L'ACCADEMIA AERONAUTICA E LA FORMAZIONE MILITARE E
CULTURALE IN AM TRA STORIA ED ATTUALITÀ.
Se si entra tramite internet nel portale dell’Aeronautica Militare e si digita Accademia
Aeronautica, dopo brevi cenni storici si legge:“L’Accademia è l’istituto di
formazione che ha il compito di provvedere alla formazione militare, morale e
professionale iniziale dei giovani destinati a diventare Ufficiali dell’A.M.. Essa, in
particolare, provvede:
•
•
•
•
•
all'espletamento delle fasi concorsuali e di reclutamento degli allievi, nei limiti
e nelle modalità fissate dalle disposizioni di F.A.;
alla formazione morale e militare dei giovani che aspirano a diventare ufficiali
in Servizio Permanente Effettivo (S.P.E.) dell'Aeronautica Militare nei ruoli
previsti dalla Forza Armata;
alla formazione degli Ufficiali Ruoli Speciali e di quelli a nomina diretta;
all’istruzione professionale specifica e, nei casi previsti, a quella universitaria,
propedeutiche all'esercizio del comando nelle mansioni direttive e dirigenziali
della Forza Armata;
allo svolgimento dei corsi pre-volo per Allievi Ufficiali Piloti dell’Aeronautica
e di altre Forze Armate o Corpi Armati dello Stato, nonché di ogni altro corso
di cui si ravvisi l'esigenza.
L'obiettivo è quello di preparare giovani ufficiali dai saldi principi morali, motivati
ed in possesso delle qualità personali, militari e professionali necessarie per ben
operare al servizio del Paese.” 1 (dia 2)
Da questa sintetica spiegazione si desumono le finalità dell’Istituto ma non si colgono
appieno l’importanza e la grande attenzione dedicate dall’Aeronautica Militare alla
formazione dei propri quadri dirigenziali. L’occasione di questo seminario è propizia
per entrare più nel dettaglio analizzando l’excursus storico dell’Accademia.
La formazione dell’individuo, inteso come elemento inserito in una qualsiasi
organizzazione, è attività di fondamentale rilevanza per il perfetto funzionamento
dell’organizzazione stessa. Non si può prescindere dalla specifica formazione del
personale se si vogliono raggiungere gli scopi, le finalità per cui l’organizzazione è
stata posta in essere.
E’ così che all’atto della costituzione della Regia Aeronautica, nell’ormai lontano
1923, come Forza Armata indipendente 2 , sorse immediata l’esigenza di fondare
l’istituto dedicato alla formazione dei suoi Ufficiali piloti destinati a ricoprire gli
incarichi di vertice della nascente Forza Armata 3 . Ufficiali in precedenza provenienti
dalle fila dell’Esercito e della Marina e che, pertanto, non solo presentavano
inconvenienti e sperequazioni nella carriera ma che soprattutto erano in possesso di
1
www.aeronautica.difesa.it →Aeronautica Militare →Organizzazione →Reparti → Reparti Addestrativi → Accademia
Aeronautica.
2
R.D. 28-3-1923 n. 645.
3
5 novembre 1923 ovvero solo otto mesi dopo.
1
una preparazione eterogenea non finalizzata alla formazione militare di un pilota. Per
fare ciò l’Aeronautica si avvalse della Regia Marina in quanto fu convenuto che, ab
initio, il nascente istituto sarebbe stato ospitato nella struttura dell’Accademia Navale
per dare modo di trovare una giusta collocazione in ambito di una struttura all’uopo
deputata beneficiando, tra l’altro, di una organizzazione logistico/amministrativa
collaudata. (dia 3)
“….Compilai subito il Regio Decreto di istituzione dell’Accademia (nda
dell’Aeronautica); e fu con una certa perplessa emozione che una sera, a casa mia,
dettai il testo che doveva essere diffuso in tutta Italia col quale, dopo la
presentazione del nuovo organismo e dei suoi scopi, si diceva: Per l’anno 1923/24 è
aperto un concorso per l’Accademia Aeronautica per giovani provenienti dalla
maturità delle scuole medie superiori e che posseggano i requisiti seguenti, ecc. ecc.
…” 4 . Sono le parole con le quali l’ammiraglio di squadra Giulio Valli descrive la
nascita del nuovo istituto militare nelle sue memorie. Infatti fu a lui, allora capitano
di vascello, a cui fu demandato il compito di fondare e comandare la Regia
Accademia Aeronautica dal 1923 al 1926, in quel di Livorno. (dia 4)
Così continua a raccontare:“… Era un po’ un salto nel buio. Durante la guerra molti
giovani ufficiali di terra e di mare erano passati al servizio aereo attraverso le scuole
di pilotaggio e molti erano poi rientrati nel loro Corpo; ma da questo a raccogliere
giovani che volessero fin dal diciottesimo anno dedicarsi alla professione, anzi alla
carriera aviatoria, che ancora destava molte preoccupazioni, specie nelle famiglie, ci
correva! Fu naturalmente mia personale cura di diffondere anche a mezzo della
stampa una opportuna propaganda¸ e mentre si attendeva l’afflusso dei concorrenti,
io preparavo programmi di studio e di esercitazioni, regolamenti, ordinamento
amministrativo, ecc. disegnando perfino le varie uniformi, i distintivi, i simboli, ecc.
