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Direzione e Redaz.: Piazza di Trevi, 86
ROMA
Anno XIII
N. 7-8 - luglio-agosto 1965
Gruppo III
Spedizione in abbonamento postale
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O R G A N O M E N S I L E D E L L ' A S S O C I A Z I O N E ITALIANA P E R IL CONSIGLIO DEI C O M U N I D'EUROPA
I1 MEC non è stata l'invenzione di alcuni
immaginifici, con la testa fra le nuvole.
Un'economia ci la page è in condizione di
funzionare solo se organizzata su grandi
spazi: e, quando vive in regime di mercato,
ciascuno di questi grandi spazi richiede
ormai un mercato comune « istituzionale n.
Tutti i ministri economici di de Gaulle
sanno benissimo che oggi una semplice
unione doganale non basta: poter affrontare
la « congiuntura » sullo spazio coperto dall'unione vuol dire poter governare I'economia in comune, cioè fare programmi comuni, dividere in comune - nel tempo profitti e perdite, sottostare - almeno in
economia - a leggi comuni capaci di imporsi a tutti, condurre una politica estera
economica comune. Proprio al momento
dello scoppio della crisi del MEC due questioni fondamentali erano sul tappeto: la
ricerca scientifica e tecnologica comune e
lo statuto comunitario delle società commerciali.
Ma c'è un altro ordine di considerazioni
che s'impone. Assistiamo attualmente ad una
continua e sempre più rapida internazionalizzazione dei centri di potere, almeno nel
cosiddetto mondo occidentale: si tratta del
potere economico, ma anche del potere
t o u t court. I1 fatto della preponderanza
acquistata da gruppi americani nella francese B I L ~ ZMachines e della incapacità gollista di conquistarsi l'autonomia nel settore
elettronico sta a indicare di quanto effettivo potere militare disponga il Generale.
Orbene, se non riusciremo a creare istituzioni democratiche sovranazionali, la democrazia diverrà in breve e senza eccezioni
un nome vano: governo per il popolo e da
parte del popolo, ma di che cosa?
Sul secondo ordine di considerazioni abbiamo impostato ai Settimi Stati generali
la logica del fronte democratico europeo.
Su entrambi possiamo ora basare alcune
riflessioni relative alla prospettiva di fondo,
che deve tener presente il negoziato vòlto
a superare la crisi del MEC.
La costruzione di una unione economica
(non di una sola unione doganale) e il suo
sviluppo in una democrazia sovranazionale
(cioè in una federazione) sono condizioni
irrinunciabili per competere o semplicemente coesistere con le economie americana, sovietica e - fra breve - cinese;
per restare soggetti di politica internazionale (cioè per contribuire sovranamente a
determinarla, oltre che a « provocarla
come fa oggi de Gaulle) e dunque, anche,
per condurre una politica a lunga scadenza
verso il « terzo mondo »; per evitare la fine
della democrazia in Europa. « Irrinunciabili n
vuol dire senza alternative che non ci facciano uscire dall'economia di mercato - che
non significa automaticamente capitalismo o
~eocapitalismo - e, appunto, dal regime
rappresentativo di tradizione liberale, cui
riconobbe un valore non transeunte, in due
importanti saggi pubblicati lo scorso anno
lo stesso l e a d e r
sulla rivista N Rinascita
comunista Pietro Ingrao.
Questa è ormai la parte di verità incontrovertibile che spetta alla posizione assunta
dai Cinque a Eruxelles a fine giugno - al
di là di tutte le questioni sul rispetto formale degli impegni specifici, a cui si attacca
(a torto o a ragione, secondo i punti di
,L,
La crisi del17Europa
11 9 e il 10 luglio scorso si è riunito a Marino
laziale il Comitato d i Presidenza del Consiglio
d e i Cornuj-iid.EtLTOpa, che al ternLine dei
ha ap7,rovato all'unahimità un Appello ai rappreseiitanti dei C o m u n i e d i t u t t i i poteri
locali da d i f f o n d e r e f r a le popolazioni della
Comunità europea. Esso dice:
« E ' necessario parlare chiaro e tondo: il
Mercato comune è minacciato di morte. A
chi la responsabilità di questa crisi?
S e i governi di cinque consociati, esitando
e spesso dissimulando i loro veri scopi,
hanno le loro colpe, il Governo francese, che
poteva ricorrere alla Corte di Giustizia o alle
procedure di arbitrato previste dal Trattato
di Roma, ha voluto fare un gesto brutale e
bloccare le Istituzioni del mercato comune.
Questa crisi, qualora si prolungasse, avrebbe conseguenze disastrose per tutti.
Essa condurrebbe inevitabilmente:
- all'arresto dell'espansione economica;
- al ristabilimento delle barriere doganali;
- all'aggravamento della condizione degli agricoltori;
- al sovvertimento dei programmi di
produzione, alla recessione, alla disoccupazione e, infine, per tutti ad un abbassamento sensibile del livello di vita. Essa
colpirebbe dunque profondamente la vita
dell'insieme delle comunità locali e regionali.
Sul piano politico ne risulterebbe il crollo
della grande speranza di un'Europa Unita,
suscitata quindici anni fa dall'iniziativa storica di Robert Schuman.
Si ritornerebbe di nuovo allo scontro
frontale dei nazionalismi europei, che aveva
condotto a due guerre mondiali in meno
di un quarto di secolo. L e nazioni sono
uscite da questi conflitti a tal punto indebolite che, lungi dal poter affermare la loro
indipendenza, esse hanno al contrario perduto ogni influenza reale nella politica
mondiale. Solo l'unione dei popoli, oggi così
gravemente compromessa, può loro permettere di rispettare la loro vocazione e di
garantire la loro sicurezza e il loro benessere.
Si è ancora in tempo per evitare l'irreparabile. 1 negoziati debbono riprendere al
più -presto sulla base delle -proposte
della
.
~
~ europea, schiacciante
~
sarebbe
~
la responsabilità di qualsiasi Governo che
vi si rifiutasse.
Fedeli allo spirito e alla volontà degli
Stati generali di Roma noi chiediamo ai
rappresentanti dei Comuni e delle Comunità
locali di suonare l'allarme alle popolazioni
di cui sono responsabili e di mobilitare
le forze vive dei nostri Paesi affinché
siano salvate le prospettive dell'Europa
unita, solo effettivo pegno di pace, di libertà,
di indipendenza e di prosperità.
Bandiera d'Europa al Municipio di Marino
i
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luglio-agosto 1965
COMUNI D'EUROPA
un Goldwater
(Visto che siamo nella
NATO e che nella NATO comanda l'America, arbitra dell'equilibrio del terrore, non
avremmo dovuto quanto meno, per lealtà,
avvertire ufficiosamente l'elettorato americano che l'elezione di Goldwater significava
la crisi istantanea, per nostra denuncia dei
suoi termini attuali, della NATO?) Dunque: taglieremo interamente l'erba sotto i
piedi del Generale solo se daremo a lui, e
per lui - ecco quel che conta - all'ondeggiante opinione pubblica francese, la sensazione di alcuni orientamenti politici nuovi.
di cui saremmo capaci di riempire le istituzioni politiche sovranazionali. Insomma i
Governi dei Cinque dovrebbero assumere
la problematica fatta propria dai federalisti, in maniera concreta, a partire dal congresso di Parigi dell'Union européenne des
fédéralisies del gennaio 1955.
Mentre andiamo in macchina ci giunge, imprevedibile, la notizia che Peyron ci ha lasciato. I1 lutto
colpisce gravemente I'AICCE e tutto il CCE, e una grande tristezza prende tutti i militanti
federalisti. e Comuni d'Europa m si associa fraternamente al dolore della famiglia Peyron. Les
bons amis sont une remource dangereuse dans la vie; en les perdant, on perd trop (Fénelon).
.
vista) de Gaulle - . Questa è la parte di
verità a cui, dal momento che hanno scelto
la via clura (probabilmente senza prepararla come noi avremmo voluto e come abbiamo lungamente chiesto), i Cinque debbono ormai richiamare, in presenza dell'opinione pubblica jrancese, il Sesto consociato, lasciandogli l'onere della prova che
è possibile il contrario. Questa è la parte
di verità che debbono difendere, dando in
pari tempo la precisa sensazione, anzi le
prove, di difenderla in buona fede e senza
secondi fini. Questa è la parte di verità
che debbono sostenere, riprendendo le obiezioni di de Gaulle contro l'eurocrazia e l'attuale Parlamento Europeo per rilanciarle
nel senso giusto, cioè che la struttura comunitaria è frutto di un compromesso, ma
che sono pronti a incamminarsi verso la
Federazione, senza dubbio assai più cartesiana.
Scelta ormai dai Cinque l'ora della verità
- avendo cioè rinunciato all'Europa in
punta di piedi, che pure aveva una sua
logica -, guai a non pagarne lo scotto!
Si dimostrerebbe che i Cinque sono o sconsiderati o gratuiti provocatori.
Ciò comporta altre precise conseguenze.
Bisognerà pure affrontare finalmente, senza
evasioni, i problemi posti da de Gaulle con
l'<<Europa europea D. In realtà l'Europa dei
federalisti ha sempre mirato ad essere ( e
non per i complessi e i rancori di de Gaulle)
europea, non una Europa americana o, meglio, di alcuni gruppi di pressione americani, difesi (talvolta non si sa neanche perché) da molte forze politiche al potere nei
Cinque. Ci spieghiamo: né la gratitudine
dovuta per il piano Marshall - anzi la
gratitudine implica amicizia, non atteggiamenti passivi - né il senso di responsabilità legato alla protezione atomica, di cui
usufruiamo, giustificano l'appoggio indiretto
offerto per tanti anni dai Governi europei
al China lobby, cioè a quel colossale gruppo
di pressione, che appoggia in USA Ciang
Kai Scek e ha impedito la costruzione di
una politica per l'oriente che non finisse
in un vicolo cieco. Lo stesso discorso si
potrebbe fare per situazioni centro e sud
americane, ben conosciute dal presidente
Frei, a cui sembra tanti uomini politici di
casa nostra tributino una stima del tutto
giustificata. Potremmo continuare spingendoci sul campo della politica monetaria internazionale e anche della difesa - dopo
che purtroppo la democrazia americana si
è dimostrata più fragile del previsto, permettendo che fosse candidato alle elezioni
presidenziali, anche se largamente sconfitto,
Ma dov'è, fra i Cinque, un solo uomo al
potere, che abbia la fantasia, l'assenza di
pregiudizi e la prudenza dell'audacia di
Kennedy o (perché no?) di Kruscev o (se
è lecito accostare i santi ai politici) di papa
Giovanni? Se per caso emergesse e riuscisse, nei prossimi mesi, a guidare una compatta politica dei Cinque non del tutto distratta ai motivi di verità, che ci hanno
ispirato le precedenti riflessioni, il negoziato per superare la crisi del MEC si svolgerebbe su basi consistenti. I1 negoziato
diverrebbe un grande confronto ideale e,
in caso de Gaulle pretendesse tutto e soltanto il compromesso sul suo terreno, gli
si potrebbe lasciare intera e palese la responsabilità della corsa isolato verso l'irrazionale. Con ciò si farebbe un gran passo
innanzi verso l'attuazione della democrazia
europea, nello stesso momento in cui si
aiuterebbe la caduta del regime plebiscitario in Francia.
Certo, l'impostazione del negoziato da dura
dovrebbe diventare nella nostra ipotesi durissima. Come infatti de Gaulle pretende
pa~alizzarciminacciando l'uscita della Francia dal MEC e la conseguente rottura di
quest'ultimo, noi dovremmo poter credibilmente minacciare il MEC a Cinque, col
Kennedy round a Cinque, la ricerca scientifica e tecnologica a Cinque, le elezioni a
suffragio universale e diretto del Parlamento Europeo a Cinque e i seggi vuoti
per la Faancia democratica e veramente
europea; noi dovremmo poter minacciare
una politica di cooperazione con 1'Inghilterra più rapida e piena di quella studiata
dal Quai d'Orsay come politica di ricambio; noi dovremmo poter minacciare una
politica coesistenziale più realistica di quella
di de Gaulle e una politica verso il « terzo
mondo probabilmente più efficace.
Ma lo potremo? Ci diceva in ogni caso
in questi giorni un vecchio e coerente europeista dell'ala
diplomatica P: K Personalmente non ero per nulla convinto della
tempestività del piano Hallstein, estremamente ingenuo, né dell'opportunità di appoggiarlo, tanto più che si e forse dato a
d e Gaulle un alibi per fare tranquillamente
quel che già meditava. Ma dal momento
che si è voluto trarre il dado, sarebbe un
disastro calarsi le brache. Ormai siamo in
giuoco e bisogna giuocare grosso. » O si
vuole chiedere scusa a de Gaulle d'avere
ragione?
luglio-agosto 1965
Pistone
3
COMUNI D'EUROPA
Saragat
d e Gaulle
La ramanzina
D u r a n t e la cerimonia d i C o u r m a y e u r per
l'inaugurazione, n e l v e r s a n t e italiano, d e l
T r a f o r o del Bianco il s e n t i m e n t o , chiaro
e n e t t o , della stragrande maggioranza d e gli europei - il n o s t r o s e n t i m e n t o , i n s o m m a - è stato espresso d a u n g i o v a n e
« v e s t i t o piuttosto d i m e s s a m e n t e », secondo
l'espressione d i un quotidiano rolmano. C o s t u i - al secolo S e r g i o Pistone, l'amico
Pistone, segretario regionale piemontese del
M o v i m e n t o Federalista E u r o p e o - rischiando
u n a pallottola delle guardie del c o r p o f r a n cesi si è slanciato v e r s o Saragat e D e G a u l l e
e h a consegnato r i s p e t t i v a m e n t e i t e s t i , c h e
pubblicliiamo q u i sotto. L'episodio è stato
c o m m e n t a t o d a t u t t a l a s t a m p a europea ed
americana ( t r a parentesi, o g n i cosa era stata
accurataniente preparata
dal M F E : da
u n ' a z i o n e diversiva i n altra località a u n a
pronta i n f o r m a z i o n e della t r i b u n a d e i giornalisti; e Pistone a v r e b b e potuto r i p e t e r e
(continua a pay. 23)
Monsieur l e Général de Gaulle.
Monsieur le Président Saragat.
Presidente Saragat.
Generale de Gaulle.
Les fédéralistes d'Europe groupés dans le Mouvement Fédéraliste
Européen s'adressent à V O U S animés
,
et soutenus Dar ce m e m e esprit
d'unanimité populaire qui nous aida, dans les jours de la Résistance
à n e pas fléchir.
A vous, Monsieur le Général d e Gaulle, qui avez été, le 18 Juin 1940
aurait amené la
le seul
comprendre que le cours d e
F~~~~~ et 1 3 ~ u r o p eà se rac-,eter moralement et à reconquérir une
véritable liberté démocratique.
A vous, Monsieur le Président Saragat, qui avez su choisir la
route de l'exil, a u x sombres années d e la dittature, lorsque l'espoir
n e pouvait héberger q u e dans de nobles c s u r s
Les fédéralistes sont entièrement conscients de l'interdépendance
des rapports humains qui, à la suite de la deuxième révolution
industrielle, d u progrès rapide et du rapprochement culturel entre
les peuples, devient jour après jour plus étroite
Les espaces se restreignent et le ternps de maturation des
phénoménes sociaux s'abrège.
Dans l e cadre de cet immense m o u v e m e n t universel des hommes,
l'osmose des peuples d'Europe, sur la souche originaire d u cosmopolitisme européen, est un fait désormai accompli.
L'histoire avance ébranlant et engloutissant les m y t h e s et les
fantomes d u passé.
on ne peut désormais faire face à l a politique européenne par
u n e stratégie d'équilibre de puissance entre Etats Souverains.
Dans u n monde qui n e devient q u e plus grand, où d e plus e n
plus des coalitions d'hommes nouvelles et immenses se forment,
on n e peut aborder la politique européenne e n la ralentissant par
u n e t a d i q u e de concessions e t de revendications économiques
nationales, si l'on n e v e u t , u n e fois encore, faire marquer l e PaS
a u x peuples d'Europe qui pourraient devoir assister u n jour à
l'effondrement d e leur culture et d e leur civilisation. L e temps
des épigones est passé: la grande-petite Grèce des villes-états,
harcelée par l'empire macédonien d'une part et par l'empire romain
d'aiitre part, n e sut sortir de son reve et se perdit à jamais.
I federalisti d'Europa riuniti nel Movimento Federalista Europeo
si appellano a v o i i n u n o spirito di unanimità popolare quale
il carattere straordinario della ~
~
Monsieur l e Général d e Gaulle.
Monsieur le Président Saragat.
.
Les fédéralistes dlEurope au n o m de c e u x qui n'ont pas oublié
la solidarité des européens a u x jours de la victoire remportée sur
les didatures, soutenus par la conscience d u cours d e l'histoire
a c h e l , V o u s adressent u n aPPe1, l'adressant e n m e m e tempS à tous
les hommes responsables, a f i n que l'on avance, sans hésitation e t
sans relache, sur la voie d e la Fédération Européenne.
Les événements ont démontré, tout récemment et avec clarté
que l'unique lien inébranlable qui pourra s,établir
l,échelon
la volonté
européen sera l e lien fédéral, et on ne peut s'opposer
de l a majorité des citoyens d7Europe qui aspirent à la fois à
l'intégration économique et à l'intégration politique.
qu'à cette Europe Unie, que nous confions nos espoirs
Ce
et notre avenir.
V i v e la Fédération Européenne!
Generale de
Gaulle, i n
Lei
ci appelliamo all'uomo
~
che
il
la
Francia e l'Europa al riscatto morale e alla rzconquista della dignità
democratica.
Presidente Saragat, i n Lei ci appelliamo all'uomo che scelse
la via dell'esilio laegli anqzi p i ì ~ scuri della dzttatura, quando la
speranza poteva albergare soltanto i n cuori grandi.
I federalisti d,Europa sanno come ogni giorno aume17ti l,interdipendenza dei rapporti u m a n i a seguzto della seconda rivoluzione
industriale ed a seguito del lapido progresso ed avvicinamento
culturale dei popoli.
Gli spazi si restringono cosi come si accorcza il tempo d i matu?.azione dei fenomeni sociali.
I , questo universale movimento degli uomini, la osmosi del
popolo Europeo sul ceppo originario del cosmopolitismo europeo
è un fatto compiuto.
La storia avanza e travolge i m i t i e i jantasmi del passato. N o n
è più possibile affrontare la politica europea con u n a strategia d i
equilibrio di potenza fra Stati sourani. I n u n mondo che si dilata,
i n un mondo che raccoglie vieppiu nuove sterminate coalizioni di
uomini, affrontare la politica europea ralle?ztandola con u n a tattica
d i concessionie di rivelzdicazioni economiche nazionali, vuoi dire
ancora una volta fare segnare il passo al popolo Europeo che
18 giugno 1940 capi che il corso della storia avrebbe portato
potrebbe vedere finire
la prolpriu cultura e la p,,.opria
civiltà,
Non è tempo d i epigoni: la grande-piccola Grecia delle cittàstato, premuta tra l'impero macedone e l'impero romano, n o n seppe
uscire dal sogno alla realtà e f u persa per sempre.
Presidente Saragat.
Generale de Gaulle.
Memori dell'umana solidarietà degli europei all'indomani della
vittoria sulle dittature, forti della coscienza dell'odierno corso della
storia, i federalisti d'Europa si appellano a V o i e con V o i a t u t t i
gli uomini responsabili perché si progredisca senza indugi sulla
strada della ~
~ E
~d
~ ~ ~
~~
~ ~
Anche dai recenti avvenimenti appare con chiarezza che l'unico
vincolo stabile tra gli europei sarà quello federale. In questo
senso n o n ci si può opporre alla volontà della maggioranza dei
cittadini europei favorevoli alla integrazione sia economica che
politica.
L'Europa unita è l'unica volontà cui affidiamo la nostra speranza
e il nostro domani.
V i v a la Federazione Europea!
~
4
COMUNI D'EUROPA
luglio-agosto 1965
Regioni, uomo, animazione regionale
di Mario D'Erme
Regione, uomo, animazione regionale, so'no
stati gli elementi ricorrenti delle relazioni E
degli interventi al 111 Congresso Internazionale delle Economie Regionali, svoltos,i a
Roma dal 3 al 6 maggio 1965, a cura del
Bureau des Congrès Internationaux des Economies Régionales, (presieduto dal belga
prof. Max Gottschalk) in collaborazio~necon
l a Cassa per il Mezzogiorno ed apertosi con
u n a relazione del prof. Levi Sandri dal
titolo significativo: « L'apporto dell'azione regionale alla costruzione europea ».
Cosicché hanno acquistato un senso non
episodico le c80nclucioni finali, espresse sia
dalla costituzione del « Consiglio In~ternazionale delle economie regionali >> (per sottolineare l'acquisita coscienza del « significato
universale del prolblema regionale nel mondo
di oggi», ha detto il prof. Gabriele Pescatore, delegato generale p e r l'organizzazione
del Congresso, nella sua relazione d i sintesi),
sia dalla propo'sta di tema per il prossimo
Congresso
L'uomo: soggetto, non oggetto
della politica regionale »).
Meno generali sono stati invece i richiami
alla regione come esigenza istituzionale, e
al « Comune» come supporto concreto dell'impegno animatore degli uomini, non astrattamente considerati, ma visti nella loro comcr etezza societaria.
Tuttavia spunti ed interventi significativi,
anche su tali aspetti, non sono mancati, ed
una occasione per esprimerli è stata opportunamente predisposta dagli organizzatori,
prevedendo una delle t r e relazioni generali,
l a seconda, svolta da Bertrand Motte, sul
tema « L'azione regionale d i fronte alle istituzioni: amministrazione centrale e iniziative
regionali e locali ».
Di fronte alla insistenza prevalente con
cui il Congresso indicava il motivo socioetonomico come motivo d a porre a l centro
del problema regionale, l a conclusione della
relazione Motte h a indicato, con una c e ~ t a
suggestione, i l significato più generale della
« politica regionale », allorché ha osse~rvato,
chiudendo la s u a relazione:
« L'esigenza di uno sforzo armonioso p e r
sincronizzare il movimento d i t u t t i gli ingranaggi della vita collettiva ci permette
di pensare che l'azione economica regionale
costituisce u n aspetto importante della politica, se i1 significato rimane fedele all'etimolngia secondo la quale l a politica nella sua
pienezza è l'arte di amministrare l a Città».
Tra le varie esperienze di cui è stata data
notizia, (introdotte dalla relazione generale
dell'americano Richard Preston) particolarmente interessante è stata poi quella dell'africano Epangué Michel Ross, che riferendosi in particolare a l Senegal h a indicato la
centralita del « villaggio » e più esattamente
degli a accordi f r a villaggi » p e r una politica
regionale concepita soprattutto come « animazione » e non tanto come « riequilibrio»
secondc l'esigenza sentita attualmente dagli
europei.
Questa direzime, « animatrice » più che
« riequilibratrice », merita d i essere considerata a fondo per la sua capacità d i indicare,
per la politica regionale, in una sua accezione
non momentanea, una strada da percorrere
da tutti per superare, arricchendoli in una
sintesi superiolre, i due principi d i legittimità,
in economia, che oggi si confrontano, e che il
prci. Di Nardi, in una relazione di elevata
espressività h a indicato all'attenzione del
Congresso: a ) la legittimità ottocentesca dell'iniziativa mercantile, per creare ricchezza
ove ciò appare più conveniente muovendo
gli uomini ,, in ordine a tali iniziative;
b) la legittimità nuova dell'iniziativa per
mettere in valore, in ciascun ambiente, le
ricchezze potenziali locali, così da rispettare
l'avvertita esigenza attuale degli uomini, nel
loro carattere di
collettività locale n, di
non abbandonare il proprio ambiente (discorso che oggi viene semplificato col dire:
siano i capitali a spostarsi ove esistono gli
uomini, e non viceversa).
Ed è merito del Congresso, e del prof. P e scatore nella relazione di sintesi, aver indicato la centralità di tale aspetto per il futuro
impegno per l'azione regionale, e di aver
fatto preciso riferimento alla esigenza di
animatori regionali n.
<(
glio dei Comuni d'Europa, ai tre documenti
mica Europea
della
Commissione
in tema
della
di politica
Comunitàregionale.
ECWOCertamente, occorre oggi riconquistare
nella vita moderna, una certa organicità,
ed è per questo che si parla di struttura
regionale 3 da riconoscere e perseguire per
l a civiltà moderna.
Ma occorre superare, in proposito, sia
gli equivoci neo-autarchici del regionalismo
economico, sia gli errori di chi, guardando
alla regione da una diinensione superiore,
ad esempio europea, la veda solo come ambito contenitore di uomini C statisticamente ,,
considerati, e quale sede di attività assolutizzate nel loro schematismo di settore (industria, agricoltura, ecc.).
La verità è che la « radice D di ogni organicità resta il comune D , (anche se per tale
orgailicità esso deve oggi N aprirsi alle relazioni 1 e non chiudersi i n una anacronistica
autarchia) .
Giova ricordare in proposito che lo stesso
autore di Megalopolis », J e a n Gottman, nel
parlare di nebulosa urbana 3 per cogliere
il carattere dell'attuale situazione delle
Delle edizioni di Comunità, nella serie pubblicata in collaborazione con la Fondazione
Adriano Olivetti, sono ora nelle librerie gli Atti del Symposium = Problemi della Regione
e del governo locale svoltosi a Firenze, sotto gli auspici della Fondazione Adriano
Olivetti e dell'Istituto di diritto pubblico comparato della Facoltà di Scienze Politiche
Cesare Alfieri ;.,, dal 27 al 30 maggio 1963, sotto il titolo
.
La regione e il governo locale
L'opera è in 3 volumi (Milano, 1963), dal costo complessiva di lire 10 mila. Si apre
con una prefazione di Umberto Serafini, presidente della Fondazione, una introduzione
di Giuseppe Maranini, preside della Facoltà Cesare Alfieri. e un saggio del Giudice
costituzionale Mortati su Autonomia e pluralismo nel pensiero di Adriano Olivetti ..
