SOMMARIO
ISSN 1826-6371
1
LJUBLJANA
Nuovi rapporti nella pluralità
La visita in Slovenia del ministro degli Esteri italiano,
Massimo D’Alema
3
MINORANZA
Le attese delle organizzazioni slovene
Il documento consegnato da Sso e Skgz
a D’Alema e Rupel
5
TRIESTE- TRST
Sloveni: aspettiamo che sparisca la frontiera
Reazioni all’introduzione della nuova moneta
in Slovenia
6
KOBARID
Eolico, tensioni di confine
All’incontro annuale tra gli sloveni di confine
i problemi ambientali ed energetici
7
REGIONE
Avviato l’iter della legge per gli sloveni
9
SLAVIA FRIULANA - BENE#IJA
L’istruzione slovena risponda alle attese della comunità
Ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale
Anno IX N° 1 (111) 31 gennaio 2007
10
UDINE-VIDEN
Gli sportelli come promozione delle lingue locali
11
GORIZIA-GORICA
Integrazione di confine e minoranze
Il primo convegno organizzato, nell’ambito del progetto
europeo Sapeva, dalla Skgz
13
L’INTERVISTA
«Alla sostanza si prediliga la forma»
A colloquio con il sottosegretario Miloœ Budin
14
CIVIDALE-#EDAD
Dan emigranta: euro e confine, si apre una nuova fase
Gli interventi di Luigia Negro ed Ettore Rosato
LJUBLJANA
La visita in Slovenia del ministro degli Esteri italiano, Massimo D’Alema
Nuovi rapporti nella pluralità
Con questa visita l’Italia e la Slovenia hanno aperto una nuova fase di rapporti
A
lla recente visita del ministro italiano Massimo
D’Alema in Slovenia hanno dato ampio spazio anche
i media locali, un po’ meno quelli nazionali.
Sicuramente abbiamo i dati necessari per un giudizio che
la visita sicuramente merita.
Cominciamo dunque con alcuni presupposti: la Slovenia
e l’Italia sono paesi vicini. In Italia vive una minoranza slovena in Slovenia una italiana. Ambedue gli stati fanno parte
della Ue, della Nato e dal 1. gennaio usano l’euro. Nel 2008
la Slovenia entrerà nell’area di Schengen ed anche la polizia abbandonerà le proprie postazioni presso confini che
non ci saranno più. Nell’era Berlusconiana questo percorso è stato accompagnato dal gelo. L’ultimo ministro degli
esteri che ha visitato Lubiana è stato il ministro Ruggiero
che ha varcato il confine nel settembre del 2001.
Tra i due paesi la collaborazione si è ridotta al minimo. Il
porto di Capodistria e Trieste hanno smesso di lavorare
insieme facendo dire al deputato di An a Trieste Menia che
quello era il più bel giorno della sua vita. La legge di tutela per gli sloveni in Italia, approvata dal centrosinistra nel
2001 sotto il governo D’Alema, è stata messa in frigo. Poi
quasi nulla.
D’Alema ha voluto cambiare scena e contenuti.
Simbolicamente ha varcato a piedi il confine fra Gorizia e
Nuova Gorica, incontrandosi alla stazione vicino alla
Transalpina con il suo collega sloveno Rupel. Sono stati
invitati i sindaci di Gorizia Brancati e di Nova Gorica Brulc.
Nel municipio di Nova Gorica D’Alema ha accolto i rappresentanti della minoranza slovena in Italia, Pavœi@ (Skgz)
e Œtoka (Sso), e quelli della minoranza italiana in Slovenia.
Nel suo intervento D’Alema si è espresso chiaramente a
favore delle minoranze e della tutela degli sloveni in Italia:
da Muggia a Tarvisio.
Il giorno seguente, a Lubiana, D’Alema ha incontrato le massime autorità slovene. Nella conferenza finale insieme al
collega sloveno Rupel ha potuto definire chiaramente interessi comuni e concreti. D’Alema si è impegnato nuovamente per l’attuazione della legge di tutela per gli sloveni
soffermandosi su un concetto nuovo a questi livelli. Ha parlato infatti di una regione culturalmente e linguisticamente plurale, dove i confini perdono senso.
