Osservatorio Vol. 95, N. 7-8, Luglio-Agosto 2004 Sorveglianza con colonscopia e analisi costo-beneficio in soggetti asintomatici ad aumentato rischio di cancro del colon-retto: esperienza nella provincia di Ferrara Vincenzo Matarese 1, Alessandro Pezzoli 1, Lucio Trevisani 1, Sergio Boccia 1, Massimiliano Brancaleoni 1, Loredana Simone 1, Carlo Feo 2, Sergio Gullini 1 Riassunto. Il cancro del colon-retto (CCR) rappresenta la seconda causa di morte per tumore nei Paesi occidentali con conseguente elevato tributo economico a carico del SSN. Ciò comporta la necessità di sviluppare piani di prevenzione e di sorveglianza che abbiano un favorevole rapporto “costo-efficacia”. Presentiamo i risultati di un piano di sorveglianza con colonscopia rivolto ai familiari di 1° grado di pazienti affetti da CCR o da polipi adenomatosi riscontrati prima di 60 anni e l’analisi dei costi nel triennio 2000-2002. I risultati dimostrano che un piano di sorveglianza rivolto a questi soggetti a maggior rischio può avere un rapporto costo-efficacia favorevole. Parole chiave. Cancro colo-rettale, colonscopia, rapporto costo-efficacia, screening, sorveglianza clinica. Summary. Surveillance and cost-effectiveness of colonscopy in asymptomatic increased risk subjects of colorectal cancer: Ferrara experience. Colorectal cancer represents the second leading cause of cancer deaths in western countries with elevated costs for health service. It’s very important to develop screening and surveillance programs for cancer prevention with “cost-effective” means. We present a surveillance program with colonoscopy focused on first degree relatives of CRC patients. Colonoscopy is a “cost-effective” mean of screening for high risk subjects. Key words. Colonoscopy, colorectal cancer, cost-effectiveness, screening, clinical surveillance. Introduzione tanti, negli anni ’93-’97, 1673 soggetti si sono ammalati di cancro al colon-retto (887 uomini e 786 donne) con una incidenza media di 93,4 nuovi casi/anno per 100.000 abitanti, e 884 sono deceduti (443 donne e 441 uomini). Secondo un’analisi statistica della Commissione Oncologica Regionale, nella provincia di Ferrara circa 800 soggetti, familiari di I grado di pazienti con CCR, sono ogni anno potenzialmente a rischio di cancro colico 4. In oltre il 90% dei casi il CCR prende origine da lesioni precancerose, rappresentate dai polipi adenomatosi 5. Nel mondo occidentale, gli adenomi vengono riscontrati in circa un quarto della popolazione oltre i 50 anni di età; la prevalenza è maggiore negli uomini oltre i 50 anni ed aumenta progressivamente con l’età 6,7. Circa due terzi di adenomi si localizzano nel retto-sigma e nel colon sinistro, un terzo prossimalmente alla flessura splenica. Il carcinoma del colon-retto (CCR) rappresenta la seconda causa di morte per tumore nei Paesi occidentali a più elevato sviluppo tecnologico 1. In Italia si ammalano ogni anno di CCR dalle 20 alle 30.000 persone e circa la metà di esse è destinata a morire a causa della malattia. Più del 90% dei casi si manifesta, in uguale misura, in uomini e donne al di sopra dei 50 anni di età, con una lieve prevalenza del sesso maschile per i tumori del retto 2. In assenza di fattori predisponenti, la probabilità di sviluppare un CCR al di sopra dei 50 anni è del 6%, quella di morire è del 2,5% 3 . In Italia l’incidenza grezza varia da 26 a 53 nuovi casi/anno ogni 100.000 abitanti, con tassi più alti nel Nord Italia. L’Emilia Romagna presenta tassi di incidenza e di mortalità tra i più elevati; dai dati del Registro Tumori risulta che nella Provincia di Ferrara, avente una popolazione di 350.000 abi1 U.O. Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva; Universitaria S. Anna, Ferrara. Pervenuto il 6 ottobre 2003. 