Università degli studi di Genova Facoltà di Medicina e Chirurgia Laurea Specialistica in Scienze Infermieristiche e Ostetriche ANNO ACCADEMICO 2006/2007 TESI DI LAUREA Efficacia di un intervento formativo per l’Ospedale Senza Dolore sul monitoraggio e il controllo del dolore postoperatorio in pazienti sottoposti a intervento di chirurgia ortopedica maggiore a livello del ginocchio e dell’anca Relatore: Prof.ssa Annamaria Bagnasco Correlatore: Dott. Nicola Luxardo Discente: Giuliana Centini INDICE 1 INTRODUZIONE........................................................................................................ 2 2 IL DIRITTO ALLA LIBERTA’ DAL DOLORE ....................................................... 8 2.1 ASPETTI DI ETICA E DEONTOLOGIA PROFESSIONALE ................................... 9 2.2 DOCUMENTI DI INDIRIZZO INTERNAZIONALI E NORMATIVA ......................... 14 2.2.1 Organizzazioni, Associazioni e Istituzioni impegnate nella lotta contro il dolore ......................................................................................... 14 2.2.2 Normativa nazionale e regionale .......................................................... 28 2.2.2.1 Normativa per la prescrizione dei farmaci analgesici oppiacei 29 2.2.2.2 Linee Guida per la realizzazione dell’Ospedale Senza Dolore 31 2.3 STRATEGIE OPERATIVE PER L’OSPEDALE SENZA DOLORE ........................ 34 2.3.1 La Formazione del personale ................................................................ 34 2.3.2 I servizi e gli strumenti operativi ............................................................ 37 3 LINEE DI AZIONE DEL COMITATO PER L’OSPEDALE SENZA DOLORE NELL’AMBITO DELL’AREA CHIRURGICA - ASO CTO-CRF-MARIA ADELAIDE DI TORINO ................................................................................................ 42 3.1 4 IL PROGRAMMA DI AZIONE DEL COSD AZIENDALE ..................................... 42 3.1.1 Le indagini di prevalenza ....................................................................... 44 3.1.2 Il Progetto di formazione del personale per il controllo del dolore acuto postoperatorio ............................................................................... 44 3.1.3 I protocolli farmacologici ......................................................................... 52 3.1.4 La cartella anestesiologica postoperatoria .......................................... 54 UNA RICERCA PER VERIFICARE L’EFFICACIA DELLA FORMAZIONE . 56 4.1 IMPOSTAZIONE DELLA RICERCA ................................................................... 56 4.1.1 Revisione della Letteratura .................................................................... 57 4.1.2 Disegno della ricerca e obiettivi ............................................................ 80 4.1.3 Metodi e Strumenti .................................................................................. 81 4.1.4 Ipotesi di ricerca e Risultati Attesi ......................................................... 86 4.2 ANALISI E DISCUSSIONE DEI RISULTATI ...................................................... 88 5 CONCLUSIONI E PROSPETTIVE ..................................................................... 121 6 BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA ........................................................................ 126 7 ALLEGATI .............................................................................................................. 136 1 1 INTRODUZIONE L'atto chirurgico determina un dolore acuto, spesso violento, innescato dalle lesioni tissutali e sviluppato dalla conseguente stimolazione dei recettori periferici. La gravità degli effetti di questo dolore, soprattutto se severo e prolungato, è spesso stata sottovalutata: può scatenare ‘tempeste neurovegetative’ che incidono negativamente sul decorso delle prime 48 ore postoperatorie favorendo la comparsa di tachicardie e tachiaritmie, sudorazioni profuse, crisi ipertensive, ipercatabolismo, e stimolando per via riflessa contratture muscolari, spasmi viscerali e vasocostrizione. “Il dolore intenso, può provocare nelle corna posteriori del midollo spinale dei fenomeni di ‘sensibilizzazione centrale’ caratterizzati da una modificazione duratura dell’eccitabilità dei neuroni: questi ultimi, resi più facilmente eccitabili degli stimoli algici, inducono risposte amplificate di 10/20 volte. Se si tiene conto del fatto che nelle lesioni tessutali dovute all’intervento si accumulano sostanze (prostaglandine, istamina, sostanza P ecc.) in grado di attivare/sensibilizzare i recettori periferici, diventa intuitivo come le fonti di insorgenza dello stimolo doloroso e i suoi meccanismi di traduzione siano amplificati dall’intervento stesso e vadano quindi controllati bene e subito.”1 Oltre ad essere così dannoso, il dolore acuto postoperatorio è un dolore inutile, che nulla può aggiungere alla conoscenza della malattia: un dolore ingiusto perché evitabile. E nonostante il comune riconoscimento della natura assolutamente prevedibile del dolore acuto postoperatorio, molti pazienti continuano a soffrire2. I progressi della conoscenza sui meccanismi fisiopatologici del sintomo dolore, sulla farmacodinamica degli analgesici oppiacei e non, e sulle nuove e più sicure tecniche di somministrazione, non sono riusciti a generare un cambiamento radicale, pur avendo alimentato un importante movimento culturale a livello internazionale. 1 Maritano M. Dolore e dolori. Manuale di diagnosi e terapia. Torino: C. G. Edizioni Medico Scientifiche 2003. p. 80 2 Cfr. Apfelbaum JL, Chen C, Mehta SS, Gan TJ. Postoperative Pain Experience: Results from a National Survey Suggest Postoperative Pain Continues to Be Undermanaged. Anesthesia & Analgesia. 2003(97):534-40. 2 Anche la diffusione di Linee guida e Raccomandazioni sulla prevenzione e gestione di questo tipo di dolore, gli adeguamenti della normativa specifica e gli espliciti richiami dei nuovi codici deontologici verso il rispetto della dignità della persona e il sollievo dalla sofferenza, hanno sicuramente posto solide basi per un cambiamento che, ancora oggi, non è così omogeneamente diffuso e condiviso. Le cause di questa sordità dei professionisti della salute e dei “centri” decisionali delle organizzazioni sanitarie sono riconducibili sia a fattori culturali, come la comune considerazione dell’ineluttabilità di questo tipo di dolore, la cultura della sofferenza e il radicato timore di assuefazione agli oppiodi; sia a fattori più propriamente cognitivi come la scarsa conoscenza dei danni provocati dal dolore postoperatorio, degli approcci multimodali e dei dosaggi efficaci degli analgesici, delle modalità per prevenire e contenere le possibili complicanze; sia a fattori tecnico-operativi come la padronanza delle tecniche più efficaci per la somministrazione degli analgesici e per la rilevazione e monitoraggio del dolore acuto con scale mono e multidimensionali. Su queste cause da anni è in atto anche nel nostro Paese un’azione di contrasto e di lotta a livello istituzionale3 e di volontariato4, orientata ad agire in forma integrata sulla molteplicità delle dimensioni culturale, organizzativa, strutturale, professionale, normativa, direttamente coinvolte. Tutte le iniziative di promozione del diritto alla libertà dal dolore a livello europeo, nazionale e locale enfatizzano, come leva di cambiamento, l’attività di formazione continua del personale sanitario, risorsa preziosa e motore di ogni mutamento. Considerato che il fine ultimo della formazione continua in ambito sanitario è incidere sull'efficacia, l’appropriatezza, la sicurezza e l’efficienza dell’assistenza alla persona5, è necessario orientare le iniziative formative non solo verso un aggiornamento del patrimonio di conoscenze dei professionisti, ma anche verso obiettivi di modificazione dei comportamenti professionali obsoleti e degli esiti clinico-assistenziali che ne derivano. 3 Si fa riferimento all’azione del Ministero della Salute in particolare dal 2001 ad oggi, ben documentata anche nella sezione del sito dedicata a questo tema http://www.ministerosalute.it/dettaglio/phPrimoPiano.jsp?id=173&area=ministero&colore=2 [Access date: 23/10/2007] 4 Si fa riferimento in particolare all’azione del Tribunale dei Diritti del malato – CittadinanzAttiva sia a livello europeo sia a livello nazionale, documentata da numerosi report e dalla sezione del sito dedicata a questo tema http://www.cittadinanzattiva.it/ [Access date: 23/10/2007] 5 Cfr. Cartabellotta A. La formazione residenziale degli operatori sanitari. In: AA.VV., ed. L’Educazione Continua in Medicina Una guida per medici, operatori e dirigenti della sanità. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore 2003. 3 Questa affermazione ci introduce al complesso tema della valutazione di efficacia dei progetti di formazione che, nonostante la consapevolezza della necessità di solide evidenze scientifiche su cui fondare le scelte educazionali6, è tutt’oggi relegato a un patrimonio scarso di studi di bassa qualità sia per il disegno di ricerca, sia per la significatività statistica dei risultati che ne inficia la generalizzabilità7,8. Gli studi principali si riferiscono all’analisi del livello di reazione dei partecipanti, inteso come gradimento, e delle metodologie didattiche attive versus le tradizionali metodologie trasmissive, in relazione ai principi dell’apprendimento dell’adulto. Sono assolutamente limitate, per quantità e qualità, le evidenze sull’efficacia delle iniziative formative riferite al cambiamento dei comportamenti professionali e all’impatto sull’organizzazione. Kirkpatrick più di trent’anni fa aveva già identificato quattro diversi livelli di valutazione di efficacia della formazione, più recentemente reinterpretati da Hamblin che ne ha derivato quattro tipi di risultati9: 1. la reazione, misurata in genere con un questionario di gradimento somministrato al termine del corso: ne derivano risultati di reazione; 2. l’apprendimento, misurato con test finali (da confrontare con eventuali pre- test) e/o prova pratica in relazione alle conoscenze e competenze attese al termine del corso: ne derivano risultati immediati; 3. la performance, misurata in termini di trasferimento sul lavoro dopo l’esperienza formativa attraverso modifiche di comportamenti professionali: ne derivano risultati intermedi; 4. gli esiti/risultati, misurati in termini di impatto sull’organizzazione dopo l’esperienza formativa attraverso modifiche nei risultati dell’organizzazione stessa (esiti clinici, assistenziali, economici, ecc.): ne derivano risultati finali. 6 Cfr. Norman G. Research in medical education: three decades of progress. BMJ. 2002(324):15602. 7 Cfr. Marinopoulos S, Dorman T, Ratanawongsa N, Wilson L, Ashar B, Magaziner J, et al. Effectiveness of Continuing Medical Education. Evidence Report/Technology Assessment No. 149. Rockville: Agency for Healthcare Research and Quality Publication N. 07-E006; January 2007. 8 Cfr. Zwarenstein M, Reeves S, Barr H, Hammick M, Koppel I, Atkins J. Interprofessional education: effects on professional practice and health care outcomes. Review abstract from The Cochrane Database of Systematic Reviews 2001 [Access date 23/10/2007]; Available from: http://www.cochrane.org/reviews/en/ab002213.html 9 Cfr. Quaglino GP, Carrozzi GP. Il processo di formazione. Dall’analisi dei bisogni alla valutazione dei risultati. Milano: Angeli 1998. Cap. 4 4 E’ ormai considerata obsoleta e insufficiente l’esclusiva valutazione “a caldo” del gradimento dei partecipanti o comunque dell’apprendimento immediato del prodotto formativo: è necessario che la misura del risultato di cambiamento si focalizzi sui risultati finali, inerenti l’organizzazione di cui i discenti sono membri. Sono queste le ragioni alla base della scelta di questo studio, che si propone di superare la tradizionale logica di valutazione dei percorsi formativi centrata esclusivamente sulla verifica del raggiungimento dei soft end-point, e quindi del livello di reazione/gradimento e di apprendimento. Attraverso una ricerca sul campo si à voluto verificare in che modo un percorso di formazione per l’Ospedale Senza Dolore, strategico per l’Azienda sanitaria in cui lavoro, abbia effettivamente contribuito alla modificazioni di comportamenti professionali e di esiti clinico-assistenziali, considerati hard end-point proprio per la loro difficile praticabilità. Esistono difficoltà oggettive, documentate anche in letteratura,10 a garantire che la valutazione dell’impatto di un progetto formativo sull’organizzazione dei servizi sanitari, possa controllare e isolare esclusivamente le variabili riconducibili al processo formativo stesso. Sappiamo infatti che motivazione di docenti e discenti, aspettative individuali, strumenti, risorse, modelli organizzativi e influenze istituzionali compartecipano in stretta integrazione alla realizzazione di quelle modificazioni che Hamblin chiama effetti a lungo termine o risultati finali. Per non arrendersi al fatalismo della non aggredibilità di un sistema troppo complesso, riteniamo necessario orientare comunque in questa direzione la valutazione dell’efficacia formativa, intesa come l’effettiva capacità di incidere su un modello organizzativo delle cure che, fino all’attuazione di questo progetto aziendale, non prevedeva alcuno strumento operativo per la sistematica ricognizione, valutazione e trattamento del dolore postoperatorio, lasciando ampio margine di interpretazione soggettiva dello stato di dolore ai sanitari che quotidianamente vi si imbattevano. Sono quindi stati identificati comportamenti ed esiti attesi sia per i professionisti sanitari (es. informazione preoperatoria al paziente, utilizzo della cartella 10 Cfr. Cartabellotta A. La formazione residenziale degli operatori sanitari. Op. cit. 5 anestesiologica postoperatoria, applicazione costante dei protocolli analgesici, monitoraggio sistematico dell’andamento e dell’intensità del dolore come quinto parametro vitale), sia per il paziente (valutazione soggettiva del dolore postoperatorio inferiore a 4 VAS, giudizio di soddisfazione rispetto al trattamento del dolore ricevuto). La scelta dei comportamenti professionali e degli esiti da “verificare sul campo” è coerente con lo stato dell’arte descritto nel secondo capitolo della tesi e con le linee di azione del Comitato per l’Ospedale Senza Dolore aziendale nell’ambito dell’area chirurgica, oggetto del capitolo successivo. Nel secondo capitolo si affronta il diritto alla libertà dal dolore evidenziando gli aspetti di etica e di deontologia professionale che accompagnano l’agire quotidiano di medici e infermieri, oltre al commento dei fondamentali documenti di indirizzo per la lotta al dolore inutile, e un particolare approfondimento della normativa che anticipa e sostiene, anche in Italia, la rivoluzione culturale e organizzativa connessa all’affermazione di questo diritto. Gli articolati riferimenti alle iniziative del Ministero della Salute, del Tribunale per i diritti del malato – CittadinanzAttiva, e delle Organizzazioni di rilievo internazionale quali l’Organizzazione Mondiale della Sanità e la Joint Commission on Accreditation of Healthcare Organization, consentono di comprendere la storia della lotta al dolore evitabile acuto e cronico, i principi che sottendono alla normativa europea, nazionale, regionale e le strategie d’azione che ne sono derivate: Comitati per l’Ospedale senza Dolore (COSD), reti regionali per l’Ospedale senza Dolore, strutture (ambulatori di terapia del dolore, Centri interdisciplinari di terapia del dolore, ecc…), strumenti operativi (protocolli, cartelle anestesiologiche postoperatorie, schede di monitoraggio), formazione di base e avanzata del personale sanitario. Il terzo capitolo si concentra sulle caratteristiche della lotta al dolore intrapresa dall’Azienda Ospedaliera sede dello studio: il programma di azione del COSD aziendale rappresenta il formale ed esplicito impegno delle strutture rappresentate da tutti i suoi membri, compresa la Direzione generale e sanitaria, a collaborare sinergicamente per la realizzazione di periodiche indagini di prevalenza, per l’implementazione, la diffusione e l’applicazione dei protocolli farmacologici e della cartella anestesiologica postoperatoria, premesse 6 indispensabili all’attivazione del Progetto di formazione del personale sanitario dell’area chirurgica. L’illustrazione degli obiettivi, delle metodologie didattiche, dei risultati di reazione/gradimento e di apprendimento immediato che hanno caratterizzato i Corsi di formazione di base e avanzati realizzati, è seguita dalla presentazione della ricerca sul campo, oggetto del quarto capitolo. La descrizione dell’impostazione della ricerca si concentra sul commento dei principali e più recenti documenti emersi dalla revisione della letteratura, circoscritta al dolore acuto postoperatorio e alle specificità per la chirurgia ortopedica maggiore; vengono inoltre presentati il disegno e gli obiettivi della ricerca, i metodi e gli strumenti utilizzati, le ipotesi di ricerca e gli specifici risultati attesi. L’analisi e la discussione dei dati emersi rispetto ad ogni ipotesi di ricerca offre numerosi spunti di riflessione sul raggiungimento dei risultati attesi e su specifiche quanto realistiche proposte di miglioramento. La conclusione della tesi rappresenta il punto di arrivo, ma anche di partenza. L’opportunità di approfondimento, di studio e di ricerca offerta da un percorso di tesi consente di far luce su zone d’ombra del patrimonio di conoscenze personali, sviluppando una nuova sensibilità e una maggiore consapevolezza dell’entità di un problema e delle responsabilità professionali, ai vari livelli. Questo può essere, solo in prima battuta, considerato il punto di arrivo. In realtà il far luce produce sempre nuove zone d’ombra, nuove sfide culturali: “A ogni aumento della conoscenza corrisponde un aumento dell’ignoranza, e a nuovi tipi di conoscenza corrispondono sempre nuovi tipi di ignoranza”11 11 Ceruti M. La hybris dell'onniscienza e la sfida della complessità. La sfida della complessità. Milano: Feltrinelli 1985, p. 33 7 2 IL DIRITTO ALLA LIBERTA’ DAL DOLORE Il dolore è un’affezione dell’anima che allontana dallo stato di natura, affermava Aristotele. Poichè non è solo una dimensione biologica e medico-sanitaria, ma è anche un’esperienza soggettiva caratterizzata dalla cultura, dall’individualità, dalla storia personale di ognuno, è necessario chiedersi quale sia il senso del dolore e della sua componente emozionale, la sofferenza. L’International Association for the Study of Pain (IASP) nel 1986 definisce il dolore come “un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata ad un danno tissutale presente o potenziale, o descritta in termini di tale danno”. Definizione che non riduce la nozione di dolore alle sole cause lesive, ponendo l’accento sulla duplice dimensione percettiva e affettiva dell’esperienza dolorosa, che quindi non è semplicemente il punto di arrivo di un fenomeno di nocicezione. Un’esperienza che oltre ad essere riconosciuta nella sua multidimensionalità deve anche essere adeguatamente trattata: occorre cioè che si attui tutto ciò che può essere utile alla sua scomparsa o contenimento affinchè, nel rispetto della dignità, nessuno sia afflitto da dolori inutili ed evitabili. Tra questi, il dolore acuto postoperatorio, chiaramente connesso ad una lesione tissutale, con le sue manifestazioni vegetative, psicologiche e comportamentali, può essere previsto ed evitato o reso assolutamente sopportabile con opportune terapie farmacologiche somministrate preventivamente e tempestivamente. E’ ormai dimostrato che il controllo del dolore post-operatorio migliora la qualità di vita della persona assistita e l’esito degli interventi chirurgici, soprattutto di chirurgia maggiore.12 Eppure, ancora oggi è diffusa l’idea che il dolore rappresenti una componente inevitabile della “malattia chirurgica”, una specie di fattore secondario “naturale”. Dolore inutile, non necessario, rispetto al quale molto può fare la dimensione etica-deontologica dell’agire professionale dei medici e degli infermieri, e molto può fare una normativa internazionale e nazionale attenta a garantire, nei fatti, il riconoscimento ad ogni essere umano del diritto alla libertà dal dolore. 12 Cfr. paragrafo 4.1.1. 8 2.1 Aspetti di Etica e Deontologia professionale Nella quotidianità della pratica clinica la valutazione e il controllo del dolore da parte dei medici e degli infermieri non sempre concordano con quanto definito dall’etica e dalla deontologia professionale. Si assiste spesso ad uno scollamento tra l’azione e il background valoriale di carattere professionale comunemente condiviso, se non espressamente sancito. Questo scollamento oltre a creare le premesse per un assistenza sanitaria “incoerente” nei confronti del cittadino, crea anche un disagio nei professionisti che vivono e sono consapevoli di questa ambivalenza. Come afferma la Presidente della Federazione Nazionale Collegi IPASVI, “per un infermiere la sconfitta professionale non è rappresentata da una prognosi infausta o dalla fase terminale di una situazione assistenziale, ma dalla difficoltà o impossibilità di rispondere in maniera compiuta ai bisogni della persona di cui si fa carico.”13 Già il DM 739/9414 faceva riferimento alla natura anche palliativa dell’assistenza infermieristica; riferimenti più diretti e articolati si evincono dalla lettura del Codice Deontologico dell’Infermiere15. L’articolo 1.3 affermando che la responsabilità dell'infermiere “consiste nel curare e prendersi cura della persona, nel rispetto della vita, della salute, della libertà e della dignità dell'individuo”, introduce il concetto di cure che preservano la dignità. Concetto che, pur avendo origine dalle cure palliative e dall’etica dell’accompagnamento, si applica all’intero ambito della medicina, riguardando le cure sanitarie di ogni paziente, ad ogni livello e per qualsiasi tipo di condizione16. E ancora, alcuni paragrafi degli articoli 4 (rapporti con la persona assistita) e 6 (rapporti con le istituzioni), offrono interessanti spunti di riflessione: 4.2. L'infermiere ascolta, informa, coinvolge la persona e valuta con la stessa i bisogni assistenziali, anche al fine di esplicitare il livello di assistenza garantito e consentire all'assistito di esprimere le proprie scelte 13 Silvestro A. Un'alleanza contro il dolore. L'infermiere. 2000(maggio-giugno):3 Cfr.D.M. 14 settembre 1994, n. 739. Regolamento concernente l’individuazione della figura e del relativo profilo professionale dell’infermiere Gazzetta Ufficiale n. 6 del 9 gennaio 1995. 15 Federazione Nazionale Collegi Infermieri. Il Codice Deontologico dell'infermiere. Roma: Federazione Nazionale Collegi Infermieri 1999. 16 Cfr. Chochinov HM. Dignity and the Essence of Medicine: the A, B, C, and D of Dignity Conserving care. BMJ. 2007(335):184-7. 14 9 4.14. L'infermiere si attiva per alleviare i sintomi, in particolare quelli prevenibili. Si impegna a ricorrere all'uso di placebo solo per casi attentamente valutati e su specifica indicazione medica. 4.15. L'infermiere assiste la persona, qualunque sia la sua condizione clinica e fino al termine della vita, riconoscendo l'importanza del conforto ambientale, fisico, psicologico, relazionale, spirituale. L'infermiere tutela il diritto a porre dei limiti ad eccessi diagnostici e terapeutici non coerenti con la concezione di qualità della vita dell'assistito 6.1. L’infermiere, ai diversi livelli di responsabilità, contribuisce ad orientare le politiche e lo sviluppo del sistema sanitario, al fine di garantire il rispetto dei diritti degli assistiti, l’equo utilizzo delle risorse e la valorizzazione del ruolo professionale. Nell’evidenziare l’importanza del paragrafo 4.14 rispetto alla prevenibilità e prevedibilità del sintomo dolore, soprattutto postoperatorio, possiamo affermare che complessivamente i paragrafi selezionati non solo sottolineano il diritto/dovere di informazione sulla situazione clinica e assistenziale, ma enfatizzano l’impegno ad ascoltare e coinvolgere il paziente per valutare insieme le scelte, e raggiungere risultati assistenziali fondati su comprensione, riservatezza e fiducia. Nella formulazione degli impegni relativi al rispetto della libertà e della dignità, all’informazione/comunicazione, all’alleviamento dei sintomi e al placebo, alla tutela dagli “eccessi” in relazione alla qualità di vita dell’assistito e in generale dei suoi diritti, sono chiaramente riconoscibili “i principi guida sottesi al codice deontologico: l’autonomia: rispetto per l’autodeterminazione del paziente e coinvolgimento del paziente nelle decisioni che lo riguardano; la beneficialità: orientamento al bene del paziente secondo i suoi valori e il suo interesse; la non maleficialità: evitare ciò che nuoce o danneggia il paziente; 10 la giustizia/equità: opporsi a discriminazioni e ingiustizie e promuovere un’equa distribuzione delle (limitate) risorse”17 La quarta versione del nuovo Codice di Deontologia medica18, approvata il 15 dicembre 2006, aggiorna quella redatta nel 1998, che già recepiva parecchi spunti dalla Carta di Oviedo19 e si orientava verso un definitivo superamento del rapporto paternalistico fra medico e paziente, ulteriormente confermato dalla Carta di Firenze20. Offre innovative risposte deontologiche a temi di grande attualità quali l’emergenza dei diritti dei malati, degli accertamenti diagnostici e dei trattamenti terapeutici, degli orientamenti della bioetica. Le nuove tematiche mediche e biomediche sono affrontate con un esplicito riferimento ai principi fondamentali della Costituzione italiana e ai diritti e doveri costituzionali dei cittadini con un evidente richiamo ai quattro principi dell’etica biomedica già citati per il Codice deontologico dell’Infermiere. Come si può evincere dalla lettura dei paragrafi di seguito selezionati, oltre alla doverosa affermazione dei diritti della persona (artt. 20, 38), e alla necessità di attenersi alla volontà del paziente (artt. 33, 35, 38), anche nel Codice di deontologia medica ritorna più volte il richiamo al rispetto della dignità (artt. 3, 35, 38, 39), al sollievo dalla sofferenza (artt. 3, 23, 39), al diritto all’informazione e al consenso (artt. 33, 35). art. 3 - Doveri del medico - Dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell'Uomo e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana (...); 17 Tessadori B. Il Codice deontologico. Aspetti etici. Etica e responsabilita’ professionali: il Codice deontologico infermieristico. La Spezia: In.Form Iniziative Formative Infermieristiche e Scientifiche 14/04/2005. 18 Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri. Codice di Deontologia medica. Roma: Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri 16 dicembre 2006. 19 Consiglio d’Europa. Convenzione per la protezione dei diritti dell’uomo e la dignità dell’essere umano riguardo alle applicazioni della biologia e della medicina (Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina) - Oviedo. 4 aprile 1997. 20 La Carta di Firenze, redatta da alcuni dei principali esperti del settore medico-sanitario e presentata il 14 aprile 2005, propone una serie di regole che devono stare alla base di un nuovo rapporto, non paternalistico, tra medico e paziente. La Carta prende una posizione molto netta rispetto alla comunicazione con il cittadino e alla formazione del personale sanitario in questo ambito: il paziente ha diritto alla piena e corretta informazione sulla diagnosi e sulle possibili terapie, ma ha anche diritto alla libertà di scelta terapeutica, scelta che deve essere vincolante per il medico. 11 art. 20 - Rispetto dei diritti della persona - Il medico deve improntare la propria attività professionale al rispetto dei diritti fondamentali della persona. art. 23 - Continuità delle cure - Il medico deve garantire al cittadino la continuità delle cure (…) Il medico non può abbandonare il malato ritenuto inguaribile, ma deve continuare ad assisterlo anche al solo fine di lenirne la sofferenza fisica e psichica. art. 33 - Informazione al cittadino - Il medico deve fornire al paziente la più idonea informazione sulla diagnosi, sulla prognosi, sulle prospettive e le eventuali alternative diagnostico-terapeutiche e sulle prevedibili conseguenze delle scelte operate. Il medico dovrà comunicare con il soggetto tenendo conto delle sue capacità di comprensione, al fine di promuoverne la massima partecipazione alle scelte decisionali e l’adesione alle proposte diagnostico-terapeutiche. La documentata volontà della persona assistita di non essere informata o di delegare ad altro soggetto l’informazione deve essere rispettata. art. 35 - Acquisizione del consenso – Il medico non deve intraprendere attività diagnostica e/o terapeutica senza l’acquisizione del consenso esplicito e informato del paziente. Il consenso, (…) è integrativo e non sostitutivo del processo informativo di cui all'art. 33. (…) In ogni caso, in presenza di documentato rifiuto di persona capace, il medico deve desistere dai conseguenti atti diagnostici e/o curativi, non essendo consentito alcun trattamento medico contro la volontà della persona. Il medico deve intervenire, in scienza e coscienza, nei confronti del paziente incapace, nel rispetto della dignità della persona e della qualità della vita, evitando ogni accanimento terapeutico, tenendo conto delle precedenti volontà del paziente. art.38 - Autonomia del cittadino e direttive anticipate - Il medico deve attenersi, nell’ambito della autonomia e indipendenza che caratterizza la professione, alla volontà liberamente espressa della persona di curarsi e deve agire nel rispetto della dignità, della libertà e autonomia della stessa (…). 12 art. 39 - Assistenza al malato a prognosi infausta - In caso di malattie a prognosi sicuramente infausta o pervenute alla fase terminale, il medico deve improntare la sua opera ad atti e comportamenti idonei a risparmiare inutili sofferenze psichico-fisiche e fornendo al malato i trattamenti appropriati a tutela, per quanto possibile, della qualità di vita e della dignità della persona. In caso di compromissione dello stato di coscienza, il medico deve proseguire nella terapia di sostegno vitale finché ritenuta ragionevolmente utile evitando ogni forma di accanimento terapeutico. Interessante infine, recuperare alcune enunciazioni del moderno Giuramento professionale che ha origine dal Giuramento di Ippocrate, il primo testo deontologico della storia della medicina. “Consapevole dell'importanza e della solennità dell'atto che compio e dell'impegno che assumo, giuro: di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò (…) ogni mio atto professionale; di astenermi da ogni accanimento diagnostico e terapeutico; di promuovere l’alleanza terapeutica con il paziente fondata sulla fiducia e sulla reciproca informazione, nel rispetto e condivisione dei principi a cui si ispira l’arte medica;”21 Oltre a ribadire la libertà, la dignità e l’indipendenza della professione medica, il Codice pone al centro della deontologia professionale e dell’etica medica la persona umana con i suoi valori, il cittadino con i suoi diritti fondamentali alla vita, alla salute fisica e psichica, alla libertà, alla dignità. Il trasferimento di questa normativa negli atti e nei comportamenti professionali che caratterizzano la difficile prassi quotidiana, dovrebbe contribuire ad eliminare la sofferenza e l’assenza di dignità del paziente che prova dolore, a maggior ragione quando questo dolore è inutile, perché prevenibile e tempestivamente trattabile, come il dolore acuto postoperatorio. 21 Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri. Il Giuramento Professionale. Roma 16/12/2006 13 2.2 Documenti di indirizzo internazionali e Normativa Negli ultimi quindici anni la lotta contro i dolore inutile ha coinvolto numerose Organizzazioni istituzionali e non ed Associazioni per la tutela dei diritti dei cittadini che hanno promosso iniziative di sensibilizzazione rivolte in primo luogo ai vertici degli organi che attraverso le loro scelte indirizzano le strategie politiche in questo settore. Anche i cittadini e gli operatori sanitari sono stati coinvolti nell’ambito di indagini sullo “stato dell’arte”, ricerca di consenso sulle carte dei diritti e sui progetti di miglioramento della qualità delle cure alla persona afflitta da dolore. Come dimostreremo nei paragrafi che seguono, queste iniziative hanno incentivato e accelerato il lento processo di cambiamento che trova le sue radici nell’adeguamento della normativa relativa alla tutela dei diritti, alla predisposizione di servizi, alla definizione delle responsabilità e dei doveri dei professionisti della salute. 