della donna. Ad oggi, non vi sono più dubbi in merito al fatto che si tratti della 37enne: a confermarlo sono proprio gli abiti. Sulle cause del decesso, però, è ancora buio, causa l’avanzato stato di decomposizione del cadavere, si tornerà ad indagare sulle stesse ipotesi tracciate durante le ricerche quando già si ipotizzava un possibile coin- volgimento del compagno della vittima, un uomo da molti descritto come violento. I resti della donna, in parte razziati dagli animali, verranno sottoposti ad analisi cadaverica, al fine di decretare se la trentasettenne sia deceduta o meno per B.F. morte violenta. 9 Mercoledì 4 giugno 2014 Dall’Italia SALERNO – MENTRE I DIPENDENTI SI ASSENTAVANO DAL LAVORO LE STRADE SI RIEMPIVANO DI RIFIUTI Spazzini“fannulloni”: timbravano e andavano al bar Tra le 22 ordinanze di custodia cautelare pure il responsabile sovracomunale. C’è anche chi ha coperto la presenza, nelle festività natalizie, di ben 14 colleghi e chi, pur non avendo lavorato, ha avuto lo straordinario nvece di pulire le strade passavano le giornate al bar o a casa, tutti regolarmente retribuiti. È quanto scoperto da un’indagine dei carabinieri della stazione di Castel San Giorgio in provincia di Salerno che ieri mattina ha portato all’arresto di nove persone. Su ordine del Gip, i militari dell’arma, infatti, hanno eseguito nove ordini di arresti ai domiciliari nei confronti di altrettanti dipendenti del consorzio di Bacino Salerno/1. In totale però sono state 22 le ordinanze cautelari disposte dal giudice su richiesta della locale Procura della Repubblica, tra cui 13 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. L’inchiesta era partita dopo che le strade dei comuni di Castel San Giorgio e Roccapiemonte, in cui dovevano operare gli spazzini, si erano riempite di cumuli di immondizia senza apparente spiegazione. I Inevitabili gli accertamenti con pedinamenti, verifiche di documenti, monitoraggio dell’orologio marcatempo e anche riprese video hanno documentato la truffa aggravata che i dipendenti avevano messo in atto. Secondo le indagini, nell’ambito dell’operazione “Easy badge” è nel periodo compreso tra novembre 2012 e gennaio 2013 che gli indagati hanno regolarmente timbrato i cartellini anche per conto di colleghi assenti, ritardatari o che si erano allontanati dal luogo di lavoro prima della fine di turno: tra loro un tacito accordo basato sul reciproco scambio di favori. Surreali i casi portati alla luce e che hanno visto coinvolto addirittura il Responsabile Sovracomunale, ora agli arresti domiciliari. Questa persona percepiva un’apposita indennità per controllare il lavoro svolto nei Comuni di Roccapiemonte e Castel San Giorgio dagli altri ope- ratori. Ma, invece di svolgere la sua mansione, spesso sia lui sia alcuni coordinatori, si assentavano durante l’orario di servizio e timbravano, oltre al loro cartellino, anche quello dei colleghi non presenti. Così è stato appurato dalle riprese effettuate dalle telecamere nascoste, che durante le festività natalizie un collega abbia fatto le veci di ben 14 colleghi, timbrando il cartellino di tutti. È emerso inoltre che alcuni operatori, nonostante fossero in turno dalle 8 alle 14, non sono hanno lavorato solo due ore, ma grazie e un cartellino timbrato da altri hanno ‘attestato’ di aver fatto diverse ore di straordinario. C’era chi tornava a casa e chi trascorreva il tempo al bar. Intanto, a causa del loro comportamento, le strade dei comuni di Castel San Giorgio e Roccapiemonte, come si vede anche dalle riprese video dei militari, si riempivano sempre più di cumuli di immondizia. L’indagine condotta dai Carabinieri della stazione di Castel San Giorgio, grazie anche al supporto della Polizia Municipale ha fatto scattare le ordinanze, che sono state eseguite