2 Istituto di Chirurgia Generale, Azienda Ospedaliera V. Matarese et al.: Sorveglianza con colonscopia e analisi costo-beneficio in soggetti a rischio di CCR La trasformazione maligna avviene attraverso la cosiddetta sequenza “adenoma-carcinoma” in un periodo medio di 10 anni8. Numerosi studi hanno evidenziato che il rischio cumulativo di cancro è correlato agli anni di permanenza del polipo 8,9; tuttavia diversi fattori come la grandezza (>1 cm), la presenza di displasia o componente villosa, il numero di polipi riscontrati, determinano un maggior rischio di trasformazione in senso neoplastico 10. Fattori di rischio Numerosi sono i fattori di rischio per lo sviluppo di un CCR: ambientali, genetici (poliposi familiare, sindrome di Lynch), malattie infiammatorie croniche intestinali, familiarità. Una familiarità neoplastica per i tumori colorettali è presente in circa il 20% dei pazienti con tumore del grosso intestino. In particolare i familiari di I grado (padre, madre, figli, fratelli, sorelle) di pazienti affetti da CCR, in assenza di alterazioni genetiche, hanno un rischio di sviluppare lo stesso tumore 2-3 volte superiore rispetto agli individui senza storia familiare di tumore 5. Il grado di rischio aumenta ulteriormente se più soggetti nello stesso nucleo familiare hanno contratto il tumore o se il cancro è insorto prima di 50 anni 11 . Appare inoltre aumentato se uno o più parenti di I grado hanno sviluppato polipi adenomatosi prima dei 60 anni di età, mentre il riscontro di polipi oltre i 60 anni riduce drasticamente il rischio nel parente prossimo 12. Il lungo periodo che intercorre tra la comparsa del polipo e lo sviluppo del CCR permette la messa a punto di adeguati piani di screening e di sorveglianza dei pazienti a rischio 12,13. Scopi di uno screening del cancro colo-rettale L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce lo screening «un metodo che consente l’identificazione preventiva di una malattia non riconosciuta, dividendo le persone apparentemente sane da quelle che probabilmente hanno la malattia, allo scopo di ridurne la mortalità, con uno stabile aumento della sopravvivenza, capace in alcuni casi di ridurne anche la morbilità». Uno screening del CCR dovrebbe quindi prevedere la realizzazione di un programma efficace, semplice e relativamente poco costoso, allo scopo di prevenire l’insorgenza di un cancro colico nella popolazione generale. Piani specifici di sorveglianza dovrebbero essere indirizzati ai soggetti a maggior rischio sia per prevenirne lo sviluppo sia per individuarlo in fase precoce. L’efficacia di tali piani viene misurata nel tempo in termini di anni di vita salvati. Dati di letteratura evidenziano come, in assenza di piani preventivi, la sopravvivenza a 5 anni di pazienti con CCR non supera il 40% 15. Si stima che un paziente con CCR perda in media fino a 13 anni di vita rispetto a quanto atteso in un soggetto di pari età, senza considerare che la stessa terapia del CCR può comportare l’insorgenza di co-patologie invalidanti e una diminuzione della qualità di vita conseguenti ad ablazioni d’organo, 353 colostomie, chemio e/o radio terapia 16. Da queste osservazioni deriva l’opportunità di proporre modelli di prevenzione e di sorveglianza per ridurre l’incidenza e la mortalità conseguenti a questo tipo di tumore (tabella 1). Tabella 1. - Principii raccomandati dalla Organizzazione Mondiale della Sanità per uno screening del CCR. 1) La malattia sotto esame rappresenta uno dei maggiori problemi per la comunità a causa della sua morbilità e mortalità. 2) Conoscenza della storia naturale della malattia; possibilità di utilizzare metodi che permettono l’eliminazione del cancro nella fase premaligna o comunque asintomatica. 3) Utilizzo di metodi sensibili e sicuri; la loro applicazione dovrebbe essere in grado di ridurre l’incidenza della malattia. 