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ARCHIVIO MISEFARI
Vincenzo Misefari nacque a Palizzi (Reggio Calabria) il 7 aprile 1899 da Carmelo e Francesca Autelitano.
Frequentò a Napoli l’Istituto Navale, si diplomò ingegnere civile a Friburgo in Svizzera nel 1932. Nel
1945 sposò Filomena Autelitano. Morì a Reggio Calabria il 28 marzo 1993
Nota Biografica
«...Questo mucchio di carte, di documenti, di opuscoli, di faldoni, di testimonianze, di notazioni ecc.
più o meno organizzato con le sue insufficienze e le sue lacune ha una storia che varrebbe la pena
far conoscere nella sua interezza e descrivere per grandi linee. A raccoglierlo, ad animarlo, a farlo
sempre più consistente fu, in tempi ormai lontani, tutta la famiglia di un artigiano operoso e coraggioso,
mio padre, uomo così detto d’ordine, inconsapevole difensore della conservazione, che si vide invadere
la casa, nel periodo giolittiano, dal socialismo anarchico e non.
I suoi figli, ma specialmente il primogenito - Bruno - ognuno secondo le proprie tendenze, mettevano
in cartelle, stampe, appunti, block notes su cui trascrivevano date e notizie su avvenimenti storici e
politici, letterari, poesie e brani di discorsi nella linea degli interessi culturali e della fede abbracciata.
Poi continuarono a riporre in cartelle anche la corrispondenza con uomini politici, compagni di lotta,
amici che emigravano, scrittori anche stranieri. Di certe lettere - che oggi sarebbero stati preziosi
w diwstoria
documenti
Misefari si mostravano orgogliosi. Una di esse era una lettera che
w - .i fratelli
raccomandava a Massimo
kGhorchi
a l dieaccogliere Bruno e Vincenzo con fraternità nel suo luogo di
esilio, Ravello, sopra Amalfi. Ma è successa
i d- colopassare degli anni - una cosa terribile: la polizia
n ecome in tante altre case delimitanti della
fascista penetrava continuamente nella casa dei Misefari,
d
classe operaia, sequestrando le carte e i libri trovati nei cassetti,inella
e buttava in aria le
t libreria,
r
suppellettili col pretesto di vedere ciò che in essi si nascondeva. Si pervennei così
c ead una decisione
drastica e coraggiosa: seppellire i documenti più preziosi nel segreto della terra, dentro due casse
.
di zinco saldate con lo stagno riferendo la loro ubicazione ad elementi fidati idel luogo.
t nello
Passarono 17 anni fino al maggio 1943. Alcune bombe piovvero sul luogo. Una delle casse svanì
scoppio; una seconda, quando poco dopo lo sbarco andammo a trovarla, era stata dissaldata e l’umidità
aveva praticamente distrutto le casse. Una parte importante dell’archivio Misefari scomparve così per
sempre, rappresentando un altro duro sacrificio impostoci dal fascismo e dalla guerra fascista. L’archivio
mutilo non aveva più quindi quel gran valore acquistato lentamente col lavoro paziente di decenni.
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Nel corso di questo dopo guerra, però, ho cercato di ricostruirne, almeno parzialmente, l’autonomia,
colmando alcuni vuoti, aggiungendo nuove sezioni...».
Così Vincenzo Misefari descriveva il suo archivio che, salvo qualche precedente, ha come data iniziale
il 1943. Alla mancanza di documenti anteriori, ha, comunque, sopperito la testimonianza personale di
Misefari, che, dotato di ferrea memoria, è riuscito a ricostruire nei minimi particolari la parte degli
avvenimenti che lo hanno visto protagonista assieme ai fratelli Bruno e Florindo.
