INDICE COMUNICAZIONI SESSIONE A: CONTINUITÀ DELLA CURA Tempi di attesa: il progetto della Regione Lombardia 7 Prevenzione delle patologie del rachide negli addetti ad attività di movimentazione manuale di pazienti non collaboranti 8 Disease Management : migliorare la qualità di vita degli operatori per migliorare la qualità dell'assistenza 11 Un modello di continuità assistenziale di cure palliative rivolto ai pazienti terminali: il circuito tra cure domiciliari ed hospice 12 Continuità assistenziale: progetto ospedaliero "Breast Unit" 13 Ospedale e servizi sanitari in rete: un modello d'integrazione 14 L'educazione del paziente cardiopatico e dei suoi famigliari, per la prevenzione delle ricadute e per il miglioramento della qualità della vita 16 All'interno della "rete" Piemontese: progetto "Ospedale e Territorio" 18 COMUNICAZIONI SESSIONE B: UMANIZZAZIONE DEI SERVIZI SANITARI Progetto accoglienza 21 La carta degli impegni 22 Un ospedale a cinque stelle 23 Straniero ma non estraneo: per dare una risposta alla domanda interculturale 26 Verso un ospedale senza dolore a Vicenza 28 Lotta al tabagismo nelle giovani generazioni: l'esperienza della Azienda Ulss n. 8 30 Iniziative intraprese al fine di migliorare la integrazione tra A.S.O. San Giovanni Battista di Torino ed i medici di medicina generale 32 Esperienza di assistenza domiciliare integrata riabilitativa nei distretti dell'ASL.3 di To 33 COMUNICAZIONI SESSIONE A CONTINUITÀ DELLA CURA 7 TEMPI DI ATTESA: IL PROGETTO DELLA REGIONE LOMBARDIA Dott. Marco Bosio, Dott. Alessandro Discalzi, Dott.ssa Susanna Monni, Dott.ssa Vittoria Pietra, Dott. Umberto Fazzone* Come è noto i tempi di attesa per le prestazioni ambulatoriali rappresentano un problema molto sentito dall'utenza la cui risoluzione comporta un'importante riorganizzazione del sistema. La Regione Lombardia con la DGR 38571 del 25/9/1998 ha ottemperato a quanto previsto dal Decreto Legislativo 124/98, in ordine all'individuazione dei tempi di attesa massimi per l'effettuazione delle prestazioni ambulatoriali. Il provvedimento prevede una serie di azioni che incidono radicalmente sull'assetto organizzativo presente, coinvolgendo direttamente tutte le strutture erogatrici e le ASL. Le prestazioni oggetto di interesse, che devono rispettare i tempi di attesa stabiliti, sono quelle riferite al primo accesso del paziente presso la struttura sanitaria, escludendo quelle riferite ai controlli programmati (visite e prestazioni specialistiche di controllo) successivi alla prima prestazione specialistica. Tutte le strutture sanitarie della Regione Lombardia, pubbliche e private accreditate, che effettuano prestazioni ambulatoriali, hanno stabilito dei tempi di attesa massimi entro i quali devono soddisfare le richieste espresse dai cittadini. Tali tempi devono essere comunicati agli assistiti al momento della presentazione della richiesta di prestazione, indicandoli in una nota a margine nel foglio di prenotazione, oltre attraverso ulteriori mezzi informativi da parte delle strutture sanitarie e delle ASL. I tempi sono inoltre disponibili chiamando il numero verde della sanità 147-001177 oltre che consultando il sito interne www.sanita.regione.lombardia.it Il provvedimento stabilisce inoltre quanto segue: le strutture sanitarie devono effettuare gli esami di laboratorio senza prenotazione, quindi con l'accesso diretto; • la consegna dei referti degli esami strumentali deve avvenire entro 3 giorni lavorativi dalla data di effettuazione, fatti salvi particolari esami che, per ragioni tecniche, necessitano di un tempo superiore; • le liste di prenotazione devono rimanere aperte, in modo da garantire la 'trasparenza'" delle liste di attesa e di fornire sempre una risposta ai bisogni espressi dai pazienti; • è stata prevista una via di accesso differenziata introducendo la novità delle prestazioni "urgenti ma differibili": i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta possono, in base alle condizioni cliniche del paziente e per casi selezionati che comunque non necessitano di una valutazione urgente in pronto soccorso, prescrivere che l'effettuazione della prestazione richiesta sia eseguita entro 72 ore dalla presentazione della stessa, da parte delle strutture sanitarie. Le ricette contenenti tali prescrizioni sono riconoscibili per la presenza di un'etichetta di colore verde che il medico deve apporre sulle stesse. • Inoltre è stata attivata in molte realtà la cosiddetta "Area a Pagamento", con una contrattazione diretta tra Aziende e professionisti, in modo da non incorrere in quanto stabilito dalla norma nazionale che prevede, quando i tempi di attesa stabiliti dalle singole strutture per ottenere le prestazioni specialistiche non fossero rispettati, il diritto del paziente a richiedere l'effettuazione della prestazione, sempre all'interno della stessa struttura, in regime di libera professione, con il solo versamento della quota ticket. Il progetto, già attuato per quanto sopra espresso, avrà uno sviluppo ulteriore nel prossimo anno, quanto i tempi saranno non più fissati dalle strutture erogatrici, con il benestare delle ASL, ma dalle ASL stesse, garantendo tempi uniformi sull'intero territorio regionale. * Regione Lombardia - Direzione Generale Sanità - Servizio Pianificazione Sviluppo 8 PREVENZIONE DELLE PATOLOGIE DEL RACHIDE NEGLI ADDETTI AD ATTIVITA' DI MOVIMENTAZIONE MANUALE DI PAZIENTI NON COLLABORANTI dott. Occhipinti Enrico, dott. Arbosti, dott.ssa Guffanti Maria, dott.ssa Ricci Maria Grazia, Menoni Olga, Panciera Daniela* Alleanze Progetto comune alle 7 A.O. pubbliche della citta' di Milano,con il coordinamento della Direzione Generale per la Sperimentazione Analisi del contesto Le affezioni muscoloscheletriche, in particolare del rachide lombosacrale, rappresentano la principale patologia lavoro-correlata nel comparto della sanità. È stata ampiamente dimostrata una loro maggiore occorrenza negli operatori (in gran parte infermieri) che assistono abitualmente, in fase di degenza, pazienti non autosufficienti. Ne deriva un'alta prevalenza di personale con un giudizio di non idoneità alla movimentazione manuale di carichi pesanti (circa 8% del personale sanitario non medico dei grandi presidi ospedalieri) e un rilevante tasso di assenza per malattie riconducibili a patologie del rachide. Il d.lgs.626/94, in particolare al titolo V, definisce le norme per la prevenzione delle patologie del rachide lombosacrale connesse a movimentazione manuale di carichi. Il progetto speciale "Prevenzione del rischio nel comparto sanità" del progetto obiettivo regionale "Prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro" (triennio 1998-2000) prevede,tra agli altri, uno specifico obiettivo per la "Prevenzione del rischio da movimentazione manuale di pazienti". Destinatari Circa 4700 operatori sanitari (in prevalenza infermieri ed ausiliari) addetti all'assistenza in fase di degenza, di pazienti scarsamente collaboranti. Il target rappresenta circa 1/3 dell'intero organico delle 7 A.O. coinvolte. Obiettivo generale Riduzione del rischio di patologie muscoloscheletriche,in particolare del rachide, connesse alla movimentazione manuale di pazienti tra gli operatori addetti all'assistenza di pazienti non collaboranti. Obiettivi specifici Definizione del fabbisogno di ausili per la movimentazione e loro progressiva acquisizione fino al raggiungimento di adeguatezza quali-quantitativa • Acquisizione da parte degli operatori, di tecniche e comportamenti adeguati alla tutela della propria salute e al miglioramento della funzione assistenziale • Riduzione dei casi di "idoneità lavorativa limitata" nel personale • Riduzione dei casi di assenza per malattie dell'apparato locomotore tra il personale • Metodologia di intervento Le azioni previste per lo svolgimento del progetto sono, in ordine consequenziale, le seguenti: a) Formazione alla valutazione del rischio e alla stima del fabbisogno di sistemi di ausiliazione. Si tratta di individuare, all'interno di ciascuna A.O., uno o più referenti incaricati di svolgere l'azione successiva. Gli stessi saranno appositamente formati da parte di esperti appartenenti alla rete delle A.O. milanesi. * Coordinatore del progetto: Occhipinti Enrico primario di medicina del lavoro, UOOML-CEMOC, A.O. ICP, Milano Tel. 0257995170; fax. 0257995168; e-mail:epmitaly@,tin.it Staff del programma: Arbosti Graziano,direttore sanitario,Dir.gen. Sperimentazione,Milano - Guffanti Maria,medico, Dir.gen.Sperimentazione Milano – Ricci Maria Grazia;medico,UOOML-CEMOC,A.O. ICP,Milano – Menoni Olga, terapista della riabilitazione,UOOML-CEMOC ,A.O. ICP, Milano- Panciera Daniela,infermiere professionale;UOOML-CEMOC A.O. ICP, Milano 9 b) Valutazione del rischio e censimento del fabbisogno di sistemi di ausiliazione. All'interno di ciascuna A.O. i referenti appositamente formati condurranno la specifica valutazione del rischio e il censimento del fabbisogno quali-quantitativo dei diversi ausili secondo i criteri forniti dai documenti di riferimento, impartiti e discussi nel corso di formazione. c) Definizione di criteri per contratti di acquisto degli ausili. Saranno messi a punto, da parte degli esperti di cui al punto a), una serie di criteri per orientare l'acquisto oculato (rapporto adeguatezza e qualità/prezzo) degli ausili. Gli stessi saranno riversati in un "capitolato tipo" steso a cura della Direzione Generale per la Sperimentazione che sarà messo a disposizione delle singole A.O.. Tale capitolato tipo dovrà contenere comunque l'obbligo dei fornitori di formare il personale addetto alla corretta utilizzazione degli ausili. d) Acquisizione degli ausili. Sulla scorta dei risultati delle azioni b) e c) le singole A.O. procederanno, secondo gradualità, priorità e compatibilità economiche, alla acquisizione degli ausili rispettivamente necessari. e) Formazione del personale addetto alla corretta movimentazione dei pazienti tramite l'utilizzazione dei sistemi di ausili messi a disposizione. Questa azione deve seguire necessariamente la precedente (fare il contrario sarebbe controproducente). Essa può essere condotta dai referenti formati nelle singole A.O., dai fornitori di ausili (secondo clausola contrattuale), con la supervisione e l'assistenza degli esperti di cui al punto a). f) Reinserimento di soggetti con "idoneità limitata "(RCL) alla movimentazione manuale di carichi. Questa azione implica: -la rivalutazione del rischio nei reparti in cui sono stati messi a disposizione gli ausili (referenti); -la rivalutazione del quadro clinico degli addetti con limitazioni di idoneità (medico competente); -la riassegnazione di tali addetti a compiti di movimentazione "ausiliata". Principio base di questa azione è collocare, secondo professionalità e vocazione, gli addetti con idoneità limitata, nei reparti e nei compiti (appositamente migliorati) con il più basso potenziale di rischio. g) Sorveglianza sanitaria degli addetti esposti e follow-up degli specifici effetti di salute. La valutazione del rischio di cui all'azione b) consentirà di definire i soggetti realmente esposti ed il relativo grado di esposizione. La sorveglianza sanitaria sarà svolta dal medico competente secondo protocolli, periodismi e criteri contenuti nel documento n. 14 delle "Linee guida delle Regioni". Particolare rilevanza ha la raccolta dei dati relativi agli episodi (e quindi all'incidenza) di lombalgia acuta occorsi fra gli addetti, in quanto i relativi dati collettivi rappresentano un indicatore di salute (o di risultato) di grande importanza per valutare l'efficacia dell'intero progetto. Tempi previsti Parte preliminare (formazione referenti, valutazione rischi e fabbisogni): 6 mesi Parte operativa (acquisizione ausili, formazione, sorveglianza sanitaria): 24 mesi Risorse e strumenti Staff di coordinamento Referenti aziende ospedaliere Medici competenti,addetti al servizio protezione e prevenzione,formatori,responsabili acquisti ausili Sistemi di ausiliazione alla movimentazione di pazienti Corsi di formazione e relativo materiale(dispense,pamphlets,videocassette) Valutazione Per monitorare lo svolgimento del presente progetto, saranno utilizzati appositi indicatori di processo e di risultato. Sono indicatori di processo o di risultato (questi ultimi riquadrati) in relazione alle diverse azioni: Azione Indicatore A) Formazione referenti *SI/NO *N.referentí addestrati 10 B) Valutazione rischio *SI/NO *N.reparti valutati N.reparti totali Censimento fabbisogno ausili *N.ausili necessari *N.rep.valutati/N.rep. tot. C)Modello contratto acquisti *SI/NO D)Acquisizione ausili *N. ausili acquistati(cumulato) N.ausili necessari *Costo ausili acquistati(anno) E)Formazione personale addetto *N.addetti formati(cumulato), N.addetti tot (da formare) *N.addetti formati x ore formaz. F)Reinserimento lavorativo Rivalutaz.rischio *N.rep.rivalutati N.rep con ausili *N.soggetti RCL(rachide ricoll N.soggetti RCL(rachide)tot Ricoll. lavorativa G)Sorveglianza sanitaria Identificazione esposti da valutazione rischio *SI/NO *N.esposti Uso protocolli lineeguida *SI/NO Uso software dati dedicati *SINO Follow-up effetti salute *Incidenza annua lombalgie acute * N. episodi in esposti N. esposti ponderato Gli indicatori di risultato (in corsivo e in neretto) continueranno ad essere monitorati anche dopo la fine delle azioni previste dal presente progetto. La valutazione è operata dal gruppo di coordinamento del progetto e indipendentemente, dagli organi pubblici di controllo in materia di tutela della salute dei lavoratori. 11 * MIGLIORARE LA QUALITA' DI VITA DEGLI OPERATORI MIGLIORARE LA QUALITA' DELL'ASSISTENZA M. Bertucco, M.G. Valtulini, S. Prestini, F. Zeziola, A. Signorini* Analisi del contesto: -avvio riorganizzazione Azienda a seguito accorpamento di cinque realtà ospedaliere eterogenee tra loro; -carenza di personale infermieristico ed ausiliario ed elevato tour-over responsabili di turnazione irregolare, scarsa possibilità di soddisfare richieste personali del dipendente, aumento dell'assenteismo; -ricorso al lavoro part-time e l'applicazione Legge n°626/'94 determinano riduzione ulteriore delle risorse umane disponibili; -aumento dell'attività burocratico-amministrativa attribuita al personale infermieristico come concausa della diminuzione dei tempi dedicati all'assistenza diretta. Destinatari: utenza degente e personale infermieristico ed ausiliario Obiettivo Generale: migliorare la qualità della risposta assistenziale agendo sul disagio organizzativo, rafforzando l'identità professionale e promuovendo senso di appartenenza. Obiettivi specifici: 1) Misurare gli aspetti organizzativi che incidono maggiormente sulla percezione di disagio del personale e che si riflettono sulla qualità dell'assistenza erogata. 2) Individuare gli aspetti migliorabili nel breve- medio periodo (organizzativi - relazionali assistenziali). 3) Formulazione del piano di intervento. 4) Valutazione progressione grado di soddisfazione degli operatori e degli utenti ricoverati. Metodologia di intervento: 1) -Costruzione questionario/somministrazione al personale coinvolto. -Questionario di soddisfazione all'utente ricoverato, -Elaborazione dati/pubblicizzazione ai gruppi coinvolti. 2) -Negoziazione con la Direzione Aziendale: vincoli e opportunità. -Negoziazione con il personale coinvolto sui risultati perseguibili. 3) -Definizioni degli obiettivi perseguibili: qualità di vita operatore-qualità di assistenza. -Formalizzazione del programma di interventi. -Definizione degli indicatori relativi ai risultati ottenibili e costruzione degli strumenti di valutazione 4) -Somministrazione questionari per personale/utenza. -Elaborazione dati e pubblicizzazione risultati nel sottogruppo e nell'Azienda. Tempi di realizzazione: - entro Dicembre '99: Obiettivi 1° e 2°. - Gennaio-Dicembre 2000: valutazione semestrale raggiungimento obiettivi. - Gennaio-Dicembre 2001: valutazione mantenimento risultati ottenuti. Risultati attesi: aumento della qualità della risposta assistenziale proporzionalmente correlato all'aumento del grado di soddisfazione degli operatori. * Azienda ospedaliera “Mellino Mellini”, Viale g. Mazzini, 4 - 25032 Chiari (BS) 12 UN MODELLO DI CONTINUITA' ASSISTENZIALE DI CURE PALLIATIVE RIVOLTO AI PAZIENTI TERMINALI: IL CIRCUITO TRA CURE DOMICILIARI ED HOSPICE Furio Zucco* Il problema dell'assistenza alle persone in fase avanzata e terminale per malattia inguaribile rappresenta ormai in Italia una emergenza. E' perciò in atto nel nostro Paese un tentativo di riorganizzazione delle attività sanitarie e socio-assistenziali che, coinvolgendo le forze dell'associazionismo non profit, ed in particolare del volontariato, crei percorsi di continuita' asistenziale per le persone malate in fase terminale e per le loro famiglie. La continuità deve prevedere interventi fra loro integrati da parte dei differenti soggetti istituzionali coinvolti, in prima istanza le Aziende Ospedaliere e le ASL, e da parte di tutti gli operatori in esse attivi. Nella realtà dell'Azienda Ospedaliera G.Salvini e' attiva da anni una attivita' di cure palliative e di terapia del dolore operante al domicilio dei pazienti in fase avanzata e terminale di malattia (circa 350-400 pazienti seguiti ogni anno sino all'exitus) ed all'interno delle strutture ospedaliere con prestazioni di ricovero ed ambulatoriali. Con DGR n.41602/99 e' stato approvato il progetto speciale di realizzazione della Unita' Operativa di Cure Palliative e Terapia del Dolore (UOCPTD), con Hospice, all'interno del piano di strategico triennale. L'attività attuale e' perciò destinata ad ampliarsi su un territorio abitato da circa 4-500.000 persone (Distretti Sanitari di Garbagnate e Rho della ASL n. 1 della Provincia di Milano), offrendo possibilità di richiamo per utenti provenienti dalle zone a nord della metropoli milanese. Necessariamente si renderà indispensabile implementare: l'attività formativa rivolta al personale sanitario, assistenziale ed al volontariato attivo nel settore della medicina palliativa (oltre al personale della UOCPTD verranno organizzati corsi di formazione sulle cure palliative per i medici di medicina generale) l'attività educativa rivolta ai familiari delle persone malate l'attività informativa indirizzata a tutta la popolazione residente La realizzazione del progetto si articolerà quindi sui seguenti punti: 1. Formazione di una equipe polidisciplinare specialistica in cure palliative in grado di erogare tutti i livelli assistenziali previsti dalla rete (home care, ambulatorio, ospedalizzazione diurna, ricovero in hospice, consulenza presso le UUOO specialistiche dei P.O. dell'Azienda G. Salvini). 2. Elaborazione e successiva applicazione di linee guida e protocolli operativi per l'attività di cure palliative. 3. Elaborazione di indicatori quali-quantitativi di organizzazione, processo, outcome e gradimento, che permettano tra l'altro, il confronto con altre realtà operative. 4. Elaborazione e stipula di convenzione fra l'Azienda Ospedaliera G.Salvini e l'ASL n. 1 della Provincia di Milano, per l'erogazione delle cure palliative. 5. Stipula di una convenzione per il trasporto a domicilio di farmaci, presidi ed ausilii. 6. Elaborazione e stipula di convenzione fra l'AO G.Salvini e l'Università agli studi di Milano-Facoltà di Medicina per la formazione del personale medico ed infermieristico. 7. Potenziamento della sinergia con le Associazioni non profit operative a livello locale nel settore delle cure palliative (Presenza Amica e Porta Aperta) e cooperazione con la Federazione per le Cure Palliative (organizzazione federativa che raggruppa 24 organizzazioni non profit operative nelle cure palliative a livello nazionale). 8. Elaborazione di una strategia informativa alla popolazione attraverso programmazione continua di messaggi orientati alla diffusione dei percorsi assistenziali offerti. 9. Potenziamento della informatizzazione della UOCP che consenta tra l'altro lo storage dei dati fondamentali per la verifica dei livelli quali quantitativi assistenziali erogati e dell'outcome. 10. Sperimentazione di una rete telematica che consenta, a basso costo su rete telefonica normale, il teleconsulting. 