Progetto PON-FSE “Supporto alla Transnazionalità’” Programma Formazione ed Innovazione per l’Occupazione Scuola e Università - FIxO S&U Seminario tecnico internazionale “Percorsi di transizione scuola – lavoro” 10 Luglio 2014 Montepulciano Nota di restituzione Indice Premessa 1. Apertura dei lavori: Giovani e transizione scuola-lavoro 2. Il ruolo dei servizi di placement nella transizione scuola-lavoro dei giovani 3. Tavola rotonda: le esperienze di cooperazione tra scuola e impresa Premessa Il 10 luglio 2014 si è tenuto a Montepulciano, nella cornice del festival “Luci sul Lavoro”, un seminario tecnico sul tema dei percorsi di transizione scuola-lavoro, con particolare attenzione ai rapporti tra mondo della scuola e mondo imprenditoriale, in un’ottica di confronto di esperienze italiane ed internazionali, promosse dal Progetto PON FSE “Supporto alla Transnazionalità”. Il tema si inquadra nelle attività di assistenza tecnica alle istituzioni scolastiche ed alle Università, prestate a livello nazionale dal programma “Formazione ed Innovazione per l’Occupazione Scuola e Università” – FIxO S&U, a titolarità del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e realizzato da Italia Lavoro, il quale rappresenta ad oggi la principale esperienza nazionale nel settore della transizione scuola-lavoro. Il Seminario, in particolare, si è concentrato sugli aspetti che riguardano gli interventi che si riferiscono alle scuole secondarie superiori. Durante il Seminario è stata presentata una panoramica sulla difficile situazione dell’occupazione in Italia, con particolare riferimento a quella giovanile, rispetto alla quale sono state evidenziati caratteristiche e fattori che incidono negativamente sulla transizione scuola-lavoro, con un approfondimento sulle caratteristiche dei NEET, sul modello di intervento adottato dal Ministero del Lavoro per contrastare il fenomeno (Garanzia giovani), e sul ruolo di Italia Lavoro. 1 Nel corso dell’incontro un posto di rilievo è stato riservato alla presentazione del modello di intervento sviluppato dal programma FIxO da parte del responsabile Agostino Petrangeli, e dei risultati prodotti dalla collaborazione con la regione Lombardia, sul ruolo dei servizi di placement nella transizione scuola-lavoro dei giovani. Una panoramica sullo stato dell’arte dell’orientamento in Italia, con un focus sul settore dell’education, è stata offerta da Anna Grimaldi, Responsabile Struttura di supporto e coordinamento tecnico-scientifico Dipartimento Mercato del Lavoro e Politiche Sociali dell’Isfol, che si è inoltre soffermata sul processo di definizione, attualmente in progress, del sistema nazionale di orientamento permanente. Nel corso della tavola rotonda sulle esperienze di cooperazione tra scuola ed impresa, presieduta dal Coordinatore nazionale di FIxO Adriano Meucci, è stato possibile sviluppare il confronto con altre realtà europee. Infatti, gli interventi dei due ospiti stranieri, Aurélie Badard, Chargée de Mission école-entreprise presso l’Académie di Lione (Francia) e Klaus Poelke, Responsabile reti formative regionali del Distretto governativo di Arnsberg (Germania), si sono particolarmente focalizzati sulle iniziative dirette, nei rispettivi paesi, alla costituzione di partenariati e reti territoriali tra scuole e imprese, e più specificamente a modalità e strumenti utilizzati per l’avvicinamento tra mondo economico e mondo scolastico. Per le esperienze regionali italiane in materia di interventi a favore dell’occupazione giovanile, è intervenuta Maria Chiara Montomoli, Responsabile Settore Istruzione ed Educazione della Regione Toscana, la quale ha testimoniato la forte attenzione della regione sul tema del rapporto tra scuola e territorio, citando tra l’altro, l’esperienza degli Istituti Tecnici Superiori (ITS), scuole ad alta specializzazione tecnologica, avviata con successo nei settori moda, meccanica ed energia, e che dovrebbe essere allargata ad altri settori, e l’avvio di Poli tecnicoprofessionali, reti tra scuole, università, agenzie di formazione ed imprese, diretti a potenziare l’alternanza scuola/lavoro e rendere più efficaci i percorsi di qualifica professionale. Il contributo al tema della transizione scuola-lavoro, dal punto di vista delle imprese, è stato offerto dagli interventi di Pietro Boschi, Consigliere di amministrazione della Fondazione Consulenti per il Lavoro, che ha sollecitato iniziative politiche a favore di soluzioni semplici ed economiche, che facilitino le imprese nel momento in cui vogliono accogliere giovani in alternanza; Riccardo Giovani, Direttore area relazioni sindacali Confartigianato imprese, che ha auspicato uno sviluppo della formazione duale di tipo tedesco, e Francesco Mantovani, Responsabile formazione e sviluppo risorse umane Finmeccanica, il quale ha presentato esempi di best practice realizzati dalle imprese del Gruppo: dalle esperienze di formazione in alternanza attraverso stage o apprendistato per studenti, agli ITS Finmeccanica, agli impegni assunti nell’ambito della Garanzia Giovani. 1. Apertura dei lavori: Giovani e transizione scuola-lavoro L’apertura dei lavori è stata affidata al Coordinatore di gestione di Italia Lavoro, Mauro Tringali, il quale ha offerto una panoramica del problema della disoccupazione giovanile, in rapporto alla difficile transizione scuola-lavoro, supportando la presentazione con numerosi dati statistici tratti dalla “Rilevazione continua sulle forze di lavoro” dell’Istat oltre che da Eurostat, a partire dalla descrizione dello scenario occupazionale e dei fattori di criticità. Il problema italiano della bassa partecipazione al lavoro rappresenta un problema storico, ulteriormente aggravato dalla crisi, e caratterizzato da tre principali criticità: il basso livello di partecipazione femminile al mercato del lavoro (46,5% rispetto alla media europea del 58,8%), una concentrazione endemica della disoccupazione nel Mezzogiorno, il basso livello di occupazione giovanile (passata dal 25,2% nel 2003 al 16,3% nel 2013). Per quanto riguarda la correlazione tra istruzione e transizione scuola-lavoro, vengono evidenziati, tra i fattori critici che influenzano la situazione dell’occupazione giovanile in Italia: il livello di scolarità inferiore alla media europea, in 2 particolare per quanto riguarda la formazione di base (19,1% contro il 30,3%, per la fascia di età 30-34 anni) ed i laureati (21,7% rispetto al 35,7%, sempre per la fascia di età 30-34 anni); la circostanza che quasi tutti i laureati provengano da studi universitari, essendo estremamente poco diffusi, a differenza di quanto avviene all’estero, i percorsi di istruzione terziaria di tipo tecnico non universitari (incidenza dello 0,04% degli studi terziari non universitari, rispetto alla media europea del 2,43%); l’elevata percentuale di abbandono scolastico, che si attesta al 17,6%, per quanto riguarda i giovani tra i 18 ed i 24 anni, rispetto ad una media europea del 12,7%1. In particolare, oltre al basso numero di occupati, tra i giovani si nota una percentuale di inattivi o potenzialmente inattivi, nettamente superiore alla media europea. Per quanto riguarda i giovani occupati, un confronto tra gli anni 2009 e 2013 evidenzia un ricorso sempre più basso all’apprendistato, da parte delle imprese, le quali prediligono in maniera nettissima il contratto a tempo determinato. Alcune