Politica d’investimento – novembre 2014 Nuova forza per il dollaro statunitense I risultati dello stress test bancario facilitano la concessione di crediti «Emerging markets»: rendimenti interessanti e due paesi modello La ripresa della produzione in Libia fa scendere il prezzo del petrolio Contenuti 6 Commento sul mercato Nuova forza per il dollaro statunitense 8 Tema speciale La solida economia statunitense indica un «biglietto verde» sempre forte 12 Economia dei paesi industrializzati I risultati dello stress test bancario facilitano la concessione di crediti 14 Economia dei paesi emergenti «Emerging markets»: rendimenti interessanti e due paesi modello 16 Valute e obbligazioni 17 Azioni e materie prime 18 Previsioni 19 Dati di mercato 20 Strutture di portafoglio Colophon Editore: Redazione: Foto di copertina: Pubblicazione: Ordinazioni: Fine della redazione: 2 Politica d´investimento – novembre 2014 Raiffeisen Svizzera società cooperativa, Raiffeisenplatz, CH-9001 San Gallo Investment Services Raiffeisen Svizzera, Banca Vontobel Thinkstock mensile (doppio numero a luglio/agosto) direttamente presso il vostro consulente alla clientela martedi, 28 ottobre 2014 Visione macro Inflazione nel 2014 Le nostre stime per i futuri tassi d'inflazione rimangono ampiamente invariate. Per il Giappone e i paesi emergenti le nostre previsioni sono inferiori al consenso. Il prossimo anno, il prezzo del petrolio molto più basso e il forte USD dovrebbero frenare l'inflazione negli Stati Uniti, mentre il calo del tasso di disoccupazione dovrebbe piuttosto alimentare l'inflazione. inferiore – – – superiore + ++ UME* USA Giappone ME** CH Consenso = Consensus Inc., Londres consenso Crescita economica 2014 In merito alle prospettive di crescita delle economie degli Stati Uniti e del Giappone, siamo leggermente sotto il consenso. Le nostre previsioni per gli Stati Uniti implicavano tuttavia una crescita di quasi il 3 per cento nel secondo semestre 2014. La bassa previsione di crescita annua del 2 per cento è da attribuire al deludente primo trimestre, a causa dell'inverno estremamente freddo. consenso Probabile aumento dei tassi statunitensi nel primo semestre 2015 inferiore – – – superiore + ++ UME* USA Giappone ME** CH Rendimenti dei titoli di stato a dieci anni (a tre mesi) Per i prossimi tre mesi prevediamo soltanto un moderato aumento dei rendimenti. La differenza d'interesse tra gli Stati Uniti e la Germania riflette differenti tassi di crescita economica e di inflazione nonché un'opposta politica monetaria. Dato che il tasso di inflazione in Europa dovrebbe normalizzarsi, non si prevede però alcun ulteriore aumento di questa differenza di rendimento. inferiore – – – superiore + ++ UME* USA Giappone CH Consenso = Bloomberg consenso Tassi delle banche centrali (a tre mesi) La maggior parte delle banche ha superato lo stress test bancario europeo con il voto «buono». Prevediamo che le banche europee in occasione della tranche di dicembre delle «mirate operazioni di rifinanziamento a lungo termine» (TLTRO) prenderanno in prestito più denaro dalla Banca centrale europea e lo utilizzeranno per la concessione di crediti alle imprese. Negli Stati Uniti riteniamo sempre probabile un primo aumento dei tassi da parte della Fed nel primo semestre 2015. consenso Consenso = Consensus Inc., Londres inferiore – – – superiore + ++ D USA Giappone CH Consenso = Consensus Inc., Londres * Unione monetaria europea ** Mercati emergenti Politica d´investimento – novembre 2014 3 Strategia d'investimento Gli investimenti sensibili al rischio sono nuovamente più interessanti dopo la correzione A ottobre i mercati finanziari hanno registrato le maggiori volatilità dell'anno. Nel contempo sono stati notevoli anche i forti movimenti dei rendimenti sui mercati obbligazionari statunitensi. Ciò è dipeso sia dalle incertezze sulla fine dell'allentamento quantitativo («Quantitative Easing») della Banca centrale statunitense, sia dalle preoccupazioni per la crescita nell'Eurozona e in parte negli Stati Uniti. In questo contesto gli effetti negativi degli elevati livelli di volatilità si possono ridurre mediante misure di copertura, come l'acquisto di titoli di stato statunitensi a lunga scadenza. I violenti movimenti del mercato hanno riportato a un livello adeguato l'umore eccessivamente ottimistico degli investitori. Contemporaneamente le preoccupazioni connesse al recente test bancario europeo si sono dimostrate infondate. Aumentiamo quindi moderatamente il nostro impegno nelle categorie d'investimento sensibili al rischio. 1 2 3 4 5 6 Sottoponderato Neutrale Sovraponderato molto leggermente leggermente molto Liquidità Obbligazioni Azioni La liquidità è aumentata leggermente a causa della riduzione della posizione in oro. Adesso siamo leggermente «sovraponderati». Quanto alle obbligazioni rimaniamo «sottoponderati», ma aumentiamo la nostra posizione nelle obbligazioni dei paesi emergenti in valuta locale. A settembre avevamo ridotto notevolmente le nostre posizioni azionarie. Da allora siamo rimasti ancora leggermente «sovraponderati». Manteniamo ora una posizione in oro molto «sottoponderata». Oro Materie prime Relativamente alle materie prime manteniamo la nostra ponderazione «neutrale» per proteggerci dai rischi geopolitici. Manteniamo il nostro posizionamento leggermente «sovraponderato» nelle strategie alternative. Strategie alternative Variazioni rispetto al mese precedente: invariato, aumentato, ridotto. 4 Politica d´investimento – novembre 2014 Strategia d'investimento Liquidità La divergenza nella politica monetaria della Banca centrale statunitense e quella della Banca centrale europea dovrebbe portare a una rivalutazione del «biglietto verde». Quanto al dollaro statunitense, manteniamo la nostra «sovraponderazione». Allo stesso tempo prevediamo un consolidamento per le prossime settimane, dopo il forte movimento nel terzo trimestre di quest'anno. Obbligazioni Nel nostro scenario principale di una ripresa economica sincronizzata a livello globale, per i prossimi mesi prevediamo ancora un leggero aumento dei tassi e manteniamo la nostra «sottoponderazione» nei titoli di stato. Come integrazione, in futuro raccomandiamo anche posizioni nei titoli di stato statunitensi a lunga scadenza. Anche le obbligazioni ad alto rendimento dovrebbero beneficiare dalla forte economia statunitense. Abbiamo ulteriormente aumentato la posizione nelle obbligazioni dei paesi emergenti in valuta locale, a causa di interessanti valuta zioni e di un continuo apporto di liquidità da parte delle banche centrali. Azioni Continuiamo a credere in una ripresa della crescita economica mondiale e manteniamo la nostra posizione azionaria leggermente «sovraponderata». Le banche statunitensi, le imprese tecnologiche statunitensi e i gestori patrimoniali svizzeri per noi continuano a essere i temi più convincenti. Abbiamo inoltre investito molto in azioni asiatiche, soprattutto in Giappone e in Cina. Oro Raccomandiamo ora una forte «sottoponderazione» in oro. Nel lungo termine, la ripresa economica globale e, secondo le nostre previsioni, il dollaro statunitense più forte lasciano presagire una flessione dei prezzi. Anche gli andamenti disinflazionistici mondiali dovrebbero avere un effetto negativo sul metallo prezioso giallo. Materie prime A causa delle loro caratteristiche di diversificazione, in tempi di elevate incertezze geopolitiche consideriamo le materie prime una componente importante di un portafoglio. A breve termine vediamo tuttavia un'eccedenza dell'offerta per diverse materie prime, ma manteniamo comunque il nostro posizionamento «neutrale». Strategie alternative In seguito all'aumento del livello dei tassi, da noi previsto, ri teniamo le alternative liquide un'interessante alternativa rispetto ai titoli di stato e continuiamo a raccomandare una «sovraponderazione» di questo segmento. Negativo Neutrale Positivo Sottoponderato Neutrale Sovraponderato Sottoponderato Neutrale Sovraponderato Sottoponderato Neutrale Sovraponderato Sottoponderato Neutrale Sovraponderato Sottoponderato Neutrale Sovraponderato EUR per CHF EUR per USD USD per CHF Titoli di stato Paesi industrializzati Paesi emergenti (esterni) Paesi emergenti (locali) Obbligazioni societarie Investment Grade High Yield * In valute estere ** In valute locali Paesi industrializzati Paesi emergenti Oro Materie prime strategie alternative Politica d´investimento – novembre 2014 5 Commento sul mercato Nuova forza per il dollaro statunitense Ora la ripresa dell'economia negli Stati Uniti mette (finalmente) le ali anche al dollaro (nella foto: l'animale araldico americano, l'aquila di mare dalla testa