Quando giunse la data, ventisei giovanotti di varie parti d’Italia si presentarono alla
severa visita psicofisiologica. Di essi furono scelti diciotto esemplari che superarono
l’esame previsto e che io cominciai a covare come tanti pulcini. Ma quando li vidi
finalmente tutti in uniforme, quando ebbi lungamente parlato a tutti e con ciascuno,
mi parve di aver guadagnato la partita. E quella fu la fortunata semenza di una
stirpe intera che ha ben meritato della Patria…”. 5
E’ quindi all’allora Capitano di Vascello Valli che si devono il piano degli studi, delle
esercitazioni, la scelta dell’uniforme, i fondamenti araldici, le tradizioni tuttora in
essere ed addirittura il ricorso alla propaganda utilizzando per la prima volta
manifesti murali realizzati da un pittore6 . Così facendo non ci si limitava più alla
pubblicazione del solo sterile bollettino di limitata divulgazione, ma si allargava
notevolmente la diffusione del bando di concorso.
Il decreto costitutivo che il Valli elaborò stabilì nel dettaglio “… una tradizione
intesa a seguire l’andamento storico di essa … ”Ai corsi venne infatti attribuito un
4
G. VALLI, Tra mare e cielo - Vita di un uomo fortunato, Terni, Litografia Stella, 2004, p 252. Memorie la cui
redazione è stata curata da Luigi e Giannetto Valli, rispettivamente figlio e nipote dell’Ammiraglio di Squadra Giulio
Valli con il contributo della Fondazione della Cassa di Risparmio di Terni e Narni,
5
VALLI, Tra mare e cielo, p 252.
6
Si trattava di un manifesto che riproduceva un nido di aquilotti dal quale spiccavano il volo e si disperdevano uno
stuolo di esemplari di varia maturità. Non più uno sterile, usuale bollettino, poco amicante,
2
nome rispondente a uccelli, meteore, astri ecc per ogni lettera dell’alfabeto, con
l’esclusione delle lettere Q ed H, ed un colore da ripetersi ciclicamente nel corso
degli anni con l’aggiunta del numero progressivo alla fine di un ciclo. 7 Tutti
rinnovamenti che allora, rompendo gli schemi consolidati degli istituti militari
preesistenti e tradizionalisti, apparvero eccessivamente innovativi facendo addirittura
gridare allo scandalo. Posero però la nuova arma azzurra all’avanguardia
nell’organizzazione del suo massimo istituto rispetto ad Esercito e Marina, ancorati a
vecchi regolamenti e radicate tradizioni.
In effetti la nuova Forza Armata e, per quanto in argomento, il nuovo istituto militare,
nati in emancipazione, furono sicuramente di utilità in special modo nel settore della
formazione del personale. In particolare, quando fu istituita l’Accademia Aeronautica
l’attività didattica ed istruzionale fu concepita e calibrata all’impiego dell’aeroplano
in quanto l’aviatore era già considerato esclusivamente come pilota d’aeroplano e non
già come pilota di dirigibili. Per la sua preparazione si rese subito necessaria una
profonda preparazione tecnico-scientifica fornita nell’arco di un triennio e farcita di
istruzioni pratiche, esercitazioni militari e tanto sport.
Ecco di seguito come Giorgio Valli descrisse l’attività didattica al termine del primo
triennio: “…Lo svolgimento dell’istruzione teorica del triennio richiedeva un
completamento di cultura generale e letteraria, indispensabile per equiparare le
cognizioni generiche di allievi provenienti da scuole di diverso carattere; un
graduale programma di materie matematiche miranti allo svolgimento ultimo della
meccanica applicata, per il tramite dell’analisi algebrica, calcolo infinitesimale ed
integrale e meccanica razionale; un programma scientifico di fisica e chimica
generale, sempre a scopo di livellamento e con trattazione più diffusa di aerologia,
esplosivi, combustibili, lubrificanti; un programma di storia militare terrestre,
marittima con accenni a quella aerea; un programma professionale di navigazione
aerea piana e astronomica, di aerodinamica, termodinamica e di armi e tiro e radiotelegrafia; un programma di lingue straniere comprendente il francese come
obbligatorio e, con scelta facoltativa, l’inglese e il tedesco. Infine una trattazione di
diritto aeronautico, di economia politica e di regolamenti d’Arma. La cultura
risultante degli Ufficiali dovrebbe in questa maniera essere sufficiente non solo al
loro esercizio ma anche ad affrontare l’assimilazione di materie professionali
superiori che verranno trattate nel corso superiore e in quello di specializzazione. E’
ovvio che, nella normale professione, gli Ufficiali della A.A. non si troveranno
frequentemente nella necessità di applicare le alte discipline matematiche e
scientifiche coltivate nei corsi accademici, ma è provvido che essi si trovino forniti di
solidi fondamenti teorici, sui quali i più adatti potranno in avvenire basare i loro
studi per il progresso tecnico dell’Arma. E’ necessario in futuro che chi impiega i
mezzi aerei possa comprenderli tecnicamente come quelli che li progettano e
costruiscono.” 8
7
Il primo corso fu l’Aquila a seguire Borea, Centauro, Drago, Eolo, Falco, Grifo, Ibis, Leone, Marte, Nibbio, Orione,
Pegaso, Rex (Rostro con l’avvento della Repubblica), Sparviero, Turbine, Vulcano, Zodiaco.