considerazioni fondate su analisi statistiche, riguardanti gli ostacoli che si frappongono alla transizione al lavoro dei giovani, hanno evidenziato che, in Italia, le probabilità per un giovane di trovare una occupazione sono influenzate da fattori quali: il territorio di residenza (con in linea generale, province e regioni del sud nettamente in svantaggio rispetto a quelle del nord); l’età (le probabilità crescono con l’aumentare di questa); il genere (le donne risultano svantaggiate rispetto agli uomini); il livello di istruzione (le probabilità sono nettamente inferiori per i giovani poco qualificati, ma, in particolare, i giovani in possesso di diploma universitario della durata di 2/3 anni, nonché di laurea triennale, risultano facilitati rispetto ai giovani in possesso di laurea magistrale/del vecchio ordinamento); il nucleo ed il contesto sociale di provenienza (maggiori probabilità per il coniuge/convivente del capofamiglia, rispetto ad altri membri della famiglia ed in particolare rispetto al capo nucleo, di sesso femminile, secondo la definizione delle rilevazioni Istat) Per quanto riguarda la Garanzia Giovani, una analisi approfondita delle caratteristiche della disoccupazione giovanile in Italia, operata dallo staff di Statistica Studi e Ricerche sul Mercato del Lavoro di Italia Lavoro2, ha permesso di operare una segmentazione del target di riferimento in rapporto alla occupabilità dei soggetti, allo scopo di consentire di differenziare l’intervento in base alla distanza del soggetto dal mercato del lavoro, al fine di un utilizzo razionale delle risorse . Il quadro europeo 2012 riferito alla incidenza dei NEET sul totale della classe di età 15-24 anni evidenzia la difficile posizione dell’Italia, in confronto al resto degli Stati membri UE, rispetto ai quali siamo secondi solo alla Bulgaria, con un trend in crescita tra il 2008 ed il 2012. Rispetto alla situazione nazionale riferita all’anno 2013 ed al target 15-29 anni, sul quale l’Italia ha deciso di focalizzare il proprio intervento, si può notare, rispetto alla distribuzione territoriale, la presenza nettamente più alta di NEET nel Meridione (35,4%), rispetto al Centro (21,7%) e, soprattutto, al Nord (18.9%); un tasso più elevato tra i soggetti di sesso femminile (27,7%), rispetto ai soggetti di sesso maschile (24,3%); il maggior peso della fascia di età compresa tra 25 e 29 anni sul totale (45,23%). Fonte: Eurostat, anno 2012 Per approfondimenti si veda: Italia Lavoro, Staff di Statistica Studi e Ricerche sul Mercato del Lavoro, Una proposta per la determinazione dei livelli di svantaggio dei giovani destinati alla Youth Guarantee, marzo 2014 http://bancadati.italialavoro.it/bdds/download?fileName=752313cf-62e1-4a84-b497-ecf99e0e6476.pdf&uid=752313cf-62e14a84-b497-ecf99e0e6476 1 2 3 Per quanto riguarda la composizione sociale della platea italiana dei NEET, risultano prevalere gli inattivi (57,8%), rispetto ai disoccupati (42,2%), particolarmente tra le donne (rispettivamente: 63,8% e 36,2%), e, per quanto riguarda il titolo di studio, si può notare una concentrazione particolarmente elevata tra i giovani in possesso di diploma 4-5 anni (41,4%) e tra quelli che hanno al massimo il diploma di scuola media (40,6%). Un successivo approfondimento, rispetto alla condizione professionale del target NEET, ha portato ad una ulteriore scomposizione della fascia degli inattivi, che ha consentito di identificare all’interno di questa le “forze di lavoro potenziali” (FdLP)3, ossia i soggetti che, pur non essendosi attivati nella ricerca di una occupazione, sarebbero disponibili a lavorare. Attraverso l’applicazione di tecniche di cluster analysis, lo Staff di Statistica Studi e Ricerche sul Mercato del Lavoro di Italia Lavoro è pervenuto a tracciare un identikit dei NEET italiani, classificandoli in quattro gruppi tipologici sufficientemente omogenei (“in cerca di occupazione”, “indisponibili”, “disimpegnati”, “in cerca di opportunità”) , le cui caratteristiche consentono di identificare altrettante situazioni di svantaggio cui è associato un indice di distanza dal mercato del lavoro, ed ha inoltre tracciato una mappa con la distribuzione regionale di tali gruppi tipologici, in grado di fornire una base di partenza comune per la pianificazione degli interventi da parte delle Regioni. Il modello di intervento della Garanzia Giovani adottato dal Ministero del Lavoro prevede l’utilizzo di uno strumento statistico di profilazione dell’utenza (profiling) che consente di impostare un investimento diversificato in relazione alla distanza dal mercato del lavoro dei soggetti NEET, caratterizzato dalla standardizzazione dei costi, ed al quale le Regioni dovranno attenersi, ferma restando la possibilità di scelta in materia di misure da adottare (ad es.: investire maggiormente su tirocinio anziché apprendistato ecc.). Il modello, e gli incentivi standard riconosciuti in funzione del livello di svantaggio in cui si trova il soggetto e della proposta di lavoro che gli viene fatta, sono sintetizzati nelle due slide che seguono. Le forze di lavoro potenziali (definizione introdotta da Eurostat nel 2011) sono costituite dagli inattivi disponibili a lavorare, pur non cercando attivamente un’occupazione e dagli inattivi che cercano un lavoro, ma non sono subito disponibili. 3 4 5 In conclusione viene evidenziata la sfida rappresentata dalle criticità identificate in relazione ai percorsi di transizione scuola-lavoro e le opportunità in cui queste possono essere trasformate, oltre a descrivere alcune azioni mirate che si è già iniziato a mettere in atto, quali: la creazione di youth corner all’interno di oltre 400 Centri per l’impiego da parte del programma Welfare to Work di Italia Lavoro, per favorire l’accesso alla Garanzia giovani e alle risorse FSE a questa collegate; la promozione e l’incentivazione dell’utilizzo dell’apprendistato professionalizzante da parte delle imprese attraverso il programma AMVA; la realizzazione di programmi destinati a erogare una formazione di tipo professionale vicina alle esigenze delle imprese, quali le “Botteghe di mestiere”, destinate a formare i giovani in mestieri a vocazione artigianale, ed il progetto Finmeccanica, diretto a favorire la transizione di giovani con qualifiche tecniche; lo sviluppo di servizi di placement nelle scuole secondarie superiori e nelle università, realizzato dal progetto FIxO e destinato a garantire un migliore collegamento tra scuole e mondo accademico, da una parte, e mondo del lavoro, dall’altra; il supporto alle Regioni diretto a favorire la collaborazione tra intermediari pubblici e privati autorizzati, che potrebbe avvicinare i servizi al target giovani 2. Il ruolo dei servizi di placement nella transizione scuola-lavoro dei giovani Al fine di superare il problema del job mismatch ed arrivare ad un riduzione dei tempi di transizione dalla scuola alla prima occupazione, Italia Lavoro sta portando avanti il programma sperimentale nazionale di assistenza tecnica alle istituzioni scolastiche ed alle Università “Formazione ed Innovazione per l’Occupazione Scuola e Università” – FIxO S&U, la cui presentazione è curata dal Responsabile Agostino Petrangeli. Il programma punta al rafforzamento dei servizi di placement all’interno di scuole ed università, operando su tre livelli: la qualificazione di atenei e scuole come attori del mercato del