Ha raccontato che già da ragazzo (12 anni), sotto l’influenza del fratello Bruno, aderì all’ideologia socialista
acquisendo, comunque, ben presto, una sua autonomia di pensiero; infatti, diversamente da Bruno che
abbracciò la teoria di Bakounin, Enzo aderì al sindacalismo rivoluzionario di George Sorel. Costretto
ancora imberbe a prestare servizio militare a Palermo e alla scuola ufficiali di Caserta, fece conoscere
la sua avversione alla guerra e, quindi, fu degradato e inviato al confino a Lipari dove poté dedicarsi
allo studio della storia del regno di Napoli e degli altri regni dei Borboni nell’Europa. Nell’isola, appena
cessata la guerra, fondò una sezione socialista e una «lega operaia». Dalle autorità locali fu subito
denunciato e ciò gli comportò il confino a Ponza dove provocò un ammutinamento che fu sedato quasi
subito. Misefari segretamente inviò ai deputati socialisti un esposto sulle condizioni dei confinati. Ritornò
a Reggio e partecipò, insieme ai contadini, alle lotte per l’occupazione delle terre che precedettero
l’avvento del fascismo. Si dedicò all’attività di pubblicista divenendo, tra l’altro, redattore dell’ «Amico
del popolo» fondato dal fratello Bruno. E’ in questi anni (1926) che con lui iniziò anche l’attività clandestina
de «I figli del popolo», destinata al fallimento. Tra il 1927 e il 1932 il Misefari volse il suo pensiero al
P.C.d’I. continuando nel frattempo la sua attività antifascista.
Nel 1928 incontrò Salvatore Quasimodo e divenne sostenitore e valorizzatore della sua poesia considerata
da tutti incomprensibile e da lui invece stimata «voce nuova nel Parnaso italiano». Dal gran poeta vennero
i primi apprezzamenti per l’opera «La personalità nel lavoro» attraverso la quale Misefari tentò la
sistemazione di una nuova scienza: la psico-fisiologia applicata al lavoro.
Restano fortunatamente in archivio tutte le lettere del poeta a Misefari che forniscono interessanti
informazioni sulla poetica di Quasimodo e sull’ambiente letterario e culturale del tempo. Sono queste,
inoltre, testimonianza del legame di amicizia che univa i due tanto da indurre a sostenere che provenne
dal Misefari «il merito di avere offerto al futuro Nobel le occasioni di riflessioni e gli stimoli morali che
favoriranno in lui la formazione di un’autentica coscienza civile sottraendolo alle suggestioni che venivano
dall’establishement politico culturale del tempo...la sua “lezione” morale e civile, in una con la “predicazione”
crociana di Pugliatti (l’altro fondamentale punto di riferimento della “brigata”) come base del rifiuto
opposto da Quasimodo a quell’impegno politico civile che la politica culturale del regime auspicava e
sollecitava, per cui il disimpegno dell’intellettuale finì per assumere in quegli anni il significato di una
w w w
forma non troppo
mascherata di opposizione all’ideologia imperante».
. k a
Morto il fratello Bruno (1936),
di lcuierestano alcuni documenti e numerose testimonianze, dopo un
i d riprese
periodo di crisi, Misefari, ancora più agguerrito,
o nl’attività clandestina con indirizzo filo-comunista,
e d
che prevedeva, tra i suoi fini, la resistenza armata.
i t in provincia di Reggio Calabria
Fu tra gli anni 1936 - 1943 che fu rifondato clandestinamente il P.C.d’I.
r i
che, per il tramite del Misefari, si collegò con la provincia di Cosenza e si estesecin quella di Catanzaro
e
e che, dopo lo sbarco, entrò nella legalità condizionata concessa dagli eserciti angloamericani.
. i
La segreteria provinciale del partito, che con lo sbarco rientrava nella legalità, fu spontaneamente
t
«consegnata» da Misefari a Musolino rientrato giorni prima con altri dal confino di polizia. Alcune settimane
prima Misefari aveva fondato il Comitato di concentrazione antifascista insieme con Guglielmo Calarco
(socialista) ed Eugenio Laface (comunista).