Nel primo volume (Governo locale e sviiuppo democratico) sono contenute, fra
le altre, le seguenti relazioni: = Le garanzie costituzionali dell'auto'nomia locale nell'Europa occidentale. di Bisearetti di Kuffia, Les teridances de démocratisation des
organes locaux et régionaux en URSS et le Gouvernement local en Europe occidentale.
di Georges Langrod, .Le comunità locali, garanzia delle libertà democratiche e strumento di equilibrato sviluppo della somcietà europea di Gianfraneo Martini.
Nel secondo volume (Esigenze funzionali della regione e degli enti locali; riforma
dell'amministrazione) ricordiamo le relazioni di Pino Crea su I1 decentramento ammidi Karl Josef Partseh su Autonomia ammininistrativo dei grandi centri urbani
strativa e sviluppo democratico nella Repubblica federale tedesca D, di Jean-Louis
Quermonne su s La situation des Exbcutifs locaux en rapport avec les exigeilces fonctionnelles de l'administration régiunale et locale :>.di Rudi Ronge su I1 circondario
(Landkreis) nella Repubblica federale tedesca coine unione regionale dei Comuni ed
autorità amministrativa B, di Martin Usteri su Questioni di diritto comunale svizzero B.
I1 terzo vo~lurne(Regioni e sviluppo economico-sociale in Europa) contiene, fra le
altre, relazioni su Finanza locale, finanza nazionale ed europea di Vincenzo Ciangaretti, s De quelques problèmes sociologiques posés par l'établissement de comptabilités
régionales en France B di Jean Cuisenier, x Financing local government in England and
Wales 1960-1970 D di Ivor Gowan, Une contribution à la solution des problèmes de
développement des régions européennes: l'expérience de la Brétagne et le r6le du
CELIB s di Michel Philipponneau, Competeriza delle regioni in materia di pianificazione
economica, di Alberto Predieri, s La région, nouveau cadre d'action économique en
France s di Pierre Viot.
I tre volumi comprendono, oltre le relazioni, tutti gli interventi in dibattito (ricordiamo quelli di Briigner, Ciangaretti, Compagna, Crovetto, Giovenco, Héraud, King,
Martini, Serafini) e le sintesi introduttive, pronunciate, all'inizio di ciascuna sezione
del Symposium, rispettivamente dai professai-i Negri, Tosi e Predieri.
E' la più importante opera sull'argomento uscita in Europa.
.
.,
2
Ma per tale « animazionE. occorre saper
riscoprire il ruolo degli Enti locali democratici, ed i n particolare del Comune, ruolo
che si qualifica, certamente, non nella posizione dell'autarchia, ma nella direzione degli
accordi intercomunali.
E' il discorso che, con coerenza, viene
portato avanti dai federalisti, e che in particolare è stato al centro dei lavori di una
delle tre Commissioni d i lavoro dei recenti
VI1 Stati generali di Roma del Consiglio dei
Comuni e dei Poteri locali d'Europa, circa i
rapporti fra pianificazione del territorio ed
enti lolcali, e che h a costituito p u r e materia
del memorandum d i osservazioni del Consi-
grandi aree metropolitane, contesta però la
tesi di quanti ritengono che l a nozione antica
di città ( e quindi di cc comune P), quale nodo
strutturato, definito nei10 spazio, distinto
dai suoi contorni, sia un concetto estinto o
in dissoluzione.
Insistere sulla realtà del comune n, comunque, deve significare oggi non solo fare
opera di rivendicazione di una realtà insopprimibile, ma anche dare vigore a quella
esigenza pluralista e creativa della pianificazione democratica che non può essere
soddisfatta dal semplice considerare, oltreché
l a dimensione europea o nazionale, l a sola
dimensione regionale.
COMUNI D'EUROPA
Monaco di Baviera nel Mercato Comune
Pubblichiamo il testo dell'allocuzione che
il Prinio borgomastro di Monaco, Vogel, uve?)a preparato in vista del dibattito pubblico
Milano-Monaco. Com'è noto, per l'assenza
degli amministratori milanesi, il dibattito
non si è più tenlcto; tuttavia riteniamo utile
f a r conoscere ai lettori di Comuni d'Europ a . la situazione attuale e i prevedibili
sviluppi della grande città europea.
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Io vorrei in primo luogo, gentili Signore
e Slgnori, fare un breve giro d'orizzonte
sulla situazione attuale e sul prevedibile
sviluppo della capitale regionale, Monaco.
Monaco è una città relativamente giovane,
che viene menzionata per la prima volta
alla metà del XII secolo in un documento
imperiale. La città abbraccia oggi un'area
di 310 km. quadrati ed è situata nel punto
mediano dell'altopiano svevo-bavarese, 520
metri al disopra del livello marino. In rapporto all'area europea, Monaco si trova all'incrocio delle linee ferroviarie Roma-Berlino e Parigi-Vienna.
Quattro dati di fatto contrassegnano in
modo del tutto particolare la situazione e lo
sviluppo di questa città.
Essi sono:
relazioni economiche e culturali, vengono
inclusi nella regione d i Monaco, comportava
nel 1938 120.000 unità, mentre nell'anno 1964
tale numero era cresciuto a oltre 300.000 m i t i . L'a quota annua d i Crescita comportava
così già nel 1964 più d i 12.000 unità. Nella
misura dunque in cui noi ci stiamo avvicinando a Monaco al limite massimo della
capacità di recezione, aumenta tale aliquota
di crescita nella regione limitrofa.
Noi siamo del parere che il massimo assoluto per Monaco verrà raggiunto quando il
numero degli abitanti si aggirerà dall'1,45
fino a11'1,5 milioni di unità. Per la regione
limitrofa ci si attende, per l'anno 1990, un
numero di abitanti oscillante dall'l a11'1,4 milioni, in modo che per tutta la regione di
Monaco il numero complessivo degli abitanti
nell'anno 1990 oscillerebbe tra i 2,5 ed i
2,9 milioni d i unità nell'area della regione
così com'è attualmente. Va per altro colnsiderato che anche la regione aumenta come
territorio perché sempre nuovi comuni, situati sempre più lontano, vengono attratti
nell'area della città di Monaco, cosicché, sotto
questo aspetto anche le cifre sopracitate non
rappresentano alcun valore definitivo.
che per lo sviluppo del traffico è di particolarediimportanza
terzi
queste 200.000
il fatto
persone
cheraggiungevano
nel 1938 due
il territorio della città a mezzo della ferrovia,
mentre solo un terzo vi
a mezzo
dell,aut,ost,rada o di altre strade. Nell,anno
1963 tale rapporto percent,uale era esattamente invertito; soltanto un terzo delle
700.000
era
a mezzo della
Lo sviluppo del traffico
1 ) lo sviluppo della popolazione;
2) i1 rapido aumento del traffico;
3) l'espansione ecolnomica;
4) gli immutati e sempre crescenti compiti e funzioni culturali che Monaco deve
curare ed assolvere.
Lo sviluppo della popolazione
Nell'anno 1938, data dell'ultimo censimento
prima della guerra, Monaco aveva 826.000
abitanti. Alla fine della guerra, esattamente
vent'anni fa, il numero degli abitanti era
sceso a 469.000. Nell'agosto del 1950 s,i eira
nuovamente raggiunto il livello dell'anteguerra, mentre oggi il numero degli abitanti
si aggira sulla cifra di 1.197.500 abitanti. In
un periodo di quasi 15 anni, la città di Monaco ha avuto un aumento d i 370.000 unità.
L'aliquota media annua di crescita si aggira
da circa 25.000 a 28.000 abitanti. Due sono i
fattori principali che hanno contribuito a
determinarla:
1) l'aliquota di prevalenza delle nascite
ris~pettoai decessi che è in lenta crescita a
partire dall'anno 1957 e che h a sign85cato
una cifra di circa 5.000 unità nell'anno 1964;
2) il cosiddetto aumento da immigrazione che si aggira dalle 22.000 alle 24.000 unità
per anno. Questa cifra è il risultato aritmetico
d i un vasto processo nel corso del quale in
un anno circa 90.000 persane si trasferiscono
a Monaco mentre a loro volta nello stesso
perio,do da 66.000 a 68.000 persone abbandonano la città.
Secondo le previsioni, tale sviluppo della
popolazione continuerà anche nei prossimi
anni; la curva di aumento tenderà per altro
progressivamente ad abbassarsi, mentre aumenterà la crescita negli 85 comuni limitrofi
che noi di Monaco chiamiamo la Regione
di Monaco. I1 numero degli abitanti presenti
negli 85 comuni i quali, per le loro strette
Quale unità di misura per lo sviluppo del
traffico dobbiamo necessariamente prendere
il veicolo a motore. Un esame del numero
dei veicoli ammessi alla circolazione in Monaco dà come risultato una cifra che si aggirava nel 1938 a circa 60.000 unità e che,
similmente allo sviluppo della popolazione,
aveva raggiunto nell'anno 1950 la cifra d'anteguerra, mentre già nel 1953 erano 100.000
unità e nel 1961 200.000.
Oggi sono ammessi a circolare nella città
circa 270.000 veicoli a motore. Si aggiungano
ad essi circa 30.000 veicoli della Bundeswehr,
delle Ferrovie Felderali, della Po~staFederale,
delle forze armate americane qui stazionate
e ci avviciniamo già alla cifra di 300.000
veicoli circolanti a Monaco. Ne consegue un
rapporto di circa una vettura per 4,4 fino a
4,3 abitanti.
Secondo le previsioni, tale sviluppo non ha
ancora raggiunto il suo valore massimo, e
si arresterà allorché ci avvicinetremo ai valori
limite americani di una vettura per 2,9 fino
a 2,8 abitanti. Ciò significa che nei prossimi
sette fino a dieci anni si può prevedere che
il numero dei veicoli esistenti a Monaco
aumenterà fino a 560.000; in rapporta alla
cifra odierna si tratterà di quasi un raddoppio.
Va inoltre considerato che il traffico a
Monaco non è solo determinato dal numero
dei veicoli circolanti a Monaco, m a anche
dal traffico causato d a quelli che entrano i n
città.
Un censimento eseguito nell'anno 1938 per
accertare quante persone attraversavano nel
corso di una giornata il confine della città
in entrambe le direzioni, ebbe come risultato un numero di attraversamenti che comportava giornalmente una media di circa
200.000 passaggi. Nell'anno 1961 questi passaggi erano saliti a 600.000 e l'ultimo~risultato utile dell'anno 1963 dava già una cifra
di 700.000 passaggi. Va qui tenuto presente
I1 borgomastro di Monaco, Vogel
ferrovia, mentre ben due terzi si erano avvalsi delle strade ed in misura particolarmente larga del mezzo di trasporto individuale.
L'espansione economica
In tale sviluppo, e particolarmente nella
velocità dello sviluppo, mi sembra vada ricercato il fattore effettivamente responsab ~ l eper la straordinaria espansione d i Monaco dopo la guerra. Anche qui vorrei citarvi
alcune cifre:
Monaco aveva nel 1950 426.000 posti d ~ i
lavoro, oggi n e ha oltre 700.000. Questa è
una crescita che in termini percentuali va
notevolmente al di là della crescita del
numero degli abitanti.
I1 giro di affari complessivo dell'economia
di Monaco comportava nell'anno 1950 6 miliardi di D.M.; nel 1960 22 miliardi e nel
1964 a r c a 34 miliardi di D.M. Questo è uno
sviluppo che va bene al di là della media
regionale ed anche notevolmente aldilà della media federale. I1 nostro reddito lordo
interno si aggirava nell'anno 1950 sui 2 miliardi, nel 1961 su quasii 10 miliardi.
Questo sviluppo che costituisce l'effettivo
fattore di propulsione di ogni altro sviluppo
prodottosi a Monaco, ha avuto la sua origine
in due fattori determinanti.
I1 primo fattore, fra il 1945 ed il 1955, è
stato il processo d i industrializzazione.
Monaco era fino al 1945 un centro bancario,
commerciale, un centro d i cultura e d i studio, e non una città industriale nel vero
senso della parola. I1 numero dei posti d i
lavoro nell'industria si aggirava sugli 80.000
COMUNI D'EUROPA
e crebbe nella metà degli anni cinquanta a
oltre 180.000, ed ammonta presentemente a
circa 190.000. Tale sviluppo ebbe principalmente la sua origine nel settore dell'industria
elettrica, in quello dell'industria meccanica
e di precisione, dell'industria ottica ed in
parte nel settore delle macchine utensili e
della costruzione di macchine. E' stata una
fortuna per la città che si trattasse principalmente di industrie che non arrecassero fastidio alle abitaziolni circostanti a causa di emissioni d i fumo, fuliggine, ecc. Questo primo
periodo dell'industrializzazione d i Monaco
può, in relazione al numero dei posti di
lavoro, considerarsi chiuso. Tale numero non
aumenta quasi più, mentre l'aumento della
produttività avviene mediante mi,sure di razionalizzazione e di automatismo.
A questo periodo dell'industrializzazione,
che ha fatto di Monaco la più grande città
i n d u ~ ~ t r i a lbevarese,
e
anche per quanto riguarda il numero delle industrie, si è ora
aggiunto un processo per cui s,i h a uno sviluppo molto esteso del cosiddetto setto~re
delle prestazioni di servizio, chiamato in linguaggio tecnico « settore terziario », celntrato
principalmente sul commercio, banche, assicurazioni, amminis~trazionipubbliche e private, s'cuole ed istituzioni di cultura. Ogni
due posti di lavoro a Monaco uno appartiene già oggi al settore terzia'rio e bisogna
prevedere che entro i prossimi dieci fino a
dodici anni l'aliquo'ta di questo setto're terzia'rio au'menterà fino ad oltre il 60%.
luglio-agosto
1965
circa 120.000 abitanti no'n tedeschi poss,iede
la più grande coloni'a di stranieri in termini
as,soluti e relatlivi di tutte le altre città teLa funzione culturale della nostra città, d i desche.
un'importanza tuttora in aumento, non si
Signore e Signori, io credo di avere con
lascia precisare mediante dei numeri. Vo'r- ciò brevemente illustrato la situazione e lo
rei peraltro richiamare l'attenzione sul f a t t o sviluppo della nostra citt,à e vorrei, per
che Mo~na,coh a una popolazione scolast'ica prevenire eventuali interpretaz.ioni errate,
molto alta. Uno ogni sei abitanti di Monaco
aggiungere che queste non sono cifre d e ~ i svolge un'attività in qualità d i insegnante,
vanti da un piano che s i prefigge determisco~laro,stud'ente oppure docente in una scuonati fini, nel senso che tali cifre debbono
la superiore; si tratta sempre di 200.000 abiassolut~amenteessere realizzate. L'e tendenze
tanti della nostria città. Oppure se vogliamo
di sviluppo da m e illustrate costitu,iscono dei
considerare la questione da un altro punto
dati d i fatto stabiliti in base a previs'io'ni
di vista: a Monaco abita soltanto un c1inquan- estremamente caute ed all'os~servazione dello
tesimo della popo'lazione della Repubbllica
sviluppo della città che si è fin qui avuto,
Federal'e; però di 12 person'e che assist~ono e che ci costsingo~noa tener present'i misure
ad una rappresentazione teatrale, ve n'è una
necessarie nei confronti dell'ult,eriore svilupche lo fa nella nostra città. Questa è una
po della città. Ne conseguono quattro co'mdimostraz,ione che proprio la vit'a teatrale piti preminenti e cioP:
e la vita concertistica e, in generale, le più
1) il piano regolatore dell'a città ed ansvariate manifestazioni della vita culturiale
che il piano regolatore della regione di
sono particolarmente n,umerose a Monaco e
ch'e Monaco svolge, in questo cam'po, delle Monaco;
fuzioni che vanno ben aldilà delle sue
2) le co'struuioni stradali e del traffico;
proprie frontiere e superano anche le fron3) le cos~truzioniedilizie che n'ell'ordine
tiere della Baviera.
di grandezza di Monaco diventano costr~uIn s'ingoli casi, ed io penso qui allla S'cuola
zione di cit,tà;
Tecnica Superiore ed all'Università, l'impor4) l'evoluzione e l'ampliamento delle notanza di queste istituzioni culturali è nota
i
comun'ali nei confronti
stre i s t i t u ~ i o ~ nso'ciali
ben oltre le frontiere della Repubb1,ica Fedecielle crescenti esigenze della nostra cittadirale ed euro'pee.
A questo paopo'sito vorrei anche accennare nPnza le quali mutano continuamente, anche
per quaiito riguarda il contenuto.
al fatto che Monaco è anche la città che con
Gli immutati compiti e funzioni culturali
La Riviera Adriatica di Romagna si snoda lungo uno splendido litorale di circa
cinquanta chilometri, su cui si affacciano le famose spiagge di
RIMINI
(con le frazioni di Miramare, Rivazzurra,
Marebello, Bellariva, San Giuliano Mare, Rivabella,
Viserba, Viserbella e Torre Pedrera),
nonché
Riccione, Cattolica, Cesenatico, BellariaIgea Marina, Misano Adriatico, Gatteo,
Savignano Mare e S. Mauro Mare.
Lo sviluppo avuto negli ultimi dieci anni da questa spiaggia ha del prodigioso.
Le statistiche attribuiscono a questa zona, per la durata della più recente stagione estiva,
u n nuniero complessivo di 16.056.496 pernottamenti, distribuiti in 3.428 (tremilaquattrocentoventotto) esercizi alberghieri.
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boschi e di verde come S. Sofia, la Campigna, le Balze di Verghereto, Alfero, ecc.
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COMUNI D'EUROPA
luglio-agosto 1965
BRUXELLES
-
LUSSEMBURGO
-
STRASBTJRGO
Cronaca delle Istituzio n1 europee
A
di Andrea Chiti Batelli
Unione politica europea 1965
I capitoli I ( O Breve storirc dell'Unione Politica , I ) e 11 ( CDocumenlazioni
,
e
considerazioni compleme~itari, I ) sono stati pubblicati nel numero di aprile 1965
di I< Comuni d'Europa 1). I primi due pamgrafi del Capitolo I11 (contenente le
cronache delle discussioni su11'Unione Politica svoltesi Tispettivamente all'dssembleu Consultiva del Consiglio d'Europa e al Parlamento Europeo) sono invece
stati pubblicati nel numero di ,maggio.
Naturalmente, a parte la identità di vedute dell'autore e della nostra rivista
sulla necessità di zln costante riferimento a una coerente linea federalista, le
responsabilità di singole affermazioni e di singoli giudizi politici è di Chiti Butelli.
C) Abbiamo bisogno degli Stati Uniti per
la riunificazione della Germania?
Se riteniamo che sarà più facile giungere
a un accordo con l'Unione Sovietica concernente la Germania senza la partecipazione
americana (un accordo fra europei, dall'Atlantic0 agli Urali), cosa possiamo offrire all'Unione Sovietica in cambio dell'abbandono
della sua occupazione della Germania Orientale?
L'Unione Sovietica sarebbe disposta ad accettare la riunificazione della Germania senza
una garanzia americana circa il mantenimento
della pace e della stabilità lungo la frontiera
orientale di una Germania riunificata? 11
P e r t u t t i questi interrogativi l'alternativa
è, come direbbero i francesi, di u n a clarté
111
aveuglante. Se l'Europa resta divisa i n S t a t i
sovrani, a n c h e se essi si svincoleranno a poco
a poco d a u n a tutela così pesante e N proconjolare W dell'America - p e r u s a r e un'espressione di Ronald Steel - come quella attuale,
l a s u a indipendenza resterà precaria, e l e
P r i m a u n accordo s u t u t t e queste questioni
così spinose, conclude l a relazione P a t i j n ; forces d e f r a p p e s nazionali insieme velleit a r i e e pericolose.
poi l'Unione politica: « Ci v o r r a n n o degli
S'e l'Europa costituirà u n a Federazione
a n n i di faticose discussioni perché siano
- c h e d a i S e i n o n p o t r à n o n estendersi rapicreate di nuovo l e coildizioni p e r l'unità
d a m e n t e a n c h e agli a l t r i - l a s u a indipeneuropea » .
denza s a r à reale, e la s u a possibilità di
L'ultima p a r t e della relazione offre u n
t r a t t a r e c o n 1'URSS u n a liberazione dei s a contributo a nostro avviso n o n indifferente
telliti - s e necessario minacciando l a fora stabilire u n inventario degli attuali p u n t i
maziorie d i u n proprio a r m a m e n t o nucleare
di disaccordo, relativamente a i problemi d i
~ o l i t i c a militare ed estera di c o m p e t e i ~ z a - effettiva e non senza, a più o m e n o
b r e v e termine, conseguenze profonde, a n c h e
dell'UE0.
p e r la forza di attrazione e di esempio
Ecco, diviso i n t r e g r u p p i di problemi,
c h e essa eserciterà sugli stessi satelliti.
il questionario c h e P a t i j n ( o c h i p e r esso)
Ma torniamo all'inventario della relazione
propone alla nostra meditazione e c h e saPatijn:
r e b b e b e n e c h e qualcuno si preoccupasse
di stabilire a n c h e p e r gli a l t r i problemi
c h e sfuggono alla competenza d e i S e t t e
B) Qual'è la funzione dell'Europa ne-
L' Unione politica alle Assemblee europee
3
- A1llAssemblea dell'UEO: politica
estera e militare dell'Europa
Terza no, m a postrema a n c h e l'Assemblea
dell'UEO s'è occupata, nella s u a sessione
di maggio, d e l problema dell'unione Politica. Abbiamo visto nelle precedenti cronache come l'Assemblea Consultiva abbia
impartito a l P a r l a m e n t o Europeo u n a m e ritata lezione di K s o v r a n a z i o n a l i t à . Occ o r r e aggiungere c h e l'Assemblea dell'UEO
- attraverso l a relazione a d essa presentata
s u questo argomento dall'on. P a t i j n , socialista olandese, a n o m e della Commissione
Affari Generali (Doc. 340) - h a impartito
a l P a r l a m e n t o Europeo un'altrettanto mer i t a t a lezione politica. Ascoltiamola:
C
( < L e Assemblee europee hanno sempre tendenza a discutere procedure di cooperazione,
e non principi fondamentali della politica
estera e difensiva, che sono all'origine della
paralisi dell'Europa.
Nella sua relazione del 20 gennaio 1965 sui
problemi relativi all'unità politica dell'Europa,
il Parlamento Europeo ha affermato la sua
convinzione che " l'accordo intervenuto in seno
al Consiglio dei Ministri della CEE relativo
all'unificazione dei prezzi dei cereali rivela
l'esistenza di una volontà politica che dovrebbe
consentire di compiere dei progressi" nel campo
dell'unione politica. I1 vostro relatore ritiene
che questa affermazione parta da una concezione errata dell'incidenza politica della cooperazione economica. L'accordo che si è avuto
sui prezzi dei cereali riveste la massima importanza pe8r i progressi della CEE, ma mentre
il Mercato Comune f a progressi in coesione
e in potenza economica, è cieco in materia
politica. Nessuno può dire su cosa il nuovo
gigante continentale farà gravare il suo enorme
peso nei momenti in cui saranno prese decisioni politiche mondiali. I Sei divergono praticamente su tutti i punti: sul mantenimento
della pace delle Nazioni unite; sulle responsabilità del mondo occidentale nel contenimento del comunismo in Asia; sui negoziati
con l'Unione Sovietica circa il controllo degli
armamenti nucleari; sui rapporti con gli Stati
Uniti in seno alla NATO; sul posto della
Gran Bretagna in seno all'Europa unita. Non
è realistico credere che i Sei riescano automaticamente a trovare risposte comuni a tutti
questi problemi, per il solo fatto di stabilire
t r a 'loro un meccanismo di consultazione politica ».
.:
gli affari mondiali?
A) Qual'è la funzione degli Stati Uniti
in Europa?
a) Abbiamo bisogno degli Stati Uniti per
assicurare la nostra protezione? I nostri sforzi
difensivi avrebbero Ltn senso se la protezione
nucleare americana ci fosse ritirata?
L'Europa occidentale è in grado di costituire una forza nucleare capace di equilibrare
la forza nucleare dell'unione Sovietica e ci
garantirebbe contro il ricatto nucleare?
Mirage
I bombardieri V britannici e i
francesi sono apparecchi adatti a questo
compito?
In caso negativo, in quale forma accettiamo
di cooperare con gli Stati Uniti nel campo
nucleare? In che forma gli Stati Uniti possono
accettare di cooperare con noi? Sarà possibile
combinare la protezione americana con la piena
indipendenza dell'azione delllEuropa nelle questioni militari?
t>
b) Se non accettiamo la struttura attuale
della NATO in materia di effettivi e di comando, siamo pronti a proporre alternative
accettabili per una ccoperazione durevole con
gli Stati Uniti?
Accettiamo o respingiamo l'idea di una associazione di partners uguali avanzata dal presidente Kennedy? Quali conseguenze avrebbe
una sinlile associazione rispetto all'uguaglianza
e alla solidarietà dei membri?
E' possibile mantenere in Europa la sovranità nazionale in materia nucleare in forma
militarinente valida? In caso' negativo siamo
disposti ad accettare una forza nucleare atlantica come tappa sulla via nella cooperazione
nel campo nucleare?
a) Siamo disposti a considerare gli affari
mondiali i n se stessi o solo dal punto di vista
dell'interesse strettamente europeo?
Qual'è la posizione dell'Europa nei confronti
dei provvedimenti di polizia presi dalle Nazioni Unite per il mantenimento della pace
e della sicurezza? Respingiamo le misure di
questo genere prese dall'Assemblea Generale?
Siamo disposti ad accettarle se sono prese
sotto la responsabilità del Consiglio di Sicurezza? In caso affermativo qual'è la nostra
posizione quando il Consiglio di Sicurezza è
paralizzato da un veto?
Se respingiamo ogni azione delle Nazioni
Unite volta al mantenimento della pace, proponiamo provvedimenti collettivi da prendersi
dal mondo occidentale al fine di raggiungere
lo stesso obiettivo? In caso negativo possiamo
accettare provvedimenti americani e britannici:
Se respingiamo tutto e non proponiamo nulla,
riteniamo che l'atteggiamento dell'Europa sia
valido? Una neutralità di questo genere e
possibile?
b ) Qual'è la posizione dell'Europa circa
il pericolo di un'espansione del comunismo
in Asia?