lavoro la promozione del contratto di apprendistato, dei tirocini e di altre misure per l’occupazione l’utilizzo di incentivi per l’inserimento lavorativo dei giovani Per quanto riguarda il primo ambito, FIxO, in collaborazione con gli Atenei, porta avanti un percorso di standard setting, per la sperimentazione di standard qualitativi dei servizi di placement e supporta le università nello sviluppo di piani personalizzati di inserimento lavorativo rivolti a target specifici (dottorandi e dottori di ricerca). Con riferimento alle scuole secondarie superiori, FIxO ha messo a punto un modello di servizio che contempla il supporto alla strutturazione di servizi di placement all’interno degli istituti scolastici, e l’implementazione di percorsi personalizzati di orientamento e placement a favore degli studenti (si prevede il completamento di circa 60.000 percorsi nel presente anno). In relazione alla promozione del contratto di apprendistato, dei tirocini e altre misure per l’occupazione, il programma può vantare risultati quali la stipula di circa 500 contratti di apprendistato di alta formazione e ricerca all’interno degli Atenei, le attività volte alla promozione di contratti analoghi negli Istituti Tecnici Superiori e nelle Scuole Superiori e la messa in trasparenza delle competenze in esito a tirocini extracurriculari, con riferimento a circa 8.000 percorsi. Attraverso l’erogazione di incentivi, FIxO è intervenuto presso le imprese per favorire l’inserimento lavorativo dei giovani con contratto di alto apprendistato (260 incentivi erogati) e dei dottori di ricerca, ed ha inoltre sostenuto la costituzione di start-up. Il programma, i cui obiettivi nazionali vengono declinati sul territorio in accordo alle politiche regionali, opera in sinergia con gli altri programmi diretti a favorire l’occupazione giovanile, a partire da quelli sviluppati da Italia Lavoro. La rete dei servizi di placement aderenti al programma FIxO S&U, costituita da 75 atenei e 631 istituti scolastici, può fornire un utile supporto per ulteriori azioni, tra le quali ad esempio quelle per favorire l’implementazione del Piano della Garanzia Giovani. 6 La collaborazione del programma FIxo S&U con la Regione Lombardia Quale esempio di cooperazione sul territorio viene citata la collaborazione tra FIxO e la regione Lombardia, mirata alla realizzazione e qualificazione di servizi di intermediazione all’interno di 59 scuole/reti di scuole secondarie di secondo grado ed il coinvolgimento di 8.850 giovani. Al finanziamento previsto a favore delle attività da svolgere all’interno degli Istituti scolastici (€ 1.320.000 del programma FIxO e € 450.000 della Regione), la Regione Lombardia ha voluto aggiungere € 600.000 provenienti dalla dote-lavoro, destinati a incentivare tirocini per i giovani in uscita dalle scuole attraverso un contributo di 1.000 euro a favore delle scuole, per ogni tirocinio extracurriculare formativo e di orientamento della durata di sei mesi, ed un incentivo di 8.000 euro per le imprese a fronte di un contratto di assunzione della durata di almeno un anno, al termine o nel corso del periodo di tirocinio. Nei confronti delle scuole, l’assistenza tecnica fornita dal Programma ha riguardato la formazione degli operatori scolastici, per metterli in grado di operare ai fini: dell’erogazione agli studenti di un percorso personalizzato di orientamento della durata di 7 ore; del supporto all’attivazione di servizi di mediazione, in modo particolare attraverso l’utilizzo dello strumento del tirocinio; del supporto all’utilizzo della dote-tirocinio; del supporto alle imprese per l’avvio del tirocinio e la fruizione dell’incentivo all’assunzione. L’assistenza tecnica nei confronti della Regione ha riguardato: il supporto operativo con le scuole; il supporto per l’erogazione della formazione alle scuole sulla dote tirocini e successiva assistenza tecnica; il monitoraggio in itinere delle attività; la risoluzione delle problematiche attraverso la casella di mail regionale dedicata. I risultati della collaborazione, in termini di formazione, sono rappresentati da: 138 scuole coinvolte nella formazione Circa 800 operatori scolastici formati sull’orientamento Circa 7.000 giovani coinvolti in attività di orientamento Circa 100 orientatori scolastici formati sulla “dote-tirocinio per i giovani” 55 scuole attivare come soggetto promotore di tirocini I risultati della collaborazione, in termini occupazionali, si sono concretizzati in: 234 tirocini semestrali attivati, in tre mesi di effettiva operatività delle scuole (settembre - novembre 2013) 138 giovani assunti al termine o durante il tirocinio, pari ad una percentuale di stabilizzazioni del 59% Con l’intervento di Anna Grimaldi, Responsabile Struttura di supporto e coordinamento tecnico-scientifico Dipartimento Mercato del Lavoro e Politiche Sociali dell’Isfol, viene fatto il punto sullo stato dell’arte dell’orientamento in Italia, con particolare riferimento al settore dell’istruzione. Come confermano anche le evidenze empiriche risultanti dal Rapporto nazionale sull’orientamento, condotto da Isfol, e da ulteriori indagini, in Italia si può rilevare un grande fervore nei confronti dell’orientamento. Particolarmente in una situazione di crisi economica, e di scenari in continuo mutamento, emerge l’esigenza di poter fruire di servizi di orientamento, che siano di utilità per chi è alla ricerca di informazioni, di formazione, di sbocchi di tipo occupazionale ed il cui focus, prima legato ad un ambito di tipo lavorativo, si è ormai spostato ai modelli di vita, in una concezione di continua costruzione e ri-progettazione del sé. 7 L’ultimo rapporto nazionale Isfol sull’orientamento4 mostra che ben il 90,2% dei soggetti intervistati dichiara di essere a conoscenza dell’esistenza dei servizi di orientamento, anche se meno del 50% del campione ne usufruisce: i fruitori risultano appartenere in prevalenza a target definibili “deboli” rispetto al mercato del lavoro (disoccupati, in cerca di prima occupazione, in mobilità o in cassa integrazione, soggetti in cerca di lavoro, con alta presenza femminile). Sembrerebbe dunque prevalere un utilizzo di carattere “emergenziale” dei servizi, piuttosto che un utilizzo di natura preventiva e di educazione alla scelta. Sono tuttavia in atto dei mutamenti di carattere culturale, testimoniati anche dal livello di studio più elevato che caratterizza i fruitori e che, se da un lato può dipendere dalla maggiore facilità di accesso alle informazioni, da parte di tali soggetti, dall’altro appare rispondere anche alla maggiore disponibilità culturale a tali pratiche. La banca dati aggiornata da Isfol e disponibile on-line, che costituisce un utile strumento informativo sulle strutture di orientamento presenti in Italia, completo di indirizzi e caratteristiche, evidenzia l’esistenza di ben 18.000 strutture e 20.000 professionisti dell’orientamento. Il fervore nei confronti dell’orientamento interessa anche il settore dell’education, benché al momento risulti meno sviluppata la pratica operativa. In base ai risultati del Rapporto Orientamento Isfol, circa il 60% di studenti dichiara di aver fruito almeno un volta, in ambito scolastico, di servizi di orientamento. Il rapporto evidenzia tuttavia anche una maggiore rilevanza, per quanto attiene al supporto alle scelte, dei canali informativi di carattere