bianca). Al miglioramento dei dati fondamentali della più grande economia mondiale, per molto tempo il dollaro statunitense non ha quasi reagito. Nei mesi scorsi è tuttavia iniziato il suo rialzo rispetto alle valute europee. Si tratta di un aumento temporaneo o possiamo aspettarci un incremento ancora maggiore? A no stro avviso siamo all'inizio di una tendenza rialzista di lungo termine per il «biglietto verde». Da qualche tempo siamo «ottimisti sul dollaro». Eravamo pertanto sempre più frustrati di fronte alla debolezza che la valuta statunitense ha registrato fino a maggio di quest'anno ri spetto a valute europee quali euro, franco svizzero o sterlina britannica. La rivalutazione del biglietto verde, avvenuta in precedenza, rispetto allo yen giapponese e alle valute dei paesi emergenti e di quelli ricchi di materie prime, era stata solo una magra consolazione. Ora sembra che la situazione stia cambiando. Si tratta dell'inizio di una tendenza, che «fa dell'onnipotente dollaro un oggetto di devozione universale» per citare in modo leggermente modificato Washington Irving, uno scrittore e diplomatico del XIX secolo? Le variazioni di politica monetaria offrono supporto Guardando al passato, la politica monetaria esageratamente restrittiva della Banca centrale europea (BCE), che si rifletteva nella netta diminuzione del suo bilancio, è stata il motivo principale della forte performance dell'euro fino a metà 2014. Anche i notevoli flussi di capitale degli investitori americani verso le obbligazioni dei cosiddetti paesi periferici e verso le azioni dell'Eurozona hanno contribuito alla forza della moneta unica europea. In quel periodo, l'atteggiamento restrittivo della BCE era ancora più determinante in considerazione del massiccio apporto di liquidità della Banca centrale statuniten6 Politica d´investimento – novembre 2014 se (Fed). Ora la situazione è cambiata: il 9 settembre 2014 la BCE ha fatto capire di essere disposta ad aumentare significativamente il proprio bilancio per frenare i rischi di deflazione e stimolare la debole crescita. La Banca centrale statunitense, invece, sta per rendere gradualmente meno accomodante la sua politica monetaria. Le variazioni di direzione delle banche centrali hanno determinato un miglioramento delle prospettive per il dollaro statunitense (vedi grafico). Siamo alla fine di tutto questo oppure esiste ancora potenziale rialzista? Il rally del dollaro statunitense dovrebbe proseguire A nostro avviso siamo all'inizio di una pluriennale forza strutturale del dollaro statunitense e precisamente per i seguenti motivi: 1. Attualmente, dal punto di vista fondamentale il dollaro statunitense non è sopravvalutato. La parità del potere d'acquisto indica una corretta fascia di applicazione da 1.25 a 1.30 USD per EUR (1.28 secondo la recente stima dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico, OCSE). 2. Mentre la Fed mette fine ai suoi acquisti di titoli («allentamento quantitativo»), la BCE inizia un grande programma di liquidità – dalle cosiddette mirate operazioni di rifinanziamento a lungo termine (TLTRO) per le banche fino agli acquisti diretti di obbligazioni fondiarie e di asset-backed security, ABS. I banchieri centrali a Francoforte potrebbero rinunciare ad acquistare i titoli di stato dell'Eurozona. Ciononostante queste transazioni non sembrano escluse, se la situazione lo richiedesse. La conseguente divergenza della politica monetaria negli Stati Uniti e in Europa è molto positiva per il dollaro statunitense. Grafico: il «biglietto verde» registra una tendenza rialzista da maggio 2014 USD per EUR 1.40 1.38 1.36 1.34 1.32 1.30 1.28 1.26 1.24 Image: Thinkstock T1 13 3. In un contesto di deboli previsioni sulla crescita economica in Europa, Giappone e nella maggior parte dei paesi emergenti, rimaniamo fiduciosi che in futuro il prodotto interno lordo degli Stati Uniti aumenterà del 3 per cento circa. Un minore prezzo del petrolio e il calo dei tassi a lungo termine danno un fortissimo impulso all'economia statunitense, che compensa l'effetto negativo della rivalutazione del biglietto verde e della debole crescita globale. 4. Grazie alla debole inflazione, la Banca centrale statunitense Fed ha un notevole margine di manovra nel determinare il ritmo degli aumenti dei tassi di riferimento. Gli investimenti sul mercato monetario frutteranno però, a tempo debito, positivi rendimenti nominali. I corrispondenti rendimenti nominali in euro, franchi svizzeri e yen rimarranno invece probabilmente intorno allo zero ancora per anni. 5. Il deficit delle partite correnti degli Stati Uniti – dal punto di vista storico il motivo principale della debolezza del dollaro statunitense – sta diminuendo grazie al continuo aumento dell'estrazione del petrolio e del gas di scisto nel paese. 6. Soprattutto gli Stati Uniti con la loro capacità di attrarre personale ben qualificato, le loro imprese tecnologiche leader e la loro posizione di vertice nelle classifiche della competitività dovrebbero trarre maggiormente profitto da una crescita tendenziale nettamente più elevata rispetto all'Eurozona. T2 13 T3 13 T4 13 T1 14 T2 14 T3 14 Fonte: Thomson Reuters Datastream, Vontobel Asset Management pei. Cosa potrebbe mettere in dubbio la nostra previsione favorevole al dollaro? La ripresa del biglietto verde potrebbe interrompersi, se le prospettive di crescita per l'economia statunitense dovessero peggiorare notevolmente. Ciò, a sua volta, limiterebbe il margine di manovra per un aumento dei tassi da parte della Banca centrale statunitense. Non prevediamo tuttavia alcuno scenario del genere. Se dovesse invece accadere, riteniamo molto limitato il potenziale ribassista del dollaro statunitense rispetto all'euro. Contesto favorevole per «investimenti rischiosi» Abbiamo colto l'occasione del calo dei corsi azionari di metà ottobre per aumentare il nostro impegno netto. Il «panico da crescita» tra gli operatori del mercato, soprattutto riguardo agli Stati Uniti, ci sembrava infatti esagerato. Ci siamo riusciti vendendo opzioni put sugli indici SMI, S&P 500 ed Euro-Stoxx 50. Dopo che in estate avevamo ridotto la «sovraponderazione» dei mercati azionari e delle obbligazioni societarie ad alto rendimento, eravamo dell'opinione che la correzione fosse sufficiente. Abbiamo inoltre incrementato la nostra posizione sulle obbligazioni locali dei paesi emergenti (obbligazioni denominate nella valuta del rispettivo paese) nei portafogli in EUR e in CHF, poiché riteniamo un rendimento corrente del 6.5 per cento un cuscinetto di sicurezza abbastanza buono contro potenziali indebolimenti delle valute. A nostro avviso l'attuale contesto di politica monetaria continua a offrire un supporto fondamentale per investimenti rischiosi. Tuttavia, in conside razione della fine dell'allentamento quantitativo della Banca centrale statunitense e delle incerte previsioni sugli utili in alcuni settori, gli investitori devono ponderare attentamente le loro mosse. È il momento di diversificare con investimenti in USD? Per questi motivi confermiamo la nostra raccomandazione che diamo da molto tempo (vedere Investors' Outlook di aprile 2013: «La risurrezione del dollaro») di «sovraponderare» strategicamente gli investimenti in USD nei portafogli euroPolitica d´investimento – novembre 2014 7 Tema speciale La solida economia statunitense indica un «biglietto verde» sempre forte Le differenze nella crescita economica tra gli Stati Uniti e il «resto del mondo» si riflettono sempre più in una politica monetaria divergente. Quest'ultima indica una continuazione del rally del dollaro statunitense, soprattutto rispetto all'euro. Inoltre, la Banca centrale europea adotta (solo ora) una politica monetaria accomodante. circa 11 milioni di barili di petrolio al giorno, oggi con circa 5 milioni di barili le importazioni sono meno della metà (vedi grafico 2). Ciò ha contribuito tra l'altro a far sì che il deficit delle partite correnti statunitensi diminuisse notevolmente dal 4.7 per cento del prodotto interno lordo nel 2008 all'attuale Rispetto alle due altre grandi nazioni industrializzate – l'Eurozona e il Giappone – negli ultimi dieci anni l'economia statunitense ha ottenuto una performance di crescita nettamente migliore. A causa della crisi finanziaria, con circa l'1.3 per cento annuo, negli Stati Uniti la crescita economica media reale è stata piuttosto moderata. Tuttavia, le economie europee e giapponesi hanno ottenuto un aumento rispettivamente solo dello 0.6 per cento e dello 0.7 per cento (vedi grafico 1). Con il 2.1 per cento all'anno, l'OCSE stima il potenziale di crescita a lungo termine degli Stati Uniti, depurato dalle