8
A. REA, L’Accademia Aeronautica – Cronistoria dalle origini al 1975, Roma, Stato Maggiore Aeronautica, Ufficio
Storico, 1977, pp. 36-37.
3
La votazione era in ventesimi ed un voto veniva attribuito anche all’attitudine
militare, e alla condotta disciplinare.
Erano ammessi all’istituto tutti i giovani fra i 18 ed i 22 anni in possesso del titolo di
studio di scuola media superiore e quindi non necessariamente provenienti
dall’aristocrazia o appartenenti all’alta borghesia, come tradizionalmente avveniva in
precedenza per le altre accademie militari.
Veniva così aperta la strada alla professionalizzazione delle carriere militari che si
rendeva vieppiù necessaria per il mutato contesto sociale e culturale italiano ma
soprattutto scaturiva dall’esigenza di attingere giovani idonei e preparati in una massa
più consistente di candidati.
Relativamente all’addestramento al volo, esso, a parte alcuni voli di ambientamento e
voli volti al conseguimento del brevetto di osservatore di aeroplano (nel periodo
estivo tra 2° e 3° anno), veniva iniziato al termine del corso accademico e con il
grado di sottotenente già cucito sulla divisa. Ciò in quanto era consolidata opinione
che il corso di pilotaggio necessitasse di “lunga, ininterrotta e solerte applicazione”. 9
Quanto descritto, ed in special modo l’aver riportato alcune citazioni di colui che fu il
primo Comandante dell’Accademia Aeronautica, potrebbe apparire ridondante ai fini
della trattazione richiesta. Ma ciò è importante per enunciare l’impostazione iniziale
fornita all’istituto principale della nuova Forza Armata, impostazione che rimarrà
pressoché invariata nel tempo, subendo solo gli aggiornamenti conseguenti al
progresso scientifico, al minaccioso quadro politico mondiale e derivanti dai
necessari adattamenti alle diverse sedi che la ospiteranno.
Sin dal momento della istituzione dell’Accademia Aeronautica era stata avviata la
ricerca di una sede idonea. Prevalse l’idea di ricorrere ad una costruzione nuova ad
hoc sita sull’Aeroporto di Capodichino e la cui prima pietra fu posta il 28 giugno del
1925 10 . Dopo tre anni di fattiva ospitalità presso l’Accademia Navale di Livorno, a
causa dell’impossibilità di ulteriore coabitazione per l’incremento di allievi previsto
per ambedue le Accademie, fu giocoforza trasferire l’Accademia Aeronautica in
un’altra sede prima che fosse pronto l’anzidetto edificio.
Fu così che fu adattata un’ala del palazzo della reggia borbonica vanvitelliana di
Caserta ove ufficialmente l’insediamento avvenne il 15 ottobre del 1926 con il
trasferimento della Bandiera dell’Istituto.(dia 5) A comandarla fu posto un Ufficiale
incorporato nell’Aeronautica, il colonnello pilota Giuseppe Valle, futuro Capo di
Stato Maggiore. L’inaugurazione della sede di Caserta ebbe luogo il 10 dicembre
1926, in concomitanza del giuramento dei Corsi Centauro e Drago, alla presenza del
Sottosegretario di Stato per l’Aeronautica, Italo Balbo.
In effetti questa sistemazione, che doveva essere transitoria in quanto funzionalmente
non del tutto adeguata, si protrasse fino al 1943 poiché il complesso appositamente
progettato di Capodichino fu ritenuto, in corso d’opera, inadeguato per dimensioni e
spazi facendo così decadere il progetto di trasferirvi l’Accademia.
9
In quei tempi all’Air Force College inglese la scuola di pilotaggio si svolgeva invece contemporaneamente ai due anni
di corso previsti.
10
Sulla scelta del Governo influì favorevolmente, oltre al forte sostegno delle autorità ed enti locali, il napoletano
generale de Pinedo, che nel 1924 era stato nominato Capo di Stato Maggiore del Comando Generale dell’Aeronautica.
4
Di significativa menzione per la vita dell’Istituto fu l’aggiornamento del precedente
ordinamento costitutivo del ‘23 con quello entrato in vigore con l’anno accademico
1927-28. 11
Venivano ampliati i compiti dell’Accademia, elevato a generale il grado del
comandante, rideterminati i corsi da effettuarsi (Regolare, Integrazione per subalterni
di complemento, Integrazione per Sottufficiali Piloti, Superiore di perfezionamento
per Ufficiali inferiori, per Ufficiali destinati a diventare Commissari), mentre nel
1931 venivano equiparati i primi due anni al biennio propedeutico della facoltà di
ingegneria 12 .