informale, quali famiglia (56,8%), insegnanti (31%), amici (28,5%), mentre solo l’8,1% dei giovani dichiara di avere interpellato consulenti di orientamento. Il 17,7% degli studenti dichiara di non aver ricevuto alcun supporto, con maggiore incidenza proprio dei giovani con percorso di studi irregolare (37,3%). Tali dati mettono in luce la necessità di interventi di orientamento integrati, che coinvolgano anche famiglie e insegnanti. Dal rapporto di monitoraggio, risulta un ampio apprezzamento da parte dei giovani, nei confronti delle attività di tirocinio e stage, che vengono considerati lo strumento più adeguato per avvicinarsi al mondo del lavoro. Nella variegata offerta di orientamento, d’altro canto, risultano prevalere le attività di tipo collettivo, quali le informazioni sul sistema universitario, erogate nel corso di incontri di gruppo (52,8%), la partecipazione a saloni e manifestazioni (31,2%), la distribuzione di opuscoli e materiale informativo (29,7%). I livelli di fruizione dei servizi di orientamento risultano addirittura dimezzati nel sistema dell’istruzione terziaria, nonostante la conoscenza dei servizi sia più elevata e benché ormai, presso tutte le università, siano diffuse pratiche di orientamento, anche qui di tipo prevalentemente collettivo (incontri di presentazione dell’offerta formativa, partecipazione a manifestazioni ed eventi di orientamento, distribuzione di materiale informativo cartaceo o scaricabile on-line, ma, in taluni casi, anche servizi di placement). Tali dati suggeriscono un ruolo trainante delle scuole, per quanto attiene al coinvolgimento dei giovani in attività di orientamento. A fronte della molteplicità di iniziative di orientamento che stanno interessando il sistema dell’istruzione, è evidente, sia per quanto riguarda l’istruzione secondaria che, in maniera ancora più palese, il sistema dell’istruzione superiore, la mancanza di interventi sistematici e percorsi istituzionalizzati, diretti al superamento della distanza che separa le istituzioni scolastiche dal mondo delle imprese. La scarsa sistematicità degli interventi, per lo più legati a finanziamenti specifici e articolati in molteplici iniziative progettuali, non permette di offrire servizi di orientamento alla totalità degli studenti, né di poter contare su una offerta omogenea di servizi, benché vi siano interessanti esempi di iniziative volte a favorire la transizione scuola-lavoro. 4 Rapporto Orientamento Isfol 2011, ed. 2012 - http://sbnlo2.cilea.it/bw5ne2/opac.aspx?WEB=ISFL&IDS=18944 8 Per quanto riguarda i nuovi sviluppi in tema di orientamento, viene citato il processo di definizione, attualmente in corso, del “Sistema nazionale di orientamento permanente nel campo dell’educazione, della formazione professionale e dell’occupazione”, avviato dall’accordo raggiunto in Conferenza unificata Stato, Regioni, Enti Locali nel dicembre 20125, cui è seguito l’accordo sulle “Linee Guida nazionali sull’orientamento” del 5 dicembre 20136. Rispetto alle raccomandazioni europee in materia di orientamento, l’Italia, seppure in ritardo rispetto ai principali Paesi europei, si sta muovendo per arrivare ad una definizione condivisa del sistema nazionale di orientamento basata su una ampia collaborazione inter-istituzionale e con le parti sociali, a partire dalla esplicitazione del concetto stesso di “orientamento”, sul quale hanno ritenuto di dover esprimere il proprio apprezzamento anche esperti internazionali. Nelle linee guida, che riconoscono ad ogni cittadino il diritto all’orientamento lungo tutto l’arco della vita, alle tre funzioni classiche attribuite all’orientamento (informativa, di accompagnamento, consulenziale) si aggiungono quella educativa, diretta a favorire lo sviluppo delle capacità orientative individuali, e di sistema, che sta ad indicare la necessità di una governance co-partecipata a supporto delle azioni di orientamento, al fine di garantirne l’efficacia e la qualità, in tutti i contesti locali. 3. Tavola rotonda: le esperienze di cooperazione tra scuola e impresa La tavola rotonda guidata da Antonio Meucci, Coordinatore nazionale FIxO, si è articolata nella presentazione delle due esperienze internazionali in materia di cooperazione tra scuola ed impresa, relative a Francia e Germania, cui sono seguiti interventi che hanno arricchito il confronto con l’illustrazione di una esperienza regionale, testimoniata dalla Responsabile Settore Istruzione ed Educazione della Regione Toscana Maria Chiara Montomoli, e con i contributi offerti da tre diversi rappresentanti del mondo del lavoro: Pietro Boschi, Consigliere di amministrazione della Fondazione Consulenti per il Lavoro, Riccardo Giovani, Direttore area relazioni sindacali Confartigianato imprese e Francesco Mantovani, Responsabile formazione e sviluppo risorse umane Finmeccanica. Le esperienze internazionali Per la Francia, è intervenuta Aurélie Badard, Chargée de Mission école-entreprise dell’Académie di Lione7, con una presentazione sul ruolo della Mission école-entreprise e sugli strumenti utilizzati per l’avvicinamento del mondo scolastico al mondo del lavoro. In Francia, l’orientamento degli allievi spetta al sistema scolastico, e viene concepito come una sfida sociale, consistente nella ricerca di un punto di equilibrio tra sviluppo, realizzazione della persona, democratizzazione dell’insegnamento, rapporti tra formazione e lavoro, gestione della “carte scolaire”8 e direttive politiche. Esso si inquadra in una politica pubblica che si è posta il raggiungimento di ambiziosi obiettivi: il 100% di giovani in possesso di una qualifica; l’80% in possesso di diploma della scuola secondaria superiore; il 50% di laureati o Accordo tra il Governo, le Regioni e gli Enti locali concernente la definizione del sistema nazionale sull’orientamento permanente, 20 dicembre 2012 - http://www.statoregioni.it/Documenti/DOC_038854_152%20CU%20-2.pdf 6 Accordo tra Governo, Regioni ed Enti locali sul documento recante “Definizione delle Linee Guida del sistema nazionale sull’orientamento permanente”, 5 dicembre 2013 http://www.statoregioni.it/Documenti/DOC_042334_136%20cu%20(P.%201%20ODG).pdf. 7 Le Académie, dipendenti dal Ministero dell’Educazione Nazionale, dell’Insegnamento Superiore e della Ricerca, e presiedute da un Rettore, rappresentano le circoscrizioni territoriali in cui si articola il sistema scolastico francese, corrispondenti approssimativamente ai territori regionali. 8 Il termine “carte scolaire” designa il sistema di assegnazione degli alunni ad una scuola primaria o secondaria pubblica, in base alla residenza degli studenti. 