I due ministri hanno affrontato il tema dello sviluppo dell’area Nord - Mediterranea. Il pensiero era rivolto alla soluzione dei problemi energetici (rigassificatore e centrale
nucleare di Krœko), alla viabilità ed alla situazione dei paesi
della ex Jugoslavia, della Bosnia, della Serbia, della
Macedonia e della zona albanese. In questi luoghi 20 milioni di donne e uomini stanno con fatica costruendo una
nuova vita ed un grande mercato con nuove potenzialità.
L’economia slovena non ha mai perso i contatti con i
Balcani, l’Italia ha tutto l’interesse a riguadagnare il tempo
perduto e rilanciare la sua presenza nei Balcani, ma anche
in Bulgaria, Romania ed altri paesi. La Slovenia è una buona
base di partenza e D’Alema lo ha recepito.
Il terzo punto è l’Europa. L’Italia e la Slovenia hanno approvato la costituzione europea ed hanno un interesse comu-
ne nel cominciare a costruire un’Europa sopranazionale e
politica. L’Italia inoltre può sostenere la Slovenia per evitare il rischio che i tempi di Schengen si dilatino ulteriormente. Insieme possono pure contribuire ad accelerare il
processo verso un’Europa costituzionale e politica.
L’Italia e la Slovenia hanno dunque aperto una nuova fase
di rapporti, l’auspicio è che non si esaurisca nel breviario
delle buone intenzioni, ma che diventino realtà cambiando in meglio la vita di tutti noi.
(Novi Matajur, 18. 1. 2007)
LJUBLJANA
D’Alema e Rupel
rilanciano il ruolo delle minoranze
Tutela delle minoranze, energia, collegamenti transfrontalieri, riconciliazione, indennizzi agli esuli: sono stati questi i temi più importanti che il ministro degli Esteri italiano,
Massimo D’Alema, ha affrontato con l’omologo sloveno,
Dimitrij Rupel, il premier Janez Janœa e il presidente della
Repubblica, Janez Drnovœek, nel corso della visita che il
9 e il 10 gennaio si è snodata tra Gorizia / Nova Gorica e
Lubiana.
Era dal fatidico11 settembre 2001 che un ministro degli
Esteri italiano (allora era in carica Renato Ruggiero del
governo Berlusconi) non metteva piede in Slovenia per una
visita ufficiale. Per cinque anni è stato come se tra i due
Paesi fosse in corso ancora la guerra fredda o, peggio, che
si fossero nuovamente scavate del vecchie trincee della
Prima guerra mondiale. Eppure la Slovenia nel frattempo
aveva fatto passi da gigante verso l’integrazione europea:
il 1° maggio 2004 è diventata parte integrante dell’Unione
e si stava attrezzando per introdurre l’euro (cosa avvenuta il 1° gennaio di quest’anno) e per entrare nell’area
Schengen (la caduta del confine è prevista per la fine dell’anno in corso). Tutto ciò al confinante italiano non sembrava interessare e tutto faceva capire che la politica verso
la Slovenia era condizionata dai circoli nazionalistici triestini.
Per Italia e Slovenia era, quindi, necessario riallacciare i
rapporti e riprendere la collaborazione sepolta dalla polvere
e tenuta in vita unicamente dai politici regionali. Ecco perché l’agenda di D’Alema è stata fitta di argomenti e il tema
delle minoranze – un altro tema congelato dal governo
Berlusconi – è tornato prepotentemente a galla ed è stato,
a detta degli stessi protagonisti degli incontri, uno dei temi
principali dei colloqui.
Anzi, i rappresentanti degli italiani in Slovena e degli sloveni in Italia a Nova Gorica hanno partecipato agli incontri ufficiali. Al contrario di quanto succedeva in passato quando la problematica minoritaria veniva trattata a porte chiuse e veniva appena accennata nelle conferenze stampa e
nei documenti finali.
