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COSTUME & SOCIETA’
L’EVENTO
venerdì 29 gennaio 2010
I RAGAZZI DEL CARCERE DI EBOLI PORTANO IN SCENA “’O CUNTO D’’O QUATTO ’E COPPE”
Giovani attori per la tragedia del treno
PRESENTAZIONE AD AVELLINO
Arriva da Slow Food
la nuova Guida ai Vini
L‘
appuntamento è fissato per oggi alle
15 nella sala convegni della Banca
della Campania: sono invitati produttori,
enotecari, ristoratori, appassionati ed
esponenti del mondo del vino. La sala
convegni della Banca della Campania di
Avellino ospiterà la presentazione del
progetto della nuova Guida ai Vini Italia di
Slow Food. All’incontro, parteciperanno
Lucio Napodano, direttore della Banca della
Campania; Gaetano Pascale, presidente
Slow Food Campania; Giancarlo Gariglio,
Slow Food Editore; Luciano Pignataro, responsabile vino Slow Food
Campania; Roberto Burdese (nella foto), presidente Slow Food Italia.
Dopo il recente divorzio dal Gambero Rosso, Slow Food è in piena
attività per la nuova guida che nascerà quest’anno. E, per il presidente
Burdese, si tratta di un vero e proprio tour de force per delineare le
prime idee su un’opera attesa come strumento che vuole andare oltre e
che punta ad offrire al consumatore una visione più ampia di quella che
nasce dalla sola analisi sensoriale, raccontando un vino anche
attraverso gli uomini, le culture, la terra, l’agricoltura o il clima che
determina il carattere di un’annata. «Non sarà una guida dei vini
buoni, giusti e puliti - ha affermato il presidente di Slow Food Italia -,
temi comunque a noi cari, ma una fotografia dell’esistente soprattutto
con un punto di vista privilegiato sulla scala locale che per noi è un
aspetto esclusivo. Proprio per questo, prima di parlare dei migliori 50
rossi italiani, metteremo in evidenza i 30 rossi più buoni di una regione
e permetteremo al consumatore di conoscere e visitare un territorio
attraverso le bottiglie». Un riferimento, quest’ultimo, che non nasce a
caso. Da qualche tempo, infatti, per Slow Food, bisogna spronare i
vignaioli a credere nella vendita diretta in cantina. Una pratica poco
diffusa e che può rappresentare il futuro delle aziende in quanto
irrinunciabile pezzo di fatturato ed anche per i consumatori viste le
loro pressanti richieste.
DIBATTITO
Questa mattina, alle 10,30, i detenuti dell'Icatt di Eboli celebrano il
giorno della memoria, portando in scena “'O cunto d’’o quatto ‘e
coppe”, una rappresentazione che racconta il tragico incidente
ferroviario di Balvano del 1944 nel quale persero la vita 500 persone
di cui nessuno quasi ha mai parlato da decenni.
di Roberto Furcillo
La sciagura ferroviaria di Balvano,
riportata in scena, è il loro modo di
ommene & Tambure” è il
denunciare i fatti oscuri della nonome d’arte che hanno
stra storia. Da oltre 65 anni la “sciadato al loro gruppo teatrale i ragura di Balvano” è un avvenimengazzi dell’Icatt di Eboli, l’Istituto
to che ancora brucia sulla pelle delcarcerario a pena attenuata, diretla gente del Sud. Un disastro che
to dalla dottoressa Rita Romano.