2.2.1 Organizzazioni, Associazioni e Istituzioni impegnate nella lotta contro il dolore Iniziative dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Evitare il dolore è un diritto universale. Rifacendosi a questo principio etico l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che dal 1948 si è posta l’obiettivo di assicurare alla popolazione mondiale il più alto livello di salute, ha appoggiato ufficialmente il progetto ”Verso un Ospedale Senza Dolore” lanciato nel 1992 in un ospedale canadese di Saint Luc di Montreal, con il fine di modificare le attitudini e il comportamento dei professionisti sanitari e dei malati ricoverati. Il progetto è stato esportato in Francia, Svizzera, Belgio, Spagna, Stati Uniti Congo e Italia con il coordinamento dall’associazione internazionale “ Ensemble contre la douleur22. Questa campagna internazionale si fonda sui seguenti principi, fatti propri anche dall’Italia23: 22 Cfr. Association Ensemble contre la douleur. La campagna internazionale e le linee-guida italiane 2004 [Access date 15/09/2007]; Available from: http://www.sansdouleur.ch/fr/vhsditalie.php#2 23 nel settembre 2000 il Ministero della Salute ha istituito una Commissione di studio “Ospedale senza dolore” che ha elaborato un progetto specifico le cui linee-guida sono state approvate dalla 14 il dolore è un problema trasversale a tutte le specialità presenti negli ospedali la campagna deve coinvolgere tutto l’ospedale occorre dare sollievo ad ogni tipo di dolore all’interno dell’ospedale è essenziale che alla campagna partecipi anche la cittadinanza. Dalla fine degli anni Ottanta l’Ufficio Europeo dell’OMS aveva avviato il Programma “Ospedali per la Promozione della Salute” (Health Promoting Hospitals - HPH), per migliorare la qualità dell’assistenza ospedaliera, da cui hanno avuto origine la Dichiarazione di Budapest (1991)24 e le Raccomandazioni di Vienna (1997) 25. Superata la fase sperimentale (dal 1992 al 1997), che aveva visto anche la partecipazione di due Ospedali italiani26, il programma HPH ha sostenuto la nascita di reti nazionali/regionali. Tra queste la rete italiana con le sue reti regionali che comprendono, fra le varie attività di promozione della salute, anche il Progetto Ospedale Senza Dolore. La rete HPH Piemonte e Valle d’Aosta ha pubblicato nel maggio 2005 il progetto “Percorso verso un ospedale senza dolore”, orientato a creare un’alleanza fra le strutture sanitarie delle due regioni e garantire la continuità ospedale-territorio nella presa in carico della persona con dolore, a cui devono essere garantite le opportunità per rivestire, veramente, un ruolo centrale in questo percorso. L’azione di sensibilizzazione a livello internazionale svolta dall’OMS per la lotta al dolore ha anche stimolato molti paesi, tra questi l’Italia, alla realizzazione di indagini sulla prevalenza del dolore. Ricordiamo a questo proposito l’indagine del 2000 che ha coinvolto su base volontaria 20 ospedali nazionali da cui erano emersi dati allarmanti rispetto al dolore, fondamentalmente trascurato. Se trattato, la terapia del dolore prescritta non seguiva le regole razionali, codificate ormai da alcuni decenni: Il 91% dei pazienti riportava qualche forma di sofferenza e il 46% riportava dolore intenso al limite della sopportabilità; Conferenza Stato – Regioni il 24 maggio e pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale il 29 giugno 2001. Tali linee guida, affidate alle Regioni perché vengano applicate, sono in perfetta sintonia con i principi della campagna internazionale 24 Coordinatori delle Reti Nazionali HPH - 1° Workshop. La Dichiarazione di Budapest sugli Ospedali per la Promozione della Salute. 1991; Budapest 25 Coordinatori delle Reti Nazionali e Regionali HPH - 3° Workshop. Le Raccomandazioni di Vienna sugli Ospedali per la Promozione della Salute. 17 Aprile 1997; Vienna 26 l’Ospedale di Padova e l’Ospedale Buzzi di Milano 15 Solo il 28.5% dei pazienti aveva ricevuto un trattamento analgesico nelle ultime 24 ore. L’80% dei pazienti con dolore intenso e il 60% con dolore moderato non avevano ricevuto alcuna forma di trattamento per alleviare la sofferenza.27 Nella lotta contro il dolore inutile connessa al programma globale per il controllo del dolore da cancro, l’OMS è ampiamente riconosciuta per tre altre iniziative diffuse a livello internazionale: l’elaborazione e la diffusione delle linee guida per il sollievo dal dolore da cancro. L’attività inizia già nel 1986, con un libro, Cancer Pain Relief28, tradotto in 22 lingue e aggiornato nel 199629. L’OMS dimostra come l’utilizzo corretto di un piccolo numero di farmaci, sicuri, efficaci e poco costosi possa determinare, nei pazienti ammalati di cancro, il completo sollievo dal dolore continuo. Questo metodo, che ha trovato il consenso di 40 esperti, include le istruzioni precise per la selezione dei farmaci, la via di somministrazione, il dosaggio, la posologia, le controindicazioni, i suggerimenti per il cambio del farmaco, il monitoraggio dei pazienti, il controllo degli effetti collaterali e le procedure da seguire quando il farmaco perde efficacia. L’attività prosegue nel 1998, con l’elaborazione di Linee guida per il dolore da cancro e cure palliative nei bambini30, tradotte in 12 lingue, compreso l’italiano. Le campagne per favorire l’eliminazione degli ostacoli culturali e burocratici all’uso degli oppiacei. Secondo l’OMS il consumo pro-capite di morfina è uno degli indicatori più attendibili della qualità della terapia analgesica che ha per obiettivo il dolore da cancro e altre severe sofferenze fisiche. In effetti, da quando l’OMS si è impegnata nella lotta al dolore inutile in molti Paesi sono state avviate azioni di monitoraggio del consumo di oppiacei e di snellimento normativo per favorirne l’accesso e l’uso. Nell’ultimo decennio si è verificato un fortissimo aumento del consumo di morfina. In 27 Cfr. Monterosso M. Comitato Ospedale Senza Dolore. La gestione del dolore post-operatorio Comitato ospedale senza dolore: finalità e programma operativo. Trento: APSS - Trento 28/10/2005 28 World Health Organization. Cancer Pain Relief. Geneva: World Health Organization 1986. 29 World Health Organization. Cancer Pain Relief: With a Guide to Opioid Availability. 2° ed: Geneva: World Health Organization 1996. 30 World Health Organization. Cancer Pain Relief and Palliative Care in Children. Geneva: World Health Organization 1998. 16 altri paesi l’incremento è molto più lento: l’Italia, in particolare, occupa oggi uno degli ultimi posti nella classifica internazionale del consumo terapeutico di oppioidi. Da quando l’OMS ha stabilito un protocollo con l'indicazione dei farmaci oppioidi, codeina e morfina, quali cardini della terapia per la sofferenza da cancro, sono state condivise e diffuse regole uniformi sulla somministrazione dei farmaci, eseguita con regolarità ad orari prefissati per prevenire la ricomparsa del dolore e con dosaggi accuratamente personalizzati per ottenere il massimo benessere.31 la scala a tre gradini. Per i dolori da eccesso di nocicezione la scala è un utile mezzo per graduare i farmaci in funzione dell’intensità del dolore (lieve, moderato, severo).32 Il primo livello prevede l’utilizzo di antalgici “periferici” come i derivati dell’acido acetilsalicilico, il paracetamolo e gli antinfiammatori non steroidei; il secondo livello comprende molecole di analgesici centrali detti ”oppioidi per dolori lievi-moderati” come la codeina associata al paracetamolo nelle preparazioni commerciali; il terzo livello è occupato dagli “oppioidi per dolori forti”, sostanzialmente la morfina. “E’ da sottolineare il fatto che una progressione nella prescrizione degli analgesici è giustificata per il dolore cronico da cancro o per il dolore cronico severo, ma non lo è in altri contesti. Un dolore intenso, per esempio, come quello postoperatorio o da colica renale deve essere immediatamente trattato con morfina se la somministrazione di altri farmaci è stata inefficace.”33 In considerazione del riconoscimento a livello mondiale di questa scala, concludiamo con una nota storica sul contesto che ne ha determinato la nascita, attraverso il racconto del Prof. Twycross, padre delle cure palliative e pioniere della ricerca famacologica in questo settore: “Nel 1982, con la leadership di Jan (NdR Jan Stjensward capo della Cancer Unit OMS in quegli anni) e con il supporto finanziario della Fondazione Floriani venne organizzata una riunione e Milano nel corso della quale venne stilata la bozza provvisoria del metodo dell’OMS sotto la presidenza di Mark Swerlow (un anestesista britannico). Io ero presente insieme a 31 Istituto Europeo di Oncologia di Milano. Progetto Ospedale Senza Dolore IEO. 2006 [Access date 10/09/2007]; Available from: http://www.ieo.it/italiano/dolore.shtml 32 La scala è stata proposta dall’OMS per la prima volta nel 1986 nell’ambito del documento già citato “Cancer Pain Relief”, di cui è stata pubblicata la seconda edizione nel 1996 33 Istituto Europeo di Oncologia di Milano. Progetto Ospedale Senza Dolore IEO. 2006 [Access date 10/09/2007]; Available from: http://www.ieo.it/italiano/dolore.shtml 17 Vittorio Ventafridda. Un punto centrale del metodo dell’OMS fu la scala analgesica a tre scalini. Molti mi chiedono ‘chi ha inventato la scala?’ In effetti è stato il risultato di un consenso. Ma è vero che il primo a disegnarla, su un tovagliolo di carta di un ristorante, fu Vittorio (…) il suo valore come rappresentazione visiva facilmente memorizzabile fu subito evidente.“34 Iniziative della Joint Commission Internazionale - Joint Commission on Accreditation of Healthcare Organizations La Joint Commission Internazionale (JCI) e la Joint Commission on Accreditation of Healthcare Organizations (JCAHO) - di cui la JCI è consociata -, da decenni sono impegnate nella gestione dei percorsi di accreditamento volontario “di eccellenza”. Hanno infatti elaborato standards specifici per la rilevazione, il monitoraggio, il trattamento e il controllo del dolore, consapevoli che una strategia orientata a perseguire la qualificazione dei servizi sanitari non può prescindere dalla lotta al dolore, indipendentemente dalla sua origine e dal contesto di cura. La JCAHO, il maggior Ente di accreditamento negli Stati Uniti che monitorizza circa 20.000 programmi ed organizzazioni sanitarie distribuite in tutti i continenti, ha definito i principi fondamentali35 su cui fondare la valutazione e la gestione del dolore: a. Il paziente ha diritto ad appropriato accertamento e gestione del dolore; il dolore è stimato in tutti i pazienti b. Il dolore è soggettivo, per questo il self-report del paziente è l’indicatore più affidabile; il clinico deve accettare e rispettare senza dubbi questo selfreport c. I segni oggettivi fisiologici e comportamentali non sono così specifici e sensibili; tali osservazioni non dovrebbero sostituire il self-report a meno che il paziente sia incapace di comunicare 34 Caraceni A. Curare per alleviare la sofferenza e non solo per impedire la morte. La Rivista Italiana di Cure Palliative. 2005(1): p.11 35 Joint Commission on Accreditation of Healthcare Organizations. Core principles of Pain Assessment and management. dec 2001 in Bresciani F, Pontalti C, Dallapè F. Il ruolo dell'infermiere nell'assistenza del paziente affetto da dolore oncologico in ospedale e territorio. Gli strumenti di valutazione del dolore. La gestione del dolore oncologico. Trento 02/12/2006. 18 d. L’accertamento e gli strumenti dovrebbero essere appropriati per la popolazione-paziente in studio; considerazioni speciali devono essere tenute presenti per pazienti con difficoltà comunicative. I membri della famiglia, quando possibile devono essere inclusi nel processo di assessment. e. Il dolore può esistere anche quando non può essere trovata alcuna causa fisica; per questo i dolori senza causa identificabile non dovrebbero essere attribuiti a cause psicologiche Pazienti diversi sperimentano livelli diversi del dolore rispetto a stimoli f. comparabili; per questo non esiste un dolore di soglia uniforme g. La tolleranza al dolore varia fra gli individui e dipende da fattori quali l’ereditarietà, il livello di energia, le abilità di coping, le pregresse esperienze di dolore h. I pazienti con dolore cronico possono essere più sensibili al dolore ed agli altri stimoli Il dolore non alleviato presenta conseguenze avverse; per questo i clinici i. dovrebbero incoraggiare le risposte del dolore nel paziente che è riluttante a descrivere il dolore, che lo nega quando probabilmente è presente, o che non riesce a seguire i trattamenti prescritti Il dolore è una esperienza sensoriale ed emotiva sgradevole, quindi j. l’accertamento dovrebbe essere indirizzato ad aspetti del dolore fisico e psicologico. I punti chiave che ne derivano per la gestione ottimale e il trattamento del dolore sono: il diritto del paziente ad essere trattato contro il dolore la valutazione e la documentazione della presenza, natura ed intensità del dolore in tutti i pazienti (quinto segno vitale unitamente a pressione sanguigna, polso, temperatura e frequenza respiratoria) la garanzia della competenza del personale nella valutazione e trattamento del dolore l’elaborazione di protocolli per un adeguato trattamento del dolore l’educazione dei pazienti e dei familiari per un effettivo controllo del dolore la soddisfazione dei bisogni del paziente per il trattamento dei sintomi dopo la dimissione. 19 La JCAHO considera il trattamento del dolore un elemento critico dell’assistenza alla persona e la sua valutazione e monitoraggio forniscono elementi per valutare la qualità e l’appropriatezza del trattamento stesso. La JCI, divisione della Joint Commission Resource Inc., consociata di JCAHO, si dedica al miglioramento della qualità delle cure e della sicurezza dei servizi sanitari nella comunità internazionale; è sicuramente una delle più note e autorevoli organizzazioni per la certificazione d’eccellenza, non tanto di singole unità operative bensì del percorso clinico del paziente. La certificazione viene valutata in relazione a standard ispirati ai principi del Continuous Quality Improvement, elaborati da una task-force internazionale36 e adattabili alle diverse realtà locali. L’ultima revisione dei criteri di accreditamento all’eccellenza clinica elaborata dalla JCI attribuisce grande rilevanza alla gestione del dolore in tutte le sue manifestazioni. La versione 200337 del modello di accreditamento secondo JCI prevede infatti tre nuovi standard orientati alla cura del paziente (COP), centrati sulla valutazione e sulla gestione del dolore: COP 17: I pazienti sono supportati nell’efficace gestione del dolore COP 18: Il dolore è valutato in tutti i pazienti COP 19: I pazienti vengono educati sul dolore e sulla gestione del dolore e dei sintomi come parti integranti del trattamento. A questi tre standards fondamentali si riferisce il patrimonio sempre più ampio di esperienze e progetti di intervento a livello nazionale, regionale e locale per l’Ospedale Senza Dolore e, in specifico, anche gli obiettivi e le ipotesi di ricerca di questa tesi. Iniziative di CittadinanzAttiva-Tribunale per i Diritti del Malato L’Associazione nazionale protagonista da molti anni di un inesauribile impegno nella lotta contro il dolore inutile è sicuramente CittadinanzAttiva-Tribunale per i 36 composta da sedici membri di varie professionalità (medici, infermieri, amministrativi, esperti di sanità pubblica) provenienti da sei grandi aree geografiche (America Latina e Caraibi, Asia e Area del pacifico, Medio Oriente, Europa Centrale e dell’Est, Europa Occidentale, Africa) 37 Accreditation JCI. Joint Commission International Accreditation – Standard per ospedali. Milano: PROGEA 2003. 20 Diritti del Malato (TDM) che nel 2001 ha promosso la Campagna Aboliamo i dolori forzati “con lo scopo di portare al dovuto livello di priorità la lotta ai dolori inutili che affliggono migliaia di cittadini negli ospedali e nelle cure domiciliari sensibilizzando istituzioni, operatori, cittadini e soprattutto le aziende sanitarie – con l’obiettivo di promuovere una Carta dei diritti. La rete del Tribunale per i diritti del malato, come era logico attendersi, si è mobilitata in maniera continuativa e capillare, dal 2001 fino ad oggi, promuovendo incontri con i responsabili, monitoraggi sulle modalità di prescrizione e somministrazione di farmaci oppiacei ed eventi pubblici.”38 E’ stata una mobilitazione importante, parallela alla contemporanea campagna istituzionale “Ospedale Senza Dolore” promossa dal Ministero della Salute che ha sostenuto il processo di revisione della normativa per facilitare l’accesso e l’uso di farmaci contro il dolore39, trovando il consenso di un tavolo tecnico rappresentativo delle principali Associazioni scientifiche in campo medico per la redazione di una Carta dei Diritti sul dolore inutile.40 La Carta proclama e descrive i seguenti otto diritti: Diritto a non soffrire inutilmente Ciascun individuo ha diritto a vedere alleviata la propria sofferenza nella maniera più efficace e tempestiva possibile. (…) Ogni individuo ha diritto di sapere che il dolore non va necessariamente sopportato, ma che gran parte della sofferenza può essere alleviata e curata intervenendo con la giusta terapia. Il dolore deve essere eliminato o, almeno, attenuato in tutti i casi in cui sia possibile farlo poiché esso incide in maniera pesante sulla qualità della vita. E’ un diritto che deve essere riconosciuto e rispettato sempre e ovunque, dai reparti ospedalieri alle strutture di lungodegenza, dal pronto soccorso al domicilio del paziente. Diritto al riconoscimento del dolore Tutti gli individui hanno diritto ad essere ascoltati e creduti quando riferiscono del loro dolore. (..). Per intervenire nella maniera più adeguata, gli operatori hanno il dovere di ascoltare, prestare fede e tenere nella massima considerazione la sofferenza espressa. (..). 38 CittadinanzAttiva. Contro il dolore inutile. Report sul rispetto della carta dei diritti; 2007. Vedi paragrafo 2.2.2.1 40 Tribunale dei diritti del malato. Carta dei diritti sul Dolore inutile. 2005. 39 21 Diritto di accesso alla terapia del dolore Ciascun individuo ha diritto ad accedere alle cure necessarie per alleviare il proprio dolore. (..) la considerazione e la cura del dolore provato dal paziente dovrebbero rappresentare, per tutti i componenti dell’équipe assistenziale, uno standard di qualità professionale e un dovere deontologico (…) tutte le tipologie di dolore meritano uguale considerazione, indipendentemente da quale sia la patologia o l’evento che ne è all’origine. Hanno quindi pari diritto di essere curati nel loro dolore non solo quanti affrontano le fasi terminali della vita, ma anche coloro che soffrono di dolore cronico non da cancro e acuto (..); il servizio sanitario pubblico deve essere in grado di assicurare un’adeguata assistenza al dolore sia all’interno che all’esterno delle strutture sanitarie. Queste ultime dovrebbero garantire un servizio di terapia del dolore (…) in grado di assicurare un trattamento idoneo a tutti i soggetti bisognosi. L’accesso alla terapia sul territorio va garantito, soprattutto, attraverso le prestazioni al domicilio del paziente, facendo riferimento alle linee guida dell’OMS, predisponendo procedure di prescrizione e somministrazione dei farmaci più semplici ed evitando sospensioni della continuità assistenziale; i farmaci e le tecniche per la terapia del dolore, e tutti gli strumenti tecnici propedeutici alla loro corretta somministrazione, devono essere compresi tra le prestazioni che il servizio sanitario pubblico garantisce effettivamente a tutti i cittadini. (…) Diritto ad un’assistenza qualificata Ciascun individuo ha diritto a ricevere assistenza al dolore, nel rispetto dei più recenti e validati standard di qualità (…) da operatori adeguatamente formati e aggiornati, in maniera che sia garantito il rispetto degli standard di qualità internazionali. E’ necessario che la conoscenza del problema “dolore” (ormai considerato il quinto segno vitale), della sua quantificazione (misura del dolore) e delle possibilità di trattamento divengano patrimonio professionale di tutti gli operatori sanitari, (…) Sarebbe opportuno che la misurazione del dolore avvenisse con metodi validati al livello internazionale e che la relativa registrazione fosse indicata nella cartella clinica. (…) Diritto ad un’assistenza continua Ogni persona ha diritto a vedere alleviata la propria sofferenza con continuità e assiduità, in tutte le fasi della malattia. Il dolore deve essere monitorato regolarmente in tutte le fasi della malattia; (…) la continuità della cura va posta 22 nel passaggio dall’ospedale al territorio, evitando situazioni di discontinuità per irreperibilità degli operatori o indisponibilità di farmaci e presidi. Diritto ad una scelta libera e informata Ogni persona ha diritto a partecipare attivamente alle decisioni sulla gestione del proprio dolore. Ogni decisione presuppone un’informazione corretta, completa e comprensibile, che tenga conto del livello culturale del paziente e del suo stato emotivo. Ogni intervento terapeutico finalizzato ad alleviare la sofferenza va concordato e modulato, nella qualità e nell’intensità, in accordo pieno e consapevole con la volontà del paziente, secondo i principi sui quali si fonda un buon consenso informato. (…). Diritto del bambino, dell’anziano e dei soggetti che “non hanno voce” I bambini, gli anziani e i soggetti che “non hanno voce” hanno lo stesso diritto a non provare dolore inutile. (…) Diritto a non provare dolore durante gli esami diagnostici invasivi e non Chiunque debba sottoporsi ad esami diagnostici, in particolare quelli invasivi, deve essere trattato in maniera da prevenire eventi dolorosi. (…) A fronte di queste affermazioni di diritti la risposta istituzionale a livello nazionale e la risposta organizzativa delle aziende sanitarie risultano ancora lente, come evidenziato dall’Audit civico41 del 2005-2006, alla cui metodologia hanno aderito ormai 135 Aziende sanitarie e cinque Regioni42, per promuovere la valutazione della qualità delle prestazioni delle aziende. In particolare: solo il 43,6% delle aziende sanitarie segnalava l’utilizzo di linee guida per il controllo del dolore, nell’ambito dei propri servizi; il 31,5% degli ospedali non utilizzava alcun protocollo per il controllo del dolore; solo il 55,6% aveva realizzato iniziative di formazione sulla terapia del dolore rivolte al personale sanitario; 41 CittadinanzAttiva. Rapporto Audit civico 2005. [Access date 16/09/2007]; Available from: http://www.cittadinanzattiva.it/content/view/525/332/ 42 Nel 2004 è stato avviato il primo programma regionale di applicazione sistematica della metodologia in Emilia Romagna; tra il 2005-2006 la convenzione si è estesa ad altre regioni: Puglia, Abruzzo, Lazio, Friuli Venezia Giulia 23 solo il 25% delle aziende aveva realizzato iniziative rivolte ai medici di medicina generale; solo il 37% degli ospedali aveva elaborato linee di comportamento per gli operatori sanitari per fornire un’adeguata informazione ai pazienti sulla terapia del dolore.43 Sono dati che evidenziano un basso livello di applicazione della Carta dei diritti sul dolore inutile. Dati confermati anche dal recente Report sul rispetto di questa Carta, realizzato da Cittadinanzattiva-TDM 44 , che ha associato ad ogni diritto una serie di indicatori significativi per ottenere elementi concreti di valutazione delle politiche di riduzione del dolore messe effettivamente in atto. Dai dati emerge che il diritto a non soffrire inutilmente (primo fra gli otto della Carta) è quello maggiormente violato sia negli ospedali sia nel territorio. La carenza di personale, la superficialità nella valutazione del dolore, l’assenza di una adeguata misurazione, sono le cause di violazione più frequentemente identificate. Segnaliamo inoltre che solo il 54% delle realtà indagate dichiara l’esistenza di un Comitato Ospedale Senza Dolore (COSD); e fra i COSD esistenti la periodicità delle riunioni è inadeguata nell’85% dei casi; infine nel 16% delle aziende mancano completamente servizi organizzati di cure palliative e meno del 10% è in grado di coprire completamente tutti i livelli. “Lo sguardo di insieme proposto dalla ricognizione conferma un dato purtroppo già noto e cioè che la prevenzione e la cura del dolore non raggiungono la priorità dovuta nelle agende di tutti i soggetti interessati, comprese le organizzazioni civiche. Le aziende sanitarie non soltanto non assicurano la necessaria dotazione strutturale (cosa che potrebbe essere giustificata sulla base della scarsa disponibilità di risorse economiche), ma trascurano anche adempimenti, tutto sommato, non complicati, come: l’istituzione dei Comitati per gli Ospedali Senza Dolore, nonostante una precisa disposizione di legge; 43 44 ibidem CittadinanzAttiva. Contro il dolore inutile. Report sul rispetto della carta dei diritti; 2007. 24 l’emanazione di protocolli operativi e di linee guida per l’orientamento del personale; la formazione del personale. (…) In un passato, anche recente, sarebbe stato possibile imputare carenze di questo genere a pregiudizi o sistemi valoriali che attribuivano un significato educativo alla sofferenza. Oggi, posizioni di questo genere possono essere considerate ampiamente minoritarie. Ma questo rende più evidente una contraddizione fra una sensibilità generale – confermata dai codici deontologici che imporrebbero ai professionisti l’obbligo di adoperarsi per ridurre gli stati dolorosi – e il comportamento pratico”45 Un altro campo d’azione significativo di CittadinanzAttiva-TDM riguarda l’elaborazione e la diffusione della Carta europea dei diritti del malato. Risultato dell’attività del gruppo CitizenWork, costituito dal TDM e 15 organizzazioni civiche partner della rete europea di Cittadinanzattiva, la Carta è stata presentata a Bruxelles il 15 novembre 2002 ed ha acquisito il parere del Comitato economico e sociale europeo il 26 settembre 2007. CittadinanzAttiva-TDM ha anche realizzato un progetto per verificare il grado di attuazione dei 14 diritti sanciti in questa Carta nei 15 paesi della "vecchia Europa", attraverso un processo di monitoraggio realizzato dalle singole organizzazioni civiche di ogni nazione. Il rapporto finale, relativo a dati raccolti nel dicembre 2004, è stato presentato a Bruxelles il 29 marzo del 200746. Tenendo presente i valori e i limiti di questa ricerca chiaramente dichiarati nel rapporto finale - ad es. solo 42 ospedali visitati non rappresentano un campione significativo, ma si tratta pur sempre delle 42 strutture più vaste e importanti d’Europa, punto di eccellenza a livello di ogni nazione – emergono chiaramente alcune considerazioni preoccupanti sullo “stato dell’arte” in Europa. Tra i quattordici diritti, oltre al diritto di informazione, di consenso, di sicurezza, è ovviamente previsto anche il Diritto a evitare le sofferenze e il dolore non necessari: ogni individuo ha diritto a evitare quanta più sofferenza possibile, in ogni fase della sua malattia. 45 Ibidem, p. 18 Active Citizenship Network. I diritti del malato in Europa. Informazione civica sull'attuazione della Carta europea dei diritti del malato. Roma; 2007. 46 25 Gli indicatori adottati per la verifica di attuazione di questo diritto comprendevano la presenza di un protocollo per la gestione del dolore, la registrazione dei punteggi del dolore, la presenza di un’Unità di cure palliative e di Centri di medicina del dolore. Agli informatori qualificati di ogni paese sono state richieste informazioni sulla valutazione sistematica del dolore, sulla tempestività degli interventi, sulla somministrazione di morfina e antidolorifici in genere. I risultati mettono in evidenza un rispetto limitato delle regole per la gestione del dolore, una mancata somministrazione della morfina in casi in cui è raccomandato dalle procedure internazionali e una mancata somministrazione di antidolorifici per i trattamenti diagnostici dolorosi. La diffusione di strumenti per la gestione del dolore è ancora piuttosto limitata, le pratiche per valutare il dolore e rafforzare la capacità dei pazienti e delle loro famiglie nella gestione di problematiche legate al dolore, non sono diffuse. Rispetto agli altri Diritti della Carta, il Diritto a evitare le sofferenze e il dolore si colloca fra gli 8 diritti più violati nei 14 paesi europei inclusi nell’indagine. Ancora una volta, l’attività di monitoraggio e vigilanza svolta da CittadinanzattivaTDM si pone come uno stimolo ma anche come un monito nei confronti dei cittadini, degli operatori, e soprattutto dei gestori delle politiche sanitarie affinché il diritto alla libertà dal dolore inutile di ogni essere umano si traduca nell’evidenza di abitudini e comportamenti quotidiani. Le iniziative del Ministero della Salute Il non adeguato trattamento dei pazienti affetti da dolore, in particolare oncologico, rappresenta un importante problema di sanità pubblica. Come abbiamo visto, nel 2000 anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha elaborato linee guida in merito al controllo del dolore da cancro, fornendo raccomandazioni pratiche sui trattamenti farmacologici e incentivando i responsabili della politica sanitaria di ogni paese a rimuovere gli ostacoli legislativi per l’uso dei farmaci oppiacei. L’Italia occupa il penultimo posto nella classifica dei consumi di tali farmaci , soprattutto morfina, rispetto agli altri paesi europei.47 47 Cfr. Il consumo dei farmaci oppiacei in Italia. Bollettino d'informazione sui farmaci. 2003; X(56):231-5. 26 Nel tentativo di avvicinare l’Italia alla media dei consumi registrati negli altri paesi, il Ministero della Salute ha messo in atto iniziative per promuovere la terapia del dolore ed eliminare le barriere create da una legislazione restrittiva sulla prescrizione degli oppiacei; oltre ad una serie di interventi orientati a promuovere cultura e sensibilità verso il dolore: sia fra cittadini: campagne informative e opuscoli, Frequently Asked Questions (FAQ) per i pazienti sul sito del Ministero, giornate del sollievo; sia fra i professionisti della salute: lettera informativa del Ministero della salute a medici, farmacisti, veterinari; pubblicazione sul sito del Ministero di documenti, normativa, FAQ sulla terapia del dolore; programmi di formazione; monitoraggio attraverso l’OsMed del consumo di oppiacei in Italia. Anche il 27 maggio di quest’anno, il Ministero della Salute ha promosso la giornata del sollievo48 per sensibilizzare gli operatori sanitari e i cittadini, affermando, ancora una volta, la centralità della persona malata e l’affrancamento dal dolore inutile. La Federfarma ha collaborato all’attività di sensibilizzazione con l’affissione di locandine nelle 16.500 farmacie italiane. Le amministrazioni pubbliche hanno promosso azioni di solidarietà attraverso iniziative di sensibilizzazione e informazione sugli obiettivi raggiunti rivolte ai malati e alle loro famiglie. E’ interessante ricordare che la prima “Giornata del sollievo”, celebrata in Italia il 26 maggio 2002, è stata anche l’occasione per promuovere un’indagine tra i malati ricoverati per lo studio del vissuto di sollievo dalla sofferenza e per la sensibilizzazione alla cultura del sollievo. Dai 15.397 malati che hanno risposto alle semplici domande della scheda è emersa una prevalenza di percezione soggettiva di “sofferenza moderata” (42% dei pazienti), mentre quella “intensa” e quella “lieve” sono state percepite, rispettivamente, dal 24% e dal 21% del campione. Alla domanda “Cosa desidera adesso per provare sollievo?”, il 59% dell’intero campione di pazienti ha risposto: “sentire meno dolore”. 48 La Giornata è stata promossa e istituita nel 2001, dal Ministro della Salute prof. Umberto Veronesi, dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e dalla Fondazione nazionale Gigi Ghirotti. La Giornata viene celebrata ogni ultima domenica di maggio a partire dal 2002 27 In generale, come riferito dalla Fondazione Nazionale Gigi Ghirotti, i risultati di questo studio sul vissuto di sollievo dei pazienti hanno messo in evidenza una estrema diffusione della sofferenza delle persone ricoverate negli ospedali.49 Importanti anche le iniziative relative alla costituzione di Commissioni ad hoc. Il 20 Dicembre 2000 il Ministero della Salute aveva istituito una Commissione di studio per approfondire la conoscenza degli interventi da introdurre nei servizi sanitari al fine di contrastare il dolore e le sofferenze evitabili, da cui è scaturito il progetto Ospedale Senza Dolore, diventato norma dal 2001. Inoltre, dal 1 dicembre 2006 si è insediata la Commissione sulla terapia del dolore, le cure palliative e la dignità di fine vita. Coordinata dallo stesso Ministro, è composta da 40 membri di diversa estrazione professionale ed ha la finalità di elaborare un documento di riferimento generale sullo stato dei servizi e delle procedure inerenti la terapia del dolore, le cure palliative e le cure di fine vita. Fra gli otto campi d’azione: l’aggiornamento del documento “Ospedale senza dolore” finalizzato a far sì che in tutti gli ospedali siano promossi protocolli di monitoraggio e attenzione alle dinamiche del dolore sofferto dai pazienti durante la degenza; l’elaborazione di piani di formazione e aggiornamento specifici per gli operatori. 2.2.2 Normativa nazionale e regionale In quest’ultimo decennio, la Comunità internazionale si è mobilitata verso la sensibilizzazione alla lotta al dolore; l’OMS ha approvato il progetto “Ospedale Senza Dolore”, recepito da tutti i Paesi occidentali, con l’obiettivo principale di creare gli strumenti culturali ed operativi necessari a combattere il dolore. Nello specifico, in Italia, il Ministero della Salute: ha reso più agevoli e semplici le normative per la prescrizione dei farmaci analgesici oppiacei; 49 Cfr. Ministero della Salute, Fondazione Ghirotti. Studio sul vissuto di sollievo dei pazienti ricoverati negli ospedali. maggio 2003 [Access date 10/09/2007]; Available from: http://www.ccm.ministerosalute.it/dettaglio/pdPrimoPiano.jsp?id=157&sub=3&lang=it 28 ha pubblicato nel 2001 le “Linee Guida per la realizzazione dell’Ospedale Senza Dolore”. 