Accettiamo o respingiamo l'idea di una politica d i . containment in Asia? Se la respingiamo, quali alternative possiamo proporre?
La neutralizzazione di importanti regioni dell'Asia è possibile quando manca un certo
equilibrio di forze?
Se un equilibrio di forze locale costituisce
una premessa alla pace, siamo disposti a condividerne attivamente la responsabilità? In caso
negativo abbiamo il diritto di criticare gli
Stati Uniti? r
COMUNI D'EUROPA
L a risposta giusta l'ha data, p a r t e n d o d a l
problema d e l Vietnam, la nuova rivista
EU '65, scrivendo i n proposito:
(1 Nessuno
dei principi morali e giuridici a
cui si rifanno i regimi democratici può servire
da giustificazione all'impresa americana nel
Vietnam. Questa costituisce nello stesso tempo
una violazione della carta dell'ONU (che nega
recisamente ad ogni stato il diritto di arrogarsi
un compito di polizia internazionale); del
Patto Atlantico, se non nella lettera almeno
nello spirito (altrimenti come qualificare l'indifferenza di Washington a quelle che possono
essere l e preoccupazioni dei suoi alleati europei?); degli accordi di Ginevra, che prevedevano l'evacuazione di ogni base militare straniera e la riunificazione dei due Vietnam sulla
base di elezioni libere; infine di quel principio
di autodeterminazione, di cui si reclama tanto
ardentemente l'applicazione nel caso della
Germania.
Dunque la fede nel primato della pura forza
non è un monopolio di uno solo dei due campi.
E' oggi, come nel passato, la tentazione normale di ogni Stato sovrano che crede di potere
affidarsi solo alla sua potenza per la difesa
delle sue posizioni mondiali.
Non cerchiamo di coprire questo fatto con
argomenti speciosi ed ipocriti. L'anticomunismo
non è sufficiente a santificare tutto. Ma non
cerchiamo neanche di condannarlo in nome
di un idealismo vuoto per apologia di un
ordine internazionale astratto e irreale, basato
sull'idea assurda che i 118 Stati che fanno
parte dell'ONU possano essere considerati su
un piede di uguaglianza giuridica. S e gli Stati
Uniti agiscono in violazione flagrante di certi
principi, ciò non è perché essi siano divenuti
improvvisamente una nazione predatrice, ma
perché quei principi non si applicano facilmente nella pratica.
E' cosa certa che, abbandonato a se stesso,
il Vietnam ha eccellenti probabilità di rotolare nel campo cinese e che gli Stati Uniti
- come 1'URSS del resto, visto che i due
non sono poi così lontani per interessi anche
se sono tenuti a mostrarsi totalmente ostili
nel loro atteggiamento reciproco - hanno ragioni serie per temere un'espansione della
potenza cinese in quel Sud-Est asiatico così
importante per risorse naturali e umane (esso
conta circa 200 milioni di uomini).
Una questione ancor tutta da discutere è se
Washington ha trovato la giusta risposta a
questo pericolo, se il metodo più efficace per
combattere l'espansionismo cinese sia quello
di negare questa realtà indefettibile che è oggi
la Cina comunista e di rifiutarle il suo posto
normale nell'assise degli Stati, se fare l'escalatioiz nel Vietnam del Nord (anche con un
sincero desiderio di giungere a negoziati) permette di sbrogliarsela nel Vietnam del Sud.
Ma se nessuna soluzione può svilupparsi n é
dal ricorso alla forza, né dall'applicazione delle
procedure definite dall'ONU, dove si potrà
mai essa trovare? Ogni male deriva dal fatto
che il mondo conosce una disuguaglianza veramente mostruosa e sempre crescente nella
distribuzione della ricchezza e della potenza.
E alla redistribuzione di questa ricchezza e di
questa potenza debbono impegnarsi tutti coloro
che aspirano alla cooperazione mondiale.
Idea aberrante delle potenze coloniali fu
quella di accordare l ' i n d i ~ e r ~ d e n z a tozzi e
bocconi ai loro vasti imperi coloniali; di aver
ridotte questi in pillole. E' per lo meno paradossale, che nel momento in cui avvertivano
che esse stesse perdevano di importanza le
antiche potenze coloniali abbiano nello stesso
tempo moltiplicato nel mondo entità quali il
Ruanda, il Gabon, Malta, la Gambia o Trinidad. Un'assemblea generale dell'ONU composta
da stati così disparati, cosi grottescamente
inuguali, non può sviluppare alcuna forza coattiva per qualunque potenza che voglia arrogarsi (ne abbia o no i mezzi reali) qualche
potere o qualche dovere i n materia di politica
mondiale. Ciò vale ugualmente per l'URSS,
per la Cina, per la Francia, per la Gran Bretagna, e per gli Stati Uniti (soprattutto dopo
che questi con la moltiplicazione degli Stati
nelle regioni che non sono nella loro sfera
diretta di influenza non sono più garantiti
dall'appoggio della maggioranza dell'Assemblea
generale). Non vi è che una soluzione per
arrivare a un ordine di cooperazione mondiale, per superare le prove di forza: riequilibrare il mondo presente creando dei vas,ti
insiemi regionali federali. E non c'è che una
sola soluzione per il Vietnam: integrarlo in
un insieme solidale del Sud-Est asiatico che
possieda mezzi di indipendenza reali, sia nei
confronti della Cina. sia nei confronti degli
Stati Uniti e, anche (si pensi alla Malaysia)
della Gran Bretagna.
Ecco ciò che dà un significato nuovo e, fra
tutti il più fondamentale, all'opera di costruzione europea. Essa si iscrive in un riequilibramento di ordine mondiale. Non potrà nascere una vera autorità mondiale se non dalla
volontà convergente di grandi entità regionali
federate in precedenza. La federazione dell'Europa occidentale dovrà servire da modello
e da incitamento per l e altre regioni del mondo
alle energie così malamente, così tragicamente
disperse: all'America Latina, all'Africa subsahariana, all'Africa del Nord e al Medio Oriente, a l Sud-Est asiatico e anche all'Europa orientale e centrale
,t.
Torniamo ancora all'inventario della relazione P a t i j n :
'
C) Quali devono essere l e relazioni
fra la Gran Bretagna e le /Comunità
Europee?
luglio-agosto 1965
pubblica e n e l pensiero politico inglese, m a
non ancora giunta a l livello delle decisioni
e degli orientamenti governativi - p e r poter
poi aderire, insieme a t u t t i gli altri S t a t i
dell'Europa o'ccidentale, al p r i m o nucleo i e derale. E s a r e b b e questo il solo mezzo per
consentire alla G r a n Bretagna d i « ristabil i r e l'equilibrio della sua bilancia d e i p a g a menti e modernizzare l a s u a economia »,
rinunziando a
m a n t e n e r e l a sterlina u n a
moneta d i riserva mondiale s u b a s e nazionale 2 , il c h e p r i m a o poi l e s a r à a d ogni
modo inipossibile.
Questo no'n lo diciamo noi: lo h a detto
nella dis'cussione, lo stesso onorevole Ridley,
conservatore britannico:
,CI1 relatore chiede se la Gran Bretagna sarà
in grado di ristabilire la sterlina e di liberare
la sua bilancia dei pagamenti: sì, ma ciò le
sarebbe assai pii1 facile se essa non fosse esclusa dai vantaggi economici della Comunità a
Sei. I1 relatore vorrebbe anche sapere se la
Gran Bretagna potrà continuare a svolgere
la sua funzione ad est di Suez: no, se essa
non godrà dell'aiuto della CEE 1 1 .
( E ' interessante n o t a r e come Ridley, esatt a m e n t e come D e Gaulle, concepisce l a CEE
n) La Gran Bretagna può, su una base unicamente come uno s t r u m e n t o economico
nazionale, riequilibrare la sua bilancia dei p e r assicurare una maggiore indipendenza
pagamenti, modernizzare la sua economia e
alla politica estera e militare d e l proprio
mantenere la sterlina come moneta di riserva
Paese).
mondiale'?
Q u a n t o al p u n t o b ) , è chiaro che una riIn caso negativo, quali forme intermedie di
nuncia britannica all'indipendenza nucleare
cooperazione si possono prendere in considerazione fra la Gran Bretagna e i Paesi del - nel q u a d r o d i unlEuropa divisa, e perciò
Mercaio Comune?
destinata a u n più o m e n o l a r v a t o satellismo
La Gran Bretagna deve stabilire, in settori
militare
- p o t r e b b e rafforzare la coesione
precisi dell'attività economica, relazioni partiatlantica, come la vogliono gli americani;
colari con ciascuno stato membro del Mercato
Comune o deve orientarsi verso la cooperanon si v e d e invece i n c h e cosa gioverebbe
zione e l'adesione alla Comunità Economica
(n& i n c h e cosa nuocerebbe) all'unità euroeuropea propriamente detta?
I1 governo britannico si rende conto della pea. Forse solo a d a r e agli inglesi u n più
vivo senso del f a t t o c h e la loro indipenprofonda differenza fra la CEE e I'AELE? Si
rende conto che i progressi della CEE possono
denza militare - ovviamente anche a d est
interessare l'Europa intera?
d i Suez - è finita o sta p e r finire, come
I Sei ritengono che un sistema economico
Ridley stesso h a ammesso, e quindi a facilieuropeo possa essere stabilito a lungo termine
t a r e u n approfondimento d i quella presa
senza la partecipazione della Gran Bretagna
d i coscienza europea c h e abbiamo visto ese degli altri Stati membri delYAELE?
s e r e in atto.
Quali disposizioni i Sei possono prendere
per facilitare l'adesione britannica?
S e d d e hoc satis. Concludiamo, piuttosto,
I1 governo francese potrebbe opporre di
con una b a t t u t a umoristica. T u t t a l a comnuovo il suo veto all'adesione britannica per
plessa relazione P a t i j n si concludeva con
ragioni politiche senza distruggere tutto quello
urla proposta d i raccomandazione - il soche vi è stato di positivo nella coo~perazione
lito topo partorito, dopo doviziosissime relaeuropea?
zioni, dalle Assemblee europee - a c h e
b) Una decisione britannica di rinunziare
i governi m e m b r i dell'UEO convochino u n a
all'autonomia nazionale in materia nucleare
conferenza d i esperti i n sessione p e r m a rafforzerebbe la coesione atlantica e l'unità
nente p e r u n miglior coordinamento delle
europea o dividerebbe l'Europa? In quali conpolitiche estere Y .
dizioni ciò sarebbe giovevole sia alle relazioni
Non è stato difficile a v a r i degli oratori inatlantiche come a quelle europee?
La Gran Bretagna può mantenere la sua
t e r v e n u t i rilevare c h e responsabilità d i q u e l
indipendenza in materia nucleare " a d est di
g e n e r e spettano a i pclitici, e n o n agli esperSuez" e abbandonare la sua posizione di poti, e c h e rassegnarsi a una simile ingerenza
tenza nucleare nell'Atlantico?
è, come h a detto con f i n e umorismo L a d y
Megan Lloyd George, « t h e last resort of
S u i rappo'rti della G r a n Bretagna col Mera government i n distress. ( I n Inghilterra
cato Comune l a risposta s e m b r a facile. Oggi
il
sense of h u m o u r n è così pregiato, e
u n certo protezionismo, e l'esistenza di vincosì diffuso, c h e a n c h e l e donne n e disponcoli economici rigidi: è il surrogato necesgono).
sario alla CEE della impalcatura istituzioVon Merkatz, invece, d a buon tedesco,
n a l e e politi'ca che le manca. O v e questa
h a voluto f a r dello spirito più pesante, ed
h a ricordato la definizione politica d e l canvi fosse - se i S e i ci06 costituissero u n a
guro: x u n cavallo elaborato d a u n a comComunità federale - s a r e b b e assai più famissioi-ie d i esperti D. Così il testo della ricile (lo abbiamo ripetuto o r m a i molte volte)
- n a t u r a l m e n t e approvato all'unasoluzione
costituire u n Mercato Comune t r a detta Conimita - è stato finalmente modifi'cato nel
munità, come unico p a r t n e r , e gli altri S t a t i
senso c h e i governi sono invitati a convodelllAELE, abbastanza elastico per ottenere
c a r e u n a conferenza d i « personnalités expél'adesione della G r a n Bretagna e consenrimentées e t représentatives D. Ma il cant i r e a questa u n adeguato margine d i m a guro è rimasto. S e non è zuppa ...
turazione europea. - i n a t t o nell'opinione
.
luglio-agosto 1965
COMUNI D'EUROPA
I l b ilanciO a gr ic O l O
COm u n e
al Parlamento europeo
1
- Considerazioni generali: il parere
di Altiero Spinelli
Forti
dell,aureo principio
stabilito
dal-
l ' m . P a t i j n - e cioè c h e u n a volontà politica di regolare i n comune i problemi degli
zucchini, dei cavoli verzotti o delle p a t a t e
primaticce si differenzia p u r s e m p r e qualitativamente da una volontà politica d i union e europea tiit cowrt - ci sarà più facile
comprendere i limiti delle discussioni che
si sono a v u t e a l P a r l a m e n t o Europeo nel
mese di maggio intorno a l problema del bilancio comunitario.
L e proposte della Commissione Hallstein
- e l e modifiche c h e il P a r l a m e n t o Europeo
h a p r 0 p 0 ~ t 0a d esse -, C O S ~ come il preced e n t e Regolamento 25 d a cui esse prendono
l e mosse, ci sembrano così importanti, c h e
delle une e delle altre diamo a parte il
testo integrale.
P e r u n a visione d'insieme s u di esse non
sappiamo far di meglio che riferire la lucida
che ne ha data Altiero Spinelli, nel
« Mondo
del 15 giugno 1965, premettendo
c h e l e nostre considerazioni c h e seguiranno
state scritte prima del fallimento delle
crattative intergovernative di f i n e giugno,
e di proposito lasciate inalterate. I n u n paragrafo finale cercheremo di aggiornarle
ai più recenti sviluppi.
Ecco dunque quanto
ha
11el
Mondo D , i n u n articolo successivam e n t e ripreso a n c h e nel secondo n u m e r o
della citata nuova rivista quadrilingue
E U '65 P, c h e l o stesso Spinelli pubblica
insieme a Hirsch, i fratelli Merlini, H o u x
ed altri:
1962-63, 1963-64 e 1964-65. Alla fine di giugno
scade, e se finora l'incertezza che ancora
regnava
politica comune aveva permesso
sistemazicni provvisorie, è
diventato urgente definire in modo completo questo fondamentale istituto.
c o m e è noto, la Coinurlità si propone di organizzarc il mcrcato agricolo in modo da fonESSO
dere le attuali distinte organizzazioni di mercati nazionali. garantendo con eventuali acquisti
comunitari di sostegno certi livelli di prezzi
per i fondamentali prodotti agricoli, accordando sussidi comunitari all'eventuale esportazione dalla
tassero
di eccessi
fissazione
di produzione
di quei prezzi
che e risulpromuovendo con investimenti comunitari le riforme di struttura necessarie per migliorare
produzione,
e col1ocament0
dei prodotti agricoli. Quando, fra un ~ a i o
d'anni, la politica ccmune funzionerà in pieno,
sono previste spese del Fondo dell'ordine di
di
pari a
800
miliardi di lire.
Nella regolamentazione provvisoria si era
stabilito che le entrate del Fondo sarebbero
I1 Regolamento n. 25, de~ll'aprile 1962, punto di partenza delle recenti discussioni
di B
~
~
~
~
~
I
~
~
.
Articolo 1
.-lrtirolo 4
Per consentire ~Il'orgariizzazionc comiine dei mercati agricoli di raggiiingere i suoi ohiettivi, viene
istitillto un forido euror>eo aar;coli) di orientamento
Fondo D.
e d i paranzia i n appresso d e n o m i i i ~ i t o i l
Fondo costituisce un;i parte <lei I):lancio del18i
.
Sotto l'impulso di Sicco Mansholt. che già
precedentemente come ministro sccialista del
suo paese aveva contribuito a riportare l'agricoltura olandese ad un esemplare alto livello
di modernizzazione e di efficienza, la CommisMercato
ha Ottenuto
in tre
lunghi e pazienti anni da un
di ministri spesso riluttante e sempre incerto l'adozione di un complesso di regolamenti che hanno
ormai condotto sulla soglia della realizzazione
vera e propria della politica agricola comune.
realizzazione di quest'impresa 6 stata fino
ad oggi fondata Su una paradossale, ma comprensibile alleanza fra Mansholt e De Gaulle.
La visione che i due hanno dell'Europa è del
tutto antitetica, essendo il primo un convinto
federalista, mentre il secondo non vede che
l'Europa degli Stati. Ma entrambi volevano
il mercato comune agricolo; il primo per portare avanti la costruzione sovranazionale, il
per assicurare sbocchi al13espansione
agricola francese. Bisogna anzi dire che, non
avendo la Commissione alcuno strumento Proprio di pressione per imporre la sua volontà
a s t a t i recalcitranti,
~
~ ha non
~ poco
l
contribuito al successo di Mansholt con i suoi
reiterati ultimatum, con i quali ha costretto
gli altri a mettere a tacere il loro meschino
nazionalismo agricolo.
La regclamentazione. benché ancora incompleta, è già ad uno stadio notevolmente avanzato, mancandole però di sostanziale ancora il
regolamento finanziario. senza il quale tutte
le disposizicni adottate non potrebbero praticamente entrare in funzione e la politica comune resterebbe sulla carta. I1 FEOGA (Fondo
Europeo Agricolo di Orientamento e Garanzia)
h a avuto solo una sistemazione provv~soria pe,r
lc ancora modeste necessità degli anni agricoli
9
Pr;nia delln fine del terzo arino, i l Coiisiwli~~
esame
~)~.ocede.
sii iar>r>oi-to della Commissione,
(1'1nsieme r i m a r d a n t e in ~:irticolai.e I'evoluzione delI'cntitÀ delle or>er;izioni del f i n d o , la natura delle
sue iiscite e le condizioni d'imputazione delle stesse,
la. ripai-tiaione delle sue entrate, nonch6 i ~>ropressi
Titolo 1: Fase del mercato uiiico
registrati nell'attiiazione della poli tic;^ a<rricola comiine e specialmente l'orientamento de1l;i piodiiaione
ArOicola t
;iCricola degli Stati memhri, i l ravvicinamento dei
l i gettito <lei l)relievi ol,er;iti siille i m i i o r t a iT1.ezzi e IO sviliippo degli scambi iiiti.;icomunitni.i.
zioni in ~ r o v e n l e n z ~
dai lx~esi terzi s l w t t ~ ;iII;,
'l'<le es;ime i,r--~t+e le decisiorli che <lebboiio essere
~
~
~ ed ~
è devoliib
,
~ a~
i comilnitarie
~
k
iri modo
i~i.ese a n o r m : ~ d~ll':irticolo L. ri:ir;igrtifo I . C <!CIctie le entrate di bilancio della ~
~ com. ~ l'articolo
~ i,i~:ii.:irr:ifo
~
2i .
~
k
~)i.en<lanodetto gettitn e, n1 temr>o stesso. tutti
~ i ialtri introiti decisi a iiorma del Ti.attato a i
Articolo .i
contrihiki aiexli Stati alle condizioni r~reviste dall . P e r <iil;iiito rigiini.d:i le sr,ese imiiiitahili ;i1
I'artico!~ 200 del Trattato. 11 Consiclio
inizia in
ali.n r t i c o l r , 201
I%ii<I<, a iiorm;i <lell'nrticolo ::. i;ai.aainfo I . lettempo iltile la l,rocedura previst;i
tere a ) . 0 ) C r ) . il contrihiito del Fondo è fissato
del Trattato per l'nttuazione delle l>recede11ti
1,er i lilimi t r e mesi. a t i r i sesto l>er il 1962/1965,
sizioni.
n due sesti rier il 196:3/1964 e tr t r e sesti lier i l
2. Poiché nella fase del mercato unico i sistemi
1n64/186:.
[li vrezzo sono unificati e la poli tic;^ agricola i.
A decoi.i.ere dal 1" Irialio 1965 e sino ;il tei'miiie
comunita,.i:i. gli oneri finanzia1.i che ne derivano
ilel i)ario<lo tronsitorio, i contributi del Fondo alimentano r e ~ o l a r m e n t e in modo che a l termine di
incombono alla Comunità, Sono pei-tanto finanziati
dzrl Fondo:
detti ileriodo il totale delle spese imputabili al
F O ~ < I sia
~
<la ~ U C S ~ , Ofinanziato. Alla luce dei risiiln ) le restituzioni all'es~iort:izione verso i iiaesi
<lellresame d3inPieme di cili al12ar-ticolo 4, i l
tei-zi;
.
sigli" prende la decisione necessaria secondo !:i
h ) g!i
interventi destinati a resolarizzare I
I,roee<lurn<li
pi.evista diill~articolo43 del ~ ~ ~ t t ; ~ t ~
mercati:
C ) le azioni cOniulii decise i>er raggiungere
ali
2 . Il contrihuto del Fondo alle spese ad esso imr~ii<lefiniti nell'aI.ticolo 3 9 , i)aragrafo 1 lett:il,ili a norma dell'arlicolo 3, paragrafo 1. lettera d) deve r:r~)r>i.esentare.per quanto ~>ossihile.i111
t e r a e) del Trattato, ivi comprese le modifiche di
struttiirn necessarie r ~ e r il buon funzionamento
terzo dell'amniontare fissato in :ir)rilirtrzir)ne (le1
mercato comilne, senza tuttavia che tali azioiii si
ivarari.tifo I .
sostituiscano alle attività della Banca Eiiroriea r ~ e r
A I-tdrrnlo /i
ali Investimenti e del ITondo soci:ile eiiroi>eo.
l . (;li iml~orti<Iclle risorse ;iSsegliate ;il Eilndo. chc
devono consentire a questo di fai. f r o n t e alle slie'sc
Titolo Il: Periodo transitorio
sopra definite, sonti fissati ogni a n n o dal Cr>nsialio
Articolo s
secon<lo la ~Irocedurarelativa al bilancio.
ti! Fondo le spese segueiiti:
1 . Sono im~>utiil~ili
2 . Gli importi fissati anniitilmente ~)ossorio essere
all~esl)ortazione verso i paesi
aumentati con decisione del Consiglio che deliberti
i.i) le restituzicni
,:alcolate in hase al volume delle esportazioni
secondo la x>rocedura di cui ti1 p a r a g r a f o 1.
nette e all'aliquota della restituzione dello s t a t o
membro l a cui restituzione media è la più bassa,
Articolo 7
confoimemente alle disposizioni stabilite nei regoI . L, e n t r a t e del Fondo sono costituite d u r a n t e i
lamenti relativi ai l,rodotti;
iiriini t r e aiiiii dai contr"ihuti finanziari degli Stati
O) gli interventi sul mercato interno con scopo
menibii caIroIate w r u n a parte in base d criterio
di ririartizioiie previsto dall'aiticolo 2 0 0 . 1,armrafo 1
e I'unzione identici alle restituzioni di cui alla lett e r a u ) ; tale identità viene constatata, sii ~ i o l > o S t a del Trattato. e I)er 1'altr.a parte ~iro~,oi.zionalmente
della Commissione, con decisione del Consiglio che
;:]le
impoit;lzioili nette effettuate da. Ciascun Stato
delibera all'unanimità d u r a n t e l a seconda t a p r ~ ae a
membro in provenienza d a paesi terzi.
maggioranza qualificata in seguito;
Le due liarti dei conti.ibuti degli Stati mem1)i.i
C) gli altri interventi sul mercato interno, effetcoprono le e n t r a t e totali del Fondo nelle segueiiti
tutiti a norma di disposizioni comunitarie: le condii,roporzioni~
zioni necessarie lierché le relative s,pese possano
essere imputate al Fondo sono determinate. sii prop-.-i ~ o s t adelln Commissione, dal Consialio che deliher;~
aii'uiiianimità d u r a n t e la seconda t a p p a e a mng.
.....
- -...- .-.-...
- .
nioraiiza qiialificah in seguito:
d ) le cizioni intraprese sulla base di disposizioni
comuiiitai.ie a i fini del raggiungimento deali ol,ietSecoiido i l critel.io di ciii
tivi definiti dal~,al-ticolo3 9 ,
1, lettera n )
all'articolo ?()Q. ilai.a~i.;i1°"
. . . . . . .
U0
del Trattato. ivi rornr,iese le modifiche di striittur;~
rese necessarie dallo sviluni?o del mercato comune:
~
i
o
~
i
~
i
.
~
i
o
n
a
~
m
tiìie
e
i
i
t
ime
le condizioiii necessarie
le relative
!O
20
sano essere imputate al Fondo sono determinate s u
l'O~'t"ziOiiiIlette . . . .
i)roposta della Cbmmissioiie dal Consiglio che delibera all'uiiaiiimitk d u r a n t e la seconda t a p p a e a
m:iawioi.nnza qualificata in scauito.
2 . P r i m a della fine <le1 terzo anno, alla luce dei
2. La Commissione liresenta le prime proposte
risultati dell'esame d'insiemo di cui :rll'articolo 4,
a "orina del paraerafo 1. letteve h ) , e ) e d ) . entro
il Consiglio, deliberando secondo la. nrocedura di cui
il 30 settemhre 1962, onde consentire il finanziaall'articolo 200, paragrafo 3 del Trattato. stabilisce
mento
al fine di g a r a n t i r e il progressivo ~)assagrrio al reri~ comunitario delle operazioni previste d a tali
lettere a decorrere dall'annata 1962/1963.
me del mercato i r n i c ~le norme relative alle e n t r a t e
del Fondo, valide a decorrere dal 1" lrirlio 196: e
::,
dal r;rimo ~ i i i i o i~l
su rapwrto
della Commissione, esamina annualmente le consesino :illa fine del i)eriodo transitorio.
guenze siill'orientamento de!la produaione e siillo svilur>po degli sbocchi del fiiiaiiziamento comunitario
Articolo 8
delle restitiizioni all'esportnzione ilreviste al paraAlle
condizioni
previste
in ciascuno dei regolamenti
g r a f o 1, lettera a ) .
kelativi a i prodotti. il ~)i"esenteregolamento si a ~ ~ ~ i l i c a
ConsiR.lio l,uò
i
stabiliti
a
i
mercati
dei
cereali,
della
c a r n e suina. delle iiova
i l finanziamento comunitario d i
restituzioni
deliberalido all,unanimità su domanda d i uno Stato
e del l>oilame a decori-ere dal l o luglio 1962, al
o della Commissione durante la seconda
mercato dei ~ ~ r o d o t tlattiero-caseari
i
a decorrere dal
tappa, e a maygiol.anza qualificata, su prormsta della
l o novembre 1 9 6 2 , e, s e necessario. ad altri mercati
a decorrere dalle date che s a r a n n o stabilite dal
Commissione in seauito.