la politica del tempo ha cercato di
Con la direzione artistica di Pino
sminuire, “erano bracconieri e conTurco e del fotografo Paolo Garofatrabbandieri” dicevano. Era invelo, il progetto teatrale dell’Icatt è
ce gente che sbarcava il lunario, in
ormai una realtà. Non è ancora trauna Italia in guerra. Gente, che cerscorso un anno
cava di approvdalla nascita del La sciagura ferroviaria di vigionarsi
di
gruppo teatrale, Balvano, riportata in sce- mezzi di sussiche i ragazzi, na, è il loro modo di destenza, sfollati
con il loro impe- nunciare i fatti oscuri che con le loro famigno, hanno già ancora bruciano sulla
glie che cercavaraccolto lusin- pelle della gente del Sud
no di sfuggire ai
ghieri successi
bombardamenti,
ed il plauso di estimatori in alcuni
professori universitari, artigiani,
prestigiosi teatri napoletani quali
contrabbandieri che si spostavail Mercadante e l’Augusteo: nel
no dai grossi centri urbani della
Centro Don Guanella di Scampia,
Campania per inoltrarsi nelle peridiretto da don Aniello Manganielferie e nelle campagne per baratlo, hanno ricevuto applausi a scetare, vendere, acquistare beni di
na aperta. L’amore per il teatro, si
conforto.
è rivelato il trait-d’union che conÈ il 3 marzo del 1944, sono quasi
sente ad un inusitato gruppo di
l'una di notte, le montagne intor“teatranti” di riproporsi alla socieno a Balvano innevate. Il treno
tà civile per non appartenere ai di8017, stracarico di viaggiatori, avementicati da Dio. E proprio da uova appena imboccato la Galleria
mini e ragazzi alle prese con il lodelle Armi, 1692 metri, due locoro percorso di riabilitazione e di remotive a vapore dovevano esser
denzione arriva una denuncia forsufficienti ad attraversarla. La lite per le coscienze.
nea Napoli-Potenza, dal 1° ottobre
“U
GIORNATA DELL’ALIMENTAZIONE A SANTA MARIA LA NOVA
La compagnia “Uommene e Tambure” durante lo spettacolo
del 1943, dopo lo sbarco americano a Salerno, era sotto la giurisdizione del comando alleato. Il treno,
da subito mostrò le difficoltà. Per
il troppo peso, arrancava, poi slittò e si fermò definitivamente in
galleria. In pochi minuti il monossido di carbonio riempì lo stretto
budello, tutti i passeggeri caddero nelle spire venefiche di quel gas
mortale. Pochi i superstiti. La più
grande tragedia ferroviaria d’Europa si era consumata. All’alba e
nei giorni successivi si contarono
i morti e i dispersi, quasi in 600
mancarono all’appello. A 65 anni
dalla tragedia, il Sud chiede a gran
voce alla politica di oggi di riapri-
re le pagine della storia e che la verità su quelle morti non abbia più
segreti.
Gli attori di “Uommene e Tambure” raccontano la tragedia di Balvano come se fossero cronisti del
tempo, è il popolo che racconta attraverso di loro. Era gente di Nocera Inferiore, Castellammare di
Stabia, Cava dei Tirreni, Battipaglia, Aversa, Boscotrecase, Salerno, Centola. Tutte persone del Sud,
che cercavano conforto e generi di
prima necessità, per i figli lasciati
a casa.
Quei nomi, quelle anime cercano
ancora la pace tra i sassi e i secolari ulivi, in terra di Lucania.
“ASMARA NAPOLI” DI GERARDO MARIA CANTORE
Primo obiettivo: mandar via la fame Parte da Massaua
l’odissea di una madre
di Dario Reginelli
L
a Fao ha stimato che un bambino ogni cinque secondi
muore di fame e che nel mondo
venti milioni di persone all’anno
subiscono la stessa sorte. Numeri da capogiro quelli della tragedia
che si sta consumando nei Paesi
più poveri del pianeta, numeri ancor più ingenti di quelli della Shoah. Proprio su questi numeri e sul
tema della malnutrizione la prefettura di Napoli e la Banca di
Credito Cooperativo hanno organizzato un incontro in occasione
dell’ottava edizione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione.
Durante l’iniziativa è stato presentato l’opuscolo “Patti chiari e
salute lunga”, realizzato da Prefettura, Bcc, Lilt e Usmaf. La brochure contiene consigli per la
scelta dei cibi, informazioni su
controlli e etichette dei prodotti
e interviste ad immigrati sulle loro abitudini alimentari. Il viceprefetto Gabriella D’Orso ha moderato il dibattito, introdotto da
Franco Malvano.
