Genesi dell’attività figurativa L’espressione grafica di un bambino è classificabile in stadi organizzati tendenzialmente contrassegnati da una progressione lineare: 1. semplice-disorganizzato ex.: tratti, segni, punti e circonferenze; 2. complesso - strutturato ex.: forme riconoscibili generate da volontà di rappresentare in termini di vero somiglianza L’esperienza – espressione grafica del bambino, dallo stadio iniziale a quello più evoluto della fase adolescenziale, soddisfa bisogni di diverso tipo: 1. Controllo visivo 2. Comportamento motorio 3. Esperienza del sé 4. Competenza comunicativa interpersonale 5. Autostima e riconoscimento delle proprie capacità da parte dell’adulto. È possibile avvicinare i disegni dei bambini a correnti artistiche contemporanee quali: Action Painting di Pollock o la pittura segnica di Hartung in cui l’atto del dipingere, quale gesto comunicativo, trova piena espressione nel rituale della Performance. La “traccia”, lasciata dall’artista, diviene espressione de sé e segno di pulsioni emotive universalmente condivise. l’arte primitiva quale la pittura rupestre (fine del Paleolitico e Neolitico) L’esperienza grafica dei bambini segue diverse fasi dello sviluppo e, acquistando valenza proiettiva in relazione con gli aspetti profondi della personalità, è espressione delle caratteristiche dell’evoluzione intellettiva, della vita affettiva ed emotiva. È caratterizzata da: 1. Mancanza di controllo motorio 2. Tendenza alla forma più semplice (principio della Gestalt) 3. Riproduzione di un modello ideale 4. Rappresentazione bidimensionale Il principio della Forma più semplice (Gestalt) è principio fondante di tutta l’attività grafica primordiale che vede, nella realizzazione sintetica di un modello geometrico, la rappresentazione del soggetto reale. Il bambino disegna quello che conosce e non quello che vede, le qualità essenziali delle cose che attraggono il suo interesse o con le quali ha un legame affettivo. Il disegno infantile non è definibile come “percettivo”, ha una fonte non visiva ed è associabile ad una produzione “astratta” tipica del “sentire” È possibile definire i primi tentativi grafici come rappresentazione delle qualità formali – essenziali del mondo interiore del piccolo artista, oltre che piacere nel lasciare una traccia di sé tramite un gesto, ed esercizio motorio. Teoria Intellettualistica Riflessione interattiva tra l’esperienza del “conoscere” ed il senso della vista. 1. L’esperienza è relativa all’apprendimento, alle idee, al bagaglio culturale acquisito 2. Percezione visiva La Teoria Intellettualistica stabilisce che la produzione grafica del bambino è il risultato dell’interazione tra ciò che ha appreso, in termini di forma – simbolo, e ciò che ha percepito con il senso della vista. La genesi dell’attività figurativa ha una fonte non percettiva, non riconducibile solo a ciò che si è appreso con il senso della vista. 1. 2. 3. 4. L’abilità grafica di un bambino, intesa in termini di realismo iconico del dato naturale, è riconducibile all’osservazione ingenua ed al principio di realismo ingenuo: Forma non selettiva Qualità generali della forma Caratteristiche strutturali generali Osservare il tutto come un insieme I bambini disegnano e colorano riproducendo i caratteri generali e strutturali di un modello archetipico definibile come forma - colore generatrice. La sintesi geometrica del modello archetipico ne definisce l’impressione globale. Ex.: per indicare la testa - corpo di un uomo, un bambino di quattro anni circa, utilizzerà una forma circolare. Per colorare il blu del cielo, un bambino non utilizzerà tutte le possibili sfumature tra l’azzurro ed il blu, bensì si servirà di una campitura piatta. Il processo appena descritto è di fondamentale importanza per il futuro sviluppo cognitivo del bambino perché, differentemente da ciò che si crede, non sta copiando dalla realtà, ma sta sviluppando la capacità di sintesi e di rielaborazione. Fase