5 9 diplomati presso istituti di istruzione terziaria; la riduzione dell’abbandono scolastico. L’orientamento erogato all’interno del sistema scolastico è guidato da alcuni obiettivi generali: l’uguaglianza, a livello sociale e di genere; l’innalzamento del livello delle qualifiche; la lotta contro l’abbandono scolastico; il sostegno all’ambizione individuale. All’interno del sistema scolastico, le linee guida che indirizzano l’orientamento seguono un approccio educativo e di tipo globale, mirato ad una maturazione graduale, sviluppata attraverso un processo duraturo, continuo e progressivo, che coinvolge tutti i membri dell’équipe pedagogica. Queste direttive implicano una governance istituzionale, una gestione coerente con le linee guida, la partecipazione di una molteplicità di attori, maggiore trasversalità e continuità tra i diversi cicli scolastici, più visibilità per le azioni intraprese e la comunicazione, strumenti di realizzazione adeguati (es: il libretto di orientamento cartaceo o webclasseur on-line, nel quale vengono registrate tutte le attività, esperienze, conoscenze acquisite dal giovane, all’interno e all’esterno della scuola). Per quanto riguarda i singoli istituti, ciascuno di essi, su iniziativa del Preside e con la collaborazione di tutta l’équipe educativa, elabora il proprio Projet d'établissement (Progetto d’Istituto), espressione dell’autonomia scolastica in materia pedagogica ed educativa, in quanto consente alle scuole di adattare orientamenti e programmi nazionali alla realtà locale, anche per quanto riguarda gli obiettivi e l’organizzazione delle attività di orientamento da sviluppare. Le attività di orientamento riguardano tanto gli allievi quanto il personale docente e le altre figure scolastiche, che per il loro percorso professionale non hanno avuto occasione di sviluppare una conoscenza del mondo economico. Infatti, al di là dell’esistenza di figure di particolare riferimento per quanto riguarda l’orientamento (il “Professeur principal”, principale punto di riferimento per allievi e famiglie, coadiuvato ove necessario dal “Conseiller d’orientation-psychologue”)9, tale attività impegna l’insieme della comunità educativa, a partire dal Preside, agli insegnanti tutti, al Conseiller principal d’éducation, nonché i genitori degli studenti. Per quanto riguarda gli studenti, l’orientamento erogato nelle scuole mira ad offrire a ciascuno di essi la possibilità di: costruire un percorso di scoperta delle professioni e dei percorsi formativi, a partire dalla secondaria inferiore (college) fino all'università; acquisire la conoscenza di professioni diverse appartenenti a vari settori economici e a tutti i livelli di qualifica, al di fuori di ogni pregiudizio legato al genere; scoprire le diverse funzioni all’interno delle imprese e delle amministrazioni; essere informati sui percorsi formativi offerti dal sistema dell’istruzione; acquisire una migliore conoscenza del sé e sviluppare la capacità di auto-orientamento. Le relazioni tra il mondo professionale e mondo della scuola non sono una novità in Francia: sono frequenti e prendono forme sempre più diversificate. A livello nazionale, esse vengono formalizzate attraverso la stipula di accordi quadro e convenzioni generali di partenariato. A livello territoriale, le Académie e gli istituti scolastici, oltre a declinare sul territorio gli accordi conclusi a livello nazionale, sviluppano azioni in collaborazione con gli attori locali, promuovendo propri accordi di partenariato. Le azioni di collaborazione tra scuole e mondo economico possono essere riportate a tre principali tematiche: rapporti col mondo professionale nel quadro della progettazione delle qualifiche e della formazione; attività di orientamento e di scoperta delle professioni attività legate alla conoscenza dell’impresa ed allo sviluppo dello spirito di iniziativa ed imprenditoriale Per approfondimenti sulle figure professionali dell’orientamento scolastico e professionale, si veda il documento di Italia Lavoro, Staff relazioni internazionali, La transizione scuola-lavoro nelle politiche di orientamento per i giovani, giugno 2014 http://www.italialavoro.it/wps/wcm/connect/2f1fe279-6b15-4d2d-b5631258cc60fea6/Report+transizione+30giu14_DEF.pdf?MOD=AJPERES 9 10 Tradizionalmente legate alle scuole professionali e tecnologiche, le relazioni scuola-impresa sono andate ampliandosi a tutta la scuola secondaria, a partire dal college (corrispondente alla scuola media) grazie allo strumento opzionale della “scoperta professionale” (3 o 6 ore settimanali, nell’ultima classe del college) e, successivamente, ai dispositivi di supporto all’orientamento: i “percorsi di scoperta delle professioni e della formazione” (parcours de découverte des métiers et des formations - PDMF) che diventano ora “percorsi individuali di informazione, orientamento e scoperta del mondo economico e professionale” (parcours individuel d’information, d’orientation et de découverte du monde économique et professionnel - PIIODMEP). Tali percorsi sono necessari per offrire agli allievi una migliore conoscenza del mondo del lavoro: in media, infatti, risulta che i giovani conoscano una ventina di professioni, prevalentemente limitate a quelle del loro entourage, oltre che a quelle in qualche modo legate o veicolate attraverso i media, è quindi importante ampliare la conoscenza dei settori professionali, specialmente quelli meno conosciuti o “in voga” ed è a tal fine che vengono avviate delle collaborazioni tra scuole e mondo economico. A sostegno dello sviluppo delle attività di orientamento scolastico, è costituita all’interno di ciascuna Académie una Mission école-entreprise, organismo il cui compito principale consiste nello sviluppo di relazioni stabili tra gli istituti scolastici e le imprese, i settori professionali, e gli attori del tessuto economico locale nel loro insieme, al fine di permettere una migliore conoscenza reciproca del mondo educativo e di quello professionale. Per favorire lo sviluppo di iniziative e programmi di avvicinamento scuola-impresa coerenti con le esigenze di entrambe le parti, all’interno della Mission école-entreprise sono spesso presenti, oltre allo “Chargé de Mission”, gli “Ingegnieurs pour l’école” (IPE), quadri dipendenti di grandi imprese, temporaneamente distaccati presso l’Académie. Con riferimento alla Académie di Lione, numerosi sono i partner con i quali sono state avviate proficue collaborazioni. Tra i principali: MEDEF (Mouvement des entreprises de France, la più grande associazione imprenditoriale francese, i cui iscritti sono costituiti al 90% da PMI), MOF (Meilleurs Ouvriers de France, associazione nazionale di imprese artigianali), l’AJE (Association Jeunesse et Entreprises, associazione imprenditoriale impegnata da tempo nell’avvicinamento tra mondo economico e istruzione, al fine di facilitare l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro), ARPEJEH (Accompagner la Réalisation des Projets d'Etudes de Jeunes Elèves et Etudiants Handicapés, associazione di imprese e stakeholder pubblici di tutti i settori, impegnati in una politica attiva per l'occupazione delle persone con disabilità). A livello di tema o target di riferimento, le attività realizzate sulla base degli accordi possono essere classificate come segue: azioni dirette a sviluppare la cultura dell’imprenditorialità; incontri con rappresentanti del mondo del lavoro (tra cui: visite alle imprese; testimonianze di imprenditori e quadri aziendali; interventi in classe degli IPE) ; azioni dirette ai supervisori ed alle équipe pedagogiche; azioni dirette al contrasto della discriminazione; azioni legate all’uguaglianza di genere; azioni dirette ai giovani in situazioni di handicap; azioni dirette agli allievi della 5° classe del college (età: 12 anni). Nell’ambito di ciascun accordo di collaborazione tra istituti scolastici e imprese/organizzazioni, è previsto un monitoraggio annuale delle azioni realizzate, attraverso questionari, diretti sia ai docenti che alle imprese. 