11. Elaborazione di una metodologia di valutazione dell'equilibrio economico della Unità di Cure Palliative e Terapia del Dolore basata sull'Activity Based Costing (ABC) e sull' analisi dei percorsi clinici dei pazienti. * Responsabile dell'Unità di Cure Palliative e Terapia del Dolore, Tel. 0039 299513376 fax 0039 99022263 Email: [email protected] - MOSAN 1999 Azienda Ospedaliera "G.Salvini" Garbagnate Mil.se 13 CONTINUITÀ ASSISTENZIALE PROGETTO OSPEDALIERO "BREAST UNIT" Azienda USL di Modena Direzione Sanitaria Ospedale di Carpi Dott.ssa A.M.Pietrantonio, Sig. D. Milani, Sig.ra I Po; Dr. G. Tonto Dott.ssa, S. Santacroce Introduzione Il progetto che ha portato alla istituzione della 'Breast Unit" presso l'Ospedale di Carpi, avviato nel maggio 1998, è nato essenzialmente dalla constatazione che il processo che conduce alla diagnosi, al trattamento, alla riabilitazione deve vedere i diversi professionisti coinvolti legati da un rapporto improntato alla massima integrazione sinergica multidisciplinare, e che proprio in funzione del tipo di patologia manifestato dalla donna, che espone inevitabilmente ad ansie, timori, diventa utile, più che in altre circostanze" proporre alla paziente un percorso ben definito dove la donna si colloca in posizione centrale, rispetto al processo diagnostico assistenziale nell"ambito del quale, professionisti che operano secondo linee guida e schemi procedurali condivisi, contribuiscono a migliorare l'efficacia e l'efficienza, nonché ad aggiungere valore al servizio erogato al paziente. Materiali e metodi Il processo diagnostico assistenziale a cui si dà avvio nei casi di sospetta neoplasia della mammella è stato suddiviso in segmenti e trova responsabili diversi professionisti per ciò che attiene il coordinamento delle specifiche risorse, i risultati clinici ed il monitoraggio della qualità tempestività gradimento da parte degli utenti. Vengono identificate j categorie di professionisti coinvolti: a) Medico di base a cui è consentito un contatto diretto con il medico oncologo individuato quale coordinatore del processo diagnostico terapeutico che segue la donna nel corso dell'intero iter mediante uno stretto coordinamento con i medici ospedalieri , e che riprende in carico la paziente al termine del percorso di cura. b) Medico radiologo a cui spetta il compito della esecuzione della indagine mammografica, clinica, dell'eventuale ecografia e l'eventuale esecuzione dell'agoaspirato, lettura del referto e l'invio della paziente all'oncologo nei casi che necessitano di approfondimenti o di diagnosi certa e) Medico anatomopatologo responsabile della esecuzione delle indagini su agoaspirato nella fase diagnostica che segue la esecuzione dell'indagine radiologica, della esecuzione delle indagini istologiche, dei recettori ormonali e cinetica cellulare nella fase intraoperatoria d) Medico oncologo, responsabile del coordinamento delle attività diagnostico terapeutiche, incluse quelle chirurgiche, che seguono l'esecuzione delle indagini diagnostiche di pertinenza del radiologo. In particolare sono affidate all'oncologo: la valutazione complessiva degli interventi necessari, la stadiazione, lo studio dei recettori ormonali (solo nelle pazienti sottoposte ad intervento chirurgico), la programmazione del piano di trattamento (attivazione del chirurgo, terapia adiuvante sistemica, radioterapista, eventuale richiesta di consulenza di chirurgia plastica ricostruttiva) e) Medico chirurgo responsabile del processo diagnostico assistenziale che, attiene la esecuzione dell'intervento, la richiesta della consulenza riabilitativa, esecuzione istologica intraoperatoria, programmazione del follow up, secondo protocolli concordati con l'oncologo ed il radioterapista, eventuale richiesta di chirurgia plastica ricostruttiva. Nel corso del processo diagnostico assistenziale la donna trova supporto nella presenza di una psicologa nell'ambito di un orientamento volto a considerare parte del processo di cura anche la comunicazione, l'interazione personale, il supporto a fronte di una paziente in cui la patologia organica determina inevitabili ripercussioni dal punto di vista emotivo . Conclusioni Lo stretto coordinamento realizzato tra medico di base e i diversi professionisti coinvolti nell'iter diagnostico terapeutico indirizzato a dette categorie di pazienti ha consentito la realizzazione di un percorso caratterizzato da tempestività alla risposta, qualità dell'intervento con evidenti benefici e soddisfazione delle donne coinvolte. 14 OSPEDALE E SERVIZI SANITARI IN RETE: UN MODELLO D'INTEGRAZIONE * F.Busa ** M.Martignon *** C.Beltramello **** D.Gottardi ***** F.Fontana Premessa Il processo di riorientamento dell'Ospedale e dei Servizi Primari verso la promozione della salute stato avviato su progetti legati agli stili di vita della popolazione (fumo, alimentazione, sicurezze degli ambienti di lavoro, ) per sviluppare nella comunità la "cultura della salute". Questo tipo di approccio ha costituito la base per lo sviluppo del modello collaborativo e formativo tra l'Ospedale, i Servizi Primari, i MMG, gli Enti Locali, il Privato sociale, le Associazioni di volontariato e le famiglie. Con il consolidamento dei flussi informativi ed operativi si è potuto affrontare la continuità dell'assistenza sia di pazienti che dal domicilio richiedono l'intervento- specialistico ospedaliero sia di pazienti ospedalizzati dimissibili. Obiettivi Assicurare accessibilità, equità e continuità assistenziale ai pazienti affetti da patologie croniche, acute temporaneamente invalidanti, oncologiche in fase avanzata, mediante il consolidamento della rete informativa, collaborativa ed operativa. Razionalizzare l'utilizzo delle risorse anche attraverso l'adozione di profili diagnostico-terapeutici basati sull'evidenza dell'efficacia delle cure. Metodi e strategie Sono stati costituiti 25 gruppi di lavori con la partecipazione di 100 Medici tra Ospedalieri, MMG e Responsabili di Distretto che, su aree assistenziali d'interesse comune, hanno definito, attraverso l'analisi degli aspetti connessi alle variabili organizzative e di funzionamento, i profili diagnosticoterapeutici e i percorsi appropriati per pazienti affetti da diabete, ipertensione, BPCO, disturbi del dorso; hanno delineato modelli assistenziali per malati oncologici e pazienti con ictus, compatibili con l'organizzazione e i servizi socio-sanitari disponibili. Per la realizzazione del modello elaborato dai gruppi, sono stati definiti i criteri per la valutazione multidimensionale, sia rispetto alle condizioni del paziente al momento della dimissione, sia alla capacità della famiglia di prendersi carico del malato, elementi indispensabili per la programmazione dell'intervento, l'attuazione del piano assistenziale e la verifica periodica sull'andamento del progetto. La programmazione prevede, in questa fase, la sperimentazione del modello assistenziale in pazienti affetti dalle patologie sopra descritte. Il processo prende avvio con la segnalazione da parte delle U.O. ospedaliere al Medico per le cure palliative o al geriatra, almeno 7-10 giorni prima della dimissione. Lo specialista comunica le caratteristiche del caso al Responsabile del Distretto, che convoca l'Unità Valutativa Multidimensionale, alla quale é affidato il compito di attivare soluzioni alternative al ricovero. Azioni Le azioni implementate sono le seguenti: Definizione del flusso informativo Formulazione con i Medici Ospedalieri e i Medici di Medicina Generale di profili diagnostico terapeutici, linee guida e protocolli operativi per area medica, infermieristica e sociale ed elaborazione della modulistica per le richieste e l'erogazione delle prestazioni Attivazione a livello di ciascun Distretto di un unico punto di accoglienza, di informazione e progettazione organizzativa Estensione del Servizio su tutto il territorio dell'ULSS Programmazione ed organizzazione delle dimissioni protette Coordinamento della personalizzazione del piano d'intervento Messa a punto di una semplificazione delle procedure per l'assegnazione di farmaci, di ausili, di presidi, prodotti dietetici, ecc. Analisi dei punti critici da parte di tutti gli operatori sanitari ed amministrativi coinvolti * Responsabile Distretto Socio-Sanitario e di Progetto Assistente Sanitaria Servizio Educazione Promozione alla Salute *** Coordinatore dei Responsabili di Distretto **** Dirigente Medico DMO ***** Direttore Sanitario Azienda Sanitaria N.3 Bassano del Grappa Via Carducci, 1 Tel 0424/34930 Fax 0424/30642 ** 15 - Formalizzazione e deliberazione da parte della Direzione strategica dell'intero processo Risultati Vantaggi per la struttura L'adozione di un processo condiviso ha permesso la rimozione di ostacoli e resistenze all'innovazione Il riconoscimento da parte della Direzione Strategica con atto formale deliberativo è stato vincolante per tutta la Struttura Lo sviluppo di sinergie tra gli operatori ha garantito la continuità di cura per i pazienti anche in presenza di turn over del personale sanitario La standardizzazione delle procedure ha evidenziato una riduzione degli errori Stabilizzazione delle terapie farmacologiche tra ospedale e domicilio Vantaggi per i pazienti La ricezione della richiesta diffusa su tutti i Servizi ha portato alla diminuzione dei percorsi con conseguente riduzione del numero di contatti, dei tempi di attesa e l'attivazione di interventi in grado di evitare l'aggravamento del quadro clinico e prevenire le complicanze. La standardizzazione delle procedure in termini di modalità operative, terapeutiche e fornitura dei presidi ha assicurato la continuità assistenziale. Istruzione degli utenti e dei familiari per una corretta gestione della malattia Diminuzione dei ricoveri Diminuzione della degenza con un più rapido reinserimento nella famiglia 16 L'EDUCAZIONE DEL PAZIENTE CARDIOPATICO (POST-IMA) E DEI SUOI FAMILIARI, PER LA PREVENZIONE DELLE RICADUTE E PER IL MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DELLA VITA. Moda Lino*, Gruppo I.P.