Su rapporto del!a Commissione il Consiglio esa11 r re sente regolameiito è obbligatorio in tutti i
m i n a ogni a n n o ugualmente le consegiienze sulla
politica agricola. comune dei finanziamenti comunisuoi elemeiiti e direttamente ax>plicahile in ciasciino
tari previsti dal riaragrafo 1 , lettere h ) , r ) e d ) .
degli Stati membri.
p
.
l
1O
state assicurate da contributi dei singoli Stati,
e. quando il sistema dei prelievi agricoli sulle
importazioni agricole da paesi terzi fosse entrato in vigore nel 1967-68, dal loro ammontare. Poiché però per quella data tali prelievi
daranno un gettito di circa 600 milioni di dollari. è risultato chiaro che con essi si rimarrebbe molto al di sotto delle somme effettivamente occorrenti. Mantenere il Fondo dipendente da contributi nazionali sottoporrebbe
tuttavia anno per anno la Commissione ad una
tremenda pressione dei governi, che tenderebbe a non versare più di quanto le loro
agricolture riceverebbero, provocando cosi la
decompcsizione della politica comune in sei
distinte politiche nazionali. La logica stessa
di una mera politica economica unificata, che
va molto al di là della semplice unificazione
doganale, imponeva il passaggio dal debole
sistema del cosiddetto " dialogo sopranazionale "
nel quale la Commissicne propone e i governi
dispongono, al sistema federale nel quale un
potere autonomo deve realizzare il piano comune.
La Commissione era stata finora tetragona
ad ogni esortazione a muoversi in questo senso.
Ma ormai, messa alle strette non solo dalla
propaganda federalista, non solo dal pericoloso
acuirsi della discrepanza fra la crescente integrazione economica e la crescente disintegrazione politica deli'Europa, ma anche dal naturale desiderio di completare e salvare quel
che essa stessa ha creato, 1a Commissione si
è infine decisa ad assumere la responsabilità
che le incombe di principale centro della costruzione europea, ed è andata al cuore del
problema. sottoponendo al Consiglio tre proposte, tecnicamente distinte ma logicamente
interdipendenti.
La prima è un progetto di regolamento, che
per andmare in vigore ha bisogno solo dell'approvazione unanime del Consiglio, col quale
si impianta in modo permanente e definitivo
il FEOGA. Di nuovo, rispetto alla precedente
sistemazione provvisoria, c'è praticamente la
prescrizione che il Fondo sussidierà solo le
esportazioni agricole che rivestano carattere
comunitario. In questi ultimi anni infatti il
governo francese aveva esportato grano in
Russia e in Cina, non nel quadro di una
politica commerciale comunitaria, che anzi esso
rifiutava. ma nel quadro della sua particolare
politica estera. Poiché però doveva ben vendere ai prezzi del mercato internazionale, aveva
ottenuto larghi sussidi dal FEOGA, cioè in
buona parte dai contributi italiani e tedeschi.
Con il nuovo regolamento questa strana interpretazione a senso unico della solidarietà europea non sarà più possibile.
La seconda proposta è una richiesta ai sei
Stati di votare nei loro rispettivi parlamenti
il trasferimento progressivo alla Comunità, da
iniziare il lo luglio 1967 e da completare nel
giro di cinque anni, di tutti i proventi dei
dazi industriali e dei prelievi agricoli sulle
importazioni dei paesi terzi, sostituendo co'si
per intero con risorse dirette della Comunità
gli attuali contributi statali, tanto quelli destinati all'ordinaria amministrazione, quanto
quelli per i fondi speciali. Questa federalizzazione delle entrate doganali è del tutto
corretta. Essendo frutto di una politica doganale comune, i proventi doganali devono essere
logicamente devoluti alla Comunità; il fatto
che essi saranno versati ai posti di frontiera
di questo o quello Stato membro non avrà
più nessuna speciale rilevanza per l'economia
dello Stato in questione. E' stato calcolato che
le risorse così devolute alla Comunità ammonteranno nel 1972, primo anno di trasferimento
completo, a circa 2,4 miliardi di dollari, sufficienti quindi a coprire tutte le spese co'munitarie, e persino di permettere riduzioni doganali in caso di successo del " Kennedy round ".
La terza proposta è un progetto di trattato
che modifica i poteri delle istituzioni della
Comunità, e che per entrare in vigore esige
la ratifica dei sei Stati membri. La Commissione avrà anzitutto il potere di proporre al
Consiglio imposte comunitarie, che dovranno
essere votate non solo dal Consiglio, ma anche
dai parlamenti nazionali finché il Parlamento
Europeo non sarà eletto, e successivamente da
quest'ultimo. Inoltre a partire dal 1968 il bilancio preventivo della Comunità dovrà essere
approvato anche dal Parlamento Europeo.
Quali che siano le critiche di dettaglio che
COMUNI O'EUROPA
si possono fare a questi progetti, non si può
non riconoscere che essi sono sostanzialmente
giusti e che giiingono a l momento opportuno.
S e la Comunità deve essere non solo un'unione
doganale, ma anche una unione economica, occorre che ci siano uno strumento di governo
economico efficace, i'indipendenza finanziaria
e il controllo democratico.
Ora, dopo aver mcstrato a De Gaulle che
la Francia è il paese più direttamente interessato a l successo della politica agricola comune,
ed averlo impegnato a fondo a sostenere quel
che la Commissione veniva preparando, questa
ha infine presentato, o per essere più esatti,
invitato gli altri governi a presentare al generale il conto da pagare, che non è un conto
in denaro o in derrate, ma uno politico, cioè
la richiesta di un primo decisivo atto di federalizzazione della Comunità.
La decisione non sarà probabilmente rapida
e non sarà certamente facile. L'esito dipenderà
insieme dal coraggio con cui i governi sapranno tener fede alle loro dichiarazioni programmatiche e dall'abilità con cui sapranno
condurre il negoziato t).
Secondo Spinelli l'unica seria possibilità
11 è
che cinque, o quattro, o tre, o due, o
a l limite un solo governo - poiché le decisioni dovranno essere prese all'unanimità dichiari solennemente. chiaramente, irremovibilmente, che il suo paese accetta la politica
comune e perciò il Fondo, non prova invidia
per il fatto che l'agricoltura francese, dotata
di terre migliori, ne sia la principale beneficiaria, ma concepisce questa politica, conformemente allo spirito dei trattati di Roma. come
un importante passo verso " u n a unione sempre
più stretta fra i popoli europei ", e che non
può quindi dare il suo consenso alla costituzione del Fondo se simultaneamente non si
instaurano l'indipendenza finanziaria ed il controllo democratico della Comunità. Poiché le
regole di approvazione delle t r e proposte sono
diverse ed esigeranno tempi diversi, il governo
che faccia sua questa linea di condotta deve
proporre che un lasso di non più di sei mesi
sia accordato agli stati membri per votare le
leggi finanziarie e ratificare il trattato conformemente alle proposte della Commissione, che
nel frattempo il Fondo sia costituito con l'esplicita riserva che i versamenti degli Stati saranno effettuati mensilmente per dodicesimi,
fino alla avvenuta ratifica delle altre due proposte, e che il Fondo cessi automaticamente
di esistere nel momento stesso i n cui uno degli
Stati rifiuti di approvare le altre due proposte,
e comunque s e alla scadenza dei sei mesi tutte
le necessarie approvazioni non siano giunte. Se
una tale congiunta accettazione delle tre proposte non fosse accolta dal Consiglio, il nostro
ipotetico governo dovrebbe far sapere che
esso non si liniiterà a rifiutare il suo contributo, permettendo tacitamente che gli altri
comincino a costituire il Fondo senza la sua
partecipazione, ma porrà il veto alla costituzione stessa del Fondo, fermando così la
messa in opera della politica agricola comune.
Solo se messo di fronte ad una tale vera
alternativa, il governo del generale De Gaulle
sarà costretto a misurare le conseguenze delle
sue eventuali decisioni. L'interesse della Francia
al successo della politica agricola è tale, e la
inquietudine dei contadini e delle forze politiche democratiche francesi è tale, che De Gaulle potrebbe essere indotto a piegarsi di fronte
alla forza maggiore. come ha fatto in più
occasioni nel passato, accettando una cosa per
lui personalmente sgradevo'le. Egli continuerà
indubbiamente a perseguire in altri campi
la sua politica nazionalista, ed occorrerà ancora
tenergli testa, ma nel frattempo la costruzione
europea avrà fatto un altro decisivo balzo
in avanti.
Può anche darsi che egli faccia passare le
sue anacronistiche visioni nazionaliste dinnanzi
all'interesse reale del suo paese, e che accetti
la sospensione a tempo indeterminato della
politica agricola. Anche in tal caso converrà
sempre, nell'interesse dell'Europa, dire
no, n o w , mantenere provvisoriamente
monco il Mercato Comune, e lasciare che il
generale vada a spiegare ai suoi cittadini ed
in particolare ai suoi agricoltori che egli intende sacrificarli ai suoi personali idoli. Oltre
'se
luglio-agosto 196!
la Francia di De Gaulle, c'è la Francia da
Schuman e di Monnet, e sarà bene per gl:
Eurcpei fare appello a questa, e contare su116
sua rinascita,
Questo è l'atteggiamento che ci attendiamc
dal governo italiano. Se saprà tenerlo, nor.
resterà solo perché infonderà coraggio anche
agli altri. Ma anche se dovesse rest~are solo
non dovrebbe ugualmente cedere, nell'interesse
dell'Europa non meno che in quello del nostro
paese. Poiché noi abbiamo bisogno di una
Europa democratica per consolidare la nostra
democrazia. In una Europa gollista saremmo
ccndannati a ricadere in un miserevole provincialismo nel quale naufragherebbero tutte
le speranze di rinnovamento H.
S e l'esame d i Spinelli è chiarissimo, ed
i n esso è lucidamente enunciata la sola condizione siiie qua n o n alla q u a l e l e proposte
della Commissione potevano realizzarsi, l c
s u e conclusioni ci s e m b r a n o invece eccessivamente ottimistiche, giacché esse p a r tono dal presupposto c h e vi siano dei
governi, diversi d a quello francese, attivam e n t e interessati a realizzare e sviluppare
una effettiva sovranazionalità nelle Comunità europee, e a v e d e r e quindi ridotti i
propri poteri: e c h e questo governo dovrebbe
essere i n particolare il governo italiano il
quale, volendo, a l m e n o a parole, u n rinnovamento della democrazia, d o v r e b b e aulomaticamente capire a n c h e c h e t a l e rinnovamento h a bisogno di u n o spazio europeo.
I n realtà tutto l'europeismo è fallito proprio
p e r a v e r creduto i n g e n u a m e n t e c h e l e incertezze e l e manifeste ostilità dei governi,
a n c h e democratici, all'integrazione sovrariazionale derivassero d a u n a deficienza ideologica, e c h e fosse p e r t a n t o sufficiente rischiare l'errore, e, a l limite, f a r e dei corsi
di preparazione politica federalista a i minis t r i dei S e i Paesi, p e r c h é il gioco fosse fatto.
P r o p r i o p e r c h é proposte d e l g e n e r e di
quella della Commissione sono, i n u n
certo senso, realmente rivoluzionarie, n e l
senso
a p p u n t o che
lederebbero
molti
interessi nelle burocrazie nazionali e rafforzerebbero i n modo notevole, e forse decisivo, l'Esecutivo unificato delle Comunità,
d i prossima creazione; proprio p e r questo,
perché esse potessero realizzarsi occorrerebbe
una attiva partecipazione e pressione popolare: e invece i progetti i n questione sono,
nella loro f o r m a attuale, troppo tecnici e
specializzati p e r poter suscitare l'interesse
di vasti strati dell'opinione pubblica, c h e
i n realtà non n e a f f e r r a n 6 può a f f e r r a r n e
la p o r t a t a e i l significato, e resta quindi
quasi del tutto estranea e passiva.
D'altra parte, l'attribuzione del diritto di
a m m i n i s t r a r e risorse cosi ingenti a d u n org a n o comunitario h a u n senso solo s e questo
organo e democraticamente legittimato a
svolgere un'attività politica così importante,
s e cioè è un v e r o e proprio Governo europeo, espresso d a elezioni europee. Altrimenti
l a costruzione dell'unità europea a n d r e b b e
di p a r i passo con u n ulteriore e intollerabile svuotamento della democrazia, a beneficio della tecnocrazia: rischio c h e s e r v e a
D e Gaulle p e r rifiutare ogni tipo di integrazione sovranazionale. Quel pretesto è i n
s é inconsistente: n o n è vero, come D e Gaulle
vorrebbe f a r credere, c h e l a sola alternativa alla sovranità nazionale sia l'eurocrazia
irresponsabile e K dkracinée n: l'alternativa
v e r a è la creazione d i u n a nuova e più valida legittimità, d i u n a nuova e p i ù effettiva
democrazia europea. Ma finché i n concreto
quello c h e gli si oppone è u n progetto d i
C O M U N I D'EUROPA
luglio-agosto 1965
11
accresciuti poteri di una eurocrazia irresponsabile, quel pretesto ha ragioni da vendere,
giacché allora soli depositari della legittimità nazionale sono realmente gli stati nazionali, è il Consiglio dei Ministri comunitario, per quanto ciò paradossale possa apparire; e il punto di vista gollista finisce
ccsì fatalmente per prevalere.
Infine risorse così vaste non devono solo
essere amministrate; devono anche essere
legislativamente stabilite, nella loro entità,
nei modi di ~ e r c e z i o n ee di erogazione. nella
loro destinazione. E anche qui, o si ha un
organo legislativo europeo, anch'esso democraticamente legittimato, e cioè sorto da
una consultazione ~ o p o l a r ee da una battaglia politica a livello europeo, o si ricad?
nei rischi di esautoramento dei Farlamenti
nazionali e negli ostacoli indicati prima e
così abilmente sfruttati da De Gaulle.
Cio è quanto dire che il progetto di iinanze proprie » delle Comunità europee
- in apparenza seducente nei suoi aspetti
funzionalistici, perché fa a prima vista ritenere che sia possibile far passare soluzioni sovranazionali di questa ampiezza per
la porta di servizio, senza che nessuno s e
n e accorga - difficilmente riuscirà ad essere
approvato, se non verrà inquadrato in u n
parlamentari europei e amministratori locali alla Maison de I'Europe
piano politico più vasto che oggi manca totalmente. (Non diversamente fallì dieci anni
I l 16 giugno scorso ha avuto luogo a Straunu partecipazione effettiva e diletta dei
fa, e per le stesse ragioni, i1 progetto di Cosburgo, su invito del parlamento E~~~~~~ Poteri locali alla costruzione coniunitaria.
munità Europea di Difesa). I n sostanza: !e
L'incontro, a l quale hanno warteciwato il
entrate proprie delle Comunità - e entrate
e d organizzato dalla Sezione italiana della
Segretario generale del C.C.E., Bareth, e il
così cospicue - hanno un senso solo ne!C.C.E., u n incontro f r a i menzbri del parlal'ambito di una profonda riforma costitudelegato iriternazionale, Selafini, si era apermento ed una delegazione d i circa sessanta
to
la consegna
del P,E,,
zionale di esse, che crei un Governo e un
Parlamento europeo degni di questo nome, sindaci e amministratori locali del Lazio per
~
~
~di .i17-La
i i.iproduzione
~
~
in
~ bronzo
~
~
e cioè dotati di un minimo di poteri realdiscutere problemi comuni. In particolare
della lupa capitolina donatagli dal sindaco
mente propri ed autonomi, possibili solo tragli amnzinistratori Laziali hanno reclamato,
di Roma, Pet~ticci.
mite un'effettiva Iegittimazione democratica
a livello continentale. E questa precisa scelta
istituzionale sarebbe anche, per l'appunto,
rita da De Gaulle e l'Europa degli Stati e
con appena quel tanto di proteste indispenquella che toglierebbe al progetto il suo
sabili
a
salvare
almeno
la
faccia:
proprio
delle
diplomazie nazionali giustamente aboropaco involucro tecnico attuale, per dare ad
rita da ogni democratico che si rispetti.
come è avvenuto per i recenti progetti, alesso, in questa nuova e più vasta cornice
Ciò vale soprattutto per la risoluzione
trettanto mal c o n c e ~ i t i ,di Unione Politica.
politica, la possibilità di essere compreso e
approvata. Nella discussione, invece, non
quindi voluto e appoggiato dall'opinione
sono mancate note politiche più accentuate.
pubblica.
la
discussione
Così Frau Strobel, proponendo, a nome
Ma porre sul serio il problema di una
Europeo
del
gruppo socialista di cui è Presidente,
revisione profonda degli Statuti comuniia stessa tesi dell'« inscindibilità , delle t r e
Si può affermare che queste nostre contari, significa affidare tale revisione al P a r proposte, che sopra abbiamo illustrata con
tlusioni - scritte: dicevamo, prima dellamento Europeo eletto a suffragio univergli argomenti di Spinelli, ha insistito sulla
~
» dei Cinque di fine giugno
sale diretto o non significa nulla. (Anche 1 ' impennata
necessità di più ampi poteri a l Parlamento
- debbano considerarsi, alla luce di quequi l'esperienza della K Comunità Politica »
europeo,
giustificata dalla a m ~ i e z z a delle
progettata nel 1953 parallelamente alla CED st'ultimo avvenimento, come eccessive e
somme
che
la Commissione ormai maneggia:
troppo pessimistiche? E' quello che vedremo
dice in modo definitivo cosa ci si può attendere, in questioni del genere, da conferenze
alla fine. Consideriamo intanto più da vi,, A questo proposito non posso fare a meno
di ritornare ancora sulla questione dei contridiplomatiche). E con ciò siamo ricaduti nelcino la discussione di Strasburgo, dalla quale
buti sui grassi. che nell'uso corrente, chiamiamo
l'ipotesi dell'Assemblea Costituente Europea:
in realtà solo apparentemente ci siamo diper brevità "imposta sulla margarina ". I1 fatto
hic Rhodus, hic salta. Si giudica questa prosccstati, giacché con le osservazioni finora
che questi contributi devcno fruttare una soinina
spettiva inattuale? Ma allora si cessi anche
psri press'a poco al quadruplo dell'attuale presvolte n e abbiamo dato già tutto il senso:
lievo dclla CECA, rivela chiaramente che ocdi credere - o, per dir meglio, di finger di
il Parlamento europeo non h a né riesce a
corre dare al cittadino europeo la possibilità
credere - che sia possibile creare finanze
darsi alcuna funzione di propulsione e di
di chiamare i suoi rappresentanti a rispondere
proprie delle Comunità; di metterle a dispoanche di questo dargli la possibilità di giudistimolo politico; esso procede al rimorchio
care se le lcro decisioni siano più o meno
sizione del loro Esecutivo ,), di farne dedella Commissione; approva più o meno pasgiuste nel senso delle sue convinzioni policidere l'entità e l'applicazione dal Parlasivamente l e p r o ~ c s t edi questa, ma non è tiche. Ciò risulta però attuabile soltanto se la
mento comunitario.
decisione è nelle mani non di un Consiglio di
in grado né di elaborarne - e tanto meno
Ministri i cui membri sono responsabili d i L'Europa non passa dalla porta di serdi imporne - delle proprie, né ( e dovrebbe
nanzi ai parlamenti nazionali, bensì del Parvizio; una rivoluzione di questa pcrtata non
esser invece il suo compito specifico) di
lamento Europeo.
si f a alla chetichella e senza che nessuno
Ncn appena venga a cessare il carattere di
dare alle priine una più compiuta veste
automaticità delle risorse comunitarie - siano
s e n e accorga. Basterà un persistente ripolitica e democratica - togliendo loro
esse gli stanziarnenti finanziari dei paesi memfiuto della Francia, e non parrà vero agli
quello che abbiamo definito l'opaco invobri o anche i dazi dcganali che attualmente,
altri cinque, non sostenuti d a un'opinione
lucro tecni'co e settoriale - che sola pofintanto che non si apportano modificazioni
trebbe
dare
ad
esse
un
vero
significato
europubblica ignara e quindi inerte, di avere
alla tariifa esterna. continuano ad essere inpeo, il carattere di effettiva, responsabile
anche questa volta un comodo alibi per ritroiti automatici - ci appare assolutamente
alternativa, terza via t r a l'eurocrazia irretirare senza combattere anche il tiepido
indispensabile dotare il Parlamento dei poteri
sponsabile e 4 apatride 2 giustamente aborlleces:3ri ',.
appoggio finora dato a l progetto Hallstein,
Amministratori locali del Lazio a Strasburgo
<t
*
-
I
Proposta di Regolamento relativo al finanziamento della politica agricola
comuiie ( p e r l'art. 7 si dà, a fronte, il testo proposto dal Parlamento Europeo):
I testi sui quali i
Il regime di finanziamento della l~olitica:rgrirola comune d a parte del Fondo europeo agricolo di oricnt;imento e <li gai-anzia - in appresso rlenominato « Fondo» - si suùdiuide, a decori~erc dal 1" luglio 1965. iii
due fasi:
dal :o luglio 1965 al 30 giugno 1 9 6 i . mantenimcrito rlel i ~ x i m etransitorio 1)revisto dagli articoli 3, 4,
5, 6 , i e X del regolamento n. 2 5 ;
a decorrere dal 10 luglio 1967, apnlicazione del regime del mercato unico, 1)revisto dall'arlicolo 2 del
regolamento n. 25.
I.
Le 3 proposte del17Es
politica agricola com
suggerite, in maggio,
REGIME TRANSITORIO
Articolo 2
1. l1 rontril>uto della sezione garanzia del Fondo alle silese a<l esso imputabili a norma dell'aiticolo :;.
~ ~ a r a g r a f ' 1,
o lettere n). h ) e r.), del regolamento n. 2,; 6 fissato a :
cluattro sesti per il 196.5-66:
cinque sesti per il 1966-67.
1. I n derr)rra alle <lisposizioni del ii;iraarai'o 1. il Consiglio. <Ieliherando su proposta ilella Commissione
;ill'unanimilà durante la seconda ta11p;r e a maggioranza qualitic;rta in seguilo, IIUÒ deriderc il finanziamento
totale delle sijese relative a uno o più pmclotti a decorrere dalla data in rui è interamente realizzata la libera
circolazione (li tali proilolti all'intcrno <lell;i Comunità. se tale data è anteriore al 1U luglio 196i.
Le silese del 1:ondo sono coperte cl:i rontributi finanzi;iri (lagli Stati
x p u e n l e criterio di ripaitizione:
196;-66
Belgio
. . . . . . . . . . .
7.96
Germania
32,35
. . . . . . . . . .
Francia . . . . . . . . . . .
32,3.;
1l:rlia . . . . . . . . . . . .
18
1,ussembur~o . . . . . . . . .
0.22
I'aesi Bassi . . . . . . . . . .
!),l2
meml>ri determin;ili
sccundo
il
A drcori~ere<la1 l'' luglio 1!)6i, le enlrate r ~ r o '
- dei prelievi e < l e d i altri tributi, istituiti
;r~ii)resso« prelievi agriroli ». e
1966.67
7,96
30,59
-- dei dazi della tariffa doganale comune
<li ~lrodotti a~uicoli, istituite in virtù dell'aiticolo
speltano, alle condi7.ioni fissate neali ai,ticoli 2 e 3,
~iroprie.
3O.;><J
22
0.22
8,64
1 2 Commissionc. 1)revia consultazione del Comitato del Fonclo a norma dell'articolo 27, paragrafo 1. del
i.cgolamento n. 17/64/CEi?, presenta annualmente al Consiglio o al Parlamento eui.opeo un rapporto finanziario sulla gestione del Iionilo nel periodo precedente e, in i)iirticolare. sull'evoluzione dell'entità delle operazioni del Fondo, sulla n a t u r a dellc silese, sulle ron<lisioni della loro imputabilità al Fondo e sulla ripai.tizione
delle sue entrate.
11. REGIME DEL MERCATO
I1 - Proposta di disposizioni adot
del Trattato in merito alla sostituzione i
entrate proprie della Comunità ( p e r 1
Parlamento Europeo) :
UNICO
1.
Salvo altre entrate, il hilanrio <lell;i Comui
CI) nel corso del primo semestre, ila contrihi
1)) nel corso del secon<lo semestre, da cntr;it
2 . P e r il secondo semestre ilel 1967. gli S t ~ t
uiia liarte dei d:izi cloganali risrossi nei rispettivi
Stato membro, 1):ri.i all'ammonlare dei suoi contril
1. Sono fiiianzi;ite dtill;~ sezione garanzia clrl Foiido Ic azioni scgucnli. C-IIcttualc secoticlo iiorme iomuiiit:iric. nel iiua(1i.o dell'organizzazione comune dei mercati asi,irwli:
CI) le restituzioni ;ill'espoitazione verso i ilaesi terzi;
l , ) gli interventi ilestinati a regolarizzare i mercati:
C ) altre misure decise dal Consiglio, che (lelibera a
mab'j$ioi.:inza c~ualificata, su l~roposta della Commissione.
Le restitu,.,ioni <li cui all:i lettera a ) relativa ad esi>ot.tazioni basate su arrorcli 1)ilaterali o multilaterali
sono finanziate <l;il Fondo soltanto se, dal ilunto di uistn della Comunilà, tali accordi rivestano carattere
comunitario.
2. Il Consiglio, <Iclil>ei.;in<lo.
a maggioranza <lualificat:i. su iii.o~~ost;idella Commissione, determina Ic
;izioni di cui al par:igr;ifo 1 c ~ ~ r c c i sle
a norme comunitarie cui delte azioni debbono conformarsi.