tra Roccapiemonte, Nocera Superiore, Pagani, Angri, Napoli, Casoria, Giugliano in Campania e Padova, dai Carabinieri della compagnia di Mercato San Severino, in collaborazione con il personale dei comandi provinciali di Salerno e Napoli. Carlotta Bravo CORTINA - GLI AGENTI NON VERSAVANO LE SANZIONI NELLE CASSE COMUNALI Si intascavano i soldi delle multe: denunciati 19 vigili Sono indagati per peculato, avrebbero guadagnato così fino a 7mila euro in quattro anni Coinvolti nello scandalo anche il sindaco, un ex assessore, dirigenti e funzionari compiacenti na maxi operazione della Guardia di Finanza ha portato a denunciare 19 agenti della polizia locale in servizio a Cortina. L’accusa nei loro confronti è di peculato, sospettati per aver intascato i soldi di parte delle multe. L’indagine fotografa un periodo di circa 10 anni e i 19 vigili che erano in servizio nella località ampezzana. Dalle indagini è emerso che era pratica diffusa quella di diversi agenti di trattenersi le somme riscosse in contanti, nonostante la presenza dell'ob- U bligo di versarle sul conto corrente del Comune a scadenze prestabilite. Il Regolamento comunale prevede, infatti, che tali somme debbano essere versate immediatamente, qualora superino la soglia di 516,46 euro (il vecchio milione di lire), o comunque trimestralmente. Il sistema truffaldino consisteva nel non versare tempestivamente le somme riscosse, sottraendole, a volte per mesi o addirittura per anni. La Finanza bellunese ha acquisito, presso gli uffici del Comando Polizia Locale di Cortina, tutti i verbali e i relativi documenti contabili, nonché tutta la contabilità relativa agli incassi. Dall’analisi dettagliata compiuta dai militari, è emerso che, ad esempio, un agente che per quasi 4 anni non aveva mai effettuato versamenti arrivava a trattenersi una somma di quasi 7.000 euro. Mentre in altri casi alcuni agenti avrebbero restituito, molto tempo dopo, le somme indebitamente trattenute, riversandole al Comune direttamente dai propri conti correnti personali. Sono stati segnalati sempre dalla Guardia di Finanza all'autorità giudiziaria anche la condotta di dirigenti e funzionari compiacenti del Comune i quali, che nonostante le informazioni formali rese dalla Ragioneria dei continui ammanchi dalle casse comunali, non hanno provveduto a denunciare i responsabili. Tra gli indagati nell'indagine della Gdf di Finanza di Belluno che ha portato alla denuncia per peculato di 19 vigili urbani compaiono: l'attuale comandante, Ines De Biasi, ed il suo predecessore; Nicola Salvato il sindaco di Cortina d'Ampezzo Andrea Franceschi, ora in un altro comune da oltre un anno in esecuzione di un provvedimento della magistratura bellunese nell’ambito di un'altra inchiesta e altri cinque, tra dirigenti ed un ex assessore. Chantal Capasso TEMPI DI CRISI IL MECCANISMO TRUFFALDINO Gioia Tauro, ex lavoratori minacciano di darsi fuoco Falsi volontari di onlus: cinque denunce nel salento I ono disperati, gli ex lavoratori di Piana Ambiente, società che si occupava della raccolta dei rifiuti nella Piana di Gioia Tauro. Travolti dalla crisi e senza più un’occupazione, gli operatori ecologici si sono attaccati al collo una bottiglia piena di benzina e hanno minacciato di darsi fuoco qualora la situazione non dovesse cambiare. Teatro di questa drammatica protesta, l’ingresso del termovalorizzatore di Gioia Tauro, al quale per tutta la giornata di ieri è stato impossibile accedere proprio per via delle contestazioni. Nel tentativo di evitare il peggio, sul posto sono intervenuti gli S agenti del commissariato della città calabra, purtroppo abituati a gesti simili. Non è la prima volta, infatti, che i lavoratori di Piana Ambiente si rendano protagonisti di clamorose proteste. L’ultima, il mese scorso davanti