Interventi di orientamento delle Province per il diritto-dovere all’istruzione e alla formazione ALLEGATO B 2006-2007 Relazione di Monitoraggio del progetto OPPORTUNITÀ A GARANZIA DEL DIRITTO DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE a cura del Interventi di orientamento delle Province per il diritto-dovere all’istruzione e alla formazione ALLEGATO B 2006-2007 Relazione di Monitoraggio del progetto OPPORTUNITÀ A GARANZIA DEL DIRITTO DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE a cura del Redazione a cura di Paola De Benedet e Mandia Marino Indice PARTE PRIMA Introduzione pag. 7 Finalità ed azioni individuate pag. 9 Il monitoraggio del biennio 2006-2007 pag. 11 Informazioni sul progetto pag. 11 Enti partner pag. 12 Monitoraggio delle azioni del progetto “Allegato B - Opportunità a garanzia del diritto di istruzione e formazione pag. 13 Azione 1 pag. 13 Azioni 2-6 Scheda di Ingresso Come perché si arriva all’ente di Orientamento Monte ore complessivo indicato dagli utenti Dopo la formazione/orientamento Questionari di verifica Come e perché Post intervento/i Confronti fra il secondo e il terzo biennio di progettazione Relazione dei sopralluoghi di verifica sull’andamento del progetto pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. Azione 7 pag. 32 Azione 8 Relazione banca dati anagrafe regionale obbligo formativo pag. 33 pag. 33 Azione 9 Premessa Monitoraggio in itinere: cosa c’è e cosa non c’è Focus Group Report Focus Group Operatori Report Focus Group Dirigenti pag. pag. pag. pag. pag. pag. 16 17 20 22 22 26 26 27 29 34 34 34 35 35 37 “Biografie” di adolescenti incontrati pag. 41 Sintesi complessiva pag. 43 > indice pag. 30 3 PARTE SECONDA > indice Elenco allegati 4 Azione 1 Scheda raccolta dati Enti/Istituti per azioni sensibilizzazione Scheda raccolta dati Enti/Istituti per appuntamento con referenti orientamento Scheda incontri genitori e studenti-scuole Questionario di gradimento incontro studenti Scheda elenco partecipanti per incontri genitori-studenti Elenco partecipanti Scheda monitoraggio chiamate-invii Depliant Informativo di diffusione e sensibilizzazione progetto Lettera ufficiale della Provincia di diffusione e sensibilizzazione progetto Modelli lettere diffusione e sensibilizzazione progetto Modello lettera Enti pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. 47 48 49 50 51 52 53 54 55 57 59 Azioni 2-6 Scheda d’ingresso Questionario di gradimento Cartella personale Calendario attività individuale pag. pag. pag. pag. 61 63 65 68 Azione 7 Questionario di monitoraggio sui tirocini estivi avviati con la Provincia di Verona pag. 70 Parte prima Con il presente rapporto si “chiude” l’esperienza provinciale di attuazione della D.G.R. n. 3197/2005 della Giunta Regionale del Veneto, che ha approvato la Direttiva Regionale per gli Interventi di Orientamento per l’anno 2006, esperienza condotta come progetto autonomo giunto ormai alla sua terza edizione. Il progetto denominato Allegato B - Opportunità a garanzia del diritto di istruzione e formazione si è concluso infatti il 31 dicembre 2007 ed il percorso di monitoraggio e valutazione ivi previsto e realizzato (azione 9) chiude il cerchio di tutte le numerose e diverse attività che sono state realizzate. Innumerevoli sono stati gli attori coinvolti sull’intero territorio della provincia di Verona: pubblico e privato – ancora una volta1 – si sono incontrati per collaborare a percorsi comuni, scuole, enti di formazione e di orientamento, la Provincia, il C.O.S.P. (Comitato per l’Orientamento Scolastico e Professionale), professionisti ed aziende del territorio, ma anche i giovani e le famiglie, che hanno partecipato alle attività e attraverso i feed-back di verifica indubbiamente contribuiscono a mantenere alto il livello di riflessione sul senso di tutto questo agire. Già nel precedente rapporto di monitoraggio, relativo agli anni 2004-2005, emergevano in modo chiaro alcuni aspetti significativi, ad esempio come questa esperienza avesse confermato l’approccio di rete come modalità utile e necessaria al lavoro integrato, come si stesse 1. La legge nazionale n. 285/97 Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l’infanzia e l’adolescenza ha dato un forte impulso verso la concertazione della dimensione progettuale, avviando il superamento di politiche frammentate e tra loro poco comunicanti; la legge n. 328/2000, legge di riforma del welfare Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e di servizi sociali, ha fatto delle politiche integrate tra i servizi territoriali e della programmazione condivisa i propri principi costitutivi. ramificando sul territorio l’azione concordata, quali fossero i partner più sensibili, come avesse risposto l’utenza ad una serie di stimoli nuovi, quanto fosse cogente la necessità di un coordinamento delle attività... Nel ventaglio delle “buone pratiche” che stanno già caratterizzando il progetto e lo stanno identificando chiaramente nella pratica di tutti gli operatori, rientrano anche queste azioni di verifica e controllo che vanno nella direzione di un piano strutturato di monitoraggio e valutazione complessivo. Per il biennio precedente la Provincia in qualità di ente gestore ha accompagnato all’uso di strumentazione già esistente e alla realizzazione di una relazione di sintesi conclusiva. La revisione di tali strumenti – nonché l’uso di nuovi – ed una maggior azione di verifica hanno caratterizzato quasi tutto il biennio appena concluso, in un’ottica di miglioramento del processo complessivo. Infatti, per rilevare l’impatto di precise scelte politiche questa è comunemente ritenuta la strada più corretta e trasparente, pur restando molto impegnativa per ogni attore del processo che si ritrova a compilare, documentare e registrare nella normalità del proprio agire professionale quotidiano. Per quanto possibile, si è cercato di verificare la qualità delle attività svolte e dei processi organizzativi, intesa come “...la sintesi di una serie di valutazioni parziali che riguardano determinati e specifici aspetti del progetto stesso...” (Oliva e Pesce, 20012). Individuate le caratteristiche socio-anagrafiche dell’utenza, si è dunque effettuato il monitoraggio e la verifica dei risultati di ogni azione realizzata (efficacia del prodotto “corso-intervento”), si è rilevata la qualità percepita dal destinatario diretto (intesa come 2. Oliva D. e Pesce F., (2001). Aggiungi un posto a tavola; la valutazione come scelta volontaria o come obbligo amministrativo? In: Stame N. (a cura di) (2001), Valutazione 2001, Franco Angeli, Milano. parte prima > introduzione Introduzione 7 parte prima > introduzione soddisfazione e gradimento) e si sono sentiti direttamente gli operatori ed i dirigenti degli enti coinvolti, nonché sono state raccolte alcune storie di vita di tre utenti, per un confronto su tali risultanze. La Provincia ha inoltre elaborato un documento sull’attività di verifica dalla stessa realizzato e che si è riportato in forma 8 integrale. Anche in questa specifica attività, dunque, si riconoscono l’approccio metodologico condiviso, la valutazione partecipata, il confronto tra diversi portatori di intenzionalità e di bisogni, pur nella consapevolezza della complessità del processo e della non unicità del risultato. Finalità ed azioni individuate Quindi la Provincia ha individuato, in sintesi, le seguenti finalità e obiettivi da raggiungere: • valorizzare i giovani attraverso interventi che tengano conto di tutte le loro scelte, assicurare loro l’opportunità di assistenza e di supporto nelle diverse fasi di scelta, combattere la dispersione scolastica e sostenere il successo formativo dei giovani. • fornire ai giovani e alle loro famiglie un quadro esaustivo sul sistema educativo considerando la fase di transizione, attuare interventi di orientamento e formazione personalizzata finalizzati alla crescita da diversi punti di vista dei giovani in condizioni di disagio. Il progetto si compone in otto tipologie di azioni mirate, che prevedono attività specifiche a seconda dell’utenza e che sono orientate al raggiungimento degli obiettivi sopraindicati: AZIONE 1: attività di informazione, sensibilizzazione e promozione del diritto/dovere di istruzione e formazione; AZIONE 2: informazione mirata, accoglienza, analisi della domanda per giovani che intendono abbandonare il percorso scolastico formativo o usciti dal sistema stesso; AZIONE 3: percorsi di orientamento per i giovani che intendono abbandonare il percorso scolastico formativo o usciti dal sistema stesso; AZIONE 4: formazione personalizzata destinata a particolari utenze svantaggiate; AZIONE 5: tutoraggio nei confronti di particolari utenti svantaggiati; AZIONE 6: accompagnamento nell’assolvimento del diritto/dovere di istruzione e formazione nell’apprendistato; AZIONE 7: accompagnamento per progetti di tirocini orientativi; AZIONE 8: azioni di supporto all’utilizzo di AROF1; AZIONE 9: monitoraggio in itinere, valutazione e diffusione dei risultati. Per questo terzo biennio la progettazione è stata integrata con l’azione n. 7, che precedentemente non era prevista. Il monitoraggio è stato esteso a tutte le azioni del progetto. 1. AROF è l’acronimo di Anagrafe Regionale Obbligo Formativo. parte prima > finalità ed azioni individuate La mission dell’intero progetto è stata quella di dare supporto ed assistenza a giovani in obbligo formativo a rischio di abbandono scolastico e/o formativo, a giovani usciti dal percorso formativo ed a giovani che intendessero sperimentare nuove scelte o confermare quelle fatte. Le azioni sono state rivolte anche a ragazzi diversamente abili al fine di poterne favorire l’integrazione scolastica. Sono stati dunque coinvolti ragazzi e ragazze tra i 14 ed i 18 anni non compiuti (vedi la citata D.G.R. n. 3197/2005 Direttiva Regionale per gli Interventi di Orientamento per l’anno 2006). In sintesi gli obiettivi indicati dalla Regione nella suddetta Direttiva erano: • costituire un circuito di informazione e di scambio tra i soggetti coinvolti per sensibilizzare e promuovere il diritto/dovere all’istruzione ed alla formazione; • sostenere i giovani che vivono situazioni di difficoltà nel ridefinire un percorso che valorizzi le loro capacità e attitudini; • progettare interventi di formazione e/o tutoraggio personalizzati in ragione delle diverse tipologie di svantaggio; • individuare i bisogni di soggetti disabili che possono trovare risposta nelle tecnologie informatiche e rimuovere le barriere che ostacolano l’uso dei suddetti strumenti; • accompagnare in progetti di tirocinio orientativo in collaborazione con gli Istituti Scolastici; • realizzare una piattaforma per l’apprendimento on line destinata in particolare agli utenti disabili. 9 Il presente rapporto si fonda sull’analisi dei dati qualitativi e quantitativi riferiti alla terza edizione del biennio di progettazione 2006-2007, raccolti attraverso l’azione di monitoraggio realizzata dal C.O.S.P. per la Provincia di Verona. Questo monitoraggio rappresenta dal punto di vista sostanziale un continuum rispetto al precedente, con alcuni accorgimenti particolari che sono stati adottati. Parte della strumentazione già in uso è stata infatti rivista e sono stati richiesti tutti i materiali prodotti dagli enti nella loro attività: verbali, relazioni, schede presenze, e ogni altra documentazione utile. Attualmente vengono utilizzate una scheda d’ingresso ed un questionario di valutazione per gli utenti, e si è scelto di realizzare due focus group per operatori e per dirigenti e di leggere tutti i dati in maniera integrata. Informazioni sul progetto Il progetto Opportunità a garanzia del diritto di istruzione e formazione è costituito da nove azioni complessive di cui cinque mirate diret- tamente all’utenza in difficoltà (azioni 2-6), dall’azione 1 destinata ad un più vasto e diversificato bacino d’utenza (informazione e sensibilizzazione a istituzioni, scuole, giovani, famiglie), dall’azione 7 rivolta agli studenti degli Istituti Superiori per gli Stage estivi e dall’azione 8 per il presidio della banca dati di AROF. L’azione nove è relativa al monitoraggio e alla valutazione del progetto. Per gli interventi di orientamento per il biennio 2006-2007 la Regione ha assegnato un monte ore pari a 7730: la Provincia ha distribuito queste ore sulle nove azioni individuate in maniera comunque flessibile, tenendo conto delle caratteristiche di ogni tipo di intervento e dei bisogni rilevati, su cui si era confrontata con il coordinamento degli enti. Le ore complessive sono state suddivise come in Tabella 1. Nel corso delle attività, durante l’intero biennio, questa suddivisione è stata modificata, in virtù della flessibilità intrinseca nella distribuzione oraria e sulla base dei bisogni espressi dagli operatori degli enti rispetto ai propri utenti (ad esempio l’Az. 5 ha subito una integrazione pari a 300 ore). Azione Ore Azione 1 informazione, sensibilizzazione e promozione del diritto/dovere di istruzione e formazione 360 Azione 2 informazione mirata, accoglienza, analisi della domanda per giovani che intendono abbandonare il percorso scolastico formativo o usciti dal sistema stesso 660 Azione 3 percorsi di orientamento per i giovani che intendono abbandonare il percorso scolastico formativo o usciti dal sistema stesso 1200 Azione 4 formazione personalizzata destinata a particolari utenze svantaggiate 1950 Azione 5 tutoraggio nei confronti di particolari utenti svantaggiati 600 Azione 6 accompagnamento nell’assolvimento del diritto/dovere di istruzione e formazione nell’apprendistato 360 Azione 7 accompagnamento per progetti di tirocini orientativi 1500 Azione 8 azioni di supporto all’utilizzo di AROF 600 Azione 9 monitoraggio in itinere, valutazione e diffusione dei risultati 500 Tabella 1. parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 Il monitoraggio del biennio 2006-2007 11 parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 Enti partner 12 La Provincia, come ente gestore del progetto, ha organizzato e gestito direttamente l’accompagnamento per progetti di tirocini orientativi (azione 7) e il supporto all’utilizzo di AROF (azione 8), mentre le azioni di informazione e sensibilizzazione (azione 1) e di monitoraggio (azione 9) sono state gestite dal C.O.S.P.. Le azioni dalla 2 alla 6, che rappresentano il nucleo specifico cui sono diretti la gran parte degli obiettivi del progetto, sono state realizzate da ATI-FORMA composto da Enti accreditati per l’orientamento dalla Regione Veneto che per gli anni 2006-2007 sono stati i seguenti: S.C.F. “Orsoline”, C.F.P. Casa Nazareth, C.F.P. “F.G. Gresner”, C.F.P. Don Calabria, C.F.P. Istituto Canossiano, C.F.P. San Giuseppe, C.S.F. “Stimmatini”, C.F.P. “San Zeno” e C.F.P. “Tusini” (Salesiani), C.F.P. “San Gaetano”, C.S.F. Istituto “Provolo”, ESEV, C.S.F. Enaip ASF, IAL. Definizione del Team di lavoro 1 Gruppo guida/ sviluppo (48 ore) 2 Gruppo Tecnico (30 ore gruppo 60 ore indiv.) 