«Purtroppo il periodo di crisi fi-
LA BRICIOLA
di Mimmo Sica
«L
Il prefetto Alessandro Pansa con Paolo Ducci. A sinistra Amedeo Manzo
nanziaria fa sì che ci sia minore
attenzione per il Terzo Mondo;
perciò dobbiamo stimolare le Ong
a continuare il loro prezioso lavoro» ha detto il consigliere d’ambasciata, Paolo Ducci, seguito a
ruota dal prefetto Alessandro
Pansa: «L’evento rientra nelle iniziative sull’immigrazione. Il ministro Maroni ha disposto un tavolo governativo con il contributo della Regione Campania per affrontare i temi di immigrazione,
sicurezza pubblica e integrazione. Al di là delle ideologie, credo
che si abbia poco da scegliere:
l’unica strada è vivere bene insieme. Altrimenti inneschiamo il
razzismo da parte degli italiani e
la violenza da parte degli immigrati».
Un ruolo di primo piano per risolvere la questione è giocato dalla
Bcc. Come mai una banca è così
attiva nel sociale? «Facciamo ciò
che è nella nostra vocazione: la
territorialità - precisa il presidente della Bcc di Napoli, Amedeo
Manzo - La nostra non è solo presenza fisica, noi ci impegniamo
per il territorio. Concetti come la
solidarietà, l’integrazione, la sussidiarietà devono essere applica-
ti. La crisi è nata proprio perché
il sistema creditizio ha sostenuto solo i consumi, non seri progetti. La sovrapproduzione ha indotto così le banche a non supportare le imprese. Da qui la disoccupazione». E allora come fare per uscire dalla crisi e aiutare
chi ne ha bisogno? «Le banche
devono valutare le persone, non
i capitali e le istituzioni devono
essere in mezzo alla gente». Questa la ricetta della Bcc, che ha
inoltre finanziato progetti in
Ecuador e Togo e per i terremotati di Abruzzo e Haiti.
VENTICINQUE OPERE IN MOSTRA ALLA BIBLIOTECA NAZIONALE
Il tempo di Ciaurro: un sentimento
di Rosario Ruggiero
naugurazione della mostra pittorica “Il tempo di Ciaurro”, giovedì
alle 17 in Biblioteca Nazionale. Si
tratta di venticinque opere del maestro napoletano (nella foto) scelte tra
le sue ultime produzioni, espressioni artistiche legate al sentimento del
tempo. «Sono sostanzialmente luoghi della memoria – spiega il pittore
– ossia recupero di immagini, letture, reminiscenze, esperienze umane
e culturali, trasportate sulla tela, arricchite dalle sfumature conferite ad
esse dal passare del tempo. Tecnicamente si tratta di dipinti ad olio di
buona grandezza».
Poliedrica l’attività pittorica di questo artista, sviluppata in quaranta
I
anni di attività, sostanzialmente nell’ambito della ritrattistica, che lo ha
portato a dipingere ragguardevoli
personaggi del mondo artistico, come il direttore d’orchestra Riccardo
Muti o l’attrice Sophia Loren, e del
mondo della politica, ma anche nell’ambito editoriale, come illustratore, in virtù della sua forte sensibilità
letteraria, di prose e poesie di autori come Baudelaire, Calvino, Pavese,
Pasolini, e nel particolare ambito della trasposizione pittorica di coreografie, ispirato da maestri come il cubano Ricardo Nunez.
Non sono mancate glorie televisive,
e nel recente sceneggiato della Rai
“Capri”, il “ritratto di Donna Isabella”, che gioca un suo ruolo nello sviluppo delle vicende, è proprio un di-
pinto di Salvatore Ciaurro espressamente richiestogli dalla produzione
televisiva dopo aver casualmente
ammirato altre opere del maestro orgogliosamente tenute in mostra dal
titolare di un locale pubblico napoletano.