4) Identificazione della popolazione bersaglio. 5) I costi devono essere considerati come parte integrante di un progetto di prevenzione Studi epidemiologici suggeriscono un ruolo importante della dieta sull’incidenza del CCR 17,18; sarebbero quindi auspicabili campagne di informazione al fine di migliorare le abitudini alimentari della popolazione; purtroppo esse risultano complesse e di difficile attuazione. In attesa di sviluppi sul piano della ricerca per consentire di individuare con certezza i potenziali soggetti a rischio di cancro (ad esempio attraverso l’analisi del DNA nelle feci), gli attuali piani di screening si basano essenzialmente su 4 tipi di indagini: – ricerca del sangue occulto nelle feci (RSO) – sigmoidoscopia – sigmoidoscopia + RSO – colonscopia La RSO, valutata in numerosi trial randomizzati, è in grado di ridurre la mortalità per CCR del 20% circa, se eseguito annualmente. La sensibilità di tale metodica varia dal 30 al 50% 19. I limiti principali sono rappresentati dai numerosi falsi positivi, dai falsi negativi in caso di carcinoma e, soprattutto, da una bassa sensibilità in presenza di adenoma 5. La sigmoidoscopia permette di ridurre la mortalità per cancro dal 59 all’80% nel tratto di intestino esaminato ma, esplorando solo una parte dell’intestino, consente una riduzione complessiva della mortalità per cancro non superiore al 40% 20. Un recente studio, condotto su un campione di popolazione generale senza fattori di rischio aggiuntivi oltre l’età, ha considerato l’utilità di ripetere una sigmoidoscopia a distanza di 3 anni da analogo esame endoscopico risultato negativo per patologia neoplastica. L’incidenza di nuovi adenomi o cancri è risultata essere dello 0,8%, mettendo quindi in discussione l’opportunità di ripetere la stessa metodica a così breve distanza di tempo 21. Altri Autori hanno evidenziato una maggiore riduzione della mortalità per CCR associando sigmoidoscopia e RSO, nei confronti delle due metodiche utilizzate singolarmente 22,23. 354 Recenti Progressi in Medicina, 95, 7-8, 2004 La colonscopia è considerata da vari autori il più efficace strumento sia per la prevenzione del CCR che per la sua diagnosi precoce. Gli argomenti a favore di tale tecnica sono: esaminare l’intero tratto intestinale potenzialmente sede di polipi; poter interrompere, con l’asportazione del polipo, la sequenza adenoma-carcinoma; poter evidenziare eventuali foci di displasia in pazienti affetti da rettocolite ulcerosa. Altri aspetti importanti a favore di uno studio completo del grosso intestino sono rappresentati dal riscontro di un aumentato rischio di CCR nel colon destro con l’aumentare dell’età, dalla maggiore probabilità di sviluppare adenomi nel colon prossimale in presenza di polipi adenomatosi, di qualsiasi grandezza, nel colon sinistro 24, dalla presenza di un significativo numero di polipi nel colon prossimale in assenza di adenomi nel colon distale. Particolare interesse è stato posto all’uso della colonscopia in programmi di screening in soggetti a rischio moderato25 . Già alcuni anni fa, uno studio prospettico aveva dimostrato l’efficacia di uno screening con colonscopia nell’evidenziare polipi adenomatosi in parenti di I grado di pazienti affetti da CCR 26. Altre segnalazioni più recenti hanno confermato il ruolo della colonscopia in soggetti con parenti affetti da CCR in quanto più a rischio di essere portatori di adenomi 27. È stato segnalato che, in pazienti oltre i 50 anni di età, la percentuale di diagnosi di cancro nella popolazione non sottoposta a screening è doppia rispetto a quella di individui che hanno eseguito precedentemente una colonscopia, per varie ragioni 28. Circa la metà dei cancri rilevati in questo studio era allo stadio Dukes C o D, mentre la percentuale nell’altro