**, Medici*** Analisi della situazione: il progetto, aderisce alla Carta di Ottawa (1986), che stabilisce quali attività essenziali della Promozione della Salute "Mettere in grado, Mediare, Sostenere la causa della salute". A questi principi si ispirano gli Ospedali per la Promozione della Salute "tra cui l'Ospedale di Adria". In questa ottica, l'équipe infermieristica della Semintensiva Cardiologica, ha attivato a novembre del 1996, un progetto educativo rivolto ai cardiopatici postinfartuati dimessi dall'Ospedale di Adria e/o da altre strutture ospedaliere, residenti nel territorio dell'ULSS 19 ed i loro familiari. Destinatari dell'intervento: Pazienti e familiari, comunità servita, personale che lavora nei reparti di Semintensiva Cardiologica e Divisione Medica. Priorità: Creare un'attenta educazione, ed un coinvolgimento sinergico tra: Pazienti-Familiari-Gruppi di supporto. Favorire l'autonomia nella gestione delle problematiche correlate alla patologia. Obiettivi Specifici: (di comportamento): Far adottare ai pazienti norme igienico-sanitarie idonee (disassuefazione al fumo, alimentazione corretta). Riabilitazione fisica e lavorativa nel rispetto delle limitazioni imposte dalla malattia. Far seguire con regolarità i controlli clinici. Modificare il comportamento dei familiari a favore di scelte per una vita sana per se e per il paziente. Obiettivi Specifici Educativi: (conoscenze-atteggiamenti-capacità pratiche): Aumentare le conoscenze sui fattori di rischio cardiovascolare, aumentare la capacità di affrontare problemi psicologici legati all'assunzione delle terapie: aiutare a riconoscere segni e sintomi della patologia ed affrontarli; aumentare le capacità di adottare uno stile di vita sano. Far acquisire ai familiari conoscenze e competenze su manovre di primo soccorso, sull'uso di farmaci assunti dai pazienti e sugli stili di vita a favore della salute. Operatori coinvolti: Infermieri Prof - Medici cardiologi - Medici di medicina generale - Psicologo Dietista ospedaliera - Tecnico della riabilitazione - l'Unità per la qualità Metodologia: Suddivisione del gruppo di lavoro in sottogruppi che si interessano, in base alle competenze professionali, ad educare i pazienti e familiari alla prevenzione dei fattori di rischio, al corretto regime dietetico, alle tecniche di rilassamento (Training Autogeno) e alla riabilitazione fisica. Ogni gruppo segue una fase di preparazione per coordinare e gestire gli incontri con pazienti, famiglia e altri operatori sanitari. Strumenti: Sono stati realizzati incontri specifici per preparare il personale sanitario operante nel reparto Semintensiva Coronarica all'educazione dei pazienti e familiari. Si sono tenuti incontri per piccoli gruppi di pazienti seguendo metodi di comunicazione volti a creare autocoscienza e personalizzare la richiesta d'aiuto. I familiari sono stati addestrati per condurre manovre rianimatone in caso di necessità e per sostenere e stimolare i comportamenti corretti. Sono stati somministrati ai pazienti questionari telefonici per la verifica, al termine dell'intervento educativo, delle conoscenze apprese e dei risultati ottenuti. Il personale addestrato è disponibile in alcune fasce orarie, per chiarimenti o per un consulto ai pazienti, per problematiche connesse alla patologia. L'educazione alla prevenzione di malattie cardiovascolari verrà estesa, dal gruppo di lavoro, anche alla comunità servita, attivandosi presso i circoli culturali locali, i gruppi sportivi, associazioni (Albi, Collegi Professionali), scuole. Reclutamento: Informazione riguardante il progetto durante la degenza, invio di una lettera conoscitiva del progetto dopo la dimissione, dopo il ricevimento della stessa un I.P., previa telefonata di avviso, andrà a svolgere un' intervista al paziente e ai familiari sul gradimento (accettazione) del progetto stesso. Indicatori scelti: Per la valutazione sono previsti i seguenti indicatori: * Capo progetto I.P.A.F.D. Personale LP. Semint. Cardiologia Medici dell'U.O. di Semintensiva CardiologicaAzienda Ulss N.19 di Adria - Regione del Veneto ** *** 17 1) 2) "Di processo": numero di incontri effettuati - numero di pazienti e familiari coinvolti. "Di risultato": Aumento delle conoscenze sui fattori di rischio, sulle manovre di primo intervento, aumento delle capacità di gestire problematiche legate alla patologia. 3) "Di comportamento ": Riduzione del numero di fumatori, aumento dei pazienti che osservano un regime alimentare sano, aumento della regolarità nei controlli clinici. 4) "Di salute ". Riduzione dei reingressi per la patologia, dei re-IMA, decessi. Risultati ottenuti ,negli anni 1997198 sono stati effettuati 10 interventi educativi per pazienti e loro familiari, articolati in 4 incontri: 102 pazienti e 102 familiari sono stati fino ad oggi coinvolti. Tra i fumatori, il 75% ha smesso di fumare grazie alle conoscenze apprese, il 6.6% ha avuto bisogno di un ulteriore supporto ed ha partecipato al corso per smettere di fumare organizzato dalla nostra ULSS. Verifica sui comportamenti: il 70% dei pazienti segue un regime dietetico controllato o presta attenzione ai cibi assunti. Il 90% è ora in grado di riconoscere i propri fattori di rischio e l'85% dichiara di aver modificato il proprio comportamento onde evitarli. Il 100% dei pazienti ha ripreso un'accettabile attività fisica. Da realizzare: la verifica sul n° di re-IMA e re-ingressi per aggravamento della patologia (in corso). La ripresa degli interventi educativi a partire da ottobre '99 18 ALL'INTERNO DELLA "RETE" PIEMONTESE: PROGETTO "OSPEDALE E TERRITORIO" Clemente Ponzetti*, Giuseppe De Filippis*, Piero Zaina**, Luigi Resegotti** Il progetto "Ospedale e 'Territorio" trova il suo sviluppo all'interno della rete Piemontese degli "Ospedali per la promozione della Salute". Al gruppo di lavoro costituitosi per lo svolgimento di detto progetto aderiscono 16 tra Aziende Sanitarie Locali (ASL), Aziende Sanitarie Ospedaliere (ASO) e Presidi Sanitari, oltre ad un rappresentante ufficialmente nominato dei Medici di Medicina Generale. Il gruppo ha inizialmente cercato di analizzare e valutare le difficoltà oggettive legate alle differenze intrinseche che esistono tra mondo ospedaliero e mondo dell'assistenza territoriale: infatti i due differenti ambiti sanitari e gli operatori stessi sono divisi da contesti normativi e gestionali, da percorsi formativi differenti; tra loro esistono sia barriere informative sia soprattutto pregiudizi sull'operato professionale. Se però da un lato esistono vincoli legati al quadro normativo non ancora congrui tre, alla progettualità non coordinata, all'ancora insufficiente ruolo di coordinamento del distretto, ai ridotti strumenti informativi e all`uso non ottimale degli strumenti esistenti, dall'altro vi sono analoghe opportunità. Queste si concretizzano nella spinta verso la centralità del “malato” e non della "malattia", nel quadro programmatorio volto alla redistribuzione dei livelli assistenziali, nell'interesse reciproco alla ricerca di protocolli assistenziali comuni e nell'abbattimento delle barriere pregiudiziali. Le aree di interesse su cui il gruppo ha deciso di lavorare, nell'ambito del campo d'intervento legato alla "INFORMAZIONE TRA OSPEDALE E TERRITORIO", sono: A. ideazione di un "documento sanitario personale" B. necessità di continuità terapeutica tra ospedale/territorio e di erogazione dei presidi medico-chirurgici C. instaurare dei flussi informativi tra gli operatori A. ideazione di un "documenti sanitari, personale" Uno dei possibili fattori che influiscono sulla difficoltà di trasmissione di informazioni tra gli operatori territoriali cd ospedalieri c quello della mancanza di uno strumento atto a rilevare tutta la storia clinica del paziente. Infatti al momento attuale i Medici dì Medicina Generale registrano le informazioni cliniche del paziente sulla scheda dello stesso, mentre in ambito ospedaliero è compilata la Cartella clinica. Unico strumento di collegamento tra questi due “registri clinici” risulta essere la lettera di dimissione ospedaliera. In taluni casi, legati per lo più alla correttezza del curante, l'invio del paziente dall'ambulatorio territoriale all'ospedale è accompagnato da breve relazione non standardizzata effettuata dal curante. E' risultato pertanto dì fondamentale importanza soffermare l'attenzione sulla possibilità di introdurre un "documento sanitario personale" su cui tutti ili operatori scrivono le informazioni cliniche relative al paziente ogni qual volta le stesse vengono rilevate. B. necessità di continuità terapeutica tra ospedale/territorio e di erogazione dei presidi medicochirurgici Sono state prese in considerazione due momenti del rapporto medico/paziente, e cioè l'ammissione e la dimissione. Per quanto riguarda l'ammissione: sono state previste forme di "indirizzamento" dei pazienti da parte del MMG al medico ospedaliero in funzione di criteri e di linee guida predefinite. Per quanto riguarda, invece, la dimissione sono state formulate ipotesi organizzative che possano facilitare la dimissione dai pazienti "critici" e la successiva presa in carico da parte del MMO attraverso le forme assistenziale più congrue. C. instaurare dei flussi informativi tra gli operatori Sono stati individuati flussi informativi e di comunicazione tra MMG ed Ospedale, con canali * Direzione Sanitaria, “Ospedali Riuniti del Canadese” ASL 9 Ivrea Cies Piemonte ** 19 preferenziali tra le varie figure, soffermandosi su una maggiore organizzazione a livello aziendale, l'integrazione delle commissioni ospedaliere con i MMG la definizione una dimissione "sociale" a complemento di quella medico/infermieristica la maggior responsabilizzazione della caposala del territorio e del responsabile di Distretto. la conoscenza dell'organizzazione e dei vincoli da parte delle rispettive realtà (Ospedale e Territorio) La fase di definizione del progetto è durata circa nove mesi cui sono seguiti tre mesi di contestualizzazione da parte delle Aziende partecipanti delle varie soluzioni organizzative da sperimentare. E' in corso la fase di sperimentazione sul campo che ha la durata di sei mesi. A questa seguirà l'analisi dei risultati e la valutazione attraverso indicatori predefiniti, che porterà alla stesura della versione definitiva con le soluzioni organizzative/gestionali definitive. Infine il progetto prevede la diffusione a livello Regionale delle soluzioni definite. 