3 Gruppo amministrativo degli Enti (40 ore gruppo 84 ore indiv.) 4 Gruppo gestionale (1716 ore) Tabella 2. Finalità - tracciare le linee guida per la realizzazione del progetto; - monitorare l’esperienza a fine percorso - stabilire le modalità per l’erogazione delle azioni; - analizzare la modulistica da utilizzare - stabilire quali dati (in quale modalità) vanno analizzati e valutati alla fine Sulla base di un accordo intervenuto tra la Provincia, in qualità di ente gestore, e il capofila dell’ATI-FORMA al cui interno è stata nominata una figura di coordinamento rappresentata dalla Dott.ssa Marilena Pagiato, ad ogni partner è stato assegnato un monte ore suddivise fra le diverse azioni: ogni ente aveva assegnato un numero definito di ore da utilizzare per realizzare attività di tutoraggio personalizzato piuttosto che formazione personalizzata concordate in progress. Nell’ottica della programmazione e della gestione di queste azioni del progetto sono stati costituiti alcuni tavoli di lavoro tematici che hanno definito finalità, membri coinvolti e tempi di realizzazione delle attività, a seconda delle diverse aree definite a priori. Di seguito si riporta una tabella di sintesi (Tabella 2). I progetti hanno avuto inizio ufficialmente nei primi mesi del 2006 e si sono conclusi il 31 dicembre 2007. Membri del Team - Coordinatore di Forma Direttore dell’Ente Capofila Tutti i Direttori di Forma; i direttori rappres. delle altre aggregazioni - Rappresentante della provincia Tempi previsti Un incontro all’inizio a ½ percorso e uno alla fine - Coordinatore: Direttore del progetto (capofila) - 1 orientatore per Centro Circa ogni due mesi - analizzare una procedura per avere i dati richiesti nella modalità stabilita e nei tempi stabiliti - Coordinatore: Direttore + Amministrativo del Capofila - l’amministrativo che nei singoli centri cura la parte contabile 1 volta all’inizio e prima della consegna dei giustificativi - tenere i contatti con la provincia; - curare le relazioni tra i diversi attori coinvolti; - monitorare tutti i processi formativo- Gestionali - Coordinatore di Forma: Molinari Mario - Direttore del Progetto: Pagiato Marilena - Segretario Amm.: Sapere Massimo - Rappresentanti della Provincia Ogni due mesi circa e quando è richiesto; I risultati di tutte le attività realizzate nel progetto e verificate in itinere con il monitoraggio vengono presentati con la seguente suddivisione: • attività di informazione e sensibilizzazione in generale (azione 1), realizzata dal C.O.S.P.; • attività di informazione, orientamento, formazione, tutoraggio, accompagnamento all’apprendistato rivolta all’utenza, realizzate dagli enti parte di ATI_FORMA sopraccitati (azioni 2-6); • attività di accompagnamento ai tirocini orientativi e di supporto all’uso di AROF, realizzate dalla Provincia (azioni 7 e 8); • attività di monitoraggio in itinere e verifica, diffusione dei risultati, realizzata dal C.O.S.P. (azione 9). Tale scelta è stata dettata dall’omogeneità del “materiale da trattare”, soprattutto per quanto riguarda le azioni dirette all’utenza in difficoltà, e dalla diversa modalità di realizzazione del monitoraggio (e quindi della strumentazione utilizzata). Diversi sono anche i destinatari (giovani, famiglie, scuola) e gli enti gestori (C.O.S.P., ATI_FORMA, Provincia), oltreché i curatori del monitoraggio. Pertanto diversi saranno anche i materiali a disposizione, i report, ora in veste di grafici e tabelle, ora di relazioni descrittive, inseriti nelle versioni originali in questa relazione. AZIONE 1 Attività di informazione, sensibilizzazione e promozione del diritto/dovere di istruzione e formazione Le attività progettate dal personale C.O.S.P. per esplicitare operativamente gli obiettivi di quest’azione sono state plurime e diversificate. Infatti è stato scelto di divulgare il progetto a destinatari mirati, ma anche all’universo dei giovani frequentanti gli istituti scolastici superiori utilizzando strumenti e modalità ad hoc. L’impegno profuso, che si è dipanato nel corso di tutto il biennio, si è concretizzato partendo da un’importante azione formativa di 10 ore nei confronti del proprio personale interno – circa 20 persone –, per arrivare alla realizzazione di strumenti di monitoraggio, al loro uso ed alla raccolta della documentazione. Dopo il percorso formativo gli operatori hanno quindi realizzato: 1. materiale informativo (depliant e opuscolo) per la sensibilizzazione e diffusione del progetto e informazione telefonica rivolta ad utenti, potenzialmente coinvolgibili nel progetto, raggiunti attraverso telefonate ricevute al COSP (telefono indicato sui materiali per attivare una prima informazione su progetto e Enti); 2. una serie di incontri su appuntamento con referenti di orientamento o rappresentanti di istituti scolastici, ulss, forze dell’ordine, ecc., ed invio di fax con informazioni sul progetto (invio che è stato ripetuto nel corso del biennio); 3. invio di comunicati stampa ai giornali locali, per coinvolgere un’utenza più ampia possibile; 4. alcuni incontri individuali a persone che – venute a conoscenza del progetto – si sono rivolte al C.O.S.P. per avere maggiori informazioni; 5. una serie di incontri informativo-orientativi rivolti a genitori (in orario serale) ed ai ragazzi delle scuole superiori del territorio (in orario scolastico). Vedi Disegno 3. Sono stati stampati e distribuiti nel corso degli incontri 16000 depliant e 4000 opuscoli illustrativi. Rispetto al punto 2 è documentato il lavoro consistente di invio di 302 fax a determinati enti del territorio diversamente interessati al problema dell’abbandono scolastico, e sono stati realizzati incontri informativi e di sensibilizzazione per un totale di 256 ore, con 134 soggetti del territorio della provincia di Verona, ed in particolare, per quanto riguarda il settore “scuola”, Scuole Medie Statali (30), Istituti Comprensivi (26), Istituti Tecnico-Commerciali (2), Ipsia, Ipsaar, Istituti Professionali (2), Istituti Tecnici (8), IS (7), LS, Licei e indirizzi Sperimentali (7). Sono stati inoltre contattati ed incontrati gli operatori degli Informagiovani della provincia (8), l’Azienda per la promozione del territorio del Comune di Boscochiesanuova parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 Monitoraggio delle azioni del progetto Allegato B - Opportunità a garanzia del diritto di istruzione e formazione 13 enti partner invii telef. formazione interna incontri + invio fax per info e per promozione incontri genitori/ragazzi parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 Disegno 3. 14 scuole, cfp, forze dell’ordine, ulss... nonchè le segreterie ed i servizi sociali di 7 Comuni della provincia, alcuni Centri per l’impiego (6), il Cerris, la Caritas e il Cestim di Verona (3). Anche Polizie locali e Carabinieri di 6 diverse località del territorio sono venuti a conoscenza del progetto, come anche le USLL 20 (i servizi di Consultorio familiare, Area handicap, Spazio adolescenti e Neuropsichiatria infantile), 21 e 22. Le persone contattate per ognuno di questi enti si sono impegnate ad assumersi il ruolo di referenti informativi per i colleghi, così da diffondere in maniera capillare l’informazione distribuendo gli opuscoli e i volantini anche all’utenza dei propri servizi. Complessivamente sono state fatte entrare nella “rete” 151 persone. Per ognuno di questi soggetti sono stati raccolti in una scheda appositamente preparata – che si riporta in allegato – i dati relativi ai recapiti, così da ottenere una banca dati utile per la buona circolazione delle informazioni all’interno della “rete” che si è andati a creare. Un controllo ed un aggiornamento immediato è stato fatto anche per quanto riguarda i colloqui avuti dagli operatori del C.O.S.P. con persone diversamente interessate al progetto, come educatori, insegnanti, genitori (punto 4). Per l’intera durata del progetto – con avvio lavori di organizzazione e realizzazione attività, primi mesi 2006 e termine dicembre 2007 – si è realizzata un’intensa serie di incontri con genitori di ragazzi del 1° e 2° anno di scuola superiore (serali) e con studenti delle scuole medie e di alcune scuole superiori (diurni). Ai genitori sono state proposte alcune tematiche speciali come la condivisione delle scelte tra genitori e figli, la comunicazione positiva tra genitori e figli, il diritto ma anche il dovere incontri genitori/ragazzi singole persone interess. depliant e materiali, comunicati popolazione all’istruzione, le opportunità dell’orientamento oggi. Sono stati realizzati più di 20 incontri1 serali per un totale di 48 ore di informazione per 526 genitori. Ai ragazzi di otto diverse scuole della provincia sono stati dedicati 25 incontri, per un totale di 58 ore in cui si è parlato di consapevolezza e rimotivazione alla scelta, di “passerelle” possibili, di strumenti e metodi per migliorare lo studio. Complessivamente 571 ragazzi hanno partecipato agli incontri. Sperimentalmente si è testato lo strumento “questionario di verifica” – che si riporta in allegato – su un campione di 259 studenti delle scuole “Lavagno”, “Campostrini”, “Colognola” e Peschiera. Ai ragazzi sono stati consegnati al termine degli incontri dei questionari per verificare se gli argomenti presentati erano riusciti a cogliere le loro aspettative e se l’iniziativa fosse loro interessata. Nella rappresentazione grafica sottostante è possibile osservare come i valori più alti (molto – del tutto) rappresentano oltre il 50% (il 57% per la realizzazione delle aspettative – il 41% per il valore “molto” e 16% per il valore “del tutto” e il 61% per la soddisfazione complessiva – 37% per il valore “molto” e 24% per il valore “del tutto”) e svettano al 90% – in entrambi i casi (33% per realizzazione delle aspettative e 30% per la soddisfazione complessiva) se si sommano anche le percentuali relative al valore abbastanza, che segnala comunque un esito positivo ma più circoscritto (Grafico 1-2). Complessivamente oltre 1097 (soli dati registrati) tra genitori e ragazzi sono così venuti a conoscenza di questa opportunità che il progetto offre loro. 1. Di 8 incontri non sono state rilevate le presenze. Realizzazione delle aspettative 105 120 87 100 80 60 42 40 20 6 0 per nulla poco abbastanza molto del tutto Grafico 1. Azione 1: Realizzazione delle aspettative incontri informativi per giovani. Soddisfazione complessiva 96 100 90 77 80 62 70 60 50 40 19 30 20 5 10 0 per nulla poco abbastanza molto Grafico 2. Azione 1: Soddisfazione generale incontri informativi per giovani. del tutto parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 19 15 parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 16 Azione 2 - informazione mirata, accoglienza, analisi della domanda per giovani che intendono abbandonare il percorso scolastico formativo o usciti dal sistema stesso; Azione 3 - percorsi di orientamento per giovani che intendono abbandonare il percorso scolastico formativo o usciti dal sistema stesso; Azione 4 - formazione personalizzata destinata a particolari utenze svantaggiate; Azione 5 - tutoraggio nei confronti di particolari utenti svantaggiati; Azione 6 - accompagnamento nell’assolvimento del diritto-dovere di istruzione e formazione nell’apprendistato. Queste azioni rappresentano la parte più specificamente orientata, in quanto destinata a giovani a rischio di abbandono e a giovani in condizioni di disagio. Si tratta di azioni che coprono momenti diversi del percorso di sostegno per il superamento di una fase di crisi o di accompagnamento all’inserimento nel mondo del lavoro. Per una maggior comprensione dei contenuti si riportano brevemente gli obiettivi e le attività previste per ogni azione, definiti dal gruppo di lavoro ATI-FORMA e utilizzati dagli operatori: AZIONE 2 (2 ore, di media, per persona) L’azione ha lo scopo di rilevare i bisogni del giovane e di informarlo sulle opportunità offerte. Fasi previste per il colloquio: 1. esplorativa (dati personali, esperienza scolastico/formativa, esperienze extrascolastiche); 2. diagnostica (i vissuti personali rispetto alle esperienze scolastiche e analisi di alcune caratteristiche personali e degli ideali; 3. progettuale (restituzione in sintesi di ciò che si è compreso; ricerca di nuove informazioni, ridefinizione di un progetto o possibilità di consolidare il progetto intrapreso; eventuale a consulenti del territorio. AZIONE 3 (6 ore, di media per persona) L’azione ha lo scopo di analizzare alcune strategie di apprendimento e di supportare gli uten- ti nel percorso di educazione alla scelta. Ipotesi di percorso: 1. approfondire la conoscenza di sé; 2. approfondire le variabili nel processo di scelta; 3. ausilio nella stesura del progetto personale; 4. individuare eventuali problemi di apprendimento; 5. approfondimenti informativi; 6. problematiche di socializzazione e relazione; 7. problematiche comportamentali e di gestione delle emozioni (autocontrollo). AZIONE 4 (13 ore, di media, per persona) L’azione ha lo scopo di realizzare interventi di formazione personalizzata individuale o per piccoli gruppi, al fine di rafforzare o colmare competenze di base e trasversali. Lo svantaggio può essere di carattere linguistico-culturale per gli stranieri; logico-matematico; relazionale. Il tipo di approccio, preferibilmente laboratoriale, secondo una logica di apprendimento strutturato in situazione, può prevedere la realizzazione di un piccolo prodotto seguendo le fasi di: progettazione, produzione, verifica, consegna. AZIONE 5 (10 ore, di media, per persona) L’azione ha lo scopo di supportare le azioni dei servizi sociali. Si possono preparare eventuali tirocini formativi estivi, destinati ai giovani presi in carico dai servizi sociali. AZIONE 6 (6 ore, di media, per persona) L’azione ha lo scopo di accompagnare gli adolescenti in apprendistato o in procinto di accedervi. L’azione si attua attraverso colloqui di orientamento con l’adolescente prima dell’accesso al corso di formazione esterna per l’assolvimento dell’obbligo di istruzione, oppure attraverso colloqui di accompagnamento alla scelta dell’apprendistato come assolvimento... e alla ricerca di lavoro. 