oscillazioni congiunturali, tra il 2005 e il 2015 nettamente superiore rispetto a quello del Giappone (0.6 per cento) e dell'Eurozona (1.1 per cento). Queste stime si basano sia sulle migliori tendenze demografiche negli Stati Uniti sia su una maggiore crescita della produttività del lavoro. Negli ultimi dieci anni, ciò ha contribuito a una crescita negli Stati Uniti dell'1.2 per cento, in Giappone dello 0.7 per cento e nell'Eurozona dello 0.6 per cento all'anno. Inoltre con il 10.2 per cento per l'Europa, dall'Organizzazione per la Coopera zione e lo Sviluppo economico (OCSE) il NAIRU (Non-Accelerating Inflation Rate of Unemployment), ossia quel tasso di disoccupazione che non determina un'accelerazione dell'inflazione, viene stimato nettamente superiore a quello degli Stati Uniti, pari al 6.1 per cento. Nell'Eurozona, il NAIRU è aumentato dal 2007 di 1.7 punti percentuali, mentre negli Stati Uniti è salito solo di 0.4 punti percentuali. USA: rapidissima crescita del settore del petrolio e del gas naturale Il settore del petrolio e del gas naturale negli Stati Uniti costituisce il fattore originario di crescita. Infatti, la produzione di petrolio statunitense è aumentata da circa 5 milioni di barili al giorno (fine 2008) a 8.6 milioni di barili (agosto 2014), con una crescita di oltre il 70 per cento. Nello stesso periodo, la produzione di gas naturale è aumentata del 30 per cento circa. Di conseguenza, dal 2004 il numero degli occupati nel settore del gas naturale e del petrolio è quasi raddoppiato, passando da 120'000 a 210'000 persone. Mentre nel 2008 gli Stati Uniti dovevano importare ancora 8 Politica d´investimento – novembre 2014 La forza dell'economia americana è rappresentata per esempio dal centro finanziario e commerciale poco più del 2 per cento, mentre l'Eurozona mostra un'eccedenza del 2 per cento circa. La bilancia delle partite correnti giapponese è praticamente equilibrata, ma l'andamento è nettamente peggiorato negli ultimi anni. Grafico 1: Paesi del G3 con forti differenze nell'andamento economico Economia statunitense come locomotiva congiunturale globale Finora ci siamo concentrati sulle migliori prospettive economiche a lungo termine degli Stati Uniti. Tuttavia anche l'attuale andamento della congiuntura è decisamente migliore rispetto a quello dell'Eurozona o del Giappone. Infatti, il prodotto interno lordo negli Stati Uniti ha già superato il livello precedente alla crisi finanziaria, mentre i dati dell'Eurozona e del Giappone sono rispettivamente molto e di poco al di sotto di questa soglia (vedi grafico 1). Il tasso di disoccupazio- 110 Prodotto interno lordo reale (indicizzato; 2005=100) 115 105 100 95 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 USA Eurozona Giappone Fonte: Thomson Reuters Datastream, Vontobel Asset Management Grafico 2:L'aumento della produzione di petrolio rende gli Stati Uniti meno dipendenti dalle importazioni di energia in milioni di barili al giorno 25 20 15 10 5 15 96 98 00 02 04 06 08 10 12 14 16 18 20 96 98 00 02 04 06 08 10 12 14 16 18 20 10 5 0 Consumo Produzione Importazioni Fonte: Thomson Reuters Datastream, Vontobel Asset Management Grafico 3:Il calo del tasso di disoccupazione indica un maggiore aumento salariale Image: Shutterstock In percentuale (invertito) di Miami (nella foto: impianto portuale nella metropoli dello stato federale statunitense della Florida). Variazione percentuale rispetto all'esercizio precedente -2 4.5 -1 4.0 0 3.5 1 3.0 2 2.5 3 2.0 4 1.5 5 1.0 90 92 94 96 98 00 02 04 06 08 10 12 14 16 Gap «NAIRU*: tasso di disoccupazione meno NAIRU (scala di sinistra) Salario orario (scala di destra) *Tasso di disoccupazione che non determina un'accelerazione dell'inflazione Fonte: Thomson Reuters Datastream, Vontobel Asset Management Politica d´investimento – novembre 2014 9 Tema speciale ne negli Stati Uniti è diminuito dal 10 per cento (fine 2009) al 5.9 per cento a settembre. Nell'Eurozona questi valori sono aumentati dal 10 per cento alla fine del 2009 al 12 per cento all'inizio del 2013 e da ottobre 2013 sono scesi moderatamente all'11.5 per cento. In Giappone, l'aumento pubblicato dei prezzi al consumo è al 2.7 per cento, ma senza considerare l'aumento dell'IVA di aprile 2014 questo valore scende quasi allo zero per cento. In considerazione del fatto che la differenza tra il tasso di disoccupazione effettivo e il tasso di disoccupazione NAIRU diventa sempre minore, la crescita dei salari negli Stati Uniti dovrebbe accelerare ulteriormente (vedi grafico 3) e il tasso dell'inflazione di base dovrebbe avvicinarsi ulteriormente al livello del 2 per cento. Crescente divergenza di politica monetaria La ripresa congiunturale negli Stati Uniti con contemporaneo calo della disoccupazione dovrebbe determinare un aumento della pressione su salari e inflazione anche nei prossimi trimestri. Poiché negli altri paesi industrializzati (soprattutto in quelli dell'Eurozona) vediamo tendenzialmente un aumento dei rischi di deflazione, la divergenza politico-monetaria tra le due aree economiche dovrebbe aumentare nettamente. Prevediamo i primi aumenti dei tassi per gli Stati Uniti nel 2015. I rendimenti a due anni hanno già iniziato a scontare un primo aumento dei tassi, con una rivalutazione del dollaro statunitense nel secondo semestre 2014. Su base commerciale ponderata, con una rivalutazione di dodici settimane il biglietto verde ha registrato il rally più lungo da aprile 1980, con gli utili di corso al massimo rispetto all'euro. La divergenza politico-monetaria ha qui una parte importante: Il Presidente della BCE, Mario Draghi, ha prospettato le sue massicce misure di allentamento politico-monetarie all'inizio di giugno esattamente nel momento in cui i titoli di stato statunitensi a due anni avevano iniziato a scontare i primi aumenti dei tassi. Di conseguenza sono scesi i rendimenti dei titoli di stato a due anni dell'Eurozona, il che ha determinato un forte miglioramento della differenza d'interesse a favore del dollaro statunitense (vedi grafico 4). Il nostro scenario per la congiuntura statunitense nel prossimo anno indica un ulteriore aumento dei rendimenti statunitensi sull'estremità breve e quindi un'ulteriore rivalutazione 10 Politica d´investimento – novembre 2014 Image: Shutterstock Il boom nell'estrazione del petrolio e del gas alimenta il mercato del lavoro statunitense. La borsa statunitense riflette le buone prospettive congiunturali (nella foto: la Borsa di New York a Wall Street). del biglietto verde rispetto all'euro. Oltre alla differenza dei tassi a due anni, anche il prezzo del petrolio, un premio dirischio per il crollo dell'Eurozona, la volatilità del mercato azionario (indicatore per la generale avversione al rischio) nonché il relativo andamento del mercato azionario (indicatore per flussi di fondi nei mercati azionari) hanno avuto un effetto significativo sul tasso di cambio dell'euro rispetto al dollaro statunitense. Il nostro scenario secondo il quale le differenze dei tassi anticipano da due a tre altri aumenti dei tassi negli Stati Uniti nei prossimi dodici mesi (nessuna variazione nell'Eurozona), i mercati azionari statunitensi registrano af flussi di fondi leggermente superiori a quelli dell'Eurozona, il prezzo del petrolio si stabilizza e i rendimenti negli stati della periferia europea (Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda, Grecia) non diminuiscono ulteriormente (il premio di rischio dell' Eurozona non diminuisce ulteriormente), dovrebbe a nostro parere determinare nei prossimi dodici mesi un tasso di cambio EUR / USD di 1.20 (vedi grafico 5). La prevista tendenza rialzista potrebbe essere ancora maggiore, se la Banca centrale europea dovesse attuare il suo piano di aumentare il proprio totale di bilancio da 2 a 3 bilioni di euro. Dopotutto i relativi bilanci delle banche centrali negli ultimi anni si sono dimostrati un buon indicatore per prevedere il tasso di cambio EUR / USD (vedi grafico nella rubrica «Valute», pagina 16). Grafico 4: La divergenza politico-monetaria si manifesta nei rendimenti a due anni Dollaro statunitense attualmente correttamente valutato Mentre un aumento dell'inflazione a breve e a medio termine ha un effetto positivo sulla rispettiva valuta di un paese, una forte e duratura differenza dei tassi d'inflazione di due paesi è un fattore negativo a lungo termine. Pertanto vediamo il dollaro statunitense favorito dagli andamenti dei prossimi due anni. A lungo termine – ben oltre l'orizzonte di due anni – l'inflazione statunitense più elevata sotto forma di una perdita di competitività degli Stati Uniti rispetto all'Eurozona potrebbe penalizzare il dollaro