Il 3 settembre 1943 è la data che fa da spartiacque tra la memoria acquisita attraverso la testimonianza
dell’autore e la memoria scritta, così come si evince da documenti che fanno parte dell’archivio Misefari
e nei quali si ha traccia dell’inizio dell’impegno di Misefari quale protagonista della vita politica democratica.
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Fondatore, come già detto, del Comitato di concentrazione antifascista, Misefari assunse le cariche
concessegli dal governo alleato delle quali si trova ampio riscontro nelle relative buste ove si conservano,
tra l’altro, oltre ai verbali delle riunioni, gli appunti manoscritti dello stesso Misefari dai quali emerge
la sua posizione contraria alla politica anticomunista dei governi alleati tendente a ristabilire un ordine
sociale pre-fascista e sicuramente anticomunista.
Va, a questo proposito, ricordato che in Calabria il Misefari fu il solo processato politico del periodo
dell’occupazione alleata per violazione del bando numero 2: «on or about the 2nd day of january 1944
took part in a communist assembly at Bova marina». Consistente è inoltre la documentazione che discende
dall’attività del Misefari nell’ambito del già citato Comitato di concentrazione antifascista, poi C.L.N.; egli
stesso rappresentò con altri il Partito comunista e fu secondo segretario investito del potere di controllare
la provenienza politica degli appartenenti al Comitato. Quest’ultimo cessò la sua attività nel periodo
immediatamente seguente l’elezione dell’Assemblea Costituente come, peraltro, è testimoniato da un
volantino in copia del 29 agosto 1946.
Ampiamente documentati sono gli anni che vanno dal 1943 al 1946; troviamo molte testimonianze
sull’epurazione o, com’è definita da Misefari, «epurazione mancata»; l’archivio conserva numerose
denunce delle sezioni comuniste, della Camera del lavoro e di altri enti e persone contro ex fascisti al
potere in vari paesi della Calabria, lettere di ex fascisti al Comitato di concentrazione antifascista, testi
di legge sull’epurazione, memorie sulle presunte infiltrazioni di elementi fascisti nei pubblici uffici, articoli
di Misefari pubblicati sull’ «Amico del popolo» e su «Il Lavoratore» nei quali è denunciata la politica
reazionaria dei governanti. Si vogliono qui ricordare brevemente gli incarichi ricoperti da Misefari in
quegli anni: ispettore dei Comitati comunali di agricoltura, commissario agli alloggi, membro della prima
Sottocommissione per l’epurazione del personale ferroviario, componente della Commissione provinciale
per i contributi agricoli unificati, commissario provvisorio dell’Associazione provvisoria della stampa ecc.
L’archivio testimonia inoltre, in generale, l’intensa attività che partiti politici e sindacati svolsero per il
miglioramento delle condizioni di vita della classe operaia e contadina e del terziario, per la rifondazione
delle Camere del lavoro e la realizzazione dell’unità sindacale in un momento così delicato per la vita
della Nazione ed in particolare l’opera del Misefari che fondò con altri quasi tutte le sezioni del partito
e della Camera del lavoro nella provincia, organizzò l’occupazione delle terre in alcune zone latifondistiche
(Rosarno, Polistena, Cinquefrondi, Caulonia), si battè per l’imponibile di mano d’opera contro il carovita
e per assicurare i rifornimenti di generi alimentari contro il mercato nero. Di quest’attività ci restano,
tra l’altro, l’elenco degli ordini del giorno della Camera del lavoro votati nella provincia di Reggio, gli
elenchi delle assemblee e dei comizi per ottenere l’adeguamento salariale in rapporto al carovita dal 2
luglio 1944
w alw1° novembre 1945, le lettere al prefetto ed una coeva cronistoria del Misefari sull’attività
della Camera del w
lavoro
. durante
k a lal gestione Lo Giudice prima e Misefari dopo; ed ancora gli elenchi
delle Camere del lavoro nella provincia,
dei paesi senza Camere del lavoro, l’elenco degli
e gli
i elenchi
d
o
iscritti ai vari sindacati, il numero degli iscritti negli anni
- 1945, l’elenco dei fiduciari aziendali e
n 1944
e
d
delle Commissioni interne costituite nelle aziende di Reggio Calabria
i tfino all’11 agosto 1945, l’elenco
r ii lavoratori dell’industria e
dei contratti stipulati per la determinazione dell’indennità di emergenza per
c
del commercio, il verbale di riunione del Consiglio generale delle leghe nella Camera edel lavoro di Reggio
. ialla nascita a
Calabria dell’11 agosto 1945, le concessioni dell’Associazione industriali, gli atti relativi
t
Reggio della Federterra nell’agosto del 1946.