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Il ministro D’Alema ha espresso la necessità di «pensare
a questo territorio in modo nuovo, europeo, cioè non più
come ad un confine tra due Stati e due minoranze, ma come
ad una grande regione in cui si mescolano le culture e le
civiltà. Ed è proprio per questo motivo più ricca e può svolgere un ruolo chiave nella costruzione della nuova
Europa».
I presidenti regionali, Drago Œtoka dello Sso e Rudi Pavœi@
della Skgz, hanno presentato ai due ministri degli Esteri la
lista dei problemi, di cui la comunità slovena attende da
anni la soluzione: attuazione della legge di tutela con la definizione del territorio di attuazione, adeguamento delle dotazioni finanziarie, rappresentanza della minoranza nel parlamento italiano, sostegno alla stampa periodica slovena,
ratifica della Carta europea sulle lingue regionali e minoritarie, approvazione da parte del parlamento italiano del
nuovo statuto regionale.
Due sono in particolare le richieste di Sso e Skgz che riguardano la provincia di Udine: l’istituzione della scuola media
bilingue e la rapida attuazione della convenzione tra governo e Rai per la visibilità in provincia di Udine dei programmi
sloveni emanati dalla sede regionale della Rai.
I rappresentanti delle minoranze hanno espresso soddisfazione per gli incontri avuti e in un comunicato hanno sottolineato che «nella logica dei processi integrativi europei
e di buon vicinato tra i due Paesi, gli appartenenti alle due
minoranze, unitamente alle loro organizzazioni, possono
svolgere un ruolo importante di collegamento e di stimolo
per lo sviluppo dell’intero territorio che rapidamente si sta
scrollando di dosso il peso storico dei confini e del passato».
(Dom, 15. 1. 2007)
IL COMMENTO
Nuove prospettive per la gente di confine
Nel corso della conferenza stampa al termine della sua visita in Slovenia, il ministro degli esteri italiano, Massimo
D’Alema, ha sintetizzato in tre punti il contenuto dei colloqui che ha avuto con il ministro sloveno Dimirij Rupel, e
con gli altri rappresentanti del governo sloveno. I tre punti
riguardano le minoranze, la collaborazione tra Italia e
Slovenia nella zona dell’Adriatico settentrionale e l’impegno comune dei due Paesi nel promuovere lo sviluppo e
l’allargamento dell’Unione Europea. Vista così la questione sembra semplice e del tutto lineare, dal momento che
questi sono già da tempo gli argomenti di confronto tra i
due Paesi. Analizzando però da vicino ciascun argomento e soffermandoci sulle novità apportate dalla visita di
D’Alema al rapporto tra i due Stati, notiamo che questi rapporti s’inseriscono in un nuovo contesto, di gran lunga
migliore rispetto a quello esistito finora, al centro del quale
s’inserisce il territorio a ridosso del confine italo-sloveno.
Riportiamo in questa sede i passaggi che riguardano più
direttamente la comunità nazionale slovena (ndt.).
Per quanto riguarda le due minoranze, quella slovena in
Italia ed italiana in Slovenia, è evidente il salto di qualità
nel ruolo che entrambi gli Stati ascrivono alle minoranze.
Si tratta di un gesto simbolico, di alto valore contenutistico.
È un gesto simbolico, per esempio, il fatto che, in occasione della prima fase della visita di D’Alema i rappresentanti delle due minoranze, italiana e slovena, abbiano avuto
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a disposizione lo stesso tempo d’intervento di fronte ai due
ministri degli Esteri e ai sindaci di Gorizia e Nova Gorica.
L’incontro tra i ministri e le minoranze è, quindi, stato la
parte introduttiva e centrale della visita di D’Alema e anche
l’unico momento pubblico nel corso della visita che, per il
fatto di essere durata due giorni, esula dalla consolidata
prassi europea che fissa le visite dei ministri ad un giorno
se non addirittura ad un’ora. D’Alema ha voluto evidentemente dimostrare il profondo significato della sua visita in
Slovenia e per questo è meritevole di particolare attenzione.