statunitense. Un buon esempio è il Giappone. Nonostante la debole congiuntura e diverse recessioni nell'ultimo decennio lo yen si è rivalutato nettamente nel corso del tempo. Il motivo è stata la spirale deflazionistica che aveva reso i prodotti giapponesi più interessanti sul mercato mondiale. Tuttavia, attualmente nell'Eurozona non prevediamo uno scenario del genere. E il dollaro ha ora una valutazione tutt'altro che cara. Se depuriamo per esempio il tasso di cambio EUR / USD dall'inflazione dei prezzi alla produzione, il nostro modello ci indica attualmente una parità del potere d'acquisto di 1.28 (vedi grafico 6). Pertanto, in base al criterio di valutazione a lungo termine il tasso di cambio EUR / USD ci sembra attualmente correttamente valutato. Una discesa al di sotto di 1.10 nei prossimi due anni determinerebbe una netta sopravvalutazione del dollaro statunitense rispetto all'euro. In considerazione della politica monetaria molto differente, un tale andamento non sembra tuttavia paradossale. Grafico 5: Lo scenario di base su dodici mesi indica un corso EUR / USD di 1.20 In percentuale 0.85 0.75 La congiuntura statunitense in crescita favorisce le previsioni sui tassi 0.65 0.55 I dati congiunturali statunitensi più deboli determinano preoccupazione e una temporanea interruzione delle aspettative sui tassi («lower for longer») 0.45 0.35 0.25 L'allentamento della politica monetaria della BCE e le prospettive sulle misure di allentamento quantitativo comprimono i rendimenti nell'UEM 0.15 01/14 02/14 03/14 04/14 05/14 06/14 07/14 08/14 09/14 10/14 tasso swap a due anni negli Stati Uniti tasso swap a due anni nell'Eurozona Fonte: Thomson Reuters Datastream, Vontobel Asset Management USD per EUR 1.60 1.55 1.50 1.45 1.40 1.35 1.30 1.25 1.20 1.15 1.10 05 06 07 08 09 10 11 12 EUR/USD Stima modello di valutazione a breve termine Stima 13 14 15 Fonte: Thomson Reuters Datastream, Vontobel Asset Management Grafico 6: Valutazione corretta secondo la parità del potere d'acquisto USD per EUR (EUR / USD) 1.60 1.50 1.40 1.30 1.20 1.10 1.00 0.90 La nostra conclusione per gli investitori La nostra positiva previsione per il dollaro è favorevole a una forte «sovraponderazione» dell'USD nei portafogli in CHF e in EUR. Attualmente raccomandiamo pertanto di non coprire una parte considerevole dell'esposizione azionaria in USD nei portafogli in CHF e in EUR. 0.80 0.70 0.60 1981 1984 1987 1990 1993 1996 1999 2002 2005 2008 2011 2014 EUR/USD Parità del potere d'acquisto (in inglese: purchasing power parity, PPP) +/- una deviazione standard Fonte: Thomson Reuters Datastream, Vontobel Asset Management Politica d´investimento – novembre 2014 11 Economia dei paesi industrializzati I risultati dello stress test bancario facilitano la concessione di crediti Image: Picture Alliance dici di questi istituti hanno però adottato nuove misure e sono già sufficientemente finanziati. Le rimanenti 13 banche devono presentare un piano di finanziamento entro la metà di novembre 2014 e dopo la sua approvazione devono adeguare la loro dotazione dei fondi propri entro 6 – 9 mesi al massimo. Il risultato dell'esame delle banche dovrebbe rendere Mario Draghi più contento. La maggior parte delle banche dell'Eurozona ha superato bene lo stress test degli organi di regolamenta zione europei, pubblicato alla fine di ottobre. Sono quindi realizzate le condizioni, affinché nella seconda serie delle operazioni di rifinanziamento offerte dalla Banca centrale europea a dicembre le banche possano richiedere più denaro che dovrebbe affluire alle piccole e medie imprese sotto forma di prestiti. Dato che esistono già indizi di un aumento della richiesta di crediti, prevediamo che il volume dei crediti aumenterà veramente. Dal punto di vista dei banchieri centrali e dei mercati finanziari, la prima serie delle cosiddette mirate operazioni di rifinanziamento a lungo termine (TLTRO) della Banca centrale europea (BCE) è stata deludente, poiché le banche non hanno richiesto molto denaro. Ora questo potrebbe cambiare. Infatti, la maggior parte degli istituti finanziari ha superato bene lo stress test presentato alla fine di ottobre, effettuato sotto l'egida della BCE. Viene quindi meno un'importante incertezza riguardo al futuro andamento degli affari degli istituti finanziari. Il «registro dei peccatori» della Banca centrale europea ha elencato 25 banche europee che al 31 dicembre 2013 non avevano una solida copertura di capitale. Nel frattempo, do12 Politica d´investimento – novembre 2014 La maggior parte degli istituti finanziari ha superato l'ostacolo I requisiti posti nell'ambito dello stress test eseguito dalla BCE erano severi: le banche sono state esposte a uno scenario di rischio, che negli anni 2014 – 2016 indicava un prodotto interno lordo inferiore di sei punti percentuali rispetto allo scenario di base. Questo scenario negativo ha decimato il mediano della quota del capitale proprio di qualità primaria (Common Equity Tier 1 Ratio, CET1) delle banche europee di 4 punti percentuali, portandola all'8.3 per cento alla fine del 2016. In confronto, lo stress test eseguito negli Stati Uniti, i cui risultati sono stati pubblicati all'inizio dell'anno, ha dato come risultato una riduzione mediana della quota CET1 di 2.9 punti percentuali. I test della Banca centrale spagnola nel 2012 e dell'Autorità bancaria europea (ABE) nel 2011 hanno simulato una riduzione rispettivamente di 3.9 e di 2.1 punti percentuali. Questi dati dimostrano che lo scenario di rischio della BCE ha rappresentato un difficile ostacolo. Riteniamo che l'enorme aumento della trasparenza e della comparabilità tra le banche, ottenuto grazie alla pubblicazione di indici uniformi e dello stress test, determinerà un risanamento a lungo termine dei mercati dei capitali europei. Gli operatori di mercato possono ora rivalutare le banche grazie a una solida base di informazioni. Le conseguenti forze di mercato possono in futuro distinguere il grano dalla pula all'interno del settore finanziario europeo. Questo stress test dovrebbe inoltre aver spianato la strada alle piccole e media imprese (PMI) per un accesso più ampio e migliore al mercato del credito bancario europeo. Questo era lo scopo del Presidente della BCE, Mario Draghi, già all'inizio del nuovo programma TLTRO, nel quale le banche potevano ottenere un'ulteriore e più conve niente liquidità a patto di concedere nuovi crediti alle PMI dell'Eurozona. Purtroppo, le banche non hanno quasi fatto ricorso alla prima serie di TLTRO: sono stati richiesti oltre EUR 82 miliardi, ma solo le banche italiane e di alcuni paesi della cosiddetta periferia europea hanno aumentato la loro liquidità netta. Le banche francesi e spagnole hanno invece solo scambiato il finanziamento richiesto alla BCE in un periodo precedente con nuova liquidità TLTRO. Tutto sommato nel sistema finan ziario sono affluiti appena EUR 63 miliardi. A nostro parere, dopo lo stress test anche le banche degli altri paesi «periferici» e «centrali» si avvarranno della liquidità mediante le operazioni TLTRO. Resta da vedere se questa nuova liquidità si dirigerà tramite le banche verso le PMI. Come si vede dal grafico 1, i servizi crediti prevedono un forte aumento della richiesta di crediti da parte delle piccole e medie imprese nell'Eurozona per il quarto trimestre 2014. Queste previsioni determinano con un ritardo di quasi tre trimestri un aumento dei volumi del credito. Secondo questa analisi è prevedibile un aumento della concessione di crediti per le PMI. Confermiamo pertanto la nostra previsione di un'accelerazione della crescita nell'Eurozona per questo e per il prossimo anno. Giappone: l'aumento dell'IVA non è ancora stato metabolizzato L'imposta sul valore aggiunto, aumentata nell'aprile 2014, crea ancora problemi al Giappone. Diversi indicatori segnalano però che il paese si sta lentamente riprendendo dal recente rallentamento della crescita economica. Gli ordinativi per macchinari (senza ordini con forti oscillazioni) si sono stabilizzati dalla fine dell'estate. Rispetto allo stesso mese dell'esercizio precedente, il calo degli ordinativi in agosto 2014 è stato di appena l'1 per cento, dopo che a maggio era stato di oltre il 12 per cento (vedi grafico 2). Anche l'indice dei responsabili degli acquisti, aumentato il mese scorso a 52.8 punti (+1.1), segnala una possibile ripresa. E le importazioni e le esportazioni, che in settembre hanno registrato un incremento, mandano segnali positivi. Con la bilancia commerciale profondamente in rosso – a settembre il deficit ha raggiunto un livello di quasi USD 10 miliardi (convertiti) – il calo del prezzo del petrolio dalla metà dell'anno