2.2.2.1 Normativa per la prescrizione dei farmaci analgesici oppiacei Affrontiamo di seguito una sintetica disamina dei principali provvedimenti che in pochi anni hanno snellito la prescrizione e promosso un maggior utilizzo degli analgesici per il trattamento del dolore in quanto tale. La legge n.12/200150 ha modificato la legislazione precedente in tema di stupefacenti e ha dato impulso alla diffusione delle cure palliative e della terapia del dolore. Il provvedimento si è reso necessario per garantire un più efficace trattamento del dolore nei malati terminali o nei pazienti affetti da dolore severo cronico, poiché i medici non prescrivevano con facilità gli analgesici stupefacenti, a causa dell’eccessiva rigidità di compilazione della ricetta e per le possibili sanzioni, anche penali, in caso di errori nella prescrizione. La semplificazione riguarda fondamentalmente la modalità di compilazione della ricetta con la quale si prescrive morfina o un analgesico oppiaceo51, che si è finalmente uniformata a quella di una prescrizione di un comune medicinale non sottoposto alla normativa degli stupefacenti. La prescrizione viene effettuata con ricettario in triplice copia autocopiante, ritirato dai medici o loro delegati presso le ASL. Inoltre, con un’unica ricetta il medico può coprire un ciclo di terapia di trenta giorni in regime di fornitura a carico del SSN, e il farmacista può dispensare il numero di confezioni di medicinale necessarie. La dizione “dolore severo in corso di patologia neoplastica o degenerativa” introduce il concetto di dolore da trattare in base ad un parametro d’intensità e non di qualità; diventa così centrale la figura del malato affetto da dolore intenso, acuto o cronico il cui dolore deve essere trattato in quanto tale, senza distinzione tra dolore neoplastico e non. 50 Legge 8 febbraio 2001, n.12. Norme per agevolare l'impiego dei farmaci analgesici oppiacei nella terapia del dolore 51 Gli analgesici oppiacei per la terapia del dolore compresi sono: Buprenorfina, Codeina, Diidrocodeina, Fentanyl, Idrocodone, Idromorfone, Metadone, Morfina, Ossicodone, Ossimorfone 29 La legge n. 405/200152, conferma l’estensione a 30 giorni del periodo di copertura della terapia e l’estensione delle cure palliative anche a chi non è malato di tumore. Concede i farmaci antidolore in assistenza domiciliare integrata e autorizza il personale che opera nei distretti sanitari di base o nei servizi territoriali o negli ospedali pubblici o accreditati a consegnare al domicilio dei pazienti, le quantità terapeutiche dei farmaci (compresi nell’allegato III-bis), accompagnate dalla certificazione medica che ne prescrive la posologia e l’utilizzazione nell’assistenza domiciliare. Inoltre i pazienti in dimissione dal ricovero ospedaliero possono ricevere direttamente dalla struttura sanitaria i farmaci necessari per un primo ciclo di terapia, senza avere la necessità di rivolgersi immediatamente al medico di base e alla farmacia aperta al pubblico.53 Tali provvedimenti saranno poi perfezionati dal DM del 4/04/2003 che semplifica ulteriormente le norme relative al ricettario per la prescrizione dei farmaci. 54 L’orientamento alla semplificazione dei percorsi per l’utilizzo dei farmaci analgesici oppiacei, si consolida con il DM del 18 aprile 200755 che ha apportato ulteriori novità: eliminazione dei precedenti dubbi interpretativi sugli analgesici oppiacei che possono essere prescritti per il trattamento del dolore severo indipendentemente dalla sua natura (dolore conseguente a tumori, a traumi, a fratture, ad interventi chirurgici, a coliche, ecc.); la possibilità di prescrivere i medicinali contenenti analgesici oppiacei in associazione con altri principi attivi non stupefacenti (es: composizioni medicinali a base di codeina e paracetamolo) con la ricetta da rinnovarsi 52 Legge 16 novembre 2001, n. 405. Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 settembre 2001, n. 347, recante interventi urgenti in materia di spesa sanitaria. 53 Cfr. Medicinali analgesici oppiacei. Ministero della salute. [Access date:20/10/2007]; Available from: http://www.ministerosalute.it/medicinaliSostanze/paginaInternaMedicinaliSostanze.jsp?id=38&men u=tera 54 D.M. 4 aprile 2003. Modifiche ed integrazioni al decreto del Ministro della sanita' del 24 maggio 2001, concernente "Approvazione del ricettario per la prescrizione dei farmaci di cui all'allegato IIIbis al decreto del Presidente della Repubblica del 9 ottobre 1990, n. 309, introdotto dalla legge 8 febbraio 2001, n. 12". 55 D.M. 18 aprile 2007. “Aggiornamento e completamento delle tabelle contenenti l’indicazione delle sostanze stupefacenti e psicotrope e relative composizioni medicinali, di cui al decreto del Presidente della Repubblica del 9 ottobre 1990, n. 309 e successive modificazioni ed integrazioni, recante il testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope e di prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza” 30 volta per volta o con la normale ricetta del SSN anche quando impiegati nel trattamento del dolore conseguente a tumori. L’introduzione di una nota alla tabella II, sezione A che fornisce ai farmacisti la giusta indicazione sulla tipologia di ricetta necessaria alla preparazione dei medicinali galenici a base di analgesici oppiacei. Questo DM inserisce nella Tabella II, sezione B relativa alle sostanze stupefacenti e psicotrope, due farmaci derivati dalla cannabis,56 rendendo così possibile utilizzarli nella terapia farmacologica (terapia del dolore, sclerosi multipla), e creando le basi normative per autorizzarne l’immissione in commercio nel mercato italiano. 2.2.2.2 Linee Guida per la realizzazione dell’Ospedale Senza Dolore Le Linee Guida per la realizzazione dell’Ospedale senza dolore, approvate dalla Conferenza Stato Regioni il 24 maggio 200157, riguardano: la realizzazione, a livello regionale, di progetti indirizzati al miglioramento del processo assistenziale (intra ed extra ospedaliero) rivolto al controllo del dolore di qualsiasi origine, indicazioni per aumentare l’attenzione del personale coinvolto nei processi assistenziali affinchè vengano messe in atto tutte le misure possibili per contrastare il dolore, indipendentemente dal tipo di dolore rilevato, dalle cause che lo originano e dal contesto di cura, indicazioni relative al processo di educazione e formazione continua del personale di cura operante nelle strutture sanitarie ed alla informazione e sensibilizzazione della popolazione. Le Regioni devono adottare gli atti necessari alla loro applicazione, ed inserire la loro attuazione tra gli obbiettivi e le procedure di valutazione dei risultati delle Aziende Sanitarie Locali e della Aziende Sanitarie Ospedaliere. In ottemperanza a quanto prescritto delle linee guida ministeriali, la Regione Piemonte nel 2002 ha costituito il Comitato Regionale per L’Ospedale Senza 56 il Delta-9-tetraidrocannabinolo ed il Trans-delta-9-tetraidrocannabinolo (Dronabinol e un farmaco cannabinoide di sintesi, il Nabilone) 57 Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano. Provvedimento 24 maggio 2001. Accordo tra il Ministro della Sanita', le regioni e le province autonome sul documento di linee-guida inerente il progetto "Ospedale senza dolore" 31 Dolore (CRESD) e previsto l’attivazione in ogni struttura sanitaria dei Comitati aziendali (COSD).58 Il Comitato Regionale ha elaborato le linee d’indirizzo per la realizzazione della Rete regionale per L’Ospedale Senza Dolore, specificando l’organizzazione e lo svolgimento di azioni rivolte al paziente ricoverato, o istituzionalizzato59. La Rete per l’Ospedale Senza Dolore (ROSD) si prefigge di: Offrire un adeguato trattamento del dolore a tutti i pazienti afferenti alle strutture ospedaliere, in qualsiasi situazione assistenziale, attraverso la diffusione e l’applicazione di linee guida e raccomandazioni cliniche; Attuare la continuità terapeutica nei pazienti con dolore acuto e cronico, attraverso programmi di controlli nel tempo, anche in accordo con i Medici di Medicina Generale e tutti gli specialisti operanti nel territorio; Attuare l’integrazione delle strutture ospedaliere con i Servizi Territoriali; Perseguire il miglioramento continuo della qualità delle cure erogate; Istituire l’Osservatorio Regionale per la Lotta al Dolore, Sviluppare l’operatività all’interno delle aziende sanitarie, prevedendo innanzitutto, in questa fase iniziale, una riorganizzazione del patrimonio umano e delle risorse già esistenti; Favorire l’integrazione tra i Comitati aziendali Ospedale Senza Dolore, al fine di garantire uno standard di ingresso omogeneo nella Rete e condividere il contributo tecnico e organizzativo che ognuno è in grado di fornire Le linee di indirizzo per la realizzazione dell’Ospedale Senza Dolore sul territorio regionale danno indicazioni su: L’organizzazione della Rete: sono organi di Coordinamento il Comitato Regionale per l’Ospedale Senza Dolore, i Comitati Ospedalieri per l’Ospedale Senza Dolore, l’Osservatorio Regionale Permanente per la Lotta al Dolore 58 D.G.R Regione Piemonte 25/06/2002, n. 26-6389. Istituzione del Comitato Regionale per l’Ospedale senza dolore 59 D.G.R. Regione Piemonte 17/10/2005, n. 31-1142. Linee di indirizzo per la realizzazione dell'Ospedale Senza Dolore sul territorio regionale 32 I Servizi della rete: Servizi di Analgesia Postoperatoria e per il Dolore Acuto, Ambulatorio di Terapia del Dolore, Centro di Terapia del Dolore, Centro interdisciplinare di Terapia del Dolore Ambiti di intervento: Formazione, Comunicazione, Organizzazione dei Servizi, Continuità assistenziale ospedale-territorio La Rete Regionale degli Ospedali Senza Dolore è oggetto di una campagna di comunicazione per diffondere una cultura fondata sui valori della Rete. “Crea il corpus di atti, scritti, orali, grafici, comportamentali, volti a favorire le relazioni fra tutti gli attori della Rete: medici, infermieri, personale amministrativo, pazienti e loro famigliari, medici di famiglia e altri operatori sanitari del territorio. Tali atti risultano sempre connotati dalla medesima identità visiva, il cui scopo è di favorire con il tempo la riconoscibilità della Rete e la sua conseguente adozione stabile.”60 A giugno 2007 la Regione Piemonte ha revocato il provvedimento legislativo del 2002 che istituiva il Comitato Regionale per l’Ospedale senza dolore, sostituendolo con il Comitato Regionale per la Lotta al dolore nei percorsi di malattia ospedale-territorio 61 , con l’obiettivo di estendere la lotta al dolore lungo tutto il percorso di cura, dall’ospedale al territorio, attraverso il monitoraggio e l’aggiornamento delle linee di indirizzo attualmente pubblicate 60 Ferraris R. Lotta al dolore. Rivista periodica dell'ARESS. 2007(Giugno 2007):11-3. D. G. R. Regione Piemonte 4 giugno 2007, n. 2-6025. Revoca della D.G.R. n. 26-6389 del 25.06.2002 e istituzione del Comitato Regionale per la Lotta al dolore nei percorsi di malattia ospedale-territorio 61 33 2.3 Strategie operative per l’Ospedale senza Dolore 2.3.1 La Formazione del personale In conformità alle Linee guida del 2001 per la realizzazione dell’Ospedale Senza Dolore sul territorio nazionale, le Regioni devono attivare percorsi caratterizzati da uniformità di contenuti e metodi nei diversi contesti locali. Non possiamo certo sperare che la sola leva della formazione, per quanto adeguatamente progettata, realizzata e capillarmente diffusa, sia sufficiente, in sé, per ottenere il controllo del dolore e la sua sistematica gestione. Sappiamo infatti quanta sia ancora elevato lo scarto tra ciò che si propone in un contesto formativo e quanto poi sia effettivamente trasferito nel contesto operativo. Sappiamo che le barriere sono molteplici, non solo di carattere culturale e motivazionale. “La corretta percezione culturale di un problema è precondizione per affrontarlo, ma poi per farlo concretamente occorrono conoscenze, competenze e strumentazioni ad hoc, occorrono persone attente, disponibili e tecnicamente attrezzate, occorrono logiche organizzative e disponibilità aziendali che fecondino questi percorsi.”62 L’azione formativa, se progettata in stretta sinergia con le strategie organizzative e gli strumenti operativi dei contesti sanitari in cui viene proposta, ha sicuramente un ampio spazio di intervento relativamente a: Carenza di conoscenze sui meccanismi fisiopatologici del dolore, i tipi di dolore, i diversi trattamenti e gli effetti collaterali Metodologie e strumenti per la valutazione e il monitoraggio del dolore Convinzioni errate sul trattamento del dolore e, in particolare, sugli oppioidi Cultura e sensibilità professionale verso il “quinto parametro vitale”, verso il dolore inutile e il diritto alla libertà dal dolore, da cui derivano precise responsabilità e comportamenti e professionali Le linee guida nazionali del 2001 sull’Ospedale Senza Dolore specificano nel paragrafo 2.2 le tappe della fase formativa, dalla valutazione del fabbisogno alla verifica dell’efficacia della formazione; il paragrafo 4.1 dell’appendice, inoltre, 62 Anna De Luca. Ospedale senza dolore: un lavoro da mediani che è solo agli inizi. Rivista periodica dell'ARESS. 2007(Giugno 2007). p. 15 34 specifica, come segue, il percorso applicativo delle iniziative formative che devono conformarsi anche alle direttive regionali: 1. L'attività di formazione del personale va rivolta agli operatori a seconda del bisogno formativo presente nelle varie aree ospedaliere e non (medica, chirurgica, oncologica, pediatrica, ostetrica, ecc.). 2. La formazione deve avere carattere multidisciplinare e interdisciplinare e coinvolgere contestualmente medici e tutto il restante personale coinvolto nei processi assistenziali. 3. Si suggerisce che il Comitato Ospedale Senza Dolore, nella preparazione dei moduli formativi si riferisca ai seguenti argomenti: • Le basi teoriche (concetti di neurofisiologia e tipologia) del dolore • Caratteristiche e modalità di trattamento del dolore cronico • Caratteristiche e modalità di trattamento del dolore acuto • Concetti di farmacologia clinica, la scala analgesica dell'OMS • Nozioni sull'uso degli oppioidi e della morfina • Nozioni sulle modalità non farmacologiche nel trattamento del dolore • Valutazione del dolore e strumenti di rilevazione • Aspetti psicologici e comunicativi dei paziente con dolore 4. L'attività di formazione continua rientrerà nella formazione obbligatoria e dovrà pertanto essere inclusa nelle ore di lavoro del personale. 5. Si raccomanda la consulenza dello psicologo per la redazione dei moduli moduli formativi. 6. Esposizione nei vari reparti di modelli di trattamento del dolore (scala OMS, tabelle di equianalgesia, ecc.). Le Linee di indirizzo della Regione Piemonte del 2005 per la realizzazione dell’Ospedale Senza Dolore, riprendendo i requisiti prescritti a livello nazionale, prevedono: Corsi di livello base, rivolti a tutti gli operatori coinvolti nell’assistenza ai pazienti con dolore Corsi di livello avanzato rivolti a singole categorie professionali operanti in Unità Operative specialistiche. I Comitati Aziendali realizzeranno le iniziative formative rivolte agli operatori dell’ospedale e del territorio, garantendo: 35 percorsi mirati in relazione bisogno formativo presente nelle varie aree ospedaliere (medica, chirurgica, oncologica, pediatrica, ostetrica, ecc.) e territoriali (Medici di Medicina generale, cure domiciliari, ecc); approccio multidisciplinare e multiprofessionale, coinvolgendo tutto il personale sanitario coinvolto nei processi assistenziali; uniformità di contenuti: concetti di neurofisiologia e tipologia del dolore; caratteristiche e modalità di trattamento del dolore cronico e acuto; concetti di farmacologia clinica dei farmaci analgesici e in particolare degli oppiacei, la scala analgesica dell'OMS; nozioni sull'uso degli oppioidi e della morfina; nozioni sulle modalità non farmacologiche nel trattamento del dolore; valutazione del dolore e strumenti di rilevazione; aspetti psicologici e comunicativi dei paziente con dolore La formazione rivolta ai futuri formatori rappresenta l’avvio di questo processo formativo e culturale di gestione del dolore. Secondo le Linee di Indirizzo nazionali e regionali, la formazione per l’Ospedale Senza Dolore deve garantire modelli e contenuti uniformi per tutte le realtà sanitarie. Per risolvere questo nodo la Regione Piemonte ha realizzato nel 2006-2007 un progetto di Formazione dei Formatori63 che, successivamente, saranno i promotori di iniziative di formazione per il personale sanitario dei loro contesti lavorativi, attraverso i Comitati aziendali Ospedale Senza Dolore, favorendo la continuità assistenziale tra ospedale e territorio. Alla fine del corso i partecipanti (medici, infermieri, psicologi, farmacisti rappresentanti dei COSD) saranno in grado di progettare moduli di formazione per operatori sanitari sulla lotta al dolore, seguendo i criteri della progettazione formativa, uniformando metodologia didattica e contenuti. Le metodologie didattiche e i contenuti del Corso sono orientati ad affrontare la dimensione dei processi più che le specifiche funzioni e quindi a sviluppare competenze metodologiche professionali e integrazione multiprofessionale relativamente a: 63 Assessorato alla Tutela della Salute e Sanità della Regione Piemonte, D.D. n. 231 del 5.10.2006: “Corso di Formazione per Formatori OSPEDALE SENZA DOLORE Lotta al dolore continuità assistenziale - ospedale e territorio” rivolto al personale sanitario delle AA.SS.RR 36 progettazione didattica applicazione di metodologie didattiche per adulti conduzione di gruppi di apprendimento valutazione dei processi formativi attivazione di nuove formulazioni di attività interattive sviluppate anche con didattica multimediale e metologie e-learning. E’ in atto un grande impegno formativo, che si propone innanzitutto di uniformare le basi culturali e sensibilizzare gli operatori verso il sintomo/malattia dolore. La corretta percezione culturale di un problema è precondizione per affrontarlo: senza l’attenzione al dolore non ci può essere attività di contrasto. Ma questo è solo un metarisultato: è necessario agire, attraverso questa base culturale e motivazionale, per modificare non virtualmente - nei contesti di formazione - ma realmente - nei contesti di cura – l’approccio al dolore in termini di azioni concrete per alleviarlo. Il vero salto culturale si può realizzare solo attraverso azioni sinergiche che coinvolgano risorse umane, tecniche, strumentali, ma soprattutto Direzioni aziendali convinte del valore del proprio ruolo decisionale nella lotta al dolore inutile. 2.3.2 I servizi e gli strumenti operativi Le funzioni del Comitato "Ospedale Senza Dolore" stabilite dalle Linee Guida nazionali del 2001, comprendono anche il monitoraggio dei livelli di applicazione delle linee guida e la valutazione di efficacia, oltre all’elaborazione e distribuzione di materiale informativo agli utenti relativo alla cura del dolore. Per rendere operative queste funzioni vengono indicate, nell’ambito di alcune fasi procedurali, le seguenti attività: Identificazione e predisposizione degli strumenti di rilevazione del dolore da inserire in cartella clinica; predisposizione di adeguati spazi nelle cartelle cliniche per l'indicazione della rilevazione del dolore; sviluppo di adeguati mezzi comunicativi, sotto forma di materiale illustrativo, da consegnare al paziente al suo ingresso in reparto, e da distribuire capillarmente all'interno della struttura sanitaria; 37 predisposizione di adeguati strumenti informativi all'interno delle Strutture sanitarie (ad es. cartellonistica) da prevedere nei punti di maggior passaggio del personale curante (reparti e i servizi ambulatoriali e diagnostici) riportanti, tra l'altro, la scala dell'OMS di somministrazione dei farmaci analgesici; rilevazioni periodiche, sul grado di soddisfazione dei pazienti, rispetto all'avvenuta misurazione del dolore e regolare indicazione in cartella clinica, al consumo di farmaci analgesici e alla prevalenza del dolore, come informazione di base e successiva agli interventi realizzati. 64 Più in dettaglio l’Appendice delle Linee Guida si sofferma sugli: strumenti di rilevazione del dolore validati in lingua italiana (ad esempio: righelli, scale analogiche-visive, scale verbali, scale colori, ecc.), raccomandando la semplicità d’uso, la scelta da parte di ogni ospedale in relazione alle proprie specificità (malati oncologici, pediatrici, geriatrici, portatori di menomazioni e disabilità, ecc.) e la disponibilità di questi strumenti per il personale di cura. strumenti per il monitoraggio del dolore auspicando la presenza nella cartella clinica delle caratteristiche e dell’evoluzione del dolore del paziente durante il ricovero; oltre all’attribuzione all’infermiere, opportunamente formato, della competenza nella rilevazione; strumenti per il trattamento del dolore, prevedendo l’elaborazione di protocolli di trattamento del dolore che tengano conto della scala analgesica dell'OMS. Oltre ai dettagli sugli strumenti,l’Appendice delle Linee Guida auspica che le singole aziende si adoperino affinché vengano costituite (ove non esistenti) strutture specialistiche di Terapia del Dolore e Cure Palliative per la presa in carico delle persone affette da dolore cronico di difficile trattamento. A partire dalle indicazioni nazionali, le Linee Guida del 2005 della Regione Piemonte oltre a confermare l’adozione degli strumenti operativi, individuano una serie di servizi per la realizzazione del progetto nell’ambito della Rete degli 64 Cfr. Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano. Provvedimento 24 maggio 2001. Accordo tra il Ministro della sanita', le regioni e le province autonome sul documento di linee-guida inerente il progetto "Ospedale senza dolore” 38 Ospedali Senza Dolore (ROSD) che, attraverso i suoi organi di coordinamento (il Comitato Regionale Ospedale senza Dolore, il Comitato Aziendale Ospedale senza Dolore, l’Osservatorio regionale permanente per la Lotta al dolore) deve: sviluppare l’operatività all’interno delle aziende sanitarie, prevedendo innanzitutto, in questa fase iniziale, una riorganizzazione del patrimonio umano e delle risorse già esistenti. favorire l’integrazione tra i Comitati aziendali Ospedale Senza Dolore, al fine di garantire uno standard di ingresso omogeneo nella Rete e per condividere il contributo tecnico e organizzativo che ognuno è in grado di fornire I servizi della ROSD sono: Servizi di Analgesia postoperatoria: previsti in ogni Ospedale sotto il Coordinamento del COSD, per assicurare il trattamento del dolore acuto, postoperatorio, da travaglio di parto, da procedure diagnostico-terapeutiche, in situazioni di urgenza- emergenza. Si serve di operatori già impegnati nei reparti chirurgici e nei servizi di Anestesia con un Coordinatore, un Gruppo Interdisciplinare per l’Analgesia Postoperatoria (GIAP), uno o più Nuclei Referenti e gli operatori afferenti alle Strutture Organizzative di Chirurgia e Anestesia. Ambulatori di terapia del dolore: oltre a definire i requisiti organizzativi (accessibilità 5 giorni alla settimana, con reperibilità 24 h per i pazienti ricoverati) e le risorse umane (anestesista per 20 h/settimana, infermiere per 25 h/settimana, psicologo per 5 h/settimana), prevede una serie di compiti: consulenze per le strutture organizzative dell’ospedale, prima visita con ipotesi diagnostica, prescrizione terapie, esecuzione di blocchi antalgici, applicazione di dispositivi per infusione continua di analgesici, dispensazione farmaci, registro stupefacenti, invio della refertazione al Medico di Medicina Generale con indicazione del percorso diagnostico terapeutico, visite di controllo periodiche, follow up telefonici; cartella di terapia del dolore, registrazione della valutazione dell’intensità del dolore effettuata dagli operatori sanitari dell’ospedale per pazienti ricoverati, dal paziente stesso, o dall’operatore, per pazienti seguiti al proprio domicilio; registrazione intensità dolore e compilazione questionari, colloquio medicopaziente-familiari, uso di ricettario per oppioidi, attività amministrativa. 39 Centri di Terapia del dolore: previsti per ogni ASL, con posti letto dedicati e/o di appoggio, per lo svolgimento di prestazioni e di interventi multimodali di terapia antalgica. Tra i compiti, oltre a quelli previsti per l’Ambulatorio di terapia del dolore: individuazione di percorsi interni per tipologia di dolore e sindromi dolorose, prestazioni di terapia antalgica che richiedono il ricovero in Day Hospital, Day Surgery e l’utilizzo di una sala chirurgica, dispensazione farmaci per inizio terapia, o per primo ciclo di cura alle dimissioni dal Day Hospital, convenzionamento con gli Ambulatori ed i Centri interdisciplinari di terapia del dolore, pronta disponibilità 24 ore su 24, 7 giorni a settimana. Stessi requisiti organizzativi e risorse umane previste per l’Ambulatorio di terapia del dolore; come requisiti strutturali sono previsti posti letto dedicati e/o di appoggio; Centri Interdisciplinari di Terapia del Dolore: struttura multidisciplinare, punto di riferimento per la diagnosi ed il trattamento di pazienti affetti da sindromi dolorose più complesse, provenienti dalle altre strutture della ROSD. Tra i compiti, oltre a quelli previsti per l’Ambulatorio di terapia del dolore: cure multidisciplinari e multimodali comprensive di riabilitazione (neuromodulazione spinale, farmacologica ed elettrica, test antalgici diagnostici, attivazione di GIC, test psicologici e psicoterapie di supporto), servizi di consulenza, oltre che per la propria azienda sanitaria, per tutti gli operatori operanti sul territorio e nelle altre strutture di ricovero, interazione costante, anche per via telematica, con gli Ambulatori di Terapia del Dolore ed i Centri di Terapia del Dolore. Come requisiti organizzativi è prevista una rete di rapporti con le Strutture Organizzative di degenza ed ambulatoriali dell’Azienda coinvolte nella diagnosi e nel trattamento dei pazienti affetti da sintomatologia dolorosa acuta e cronica, Radiologia , Laboratorio , Servizio Sociale, Servizi territoriali per l’attività di consulenza antalgica domiciliare, Unità Operative di Cure Palliative, MMG e PLS, CUP (ove presente), Unità operative amministrative, Strutture di ricovero extraospedaliero, Gruppi Interdisciplinari Cure (GIC), dei Poli Oncologici. Sono definiti anche i requisiti di funzionalità minima e strutturali ( 2 posti letto di day hospital, sala chirurgica dedicata); come risorse umane: anestesisti e altri specialisti della 40 struttura organizzativa, o con distacco funzionale anche interdipartimentale, Infermieri formati nel settore dell’algologia, Psicologo-Psicoterapeuta. 65 65 Cfr. D.G.R. Regione Piemonte 17/10/2005, n. 31-1142. Approvazione delle linee di indirizzo per la realizzazione dell'Ospedale Senza Dolore sul territorio regionale 41 3 LINEE DI AZIONE DEL COMITATO PER L’OSPEDALE SENZA DOLORE NELL’AMBITO DELL’AREA CHIRURGICA ASO CTO-CRF-MARIA ADELAIDE DI TORINO 3.1 Il programma di azione del COSD aziendale Il Comitato Ospedale Senza Dolore dell’A.S.O. C.T.O – C.R.F- M. Adelaide di Torino, viene istituito a luglio 2005 con la finalità di: realizzare un osservatorio specifico del dolore a livello aziendale coordinare l’azione delle differenti equipe del personale sanitario promuovere interventi idonei ad assicurare la disponibilità di farmaci analgesici, in particolare gli oppiodi, valutandone periodicamente il consumo elaborare e promuovere i protocolli di trattamento delle differenti tipologie di dolore In coerenza con le linee guida di indirizzo regionale volte alla realizzazione di una rete ospedale-territorio per la gestione del dolore, oltre alle attività promosse all’interno dell’A.S.O., il COSD aziendale è promotore di una partnership con l’ASL 4 di Torino (Ospedale S. Giovanni Bosco), finalizzata alla creazione di un Centro Interdisciplinare di Terapia del Dolore fondato sulla condivisione e sull’integrazione di risorse per la gestione del percorso diagnostico terapeutico assistenziale del paziente in un’ottica di continuità.66 Il COSD aziendale per sviluppare le finalità dichiarate, ha individuato quattro fasi di lavoro. Fase Preliminare e Informativa Presentazione plenaria al personale dell’ASO del progetto Ospedale Senza Dolore Sviluppo di mezzi comunicativi nei tre presidi (CTO, CRF, M. Adelaide) Predisposizione di materiale informativo per gli utenti Indagine di prevalenza sul dolore 66 Per le funzioni e i compiti del Centro Interdisciplinare di Terapia del dolore Cfr. paragrafo 2.3.2 42 Identificazione e predisposizione degli strumenti di rilevazione del dolore da inserire in cartella clinica, a partire dall’area chirurgica Inserimento dei protocolli farmacologici per la gestione del dolore nel sistema aziendale di gestione della qualità. Fase Formativa e Organizzativa Analisi delle conoscenze sul dolore del personale sanitario Scelta della modalità organizzative e degli strumenti per la gestione del dolore (priorità per il dolore postoperatorio) Progettazione e realizzazione delle iniziative di formazione per l’area chirurgica Fase di Prima Applicazione Consegna del materiale illustrativo al paziente sul progetto Attivazione delle procedure e degli strumenti per la gestione del dolore postoperatorio: cartella anestesiologica postoperatoria, schema per il monitoraggio del dolore Verifica dell’efficacia della formazione e applicazione dei correttivi Fase Applicativa Ordinaria Verifica periodica del livello di applicazione e dell’efficacia dei protocolli farmacologici e degli strumenti per la gestione del dolore: rilevazione delle criticità e divulgazione dei risultati Programma informativo e formativo continuo rivolto agli operatori Il COSD aziendale, in relazione alla specializzazione ortopedico-traumatologica dell’ASO e alle evidenze degli studi epidemiologici rispetto al dolore acuto, ha individuato l’Area chirurgica come primo bersaglio della sua azione, sviluppata nelle prime tre fasi di lavoro, attraverso: Osservatorio specifico sul dolore: indagine di prevalenza Progettazione e realizzazione di percorsi di formazione rivolti sia agli operatori sanitari (livello base) sia agli anestesisti (livello avanzato) Elaborazione e implementazione dei protocolli farmacologici di trattamento Elaborazione e implementazione di strumenti agili per la prescrizione della terapia analgesica e per la rilevazione e il monitoraggio del dolore: la cartella anestesiologica postoperatoria 43 Assicurazione della disponibilità dei farmaci analgesici oppiacei Verifica di efficacia dell’azione formativa nella fase di prima applicazione 3.1.1 Le indagini di prevalenza In relazione alla fase preliminare – informativa del piano di azione, il COSD aziendale ha promosso due indagini di prevalenza, iniziando così a realizzare un osservatorio specifico del dolore a livello aziendale. La prima indagine si colloca nell’ambito dell’Indagine Regionale di prevalenza del Dolore a cui il COSD aziendale ha aderito il 14 dicembre 2005. Inclusi tutti i pazienti adulti in regime di ricovero ordinario ricoverati da almeno 24 ore. Esclusi i pazienti ricoverati in rianimazione, DEA, Psichiatria, con impossibilità di comunicazione, e coloro che rifiutano l’intervista. La media aziendale di dolore misurato con VAS era pari a 4,48. In particolare rispetto al settore Chirurgia protesica , oggetto dello studio di questa tesi, la media era 6,23 per le femmine e 3,73 per i maschi, con una media complessiva di 4,98. La seconda indagine è avvenuta a settembre 2006, promossa dal COSD. Stessi criteri di inclusione e di esclusione della precedente indagine. La media aziendale di dolore misurato con VAS era pari a 2,95. Le medie più elevate emergono nell’area chirurgica come dolore acuto postoperatorio. Rispetto al settore Chirurgia protesica la media era 3,86 per le femmine e 3,01 per i maschi, con una media complessiva di 3,43. Complessivamente le due indagini sostenevano la necessità di un cambiamento rispetto alla gestione del dolore, sia come condivisione di una nuova cultura e sensibilità nella comunità professionale sanitaria, sia come cambiamento organizzativo, con la predisposizione di strumenti idonei. L’attuazione del progetto di formazione-azione si è così configurato come l’obiettivo di lavoro centrale del COSD aziendale. 