1. Soiio 1in;iiii.i;iti.
i.iyuar~lanti:
(1;iIl;i
nczioiic. oririit;imcrito del I'òri(lo Ic azioiii cffcttu;itc sccuiiilo iiormc coinuiiitarie
2. Gli i m p e ~ n i della sezione orientamento del E'on<lo i.ai)presrntano un terzo <Irll'ammont;ire totalv clellc
spese della sezione garanzia. Tuttavia, essi devono essere almeno ugu;ili alla media (legli i m ~ e g n i dei due
anni precedenti.
3. Qualora le <lisposizioni del p a u a g r a h 2 compromettano l'attuazione dei programmi romunitari <li cui
ail'ai-ticolo 16 del r e ~ o ~ l a m e n tn.
o 1 ' 7 / 6 4 I C E E , il Consiglio, deliberando nel qu:ii1ro della procedura dell'articolo
203 del Trattato, aumenta l'importo destin:ito agii impegni della sezione orientamento.
4. Anteriormente al 1" gennaio l 9 i 2 , il Consiglio riesamin:% le disposizioni dei paragr;ifi 2 e 3 sulla Ijasc
di un r a p ~ ~ o r tdella
o
Commissione.
1. L'applicazione del rerime del mci.c:ito iinico
iioita all'al~rojiazione deali ;rrticoli 2, 3. 4 , 5 , 6 , X
e 23 nel Re~olamento n. I 7 / 6 4 / C E E .
(identico)
2. Anteriormente al l o ottol~re 1961;. la Cnmmissione, pievia consiilt:rzione
del Comit;ito del
Fondo a norma, dell'ai-ticolo 2 7 . ~?araai.afo 1. del
Regol:imento n. 1 7 / 6 4 / C E E , propone al Consialio le
misure d a adott:!re in applicazione dell'articolo 5 e
qualsiasi altra misura iltile per com1lletai-e le dispohizioni in viaore o adattarle alle esipenze del regime
dpl mercato iinico. ivi comllrese quelle intese ad
aaevolare il controllo delle spe'se.
(identico)
3. Inoltre. la, Commissione, ilrevia consultazione
del Comitato del Fondo a nornia dell'articolo 27.
p:ii.agrafo 1 del Regolamento n. li/64/CFJE, proiyne a l Consicilio, i
. n teiioimente
.
al 1" ottobre 1966.
l adattamento del Rerolamento finanzi:rrio riguardante il FEAOG (P,ecolamento 6 4 / 1 2 7 / C ' E E ) . al fine.
in particolaue, di f a r c0rrispondei.e gli stanziamenti
d a iscrivere in un determinato hilancio alle spese
da, effettuare nel ixriodo di esecuzione di detto
Iiilancio.
S.
A decoii,ere dal l o gennaio 19i2. tutte Ic
Salvo altrc eii(ualc. I<, eiitratt. i>i.rlvriiietiti <la11
iIcll;i Comunità, c scivono a finanziare inclistintarn<
I';irl;itt;imenti~ e i l miglioramento (lelle ron~lizioiii<li i)incluzionc iicll'agricoltui-;i:
I,) I';irlattamento e I'oricntamento della i~roduzioneagricola:
C ) I';iclattamcnto
e il migliortimeiito della commercializzaxione dei ~)i-oilotliagriroli;
d ) lo sviluppo delle possi1,ilità di <~ollocamento
dei ~,l-o<lottiagricoli.
Testo in~idificato dal I'arlaineiito
2.. Per gli esercizi finanziari <leali anni 1!)68-.
che resta a disposizione di ciascuno Stato mrml)rc
c
<L)
Testo proposto dalla Cominissioiie della CEE
1. La Commibsione ;iicci.ta, p r r i.iascuno Stat
<,h?, nel corso del secondo semesti-e clcl 1967. sia
adempiuto agli obblighi i>rescrittigli dall'artirolo 2
euroyco
Testo ~ ~ r o l i ~ i sdalla
to
Coiniiiissioiie della CEE
I,a Commissione r i s ~ e t t a n d o il ~mreggio del '
lancio ;i norma dell'ai.ticolo 199 del Trattato, f <
mula nel pi-osetto 1,reliminare di hilancio, elnluiii
n norma dell':iitico!o
203, ~raiaai-afo 2 , del Tr:
tnto. le nrevisioni di spese c<imy.atihili con ali ollii
tivi deila Coiniiiiiti e lirevede, eventiialmente,
\,ti.sanienti :lali Stati membri.
Quaiora. nel siio r;i.ogetto 11i.eliminai.e di i ~ i l a
cio, la. Comniissione irreveda versamenti tiali St:
memhri. t e r r à conto della sitii;iziotie ecoiiomica
sociale delle d i v e r ~ e regioni della. Comiinità nonc
ilell;~. necessitk di ;issiciii.are iin'eutia rili;iutizio
depli oneri in seno ; i l l ; ~ Comiinità.
1. Se Ic entrate <lc,Il;i Comunità diverse dai c
ri 11are~giai.e
il bilanrio <Iclla ComuniG le somme n
membri. sino all'esercizio finanziario 1971, confornie
lettera o).
2. Ent1.o la fine del 1!)7l il Consiglio decide,
criterio di ripartizione che deve essere ai~plicato11t
i-io 1972.
3. Inultrr. la Con~ntisr;iowqe.previa co~isult<rzio~rc.
dei Comitato del Fondo a nnrnla ddl'articolo 27. parugrafo 1 del Regoluiiieiito n. 1 7 / f i h / C E E , pro71one al
Consiglio e a l << Porlanrento Europeo », anteriorinente
al 1" ohtohre 1.966, l'adattaniento del K~golantento
finnnz:urio riguardante i l F.E.il.0.G.
(R~golniiventi
f i 4 / 1 2 7 / ( : E E ) . ((1, fine, i n g>articolare, di fur corrispondere gli stonsiamenti d a iscrivere i n un. deivi.minuto hilancio alle spesa d a effett~(nrcnel 71criodo
di esecuz.wnr di detto bikrncio.
Ogni anrio. anterioi.meiite al l* otto'bre, la Conimissione, previa consultazione del Comitato del Yonclo ;t
noi-ma dell':irticolo 27, paragrafo 1, del regolamento n. 1 7 / 6 4 / C E E , presenta al Consiglio e al Parlamento
Europeo un rapporto finanziario sulla gestione del Fondo nell'anno precedente e in particolare sull'evoluzione
dell'entità delle operaz.ioni del Fondo, sulla natura de'lle spese e sulle condizioni di attuazione del finanziamento comunitario.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi e:enienti e direttamente applicabile in ciascuno
degli Stnti memhri.
1. I1 Consiglio, drliberando a niagsioranza <lu;
nione del Parlamento Europeo, adotta entro il 1" l i
i>rcviste dall'artirolo 1 c percepite dagli Stati men
2. Il Cansiglio ~ , u ò(leridere, sewendo la stess:
Stati memili-i. al fine rli co'mpensare le spese sosten
entrate comunitarie.
Gli Stati memhri iiotifirano senza indugio al Se
dure prescritte dalle rispettive legislazioni nazionali
Le presenti disposizioni entrano in vigore il pri
sitato l'ultimo degli atti di notificaziorie di cui al cor
111 - Progetto di Trattato che modifica gli articoli a01 e 203 del Trattato che
istituisce la Comunità Economica Europea (per gli articoli 2 e 2 bis si dà, a fronte,
il testo proposto dal Parlamento Europeo):
venuta la rottura
Articolo I
L'Articolo 201 del Trattato che istituisce la Comunità Economica Europea è sostituito cial seguente:
« Articolo 201. - La Commissione studierà a quali condizioni i contributi finanziari degli Stati memliri di
qui all'articolo 200, potrebbero essere sostituiti ron risorse proprie.
A tal fine, la Commissione presenterà proposte al Consiglio, il iluale consulterà in merito l'Assemblea.
11 Consiglio, deliberando all'unanimità, adotterà le necessarie disposiz,ioni. Il Consiglio, tuttavia, potrà adott a r e a maggioranza qualificata, disposizioni co,niormi a u n parere con il quale l'Assemblea avrà sostenuto le
proposte della Commissione a maggioranza su due Lerzi dei suoi voti e a maggioranza dei suoi meml>ri.
Le disposizioni adottate dal Consiglio dovrz~nnoessere approvate dagli Stzti membri conformcrnente aII<.
rispettive norme costituzionali. finché i membri dell'Assemblea non saranno designati conformemente alle r l i s ~ ~ o aidoni previste dall'articolo 138, paragrafo 3, del T r a t t a t o » .
o comunitario per la
le modijiche ad esse
Parlamento Europeo
Articolo 2
L'articolo 203 <le1 T r a t t a t o rhe istituisce la Comunità Eco'nomica Europea è sostituito dal seguiucnte. che si
:iDplicherà per la preparazione del bilancio 1868 e dei bilanci successivi:
Consiglio, a norma dell'articolo 201
ributi finanziari degli Stati membri con
,i dà, a fronte, il testo proposto dal
iIl'al)iilicazione agli scambi con p;iesi noli membri:
della politica agrirola comune, denominati in
D
su alcune merci risultanti dalla trasformaziunc
Grattato, <lenominati in appiesso «<lazi doganali
2,
inità 1Cconomic;i Europea, in <iualità (li entrate
1 9 6 i è finanziato in l>arLi ugu;ili:
iri degli Stati membri:
della ComunitA.
versano alla Comunità i jirclievi agricoli. noni.h&
importo totale di tali versamenti è, per ciascuno
iari rli cui al p a r a g r a i o 1, lettera u ) .
, la l~crcentualedelle entrate <li cui all'artiroto 1
disposizione d i ogni Stato membro, dopo aver
io 2 .
ei.centuale delle e n t r a l e di cui al 11arasr:~fo 1.
lotta annualmente (li un 'iuinto.
li cui all'ai-ticolo 1 siIettiino alla Comunità.
,ne <legli articoli 1, 2 c 3 s<iiii>isrritlc iicl 1,iiaiirio
le s11cse iscrille ncl liilancio slesw.
Testo inodificalo dal Parlaininlo Eurupcu
Coiiiiiiissionl~. i-iupettnndo il ll<iregaio del f ~ l 1 < i i I nor,)ra d~ll'articolo 199 dei Trattato, fori~iuln.iiel
igetto di bilancio », elaborato a nornia ddl'ar~t.20.1.
grafo I? del Trattato, le previsioni d i spese co71~bili r . 0 1 ~ gli obiettivi della C o ~ ~ i u n i t àc. l~reverl<<,
~tuul~irente.i rersa.menti agli S t a t i irien~6ri.
Testo proposto dalla Commissione della CEE
2. Ciascuna istitiizione della Comunità elabora
iino stato di lirevisione delle liro~iriespese. L a Commissione i.aggi%ppa tali stati di ~irevisione in un
liiogetto preliminare di bilancio, allegandovi un i>arere che può imtiortare previsioni divergenti.
I,a Commissione sottopone al Consiglio il pros e t t o preliminare <li bilancio non oltre il 15 setteinbre dell'anno rhe ne precede la. esecuzione. Essa
IO ti.asniette contemporaneamente all'Assemblea.
Osni qualvolta il Consiglio intenda discostarsi dal
itrogetto p r e l i r n i n a i ~ , consulta la Commissione ed
eventualmente le altre istituzioni interessate.
3. I! Consiglio con deliherazione a maggioranza.
(~iialificata, stabilisce il tiropetto di bilancio e !o
trasmette successivamente all'Assemblea.
Il iirogetto di bilancio deve essere sottoposto alI'Assemhlea non oltre i! l 5 ottobre dell'anno che
ne i ) r e c d e l'esecuzione.
L'Assemblea ha ;I diritto di modificare il nrogetto
di bilancio a macpioranza dei membri che la comilonaono, a condizione di rispettare I'obhliso ilrevisto dal secoiido commn dell'ai-ticolo 199 del Tratt;ito.
iir~lora. nel suo N progetto d i hikrncio», In Coiir:ione j~rc?ieda vr.8-sauienti agli S t u t i nieiizhri. t r r r i ~
o della situazio?ie econonr.icn e soriale delle divrrsc
o9i.i della Coiirii?aità nonchE della necessità d i nssitre un'rpiaa riuartizionc « dei uantaggi » e dey!i
.i i u seiio alla. Coi)pu?iità.
5nanziari degli Stati membri non sono sufficienti
rd assicurare il pareggio sono versale dagli Stati
ripartizione ilrevista <lall'articolo 2, ~ ~ a r a f i r a i1,o
lente all'ai.ticolo 200. p a r a g r a l o 3, del Trattato. i l
huti finanziari ;i decoi.rcrc <lall'cscrcizio finanzia-
u proposta rlella Commissione e p r e v i ~ consultale disposizioni relative alla riscossione delle e n t r a t e
che la Comunità versi indennità ioriettarie agli
rmministrazioni nazionali per la riscossione drllc
.;i.
dal Parlaiiiento
2. Ci~iscuna istituzione della <,'oiiricnità elnboru
stato d i ?~revisioiiedelle proilrie sllese. 1,u C o i i ~ ?ir.issio?ie raggriLypa ta8l.i stati d i previsione in un 1ir.ogetto di bilancio. « Essa vi inserisce anche ?cn<i stato
di previsione delle entrate demlla Co~uunitxìn.
L a Coniniissione sottopone all'..lsse?nblea e a1 Colisialio il i ~ r o g e t t o d i hilaneio entro il 15 sr'tteiirhrr~
dell'anno r l ~ ene ?)recede l'e.~eruzwire. Essu vi <iccl?~dc
un'esposizione dei ?iw~tivi« che illustri anrli<? le decisioni che possuno avere cffetti sul bilaiicio ».
7lIW
2. 11 Consiglio ani> entro 20 gior?zi dal riv<,l*iintento dei r~rogetto d i b i l ~ ~ n r i eo con deliherazione r i
nlaggioranza (1w1.lificata, proporre ~ i ~ o dicazioni
if
IL i.oi1d i f i n e d i rispettare l'obbligo previsto ull'artirolo 1!i!i
del Trattato. Esso ne d à coi1~7~nicazionc
iniiiiedint<c
alla Comn~isaioneed all'Asseri~bleaesponendo i niotivi
v e r i quali intende dixeosk~rsidal progetto d i bilancio.
L'Asseniblea ha il diritto di ?iiodificare il pro(/ietto
d i bilancio a nzaggiornnza dei iiie~lihii che la coni~ m g o n o ,a condizione d i ri~]>ettnrel'obbligo 1ire~iistri
dnl secondo co?i~iila dell'a.rtir>oio 198 del Trattato.
L a Co?i~nzixsione prende po,sizionr sirlle i~i.oj~ostedi
iiiodifica.oionr l~rcscirtate dal Coiisiglio e sia r1i~ellLl1:
d<~ll'Asse~~~blen.
4. a ) Qmloi.a il yrogetto di bilancio nuii sia xl~ito
~raodificato dalL'Asseniblea elitro due n ~ e s i dalla stia
co?~zzinicnzione, esso si ronsidera defi~i.itivrzii~e)itrap71rovato. a fatto salvo il diupostc del ro?iii>~<i
.', C ) ».
11) Qualora, entro tale termine, l'Assemblea
;ibl>ia modificato il progetto di bilancio, essa trasmette il r~roc<etto di bilancio cosi modificato d
Consiglio e alla Commissione. Quest'ultima. comiinica al Consiglio, entro il termine di 15 giorni, il
siio parere favorevole sulle modifiche apportate
~Iall'Assemblea o, i11 caso di ilarere divergente. gli
emendamenti che ::i-ormne di apiiort:ire ;i tali modifiche.
I>) Qirulora entro t d e ter?ii.ine I'~\ssf~iiibleaai,l>iu.
~iiodificato il 1Jrogetto d i bilancio, rssa t.r«siuette il
71rogetto d i hilanvio cosi modifirnto nl. Conni<,lio <,
u l h Con~?i~issionr.
121lest'ultin1a, se ritiene di noli
j~otersi p r o n u n c i n r ~ definitiva~ii.e*rte i n scdirtrr j>irliI>lico. dav<ii~tf all'Asse~nhlea. criiiiuuica a l Consi«!io
e all'~4ssrnil~icnentro il teriirinc d~i J O gioi-ni. il suo
l ~ a r e r e favoreuole s ? ~ l l r iiiodiiiclie ali'poitate dall'Asse?i~blea. o, i n caso d i parere divergente, le trasiiiette iwr iiiedia t a n ~ e n t egli e?izendni~iri~ti
rlrc l,ro?~one
di apporture a tali niodifiche.
cì Ci.asciln~ delle modifiche aiIi1ortate 11:iIl'As:;emlilea e ronsider;ita defiiiitiv:imente adotl;lta, ;r
meno che nel teimine di 20 giorni dalla ricezione
d r l l ; ~ comunicazione dellsr Commissione:
- il Consiglio. deliberando ;i mapsioranz;r
<lei membri che lo comimnaono, emendi nel senso
irroiiosto dalla Commissione la modifica aiii>ortat;i
dall'Assemblea:
- il C o n ~ i s l i o , deliberando a maggioranza
di cinque mernl~ri. adotti disposizioni che si discostino s i a dalla modifica apportata dall'Assemblea,
sia dalla posizione adottata dalla Commissione.
C) IL bilancio s i rr~?isidera definitii~niiientr a l ~ l > r o 1.uto iiclla foriira dvcisa dal Parla?i~eiito <lunlor.<i.~ 1 . 1
trriiiine d i 20 giorni dal/« riceiionc d<,llc j~roj,(>stc
di inodificn della Co?i~?iiksionc,:
- il Consiglio, delibernnrlu 11 ~ir<r~jyioro~izii
(li
«cinqtae» n i r ~ ~ ~ h non
r i , e ~ i ~ e n dnel
i
senso pvo)>ostu
dalla Coii~iiiissionc il hila?i<.io «]~]~rovatodall'.lose~>zblea.
il progetto di bilancio è considerato definitivarnente apr~i.ovato dal momento in cui le modifiche
di cui è stato ob'petto sono adottate conformemente
; ~ l l e disposizioni del comma precedente.
11 progetto di bilancio d <,oiisidernto drfi?~itivaiir~,)it*,
al>l>rovato dal no mento in cui le iitodifiche d i cui.
ì: stato ogdetto sono adottatp eonfoi'iiie?izrnte allc
disposizioni del eonlmu precedente.
Qualora il Consiglio, nello strsso tcriiiin.~, dclil>r,rando a nzaggioranza di cinque i ~ i ~ n i l > radotti
i.
dis~~osizioni che si di.~eostino sia dalla iiiodiiYcn a l i ) ~ o r t a t o
dnLl,'Assmublea, sia M a posiziaue adottata dalla
Con~missiane,il ilrogetto d i bilnncio i: co?7sideinto ifefinitiuanzente approvato, n vrcno rh4 entro 20 !lior?zi
dalla sua ricezione l'Assei~rhlca non l'abhin resiliwto
a ~ i t a g g i ~ r a i ~dei
z a due terzi dei voti eal~rcssi e ir
rilaggioranza dei nienihri che la conirlongono.
Dal n~o?,i.ento i n cici l'Ass<,~~zhlensni.<i d e ~ i < ~ > i < ~ l < i
(alle condizioni ]>i-rviste all'nrticolo 1.38, par. 3 dcl
Trattato o, a l più tardi. n datare dal 1" settriii!>re 1971, le dis~iosizioni del linragrafo 6 dcll'nrticolo 203 del Trattato C E E . d i cici all'articolo 2 dcl
11reselute T r a t t a t o sono sostiticite dalle disposizioni
se~~eluti:
4. a)Qunlora il nrogetto d,i l>iln?~cionun sirr
stato nzodifioa@ dalJ'Assrii~hlea, entro dice iii<.si dall<a
siur conrun~cazwne, esso s i considera definitir<i?~ie?ite
a~~provato:
\I) Qunlora entro tale te.r)~ii?i~.
~ ' A S S ~ I I I in~~PII
tciida ?i~odificareil progetto d i hila?ieio, essa conr;r~lt<i
il Consiglio ed cvent'ualniente k altre 1stituzion.i interessate.
I,a Com?niasione c o l i i ~ ~ n i r aall'.-issel>iblea il suo
parere.
Il bilan,cio viene poi npprovato dnll'Asseiizblen drliberante a niaggiornnza dei nienlbri che lu roiii 11origono cd in, osservanza dell'obhligo d i cui (11 'irrorido
con~?im deU'artinolo l 9 9 dcl Trattato.
r,'Asne?iibka può ayn!enta,-e ii totale dellr s i ~ < ~ s o
1~revi.yte dnUa Co~izmzsnonc solo d'intfsn con rlurne'uT.tinia;
r ) la Coiirnaissioiic p~~l>l>lic<i
il I>Fl<~nr.ii,
coni rrj,~ii.u7,r~to c n e assicura I'cscmi?ionr.
Arti<:olo 3
ilel Consiglio l'avvenuto adempimento delle riroccione delle presenti disposizioni.
del mese successivo alla data in cui è stato depodente.
13"ropeo
(identico)
4. 11, Qiialora il riroxetto di 1)ilancio non si:r
stato modificato dall'Asseml>lea entro iin mese dalla
siia comunicazione. esso si considera definitivamente
;ipiirovato.
i.
?.
Teslo modificalo
1. L'esercizio finanziario ha inizio il lo gennaio
u si chiude il 31 dicembre.
( E n t r a t a in vigore)
Articolo
(Disposizioni finali)
/,
luglio-agosto 1965
C O M U N I D'EUROPA
F r a u Strobel h a anche sviluppato il concetto dell'ulteriore ampliamento delle e n t r a t e
comunitarie, c h e non possono essere ridotte
a i soli dazi, concetto che preferiamo present a r e nell'esposizione più brillante c h e u n
giovane europeista, Fabrizio d e Benedetti,
h a svolto di recente a u n convegno del CIDE:
( ( T r a l e proposte che si possono fare per
dotare la CEE di un sistema di finanziamento
più logico e coerente con le sue necessità,
c'è quella di attribuirle un potere di tassazione diretto all'interno dei paesi della Comunità, ad esempio assegnandole i proventi
di una tas,sa comunitaria.
L'occasione per una soluzione del genere,
potrebbe essere trovata nell'ambito del progetto attualmente allo studio della Commissione, riguardante la sostituzione dell'imposta
sulla cifra d'affari (IGE) con un'imposta sul
valore aggiunto. il cui tasso venga gradualmente equiparato in tutti i paesi, in modo che
entro una certa data (indicata nel 1" gennaio
1967) tutti i controlli di frontiera, per ciò
che riguarda gli scambi di merci tra gli stati
membri, possano essere aboliti.
Dunque tale imposta. creata dagli organi
comunitari e da applicarsi uniformemente nei
sei paesi aderenti alla Comunità, avrebbe tutte
le carte in regola per diventare un'imposta
della Comunità.
Naturalmente, data l'importanza dell'imposta
nell'economia degli Stati e la sproporzione tra
il suo ammontare e le presenti necessità delle
istituzioni europee, essa sarebbe configurabile
per ora solo come una sovraimposta, da applicarsi da parte della Commissione. In pratica
cioè si potrebbe dar vita ad un sistema per
cui ogni anno gli organi europei stabiliscono
nel bilancio preventivo l'ammontare della sovraimposta, la quale verrebbe applicata automaticamente all'interno degli Stati. senza necessità di alcuna ulteriore disposizione da parte
di questi ultimi 11.
Concetti analoghi h a ripetuto l'on. Vals.
socialista francese, Presidente della Commissione finanziaria e relatore a n o m e di questa,
circa la necessità di d a r e u n carattere n a zionale e comunitario a l bilancio agricolo:
La tariffa esterna comune potrà dunque
essere applicata a tutti i prodotti a partire
dal 1" luglio 1967; pertanto il luogo in cui
verranno percepiti i prelievi e i dazi doganali
corrisponderà sempre meno al luogo in cui le
merci importate vengono consumate.
Potrebbe darsi. per citare soltanto un'ipotesi
tra tante, che tutti i dazi della tariffa esterna
ccmune vengano percepiti ad Amburgo, a Rotterdam o a Genova mentre l e merci che in
questi porti vengono sbarcate sarebbero destinate, ad esempio, al Belgio, alla Francia o al
Granducato del Lussemburgo. E' dunque evidente che i ricavi dei dazi della tariffa esterna
comune non potranno più essere accreditati
a favore dello Stato membro in cui vengono
percepiti. Pertanto, i n base ai dati suesposti
e in funzione della concatenazione logica che
da questi dati scaturisce si è giunti alla conclusione che non soltanto l e entrate provenienti dai prelievi agricoli ma anche i ricavi
della tariffa esterna comune dovrebbero essere versati a partire dal 1967, alla cassa comune dei Sei stati membri che fanno parte
della Comunità. Si è dunque logicamente giunti
alla conclusione della necessità di un bilancio
comunitario.
Pertanto l e proposte dell'Esecutivo si articolano in tre gruppi. I1 primo gruppo relativo
al finanziamento della politica agricola comun e costituisce in pratica l'applicazione delle
decisioni o delle raccomandazioni già elaborate
dal Consiglio. Nel secondo gruppo si gettario
le basi giuridiche in vista della sostituzione
dei contributi degli Stati membri con risorse
proprie. Nel terzo infine si traggono l e conseguenze normali dei due primi, prendendo in
considerazione la necessità di adattare l'equilibrio istituzionale alla nuova situazione che
viene ad essere così creata.
La vostra Commissione ha ritenuto che a
tal momento poteri completi in materia di
bilancio dovrebbero essere conferiti a l Parla-
mento Europeo. Essa è partita dal presuppoeto
che non è possibile ritirare ai parlamenti nazionali ogni ccmpetenza su bilanci che coinvolgcno somine importanti come quelle indicate
all'inizio della mia esposizione, senza trasferirle integralmente al livello europeo.
Vogliamo spingere l'incoerenza fino al punta
che il Consiglio. che non deve rendere conto
a nessuno del suo operato e delibera a porte
chiuse, non scltarito proponga ma convalidi
addirittura le entrate, fissi le spese e controlli
l'utilizzazione dei fondi? Stabilire le entrate,
fissare le spese e controllare l'impiego dei
mezzi finanziari è il potere fondamentale dei
psrlamenti che rappresentano la democrazia o .