crea un certo sollievo. La disattivazione delle centrali nucleari nel secondo semestre 2011, causata dalla catastrofe del reattore a Fukushima, costringe l'isola a coprire gran parte del proprio fabbisogno energetico tramite le importazioni di pet- rolio. Anche se ben oltre la metà della popolazione giapponese continua a voler rinunciare al nucleare e per questo mette in conto anche un aumento del costo dell'energia di un quinto circa, il governo e l'economia insistono per far riattivare gli impianti nucleari. Le dimissioni causate da uno scandalo delle donazioni del ministro economico Yuko Obuchi, una sosteni trice del nucleare, dovrebbero però ritardare ulteriormente questo progetto. Inoltre, il Primo ministro Shinzo Abe ha at tualmente altre priorità: nel dibattito in programma il prossimo dicembre, relativo al nuovo aumento dell'imposta sul valore previsto per ottobre 2015, insisterà per far rispettare la tempistica. Il nuovo inasprimento fiscale è trascurabile per la previsione di crescita del Giappone per il prossimo anno, poiché i consumatori nell'estate 2015 – come già avvenuto nel precedente aumento fiscale – dovrebbero anticipare gli acquisti per poi diminuirli maggiormente verso la fine dell'anno. Per le stime 2016 sarà però determinante vedere se l'anno inizierà o meno con una debolezza dei consumi. USA: paura immotivata per l'indebolimento della crescita Dopo la pubblicazione dei deboli dati del commercio al dettaglio negli Stati Uniti e il deludente indice della produzione industriale di New York a metà ottobre, i mercati azionari e soprattutto quelli obbligazionari sono scesi in modo quasi incontrollato. Questi dati erano però distorti da diversi effetti straordinari. Gli indicatori economici pubblicati successivamente hanno ridisegnato un quadro robusto dell'economia statunitense. Vanno menzionate le nuove richieste per sussidi di disoccupazione, la produzione industriale, l'edilizia residenziale, la fiducia dei consumatori e l'indicatore anticipatore del Conference Board. Manteniamo quindi il nostro scenario di una solida ripresa negli Stati Uniti. Grafico 1:Previsto aumento della richiesta di crediti per le PMI nell'Eurozona Grafico 2:Gli ordinativi in entrata segnalano una ripresa della produzione industriale in Giappone in percentuale Variazione in percentuale rispetto all'anno precedente Variazione in percentuale rispetto all'anno precedente 40 3 30 2 40 20 1 20 0 0 10 -1 -20 0 -2 -10 -3 -40 -4 -20 2010 2011 2012 2013 2014 Percentuale netta delle banche che per il prossimo trimestre prevedono un andamento positivo della richiesta di crediti per le PMI (anticipo di tre trimestri, scala di sinistra) Crediti bancari concessi a società al di fuori del settore finanziario (ultimo trimestre, scala di destra) Fonte: Thomson Reuters Datastream, Vontobel Asset Management -60 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Ordinativi di produzione per l'industria dei macchinari, depurati dagli ordinativi nei settori con andamento degli affari con forti oscillazioni Produzione industriale Fonte: Thomson Reuters Datastream, Vontobel Asset Management Politica d´investimento – novembre 2014 13 Economia dei paesi emergenti Image: Shutterstock «Emerging markets»: rendimenti interessanti e due paesi modello L'economia indiana registra una crescita rapidissima, ma l'infrastruttura obsoleta rimarrà un problema a lungo termine (nella foto: strada di Calcutta, India orientale). Due paesi emergenti, che attualmente registrano dati economici positivi, sono il Messico e l'India. Le due economie beneficiano soprattutto della volontà di riforme dei rispettivi governi. In molti altri «Emerging Markets», invece, le prospettive di crescita sono peggiorate: il Brasile per esempio dopo la rielezione della Presidente Dilma Rousseff, che finora non ha riportato successi in fatto di politica economica, dovrà affrontare i vecchi problemi. Nel complesso rimaniamo tuttavia ottimisti per i paesi emergenti come categoria d'investimento. A nostro parere, gli interessanti interessi reali delle obbligazioni degli «Emerging Markets» e il calo dei deficit delle partite correnti sono sempre nettamente favorevoli alle obbligazioni dei paesi emergenti emesse nelle valute dei rispettivi stati. Attualmente, il rendimento nominale delle obbligazioni dei paesi emergenti in valuta locale è al 6.5 per cento rispetto al rendimento dei titoli di stato decennali dello 0.9 per cento in Germania e del 2.3 per cento negli Stati Uniti (vedi grafico 1). Inoltre, la liquidità globale sempre elevata dovrebbe determinare una solida domanda di obbligazioni con rendimento interessante. La Banca centrale statunitense inietterà in futuro meno denaro nei mercati: diminuisce il suo programma di acquisto di obbligazioni nell'ambito del cosiddetto allentamento quantitativo e nel 2015 dovrebbe aumentare i tassi. 14 Politica d´investimento – novembre 2014 Ciò viene compensato tuttavia da una politica monetaria più espansiva dei banchieri centrali europei: la Banca centrale europea ha intenzione di aumentare il proprio totale di bilancio da due a tre bilioni di euro, il che dovrebbe far salire notevolmente la liquidità globale e impedire un enorme aumento dei rendimenti attualmente bassi delle obbligazioni dei paesi industrializzati con durate lunghe. Pertanto riteniamo moderato il rischio di un aumento dei costi d'opportunità per gli investimenti degli «Emerging Markets». Le prospettive di crescita sono leggermente peggiorate Anche l'andamento nei paesi emergenti stessi fornisce argomenti a favore di un impegno nelle obbligazioni in valuta locale. I deficit delle partite correnti – ossia il fabbisogno di rifinanziamento sui mercati finanziari internazionali – continuano a diminuire (vedi grafico 2) e gli indicatori del debito sono sempre migliori rispetto a quelli nei paesi industrializzati. Inoltre, i rendimenti si muovono su livelli nettamente superiori rispetto a quelli raggiunti negli anni dal 2011 al 2013. Tuttavia, di recente le prospettive congiunturali nei paesi emergenti sono peggiorate (vedi grafico 3). Dopo un buon inizio nel terzo trimestre, gli indicatori economici anticipatori sono di nuovo diminuiti. Ciò si riflette anche nel nostro indicatore del momentum dell'economia che continua a rimanere sotto i 50 punti, il che segnala un peggioramento della maggior par- te degli indicatori economici. Di conseguenza nei prossimi mesi si prevedono tassi di crescita più deboli del prodotto interno lordo (PIL). Un elemento positivo è rappresentato dal Messico (vedi numero di «Ottobre 2014» dell'Investors' Outlook) e dall'India. In entrambe le economie, guidate da governi favorevoli alle riforme, esistono speranze di una ripresa congiunturale a lungo termine e di un maggiore output potenziale. Grafico 1: Il vantaggio di rendimento dei paesi emergenti è sempre notevole in percentuale 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 2004 2006 2008 2010 2012 2014 Rendimenti delle obbligazioni dei paesi emergenti in valute dei rispettivi paesi Rendimento dei titoli di stato statunitensi a cinque anni Rendimento dei titoli di stato tedeschi a cinque anni Rendimento dei titoli di stato britannici a cinque anni Fonte: Thomson Reuters Datastream, Vontobel Asset Management Grafico 2: I deficit delle partite correnti hanno un andamento ancora in calo in percentuale del prodotto interno lordo 3.0 2.0 1.0 0.0 -1.0 -2.0 -3.0 -4.0 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 Bilance delle partite correnti dei paesi emergenti, ponderate in base al benchmark per le obbligazioni degli «Emerging Markets» Bilance delle partite correnti dei paesi emergenti, media equilibrata Fonte: Thomson Reuters Datastream, Vontobel Asset Management Grafico 3: Le previsioni congiunturali sono meno positive che in passato Quota percentuale degli indicatori con accelerazione 100 Accelerazione 90 80 70 60 50 40 Rallentamento India: volontà di riforme e migliori dati fondamentali A nostro parere, lo stato dell'Asia meridionale, che attualmente registra una forte accelerazione della crescita a fronte di un calo del deficit delle partite correnti, dovrebbe avere un andamento positivo sia a livello politico sia a livello macroeconomico. Inoltre, nel frattempo la Banca centrale indiana persegue l'obiettivo inflazionistico con molta più forza rispetto a qualche anno fa. Questa combinazione con un rendimento elevato rispetto ai paesi emergenti dell'8.5 per cento sui titoli di stato a due e a dieci anni dovrebbe favorire una valuta stabile con potenziale di rivalutazione rispetto all'euro e al franco svizzero. La volontà di riforme del governo eletto in estate, guidato dal Primo