3.1.2 Il Progetto di formazione del personale per il controllo del dolore acuto postoperatorio A febbraio 2006 la Responsabile del settore formazione aziendale (membro del COSD) e il Coordinatore COSD hanno costituito un gruppo di lavoro multiprofessionale di infermieri, anestesisti e psicologi, che ha collaborato nelle fasi di macro e microprogettazione di due percorsi formativi: 44 di base: orientato a sensibilizzare gli operatori sanitari alla rilevazione del dolore e alla sua presa in carico, attraverso un'adeguata valutazione e un monitoraggio costante, come avviene per qualsiasi altro parametro vitale, al fine di controllarlo con i protocolli terapeutici approvati a livello aziendale avanzato: rivolto ai medici anestesisti, finalizzato a sviluppare il patrimonio di competenze cliniche rispetto alla metodologia per la diagnosi di dolore e la conseguente decisione terapeutica, soprattutto nelle situazioni a maggiore complessità e minore standardizzabilità. Il medico anestesista con formazione in campo algologico include nel suo bagaglio professionale la metodologia clinica per porre la diagnosi in algologia, poiché l’obiettivo sanitario non è soltanto definire la terapia del dolore ma porre la diagnosi patogenetica del dolore e “scegliere la cura” Più in generale i due percorsi formativi erano collegati da un comune orientamento a promuovere: una nuova cultura aziendale rispetto al dolore; un’integrazione professionale efficace per la gestione del sintomo/problema dolore; la diffusione e condivisione di conoscenza sui diversi tipi di dolore, sulle metodologie diagnostiche, sulle modalità di rilevazione e monitoraggio, sulle possibilità terapeutiche, sulla prevenzione della cronicizzazione. Il Coordinatore del COSD, Responsabile del Servizio di Terapia antalgica dell’ASO, era anche Il Responsabile scientifico dei due progetti. Percorso formativo di base67 Il percorso è stato proposto ai medici e agli infermieri dell’area chirurgica dell’ASO, come aggiornamento obbligatorio, accreditato ECM, per un totale di 6 edizioni tra ottobre e dicembre 2006. E’ stata richiesta la presenza in aula degli anestesisti di riferimento dei vari “blocchi” di unità operative chirurgiche, e dei 67 Per il dettaglio del progetto, Cfr. Allegato n. 1 45 Coordinatori infermieristici delle degenze coinvolte, per favorire la condivisione multiprofessionale sia degli aspetti puramente clinici (sessioni dedicate ai protocolli farmacologici organizzativi e alla discussione dei casi), sia degli aspetti più connessi all’implementazione della scheda di monitoraggio dei parametri, all’uso della scala VAS e della cartella anestesiologica postoperatoria. Durante la fase di progettazione del Corso nelle unità operative chirurgiche è stata diffusa una scheda, a firma del responsabile del COSD, che medici e infermieri erano invitati a compilare, al fine di utilizzare la giornata di formazione come opportunità orientata non solo a fornire informazioni, ma anche ad affrontare dubbi e interrogativi legati all’esperienza quotidiana nel trattamento dei pazienti con dolore. La scheda proponeva alcune domande aperte rispetto agli argomenti del Corso (percezione sull’attuale terapia analgesica postoperatoria, schemi terapeutici in uso, effetti collaterali più frequenti) per raccogliere le opinioni e l’esperienza dei futuri corsisti, i quali potevano anche arricchire l’elenco predisposto con temi ritenuti interessanti. Sono state restituite 68 schede compilate su 230 distribuite: i dati emersi sono stati utilizzati per l’impostazione delle lezioni frontali e richiamati per animare i momenti di discussione d’aula. Hanno partecipato al corso 226 operatori delle unità di degenza chirurgiche dell’ASO; il 28% medici, il 72% infermieri. E’ stato coinvolto il 70% del personale infermieristico assegnato ai reparti dell’Ospedale Maria Adelaide, in cui è stata poi effettuata la raccolta dati per la verifica di efficacia del progetto formativo68 : in particolare, la sezione di Chirurgia protesica ha garantito la partecipazione del 100% del personale. Il gruppo di progetto si è orientato verso la proposta di una giornata di formazione a tempo pieno che consentisse la condivisione di conoscenze di base e strategie per la gestione del dolore postoperatorio, con particolare riferimento ai protocolli aziendali e agli strumenti in fase di predisposizione (cartella anestesiologica postoperatoria e schema standard per il monitoraggio). Gli obiettivi didattici sono stati declinati rispetto alle aree: 68 Cfr. capitolo 4 46 cognitiva: conoscere le basi di neurofisiologia del dolore, i diversi tipi di dolore, la farmacodinamica, gli effetti collaterali e le tecniche per la somministrazione dei farmaci previsti dai protocolli aziendali; principi teorici per la valutazione del dolore delle abilità: applicare con appropriatezza i protocolli aziendali previsti per la gestione del dolore postoperatorio a casi clinico-assistenziali selezionati a scopo didattico (considerando efficacia, tollerabilità e sicurezza dei farmaci analgesici); utilizzare le schede di valutazione e monitoraggio del dolore previste dai protocolli aziendali; utilizzare i presidi per l’infusione dei farmaci (in particolare elastomeri) della comunicazione e relazione: riconoscere il proprio ruolo e la specificità delle varie professionalità coinvolte in forma integrata nella gestione del sintomo /problema dolore (persona assistita, caregivers, psicologi, infermieri, medici, ecc.); collaborare per la creazione di una rete di relazioni orientata ad un approccio multiprofessionale alla persona con dolore, evitando comportamenti di risposta occasionali e soggettivi rispetto a situazioni “standardizzate” di dolore già protocollate Coerentemente con gli obiettivi, le metodologie didattiche hanno previsto lezioni interattive, oltre a momenti di discussione in plenaria con gli esperti, discussione di casi clinici selezionati dalla realtà per esemplarità didattica, gravità, prevalenza, e alcune dimostrazioni con esercitazioni tecniche in piccolo gruppo con il supporto dell’esperto-tutor. Il pull di formatori costituito da anestesisti-rianimatori, psicologi, infermieri con percorso professionale e formativo sui temi trattati nel corso, ha ricreato nel contesto d’aula l’assetto dell’èquipe multiprofessionale, attraverso la compresenza e la co-conduzione di numerose sessioni. Il gradimento del corso è stato esplorato, oltre che con il questionario ECM, anche con un questionario anonimo che raccomandava ai corsisti un’attenta compilazione per contribuire attivamente al miglioramento del corso. Il 97% dei partecipanti ha considerato molto (54%) o abbastanza interessanti (43%) gli argomenti trattati rispetto al proprio contesto professionale. La durata 47 del corso è stata considerata adeguata nell’81% dei casi. Appropriato (70%) o comunque sufficiente (20%) il materiale didattico consegnato (una dispensa con le relazioni dei docenti e i protocolli per la gestione del dolore postoperatorio). I docenti sono riusciti a coinvolgere sempre (56%) o quasi sempre (30%) i corsisti creando un clima piacevole; considerate utili (45%) o molto utili (40%) le metodologie interattive (discussioni in plenaria di casi clinici, dimostrazioni ed esercitazioni tecniche). Complessivamente questa esperienza di formazione è stata considerata positiva (45%) o molto positiva (40%) in termini di ricaduta sulla operatività quotidiana. Le verifica certificativa finale è stata realizzata con un test a scelta multipla che esplorava l’apprendimento degli aspetti cognitivi fondamentali nell’ambito del corso (dolore acuto e cronico, tipi di dolore, effetti collaterali del sovradosaggio di anestetici locali, principi di base per l’analgesia postoperatoria, gli aspetti emotivicognitivi del dolore, le scale di valutazione). Il livello atteso di performance era di 12 risposte corrette su 15: il 45% dei partecipanti ha risposto correttamente al 100% delle domande, il 35% ha fatto un errore, il 14% due errori, il 6% tre errori. Il test è stato corretto in aula, con un sintetico rinforzo teorico delle risposte errate da parte dei docenti più direttamente coinvolti. Le schede di performance sull’utilizzo dei principali presidi per l’infusione di analgesici (elastomeri) e le schede per la valutazione e monitoraggio del dolore sono state utilizzate come opportunità di valutazione/autovalutazione in itinere durante le esercitazioni, senza alcuna finalità fiscale. In relazione ai suggerimenti dei corsisti scritti in una sezione aperta al fondo del questionario anonimo, e alle osservazioni del pull di formatori, dopo le prime due edizioni del Corso sono state apportate alcune modifiche soprattutto alle lezioni teoriche, che sono state “limate” e più precisamente finalizzate al target del corso. E’ stato ampliato lo spazio dedicato agli aspetti di assistenza infermieristica, e alla discussione degli aspetti organizzativi per trasferire nella pratica i protocolli e gli strumenti per la gestione del dolore condivisi in aula. Percorso formativo avanzato69 69 Per il dettaglio del progetto, Cfr. Allegato n. 1 48 Tra ottobre e novembre 2006 il percorso è stato proposto in due edizioni accreditate ECM ad anestesisti rianimatori interni ed esterni all’ASO, e agli specializzandi in Anestesia e Rianimazione (in collaborazione con la Facoltà di Medicina e Chirurgia – 1° Scuola di Specializzazione in Anestesia e Rianimazione, Università di Torino). Era prevista quota di iscrizione per i medici esterni, non specializzandi, con esclusione degli anestesisti dell’ASL 4, Ospedale S. Giovanni Bosco, in virtù del rapporto di collaborazione, formalizzato con specifica convenzione, per la realizzazione del Centro Interdisciplinare di Terapia del Dolore. Hanno partecipato 45 anestesisti (21 della nostra ASO) e 20 specializzandi. Gli obiettivi e i contenuti del corso sono stati articolati in 3 moduli monotematici, realizzati in tre diverse giornate: la terapia sistemica: modulo finalizzato a fornire indicazioni sull’utilizzo delle singole categorie di farmaci basato sulle evidenze scientifiche a disposizione, valutando la possibilità di trovare comportamenti comuni e condivisibili sulle modalità temporali di prescrizione (quando e per quanto tempo), posologia, sospensione. la terapia locoregionale e interventistica: modulo finalizzato a valutare il peso dell’evidenza scientifica per ciascuna terapia e a stabilire quando può e deve avvenire il passaggio da terapie convenzionalmente condivise al campo delle terapie cosiddette avanzate, dove il sostegno della letteratura scientifica è ancora incerto i percorsi diagnostico-terapeutici in algologia: rappresenta la sintesi dei primi due moduli applicati a un percorso di cura basato sulla diagnosi dei meccanismi fisiopatologici di produzione del dolore (oncologico, vascolare, neuropatico, del rachide, psicogeno. E’ finalizzato a suggerire comportamenti clinici sostenuti da evidenze scientifiche e condivisi da tutti gli anestesisti che nella pratica quotidiana affrontano le problematiche di persone affetta da dolore acuto e cronico Il gruppo di progetto si è orientato verso una proposta formativa che consentisse il dibattito tra esperti del settore e la condivisione del patrimonio di esperienze professionali individuali rispetto ai temi trattati. 49 Gli obiettivi didattici sono stati declinati rispetto alle tre aree: cognitiva. aggiornamento sulle basi scientifiche e sulle modalità previste per l’approccio al dolore con una terapia di carattere sistemico, locoregionale e interventistica; e sulle basi scientifiche che motivano le diverse fasi dei percorsi diagnostico-terapeutici in algologia delle abilità: applicazione appropriata a casi clinici didattici della metodologia di approccio al dolore e dei percorsi diagnosticoterapeutici in algologia presentati in aula, della comunicazione e della relazione: riconoscimento del proprio ruolo e delle specificità delle varie professionalità coinvolte in forma integrata nella gestione del sintomo /problema dolore; promozione nel proprio ambito lavorativo, di una rete di relazioni volte alla condivisione e al confronto costruttivo sui percorsi diagnosticoterapeutici relativi alla gestione del dolore. Coerentemente con gli obiettivi, le metodologie didattiche hanno privilegiato la discussione con e fra esperti e la discussione di casi clinici selezionati dalla realtà per esemplarità didattica, gravità, prevalenza. Il gradimento del corso, esplorato solo con il questionario ECM, è stato molto elevato: il 90% dei partecipanti ha considerato rilevanti (43%) o molto rilevanti (47%) gli argomenti trattati rispetto alla propria necessità di aggiornamento. Buona (68%) o eccellente (24%) la qualità educativa/di aggiornamento fornita da questo evento; l’evento è stato valutato efficace (55%) o molto efficace (35%) per la formazione continua dei partecipanti. Particolarmente apprezzati, nei giudizi liberi, i momenti di discussione in plenaria dei casi clinici didattici. Le verifica certificativa finale è stata realizzata con un test a scelta multipla che esplorava l’apprendimento degli aspetti cognitivi fondamentali nell’ambito del corso. Il livello atteso di performance era di 12 risposte corrette su 15: il 58 % dei partecipanti ha risposto correttamente al 100% delle domande, il 31% ha fatto un errore, il 7% due errori, il 4% tre errori. Il test è stato corretto in aula, con una 50 discussione aperta relativa ai contenuti delle riposte errate, condotta dai docenti più direttamente coinvolti. Conclusi i due percorsi formativi, i dati relativi alla partecipazione, al gradimento e all’apprendimento immediati sono stati condivisi con tutti i membri del COSD e con il Direttore Sanitario d’Azienda in occasione di una riunione plenaria a gennaio 2007; riunione che aveva anche l’obiettivo di condividere le strategie di azione per la fase di successiva implementazione, secondo la logica dei progetti di formazione-azione. Nei mesi di gennaio-febbraio è stata redatta e condivisa la versione definitiva dei protocolli aziendali e la prima versione della cartella anestesiologica postoperatoria, oggetto dei due seguenti paragrafi. Da metà marzo è iniziata la fase di prima applicazione presso il presidio Maria Adelaide, sede della ricerca di questa tesi. 51 3.1.3 I protocolli farmacologici Uno dei primi obiettivi del COSD è stata la definizione dei protocolli farmacologici per la gestione del dolore postoperatorio, in relazione al progetto formativo aziendale rivolto al personale dell’area chirurgica a cui era stata data priorità. I protocolli sono stati impostati da un gruppo ristretto di anestesisti coordinato dal Responsabile del Servizio di terapia antalgica dell’ASO70. La versione “quasi definitiva” dei protocolli farmacologici è stata poi condivisa con il personale sanitario aziendale coinvolto nel due percorsi formativi, di base e avanzato, durante i momenti di discussione successivi alla loro presentazione e soprattutto durante la fase di applicazione ai casi clinici didattici. Numerosi i suggerimenti emersi sia da parte dei medici (ortopedici, traumatologi, chirurghi plastici, neurochirurghi) sia da parte degli infermieri, in relazione alle specificità “chirurgiche” e assistenziali dei pazienti afferenti ad ogni branca specialistica, e in relazione agli aspetti organizzativi da presidiare per sostenere il processo di cambiamento. Al termine del progetto formativo aziendale, il gruppo ristretto che aveva impostato i protocolli ha realizzato la versione definitiva, di prima applicazione, da inserire nel sistema gestione qualità aziendale. I protocolli, validi per due anni, salvo che nuove evidenze cliniche e raccomandazioni non ne richiedano la revisione in tempi più brevi, differenziano tre modalità di approccio distinte tra dolore modesto, forte, grave. “La prima parte presenta una classificazione di interventi chirurgici per aspettativa di dolore. Il dolore atteso non può essere considerato in modo assoluto in quanto influenzato da diverse variabili quali la tecnica chirurgica o la persona. Deve essere pertanto considerata come indicazione e applicata in base alle esperienze e alle realtà individuali. La seconda parte invece è dedicata ai protocolli propriamente detti, che sono stati elaborati secondo la “Scala Analgesica a Tre Gradini” dell’OMS sul trattamento del dolore cronico e qui adattate al dolore acuto postoperatorio, come è già avvenuto in molti ospedali italiani (San Raffaele di Milano) e in regioni (Toscana). 70 Che è anche Coordinatore COSD e Responsabile scientifico dei progetti di formazione di base e avanzato illustrati nel precedente paragrafo 52 Le diverse opzioni terapeutiche (es. B1, B2, etc.) appartenenti a uno stesso gruppo non sono da considerare equivalenti per efficacia, in quanto rappresentano soluzioni ad intensità di dolore diverse presenti in uno stesso gruppo. I dosaggi suggeriti ed i farmaci consigliati vanno adattati al singolo paziente (età, condizioni cliniche) e all’intensità del dolore in atto.”71 I trattamenti farmacologici previsti per dolore modesto, forte e grave, oltre a specificare i diversi principi attivi utilizzabili e disponibili in Farmacia, dettagliano le possibili vie di somministrazione, dosaggi per il bolo, prosecuzione per le prime 24-48 ore (dolore modesto e forte), 72 ore (dolore grave), con indicazione della terapia dei giorni successivi (per il dolore forte e grave), rescue dose, protezione gastrica e profilassi per nausea, vomito e stipsi. Infine vengono indicate sinteticamente le controindicazioni e le precauzioni dei diversi principi attivi. I protocolli sono corredati di 4 allegati, da cui sono scaturiti i principali risultati attesi della nostra ricerca: definizione delle Responsabilità dell’infermiere, del medico di reparto, del medico anestesista, del medico anestesista algologo e del medico di base per la gestione del dolore monitoraggio. Criteri per la periodicità del controllo VAS, valore soglia VAS (=3), indicazioni su come gestire VAS >3 “resistenti” a rescue dose, precauzioni per il trattamento con morfina in PCA o infusione, precauzioni nei pazienti con analgesia peridurale continua. Scala Ramsay per sedation score Scala Bromage come standard mondiale per la valutazione motoria per valutare il blocco motorio in pazienti con anestesia epidurale. 71 Protocollo Clinico Dolore Acuto postoperatorio, ASO CTO-CRF-M.Adelaide di Torino, gennaio 2007, p. 2 53 3.1.4 Il La cartella anestesiologica postoperatoria protocollo relativo ai protocolli farmacologici richiama la “Cartella Anestesiologica Postoperatoria che, nelle intenzioni degli autori, coerentemente al protocollo clinico, ne vuole rappresentare lo strumento operativo quotidiano.”72 Questo strumento, attualmente in fase di revisione, è stato elaborato da un ristretto gruppo di anestesisti dopo la redazione dei protocolli farmacologici. Successivamente è stata condivisa con tutti gli anestesisti che avrebbero poi dovuto garantirne la compilazione al termine dell’intervento, in occasione di una riunione allargata gestita dal Responsabile COSD e presieduta dal Direttore del DEA-Rianimazione. In tale riunione si è deciso che questo nuovo strumento avrebbe sostituito, con notevoli integrazioni, il modulo fino ad allora compilato dall’anestesista in Sala Operatoria. Elaborato il prototipo di cartella73, il Coordinatore COSD e il rappresentante della Direzione Sanitaria membro del COSD hanno organizzato un programma di riunioni con i Coordinatori infermieristici delle unità operative coinvolte, con i Direttori e i medici dei Dipartimenti chirurgici (riunioni di Dipartimento) nei due presidi CTO e Maria Adelaide. L’obiettivo della riunione era la presentazione dello strumento e la ricerca di condivisione per l’avvio della fase di prima applicazione. Notevole il livello di consenso raccolto, e l’apprezzamento per il trade union tra progetto di formazione e attivazione concreta del processo cambiamento in ambito clinicoassistenziale; alcune perplessità sulla fattibilità reale a causa dell’incremento del carico di lavoro connesso al monitoraggio orario prolungato fino a 84 ore dopo l’intervento; altre perplessità, tra loro divergenti, sulla struttura e sulla maneggevolezza della sezione compilata dal personale infermieristico nel postoperatorio (schema standard e rescue dose). Piccole modifiche sono state apportate, ma fondamentalmente la fase di prima applicazione è iniziata con il documento presentato e con il rinvio delle modifiche e integrazioni alla fase di verifica post - applicazione. 72 Ibidem, p. 2 Per la descrizione delle diverse sezioni di cui è composta si rimanda al Capitolo 4, paragrafo 4.1.3 73 54 La scelta di elaborare questo strumento operativo nell’ambito di un gruppo monoprofessionale ristretto ha probabilmente ostacolato la considerazione della molteplicità di aspetti, anche di carattere organizzativo/gestionale, che occorreva presidiare per garantirne una piena e fluida implementazione. 55 4 UNA RICERCA PER VERIFICARE L’EFFICACIA DELLA FORMAZIONE Tra aprile e luglio 2007 è stata realizzata una ricerca per verificare l’efficacia dell’intervento formativo “Ospedale senza dolore: linee guida e protocolli aziendali” realizzato per il personale medico e infermieristico dell’area chirurgica dell’ASO CTO-CRF-Maria Adelaide di Torino. Questo contesto è alla prima esperienza di valutazione, monitoraggio e trattamento sistematico del dolore postoperatorio. Prima dell’attivazione del COSD, dei progetti formativi di base e avanzati descritti nel terzo capitolo, e degli strumenti operativi (protocolli farmacologici e cartella anestesiologica postoperatoria con schema di monitoraggio), il personale infermieristico e medico si prendeva in carico il dolore postoperatorio dei pazienti, spesso al bisogno, e con schemi terapeutici predisposti singolarmente da ogni medico. La formazione rispetto a conoscenze, tecniche, metodi e strumenti relativi alla gestione del dolore postoperatorio non era uniforme e obbligatoria per tutto il personale sanitario. Quindi il passaggio dal pre al post, attraverso la guida del corso di formazione rappresenta un cambiamento radicale nell’organizzazione del lavoro e nella presa in carico sistematica (tutti i pazienti) e omogenea (secondo protocolli) del dolore dei pazienti chirugici, in particolare per i pazienti con dolore grave, oggetto di questo studio. La ricerca si propone come primo momento di verifica sistematica dell’efficacia dell’azione formativa, e quindi del processo di cambiamento attivato, a livello di: impatto su comportamenti professionali di medici e infermieri nella gestione del dolore postoperatorio; esiti clinici, ovvero il contenimento del dolore del paziente al di sotto di una soglia pre-definita nelle prime 84 ore postoperatorie. 4.1 Impostazione della ricerca L’impostazione della ricerca si è articolata in 4 fasi: 1. Revisione della letteratura 2. Disegno della ricerca e obiettivi 56 3. Metodi e strumenti 4. Ipotesi di ricerca e Risultati attesi 4.1.1 Revisione della Letteratura La revisione della letteratura ha riguardato le seguenti aree tematiche: epidemiologia del dolore in Italia e consumo di oppiacei, con particolare riferimento al dolore postoperatorio linee guida e raccomandazioni per la gestione del dolore postoperatorio. efficacia dell’educazione/informazione preoperatoria soddisfazione del paziente sottoposto a intervento chirurgico, eventuali specificità per interventi di chirurgia ortopedica maggiore Fonti principali dei documenti reperiti I documenti sono stati reperiti attraverso la consultazione dei siti internet delle seguenti fonti: Medline, National Guideline Clearinghouse, Joanna Briggs Institute, Organizzazione Mondiale della Sanità, Agency for Health Care Policy and Research (AHCPR), Joint Commission on Accreditation of Healthcare Organizations (JCAHO), Joint Commission International, Centro EBN S. Orsola Malpighi, siti di Associazioni scientifiche nazionali, europee, americane, che studiano il dolore acuto, cronico e da cancro quali International Association for the Study of Pain (IASP), European Federation of IASP Chapters, American Pain Society (APS), l’American Society of Anesthesiologists (ASA), la Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI), Associazione Italiana per lo studio del Dolore (AISD). Sono stati consultati anche i siti Internet del Ministero della Salute, dell’Agenzia Italiana per il farmaco (AIFA) e di numerose Aziende Ospedaliere italiane impegnate nella campagna “Ospedale Senza Dolore”. Individuati i documenti principali, gli approfondimenti tematici sono stati realizzati attraverso la consultazione della loro bibliografia. Parole chiave e limiti utilizzati per la ricerca bibliografica La ricerca bibliografica è stata condotta utilizzando come principali parole chiave: Standards, acute pain, pain assessment, acute pain management, postoperative pain management, clinical practice guidelines, inpatient pain, pain prevalence, 57 safety, quality, preoperative patient education, treatment, recommendations, patient satisfaction, orthopaedic surgery, relief. Le parole chiave sono state combinate fra loro con operatori booleani (AND, OR). I risultati sono stati filtrati con limiti cronologici (documentazione degli ultimi dieci anni), limiti sul tipo di documento (systematic reviews, practice guidelines, randomized controlled trials, ecc..) e di lingua (italiano e inglese). Per l’elaborazione della revisione bibliografica sono state utilizzate prevalentemente revisioni sistematiche, linee guida, raccomandazioni, standards operativi, documenti di consenso piuttosto che singoli studi, se non particolarmente validi, sia per il disegno dello studio (RCT), sia per i risultati ottenuti, sia per la significatività statistica (ampie popolazioni). Epidemiologia del dolore in Italia Il Tribunale per i Diritti del Malato – CittadinanzAttiva, impegnato da molti anni nella lotta contro il dolore inutile, segnala il percorso lento ma progressivo delle strutture e degli operatori sanitari italiani verso la presa in carico del fenomeno dolore, come si può evincere dal recente report sull’applicazione della Carta del dolore inutile74, e dagli ultimi report sull’Audit civico75 e sul Pit Salute76,. Si registra, infatti, un generale scarso impulso delle aziende sanitarie a considerare la prevenzione e la cura del dolore come una priorità a cui garantire le necessarie dotazioni strutturali (es.Centri per il trattamento del dolore), gli strumenti operativi (protocolli e linee guida per il dolore), la formazione del personale e il rispetto della normativa vigente (istituzione dei COSD). “E’ evidente una contraddizione fra una sensibilità generale – confermata dai codici deontologici che imporrebbero ai professionisti l’obbligo di adoperarsi per ridurre gli stati dolorosi – e il comportamento pratico.”77 Anche a livello europeo, comunque i dati non sono particolarmente confortanti: dal recente rapporto sulla Carta europea dei diritti del malato, presentata a Bruxelles il 29 marzo 2007, il diritto a evitare sofferenza e dolore non necessari è 74 CittadinanzAttiva. Contro il dolore inutile. Report sul rispetto della carta dei diritti; 2007. Cittadinanzattiva. Rapporto Audit civico 2005. 2005 [Access date 16/09/2007]; Available from: http://www.cittadinanzattiva.it/content/view/525/332/ 76 Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato. Diritti a pezzi? La sanità tra universalità e federalismo. X rapporto Pit Salute. Roma; 2006. 77 CittadinanzAttiva. Contro il dolore inutile. op. cit., p. 18 75 58 il terzo diritto con il minor grado di attenzione da parte dei quattordici paesi europei coinvolti nell’indagine, e quindi costantemente violato78. “L’unico indicatore disponibile e comparabile nelle statistiche ufficiali è quello sul consumo di farmaci oppiacei per controllare il dolore. La legislazione di cinque paesi non contiene riferimenti a questo diritto. Nella maggior parte dei paesi è emerso che il problema sta cominciando a essere affrontato attraverso la diffusione di linee guida o protocolli per la gestione del dolore (11 paesi) e Centri del dolore/Unità di cure palliative (12 paesi). Malgrado ciò, riportare il dolore e mettere in grado i pazienti e le loro famiglie di gestirlo autonomamente pone ancora diverse difficoltà.”79 Visentin et al.80 in uno studio nazionale sulla prevalenza e trattamento del dolore su 4523 pazienti ricoverati in venti ospedali italiani hanno messo in evidenza: un’altissima prevalenza di dolore: il 91% dei pazienti ha riportato un dolore, di cui il 47% intenso per almeno 24 ore; una maggiore prevalenza di dolore nei pazienti di medicina interna rispetto ai reparti chirurgici, spiegata con la maggiore sensibilità degli anestesisti al trattamento attivo del dolore dopo l’intervento; scarsa concordanza tra l’intensità di dolore percepita dai pazienti e quella supposta dagli infermieri; soltanto il 28,5% dei pazienti assumeva analgesici, percentuale decisamente inferiore a quelle riportate in letteratura che oscillano tra 56% e 79%; soltanto l’8% dei pazienti erano trattati con associazione di FANS e oppiodi i reparti con la maggior percentuale di pazienti trattati avevano anche la minor prevalenza di dolore intenso Una successiva esperienza di valutazione del dolore postoperatorio in 120 pazienti ricoverati in reparti di chirurgia e ortopedia dell’Ospedale “Buccheri La Ferla” di Palermo, ha messo in luce un’efficacia molto elevata dei protocolli 78 Active Citizenship Network. I diritti del malato in Europa. Informazione civica sull'attuazione della Carta europea dei diritti del malato. Roma; 2007. 79 Ibid., p. 82 80 Visentin M, Zanolin M E, Trentin M, Sartori S, De Marco M. Prevalence and treatment of pain in italian hospitals. European Journal of Pain. 2005(9):61-7. 59 analgesici multimodali applicati (tra l’85 e il 95%) nel corso delle prime 24 ore post intervento. Il picco di dolore si manifestava tra la sesta e la dodicesima ora soprattutto per gli interventi di ortopedia, con una punta non molto numerosa (10 casi) ma di dolore molto intenso a riposo e insopportabile al movimento, tra la nona e la dodicesima ora. Elevato il livello di soddisfazione dei pazienti in tutti i momenti di rilevazione delle prime 24 ore.81 I dati che emergono dalle indagini realizzate in occasione della “Giornata del sollievo”, promossa dal Ministero della Salute e celebrata in Italia dal 26 maggio 2002, denunciano che il bisogno di “Sentire meno dolore” e di “Ricevere informazioni chiare sulle cure” sono prevalenti. L’indagine del 2004 è stata realizzata con la scheda di sensibilizzazione alla “cultura del sollievo” distribuita a 34.990 pazienti ricoverati presso gli ospedali ( con un incremento di circa il 110% rispetto alle schede raccolte nel 2002, anno della prima distribuzione). Al momento della compilazione il 24% dei pazienti rientrava nella classe di sofferenza “grave”, mentre il 40% in quella “moderata” e il 23% in quella “lieve”; solo il 13% ha dichiarato che la sofferenza era assente. Per tutti questi pazienti: i significati maggiormente attribuiti al termine “sollievo” sono riconducibili alla categoria “Benessere psicofisico”; il 20% dei pazienti ritiene l’informazione e la chiarezza le prime fonti di sollievo nella relazione con il medico; gli effetti collaterali e le controindicazioni sono le preoccupazioni più diffuse rispetto all’assunzione di analgesici. La terza preoccupazione riguarda l’inefficacia. Si tratta dell’ansia che il sollievo possa non essere raggiunto.82 Sempre nel 2004 un’indagine di prevalenza sulla percezione del dolore da parte di 8660 pazienti ricoverati negli ospedali della Regione Emilia Romagna83, effettuata con la stessa scheda del sollievo utilizzata per l’indagine nazionale, ha 81 Gitto L, Torina N, Guglielmo L. Il dolore e le scale di misurazione. L’esperienza dell’ospedale “Buccheri La Ferla” di Palermo nella valutazione del dolore post-operatorio. 2005 [Access date 07/10/2007]; Available from: http://www.infermieredellatuscia.it/PDF/art.misura.dolore_nicola.torina.pdf 82 Fondazione Gigi Ghirotti. In viaggio verso la luce del sollievo. Studio sul vissuto di sollievo dei pazienti ricoverati negli ospedali italiani; 30 maggio 2004. 83 Marri E, Liverani S, Forini E, Matarazzo T. Indagine sulla percezione della sofferenza e del dolore rivolta alle persone ricoverate negli ospedali della regione Emilia-Romagna. Evoluzione del trattamento del dolore. Bologna: Servizo Sanitario Regionale - Emilia Romagna 07/06/2005. 60 evidenziato una situazione confortante, rispetto ai dati già raccolti nelle stesse sedi nell’anno 2002: si rileva una riduzione della prevalenza del dolore da 24,2% a 22,3%, con un aumento di dolore assente; si assiste a una riduzione della prevalenza di dolore nelle classi lieve (da 23% a 24%), moderato (da 41% a 39%), intenso (da 24% a 22%) e un aumento nella classe di dolore assente (da 11,7% a 14,8%); il dolore severo prevale in area medica (25,4%) rispetto all’area chirurgica (18,3%) dove si assiste a un decremento del 8% rispetto al 2002. si conferma che la prima azione per provare sollievo secondo il paziente è sentire meno dolore, seguita dalla richiesta di maggiore informazione e chiarezza. la preoccupazione prevalente rispetto all’assunzione degli analgesici è ascrivibile agli effetti collaterali, in concordanza con i dati nazionali. Concludiamo questo paragrafo con i dati di due ricerche italiane a bassa significatività statistica che, insieme, hanno il pregio di mettere in evidenza livelli di qualità differenti nella gestione del dolore postoperatorio, e che proprio per questo ci offrono una fotografia probabilmente realistica dell’attuale situazione italiana rispetto a questo tema. Da una ricerca effettuata nel 2000 nell’USSL di Asolo (TV)84, su 180 pazienti degenti in un reparto di Ortopedia che ha adottato le linee guida dell’AHCPR del 1994, emerge che nel 95% dei casi è stato applicato il protocollo di trattamento del dolore, e il dolore è stato valutato sistematicamente per tutti i pazienti; solo nel 31% dei casi è stato necessario somministrare rescue dose. Lo studio segnala la necessità di dedicare tempo alla pratica della valutazione del dolore, evitando approcci sbrigativi, presentando la scala in modo semplice e valorizzando la valutazione soggettiva del paziente. Un’indagine conoscitiva sulle modalità di valutazione e gestione del dolore acuto postoperatorio, effettuata nel 2006 su 107 cartelle di otto reparti chirurgici di tre ospedali dell’azienda di Rimini85, ha messo in evidenza che la valutazione del 84 Toniato E, Sartena B. Valutazione e gestione del dolore acuto postoperatorio nel paziente ortopedico. Nursing oggi. 2001(3):52-6. 85 Di Giacomo P, Di Giulio C, ZAccaro A. L'infermiere e il dolore postoperatorio: quale percezione del fenomeno dolore. Professioni Infermeristiche. 2006;59(4):233-41. 