la Prefettura di Reggio Calabria. Dopo lo scioglimento della società, le organizzazioni sindacali avevano stipulato un accordo presso la Prefettura di Reggio che prevedeva il loro riassorbimento nei bandi di appalto per la raccolta di rifiuti che i Comuni della Piana si apprestavano a fare. Accordo che però, secondo quanto denunciano i lavoratori, non viene rispettato da mesi. Giorgio Musumeci n concomitanza con l’inizio del periodo estivo nel Salento boom di controlli sul territorio da parte della Polizia di Stato: al fine di porre un freno ai continui raggiri che vengono posti in essere nei confronti di ignari cittadini da parte di persone spregiudicate pur di poter fare cassa, sono stati intensificati dal Commissariato di Otranto i controlli che già una decina di giorni fa si sono concretizzati con la denuncia di cinque soggetti tra promotori e associati della ONLUS, ANSAD, avente sede in provincia di Cosenza che ha come finalità quella del sostegno e l’assistenza di soggetti affetti da discopatie multiple e disabilità, richiedendo e ricevendo anche del denaro, quale contributo a sostegno dell’associazione citata. Proseguendo su questa linea gli agenti hanno sorpreso nei giorni scorsi altri due volontari della stessa associazione, provenienti dalla provincia di Messina e da quella di Taranto e peraltro gravati da precedenti penali mentre richiedevano denaro all’ingresso dell’Ospedale di Scorrano. Sulla base di una denuncia già presentata da un importante Ospedale di Roma citato abusivamente all’interno dell’opuscolo informativo, quale partner della ONLUS sono scattati questa volta a carico dei due soggetti le perquisizioni personali nel corso delle quali è stato possibile sequestrare le tessere di riconoscimento i blocchetti di biglietti e vari opuscoli illustrativi riferibili senza ombra di dubbio alla predetta Onlus nonché il provento dell’attività di raccolta fondi equivalente a circa 100 euro, racimolati nelle poche ore di raccolta. Sia i due volontari fermati all’ingresso dell’ospedale di Scorrano dagli agenti del Commissariato di P.S. di Otranto che i tre componenti facenti parte del direttivo della citata associazione sono stati denunciati per associazione per delinquere finalizzata alla truffa alla Procura della Repubblica di Lecce. Continuano gli accertamenti per verificare la presenza dei citati volontari anche in altri città della zona e per evitare il versamento a sedicenti associazioni di beneficenza di oboli da parte di ignari cittadini. Francesca Ceccarelli 10 Mercoledì 4 giugno 2014 Dall’Italia SICILIA BARI – NEL VORTICE DEGLI STROZZINI Rosario Crocetta sfiduciato da tutti Agguato a Giovinazzo, ucciso 33enne Confidustria con Musumeci: “O soluzioni o si torni al voto” osario Crocetta sempre più solo al comando. Dopo essere in costante litigio con il suo partito, il piddì, e gli altri movimenti che sorreggono la maggioranza all’Assemblea regionale siciliana, arriva l’ennesimo altolà del presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, che a margine di un incontro presso il centro studi Pio La Torre, a cui hanno preso parte tutte le sigle sindacali, ha detto: “O si trovano delle soluzioni alla situazione drammatica della Sicilia o altrimenti si torni al voto”. Sul piatto ci sono sempre i soliti nodi irrisolti, dall’utilizzo dei fondi strutturali alla riqualificazione della spesa pubblica, dalla necessità di attrarre investimenti nell’isola al bilancio sempre più asfittico. “Ci sono molti in questo momento che vogliono che le cose non cambino. Per questo dobbiamo andare tutti a Roma, sindacati ed imprese, con un documento scritto che fotografi l’attuale situazione della Sicilia per porla all’attenzione nazionale”. Non usa mezzi termini il numero uno degli industriali siciliani. Lo ripete