Relativamente alla istruzione al volo, il poter disporre del vicino aeroporto di Capua e
quindi di una propria scuola di pilotaggio permise di licenziare gli allievi già in
possesso del brevetto di pilota militare. Infatti, a partire dal 1929, l’istruzione al volo
venne ripartita in tutti gli anni di permanenza nell’Istituto.
Iniziavano gli anni nei quali, per la politica colonialista e guerriera del regime fascista
e gli impegni militari che da questa erano scaturiti (in primis l’intervento in Etiopia),
vi fu un notevole aumento delle immissioni di allievi in Accademia. Praticamente in
breve tempo Caserta fu costretta a far fronte alle cresciute esigenze organiche della
Regia Aeronautica come si evince dalle parole del Sottosegretario per l’Aeronautica
generale Valle, pronunciate nel discorso alla Camera del 24 marzo 1936: “… il piano
di rinnovamento e sviluppo della Regia Aeronautica…è oggi in atto con ritmo sempre
più accelerato…L’anno 1935 ha costituito a tale riguardo una vera e propria
mobilitazione…per quanto riguarda i piloti ... si sono dovute armare ben 18 scuole di
primo periodo … Non invano venne l’anno scorso in quest’aula fornita
l’assicurazione che presto l’Italia avrebbe raggiunto la cifra di diecimila piloti ... A
tale scopo si è ottenuta l’assegnazione dell’intero palazzo reale di Caserta, ove la
cifra annua degli allievi è stata quadruplicata …”.13 Affermazioni che scaturivano
dai fondamenti douhettiani 14 sull’impiego risolutivo dell’arma area nei conflitti futuri
ma che risulteranno, alla resa dei conti, solo pura propaganda.
Ecco spiegato il motivo per cui decadde il progetto dell’Accademia a Capodichino:
non garantiva gli spazi necessari mentre la reggia di Caserta si.
Erano quegli gli anni nei quali così la propaganda dell’Accademia si esprimeva:
STUDIO – VOLO – DISCIPLINA
sono il trinomio armonico impeccabilmente realizzato con metodo e
con stile prettamente fascista nel massimo Istituto di reclutamento
aeronautico, ove ogni azione è appoggiata a questi tre pilastri.
Di questi tre asserti era il volo quello che dava forza e volontà agli allievi per
sopportare la severità degli altri due. 15 Anni nei quali furono limitate le attività
ludiche a favore di marcia e parate in occasione di particolari ricorrenze ed
11
D.M. 26 agosto 1927, n.1633.
R.Decreto 28 agosto 1931, n. 1227.
13
REA, L’Accademia Aeronautica, pp. 110-111.
14
Gen. Giulio Douhet teorico del Potere Aereo.
15
Tratto dal ciclo di articoli di propaganda di Antonio Barretta per Stampa Sera e stampati dall’Accademia in un
opuscolo con titolo: Nido degli aquilotti azzurri. REA, L’Accademia Aeronautica, p. 128.
12
5
avvenimenti e i fondamenti accademici di obbedienza, spirito di sacrificio, senso del
dovere, amore patrio, spirito di corpo furono elevati alla ennesima potenza.
Nel 1941, con due successivi decreti 16 , fu formalizzata una procedura, già applicata
con il corso Rex dal 1937, che consentiva ai piloti selezionati non idonei al volo di
proseguire gli studi accademici fino al conseguimento della nomina a sottotenente in
servizio permanente effettivo.
Gli anzidetti decreti scaturirono dalle esigenze di ampliare il reclutamento; esigenze
sorte, infatti, prima con i venti di guerra e poi con lo scoppio del Secondo Conflitto
Mondiale. Esigenze che resero necessario un aggiornamento dell’ordinamento e
dell’organico dell’Accademia.
Nell'agosto del 1943, urgenze di carattere bellico a seguito della conquista della
Sicilia da parte degli Alleati ed ai bombardamenti su Napoli e Caserta, costrinsero
l'Istituto a trasferirsi presso il Collegio Aeronautico di Forlì, 17 ove l'Accademia
rimase solo fino al 10 settembre, data in cui ogni attività venne temporaneamente
sospesa a seguito della confusione scaturita dopo la firma dell’armistizio che spaccò
letteralmente l’Italia in due. (dia 6)
Gli allievi furono invitati a lasciare l’Istituto e a raggiungere le famiglie. In quel
frangente alcuni allievi originari del sud Italia, al termine della licenza, confluirono al
centro di raccolta di Brindisi ove il 7 novembre 1943 l'Istituto riprese a funzionare,
con notevoli difficoltà e privo degli allievi rimasti al nord, presso il locale Collegio
Navale, in cui si era nel frattempo ricostituita anche l'Accademia Navale. (dia 7)
Ecco dal racconto di un allievo del Corso Aquila II come furono vissuti quei momenti
a Brindisi “….L’eco delle cannonate non era ancora spenta nelle nostre orecchie
quando giungemmo a Brindisi. Ci trovammo spaesati nella serenità quasi claustrale
dell’Accademia Navale ove ci sembrava che nulla fosse accaduto, che tutto fosse
proseguito senza interruzione … E non ci si poteva rendere conto di ciò…E chissà
che qualcuno la sera, prima di “bozzare” (perché qui non si dorme ma si “bozza”),
al caldo del suo lettuccio, non pensi a Caserta, agli amici lasciati che non tornano
ancora … e si senta solo … ” 18
Gli allievi rimasti al nord vennero convogliati a Firenze presso la Scuola di
Applicazione alle Cascine e per loro le difficoltà furono maggiori, le vicissitudini
eterogenee ed a volte drammatiche. Si erano trovati per ironia della sorte dal lato
sbagliato della barricata.