20 COMUNICAZIONI SESSIONE B UMANIZZAZIONE DEI SERVIZI SANITARI 21 PROGETTO ACCOGLIENZA P. Sironi,* L. Carazzone**, S. Bianchi*** Premessa L'Azienda Ospedaliera, a partire dal Presidio Ospedaliero di Cremona, ha da sempre prestato attenzione ai bisogni della "persona", alla particolare condizione di debolezza psicologica in cui versa la persona in caso di malattia. La pubblicazione degli indicatori mînisteriali relativi all`umanizzazione e personalizzazione dell'assistenza" dell'ottobre 1996 ha dato lo spunto per lo studio di questo progetto, rivolto alla definizione di modalità concrete per migliorare la capacità di accoglienza dell'azienda in generale nei confronti dell'utente. Destinatari Pazienti/familiari/Visitatori (cliente esterno) e personale (cliente interno) Obiettivi generali Migliorare in tutta l'Azienda le condizioni di accoglienza, sia per i pazienti ricoverati, sia per gli utenti di prestazioni ambulatoriali, curando il momento dell'ingresso nella struttura, tutta la permanenza e fino alla dimissione della "persona". Migliorare la disponibilità e la qualità dell'informazione, della comunicazione, dei programmi educativi per pazienti e per familiari. Obiettivi specifici Migliorare e promuovere comportamenti negli operatori finalizzati alla centralità del paziente/Cliente/Famigliare e alla sua piena soddisfazione. Individuare aree critiche suscettibili di miglioramenti sensibili. Individuare le azioni di miglioramento, nell'ambito di ciascuna area, e nominare conseguentemente un Responsabile che cura l'attuazione delle azioni. Migliorare i flussi di comunicazione interna ed esterna. Migliorare la conoscenza dei pazienti/familiari/visitatori su temi riguardanti la salute, visita come risorsa quotidiana e come patrimonio da salvaguardare. Attuare interventi formativi finalizzati alla modifica dei comportamenti individuali e collettivi. Estendere il progetto a tutte le strutture aziendali. Metodi e strumenti Riunioni di gruppo di progetto interdisciplinare (psicologo, medici, Capi Sala, Assistenti sociali, tecnici, infermieri, amministrativi, artisti, consulenti, volontari e altri). Riunioni per singole aree individuate (Area Portineria/Ambulatori, Area Pronto Soccorso/Accettazione Amministrativa- Area Spazi/ambienti interni ed esterni - Area degenza). Analisi di customer satisfaction, questionari, interviste, tecniche di Qualità Totale. Individuazione Rete referenti Qualità e accoglienza in ogni Unità Operativa (Un referente medico e un referente infermieristico in ogni U.O. ). Università dell'Ospedale - lezioni programmate tenute da operatori esclusivamente per l'utenza. Corsi di formazione per operatori. Coinvolgimento volontariato (TDM e CRI e altre Associazioni). Coinvolgimento obiettori di coscienza. Azioni e risultati Referenti Qualità e Accoglienza individuati. Organizzazione n. 2 Corsi formazione per personale front-office Organizzazione corsi per referenti Qualità e Accoglienza Intervento ambienti - Entrata ingresso principale - sala attesa, Pronto Soccorso, sale soggiorno nei reparti degenza. Installazione nuova segnaletica interna ed esterna. Avvio Università dell'Ospedale. Indagini di customer satisfaction sul cliente interno ed esterno. Monitoraggio semestrale. * Psicologa U.O. Neurologia Pres. Osp. Cremonese, Azienda Istituti Ospitalieri di Cremona Resp. Uff. Qualità, Azienda Istituti Ospitalieri di Cremona *** Direttore Sanitario - Azienda Istituti Ospitalieri di Cremona ** 22 LA CARTA DEGLI IMPEGNI - L'ESPLICITAZIONE DEGLI IMPEGNI DI SERVIZIO ASSUNTI DAL PRESIDIO OSPEDALIERO BELLARIA MAGGIORE (AZIENDA USL DELLA CITTÀ DI BOLOGNA) OBIETTIVI METODOLOGIA AZIONI RISULTATI Permettere ai Individuazione di Descrivere Riscontrabili, cittadini la piena gruppi di lavoro, utilizzando un rappresentati dalla conoscenza elaborazione del linguaggio semplice redazione di dell'organizzazione, documento condiviso e chiaro le attività documenti, definiti delle prestazioni, dal gruppo in tempi presenti in modo da carte degli impegni, delle possibilità di individuati e rendere per ogni unità verifiche rispetto ai rispettati. comprensibile operativa presente risultati per i quali i l'offerta dei servizi, nel Presidio professionisti ovvero, il nostro Ospedaliero aziendali si sono catalogo dei prodotti, impegnati. evidenziando le modalità d'intervento contenenti percorsi dì accoglienza. Individuazione di indicatori e dei relativi standard di prodotto. 23 "UN OSPEDALE A CINQUE STELLE" L.Fauni- G.Lupi- R. Giorgetti- B. Magi – E. Zoni – F. Isola – R. Attanà – P. Mazzacurati – G. Smaldone-S.Toselli-G.Guizzardi -M. Venturelli. Ospedale di Bentivoglio Azienda USL Bologna Obiettivi: migliorare la qualità dell'assistenza ospedaliera attraverso la valorizzazione degli aspetti di accoglienza e del comfort alberghiero. Un argomento importante, spesso così complesso e di difficile interpretazione che tuttavia sta assumendo ed assumerà una sempre maggiore rilevanza. Da una parte l'attenzione è stata puntata al "cliente esterno" dell'ospedale cercando di rendere i servizi più accessibili: offrire un ambiente più personalizzato ed umano; diminuire l'incertezza e l'insicurezza del cittadino ricoverato rispettano all'ambiente ospedaliero; arricchire la funzione d'accoglienza del cliente; creare un "clima" d'accoglienza favorevole al cittadino nel momento del ricovero, che presenta il maggior impatto psicologico: migliorare il grado di soddisfazione dei clienti (qualità percepita) nei confronti dell'habitat ospedaliero. Dall'altra è stato considerato il "cliente interno" puntando a: rafforzare il "senso d'appartenenza"; migliorare la propria immagine e quella del servizio; rendere più agevole il contributo di ognuno all'individuazione degli obiettivi e dei valori dell'organizzazione; rendere gli operatori consapevoli dell'importanza e dell'impatto del loro lavoro per il processo di miglioramento continuo di qualità. Il progetto è stato messo in atto attraverso il coinvolgimento delle diverse professionalità sanitarie, amministrative e tecniche: non è possibile poter contare sulla creatività necessaria ad una proposta innovativa come questa se gli operatori che lavorano nella struttura non sono sufficientemente motivati. Pertanto si è costituito un team di progettazione composto da diverse figure professionali, che occupano posizioni strategiche nella realtà dell'ospedale, che hanno individuato i temi chiave ed articolato un Piano Operativo. Questo si articola in diverse fasi che, pur rimanendo distinte, si intersecano e si condizionano. In seguito, tale gruppo è stato arricchito da due laureati in Sociologia, attraverso il conferimento di due borse di studio, di cui la prima assegnata per l'attività di responsabile esterna al progetto l'altra per coadiuvare il gruppo di progettazione. Il finanziamento è stato attribuito dall'Agenzia Sanitaria Regionale nell'ambito dei progetti C.Q.I. Contemporaneamente è stato individuato un coadiutore interno alla struttura, che potesse garantire il collegamento tra i vari "attori" del progetto. Nella prima fase si è proceduto a delineare i fattori di miglioramento degli aspetti del comfort alberghiero e dell'accoglienza dei clienti attraverso una complessiva analisi della situazione ed un'attività di benchmarking con sopralluoghi in strutture ospedaliere "all'avanguardia". Successivamente il team di progettazione, sulla base dell'analisi dei fattori considerati, ha individuato sei aree tematiche cui hanno corrisposto altrettanti gruppi di lavoro: accesso-percorsi, aspetti d'abbellimento, igiene-pulizia, aspetti relazionali, riservatezza-privacy, ristorazione. L'attività dei gruppi di lavoro è stata presidiata da alcuni operatori che volontariamente si sono offerti quali coordinatori, questi indubbiamente hanno giocato un ruolo strategico nel coinvolgimento degli altri membri del gruppo in un costante lavoro di squadra e hanno permesso il raggiungimento di risultati tangibili! (bisogna infatti segnalare il basso tasso di "abbandono" dei lavori). Nella seconda fase si è strutturato un programma di lavoro finalizzato a raggiungere, coinvolgere e motivare il maggior numero d'operatori e d'utenti. Sia attraverso "sondaggi" ad hoc finalizzati a raccogliere le opinioni di operatori ed utenti su quanto offerto e sui possibili miglioramenti, sia attraverso la costituzione di gruppi di lavoro, relativi alle aree individuate, mirati a definire il percorso, gli strumenti di verifica, gli standard auspicabili, i costi ed i tempi necessari per colmare il gap tra quanto già garantito e quanto ipotizzato. Ogni gruppo ha valutato gli obiettivi di miglioramento ipotizzati in termini di fattibilità, criterio ritenuto prioritario per la natura del progetto, e si è impegnato a proporre soluzioni operative e tempi di realizzazione. A tal fine bisogna sottolineare che la partecipazione, per quanto massiccia e costante (quasi novanta operatori e, in maniera indiretta, di oltre cento persone), è stato il frutto di un lavoro di sensibilizzazione capillare, impegnativo e faticoso. Decisiva è stata la partecipazione del "mondo esterno" (utenti, Enti locali, mondo del volontariato e dell'associazionismo) ai lavori che, in diverse fasi, ha proposto letture e soluzioni probabilmente non così evidenti agli operatori dell'ospedale stesso. La terza tappa prevede una fase di valutazione, per registrare i miglioramenti raggiunti e di divulgazione dei risultati conseguiti dal progetto a livello aziendale ed extra-aziendale. Scopo principale di questa fase è quello dell'elaborazione di una guida che evidenzi, in maniera analitica, il processo, le procedure, gli indicatori e gli standard che dovrebbero essere ottenuti da una struttura 24 ospedaliera per potersi fregiare del titolo di "Un Ospedale a cinque stelle". La strategia adottata è stata quella di avviare gli interventi in maniera graduale ed operativa, seguendo l'adozione delle soluzioni proposte dai gruppi di lavoro, coinvolgendo gli operatori stessi in modo tale che i criteri, i metodi ed i risultati restino patrimonio comune sia degli operatori che dell'Azienda. Lo spazio e il tempo, da dedicare alla realizzazione di questo progetto, sono stati "ricavati" dai singoli operatori all'interno della già carica attività quotidiana, cercando