61 dolore non avviene in modo sistematico; il trattamento farmacologico del dolore molto spesso è su prescrizione “al bisogno”; il protocollo antalgico, laddove applicato, è molto utile per orientare l’infermiere nella valutazione continua del dolore. Gli autori concludono denunciando una dicotomia tra teoria e pratica, fra raccomandazioni scientifiche e legislative, e la reale applicazione delle stesse. Consumo dei farmaci oppiacei in Italia Dal confronto dell’Italia con gli altri paesi europei rispetto al consumo di oppiacei realizzato dall’Agenzia Italiana per il Farmaco (AIFA)86, risulta che il nostro paese nel 2004 era ancora il fanalino di coda della classifica delle statistiche europee con una spesa dello 0,5% sul totale della spesa farmaceutica (al pari del Portogallo e preceduta solo dalla Grecia con 0,4%). Dal 2000 al 2004 il mercato dei farmaci analgesici in Italia ha registrato un lento ma progressivo aumento delle quantità prescritte con il passaggio da 1,052 DDD87/1000 abitanti die a 1,327 DDD/1000 abitanti die. Fentanil e codeina sono tra i principi attivi maggiormente consumati sia sul territorio sia nelle strutture sanitarie. Nonostante le indicazioni dell’OMS, si registra una riduzione delle quantità di morfina prescritte da 0,110 DDD/1000 abitanti die del 2000 a 0,102 DDD/1000 abitanti die del 2004. Nei reparti ospedalieri si assiste ad un evidente incremento dell’uso di Metadone e di Buprenorfina; lievissimo incremento, fino al 2004, dell’uso di Fentanil e Morfina. Dal rapporto nazionale anno 2006 dell’OsMed sull’uso dei farmaci in Italia88, emerge che, a fronte di un generale aumento per il 2006 delle quantità di farmaci prescritti (+7,8%), e di una diminuzione dei prezzi (-6,9%), per cui l’effetto mix è 86 Agenzia Italiana del Farmaco. Il consumo dei farmaci oppiacei in Italia. 2005 [Access date 30/09/2007]; Available from: http://www.ministerosalute.it/resources/static/primopiano/257/AIFAOppiacei.pdf 87 Dose Definita Daily/giornaliera (DDD): dose media di un farmaco assunta giornalmente da un paziente adulto, con riferimento all’indicazione terapeutica principale del farmaco stesso. La DDD consente stime grezze del numero di persone esposte ad un particolare tipo di farmaco o di classi di farmaci. La DDD non è una dose raccomandata, ma uno strumento tecnico per confrontare i consumi dei farmaci. L’utilizzo di un farmaco è normalmente espresso in DDD ogni 1.000 abitanti al giorno, che consente di confrontare il consumo all’interno di diversi paesi o regioni. Per l’utilizzo in contesti ospedalieri il consumo di farmaci può essere espresso in DDD per giorni di degenza, corretto per il tasso di occupazione dei posti letto 88 Agenzia Italiana del Farmaco, Istituto Superiore di Sanità. L'uso dei farmaci in Italia. Rapporto nazionale OsMed 2006. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore 2007. 62 risultato sostanzialmente invariato (-0,1%), i farmaci del SNC rappresentano circa il 12% della spesa farmaceutica totale in Italia. Il confronto con gli altri Paesi europei non mostra complessivamente differenze significative tra le diverse categorie terapeutiche, a parte il minor ricorso in Italia ai farmaci del SNC. In questa categoria sono compresi gli analgesi oppiacei (il 4,7% della spesa totale in questa categoria di farmaci) oltre agli antidepressivi SSRI (quasi un quarto della spesa totale per i farmaci del SNC), agli antiepilettici, antiparkinson, antipsicotici, altri analgesici ed antipiretici. Questi farmaci in Italia si collocano al terzo posto in termini di spesa pubblica e privata, mentre nella maggior parte degli altri Paesi considerati, si posizionano al secondo posto e in Finlandia e Germania al primo posto. A livello territoriale, rispetto al 2005, anno di estensione della lista di farmaci a carico SSN, gli analgesici oppiacei mostrano un incremento delle quantità prescritte del 28,2%. L’incremento si osserva per quasi tutte le molecole. Il fentanil rimane la molecola con la spesa più elevata e registra un incremento nella prescrizione del 6,8%. In particolare, si osserva un fortissimo incremento della recente formulazione a somministrazione orale del fentanil (quasi +400% delle DDD). Da segnalare inoltre il forte aumento dei prodotti a base di oxicodone, entrato in commercio in Italia dal 2005 (+532% delle DDD) e della buprenorfina nella formulazione in cerotto (+105% delle DDD). Il tramadolo con un incremento del 43,1% delle DDD, diventa il farmaco con la maggior prescrizione in questa categoria. Fra gli oppiodi solo la morfina orale, farmaco di prima scelta secondo tutte le linee guida internazionali più accreditate, registra una diminuzione delle quantità prescritte (-11% delle DDD). A livello di strutture sanitarie la buprenorfina è il farmaco più utilizzato in questa categoria. Linee guida e raccomandazioni per la gestione del dolore postoperatorio L’Organizzazione Mondiale della Sanità a partire dal 1986 ha elaborato linee guida per il sollievo del dolore da cancro, revisionate nel 1996 con l’integrazione di una guida alla disponibilità di oppioidi. Ampiamente condivise a livello internazionale rappresentano la base di riferimento per la scelta di farmaci analgesici, sicuri, efficaci, poco costosi, secondo il metodo OMS (scala a tre 63 gradini del dolore e relative scelte terapeutiche) con inclusione delle istruzioni per la selezione dei farmaci, criteri per l’uso degli oppioidi, vie di somministrazione, dosaggio, posologia, controindicazioni, monitoraggio dei pazienti, controllo degli effetti collaterali e procedure da seguire quando il farmaco perde la sua efficacia. Sono un caposaldo della letteratura sulla gestione del dolore a cui si riferisce, con opportuni modifiche, integrazioni e aggiornamenti, tutta la letteratura riferita anche al dolore acuto postoperatorio. Dal 2001 al 2006 la letteratura sulla gestione del dolore acuto e da cancro aumenta considerevolmente assumendo le innovazioni in campo scientifico (studi di efficacia terapeutica, introduzione in commercio di nuovi principi attivi, ecc..), in campo tecnico (nuove tecniche per la somministrazione della terapia del dolore con relativi studi di efficacia e sicurezza), educazionale (nuovi metodi e strumenti per rendere efficace l’educazione terapeutica del paziente con dolore e/o del suo caregiver); oltre agli studi controllati randomizzati (RCT) per studiare gli esiti degli interventi “innovativi” messi in atto, numerosissimi per il dolore da cancro, decisamente più rari per il dolore acuto postoperatorio. Rispetto all’uso degli oppioidi (riferito soprattutto al dolore da cancro), fondamentali le Linee guida del 2001 dell’European Association for Palliative Care, pubblicate tradotte sulla Rivista Italiana di Cure Palliative: molte indicazioni relative all’uso della morfina e degli oppiacei, le vie di somministrazione ottimali, dosi equianalgesiche, metodi per il calcolo del dosaggio89. Utilissimo, a questo proposito, il dossier Uso della morfina: ignoranza, pregiudizi infondati e comportamenti erronei, pubblicato nel 2003 sulla Rivista Dialogo sui farmaci90 che, ricordando lo scarso consumo annuale in Italia di questo farmaco, considerato dall’OMS l’indicatore sensibile d’efficacia dei programmi di controllo del dolore oncologico, affronta con un razionale scientifico, credenze, pregiudizi e comportamenti erronei che ne limitano l’impiego. Pur essendo riferito alla gestione del dolore da cancro, moltissime indicazioni sull’uso degli oppiacei possono essere mutuate per il dolore acuto postoperatorio. 89 Hanks GW, De Conno F, Cherny N, Hanna M, Kalso E, Mc Quay HJ, et al. La morfina e gli oppiacei alternativi nel dolore oncologico: le raccomandazioni della EAPC. La Rivista Italiana di Cure Palliative. 2005(1):allegato. 90 Dialogo sui Farmaci é una rivista di proprietà al 55% dell’ULSS 20 di Verona e al 45% dell’Azienda Ospedaliera di Verona. Si occupa di aggiornamento e di informazione indipendente per medici di famiglia, pediatri, farmacisti e quanti operano in Sanità. 64 Secondo numerosi studi a livello internazionale il dolore postoperatorio è poco documentato e inadeguatamente trattato. La scarsa documentazione deriva anche da una scarsa segnalazione del dolore da parte del paziente che lo considera fisiologico dopo un intervento chirurgico91. In una interessante revisione di 165 studi, Dolin et al. hanno dimostrato che circa il 30% dei pazienti trattati per il dolore (con analgesia intramuscolare, Patient Controlled Analgesia – PCA, analgesia epidurale) continuano a provare un dolore moderato-severo.92 Tra i fattori che influenzano negativamente il controllo del dolore: fattori professionali: preoccupazione dei curanti rispetto agli effetti collaterali e al rischio di dipendenza da oppioidi93; fattori tecnici: errori di programmazione dei devices (PCA) e infiltrazioni da terapia EV94; fattori legati al paziente: disinformazione e concetti errati rispetto alla terapia del dolore. Il controllo inadeguato del dolore postoperatorio nei pazienti chirurgici espone ad un maggiore rischio di complicazioni polmonari o di dolore cronico95 (da dolore come sintomo a dolore come malattia). Le linee guida italiane per il trattamento del dolore postoperatorio della Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI), oltre a sostenere quanto tale trattamento “contribuisca significativamente al miglioramento della morbilità perioperatoria, valutata in termini di minore incidenza di complicanze postoperatorie, di giornate di degenza e di costi minori, specialmente nei pazienti ad alto rischio (ASA III-V), sottoposti ad interventi di chirurgia maggiore (Livello A)”96, sottolineano che il controllo del dolore postoperatorio va inserito in un piano di trattamento della malattia perioperatoria 91 Filos KS, Lehmann KA. Current Concepts and Practice in Postoperative Pain Management: Need for a Change? European Surgical Research. 1999(31):97-107. 92 Dolin SJ, Cashman JN, Bland JM. Effectiveness of acute postoperative pain management: Evidence from published data. British Journal of Anaesthesia. 2002;89(3 ):409-23. 93 Filos KS, Lehmann KA. Op. cit. 94 Macario A. Systematic literature review of the economics of intravenous patient-controlled analgesia. Pharmacy and Therapeutics. 2005(30):392-9. 95 American Society of Anesthesiologists. Practice Guidelines for Acute Pain Management in the Perioperative Setting. Anesthesiology. 2004(100):1573-81. 96 Savoia G, Ambrosio F, Paoletti F, Bertini L, Mattia C, Amantea B. SIAARTI recommendations for the treatment of postoperative pain. Minerva anestesiologica. 2002;68(10):p.735 65 che comprenda anche l’analgesia multimodale, la mobilizzazione precoce, l’alimentazione enterale precoce e la fisiokinesiterapia attiva. Tali Linee guida ribadiscono le raccomandazioni diffuse dalla documentazione internazionale sull’argomento, con particolare riferimento a: Ruolo leader dell’anestesista per lo sviluppo e la direzione di programmi di trattamento antalgico insieme con infermieri e altri specialisti; Adeguato piano di formazione e addestramento per rendere il personale ospedaliero competente nella gestione efficace e sicura dei protocolli analgesici. Tra gli argomenti: corretti metodi di valutazione del dolore e tecniche analgesiche più sofisticate (PCA, analgesia epidurale, altre tecniche loco-regionali). La formazione deve essere continua per aggiornare il personale in servizio e preparare quello di più recente assunzione. Adeguata informazione dei pazienti da parte degli anestesisti durante la valutazione anestesiologica preoperatoria “per ottenere il massimo beneficio dai trattamenti eseguiti, anche cercando di fugare i preconcetti che riguardano, per esempio, i rischi di dipendenza da oppiacei o da altri farmaci e l’ineluttabilità del dolore postoperatorio ed enfatizzando i vantaggi legati al buon trattamento postoperatorio.” Elaborazione di protocolli di trattamento del dolore acuto postoperatorio in tutti gli ospedali; i dosaggi suggeriti e i farmaci consigliati vanno adattati sempre al singolo paziente Utilizzo di idonei strumenti di valutazione del dolore, che diventa uno dei parametri vitali da monitorizzare regolarmente attraverso rilevazioni sistematiche; strumenti facili e di rapido utilizzo (scale verbali, numeriche, scale analogico-visive) Mantenimento del dolore acuto postoperatorio entro il limite di 3-4 VAS; Istituzione di un servizio del dolore acuto nei maggiori ospedali Raccomandazione di tre tecniche analgesiche ”efficaci e sicure: PCA con oppiacei sistemici, analgesia epidurale con oppioidi e/o anestetici locali, tecniche loco-regionali” che, secondo la letteratura scientifica, se utilizzate da anestesisti non sono gravate da un’incidenza di effetti collaterali maggiore di altre tecniche; 66 Utilizzo delle metodiche di pre-emptive analgesia, sistemiche e/o locoregionali pre-intra-postoperatorie (prima del risveglio). Ritardano l’insorgenza del dolore, la sua intensità e prevengono l’innesco della memoria spinale del dolore Considerazione dei determinanti del dolore postoperatorio connessi all’intervento, al paziente, all’ambiente/istituzione: tra questi l’informazione pre-operatoria. Principi generali di trattamento: utilizzo di dispositivi di controllo di flusso, scheda di valutazione dell’efficacia dell’analgesia e indicazione di tre livelli di tecniche di terapia del dolore in relazione alle risorse disponibili, all’intensità del dolore, alle possibili complicanze e all’efficacia della terapia. L’American Society of Anesthesiologists (ASA) nel 2004 ha elaborato Linee Guida per la gestione del dolore acuto postoperatorio che raccomandano: l’adeguato controllo del dolore postoperatorio: evitare le lacune di analgesia, usare strumenti standardizzati, validati, per valutare e documentare l’intensità del dolore, la risposta del dolore alla terapia e gli effetti avversi; educazione/formazione: programmi educativi e di training rivolti a professionisti della salute ed ai pazienti e familiari; responsabilità istituzionali: monitoraggio e documentazione del dolore del paziente, promozione di un approccio interdisciplinare. Le linee guida dell’ASA sottolineano anche i potenziali benefici di un trattamento efficace del dolore: riduzione dei casi di complicazioni tromboemboliche e polmonari: riduzione della durata del ricovero (in Unità di Terapia Intensiva o nelle unità di degenza chirurgica); riduzione dei casi di riammissione in Ospedale per ulteriore gestione del dolore; riduzione della sofferenza; minori probabilità di compromissione della qualità di vita correlata alla salute; 67 riduzione della probabilità di sindrome da dolore cronico97 Un’interessante lecture98 presentata nel 2004 al Meeting annuale dell’American Academy of Orthopaedics Surgeons, oltre a fornire un’efficace sintesi delle linee guida e degli standards per la valutazione del dolore postoperatorio e per la scelta degli strumenti (comunemente la scala analogico-visiva), raccomanda l’uso degli oppioidi nel trattamento del dolore moderato-severo associato a fratture e danni tissutali che, fino agli anni più recenti, sono stati sottoutilizzati. Rinforza, inoltre, il comune orientamento della letteratura internazionale verso l’analgesia multimodale anche per la chirurgia ortopedica con combinazione di approcci farmacologici e non, evidenziandone i vantaggi: riduzione della degenza, degli effetti avversi da oppioidi grazie alla riduzione dei dosaggi e miglioramento degli outcome del paziente. L’American Pain Society (APS) nel 2005 ha pubblicato l’aggiornamento e l’integrazione delle Raccomandazioni per migliorare la qualità delle cure del dolore acuto e da cancro99 emesse nel 1995. La revisione è fondata sui contenuti di 51 articoli (estratti dai 617 identificati), che descrivono le strategie per lo sviluppo di qualità nel management del dolore e le cure del dolore acuto e da cancro, oltre ad includere almeno una misura del miglioramento. L’APS considera la qualità della gestione del dolore come un aspetto cruciale della qualità delle cure e propone un approccio scientifico systems-oriented a più livelli, indirizzato ai comportamenti dei professionisti della salute, dei pazienti e delle organizzazioni. Un approccio costruito su attività per lo sviluppo della qualità, standards di assistenza evidence based, coinvolgimento del paziente nella presa di decisione e sistemi di monitoraggio dei dati di performance raccolti con un adeguato sistema documentale. L’approccio sinergico a interventi multipli è la chiave del cambiamento: devono essere incoraggiati l’educazione/informazione, sistemi di supporto decisionali computerizzati, feedback fondati sul confronto tra pari, linee guida terapeutiche e 97 American Society of Anesthesiologists. Practice Guidelines for Acute Pain Management in the Perioperative Setting. Op.cit. 98 Ekman E, Koman A. Acute Pain Following Musculoskeletal Injuries and Orthopaedic Surgery. Mechanisms and Management. The Journal of Bone and Joint Surgery. 2004(86):1316-27. 99 L’APS sceglie di concentrasi su queste due tipologie di dolore perché c’è più evidenza e consenso su queste che sul dolore cronico non oncologico. 68 farmacologiche, opinion leaders, clinical pathways, case management, algoritmi, pro-memoria, incentivi e regolamenti. E’ essenziale che le nuove conoscenze siano integrate con i comportamenti dayto-day nella gestione pratica del dolore; altrettanto per la collaborazione fattiva fra professionisti della salute, ricercatori, servizi per lo sviluppo dei modelli organizzativi delle cure, della qualità e della sicurezza. In specifico l’APS raccomanda di: assicurare ad ogni paziente la pronta ricognizione e valutazione del dolore (screening and assessment); se il dolore è presente deve essere registrato in modo ben visibile per facilitarne la regolare revisione. Una completa valutazione include la localizzazione e la qualità del dolore, i fattori che lo peggiorano o lo alleviano, precedenti trattamenti e loro efficacia. Devono essere stabiliti standards per la ricognizione e la documentazione: tutti gli standards devono rispondere alle domande Chi? Come? Quando? assicurare un trattamento del dolore tempestivo (essenziale per il paziente con dolore acuto), sicuro, attento ai costi, culturalmente appropriato, evidence-based e multimodale. Devono essere stabiliti standards di trattamento e di rivalutazione frequente della risposta del paziente per determinarne l’efficacia (re- assessment). coinvolgere paziente e familiari nel piano interdisciplinare di gestione del dolore: raccomandato per tutti, ma assolutamente essenziale per il paziente con dolore da cancro, in modo da rispettare desideri, necessità e decisioni garantendo un’informazione appropriata comprensiva di dati riferiti alla sicurezza, alle evidenze scientifiche, alla possibile soddisfazione del paziente rispetto a trattamenti tradizionali e alternativi. sviluppare protocolli – patterns di trattamento da mettere a punto e adattare con prontezza, se necessario, con eventuali titolazioni più alte o riduzione degli analgesici e implementazione di terapie adiuvanti. Le pratiche tradizionali inappropriate devono essere superate, come il regolare ricorso a iniezioni intramuscolari o la gestione del dolore solo “al bisogno”. Numerosi studi sostengono la superiorità del trattamento multimodale del dolore acuto e da cancro. La scelta dell’analgesico deve fondarsi sul tipo e la severità del dolore ed il suo impatto sulle funzioni fisiche ed emozionali. Oppioidi e antinfiammatori non steroidei devono esser garantiti durante i primi giorni 69 successivi ad intervento di chirurgia maggiore, per prevenire e controllare il dolore acuto e severo. L’APS sottolinea un frequente fraintendimento nella comunicazione con il paziente rispetto alla possibilità di una completa prevenzione ed eliminazione del dolore, collegata ad un irrealistico obiettivo “no pain”. Richiamando la necessità di maggiori dati di ricerca per sviluppare standards di outcome ottimali, gli obiettivi di miglioramento devono orientarsi verso una gestione del dolore sicura, efficace, centrata sul paziente, tempestiva, efficiente ed equa. misurare i processi e gli outcomes della gestione del dolore: l’analisi della pratica quotidiana deve fondarsi su standards scritti, documentazione ed un approccio strutturato di valutazione che preveda le seguenti domande base: perché facciamo ciò che facciamo? Come si fa a sapere se funziona? Come possiamo migliorare? I dati devono essere raccolti per sviluppare una maggiore conoscenza dei problemi specifici di qualità, ottenere motivazioni concrete per proporre il cambiamento, e comparare i risultati ottenuti con specifici interventi innovativi rispetto alla situazione precedente (studi prepost); la base dati, fondata sulla misura di poche variabili orientate agli obiettivi e facili da monitorare, consente di identificare problemi di underuse, overuse, o misuse degli interventi per la gestione del dolore. Una valutazione completa include sia la misura dell’efficacia dei patterns e dei comportamenti dei professionisti sia una valutazione degli outcomes del paziente. Per l’implementazione di standards sulla gestione del dolore, il riferimento più accreditato è Joint Commission on Accreditation of Healthcare Organizations (JCAHO) che dal 1999 ha pubblicato standards per la valutazione e la gestione del dolore, su cui fondare anche la certificazione dell’accreditamento volontario di eccellenza delle strutture ospedaliere a livello internazionale (manuali di accreditamento Joint Commission International)100 . Nei manuali di accreditamento degli Ospedali gli interventi connessi al controllo del dolore sono dichiarati o come standard specifico o come attività per soddisfare altri standard. 100 L’ultima pubblicazione è il Manuale 2008 della Joint Commission International per l’accreditamento internazionale degli Ospedali, in fase di diffusione anche in Italia 70 La monografia JCAHO del 2003, dedicata esclusivamente alle misure e agli strumenti per migliorare la qualità della gestione del dolore,101attribuisce alle istituzioni la responsabilità di: garantire a tutti i pazienti la ricognizione del dolore e, se presente, la valutazione della sua natura e intensità: assicurare e formare staff sanitari competenti nella valutazione e gestione del dolore; stabilire policies e procedure organizzative appropriate per la gestione del dolore, incorporando la gestione del dolore tra le misure di performance e tra gli sforzi per il miglioramento della qualità delle cure. Il documento riporta tabelle molto utili con elenchi di indicatori misurabili rispetto alla gestione del dolore nella fase pre e postoperatoria, oltre ad una sintetica ma efficace rassegna degli standard JCAHO: riconoscere il diritto dei pazienti ad una appropriata valutazione e gestione del dolore; misurare a tutti i pazienti il dolore per valutarne la presenza e, se presente, la natura e l'intensità; registrare i risultati della valutazione in un modo che faciliti la regolare rivalutazione e follow-up; garantire la competenza del personale nella valutazione e gestione del dolore (formazione) e indirizzarvi tutto il nuovo personale sanitario; definire politiche e procedure che sostengano l’appropriata prescrizione di terapie per il dolore; verificare che il dolore non interferisca con la partecipazione del paziente alla riabilitazione; educare i pazienti e le loro famiglie sull’importanza di un'efficace gestione del dolore; indirizzare il processo di pianificazione verso le esigenze del paziente per la gestione del sintomo; integrare la gestione del dolore nelle performances di attività (monitoraggio e raccolta dati) 101 Joint Commission on Accreditation of Healthcare Organizations - JCAHO. Improving the Quality of Pain Management Through Measurement and Action. JCAHO marzo 2003. 71 La Joint Commission International, che diffonde a livello mondiale le posizioni JCAHO per la certificazione d’eccellenza delle istituzioni sanitarie, valutandone l’attività in relazione a standards di Continuous Quality Improvement applicati ai percorsi dei pazienti, dal 2003 ha inserito tra gli standard di cura del paziente (COP): COP 17: i pazienti sono supportati nell’efficace gestione del dolore COP 18: il dolore è valutato in tutti i pazienti COP 19: i pazienti vengono educati sul dolore e sulla gestione del dolore e dei sintomi come parti integranti del trattamento. Le linee guida Administration 102 2002 del Department of Defense, Veterans Health per la gestione del dolore postoperatorio, oltra a definire analiticamente gli steps di valutazione preoperatoria del paziente, che tratteremo più avanti, sottolineano l’importanza della: somministrazione di preemptive analgesia, se indicata, per favorire la gestione del dolore individuazione precoce di emergenze mediche o chirurgiche in relazione all’evoluzione dei segni vitali con una valutazione di primo livello (temperatura, FC, PA, FR, dolore) e una valutazione di secondo livello più approfondita, ma rapida di tutti gli apparati focalizzando i possibili problemi intercorsi. documentazione del dolore come guida per gli interventi sul dolore, effettuata secondo una schema regolare di rilevazioni, con scala numerica 1-10, descrizione del dolore da parte del paziente (qualità, durata, inizio), sede, impatto, eventuali effetti collaterali della terapia (nausea, vomito, depressione respiratoria, ecc..) definizione e applicazione del piano di trattamento del dolore offrendo sicurezza, efficacia, tempestività, nel controllo del dolore; interventi farmacologici e non 102 Department of Defense, Veterans Health Administration. Clinical practice guideline for the management of postoperative pain. Version 1.2 ed: Washington (DC): Department of Defense, Veterans Health Administration May 2002. 72 analisi delle cause del dolore postoperatorio: sono sempre dovute al trauma chirurgico? Considerare le caratteristiche dell’intervento (chirurgia maggiore, sede, intensità di dolore atteso) verifica che il trattamento del dolore garantisca una adeguata tollerabilità del dolore. Raccomandazione basata sull’evidenza che una valutazione soggettiva di dolore uguale o superiore a 4 VAS interferisce marcatamente con le attività del paziente modificazione del trattamento impostato, se necessario: cambiare farmaci, intervalli, vie di somministrazione, modalità, aggiungere adiuvanti, trattare gli effetti collaterali per sviluppare un efficace controllo del dolore,con minimi danni ed effetti collaterali. Le linee guida 2006 per la gestione del dolore acuto dell’Institute for Clinical Systems Improvement103, a cui si riferiscono anche le pubblicazioni JCAHO, confermano tutte le raccomandazioni e gli standards diffusi dalle Società internazionali precedentemente citate e, affermando che il dolore come sintomo è sotto-trattato da molto medici con serie conseguenze cliniche, incoraggiano “energici” processi di valutazione, trattamento e rivalutazione del dolore. Aspetti particolarmente approfonditi o elementi di novità riguardano: la valutazione del dolore: si sottolinea la necessità di usare strumenti facili, comprensibili da tutti i pazienti; la rivalutazione del dolore acuto deve essere effettuata regolarmente e comunque entro 30 minuti dopo terapia parenterale ed entro 60 minuti dopo terapia orale. La terapia deve essere corretta in relazione al self-report del paziente, al pattern di risposta alla terapia e ad altri indicatori clinici. E’ importante spiegare al paziente che, sebbene la libertà totale dal dolore sia un obiettivo finale, non sempre è realizzabile. algoritmi di trattamento farmacologico per dolore somatico, viscerale, neuropatico, con classi di evidenza delle raccomandazioni, comunque in linea con quanto già espresso dalle altre Società scientifiche; educazione e training del paziente sui seguenti punti chiave: descrizione del tipo di dolore atteso e della sua possibile durata (knowledge is power); 103 Institute for Clinical Systems Improvement. Assessment and management of acute pain. 5 ed: Bloomington (MN): Institute for Clinical Systems Improvement (ICSI) 2006 Mar:68. 73 personalizzazione dell’informazione, discussione degli obiettivi della gestione del dolore e spiegazione su come e quando informare il personale sanitario rispetto a questo sintomo; prevenire il dolore per gestirlo bene (stay ahead of the pain); tutto il team di cura, compreso il paziente, deciderà il trattamento migliore per il dolore; discutere sulle scelte e il piano di trattamento del dolore è molto appropriato; l’assuefazione agli oppioidi è molto rara nel trattamento del dolore acuto. Terapia farmacologia: è considerata la terapia d’elezione del dolore acuto, a base di analgesici non oppioidi, oppioidi (indicati per dolore modestosevero) e analgesici adiuvanti. Seguono tutte le indicazioni specifiche anche per categorie particolari (pazienti con coagulopatie, gastropatie, anziani, ecc..) e per la preemptive analgesia. Raccomandata l’eliminazione delle iniezioni intramuscolari e della terapia solo al bisogno. Gestione dei sintomi secondari al trattamento: disamina delle possibili altre cause di sintomi solitamente correlate alla terapia del dolore (soprattutto con oppiodi) quali decadimento dello stato mentale, confusione o delirio, nausea e vomito, costipazione, prurito, ritenzione urinaria. Rispetto agli strumenti di misurazione del dolore acuto pre e postoperatorio, le linee guida fin qui descritte illustrano sistemi di misurazione mono o multi dimensionali, e raccomandano costantemente di orientarsi verso strumenti semplici, rapidi, facilmente comprensibili dal paziente come le scale monodimensionali Visual Analogue Scale, Verbal Rating Scale, Numerical Rating Scale. La periodicità della misurazione raccomandata prevede una prima rilevazione al momento del ricovero e, nel postoperatorio, a intervalli di 3-6 ore nelle prime 24 ore, poi ogni 12 ore; entro 30 o 60 minuti dal trattamento del dolore per via parenterale o orale (rescue dose). Il valore soggettivo di dolore oltre il quale somministrare rescue dose è uguale o superiore a 4 VAS/NRS. “Una politica di valutazione del dolore a intervalli regolari è importante perché attira l’attenzione sull’esistenza del dolore e stimola a migliorarne il trattamento. (…) Non è necessario che il metodo usato sia complesso: di fatto è preferibile usare scale rudimentali, come la Scala Analogica Visiva (VAS da 0 a 10). Al 74 Massachusetts General Hospital è pratica standardizzata registrare il punteggio della scala del dolore sia sulla grafica dei parametri vitali (il cosiddetto quinto parametro vitale) sia sulla cartella clinica del paziente. La valutazione del dolore a intervalli regolari è diventata parte del trattamento standard negli ospedali e delle altre strutture di cura degli Stati Uniti (…)”104 Efficacia dell’educazione/informazione preoperatoria L’efficacia dell’informazione/educazione pre-operatoria è ribadita in tutte le linee guida più recenti. Tra queste le linee guida 2002 del Department of Defense, Veterans Health Administration105 per la gestione del dolore postoperatorio, definiscono analiticamente gli steps di valutazione e informazione preoperatoria del paziente con vari livelli di raccomandazione, in relazione alla qualità delle evidenze su cui si fondano: la valutazione del dolore attuale, della sua storia, dei farmaci eventualmente assunti la discussione sulle opzioni di trattamento con il paziente e lo sviluppo di un piano di collaborazione; l’educazione del paziente e della sua famiglia: sulla base dell’evidenza che un intervento educativo preoperatorio può favorevolmente modificare l’esperienza dolore (Major Recommendation), le linee guida dettagliano gli ambiti dell’intervento educativo che deve: • esplorare le aspettative sul dolore, la natura dell’esperienza individuale di dolore, l’efficacia della terapia; la conoscenza degli effetti di questa terapia sulla guarigione e sulla riduzione delle complicanze postoperatorie; gli obiettivi di sollievo dal dolore • condividere le modalità di valutazione: ciò che il paziente deve descrivere rispetto al dolore e gli strumenti di misura utilizzati; • condividere le informazioni sul piano postoperatorio: informazioni specifiche sul trattamento e l’importanza del coinvolgimento attivo del paziente (es. PCA) 104 Ballantyne JC. Trattamento del dolore. Il Manuale del Massachusetts General Hospital. 3° ed. Milano: Lippincott Williams & Wilkins - Italia 2006, p. 280 105 Department of Defense, Veterans Health Administration. Clinical practice guideline for the management of postoperative pain. Op. cit. 75 • esplicitare le caratteristiche degli interventi per il dolore: il paziente deve richiedere, senza aspettare, eventuali farmaci aggiuntivi (rescue dose); deve esprimere le sue preoccupazioni rispetto agli interventi (effetti collaterali, assuefazione, ecc…); gli interventi devono essere garantiti rapidamente; devono essere presentate le misure non farmacologiche per il controllo del dolore (rilassamento, distrazione, ipnosi, ecc..) • garantire informazioni di rinforzo a paziente e familiari rispetto agli interventi sul dolore: raccomandazione basata sull’evidenza che il rinforzo dei principi della gestione del dolore aiuta il paziente a fronteggiare attivamente (coping) il dolore postoperatorio L’ansia e il fabbisogno informativo nella fase preoperatoria sono problemi prioritari nel paziente chirurgico. “I pazienti che vengono preparati all’esperienza della chirurgia e del dolore postoperatorio sono di gran lunga meno ansiosi e più facili da trattare nel postoperatorio. (…) devono essere consapevoli che un certo grado di dolore postoperatorio è inevitabile e che i medici e gli infermieri lavoreranno insieme a loro per trattarlo. I pazienti devono essere a conoscenza del metodo scelto per valutare il dolore e delle necessità di misurare il dolore a intervalli regolari. Si devono spiegare loro le possibili alternative per la gestione del dolore postoperatoro e queste opzioni vanno discusse durante la visita preoperatoria”106. Da uno studio italiano su una popolazione di soli 30 pazienti della Clinica Chirurgica e Ortopedica del Policlinico di Udine, emergono suggestioni meritorie di verifica su campioni più ampi. Sembra infatti che l’invasività chirurgica e le precedenti esperienze chirurgiche o anestesiologiche negative siano indicatori predittivi di pazienti con elevato livello di ansia e di fabbisogno informativo e che proprio questa categoria di pazienti necessiti di maggiori informazioni per favorire la compliance107. 