11 Un cenno sui risultati della collaborazione dell’Académie di Lione con l’Associazione “100.000 Entrepreneurs” Quale esempio di risultati ottenuti sulla base di accordi di partenariato sviluppati a livello di Académie, viene presentata l’esperienza della cooperazione con l’associazione 100.000 Entrepreneurs Rhône-Alpes, che si inquadra nelle azioni di incontro con rappresentanti del mondo del lavoro, dirette agli allievi delle scuole secondarie di primo e secondo livello. Le attività consistevano in incontri interattivi in classe con imprenditori della durata di 2 ore. Il numero di interventi realizzati per anno, tra l’anno scolastico 2008/2009 e l’anno scolastico 2013/2014, presso istituti scolastici dell’Académie di Lione, sono cresciuti da 96 a 398, coinvolgendo, nell’ultimo anno un totale di 195 Istituti: N. 106 college (88 pubblici,16 privati) N. 85 licei (62 pubblici, 23 privati) N. 6 istituti di educazione terziaria (5 pubblici, 1 privato) I questionari somministrati, da un lato agli imprenditori e, dall’altro, agli insegnanti degli istituti coinvolti, hanno ottenuto valutazioni estremamente positive, che testimoniano l’apprezzamento di entrambe le parti coinvolte. Ad es., nel complesso, si sono dichiarati propensi a rinnovare l’esperienza: il 93% degli imprenditori l’89% degli insegnanti Un ruolo particolare, a livello di collaborazioni avviate nel quadro delle attività di orientamento da parte dell’Académie, è ricoperto dalla Regione che, in quanto capofila del Servizio pubblico regionale di orientamento (Service Public Régional de l’Orientation – SPRO), lavora a stretto contatto con i servizi governativi (Direccte, Rettorato dell’Académie, Agricoltura, Gioventù e Sport) ed i rappresentanti delle Parti sociali, per sviluppare il progetto regionale SPRO, definendone obiettivi, modalità organizzative di realizzazione. Gli strumenti utilizzati dalla Mission école-entreprise sono illustrati sul sito internet dell’Académie10, sul quale vengono presentati i partner e le attività nelle quali sono impegnati in collaborazione con le scuole, il rapporto di attività della Mission, le notizie provenienti dagli istituti scolastici, la “cassetta degli attrezzi” sviluppata per aiutare le scuole nella progettazione di attività di orientamento in collaborazione con il mondo del lavoro, le informazioni sulle attività svolte giornalmente presso i partner e le scuole. Gli impegni futuri e le prospettive della Mission école-entreprise: sviluppare ulteriormente i partenariati tra scuole e imprese; migliorare gli strumenti pedagogici, perseguire una più equa distribuzione delle iniziative sul territorio, organizzare le azioni implementate in una logica di progetto. L’esperienza tedesca è stata presentata a cura di Klaus Dieter Poelke, responsabile reti formative regionali nel Distretto governativo di Arnsberg, nel Land della Renania Settentrionale-Vestfalia. Il problema della distanza tra formazione scolastica e mondo del lavoro, individuato come uno dei fattori critici per l’occupazione giovanile, è meno evidente in Germania, grazie all’ampia diffusione del sistema duale, sviluppato circa un secolo fa per favorire la scolarizzazione della classe operaia, e dimostratosi in seguito di grande utilità per il superamento di periodi di 10 Sito Académie de Lyon, area Mission école-entreprise: http://www.ac-lyon.fr/la-mission-ecole-entreprise,50045,fr.html 12 crisi economica. Tale sistema, al quale in Germania viene riconosciuta pari dignità rispetto alla formazione di tipo scolastico, ha la caratteristica di abbinare insegnamento teorico e pratica in azienda e permette dunque alle imprese di intervenire direttamente nella formazione dei giovani, plasmandone le competenze in uscita secondo le proprie esigenze, e facilitando quindi la transizione dei giovani verso il mondo del lavoro. Il diploma conseguito attraverso la formazione duale permette d’altro canto anche di proseguire negli studi superiori. Lo Stato federato della Renania Settentrionale-Vestfalia, di cui fa parte il distretto governativo di Arnsberg, ha affrontato con approccio olistico il tema dell’istruzione e dell’accompagnamento dei giovani nel loro percorso di crescita, non solo durante tutto il percorso scolastico, al fine di aiutarli a superare i momenti di difficoltà che insorgono in maniera particolare nel passaggio da un livello di scuola ad un altro, ma in un’ottica di promozione del benessere sociale e della qualità di vita. Al fine di organizzare in maniera razionale e senza dispersione di risorse la molteplicità di attori coinvolti nelle attività di accompagnamento, nelle misure e nei programmi diretti alla formazione e all’orientamento dei giovani (tra cui: amministrazioni locali, scuole, assistenza sociale e istituzioni religiose, agenzia federale per l’impiego), il governo del Land ha deciso di costituire delle reti formative regionali11 che integrino in un unico sistema i sistemi educativo, formativo, di consulenza e orientamento. L’avvio del programma, ispirato ad un progetto sviluppato dalla Fondazione Bertelsmann, è avvenuto nel 2008, il patto con i Comuni è stato sottoscritto nel 2010 e, nel 2013, è stata condotta la prima valutazione, i cui risultati hanno dimostrato la validità del percorso scelto. Il modello di gestione delle reti formative regionali si fonda su accordi di cooperazione di durata illimitata che, oltre al Land, coinvolgono, in primis, i Comuni, riconosciuti come gli enti locali che meglio conoscono le situazioni economiche e sociali del proprio territorio e quindi sono in grado di tradurre in maniera più efficace i programmi interministeriali in misure concrete ed efficaci. Sono inoltre coinvolti i Distretti, le città extra-distrettuali, tutti gli attori del sistema formativo ed attori della società civile (ad es. Fondazioni). Il funzionamento del modello prevede che: le autorità distrettuali siano le principali responsabili per la progettazione, la costruzione e la gestione della rete di formazione e per lo sviluppo di un concetto generale di politica educativa; i Comuni svolgano una funzione centrale di controllo nel rispetto dell’autonomia degli altri attori dell’istruzione; siano previste procedure di autocontrollo a carattere regionale, che mirano a lasciare spazio alla iniziativa degli attori locali, limitando il più possibile l’intervento centrale; sia dato supporto al livello qualitativo dell’istruzione ed allo sviluppo economico; le misure di sostegno comuni da parte degli enti locali (amministrazione comunale, distrettuale e del Land) vengano decise sulla base delle specifiche situazioni socioculturali e demografiche. Una volta l’anno, ha luogo un incontro collettivo del gruppo di coordinamento strategico, che coinvolge anche 400 persone, inclusi rappresentanti delle imprese, per confrontarsi sulle tematiche più rilevanti. All’interno del percorso scolastico, una valenza fondamentale viene attribuita all’orientamento professionale. Per quanto riguarda le caratteristiche standard del percorso di orientamento relativo alla scuola secondaria, esse possono essere così riepilogate: - già a partire dalla 8° classe, è previsto un programma di orientamento biennale, sviluppato sulla base di un’analisi del potenziale di ciascun allievo e da una esplorazione dei possibili percorsi di carriera; - a partire dalla 9° classe, vengono avviate esperienze pratiche che consentono agli allievi di entrare in contatto col mondo del lavoro, per almeno 3 o 4 giorni all’anno, attraverso visite alle