Si ricordano ancora i documenti relativi alla storia del sindacato a livello provinciale e nazionale quali
ad esempio quelli inerenti al patto di Roma del 3 giugno 1944 (unità sindacale), i documenti dei convegni
dei rappresentanti sindacali dell’Italia liberata del 15 - 16 settembre 1944, il verbale per la costituzione
dell’unità sindacale a Cosenza del 23 novembre 1944, gli atti del 1° congresso C.G.I.L., una relazione
della Segreteria generale della C.G.I.L. sull’attività del sindacato dal congresso di Napoli a quello di
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Firenze ed altro.
Quale membro della Confederazione generale della C.G.I.L. e quale appartenente al P.C.I., il Misefari
visse in prima persona le grandi lotte operaie e contadine svoltesi in Italia, partecipò a tutti i lavori del
partito e fu inserito nelle liste proposte agli elettori per gli enti locali e il Parlamento.
L’archivio testimonia la posizione dialettica che sempre caratterizzò la presenza del Misefari nell’ambito
del P.C.I. sia a livello locale e regionale che nazionale. Il Misefari sentiva la necessità di coesione tra le
forze antifasciste e comprendeva l’utilità dell’unità nazionale; tale sua posizione è comprovata dalla
formazione del Movimento di concentrazione antifascista che riuniva in sè tutte le forze politiche contrarie
al regime, che precorreva di fatto la politica di Togliatti quale fu esposta al suo arrivo a Napoli.
Era però il Misefari fortemente convinto che tale strategia fosse valida solo per fronteggiare l’emergenza;
finita questa, doveva ristabilirsi l’applicazione dei principi del marxismo.
Restò quindi sempre presente, anche se latente, il disagio del Nostro per la politica togliattiana.
Le vicende elettorali dal referendum all’Assemblea Costituente, alle elezioni amministrative e politiche
trovano riscontro tra i documenti dell’archivio; citiamo tra gli altri: volantini di propaganda elettorale, il
discorso di Misefari in piazza Italia di Reggio Calabria per la proclamazione della Repubblica (fu il primo
ad annunciare la fine della monarchia nella più importante piazza del capoluogo), fac-simili di schede
elettorali ed importanti documenti relativi agli scontri di Misefari con altri appartenenti al partito.
Significativa a questo proposito è la lettera che lo stesso scrisse a Eugenio Musolino pregandolo di non
essere inserito nelle liste elettorali comunali del 7 aprile 1946 perché relegato negli ultimi posti. Fu solo
l’inizio di uno scontro che caratterizzò tutto il periodo di permanenza di Misefari nel partito. Egli partecipò
alla competizione per l’elezione dei deputati all’Assemblea Costituente, a quella per l’elezione dei deputati
della prima legislatura e - presentandosi nei collegi di Nicastro e Palmi - a quella per l’elezione dei
senatori della seconda legislatura. Nel frattempo fu eletto consigliere comunale di Reggio e consigliere
provinciale nel collegio di Rosarno. Nel 1958 fu eletto deputato nella terza legislatura e fece parte della
Commissione lavori pubblici. In tale veste fu promotore di parecchie proposte di legge tra cui quella di
revisione delle norme di edilizia sismica che mutò radicalmente la concezione urbanistica delle città
sismiche di prima categoria nel sud. In archivio numerose sono le testimonianze, a stampa e documentarie,
delle attività di parlamentare, quali ad esempio proposte di legge, bozze di interventi parlamentari,
carteggio con altri deputati e con vari cittadini.