di non interferire con l'efficienza della routine. Anche la valutazione dell'esito del progetto è svolta dai gruppi stessi in collaborazione con esperti esterni sulla base degli indicatori preventivamente stabiliti, ciò permette di superare la logica autoreferenziale che fino ad oggi ha prevalso nelle strutture pubbliche. A tal fine è appunto importante ricordare che la consapevolezza dei risultati ottenuti rappresenta un fattore sostanziale di responsabilizzazione e di motivazione per gli operatori. La vastità del progetto, sia dal punto di vista metodologico che dal punto di vista dei risultati conseguiti, è tale che richiederebbe ulteriori descrizioni, pertanto verrà riportata una sintesi dei risultati più significativi. Il gruppo accessopercorsi: un viale d'accesso pedonale in collaborazione con il Comune, una nuova segnaletica iconografica interna, una nuova porta di accesso automatica, una ristrutturazione del verde esterno; il gruppo aspetti d'abbellimento: istituzione di una sequenza continua di mostre, creazione di un impianto di filodiffusione, installazione di televisioni (con circuito chiuso per messaggeria) nelle sale d'aspetto, contatti con l'Istituto d'Arte di Bologna per l'esecuzione di murales e con artisti locali per donazioni di opere d'arte; il gruppo igiene pulizia: completamento di una guida sugli aspetti di sanificazione e sanitarizzazione ambientali; il gruppo aspetti relazionali: elaborazione ed applicazione di un protocollo d'accoglienza dell'utente, creazione di un'area-notizie in ogni reparto, fornita di cartelloni notizie, bacheche per comunicati vari ed organigramma del reparto, cassette reclami-suggerimenti in tutto l'ospedale: il gruppo riservatezza-privacy: installazione di tende divisorie nelle camere di degenza, invio a domicilio dei referti relativi agli esami di laboratorio, valorizzazione degli aspetti di umanizzazione delle Divisioni di Ostetricia e Pediatria, il gruppo ristorazione: messa a punto di un menù stagionale e di un ricettario, presenza in tutti i reparti di scalda vivande e cupole in plexiglas, dotazione in tutti i reparti di distributori d'acqua minerale, costruzione di un fast-food nel reparto di Pediatria e di un menù in diverse lingue nel Reparto di Ostetricia (italiano, inglese, francese ed arabo). Ma il risultato più importante e il coinvolgimento diretto in questo progetto di quasi novanta operatori e, in maniera indiretta, di almeno cento persone, che fa di questo progetto un traguardo globale per tutto l'Ospedale. Tuttavia è essenziale accennare ad alcuni effetti positivi che possiamo definire "non previsti" quali: la massiccia adesione al progetto; le donazioni da parte di utenti, la sensibilizzazione delle figure dirigenziali; la realizzazione di un quaderno monografico sul comfort alberghiero sotto l'egida dell'Agenzia Sanitaria Regionale, la realizzazione di un Convegno Nazionale sul tema del comfort alberghiero. In quest'ampio procedimento di ristrutturazione si è resa necessaria una nuova figura professionale e imprenditoriale, di supporto sia alla dirigenza sia ai gruppi di lavoro, che si assumesse la responsabilità diretta delle principali azioni da svolgere per lo sviluppo delle attività alberghiere. Pertanto, si è compiuta una sorta di metamorfosi della referente della qualità in Responsabile degli aspetti alberghieri del Presidio Ospedaliero. Questo ha portato al riconoscimento di una funzione specifica in staff alla Direzione del Presidio Ospedaliero, anche se sono ancora da definire in modo chiaro alcuni aspetti cruciali di questa nuova figura: i compiti e le responsabilità, il Dirigente a cui rispondere e le risorse disponibili su cui contare. A tal fine, occorre ricordare che la realizzazione di un servizio alberghiero che fornisce indicazioni sulle possibilità d'attuazione e sulle probabilità di successo d'idee proposte dai dipendenti, mette infatti in evidenza il cambiamento del ruolo delle Aziende Sanitarie, chiamate sempre più a far crescere e valorizzare le capacità imprenditoriali" presenti. Pertanto è stato attribuito nel Piano annuale delle attività per l'anno 1999 del Presidio Ospedaliero un ruolo rilevante alla funzione alberghiera anche in considerazione della necessità di estendere il progetto sperimentato, con risultati concreti, nell'Ospedale di Bentivoglio. Il percorso per lo sviluppo degli aspetti alberghieri e dell'accoglienza verrà infatti implementato nelle altre due strutture ospedaliere del Presidio secondo una logica di benchmarking interno. Di fatto, si tratta di tre progetti che, pur essendo distinti e connotati da specifiche caratteristiche contestuali, si muovono in una logica complessiva di confronto e "concorrenza" che mira ad un miglioramento complessivo dei servizi ospedalieri dell'Azienda. E' importante rilevare che si tratta di una parte molto delicata, nel corso della quale è indispensabile curare i collegamenti con la situazione preesistente e gettare le basi perché l'implementazione non sia respinta. La messa a punto del progetto richiede 25 un'accorta e incessante opera di promozione, di supporto e d'osservazione dei problemi che la messa in comune di un processo innovativo può creare. Nell'ospedale di Bentivoglio si punterà ad un approfondimento della guida con i protocolli relativi al controllo ed alla verifica dell'applicazione delle procedure individuate. Si procederà altresì alla messa a regime in tutto l'ospedale d'alcune procedure, ausili, supporti tecnici e strutturali sperimentati durante la prima fase del progetto e di cui si è verificata l'efficacia ed il gradimento degli operatori e dell'utenza. Considerando la realtà dell'ospedale di San Giovanni in P. che può contare su una struttura nuova, costruita in funzione della migliore razionalità possibile degli spazi e del miglior comfort, si ritiene opportuno, in questa realtà puntare l'interesse all'accoglienza ed alla relazione con l'utente. Il fine è quello di affiancare ad una struttura nuova anche un "nuovo" approccio degli operatori all'utente che metta al centro la persona ed i suoi bisogni. La dimensione contenuta dell'ospedale di Budrio rappresenta invece la situazione ideale per diventare laboratorio di sperimentazione sul miglioramento dell'umanizzazione e sulla personalizzazione dell'assistenza. In merito al progetto il Direttore Generale dell'Azienda afferma: "è un progetto che si muove nel solco delle mille iniziative di umanizzazione e miglioramento degli aspetti alberghieri che negli ultimi tempi molti ospedali hanno sviluppato con successo, ma che rispetto ad essi ha il pregio di essere, unico nel panorama italiano, globale e pervasivo: riguarda tutto l'ospedale, tutti i servizi, tutto il personale. Un grande sforzo, che attorno alla semplice idea guida di non accentuare la sofferenza, la tristezza, il dolore già insite in ciascuno di noi quando si appresta a varcare la soglia di ingresso dell'ospedale, ha richiamato il personale all'esigenza di non dare nulla per scontato, di rileggere, interpretare, ripercorrere tutto il percorso che compiamo all'interno della struttura ospedaliera, scrutando, ascoltando, misurando". Segnaliamo che a seguito dei risultati ottenuti con questo progetto e dell'adesione alla rete emiliano romagnola HPH da parte della nostra Azienda, si è entrati a far parte del progetto interaziendale: Comfort. 26 STRANIERO MA NON ESTRANEO: PER DARE UNA RISPOSTA ALLA DOMANDA INTERCULTURALE G.Smaldone, L.Rizzoli. Ospedale di Bentivoglio - Azienda USL Bologna Nord Obiettivo: migliorare l'accoglienza e l'assistenza nei confronti dell'utenza straniera che si rivolge alla struttura ospedaliera per un bisogno sanitario. A partire dall'anno 1996 si è potuta riscontrare una maggiore affluenza dell'utenza straniera nel servizio di Pronto Soccorso e nelle Divisioni di Pediatria, di Chirurgia generale e soprattutto di Ostetricia e Ginecologia. A tal proposito, è stato evidenziato che l'incremento del 10 % dei parti avvenuti nella nostra struttura è strettamente connesso a11'aumento delle donne straniere che scelgono la nostra Divisione per l'evento nascita. Ciò ha indotto alla necessità di uno studio approfondito per conoscere meglio il fenomeno attraverso un'analisi della cittadinanza della popolazione straniera, domiciliata e residente nei comuni appartenenti al Distretto. I dati raccolti hanno dimostrato un costante aumento dei cittadini stranieri dal 1994 in poi (1996 +35% rispetto al 1994 e 1997 +10% rispetto al 1996), la prevalenza delle cittadinanze: Marocchina, Tunisina, Albanese, Jugoslava, Pakistana. L'impatto con queste diverse etnie ha sottolineato la scarsa conoscenza dei bisogni di queste popolazioni e la difficoltà a fornire una risposta adeguata da parte degli operatori sanitari. Esiste, infatti una frattura fra gli schemi culturali di riferimento degli immigrati e l'organizzazione dell'offerta dei servizi delle strutture sanitarie pubbliche. Queste hanno notevoli difficoltà ad adeguare l'offerta alle particolari esigenze degli stranieri che, a loro volta, hanno spesso una certa diffidenza nei confronti dei servizi sanitari e vi ricorrono solo in casi di estrema necessità. Per cercare di fornire una risposta sanitaria adeguata alla particolare esigenze degli stranieri, gli operatori sanitari della Divisione di Ostetricia e Ginecologia, in collaborazione con la Direzione Sanitaria, hanno elaborato un progetto che si prefigge l'obiettivo generale di " migliorare l'accoglienza, le informazioni e l'accesso ai servizi all'utenza straniera". Il progetto è stato articolato nelle seguenti fasi: effettuazione di incontri con esponenti di diversi etnie operanti nelle associazioni della città di Bologna e provincia: sensibilizzazione e coinvolgimento degli operatori sanitari: promozione di aggiornamenti e attività formative per il personale, individuazioni di aree di intervento prioritarie quali: a) gli aspetti alberghieri, con particolare riguardo all'alimentazione: b) l'utilizzo di mediatori culturali nell'ambito del percorso nascita (preparazione al parto, degenza, assistenza al puerperio); c) informazione alla popolazione mediante assemblee, allestimento di depliants, opuscoli e cartellonistica