imprese ecc.; Per approfondimenti, si veda il sito: http://www.bezregarnsberg.nrw.de/themen/r/regionale_bildungsnetzwerke/materialien/einblick/regionale_bildungssteuerung.pdf 11 13 - dalla 9°/10° classe, oltre a proseguire i contatti col mondo del lavoro, vengono condotti approfondimenti per evidenziare i campi di interesse individuali al fine di identificare, per ciascun allievo, le professioni più idonee e le opportunità formative, che possono prevedere, da un lato, l’accesso al sistema duale e, dall’altro, l’accesso a studi di tipo esclusivamente scolastico. In questo contesto, si inserisce l’attività dei Comuni, i quali hanno il compito di coordinare le attività di transizione dalla scuola al lavoro, garantendo una gestione trasparente delle attività e l’applicazione degli standard qualitativi concordati, in un’ottica di cooperazione tra tutti gli attori coinvolti, attraverso: l’identificazione ed il coinvolgimento dei soggetti interessati, la definizione di obiettivi comuni e dei processi di sviluppo della collaborazione, il ruolo di ciascun partecipante, il controllo su efficacia e qualità delle attività realizzate. Un ruolo di rilievo nell’orientamento professionale dei giovani spetta alla Agenzia federale per il lavoro (Bundesagentur für Arbeit - BA), i cui uffici locali, sulla base di un accordo formale concluso a livello federale, tra la B.A. e la Conferenza Permanente dei Ministri dell’Istruzione e degli Affari culturali dei Länder, integrato da accordi conclusi a livello di Stati federati, offrono consulenza individuale agli studenti non solo presso i centri per l’impiego ma anche presso gli istituti scolastici, organizzando lezioni, workshop e seminari, interventi di consulenza individuale, serate per i genitori, visite ed attività di orientamento presso i BIZ12, ed inoltre, svolgono azione di sostegno nei confronti dei docenti responsabili dell’orientamento. L’attività delle Agenzie locali per il lavoro diretta all’orientamento è svolta in stretto collegamento con Camere di commercio, organizzazioni datoriali, sindacati e altre istituzioni pubbliche. A partire dal 2002, sono state avviate delle forme di cooperazione stabili tra scuole secondarie di primo e secondo livello ed imprese chiamate “partenariati di apprendimento” (Lernpartnerschaft), che hanno la caratteristica di favorire la reciproca conoscenza tra mondo scolastico e mondo del lavoro, con particolare riferimento a istituti scolastici ed imprese del territorio, sostenere lo sviluppo locale e la costruzione di reti di cooperazione regionali. Tutte le scuole secondarie hanno la possibilità di stringere accordi di partenariato con le imprese, per la definizione di azioni congiunte (ad es.: visite guidate alle imprese, lezioni in classe da parte di rappresentanti aziendali, workshop, tirocini per studenti e insegnanti ecc.). I criteri di qualità sulla base dei quale è possibile valutare la validità di tale tipologia di accordi includono: il carattere formale del documento stipulato; gli impegni reciproci delle parti con riferimento a contenuti della collaborazione, persone coinvolte, campo di azione, tempi; il carattere continuativo dell’accordo di cooperazione; l’approvazione dell’accordo da parte dei comitati scolastici e dei comitati aziendali coinvolti; la nomina di responsabili dell’attuazione dell’accordo; il coinvolgimento di gran parte del programma didattico della scuola; la pianificazione, con cadenza almeno annuale, di un incontro comune per la progettazione di attività future e la valutazione di quanto realizzato. Le esperienze e le testimonianze italiane L’intervento di Maria Chiara Montomoli, Responsabile Settore Istruzione ed Educazione della Regione Toscana, ha offerto alcuni spunti di interesse in materia di interventi a favore dell’occupazione giovanile realizzati a livello regionale, in Italia. La regione Toscana, nell’ambito di una complessiva strategia regionale per l’occupazione I BIZ sono Centri di informazione sui percorsi di carriera, che fanno parte del Servizio pubblico per l’impiego e si situano all’interno dei Centri per l’Impiego. 12 14 giovanile, ha avviato fin dal 2011 il “Progetto Giovanisì”, finanziato con risorse regionali, nazionali e comunitarie, diretto all'autonomia giovanile, che anticipava tra l’altro alcune delle misure presenti anche nella Garanzia Giovani, promuovendo un pacchetto di opportunità collegate a sei aree: Tirocini, Casa, Servizio civile, Fare impresa, Lavoro, Studio e Formazione13. Per quanto riguarda lo sviluppo di reti territoriali ed in particolare i rapporti tra scuola e tessuto imprenditoriale locale, allo scopo di migliorare le opportunità occupazionali dei giovani, la regione Toscana è intervenuta recentemente, attraverso la programmazione triennale (2013-2015) dell’Istruzione e formazione tecnica superiore e l’istituzione dei Poli tecnico-professionali14. Gli interventi regionali mirano a promuovere l’ampliamento a settori quali l’agroalimentare, la nautica e le tecnologie innovative legate al turismo, degli Istituti Tecnici Superiori (ITS), scuole ad alta specializzazione tecnologica, avviati già da alcuni anni nei settori della moda (ITS “Mita”), della meccanica (ITS “Prime”) e dell’energia (ITS “Energia e Ambiente”), per venire incontro alla domanda di nuove ed elevate competenze tecnico-professionali da parte delle imprese. Tali Istituti si sono rivelati un vero successo, garantendo ai giovani in uscita dai percorsi formativi una occupabilità molto elevata. Altra esperienza diretta al superamento della distanza tra scuola e lavoro, attualmente in sperimentazione: la costituzione di Poli Tecnico Professionali (PTP), reti tra scuole, università, agenzie di formazione ed imprese, dirette a potenziare l’alternanza scuola/lavoro, attraverso la progettazione di percorsi di formazione che prevedono, accanto alla formazione teorica di tipo tradizionale, momenti pratici e operativi. I Poli saranno istituiti con riferimento alle filiere produttive considerate trainanti nel territorio toscano, legate appunto ai settori agroalimentare, turistico, meccanico, nautico e moda. Il primo dei tre interventi che hanno arricchito il confronto sul tema della transizione col punto di vista di rappresentanti del mondo delle imprese è stato offerto da Pietro Boschi, Consigliere di amministrazione della Fondazione Consulenti per il Lavoro, il quale ha sollevato il problema della difficoltà da parte delle imprese ad interagire con le scuole in fase di avvio di un placement scolastico, per la mancanza di risorse da parte delle scuole dedicate ai rapporti con le imprese. La loro Fondazione, al fine di supplire alla carenza di servizi di placement, ha stretto accordi sul territorio con numerose scuole, avviando in tre anni 35.000 tirocini formativi, buona parte dei quali trasformati in rapporto di lavoro, anche in assenza di incentivi finanziari. Al momento attuale, il tirocinio formativo rappresenta il sistema più efficace per l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, dal punto di vista delle imprese, mentre l’apprendistato risulta ancora oneroso e di difficile gestione, nonostante le recenti modifiche normative atte a semplificarne l’utilizzo. Sarebbero dunque auspicabili interventi politici diretti a proporre soluzioni semplici ed economiche, al fine di favorire le imprese che, pur in un momento di grande difficoltà