Verso la fine della terza legislatura, nei primi mesi del 1963, un contrasto con esponenti del partito
culminò in quello che chiameremo il «caso Misefari» che vide, da una parte quest’ultimo accusare di
immoralità alcuni dirigenti della Federazione reggina e della Segreteria regionale del partito, dall’altra
il partito w
stesso, nella riunione plenaria del Comitato federale del 23 febbraio 1963, deliberare l’esclusione
w partito
w .perkindegnità politica e, poi, con decisione del Comitato centrale di controllo,
del Misefari dal
a avallando
l e i le ragioni del Comitato federale. Il Misefari diede le dimissioni
chiedere allo stesso di restare, pur
o una
dal partito. Di questi avvenimenti troviamo tradl’altro
circolare a stampa inviata dal Misefari
n lettera
e
d nella
ai comunisti della provincia: «Menzogne e verità sul caso Misefari»,
i t quale sono esposte dallo stesso
le cause della degenerazione ideologica del gruppo dirigente nazionale rchei portarono alla scissione
all’interno del partito, la lettera del Comitato centrale su indicato, la contestazionecdi Misefari
al Comitato
e
. traspare
federale, numerose lettere di solidarietà dei compagni di partito, documenti dai quali
una
i
manovra politica tendente ad eliminare il Misefari dal partito a favore di altri candidati appoggiati
t dallo
stesso sia in sede locale che in sede centrale.
Dal 1964 in poi il Misefari si dedicò all’organizzazione dei gruppi marxisti - leninisti in Italia; a Vicenza,
con altri, fondò il Movimento marxista - leninista ed entrò in contatto con gli elementi filocinesi di Milano
ostili al Regis fondatore in Italia della prima formazione filocinese, dando così luogo alla nascita del
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Movimento marxista - leninista italiano assurto poi a partito nel congresso di Livorno del 1966. Numerosi
furono i contatti prima e dopo la formazione del partito con il Partito comunista di Albania.
Nel 1967, ancora una volta, Misefari si trovò in posizione conflittuale in seno al novello partito: fu
accusato da un compagno di collusione con la mafia insieme al compagno Staglianò, ma presto fu
scagionato da questa accusa. Questo avvenimento segnò l’inizio di una scissione in seno al P.C.d’I.
m.l. che si divise nel 1968 in linea rossa e linea nera per ulteriori contrasti sul comportamento di
alcuni compagni. Il Misefari aderì alla linea rossa.
Fu la testata «Nuova Unità», organo ufficiale del partito, a portare di nuovo il Misefari in tribunale perché,
dopo la scissione, lo stesso aveva pubblicato uno o due numeri del giornale. Subì il processo a Firenze,
fu assolto per insufficienza di prove e fondò con i compagni di linea rossa la nuova testata «Il Partito»,
divenendone il direttore.
Nel 1969, per contrasti di ordine ideologico dovuti ad articoli pubblicati sul giornale «Il Partito» che
svisavano i principi del marxismo - leninismo, il Misefari si dimise dalla linea rossa del P.C.d’I. e rientrò
a Reggio dove iniziò la sua attività di storico e letterato.