0% 30% Il monte ore può essere personalizzato su esigenze specifiche del singolo partecipante. La verifica di queste attività è stata fatta attraverso la scheda d’ingresso, compilata dall’orientatore all’avvio di ognuna delle attività, ed il questionario di verifica, compilato dallo stesso alla conclusione. Scheda d’ingresso Al momento del primo contatto del giovane con il progetto, l’operatore propone questa semplice scheda che era già in uso e che è stata revisionata. La compilazione viene fatta subito, de visu dall’operatore e la scheda archiviata e inserita in database. Comprende dati identificativi. Dati identificativi I casi presi in carico dagli enti sono stati 764, di cui 10 avevano seguito e completato due percorsi di orientamento/formazione completi, per cui sono stati contati due volte2. Innanzitutto il genere (Grafico 3). Ben 533 sono maschi – il 70% –, mentre 230 sono femmine3 – il 30% –. Su questo macro dato qualche dirigente, nel corso del focus group, poneva delle domande: per storia e tradizione degli enti di formazione l’utenza è prevalentemente maschile. Interessante potrebbe essere verificare ulteriormente: il 70% di maschi, come altri canali, come i centri per l’impiego o l’esperienza di lavoro temporaneo o lo stare fuori dal circuito scolastico, quanto incidono sulla percentuale. E le fem2. Inoltre, va specificato che questo strumento con codice identificativo per utente e una specificazione nella seconda scheda (bis), consente di individuare le schede usate per il primo percorso di orientamento/ formazione svolto e la possibilità di collegarle eventualmente alle seconde. 3. Un utente non ha indicato il genere. 70% maschi femmine nr Grafico 3. Azioni 2-6: tipologia di utenti per genere. mine sono effettivamente meno soggette a dubbi o a crisi o hanno altre modalità per superarli? L’età dei giovani in difficoltà si aggira tra i 15 e i 17 anni, con una maggior percentuale alle soglie della maggior età, quando l’obbligo scolastico-formativo si conclude (Grafico 4). Infatti i quasi maggiorenni sono il 33,8%, i quindicenni e i sedicenni sono il 31,3%. Quindi la tarda adolescenza pare essere il momento apicale della crisi, sia rispetto alla scuola, sia alla propria vita personale, ovvero poco prima di “entrare nel mondo del lavoro”. Il ritardo di questo fenomeno che prima era normalmente associato alla fascia d’età 14-15 anni, alla prima adolescenza, è stato osservato e commentato anche dai dirigenti e dagli operatori. Infatti non si tratta più d’utenza giovanissima che esce dalla scuola dell’obbligo e non sa che scuola scegliere, e che ha però ancora quattro anni di tentativi possibili prima della conclusione del percorso, ma di un’utenza più adulta, dall’incertezza rispetto al mondo del lavoro e dalle proprie insicurezze, quand’anche dagli insuccessi scolastici. Il 63% sono giovani italiani e il 36% stranieri. Anche questo (la numerosità di stranieri) è un dato che rispetto all’edizione precedente del progetto pare essere in aumento. Le difficoltà linguistiche e quindi di comprensione del senso nelle relazioni tra persone è la chiave di lettura di un dato così alto rispetto alla cultura di provenienza. Tuttavia sono state indicate dagli operatori, nel corso dell’incontro, anche per parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 • Utenti per genere 17 Età degli utenti 300 250 200 150 239 239 258 parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 100 18 50 19 1 5 3 0 14 15 16 17 18 19 n.r. Grafico 4 - Azioni 2-6: tipologia di utenti per età. parte degli utenti italiani difficoltà linguistiche e cognitive (Grafico 5). Questi giovani vengono perlopiù dalla provincia di Verona, da realtà ancora rurali o inserite in contesti piccolo e medio-produttivi, dove probabilmente è più sentita l’esigenza di entrare al più presto nel mondo del lavoro (Grafico 6). re di 15 anni, che hanno partecipato ad attività di sostegno all’istituto San Zeno ed un gruppo di 9 maschi italiani più grandi (16-17 anni) hanno fatto formazione/orientamento con ESEV. Da quali circuiti provenivano questi giovani che hanno chiesto un sostegno o anche un aiuto più sostanzioso per le proprie scelte future (Grafico 7)? 29 utenti non hanno segnalato la loro residenza. Di questi un gruppo di 12 ragazzine stranie- Dai Centri di formazione professionale stessi Utenti per nazionalità Utenti per area geografica di residenza 29 = 4% 4 = 1% 221 = 30% 275 = 36% 485 = 63% italiani stranieri nr Grafico 5 - Azioni 2-6: Tipologia di utenza per nazionalità. 497 = 66% comune capoluogo altri comuni nr Grafico 6 - Azioni 2-6: Tipologia di utenza per area geografica di residenza. Utenti per posizione di ingresso 500 476 450 400 350 300 250 200 150 80 100 70 63 41 23 5 6 50 Grafico 7. Azioni 2-6: tipologia d’utenza per posizione d’ingresso. per una percentuale pari al 62%. Quindi i centri di formazione e orientamento hanno come ampio bacino d’utenza i propri studenti. Su questo dato si sono confrontati gli operatori e ne hanno dato diverse letture. Gli altri canali d’ingresso sono molto al di sotto in quanto alle frequenze rilevate: va tenuto presente che una percentuale su cui si dovrebbe poter intervenire di più, quella del 10% (cioè di quegli ottanta giovani che non provenivano né da scuola media inferiore, né superiore, né da esperienze di apprendistato) è rappresentata da utenti che erano fuori dal circuito della scuola, ma di cui non si sa nulla. Potrebbe essere interessante approfondire nel tempo: Chi sono? Cosa fanno? Lavorano? Non lavorano? Se sono assolventi rispetto il diritto-dovere di istruzione e formazione, se hanno una progettualità scolastico-formativa o lavorativa, se in autonomia hanno partecipato ad altri dispositivi orientativi. Come e perché si arriva parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 nr . m ed ia lic eo sc uo la ct p sc ol ./f or m ist . .p ro f. s ta to ist .t ec ni co fu or ic irc ui to ap pr en di st at o 0 19 all’ente di orientamento parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 Modalità di accesso al progetto 20 Una volta individuate alcune caratteristiche socio-anagrafiche dell’utenza, ci si è chiesti quale fosse stato il canale informativo – o i canali informativi – intervenuti a orientare l’utenza verso un avvio di intervento di orientamento e/o formazione (Grafico 8). Assolutamente prioritaria risultano essere la scuola ed i centri di formazione professionale. Evidentemente molto buono è il lavoro di ascolto ed accoglienza che viene svolto dai C.F.P., ma anche quello di informazione e sensibilizzazione realizzato nelle scuole superiori nel corso del biennio può essere stato “co-protagonista” di questo risultato. Una percentuale non irrisoria del 14% rappresenta i giovani che ne sono venuti a conoscenza direttamente, forse perché partecipanti ad incontri a tema, forse perché incuriositi dal materiale pubblicitario divulgato, forse per personale richiesta/ risposta ad un bisogno. Anche i servizi socio assistenziali pare abbiano trovato un buon partner nelle scelte di sostegno per situazioni di disagio e ancora troppo poche sono le frequenze indicanti i centri per l’impiego. Gli orientatori hanno rilevato che difficoltà gli utenti dimostrassero quando entravano in formazione, di tipo personale o familiari o altre (Grafico 9). Queste le risposte più frequenti: difficoltà di apprendimento, insuccessi scolastici precedenti e difficoltà nella propria crescita e sviluppo personale. Anche le discussioni in famiglia sulle proprie scelte scolastiche e/o professionali sono motivo di debolezza e di insicurezza, tanto da richiedere un sostegno esterno e super partes. Quando queste difficoltà si sommano, per fortuna in un numero di volte più basso, si cerca altrove e diventa più variegato il ventaglio delle possibili situazioni difficili: entrano in gioco anche altri fattori, ad esempio le difficoltà di 74% 1% 1% 0% 1% 14% 0% istituti scol/cfp (559) servizi socio-ass. (70) direttamente (103) ist. scol + serv. soc. (7) 9% COSP (6) CPI (10) Internet (1) nr (8) Grafico 8. Azioni 2-6: canali d’accesso al progetto. integrazione per gli stranieri, piuttosto che il contesto familiare e quindi la cultura di appartenenza. Pertanto quando a momenti di crisi dei propri personali processi di crescita o di apprendimento e di rendita scolastica si sommano altri ostacoli come possono essere le aspettative della famiglia o del contesto di riferimento, o addirittura culture e modelli di pensiero e di valori diversi allora diventa molto più facile pensare di lasciar perdere tutto e chiudere con la scuola. Vanno segnalate due situazioni singolari di compilazione dei questionari: per 15 utenti di 15 anni del C.F.P. Provolo gli orientatori hanno segnato la stessa risposta (difficoltà nel processo di apprendimento) come anche per 11 utenti maschi del C.S.F. istituto “San Gaetano”, tutti italiani, interni al C.F.P. hanno indicato “difficoltà nel processo evolutivo”. Pertanto pare doveroso essere cauti nella lettura dei dati di questo grafico, che va nella direzione del dato “di sintesi” e della definizione delle “densità” delle criticità piuttosto che della specificità dei singoli casi. Nel Grafico 10, invece si leggono gli effettivi 120 119 100 60 40 44 20 300 az 2 47 19 374 az 3 Grafico 10. Azioni 2-6: Utenti per azione. 43 15 10 25 12 partecipanti per ogni singola azione. Su 764 ragazzi che nel biennio hanno fatto az 4 10 12 Grafico 9. Azioni 2-6: tipologia d’utenza per problematiche d’accesso. “buon uso” del progetto, ben 461, cioè il 62% sono venuti al corrente delle opportunità di Partecipanti per azione 500 400 461 366 200 100 160 az 5 64 0 parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 co nt es to pr fa oc m .ss .re o ev di ol sc ut us pr iv sio o oc ne .ss sc o co e a lta nt pp .to re in nd te fa g m c i m co ra on .re .to zio nt t.t + .to ne o pr co fa f o c a m ul nt c.s m . t.l re .to .re so co e + fa + nt ev di m pr .to ol sc .re oc u u f tiv am ss .ss co + o io pr o nt .re ne ev oc .to + ol s .e i fa c nt ut ss e m l eg o .vo ta .re ev ra + ol + z. di ut pr cu sc .+ oc lt. us le .ss pr s.n pr o oc e oc ev .ss sc .e o o lu ss Ap elta pr co t.v o oc ev pr nt o + .ss en .to ol in ut o d. fa te ev .vo to m g ol .re ra + u z.c di t.v pr + sc ul pr oc o t us + oc .ss pr s.n .le pr .ss o oc oc e ev o .ss s . ev s o c so o el lu ol ap ta t.v ap ut pr o .vo pr + en e i + n nt di d. di m eg to sc .to ra us z. + s.n c in ul e t t.l eg sc e el ra ta z. cu + pr lt. le .ap pr en al di tro m m ul tip ro nr bl em at ich e Destinatari per problematiche di accesso al progetto 140 116 96 80 88 37 47 8 16 0 az 6 21 22 su 64 ragazzi indicati, 26 (pari al 41%) sono stati accolti, è stata fatta l’analisi della domanda e sono stati subito segnalati e orientati verso questa azione specifica, anche perché molto spesso si è trattato di adolescenti quasi maggiorenni (16-17 anni). Monte ore complessivo indicato dagli utenti Gli orientatori hanno indicato quante ore hanno seguito gli utenti per ogni singola azione alla quale hanno partecipato. Sommando tutte le ore per ogni azione si ottengono questi dati: Un numero di utenti pari a 366, cosiddetti “svantaggiati” ha seguito una formazione personalizzata (individuale e di gruppo) ora nell’area linguistica (italiana o straniera), ora nell’area della progettualità (dimensione dell’investire su se stessi per il futuro), ora nell’area logico-matematica. Quasi la metà degli utenti complessivi (48%) ha seguito questo tipo di formazione. Azione 2: 750,5 Azione 3: 1402,5 Azione 4: 4049,5 Azione 5: 893 Azione 6: 459 per un totale complessivo di 7554,5 ore. L’azione del tutoraggio ha accolto 160 utenti in situazione di svantaggio sociale (21% del totale), la quasi totalità dei quali aveva seguito anche l’azione 2, ossia un percorso di orientamento personale. Quindici di questi hanno seguito tutte le azioni precedenti. Per quanto riguarda l’apprendistato in azienda Dopo la formazione/orientamento Ma dopo questi diversi percorsi, i giovani quali decisioni importanti assumono? A seconda della scuola superiore di provenienza vediamo come si sono orientati (Grafico 11). Istituto tecnico 30 27 25 25 20 15 10 7 5 2 0 2 0 0 0 Grafico 11. Azioni 2-6: scelta post intervento per posizione d’ingresso. nr al tro pa ss ac pa fp ss ai st .s co rie l. nt r as rie c nt uo ra la fo rm az io ne no n rie nt ap ra pr en di st at o 0 co nf er m ac on tin ua parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 questo progetto, forse hanno partecipato agli incontri nelle scuole, forse hanno avuto tra le mani gli opuscoli o qualcuno gliene ha parlato, comunque sono stati accolti e ascoltati per capire quale fosse la loro richiesta. Di questi 461 giovani, 243 sono stati accompagnati in un percorso di formazione/orientamento personale, per “approfondire la propria progettualità”, per sentir confermata la bontà di una scelta precedente, per trovare la forza di cambiare. Gli altri, 131 (374 meno 243) hanno seguito direttamente un percorso di orientamento senza passare per l’azione 2. Liceo 25 25 20 15 10 8 6 5 1 1 0 0 0 0 Grafico 12. Azioni 2-6: scelta post intervento per posizione d’ingresso. Il liceo. In generale emerge che se si proviene da un istituto tecnico, si rimane entro la propria scuola o si passa al centro di formazione professionale, scegliendo un indirizzo il più consono possibile alle proprie abilità e ai propri desideri (Grafico 12). Generalmente l’utente liceale conferma la propria scelta e termina il quinquennio di studi. Se la fatica è troppa, la motivazione scarsa o subentrano altre difficoltà, si cambia comple- tamente scuola (Grafico 13). Permane entro le stesse mura scolastiche chi proveniva da istituti professionali di stato e anche chi è già studente di un centro di formazione professionale (Grafico 14). Chi invece stava fuori dal circuito della scuola (Grafico 15), ovvero 80 giovani, fa scelte più diversificate: il 32% rientra nella formazione almeno per assolvere all’obbligo scolastico, il 24% sceglie “altro” (e sarebbe interessante Istituto Professionale di Stato 50 50 45 40 35 30 25 20 15 11 10 5 7 1 1 0 0 0 0 nr al tro pa ss ac fp pa ss ai st .s co rie l. nt ra sc rie uo nt la ra fo rm az io ne no n rie nt ra ap pr en di st at o co nf er m ac on tin ua 0 Grafico 13. Azioni 2-6: scelta post intervento per posizione d’ingresso. L’I.P.S.I.A. parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 nr al tro pa ss ac fp pa ss ai st .s co l. rie nt ra sc rie uo nt la ra fo rm az io ne no n rie nt ra ap pr en di st at o co nf er m ac on tin ua 0 23 Centro di Formazione Professionale 400 387 350 300 250 200 150 100 50 