Molto importante anche la terminologia usata da D’Alema,
il quale ha parlato di «comunità» e non di «minoranze»,
mentre la loro tutela travalica il rapporto tra lo Stato e comunità di appartenenti a lingue e culture diverse e interessa
la valorizzazione della realtà storica e culturale di un certo
territorio.
Non più, dunque, riflessioni sui due stati divisi dal confine
e ciascuno con la propria minoranza, ma il progetto di «una
grande regia di diverse culture e civiltà», composta da due
popoli a prescindere dal confine che li divide e per la sua
stessa natura più ricca ed espressione della realtà europea.
Al di là di questa valutazione politica generale, D’Alema si
è addentrato anche nello specifico. Ha, quindi, espressamente sottolineato la necessità che il governo si impegni
per l’attuazione della legge di tutela. Un impegno in cui
D’Alema si sente particolarmente coinvolto, dal momento
che l’iter per la sua approvazione è decorso nel periodo in
cui egli stesso era presidente del Consiglio e che la legge
è stata approvata sotto il governo di centro-sinistra.
Di fatto ci sono più elementi che lasciano intendere di alcune questioni contemplate dalla legge di tutela e che, a cinque anni dalla sua approvazione, restano irrisolti. Permane
l’ostacolo della determinazione del territorio di tutela a proposito del quale D’Alema ha assicurato che il governo nominerà il nuovo Comitato paritetico e, quindi, approverà il
decreto per la determinazione del territorio di tutela. Un
impegno questo, aggiungiamo noi, che va ottemperato in
tempi brevi, visto che siamo alla scadenza dei termini.
La minoranza può quindi essere soddisfatta della visita e
a questo punto qualcuno, a ragione, potrebbe obiettare che
si sono sentite solo belle parole, alle quali non sono ancora seguiti i fatti. Tuttavia non va trascurato il fatto che il ministro degli Esteri italiano abbia introdotto un clima nuovo e
abbia fatto uso di una nuova terminologia, che da oggetto di tutela fa delle minoranze soggetto della costruzione
e dello sviluppo dello spazio comune. Una valutazione questa che rappresenta una novità rispetto al passato. (…)
Accanto a questi argomenti sono emerse altre questioni:
in primo luogo la questione dell’indennizzo per i beni immobili degli esuli dell’allora zona B del Territorio libero di
Trieste, mentre uno spazio più marginale è stato dedicato all’atto di riconciliazione tra i presidenti di Italia,
Slovenia e Croazia. Una questione questa ancora irrisolta. Che D’Alema ha affrontato con un approccio corretto,
sottolineando in primo luogo le responsabilità dell’Italia fascista e poi attenendosi alla cronologia dei fatti storici.
Ringraziando il ministro sloveno Rupel per la consegna dell’elenco dei goriziani, deportati nel 1945, D’Alema ha di fatto
messo a tacere le polemiche, che da diverso tempo sono
state sollevate sulla questione.
E, da ultimo, un riferimento va fatto alla simpatica proposta di nominare le due città a ridosso del confine italo-sloveno, Gorizia e Nova Gorica, capitali della nascente
Euroregione. Va detto che, per la sua originalità, questa
proposta, che evidentemente non piace al presidente della
regione, Riccardo Illy, il quale nel corso di un recente incontro con Haider ha fatto una controproposta, libera da un
vicolo cieco non solo Illy, ma anche il Friuli Venezia Giulia
e la Slovenia con Lubiana.
Per concludere possiamo tracciare una valutazione positiva sulla visita di D’Alema in Slovenia, dal momento che
ha schiuso nuovi orizzonti nei rapporti internazionali e nuove
prospettive per i cittadini che vivono nei territori a ridosso
del confine. In fin dei conti è questo ciò che la gente desidera e di cui ha bisogno.