I1 concetto della « non automaticità
a
cui faceva allusione F r a u Strobel, è stato
così chiarito dall'on. Illerhaus, democristian o tedesco:
Un altro punto a cui vorrei accennare è
la struttura del bilancio della CEE. Quasi
più rilevanti delle modifiche relative alla consistenza del bilancio sono le trasfcrmazioni previste per la sua struttura. Nel 1964 il bilancio
della CEE era costituito per tre quinti da
spese amministrative e per due quinti da stanziamenti per il Fondo sociale che potevano
venir spesi per sovvenzioni. I1 50% delle spese
per i progetti sovvenzionati era tuttavia a
11
C I T T A D I N I ?
Con il traforo del Monte Bianco cade un'altra barriera
tra i popoli d'Europa, ma le divisioni politiche del passato
permangono immutate
Incapaci a realizzare l'unità politica dell'Europa, i governi nazionali, con in testa il Generale De Gaulle, stanno
mettendo i n pericolo il Mercato Comune, la base del pro.
gresso e della pace tra gli Europei.
Unitevi ai federalisti nella lotta contro i l nazionalismo
e per gli Stati Uniti d'Europa.
Avec le percement du Mont-Blanc une autre d e i barrières, qui divisent les peuples Européens, tombe, mais les
divisions politiques du passé subsktent encore non changks.
Incapables à réaliser I'unité politique de I'Europe, les
gouvwnements nationaux, en tete celui du Général De Gaulle,
sont en train de mettre en danger le Marché Commun, c'est
à dire la base du progrès et de la paix parmi les Euro+ns.
Citoyens, unissez-vous aux fédéralistes dans la lutte au
nationalisme et pour les Etats Unir d'Europe.
A cura del Centro Regionale Piemontese del Movimento
Federalista Europeo - Via Bligny, 5 - TORINO.
Sede centrale del M . F. E.: 6, rue de Trbvise
-
PARIS I X .
carico degli Stati membri interessati. Se ora
vengono messe a disposizicne della Comunità
risorse finanziarie ammontanti, come si è detto,
a 2,3 miliardi u.c., l e spese amministrative
non costituiranno più che una parte infinitesimale del bilancio. La parte maggiore sarà
àestinata ad interventi diretti sul mercato
agricolo e quindi a spese che da un lato sono
di grande importanza per la politica economica e dall'altro eserciteranno un influsso diretto sull'evoluzione economica e sul tenore
di vita di determinati ceti della popolazione,
senza che gli interventi della Comunità debbano essere affiancati da interventi equivalenti
da parte degli Stati membri.
Con queste somme. onorevoli colleghi, si fa
della politica sul piano degli interventi, una
pclitica economica ed anche congiunturale. Ciò
è molto importante, data l'entità dei mezzi finanziari in questione. In altre parole, da un
modesto bilancio amministrativo e da alcune
limitate possibilità di sovvenzionamento si passa ad un gigantesco bilancio di investimenti
1).
A s u a volta l'on. plaisse, democristiano
olandese, h a opportunamente ricordato i
vincoli recisi che il P a r l a m e n t o dei Paesi
Passi h a posto in questa materia a l proprio
governo:
Nei Paesi Bassi. anche la Seconda Camera
ha recentemente proposto in una mozione, vigcrosamente appoggiata dal governo, di riservare una funzione cardinale al Parlamento
Europeo nello sviluppo della futura politica
della CEE. Mi sento in dovere di dichiararlo
in questa sede; una tale mozione non può
rimanere inoperante. Si tratta dei diritti fondamentali della democrazia parlamentare, e
su questi non si può negoziare né mercanteggiare
CC
1'.
(Rece~ntementea n ~ h eil P a r l a m e n t o tedesco, nell'approvare la fusione degli Esecutivi comunitari, h a impegnato il Governo
d i Bonn i n senso analogo. Solo al P a r l a mento italiano la consegna è, come sempre,
di russare: il Governo s a l u i ciò che d e v e
.
f a r e : non disturbare il manovratore!).
T r a i numerosi interventi nel senso sopra
indicato (contrario è stato, ovviamente, solo
l'oratore del G r u p p o gollista, l'abate L a u drin, secondo cui la Commissione del Mercato Comune vuole p o r r e troppa c a r n e a l
fuoco e surch.nrger la ch.arrette), ricorder e m o l'on. Berkhouwer, liberale olandese,
c h e h a svolto considerazioni particolarment e penetranti, e l'on. S e u f f e r t , socialista
tedesco, c h e h a riassunto in d u e concetti
l'essenziale del dibattito:
<,La procedura di ratifica delle singole diposizioiii da parte dei sei parlamenti deve
venir sostituita da una procedura veramente
comunitaria, una procedura all'interno della
Comunità invece che una ratifica da parte dei
sei parlamenti che rappresenta ancora una
procedura diplomatica.
La moderazione lodata ieri dall'onorevolc
Gaetano Martino non è una virtù che raccomanderei a un parlamento. L3 moderazione
puii essere una virtu per chiunque, ma un
parlamento che sia moderato è normalmente
un cattivo parlamento. 11 coraggio, il senso
della responsabilità, queste sono le virtu che
raccomanderei ad un parlamento
1,.
S e vogliamo d i r e t u t t o ciò in termini più
enfatici, ricorriamo a Pleven:
c c Prima domanda: il finanziamento della politica agricola comune deve essere assicurato
con mezzi finanziari comunitari? Con una maggioranza schiacciante l'Assemblea risponderà:
si.
Seconda domanda, anche questa di natura
politica: i prelievi agricoli, le entrate doganali, sono destinate ad essere le prime entrate
fiscali dell'Europa di domani? Con una maggioranza schiacciante l'Assemblea risponderà: sì.
Terza domanda: la gestione delle finanze
dell'Europa che si va costruendo a poco a poco
con tanta difficoltà. deve essere sottoposta al
controllo democratico di istituzioni parlamentari? Con una maggioranza schiacciante 1'Assemblea risponderà ancora una volta: sì , I .
Ricordiamo infine, p e r concludere, l'intervento dell'on. v a n d e r Goes v a n Naters,
il q u a l e h a a v u t o il merito d i richiamare
l'attenzione sull'ottima pubblicazione sull'argomento di G e r d a Zellentin, apprezzata
autrice d i u n a l u n g a ed esauriente monografia s u l Consiglio Economico e Sociale
comunitario, e c h e h a ora pubblicato, p e r
i tipi dell'Europa Union, u n a brillante monografia s u s L a politica comunitaria di
bilancio e l'integrazione europea D, c h e m e t t e
chiaramente a fuoco i problemi finanziari
delle Comunità e sulla q u a l e ci proponiamo
di t o r n a r e a parte.
3
-
L'a
impennatal) dei Cinque
S a r e b b e stato nostro desiderio aggiungere, alle d u e colonne i n cui abbiamo p u b blicato d a u n lato il testo proposto dalla
Commissione e dall'altro l e modifiche - poche e n o n essenziali - suggerite d a l P a r lamento Europeo, una terza colonna contenente q u a n t o avrebbe dovuto decidere,
e n t r o giugno, il Consiglio dei Ministri comunitario, i n modo d a m o s t r a r e s e anche
questa volta rispondeva a verità q u a n t o d a
noi spessissimo denunciato, e nella sessione
d i maggio ripetuto a chiare note dall'on.
Gaetano Martino:
Uno stesso dei membri più autorevoli del
Consiglio dei Ministri. il Ministro olandese
Luns, nel suo discorso del 2 dicembre dell'anno passato, in Consiglio di Ministri, denunciava tale cattiva volontà. questa erronea interpretazione delle norme dei Trattati di Roma,
affermando: "Dobbiamo riconcscere onestamente che il parere del Parlamento è stato, sì,
richiesto in più occasioni, ma che a questo
parere non si è quasi mai prestata alcuna
attenzione " ,u.
P u r t r c p p o l a nostra speranza è andata
delusa: l a nuova
m a r a t o n a agricola non
c'è stata, gli orologi n o n sono stati f e r m a t i
e Couve d e Murville - p e r ordine d e l suo
p a d r o n e .se n e è a n d a t o sbattendo l a
porta: niente E u r o p a sovranazionale.
L a p r i m a impressione è d i euforia: a v e t e
visto che i m e n a g r a m o alla Chiti-Batelli
h a n n o a v u t o torto, e che i politiconi nazionali, gli europeisti d i tutti i banchetti h a n n o
a v u t o ragione?
L a seconda impressione è esattament,e
l'opposta: i n realtà, p e r u n a s t r a n a combinazione c h e conferma l a regola, lo stesso
interesse nazionale, e non altro, c h e spinge
l a Francia a d opporsi alla sovranazionalila,
induce invece, u n a volta tanto, i Cinque a
sostenerla. L a cosa è f i n troppo evidente
p e r l'Italia, l a q u a l e h a più d a perdere c h e
d a g u a d a g n a r e n e l sistema dei prelievi: non
c'è bisogno, p e r convincersene, d i giungere
all'esagerazione dell'on. Lombardi, il q u a l e
h a parlato d i « abietta vocazione d i donatori d i sangue n - rivelando con ciò solt a n t o il suo spirito « piccolo-autarchico ,.
L a cosa è a l t r e t t a n t o evidente p e r l a Germ a n i a (interessata soprattutto a l Mercato
Comune industriale, e non a quello agricolo)
e q u i lasceremo l a parola a i p a r l a m e n t a r i
tedeschi a Strasburgo. Anzitutto all'on. 11lerhaus:
11 Nessuno
di noi può auspicare che il mercato agricolo comune venga realizzato, diciamo pure, entro il 1967, se a l tempo stesso
non si procede anche verso la completa attuazione del mercato comune industriale. Si tratta
di due compiti strettamente connessi tra loro.
Taluni paesi membri della Comunità infatti
sono interessati in maniera del tutto particolare all'attuazione del mercato agricolo comune. perché vedono in esso eccellenti possibilità per il futuro della loro agricoltura. Invece
vi sono paesi ai quali sta a cuore soprattutto
l'attuazione del mercato comune industriale,
perché lo considerano un compenso per i sacrifici che costa loro la costituzione del mercato comune agricolo
In secondo luogo all'on. Burgba'cher, a n c h e
egli democristiano:
Come molti dei miei amici non riesco a
scacciare il sospetto che l'attuale politica francese sia indubbiamente indirizzata a l comple-
15
COMUNI D'EUROPA
luglio-agosto 1965
tamento e al finanziamento del mercato agricolo, ma che gli obiettivi della politica commerciale e industriale e degli altri settori della
Comunità siano - per dirla con moderazionr
- presi un po' meno in considerazione.
L'onorevole Vendroux ha detto prima che
egli non accetta lezioni da nessuno. Una tale
idea è lontana da me quanto dal Presidente
Pleven. Ma mi si ccnsenta di rivolgere ~i
nostri amici francesi un vivo appello perclie
distribuiscano il loro affetto nella stessa misura a tutti i settori della Comunità
l).
Quanto alllOlanda, anch'essa h a accettato
m a l volentieri l'orientamento considerevolm e n t e ~;roiezionisticoche è stato dato, alm e n o p e r ora. a l mercato agricolo, e si e
Due altre importanti decisioni, proposte dalla Commissione Hallstein al Consiglio dei Ministri comunitario e approvate con modifiche dal Parlamento Europeo
nella Sessione di maggio. Resteranno anch'esse in frigorifelro?
Decisione del Consiglio relativa all'aholizione totale dei dazi doganali intracomunitari. all'applicazione
dei dazi della tariEla doganale comune ed al divieto delle restrizioni riuantitative t r a gli Stati membri.
I.';itte salve le disposizioni di cui all'art. 4 . gli Stati membri :il>olisrono i dazi doganali t r a <li loro:
- sui proclotti non elencati nell'allegato 11 del T r a t t a t a (1). applicando a l 10 gennaio 1966 u n a riduzione
rhe porta la riduzione del dazio su o r n i prodotto all'80%del dazio di hase, ed abolendo tali dazi al l'O luglio 196i;
- sui prodotti elencati nell'allegato I 1 del Trattato. aaplirando al l o gennaio 1966 ed al 1" gennaio 1967
delle riduzioni che portano la riduzione del dazio s u ogni prodotto risiiettivamente al 65% ed a11'80% del dazio
di base, ed abolendo tali dazi al 10 luglio 196i.
Gli Stati inembi-i conservano tuttavia il diritto di applirare agli sramhi intracomunital.i i dazi stabiliti
direttamente dalla Commissione con un atto di autorizzazione, durante la validità di quest'ultima.
Articolo 2
Ferme restando le disposizioni di cui all'art. 23. par. I c ) (i) del Tr;~tt;rto e salve le disiiosizioni di cui
:il!'art. 4 della presente decisione, xli Stati membri aiipliciino la tariffa doganale corniine alla data del l'' luglio 1967.
Testo proposto dalla
Commissione
CEE
Testo inodificato dal Parlamento Europeo:
E'
vietabi o r n i resti-izione qu:intitativa che si
applichi alle imriortazioni di prodotti non elencati
nell'allegato 11 del Tratklito in iirovenienzn dagli
altri Stati memhri della Comunità E'conomic:i Eur<1~~e3..
(identico)
F a t t a salve le din?~osiaionid i cui all'articolo 4 . a l
i)iÙ tardi a p a r t i r e dal f 0 luglio 1967 s a r à uietntn
ogni rcntrizione q w n t i t a t i u a che s i app~lichialle i>,,iiortazioni d i prodotQi p l ~ n c a t i ff,ll'allegato I1 del
Trattato in i~rovenienzadagli a l t r i S t a t i nientbri.
(1) Vi sono elencati i più importanti prodotti agricoli.
(2) Ecco il testo del primo comma dell'articolo 2 3 del Trattato (r:nraer. a - C ) .
21. Ai fini deli'instaurazione proaiessiva della t:ii iffa doaanale comiiiie. fli Stati membri modificano
le loro tariffe ;rl>rilicabili nei confroiiti dei Paesi terzi secondo le modalità semienti:
a) per le po~inlonitariffarie ove i dazi effettivnmente ap1;licati
al 1 " gennaio 1957 non si discostano
d: oltre il 15Tc in r:iù o in meno dei dazi della t:iriff:i doxanale comune. qiiesti ultimi venxono a,piilirati alla
fine del qiiarto anno a decorrere dall'entrata in vixoi'e del Ti.att:ito:
h ) negli altri rasi, o r n i Stato membro aiiplica ;;lla s t e s a data iin dazio che ridiica del 30qG 10 scarto
ira, il tasso effettivzimente nplilicato al l<'gennaio 1957 e quello della tariffa doaanale comune:
c) tale scarto 1. nuovamente ridotto del 307? a1l.i fine della seconda taiipa;
d ) per quanto riguarda le posizioni tnriffnrie iiei. le qualli non fossero noti. al termine della pi.im:i
biplia. i dazi della t;~riffa doaanale comune, ogni S t a t o membro api>licn, enti-o sei mesi dacché il Consiglio ha deliberato conforrne'mente all'articolo 20, i dazi che i.isi11terebhero dnll'aiiiiiieazione delle norme del
liresente i ~ a r a p r a i oh.
Articolo
l,e disposizioni della presente decisione non si
a~ililicnno ai prodotti conteml~lati dai regolamenti
nn. 19, 20, 21. 22, 23, 13/64/CEE, 14/64/CEE e
16/64/'CEE.
1,
(identico)
Pari?i~e?it.i.qurstc dwnusiziuni no,, si a?>l,l,icharanno
11iÙ agli a l t r i jlrodotti, non n p p r n o per ensi il Coqisialio a,vr<i fissasto ~~n'orqanizzazionec o ~ ~ i ~dr.1~ nnlere
cato o noriiie conii~ni.
Articolo 5
La presente decisione è destinata a tutti gli Stati membri.
Decisione del Consiglio in merito all'armonizzaz~ione delle legislazioni doganali.
Il Consialio decide:
(identico)
1. Che gli Stati membri arirlorteranno alla Commissione la loro piena collahorazione nella prosecuzione accelerata dei lavori necessari affinché,
sull;i 1)ase del progi.amma d'azione proposto dalla
Commissione il 31 luglio 1963, siano attuate, non
oltre la data del cnmiiimento dell'unione tariffaria
nei settori industriale ed agricolo, norme comuni
od armonizzate in materia doganale.
2 . I1 Consixlio invita la Commissione a iiresentargii, non alipena ~>ossibile. in base alle disposizioni s~iecifirhe del Trattato, delle proposte di misiire concrete in merito, da una ilarte. all'apiilicazione uniforme della t a r i f f a dofanale comune e
dei d i v e ~ s i regimi relativi alle merci importate a
titolo definitivo o temiior.aneo, dai iiaesi non membri e, dell'altra parte, all'attiiazione di norme e
iirocedure romuni a t t e a rendere inutili i controlli
doaannli alle frontiere interne della. Comunità.
2. 11 Consiglio i~luitn la Coi~in~iqsione
a 1,7.enestargli « senza indugi dalle proposte d i dirrttilia, n
~iien,tadell'art. 100 del Trattato (1) ovvero i~ro?)oste
di altre n~iuure concrete, fondnte su altre disposizioni del Trattato i n nierito, da unn parte. o:ll'apliiirazione uniforriie della tariffa do.ntrnn1~ coniune e
dei diversi r c g i n ~ i relativi alle niprci iniportate n
titula definitivo o teniporan,eo. dai pat,si non iiienibri
e, ohll'altra parte. all'attw.zione d i norniP P procedure comuni a t t e a rendere Inutili i controlli doganali alle frontiere interne della Coil~icnità.
(11 Ecco il testo rlell'articolo 100 del T r a t t a t o C E E :
Il Consiglio', deliberando all'unanimità s u proposta (lella Commissio'ne, stabilisce direttive volte al rtivvirinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative degli Stati memhri che abbiano una
in<.i<lenza(liretta sull'instaurazione o sul funz.ionamento del mercato comune.
Il Parlnmento Europeo e il Comitato economico e sociale sono consultati sulle direttive la cui esecuzione
importerebbe. in uno o più Stati membri, una modificazione nelle disposizioni lepislative ».
COMUNI D'EUROPA
poi legata a l dito il rifiuto all'ingresso della
G r a n Bretagna, a cui p e r più ragioni teneva.
S i aggiunga ancora che Fanfani, nel complesso gioco sudamericano della nostra politica interna, teneva probabilmente, i n questo momento, a rifarsi - m a g a r i i n contrapposizione all'on. Colombo - u n a verginità
europea che non h a m a i a v u t a (se n o n meminisse u n q u a m virginem fuisse, potrebbe
anch'egli d i r e con u n noto personaggio femminile del Satyricon » d i Petronio A r b i t r o ) :
e si a v r à così l a spiegazione dell'eccezion a l e congiunzione d i stelle benigne c h e h a
f a t t o sì c h e i molluschi d i c u i p a r l a v a m o
proprio alla f i n e delle nostre precedenti
« Cronache
siano improvvisamente diveiiut i d e i leoni.
Ma p e r q u a n t o ? Qui sta il punto. S a p r a n n o i Cinque t e n e r duro, o, passata la
congiunzione, cederanno a i cattivo compromesso che, a q u a n t o p a r e , Hallstein, spaventato l u i stesso d a l suo successo - e
dalla minaccia di
licenziamento » - sta
preparando? L o sapremo forse a fine luglio.
I n attesa di quella d a t a i nostri lettori far a n n o b e n e a incollare, dietro l'uscio di
cucina, l e d u e colonne delle promposte della
Commissione e del P a r l a m e n t o Emuropeo, i n
modo d a potervene aggiungere col prossimo
numero, u n a terza - s e v e n e sarà u n a contenente l e decisioni del Consiglio dei
Ministri, e f a r e gli opportuni raffronti.
Una cosa p e r ò si p u ò p r e v e d e r e fin d'ora:
e cioè c h e p e r t e n e r duro, a i Cinque rion
basterà a v e r e soltanto il p i a n o negativo e
distruttivo disegnato d a Spinelli (questo h a
potuto servire p e r il primo round, m a ora
non è già p i ì ~sufficiente): essi dovranno
esser pronti a minacciare, e s e necessario
a t t u a r e a cinque norme p e r il m e r c a t o a g i i colo e, più i n generale, t u t t e l e a l t r e disposizioni del Mercato Comune c h e normalm e n t e sarebbero s t a t e adottat'e; senza dispettosi acceleramenti, m a anmche senza ritardi.
S a r à opportuno che essi allo stesso t e m p o
mostrino, con gioco più sottile, di esser
pronti a t r a r r e l e conseguenze del persis t e n t e rifiuto della Francia, sia n e i confronti degli S t a t i Uniti (in minacciosa ripresa, a titolo d i ritorsione politica, d e i
negoziati sulla forza multilaterale) sia nei
confronti della G r a n Bretagna (minaccia, a
titolo d i rappresaglia economica, d i negoziati a C i n q u e con I'AELE).
Non è ragionevole s p e r a r e c h e i Cinque
abbiano insieme t a n t a fantasia, t a n t a decisione, t a n t a coerenza e t a n t a prudenza (dico
prudenza nel senso p i ù elevato della v i r t ù
cardinale, e c h e n o n equivale a c a u t e l a j :
e noi p e r il momento - e salve s e m p r e
smentite dei f a t t i - restiamo ragionevoli.
Andrea CHITI BATELLI
Economia europea e politica europea
Pubblichiamo i l preambolo a l discorso che
i l presidente della Commissione della Comunità eco.rtonticn europea, Hallstein, h a tenuto
crl Convegno economico della C D U / C S U
svoltosi a Dusseldorf 1'8 luglio 1965.
La crisi che la Comunità Economica Europea
sta attraversando ncn ha alterato i miei piani
per questa sera, però li ha modificati o quanto
meno mi ha portato ad integrarli. Sarebbe
insincero non parlare delle grandi difficoltà
di questi giorni e di queste settimane; mi
servano dunque di preambolo.
I fatti essenziali sono noti. Le norme provvisorie dcl regolamento sul finanziamento della
politica agraria sono scadute il 30 giugno. In
previsione di ciò il Consiglio dei Ministri, con
decisionc del 15 dicembre 1964, aveva invitato
la Commissione a presentargli delle proposte:
1. sul finanziamento della politica agraria
comune per il periodo 1965-1970. La Commissione lc ha presentate entro i termini;
2. sull'attribuzione alla Comunità dei prelievi sui prodotti agricoli e delle altre entrate
comunitarie. La Commissione ha presentato
proposte anche a tale proposito;
3. questi due gruppi di proposte sul finanziamento della politica agraria e sull'attribuzione alla Comunità delle entrate doganali dovevano - in base al testo del vecchio regolamento sul finanziamento cui faceva esplicito
1,iferimento l'invito rivolto dal Consiglio alla
Commissione - essere presentati per la fase
conclusiva del Mercato comune U. Noi dovevamo pronunciarci anche su ciò e cioè stabilire quando ed a quali condizioni si sarebbe
realizzata tale fase conclusiva, e lo abbiamo
fatto;
.
4) abbiamo sollecitato un rafforzamento
dclla funzione del Parlamento Europeo in materia di bilancio. I1 Consiglio non ci aveva esplicitamente invitati a fare ciò ma lo aveva fatto
in forma indiretta. L'articolo 2 del vecchio
regolamento ricorda che le disposizioni sulle
entrate comuni della Comunità devono essere
ratificate dai Parlamenti degli Stati membri.
E' noto però che in alcuni di tali Parlamenti
esistono forti correnti che vorrebbero subordinare tale ratifica al rafforzamento della funzione del Parlamento Europeo. Noi dovevamo
tenerne conto se non volevamo rischiare di
presentare delle proposte puramente accademiche. Lo stesso Consiglio, in una dichiarazione
del 23 dicembre 1963. aveva sottolineato, riferendosi al suo dibattito sulla procedura del
Fondo eurcpeo agricolo di orientamento e di
garanzia - cito testualmente - quale grande
importanza esso attribuisse alla questione del
rafforzamento delle attribuzioni del Parlamento in materia di bilancio )i.
Quanto noi proponevamo a tale proposito
era peraltro molto modesto. In particolare veniva rispettato il principio secondo cui l'organo
competente per il bilancio è il Consiglio dei
Ministri e non il Parlamento. I1 Parlamento
Europeo, che aveva approvato con schiacciante
maggioranza le nostre proposte, aveva adottato una risoluzione spesso citata con cui si
esprimevano con forza esigenze assai maggiori,
seguito iri ciò anche da alcuni Governi e Parlamenti di Stati membri.
Da questa breve esposizione emerge già chiaramente che la Commissione non ha complicato l'impostazione del problema con l'aggiunta arbitraria di condizioni politiche, come
è stato detto talvolta (non in Germania). Non
abbiamo aggiunto nulla, ma abbiamo risposto
alle domande che ponevano i testi e cioè senza
lacune. Dobbiamo perciò respingere con tutta
fermezza la parte attribuitaci di capro espiatorio.
I1 Consiglio dei Ministri ha discusso la proposta della Commissione per cinque giorni,
compiendo notevoli progressi. Infatti, è stato
raggiunto un accordo sulla data del lo luglio
1967 come termine del periodo transitorio del
Mercato comune, sulla procedura per l'introduzione di un certo numero di condizioni di
grande importanza per il mercato agricolo;
il dibattito sulle condizioni per l'attuazione
del mercato industriale era già a buon punto.
Si era convenuto: in linea di massima, che
le entrate doganali e quindi anche i dazi
avrebbero dovuto venir messi in comune con
l'evolversi della Comunità ed era già stata
iniziata la discussione di alcuni elementi pre-
luglio-agosto 1965
cisi. In alcune importanti questioni relative al
finanziamento della politica agraria i punti
di vista si erano già ravvicinati anche perché
non da ultimo il rappresentante del Governu
francese ci era venuto incontro. Solo a proposito della questione degli incarichi da affidare al Parlamento in materia di bilancio si
era ancora ai primissimi inizi della discussione
(nel verbale. interno della Commissione sui
clibattiti del Consiglio, verbale che si compone
di 52 pagine, la parte riguardante tale argomento occupa 2 pagine e mezza soltanto).