gruppo era del 16%. Un solo studio internazionale, con follow-up a 6 anni, ha dimostrato che in pazienti asintomatici sottoposti a pancolonscopia, l’asportazione di tutti i polipi permette di ottenere un’incidenza di CCR simile a quella della popolazione generale 13. Altri studi hanno invece documentato che uno screening con colonscopia consente di individuare un alto numero di adenomi o di cancri in fase precoce, determinando una riduzione della mortalità di oltre il 75% e un maggior numero di anni di vita salvati 20,24. Materiali e metodi Difficoltà organizzative, costi non sostenibili e una carente cultura circa l’importanza di piani di prevenzione non hanno consentito di mettere a punto un piano di prevenzione del CCR che coinvolgesse l’intera popolazione della provincia di Ferrara. È stato quindi programmato un Piano di sorveglianza con colonscopia rivolto alla popolazione a maggior rischio di CCR, rappresentata da familiari di I grado di età superiore ai 45 anni, di pazienti risultati affetti da CCR e da familiari di I grado di età superiore ai 45 anni di soggetti portatori di polipi adenomatosi riscontrati prima dei 60 anni di età. Il progetto ha coinvolto numerose U.O. mediche e chirurgiche dell’Azienda Ospedaliera e i medici di Medicina Generale; ha ottenuto il sostegno dell’Ordine dei Medici Provinciale e dell’ Assessorato alla Sanità. La copertura economica è stata garantita dalla stessa Azienda Ospedaliera. L’attivazione del Piano è stata preceduta da una campagna di sensibilizzazione pubblica iniziata un anno prima, resa possibile dalla partecipazione delle Istituzioni Locali della città e della Provincia, delle Associazioni di Volontariato, della Società dei Medici di Medicina Generale. A tale scopo sono stati organizzati incontri con i medici di famiglia e popolazione, sono stati pubblicati articoli sui giornali locali e stampati opuscoli illustrativi e posters. Tutti i pazienti sottoposti ad intervento chirurgico per CCR e tutti i soggetti. con meno di 60 anni, portatori di polipi adenomatosi erano invitati dal gastroenterologo, dal chirurgo o dal medico di famiglia ad informare i propri parenti di I grado dell’esistenza di un programma di prevenzione. A questi, dopo un colloquio preliminare informativo con un medico specialista, sulla base dei dati epidemiologici raccolti in una specifica scheda computerizzata, se ritenuti a rischio veniva proposto l’esecuzione di una colonscopia e, in caso di familiarità multipla per neoplasia,uno studio genetico. Dal 2000 al 2002 sono stati intervistati 499 soggetti a rischio. 491 di essi (98,3%) hanno aderito al piano di sorveglianza; 463 (93%) hanno accettato l’esecuzione della colonscopia; 28 (7%) hanno rifiutato l’indagine endoscopica ma hanno accettato di eseguire un’indagine alternativa: 18 (4%) Rx clisma opaco, 10 (3%) la ricerca del sangue occulto nelle feci. Al dicembre 2002 sono state eseguite 404 colonscopie; si è avuto un caso (0,25%) di perforazione intestinale in seguito a polipectomia di polipo adenomatoso. In 132 soggetti (33%) sono state riscontrate lesioni: 32 polipi iperplastici (25%), 60 adenomi tubulari(46%), 22 adenomi tubulo-villosi (17%), 9 adenomi con displasia grave (7%), 7 adenocarcinomi stadio Dukes A (5%). Il 30% dei soggetti studiati presentava adenomi multipli e il 40% degli adenomi evidenziati aveva un diametro superiore ad 1 cm. Il 27% delle lesioni sono state riscontrate oltre la flessura splenica. Analisi dei costi I costi a carico delle Aziende Sanitarie per la cura di un tumore colico e per la programmazione di un piano di screening e/o sorveglianza di soggetti a rischio per la prevenzione del CCR dovrebbero tenere conto delle spese “reali” sostenute. In realtà le previsioni di spesa vengono eseguite utilizzando le cosiddette “tariffe a Decreto