Dall’Adria all’Alpe • Turismo
MARANO NELLA STORIA: TRADIZIONE E FEDE
DEI PESCATORI NELLA PROCESSIONE DI SAN VIO
Marano
di Renzo Delmedico
A Marano è sempre motivo di
particolare richiamo una processione suggestiva che risale
ad una tradizione plurisecolare:
il corteo per mare in occasione
del patrono San Vito (per i Maranesi san Vio). La festa rappresenta un mix di fede, cultura e folclore e ha sempre mantenuto vivo non solo l’interesse
dei locali, ma anche dei numerosi turisti.
Quest’anno ben 1500 sono stati i convenuti che hanno assistito ad un festoso corteo di
una ventina di barche sontuosamente impavesate. Nel giorno precedente, le spoglie dei
santi Vito, Modesto e Crescenza sono state traslate dalla chiesa di San Vito alla parrocchiale dove sono rimaste esposte
alla preghiera dei fedeli.
Il corteo di barche, presieduto
da don Dino Bressan, ha costituito un policromo serpentone
che si è snodato sino al centro
della laguna dove è stata impartita la benedizione.
Alla parte prettamente religiosa
si sono aggiunti per l’intera giornata gli appuntamenti ricreativi e folcloristici.
Non è mancata la famosissima
sagra del pesce all’esterno del
mercato ittico, organizzata dall’Associazione Marano Nostra e
dalla locale Corale San Marco,
con l’appoggio dell’Amministrazione Comunale.
Nelle foto, alcuni momenti della Festa di San Vio
L’ISOLA D’ORO SECONDO I RICORDI DI IPPOLITO NIEVO
Abbozzi di Grado nel soggiorno dello scrittore friulano
Grado (GO)
di Antonio Boemo
Nel lontano 1856,tra luglio e agosto, Ippolito Nievo soggiornò a
Grado per una ventina di giorni,
durante i quali, oltre a scoprire le
bellezze del centro storico e delle spiagge, ebbe il tempo di fare
delle escursioni a Barbana ed
Aquileia. In quei giorni di relax e divertimento, lo scrittore raccolse
le idee per la stesura di un suggestivo racconto intitolato “Le Maghe di Grado”, prendendo spunto dalle signore (si ipotizza ci fossero anche le contessine Cassis)
che aveva conosciuto e frequentato durante il soggiorno balneare. Nell’occasione ebbe pure modo di abbozzare alcuni disegni riguardanti gli aspetti più significativi dell’Isola d’Oro.Fra questi primeggiano il campanile di San Pietro d’Orio nell’omonima isoletta
della laguna (non esiste più dagli
inizi del Novecento), i casoni, la
torre dell’Arengo (l’allora podesteria), le case di città vecchia, il
“casotto numero 5” della spiaggia
frequentato dalle bagnanti, il fortino, la diga con le “batele” ormeggiate ai piedi del murazzo e
l’attuale piazza Duca d’Aosta.
A quel tempo non c’era il ponte
che collegava l’Isola d’Oro alla
terraferma, quindi Nievo dovette
servirsi del vaporetto per raggiungere la località balneare.
Ecco allora dapprima la laguna,
poi il porto e il centro storico che
di Ippolito Nievo, venne dato alle
stampe (dopo la fattiva collaborazione dell’Azienda di promozione Turistica di Grado e Aquileia) un
elegante opuscolo tascabile, sugli itinerari Nieviani. Ippolito Nievo
soggiornò dapprima in una casa
di via Gradenigo e successiva-
ancora oggi, pur nella trasformazione dei tempi, si può visitare seguendo l’itinerario percorso dallo
scrittore.
Esattamente vent’anni fa, su iniziativa della docente Emilia Mirmina, per conto del Centro Studi
Nieviani - Centro Friulano di Stu-
mente in “Saviale”, così lo definisce lo scrittore, cioè il “Savial” ovvero Campo San Niceta.
Nei suoi scritti Nievo non dimenticò di parlare della basilica di
Sant’Eufemia e fare accenno alle
tradizioni gradesi come la festa
del “Perdòn”.
Ecco la presentazione di Grado
fatta dallo scrittore friulano: “Grado, squallido renaio fra mare e laguna che ad ogni anno si ristringe pei continui assalti del mare
aizzatogli contro dallo scirocco;
povero nido d’un idioma tra il veneto e il friulano, che da quello la
dolcezza e la sonorità, da questo
ritrae alcuna somiglianza col latino, e così com’é, meglio sta al toscano; Grado solo non chiude con
serramenti, non assicura con
isbarre le sue porte nelle ore notturne, ma aperte le lascia all’ospite e allo straniero; tanto la probità vi si accompagna coll’inopia”.
Una Grado che, però, fin da quel
periodo, accoglie con calore e
simpatia i bagnanti; ora essi non
trovano più il “casotto numero 5”
delle “Maghe”, ma nello stesso
sito sono presenti altri stabilimenti
legati alle esigenze turistiche. Certo i tempi sono cambiati, ma la
laguna rimane intatta con le sue
spiagge pure; restano immutati il
porto, il centro storico, le basiliche
e l’isola di Barbana: peculiarità
che fanno di Grado una località
davvero unica tra quelle a caratteristica turistico-balneare.
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MARANO NELLA STORIA: TRADIZIONE E FEDE DEI PESCATORI