ministro Narendra Modi, è evidente e dovrebbe supportare la crescita nel 2015. Attualmente, l'attenzione è rivolta alla sburocratizzazione dell'economia indiana. In un momento successivo è prevista la liberalizzazione di alcuni settori economici. Inoltre, il governo sembra seriamente impegnato a riportare le finanze pubbliche su un percorso sostenibile. Con un deficit attuale di quasi il 7 per cento e un debito statale del 65 per cento sul PIL, nel confronto con i paesi emergenti l'India è messa male in questa categoria: i rispettivi valori del deficit e dell'indebitamento degli «Emerging Markets» ammontano in media rispettivamente al 2.3 per cento e al 45 per cento. Nel secondo trimestre 2014, la crescita economica indiana ha registrato una forte accelerazione al 5.7 per cento nei tassi di variazione annui, il che è impressionante in considerazione della debole congiuntura in molti altri paesi emergenti. Soprattutto i forti tassi di crescita dell'industria dovrebbero compensare nel secondo semestre la debolezza nei settori agricoltura e consumi statali. Per gli anni 2014 e 2015 prevediamo un tasso di crescita del 6 per cento per l'intera economia. Anche nel commercio estero vediamo un andamento nettamente positivo. Dopo che alla fine del 2012 il deficit delle partite correnti aveva registrato un livello del 5 per cento sul PIL, tale deficit nel frattempo si è ridotto a quasi l'1 per cento. In questo contesto, il basso prezzo del petrolio è di enorme aiuto, dato che l'India ne è un importatore netto.. Attualmente, le importazioni nette di petrolio dell'India ammontano all'8 per cento circa del PIL. Inoltre, il debito estero di quasi USD 460 miliardi (il 21.6 per cento del PIL) non sembra pre occupante, soprattutto se si considerano le riserve valutarie di USD 330 miliardi. 30 20 10 0 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Economia globale Economia dei paesi industrializzati Economia dei paesi emergenti Fonte: Thomson Reuters Datastream, Vontobel Asset Management Politica d´investimento – novembre 2014 15 Valute Obbligazioni Euro: Ia continuazione del calo sembra probabile Particolare attenzione alle obbligazioni dei paesi emergenti e ad alto rendimento La Banca centrale europea dovrebbe rafforzare ulteriormente il calo dell'euro con la sua politica monetaria espansiva. A nostro avviso, oltre al dollaro statunitense anche la sterlina britannica dovrebbe rivalutarsi nei prossimi mesi. Per la corona norvegese e il dollaro canadese consigliamo nel frattempo un atteggiamento prudente. Nonostante una piccola ondata di vendite a ottobre, che ha determinato deflussi da alcuni segmenti «Fixed Income», a nostro avviso le obbligazioni offrono sempre un buon potenziale di valore. L'elevata liquidità sui mercati finanziari favorisce la categoria d'investimento in generale e i prodotti con differenza d'interesse in particolare. Anche nel prossimo futuro la differente politica monetaria di diversi banchieri centrali, come della Banca centrale statunitense Fed e della Banca centrale europea (BCE), dovrebbe rimanere il fattore propulsivo per l'andamento delle valute di riferimento globali. Una politica monetaria meno espansiva negli Stati Uniti e in Gran Bretagna dovrebbe supportare le due valute – soprattutto rispetto all'euro e al franco svizzero. La BCE ha già annunciato di voler aumentare il suo bilancio a complessivi EUR 3 bilioni mediante acquisti di obbligazioni. I relativi bilanci delle banche centrali favoriscono perciò un forte indebolimento dell'euro (vedi grafico). Durante il breve mercato ribassista a ottobre, le obbligazioni hanno registrato un andamento relativamente positivo. All'interno di questa categoria d'investimento solo le obbligazioni ad alto rendimento e i titoli dei cosiddetti paesi periferici europei hanno dovuto subire perdite di corso. Tuttavia, nella successiva ripresa del mercato hanno di nuovo compensato la debolezza. Le preoccupazioni per la fine del programma di acquisto di obbligazioni della Banca centrale statunitense sono state poco rilevanti, poiché la Banca centrale europea e la Bank of Japan aumenteranno i loro acquisti di titoli. La liquidità disponibile sui mercati finanziari dovrebbe quindi rimanere elevata. Il mercato obbligazionario è favorito dal fatto che i tassi a breve termine per investimenti senza rischio nella maggior parte dei paesi industrializzati sono sullo zero o addirittura negativi. Di particolare interesse per gli investitori sono i titoli che offrono un premio rispetto ai titoli di stato più sicuri con breve durata, ossia titoli di stato con lunghe durate, obbligazioni ad alto rendimento e obbligazioni dei paesi emergenti. Anche altri valori patrimoniali «rischiosi», come le azioni, po trebbero beneficiare dall'elevata liquidità. Il franco e l'euro dovrebbero indebolirsi Poiché l'inflazione sempre bassa in Svizzera è favorevole a un mantenimento del limite minimo di CHF 1.20 rispetto all'euro, il franco svizzero, così come l'euro, dovrebbe tendere a indebolirsi. La forte correzione del prezzo del petrolio favorisce un aumento dei rischi di cambio per la corona norvegese e il dollaro canadese a breve termine. Grafico: L'aumento del bilancio della BCE indebolisce l'euro Grafico: Grafico: I mercati sono sempre ben riforniti di liquidità USD per EUR in percentuale del prodotto interno lordo Variazione del quoziente a dodici mesi 1.55 1.0 1.50 0.8 0.6 1.45 0.4 1.40 0.2 1.35 0.0 1.30 35 30 25 20 -0.2 1.25 -0.4 1.20 -0.6 -0.8 1.15 01/09 11/09 09/10 07/11 05/12 03/13 01/14 11/14P 09/15P USD per EUR P=Previsione Vontobel bilancio delle banche centrali relativo (bilancio della Fed diviso per il bilancio della BCE, scala di destra) Fonte: Thomson Reuters Datastream, Vontobel Asset Management 16 Politica d´investimento – novembre 2014 15 10 04 05 06 07 08 09 10 11 12 Bilanci aggregati della Fed, BCE e BoJ in percentuale del prodotto interno lordo Previsione Vontobel Fonte: Thomson Reuters Datastream, Vontobel Asset Management 13 14 15 Azioni Materie prime Durante la recente correzione i titoli ciclici sono stati declassati in maniera (troppo) forte La ripresa della produzione in Libia fa scendere il prezzo del petrolio Come già avvenuto nei periodi precedenti, i tassi di crescita per l'economia globale sono stati rivisti al ribasso anche nel terzo trimestre 2014. Di conseguenza, soprattutto i titoli ciclici sono stati duramente colpiti. Tali titoli evidenziano ora un livello di valutazione che avevano raggiunto in passato solo durante le fasi di recessione. La fortissima correzione sui mercati azionari, caratterizzata da una volatilità inaspettatamente violenta, ha determinato intense flessioni soprattutto per le azioni dei settori ciclici (materie prime, autovetture, banche, assicurazioni, industria). Ciò è da un lato comprensibile, poiché nel caso di una crescita economica più debole del previsto gli utili dei «titoli ciclici» sono maggiormente a rischio. Tuttavia, dall'altro lato, a causa della valutazione molto conveniente dei titoli ciclici rispetto ai titoli difensivi, l'entità della correzione ci sembra un po' esagerata (vedi grafico). Determinante sarà l'ulteriore andamento dell'economia. Per l'Europa non prevediamo una recessione e negli Stati Uniti ci aspettiamo una continuazione della ripresa. Di questo dovrebbero beneficiare anzitutto le azioni cicliche che non sono dipendenti dai bassi prezzi delle materie prime. Tuttavia, anche le azioni dei settori difensivi (beni di consumo, sanità, servizi) non sono affatto sempre in linea con le previsioni sugli utili. L'indebolimento nei paesi emergenti influenza negativamente gli utili di diverse note azioni globali di beni di consumo. Grafico: Valutazione relativa a livello di recessione Tra l'andamento del dollaro statunitense e i prezzi delle materie prime esiste una correlazione negativa. Questa relazione è spesso determinata dalla parità del potere d'acquisto, poiché la maggior parte delle materie prime viene negoziata in dollari. La correlazione negativa tra il dollaro statunitense e la categoria d'investimento delle materie prime è ben documentata in diversi rapporti di ricerca. Questa relazione è facilmente comprensibile, poiché con un dollaro in rialzo gli acquirenti globali, se le altre variabili rimangono costanti, non sono di sposti a pagare per le materie prime un prezzo maggiore nella loro valuta locale. Pertanto, ceteris paribus, con un dollaro in aumento le quotazioni delle materie prime in USD diminuirebbero. Tuttavia, le variazioni dei prezzi delle materie prime non si possono sempre spiegare con questa correlazione, ma anche con le variazioni della domanda e dell'offerta. Infatti