106 107 Ballantyne JC. Trattamento del dolore. Op. cit. Bulfone G. Ansia e fabbisogno informativo nella fase preoperatoria. Nursing Oggi. 2005(4):40-4. 76 Uno studio a bassa significatività statistica108, che affronta il rapporto tra informazione preoperatoria, gestione del dolore e livello di attività motoria postoperatoria (distanza percorsa con deambulazione e resistenza del paziente alla deambulazione) nei pazienti sottoposti a chirurgia protesica del ginocchio e dell’anca offre alcuni spunti di riflessione interessanti: il livello di attività postoperatoria non è significativamente correlato ad un’inadeguata gestione del dolore, o meglio i casi deambulazione precoce negativa non sembrano essere frutto di un’inadeguata gestione del dolore. Sembra invece che l’educazione preoperatoria sul controllo del dolore sia molto efficace (in tale contesto la sessione preoperatoria di insegnamento è gestita dal case manager di ortopedia che insegna tecniche di controllo del dolore e di comunicazione al personale sanitario delle necessità ad esso relative, tecniche di rilassamento, uso dei devices per PCA, importanza delle terapie da assumere). Rispetto all’efficacia delle metodologie didattiche utilizzate per affrontare il fabbisogno informativo del paziente, oltre alle preziose indicazioni sugli argomenti e la necessità di rinforzi delle linee guida già commentate, un pratico information sheet di Best Practice tradotto dal Centro Studi EBN di Bologna109 offre validi spunti. In particolare viene studiato l’impatto dei diversi metodi di insegnamento valutandone l’efficacia in termini di trattenimento delle conoscenze ricevute dal paziente in fase preoperatoria. L’uso degli opuscoli è utile alla conoscenza della propria situazione e della procedura chirurgica e all’acquisizione dell’abilità a svolgere gli esercizi suggeriti. Gli opuscoli sono più efficaci se consegnati prima del ricovero e se specifici per procedura chirurgica. I video hanno efficacia limitata, i risultati della ricerca sono contradditori. Il colloquio strutturato pre-ricovero è più efficace di quello in fase di ricovero, l’insegnamento in gruppo è efficace quanto quello individuale e può ridurre il tempo necessario per l’acquisizione delle abilità richieste. Sono necessari ulteriori studi di alto livello, non solo sull’efficacia dell’informazione preoperatoria 108 Nussenzveig TCL. Pain management after total joint replacement and its impact on patient outcomes. AORN Journal. 1999 Dicembre. 109 Joanna Briggs Institute. Trattenimento di conoscenze dalle informazioni ricevute dal paziente in fase preoperatoria. Best Practice. 2000;4(6):1-6. 77 per ridurre i livelli di ansia, ma anche per l’apprendimento di conoscenze e di abilità ad effettuare gli esercizi postoperatori (es. esercizi respiratori). Considerazioni totalmente confermate anche da una revisione sistematica del 2005 condotta dal Centre for Evidence-based Nursing South Australia110 che ha analizzato studi (RCT) sull’efficacia dei metodi di insegnamento pre e postoperatori: informazioni scritte (opuscoli), audiovisivi, computer assisted instruction, pacchetti di apprendimento rivolti a gruppi o singoli individui. La revisione sostiene la maggiore efficacia degli opuscoli per informare il paziente, abbattere i pregiudizi e sviluppare l’abilità di svolgere esercizi; da utilizzare prima del ricovero con interventi rivolti a gruppi o individuali Soddisfazione del paziente Secondo alcune ricerche lo studio della soddisfazione del paziente rispetto al trattamento del dolore postoperatorio correlato ai livelli di intensità del dolore, alle aspettative di outcome, alla preoccupazione e alla disponibilità ai trattamenti, è un valido modo per monitorare la qualità delle cure in ospedale. Jamison et al.111 hanno somministrato un questionario a 119 pazienti sottoposti a intervento di chirurgia ortopedica maggiore, con una previsione di dolore moderato-severo. Il 91% dei pazienti si è dichiarato soddisfatto del trattamento complessivo del dolore, dell’intensità del dolore postoperatorio percepito (94%) e del rapporto con i medici e gli infermieri (98%). Pazienti con un livello di dolore postoperatorio più basso hanno dichiarato livelli di soddisfazione più elevati. Dai dati emerge che il dolore postoperatorio poco intenso rappresenta il miglior fattore predittivo di soddisfazione e di disponibilità al trattamento; ad esso si associano l’informazione/educazione e la qualità delle interazioni con il personale sanitario. 110 Cindy Stern, Craig Lockwood. Knowledge retention from preoperative patient information. Internation Journal of Evidence-Based Healtcare. 2005;3(3):45. 111 Jamison R, Ross M, Hoopman P, Griffin F, Levy J, Daly M, et al. Assessment of Postoperative Pain Management: Patient Satisfaction and Perceived Helpfulness. Clinical Journal of Pain. 1997;13(3):229-36. 78 Il livello di dolore postoperatorio atteso e il tempo di attesa dopo la richiesta di un farmaco per il dolore non erano significativamente correlati con la soddisfazione del paziente. L’esistenza di una correlazione statisticamente significativa tra intensità di dolore elevata e soddisfazione del paziente è stata confermata anche da uno studio sulla valutazione dei pazienti e degli infermieri rispetto alla qualità della gestione del dolore postoperatorio, effettuato in un Ospedale svedese su 209 pazienti e 64 infermieri, con un questionario che indagava indicatori di qualità riferiti a comunicazione, interventi sanitari, rapporto di fiducia e ambiente di cura112. Anche in un’indagine italiana del 2006 effettuata su 806 pazienti ricoverati negli Ospedali dell’APSS di Trento113, il 15% dei pazienti si dichiara poco o per nulla soddisfatto, fondamentalmente a causa della mancata risoluzione del dolore, più raramente per il ritardo nella risposta alla chiamata (l’80% è soddisfatto o molto soddisfatto). Circa l’88% dei pazienti ricoverati ha ricevuto informazioni sull’importanza del trattamento e sulla necessità di riferirsi al personale sanitario. Complessivamente l’attesa dei pazienti per il trattamento del dolore è risultata di breve durata (79% dichiara di aver atteso poco), anche se l’11% dei pazienti con dolore non ha risposto a questa domanda. Rispetto alla verifica dell’efficacia del trattamento del dolore l’86% dei pazienti dichiara che è stata effettuata. La maggiore percentuale di pazienti che dichiara di provare dolore si riscontra nelle aree chirurgica e ortopedica ed esprime un voto al dolore più forte provato nel corso del ricovero tra 6 e 10 della scala VAS (69% in area chirurgica) e 52% in area ortopedica. Il 91% dei pazienti di area chirurgica e il 90% dei pazienti di area ortopedica affermano di essere stati informati dal personale sanitario sull’importanza di comunicare la presenza di dolore e le sue variazioni. Infine solo il 3,5% pazienti dei pazienti dell’area chirurgica e il 3% dell’area ortopedica hanno dichiarato di aver atteso a lungo prima di ricevere un trattamento del dolore; il 92% e l’88% dei pazienti, rispettivamente di area 112 Idvall E, Hamrin E, Sjöström B, Unosson M. Patient and nurse assessment of quality of care in postoperative pain management Quality and Safety in Health Care. 2002(11):327-34. 113 Comitato Ospedale Senza Dolore. Ospedali Trento R, Borgo Valsugana, Cles, Cavalese, Tione, Riva. Soddisfazione del paziente per il trattamento del dolore in ospedale. Risultati dell'indagine del 25 maggio 2006. 2006 [Access date 20/09/2007]; Available from: http://www.apss.tn.it/Allegati/DOC_572928_0.doc 79 chirurgica e ortopedica, dichiarano di aver ricevuto una verifica dell’efficacia del trattamento. 4.1.2 Disegno della ricerca e obiettivi Il disegno della ricerca è osservazionale prospettico. La ricerca si propone l’obiettivo di verificare l’efficacia dell’intervento formativo “Ospedale senza dolore: linee guida e protocolli aziendali” realizzato per il personale medico e infermieristico dell’area chirurgica dell’ASO CTO-CRF-OMA di Torino, in termini di impatto su: 1. comportamenti professionali riferiti a: informazione preoperatoria al paziente sul trattamento del dolore previsto monitoraggio sistematico dell’andamento e dell’intensità dolore nel postoperatorio monitoraggio sistematico di parametri (emodinamici, respiratori, motori, della coscienza, PONV) per la rilevazione precoce di effetti collaterali connessi alla terapia antalgica utilizzazione costante dei protocolli aziendali per il controllo del dolore 2. esiti clinici: dolore postoperatorio <4 VAS a seguito di applicazione dei protocolli farmacologici aziendali di terapia antalgica Contesto della ricerca e durata Lo studio è stato condotto tra aprile e luglio 2007 nel presidio ospedaliero Maria Adelaide, presso la S.C. Chirurgia protesica, dedicata esclusivamente a chirurgia ortopedica maggiore. La scelta di questo presidio è motivata dalla scelta di valutare l’impatto del percorso formativo in una delle realtà organizzative presumibilmente più critiche in termini di applicazione immediata e sistematica delle linee guida e dei protocolli aziendali condivisi durante il Corso di formazione. Le difficoltà sono da ricondursi essenzialmente ad aspetti logisticostrutturali poichè l’ospedale Maria Adelaide è decisamente periferico rispetto alla sede centrale dell’ASO, l’Ospedale CTO. Ciò espone al rischio di isolamento/emarginazione sia nell’accesso alle risorse (umane, materiali, strumentali), sia nell’accesso alle opportunità di 80 formazione/aggiornamento professionale (tutte realizzate nelle aule del presidio CTO), sia nei rapporti con la sede centrale rispetto alle opportunità di confronto, di verifica e soprattutto di monitoraggio dei processi di cambiamento messi in atto. Popolazione dello studio e criteri di inclusione Rientrano nello studio i pazienti adulti sottoposti a intervento d’elezione di chirurgia ortopedica maggiore a livello del ginocchio e dell’anca per i quali è previsto un dolore postoperatorio grave (VAS ≥7), ricoverati nel reparto di Chirurgia protesica dell’Ospedale Maria Adelaide di Torino. Sono esclusi i pazienti non coscienti, con facoltà intellettive compromesse (demenze senili, ecc.) Il criterio di inclusione dell’Unità operativa consisteva nella partecipazione del personale medico e infermieristico al Corso di Formazione aziendale “Ospedale senza dolore: linee guida e protocolli aziendali” realizzato a novembre-dicembre 2006 4.1.3 Metodi e Strumenti I pazienti sono stati arruolati nell’arco di dodici settimane nel periodo aprile-luglio 2007, per un totale di 87 casi validi che sono stati osservati in modo sequenziale nelle prime 84 ore del periodo postoperatorio. Ogni paziente che rientra nello studio al momento della visita preoperatoria in regime di Day Hospital riceve dall’anestesista e dall’infermiere di reparto informazioni sul dolore postoperatorio e il trattamento previsto. All’ingresso in reparto per l’intervento chirurgico, l’infermiere e l’anestesista di riferimento illustrano in dettaglio la procedura per la valutazione e il monitoraggio del dolore post operatorio, e la terapia farmacologia. Contestualmente viene illustrata la scheda VAS/NRS per la valutazione monodimensionale della percezione soggettiva del dolore attuale (all’ingresso). Al termine dell’intervento chirurgico l’anestesista di Sala Operatoria compila la cartella postoperatoria in ogni sua parte, con particolare riferimento alla terapia antalgica postoperatoria, l’orario previsto per la prima somministrazione di analgesia postoperatoria e l’eventuale rescue dose se VAS >3 81 Al rientro dalla Sala Operatoria, l’infermiere del reparto rileva (con l’apposito regolo VAS/NRS) e trascrive sulla cartella postoperatoria la valutazione soggettiva del paziente rispetto al dolore (VAS), secondo il seguente schema: a tempo 0 (corrispondente all’arrivo in reparto dalla S.O.), dopo 2, 4, 8, 24, 36, 48, 60, 72, 84 ore dall’intervento. Rileva VAS anche su richiesta del paziente (al bisogno) indipendentemente dalle frazioni orarie dello schema di rilevazione. Se VAS >3 l’infermiere somministra la rescue dose prevista da protocollo e rivaluta VAS dopo 30’. Dopo 30 minuti se persiste VAS >3 attiva l’anestesista di riferimento per l’U.O. o il medico di guardia. Nelle frazioni orarie previste dallo schema postoperatorio, il personale infermieristico del reparto di degenza monitorizza anche i parametri emodinamici (FC, PA), respiratori (FR, Sat O2), motori (Bromage score), della coscienza (Sedation score), PONV (vomito e nausea postoperatorio). In IV giornata dall’intervento chirurgico, quando il paziente ha concluso il trattamento del dolore postoperatorio grave114, ma il ricordo dell’esperienza è ancora vivo, si somministra un Questionario sul livello di soddisfazione della persona assistita rispetto al controllo del dolore postoperatorio. Il Questionario è stato elaborato traendo spunto da indagini condotte sullo stesso tema recuperate dalla revisione della letteratura, con particolare riferimento all’esperienza degli Ospedali dell’APSS di Trento.115 Il questionario strutturato viene compilato con la tecnica dell’intervista realizzata da un unico rilevatore per tutti i casi, non inserito nell’organico di reparto, chiaramente presentato al paziente e ai suoi familiari come operatore “esterno”. Per ogni intervista si raccoglie il consenso del paziente spiegando le finalità dello studio e come verranno utilizzati i dati raccolti. Durante l’intervista il personale del reparto non è presente. 114 Salvo specifiche esigenze, il protocollo farmacologico per il controllo del dolore postoperatorio grave si chiude dopo le prime 72 ore dall’intervento 115 Cfr il questionario disponibile all’URL http://www.apss.tn.it/Allegati/DOC_572928_0.doc utilizzato dal 2003 al 2006 per indagare l’esperienza del dolore del paziente durante il ricovero nelle unità operative di Medicina, Chirurgia generale, Ortopedia e Pediatria dei presidi ospedalieri della APSS di Trento, in occasione della “giornata nazionale del sollievo” 82 I possibili errori impreparazione dovuti sulla al rilevatore conduzione (impreparazione dell’intervista, sul scarsa questionario, motivazione, distrazione)116 sono stati ovviati con una fase di preparazione specifica. Per contenere gli errori più frequenti del ricercatore e del rispondente117, il questionario è stato sottoposto ad un test di compilazione da parte di un piccolo gruppo di operatori sanitari di una Unità operativa di chirurgia ortopedica dell’ASO e di un piccolo gruppo di malati ricoverati in tale reparto. E’ stata effettuata una verifica delle incongruenze grammaticali, incomprensibilità di vocaboli, presenza di negazioni, forme passive, ambiguità semantiche, doppie domande, domande cariche emotivamente, domande che indirizzano la risposta, imprecisione o assenza dei riferimenti temporali per favorire il ricordo dei dati richiesti, ecc..; ed una verifica delle scale di valutazione rispetto all’efficacia della gradualità, alla sufficiente numerosità delle alternative, alla presenza di suggerimenti impliciti, spazio per “Altro”, ecc... Verificati anche l’ordine nella presentazione delle domande, la semplicità dell’impostazione grafica, la lunghezza del questionario (fronte-retro di un unico foglio). Sono state introdotte alcune modifiche inerenti il linguaggio, la forma utilizzata nella formulazione delle domande e il loro ordine di presentazione. Per la rilevazione dei dati sono stati utilizzati i seguenti Strumenti : Scala di autovalutazione monodimensionale della percezione soggettiva del dolore attuale: VAS (Visual Analogue Scale) di Scott-Huskisson costituita da una riga di 10 cm di lunghezza che esprime gradi crescenti di dolore: da "assenza di dolore" (VAS=0) al "peggiore dolore immaginabile" (VAS=10), corredata di un regolo per il calcolo automatico del NRS Cartella anestesiologica postoperatoria aziendale con i protocolli di terapia analgesica aziendali, scheda di monitoraggio VAS/NRS, FC, PA, saturazione O2, Sedation score, Bromage score, nausea e vomito postoperatorio (PONV) per le prime 84 ore. La cartella è pre-impostata in modo da contenere al massimo i tempi di compilazione e garantire la coerenza con i protocolli aziendali per il trattamento del dolore. E’ suddivisa in sei sezioni: 116 Cfr. ISTAT, Manuale di tecniche di indagine n.2 - Il Questionario: Progettazione, Redazione e Verifica, pp. 27-30 117 ibidem 83 1. Dati strutturali e patologie rilevanti ai fini dell’analgesia: campo aperto da compilare a mano per ogni paziente 2. Terapia endovenosa ed eventuali altre terapie (es. Ossigenoterapia, antiemetici e antinausea, diuretici in relazione all’evoluzione del quadro clinico): campo aperto da compilare a mano per ogni paziente 3. Analgesia intraoperatoria e timing dell’analgesia: campo chiuso con spunto del tipo di anestesia, analgesici somministrati in Sala Operatoria, Farmaci coadiuvanti, anestetici locali somministrati in S.O. 4. Protocolli per il trattamento del dolore modesto, forte, grave con principi attivi dosaggi e posologia per os, endovena, catetere peridurale, catetere perineurale. Per ogni via di somministrazione la cartella è pre-compilata con elenchi di principi attivi, relativo dosaggio e posologia tra i quali l’anestesista sceglie con un segno di spunto ed eventuale inserimento a mano di varianti; è previsto anche un campo in bianco per ogni via di somministrazione da compilare per le scelte “fuori” protocollo decise dall’anestesista in relazione alla situazione specifica del paziente. La sezione termina con il campo in cui inserire l’ora della prima somministrazione dell’analgesia postoperatoria. Da compilare campi data, ora, firma 5. Rescue dose se VAS >3 per via sistemica, peridurale, perineurale. Per ogni via di somministrazione la cartella è pre-compilata con elenchi di principi attivi, relativo dosaggio e posologia tra i quali l’anestesista sceglie con un segno di spunto ed eventuale inserimento a mano di varianti; è previsto anche un campo in bianco per ogni via di somministrazione da compilare per le scelte “fuori” protocollo decise dall’anestesista in relazione alla situazione specifica del paziente. Da compilare campi data, ora, firma 6. Scheda per il monitoraggio dei parametri emodinamici (FC, PA), respiratori (Sat O2), motori (Bromage score), della coscienza (Sedation score), della nausea e del vomito (PONV). Dati da inserire a mano per ogni frazione oraria da Tzero (quando il paziente rientra dalla Sala Operatoria) a T84, corrispondente alla 84esima ora postoperatoria. 84 Questionario sul livello di soddisfazione della persona assistita rispetto al controllo del dolore postoperatorio118 Il questionario strutturato, somministrato in 4 giornata postoperatoria, è costituito da 4 sezioni corrispondenti agli obiettivi della rilevazione: 1. sezione variabili strutturali: Cognome, nome, sesso, stato civile, titolo di studio, attività lavorativa, data e tipo di intervento chirurgico (domande 111) 2. sezione sull’informazione preoperatoria: esplora il livello di informazioni e spiegazioni che il paziente ricorda di aver ricevuto nella fase preoperatoria rispetto al trattamento del dolore, alla scala per la rilevazione della VAS, all’importanza della tempestività nella segnalazione del sintomo dolore (domande 12-14) 3. sezione sul dolore provato nel postoperatorio: esplora la percezione di dolore postoperatorio da parte del paziente e il livello di dolore “più forte” provato (domande 15-16) 4. sezione soddisfazione rispetto all gestione del dolore postoperatorio: esplora il percepito del paziente rispetto al tempo di attesa prima del trattamento del dolore, alla verifica dell’efficacia del trattamento, alla soddisfazione complessiva rispetto al controllo del dolore postoperatorio (domande 16-18) Analisi Statistica I dati sono stati elaborati utilizzando il software statistico SPSS 13.0 Per l’analisi dei dati sono stati utilizzate statistiche descrittive che ci hanno consentito di “guardare" alla natura delle variabili, ottenendo misure altamente riassuntive utili a fornire un'idea di base del fenomeno studiato e ricavare un insieme di informazioni “di sfondo” per l'impostazione di analisi più complesse: misure di tendenza centrale e di dispersione. Per la verifica dell’esistenza di associazioni sono state utilizzate tabelle di contingenza di variabili categoriali, a risposte multiple o dicotomiche con Test statistici non parametrici come il ChiQuadro di Pearson (livello di significatività <0,05) 118 Vedi allegato n. 2 85 I risultati complessivi sono stati analizzati secondo le caratteristiche sociodemografiche (sesso, età, istruzione, attività lavorativa, stato civile) e le caratteristiche cliniche (tipo di intervento chirurgico). 4.1.4 Ipotesi di ricerca e Risultati Attesi In coerenza con gli obiettivi dello studio sono state definite le seguenti ipotesi di ricerca: 1) Il corso di formazione ha inciso sulla presenza dei seguenti comportamenti professionali prima assenti o occasionalmente presenti: a. informazione preoperatoria al paziente sul trattamento del dolore previsto, scala VAS/NRS, importanza della segnalazione tempestiva del sintomo dolore; b. monitoraggio sistematico dell’andamento e dell’intensità del dolore nel postoperatorio (mantenere VAS/NRS <4); c. monitoraggio sistematico di parametri emodinamici, respiratori, motori, della coscienza, PONV per la rilevazione precoce di effetti collaterali connessi alla terapia antalgica d. utilizzazione costante dei protocolli farmacologici aziendali per il controllo del dolore postoperatorio (mantenere VAS/NRS <4) 2) La presenza di comportamenti professionali orientati alla gestione del dolore postoperatorio favorisce la soddisfazione del paziente, anche se prova occasionalmente dolore durante il ricovero La verifica delle ipotesi è fondata sulla raccolta e sull’analisi di dati relativi al raggiungimento dei seguenti risultati. 1. Il paziente rientra dalla Sala Operatoria con la cartella postoperatoria impostata dall’anestesista per terapia antalgica, compreso l’orario previsto per la prima somministrazione di analgesia postoperatoria e l’eventuale rescue dose se VAS >3 2. Il personale infermieristico del reparto di degenza monitorizza l’andamento e l’intensità del dolore nelle prime 84 ore secondo lo schema di rilevazione della cartella postoperatoria. 3. Il personale infermieristico del reparto di degenza monitorizza i parametri emodinamici (FC, PA), respiratori (Sat O2), della coscienza (Sedation 86 score), PONV secondo lo schema di rilevazione della cartella postoperatoria. 4. I protocolli farmacologici aziendali per la gestione del dolore grave vengono utilizzati per tutti i pazienti nelle prime 72 ore del postoperatorio. 5. Nel postoperatorio la VAS si mantiene <4 per tutti i pazienti. In caso di superamento l’infermiere somministra rescue dose e rivaluta VAS dopo 30’. 6. Il paziente afferma di aver ricevuto le informazioni prima dell’intervento rispetto al trattamento del dolore, all’uso della scala VAS, all’importanza di segnalare il dolore 7. Il paziente è soddisfatto della gestione del dolore postoperatorio, anche se prova occasionalmente dolore durante il ricovero 87 4.2 Analisi e Discussione dei Risultati Lo studio, condotto per tre mesi tra il 15 aprile e il 15 luglio 2007 ha coinvolto complessivamente 89 pazienti: due di questi casi sono stati esclusi dallo studio per raccolta dati incompleta a causa del trasferimento presso altra sede in seconda giornata postoperatoria. Il campione di 87 pazienti distribuito tra 29,9 % di maschi e 70,1 % di femmine, è caratterizzato da un’età media di 67,8 anni. Il 79,3% dei pazienti è pensionato; il 54% dichiara come titolo di studio la licenza elementare, il 27,6% la licenza media. Il 59,8% dei casi è coniugato, il 26,4% è vedovo/a. Il 27,6% dei pazienti è stato sottoposto ad intervento di protesi di ginocchio, il restante 72,4 % a intervento di protesi totale d’anca. Ipotesi di lavoro n. 1a Il corso di formazione ha inciso sulla presenza di comportamenti professionali orientati alla sistematica informazione preoperatoria dei pazienti rispetto: al trattamento del dolore previsto; allo strumento utilizzato per il monitoraggio del dolore nelle prime 84 ore (VAS/NRS); all’mportanza di segnalare tempestivamente il dolore al personale Risultato atteso: Il paziente afferma di aver ricevuto le informazioni prima dell’intervento rispetto al trattamento del dolore, all’uso della scala VAS, all’importanza di segnalare il dolore Analisi dei dati Durante il Corso di formazione la responsabilità principale di questo comportamento professionale era stata attribuita all’anestesista che, durante la visita anestesiolgica pre-intervento, doveva garantire un’adeguata informazione del paziente. Il personale sanitario di reparto, che avrebbe accolto il paziente il giorno prima dell’intervento, era coinvolto nella verifica dell’avvenuta informazione, del livello di ricordo “a distanza” e dell’eventuale integrazione di informazioni necessarie. 88 Dal punto di vista organizzativo non era stato previsto uno strumento per la sistematizzazione delle informazioni base da garantire, come ad es. un opuscolo informativo sul dolore postoperatorio da consegnare all’atto della visita anestesiologica e da richiamare al momento del ricovero. I dati raccolti riguardano esclusivamente il percepito del paziente, cioè quanto il paziente ritiene o ricorda di essere stato informato nella fase pre-intervento rispetto alle tre variabili identificate: informazioni sul trattamento del dolore, spiegazione delle modalità d’uso della scala VAS per misurare il dolore, informazioni sull'importanza di segnalare il dolore Il 72,4% dei pazienti dichiara di aver ricevuto informazioni sul trattamento, soprattutto rispetto all’importanza di segnalare tempestivamente il dolore (87,5%); solo il 9,2% ha ricevuto spiegazioni sullo strumento utilizzato nel postoperatorio per la rilevazione del dolore (Grafico 1) Informazioni sul dolore ricevute prima dell'intervento (secondo il paziente) 100 Informazioni sul trattamento del dolore 75 72,4 50 25 Informazioni sull'uso della scala VAS per misurare il dolore 0 9,2 88,5 Informazioni sull'importanza di segnalare il dolore valori percentuali Grafico 1 Viene quindi garantita prevalentemente l’informazione sulla segnalazione del dolore, quasi totalmente assente la spiegazione sullo strumento di rilevazione. Aggregazione dei dati sull’informazione preoperatoria 89 Per recuperare un indice sintetico del livello di informazione preoperatoria percepita dai pazienti, i dati raccolti relativamente alla tre variabili considerate sono stati aggregati in un’unica variabile denominata “Indicatore di sintesi dell’informazione preoperatoria” in cui sono stati distinti 4 livelli (Grafico 2): informazione completa: nei casi di risposta affermativa rispetto alle tre variabili informazione parziale: se le risposte affermative riguardavano solo 2 variabili su 3; informazione minima: se le risposte affermative riguardavano solo 1 variabile su 3; informazione assente: nei casi di risposta negativa rispetto alle tre variabili Indicatore di sintesi dell'informazione preoperatoria (secondo il paziente) valori percentuali su 87 casi Completa 9,20 Parziale 58,62 Minima 25,29 Assente 6,90 0 10 20 30 40 50 60 Assente Minima Parziale Completa 6,90 25,29 58,62 9,20 70 Grafico 2 Solo il 9,2% dei pazienti riferisce di aver ricevuto informazioni relativamente alle tre variabili identificate come standard informativo pre-operatorio previsto dallo studio. Il 58,62% dei pazienti ha ricevuto un’informazione parziale (due variabili su tre). Preoccupante la quota di casi di casi che riferisce di aver ricevuto un’informazione minima (25,29%) o addirittura nessuna informazione preoperatoria (6,90%). 90 Discussione Poiché avevamo definito che l’informazione dovesse essere sistematicamente garantita rispetto ai tre ambiti informativi, l’ipotesi di ricerca non è confermata. Occorre agire parallelamente a livello di motivazione e di strumenti, in specifico: sensibilizzare gli operatori sanitari, specie gli anestesisti affinché mettano in atto il comportamento previsto da tutte le recenti linee guida internazionali. elaborare un opuscolo informativo da consegnare al paziente durante il colloquio con l’anestesista in occasione del Day Hospital pre-operatorio al fine di favorire sia il consolidamento di questo “comportamento informativo” nel gruppo di anestesisti sia una maggiore omogeneità delle informazioni di base fornite a tutti i pazienti prevedere nella cartella di Day Hospital e, in specifico, nella modulistica compilata dall’anestesista, un campo in cui registrare l’avvenuto colloquio informativo con spazio per le note (eventuali problemi cognitivi, dubbi sull’effettiva comprensione o possibilità di ritenzione a distanza, ecc..). standardizzare la verifica da parte del personale infermieristico dell’avvenuta informazione, della comprensione e del ricordo a distanza all’atto del ricovero per l’intervento. Ipotesi di lavoro n. 1b Il corso di formazione ha inciso sulla presenza sistematica di comportamenti professionali finalizzati al monitoraggio sistematico dell’andamento e dell’intensità del dolore postoperatorio (VAS/NRS <4) Risultati attesi a. Rispetto all’accuratezza del monitoraggio standard: il personale infermieristico del reparto di degenza monitorizza l’andamento e l’intensità del dolore nelle prime 84 ore secondo lo schema di rilevazione della cartella postoperatoria. b. Rispetto all’utilizzo dei dati emersi dal monitoraggio Nel postoperatorio la VAS si mantiene <4. In caso di superamento l’infermiere somministra la rescue dose prescritta dall’anestesista nella cartella postoperatoria e rivaluta VAS dopo 30’ 91 Analisi dei dati rispetto all’Accuratezza del monitoraggio standard La prima verifica riguarda la sistematicità della rilevazione VAS/NRS nelle prime 84 ore del postoperatorio, indipendentemente dal livello di dolore riferito dal paziente. Su 870 rilevazioni previste per 87 pazienti, ne sono state effettuate 807, con uno scarto di 63 rilevazioni, pari al 7,24%. La rappresentazione radiale dei dati percentuali delle rilevazioni nelle diverse frazioni di tempo programmate, mostra una tendenza alla riduzione della sistematicità nelle ultime rilevazioni, in particolare alla 72esima e 84esima ora. Mediamente viene garantito il 92,76% delle rilevazioni previste fra Tzero e T84 (Grafico 3). Rilevazioni NRS nelle frazioni orarie da Tzero a T84 (valori percentuali su 807 rilevazioni) Tzero-NRS 100 97,70 T84-NRS T2-NRS 75 94,25 83,91 50 T72-NRS T4-NRS 83,91 25 97,70 0 T60-NRS 97,70 93,10 90,80 94,25 T48-NRS T8-NRS 94,25 T24-NRS T36-NRS Grafico 3 In particolare nell’immediato postoperatorio, compreso nelle prime 8 ore dal rientro in reparto (da Tzero a T8), si concentra la percentuale più elevata di rilevazioni e quindi il maggior livello di sistematicità nel monitoraggio del dolore, mediamente pari al 96,84% 92 Analisi delle rilevazioni mancanti Ci siamo soffermati ad analizzare in particolare le rilevazioni mancanti, cercando di capire se l’assenza di rilevazione rivestisse sempre lo stesso livello di problematicità, se fosse riconducibile a motivazioni specifiche, se fosse occasionale o costante. Abbiamo così analizzato il valore NRS registrato nella frazione di tempo precedente la rilevazione mancante. Siamo partiti dall’ipotesi che si potesse attribuire un peso diverso alla “gravità” della non registrazione in relazione al fatto che l’NRS precedente fosse: inferiore a 3: assenza di dolore o dolore lieve pari a 3 e pertanto, in qualità di valore soglia per rescue dose, poteva fungere da “campanello di allarme”; superiore a 3 e pertanto connesso ad un intervento terapeutico previsto da protocollo. La rilevazione mancante, in tal caso, assume un peso maggiore poiché essendo stato superato lo standard di dolore accettabile al precedente controllo, si considera necessario garantire il monitoraggio successivo, anche in relazione all’eventuale rescue dose somministrata. Sono stati escluse da questa analisi le rilevazioni mancanti per “giustificati motivi” (es. assenza del paziente per consulenza specialistica, esame diagnostico, ecc..) Il valore NRS precedente la rilevazione mancante in 42 casi è compreso fra zero e 3, in tre casi è pari a 3, in sei casi è superiore a 3. Quindi il 9,52% delle rilevazioni mancanti si verifica dopo un valore NRS al precedente controllo >3 e il 4,76% dopo un valore NRS soglia (uguale a 3). Rispetto al totale di rilevazioni mancanti, 17 erano previste in orario notturno: quindi quando il paziente, presumibilmente, dormiva. Abbiamo infine verificato se la non sistematicità della rilevazione del valore NRS tendesse a manifestarsi sullo stesso caso, oppure fosse del tutto occasionale (non più di una mancata rilevazione per lo stesso caso). Sul totale delle rilevazioni mancanti, 22 sono occasionali e le restanti si distribuiscono su 18 casi con una media di rilevazioni mancanti per caso pari a 2,5. 