da mesi Nello Musumeci. Il capo dell’opposizione, presidente della commissione regionale Antimafia e vicesegretario nazionale R Nello Musumeci de La Destra, infatti, ha ricordato: “Non abbiamo paura del voto, perché da mesi chiediamo al governo della Regione, senza ricevere alcuna risposta, di affrontare le riforme che la Sicilia non può più aspettare”. Ai siciliani, ha aggiunto l’ex sottosegretario al Lavoro, serve un “piano anticiclico per il lavoro e l’economia, una vera razionalizzazione delle spese, la revisione dello Statuto e la modifica della legge elettorale. Sono obiettivi che possono esser conseguiti in sei mesi”. A Crocetta, invece, l’esponente de La Destra ha denunciato “l’isolamento e l’inadeguatezza del suo governo”, sottolineando poi come “sono evidenti gli errori compiuti da alcune forze politiche in questi due anni, nei quali, come ha sostenuto Montante, non c’è stata quella discontinuità G.S che si attendeva”. La vittima che aveva precedenti per estorsione è stata freddata sul calesse. Sabato a Torre Anuziata morirono due fratelli usurai gguato nel berese. Claudio Fiorentino, pregiudicato di 33 anni con precedenti per estorsione, è stato ucciso con colpi d’arma da fuoco a Giovinazzo. L’uomo, è stato freddato ieri mentre passeggiava in calesse in compagnia di un amico, che ha poi dato l’allarme alle forze dell’ordine. La vittima, di Terlizzi, nel 2010 era stata arrestata perché accusato insieme ad altre sei persone di un giro di estorsione per imporre il pizzo ai cantieri di Giovinazzo. I sette sarebbero stati componenti di un gruppo malavitoso riconducibile ai pregiudicati Luigi Maisto e Mario Del Vecchio. I sicari, a bordo di una moto, gli hanno sparato 15 proiettili di pistola calibro 9. Fiorentino è stato assassinato in una contrada che costeggia la statale 16, a poca distanza dalla sua abitazione. Ad agosto del 2010, pur essendo agli arresti domiciliari, invitò a casa una quindicina di amici, tra i quali alcuni pregiudicati, per festeggiare il suo compleanno. La serata trascorse serena ma su Facebook furono postate le immagini dei festeggiamenti e ciò, dopo alcuni mesi, quando ormai Fiorentino era tornato libero, costò al pregiudicato un nuovo arresto per aver violato il provvedimento restrittivo. Non è il primo caso di pregiudicati, arrestati per estorsione o usura, freddati brutalmente. Venerdì poco prima di mezzanotte a cadere sotto i colpi dei sicari due fratelli, Roberto e Giovanni Scognamiglio, di 26 e 42 anni, uccisi in un agguato scattato nel seminterrato della A villetta di proprietà di uno dei due a Torre Annunziata. Nel febbraio del 2011, i due, insieme al padre Umberto, furono arrestati per usura. Gli investigatori accertarono che i tassi usurai variavano dal 60 al 170 per cento all’anno. Un giallo che sembra aver avuto una svolta: c’è infatti un provvedimento di fermo emesso dalla Procura oplontina nei confronti di Andrea Gallo, il 22enne trovato lunedì in gravissime condizioni all’esterno dell’ospedale Sant’Anna, ricoverato in prognosi riservata nel nosocomio di Boscotrecase e piantonato dalla polizia. La ferita riportata da Gallo sarebbe compatibile con l’arma, la pistola calibro 9 con colpo in canna e altre dieci cartucce nel caricatore, ritrovata nella villetta dove sono stati uccisi i fratelli Scognamiglio. La correlazione tra il ferimento del Gallo e il duplice omicidio dei fratelli Scognamiglio, secondo gli inquirenti, è un nesso per temporalità e per un abbinamento fra i soggetti. Secondo le indiscrezioni rese da alcuni informatori degli investigatori, infatti, Andrea Gallo e Giovanni Scognamiglio si sarebbero incontrati più volte per “questioni di affari”. Anche se il proiettile che ha ferito gravemente Andrea Gallo non è stato ritrovato dagli investigatori. Miriana