Nel novembre 1945, l'Accademia si stabilì a Nisida, in quanto da ottobre 1943 nella
reggia di Caserta si era installato il Quartier Generale Alleato. (dia 8)
Dalla sistemazione improvvisata di Brindisi si passò quindi a quella precaria di
Nisida ove la superficie a disposizione era ridottissima, mancavano edifici e spazi per
le attrezzature didattiche e sportive e per le attività di supporto logistico: di campo di
volo neanche parlarne. Tutto era ridotto ai minimi termini e sacrificato. Per svolgere
16
R.D. 25 marzo 1941 n. 472 e R.D. 20 novembre 1941 n. 1523.
Il Collegio Aeronautico di Forlì era un collegio paramilitare istituito nel 1938 sotto l’egida del Partito Nazionale
Fascista ed inquadrato nella GIL (Gioventù Italiana del Littorio).
18
Settantennale dell’Accademia Aeronautica 1923 – 1993, Roma, Stato Maggiore Aeronautica, 1993, pp. 22-23.
17
6
l’attività di volo si utilizzò il lontano aeroporto di Pomigliano d’Arco. A Nisida
l’Istituto rimase, contro ogni logica e fra mille difficoltà, fino al dicembre del 1961.
In effetti l’Accademia, anche quando il Quartier Generale Alleato si trasferì, si
sarebbe dovuta spostare a Firenze presso gli edifici della Scuola di Applicazione, ma
le forti pressioni delle autorità napoletane ne vanificarono il trasferimento fino ad
ottenere la sua sistemazione definitiva nell’area partenopea.
La soluzione della reggia di Caserta era infatti stata abbandonata perché ritenuta più
idonea per soddisfare le esigenze della Scuola Specialisti che, avendo un numero di
frequentatori decisamente superiore a quello previsto per la ricostituita Accademia,
necessitava di spazi maggiori.
Nell’impossibilità di poter tornare a Caserta, si parlò di utilizzare la Reggia di
Capodimonte, la villa vesuviana della Favorita ad Ercolano, ma alla fine continuò a
rimanere a Nisida in quanto era stato deciso di attendere i fondi per la realizzazione di
una nuova sede.
La scelta, dovendo rimanere nelle vicinanze di Napoli, cadde su un terreno quasi a
picco sul mare ubicato sulla collina Cariati, alle spalle della famosa solfatara, facente
parte del Comune di Pozzuoli e per due terzi di proprietà demaniale. La posa della
prima pietra avvenne il 10 dicembre 1957 mentre il trasferimento degli allievi in
quella che sarà la sede definitiva avvenne nel gennaio 1962. L’odissea dell’Istituto
era finalmente finita. (dia 9)
La struttura attuale è sicuramente posizionata in un invidiabile sito dal punto di vista
paesaggistico in quanto domina la baia di Pozzuoli e la distesa di mare comprendente
le isole di Ischia, Nisida, Capri e la penisola di Procida, così come è caratterizzata da
soluzioni architettoniche ed ingegneristiche di avanguardia e si contraddistingue per
la quantità e razionalità degli edifici e degli spazi, costruiti per soddisfare appieno le
esigenze didattiche degli allievi 19 .
Altrettanto, però, non si può dire sulla sua funzionalità se si considera che non
dispone nelle vicinanze di una proprio aeroporto.
Se con la nuova sede l’Istituto trovava finalmente una collocazione definitiva,
altrettanto non si può dire per il luogo dove si doveva svolgere l’attività principe del
massimo istituto aeronautico: l’attività di volo. Gli allievi, per frequentare la scuola di
pilotaggio, hanno sempre dovuto affrontare trasferimenti più o meno lunghi ed, in
particolare, dal dopoguerra la sede della scuola di volo ha subito continui
cambiamenti: Pomigliano d’Arco, Lecce, Grazzanise, Alghero ed attualmente per
addestrarsi al volo gli allievi devono soggiornare nell’aeroporto militare di Latina.
Insomma anche in questa bella sede gli allievi non potranno beneficiare dello stimolo
che genera la vita in un aeroporto dovendosi accontentare solo della fugace visione e
del rumore provocato dai saltuari sorvoli dell’Istituto da parte di qualche velivolo di
passaggio.