economica, sono disposte ad accogliere giovani in percorsi di alternanza. Riccardo Giovani, Direttore area relazioni sindacali Confartigianato imprese, ha evidenziato la contraddizione rappresentata dalla coesistenza di alti tassi di disoccupazione giovanile, da un lato, e di difficoltà di reperimento di mano d’opera qualificata a basso costo da parte delle imprese, dall’altro. I problemi da affrontare, per superare i quali sarebbe auspicabile la diffusione anche in Italia di un sistema di formazione duale di tipo tedesco, sono di tre tipi: Per approfondimenti, si veda il sito: www.giovanisi.it DGR n. 771 del 23 settembre 2013 “Istruzione e formazione tecnica superiore e istituzione dei poli tecnico professionali. Approvazione programmazione territoriale triennale” http://www.indire.it/lucabas/lkmw_file/ITS///DGR_771_Programmazione_teritoriale_triennale.pdf 13 14 15 1. lo sbilanciamento tra esigenze delle imprese in termini di figure professionali e percorsi formativi scelti dai giovani, quasi mai dettati da una analisi dei possibili sbocchi professionali, anche per la carenza di interventi di orientamento; 2. il disallineamento tra formazione ricevuta a scuola e competenze necessarie per lavorare in azienda, particolarmente per quanto riguarda le competenze trasversali; 3. l’inadeguatezza dei canali di supporto alla ricerca di occupazione, con i servizi per l’impiego che intermediano appena l’1% dell’occupazione giovanile e la tendenza delle imprese, ed in particolare di quelle di piccole dimensioni, a cercare personale nel giro delle conoscenze, per evitare costosi errori di valutazione in fase di selezione. La soluzione ai problemi evidenziati potrebbe essere rappresentata dalla diffusione di un sistema di formazione duale di tipo tedesco, che nel nostro ordinamento avrebbe dovuto essere rappresentato dall’apprendistato per l'espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione, il quale tuttavia non è mai decollato. Confartigianato, attraverso i propri uffici provinciali ed in collaborazione con le scuole interessate, partecipa ad attività dirette a favore dell’orientamento degli studenti, tra cui: visite guidate alle imprese, giornate di orientamento, Olimpiadi mondiali dei mestieri (World Skills International). Inoltre, svolge una opera di informazione, attraverso la presentazione sul proprio portale www.valorizzati.it, di un gran numero di mestieri artigianali, dei quali vengono illustrate le caratteristiche ed i percorsi formativi, e segnalate le scuole di formazione. Il seminario si è chiuso con l’intervento di Francesco Mantovani, Responsabile formazione e sviluppo risorse umane Finmeccanica, che, dopo un accenno ad alcuni dati di contesto riguardanti la transizione scuola-lavoro, ha illustrato alcuni interessanti esempi di best practice realizzati all’interno del loro Gruppo, in Italia e nel Regno Unito, e gli impegni che il Gruppo ha assunto anche in relazione alla Garanzia Giovani. Per quanto riguarda la transizione scuola–lavoro in Italia, viene messo l’accento su alcune evidenze statistiche, le quali indicano come il 40% della disoccupazione giovanile non risulti dipendere dal ciclo economico, ma da altri fattori, già evidenziati, tra cui il job mismatch, dovuto al fatto che solo il 29% degli studenti sceglie il corso di laurea facendosi guidare dalle esigenze del mercato del lavoro; e l’inadeguatezza delle competenze in possesso dei giovani in uscita dai percorsi scolastici (mentre il 70% degli istituti di istruzione secondaria e terziaria dichiara adeguate le competenze in uscita dei giovani, solo il 43% degli studenti ed il 42% dei datori di lavoro condivide questa opinione15). Lo strumento di transizione scuola–lavoro più utile, al fine di sviluppare nei giovani le competenze necessarie per il mercato del lavoro, è rappresentato dall’alternanza, che tuttavia è poco diffusa: solo l’8,7% degli studenti italiani partecipa a percorsi di alternanza16. Aziende appartenenti al Gruppo Finmeccanica si sono rese disponibili ad accogliere studenti delle secondarie, sia in Italia che nel Regno Unito. Per quanto riguarda l’Italia, Agusta Westland ha accolto studenti del 3°/4° anno, per periodi di tirocinio non retribuiti di due-tre settimane, durante l’anno scolastico, mentre Alenia Aermacchi ha accolto 105 studenti in tirocini estivi, con rimborso spese, per periodi di 6 settimane. Le succitate esperienze sono state valutate positivamente, tuttavia, per ottenere dei risultati veramente rilevanti, e necessario operare su due fronti: Fonte: McKinsey & Company, 2014, “Education to Employment: Getting Europe’s Youth into Work” http://www.qren.pt/np4/np4/?newsId=4105&fileName=Education_to_employment_Getting_Europes_.pdf 16 Fonte: Indire, 2013, “Alternanza scuola lavoro: a che punto siamo? Esiti monitoraggio nazionale a.s. 2012/2013” http://www.toscana.istruzione.it/novita/allegati/2013/novembre/sintesi_alternanza2012_13_az.pdf 15 16 1. fare sistema, per potenziare le politiche attive del lavoro, migliorando l’incontro tra domanda e offerta, per creare le condizioni per una reale interazione sui territori; 2. potenziare l’orientamento dei giovani, mettendo al centro le competenze , anche attraverso una maggiore sensibilizzazione e preparazione dei docenti. Rispetto al “fare sistema”, Finmeccanica ha citato il progetto “1.000 giovani”, attraverso il quale ha concretizzato il suo impegno in relazione alla Garanzia Giovani, firmando un Protocollo d’Intesa con Ministero del Lavoro, MIUR e Confindustria, col quale si è impegnata a realizzare un numero significativo di tirocini nelle proprie realtà operative, entro il 2014, e a favorire l'attivazione dell'offerta di tirocini in tutta la filiera e le società contigue al Gruppo17. L’iniziativa, concepita al contempo come una campagna di reclutamento rivolta a giovani fino a 30 anni con profili tecnici, e come azione sistemica di orientamento al lavoro e alla formazione, è svolta prevalentemente on line, a partire dall’invio delle candidature attraverso la pagina web Finmeccanica. In soli tre mesi il Gruppo ha ricevuto oltre 56.600 domande: di quelle ritenute interessanti, parte (circa 5.000) sono state veicolate ad aziende della filiera Finmeccanica, e parte (circa 20.000) inoltrate alla Confindustria. Per quanto concerne lo sviluppo delle competenze dei giovani, il Gruppo Finmeccanica è stato tra i primi ad avviare, nel 2009, sette propri Istituti Tecnici Superiori, sulla base di un protocollo d’intesa firmato col MIUR, che mirano a formare gli studenti iscritti in alcune delle aree tecnologiche più strategiche del mercato del lavoro (aerospazio, elicotteristica, sistemi elettronici e trasporti), ed il cui primo biennio di attività ha dato un risultato in termini di placement del 60% (100% in Puglia e Piemonte). Le conclusioni, non distanti da quelle del precedente intervento, indicano nei percorsi in alternanza e più in generale, nella maggiore integrazione tra mondo della scuola e mondo del lavoro, la soluzione per il superamento della situazione apparentemente contraddittoria che, in Italia, vede coesistere alti livelli di disoccupazione giovanile, da un lato, con la difficoltà di reperimento di giovani in possesso di competenze adeguate, da parte aziendale, dall’altro. 17 Per approfondimenti sul progetto “1000 giovani”: http://www.finmeccanica.com/persone/1000-giovani-finmeccanica 17