Markovic 11 Mercoledì 4 giugno 2014 Cultura LA NOVANTICO EDIZIONI PUBBLICA UNO SCRITTO DELL’AUTORE FRANCESE DEDICATO ALLE SUE ULTIME CONVERSAZIONI CON IL DUCE Pierre Pascal, il poeta soldato che visse cercando la via dell’eternità “Mussolini alla vigilia della sua morte e l’Europa”: due grandi uomini che parlano d’arte sull’orlo dell’abisso di Cristina Di Giorgi n poeta soldato. Un uomo di grandissima e multiforme cultura. Un “intellettuale inattuale”, come lo ha definito Marcello Veneziani. Pierre Pascal fu tutto questo, e molto altro ancora. Nato in Francia nel 1909, visse per anni in Giappone (dove si recò con il padre, celebre chimico, chiamato a Tokyo ad insegnare la sua disciplina), facendo propria la tradizione culturale e marziale del Sol Levante al punto da meritarsi, unico occidentale a ricevere tale onore, l’ammissione all’Accademia Imperiale della Foresta dei Pennelli e l’essere considerato dall’Imperatore Hiroito al pari degli eroi giapponesi. Tornato in Patria e completati gli studi in lettere, con specializzazione in lingue orientali, si arruolò nell’esercito e nel tempo che riuscì a ritagliarsi durante il suo servizio di guarnigione a Nancy, tradusse in versi il Libro di Giobbe, che resta tutt’ora uno dei più grandi esempi di poesia sacra esistente. Abbandonata la carriera nell’esercito, Pascal si dedicò completamente alla poesia, fondando una casa editrice ed una rivista, alla quale collaborarono nomi di grande prestigio come Paul Valery e Charles Maurras, animatore di “Action francaise”, del quale Pascal divenne discepolo. Non passò però molto e il poeta soldato partì nuovamente volontario, U prima in Spagna al fianco dei nazionalisti e poi in Italia. Dove era stato inviato, nel 1934, per incontrare Mussolini al fine di stringere accordi franco- italiani. Fu così che incontrò più volte il Duce, con cui instaurò un rapporto di fiducia che andò oltre la sua missione diplomatica non ufficiale (conclusa comunque con successo). Prova ne è una fotografia che ritrae Pascal al fianco del condottiero italiano che arringa la folla dal balcone di Palazzo Venezia: un onore mai concesso ad altri stranieri. Tornato in Francia, durante il governo di Vichy Pascal si dedicò alla traduzione di poeti stranieri, collaborò con alcuni giornali e divenne responsabile delle edizioni straniere de “La Voix de la France”. E venne poi condannato a morte per “intelligenza con il nemico” e fu quindi costretto a rifugiarsi all’estero. Per il suo esilio scelse l’Italia, dove incontrò nuovamente Mussolini, che lo nominò curatore della Biblioteca del Vittoriale (incarico grazie al quale Pascal riuscì a riordinare e salvare preziosa documentazione) ed intrattenne con lui diversi colloqui. Il frutto di queste ultime conversazioni fu pubblicato nel 1948 nel volume “Mussolini alla vigilia della sua morte e l’Europa: colloquio con il poeta francese Pierre Pascal”. Un’opera quasi subito sparita dalla circolazione e recentemente ripubblicata a cura di Federico Prizzi nella collana “Laurus” della Novantico edizioni. “Il libro – scrive Marcello Veneziani su Il Giornale – è presentato come testamento spirituale di Mussolini ed è il frutto di un colloquio poetico a Villa Feltrinelli a Gragnano. E’ un Mussolini spento quello che incontra il poeta, anche se i suoi occhi lampeggiano. Un Duce lirico che descrive commosso i colori del lago di Garda, l’azzurro, il rosso, le brume. E parla di gloria e di morte. Più magro, con occhi più grandi ‘ma più dolci e familiari’, un volto dal colore d’avorio che si intrattiene in piena bufera a parlare di storia e letteratura e dice che l’Italia è stata creata dalla poesia di Dante, dalla pittura e dall’arte”. Al racconto di Pascal si aggiungono poi diversi studi inediti ed approfonditi, che presentano un