Data questa situazione. la Commissione, nell'ultima notte di riunione si è sforzata con
ogni energia di indurre il Consiglio a conti
nuare la discussione. E' evidente che, in sede
di organizzazione dei dibattiti, si è sottovalutato il tempo che sarebbe stato necessario
Certamente non è un fatto da prendere alla
leggera, se non si rispetti il termine stabilito
in un regolamento comunitario per una decisione importante. Perciò, non scarseggiano i
precedenti, non mancano i casi di cui - in
circostanze analcghe - la discussione C stat.1
proseguita. Così ad esempio, il termine per il
passaggio dalla prima alla seconda fase dcl
periodo transitorio della nostra Comunità clie
scadeva il 1" gennaio 1962, - termine previsto
dal Trattato - non poté essere mantenuto,
perché non si era raggiunto in tempo l'acccrdi,
su alcune condizioni poste dai nostri amici
francesi: su loro proposta venne fermato l'orologio e si raggiunse l'accordo 14 giorni pii1
tardi. Purtroppo, questa volta non è stato
possibile incontrare l'approvazione unanime d ~ 1
Consiglio sulla stessa procedura, sebbene il
nostro suggerimento avesse trovato vasti
consensi.
Nel giudicare ora la situazione subentrata,
bisogna evitare qualsiasi drammatizzazione eu
agire con la massima riservatezza nelle ipo-tesi circa l'avvenire. Però penso che si possa
fare iin'unica dichiarazione e credo sia mio
dovere farla: nessuno vuole cogliere l'occasione per attentare all'esistenza della Comunità Europea, Ciò costituirebbe il più grave
atto di distruzione della storia europea e perfino del mondo libero dai giorni di Hitlei
Nulla - tengo a ripeterlo - ci consente di
insinuare che esista un'intenzione di tal gener?.
Tuttavia, la situazione rimane sufficientemente
seria. L'emanazione di una disciplina per 1'111ieriore finanziamento della politica agraria comune è un impegno indiscutibile e inconte.
stato del Consiglio, connesso ad una questicnr
importante, Che non si sia riusciti ad adem-pierlo in tempo, è un grave insuccesso, ma
non è una cosa insanabile. L'andamento delle
consultazioni svolte finora non consente di
concludere che un accordo è iinpossibile. Al
contrario. Naturalmente, non si ha mai la
certezza assoluta del successo quando si tratta
di negoziati tra sei partners, quando basta la
non approvazione anche di un solo parteci-.
pante per impedire l'accordo. Ma l'unica do-.
manda ragionevole che ci si può porre è se
esistcno sufficienti probabilità di successo A
tale domanda si deve rispondere affermativ?
mente ed ha risposto affermativamente anche
la maggior parte dei partecipanti. Tutte le
parti hanno non solo espresso la volontà di
adempiere all'impegno comune, ma anche agito
in tal senso e - già l'ho detto - tale atteggiamento ha già portato i primi frutti.
Tutte le energie debbono dunque ora premere per la ripresa delle trattative. I1 superamento della crisi deve avere inizio nello
stesso luogo ove quest'ultima era sorta. A questo
tendono anche gli sforzi della Commissione.
Altro non posso dirvi ufficialmente in questo
momento, a meno di non voler mettere io
stesso in pericolo il successo di tali sforzi.
E' la prima volta nella mia vita che sono
costretto ad iniziare un discorso ufficiale in
maniera tanto insolita e spero che sia anche
l'ultima. In un punto, certo, nulla è cambiato
rispetto a quanto detto finora: non l'attualità
dell'argomento di cui mi accingo a parlare,
non ciò che è questa Comunità, ciò che significa, secondo il Trattato, in virtù dello
spirito che in essa vive e n e determina la
'ealizzazione, con tutte l e possibilità reali che
alberga. E' di attualità parlarne e lo sarebbe
anche se solo si trattasse di far apparire la
ferrea connessione tra le forze e i risultati
che potrebbero essere posti in gioco.
luglio-agosto 1965
COMUNI D'EUROPA
Compiti dell' UCCE nel quadro del CCE
I Comuni e la rappresentanza morale
del popolo europeo
di Amerigo Petrucci
A conclusiorie della sessione romana dell'Unione delle Capitali della Comunità Europea (27-30 maggio 1965) il Sindaco di Roma
ha tenuto in Campidoglio il discorso, che
riportiamo integralmente.
Debbo innanzitutto compiacermi sinceramente col qualificato pubblico che ha voluto
fare corona all'avvenimento che sta per svolgersi in questa Sala, ad ideale coronamento
dei lavori della Sessione plenaria dell'unione
delle Capitali della Comunità europea. Anche se non sono mancate, nel corso di questi
giorni - e non mancheranno nella giornata
di domani - le occasioni solenni e significative che imprimeranno un marchio di rilievo su questa Sessione romana dell'UCCE,
abbiamo voluto deliberatamente tenere il
programma della riunione su un piano concreto e fattivo, senza eccesso di cerimonie
formali. Abbiamo tanti argomenti da mettere
a punto, e i nostri incontri sono solamente
annuali, che siamo costretti ad implrimere un
carattere estremamente pratico ai nostri lavori. Tuttavia abbiamo ritenuto che, per
quanto semplicemente, occorresse dare un
risalto anche esteriore e cerimoniale a questo atto della trasmissione dei poteri annuali
di Presidenza dell'unioae.
Si tratta in effetti di un avvenimento che,
nell'economia della nostra Associazione, possiede un peso singolare e, soprattutto in
questi anni d'inizio della nostra attività, in
cui le regole cominciano appena a prendere
corpo e in cui le tradizioni a profilarsi, forse
determinante. La Presidenza non passa da
uomo a uomo, non è destinata a soddisfare
piccole ambizioni, ma costituisce il trasfesimento di un ruolo direttivo da Città a Città,
offre a ciascuna Capitale l'occasione di imprimere qualcosa del suo particolare carattere
in questa cera ancor fresca che è l'insieme
dei propositi e delle prospettive della nostra
Unione.
Io ho ben netta la visione della grande
sala gotica del Palazzo comunale di Bruxelles
nella quale. nel corso di una consimile c e ~ i monia, il Boagomastm Cooremans, fondatore
e piesidente dell'UCCE negli anni dell'avvio, mi ha trasmesso le funzioni presidenziali. E ricordo altresì molto chiaramente le
parole che, con una certa trepidazione, pronunciai per esprimere l a profonda comprrensione che io stesso e l'Amministrazione comunale di Roma sentivamo circa il compito
che ci sarebbe toccato. Questa comprensione
confinava con la trepidazione perché eravamo, come siamo, consapevoli dell'importanza
che nelle varie Capitali europee si nttribuisce a questo strumento di collegamento e di
collaborazione e al significato che sempre
di più gli viene attribuito in seno al movimento europeistico; d'altra parte, ci rendevamo conto - e l'esperienza ce lo ha confermato - che esistano non poche difficoltà che
si oppongono ad un funzionamento suffiaientemente intenso dell'unione. I1 fatto è che,
in tutte le Città, a fianco di una precisa
volontà di muoversi su di un nuovo terreno
di reciproca intesa, mancano ancora le strutture sia pure elementari che siano in grado
di garantire lo svolgimento di un lavoro regolare e il mantenimento di rapporti stretti
e frequenti con le conso~rellecittà straniere.
Tutto ciò è naturale perché stiamo facendo
del nuovo e non esistono né norme, n é esperienze che possono guidarci; non esistono
precedenti, proprio perché ci troviamo in un
momento di passaggio fra vecchie concezioni
municipalistiche e una nuova visione della
funzione dell'Ente locale.
In effetti, l'Ente locale ha perduto quasi
completamente la sua sfera di autonomia
finanziaria e di conseguenza tutta la sua
attività amministrativa si è fatta succedanea
e complementare a quella dello Stato. Ma di
17
fromnte a questa constatazione, si affaccia
sempre più netta la documentata impressione
che l'Ente locale si vedrà attribuire sempre
più specifiche attribuzioni nel settore della
promoziolne spirituale e civica delle popolazioni. Di fronte all'insuccesso generalizzato
dello Stato come portatore di moralità, come
interprete di forze spirituali, si afferma progressivamente il co'ncetto dell'importanza
delle minori società, delle società locali, nell'affermare le esigenze interiori delle polpolazio,ni. I Comuni vedono sempre più chiaramente assegnarsi, dalle esigenze di base
delle loro popo~lazioni,un compito di rappresenta,nza morale e di iniziative posi,tive per
lo sviluppo culturale e morale delle famiglie, delle associazioni, degli individui.
E' per questo che dovunque i Comuni avvertono l'esigesnza di una ristrutturazione
territoriale e funzionale; perché essi comprendono che, o riescono a far fronte a questa spontanea attribuzione di funzioni morali,
o si dovranno prest80ridurre a puri strumenti
tecnici pe8r il funzionamento delle anagrafi
o per la pressoché impossibile regolazione
del traffico. Nell'ambito della esigenza di
interpretare il senso comunitario delle popolazioni, i grandi Ccmuni avvertono sempre
più netta l'esigenza, che spesso nasce dalle
cose e viene loro imposta dalle circostanze.
di prendere contatto con i grandi agglomerati umani dei Paesi stranieri. Si sente
la necessità di organizzare i rapporti con
11 Consiglio provinciale di Palermo, nella sua seduta del 21 maggio scorso, ha approvato a maggioranza (coni i1 voto contrario dei consiglieri del PCI e del PSIUY), l'adesione della Provincia
alla Carta federalista dei Comuni e dei Poteri lccali d'Europa, già approvata all'unanimita dai
V1 Stati generali di Vienna del CCE. I1 voto è stato preceduto da un'ampia relazione dell'Assessore Franoesco Stuno, nella quale sono stati illustrati le finalità ed il contenuto dell'importante
d~cumentoe il significato politico che l'adesione alla Carta da parte degli Enti locali assume
come oontributo alla oostruzione di un'Europa dei popoli, democratica e sovranazionale. La Carta,
rappresenta infatti la sintesi di alcuni principi fondamentali ohe devono ispirare le strutture
pr,litico-amministrative della nuova Europa federale e la concreta traduzione in termini istituzionali di alcune esigenze irrinunciabili di una sccietà democratica. L'iniziativa delllAsseswre
Sturzo, fatta propria dal Consiglio provinciale, acquista un particolare valore alla luce dei recentissimi avvenimenti, che hanno portato ad una battuta d'arresto del processo di integrazione comunitaria. In un momento in cui le istituzioni comunitarie (Commissione e Parlamento Europeo)
iricontrano la dichiarata avversione del Governo francese, ostile ad ogni aspetto' sovranazionale,
iii nome di una anscronistica fedeltà alle sole realtà statuali nazionali, la Carta federalista dei
Comuni e dei Poteri locali rappresenta il punto di riferimento necessario sia per contrapporle
urra compiuta dottrina democratica, sia per rafforzarei le attuali istituzioni comunitarie in senso
federalista. Per questo I'AICCE auspica che sempre più numerose siano le adesioni alla Carta
da parte degli Enti locali italiani, Comuni piccoli e grandi, Province e Regioni; esse costituiraiino una esplicita risposta ad ogni tentativo d i arrestare l'integrazione europea o di immiserirla nella tecnica dei compromessi economici tra Governi.
luglio-agosto 1965
COMUNI D'EUROPA
quanti nel mondo si trovano in consonanza di idee, in somiglianza di bisogni con noi. E se la legge comunale
e provinciale non prevede né istituti n é una
speciale strutturazione in questo senso, è evidente che la legge stessa deve essere interpretata. E' appunto ad una penetrante interpretazione della legge che regola gli Enti
locali che ci si accorge che la rappresentanza
globale ideale delle popolazioni è evidentemente sottintesa come appannaggio e caratteristica del Comune.
Per quanto riguarda noi romani, dobb~amo
constatare che, se Roma è abituata da sempre
ad esercitare una impegnativa influenza mopale, in un raggio assai vasto, questa influenza
appartiene più che altro al piano del magistero ideale cui si contrappone, dall'altra
parte, una ammirazione da discepoli e d a
innamorati. Ma è invece ancora insufficiente
nella nostra Città una moderna attitudine
al confronto con le altre Metropoli, alla discussione fra pari e alla collaborazione concreta, nella quale sia permanentemente aperta una partita di dare e di ricevere.
Di converso, noi avvertiamo il bisogno di
contatti stretti, che sono sempre ricchi di
apporti per la progressiva maturazione culturale e tecnica della vita cittadina e che,
oltre tutto, ci forniscono il mezzo di svincolarsi da una certa condanna all'isolamento
che deriva dalla sfavorevole positura geo-
grafica della Città nei riguardi dei più evoluti
centri del progresso moderno.
Un anno di Presidenza dell'UCCE mi ha
reso ancor più avvertito della situazione in
cui tutte le grandi Città si trovano, strette
tra l'insufficienza delle loro strutture di dialogo reciproco e di collegamento e il bisogno
che tutte indistintamente avvertono di qualche cosa di nuovo in questo campo; un anno
di Presidenza mi ha reso consapevole che
ogni risultato che si acquisisce è di grande
importanza, anche se modesto in sé, perché
consolida il terreno della collaborazione e
attrae sempre nuove simpatie alla collaborazione stessa. Ed è per questo che sono tanto
più grato ai presenti che hanno voluto dare
risalto alla cerimonia in corso; e debbo sottolineare che, fra i presenti sono per l'appunto molti funzionari comunali alla cui
sen~ib~ilità
spetta soprattutto d i tradurre in
fatti pratici e in conseguenze precise le direttive che gli Amministrato(ri fissano in
linea di principio.
Ma come esprimere la profonda gratitudine
mia, dell'Amministrazione comunale e delle
Delegazioni delle sei Città al Ministro degli
Affari Esteri che ha voluto portare alla cerimonia il riconoscimento ufficiale del Governo
italiano, sottolineando come coloro che hanno
la grande responsabilità delle sorti politiche
del Continente avvertano il significato di una
azione via via sempre più importante che
può essere svolta sul terreno delle popolazioni stesse dagli organismi amministrativi
che reggono le sei Capitali? E' difficile esprimere la gratitudine che nasce dalla constatazione di essere stati compresi, anche se corrono non pochi equivoci sul valore delle
relazioni internazionali delle Città. I1 fatto
è che il Ministro Fanfani, per la sua lunga
esperienza del lavoro di massa, polrta nell'attività diplomatica l'esigenza di uno stretto
e continuo contatto con l'opinione pubblica.
Ora che è terminata l'epoca della diplomazia
castale e che, in un certo senso, si è avviata
l'epoca delle diplomazie dei popoli, una grande politica estera è solamente quella che,
ricusando le costruzioni artificiose di ogni
tipo, cerca di fase coincidere gli atteggiamenti governativi al moto di spontaneo
oirientamento delle popolazioni. In un'epoca
come questa, di scambi sempre più facili, di
umani contatti, non è sui pregiudizi, n é sugli
apriorismi che può essere regolato il rapporto ~nternazionale.Ma la politica estera conosce due precisi momenti: quello preliminare
attinente alla costruzione delle opinioni dei
popoli, mediante un sagace indirizzo delle
loro conoscenze e delle loro sensibilità, e
quello conclusivo riservato ai tecnici dell'azione politica, economica e via dicendo.
L'opera nostra - questa delineantesi possibilità di contatti sempre più stretti tra le
BANCO D SICILIA
ISTITUTO DI CREDITO DI DIRITTO PUBBLICO CON SEDE IN PALERMO
Patrimonio L. 17.047.709.000
AZIENDA BANCARIA E SEZIONI SPECIALI DI CREDITO AGRARIO
E PESCHERECCIO, MINERARIO, FONDIARIO, INDUSTRIALE, PER
IL FINANZIAMENTO DI OPERE PUBBLICHE E DI IMPIANTI
DI PUBBLICA UTILITA
257 Stabilimenti in Italia
7 U l c i di Rappresentanza all'estero
Corrispondenti in tutte le piazze d'Italia e nelle principali del mondo
luglio-agosto 1965
popolazioni delle Metropoli di ogni P'aese,
specie nell'ambito di una realtà ormai irrecusabile come è quella della solidarietà europea - appartiene senza dubbio all'azione
preliminare della stessa politica estera. Tanto più che abbiamo già potuto constatare
che il terreno che ci offre maggiori possibilità di fruttuoso lavoro è quello della cultura, dell'irradiamento di informazioni, dei
sempre più intensi colloqui 5ra le generazioni
giovani. In questi giorni abbiamo passato in
rassegna un vasto panorama d i iniziative
che sono state studiate in diversi settori
culturali e scolastici a cura delle singole
Capitali; e penso che i prossimi mesi vedranno l'attu,azione di non poche attività
concrete. Sappia il Minist,ro degli Esteri
d'Italia, e lo sappiano i responsablili deila
politica estera dei nostri sei Paesi, che nessun maggiore titolo d i vanto potremmo pretendere se non quello di essere compresi e
seguiti nel nostro difficile e nuovo lavoro
di dimensione internazio~nale,dal quale non
ci proponiamo di ottene~re alts'o se non la
rimozione d i ostacoli psicologici che ancora
rendono difficile la costruzione diplomatica
dell'Europa unita e la realizzazione d i un
sistema d i rapporti che faccia constatare la
effettiva comune appartenenza ad un solo
destino culturale e morale, ad una solidale
possibilità di progresso e di prosperità.
COMUNI D'EUROPA
strativo dell'unione. Io penso che Parigi,
secondo il suo carattere, attribuirà alla 'ealtà
dell'unione medesima uno slancio e un
risalto del tutto nuovo.
Cari colleghi, amici delle Delegazioni di
Amsterdam, di Bonn, di Bruxelles, del Lussemburgo, di Parigi e di Roma,
non sta certo a noi di definire i ritmi degli sviluppi politici e delle finali conclusioni
di quel movimento verso la costruzione di
una grande Patria europea cui guardano ormai i nostri pop3li ed in particolare queste
popolazioni più avvertite che abita~nonelle
Capitali. Appartiene tuttavia a noi, coine
sicuri interpreti dell'anima delle riostre
città che rappresentano lo spirito vivente
delle nostre tradizioni e la visibile dimostrazione della grandezza del nostro contributo ai progresso del mondo, di attestare in
maniera formale e sicura la volontà degli
uomini e delle dcnne, la volontà dei giovani
delle nostre Nazioni di rompere gli schemi
di un nazionalismo troppo limitato e di coniugare in una superiore sintesi europea
i caratteri, i contributi, le vocazioni ,proprie
a ciascuna delle nostre piccole ed amate
Patrie.
Come simbolo dell'autorità che la Sessio:ie
plenaria dell'UCCE le conferisce e come
attestazione della continuità e della solidarietà che si instaura nel passare degli anni,
pur attraverso le peculiari caratteristiche di
ciascuna città e di ognuno dei nostri popoli,
io ho l'onore, signor Presidente del Consiglio inunicipale di Parigi, di trasmetterle
la chiave simbolica che, facendo leva sulle
sei Città Capitali, deve, nelle nosstre aspirazioni, contribuire decisivamente ad aprire
la strada nuova deli'Euro,pa unificata in vista di una nuova unlana grandezza e di un
fondamentale cc'ntributo allo sviluppo e
alla pace di tutti gli uomini.
Mi consenta, altresì, Signor Presidente
dell'union'e, di consegnare a lei per primo,
un piccolo dono destinato a ricordare questi
giorni a tutti i partecipanti alla nostria Sessione e la medaglia annuale della Città di
Roma.
Riccardo
Quando nel recente mattino estivo ho
attraversato il Cimitero israelitico al Verano - un attimo di dolcezza mi aveva
Signor Presidente Chavanac, anche il no- preso nel vedere all'entrata i cipressi fra
stro gemellaggio tra Roma e Parigi va semtombe discrete, più rade che nel campo dei
pre più sostanziandosi di iniziative di clarat- battezzati, col terreno coperto di erbe seltere culturale che vanno dalla intensificazione vatiche e spighe e qualche papavero e i
delle visite scambio alle due Città alla Mostra soliti fiori dei prati -, mi si è stretto
in preparazione sulla presenza sto'rica ed atancora una volta il cuore a l cospetto degli
tuale d i Roma a Parigi che avremo la soddiuomini con cappelli e zucchetti. Ho tanti
sfazione di portare al Petit Palais nel prosamici ebrei e li vedo così spesso senza parsimo mese di febbraio. Noi constatiamo altresì ticolari emozioni: ma di fronte ai loro riti
che il nostro rapporto, giunto ormai alla
antichissimi, allor che religiosi e miscreconclusione del suo primo decennio, si fa denti, commercianti e filosofi, grassi e magri
sempre più caldo di umanità e di amicizia mi compaiono innanzi tutti insieme, comunon soltanto sul piano delle relazioni tra gli nità e popolo, mi sento sempre impazzire
Amministratori e i Funzionari, m a su quello dallo sdegno e dalla tristezza come fossi
dei contatti fra le similari categorie di proin quel settembre lontano. Già: il settembre
fessionisti, d i studenti e di artisti delle due
in cui in Italia iniziarono legalmente n le
Capitali. Considero a questo proposito estre- persecuzioni razziali ed io davo a Santa
mamente signifìcat,ivo il fatto che proprio Marinella ripetizioni di latino a due ragazin questi giorni sono stati ospiti di Roma
zini .ebrei, fratello e sorella. Avrebbero o
giovani appartenenti a tutti i licei classici no potuto sostenere fra qualche giorno gli
e scientifici di Parigi e un gruppo di pitto~ri esami e considerarsi ancora italiani e citdi Montmartre venuti ad esporre nella nostra
tadini, si domandava piangendo dignitosapopolare manifestazione d'arte di via Mar- mente, ma piangendo, la madre? Maledetta
gutta.
Italia, mi dicevo: nessuno di coloro, che lo
Nulla, nel nostro gemellaggio contrasta con hanno a portata di mano, torce il collo a
le finalità e con la realtà dell'unione delle
Mussolini? Nessuno mosse un dito. ( E a m e
Capitali; anzi semmai ne costituisce un punto non importava che cose altrettanto schifose,
di maggiore consistenza e, anche in relazione e peggiori, fossero successe in altre conalle predomin~aati dimensioni delle n o s t ~ e
trade di questa odiosa Europa: io in Italia
due Capitali, può contenere in sé un impec'ero nato e l'amavo.)
gno a fornire u n alimento di idee, di sugDopo quel settembre molti ebrei che cogestioni e di esempi ai rapporti più vasti
noscevo - anlifascisti e fascisti (ce n'erano
fra le sei Città.
non pochi di fascisti, ed è la cosa più paComunque migliore successione non potetica, ma anche più grottesca) - andateva certamente darsi alla Presidenza rorono in America o in Israele. Alcuni già lo
mana s e non una Presidenza parigilna. La
erano, altri divennero, rispettivamente, deconsonanza dei nostri ideali di solidarietà
mocratici e sionisti. Molti sono ritornati in
fra le popolazioni e la comunanza delle noItalia col vento della libertà. Alcuni ripostre esperienze pratiche assicurano, in questo
passaggio, una continuità di indirizzi che si sano invece nell'eterno riposo dentro le fosse
dei lager: anche tu, Franca, che abitavi nel
rifletterà a vantaggio del consolidamento
delle attività avviate dall'UCCE. Roma, nel mio quartiere a Roma, vicino a Villa Borghese, non ti interessavi di politica, ma ti
cors,o del suo anno presidenziale, si è sforpiaceva
studiare e n e eri orgogliosa, e - più
zata particolarmente di promuovere il conpiccola di altri ragazzi e ragazze della nosolidamento strutturale -giuridico - ammini-
.
stra combriccola - non ti fu dato
per
legge ,, di iscriverti all'università.
Musatti - Riccardo Musatti - c'era già
all'università e continuò. Me lo ricordo a
Lettere, in capannelli con altri vecchi compagni del Liceo K Tasso - fra cui Nuccia,
che divenne sua moglie -. Poi la guerra,
e ci perdemmo di vista. Mi giunse una
volta l'eco della momentanea chiusura della
Università di Roma: chi avrebbe pensato
che era il frutto di uno scherzo audace e
geniale, architettato - con Peppino Pampiglione e un altro giovane - da Musatti
per fregare i fascisti'?
Ed ecco il dopoguerra, il ritorno tanti
anni sognato di un regime civile. Musatti
era redattore-capo di « Italia socialista 3,
diretta da Garosci, ove di tanto in tanto
andavo pubblicando noterelle sull'India: me
lo ricordo sempre desto a parlar di tutto,
quasi avesse studiato l'argomento un minuto prima. Ma, soprattutto, ci trovammo
insieme nelle battaglie federaliste con Altiero Spinelli e in quelle comunitarie con
Adriano Olivetti. Come non tenere a mente
le discussioni al s Centro n di via di Porta
Pinciana. sino alle ore piccole ( e non di
rado la mattina mi sarebbe toccato di partire da casa prima dell'alba, per arrivare
in tempo alle mie magistrali di Subiaco!),
con Muzio Mazzocchi, Rosario Assunto, Giovannino Russo, Angela Zucconi, Rigo Innocenti, Vittorio Gabrieli e tanti altri amici?
Lui aveva la dote straordinaria di raddrizzare pacatamente i discorsi più inverosimili. Interveniva, scherzando, in una concisa
imitazione dello stile sentenzioso e riportava
in bonaccia la navicella della dialettica,
sbattuta fin lì dalla foga dei nostri cavalloni: per concludere che no, non era affatto
persuaso dei nostri giudizi apodittici e bisognava
saper vedere n diversamente la
quistione. In fondo il suo gusto di ragionare e la sua impareggiabile sensibilità
grafica erano strettamente imparentati.
Riccardo ed io restavamo, a tutt'oggi, speci,alm'mte soddisfatti di un lavoro collegiale,
COMUNI D'EUROPA
cui partecipammo in quei tempi: l'opuscolo
K Tempi nuovi metodi nuovi n, dichiarazione
politica del Movimento Comunità uscita nel
1953, che si può dire uno dei rari schizzi
di federalismo integrale prodotti in Italia
in questo dopoguerra. Egli vi aveva curato
più direttamente la parte relativa alla pianificazione del territorio: e mi ricordo che
persuasi lui e gli altri redattori della n dichiarazione D a inserire in una nota un
frammento di una sua precedente relazione
su « Scuola e urbanistica ,, tenuta al XIV
congresso della Federazione nazionale insegnanti scuole medie. Oggi tutti hanno scoperto l'urbanistica: allora furono pionieri
coloro che si adoperarono per farne entrare
i problemi nelle teste dure della nostra
classe politica.