Bojan Brezigar
(Primorski dnevnik, 14. 1. 2007)
IL COMMENTO
Le visite di D’Alema e Prodi in Slovenia
Negli ultimi tempi abbiamo assistito a due visite di autorevoli esponenti politici italiani in Slovenia: in ordine cronologico, a quella di Massimo D’Alema, il quale dapprima
si è recato sulla Transalpina e poi a Lubiana ha incontrato il ministro sloveno Rupel, e a quella di Romano Prodi,
in occasione della cerimonia ufficiale per l’ingresso della
Slovenia nell’area dell’euro. I giornali nazionali hanno dedicato spazio alla visita di Romano Prodi, mentre hanno ignorato quella di D’Alema, che è stato invece ampiamente trattato solo dai media regionali.
Il silenzio della stampa nazionale e della radiotelevisione
italiana è molto eloquente. È già successo, in passato, che
la Slovenia non sia stata oggetto di attenzione in Italia, nonostante si tratti del Paese confinante che funge da ponte con
il mondo slavo. Il discorso cambia nell’atteggiamento dei
media italiani verso il resto del mondo. Poco dopo essere
stato in Slovenia, il ministro D’Alema ha, infatti, visitato
l’Arabia e il fatto è stato ampiamente riportato dai mezzi
di comunicazione nazionali. È forse la Slovenia meno importatene del lontano stato arabo?
Tuttavia l’atteggiamento dell’Italia verso il vicino mondo
slavo è, a suo modo, particolare e spesso a doppio taglio.
Tralasciamo per un attimo i fatti della guerra, l’occupazione, ecc.
A metà del 19° secolo, Giuseppe Mazzini, uno dei padri
del Risorgimento italiano, aveva un atteggiamento originale
verso i vicini d’oltre mare. Nella nota opera Lettere slave
da grande sostenitore dell’unità d’Italia (Giovine Italia) e,
nel contempo, della nuova Europa (Giovine Europa), sottolineava la necessità di una costruttiva convivenza nel
segno dell’amicizia e della collaborazione tra italiani e slavi
del sud. Dalle sue opere si evince che egli fu il primo tra
gli italiani a conoscere bene i traguardi culturali e la realtà
degli slavi.
Nel corso della sua visita in Slovenia, il ministro degli Esteri
italiano ha comunicato al capo di Stato sloveno, Janez
Drnov?ek, il desiderio caldeggiato dal presidente Napolitano
che si giunga al più presto all’atto di riconciliazione. Un atto
che, però, dovrebbe poggiare su proposte serie e sul riconoscimento e la condanna della politica negativa perpetrata
in passato.
Quando parliamo dei rapporti tra Roma e Lubiana, soprattutto nella zona d’oltre confine emerge la questione della
mancata attuazione della legge di tutela. Fino a quando
ancora dovremo aspettarla? A livello regionale e locale assistiamo, per fortuna, a una serie di importanti passi in avanti, quali la proposta di legge regionale per gli sloveni, diver-
se iniziative e provvedimenti in favore della minoranza slovena ad opera dell’attuale amministrazione comunale di
Gorizia (per es. l’uso del bilinguismo nei documenti ufficiali).
Di tutto questo possiamo essere contenti. Nel contempo,
però, auspichiamo che in questo nuovo anno si assista ad
altri cambiamenti a livello internazionale e nell’ambito della
nostra realtà minoritaria.
Andrej Bratu¡
(Novi glas, 25. 1. 2007)
MINORANZA
Le attese delle organizzazioni slovene
Il documento che Sso e Skgz hanno consegnato
a D’Alema e Rupel
Pubblichiamo il testo integrale del documento, che i pre sidenti delle due organizzazioni slovene più rappresenta tive, Unione culturale economica slovena-Skgz e
Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso, hanno
consegnato ai ministri italiano e sloveno degli Affari este ri sloveno, Dimitri Rupel, e italiano, Massimo d’Alema, lo
scorso 9 gennaio, in occasione della visita di quest’ultimo
in Slovenia.