quadro completo della intensissima vita letteraria ed umana del grande poeta francese, innamorato dell’Italia dove visse e lavorò per quarantacinque anni, fino alla sua morte. Delle sue esperienze ed amicizie, che intrattenne con personaggi del calibro di D’Annunzio, Mishima, Guenon ed Evola, restano gli scambi epistolari e gli scritti che Pascal dedicò loro. Che insieme alla sua conoscenza delle lingue orientali, dell’esegesi cristiana (fu un fervente cattolico ed incontrò più volte Padre Pio, restando folgorato dalla sua figura) e delle scienze tradizionali, ne fanno una figura multiforme, interessante e complessa. Un “poeta e scrittore in esilio” (come è scritto sulla lapide della sua tomba, al cimitero Verano di Roma), che visse cercando la via dell’eternità. IL SAGGIO DI PIETRO CAPPELLARI SULLO SBARCO STATUNITENSE A NETTUNO E L’EPOPEA DEI FRANCHI TIRATORI CHE DIFESERO LA CAPITALE L’avanzata americana nel Lazio e il coraggio di chi vi si oppose Una ricerca storica che svela pagine volutamente trascurate dalla cultura ufficiale entrata dell’esercito americano a Roma, il 5 giugno 1944, è accompagnata da aspetti che la storiografia ufficiale ha fino ad oggi trascurato. Come quello dei franchi tiratori fascisti, che “per tre giorni ingaggiarono una battaglia nella Capitale ‘liberata’. Le camicie nere, tra cui numerosi ragazzi e ragazze, spararono a più riprese contro le unità americane che si apprestavano ad occupare la Città Eterna, causando pesanti perdite al nemico della Patria italiana e tenendo ben lontano i Generali gallonati dalla parata trionfale che, con smacco, dovette essere rimandata di un giorno. I franchi tiratori che furono catturati vennero passati per le armi e per loro si aprì l’oblio della memoria”. L’ Con queste evocative parole viene presentato lo studio di Pietro Cappellari intitolato “Lo sbarco di Nettunia e la battaglia per Roma” (Herald Editore), che ha riportato alla luce un’epopea che merita non solo la ribalta delle cronache editoriali, ma anche – e forse soprattutto – un approfondimento storico che restituisca a quei giovani in camicia nera il riconoscimento del ruolo avuto nella difesa della Patria e degli ideali in cui credevano. E’ quindi “tempo di Storia con la S maiuscola. Tempo – scrive Alberto Mariantoni sul sito della casa editrice che ha pubblicato il volume – di un’oggettiva e salutare rivalutazione di tutti quegli Italiani che, per libera scelta e piena determinazione, rifiutando l’armistizio e il tra- dimento regio dell’8 settembre 1943, ebbero il coraggio di lanciare intrepidamente il loro cuore oltre l’ostacolo, e di contrastare valorosamente metro per metro, con il loro volontario ed esemplare sacrificio, il rullo compressore dell’incontenibile invasione militare angloamericana, fino dentro le mura di Roma”. Ed è proprio questo lo scopo del lavoro del ricercatore nettunese Cappellari, che fornisce un quadro “leggermente” diverso da quello per anni propinato dalla vulgata storiografica ufficiale, fino ad ora raramente messa in discussione dai sostenitori ad ogni costo della bontà dei “liberatori”. E così si scopre l’eroismo di coloro che si sono sacrificati nel tentativo di contrastare e respingere le for- ze angloamericane. Tra loro i 40 studenti dei Gruppi universitari fascisti che hanno combattuto contro i paracadutisti statunitensi, l’eroica morte di Carlo Faggioni dei reparti Aerosiluranti italiani. E l’epopea dei cecchini fascisti di Roma, che per ben tre giorni combatterono una guerra dimenticata da tutti. “In questa sua istruttiva ed accattivante opera – scrive ancora Alberto Mariantoni – Pietro Cappellari ci parla di moltissimi episodi, volutamente celati dall’antifascismo italiano del secondo dopoguerra”. Un libro particolare, interessante e molto dettagliato, che