93 Discussione Il giudizio complessivo sull’accuratezza del monitoraggio è positivo, tenendo presente che prima del Corso di formazione la rilevazione del dolore non seguiva uno schema di rilevazioni secondo frazioni orarie standard da T zero, ora del rientro dalla Sala Operatoria, aT84. La garanzia di una media del 92,76% delle rilevazioni previste fra Tzero e T84 ci fa propendere verso una conferma dell’ipotesi relativa all’accuratezza del monitoraggio, pur identificando alcune aree di miglioramento per giungere al gold standard rappresentato dal 100% delle rilevazioni possibili. A tal fine, oltre a rafforzare la sensibilizzazione del personale infermieristico sulla necessità di tale monitoraggio, si suggerisce di revisionare lo schema standard prevedendo una modalità per registrare la motivazione della non rilevazione di uno o più parametri (es. perché il paziente è assente, perché dorme, ecc) Analisi dei dati rispetto all’utilizzo dei dati emersi dal monitoraggio Su 807 rilevazioni VAS/NRS, 705 (pari all’87,36%) hanno valori NRS compresi tra zero (assenza di dolore) e 3 (dolore modesto), indicativi di un contenimento del dolore entro i livelli standard (NRS<4) Il valore medio NRS fra Tzero e T84 è pari a 1, 52, comprendendo tutti i valori rilevati da 0 a 10. Analizzando i valori medi delle singole frazioni orarie, solo in T4 si supera minimamente il valore soglia con un valore medi di 3,06 NRS (Grafico 4). Concentrando l’analisi esclusivamente sulle rilevazioni NRS, indicative di una condizione soggettiva di dolore modesto, forte, grave (NRS da 1 a 10), il valore medio fra Tzero e T84 è 2,54 NRS. In Tzero, T2 e T4 il valore medio del dolore percepito supera, comunque entro limiti contenuti, il valore soglia (Grafico 5). 94 Valori medi NRS da Tzero a T84 (NRS≥0) (valori medi sulle osservazioni in ogni frazione oraria) Tzero 5 T84 0,60 0,39 T2 1,94 4 3 2 T72 0,89 T4 3,06 1 0 T60 T8 1,10 2,27 T48 T24 1,29 1,86 T36 1,55 Grafico 4 Valori medi NRS da Tzero a T84 (NRS≥1) (valori medi sulle osservazioni in ogni frazione oraria) Tzero 5 T84 4 3,06 3 1,47 T72 T2 3,67 2 T4 1 1,67 3,66 0 2,02 2,80 T60 T8 1,96 2,31 T48 2,49 T24 T36 Grafico 5 Nell’immediato postoperatorio (da Tzero a T8) Tzero è la frazione oraria con la percentuale più elevata di rilevazioni NRS <4 (96,5%). Progressivamente l’intensità del dolore aumenta soprattutto fra T2, in cui la percentuale di rilevazioni < 4 decresce al 75,6%, e T8 con l’82,4% . 95 Il picco di intensità del dolore si colloca in T4 che, infatti, ha solo il 63,5% di rilevazioni NRS <4 e, per differenza, un corrispettivo di 36,5 % di rilevazioni >4. Da T24 l’intensità del dolore decresce progressivamente fino a raggiungere in T84 il 100% delle rilevazioni con NRS <4. (Grafico 6) Rilevazioni NRS <4 da Tzero a T84 (valori percentuali su 807 rilevazioni) Tzero 100 96,5 T84 100,0 75,6 50 T72 98,6 T2 75 T4 25 63,5 0 T60 82,4 93,8 T8 81,0 96,3 T48 89,0 T24 T36 Grafico 6 A fronte di questo dato confortante rispetto al raggiungimento dell’obiettivo generale di contenimento del dolore (NRS<4), occorre però concentrasi sullo studio delle 102 rilevazioni in cui si riscontra un NRS >3. La prima verifica riguarda l’intensità del dolore da Tzero a T84, per quantificare la percentuale di casi che superano il valore soglia (NRS >3) nelle diverse frazioni orarie. Come si può facilmente osservare T4 è la frazione oraria più critica con il 36,5% di rilevazioni >3 (Grafico 7). 96 Dolore forte-grave da Tzero a T84 (NRS >3) (valori percentuali su 807 osservazioni) T84 0,0 T72 1,4 T60 6,2 T48 3,7 T36 11,0 T24 19,0 T8 17,6 T4 36,5 T2 24,4 Tzero 3,5 0 5 10 15 20 25 30 35 40 Tzero T2 T4 T8 T24 T36 T48 T60 T72 T84 3,5 24,4 36,5 17,6 19,0 11,0 3,7 6,2 1,4 0,0 Grafico 7 Aggregazione dei valori NRS in classi Per facilitare la lettura e l’interpretazione dei dati abbiamo aggregato i valori NRS di ogni frazione oraria (da Tzero a T84) in quattro classi di intensità del dolore, coerenti con le classi identificate dai protocolli aziendali: assente: NRS = 0 modesto: NRS compreso tra 1 e 3 forte: NRS compreso tra 4 e 6 grave: NRS superiore a 6 E’ possibile quindi analizzare in specifico l’andamento dell’intensità del dolore da Tzero a T84 nelle diverse classi di intensità. Tzero si caratterizza per un’altissima percentuale di assenza di dolore (il paziente è appena rientrato dalla S.O.); percentuale che, dopo una fase di notevole decremento, da T24 recupera sensibilmente (Grafico 8). Per ciò che concerne il dolore modesto e forte, le percentuali di rilevazione già elevate in T2, (39% dolore modesto e 20,7% dolore forte), hanno il loro picco in T4 caratterizzato anche dal picco di dolore grave (11,8%). Da T8 la situazione inizia a “normalizzarsi”, con un progressivo rientro del dolore verso un’intensità modesta. In T36 e T72 è assente il dolore grave, e in T84 è assente il dolore forte e dolore grave.(Grafici 9,10,11) 97 Assenza di dolore da Tzero a T84 (NRS = 0) (valori percentuali su 807 rilevazioni) T84 58,9 46,6 T72 T60 45,7 T48 34,1 T36 32,9 T24 25,3 18,8 T8 T4 16,5 T2 36,6 Tzero 89,4 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 Tzero T2 T4 T8 T24 T36 T48 T60 T72 T84 89,4 36,6 16,5 18,8 25,3 32,9 34,1 45,7 46,6 58,9 Grafico 8 Dolore modesto da Tzero a T84 (NRS tra 1 e 3) (valori percentuali su 807 osservazioni) T84 41,1 52,1 T72 T60 48,1 T48 62,2 T36 56,1 T24 55,7 63,5 T8 T4 47,1 T2 39,0 Tzero 7,1 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 Tzero T2 T4 T8 T24 T36 T48 T60 T72 T84 7,1 39,0 47,1 63,5 55,7 56,1 62,2 48,1 52,1 41,1 Grafico 9 98 Dolore forte da Tzero a T84 (NRS tra 4 e 6) (valori percentuali su 807 rilevazioni) 0,0 T84 T72 1,4 4,9 T60 T48 2,4 11,0 T36 17,7 T24 T8 14,1 T4 24,7 T2 20,7 Tzero 1,2 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 Tzero T2 T4 T8 T24 T36 T48 T60 T72 T84 1,2 20,7 24,7 14,1 17,7 11,0 2,4 4,9 1,4 0,0 Serie1 Grafico 10 Dolore grave da Tzero a T84 (NRS superiore a 6) (valori percentuali su 807 osservazioni) T84 0,0 T72 0,0 T60 1,2 T48 1,2 0,0 T36 1,3 T24 3,5 T8 11,8 T4 3,7 T2 2,4 Tzero 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 Tzero T2 T4 T8 T24 T36 T48 T60 T72 T84 2,4 3,7 11,8 3,5 1,3 0,0 1,2 1,2 0,0 0,0 Grafico 11 Analisi delle somministrazioni di Rescue dose Successivamente abbiamo verificato il rapporto tra rilevazioni NRS >3 emerse dallo schema postoperatorio standard e somministrazione della rescue dose prescritta. Su 102 rilevazioni NRS >3, solo 24 hanno avuto come esito la somministrazione di rescue dose. 99 In relazione alla frazione oraria postoperatoria, emerge che in Tzero il 66,7% dei pazienti con NRS > 3 sono stati trattati, ma a partire da T2 solo il 15%, fino al 100% di non trattati in T48 e T72, mentre nelle altre frazioni orarie la percentuale di pazienti trattati continua ad oscillare tra il 29 % e il 20%, esclusa T84 che non rileva casi da trattare (Grafico 12). Somministrazione di Rescue dose se NRS >3 - da Tzero a T72 (valori percentuali relativa a ciascuna rilevazione oraria) T72 0,0 T60 20,0 T48 0,0 T36 22,2 T24 20,0 T8 26,7 T4 29,0 T2 15,0 Tzero 66,7 0 10 20 30 40 50 60 70 Tzero T2 T4 T8 T24 T36 T48 T60 T72 66,7 15,0 29,0 26,7 20,0 22,2 0,0 20,0 0,0 Grafico 12 I valori NRS rilevati “al bisogno”, cioè in orari non previsti dallo schema di rilevazioni standard, sono stati aggregati nelle stesse quattro classi di dolore assente, modesto, forte, grave. Le 30 rilevazioni NRS al bisogno sono tutte >3 con un valore medio di NRS rilevato pari a 6. Il 100% delle rilevazioni NRS è stato seguito dalla somministrazione di rescue dose. Analisi complessiva delle rilevazioni NRS >3 Infine, per avere un dato di sintesi, abbiamo analizzato l’intero set di rilevazioni di NRS >3 sia da schema sia al bisogno. Su 837 rilevazioni NRS (di cui 807 da schema e 30 al bisogno), 132 hanno evidenziato valori >3. 100 Di queste, solo 57 sono state trattate con rescue dose, di cui 24 (il 23,5% del totale delle rilevazioni da schema) e 30 (il 100% del totale delle rilevazioni al bisogno) sono state trattate secondo prescrizione farmacologia prevista nella cartella anestesiologica postoperatoria. Le 57 rescue dose sono distribuite su 42 pazienti, 10 dei quali hanno avuto bisogno, nell’arco delle 84 ore del postoperatorio, anche di una seconda rescue dose e 5 di una terza. Analisi del controllo NRS dopo somministrazione di Rescue dose I dati relativi al controllo NRS entro 30’ dalla somministrazione della rescue dose non sono stati raccolti durante il periodo di osservazione. La cartella postoperatoria utilizzata non prevede un campo ad hoc in cui registrare tale controllo sull’efficacia del trattamento terapeutico. A fronte di una carenza/assenza di dati recuperabili dalla documentazione clinica del paziente, possiamo analizzare il dato soggettivo emerso dal questionario somministrato ai soggetti dello studio, che testimonia il ricordo dell’effettuazione di questa verifica da parte del personale infermieristico per il 95,8% dei pazienti: i valori sono calcolati sulle 72 osservazioni dei pazienti che hanno dichiarato di aver provato dolore dopo l’intervento. (Grafico 13) Verifica dell'efficacia del trattamento del dolore (secondo il paziente) (valori percentuali su 72 osservazioni) 95,8 Si 4,2 No 0 10 20 30 40 50 60 70 80 No Si 4,2 95,8 90 100 Grafico 13 101 Analisi della tempestività della somministrazione di Rescue dose Rispetto all’utilizzo dei dati emersi dal monitoraggio del dolore secondo schema di rilevazione standard e al bisogno, un altro indicatore importante è la tempestività della somministrazione della rescue dose. E’ stato quindi calcolato lo scarto tra ora di registrazione NRS >3 e ora di somministrazione della rescue dose. Il tempo di attesa medio è di 7 minuti e 46 secondi, considerando comunque un caso “limite” di tempo di attesa della rescue dose pari a 75 minuti (Tabella 1). Tabella 1 Minimum Maximum Mean Std. Deviation Totale casi Statistiche intervallo tra rilevazione e 1a Rescue dose 0 75 7,38 11,855 42 Statistiche intervallo tra rilevazione e 2a Rescue dose 0 20 8,00 6,749 10 0 15 7,00 5,701 5 Statistiche intervallo tra rilevazione e 3a Rescue dose Media delle medie 7,46 A fronte di questi dati, il 77,8% dei pazienti intervistati sul tempo di attesa prima del trattamento del dolore (72 osservazioni di chi ha dichiarato di aver provato dolore dopo l’intervento) afferma di non aver aspettato e, complessivamente, la quasi totalità del campione afferma di non aver aspettato nulla o poco. (Grafico 14) 102 Tempo di attesa prima del trattamento del dolore (secondo il paziente) (valori percentuali su 72 osservazioni) 2,8 Abbastanza Poco 19,4 77,8 Per nulla 0 10 20 30 40 50 60 70 80 Per nulla Poco Abbastanza 77,8 19,4 2,8 Grafico 14 Discussione Il primo dato complessivamente positivo che vogliamo sottolineare è il valore medio VAS/NRS del dolore nelle prime 84 ore postoperatorie al di sotto del valori soglia: sia comprendendo le rilevazioni di dolore assente (VAS/NRS pari a 1, 52), sia escludendole (VAS/NRS pari a 2,54) In caso di superamento del valore soglia emerge però uno scarso orientamento a utilizzare i valori NRS rilevati secondo lo schema orario della cartella postoperatoria per attivare i comportamenti professionali previsti. Ricordiamo infatti che su 102 valori NRS >3 rilevati nelle frazioni orarie previste da schema, solo 24 hanno avuto come esito la somministrazione di rescue dose, mentre ben 78 rilevazioni sono state solo registrate sullo schema e non trattate. Peraltro i 30 valori NRS tutti >3 raccolti in seguito a chiamata del paziente (NRS “al bisogno”) hanno attivato nel 100% dei casi la procedura definita dal protocollo e quindi la somministrazione di rescue dose. E’ necessario prevedere nella cartella postoperatoria un campo specifico per la registrazione del valore NRS post-rescue dose e sensibilizzare gli infermieri sul 103 90 significato di tale registrazione sia rispetto al singolo caso sia rispetto alle analisi di efficacia sulle rescue dose previste dai protocolli del dolore postoperatorio attualmente in uso. I dati che emergono dal percepito dei pazienti non suggeriscono la necessità immediata di un’azione di sensibilizzazione degli infermieri sull’utilità di tale rilevazione, considerata la percentuale molto elevata di verifiche di efficacia post rescue dose ricordate dai pazienti stessi. Rispetto al tempo di attesa prima del trattamento del dolore si può identificare una concordanza fra dati desunti dalle cartelle postoperatorie e dati riferiti dai pazienti. Un tempo di attesa medio di 7 minuti e 46 secondi (compreso il “caso limite” di 751) può sicuramente essere ulteriormente contenuto al di sotto di 5 minuti, ma segnala un consolidato orientamento a mettere in atto tempestivamente un comportamento professionale di “presa in carico” del dolore dopo la decisione di somministrare rescue dose. Ci pare opportuno segnalare che in 18 casi (42,9%) le registrazioni relative all’ora del NRS pre-rescue dose e all’ora della somministrazione sono coincidenti; ciò può farci presupporre un tempo di attesa esclusivamente “tecnico”, di pochissimi minuti, necessari per la preparazione del farmaco da somministrare. Ipotesi di lavoro n. 1c Il corso di formazione ha inciso sulla presenza sistematica di comportamenti professionali orientati al monitoraggio sistematico di parametri emodinamici, respiratori, della coscienza, PONV per la rilevazione precoce di effetti collaterali connessi alla terapia antalgica Risultato atteso: Il personale infermieristico del reparto di degenza monitorizza i parametri emodinamici (FC, PA), respiratori (Sat O2), della coscienza (Sedation score), PONV secondo lo schema della cartella postoperatoria 104 Analisi dei dati Il monitoraggio dei parametri nel corso delle 84 ore viene garantito con una percentuale media di rilevazioni pari a 86,80% . Nel prime 8 ore del postoperatorio si concentra la percentuale media di rilevazioni più elevata, relativamente a tutti i parametri (94,88%), con valori più elevati per PA (96,55), FC e Sedation Score (entrambi 95,69%). Un leggero decremento nelle ore successive fa scendere la percentuale media al 91,54% nelle prime 48 ore dopo l’intervento chirurgico, con minime oscillazioni fra le rilevazioni di FC, PA, Sat O2, Sedation score (tra 93,99% e 95,07%); mentre per la diuresi (82,10%) e la nausea e vomito postoperatorio – PONV (89,66%) si osserva un decremento più importante della sistematicità delle rilevazioni. Da T60 si conferma una graduale tendenza al decremento delle rilevazioni di FC, PA, Sat O2, Sedation score, particolarmente evidente per PONV e, decisamente marcata per la diuresi che da 40,23% di rilevazioni in T60, scende drasticamente a 10,34% in T72 e T84 (Grafici 15-20). 105 Rilevazioni Frequenza cardiaca da Tzero a T84 (valori percentuali su 802 rilevazioni) Tzero-FC 100 96,55 T84-FC T2-FC 75 93,10 83,91 50 T72-FC 97,70 25 82,76 T4-FC 0 93,10 T60-FC 95,40 T8-FC 88,51 95,40 95,40 T48-FC T24-FC T36-FC Grafico 15 Rilevazioni Saturazione O2 da Tzero a T84 (valori percentuali su 799 osservazioni) Tzero-O2Sat 100 95,40 T84-O2Sat T2-O2Sat 75 93,10 83,91 50 T72-O2Sat 96,55 25 83,91 T4-O2Sat 0 93,10 T60-O2Sat 95,40 87,36 94,25 95,40 T48-O2Sat T8-O2Sat T24-O2Sat T36-O2Sat Grafico 16 Rilevazioni Pressione arteriosa da Tzero a T84 (valori percentuali su 806 osservazioni) Tzero-PAmax 100 98,85 T84-PAmax T2-PAmax 75 93,10 83,91 50 T72-PAmax 97,70 25 83,91 T4-PAmax 0 T60-PAmax 93,10 96,55 88,51 95,40 T48-PAmax T8-PAmax 95,40 T24-PAmax T36-PAmax Grafico 17 106 Rilevazioni Sedation Score da Tzero a T84 (valori percentuali su 796 osservazioni) Tzero-SS 100 97,70 T84-SS T2-SS 75 94,25 82,76 50 T72-SS 25 81,61 96,55 T4-SS 0 T60-SS 94,25 93,10 T8-SS 86,21 94,25 94,25 T48-SS T24-SS T36-SS Grafico 18 Rilevazioni Diuresi da Tzero a T84 (valori percentuali su 553 osservazioni) Tzero-Diuresi 100 98,85 T84-Diuresi T2-Diuresi 75 89,66 50 T72-Diuresi 96,55 25 40,23 T4-Diuresi 0 10,34 10,34 89,66 T60-Diuresi T8-Diuresi 54,02 68,97 77,01 T48-Diuresi T24-Diuresi T36-Diuresi Grafico 49 Rilevazioni Nausea e Vomito postoperatorio (PONV) da Tzero a T84 (valori percentuali su 724 osservazioni) Tzero-PONV 100 98,85 T84-PONV T2-PONV 75 90,80 50 62,07 T72-PONV T4-PONV 25 91,95 64,37 0 78,16 88,51 T60-PONV T8-PONV 85,06 83,91 88,51 T48-PONV T24-PONV T36-PONV Grafico 20 107 Discussione Il personale infermieristico anche prima dell’introduzione della cartella anestesiologica postoperatoria e del relativo schema di monitoraggio del dolore, effettuava periodicamente le rilevazioni dei parametri emodinamici, respiratori e della diuresi soprattutto nelle prime 24 ore del postoperatorio, trascrivendo le osservazioni sulla cartella infermieristica. L’estensione del periodo di osservazione sistematica fino all’84esima ora dall’intervento ha sicuramente richiesto una revisione del modello organizzativo e intensificato il carico di lavoro infermieristico relativamente a questa attività. Ciononostante è stata garantito un monitoraggio sistematico nelle prime 8 ore (94,88% di rilevazioni), con una buona percentuale di rilevazioni fino alla 48esima ora (91,54%). Il decremento di sistematicità, evidente nelle frazioni orarie successive, può essere valutato anche in termini di “utilità” reale dei dati raccolti, visto che, ad esempio, ai pazienti sottoposti a intervento di chirurgia protesica, viene rimosso il catetere vescicale in seconda giornata postoperatoria; pertanto, verificata la ripresa della minzione spontanea, e salvo diverse indicazioni, la rilevazione della diuresi perde parte del suo significato. Lo stesso per la nausea e il vomito postoperatorio che, se presenti, si concentrano in particolare nelle prime 24-36 ore dopo l’intervento; e quindi la rilevazione di questo dato può forse essere lasciata “al bisogno” o comunque valutata in base al tipo di analgesia postoperatoria prescritta (es. oppiacei). Oltre a questo, occorre segnalare che una discreta percentuale di rilevazioni orarie “cadeva” in orario notturno e, salvo diverse indicazioni o necessità, soprattutto dopo le prime 36 ore, il paziente presumibilmente non veniva svegliato. Tali considerazioni ci fanno quindi orientare verso un’affermazione di conferma dell’ipotesi di lavoro, considerando che il risultato atteso, pur essendo stato percentualmente raggiunto nelle prime 48 ore, richiede una revisione delle frazioni orarie (le 16 ore che intercorrono fra T8 a T24 sono forse eccessive) e una probabile soppressione del monitoraggio di alcuni parametri, se non al bisogno o su indicazione specifica, da T60 in poi. 108 Ipotesi di lavoro 1d Il corso di formazione ha inciso sulla presenza sistematica di comportamenti professionali finalizzati all’utilizzazione costante dei protocolli aziendali per il controllo del dolore Risultati attesi I risultati sono identificabili a due livelli: a. Rispetto alla compilazione della cartella anestesiologica postoperatoria: impostazione della terapia Il paziente rientra dalla Sala Operatoria con la cartella impostata dall’anestesista per terapia analgesica, compreso l’orario previsto per la prima somministrazione di analgesia postoperatoria e l’eventuale rescue dose se VAS >3 b. Rispetto all’utilizzazione dei protocolli: prescrizione delle terapie previste I protocolli farmacologici aziendali per la gestione del dolore grave vengono applicati a tutti i pazienti nelle prime 72 ore del postoperatorio Analisi dei dati relativi alla compilazione della cartella postoperatoria: impostazione della terapia Le sezioni della cartella anestesiologica postoperatoria di cui abbiamo verificato la compilazione, sono: Impostazione dell’analgesia postoperatoria per le prime 72 ore Per i pazienti sottoposti a interventi di chirurgia ortopedica maggiore a livello del ginocchio e dell’anca i protocolli analgesici postoperatori aziendali prevedono un dolore grave (VAS o NRS ≥ 7) trattabile con somministrazioni di farmaci per OS, per EV, attraverso catetere peridurale o perineurale, con dispositivi elettronici/elastomerici. Ora prevista per la prima somministrazione della analgesia postoperatoria Fondamentale per iniziare il trattamento e calcolare gli orari delle successive somministrazioni Rescue dose (se VAS/NRS >3). Nel trattamento del dolore postoperatorio questa sezione è dedicata alle integrazioni analgesiche da garantire se NRS >3, nonostante la terapia da 109 protocollo. La somministrazione è prevista per via sistemica, peridurale, perineurale. Il 100% delle cartelle postoperatorie è stato compilato dall’anestesista rispetto all’analgesia delle prime 72 ore per dolore grave. Nell’87,4% dei casi l’analgesia è stata prescritta per via endovenosa. Tutte le prescrizioni hanno dettagliato posologie e dosaggi dei principi attivi scelti. Per la Patient Controlled Regional Analgesia (PCRA) è sempre stata prescritta la quantità di bolo, il lock out, ma non è mai stata inserita la dose limite. Per la Levobupivacaina e Ropivacaina l’anestesista ha sempre scritto, a mano, la concentrazione di principio attivo e i ml/h da somministrare. Le varianti sono state scritte in dettaglio, a mano, con grafia comprensibile. L’anestesista ha prescritto l’ora della prima somministrazione sul 92% delle cartelle postoperatorie (80 cartelle su 87). Occorre però considerare che solo in uno dei sette casi di mancata era stata prescritta una terapia EV che prevede, di norma, un’ora specifica di inizio; negli altri 6 casi era stata prescritta un’infusione continua di soluzione fisiologica con Buprenofrina, pertanto già in corso al rientro del paziente in reparto. Possiamo quindi considerare correttamente compilate per questo campo 86 cartelle su 87. Il 100% delle cartelle postoperatorie aveva la prescrizione della rescue dose con specificazione, a mano e con grafia comprensibile, delle eventuali varianti. Discussione La prima parte dell’ipotesi relativa alla sistematica impostazione della terapia analgesica nelle prime 72 ore, compreso l’orario previsto per la prima somministrazione di analgesia e l’eventuale rescue dose se VAS >3, è confermata. Tutto il gruppo di anestesisti che assiste i pazienti di Chirurgia protesica dell’Ospedale Maria Adelaide ha dimostrato, nei fatti, il rispetto delle scelte condivise già durante il Corso di formazione e rinforzate in alcune riunioni precedenti la fase di inserimento della cartella per l’analgesia postoperatoria. Ci sembra opportuno segnalare che prima di questo Corso di formazione l’anestesista non utilizzava una cartella per l’analgesia postoperatoria con 110 protocolli aziendali standard e quindi gestiva in modo soggettivo questo aspetto della cura del paziente chirurgico. Analisi dei dati relativi all’utilizzazione dei protocolli: prescrizione delle terapie previste Nell’96,6% dei casi (84 cartelle) è stata prescritta un’analgesia postoperatoria delle prime 72 ore per via endovenosa. Tra le opzioni di questa via di somministrazione per 58 casi (66,75%) l’anestesista ha selezionato il Paracetamolo, nella dose da protocollo di 1g in 15 minuti ogni 6 ore. Nel 31% di questi casi l’anestesista ha variato questa posologia portandola a 8 ore. Per 13 casi (14,95%) l’anestesista ha selezionato il Ketorolac; stessi valori rispetto alla selezione di Infusione continua con 250 ml di soluzione Fisiologica + Buprenofrina 0,3 mg, rispetto alla quale l’anestesista ha sempre specificato la quantità di ml/h (in 8 casi 30 ml/h, in 3 casi 20 ml/h). Tale prescrizione è stata infine integrata con la prescrizione di Plasil® 1f (per 5 pazienti) e Zofran® 1f (per 1 paziente). Complessivamente quindi nel 37,8% delle analgesie endovenose per dolore grave l’anestesista ha introdotto una variante (33 cartelle postoperatorie su 84 con analgesia EV). In 47 casi c’è stata un’associazione di analgesia postoperatoria per via EV e attraverso catetere perineurale, in particolare l’associazione fra somministrazione EV di Paracetamolo (1g in 15 minuti ogni 6 ore, spesso variate a 8 ore) e di Ropivacaina 0,2% per via perineurale a 5 ml/h. Tra i principi attivi della terapia analgesica attraverso catetere perineurale l’anestesista ha privilegiato la Ropivacaina (75,5%) seguita da Levobupivacaina e PCRA (entrambe 12,2%). La concentrazione della Ropivacaina varia da 2% (in 24 casi) a 3,7% (in 14 casi) con due casi a 7,5%. La velocità di infusione prescritta nel 95,5% dei casi e di 5 ml/h. Non è mai stata prescritta la via di somministrazione per OS o attraverso catetere peridurale. 111 Analisi dei dati relativi alle Rescue dose Nel 95,4% dei casi è stata prescritta una rescue dose sistemica, negli altri casi per via perineurale. Il Tramadolo 100 mg in 250 ml di soluzione fisiologica in 90 minuti è stato prescritto nel 56,6% delle somministrazioni sistemiche; segue il Paracetamolo 1 flac in 15 minuti (14,5%), Morfina EV/SC in bolo 0,1 mg/kg (13,3%) e la prescrizione di un aumento dell’infusione di Buprenorfina, prevalentemente a 40 ml/h, se già prescritta come terapia analgesica delle prime 72 ore (14,5%). Le 47 prescrizioni di Tramadolo sono state sempre integrate o con Palasil® 1 f (31 casi) o con Zofran® 1 f (16 casi). I 4 casi di rescue dose per via perineurale hanno previsto in 2 casi il bolo (da 5 o da 8 ml); nei restanti Levobupivacaina (7 ml/h) o Ropivacaina (8 ml/h), con dosaggi scritti a mano sulla cartella dall’anestesista. Discussione Rispetto all’utilizzazione dei protocolli intesa come prescrizione delle terapie previste, possiamo affermare che il Corso di formazione ha sicuramente consentito la condivisione delle scelte terapeutiche introdotte nei protocolli per il dolore grave, soprattutto rispetto a principi attivi, che nel 100% dei casi sono stati utilizzati, coerentemente con le indicazioni fornite, senza alcuna sostituzione. Rispetto a dosaggi e posologie sono state introdotte alcune varianti, probabilmente derivanti anche da questa prima fase di applicazione dei protocolli alla pratica clinica reale e, comunque, alla necessità di adattare le terapie standard alle specificità del singolo paziente (quadro clinico, pluripatologie, ecc..), come suggerito dalla letteratura. Le varianti delle terapie pre-impostate sia come terapia analgesica sia come rescue dose riguardano in particolare gli intervalli orari tra le somministrazioni (vedi il Paracetamolo nelle terapia analgesica EV portato da 6 a 8 ore nel 31% dei casi) e l’integrazione di Plasil® o Zofran®, non previsti nei protocolli neanche per le rescue dose. La seconda parte dell’ipotesi relativa all’utilizzazione sistematica dei protocolli può dirsi comunque confermata poiché, pur con le varianti e le integrazioni non sostanziali introdotte, i protocolli sono stati costantemente applicati. 112 Tali varianti e integrazioni sono significative per un utilizzo critico della cartella postoperatoria da parte del pull di anestesisti coinvolti, in quanto suggeriscono la necessità di revisione e aggiornamento dei protocolli aziendali attualmente in uso. Ipotesi di lavoro n. 2 La presenza di comportamenti professionali orientati alla gestione del dolore postoperatorio favorisce la soddisfazione del paziente, anche se prova occasionalmente dolore durante il ricovero. Risultato atteso: Il paziente è soddisfatto della gestione del dolore postoperatorio, anche se prova occasionalmente dolore durante il ricovero Analisi dei dati Il 73,6 % dei pazienti è molto soddisfatto per la gestione del dolore postoperatorio e complessivamente il 98,9% esprime un livello di soddisfazione positivo, tra abbastanza e molto soddisfatto. Nessun paziente si è dichiarato completamente insoddisfatto (Grafico 21). Soddisfazione del paziente per la gestione del dolore postoperatorio (valori percentuali su 87 osservazioni) Molto soddisfatto 73,6 Abbastanza soddisfatto 25,3 Abbastanza insoddisfatto 1,1 0 10 20 30 40 50 60 70 Abbastanza insoddisfatto Abbastanza soddisfatto Molto soddisfatto 1,1 25,3 73,6 80 Grafico 21 Rispetto all’ipotesi di lavoro definita, è interessante analizzare questi dati, estremamente “rassicuranti”, con il giudizio espresso dai pazienti rispetto al 113 dolore postoperatorio e, ancor più in dettaglio, con il dolore più forte che i pazienti dichiarano di aver percepito. Il 17,2% dei pazienti afferma di non aver provato dolore dopo l’intervento chirurgico; dato interessante che ci fa presumere un’efficacia molto elevata dei protocolli di analgesia postoperatoria per questa quota di pazienti, al punto da liberarli completamente dalla sensazione di dolore, anche se questa ipotesi dovrebbe essere più precisamente verificata (Grafico 22). Presenza di dolore dopo l'intervento (secondo il paziente) (valori percentuali su 87 osservazioni) 82,8 Si 17,2 No 0 10 20 30 40 50 60 70 80 No Si 17,2 82,8 90 100 Grafico 22 L’82,8% dei pazienti afferma di aver provato dolore: di questi, il 78,1% dichiara di aver provato come “dolore più forte” un dolore grave (33,3%) o un dolore forte (44,8%). Siamo quindi di fronte ad un ricordo “del dolore più forte” di media-alta intensità (Grafico 23). 114 Il dolore più forte nel postoperatorio secondo il paziente (valori percentuali su 87 osservazioni) Grave 33,3 Forte 44,8 Modesto 4,6 Assente 17,2 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 Assente Modesto Forte Grave 17,2 4,6 44,8 33,3 50 Grafico 53 Nonostante questo, però, tra i 72 pazienti che hanno affermato di aver provato dolore nel postoperatorio, 49 si dichiarano “Molto soddisfatti” e 22 “Abbastanza soddisfatti” per la gestione del dolore; e tutti i 15 pazienti che non hanno provato dolore si dichiarano Molto soddisfatti. Se da un lato è possibile affermare l’esistenza (abbastanza ovvia) di una relazione tra assenza di dolore e soddisfazione del paziente, resta comunque aperta la riflessione rispetto ai 72 pazienti che, pur avendo provato dolore, si dichiarano comunque molto o abbastanza soddisfatti (p 0,039) (Tabella 2). 115 Tabella 2 Soddisfazione del paziente per il trattamento del dolore Molto Abbastanza Abbastanza soddisfatto soddisfatto insoddisfatto Presenza di dolore dopo l'intervento (secondo il paziente) Si Count Expected Count Residual No Count Expected Count Residual Total Count Expected Count Residual 49 53,0 -4,0 15 11,0 4,0 64 64,0 22 18,2 3,8 0 3,8 -3,8 22 22,0 1 ,8 ,2 0 ,2 -,2 1 1,0 Chi-Square Tests Value df Asymp. Sig. (2-sided) Pearson Chi-Square 6,514(a) 87 2 ,039 N of Valid Cases Total 72 72,0 15 15,0 87 87,0 (a) 3 cells (50,0%) have expected count less than 5. The minimum expected count is ,2 Analisi delle associazioni fra soddisfazione del paziente e indicatori di gestione del dolore Di fronte a questi dati abbiamo deciso di esplorare oltre alla percezione del dolore anche la percezione da parte del paziente della “presa in carico” rispetto al sintomo dolore. A tal fine, abbiamo incrociato gli indicatori di gestione del dolore, rappresentati dalle variabili: informazione preoperatoria tempo di attesa del trattamento del dolore verifica dell’efficacia del trattamento del dolore con i dati sulla soddisfazione del paziente, verificando l’esistenza di eventuali associazioni attraverso il test Chi-quadro (p >0,05). L’esiguità del campione (87 casi) ci consente solo di tracciare ipotesi di associazioni confermate dall’elevata significatività del chi-quadro che, però, per ogni tabella, evidenzia la scarsa numerosità di casi in alcune celle. E’ possibile ipotizzare una relazione (p 0,002) tra indicatore di sintesi dell’informazione preoperatoria percepita dai pazienti e livello di soddisfazione: è 116 interessante notare che gli 8 pazienti che hanno ricevuto l’informazione completa sono tutti “Molto soddisfatti”, e dei 51 che hanno ricevuto un’informazione parziale, 40 sono “Molto soddisfatti” e 11 “Abbastanza soddisfatti”; l’unico paziente abbastanza insoddisfatto dichiara anche di non aver ricevuto alcuna informazione preoperatoria (Tabella 3). Tabella 3 Soddisfazione del paziente per il trattamento dolore Molto Abbastanza Abbastanza soddisfatto soddisfatto insoddisfatto Indicatore di sintesi della informazione preoperatoria percepita dai pazienti Assente Count Expected Count Residual Minima Count Expected Count Residual Parziale Count Expected Count Residual Completa Count Expected Count Residual Total Count Expected Count Residual 2 4,4 -2,4 14 16,2 -2,2 40 37,5 2,5 8 5,9 2,1 64 64,0 3 1,5 1,5 8 5,6 2,4 11 12,9 -1,9 0 2,0 -2,0 22 22,0 Chi-Square Test Value df Asymp. Sig. (2-sided) Pearson Chi-Square 20,857(a) 87 6 ,002 N of Valid Cases 1 ,1 ,9 0 ,3 -,3 0 ,6 -,6 0 ,1 -,1 1 1,0 Total 6 6,0 22 22,0 51 51,0 8 8,0 87 87,0 (a) 7 cells (58,3%) have expected count less than 5. The minimum expected count is ,07. Rispetto al rapporto tra tempo di attesa prima del trattamento e livello di soddisfazione (p 0,000), tutti i 56 pazienti che dichiarano di non aver atteso nulla sono o molto (42 casi) o abbastanza soddisfatti (14 casi). L’associazione tra soddisfazione e assenza di tempo di attesa è così confermata (Tabella 4). 