dell’uomo girino: nessuna distinzione tra la testa ed il corpo del soggetto rappresentato. La forma circolare identifica il volto ed busto, le braccia e le gambe, sintetizzate con l’uso di linee orizzontali e verticali, rappresentano le braccia e le gambe (geometrizzazione). I bambini vedono l’effetto globale delle cose Per avere un’immagine come prodotto di una rappresentazione grafica spontanea si necessita di: 1. Concetti percettivi 2. Concetti rappresentativi 3. Capacità di sintesi 4. Medium Creare un rapporto tra forme semplici e forme complesse identifica la capacità di rappresentare le differenze. La forma pittorica infantile è un processo di graduale differenziazione tra le parti rappresentate: 1. Evoluzione della forma come processo autonomo di sviluppo 2. Interazione tra concetti percettivi e rappresentativi Evoluzione del grafismo Il bambino sembra istintivamente attratto dal lasciare una traccia sul foglio, una traccia di sé che, con il tempo, la padronanza motoria e la crescente intenzionalità, si trasformerà in nuove linee e forme descrittive. Il piacere del movimento, la capacità di gestire e coordinare i gesti atti a rappresentare corrispondono a momenti cronologicamente connotati: 1. A quindici mesi circa, i bambini sembrano disegnare per il piacere di lasciare sul foglio delle tracce del gesto compiuto. I gesti sono privi d’intenzionalità, conseguentemente, non c’è volontà di rappresentazione. Questa fase è riconducibile ad un piacere sensoriale e le tracce prodotte sono l’espressione del movimento motorio. La pittura rupestre, alcune correnti artistiche contemporanee e alcuni esperimenti condotti con degli scimpanzè hanno evidenziato il carattere ludico ed autoreferenziale della produzione grafica. D. Morris descrive, ne La biologia dell’Arte , un esperimento condotto con alcune scimmie che, dotate di pennelli, sviluppano esperienze grafico – pittoriche gestuali e primitive ma comunque equilibrate simili a quelle dei bambini. Gli scimpanzé si fermano, tuttavia, alla fase in cui i bambini riescono a compiere (dai 25 ai 40 mesi di vita circa) un passaggio verso il “naturale”: la riproduzione iconica . L’esperimento descritto giustificherebbe un carattere autoremunerativo dell’azione di disegnare e /o dipingere ed una sua specifica finalità estetica nell’autosoddisfacimento. Valori avulsi da qualsiasi implicazione magico – religiosa del gesto prodotto. Da ciò Morris deriva che l’uomo “moderno” (riferendosi alle produzioni artistiche contemporanee descritte in precedenza), libero da vincoli sociali e culturali, ritrova la sua intima natura animale: conclusione ciclica di un discorso temporale. L’arte è un gioco liberatorio, secondo Freud ne Al di là del principio di piacere , condotto da un bambino “cresciuto” che rielabora il suo sogno ad occhi aperti e, fantasticando, soddisfa il proprio piacere. Pertanto l’artista, in questa prospettiva, ha in sé un bisogno psichico essenziale ed universalizza un gioco liberato da tensioni mentali, comunicando alla collettività gli stessi loro desideri repressi. Ciò significa che, secondo l’autore, lo scopo ultimo dell’arte è nell’auto – liberazione. 2. Dai i ventidue mesi si affaccia sulla scena l’idea dell’intenzionalità legata all’acquisizione di una maggior padronanza delle capacità visive e motorie: il gesto grafico viene adattato in relazione allo spazio. In questa fase dello sviluppo vi è la volontà di imitare le proprietà delle “cose” rappresentate. L’immagine può sostituire l’oggetto ma non tutte le forme sono rappresentative Il tratto, il gesto, la disposizione degli elementi nello spazio e l’ordine temporale con cui le parti sono realizzate risultano caratteristiche determinanti per analisi della personalità del piccolo artista. In questa fase sono prevalenti i segni rotatori quali tracce del corrispondente movimento del braccio. Le forme prodotte, con l’ausilio di un medium, imitano la realtà che circonda il disegnatore. Il