il forte calo dei prezzi del petrolio nel terzo trimestre 2014 è da attribuire principalmente alla ripresa della produ zione di petrolio in Libia e a una domanda leggermente più debole del previsto. Prevediamo tuttavia, che per il momento la suddetta correlazione negativa continuerà, poiché il dollaro statunitense dovrebbe beneficiare dalla maggiore crescita degli Stati Uniti rispetto ad altre regioni, come per esempio l'Europa. Per le materie prime importanti, invece, per esempio il petrolio e i cereali, esiste tendenzialmente un'offerta eccessiva. Grafico: Dollaro e materie prime con correlazione invertita Indice Indice 0.80 360 Indice (invertito) 65 340 0.75 320 0.70 70 300 280 0.65 75 260 0.60 240 0.55 0.50 90 80 220 200 92 94 96 98 00 02 04 06 08 10 12 Rapporto relativo prezzo / valore contabile dei settori ciclici rispetto ai settori difensivi Media a lungo termine +/- una deviazione standard Fonte: Thomson Reuters Datastream, Vontobel Asset Management 14 85 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Indice delle materie prime di Bloomberg (in USD, scala di sinistra) Indice USD ponderato su base commerciale, (invertito, scala di destra) Fonte: Thomson Reuters Datastream, Vontobel Asset Management Politica d´investimento – novembre 2014 17 Previsioni Previsioni sulla congiuntura e sui mercati finanziari 2012–2015 Per quanto riguarda i temi prodotto interno lordo (PIL), inflazione/aspettative inflazionistiche, tassi delle banche centrali, titoli di stato decennali, tassi di cambio e materie prime, la seguente lista mostra i valori effettivi, i tassi di cambio e i prezzi per gli anni 2012 e 2013 nonché le previsioni per gli anni 2014 e 2015. 2012 2013 Tasso attuale Previsione 2014 Mese precedente Previsione 2015 Mese precedente PIL Crescita media annua (in %) Eurolandia Stati Uniti Giappone Gran Bretagna Svizzera -0.6 2.3 1.5 0.7 1.1 -0.4 2.2 1.5 1.7 1.9 0.7 2.6 -0.1 3.2 1.5 0.9 2.0 0.9 3.1 1.8 0.8 2.0 0.9 3.1 1.5 1.4 3.0 1.6 2.8 2.1 1.4 3.0 1.6 2.8 2.2 Inflazione Valore medio anno (in %) Eurolandia Stati Uniti Giappone Gran Bretagna Svizzera 2.5 2.1 -0.5 2.8 -0.7 1.4 1.5 0.1 2.6 -0.2 0.3 1.7 2.7 1.2 -0.1 0.6 1.7 2.4 1.6 0.0 0.6 1.8 2.4 1.6 0.0 1.2 1.7 1.7 2.1 0.8 1.2 2.0 1.7 2.1 0.8 2012 2013 Tasso attuale 0.75 0.25 0.10 0.50 0.01 3.00 0.25 0.25 0.10 0.50 0.02 2.50 0.05 0.25 0.10 0.50 0.01 2.50 0.05 0.25 0.10 0.50 0.13 2.50 0.05 0.25 0.10 0.50 0.13 2.50 0.05 1.00 0.10 1.00 0.13 2.80 0.05 1.00 0.10 1.00 0.13 2.88 Tassi del mercato dei capitali Rendimento dei titoli di stato a dieci anni (a fine anno) (Rendimento in %) EUR (Germania) 1.3 1.9 EUR (GIIPS) 5.3 4.5 USD 1.8 3.0 JPY 0.8 0.7 GBP 1.8 3.0 CHF 0.5 1.1 AUD 3.3 4.3 0.8 2.8 2.2 0.5 2.2 0.4 3.3 1.0 2.9 2.4 0.7 2.4 0.6 3.7 1.3 2.9 2.7 0.7 2.8 0.8 3.8 1.4 3.2 2.8 0.9 2.8 1.0 4.2 1.6 3.2 3.0 0.9 3.0 1.1 4.3 Tassi di cambio A fine anno CHF per EUR CHF per USD CHF per 100 JPY CHF per GBP CHF per AUD USD per EUR JPY per USD USD per AUD 1.21 0.92 1.06 1.49 0.95 1.32 86 1.04 1.23 0.89 0.85 1.47 0.80 1.38 105 0.89 1.21 0.94 0.88 1.52 0.83 1.28 107 0.88 1.23 0.96 0.87 1.60 0.84 1.28 110 0.87 1.23 0.96 0.89 1.54 0.86 1.28 108 0.90 1.23 1.03 0.93 1.66 0.82 1.20 110 0.80 1.23 1.03 0.93 1.58 0.87 1.20 110 0.85 Materie prime A fine anno Greggio (WTI, USD/barile) Oro (USD/Uncia) Rame (USD/tonnellata metrica) 110 1662 7907 111 1208 7376 84 1244 6609 88 1200 6700 100 1200 6700 90 1150 6700 100 1150 6700 Tassi delle banche centrali A fine anno (in %) EUR USD JPY GBP CHF AUD 18 Politica d´investimento – novembre 2014 Mese Mese Previsione a Previsione a precedente precedente 3 mesi 12 mesi Dati di mercato Dati di mercato Le seguenti liste mostrano l'andamento dei prezzi e dei corsi (sia in valuta locale sia in franchi svizzeri) di una selezione di mercati obbligazionari, indici azionari, indici misti, tassi d'interesse e tassi di cambio per i periodi degli ultimi tre e dodici mesi. Indici azionari MSCI (Total Return) Mercati obbligazionari (Total Return) Dal Dal Dal Dal 30.09.14 30.09.14 31.12.13 31.12.13 locale CHF locale CHF Dal Dal Dal Dal 30.09.14 30.09.14 31.12.13 31.12.13 locale CHF locale CHF JPM Global Bond Index (USD) JPM EMU Agg. Bond Index (EUR) JPM US Gov. Bond Index JPM Japan Gov. Bond Index 0.8% -0.2% 1.5% 0.3% 0.6% -0.3% 0.8% 1.4% 6.3% 10.2% 5.3% 2.6% 9.8% 8.4% 12.2% 6.7% JPM GBI-EM Global Diversified Index 1.8% 0.5% 7.8% 8.0% Swiss Bond Index AAA-BBB Swiss Bond Index Domestic AAA-BBB Swiss Bond Index Foreign AAA-BBB 0.3% 0.3% 0.2% 0.3% 0.3% 0.2% 4.9% 5.8% 3.6% 4.9% 5.8% 3.6% Indici misti (Total Return) Dal Dal Dal Dal 30.09.14 30.09.14 31.12.13 31.12.13 locale CHF locale CHF Pictet BVG 25 Pictet BVG 40 Pictet BVG 60 -0.5% -0.9% -1.4% -0.5% -0.9% -1.4% 6.3% 6.9% 7.7% 6.3% 6.9% 7.7% Tassi d'interesse 31.12.13 27.10.14 USD 3 month Libor USD 10 year Euro 3 month Libor Germany 10 year CHF 3 month Libor CHF 10 year JPY 3 mouth Libor JPY 10 year 0.25 3.01 0.27 1.94 0.02 1.09 0.15 0.74 0.23 2.26 0.06 0.83 0.01 0.49 0.11 0.47 Variazione (punti di %) -0.01 -0.75 -0.20 -1.11 -0.01 -0.61 -0.04 -0.26 Corsi di cambio 31.12.13 27.10.14 CHF per EUR CHF per USD CHF per 100 JPY USD per EUR JPY per USD 1.23 0.89 0.85 1.38 105.11 1.21 0.95 0.88 1.27 107.72 Variazione (%) -1.6% 6.6% 4.1% -7.8% 2.5% MSCI World Index (USD) MSCI USA Index MSCI USA Value Index MSCI USA Growth Index MSCI Europe Index MSCI Europe Value Index MSCI Europe Growth Index MSCI Europe Small Cap Index MSCI Switzerland Index MSCI Japan Index MSCI Pacific Index (USD) -2.0% -0.5% -0.9% 0.0% -4.8% -5.2% -4.3% -4.1% -3.5% -5.3% -2.4% -2.5% -1.2% -1.6% -0.8% -5.3% -5.8% -4.8% -4.9% -3.5% -4.3% -1.9% 4.7% 7.7% 7.3% 8.0% 0.1% 0.4% -0.1% -3.1% 6.7% -2.5% 0.3% 9.3% 14.8% 14.4% 15.2% 0.2% 0.6% -0.2% -2.8% 6.7% 1.4% 5.0% Altri indicie azionari (Total Return) Dal Dal Dal Dal 30.09.14 30.09.14 31.12.13 31.12.13 locale CHF locale CHF S&P100 (large caps) S&P400 (mid caps) S&P500 S&P600 (small caps) Dow Jones Industrial Nasdaq (Price Index) -0.9% 0.5% -0.4% 1.8% 0.0% -1.2% -0.2% -1.7% -0.2% -1.2% 1.0% 0.0% -1.9% -0.9% 7.5% 3.5% 7.9% -2.0% 0.0% 3.3% 7.4% 14.6% 10.4% 15.0% 4.5% 0.0% 10.2% 14.5% Dow Jones Stoxx Dow Jones Euro Stoxx 50 -5.2% -6.9% -5.3% -7.0% 1.5% -1.1% -0.2% -2.7% Dax 301) FTSE-100 CAC 40 MIB 30 IBEX 35 ATX Nikkei 225 (Price Index) -6.0% -3.8% -7.2% -8.9% -5.8% -2.2% -4.9% -6.1% -4.9% -7.3% -9.0% -5.9% -2.3% -3.8% -6.8% -2.8% -1.9% 0.3% 2.8% -13.2% -5.5% -8.3% 1.0% -3.4% -1.3% 1.1% -14.6% -1.7% SMI (Price Index) SPI1) SLI1) SMIC1) VSCI2) -3.6% -3.5% -3.7% -3.6% -2.4% -3.6% -3.5% -3.7% -3.6% -2.4% 3.9% 7.1% 3.1% 3.9% 5.6% 3.9% 7.1% 3.1% 3.9% 5.6% 1) Dividend adjusted, reinvested 2) Vontobel Swiss Small Cap Index Politica d´investimento – novembre 2014 19 Strutture di portafoglio CHF Strutture di portafoglio CHF La seguente lista mostra l'allocazione tattica della struttura di portafoglio in CHF, suddivisa per obiettivo d'investimento. Sicurezza Svizzera Europa ex CH 6.5 70.5 7 84.0 1 (a) 1 2 Mercato monetario Obbligazioni Azioni Investimenti alternativi Copert. rischio di cambio Totale Mercati emergenti High Yield Altro Totale BM Min. Max. - 8 (b) 8 3.5 -3.5 - - 10.5 89.5 100 5 95 100 80 - 25 100 15 - Nordamerica Giappone Mercati emergenti High Yield Altro Totale BM Min. Max. 3.5 1 (e) 1 8.0 54.5 25.0 12.5 100 5 60 20 15 100 45 5 - 40 75 35 30 - Nordamerica Giappone 3 6.5 (c) -3.5 6 a) liquidità in EUR 1% | b) di cui EMBI 2% & Messico 1.5% c) di cui US Treasuries 20Y+ 2% Reddito Mercato monetario Obbligazioni Azioni Investimenti alternativi Copert. rischio di cambio Totale Svizzera Europa ex CH 4.1 39.3 10.8 12.5 (f) 7.7 74.4 1 2 (b) 3 2.9 3.7 (g) 3.7 (c) -1.7 8.6 2.5 -2.5 - 8.0 (a) 5 (d) 13.0 -3.5 - Benchmark: Investimenti alternativi: Hedge Fund-of-Funds coperti in CHF 3%, immobili 4%, oro coperto in CHF 4% & materie prime coperti in CHF 4% a) di cui Messico 1.5% & 2% EMBI | b) di cui Euro Stoxx 50 2% | c) di cui US-Banks 0.5% & US-IT 0.5% d) di cui MSCI China 1.5% | e) Future Resources 1% | f) Hedge Fund-of-Funds coperti in CHF 4.5%, immobili 4%, oro coperto in CHF 0% & materie prime coperti in CHF 4% | g) di cui US Treasuries 20Y+ 2% Equilibrio Mercato monetario Obbligazioni Azioni Investimenti alternativi Copert. rischio di cambio Totale Svizzera Europa ex CH 3.3 21 21 13.5 (f) 6.8 65.6 1 3.5 (b) 4.5 Nordamerica Giappone 3.7 1 (g) 9.2 (c) 13.9 3.3 -3.3 - Mercati emergenti High Yield Altro Totale BM Min. Max. 8.0 (a) 6 (d) 14.0 3.5 -3.5 - 2 (e) 2 8.0 33.5 45.0 13.5 100 5 40 40 15 100 25 25 - 40 55 55 30 - Benchmark: Investimenti alternativi: Hedge Fund-of-Funds coperti in CHF 3%, immobili 4%, oro coperto in CHF 3% & materie prime coperti in CHF 5% a) di cui Messico 1.5% & 2% EMBI | b) di