Il peregrinare da un aeroporto ad un altro alla ricerca di una sede idonea per il
conseguimento dei brevetti di volo comporterà continui aggiornamenti del piano
degli studi. Comunque le anzidette traversie per la precaria sistemazione sia
19
Soluzioni all’avanguardia anche perché situata in zona fortemente soggetta al fenomeno del bradisismo.
7
dell’Istituto che della scuola di volo non fecero mai scemare la ricerca di una ottimale
formazione ed istruzione degli allievi; ricerca che comunque è sempre rimasta
ancorata ai vecchi sistemi che miravano a fare dell’Istituto soprattutto una scuola di
obbedienza.
La formazione del personale della F.A., infatti, è sempre stata caratterizzata dal
costante aggiornamento dei requisiti e dei processi formativi, con la conseguente
necessità di procedere alla ridefinizione della struttura ed anche degli organici di tutti
i vari Istituti di formazione.
Per quanto riguarda l’Accademia l’obiettivo fondamentale è sempre stato quello di
fornire un’adeguata preparazione culturale unitamente all’istruzione pratica e teorica
al volo. I convincimenti e le azioni nel tempo per raggiungere nel modo migliore tale
obiettivo sono stati sempre contrastati e contrastanti. Contrastati, per il
condizionamento dovuto alla inadeguatezza della sede, alla sua ubicazione lontano da
un campo di volo o ad una università. Contrastanti per trovare il giusto equilibrio tra
l’esigenza di mantenere la dignità degli studi al livello universitario limitando gli
studi solo al biennio di ingegneria o facendo conseguire agli allievi una vera e propria
laurea.
L’esigenza di mantenere il biennio costringeva, tra l’altro, a far slittare lo studio delle
materie professionali che diventavano sempre più numerose ed impegnative.
Fu valutata infatti anche la possibilità di dar vita a una laurea in scienze
dell’aeronavigazione e, a partire dal 1950, i bandi di concorso, per richiamo e
propaganda, annotarono per alcuni anni che ciò era allo studio presso l’Università di
Napoli. Questo proponimento rimase però tale ancora per altri quarantacinque anni.
(dia 10)
Questo processo di perfezionamento ed adeguamento del processo formativo è
sempre stato in corso subendo anche adeguamenti continui in funzione delle
assegnazioni di bilancio. Le ristrettezze o tagli del budget hanno sempre costituito un
elemento di riferimento nell’aggiornamento di tutte le attività connesse con la
formazione del personale, ma siffatto vincolo non ha mai comportato, sino ad oggi, la
necessità di riconsiderare, in termini riduttivi, gli obiettivi fondamentali prefissati. A
patirne sono sempre stati in particolare i viaggi di istruzione o la frequentazione dei
corsi di pilotaggio all’estero oppure in fase di programmazione del concorso veniva
ridotto il numero dei candidati ma non il piano degli studi.
Nell’anno accademico 1963-64 furono ammessi a frequentare i corsi regolari
dell’Accademia anche allievi ingegneri, i GAri (Genio Aeronautico ruolo ingegneri).
Per loro la permanenza in Accademia sarà superiore a quella dei colleghi piloti dello
stesso corso e terminerà con il conseguimento della laurea presso l’Università di
Napoli previsto entro e non oltre il sesto anno .
Nel 1986-87 fu la volta anche del reclutamento di allievi Navigatori e di allievi del
ruolo Servizi ora ruolo delle Armi. Tutti ruoli nei quali possono transitare a domanda
gli allievi che perdono l’idoneità o l’attitudine al volo.
Le aumentate responsabilità dei comandanti, la crescente importanza che rivestono i
fattori economico-finanziari nel processo decisionale, la complessità delle situazioni
da affrontare, l’incremento generalizzato del livello culturale dei ruoli esecutivi della
8
Forza Armata hanno fatto si che non sì indugiasse oltre nella scelta di fornire una
completa preparazione a livello universitario. (dia 11)
Nel 1995 è stato così finalmente introdotto il conseguimento della laurea in scienze
aeronautiche al termine degli studi accademici per il ruolo naviganti normale, laurea
che è stata riconosciuta e concessa a posteriori anche a tutti gli ufficiali, piloti,
navigatori e dei servizi, che hanno conseguito il diploma di compimento degli studi
accademici.
Il passaggio al Corso di Laurea in Scienze Aeronautiche (appartenente alla classe
delle Scienze della difesa e della Sicurezza) ha consentito di ampliare
significativamente la preparazione a livello universitario che oggi coinvolge non solo
il settore scientifico e tecnico-militare, ma anche quelli amministrativo, economico,
giuridico e manageriale.
Attualmente presso l’Accademia Aeronautica di Pozzuoli – sotto l’egida
dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” – vengono formati gli ufficiali dei
ruoli normali dell’Aeronautica Militare in servizio permanente, nel ruolo Naviganti
(piloti e navigatori) e delle Armi, del Corpo del Genio Aeronautico, del Corpo di
Commissariato e, dallo scorso anno accademico, del Corpo Sanitario Aeronautico.