«È la trasposizione sulla tela della
percezione di uno stato dello spirito» scrive Walter Memmolo circa i ritratti del maestro. «La frammentazione della forma diventa premessa
di un modo di costruire l’immagine
per tasselli e sfaccettature, con un
effetto che esalta la vivacità della
gamma cromatica e riesce a dare la
bellezza stupefatta di una apparizione luminosa, che nella sua intensità
può sorprendere, alla fine, le stesse
attese della memoria» è quanto invece dice, sull’arte più ampiamente
intesa di Ciaurro, il critico Vitaliano
Corbi. Il catalogo di questa mostra è
stato curato dal direttore della Biblioteca Nazionale di Napoli Mauro
Giancaspro, autore anche di una delle due presentazioni ivi contenute.
L’altra è di Walter Memmolo. L’esposizione resterà visibile fino al 22 febbraio prossimo. Poi partirà per l’Europa. Tappe previste, Roma, Parigi,
Madrid e Lisbona.
a rivisitazione a posteriori di un periodo tra i più drammatici
delle nostra storia contemporanea quando dal sogno africano si
passa alla delusione della dura sconfitta: tutto questo è “Asmara
Napoli”». Così Ermanno Corsi, ha definito il libro di Gerardo Maria
Cantore presentato al Circolo Canottieri Napoli, nel Salone delle Coppe
gremito di un pubblico attento e interessato al quale Curzio Buonaiuto
ha indirizzato un cordiale saluto e ringraziamento. Era presente anche
l’editore Alfredo
Poeta. «Il lavoro
letterario di
Cantore - ha
continuato Corsi che ha come
sottotitolo
“Cronaca di una
piccola Odissea”, è
un libro di
memorie, ma non
è una semplice
cronologia di fatti,
di luoghi e di
nomi. Se di odissea
si deve parlare da
parte di tre figli, tra i quali il piccolo Gerardo Maria, e di una madre
impavida e forte, che hanno viaggiato per 52 giorni da Massaua a
Taranto e poi a Ruoti e a Napoli, è un’odissea più omerica che dantesca.
È il viaggio di rientro dopo avere visto il tracollo del “progetto Africa”
che nell’idea di molti italiani di quel tempo doveva essere la scoperta di
un mondo nuovo». All’introduzione di Corsi sono seguiti numerosi
interventi. Aurora Cacopardo ha sottolineato il grande equilibrio tra
memorie e storia e la capacità e il coraggio che ha avuto l’autore nel
riuscire a dire la verità in una realtà in cui la storia è sempre fatta dai
vincitori. «Cantore con la sua prosa “poietica” - ha aggiunto la
Cacopardo - ha fatto ascoltare anche i vinti, vivendo e facendo vivere la
verità, così come ha insegnato il grande Leonardo Sciascia». Per Franco
Roberti il libro di Cantore è un affresco in cui si intrecciano eventi
storici e fatti familiari, sofferenze e atti eroici e tante altre esperienze,
tristi e liete: «Su tutto, però emerge l’esaltazione del potere della
“Memoria” che impone di non dimenticare mai per evitare di ripetere
gli errori commessi». Dino Falconio, con una suggestiva “metafora”, ha
definito il lavoro di Cantore «la ricomposizione dello specchio rotto
della memoria attraverso gli occhi di un bambino». Nelle parole
dell’autore il significato e lo scopo del suo libro: «Ho voluto evitare che
la coltre dell’oblio coprisse la memoria di centinaia di migliaia di civili
italiani che in Eritrea andarono con il sogno di dare alla propria vita,
con il lavoro, un orizzonte diverso e se ne tornarono, invece, in Italia in
un esodo forzato dopo l’umiliazione dei campi di concentramento,
spogliati anche delle illusioni». Lo scrittore ha rivolto, poi, un
ringraziamento ad Antonio Caldoro, presidente della neonata
associazione “Italiani eritrei” per l’affettuosa collaborazione data
nell’organizzazione di una serata «splendida, unica ed
indimenticabile». Ha, quindi, auspicato che, con l’aiuto degli associati e
di quelli che, si spera numerosi, vorranno diventarlo, siano centrati gli
obiettivi che l’associazione intende perseguire, primo fra tutti concreta
amicizia e solidarietà con il popolo eritreo fortemente rappresentato
nella nostra città.
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Giovani attori per la tragedia del treno