L’Unione culturale economica slovena-Skgz e la
Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso hanno già
in in più occasioni ribadito l'importanza dei buoni rapporti
istituzionali tra la Slovenia e l’Italia, che vanno intensificati e migliorati sostenendo in particolare le varie forme di collaborazione transfrontaliera e tutti quei progetti che vedono attivamente coinvolte le due minoranze linguistiche. La
caduta dell'ultimo confine (Schengen) rappresenterà un
passo decisivo in tal senso, creando nuove opportunità di
sviluppo anche per le due comunità minoritarie - sloveni
in Italia e italiani in Slovenia – che hanno già da tempo intrapreso la strada della fattiva collaborazione su progetti comuni e iniziative congiunte. La collaborazione transfrontaliera e i progetti comuni intrapresi dalle due minoranze a ridosso del confine sono stati fortemente sostenuti anche dalla
Giunta regionale del Fvg e dal Governo sloveno. Le organizzazioni Skgz ed Sso esprimono un giudizio non positivo della precedente legislatura e dell'operato del precedente
governo nazionale italiano, che si è contraddistinto nella
non attuazione della legge di tutela della minoranza slovena. Sono perciò tanto maggiori le aspettative che si nutrono nei confronti del governo Prodi, affinché affronti quanto prima ed in maniera organica la giusta e definitiva soluzione dei problemi della minoranza slovena in Italia.
Qui di seguito presentiamo alcune questioni di particolare
rilievo per la comunità slovena in Italia:
Legge 38/01:
1. È auspicabile che il Governo italiano trasmetta il documento della «zonizzazione» (area-comuni contraddistinta
dalla presenza storica della comunità slovena) così come
redatto e successivamente integrato dal Comitato paritetico, al Capo dello Stato per l’emanazione del relativo D.P.R.
2. Le dotazioni finanziarie destinate dallo Stato italiano alla
comunità slovena sono rimaste sostanzialmente immutate e quindi agli stessi livelli da 15 anni, cosa che di fatto
ne ha fortemente eroso il valore reale. Sarebbe, quindi,
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necessario aggiornare le dotazioni finanziarie destinate alla
comunità slovena creando poi meccanismi di «indicizzazione» e quindi adeguamento automatico.
3. Il Governo prosegua con decisione nel dar corso all’attuazione della legge di tutela in tutte quelle parti che già
oggi non sono vincolate dalla zonizzazione.
4. Con la nuova legge elettorale si prendano in considerazione i meccanismi necessari a garantire la rappresentanza della comunità slovena nel parlamento italiano.
5. Con il previsto inserimento anche della provincia di Udine
nella nuova convenzione con la Rai per i programmi in lingua slovena si preveda il rafforzamento della struttura operativa (attualmente si dispone di solo mezz’ora giornaliera di programma televisivo). È critica altresì la situazione
del personale che cura i programmi, dove ai pensionamenti
degli ultimi anni non hanno fatto seguito le sostituzioni. La
struttura è stata privata anche della propria autonomia
gestionale, che va assolutamente recuperata con la nomina di un direttore.
6. Al quotidiano della minoranza slovena Primorski dnevnik e ai settimanali ovvero stampa periodica sloveni vanno
garantite le dotazioni finanziarie che considerino la loro funzione e specificità, evidenziando gli strumenti adeguati nelle
variazioni della legge sull'editoria.
7. Il progetto della scuola bilingue di S.Pietro al Natisone
(unica nella provincia di Udine) nata come istituto privato
negli anni ’80 e diventata scuola statale per effetto della
legge di tutela 38/01, andrebbe proseguito e integrato adottando l’insegnamento della lingua slovena per ulteriori tre
anni (scuola media), consentendo così agli alunni di dotarsi di un minimo bagaglio linguistico sufficiente al mantenimento e allo sviluppo della propria lingua madre.
8. Va abrogato il decreto Scajola sulle carte d'identità monolingui, con il quale si è forzato lo stesso spirito della legge
di tutela.
Legge 482/99:
La legge 482/99 si fonda su tre pilastri principali: a) l'utilizzazione delle lingue minoritarie nella pubblica amministrazione, b) l'insegnamento delle lingue nelle scuole pubbliche, c) l'accesso alla televisione di Stato. Una delle lacune della legge 482/99 è la mancanza di fondi per le associazioni. Si propone che un finanziamento aggiuntivo annuo
di 2,5 milioni di euro venga stanziato a favore degli organismi di coordinamento e proposta come definiti dalla stessa legge. Inoltre la recente legge finanziaria ha decisamente
decimato il finanziamento della legge 482/99, decisione che
riteniamo politicamente incomprensibile e ingiustificata.