Oltre ai corsi regolari in Accademia vengono svolti:
- corsi pre-volo per allievi Ufficiali piloti di complemento. Tali corsi possono essere
frequentati anche da allievi piloti di altre Forze Armate e Corpi Armati dello Stato;
- corsi di immissione nel Servizio Permanente di tutti gli Ufficiali a nomina diretta
dei ruoli normali e speciali;
- corsi per il conseguimento delle categorie supporto logistico e supporto operativo
per gli Ufficiali del ruolo delle Armi.
Gli allievi ufficiali del ruolo Naviganti normale e del ruolo delle Armi seguono un
corso quinquennale che consente di conseguire la laurea triennale e, successivamente,
la laurea Magistrale in Scienze Aeronautiche. Nei curricula universitari sono inserite,
altresì, quali “attività tirocinanti” il corso addestrativo per il conseguimento del
Brevetto di Pilota Militare (per il ruolo Naviganti) e le attività formative per il
conseguimento della categoria/specialità (per il ruolo delle Armi).
Gli allievi del Corpo del Genio aeronautico frequentano un corso di laurea di primo
livello in ingegneria e uno successivo, biennale, di laurea specialistica in Ingegneria
Aerospaziale, Civile o Elettronica.
Gli allievi del Corpo di Commissariato seguono un iter di studi finalizzato al
conseguimento della laurea Magistrale in Giurisprudenza (a ciclo unico).
Gli Allievi del Corpo Sanitario Aeronautico seguono un corso di laurea specialistica
in Medicina e Chirurgia della durata di sei anni. (dia 11-12)
A contorno della attività didattica per il compimento degli studi accademici gli allievi
svolgono attività addizionali relative a: corsi di lingua inglese (dia 13), addestramento
alla sopravvivenza in mare ed in montagna (dia 14), gare sportive tra classi, tornei
con le altre accademie militari italiane, tornei con le accademie aeronautiche
spagnola e francese, meeting tra le accademie aeronautiche europee (dia 15) corsi di
vela (dia 16), visite a stormi operativi, siti di manutenzione ed industrie aeronautiche
(dia 17).
9
Nel continuo aggiornamento della didattica del personale ufficiale nei moduli
formativi nel post accademia, è stato anche introdotto lo studio del “Project
management” e del “Team building” ed è stata inoltre adottata la metodologia
dell’insegnamento a distanza mediante l’attivazione di vari corsi “E-learning” con
significativi risparmi finanziari.
Relativamente all’addestramento al volo, dopo varie fasi in cui si sperimentò anche il
jet ab-initio, è da anni consolidato un addestramento che vede gli allievi impegnati
nel volo appena entrati in Accademia. Gli allievi piloti e navigatori infatti sono inviati
presso la scuola di volo di Latina 20 per conseguire il brevetto di pilota e navigatore di
aeroplano sul velivolo monomotore ad elica SF 260. Durante l’iter accademico, gli
allievi piloti continuano ad addestrarsi su quel velivolo, mentre gli allievi navigatori
volano sul biposto a getto MB 339.
La formazione al volo ha visto, nel 2005, la rimodulazione del programma per il
rilascio del Brevetto di Pilota di aeroplano (BPA corrispondente alla fase di selezione
al volo). Le principali modifiche apportate hanno permesso di ridurre la percentuale
dei candidati piloti che in passato non superavano la prima fase selettiva. (dia 18)
È stato anche introdotto il Pil.Ap.T. (Pilot Aptitude Testing), cioè un test
computerizzato per l’accertamento dell’attitudine al pilotaggio dei candidati nelle sue
componenti percettivo-cognitive.
Tale test non è in grado di valutare alcune componenti fondamentali dell’attitudine
quali la motivazione e la tolleranza allo stress e per questo motivo è indispensabile
che sia inserito in un più ampio progetto di selezione, come di fatto accade nel caso
dell’Aeronautica Militare.
Detto test ha permesso di ridurre ulteriormente il tasso di selezione dei frequentatori
dei corsi di pilotaggio permettendo di conseguire un addizionale risparmio sia delle
ore di volo, sia delle ore di istruzione a terra che si traduce in un notevole
contenimento dei costi.
Tutto l’iter addestrativo per il conseguimento del Brevetto di Pilota Militare (B.P.M.)
è stato ottimizzato ristrutturandolo in quattro fasi che prevedono l’utilizzo di due
differenti velivoli, l’SF-260, come già detto monomotore ad elica ed il velivolo a
getto MB-339.
In particolare è stato ampliato il programma di volo svolto sul SF-260 a discapito di
quello sull’MB 339 svolgendo sul primo velivolo sia la fase iniziale di istruzione che
quella intermedia. Tutto ciò ha permesso di ridimensionare notevolmente i costi di
esercizio (circa il 23% in meno).