Ministeriale” (DM) che, quasi sempre, sono sottostimate rispetto a quelle reali. Le prestazioni considerate sono state: visita gastroenterologica, colonscopia, biopsia unica o multipla, esame istologico, rx clisma opaco, RSO. Nel nostro studio abbiamo effettuato un’analisi dettagliata dei costi reali della colonscopia e degli esami istologici (tabella 2) evidenziando una differenza tra costi reali e costi a DM (tabella 3), ed un’analisi dei costi degli accertamenti effettuati dai soggetti aderenti al Piano secondo il calcolo a DM (tabella 4). Dai dati esposti (a pagina seguente) risulta una evidente sottostima del costo della singola colonscopia secondo i parametri a DM, con una differenza complessiva tra costi a DM e costi reali della colonscopia di € 29.549,14. A queste spese devono essere aggiunti altri costi diretti e indiretti, oltre all’attività di volontariato, non quantificabile in termini economici, eseguita dagli stessi promotori dell’iniziativa (tabella 5). I costi complessivi del piano di sorveglianza sostenuti dall’Azienda Ospedaliera al dicembre 2002 con il relativo peso economico annuale sono riassunti in tabella 6. V. Matarese et al.: Sorveglianza con colonscopia e analisi costo-beneficio in soggetti a rischio di CCR Tabella 2. - Costo reale della colonscopia e istologia e confronto con costo della colonscopia secondo Decreto Ministeriale (DM). Costi reali Personale Apparecchiatura Materiale Ammortamento Costi generali Totale Biopsia unica Biopsie multiple Colonscopia con biopsia unica Colonscopia con biopsie multiple Costi DM € 65,00 € 13,94 € 35,48 € 4,39 € 12,03 € 130,84 € 62,00 € 96,85* € 38,73 € 14,10 € 46,48 € 46,50 € 169,57 € 110,95 € 177,32 € 143,35 355 Tabella 5. - Costi aggiuntivi diretti e indiretti (stima). Opuscoli illustrativi Locandine Contratto libero-professionale Numero verde Totale € 4131,66 € 774,69 € 46481,13 (3 aa) € 557,77 (3 aa) € 51945,47 Tabella 6. - Costo complessivo del piano di sorveglianza (dicembre 2002). Costo reale delle colonscopie € 66012,76 Altri costi DM € 10023,65 € 51945,47 Spese varie Totale € 127981,66 Costo annuale € 42660,56 * Differenza del costo della colonscopia a DM quando si aggiungono le biopsie Tabella 3. - Costo reale delle colonscopie e differenza tra costo reale e costo DM (463 esami). Colonscopie prenotate non ancora eseguite Colonscopie senza biopsie Colonscopie con biopsia singola Colonscopie con biopsie multiple Totale costo reale Totale costo DM Differenza costi Costo N. Costo totale 130,84 59 € 7719,56 130,84 272 € 35588,48 169,66 92 € 15608,72 177,40 40 463 463 € 7096,00 € 66012,76 € 36463,62 € 29549,14 Un ulteriore aspetto, in termini di costo-beneficio, è rappresentato dal fatto che il Piano di Sorveglianza ha permesso di evidenziare 7 adenocarcinomi stadio Dukes A e 9 adenomi con displasia grave. Se questi tumori non fossero stati diagnosticati in fase precoce, avrebbero determinato, nella loro evoluzione in cancro avanzato, una spesa media di circa € 120.000. Abbiamo inoltre calcolato i costi presunti relativi alla percentuale di quei polipi che sarebbero nel tempo evoluti in cancro e diagnosticati in stadio C-D; tenendo conto delle caratteristiche riscontrate (dimensioni, presenza di componente villosa e/o displasia, numero di polipi), abbiamo ipotizzato una trasformazione in senso neoplastico del 25% del totale degli adenomi, di cui il 50% in stadio avanzato. Il costo complessivo dei casi di cancro prevenuti è indicato in tabella 7. Tabella 7. - Costo dei casi di CCR triennio 2000-2002. Tabella 4. - Analisi dei costi complessivi a DM (499 soggetti). Visite Colonscopie prenotate Colonscopia Colonscopia con polipectomia Istologia singola Istologia multipla Radiologia RSO Totale Costo N. Costo totale € 16,55 € 62,00 € 62,00 499 59 272 € 8258,45 € 3658,00 € 16864,00 € 96,85 € 14,10 € 46,50 € 91,65 € 11,55 132 92 40 18 10 € 12784,20 € 1297,20 € 1860,00 € 1649,70 € 115,50 € 46487,05 CCR + adenomi con displasia Adenomi senza displasia Totale casi Costo annuo 16 84 100 € 120.000 € 160.000 € 280.000 € 93.300 Confrontando i dati, emerge che i costi reali del Piano di Prevenzione da noi proposto sono stati di € 42.660,56 all’anno, di gran lunga inferiori a quelli che il SSN sostiene per la diagnosi e il trattamento di un cancro colico in fase avanzata (€ 93.340/anno), con un conseguente risparmio annuale di € 50.679,44. Discussione Abbiamo inoltre valutato i costi relativi alla diagnosi e al trattamento dei CCR allo stadio C e D di Dukes che, dai dati del Registro Tumori della Provincia di Ferrara, rappresentano il 50% del totale dei cancri colo-rettali diagnosticati. L’analisi ha tenuto conto dei costi reali (come il costo farmaceutico della polichemioterapia), e di altre prestazioni (chirurgiche, RMN, TC, ecografie) per le quali erano a disposizione solo i costi a DM. Lo studio ha evidenziato un costo medio di circa € 10.000 per ciascun tumore colico allo stadio 3-4. Se i più recenti dati di letteratura confermano l’utilità, dal punto di vista clinico, di proporre piani di prevenzione del CCR, i costi sempre più elevati per la diagnosi e il trattamento di un CCR, che dati americani stimano essere di 25.000-45.000 dollari a paziente 5,29,30,31, rendono a maggior ragione indispensabile la necessità di approfondire le conoscenze dal punto di vista del rapporto costobeneficio di tali programmi. 356 Recenti Progressi in Medicina, 95, 7-8, 2004 Tale rapporto dipende da numerosi fattori quali la storia naturale della malattia, la popolazione che si intende sottoporre a screening, l’età, la compliance dell’indagine proposta, i costi relativi. Una recente rassegna ha analizzato gli studi apparsi su Medline e sul British National Health Service Economic Evaluation Database dal 1993 al 2001 relativi alle analisi di rapporto costo-beneficio dei vari tipi di screening per la prevenzione del CCR. Dall’analisi di questi dati è emerso che la messa in atto di uno screening preventivo appare avere un costo-efficacia più favorevole rispetto ad un “non-screening” ma che, attualmente, non è ancora possibile identificare una singola strategia ottimale 32 . Dati recenti hanno evidenziato che l’RSO presenta un costo-efficacia favorevole rispetto a un non-screening; la sigmoidoscopia, associata o meno all’RSO, ha invece un rapporto inferiore 33, la colonscopia comporta una spesa maggiore nelle fasi iniziali di un programma di prevenzione. Tuttavia, la valutazione di parametri quali l’incremento del costo-beneficio 34,35 e le “analisi di sensibilità” dei singoli test, dimostrano come una colonscopia eseguita ogni 10 anni abbia un rapporto costo-efficacia superiore alle altre due strategie, in quanto permette di ottenere un maggior numero di anni di vita salvati e una più alta percentuale di riduzione della mortalità 20. Un aspetto considerato da altri Autori è il rapporto costo-beneficio di un programma di screening con colonscopia eseguita una volta nella vita, in rapporto alle varie fasce di età. Si sostiene che questo screening, in soggetti tra i 50 e i 54 anni, presenta il miglior rapporto costo-efficacia, mentre nella fascia di età tra i 45 e i 49 anni sarebbe più dipendente dalle risorse economiche a disposizione 36. Un ulteriore parametro analizzato è rappresentato dai livelli di compliance che vengono raggiunti con il test prescelto. In generale, test ripetuti comportano una riduzione della compliance con conseguenti aumenti dei costi per anno di vita salvato. La RSO è più sensibile a variazioni della compliance in quanto viene eseguita più frequentemente. Per tale motivo alcuni sostengono che, anche in