stimola alla ricerca della verità. Quella di chi ha combattuto per l’Italia contro i “trafficanti di democrazia”. CdG 12 Mercoledì 4 giugno 2014 Sport BASKET Acea Virtus, ultima chiamata al PalaLottomatica Roma è sotto di due gare contro Siena. Coach Dalmonte spera nella spinta decisiva del pubblico di Bernald Shajej ietato sbagliare. Obbligatorio, invece, far valere la legge del parquet di casa. Dare quindi respiro ad un sogno che il canestro Capitale merita di prolungare ed accarezzare, anche al cospetto di una corazzata quale tuttora è la Mens Sana. Archiviate le prime due gare della serie di semifinale, che vede Siena in vantaggio sullo 0-2, l’Acea Virtus Roma torna nella Capitale per affrontare le prossime due gare, che la vedranno di scena al PalaLottomatica a distanza di oltre tre anni (ultima sfida Virtus Roma-Virtus Bologna, 12 maggio 2011). Per la sfida sul parquet dell’Eur coach Dalmonte sta provando a recuperare Lollo D’Ercole, che nel pomeriggio proverà ad allenarsi in gruppo per poi effettuare un test decisivo domattina. Ancora dubbi per Goss, le cui condizioni e il conseguente impiego verranno valutati soltanto nell’immediato prepartita. Ieri il capitano ha effettuato una risonanza che ha evidenziato una sofferenza del muscolo adduttore. Il giocatore ha dolore, ma questa mattina proverà anche lui ad essere della sfida. Prosegue intanto la prevendita dei biglietti per gara 3 e gara 4 della serie, che verranno disputate al PalaLottomatica: il dato è buono, perché al momento è stata già superata quota 4000 tagliandi staccati. Dove seguire il big-match V a partita verrà trasmessa in diretta questa sera, mercoledì 4 giugno alle 20,30 su RaiSport1. Le repliche dell’incontro saranno trasmesse giovedì 5 giugno alle ore 21 su RomaUno 3 (can.634 del digitale terrestre), giovedì 5 giugno alle 23,30 su RomaUno (can.11 del digitale terrestre, can. 518 del bouquet di Sky, visibile anche in streaming sul sito www.romauno.tv e sull’App per cellulari “RomaUno”) e venerdì 6 giugno alle ore 15 su RomaUno 3 (can.634 del digitale terrestre). L’incontro sarà trasmesso in diretta integrale anche sulle frequenze di Radio Manà Sport (90.9 FM, radiocronaca di Fabrizio Fabbri), Centro Suono Sport (101.5 FM, radiocronaca di Andrea Ninetti) e Qlub Radio (89.3 FM, radiocronaca di Mauro Penna) a partire dalle ore 20,25. Sul web, infine, Timeout Channel trasmetterà la radiocronaca in diretta della sfida contro Siena sul sito www.timeoutchannel.net. Anche www.radiomanasport.it e Centro Suono Sport sono dotate di un canale web dal quale trasmetteranno la radiocronaca della gara. L Per evitare code e lunghe attese si consiglia a tutti i tifosi di acquistare il proprio biglietto in prevendita, presso le ricevitorie VivaTicket autorizzate e presso la biglietteria del Palazzetto dello Sport. La biglietteria del PalaLottomatica sarà aperta dalle ore 14 in poi fino alla palla a due. Coach Dalmonte ha presentato la partita: «La legge del playoff ci impone di avere forza e capacità mentale per resettare partite come gara 2 a Siena. Siamo arrivati qui con le nostre mani, ce la siamo conquistata sul campo, attraversando parecchie difficoltà per esserci, per questo dobbiamo avere la forza di essere pronti fin dalla palla a due. Le assenze? D’Ercole è in miglioramento, Goss verrà valutato. Decideremo per entrambi immediatamente prima della gara. Dobbiamo comunque essere pronti e perfor- manti, a prescindere da possibili defezioni. Il ritorno a tre anni di distanza al PalaLottomatica rappresenta un onore per tutti noi, da rispettare andando oltre il valore e il significato che gara 3 ricopre nell’economia della serie». Arbitreranno l’incontro i signori Carmelo Paternicò (Piazza Armerina, EN), Manuel Mazzoni (Grosseto), Denny Borgioni (Roma).