Al termine del periodo Accademico, i piloti svolgono l’attività di volo per conseguire
il brevetto di pilota militare e quindi iniziano l’addestramento operativo presso la
scuola di volo di Lecce 21 , o presso le scuole di volo NATO di Sheppard, negli Stati
Uniti, e di Moose Jaw, in Canada, ciò al fine di accrescere le capacità del personale
navigante ad operare insieme ad altri equipaggi di nazioni estere durante l’attività
addestrativa, ma soprattutto durante l’attività operativa in operazioni reali “fuori
area”.
20
21
70° Stormo Giulio Cesare Graziani.
61° StormoFortunato Cesari
10
Attualmente l’Aeronautica Militare rappresenta un importante punto di riferimento
nel campo della formazione al volo, nell’area europea e “mediterranea”. E’ infatti
riconosciuto ed apprezzato l’ottimo livello raggiunto nella formazione dei piloti che
frequentano i corsi presso l’Accademia e le scuole di volo italiane. Prova di ciò è
l’attuale concreto interesse di alcune nazioni estere ad inviare il proprio personale in
Italia per conseguire il Brevetto di Pilota Militare. Sono già in atto, o in corso di
perfezionamento, accordi con l’Austria, la Grecia, la Malesia, la Nigeria, l’Algeria e
con Singapore. Si prevede che tale attività di cooperazione internazionale, nel tempo
sempre esistita ma limitata a gentlemen agreement inseriti nei Memorandum of
Understanding previsti nel quadro di accordi commerciali, avrà sicuramente un
incremento nel prossimo futuro.
In tale ottica, l’Accademia Aeronautica ha da tempo avviato un intenso programma di
“internazionalizzazione” che ha consentito di:
− attivare nell’ambito del collaudato rapporto instauratosi tra le Accademie
Aeronautiche europee, componenti l’EUAFA (European Air Force Academies) il
così detto progetto “Erasmus Militare”, una serie di scambi tra istituti omologhi
che consentono, congiuntamente ai rispettivi atenei di riferimento, la possibilità di
seguire corsi di studio o parte di essi presso altre accademie con il riconoscimento
di Crediti Formativi Universitari; (dia 19-20)
− incrementare significativamente, in ambito Unione Europea, la partecipazione a
seminari e attivita’ didattiche “joint & combined” al fine di allargare lo spettro di
conoscenze dei frequentatori nell’ambito comunitario.
E’ questo uno sforzo di internazionalizzazione ad alta valenza culturale e
professionale che ben si coniuga con la formazione presso l’Accademia Aeronautica,
nell’arco della sua ultra ottantennale storia, di 678 cadetti stranieri provenienti da 29
differenti paesi. (dia 21)
In questo momento, presso il nostro Istituto sono in attività di formazione 12 allievi
provenienti da Afghanistan, Giordania, Iraq, Mauritania, Perù, Senegal, Serbia e
Albania. (dia 22)
Incremento anche conseguente alla necessità di integrazione relativa alla crescita del
coinvolgimento del personale AM in attività fuori area nelle operazioni di peace
keeping o peace enforcing e che ha visto addirittura avviare lo studio per un progetto
di “internazionalizzazione” della scuola di volo di Lecce.
Questo iter istruzionale è il risultato della continua attività di analisi delle esigenze di
formazione del personale dell’Aeronautica Militare per il ruolo sempre più
determinante delle nuove tecnologie e della conseguente necessità di realizzare una
forza armata perfettamente inserita nel nuovo complesso interforze a forte
connotazione europea ed internazionale.
Ciò ovviamente prevede anche la realizzazione di “strutture didattiche” in continua
evoluzione e di verificare periodicamente il risultato formativo rapportando gli
obiettivi fissati con i costi associati al loro conseguimento. Il tutto in perfetta armonia
con la considerevole riduzione dello strumento militare che è stata posta in essere a
partire dalla fine degli anni novanta conseguentemente alle minori risorse finanziarie
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disponibili e a fronte di spese incomprimibili che inesorabilmente continuano a
crescere. (dia 23-24)
Sintetizzando, si è trattato di operare la ricerca del meglio con il meno, ossia della
riduzione quantitativa con il pari incremento della qualità.
Nel merito l’Aeronautica da anni alle prese con l’anzidetto processo di riduzione di
uomini e mezzi è diventata dimensionalmente circa la metà di quello che era solo
dieci anni fa. Il nuovo Capo di Stato Maggiore nella cerimonia dell’87° anniversario
della costituzione dell’AM alla presenza del Presidente della Repubblica 22 così si è
espresso: “… ciò non vuol dire che ora abbiamo minori capacità; abbiamo investito
e stiamo investendo le risorse assegnateci sulla qualità dei mezzi e soprattutto sulla
preparazione degli uomini e delle donne dell’Aeronautica. E’ un processo difficile,
che esige continuità e perseveranza …”
Parole dalle quali si evince che nonostante i continui tagli al bilancio e riduzioni
strutturali l’Aeronautica Militare è fermamente convinta dell’importanza della
formazione del personale per mantenere il passo con le più importanti aeronautiche
mondiali. (dia 25)
Gen. B.A. Euro Rossi
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Cerimonia del 26 marzo 2010 presso aeroporto militare di Pratica di Mare – Roma
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l`accademia aeronautica e la formazione militare e culturale