Di quest’ultimo quinquennio di attività del Misefari molto è documentato nel suo archivio. Troviamo
numerosi documenti relativi al Movimento marxista - leninista tra cui un carteggio con i compagni
Lania, Panizzo, Savi, Sartori ed altri sull’organizzazione di un movimento unitario m.l., nonché sul
movimento in Italia e all’estero, appunti manoscritti, deliberazioni del Comitato centrale, piattaforma
politica del movimento per l’organizzazione e l’annuncio al Paese, circolari per la preparazione del
congresso nazionale del P.C.d’I. m.l., la stampa ed i documenti congressuali, indirizzi, moduli di domande
d’ammissione, articoli e discorsi su «Nuova Unità», promemoria per la Commissione d’inchiesta nominata
dal Comitato centrale del P.C.d’I. m.l. per indagare su eventuali collusioni di Misefari e Staglianò con
la mafia, denuncia del La Gamba, circolari e comunicazioni del Comitato centrale, sue dimissioni dal
partito, decreto di citazione a giudizio per «Nuova Unità» ed altro.
In archivio tutte le schede, le prime stesure, i manoscritti delle opere di Misefari e la struttura stessa
dell’archivio sono testimonianza di questa sua poliedrica attività nel senso che se, da un lato, numerose
buste sono disposte in ordine cronologico, dall’altro, moltissimi documenti sono ordinati per argomento
perché stralciati dall’autore dalle buste originarie e riuniti insieme per la stesura delle sue opere sia
storiche sia letterarie. Troviamo, ad esempio, in archivio sia documenti relativi ad avvenimenti storici
degli anni 1943 - 1945 in Calabria, sia buste contenenti documenti coevi utilizzati per il libro «La
liberazione del sud». Ed ancora, a testimonianza dell’attenzione del Misefari alla realtà che lo circondava,
sono da citare le numerose buste contenenti documenti, giornali, volantini, riviste, testimonianze di capi
della rivolta
a Reggio intervistati dal Misefari, fotografie, appunti manoscritti dell’autore sulla
w del
w 1970
w . dovuto
rivolta che avrebbero
per la pubblicazione di un libro su questo argomento.
k a servire
l
Trova spazio in tutta questa attività anche
e i ladvena poetica del Misefari che si esprime in numerose
o perché
poesie e romanzi, parte dei quali editi. Ricordiamo
n esignificativo, il romanzo giovanile (1923 d i ed esprime la sua convinzione
1924) pubblicato nel 1969 «La violenza inutile» nel quale egli consolida
t r
che a nulla serve la violenza individuale, mentre è feconda quella rivoluzionaria
i c e di massa. I suoi
saggi, come si può facilmente intuire, sono frutto di un pensiero e di una ideologia
e che si è venuta
. i solo negli
formando e consolidando nel corso della sua vita e che ha potuto trovare piena espressione
t
ultimi anni quando il Misefari libero, per sua scelta, da impegni politici e sindacali, ha potuto interamente
dedicarsi a scritti cui l’autore attribuiva oltre che valenza storica anche pedagogica.
Questo Archivio è, per utilizzare le parole stesse del Misefari «…la storia delle mie vicende personali,
il racconto delle mie sofferenze, ma pure delle mie conquiste. Delle mie ristrettezze economiche, delle
mie umiliazioni, dei miei incontri e scontri, delle mie fatiche letterarie, politiche, storiche o radicate
nella saggezza antica…è anche l’ampio disegno ideale di un mondo in cui ancora disperatamente credo.
e d i t o r i a
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Il futuro è di questo presente. L’utopia lo prepara…».
Nota Tecnica
Vincenzo Misefari definendo il suo archivio «…mucchio di carte, documenti, faldoni, opuscoli…» e
comprendendone l’importanza soprattutto alla luce dei vuoti e delle lacune di fonti sul fascismo, sui
partiti, sulla stampa politica e sul movimento operaio e contadino, sulla cultura e politica, si rivolse
all’Archivio di Stato per chiedere la disponibilità di funzionari per il riordinamento dello stesso. L’Archivio
di Stato interessò la Sovrintendenza archivistica per la Calabria che, il 21 luglio 1990, procedette a
dichiarare l’archivio di notevole interesse storico. Il ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Ufficio
Centrale per i beni archivistici, autorizzò chi scrive ad intervenire sull’archivio per svolgere il lungo e
laborioso lavoro di riordinamento.