117 Tabella 4 Soddisfazione del paziente per il trattamento del dolore Molto Abbastanza Abbastanza soddisfatto soddisfatto insoddisfatto Tempo di Attesa prima del trattamento del dolore (secondo il paziente) Per nulla Count Expected Count Residual Poco Count Expected Count Residual Abbastanza Count Expected Count Residual Total Count Expected Count Residual 42 38,1 3,9 7 9,5 -2,5 0 1,4 -1,4 49 49,0 14 17,1 -3,1 7 4,3 2,7 1 ,6 ,4 22 22,0 0 ,8 -,8 0 ,2 -,2 1 ,0 1,0 1 1,0 Chi-Square Tests Value df Asymp. Sig. (2-sided) Pearson Chi-Square 39,974(a) 72 4 ,000 N of Valid Cases Total 56 56,0 14 14,0 2 2,0 72 72,0 (a) 6 cells (66,7%) have expected count less than 5. The minimum expected count is ,03 Livello di significatività estremamente elevato (p 0,000) nell’analisi dell’associazione fra verifica dell’efficacia del trattamento del dolore e livello di soddisfazione: i 69 pazienti che ricordano l’effettuazione della verifica da parte del personale sanitario, sono o Molto (49 casi) o Abbastanza soddisfatti (Tabella 5) 118 Tabella 5 Soddisfazione del paziente per il trattamento del dolore Abbastanz Abbastanza a insoddisfatt Molto soddisfatto soddisfatto o Verifica dell'efficacia del trattamento del dolore (secondo il paziente) Si Count Expected Count 49 47,0 2,0 0 2,0 -2,0 49 49,0 Residual No Count Expected Count Residual Count Total Expected Count Residual 20 21,1 -1,1 2 ,9 1,1 22 22,0 0 1,0 -1,0 1 ,0 1,0 1 1,0 Chi-Square Tests Value df Asymp. Sig. (2-sided) Pearson Chi-Square 26,466(a) 72 2 ,000 N of Valid Cases Total 69 69,0 3 3,0 72 72,0 (a) 4 cells (66,7%) have expected count less than 5. The minimum expected count is ,04. Discussione Complessivamente la quasi totalità dei pazienti (85 pazienti su 87) di questo studio esprime un livello di soddisfazione medio-alto. Due pazienti si dichiarano abbastanza insoddisfatti, ma nessuno si dichiara francamente insoddisfatto. Interessante osservare come questo livello di soddisfazione così elevato sia espresso da pazienti che nell’82,8% dei casi hanno affermato di aver provato dolore: un dolore che, nella sua espressione più intensa viene ricordato come dolore grave, nel 33,3% dei casi. Nonostante il campione sia troppo esiguo per esprimere conclusioni statisticamente significative, si può presumere che non sia tanto la percezione del dolore a incidere sul livello di soddisfazione del paziente, quanto la percezione di essere “preso in carico” rispetto al sintomo dolore. Infatti, la variabile soddisfazione sembra essere influenzata più che dalla percezione del sintomo dolore, dalla percezione di attenzione da parte del personale sanitario rispetto: alle informazioni garantite nella fase preoperatoria; al tempo di attesa della terapia contro il dolore; alla verifica della sua efficacia 119 L’analisi dei dati ci porta a confermare quanto sia importante per il paziente chirurgico che, probabilmente considera assolutamente fisiologica una certa quota di dolore (da rapportare sempre alla soglia individuale), osservare una serie di comportamenti professionali espressione della “volontà” di gestione del dolore postoperatorio, ovvero della sua presa in carico da parte dei professionisti del settore. 120 5 CONCLUSIONI E PROSPETTIVE “Sedare il dolore, allo stato dell’arte, non è tecnicamente un problema. E’ diventato lavoro da mediani, in cui più che la fantasia occorre il fiato, la tenuta di fondo delle persone e delle strutture organizzative che, giorno dopo giorno, ripetono con meticolosità ed intelligenza, con modestia e qualità, il loro lavoro dentro una struttura, l’ospedale, in cui si è deciso di dare battaglia al dolore inutile, per vincere. (…). E’ un lavoro dove non servono sprinter, ma passisti. E’ un lavoro che bisogna fare tutti i giorni, caso per caso, impiegando i protocolli disponibili, agendo sull’attenzione e la disponibilità delle persone (del personale sanitario, degli infermieri, in primo luogo, dei pazienti stessi e di chi li assiste).”119 La personale piena condivisione di questa prospettiva di coinvolgimento ad ampio raggio e di lavoro nel quotidiano appena delineata, rappresenta il più emblematico punto di raccordo tra i contenuti specifici di questa tesi e il ruolo del laureato specialista in Scienze Infermieristiche e Ostetriche, a cui è richiesta anche la capacità di intervenire in ordine a problemi assistenziali complessi, utilizzare i metodi della ricerca applicata ai problemi assistenziali, progettare e realizzare interventi formativi valutandone l’efficacia. Di fronte a un problema prioritario di salute della popolazione o un problema di qualità dei servizi, proprio come la non gestione del dolore acuto postoperatorio, il laureato specialista responsabile di Formazione del personale o di Organizzazione delle cure è tenuto a sviluppare nuovi modelli di organizzazione del lavoro, pianificare e organizzare interventi pedagogico-formativi, omogeneizzare gli standard operativi al fine di creare le condizioni culturali e organizzative in cui i passisti possono/devono realizzare quotidianamente gli obiettivi di cura. Il dolore inutile, e pertanto ingiusto, che nulla aggiunge alla conoscenza della malattia, o che viene generato dalle stesse pratiche di cura, come il dolore acuto postoperatorio, diventa quindi un bersaglio non solo dell’azione isolata di coloro che operano per il progetto “Ospedale Senza Dolore” a livello nazionale, 119 Anna De Luca. Ospedale senza dolore: un lavoro da mediani che è solo agli inizi. Rivista periodica dell'ARESS. 2007(Giugno 2007): p. 14. 121 regionale, aziendale, ma anche dell’azione di tutti coloro che si occupano, a vari livelli di responsabilità, delle cure alla persona e della tutela della sua salute. E’ necessario creare forti sinergie fra il contesto organizzativo, il contesto formativo e gli specifici contesti clinico-assistenziali. Le indagini di prevalenza nazionali e locali sul dolore dei pazienti ospedalizzati ci mostrano quanto sia ampia ancora oggi la gamma di azioni da realizzare e quanto, nonostante l’estesa attività formativa di base e avanzata, sia ancora raro individuare contesti sanitari che garantiscano ai cittadini una capillare e diffusa azione di contrasto del dolore inutile in ogni percorso di cura. A fronte di un assetto normativo all’avanguardia, ancora troppo sporadica e letargica appare l’iniziativa concreta per vincere il dolore inutile, soprattutto a livello dei vertici aziendali. Pur ribadendo i livelli di responsabilità individuale e professionale, è necessario infatti sottolineare l’effetto propulsivo o regressivo che deriva dalle scelte strategiche di coloro che, pur considerando la finitezza delle risorse economiche, strutturali e umane, hanno comunque la responsabilità di indirizzare le azioni di cura dei professionisti nelle strutture sanitarie. Ecco allora la necessità non solo di progettare azioni formative, strumenti operativi, modelli organizzativi di presa in carico della persona con dolore, ma anche di valutarne periodicamente l’efficacia e l’appropriatezza in relazione agli obiettivi di cura, per garantire azioni di miglioramento continuo. I risultati emersi dalla nostra ricerca hanno complessivamente evidenziato un netto orientamento del team di cura dei pazienti sottoposti a interventi di chirurgia ortopedica maggiore a livello del ginocchio e dell’anca, verso il trasferimento dei contenuti e degli strumenti condivisi nel percorso formativo aziendale, in un più appropriato modello assistenziale di presa in carico del dolore. Infatti la maggior parte dei comportamenti professionali e degli esiti clinici attesi è stata effettivamente rilevata durante i tre mesi di studio, tenendo conto che fino alla realizzazione del percorso formativo e all’implementazione dei nuovi strumenti operativi, la presa in carico del dolore postoperatorio non seguiva linee guida comuni, schemi per il sistematico monitoraggio del dolore nelle prime 84 ore dall’intervento e protocolli farmacologici per il trattamento che spesso era attivato solo al bisogno, con schemi terapeutici non uniformemente condivisi. 122 Il dato di sintesi più confortante è l’evidente decremento del dolore medio provato dai pazienti: la VAS media è infatti uguale a 1,52 compresi i valori pari a zero indicativi di assenza di dolore; escludendo tali valori la VAS media è pari a 2,54, chiaramente inferiore al valore soglia definito (VAS >3) e anche al valore medio rilevato nelle due indagini di prevalenza rispettivamente del 2005 (VAS media = 4,98) e del 2006 (VAS media = 3,96). Sicuramente sono individuabili ampie aree di miglioramento riferite in particolare alla gestione dell’informazione preoperatoria sia a livello di contenuti, sia a livello di strumenti (opuscoli per il paziente chirurgico), sia a livello di verifica del “ricordo a distanza” all’atto del ricovero, in relazione alla dimostrata efficacia di questo intervento educativo nel controllo del dolore postoperatorio, ampiamente descritta in letteratura. Rispetto all’azione sistematica di monitoraggio, i risultati attesi sono stati effettivamente raggiunti, ma il conseguente utilizzo dei dati rilevati per un contenimento costante del dolore postoperatorio al di sotto della soglia stabilita (VAS/NRS <4), non è stato uniformemente garantito. Si intravede in questo dato il rischio di una visione troppo circoscritta del ruolo dell’infermiere nella gestione del sintomo dolore, che invece richiede notevoli margini di valutazione del dato raccolto e di iniziativa decisionale rispetto alla somministrazione della rescue dose prevista dai protocolli farmacologici aziendali. Infatti, di fronte alla richiesta esplicita dei pazienti di un aiuto per ridurre la sensazione dolorosa rilevata, appunto, al bisogno, il personale infermieristico non ha esitato a somministrare la rescue dose nel 100% dei casi. Tale sicurezza non è invece emersa nei casi di superamento del livello soglia di dolore, in seguito alle rilevazioni secondo schema standard di monitoraggio, nonostante le esplicite indicazioni dei protocolli farmacologici. E’ necessario quindi rinforzare il significato di un costante mantenimento del livello di dolore al di sotto del valore soglia VAS/NRS definito, in relazione agli effetti dannosi del dolore acuto postoperatorio emersi dalla letteratura e al diritto alla libertà dal dolore evitabile affermato dalle linee guida e dalle iniziative di sensibilizzazione ministeriali, delle associazioni professionali e di tutela del malato. La carenza di alcuni dati, come l’esito del colloquio di informazione preoperatoria, la rivalutazione e trascrizione post rescue dose del livello di dolore residuo, è 123 stata indotta dall’impostazione della cartella anestesiologica postoperatoria che non prevedeva campi specifici per queste variabili. E’ quindi necessario effettuare una revisione di questo strumento operativo per migliorarne la rispondenza agli obiettivi di rilevazione e monitoraggio. Alcune varianti sistematiche dei dosaggi e delle posologie dei principi attivi previsti dai protocolli per la gestione del dolore acuto suggeriscono, infine, l’esigenza di un confronto sui motivi di queste scelte da parte del pull di anestesisti per un eventuale successivo aggiornamento dei protocolli stessi. Rispetto a tutte le aree di miglioramento evidenziate è necessario ovviamente effettuare una revisione critica del progetto di formazione attuato, verificando se è stata garantita un’appropriata progettazione e realizzazione dei contenuti e delle metodologie didattiche per il raggiungimento degli obiettivi formativi inerenti quei comportamenti professionali di cui non è stato riscontrato un adeguato livello di manifestazione sistematica (ad es. rispetto all’informazione preoperatoria). Nella verifica di efficacia, modelli organizzativi assistenziali e modelli formativi si incontrano e interagiscono costantemente per il miglioramento del livello di cure garantite alla persona assistita. I risultati della ricerca sul campo alimentano processi di revisione, aggiornamento, modificazione ad ampio raggio in cui tutti gli artefici del sistema di cure devono sentirsi responsabilmente coinvolti, soprattutto se rivestono ruoli dirigenziali attraverso i quali possono veicolare scelte di priorità, di indirizzo, di allocamento di risorse umane, materiali, economiche, nei settori della formazione e dell’organizzazione. Realizzare questo studio mi ha consentito di riflettere concretamente proprio su questo aspetto: oltre alle difficoltà incontrate nella gestione di un progetto di ricerca per il quale la preparazione teorica deve coniugarsi con una competenza “agita”, che si sviluppa solo con l’esperienza, numerosi sono stati i momenti in cui mi sono interrogata sulle possibilità, gli spazi, i modi che possono consentire un utilizzo adeguato dei risultati emersi dalla ricerca, per renderla patrimonio comune, campo di discussione e confronto, luogo di promozione del miglioramento della qualità delle cure. Se una ricerca può essere condotta anche da un team molto ristretto, il cambiamento che deve derivarne, in termini di modificazione della realtà 124 osservata, è realizzabile solo attraverso sinergie d’azione diffuse capillarmente, che coinvolgono tutti gli attori dei sistemi interessati, in una logica di reciproca integrazione. Fondamentale a questo proposito il ruolo dell’infermiere dirigente nei settori della formazione e dell’organizzazione delle cure per promuovere l’acquisizione diffusa della capacità di reperire e leggere i risultati della ricerca in ambito clinicoassistenziale. A partire da questo livello base è necessario favorire anche lo sviluppo delle capacità necessarie per inserirsi attivamente in un team di ricerca: dall’identificazione di specifici problemi e quesiti di ricerca, alla gestione delle fasi di impostazione, raccolta, analisi e interpretazione critica dei dati. Seppur molto impegnativo questo non può essere però considerato l’obiettivo finale. Il processo necessariamente continua con l’ancor più impegnativa fase di trasferimento e adattamento dei risultati della ricerca nella pratica assistenziale quotidiana, realizzando in forma condivisa i percorsi di miglioramento individuati, unico scopo e ragione d’essere della ricerca nel contesto sanitario. 125 6 BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA D.M. 14 settembre 1994, n. 739. Regolamento concernente l’individuazione della figura e del relativo profilo professionale dell’infermiere. Gazzetta Ufficiale n. 6 del 9 gennaio 1995. Misurare il dolore. Journal of Palliation & Pain Medicine. 2001;3(542):4. Legge 28 marzo 2001, n. 145. 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Il mutamento dell’assetto demografico, con l’allungamento della vita media ed il conseguente aumento numerico della popolazione anziana, ha comportato profonde modificazioni del panorama sanitario, al punto che il problema del controllo dei sintomi, tra questi principalmente il dolore, diventa un obiettivo terapeutico di primaria importanza. Ricerche internazionali, nazionali e anche le nostre indagini di prevalenza hanno evidenziato che il dolore è molto frequente nei malati ricoverati in ospedale, ma solo nel 40% dei casi viene trattato in modo soddisfacente, anche se, utilizzando metodiche terapeutiche appropriate, potrebbe essere controllato nel 90% dei casi. “Attualmente il trattamento del dolore risulta ancora inadeguato soprattutto per i seguenti motivi: • • • • • il dolore è considerato inevitabile in alcune patologie e in certi interventi terapeutici (chirurgia, medicazioni, fisioterapia, indagini endoscopiche, ecc.) e non risulta essere una priorità rispetto all’insieme delle cure, in quanto conseguenza e non causa scatenante la malattia stessa manca la cultura del sollievo del dolore e spesso gli stessi operatori sottovalutano il problema difficoltà a reperire i farmaci e a gestire in modo corretto i tempi di somministrazione difficoltà a gestire gli effetti collaterali resistenza a somministrare e ad assumere farmaci antidolorifici”120 In questi ultimo venti anni la comunità internazionale si è mobilitata per modificare tale approccio fondamentalmente attraverso: • il programma degli Ospedali per la promozione della salute (Health Promoting Hospital – HPH), promosso dall’Ufficio Europeo dell’OMS, già negli anni ’80. La finalità generale del Programma HPH è quella di migliorare la qualità dell’assistenza ospedaliera incorporando nella struttura organizzativa dell’ospedale, nella sua cultura e nei comportamenti quotidiani, i principi, le attività e le azioni strategiche della promozione della salute, intesa come processo che “mette in grado le persone e le comunità di aumentare il controllo della propria salute” (Carta di Ottawa, 1996). La strategia principale del programma HPH prevede lo sviluppo delle Reti HPH nazionali e regionali al fine di facilitare e incoraggiare lo sviluppo di attività di promozione della salute, lo scambio di esperienze tra ospedali dello stesso paese, compresa l’identificazione di aree di comune interesse, la condivisione delle risorse e lo sviluppo di sistemi comuni di valutazione. • L’approvazione da parte dell’OMS del progetto Ospedale senza dolore recepito da quasi tutti i Paesi occidentali, con l’obiettivo principale di creare gli strumenti culturali e operativi per combattere il dolore. 120 Cfr. D.G.R. n. 31 – 1142 del 17.10.05: Approvazione delle linee di indirizzo regionale per l’attuazione dell’Ospedale senza dolore sul territorio regionale 138 Grazie a iniziative di questo calibro, a cui la nostra nazione partecipa, la cultura del diritto a non soffrire inutilmente si sta affermando anche nel nostro Paese, anche in virtù di una normativa nazionale aperta e innovativa che favorisce la gestione efficace del problema del controllo del dolore. Infatti la normativa italiana in tale ambito è fortemente orientata: • Accordo Stato-Regioni sul documento di linee guida inerente il progetto “Ospedale senza dolore” G.U. n. 149 del 29.09.2001 • legge 8.02.2001 sugli oppiodi e D.M. 4 aprile 2003 sulla prescrizione farmaceutica degli oppioidi • XII Commissione Affari Sociali: relazione di accompagnamento al bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2002 ed accolto dal Governo come attestato agli atti parlamentari, impegna il governo sull’inserimento nei LEA dei Servizi di terapia del dolore. • D.G.R. n. 26-6389 del 25.06.2002: istituzione del Comitato Regionale per l’Ospedale senza Dolore. • D.G.R. n. 31 – 1142 del 17.10.05: Approvazione delle linee di indirizzo regionale per l’attuazione dell’Ospedale senza dolore sul territorio regionale. Al fine di ridurre al minimo i tempi di impatto sull’assistenza, diventa adesso necessario supportare tale impianto normativo con un’azione formativa capillare prioritariamente orientata a modificare mentalità, costruire cultura, creare comunità scientifiche coese costruttivamente impegnate nella progettazione di progetti di cura efficaci rispetto al bisogno diffuso di tutelare il diritto della persona a non soffrire inutilmente L’assetto normativo, le istanze delle persone assistite e dei loro familiari, pongono gli esperti del settore di fronte all’urgenza del risultato. FINALITÀ Nell’ottica dello scenario delineato, il nostro progetto formativo vuole proporsi come promotore: • di nuova cultura aziendale rispetto al dolore; • di un integrazione professionale efficace per la gestione del sintomo/problema dolore; • della diffusione e condivisione di conoscenza sui diversi tipi di dolore, sulle metodologie diagnostiche, sulle modalità di rilevazione monitoraggio, sulle possibilità terapeutiche, sulla prevenzione della cronicizzazione Il progetto formativo è orientato ad agire su due livelli: • livello base: iniziativa formativa orientata a sensibilizzare gli operatori sanitari alla rilevazione del dolore e alla sua presa in carico, attraverso un'adeguata valutazione e un monitoraggio costante, come avviene per qualsiasi altro parametro vitale, al fine di controllarlo con i protocolli terapeutici approvati a livello aziendale. • livello avanzato: rivolto ai medici anestesisti al fine di sviluppare il loro patrimonio di competenze cliniche rispetto alla metodologia per la diagnosi di dolore e per la decisione terapeutica, soprattutto nelle situazioni a maggiore complessità e minore standardizzabilità. Il medico anestesista con formazione in campo algologico includerà nel suo bagaglio professionale la metodologia clinica per porre la diagnosi in algologia, poiché l’obiettivo sanitario non è soltanto definire la terapia del dolore ma porre la diagnosi patogenetica del dolore” e “scegliere la cura” _______________________________________________________________________________ Il dettaglio che segue prende in esame separatamente i 2 eventi formativi che costituiscono il Progetto di Formazione per l’Ospedale Senza Dolore elaborato dal COSD aziendale: 1. Livello base: Ospedale senza dolore: linee guida e protocolli COSD aziendali 2. Livello avanzato: Formazione algologica per anestesisti 139 OSPEDALE SENZA DOLORE: LINEE GUIDA E PROTOCOLLI COSD AZIENDALI Responsabile scientifico: Dott. N. Luxardo OBIETTIVI SPECIFICI Sfera Cognitiva Al termine del corso i discenti saranno in grado di: • Descrivere le basi neurofisiologiche del dolore • Descrivere i diversi tipi di dolore, in particolare il dolore acuto e cronico • Illustrare le modalità di trattamento del dolore acuto e cronico • Illustrare le modalità per il monitoraggio dell’efficacia del trattamento • Descrivere i Protocolli aziendali per il trattamento del dolore acuto e cronico • Descrivere le linee guida per l’uso, le tecniche di somministrazione, gli effetti collaterali dei farmaci analgesici • FANS • Oppioidi • Adiuvanti • Anestetici locali • Identificare le modalità per la valutazione del dolore e le caratteristiche dei principali strumenti di rilevazione • Descrivere i principali aspetti cognitivi ed emozionali del dolore • Descrivere le principali modalità per la valutazione e il monitoraggio del dolore Sfera delle abilità Al termine del corso i discenti saranno in grado di: • utilizzare correttamente i presidi per l’infusione dei farmaci finalizzati al controllo del dolore; • applicare con appropriatezza i protocolli aziendali previsti per la gestione del dolore (dolore postoperatorio) a casi clinico-assistenziali selezionati a scopo didattico; • utilizzare le schede di valutazione e monitoraggio del dolore previste dai protocolli aziendali • applicare le tecniche per valutare l'efficacia, la tollerabilità e la sicurezza dei farmaci analgesici Sfera della Comunicazione e della Relazione Al termine del corso i discenti saranno in grado di: • riconoscere la responsabilità del proprio ruolo rispetto alla gestione del sintomo/problema dolore • individuare la specificità delle varie professionalità coinvolte in forma integrata nella gestione del sintomo /problema dolore (persona assistita, caregivers, figure sanitarie non mediche, medici, ecc.) ; • identificare il valore di un approccio multiprofessionale nella gestione dell’assistenza alla persona con dolore; • evitare comportamenti di risposta occasionali e soggettivi rispetto a situazioni “standardizzate” di dolore già protocollate; DESTINATARI • Infermieri e Medici operanti in Azienda privi di una formazione pregressa in campo algologico. METODOLOGIE DIDATTICHE • lezioni interattive frontali; • discussione con esperti (dibattito in plenaria o in piccolo gruppo con il supporto dell’esperto-tutor); • discussione di casi clinici selezionati dalla realtà per esemplarità didattica, gravità, prevalenza. • dimostrazioni ed esercitazioni tecniche STRUMENTI DIDATTICI 140 • • • dispensa con le relazioni dei docenti, distribuita 30 giorni prima del corso materiale didattico multimediale: diapositive di sintesi dei contenuti presentati proiezione di filmati per gli aspetti tecnico-operativi e la presentazione dei casi clinico-assistenziali materiale sanitario: devices specifici per il trattamento del dolore MONTE ORE 7 ore, pari ad una giornata di formazione a tempo pieno EDIZIONI DEL CORSO 6 edizioni nel 2006, tra ottobre e dicembre 2006 FORMATORI Anestesisti Rianimatori, Psicologi, Infermieri con percorso professionale in campo algologico SEDE Aule didattiche Centro Traumatologico Ortopedico, Via Zuretti 29, Torino VALUTAZIONE Area cognitiva Test finale fiscale: questionario con risposte a scelta multipla rispetto ai temi principali trattati nel corso Area delle abilità (non fiscale) Scheda di performance sull’utilizzo dei principali presidi per l’infusione di analgesici Scheda di valutazione e monitoraggio del dolore Area del gradimento Test di gradimento E.C.M. e test di gradimento anonimo 141 OSPEDALE SENZA DOLORE: LINEE GUIDA E PROTOCOLLI COSD AZIENDALI PROGRAMMA DETTAGLIATO DEL CORSO - 1 GIORNO (tempo pieno) ORARIO 8.00–8.30 ARGOMENTO METODI Registrazione dei partecipanti Apertura del corso: Presentazione, Obiettivi e Aspettative, Metodologie didattiche. RELATORI Responsabile scientifico Sessione1: Dolore e farmaci analgesici 8.30-9.30 Relazione interattiva Anestesista Concetti di farmacologia clinica dei Relazione farmaci analgesici: interattiva • FANS • Oppioidi • Adiuvanti • Anestetici locali Protocolli aziendali per la gestione del dolore Anestesista Le basi teoriche del dolore: anatomofisiopatologia Caratteristiche del: • Dolore acuto • Dolore cronico 9.30-10.30 10.30-10.45 Pausa Sessione 2: Farmaci analgesici, il dolore e la sua valutazione 10.45-12 Farmaci analgesici: tecniche, vie di somministrazione, effetti collaterali, complicazioni 12-13.00 Aspetti psicologici del dolore Valutazione del dolore, strumenti di rilevazione e monitoraggio. 13.00-14.00 Pranzo Relazione interattivae e video Anestesista e infermiere Relazione interattiva ed esercitazione Psicologo e infermiere Sessione 3: La gestione assistenziale del malato con dolore 14.00-15.30 Addestramento tecnico: gestione dei presidi per infusione dei farmaci PCA, PCEA, elastomeri. Esercitazioni tecniche 3 Infermieri 15.30-17.00 Discussione di casi clinicoassistenziali di presa in carico del dolore: applicazione dei protocolli aziendali e approccio multiprofessionale Responsabilità professionali dei diversi membri dell’équipe di cura Presentazione di problemi/casi clinici Infermiere, Anestesista, Psicologo 17.00-17.30 Test finale teorico con correzione in plenaria Questionario a scelta multipla Docenti del corso 17.30 Test di gradimento Bibliografia di approfondimento Chiusura del Corso 142 FORMAZIONE ALGOLOGICA PER ANESTESISTI Responsabili scientifici: Dott.ssa Guglielmotti – Dott. Luxardo OBIETTIVI SPECIFICI Sfera Cognitiva Al termine del corso i discenti saranno in grado di: • identificare le basi scientifiche e le modalità previste per l’approccio al dolore con una terapia di carattere sistemico: “buon uso” degli oppiodi FANS anticonvulsivanti antidepressivi • descrivere le basi scientifiche e le modalità previste per l’approccio al dolore con una terapia locoregionale e interventistica: blocchi periferici blocchi spinali neuromodulazione elettrica midollare neuromodulazione farmacologica midollare chirurgia mininvasiva del rachide • descrivere le basi scientifiche che motivano le diverse fasi dei percorsi diagnosticoterapeutici in algologia complex regional pain syndrome dolore oncologico dolore vascolare dolore del rachide dolore psicogeno Sfera delle abilità Al termine del corso i discenti saranno in grado di: • applicare la metodologia di approccio al dolore condivisa durante gli incontri di aggiornamento relativamente a: terapia sistemica terapia locoregionale e interventistica • applicare con appropriatezza i percorsi diagnostico-terapeutici in algologia presentati in aula, a casi clinici didattici; Sfera della Comunicazione e della Relazione Al termine del corso i discenti saranno in grado di: • assumersi la responsabilità del proprio ruolo rispetto alla gestione del sintomo/problema dolore; • riconoscere le specificità delle varie professionalità coinvolte in forma integrata nella gestione del sintomo /problema dolore (persona assistita, caregivers, figure sanitarie non mediche, medici non specializzati in algologia); • evitare comportamenti di risposta occasionali e soggettivi rispetto a situazioni “standardizzate” di dolore già protocollate; • promuovere, nell’ambito del proprio ambito lavorativo, la condivisione, il confronto costruttivo e la revisione periodica, dei percorsi diagnostico-terapeutici e dei protocolli in uso relativi alla gestione del dolore; DESTINATARI • Medici specializzati in anestesia e rianimazione e specializzandi operanti nella nostra ASO, nell'ASL 4 - Ospedale S. Giovanni Bosco e nelle altre ASO/ASL della Regione Piemonte. 143 METODOLOGIE DIDATTICHE lezioni interattive frontali discussione con esperti (tavola rotonda, dibattito in plenaria o in piccolo gruppo con il supporto dell’esperto-tutor) discussione di casi clinici selezionati dalla realtà per esemplarità didattica, gravità, prevalenza STRUMENTI DIDATTICI dispensa distribuita 30 giorni prima del corso materiale didattico multimediale: diapositive di sintesi dei contenuti presentati proiezione di filmati per gli aspetti tecnico-operativi materiale sanitario: devices specifici per il trattamento del dolore MONTE ORE 12 ore, articolate su 3 moduli formativi di 5 ore ciascuno EDIZIONI DEL CORSO 2 edizioni nel 2006 FORMATORI Medici con percorso professionale d’eccellenza in campo algologico SEDE Aule didattiche Centro Traumatologico Ortopedico, Via Zuretti 29, Torino VALUTAZIONE Area cognitiva Test finale fiscale: questionario con risposte a scelta multipla rispetto ai temi principali trattati nel corso Area del gradimento Test di gradimento E.C.M. 144 FORMAZIONE ALGOLOGICA PER ANESTESISTI LA TERAPIA SISTEMICA - PRIMO MODULO Moderatore: B. Barberis Sessione 1 - La terapia sistemica: oppiodi e FANS ORARIO 15-15.45 ARGOMENTO Il buon uso degli oppioidi METODI Relazione interattiva 15.45-16.30 I FANS 16.30-17.15 Discussione di casi clinici condotta da esperto Relazione interattiva Discussione condotta da esperti 17.15-17.30 Pausa caffè RELATORI Anestesista Dir. Unità terapia del dolore e Cure Palliative Anestesista Responsabile Servizio Terapia del dolore Esperti della sessione Sessione 2 - La terapia sistemica: anticonvulsivanti e antidepressivi 17.30-18.15 Anticonvulsivanti 18.15-19 Antidepressivi 19-19.45 Discussione di casi clinici condotta da esperto 19.45 Chiusura del primo modulo Relazione interattiva Relazione interattiva Discussione condotta da esperti Neurologo Psichiatra Esperti della sessione LA TERAPIA LOCOREGIONALE E INTERVENTISTICA- SECONDO MODULO Moderatore: F. DEBERNARDI Sessione 1 - La terapia locoregionale ORARIO 15-15.40 ARGOMENTO Blocchi periferici 15.40 -16.20 Blocchi spinali 16.20-17 Discussione di casi clinici condotta da esperto 17-17.15 Pausa caffè METODI Relazione interattiva Relazione interattiva Discussione condotta da esperti RELATORI Anestesista Responsabile Servizio Terapia del dolore Anestesista Esperti della sessione Sessione 2 - La terapia interventistica 17.15-17.50 Neuromodulazione elettrica midollare Relazione interattiva 17.50-18.30 Neuromodulazione farmacologica midollare Relazione interattiva 18.30-19.10 Chirurgia mininvasiva del rachide: • tecniche intradiscali • termorizotomia delle faccette • epiduroscopia Discussione di casi clinici condotta da esperto Relazione interattiva 19.10-19.50 19.50 Discussione condotta da esperti Anestesista Coordinatore COSD, Responsabile Servizio Terapia Antalgica Anestesista Dir. Rianimazione e Terapia antalgica Anestesista Dir. Rianimazione e Terapia del Dolore e Cure Palliative Esperti della sessione Chiusura del secondo modulo 145 FORMAZIONE ALGOLOGICA PER ANESTESISTI I PERCORSI DIAGNOSTICO-TERAPEUTICI IN ALGOLOGIA - TERZO MODULO - Moderatore: M.V. RANIERI Sessione 1 – Percorsi diagnostico-terapeutici (prima parte) ORARIO 15 -15.30 ARGOMENTO Complex regional pain syndrome METODI Relazione interattiva RELATORI Neurologo 15.30-16 Dolore oncologico Relazione interattiva 16-16.40 Applicazione percorsi diagnosticoterapeutici a casi clinici proposti dall’esperto Pausa caffè Discussione condotta da esperti Anestesista Responsabile Servizio Terapia del dolore Esperti della sessione 16.40-17 Sessione 2 - Percorsi diagnostico-terapeutici (seconda parte) 17-17.30 Dolore vascolare Relazione interattiva 17.30-18 Dolore del rachide Relazione interattiva 18-18.30 Dolore psicogeno Relazione interattiva 18.30-19.15 Applicazione percorsi diagnosticoterapeutici a casi clinici proposti dall’esperto Test finale cognitivo Test di gradimento ECM Bibliografia di approfondimento dei temi trattati Chiusura del Corso Discussione condotta da esperti 19.15-19.45 Anestesista Dir. Unità terapia del dolore e Cure Palliative Anestesista Coordinatore COSD, Responsabile Servizio Terapia Antalgica Psichiatra Esperti della sessione 146 ALLEGATO 2 QUESTIONARIO SODDISFAZIONE DEL PAZIENTE RISPETTO ALLA GESTIONE DEL DOLORE POST-OPERATORIO DATA ________________ 1. CODICE REPARTO ____________ 2. NOME ________________________________ COGNOME ____________________________________ 3. SESSO - Maschile Femminile []1 []2 4. ETA’ - ........................ 5. STATO CIVILE - Celibe/Nubile Coniugato/a Vedovo/a Separato/a - Divorziato/a []1 []2 []3 []4 6. TITOLO DI STUDIO - Licenza elementare Licenza Media Diploma Maturità Laurea Altro (specificare)……………………………. []1 []2 []3 []4 []5 7. ATTIVITA’ LAVORATIVA - Occupato Casalinga Studente In cerca di occupazione Inabile al lavoro Militare Pensionato []1 []2 []3 []4 []5 []6 []7 10. TIPO DI INTERVENTO CHIRURGICO _________________________________________________ 11. DATA DELL’INTERVENTO CHIRURGICO _______________ 12. PRIMA DELL’INTERVENTO, LE E’ STATO SPIEGATO IL TRATTAMENTO DEL DOLORE PREVISTO NELLA FASE SUCCESSIVA ALL’INTERVENTO? - Si No Altro (specificare)……………………………. []1 []2 []3 13. PRIMA DELL’INTERVENTO, LE E’ STATO SPIEGATO L’USO DELLA SCALA PER MISURARE IL DOLORE? - Si No Altro (specificare)……………………………. []1 []2 []3 14. PRIMA DELL’INTERVENTO, LE E’ STATO SPIEGATO DI SEGNALARE QUANDO AVEVA MALE? - Si No Altro (specificare)……………………………. []1 []2 []3 15. HA PROVATO DOLORE DOPO L’INTERVENTO CHIRURGICO? (se la risposta è NO, non proseguire la compilazione del questionario) - Si No []1 []2 16. ESPRIMA IL DOLORE PIÙ FORTE CHE HA PROVATO TRACCIANDO UN PUNTO SULLA SEGUENTE SCALA NESSUN DOLORE PEGGIOR DOLORE IMMAGINABILE Nota per il rilevatore: trasformare il valore VAS in NRS = _____ 17. QUANDO AVEVA MALE, QUANTO HA DOVUTO ASPETTARE PRIMA DI RICEVERE UN TRATTAMENTO? - Per nulla Poco Abbastanza Più che abbastanza Molto Altro (specificare)……………………………. []1 []2 []3 []4 []5 []6 18. DOPO IL TRATTAMENTO PER IL DOLORE CHE AVEVA SEGNALATO, QUALCUNO HA VERIFICATO SE IL DOLORE ERA DIMINUITO? - Si No Altro (specificare)……………………………. []1 []2 []3 19. E’ SODDISFATTO DEL TRATTAMENTO RICEVUTO RISPETTO AL DOLORE DOPO L’INTERVENTO? - Molto soddisfatto Abbastanza soddisfatto Abbastanza insoddisfatto Molto insoddisfatto []1 []2 []3 []4 148