multilingue. Nel mese di novembre 1996, sono stati promossi alcuni incontri tra i rappresentanti delle associazioni per l'immigrazione, gli operatori della Divisione di Ostetricia e Ginecologia e la Direzione Sanitaria. Alle iniziative formative è stata data la possibilità di partecipare a tutti gli operatori dell'ospedale e della Medicina di Base, con l'obiettivo di sensibilizzare e di coinvolgere il maggior numero possibile di operatori. Attualmente, si sono costituiti alcuni gruppi di miglioramento che hanno ritenuto prioritario affrontare il problema dell'alimentazione e dell'informazione. Frequentemente, le donne straniere ricoverate non gradivano il menù proposto dall'Ospedale e ricorrevano ad una integrazione esterna da parte dei familiari. Il gruppo di lavoro che ha preso in esame questa criticità è composto da operatori della Divisione di Ostetricia, della cucina e dell'istituto dei Servizi dell'Immigrazione che hanno strutturato un menù rispondente alle esigenze delle diverse etnie e tradotto in lingua francese, inglese ed araba. Il menù è stato assemblato come "la classica carta del menù" dei ristoranti: in cui sono elencate due tipologie di minestre e pietanze e 5 contorni a pranzo e a cena con una rotazione di 4 settimane. Al momento del ricovero viene consegnata alla paziente la 'carta del menù" relativa alla lingua straniera che sarà compilata secondo le preferenze della cliente. Per distinguere le etnie è stato usato un codice colore: verde per l'arabo, azzurro per il francese, rosa per l'inglese, giallo per l'italiano. Inoltre, con il Centro Studi della Provincia di Bologna G.F. Minguzzi è stato possibile organizzare un percorso formativo finalizzato allo sviluppo di un approccio inter-culturale nella relazione con le utenti immigrate, riguardanti gli operatori coinvolti nel percorso nascita. Nell'autunno, è previsto un corso di formazione per altri operatori della struttura ospedaliera, con l'intento di avviare un processo di umanizzazione dei servizi sanitari che non può prescindere dal superamento del concetto di "tolleranza". Il gruppo di lavoro che ha affrontato la tematica dell'informazione ha collaborato alla realizzazione di una segnaletica multilingue, comprensiva del piano di emergenza in caso d'incendio, ed attualmente si è attivato per procedere alla traduzione in lingua inglese, francese ed araba della guida ospedaliera. Per valutare l'efficacia degli interventi realizzati e rilevare ulteriori bisogni, è in elaborazione un questionario 27 rivolto alle persone straniere dei reparti e/o servizi. Altre iniziative sono state attivate da gruppi di operatori propositivi e motivati che sono riusciti a coinvolgere, attivamente, gli utenti stranieri: nella Divisione di Pediatria sono stati realizzati dei murales dove vengono fornite, in più lingue, informazioni sull'accesso al servizio, alla nursery e alla sala giochi. La volontà degli operatori e della Direzione Sanitaria nel cercare di individuare risposte pertinenti alla domanda interculturale ha permesso l'attivazione di una rete di collaborazione tra enti esterni all'Azienda quali I.S.I., Centro G.F. Minguzzi, Associazioni di Volontariato e strutture interne all'Azienda per la realizzazione del progetto e per garantire risposte personalizzate ai cittadini stranieri. Tutto questo è anche in sintonia con le linee di indirizzo del Piano Sanitario Nazionale 1998-2000. Segnaliamo che a seguito dei risultati ottenuti con questo progetto e dell'adesione alla rete emiliano romagnola HPH da parte della nostra Azienda, si è entrati a far parte del progetto interaziendale: Ospedali interculturali. 28 IL PROGETTO "VERSO UN OSPEDALE SENZA DOLORE" A VICENZA M.Visentin and L.Trentin. UO di Terapia del Dolore e Cure Palliative - P.O. A.S.L. 6 Vicenza Introduzione Nonostante la presenza da molti anni di un attivo centro di terapia del dolore all'interno del presidio ospedaliero, e nonostante siano stati organizzati corsi sul dolore diretti ad allievi infermieri ed infermieri professionali, si constata che a volte, nella gestione dei pazienti ricoverati nei vari reparti nella nostra realtà il dolore viene talora sottostimato e trattato inadeguatamente. Ci siamo posti quindi l'obiettivo di migliorare la rilevazione, la comprensione ed il trattamento del dolore, mirando a far divenire ciò patrimonio comune di tutti gli operatori sanitari. Inoltre ci è parso indispensabile far partecipe l'utenza e renderla nostra alleata nel progetto mirante all'abolizione, nei limiti del possibile, del dolore inutile all'interno dell'ospedale. Obiettivi: • sensibilizzare i malati ricoverati ed i loro familiari circa la possibilità di controllare i vari tipi di dolore; • sensibilizzare ed istruire il personale medico ed infermieristico sull'importanza di valutare e di trattare adeguatamente il dolore dei loro pazienti; • contemporaneamente condurre uno studio per valutare gli effetti dell'iniziativa. Preparazione dell'iniziativa: • presentazione dell'iniziativa all'amministrazione dell'Azienda Sanitaria per ottenerne il consenso; • richiesta di patrocinio agli Albi Professionali ed al Tribunale dei Diritti del Malato; • proporre agli Infermieri di partecipare allo studio ed agli studenti del Corso per Infermieri proporre l'iniziativa come programma di studio; • campagna stampa su organi locali. Raccolta di dati preliminari Valutazione della prevalenza del dolore nei pazienti Tutti i pazienti ricoverati nell'ospedale, in un giorno prefissato, sono stati intervistati con apposita scheda di rilevazione su • intensità del dolore valutata dal paziente • intensità del dolore valutata dell'infermiere • cause del dolore, durata, trattamento. Valutazione delle attitudini degli operatori a prendersi cura di malati con dolore • Valutazione dell'attitudine e delle conoscenze dei medici e degli infermieri ospedalieri nei riguardi del dolore e del suo trattamento (apposito questionario). Programma informativo e didattico Programma informativo rivolto ai pazienti e ai familiari • Sensibilizzazione dei pazienti e familiari circa il fatto che il dolore è un sintomo cui va prestata attenzione, per il quale va posta una diagnosi e praticata una terapia con sollecitudine; pertanto deve essere segnalato tempestivamente all'infermiera ed al medico di reparto (opuscolo divulgativo). • Allestimento di stand in punti nevralgici dell'ospedale ove affiggere posters e rendere disponibile materiale divulgativo. Programma didattico-formativo per gli operatori sanitari • Ciclo di lezioni ed un tirocinio pratico sul dolore agii studenti del Corso di Diploma per Infermieri; • conferenze, o tavole rotonde, su argomenti di particolare interesse. Formazione continua Traendo spunto dai dati ricavati dalla campagna è opportuno indire riunioni nei vari reparti per: • presentare i risultati ottenuti; • giungere ad un protocollo comune per il trattamento del dolore; • presentazione di una scheda di valutazione quotidiana del dolore da riportare in grafica come per le altre rilevazioni routinarie. Valutazione dei risultati • Rilevazione di verifica a distanza sulla presenza del dolore in tutti i pazienti ricoverati e sulla 29 sensibilità degli operatori a rilevare la presenza del dolore e a trattarlo (medesimi questionari della prima fase); • verrà calcolato il consumo di oppioidi nei vari reparti durante i due mesi successivi alla campagna e parimenti il numero di richieste di consulenze specialistiche alcologiche. 30 LOTTA AL TABAGISMO NELLE GIOVANI GENERAZIONI. L'ESPERIENZA DELLA AZIENDA ULSS N. 8 MATURATA NELL'AMBITO DEI PROGETTI “OSPEDALE E SERVIZI SOCIO SANITARI SENZA FUMO” Dr. Simone Tasso* Nell'ambito del Progetto "Ospedale e Servizi Socio Sanitari senza Fumo" della Rete Veneta HPH, l'Azienda ULSS n.8 di Asolo (TV) ha sperimentato un insieme di azioni rivolte alla lotta contro il tabagismo nelle scuole medie inferiori del proprio territorio. L'obiettivo era quello di identificare e sperimentare un modello di intervento sulle giovani generazioni che fosse al tempo stesso efficace nel raggiungere la popolazione target, sufficientemente economico per l'Azienda, facilmente esportabile negli altri Ospedali, che permettesse di lavorare in sinergia con altre istituzioni presenti nella comunità e che desse una buona visibilità della Rete HPH. Cercando di ottenere questo, il gruppo di lavoro HPH di tale ULSS, seguendo le linee guida regionali, ha ideato un Concorso (dal titolo "Chi non fuma ...VINCE!") ed un insieme di interventi ad esso correlati. Schematicamente le azioni più importanti possono essere così brevemente riassunte: 1) E' stato istituito un Concorso per studenti delle scuole medie inferiori dal titolo "Chi non fuma ...VINCE!". Per partecipare al Concorso i singoli ragazzi o le classi dovevano produrre spot pubblicitari oppure disegni con tema la lotta al tabagismo. 2) Per pubblicizzare il Concorso sono stati prodotti poster con testimonial personaggi positivi ed amati dai giovani del nostro territorio . Nella prima edizione (1997-98) testimonial è stato l'ex calciatore della nazionale Aldo Serena (nativo dell'ULSS n.8) Nella seconda edizione (1998-99) testimonial è stata Deborah Compagnoni. Entrambi i campioni hanno accettato di apparire in un poster che pubblicizzava il concorso. Copie dei poster sono state inviate alle scuole ed affisse in zone strategiche dell'ULSS. 3) Si sono strette alleanze con istituzioni esterne. Hanno dato il loro patrocinio alla iniziativa :1) Provveditorato agli Studi di Treviso ; 2) Ordine dei Medici della Provincia di Treviso ; 3) Collegio Infermieri Professionali della Provincia di Treviso; 4) Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori 5) Comuni della ULSS n.8. 4) Si è organizzato un Corso per docenti delle scuole medie dai titolo " Educazione Sanitaria e Tabagismo" riconosciuto dal Provveditorato agli Studi come valido aggiornamento obbligatorio previsto dal contratto degli insegnanti. 5) Si è data la massima diffusione del Concorso ai mass media sia per mezzo di conferenze stampa che per mezzo di comunicati : TV e giornali locali hanno ampiamente prodotto servizi su di esso. 6) Si sono organizzati incontri con gli studenti (in particolare questa attività è stata realizzata da personale competente della Lega Tumori) sia per presentare il Concorso sia per sensibilizzare le classi alla lotta al tabagismo. 