14 12 32 1 9 4 11 6 24 nr al tro pa ss ac fp pa ss ai st .s co rie l. nt ra sc rie uo nt la ra fo rm az io ne no n rie nt ra ap pr en di st at o co nf er m ac on tin ua Grafico 14. Azioni 2-6: scelta post intervento per posizione d’ingresso. Il C.F.P. sapere cosa sceglie), il 17% riprende gli studi abbandonati e il 16% non li riprende affatto. Di questi tredici utenti (il 16%), sei non avevano compiuto 17 anni all’avvio del progetto. Qualcuno fa un’esperienza di apprendistato (Grafico 16). I giovani che provengono da esperienze di apprendistato così rispondono: dieci confermano e continuano quanto avviato, due cambiano settore pur restando all’interno di un’esperienza di questo tipo e undici rispondono “altro”. Per alcuni di questi è stato segnato “altro” anche se poi hanno specificato che sono diventati “apprendisti” o hanno indicato la scuola da cui provenivano / tecnico industriale / o quella a cui si sono iscritti / liceo classico. Qualcuno è stato segnalato ai servizi sociali di base, a qualcuno viene proposto una stage, uno segnala “cerca lavoro”. Infine un grafico di sintesi accompagna nella Fuori dal circuito scolastico 30 26 25 19 20 14 13 15 10 5 3 5 0 0 0 nr al tro pa ss ac fp pa ss ai st .s co rie l. nt ra sc rie uo nt la ra fo rm az io ne no n rie nt ra ap pr en di st at o 0 co nf er m ac on tin ua parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 0 Grafico 15. Azioni 2-6: scelta post intervento per posizione d’ingresso. Fuori dal circuito della Scuola. Apprendistato 11 12 10 10 8 6 4 2 2 0 0 0 0 0 Grafico 16. Azioni 2-6: scelta post intervento per posizione d’ingresso. L’apprenditato. lettura complessiva del dato “d’uscita” di tutti gli utenti considerati, indipendentemente dalla “posizione d’entrata” (Grafico 17). Ben il 75% di tutti gli utenti che hanno sperimentato percorsi di formazione, orientamento, apprendistato o tirocinio all’interno di questo progetto di prevenzione all’abbandono scolastico ha scelto di continuare gli studi e di restare nella formazione professionale. Questo risultato è molto significativo; sta ad in- dicare la bontà del progetto, la concretezza del risultato ottenuto e quindi lo sfondo orientativo su cui perseguire una futura riflessione. Si osserva, dall’altra parte che 18 utenti (pari al 2,3%) decidono di non continuare alcun percorso scolastico, né di apprendistato nonostante l’intervento o gli interventi di orientamento/formazione fatti. Va detto che di questi 18 ben 13 già “in entrata” erano esterni al circuito scolastico (vedi grafico n° 15); questo sta Destinatari complessivi post-intervento 573 600 500 400 300 200 97 60 100 16 18 Grafico 17. Azioni 2-6: destinatari complessivi per post intervento. al tro ap pr en di st at o rie nt ra no n sc uo la fo rm az io ne 0 parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 nr al tro pa ss ac fp pa ss ai st .s co rie l. nt ra sc rie uo nt la ra fo rm az io ne no n rie nt ra ap pr en di st at o co nf er m ac on tin ua 0 25 ad indicare la difficoltà notevole nel riuscire a far dare una svolta importante alla vita delle persone. La voce “altro”, otre a 86 risposte “altro” – non specificato, assomma anche 11 non rispondenti. 26 Al termine del percorso svolto, che fosse un incontro di due ore o un accompagnamento all’apprendistato, o una combinazione di più interventi è stato proposto un questionario di verifica e di gradimento all’utente, tale da documentare quasi in tempo reale il vissuto e la positività o meno dell’esperienza appena conclusa. Sono stati raccolti e consegnati al C.O.S.P. dagli enti di formazione coinvolti 725 questionari compilati (su 764). Si tratta di 530 questionari compilati da maschi e 195 da femmine. Si precisa che la lettura dei seguenti dati è una lettura di sintesi, non specifica per singola azione. Si è scelto metodologicamente di operare in tal senso al fine di ottenere delle risposte di sintesi che fossero utili per gli operatori e per i gestori del progetto e soprattutto per chi dovrà occuparsi della eventuale nuova edizione del progetto. Più della metà degli utenti ha seguito due o Come e perchè Le prime domande sulla modalità di accesso all’informazione e sulle motivazioni erano di verifica e di conferma (o meno) e servivano all’utente compilatore per “fare mente locale” su tutta l’esperienza fatta (Grafico 18). La scuola-formazione è confermato il canale assolutamente principale per veicolare le informazioni, anche se con una percentuale più bassa (64% rispetto al 74%). Le amicizie e le conoscenze, il passaparola è l’altra modalità segnalata dagli utenti e quelli che nella compilazione “in ingresso” erano esplicitamente indicati come “servizi socio assistenziali” ricadono sotto la voce “altro”, in cui vengono indicati però Come sei venuto a conoscenza del progetto? 466 500 450 400 350 300 250 200 150 100 50 0 117 85 22 Grafico 18. Azioni 2-6: modalità di accesso all’informazione. in di ca zio ni pi ù al tro sc uo la pe rl ’im pi eg o ce nt ro c.o rie nt am en to am ici co no sc en ti e de pl ia nt 6 9 nr 12 8 av vi si e parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 Questionari di verifica più azioni del progetto; nella precedente relazione di monitoraggio e verifica si era scelta come unità di misura la singola azione e quindi all’utente veniva chiesto di giudicare ogni singola intervento seguito, mentre nella presente relazione i dati di gradimento sono relativi all’esperienza nella sua globalità, che può essere stata di un colloquio breve di orientamento piuttosto che di un percorso più articolato. Pertanto non è possibile effettuare un confronto tra le due edizioni di attività 2004-05 e 2006-07 rispetto a soddisfazione, giudizi ed esiti degli interventi. Principali motivi di adesione 400 350 300 250 200 388 150 100 165 50 76 39 15 0 mi è stato consigliato sono in difficoltà ho bisogno di inform. ho bisogno di parlare più informazioni nr Grafico 19. Azioni 2-6: motivazione alla scelta. anche i servizi sociali dei comuni. La modalità pubblicitaria della divulgazione del volantino e del depliant, che nella scheda “in ingresso” raccoglieva almeno una parte del 14% (segnato come “direttamente”) a distanza di mesi segnala un numero assai minore di adesioni. Inoltre 85 utenti hanno precisato, alla voce “altro” che erano stati gli assistenti sociali dei comuni a informarli e invitarli alla formazione, oppure l’educatrice o anche la psicologa. Alcuni conoscevano il tutor dei corsi, altri avevano fatto un corso per l’apprendistato e avevano saputo di questo progetto (Grafico 19). Rispetto ai principali motivi di adesione al progetto, il consiglio ricevuto, e indirettamente anche l’ascolto è stata la molla principale che ha fatto scattare qualcosa di importante nel giovane. Al riconoscimento di vivere un momento delicato e critico della propria vita spesso si è associato il bisogno di parlare, ad indicare una necessità più generale (e, forse, generazionale) che nella scheda d’ingresso erano state indicate sotto la voce “difficoltà nel processo evolutivo”. Forse al termine dell’esperienza e a distanza di tempo si ricordano maggiormente i momenti che rappresentano il cambio di volta piuttosto che le situazioni personali o le difficoltà del crescere, pur comparendo in maniera anche molto esplicita (“ho bisogno di parlare”, “sono in difficoltà”). Post intervento/i Dunque, quali sono stati gli esiti di quest’esperienza? (Grafico 20) Del tutto positivi, sia rispetto all’utilità che rispetto all’interesse delle attività seguite. I due aspetti raccolgono valori molto simili, ad indicare una sostanziale “qualità” oggettiva dei contenuti trasmessi, senz’altro una buona qualità. Le difficoltà riscontrate sono state davvero esigue, rispetto alla capacità degli orientatori ed, evidentemente, alla semplicità dello stare dentro a interventi di questo tipo. Sono state indicate soprattutto da giovani stranieri alcune difficoltà a capire la lingua, a capire le spiegazioni del professore, difficoltà di comprensione dei brani. Qualcuno ha segnalato orari pomeridiani e mezzi di trasporto, il rapporto con l’esperta,... non mi sentivo a mio agio, mi sentivo un po’ imbranato... Un giudizio esplicito sull’orientatore è stato chiesto nel questionario e i giovani hanno risposto così (Grafico 21). Voti positivi, molto concentrati sul valore centrale che denota una buona capacità divulgativa ed esplicativa, una abilità nel cogliere la multidimensionalità della persona che si trova davanti e un’ottima disponibilità in generale, parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 42 27 Esiti degli interventi interesse 400 353 340 utilità 350 300 239 250 209 200 140 150 107 100 50 2 14 21 3 10 12 nr m ol tis sim o m ol to ab ba st an za po co pe rn ie nt e parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 0 Grafico 20. Azioni 2-6: esiti degli interventi. che diventa disponibilità di tempo, di ascolto attento, di accoglienza. (Grafico 22). Si riportano alcuni commenti in forma integrale: Questi incontri mi hanno davvero aiutato a stare meglio! E ho capito alcune cose che prima non riuscivo a capire. Grazie! – Molte persone della mia età hanno proprio bisogno di parlare con un esperto che capisca le nostre difficoltà e ci aiuti. – Ho deciso di proseguire il corso di studi iniziato – Questo percorso mi è servito per acquisire un Infine una domanda sul livello di soddisfazione in generale ha messo chiaramente in evidenza la bontà del lavoro svolto da tutti gli operatori, da chi opera direttamente con i ragazzi a chi gestisce l’organizzazione, a chi ne cura aspetti specifici etc., nonché quanto resta dentro di loro dell’esperienza svolta Giudizio sull’orientatore chiarezza disponibilità comprensione 355 400 393 382 350 300 250 207 205 200 195 142 150 122 119 100 50 0 1 2 6 12 1 11 10 12 0 per niente 28 poco abbastanza Grafico 21. Azioni 2-6: giudizi sull’orientatore. molto moltissimo nr Soddisfazione generale 400 350 300 250 200 384 150 193 100 119 3 15 11 0 per niente poco abbastanza molto moltissimo nr Grafico 22. Azioni 2-6: livello di soddisfazione generale. nuovo metodo di studio – Ho avuto la possibilità di esprimere i miei pensieri, la psicologa mi ha ascoltata e mi ha aiutata... Non mancano i consigli: Non portare tanti ragazzi perché si fa baccano – Secondo me sarebbe utile un approfondimento con altre lezioni – Sarebbe utile fare sempre questi incontri durante l’anno. E, per chiudere, grazie a questa esperienza ho capito cosa voglio fare nella vita. Confronti fra il secondo e il terzo biennio di progettazione Rispetto al precedente biennio, questa terza edizione si presenta con notevoli variazioni rispetto la struttura modulare e la tipologia di interventi, perfezionati grazie all’esperienza svolta e quindi riformulati in fase di progettazione per il 2006-2007. Pochi sono i dati che risultano quindi confrontabili. Le ore a disposizione per l’azione 1 del biennio 2004-2005 sono state impiegate in parte per attività di contatto-utenti (realizzate da ATIFORMA), in parte per attività di sensibilizzazione del progetto (realizzate dal COSP), mentre nel presente biennio l’azione 1 è stata riservata esclusivamente ad attività di diffusione e informazione (gestite dal COSP); pertanto i dati a disposizione tra i due bienni sono disomogenei, perché non distinguibili per il precedente biennio e quindi non confrontabili. Rispetto gli interventi di orientamento svolti che riguardano le azioni principali del progetto (per il 3° biennio dalla 2 alla 6) possiamo leggere come significativo, tra i dati a disposizione, quello dell’abbandono scolastico e/o formativo. Considerando l’esito del follow-up4 realizzato a settembre 2005 e ad aprile 2006, per il biennio precedente su un campione di 671 utenti coinvolti nelle attività del progetto, risultano esserne usciti dal percorso formativo/scolastico 38, con una percentuale pari al 5,6%. Nella presente relazione invece risulta che per il biennio 2006-2007 su 764 utenti che hanno seguito attività formative o di orientamento, 18 non hanno proseguito alcun tipo di studio, con una percentuale pari al 2,3%. 4. Vedi “Opportunità a garanzia del diritto di istruzione e formazione – Rapporto di monitoraggio e valutazione, anno 2004-2005”. Provincia di Verona – Forma Verona – COSP. Allegato 2 – Regione del Veneto. parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 50 29 Relazione dei sopralluoghi di verifica sull’andamento del progetto Si riporta di seguito una relazione svolta a cura di Maria Cristina Benedetti, relativa alle verifiche realizzate dalla provincia rispetto alle azioni 2-6 del progetto nel corso delle attività. parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 Aprile 2008 30 La Provincia, titolare del progetto di orientamento “allegato B”, ha introdotto da quest’anno l’attività di audit presso gli Enti attuatori del progetto, volti a verificarne l’andamento, nonché ad acquisire quegli aspetti e sfumature che sfuggono ad una pura rilevazione dei dati. I risultati emergenti dal monitoraggio delle azioni del progetto, quindi, non si attestano solamente su termini ed elementi oggettivi e di tipo quantitativo, ma colgono aspetti di soggettività, risonanze personali derivanti dal confronto quotidiano con una realtà professionale impegnativa e in continuo cambiamento, con esigenze nuove e diversificate a livello di organizzazione, di obiettivi, di competenze, di compiti. Gli elementi maggiormente significativi, raccolti nel corso dei sopralluoghi, attraverso le interviste realizzate con gli operatori di orientamento, costituiscono utili elementi per consolidare i punti di forza e per migliorare i punti critici del progetto. Contesto locale L’assegnazione all’ATI FORMA-VENETO delle azioni più strettamente legate ad interventi diretti sui giovani (azioni dalla 2 alla 6) ha fatto sì che il progetto si inserisse in un contesto caratterizzato da legami con il territorio e da una struttura organizzativa idonea a sostenere i giovani che vivono l’esperienza formativa in condizioni di svantaggio, fatto, questo, che costituisce il valore aggiunto del progetto. Si sono consolidate le interrelazioni maturate con il sistema sociale. Il biennio 2006-2007 ha visto infatti un incremento delle interrelazioni con le ULSS del territorio, in particolare con l’ULSS 22 di Bussolengo, mentre risulta ancora carente la collaborazione con l’ULSS 21. Allo stesso modo le interrelazioni maturate nel tempo con il sistema produttivo hanno favorito l’avvio di esperienze di tirocinio svolte da quei giovani a rischio di esclusione sociale, che hanno abbandonato la scuola, a