Facciamo appello al governo italiano affinché ripristini quanto prima il finanziamento originario.
Ratifica della Carta Europea per le Lingue Regionali e
Minoritarie:
Tra le priorità della nuova legislatura questo punto appare della massima urgenza. Il Parlamento italiano non ha
infatti ancora ratificato la Carta Europea per le Lingue
Regionali o Minoritarie del Consiglio d’Europa. Il Governo
precedente aveva predisposto una sua proposta di legge,
che è stata approvata dalla Camera dei Deputati, ma rinviata in Commissione dal Senato. Onde accelerare la ratifica si propone il «ripescaggio» del disegno di legge già
approvato dalle Camera (Atto Senato n.2545). La ratifica
della Carta europea per le lingue regionali o minoritarie,
approvata a Strasburgo il 5 novembre 1992 ed entrata in
vigore il 1° marzo 1998, costituisce uno degli atti conclusivi dell’impegno dello Stato italiano a tutela delle minoranze
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linguistiche. L’Skgz e la Sso sollecitano quindi un veloce
passaggio in Senato e la ratifica definitiva.
Statuto del FVG:
Si ritiene importante l'approvazione (doppia lettura) da parte
del Parlamento del nuovo statuto della Regione Autonoma
FVG, che prevede anche importanti novità per quel che
riguarda la comunità slovena e le altre comunità linguistiche minoritarie.
I presidenti dell’Skgz, Rudi Pavœi@
e dello Sso, Drago Œtoka
MINORANZE
Riconoscenti a D'Alema e Rupel
L’Unione culturale economica slovena-Skgz, la
Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso, l’Unione
italiana e la Comunità autogestita costiera della nazionalità italiana esprimono la loro grande soddisfazione per il
proficuo recente incontro a Nova Gorica, tra i Ministri degli
esteri italiano e sloveno, Massimo D’Alema e Dimitrij Rupel.
Secondo l’opinione comune delle organizzazioni delle due
Comunità nazionali si è trattato di una svolta storica in quanto entrambi gli Stati hanno ufficialmente riconosciuto lo status ed il ruolo attivo delle Comunità Nazionali presenti nelle
aree contermini.
Nella logica dei processi integrativi europei e di buon vicinato tra i due Paesi, gli appartenenti alle due minoranze
unitamente alle loro organizzazioni, possono svolgere un
ruolo importante di collegamento e di stimolo per lo sviluppo
dell’intero territorio, che rapidamente si sta scrollando di
dosso il peso storico dei confini e del passato. Tale processo non è stato né breve né spontaneo, meritano quindi un particolare riconoscimento tutti coloro che da decenni hanno saldamente creduto ed operato affinché si giunga a questo risultato.
(www.skgz.org)
SSO
Giudizio positivo sull’incontro Rupel - D’Alema
L’incontro tra i ministri degli Esteri di Italia e Slovenia,
Massimo D’Alema e Dimitrij Rupel, è stato l’argomento principale affrontato nel corso di una recente riunione generale del comitato esecutivo della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso.
Nel corso della riunione è stato sottolineato come l’incontro non abbia del tutto risposto alle aspettative nutrite dalla
comunità slovena in Italia.
La ripresa dei rapporti diplomatici, per lungo tempo assenti, con la vicina Slovenia, è peraltro indispensabile. In questo senso la visita D’Alema in Slovenia è stato un fatto
indubbiamente positivo, carico di una certa enfasi grazie
all’incontro simbolico sulla Transalpina tra i due ministri degli
Esteri, italiano e sloveno. Un gesto questo attraverso il quale
è stato indirettamente riconosciuto l’impegno profuso dalle
due amministrazioni comunali di Gorizia e Nova Gorica nel
promuovere i rapporti transfrontalieri. A questo proposito
lo Sso sottolinea l’importante ruolo sinora rivestito dalle
minoranze slovena in Italia ed italiana in Slovenia, che devo-
no continuare ad essere coinvolti negli interessi internazionali e progetti tra l’Italia e la Slovenia.