presenza di una bassa compliance, una singola colonscopia eseguita a 65 anni, seppur più costosa, ha comunque il miglior rapporto costo-beneficio 37. Alla luce di queste considerazioni e delle attuali conoscenze della letteratura, si può sostenere che, in soggetti dopo i 50 anni di età, una colonscopia eseguita ogni 10 anni risulta avere un rapporto costo-beneficio favorevole, non solo nei confronti di un non-screening ma anche rispetto alla RSO e alla sigmoidoscopia. Tuttavia, problemi organizzativi, costi e livelli inadeguati di conoscenza rendono attualmente non ancora proponibile l’esecuzione di una colonscopia nella popolazione generale per la prevenzione del CCR. Si ritiene ancora preferibile, nei soggetti senza fattori di rischio, dopo i 50 anni e ogni 24 mesi, ricorrere alla RSO e invece utilizzare la colonscopia solo in quei soggetti che presentano riconosciuti fattori di rischio. Conclusioni Dai dati di letteratura disponibili appare evidente l’utilità di piani di prevenzione e sorveglianza del CCR. È tuttavia indispensabile acquisire ulteriori informazioni sulle analisi di fattibilità dei diversi test di screening e di sorveglianza per una più corretta valutazione sia clinica che di rapporto costo-beneficio (tabella 8). Tabella 8. - Analisi di fattibilità di un test di screening. – Identificazione della popolazione-bersaglio – Identificazione del/i test – Accessibilità – Stime di prevalenza e mortalità – Analisi delle risorse operative – Analisi dei costi – Valutazione dei livelli operativi – Stime dei livelli di adesione – Valutazione dei carichi di lavoro (incrementi) – Qualità delle strutture operative (“criteri di qualità”) Gli studi fino ad ora eseguiti si riferiscono a modelli sanitari profondamente diversi da quello italiano e quindi non confrontabili, in termini sia di diffusione dei Servizi di Endoscopia sul territorio nazionale che di utilizzo della colonscopia, con conseguenti significative differenze del costo della singola prestazione endoscopica. La Federazione delle Società Italiane delle Malattie Digestive ha recentemente pubblicato i dati relativi al costo medio delle varie prestazioni endoscopiche in Italia; in particolare la spesa di una colonscopia + biopsia è di €183,85, della colonscopia + polipectomia di €228,6338. Queste cifre evidenziano costi in linea con quelli da noi calcolati, ma ben lontani da quelli di altri Paesi, come ad esempio gli USA, dove il costo della singola colonscopia è stimato in 600-800 dollari20. Il nostro lavoro ha considerato il costo reale della colonscopia nella nostra Provincia e dimostra il vantaggio economico per il Sistema Sanitario Nazionale nell’eseguire Piani di Sorveglianza con colonscopia per la prevenzione del CCR in una popolazione a rischio. Tale vantaggio risulta evidente nonostante vi sia stata, nel triennio di studio, un’adesione di solo il 25-30%; Questa scarsa adesione è dovuta, tra l’altro, ad una modesta sensibilità delle varie figure professionali e istituzionali aderenti all’iniziativa, che ha impedito una più efficace penetrazione del Piano tra la popolazione. Riteniamo sia auspicabile un maggiore sforzo culturale, organizzativo ed economico da parte delle autorità sanitarie competenti per una diffusione capillare della cultura della prevenzione del tumore e stimolare quindi la conoscenza e l’adesione a progetti di questo tipo. V. Matarese et al.: Sorveglianza con colonscopia e analisi costo-beneficio in soggetti a rischio di CCR Bibliografia 1. Greenlee RT, Murray T, Bolden S, et al. Cancer statistics 2000. Cancer Journal for Clinicians 2000; 50: 7-33. 2. Burt RW. Colon cancer screening. Gastroenterology 2000; 119: 837-53. 3. Eddy DM. Screening for colorectal cancer. Ann Intern Med 1990; 113: 373-84. 4. 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