conclusione delle quali, spesso, si è determinato il reinserimento nel canale formativo. È evidente che le aziende selezionate a tale scopo sono individuate sulla base di criteri che rispecchino, tra gli altri, la disponibilità delle imprese a farsi carico di una funzione sociale. Tali osservazioni inducono ad affermare che il contesto locale, ovvero la rete a cui appartengono gli enti attuatori costituiscono il valore aggiunto del progetto. Non va omesso il fatto delle numerose reti che, sul territorio, operano nell’ambito dell’orientamento. Decisamente rilevante il fatto che esse siano tra loro interconnesse. Va sottolineato come tale aspetto costituisca una caratteristica peculiare del territorio veronese. Gli enti attuatori del progetto sono tra i soggetti che partecipano attivamente a formare la trama di queste connessioni; fatto questo che favorisce una maggior flessibilità a tutto vantaggio degli utenti. In questo senso il progetto ha una funzione veicolante di allargamento e consolidamento della rete territoriale. Gli utenti del progetto Uno degli obiettivi prioritari del progetto è l’intercettazione dei giovani che, dopo la terza media, non si iscrivono ad alcun percorso successivo o che abbandonano la scuola, senza completare il ciclo di studi intrapreso. Concorrono a questa consistente area di esclusione formativa i ragazzi che, da scadenti risultati scolastici fin dalla scuola media, vengono scoraggiati a proseguire gli studi negli istituti superiori, quelli che abbandonano la scuola superiore, quelli che non concludono i corsi di formazione professionale, quelli che entrano prima dei diciotto anni nel lavoro, ma non ne traggono vantaggi in termini di acquisizione di competenze professionali certificate (e, più in generale, di un bagaglio formativo coerente con l’obiettivo della occupabilità). A questi si aggiungono: • i ragazzi stranieri, sempre più numerosi, a cui le vicende tormentate dell’immigrazione impediscono percorsi regolari di istruzione e formazione; • i ragazzi disabili per i quali lo sviluppo delle capacità relazionali e della socialità sono Criticità e punti di forza Da quanto è emerso dai sopralluoghi, due aspetti meritano di essere sottolineati: il primo riguarda le azioni, il secondo l’organizzazione. Il primo aspetto in particolare va rimarcato come punto critico sì, ma proprio per questo come spinta al miglioramento qualitativo del prossimo progetto. Le azioni Grande attenzione va posta all’informazione interistituzionale (province, comuni, istituzioni scolastiche) e verso il modo produttivo. Non si tratta solo di dare maggiore visibilità al progetto ma di sensibilizzare sulle reali opportunità che, attraverso il progetto, possono derivare ai giovani. Prima ancora, Sulla base del principio della corresponsabilità e della collaborazione interistituzionale, si tratta di promuovere interventi volti alla conoscenza del processo di attuazione della riforma del sistema educativo soprattutto in una fase – qual è l’attuale – di transizione verso nuove regole. Allo stesso modo, il mondo produttivo e i consulenti del lavoro, peraltro coinvolti nell’assolvimento del diritto dovere, attraverso i contratti di apprendistato e del percorso formativo che ne deriva, dovrebbero prendere atto, non solo degli adempimenti a loro carico, ma della riforma nel suo complesso. Quanto alle Istituzioni scolastiche, invece, si tratta di rendere più incisiva la promozione del progetto contattando direttamente la figura preposta all’orientamento all’interno dell’istituto. Altra azione che non risulta sufficientemente valorizzata è l’azione 6 (accompagnamento nell’apprendistato). Si tratta di definirne più precisamente i contorni, di configurarla come propedeutica ad un contratto di apprendistato oppure come rinforzo all’accompagnamento al lavoro, destinata ai giovani che, pur essendo inseriti nei percorsi formativi dell’apprendistato, presentano vissuti o condizioni attuali che richiedono un intervento di attenzione individuale. A tal proposito va sottolineato, sebbene solo indirettamente, che i percorsi formativi per giovani in obbligo formativo, nell’ambito dei contratti di apprendistato, andrebbero ripensati, almeno per quanto attiene all’impegno orario giornaliero. Attualmente infatti la formazione è concentrata in una giornata di otto ore che, del tutto indipendentemente dalle metodologie didattiche adottate, costituisce uno sforzo eccessivo per un’utenza con scarse propensioni allo studio. L’organizzazione Il secondo aspetto, da sottolineare come punto di forza, riguarda l’organizzazione interna dell’ATI FORMA Veneto, ben inteso limitatamente alla realizzazione delle azioni del progetto. Sono state definite le modalità di attuazione delle azioni, come standard di processo, riconosciuto e applicato dagli operatori di tutti gli Enti attuatori, quale garanzia agli utenti di uniformità ed equiparazione nell’erogazione delle azioni. Sempre sul piano organizzativo è stata individuata una figura con funzioni di coordinamento interno tra gli enti, sia ai fini di garantire il perseguimento omogeneo degli obiettivi indicati dalla Provincia, sia di verificare lo stato parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 obiettivi prioritari per la loro permanenza in un percorso formativo, senza il quale potrebbero finire anzitempo in un centro occupazionale diurno. • I ragazzi con pesanti disagi sociali, seguiti dai servizi sociali dei Comuni di residenza È evidente che, dietro un abbandono, a un insuccesso, si nasconde il problema, di natura diversa, sul quale bisogna agire, possibilmente in via preventiva, con azioni di sostegno. Tra gli studenti che seguono con successo fino alla fine i percorsi di studio nella scuola superiore e quelli che invece decidono di seguire altri percorsi, esiste infatti un’ampia area “grigia” di ragazzi scarsamente motivati, o che vivono con disagio e difficoltà l’apprendimento scolastico tradizionale, i quali vanno sostenuti per tempo nell’individuazione delle loro effettive vocazioni e propensioni. Per evitare insuccessi che potrebbero portarli ad interruzioni o abbandoni quando è troppo tardi, per migliorare, con esperienze formative e orientative adeguate, la loro identificazione nell’apprendimento e le loro competenze. Proprio in funzione del fatto che la tipologia di utenza cui il progetto mira è quella che, a causa di insuccessi scolastici – determinati da ragioni sociali – spesso ripetuti, si trova in condizioni di disagio ben oltre i 18 anni. si suggerisce – per il prossime disposizioni – di portare il limite d’età almeno fino a tutto il diciottesimo anno. 31 parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 32 di avanzamento del progetto. Al tempo stesso tale figura si è raccordata, con fattiva collaborazione alla Provincia, che ha coordinato il progetto nel suo insieme. Da sottolineare che nella fase di avvio del progetto, quindi nella fase di intercettazione dei casi di abbandono è stata utilizzata AROF quale strumento di estrapolazione dei nominativi dei giovani in stato di abbandono scolastico. La collaborazione con i CPI ha permesso di verificare la funzionalità di AROF, di evidenziarne le diverse criticità, segnalate in seguito agli organismi competenti. La disamina esposta evidenzia, non solo gli aspetti di qualità nella realizzazione del progetto, ma soprattutto la necessità, prima ancora che l’opportunità di reiterare l’esperienza, tenendo conto degli elementi di criticità emersi, in ragione dell’importanza che viene attribuita alla prevenzione, contrasto e recupero della dispersione scolastica e degli insuccessi formativi. AZIONE 7 Accompagnamento per progetti di tirocini orientativi Quest’azione è stata gestita interamente dal “Servizio Coordinamento Formazione Professionale – Sportello Stage” della Provincia di Verona. In questa relazione viene infatti riportata un’elaborazione di dati raccolti con una scheda “Questionario di monitoraggio sui tirocini estivi avviati con la Provincia di Verona” consegnata alle Scuole Superiori in cui venivano richiesti dati di sintesi dei tirocini effettuati dai propri studenti. La programmazione prevedeva 750 utenti, per 1500 ore complessive. Tutto il lavoro di coordinamento con gli istituti è stato seguito da Gabriella Giardino. Sono stati contattati e poi coinvolti direttamente i seguenti Istituti Superiori: Aleardo Aleardi, ITAS Bentegodi, ITC Molisani Isola, ITC Molisani Villafranca, ITC Calabrese, Campostrini, ITG Cangrande, IIS Carnacina Bardolino, Cotta Legnago, Dal Cero, Da Vinci Cerea, Don Bosco, Don Mazza, ITPA Einaudi, Ferrarsi, Galilei, IPSIA Giorni, Guardini, Levi, ITC Lorgna-Pindemonte, Maffei, ITIS Marconi, Medi Villafranca, Messedaglia, Minghetti, Montanari, ISSIA Nani-Boccio- ni, ITC Pascoli, ITPACLE Marco Polo, ITPAG Ricci Legnago, IIS Guarino Veronese e Roveggio, San Carlo, San Zeno, Silva Legnago. Nel corso dell’estate 2006 sono stati avviati 340 stage, ma non sono stati utilizzati strumenti di registrazione dati. Nell’estate successiva sono stati avviati e registrati 338 tirocini, con un minimo di 5 tirocinanti per istituto scolastico (Liceo + Istituto Tecnico San Carlo) ed un massimo di 13 tirocinanti per istituto scolastico (Liceo + Istituto Tecnico Don Bosco). Sono stati preposti 69 tutor per l’accompagnamento dei tirocini. Nella scheda-questionario si è chiesto di indicare la modalità solitamente usata dall’Istituto per scegliere di avviare un tirocinio e tra le possibili risposte (“su semplice richiesta dell’allievo” – “su segnalazione dei docenti” – “su richiesta dell’allievo e selezione dell’istituto” – “altro”) i dirigenti hanno così indicato (Grafico 23). Alla domanda più specifica sulla motivazione della scelta di quali studenti avviare ai tirocini, le risposte prevedevano le seguenti varianti “per premiare i migliori profitti scolastici” – “per riorientare gli allievi” – “per motivare gli allievi in difficoltà” – “altro”. Così hanno risposto i dirigenti (Grafico 24). Il sostegno per ripensare il proprio percorso sia scolastico che personale pare essere il motivo di fondo per cui lo studente viene indirizzato ad un tirocinio. Molto alta la percentuale di tirocini avviati per premiare studenti meritevoli, ad indicare un senso diverso del considerare un Avvio del tirocinio segnalazione docenti 12% richiesta allievo e selezione 37% semplice richiesta allievo 24% altro 9% richiesta + altro 3% segnalazione + selezione 3% richiesta + segnalazione 12% Grafico 23. Azione 7: modalità di avvio dei tirocini. motivazione 2% altro 4% premioprofitto 37% riorientam. 57% Grafico 24. Azione 7: motivazioni scelta avvio di tirocini. tirocinio orientativo e forse troppo bassa, d’altra parte, la percentuale rilevata degli studenti in difficoltà che vengono avviati ad uno stage. Trenta Istituti su 33 hanno utilizzato un proprio sistema di controllo e verifica, e la valutazione finale sull’esito del tirocinio è perlopiù un confronto tra la valutazione dell’allievo e quella del tutor aziendale per un terzo degli Istituti. Che invece sia giudizio esclusivo dello studente è stata la scelta di 6 Istituti, mentre una sintesi tra allievo, tutor scolastico e tutor aziendale è sistema voluto da 5 Istituti del veronese (Grafico 25). Interessanti sono le diverse modalità scelte per arrivare a queste sintesi o a questi confronti: C’è chi fa tenere allo studente un diario di bordo, chi sceglie di far redigere dal responsabile del progetto una relazione conclusiva che tenga conto delle opinioni dei due tutor e dello studente, chi effettua contatti diretti e telefo- Modalità di monitoraggio allievo + t.az + altro 6% valutazione allievo 20% allievo + t.scol + t.az valutazione tutor 16% scolatico 0% t.az + altro valutazione tutor 6% aziendale 13% t.scol + t.az 3% altro 6% allievo + t.az 30% Grafico 25. Azione 7: modalità di verifica per tirocini. nate in azienda, chi fa incontrare lo studente e il tutor aziendale a scuola, chi si accontenta del foglio presenze. Il tutor scolastico è un docente dell’Istituto nella quasi totalità dei casi e solo l’ITPAG Ricci di Legnago ha chiamato un collaboratore esterno con competenze specifiche. AZIONE 8 “Azioni di supporto all’utilizzo di A.R.O.F.” (Anagrafe Regionale Obbligo Formativo) Per quest’azione si riporta integralmente la relazione prodotta dal Servizio Coordinamento Formazione Professionale della Provincia di Verona in quanto Ente Gestore in toto dell’iniziativa. Marzo 2008 Relazione Banca Dati Anagrafe Regionale Obbligo Formativo La Provincia di Verona è coinvolta nella promozione, assistenza e collaborazione con gli istituti scolastici per la gestione dell’anagrafe regionale dell’obbligo formativo, con l’obiettivo di arrivare progressivamente alla registrazione nell’anagrafe di tutti i giovani soggetti all’obbligo di istruzione e formazione, nonché alla tempestiva individuazione degli abbandoni. In fase di rilevazione degli abbandoni sono state rilevate non poche contraddizioni tra i dati di AROF (Anagrafe Regionale Obbligo Formativo) e i dati reali: nominativi di giovani risultanti fuori dal circuito scolastico/formativo in AROF, in realtà erano transitati ad altro Istituto/CFP oppure risultavano in apprendistato. Lo scostamento registrato era dovuto in parte ad una inadeguata conoscenza delle funzionalità di AROF da parte degli operatori di istituti/CFP. Allo scopo di adeguare le competenze degli operatori di Istituti scolastici di II grado e CFP sull’utilizzo di AROF, la Provincia di Verona – servizio coordinamento formazione professionale – ha organizzato quattro sessioni di formazione di tre ore ognuna, finalizzate alla conoscenza del sistema e al caricamento dei parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 Motivazioni scelta tirocinio 33 parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 34 dati relativi alla popolazione scolastica veronese. Il docente/formatore ha personalizzato l’intervento in base alle richieste formulate dagli operatori presenti, consentendo così ad ogni istituto/CFP di “ripulire” la propria banca dati. Le sessioni di presentazione, informazione e formazione sul programma AROF, per il corretto inserimento della popolazione scolastica riferita all’anno scolastico 2007/2008, sono state tenute da Daniela Bacchetto, referente di Veneto Lavoro, presso la sede della Provincia di Verona, in collaborazione con operatori della Provincia e dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Verona. In tali incontri è stata illustrata anche l’implementazione sperimentale del progetto per l’inserimento degli orari e delle classi nell’anagrafe