Il fondo si presentava totalmente privo di qualsiasi ordine. Certamente la mancanza di un criterio base
di disposizione delle carte era dovuta al fatto che all’atto dell’acquisizione o produzione delle stesse
l’autore non aveva adottato un criterio univoco di ordinamento ma, indotto da necessità contingenti,
aveva disposto i documenti ora in ordine cronologico, ora per materia. Ed inoltre il Misefari, nel
procedere alla conservazione dei documenti, perseguiva sia lo scopo di preservare memoria di fatti
e avvenimenti che lo avevano visto protagonista e non, sia quello di colmare le lacune per la ricostruzione
di una storia del movimento di lotta e di organizzazione delle classi contadine operaie e più in generale
del sud e questo ha indubbiamente inciso sulla disposizione dei documenti nell’ambito dell’archivio.
All’atto del riordinamento, le prime buste includevano atti in ordine cronologico, mentre tutte le altre
comprendevano documenti relativi a singole materie alcune delle quali avrebbero formato oggetto delle
sue pubblicazioni. Vi era poi materiale sparso disposto disordinatamente parte in cartelle e parte in
fascicoli sciolti che il Misefari aveva probabilmente estrapolato per lo studio e l’inserimento in faldoni
finalizzati alla pubblicazione di qualche libro.
Prima di procedere alla schedatura, si è quindi eseguito un approfondito studio sulla vita e le attività
del Misefari, coadiuvati in questo, dalla testimonianza orale dello stesso che colmava con descrizioni
minute vuoti o lacune che emergevano nella ricostruzione di fatti o avvenimenti.
Si è iniziato quindi il lavoro di schedatura che ha consentito, una volta ultimato, di enucleare le cinque
serie di seguito indicate. Nell’ambito delle serie si è rispettata la disposizione originaria dei singoli
documenti.
I
anni 1933
w - 1977
w
Per la prima seriewè stato
l’ordine cronologico già adottato, al momento della produzione
. kmantenuto
a
l
o acquisizione dei documenti, dal Misefari.
appunti manoscritti, dattiloscritti, ritagli di giornali,
e iSi trovano
d
o
bozze di stampa ed altro relativi ad argomenti vari. n
e d
II
i t
Nella seconda serie sono inclusi documenti disposti per materia in basera indicazioni
del Misefari e
i c
ad analogie tra gli stessi. La serie risulta composta dalle seguenti sottoserie
e
. i
P.C.d’I. – P.C.I.
t
P.C.d’I.m.l.
D.C.
P.S.
Partiti minori
Movimento anarchico
Fascismo
e d i t o r i a
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Resistenza
Lotte per la terra e riforma agraria
Calabria
Questione meridionale
III
Nella terza serie sono inclusi documenti inerenti la vita, l’attività politica, culturale, la ricerca storica e
gli elaborati pubblicati e non dall’onorevole Misefari.
IV
La quarta serie è costituita da appunti manoscritti, ciclostili, ritagli di giornali, opuscoli, fotocopie di
documenti ed altro raccolti dal Misefari negli ultimi anni della sua attività di storico.
V
Appendice comprendente documenti appartenenti alle famiglia Mantica e Romeo.
Il fondo, costituito da 501 buste, è in buone condizioni di conservazione.
Sommario
Introduzione
Nota biografica 9
Nota tecnica 17
Inventario 21
w w w
Bibliografia 100
. k a
l e i
d Indici
o n
Indice dei nomi
e115 d
Indice delle località 120 i t r
i c
e
e d i t o r i a
•
c o m u n i c a z i o n e
. i
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estratto dalla pubblicazione