7) Per giudicare il materiale presentato al Concorso è stata istituita una Commissione, cercando di rappresentare con i suoi componenti parti importanti della comunità (scuola, mondo dell'arte, mass media, volontariato). 8) Si è organizzata una Festa di Premiazione per gli studenti finalisti e le classi finaliste in vicinanza della Giornata Mondiale senza Tabacco. Alla festa sono stati invitati (ed erano presenti) gli studenti e le classi migliori classificate insieme ai relativi presidi ed agli insegnanti che hanno seguito i ragazzi nella produzione dei lavori presentati al Concorso. Alla Cerimonia erano presenti il testimonial Aldo Serena, il Direttore Generale della ULSS, numerosi i sindaci dei Comuni con classi premiate e relativamente alla Provincia di Treviso: il Provveditore agli Studi, il Vice Presidente dell'Ordine dei Medici, la presidente del Collegio Infermieri Professionali , il Presidente della Lega Italiana Lotta contro i Tumori. 9) Videocassette contenenti gli spot finalisti sono state consegnate alle TV locali che li hanno * Direzione Medica Ospedaliera ULSS n. 8 Asolo (TV). Tel .0423-73.22. 10; Fax-9423-73.22.18; e-mail: [email protected] 31 trasmessi all'interno di specifici servizi giornalistici dedicati alla Festa di Premiazione e trasmessi nella Giornata Mondiale senza Tabacco Conclusioni L'esperienza ha raggiunto un grado di sviluppo complessivamente incoraggiante. La popolazione target è stata coinvolta in una buona percentuale : il 12 % circa (800 studenti) hanno partecipato alla prima edizione e il 18 % circa (1200 studenti) alla seconda edizione. Il lavoro ha visto l'instaurarsi di una attiva collaborazione tra ULSS ed istituzioni presenti nella comunità che ha, peraltro, permesso di ottenere un discreto contenimento dei costi per la ULSS. L'iniziativa ha dimostrato di suscitare l'interesse dei mass media che hanno dato ampia visibilità al Concorso, sia nella carta stampata (12 servizi nei quotidiani locali) sia nei telegiornali delle TV locali (8 servizi) e della RAI Regionale (3 servizi). Il prodotto è apparso esportabile in altre ULSS, sia per la sensibilità dimostrata dai ragazzi (basti pensare che talune classi fuori ULSS hanno inviato materiale videoregistrato credendo di poter partecipare), sia per capacità organizzativa delle Aziende Sanitarie. A questo proposito si mette in evidenza che la quasi totalità delle Aziende Venete HPH ha già adottato il poster con Deborah Compagnoni ed è pronta ad inviarlo alle scuole (o è già stato inviato) in previsione della diffusione regionale del Concorso. 32 relatore dott. Valenzano Carlo INIZIATIVE INTRAPRESE AL FINE DI MIGLIORARE L'INTEGRAZIONE TRA A.S.O. SAN GIOVANNI BATTISTA DI TORINO ED I MEDICI DI MEDICINA GENERALE Valenzano Carlo, Sandrucci Sergio, Tesini Imelda, DiMonte Valerio, Borsotti Mario, Odasso Luigi Come previsto dall'attuale assetto organizzativo del SSN, le Aziende Sanitarie Ospedaliere (A.S.O.) non hanno territorio di riferimento; ed è proprio per tale motivo che i rapporti tra le A.S.O. stesse ed il territorio, in particolare nella figura dei Medici di Medicina Generale, devono essere molto più stretti, per incrementare le reciproche conoscenze sulle attività svolte sia a livello di Azienda Sanitaria Ospedaliera che di territorio, con il fine di migliorare la qualità globale dei servizi offerti ai cittadini di garantire "percorsi tutelati" nell'accesso alla struttura e nella uscita dalla stessa. Per tali motivi da tempo l'A.S.O. San Giovanni Battista, di concerto con i rappresentanti dei Medici di Medicina Generale, ha avviato alcune iniziative atte a migliorare i rapporti con il territorio, gli operatori e le funzioni in esso presenti. È stato creato un gruppo di lavoro composto dal Direttore Sanitario della A.S.O. San Giovanni Battista, da Medici Ospedalieri e da Medici di Medicina Generale. Tale gruppo ha il compito di: Valutare le necessità reciproche degli operatori col fine unico di migliorare la qualità dei servizi offerti proponendo nuove iniziative; Coordinare le iniziative già intraprese; Monitorizzare l'andamento delle iniziative già in atto. In questi ultimi anni numerosi progetti sono stati avviati. In estrema sintesi possiamo ricordare: 1. Il Progetto di coinvolgimento dei Medici di Medicina Generale nella diagnostica e nel follow-up del malato oncologico (U.O.A. Oncologia Medica); 2. Il Progetto "Comunicazione Ospedale - Territorio" (U.O.A. Medicina Generale C); 3. Il Progetto inerente l'approccio alla Chirurgia in regime di Day Surgery (gruppo di lavoro per la Day Surgery); 4. Il Numero Verde a disposizione dei Medici di Medicina Generale per consigli sulle urgenze (U.O.A. Medicina d'Urgenza); 5. Il Progetto Regionale sperimentale di inserimento del Medico di Medicina Generale nelle strutture del DEA (UU.OO.AA. DEA Osservazione Medicina e Pronto Soccorso - Medicina d'Urgenza). 6. Dall'autunno prossimo l'Ufficio Relazioni con il Pubblico (U.R.P.) farà giungere a tutti i Medici di Medicina Generale della provincia, a cadenza bimestrale, una pubblicazione in cui verranno affrontate, una alla volta, le tematiche scientifiche ed organizzative di maggior interesse ed utilità. Il comitato di redazione sarà composto non soltanto da operatori dell'Azienda Ospedaliera, ma anche da Medici di Medicina Generale che, con il loro contributo, potranno orientare allo sviluppo e all'approfondimento di quelle tematiche di maggior utilità ed interesse per il paziente. 7. In sede congressuale verranno esposti in dettaglio i risultati riguardanti alcune delle iniziative segnalate in precedenza. 33 ESPERIENZA DI ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA RIABILITATIVA NEI DISTRETTI DELL'AZIENDA ASL 3 DI TORINO. Dott. Orazio Lucio Fabio RAGUSA, Dirigente Medico* La necessità di sperimentare nuovi modelli di assistenza, che coniugassero l'interesse alla razionalizzazione delle risorse economiche con il gradimento e quindi con una maggiore accettazione delle cure da parte del paziente, ha indotto la nostra U.O.A. ad istituire dal gennaio 1997 un servizio riabilitativo domiciliare. Esso include un medico specialista fisiatra, un terapista della riabilitazione, un logopedista ed un massofisioterapista, che operano coordinati dallo Specialista Fisiatra. L'A.D.I.R. ha costituito quindi un continuum nel percorso riabilitativo, dalla fase di ricovero in degenza per cure intensive alla fase post acuta o un'alternativa alla degenza laddove non sussistevano le condizioni per efficaci trattamenti riabilitativi di tipo intensivo. La stesura del piano di trattamento a cura del fisiatra teneva conto non solo della patologia, quanto della compliance, delle condizioni abitative, culturali e sociali del paziente e dei familiari che, all'interno dell'intervento, rivestono un ruolo chiave. L'assistenza domiciliare ha un'importante valenza culturale e sociale per il paziente: - gli consente, infatti, nella permanenza al suo domicilio, di partecipare alla vita attiva della famiglia, alle sue decisioni, al contesto relazionale degli amici e vicini che gli sono più prossimi. - Egli impara a convivere con la sua disabilità ed il progetto riabilitativo è tarato esattamente sul grado di autonomia da lui raggiungibile nel suo habitat quotidiano. - Limitando quindi l'allontanamento del paziente alle sole situazioni di grave rischio per le sue condizioni psicofisiche, è più facilitato a non identificarsi con i suoi limiti o a minimizzare il suo stato di malattia. Ed anche per la famiglia: - La famiglia vive l'esperienza della condivisione anche se temporanea di una disabilità e si impegna seriamente nella strategia di intervento: coglie prontamente i bisogni del congiunto o ravvisa la necessità, quando occorra, di informare o richiedere il consulto del medico curante che ne rappresenta un riferimento clinico e relazionale indiscusso. - Acquisisce la "cultura della responsabilità" e demanda sempre meno ai "servizi" la risoluzione delle problematiche inerenti la disabilità del familiare. Ed è un'esperienza indubbiamente importante anche per noi Operatori della riabilitazione: - La collaborazione tra medici specialisti ospedalieri e i servizi territoriali dei Distretti (servizio infermieristico, assistenti sociali, medici di base, Dirigente del Distretto) e con le realtà presenti nel territorio, come le associazioni non profit, diventa una modalità consueta di lavoro. - Nel rispetto delle singole professionalità ed identità, ciascuna per il proprio ruolo all'interno del medesimo obiettivo perseguito, essa è fonte di sinergie: le diverse sfaccettature di intervento, ci consentono di "ricentrare" il programma riabilitativo apportando i necessari aggiustamenti ad esso, "in corso d'opera" L'assistenza domiciliare rappresenta quindi una possibilità di intervento che umanizza i servizi sanitari, valorizza e rafforza i rapporti di mutuo-aiuto, del buon vicinato e del volontariato e favorisce, di fatto, processi di integrazione e di sussidiarietà orizzontale tra pubblico e privato. Dall'analisi dei risultati in nostro possesso emerge inoltre che: - la nostra équipe ha operato in modo efficace in ambito riabilitativo (riduzione dello stato di disabilità), superando pertanto nell'intervento una funzione puramente assistenziale di adattamento del paziente ad una struttura di dimissione protetta. - Occorre sensibilizzare ulteriormente i familiari dei pazienti e gli operatori sanitari non operanti nel settore della riabilitazione, circa le finalità dell'Assistenza Domiciliare Integrata Riabilitativa, evitando di indurre false attese e confusioni di ruoli tra compiti assistenziali e riabilitativi, che ne vanificherebbero il ruolo di strumento di indubbia efficacia. - Nell'ambito di un'autentica cultura della disabilità, la società mediante tutta una serie di interventi coordinati , dal sanitario al sociale , deve fornire al disabile non assistenza, ma autonomia ed integrazione nel suo ambiente. * Unità Operativa Autonoma di Medicina Fisica e Riabilitazione ASL 3 Torino. 34