regionale, richiesta dalla Provincia di Verona per una futura programmazione dei trasporti. La prima sessione ha visto la partecipazione di n. 40 istituti su n. 49 invitati con n. 50 addetti di segreteria; la seconda ha visto la partecipazione di n. 44 scuole superiori su n. 49 istituti invitati con n. 53 addetti; la terza (personalizzata su specifica richiesta) ha visto la partecipazione di n. 18 istituti superiori, con n. 23 addetti. La quarta sessione è stata dedicata ai centri di formazione: sono intervenuti n. 29 Centri su n. 38 invitati, con n. 29 addetti presenti. A seguito dei suddetti incontri formativi, la Provincia di Verona ha avviato un lavoro di pulizia dei cosiddetti “evasori”, ovvero dei giovani che, eliminati dalle banche dati delle scuole, in realtà frequentano regolarmente altro istituto, oppure risultano registrati due volte a causa ad esempio del codice fiscale errato, o di indirizzo mancante, o ancora sono qualificati, o già avviati al lavoro. AZIONE 9 “Monitoraggio in itinere, valutazione e diffusione dei risultati” Premessa L’attività di monitoraggio per questo terzo biennio si conclude con l’elaborazione del presente rapporto che rappresenta una “summa” dei diversi aspetti caratterizzanti le azioni rea- lizzate. Data la molteplicità dei metodi di rilevazione utilizzati, le diverse mani e le diverse teste che hanno verificato come procedevano le attività, una notevole mole di strumenti elaborati per alcune azioni e quasi nulla per altre, fanno sì che i risultati ottenuti siano da considerarsi soprattutto spunti utili per una riflessione, tendenze in movimento, orientamenti e indicazioni rispetto eventuali scelte future. A conferma di ciò e anche a conferma della ricchezza di tutto questo materiale raccolto, in questo paragrafo si indicheranno gli elementi principali emersi, gli aspetti caratterizzanti, i punti di debolezza e quelli di forza, affinché possano essere utili per una nuova progettazione o per una revisione delle attività di questo ampio e ambizioso progetto. Monitoraggio in itinere: cosa c’è e cosa non c’è Nel corso di tutto il biennio di attività, gli incontri tra operatori, gli incontri tra operatori e referenti del progetto, tra dirigenti e operatori, tra operatori e ragazzi, tra tutor e referenti, tra genitori e formatori, tra forze dell’ordine piuttosto che assistenti sociali o insegnanti e formatori... in una miriade di diverse possibilità sono stati la modalità prescelta – e anche la più diffusa, generalmente – per fare verifica su “come stanno andando le cose”, per parlare, per confrontarsi, per comunicare cose nuove, per convincere, per rassicurare. Non sempre sono stati annotati gli appuntamenti, le ore, le presenze, aspetti dei quali, per il presente lavoro non rimane nulla. Anche degli incontri tra operatori per confrontarsi e “aiutarsi” su singoli casi difficili, come è stato più volte ricordato durante il focus group o dei contatti, anche telefonici avuti non è stata fornita documentazione. Solo parzialmente il lavoro di rete, così intenso e impegnativo è stato registrato, anche se rappresenta la stragrande maggioranza del tempo in cui viene riversata la competenza e la professionalità degli operatori. Può risultare utile un maggior dettaglio, se si tenesse conto di uno sviluppo del progetto quale mezzo di definizione di Buone Pratiche da diffondere e condividere con altre reti del territorio. Per quanto riguarda le azioni di cui era ente gestore (azioni 1 e 9), il COSP ha registrato “vari” La Provincia interviene in differenti momenti quale interlocutore – tramite di unità di intenti, fra tutti i partecipanti che a vario titolo hanno partecipato alla realizzazione del progetto nella sua completezza, usa la modalità dell’incontro con referenti COSP, operatori e con i dirigenti sia andando direttamente dagli enti appartenenti all’ATI-FORMA durante il biennio (vedi relazione pag. 30), sia partecipando ad alcuni incontri (es. incontri con referenti enti, focus group). Gli enti di formazione-orientamento hanno restituito al COSP le schede anagrafiche e i questionari di gradimento compilati dagli utenti. Report Focus Group Operatori Il giorno giovedì 24 gennaio 2008, presso la sala riunioni del C.O.S.P. di Verona, si è tenuto un focus group gestito dalla dott.ssa Paola De Benedet cui hanno partecipato 14 operatori5, in rappresentanza di 12 Enti di formazione e la dott.ssa Maria Cristina Benedetti in rappresentanza della Provincia. Era presente la dott.ssa Cristina Corrà del COSP. L’incontro è iniziato alle ore 11.00 ed è terminato alle ore 13.00. Vengono visionati i dati forniti dagli utenti dei corsi/percorsi di orientamento alla data del 1° settembre 20076, precisandone la parzialità (non rientrano infatti alcune centinaia di schede che sono state raccolte dopo il 31 dicembre 2007, alla conclusione del progetto) e dunque segnalando il valore puramente indicativo dei risultati. Gli aspetti emersi dalla lettura dei dati e una griglia di argomenti proposti nel focus group dal conduttore (e precedentemente concordati con la Provincia – competenze messe a disposizione e competenze mancanti, strumenti, raggiungimento obiettivi, collaborazioni avviate e consolidate, prospettive per il futuro –) hanno offerto i seguenti spunti di riflessione: Focus Group importanza del lavorare in rete, confrontarsi, sentire che ci si può aiutare sui singoli casi7... Questo aspetto è stato indicato da tutti gli operatori presenti come l’elemento determinante di questo tipo di lavoro e anche del buon esito di qualsiasi intervento di orientamento o/e di formazione. Il lavoro di rete è buona prassi ormai acquisita dal gruppo operatori e questa condivisione del metodo, questa attitudine al confronto e Per fare della valutazione un processo non calato dall’alto ma costruito assieme e partecipato si sono convocati i referenti per il progetto per ogni centro di formazione e i dirigenti degli stessi, proponendo una serie di tematiche, alcune specifiche, altre più generali, su cui confrontarsi. I due focus group sono stati proposti e guidati dalla sottoscritta. Di seguito si riportano i due report redatti. 5. Per gli istituti CFP Ist. Canossiano e CFP Don Calabria erano presenti due operatori ciascuno. 6. Si sono elaborati i dati raccolti con 321 schede di casi conclusi (in cui veniva richiesta l’anagrafica per genere, la nazionalità, l’area di provenienza, la posizione d’ingresso e quella post intervento, ecc.) e 299 schede pervenute inerenti il gradimento (sui contenuti, sull’orientatore, sull’utilità-soddisfazione), le motivazioni all’adesione e le modalità di conoscenza del progetto. 7. In corsivo vengono riportate le citazioni letterali degli operatori che hanno partecipato al focus group. Monte ore complessivo realizzato (4 + 200 + 10 + 350) + focus group (1,5 + 1,5) + elaborazione dati, analisi e stesura della presente relazione (100) = 667. Erano previste, da programmazione, 500 ore per l’azione 9. parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 incontri con referenti del progetto (circa 4 ore), numerosi quelli tra operatori intervenuti nel progetto (circa 200 ore), 7 incontri con il coordinatore dell’ATI (circa 10 ore). Diversi operatori COSP hanno raccolto dati, inseriti in banche-dati ed elaborati per circa 350 ore. Inoltre va valorizzato lo sforzo fatto nel tenere sotto controllo le singole attività dell’azione 1, per la quale sono state elaborate schede presenze, schede su cui sono stati segnati i contatti telefonici, nonché gli incontri con referenti di orientamento per le scuole o le forze dell’ordine... o i questionari di valutazione per i ragazzi... piuttosto che i fax inviati o copia degli opuscoli e dei depliant realizzati. 35 parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 allo scambio reciproco è chiaramente percepibile. 36 il lavorare in rete, la collaborazione tra gli operatori è percepita chiaramente anche dall’utenza, dai ragazzi che non si sentono abbandonati, c’è l’idea che ci sia qualcun altro, non solo l’assistente sociale che si occupa di loro...(ad esempio quando capita che si deve spiegare la firma, si fa capire che c’è una Provincia che si occupa di loro ...e quest’idea che effettivamente c’è un’istituzione pubblica si fa carico, in termini così reticolati, li rassicura molto). L’utente si sente inseguito, sente che più persone hanno fiducia in lui e questo aspetto... lo rafforza. Alcuni operatori affermano che la conseguenza è anche che ci sia da parte loro (degli utenti) una maggior assunzione di responsabilità e anche aumento di autostima personale; la possibilità di lavorare in rete e di utilizzare azioni molto diversificate (le molte possibilità d’intervento che offre il progetto) permette di superare il modello agenzia... Una varietà di azioni così ricca ha consentito di stabilire dei criteri di fondo comuni (per la formazione cosa volevamo ottenere, come dovevamo muoverci, attraverso scambi e confronti continui). Sulla base, dunque di un’architettura progettuale molto diversificata e sensibile si è costruita anche una modalità d’intervento, una metodologia operativa basata sull’analisi del bisogno e articolata sulla specificità del singolo caso che è stata naturalmente pensata e condivisa dai gestori delle azioni. Questo aspetto segnala indubbiamente una “vocazione” al lavoro di rete degli operatori (che rientra tra le competenze che tutti hanno messo a disposizione per il perseguimento degli obiettivi del progetto) e un’orientamento di fondo che coglie la complessità e cerca di fornire risposte e strumenti originali e non standardizzati. Lavorare in rete ha significato anche consolidare alcuni rapporti importanti (con i servizi sociali di base, soprattutto e con la Provincia). Attraverso questo progetto si è creata una forte e significativa sinergia con gli operatori dei servizi sociali dei Comuni (questo progetto ha consentito di superare l’empasse dei servizi sociali su casi emblematici... su situazioni esplosive quando normalmente si arriva al tribunale dei minorenni... il ragazzo viene seguito, con piccoli corsi di informatica, si aggiungono alla gamma di attività dei s.s. altre iniziative di supporto...); La ricaduta sul territorio più rilevante è la domanda dell’utenza (sul territorio si comincia a vedere che chi viene a questi incontri è perché sa che c’è qualcuno che ha capacità di ascoltare). Questo aspetto segnala anche una positiva diffusione dell’informazione e la consapevolezza di essere dei potenziali punti di riferimento importanti per il territorio. Questo progetto ha anche: - aperto possibilità di stage orientativi, mai fatti prima... (i servizi sociali portavano il problema, noi portavamo monitoraggio per vedere come andava l’esperienza) - favorito le passerelle che prima venivano fatte tramite segreteria e in maniera veloce, venivano solo riconosciute le ore...adesso il passaggio è accompagnato, prima era improvvisato. La Provincia ricorda i macro obiettivi del progetto e afferma che per ognuno di essi si sono raggiunti risultati positivi (1° obiettivo: attraverso la collaborazione con le scuole e con i servizi sociali si è cercato di contrastare la dispersione scolastica. 2° obiettivo: attraverso i percorsi personalizzati e le passerelle accompagnate si è fatta prevenzione dell’abbandono scolastico. 3° obiettivo: favorire la crescita personale è stato un risultato che trasversalmente si è raggiunto attraverso tutte le azioni del progetto). È stato segnalato da alcuni operatori che lavorano con utenza con handicap la difficoltà nel realizzare l’azione 6 (accompagnamento nell’assolvimento del diritto-dovere di istruzione e formazione nell’apprendistato). Viene segnalato il buon lavoro di collaborazione con altri Enti del territorio (soprattutto socio-sanitari), la concreta possibilità di far apprendere a questo tipo particolare di utenza delle semplici e importanti abilità, ma poi la difficoltà nel poterle “mettere in pratica”. Non sono nu- Di conseguenza, l’altro aspetto su cui molti operatori si sono soffermati è quello della sensibilizzazione e dell’informazione nelle aziende. Sull’esempio di alcuni soggetti economici del settore turistico che si sono avvicinati a queste iniziative perché ne hanno colto le finalità, gli operatori affermano che bisognerebbe pensare a delle modalità ad hoc affinché le aziende “aprano” a questo tipo di proposte e ne colgano l’utilità sociale. Un’azione capillare di informazione mirata nelle realtà produttive del territorio potrebbe essere inserita quale integrazione per la nuova programmazione delle attività. maggio-giugno, al termine dell’anno scolastico, per offrire agli studenti in difficoltà delle possibilità di contatto con degli orientatori. Viene anche suggerito l’intervento super partes della Provincia che potrebbe così realizzare la funzione di prevenire l’abbandono e contrastare la dispersione scolastica attraverso l’informazione e la sensibilizzazione direttamente nelle scuole, ai dirigenti e agli insegnanti. I limiti d’età sono restrittivi (il compimento del 14° anno per l’accesso alle attività previste dalle azioni del progetto e il termine perentorio del compimento del 18° anno). Viene richiesta, se possibile, una revisione dei termini temporali indicati in quanto – soprattutto per i “quasi maggiorenni” – tutte le attività orientative/formative/informative “in corso” vengono bruscamente bloccate al compimento del loro 18esimo anno. Report focus group Dirigenti Molto professionale e focalizzata è la figura dell’operatore che, interrogato sulla eventuale possibilità di ampliare la gamma delle competenze professionali necessarie, risponde noi facciamo orientamento, noi dobbiamo aiutarli laddove non ci sono problematiche specifiche, altrimenti vengono consegnati ai servizi sociali. L’adolescente che ha problemi va dalle figure competenti sul territorio... Dunque non sembrano necessarie agli operatori altre competenze professionali, per quanto riguarda il loro ambito d’intervento. Sensibilizzazione e informazione anche nelle scuole. La rete, che lavora ormai in sintonia con i servizi sociali di base non è ancora estesa a tutti gli istituti scolastici che, d’altra parte, non sono sempre preparati a inviare ai centri di formazione professionale un’utenza in difficoltà. Mentre i servizi sociali usano molto la risorsa sul territorio (per vari motivi, per la gran varietà della loro utenza, per scarsità di fondi a disposizione....), con le scuole, nonostante siano aumentati i contatti, secondo gli operatori c’è da fare un lavoro diverso. Una serie di interventi mirati con i dirigenti scolastici e anche all’interno dei collegi-docenti potrebbero essere alcune delle proposte utili. Viene suggerito di intervenire verso i mesi di Il giorno lunedì 28 gennaio 2008, presso la sala riunioni del C.O.S.P. di Verona, si è tenuto un focus group – gestito dalla dott.ssa Paola De Benedet – cui hanno partecipato 7 dirigenti in rappresentanza di 7 Enti di formazione, la dott. ssa Cristina Benedetti per la Provincia, il dott. Emanuele Tagetto per il C.O.S.P. Due Dirigenti erano assenti giustificati. L’incontro è iniziato alle ore 17.00 e si è concluso alle ore 19.00. Come per il focus group con gli operatori, realizzato il 24 gennaio, si presentano i dati relativi a 321 schede di utenti che hanno concluso le attività e 299 di casi ancora “aperti” alla data del 1° settembre 2007. Viene precisato che si tratta di una lettura puramente indicativa e parziale in quanto mancano alcune centinaia di schede che sono state raccolte dopo il termine del progetto, ovvero il 31 dicembre 2007. Dopo la precisazione – effettuata da parte della coordinatrice – che i dati elaborati sono da attribuirsi alla data del 30 giugno 2007, si dà inizio ad un giro di commenti e di riflessioni che toccano anche gli argomenti che erano stati indicati dalla Provincia come interessanti parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 merose le aziende che accolgono questo tipo di utenza per quanto riesce a offrire all’interno di un contesto produttivo e quelle che lo fanno, generalmente, è perché hanno nella loro mission un attenzione particolare alle situazioni di disagio sociale (es. commercio equo e solidale). 