...Ma ora, Dio mio, alcuni degli uomini
in zucchetto salmodiano rapidamente, come
singhiozzassero, e quello del Verano è il
rito funebre di Musatti. Che smarrimento!
e quante cose da fare, invece. La gente
scorda, Riccardo, e noi dobbiamo continuare
a batterci, t u lo sai ...
Quando fu creato il Consiglio dei Comuni
d'Europa, persuasi Musatti a partecipare ai
lavori della Commissione equilibrio cittàcampagna ». Indimenticabile fu un viaggio
suo, di Samonà, di Ludovico Quaroni e mio
a Parigi, un viaggio lento, in treno: ancora
mi rimane vivo il piacere che ebbi ad ascoltarli: Samonà scatenato, Riccardo che lo
aizzava sapientemente, Ludovico sempre
maliziosamente svagato e pronto a riportare
in alto mare ogni problema avviato a soluzione. I n una successiva riunione, a Torino,
cui partecipò anche il Claudius-Petit, furono anticipati - da Musatti e da altri alcuni dei problemi che saranno, anni dopo,
quelli della politica regionale della CEiE.
La rivista Comuni d'Europa D , per altro,
ha il maggior debito di gratitudine per
Riccardo Musatti, che n e condivideva gli
ideali e n e sapeva valutare, con la sua
grande esperienza di pubblicista, il ruolo
e l'incidenza. Come tutti coloro che sono
passati per la scuola federalista, non si
lasciava incantare dalle belle presenze, dalle
mode, dalle facili posizioni di avanguardia:
~ r e f e r i v ale lunghe, pazienti lotte della ragione, coerenti, pulite. I1 suo tono costantemente urbano e le sue doti di diplomatico
non dovevano d'altro canto ingannare: possedeva una vena inesauribile d'affetto. che
si mescolava con la sua lealtà e la sua
timidezza di uomo che troppo sente e avverte.
Grazie, Riccardo, per il tuo insegnamento
di civiltà. Ecco, sì, egli era sopra ogni cosa
un uomo estremamente civile, una esemplare prefigurazione del cittadino della
nuova Europa.
..Mentre, col sole ormai alto sul Verano,
il rabbino fra le molte parole per m e misteriose ne pronuccia almeno una familiare
a tutta « la gente del libro D , alleluja, una
considerazione ovvia - ma non sufficientemente ripetuta - mi viene di fare: se mai
con questi marci europei riusciremo a costruire la Federazione, rivangando il passato non empiamoci la bocca solo di Greci,
di Latini, di Celti e di Germani. Ricordiamoci di questo popoio che abitò, per secoli,
nei ghetti e che è una delle componenti
iondamentali della nostra storia.
C
u.S.
Una riforma per il Fondo Sociale
di Domenico Sabella
Dunque, dicevamo (1) che il Fondo SOciale Europeo, tale come gli stipulatori del
Trattato di Roma l'hanno concepito e tale
come è stato limitato dalla normativa del
Regolamento n. 9, non risponde alle esigenze della realtà socio-economica della
Comunità Eurapea, e tanto meino è adeguato
per essere di stimolo alle regioni bisognose
della Comunità. Infatti notammo che l'istituto in questione era già obsoleto all'atto
della firma dei Trattati di Roma. Si imponeva di conseguenza una riforma radicale
la quale, pur rispettando lo spirito del Trattato, rendesse il Fondo più aggressivo nell'incidere efficacemente nella realtà sociale
della Comunità e perciò stesso divenire un
fattore di sviluppo per le regioni bisognose
e non già u n elemento di drenaggio delle
migliori energie umane dalle regioni anzidette verso quelle più favorite.
La Commissione di Bruxelles, auspice il
professore Levi-Sandri, già agli inizi del
1964, aveva redatto un progetto di riforma
inteso a far revisionare il Regolamento n. 9,
progetto che si intendeva sottoporre al Consiglio entro la fine del 1964. Però, come
procedura vuole, detto progetto era stato
passato al Comitato del Fondo Sociale per
i1 parere preliminare. Nell'ambito del Comitato, ci è dato sapere, i rappresentanti
di talune delegazioni nazionali hanno sollevato varie riserve, sicché l'elaborazione del
parere definitivo si è trascinata fino al dicembre 1964, rendendo in tal modo vano
l'intento della Commissione di presentare
il progetto di revisione al Consiglio entro
la fine dello scorso anno.
Delle critiche sollevate da taluni rappresentanti di delegazioni nazionali in seno al
Comitato del Fondo diremo più avanti; per
ora interessa notare come l'Esecutivo di
Bruxelles, nonostante le tergiversazioni del
Comitato, in data 27 gennaio 1965, riusciva
a presentare al Consiglio. che dovrà decidere entro il prossimo luglio, le K Proposte
di regolamenti del Consiglio tendenti ad
aumentare l'efficacia degli interventi del
Fondo Sociale Europeo D .
Diamo uno sguardo, sia pure di sintesi,
alle proposte di modifica del Regolamento
n. 9 e successivamente ad una proposta di
regolamento integrativo presentati al Consiglio.
Innanzitutto viene solnpresso il limite di
età di sedici anni in quanto, specialmente
nelle regioni in via di sviluppo ove scarseggiano le strutture per la formazione professionale, i giovani, terminata la scuola
dell'obbligo, sono costretti ad usufruire di
una attività lavorativa. E' auspicabile perciò stimolarli ad acquisire una qualificazione professionale. Pertanto il limite di età
di sedici anni viene abolito e la Commissione suggerisce a tal uopo di tener conto
delle disposizioni legislative vigenti in ogni
paese.
E' stata anche data una nuova nozione
di oocupazione produttiva la quale può
essere non solo dipendente, ma anche autonoma. Ciò è importante soprattutto per il
caso del lavoro per conto terzi o dell'attività esercitata dai soci di una cooperativa
di produzione. Sono state snellite e slargate
le condizioni dei termini del reimpiego.
Sono previste concessioni di anticipi, soprattutto a favore di enti di diritto pubblico, per l'esecuzione di operazioni di rieducazione professionale che rientrano nella
competenza del Fondo e purché si tratti:
1 ) di operazioni intraprese nell'ambito
di una azione di sviluppo regionale;
23 di operazioni a favore di lavoratori
migranti.
Questi anticipi saranno concessi solo alle
seguenti condizioni: che la richiesta sia
presentata alla Ccmmissione dal Governo
dello Stato membro interessato; che alla
richiesta sia allegato un progetto sufficientemente dettagliato; che il Comitato del
Fondo abbia espresso il suo parere; che la
Commissioile, valutata l'opportunità dell'operazione sia dall'aspetto economico che
sociale, abbia formulato un giudizio favorevole.
Circa quanto si riferisce alla nuova sistemazione, la Commissione proporne di aumentare il massimale dell'indennità di sistemazione sia per le persone a carico come per
le spese del lavoratore interessato. Inoltre
è del parere di prolungare i termini per
la presentazione delle richieste di intervento del Fondo per le spese di viaggio dei
familiari dei lavoratori nei casi di nuova
sistemazione, consentendone la presentazione separatamente.
Una rapida analisi consente di approfondire il valore delle nuove proposte di
riforma.
Articoli da 2 a 5
Contributo. del Fondo Sociale a favore
della rieducazione professionale
I1 Fondo, ove i suoi interventi dovessero
continuare a limitarsi ai soli casi di disoccupazione totale o parziale, rischierebbe di
perdere la sua efficacia di strumento inteso
a promuovere la mobilità professionale dei
lavoratori, data la forte espansione verificatasi nell'ambito della Comunità ed il conseguente pieno impiego, progressivamente
estesosi alla maggior parte del suo territorio, fatto che ha persino provocato notevole carenza di talune categorie di lavoratori qualificati P e r tale motivo, la riforma
prevede una estensione dei compiti affidati
al Fondo per consentirgli di intervenire a
favore della rieducazione professionale di
( 1 ) Cfr. la nostra indagine:
I1 Fondo SO- talune categorie di lavoratori subordinati le
ciale Europeo nella politica della Comunità e cui capacità professionali non siano sufficiennello sviluppo del Mezzogiorno - Monografia temente utilizzate o la cui specializzazione,
pubblicata nel numero 7-8 del 1963 di = Comuni
a più o meno scadenza, rischi di non corrid'Europa
CC
))
>I.
luglio-agosto 1965
spondere più alle esigenze del mercato del
lavoro. Grazie alla riforma, perciò, tali lavoratori dovrebbero essere posti in grado
di svolgere una nuova attività di livello
professionale superiore alla precedente,
oppure adeguare le loro capacità all'evoluzione delle tecniche produttive.
Occorre sottolineare l'importanza che
questa estensione riveste per l'agricoltura.
I provvedimenti proposti sono intesi, fra
l'altro, a completare, per i lavoratori subordinati, i provvedimenti previsti per i lavoratori indipendenti dell'agricoltura nella
proposta di regolamento relativa ai contributi comunitari destinati alla rieducazione
professionale dei coltivatori diretti e dei
coadiuvanti familiari che la Commissione
ha sottoposto ugualmente al Consiglio. Le
disposizioni previste facilitano soprattutto
i1 reimpiego, all'interno stesso del settore
agricolo, dei lavoratori subordinati che, colpiti da una riconversione agricola o da profonde modificazioni strutturali dell'agricoltura, si trovino, più o meno a breve scadenza, come gli stessi coltivatori, nella necessità di sottoporsi ad una rieducazione
professionale. Inoltre è previsto che i contributi del Fondo possono essere ugualmente
concessi qualora i lavoratori subordinati
dell'agricoltura esercitino, dopo la loro rieducazione. un'attività indipendente.
Articoli da 6 a 13
Riconversione che si effettua mediante
sostituzione di una impresa
Nel limitato ambito della normativa in
vigore, il Fondo può intervenire solo in
favore dei lavoratori colpiti da riconversione dell'impresa dalla quale dipendono,
ipotesi che, nella realtà, si verifica molto
raramente: in cinque anni di attività, il
Fondo h a ricevuto una sola richiesta del
genere, richiesta che, oltre tutto, h a dovuto
essere respinta in applicazione delle vigenti
disposizioni. Nella realtà però sono apparsi
molto più numerosi i casi di liquidazione
o chiusura di una impresa o di parte di
essa, seguita dalla installazione di una o
più imprese al posto della prima o comunque ad una ragionevole distanza da questa.
I n genere ciò avviene nei casi in cui le
nuove imprese sono disposte a riassumere
tutta o parte della manodopera precedentemente occupata nell'impresa che ha cessato di esistere.
Quindi è di grande utilità porre il Fondo
in condizioni di poter intervenire anche nel
caso di installazione di una o più imprese
a l posto di un vecchio complesso che ha
cessato la sua attività, purché lo Stato interessato o un ente di diritto pubblico assumano totalmente o parzialmente l'onere del
mantenimento del salario ed eventualmente
le spese per la rieducazione professionale
dei lavoratori colpiti da questo tipo di riconversione. L'intervento è giustificato anche
dal fatto che esso è previsto esclusivamente
Ber ouerazioni di riconversione promosse
nelle regioni affette o minacciate da squilibri sul mercato del lavoro. P e r quel che
riguarda il Mezzogiorno, una proposta del
genere avrebbe anche il vantaggio di favorire l'installazione di moderne imprese in
regioni sott~svilup~pate
e di permettere al
Fondo un'azione più efficace nella politica
di sviluppo regionale, la quale, come è noto,
COMUNI D'EUROPA
21
II francese Rey, sindaco di Colmar (a destra), in conversaxione con Noel, segretario esecutivo
della Commissione della CEE, e con Vanden Brande, segretario del Bureau de liaison D del CCE
con le Comunità (foto KVM).
deve affrontare, fra le altre notevoli difficoltà, quella dovuta soprattutto alla riluttanza delle imprese ad installarsi in regioni
sottosviluppate. Sotto il profilo sociale, queste disposizioni permetterebbero non solo
di evitare l'emigrazione della manodopera
verso altre regioni. ma stimolerebbero il
mantenimento ed anche l'incremento dell'occupazione nella regione sottosviluppata.
Articoli da 14 a 18
Contributo per la costruzione, l'ampliamento e l'attrezzatura dei centri di
rieducazione professionale
E' s ~ p e r f l u orilchiamare il problema degli
squilibri esistenti fra le strutture di formazione professionale delle varie regioni della
Comunità. E' ovvia quindi la necessità di
sviluppare o completare l e strutture dei
centri di formazione dei Paesi membri in
funzione delle risorse, dei bisogni e degli
obiettivi comuni. In queste condizioni la
partecipazione del Fondo al finanziamento
della costruzione, dell'ampliamento e dell'attrezzatura dei centri di formazione professionale appare necessaria ed urgente.
Questo intervento del Fondo dovrebbe
soprattutto mirare a dotare di adeguate
attrezzature le regioni sottosviluppate, nelle
quali la qualificazione o rieducazione professionale della manodopera adulta sollevano particolari problemi e richiedono iniziative particolarmente onerose.
Allo scopo di avere la più ampia garanzia
sulla stretta correlazione fra gli interventi
del Fondo in questa materia e gli obiettivi
summenzionati, si è previsto che qualsiasi
progetto di operazione debba essere sottoposto preliminarmente al parere della Commissione. E' stato inoltre previsto che il
Fondo avrà la possibilità di concedere degli
anticipi agli Stati membri, soprattutto a
favore di Enti di diritto pubblico, al fine
di stimolare le iniziative atte a migliorare
le strutture necessarie alla formazione professionale nelle regioni in via di sviluppo
non'clié di facilitarne il finanziamento durante l'esecuzione dei lavori.
Questi anticipi saranno concessi solo se
il progetto avrà ottenuto la preventiva
approvazione della Commissione e qualora
la richiesta di anticipi, suffilcientemente motivata, sia stata sottoposta al parere del
Comitato del Fondo.
Articoli da 19 a 20
Contributo a favore dei lavoratori in
caso di nuova sistemazione
L'intervento del Fondo è previsto per
stimolare anche la costruzione di alloggi
sociali destinati ai lavoratori oggetto di
nuova sistemazione, nonché l'attività dei
servizi sociali che han'no il compito di assistere i lavoratori migranti. Gli articoli 19
e 20 hanno lo scopo di rendere possibili gli
interventi summenzionati. Data la grande
varietà delle forme di intervento delle istituzioni e delle regolamentazioni esistenti
negli Stati membri in materia di costruzione di alloggi sociali e di attività dei
servizi sociali, la Comn~issionenon ha ritenuto possibile stabilire a priori dettagliate
disposizioni in ordine alla prevista partecipazione finanziaria del Fondo. Invece sono
stati fissati i criteri generali per rielaborare
successivamente i provvedimenti esecutivi
che alla Commissione incombe di adottare
al riguardo. Pertanto è previsto di subordinare il contributo del Fondo, nella materia in esame, alle seguenti condizioni:
1) che sliano prese in considerazione le
sole spelse sostenute dallo Stato o da un
ente di diritto pubblico;
2 ) che l'importo totale dei contributi
concessi dal Fondo non debba superare una
data percentuale dei crediti iscritti nel bilancio preventivo del Fondo per l'esercizio
considerato.
22
luglio-agosto 1965
COMUNI D'EUROPA
Per ciò che concerne la costruzione di
alloggi, allo scopo di evitare ogni discriminazione tra lavoratori nazionali e lavoratori provenienti da un altro Stato membro,
il contributo del Fondo è previsto per la
costruzione di alloggi sociali destinati ai
lavoratori che si spostano sia all'interno di
uno Stato membro che verso un altro Stato
membro.
Per quanto riguarda poi i servizi sociali,
il contributo è previsto per l'attività assistenziale che tali servizi svolgono a favore
dei lavoratori e dei loro familiari che si
spostano da uno Stato membro verso un
altro Stato membro.
Infine gli articoli da 21 a 29 si riferiscono alle procedure relative alla concessione del contributo del Fondo; in linea
di massima, riproducono le analoghe disposizioni del regolamento n. 9.
Attesa e prospettive
i
Come è noto, sul vecchio regolamento
n. 9 e sua successiva modificazione del regolamento n. 47 si erano appuntate critiche a
tutti i livelli: da parte del Parlamento europeo, da parte della pubblicistica di tutti i
Paesi membri e dagli stessi enti che fino
ad oggi hanno svolto o tentato di svolgere
pratiche per il contributo del Fondo nei
casi in cui è previsto. La Direzione generale del Fondo e la Commissione Esecutiva
di Bruxelles, accogliendo le critiche e tesaurizzando l'esperienza acquisita, hanno presentato le proposte anzidette, cencando di
evitare una ingiustificata dispersione di ricchezza e di capacità e cercando invece di
rendere il Fondo sempre più adeguato
all'interesse europeo.
All'inizio di queste rapide note abbiamo
detto che il Comitato del Fondo, interpellato per il parere, anziché tener conto di
tutte queste critiche e proposte orientate
verso il comune interesse, ha espresso dal
suo seno voci critiche non per rendere il
Fondo più dinamico e per migliorarlo, ma
per opporre, a quanto è dato capire, atteggiamenti di miope interesse nazionalistico,
tanto da far supporre che il Consiglio dei
Ministri potrà adottare, in sede definitiva,
una posizione negativa o almeno fortemente
critica, di guisa che le proposte formulate
dalla Commissione cominceranno a subire
quei rimbalzi e rinvii defatiganti che, menando il can per l'aia, rappresentano un
aspetto non codificato di veto sostanziale.
Anche il lettore più distratto si è accorto
che le nuove proposte, pur non risolvendo
ab imis il problema, rappresentano un sostanziale e notevole passo avanti nel quale
potranno trovare soddisfazione ed aiuto non
solo le regioni sottosviluppate, come il Mezzogiorno d'Italia, ma anche le regioni altamente favorite, come la classica b t a i i n g i a .
Orbene, anche a non voler considerare un
diritto comunitario in fieri e trattando il
problema dal punto di vista del diritto internazionale puro, l'approvazione delle proposte della Commissione dovrebbe essere
avvia in quanto vi è convergenza di interessi da parte di tutti gli Stati membri,
proprio perché dette propaste tengono canto
di necessità obiettive espresse e sentite in
tutti gli Stati membri. Vogliamo sperare
perciò che l'atteggiamento del Comitato del
Fondo sia stato soltanto un atto, compren-
luglio-agosto 1965
sibile come tutte le bestialità umane anche
s e non giustificabile, di incomprensione ad
afferrare la realtà socio-economica della Comunità. Ma se è vero che il Comitato, col
suo parere, si è fatto portavoce più o meno
diretto di alcuni rappresentanti del Consiglio dei Ministri, non abbiamo altra conelusione da ricavare se non di trovarci in
presenza di una scoraggiante incapacità psicologica e mentale a comprendere e ad
affrontare i problemi reali.
Vogliamo periciò esprimere la speranza
che, nonostante la camicia di Nesso cui
fatalmente è vincolato qualsiasi ministro in
particolare ed uomo politico in generale,
ci s i vorrà rendere conto che i1 Fondo Sociale pur apparendo un aspetto marginale
al confronto di tutta la complessità dei
meccanismi comunitari, rappresenta però
uno strumento che, se ben adoperato, può
agire nei centri nervosi e proiettarsi nella
vita e nella sostanza dello sviluppo equilibrato al livello dei tempi di tutta la Comunità. Basti considerare i due principali
aspetti che si riferiscono a l progresso tecnologico ed allo sviluppo delle regioni meno
iavorite. Perciò abbiamo parlato di convergenza di inte?-essi non solo nel riformare
i fini e le norme dell'istituto in parola, ma
addirittura di istituzionalizzarlo al livello
di servizio pubblico comunitario, articolato
secondo l e varie necessità:
n) di interesse comune per tutta la
Comunità, mediante progetti-pilota di formazione professionale;
b) alle necessità del mercato del lavoro
tra gli Stati membri;
C) alle necessità dello sviluppo e della
riconversione dei minori enti territoriali
sub-statali e degli enti di diritto pubblico.
Diciamo perciò servizio, in quanto il suo
esercizio di pubblica funzione deve essere
posto a disposizione delle varie comunità
locali degli Stati membri perché possa rispondere e sempre più dovrà rispondere alle
esigenze fondamentali dell'organizzazione
equilibrata di tutte le comunità locali dell'area dei Sei.
A tale scopo sarebbe stato auspicabile c h e
l'attuale riforma avesse previsto anche u n
coordinamento con l'azione della Banca
Europea per gli Investimenti. Ma ci rendiamo conto che u n tale coordinamento presupporrebbe una preliminare apertura della
COMUNI D'EUROPA
-3EI al dialogo coi maggiori poteri locdi,
per alcuni progetti esemplari di grande
respiro, curando particolarmente gli interventi nella sistemazione territoriale ed infrastrutturale, collegandoli con le iniziative
per lo sviluppo produttivo in senso stretto.
Entro u n tale quadro, l'azione del Fondo
Sociale uerrebbe a coordinarsi anche con
l'azione del Fondo per lo sviluppo e la
garanzia agricola con attività convergente
volta alla reale e radiclale trasformazione
delle arretrate strutture ambientali, per
incidere vigorosamente nella realizzazione
di un programma regionale ed anche interregionale di sviluppo multipolare in base a
sani piani urbanistici, in funzione della vita
dell'uomo e dell'ambiente e capaci di favorire la simbiosi tra industria e agricoltura
e servizi; in un piano, insomma, cafpace di
ristabilire l'equilibrio non solo tra i settori
dell'attività economica, non solo tra città
e campagna, ma anche e prioritariamente
tra regioni sottosviluppate, in ritardo e in
declino e le regioni a più alto livello economi~codella Comunità.
T
~,,n,,,,,ione
della pag, d )
all'autocrate nazionalista l e parole di Muzio
Scevola a proposito dei giovani pronti a fare
altrettanto...).
Consegnata la petizione Sergio Pistone (è
sempre il quotidiano d i Roma, che riportiamo) « d o p o una ramanzina e una verifica
dei documenti personali, avvenuta nei locali
della Questura di Aosta, è stato rilasciato e
diffidato a non ripetere più il suo gesto,.
Effettivamente non sta bene chiedere così
chiaramente a de Gaulle la Federazione
europea: << l'appeasement » è ormai una vecchia, immutabile meto~dologiadelle democrazie nazionali. Naturalmente nessun Questore
di Aosta h a chiesto i documenti a de Gaulle
né gli ha fatto una ramanzina per l a pacchian a sfrontatezza di venire a fare il nazionalista a casa nostra: « ... Si moltiplicheranno
le visite, specialmente verso questa bella
vallata che p e r il sangue, l a lingua, il sentimento resta così vioina alla Francia ». S i
rassicuri il Generale di Parigi! I valdostani
(di cui ignoriamo il gruppo sanguigno), che
non hanno sopportato il nazionalismo e i1
centralismo d i Roma - in altre parole, il
I1 Consiglio Nazionale dell'AICCE, nella sua ultima riunione del 22 aprile scorso,
ha espresso unanimemente il voto che la relazione tenuta in tale occasione dal collega a w . Martini su cc La politica regionale comunitaria, il piano italiano di sviluppo
e il ruolo dei Poteri locali D venisse pubblicata e distribuita ai membri del Consiglio
Nazionale stesso, onde farne oggetto di un esame più approfondito e con riserva di
dedicare eventualmente una prossima riunione ad un dibattito documentato su problemi
così importanti per l'Europa e per gli amministrateri locali.
Proprio in considerazione della rilevanza politica del tema della politica regionale
e dell'aménagement d u territoire, la Segreteria dell'AICCE ha deciso la preparazione
di una pubblicazione monografica che raccoglierà una serie di documenti (risoluzioni
congressuali, relazioni, provvedimenti delle istituzioni comunitarie europee, studi di
esperti, ecc.) su tale argomento.
In tale pubblicazione, che entrerà in distribuzione nel prossimo autunno, troverà
posto anche la relazione di Martini al Consiglio Nazionale dell'AICCE: in tal modo
la nostra Associazione ritiene di fornire agli amministratori locali italiani un utile
sussidio per un maggiore approfondimento dei vari aspetti della politica regionale
europea, anche nei suoi riflessi sullo sviluppo equilibrato del nostro paese.
fascismo -, non sono disposti a flirtare col
nazionalismo e il centralismo d i Parigi: essi
sono demooratici, autonomisti ed europei.
Comunque - ci dispiace di doverlo osservare al Presidente Saragat, verso il quale
nutriamo tanta sincera deferenza e così limpida stima - il Presidente de Gaulle non
« appartiene a quella schiera d i uomini che
sanno dare l'esempio di come sconfiggere l e
barriere di separazione t r a i popoli » (o era
una battuta ironica?) e non K impersona
le più chiare virtù » degli uomini della
Resistenza francese. F r a questi ultimi e il
Generale - è noto - C'& d i mezzo JeanFoutre.
Nuovi poteri locali aderenti aII'AICCE
Comu.ni:
BOZZOLO
(Mantova) . . . .
CESANOEOSCONE
(Milano) . .
CIVITAVECCHIA
(Roma) . . .
GAMEELLARA
(Viceiiza) . . .
GIULIANODI ROMA( F r o s i n o n e )
LAEICO( R o m a ) . . . . . .
Lu MONFERRATO( A l e s s a n d r i a )
MONTE S. GIOVANNI( R i e t i ) .
NARDO'(Lecce) . . . . . .
PIAZZOLA
SUL BRENTA
(Padova)
.
ROCCAGIOVINE( R o m a ) . .
ROCCAVIONE
(Cuneo) . . .
SCANDRIGLIA
(Rieti) . . .
SEZZADIO
(Alessandria) . .
VILLA CARCINA ( B r e s c i a ) .
QUARGNENTO ( A l e s s a n d r i a )
ab.
.
..
.
.
.
.
Province :
COMUNI D'EUROPA
Organo deii'A.1.C.C.E.
Anno XIII
- n. 7-8 - luglio-agosto 1965
Direttore resp.: UMBERTO SERAFINI
Redattore capo: EDMONDO PAOLINI
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Autor. del Trib. di Roma n. 4696 deli'll-6-1955
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Anno XIII Numero 7-8