cui Euro Stoxx 50 3% | c) di cui US-Banks 1.5% & US-IT 1.5% d) di cui MSCI China 2% | e) Future Resources 2% | f) Hedge Fund-of-Funds coperti in CHF 4.5%, immobili 4%, oro coperto in CHF 0% & materie prime coperti in CHF 5% | g) di cui US Treasuries 20Y+ 1% Crescita Mercato monetario Obbligazioni Azioni Investimenti alternativi Copert. rischio di cambio Totale Svizzera Europa ex CH 3.3 1.0 30.6 13.5 (f) 7.6 56.0 1 5.7 (b) 6.7 Nordamerica Giappone 3.7 1 (g) 14.6 (c) 19.3 Mercati emergenti High Yield Altro Totale BM Min. Max. 8 (a) 7 (d) 15.0 3.5 -3.5 - 3 (e) 3 8.0 13.5 65.0 13.5 100 5 20 60 15 100 5 45 - 40 35 75 30 - 4.1 -4.1 - Benchmark: Investimenti alternativi: Hedge Fund-of-Funds coperti in CHF 3%, immobili 3%, oro coperto in CHF 3% & materie prime coperti in CHF 6% a) di cui Messico 1.5% & 2% EMBI | b) di cui Euro Stoxx 50 4% | c) di cui US-Banks 2% & US-IT 2% d) di cui MSCI China 2.5% | e) Future Resources 3% | f) Hedge Fund-of-Funds coperti in CHF 4.5%, immobili 3%, oro coperto in CHF 0% & materie prime coperti in CHF 6% | g) di cui US Treasuries 20Y+ 1% Azioni Svizzera Europa ex CH 1.1 39.6 6 (e) 2 48.7 9.3 (a) 9.3 Mercato monetario Obbligazioni Azioni Investimenti alternativi Copert. rischio di cambio Totale Nordamerica Giappone 20.1 (b) 2.9 23.0 Mercati emergenti High Yield Altro Totale BM Min. Max. 8 (c) 8 - 4 (d) 7 (e) 11 1.1 85.9 13 100 5 80 15 100 65 - 35 15 95 30 - 4.9 -4.9 - Benchmark: Investimenti alternativi: immobili internazionali 7% & materie prime coperti in CHF 8% a) di cui Euro Stoxx 50 4% | b) di cui US-Banks 2.5% & US-IT 2.5% | c) di cui MSCI China 3% d) Future Resources 4% | e) immobili internazionali 7% & materie prime coperti in CHF 6% 20 Politica d´investimento – novembre 2014 Strutture di portafoglio EUR Strutture di portafoglio EUR La seguente lista mostra l'allocazione tattica della struttura di portafoglio in EUR, suddivisa per obiettivo d'investimento. Sicurezza Zona Euro (UEM) Europa ex EMU Nordamerica Giappone Mercati emergenti High Yield Altro Totale BM Min. Max. 7.5 70.5 8.9 86.9 - 3 7.5 (b) -5.4 5.1 - 8 (a) 8.0 3.5 -3.5 - - 10.5 89.5 100 5 95 100 80 - 25 100 15 - Zona Euro (UEM) Europa ex EMU Nordamerica Giappone Mercati emergenti High Yield Altro Totale BM Min. Max. 6.1 38 12.4 8.5 (e) 9.1 74.1 - 1.9 5 (g) 4 (b) -3 7.9 2.6 -2.6 - 8 (a) 5 c) 13 3.5 -3.5 - 1 (d) 4 (f) 5 8 54.5 25 12.5 100 5 60 20 15 100 45 5 - 40 75 35 30 - Mercato monetario Obbligazioni Azioni Investimenti alternativi Copert. rischio di cambio Totale a) di cui EMBI 2% & Messico 1.5% b) di cui US Treasuries 20Y+ 2% Reddito Mercato monetario Obbligazioni Azioni Investimenti alternativi Copert. rischio di cambio Totale Benchmark: Investimenti alternativi: Hedge Fund-of-Funds coperti in EUR 3%, immobili internazionali 4%, oro coperto in EUR 4% & materie prime coperti in EUR 4% a) di cui Messsico 1.5% & 2% EMBI | b) di cui US-Banks 0.5% & US-IT 0.5% | c) di cui MSCI China 1.5% d) Future Resources 1% | e) Hedge Fund-of-Funds coperti in EUR 4.5%, oro coperto in EUR 0% & materie prime coperti in EUR 4% f) immobili internazionali 4% | g) di cui US Treasuries 20Y+ 2% Equilibrio Mercato monetario Obbligazioni Azioni Investimenti alternativi Copert. rischio di cambio Totale Zona Euro (UEM) Europa ex EMU Nordamerica Giappone Mercati emergenti High Yield Altro Totale BM Min. Max. 5.3 20.5 21.7 9.5 (e) 7.5 64.5 1.7 1.7 2.7 1.5 (g) 10.1 (b) -0.5 13.8 3.5 -3.5 - 8 (a) 6 (c) 14.0 3.5 -3.5 - 2 (d) 4 (f) 6 8 33.5 45.0 13.5 100 5 40 40 15 100 25 25 - 40 55 55 30 - Benchmark: Investimenti alternativi: Hedge Fund-of-Funds coperti in EUR 3%, immobili internazionali 4%, oro coperto in EUR 3% & materie prime coperti in EUR 5% a) di cui Messsico 1.5% & 2% EMBI | b) di cui US-Banks 1.5% & US-IT 1.5% | c) di cui MSCI China 2% d) Future Resources 2% | e) Hedge Fund-of-Funds coperti in EUR 4.5%, oro coperto in EUR 0% & materie prime coperti in EUR 5% f) immobili internazionali 4% | g) di cui US Treasuries 20Y+ 1% Crescita Mercato monetario Obbligazioni Azioni Investimenti alternativi Copert. rischio di cambio Totale Zona Euro (UEM) Europa ex EMU Nordamerica Giappone Mercati emergenti High Yield Altro Totale BM Min. Max. 5.5 0.5 31.5 10.5 (e) 8.3 56.3 3 3 2.5 1.5 (g) 16.2 (b) -0.5 19.7 4.3 -4.3 - 8 (a) 7 (c) 15.0 3.5 -3.5 - 3 (d) 3 (f) 6 8 13.5 65.0 13.5 100 5 20 60 15 100 5 45 - 40 35 75 30 - Benchmark: Investimenti alternativi: Hedge Fund-of-Funds coperti in EUR 3%, immobili internazionali 3%, oro coperto in EUR 3% & materie prime coperti in EUR 6% a) di cui Messsico 1.5% & 2% EMBI | b) di cui US-Banks 2% & US-IT 2% | c) di cui MSCI China 2.5% d) Future Resources 3% | e) Hedge Fund-of-Funds coperti in EUR 4.5%, oro coperto in EUR 0% & materie prime coperti in EUR 6% f) immobili internazionali 3% | g) di cui US Treasuries 20Y+ 1% Azioni Mercato monetario Obbligazioni Azioni Investimenti alternativi Copert. rischio di cambio Totale Zona Euro (UEM) Europa ex EMU Nordamerica Giappone Mercati emergenti High Yield Altro Totale BM Min. Max. 0.6 41.5 6 (d) 5.2 53.3 4.9 4.9 0.5 22.3 (a) 22.8 5.2 -5.2 - 8 (b) 8 - 4 (c) 7 (e) 11 1.1 85.9 13 100 5 80 15 100 65 - 35 15 95 30 - Benchmark: Investimenti alternativi: immobili internazionali 7% & materie prime coperti in EUR 8% a) di cui US-Banks 2.5% & US-IT 2.5% | b) di cui MSCI China 3% | c) Future Resources 4% | d) materie prime coperti in EUR 6% | e) immobili internazionali 7% Politica d´investimento – novembre 2014 21 Le tue note: Il presente opuscolo ha scopo puramente informativo e non costituisce né un’offerta né un invito alla presentazione di un’offerta, né una raccomandazione di acquisto o di vendita di prodotti finanziari; inoltre, esso non esonera il destinatario dalla valutazione in base al proprio giudizio. L’opuscolo non rappresenta né un annuncio di quotazione né un prospetto di emissione ai sensi dell’art. 652a o dell’art. 1156 CO. A causa delle restrizioni legali in singoli Paesi, tali informazioni non sono rivolte alle persone la cui nazionalità o il cui domicilio si trova in un Paese in cui l’autorizzazione dei prodotti descritti nel presente opuscolo è soggetta a limitazioni. L’opuscolo non ha lo scopo di offrire all’investitore una consulenza in materia d’investimento e non deve essere inteso quale supporto per le decisioni d’investimento. Gli investimenti nei prodotti descritti nel presente documento possono essere effettuati soltanto dopo aver verificato, eventualmente con l’ausilio di un consulente, le informazioni in particolare riguardo alla compatibilità con i propri rapporti e alle conseguenze giuridiche, normative e fiscali e/o dopo aver analizzato gli attuali prospetti di vendita. Gli acquisti e le vendite devono essere effettuati soltanto sulla base degli attuali prospetti di vendita o regolamenti e di un eventuale rapporto di gestione (o di un rapporto semestrale nel caso sia più attuale). Inoltre, solo chi è al corrente dei rischi del prodotto che sta per acquistare e ha i mezzi economici per sostenere le eventuali perdite, può effettuare una simile operazione. L’opuscolo «Rischi particolari nel commercio con valori mobiliari» fornisce informazioni standar-dizzate sui rischi di prodotti finanziari. Tutti i documenti citati possono essere richiesti a Raiffeisen Svizzera, Raiffeisenplatz, 9001 San Gallo. I corsi dei prodotti menzionati nel presente opuscolo possono subire rialzi o ribassi. La performance positiva conseguita nel passato da singoli prodotti non costituisce una garanzia per un’evoluzione positiva nel futuro. Il presente opuscolo non può essere copiato o pubblicato né integralmente né parzialmente senza previa autorizzazione scritta di Raiffeisen. L’opuscolo è stato allestito in collaborazione da Vontobel e Raiffeisen e non è il risultato di un’analisi finan-ziaria. Le «Direttive sulla garanzia dell’indipendenza delle analisi finanziarie» dell’Associazione svizzera dei banchieri (ASB) non trovano pertanto applicazione in questo opuscolo. Le opinioni espresse nel presente documento sono quelle di Raiffeisen o Vontobel Asset Management SA al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Sebbene sia Vontobel che Raiffeisen ritengano che i dati qui presentati provengano da fonti affidabili, esse non si assumono alcuna responsabilità relativamente a qualità, correttezza, attualità o completezza delle informazioni contenute nel presente opuscolo. Vontobel e Raiffeisen non si assumono alcuna responsabilità per eventuali perdite o danni (diretti, indiretti e consecutivi), causati dalla distribuzione del presente opuscolo o dal suo contenuto oppure legati alla distribuzione di tale opuscolo. 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