37 da indagare (confronto sui dati ottenuti, ricadute sul territorio, evoluzione dell’utenza, prospettive per il futuro). parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 Si possono, pertanto, così segnalare tre leitmotiv che sono stati citati da quasi tutti i dirigenti presenti: 38 le aspettative dei dirigenti su valori quali “soddisfazione, gradimento, opinioni sugli operatori, utilità degli interventi seguiti”, che sono emersi dai dati elaborati e presentati, sono state generalmente colte: i segnali dagli operatori erano positivi e quindi la qualità del lavoro che si stava portando avanti all’interno di ogni ente formativo era ben presente anche ai dirigenti. Importanza dell’essere in rete. Le ore erogate non sono legate solo alla storia dell’ente ma dove siamo collocati sul territorio... se c’è un ragazzo che ha bisogno là, in quel determinato posto, lo si manda là, dove si sa che c’è quel centro con quell’orientatore... questo è il valore di essere in rete... L’essere dei punti di riferimento sul territorio anche perché si è tutti in collegamento è uno degli elementi senz’altro più rilevanti e significativi; Si sono intensificate le collaborazioni, soprattutto con i Servizi Sociali dei Comuni e con la Provincia...c’è un’eccellente clima con funzionari della Provincia... Dalla lettura dei dati, per quanto parziali, ci si confronta e si prende atto di questi aspetti: L’età della crisi per i ragazzi si è innalzata, è spostata verso i 17 anni, quando si sta per chiudere una fase importante della vita scolastica. Generalmente è la famiglia che decide per i figli, se andare a lavorare o continuare a studiare e che tipo di scuola scegliere, nonostante la scuola e nonostante l’orientamento. I figli provano e generalmente non si fermano dopo il primo insuccesso e quindi continuano. Magari con grosse difficoltà procedono finché vanno in crisi, quando stanno per terminare gli studi ...questi ragazzi sono molto demotivati, non hanno più autostima e non riescono a capire cosa vogliono fare della loro vita...e non è un’utenza facile... Molti i ragazzi stranieri che hanno usufruito del progetto, non per difficoltà legate allo sviluppo e alla crescita ma per problemi di orientamento scolastico e professionale, per capire se hanno fatto la scelta giusta. Infatti questi ragazzi seguono una formazione personalizzata, con azioni di recupero specifiche. Viene puntualizzata la specificità di questi utenti, che ricercano una sorta di emancipazione personale rispetto alla propria storia e di emancipazione sociale rispetto al luogo di appartenenza e quindi sono molto motivati nelle azioni che intraprendono con gli orientatori. Questa sembra essere una tipologia di utenza numericamente in crescita. Sono necessari approfondimenti su alcuni argomenti (rispetto alla motivazione, rispetto agli invii da parte dei centri per l’impiego... rispetto al genere – perché tanti maschi? Perché poche femmine straniere?) Scuola e azienda sono i soggetti sui quali si è polarizzata molto l’attenzione e si sono espresse opinioni e proposte interessanti per azioni mirate di informazione e sensibilizzazione. La scuola deve essere un soggetto che fa prevenzione, ma per far questo è necessario coltivare rapporti con le scuole superiori. Il dirigente di un C.F.P. di San Bonifacio racconta la propria esperienza finalmente nella zona di S. Bonifacio con le due scuole superiori si lavora in rete, grazie a questo progetto. Come si è lavorato? Non si è aspettata la scuola al centro di formazione, ma l’orientatore è andato dentro la scuola ed è andata bene. Un’azione di sensibilizzazione forte deve esser fatta direttamente con i dirigenti scolastici. Si può fare una nota di invito ai dirigenti scolastici delle scuole superiori in cui si spiega come si è stabilizzata la rete e per ricordar loro cosa si può fare, soprattutto ai nuovi dirigenti. Questo è un compito che spetta alla Provincia. I dirigenti non sono abituati a collaborare con la Provincia, vanno alfabetizzati sulla rete, vanno spiegate le collaborazioni. Altri suggerimenti sono sta- L’altro attore con cui è necessario confrontarsi è l’azienda. Bisogna lavorare con le aziende, c’è difficoltà per gli stage, organizzare uno stage è complesso, bisogna fare incontri preventivi (soprattutto nel settore del commercio), è un lavoro di cesello che richiede energie, tempo... se poi lo stage non va per qualsiasi motivo, ci si è bruciata l’azienda e anche la famiglia. Viene suggerito di dare un premio alle aziende sensibili, che non prendono questi ragazzi per soldi (in stage, s’intende) ma perché fanno un’opera sociale. dal dirigente dell’Ente con il coordinatore. Poi, con la svolgersi del lavoro, le ore sono state cambiate in itinere, c’è stata una ridistribuzione delle ore, in base alle esigenze. Questo è stato un aspetto positivo. Dunque il cambio ore è stato fatto non sulla struttura ma sulla persona. La specificità degli interventi che vanno sempre più nella direzione della risposta ad hoc, del offrire una possibilità di soluzione diversa è anche questo un segnale della flessibilità nella programmazione e nella gestione delle attività che fa di un progetto un qualcosa di diverso, molto più vicino ad un servizio alla persona. Si sono consolidati gli orientatori con le loro competenze professionali. Questo denota la volontà di realizzare un gruppo di orientatori forte, solido, di riferimento per il territorio e per la rete, di orientatori specializzati che vanno incontro all’utente, che lo inseguono (come riportato nel focus group con gli operatori) e non che lo aspettano arrivare. Emerge il problema dell’utenza disabile in relazione all’azione 6 che prevede apprendistato in azienda. Premettendo che ogni caso va analizzato nella sua specificità e non dando per scontato l’apprendistato per tutti i casi, si richiede un aumento delle ore da assegnare a questa azione, che comunque è molto impegnativa e necessita di un “respiro” temporale maggiore. I corsi andrebbero ritarati e rivisti in toto. Tuttavia viene puntualizzato che bisogna avere chiari i limiti del progetto, soprattutto quando si parla di handicap. Non bisogna svolgere funzioni che non ci appartengono, le ore per l’apprendistato sono poche, è vero. Ma si possono estendere ore non solo per minori con gravi difficoltà conclamate, ma anche per gli altri casi, sempre sulla base dell’analisi del bisogno, attraverso accompagnamenti personalizzati. Così l’apprendistato diventa uno strumento educativo importante, se serve, ad esempio, a smitizzare il lavoro, a far comprendere che è anche sacrificio, impegno, capacità personali e abilità professionali da apprendere, che è anche scontro, è anche sottostare a regole, ecc....Questi casi non sarebbero tantissimi, per cui potrebbero essere ben seguiti, in azienda. Infine viene chiesta una revisione della banca dati Arof, che può risultare uno strumento utile per gli operatori, qualora venisse arricchita di ulteriori indicazioni8 e potesse venir aggiornata in tempo reale. Vengono colti aspetti che denotano un passaggio importante di tutto il processo progettuale in atto: infatti la suddivisione delle ore per ogni azione era stata fatta, in origine 8. Ad esempio sarebbe utile poter inserire le “passerelle” tra un settore e l’altro nell’ambito della formazione professionale. Una considerazione generale, che viene fatta dal direttore del COSP, è che fino a poco tempo fa c’erano fondi europei specifici, programmi e iniziative comunitarie specifici per la formazione e l’orientamenti professionale. Inoltre è da tenere in considerazione che è cambiata anche la classe di età di iscrizione ai corsi di formazione professionale essendo, anche, modificati i contratti di formazione lavoro. Diventa quindi ancora più cogente pensare ad altri dispositivi d’intervento, altrimenti questi giovani sono fuori. Se si sbaglia come orientatori per loro è la fine. Il Direttore del C.O.S.P. esorta voi che siete reti della rete, fate sensibilizzazione nelle scuole superiori, approfittate del fatto che rappresentate la rete delle reti. parte prima > il monitoraggio del biennio 2006-2007 ti quelli di chiedere di intervenire nei collegi dei docenti (con s.s., con forze dell’ordine) e all’interno dell’azione 1, attraverso l’USP (la Provincia). 39 Sono state raccolte dagli orientatori alcune testimonianze di giovani che si sono accostati all’orientamento/formazione per motivazioni diverse e che hanno viste cambiate le proprie prospettive di vita. Per la significatività forte che hanno si è scelto di inserirle in questa relazione di monitoraggio, nonché per arricchire il già molto e diverso materiale presentato sino a questo punto con una documentazione speciale, tre spaccati di vita di tre giovani che hanno sperimentato le attività del progetto. Rispetto a casi particolari come possono essere questi riportati, possono anche servire per cogliere ed/o affinare le buone prassi, dato che sono serviti come chiave di volta per sbloccare situazioni personali e familiari delicate e difficili da affrontare da soli. 1. Mariangela (1991) Mariangela è italiana e ha concluso la scuola media con ottimi risultati. Si è poi iscritta al primo anno di un liceo sociopsicopedagogico, ma non si è mai inserita. Ha provato, in corso d’anno, ad entrare in un altro percorso formativo, ma la crisi si è trasformata in patologia che l’ha condotta a sperimentare problematiche legate all’anoressia che l’hanno condotta al ritiro dalla scuola e da ogni attività sociale. Nel mese di Agosto 2006, per segnalazione di una vicina di casa, Mariangela, accompagnata dalla madre, intraprende il percorso di Orientamento. La sua chiusura è totale: teme il giudizio degli adulti e soprattutto del gruppo dei pari. I colloqui con lei e la madre, diventano lo strumento principe per fare emergere le sue paure, i tratti positivi che si manifestano anche dal punto di vista intellettivo. Mariangela, dopo un anno di sconfitte e ritiri, accetta di ritornare nell’ambito della formazione con un percorso triennale sperimentale. L’impatto è stato assai faticoso: la volontà era forte, ma la fragilità si manifestava sempre di più. I Docenti temevano che non riu- scisse a proseguire, ma i colloqui di orientamento continuavano e le permettevano di leggere ed affrontare le difficoltà. Ha accettato anche un percorso di sostegno psicologico per meglio comprendere il sé profondo e l’immagine di sé. Verso Dicembre 2006, Mariangela inizia a rendersi conto del suo corpo, della sua femminilità: ritorna a vivere supportata da incontri settimanali. Contemporaneamente, ottiene risultati positivi dalle verifiche scritte ed orali. Ora, Maggio ’07, Mariangela sta camminando verso la promozione con la media del 7,5. Si è aperta anche al gruppo dei pari sia per attività ludiche che per attività scolastiche; ha scoperto inoltre di potere aiutare gli altri e si offre per lo studio pomeridiano con chi presenta qualche difficoltà scolastica. Afferma di avere “rivisto il mondo” e ringrazia quanti le sono stati vicino e le hanno permesso di ritrovare la sua serenità. Anche i genitori si sentono appoggiati e sostenuti nel loro ruolo di educatori e ringraziano per il percorso gratuito offerto loro dalla provincia tramite gli Orientatori. 2. Jonathan (1990) Jonathan è di madre lingua ucraina con una dolorosa storia familiare. La madre immigrata per fuggire alle violenze del marito subite anche durante la gravidanza di Jonathan, è in Italia da più di 10 anni. A 6 anni Jonathan lascia la terra d’origine e arriva in Italia dove trova sua madre che per motivi di lavoro è costretta a trasferirsi più volte in diverse regioni italiane. Il problema della lingua crea in Jonathan delle reali difficoltà scolastiche. Il suo iter è assai travagliato anche durante la scuola media. Dopo due sconfitte scolastiche, Jonathan continua a piangere e a volere raggiungere al più presto il diploma per poi andare dal padre e fargli vedere che lui è preparato e ha un titolo. Settembre ’07, viene inserito in un nuovo percorso formativo triennale che lui desidera fre- parte prima > “biografie” di adolescenti incontrati “Biografie” di adolescenti incontrati 41 parte prima > “biografie” di adolescenti incontrati 42 quentare anche se non presenta particolari interessi professionali: l’unico desiderio è arrivare ad avere un titolo di studio. Dopo due mesi di percorso, si nota che Jonathan fa numerose assenze e ritorna al Centro di Formazione dopo continue telefonate da parte della scuola. Viene segnalato dai Docenti e, d’accordo con la madre, si inizia un percorso di orientamento. Attraverso i colloqui, emergono gravi problemi forse legati al contesto relazionale extrafamiliare. Jonathan avverte, pur cercando di negare la realtà, che le problematiche sono legate ad esperienze discutibili che lui fa quasi quotidianamente. Ai colloqui partecipa volentieri, ma non vuole più ritornare a scuola ove ha sperimentato la sua incapacità a seguire un regolare percorso per le innumerevoli lacune pregresse. Si propone allora di attivare uno stage presso una ditta che possa accoglierlo e permetta di monitorare il suo modo di porsi in un contesto lavorativo. Lo stage ha la durata di un mese. L’esperienza è importante proprio perché lascia intravedere le sue fragilità, le sue forme di immaturità che non gli permettono di affrontare nemmeno il mondo del lavoro. Si concorda perciò con la madre, dopo una sua momentanea resistenza, di segnalare il caso ai servizi sociali. L’assistente sociale incontra l’Orientatrice che l’ha seguito e “consegna” Jonathan al servizio sociale perché intraprenda un percorso di accompagnamento familiare (prima di arrivare a questa presa in carico, sono passati due mesi dalla segnalazione del caso). Ora, grazie anche al percorso di Orientamento, Jonathan è seguito dal Sert che tenta di aiutarlo a “trovare la sua strada”, a rivedere come “sanare le ferite” inflitte nella sua persona, ferite che lui forse cercava di sanare con “surrogati esterni”. Il percorso di orientamento ha permesso alla madre di rendersi conto delle reali difficoltà di suo figlio e a Jonathan di non scappare ancora dai suoi problemi personali. 