cerchio primordiale è la prima forma organizzata. Il cerchio, come forma semplice, quale contorno di una superficie, è una figura elementare che non indica direzione visiva. Non rappresenta la proprietà della “rotondità” del soggetto ma la forma del “tutto”: articolazione figura – sfondo (principio Gestalt) I cerchi concentrici rappresentano il rapporto tra le cose, l’idea del contenere. Questa è la fase in cui si acquisisce la consapevolezza che gli oggetti sono formati da più elementi e che sono in rapporto spaziale. Dopo avere acquisito la padronanza del modello, la stessa forma assume altri significati, lo schema viene utilizzato per riprodurre la struttura di forme analoghe. In questa fase dello sviluppo, il bambino è capace definire con un nome il proprio disegno. In questo momento hanno inizio i primi tentativi di grafismo scritturale che imitano la scrittura degli adulti. Secondo Piaget le prime rappresentazioni non sono geometriche ma topologiche, mirano al dato generale indicandone le proprietà di somiglianza (momento successivo al cerchio primordiale). LA FASE DELLA DIFFERENZIAZIONE In questa fase (dai 30 mesi di età) si ha il passaggio verso la differenziazione della forma, dall’indefinito al definito, dalla confusione all’ordine. Avvicinando questo principio al pensiero di Piaget è possibile collegarlo al momento in cui il bambino acquisisce consapevolezza de sé come elemento distinto dal mondo esterno. La caratteristica di rotondità assume valore specifico, indica la proprietà dell’oggetto solo quando si passa allo stadio successivo e si acquisisce la capacità di rappresentare altre forme semplici quali: linee (orizzontali, verticali e oblique) e quadrato. Funzione semantica della rotondità L’introduzione delle linee oblique nel disegno evidenzia uno stadio successivo dello sviluppo. Si passa dalla differenziazione visiva statica a quella dinamica. La comparsa delle linee oblique è graduale e permette di rappresentare tramite degli schemi sempre più specifici e differenziati. È importante non insegnare al bambino a disegnare tramite l’utilizzo di schemi più complessi rispetto a quelli che naturalmente segue, si rischia di disturbare il suo normale sviluppo conoscitivo. Il cerchio, dai tre anni e mezzo di età, rappresenta un modello ideale della figura umana che, inizialmente schematico, andrà ad arricchirsi di particolari fino a rendere l’immagine in modo verosimile. Figura umana Testa – busto braccia e gambe cerchio/i orizzontali e verticali Fusione degli elementi semplici che, autonomi tra loro, acquistano significato nella composizione di un unico modello. Ogni livello, prima di essere superato, deve essere differenziato Rappresentazione della figura umana in due fasi distinte È possibile distinguere alcuni elementi predominanti che indicano lo stadio di sviluppo della figurazione: La forma (differenziazione della figura tramite l’utilizzo di più forme) La proporzione (differenziazione delle grandezze) Il numero ( differenziazione dei soggetti tramite l’uso di più immagini) Lo spazio grafico (differenziazione tra lo spazio del foglio – ambiente) NON ESISTE UN RAPPORTO FISSO TRA L’ETA’ DEL BAMBINO E L’EVOLUZIONE GRAFICA Le grandezze e lo spazio Le grandezze con cui le forme vengono rappresentate non sono realistiche, né sono relative al contesto rappresentato. La gerarchia di grandezza delle forme disegnate dipende dall’importanza che il fanciullo attribuisce al soggetto e, a volte, è funzionale alle esigenze grafiche di buona riuscita della figurazione. La capacità di rappresentare la terza dimensione su in una superficie bidimensionale è propria dell’acquisizione di tecniche grafiche specifiche e, pertanto, ambiguità ed artificio del disegno. Durante fase primordiale, nel il disegno dei bambini non vi è distinzione tra le dimensioni spaziali. Le rappresentazioni sono rese tramite il modello 2D (principio della semplicità) che, nel contempo, identifica anche la profondità.