3. Samuele (1992) Samuele è italiano. I suoi genitori si sono trasferiti al Nord per problemi di lavoro e a volte si sentono soli nel momento della difficoltà. Samuele soffre dalla nascita di un grave disturbo del linguaggio, ma è dotato di una volontà tenace che l’ha portato a superare innumerevoli difficoltà, sempre aiutato da due genitori che dal ’92 sono costantemente impegnati per la “faticosa” crescita del figlio. Samuele ha concluso la scuola media con una valutazione appena sufficiente, ma i genitori, credendo nel valore di un “diploma forte” e nella volontà di Samuele, lo iscrivono ad un ITIS. A dicembre la situazione scolastica è drammatica: la media del 3,5. La scuola, a conoscenza del progetto di Orientamento, segnala il caso ad un Orientatore che collabora con la scuola. Inizia il percorso orientante durante il quale emergono precise difficoltà nel processo di apprendimento. Inizia così il dialogo con la famiglia, molto delicato e faticoso perché ella pensava di avere concluso la fase di “cura” del figlio. Dai colloqui sostenuti, emerge che sarebbe utile rivalutare Samuele, rivalutazione fatta da un neuropsichiatria. Dopo un po’ di resistenza, i genitori accettano di ritornare al palazzo della sanità perché Samuele possa essere rivisto (l’ultima visita risale a 10 anni fa). L’orientatore dialoga anche con il neuropsichiatria per convalidare il percorso: rivalutare dal punto di vista neurologico, la situazione di Samuele. Perché venisse attuata la fase diagnostica, sono passati circa due mesi perché i tempi di attesa sono molto lunghi. Il percorso orientante, quasi concluso, ha dato i seguenti risultati: Samuele è stato aiutato a capire dove sono le sue difficoltà, senza colpevolizzarlo, comprendendo che è importante riconoscere le proprie possibilità e accettando anche alcuni punti deboli. I genitori hanno messo in rapporto “il figlio ideale e il suo futuro ideale” con il “figlio reale e il suo futuro possibile”. Questo raccordo è ora possibile attraverso una rivalutazione psiconeurologica di Samuele. La scuola è disponibile a continuare il percorso con Samuele (lui vuole rimanere in quella scuola perché afferma che è “la sua scuola”) anche attuando un percorso personalizzato. Dopo la fase diagnostica condotta dalla neuropsichiatria che l’ha seguito da bambino (questo dato non era stato comunicato alla scuola né da parte della scuola media né da parte della famiglia) si prederà una decisione per il prossimo anno scolastico. Samuele ora frequenta regolarmente la “sua scuola” ed è più sereno perché ha capito che ci sono adulti che si prendono cura di lui. Sintesi complessiva Inoltre questo progetto così articolato e ambizioso, grazie all’impegno di tutti gli operatori che ad ogni livello si sono impegnati, ha raggiunto altri obiettivi che chiameremo “intermedi” - rispetto a quelli citati dalla direttiva regionale - ma che non sono meno importanti. Questo progetto ha infatti consentito di: • agevolare le “passerelle”, cioè i passaggi da settore a settore diverso anche all’interno dello stesso C.F.P.; • • • • • fornire risposte più appropriate ai diversi utenti grazie alla varietà delle proposte di sostegno; sperimentare per la prima volta gli stage orientativi; rafforzare il lavoro di rete tra enti del territorio e di farne non solo un obiettivo pere-degli operatori ma anche una modalità dell’agire professionale quotidiano; potenziare le collaborazioni con le scuole, innanzitutto ma anche con altri soggetti del territorio; contribuire a rendere più consapevoli e responsabili delle proprie scelte i giovani che sentono attorno a sé una “rete di salvataggio” fatta da più persone che credono in loro. Dunque, sulla base di tutte queste osservazioni, nonché di quanto discusso nel corso del focus group per dirigenti, il contrasto della dispersione scolastica, la prevenzione dell’abbandono scolastico e il favorire la crescita personale dei giovani, cioè gli obiettivi principali della Direttiva Regionale sono stati generalmente raggiunti, per quanto riguarda questo biennio di attività. In questa panoramica che rimane molto positiva e soddisfacente per i risultati raggiunti ad ogni livello, alcuni aspetti o alcune difficoltà meritano un’attenzione ulteriore, una riflessione che in vista di una nuova progettazione è bene non tralasciare. Si tratta di alcuni fenomeni nuovi e di alcune aree d’intervento ancora poco sperimentate che sono emerse dalla lettura dei dati e dall’analisi del testo dei focus group. Ecco di seguito: • per i giovani si è innalzata l’età della crisi. Incrociando i dati relativi alle motivazioni alla scelta di entrare in formazione/orientamento con i dati anagrafici è evidente che non è più (o solo) quello della prima adolescenza, parte prima > sintesi complessiva In conclusione della presente relazione, considerando con eguale dignità tutti gli stimoli, i vissuti, i singoli dati rilevati, si è cercato di sintetizzare alcuni aspetti che sono emersi in maniera preponderante. Si tratta prevalentemente di risultati o di elementi molto positivi che vanno messi in evidenza proprio perché da considerarsi punti di forza del progetto e quindi preziosi “ingredienti” per la prossima progettazione. Eccoli: • i casi di abbandono dei giovani dal percorso di studi o/e di formazione risulta essere notevolmente ridotto, relativamente ai dati a disposizione; • il coinvolgimento della “famiglia” in tutte le azioni del progetto è stato un passo avanti nell’estensione del ventaglio dei destinatari dell’informazione; • il notevole potenziamento dell’area dell’informazione e della sensibilizzazione (azione 1) ha contribuito a diffondere la conoscenza dell’esistenza del progetto, delle sue finalità e degli obiettivi specifici; • l’utenza ha risposto molto positivamente sul gradimento delle attività e anche sull’utilità delle stesse aspetto, quest’ultimo, che rimanda esplicitamente la concretezza e la validità del progetto; • la professionalità e le capacità personali di empatia degli orientatori sono state riconosciute e apprezzate molto dagli utenti, e valorizzate dai dirigenti. 43 • • • • parte prima > sintesi complessiva • 44 ma è spostato verso i 16/17 anni il periodo dello smarrimento e del disagio. Anche i dirigenti hanno confermato questo nuovo orientamento nel corso del focus group; è percentualmente in aumento il numero di minori stranieri che si rivolgono al C.F.P. (da 28% del biennio precedente al 36%); l’accompagnamento all’apprendistato è notevolmente diminuita rispetto al biennio precedente (64 versus 303); permane una concreta difficoltà nel realizzare esperienze di apprendistato per utenti disabili, sui quali c’è molto “investimento” e speranza sia da parte delle famiglie che degli operatori; pare necessario un più stringente coinvolgimento di dirigenti scolastici e insegnanti verso il fenomeno della dispersione; una funzione di raccordo da parte della Provincia tra Istituti e CFP, volta a porre in essere sempre nuove misure di prevenzione all’abbandono scolastico/formativo; la banca dati AROF: è considerata poco agi- • le da utilizzare; da arricchire e rivedere per alcune funzionalità; è necessaria una sistematizzazione degli strumenti (questionari) e un approfondimento di alcune parti utili, in primis per una maggior conoscenza dell’utenza (richiesta degli operatori e dei dirigenti, vedi focus group). Infine una nota a parte merita tutto l’impegno quotidiano degli operatori, soprattutto ma anche dei dirigenti, del personale amministrativo, dei funzionari pubblici, di tutti coloro che lavorano per i giovani all’interno di questo progetto. È infatti auspicabile la continuità di registrazioni puntuali degli incontri, dei contatti, della compilazione di documentazione, delle ore impiegate quotidianamente, di tutto lo sforzo per far crescere la rete, per non perdere questo lavoro insostituibile e quasi sempre “nascosto”, per dargli la giusta visibilità e quindi portarlo all’attenzione pubblica e politica. Parte seconda Elenco allegati Azione 1 Attività di informazione, sensibilizzazione e promozione del diritto/dovere di istruzione e formazione SCHEDA RACCOLTA DATI ENTI/ISTITUTI PER AZIONI SENSIBILIZZAZIONE ELENCO ENTI/ISTITUTI PER SENSIBILIZZAZIONE AZIONE 1- ALLEGATO B Tipologia Ente/ Scuola Nominativo Comune Indirizzo Telefono Referente Operatore Cosp 1 2 3 4 5 6 7 8 9 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 parte seconda > azione 1 10 24 25 47 parte seconda > azione 1 SCHEDA RACCOLTA DATI ENTI/ISTITUTI PER APPUNTAMENTO CON REFERENTE ORIENTAMENTO 48 SCHEDA INCONTRI GENITORI E STUDENTI - SCUOLE STUDENTI Scuola Referente Classe Oggetto Data Orario Ore Sede Operatore Svolto Classe Oggetto Data Orario Ore Sede Operatore Svolto Scuola Referente parte seconda > azione 1 GENITORI 49 parte seconda > azione 1 QUESTIONARIO DI GRADIMENTO INCONTRO STUDENTI 50 parte seconda > azione 1 SCHEDA ELENCO PARTECIPANTI PER INCONTRI GENITORISTUDENTI 51 ELENCO PARTECIPANTI Data _________________________ NOMINATIVO PARTECIPANTE IN STAMPATELLO 1 2 3 4 5 6 7 8 9 parte seconda > azione 1 10 52 ISTITUTO _____________________ FIRMA Madre Padre Altro SCHEDA MONITORAGGIO CHIAMATEINVII Progetto: Allegato B 2006-2007 DATA TIPO DI UTENTE stud. - genit. insegn. - altro Età ragazzo 15-18 COMUNE RICHIESTA CFP SEGNALATO Come vengono a conoscenza del progetto? 1 2 3 4 5 6 7 8 9 11 12 13 14 15 16 parte seconda > azione 1 10 53 DEPLIANT INFORMATIVO DI DIFFUSIONE E SENSIBILIZZAZIONE PROGETTO Progetto “Opportunità a garanzia del diritto di istruzione e formazione” Il Servizio è promosso dalla Provincia di Verona e finanziato dalla Regione Veneto Attività gratuite di orientamento per ragazze e ragazzi fino a 18 anni provincia verona MEC M I ORAR di MEC DESCEMBERE Se parte seconda > azione 1 • Vuoi capire meglio quello che ti piace e come realizzarlo 54 • Vuoi cambiare tipo di scuola • Vuoi imparare un metodo di studio • Vuoi tornare a scuola Allora • Puoi scoprire i tuoi sogni e realizzarli! parla con il tuo referente per l’orientamento o chiama 045 916099 • Puoi passare da un Istituto ad un altro! • Puoi acquisire un metodo di studio efficace! • Puoi riprendere gli studi in qualsiasi momento! e chiedi il consulente di orientamento più vicino a te per un colloquio gratuito. parte seconda > azione 1 LETTERA UFFICIALE DELLA PROVINCIA DI DIFFUSIONE E SENSIBILIZZAZIONE PROGETTO 55 56 parte seconda > azione 1 parte seconda > azione 1 MODELLI LETTERE DIFFUSIONE E SENSIBILIZZAZIONE PROGETTO 57 58 parte seconda > azione 1 parte seconda > azione 1 MODELLO LETTERA ENTI 59 Azioni 2-6 Azioni mirate di orientamento e formazione personalizzata SCHEDA DI INGRESSO PROGETTO ORIENTAMENTO BIENNIO 2006/07 SCHEDA INDIVIDUALE DEL GIOVANE (rilevazione dati per monitoraggio) Ente erogatore del servizio di orientamento ____________________________________________ Nominativo dell’orientatore ________________________________________________________ Utente (indicare il codice) __________________________________________________________ Età ____________________________________________________________________________ Genere: maschio femmina Nazionalità: italiana straniera Area geografica di residenza: comune capoluogo altri comuni della provincia IL CONTATTO CON IL SERVIZIO DI ORIENTAMENTO E’ AVVENUTO TRAMITE servizi socio-assistenziali direttamente da parte del giovane CPI POSIZIONE DEL GIOVANE AL MOMENTO DELLA PRESA IN CARICO Iscritto attualmente a: istituto tecnico liceo istituto professionale di stato centro di formazione professionale fuori dal circuito scolastico/formativo apprendistato parte seconda > azioni 2-6 Istituti scolastici/CFP PROBLEMATICHE LEGATE ALLA RICHIESTA DEL SERVIZIO DI ORIENTAMENTO contesto familiare 61 processo evolutivo (crisi di autostima, disinteresse per lo studio, difficoltà relazionali, ecc.) messa in discussione della scelta scolastica o lavorativa precedente processo di apprendimento integrazione culturale TIPOLOGIA DI AZIONI ORIENTATIVE EROGATE azioni ore azione 2 azione 3 azione 4 azione 5 azione 6 NUMERO COMPLESSIVO DI ORE DEL/DEGLI INTERVENTI ORIENTATIVI ____________ POSIZIONE DEL GIOVANE A SEGUITO DELL’INTERVENTO ORIENTATIVO conferma la sua scelta e continua il percorso scolastico/formativo intrapreso passa da Istituti scolastici a CFP passa da CFP a Istituti scolastici passa da CFP ad altro CFP parte seconda > azioni 2-6 passa da Istituti scolastici ad altro Istituto scolastico 62 rientra nel circuito scolastico rientra nel circuito formativo non rientra nel circuito scolastico/formativo né nell’apprendistato si inserisce nel mondo del lavoro in apprendistato altro (specificare) ______________________________________________________________ _______________________________________________________________________________ DATA __________________________ parte seconda > azioni 2-6 QUESTIONARIO DI GRADIMENTO 63 64 parte seconda > azioni 2-6 parte seconda > azioni 2-6 CARTELLA PERSONALE 65 66 parte seconda > azioni 2-6 67 parte seconda > azioni 2-6 parte seconda > azioni 2-6 CALENDARIO ATTIVITÀ INDIVIDUALE 68 Azione 7 Accompagnamento per progetti di tirocini orientativi parte seconda > azione 7 QUESTIONARIO DI MONITORAGGIO SUI TIROCINI ESTIVI AVVIATI CON LA PROVINCIA DI VERONA 69 Stampato nel giugno 2008 da Cierre Grafica via Ciro Ferrari, 5 - Caselle di Sommacampagna (Verona) tel. 045 8580900 - fax 045 8580907 www.cierrenet.it - grafi[email protected]