È stata, inoltre, giudicata insufficiente, e in taluni casi addirittura mancante, l’attenzione che i principali mezzi di comunicazione nazionali, televisioni e giornali, hanno riservato
all’evento. Un atteggiamento criticato dallo Sso e i cui effetti vanno a danno soprattutto della minoranza slovena e, indirettamente, di tutto il territorio culturale sloveno. A questo
proposito lo Sso auspica che in futuro la comunità nazionale slovena goda di maggiore attenzione da parte dei
mezzi di comunicazione nazionali e che sia opportunamente
coinvolta nell’ambito dei contatti inerenti i rapporti internazionali tra Italia e Slovenia. Solo in questo modo si può,
infatti, parlare di valorizzazione del comune spazio culturale sloveno e di rispetto del ruolo della minoranza slovena. (…)
(Primorski dnevnik, 13. 1. 2007)
SSO
Stimolanti i progetti europei
Nel corso dell’ultima assemblea, decorsa prima delle feste
natalizie, il comitato esecutivo della Confederazione delle
organizzazioni slovene-Sso ha affrontato diverse questioni importanti. Il presidente, Drago Œtoka, si è dapprima soffermato sui progetti europei «Sapeva», promosso
dall’Unione culturale economica slovena-Skgz e
«Cristianità», inerente la storia e le tradizioni dei monasteri
di pellegrinaggio presenti sul territorio di confine della nostra
regione e promosso dallo Sso. Si tratta di due progetti europei, che Œtoka ha definito molto interessanti e motivanti.
Per quanto riguarda i due consigli, politico-nazionale e economico-professionale, previsti dalla legge per gli sloveni d’oltre confine e nel mondo, emanata della Repubblica slovena,
Œtoka ha auspicato che questi possano contribuire a migliorare i rapporti tra le minoranze e il governo sloveno ed ha
sottolineato come questo nuovo passo rappresenti, in qualche modo, una svolta. Per quanto riguarda la non attuazione della legge di tutela da parte del governo italiano, il
Comitato esecutivo si è detto scettico, dal momento che
da questo governo si aspettava maggiore impegno.
Sono seguiti gli interventi dei presidenti provinciali dello Sso,
tra i quali Giorgio Banchig, per la provincia di Udine, ha
riferito dell’incontro con i rappresentanti della stampa cattolica slovena, al quale hanno preso parte il redattore del
mensile «Mladika», Marij Maver, del settimanale «Novi
glas», Jurij Paljk, e il presidente della Cooperativa Goriœka
Mohorjeva dru¡ba, Damjan Paulin. All’ordine del giorno i
preparativi per i prossimi festeggiamenti del 40° anniversario del quindicinale cattolico bilingue «Dom». Banchig si
è, inoltre, soffermato sulla recente istituzione dell’Istituto
per la cultura slovena a San Pietro al Natisone, che ha adottato uno statuto ed eletto a suo presidente l’operatrice culturale Bruna Dorbolò.
Sia per la Slavia friulana che per la Val Canale la chiusura delle sedi locali dell’Istituto di ricerca sloveno-Slori rappresenta una questione scottante, in merito alla quale
Riccardo Ruttar e Rudi Bartaloth hanno sottolineato la
necessità di una mediazione da parte della Skgz e dello
Sso. Nella Slavia friulana e nella Val Canale ci si chiede,
infatti, come garantire, in futuro, il ruolo coordinativo e scientifico finora assolto dallo Slori. Una preoccupazione questa condivisa anche dagli altri membri del Comitato ese-
cutivo dello Sso, il cui presidente Œtoka ha sottolineato la
necessità che lo Slori continui ad essere di sostegno alle
due organizzazioni slovene più rappresentative, si è, inoltre, pronunciato per il mantenimento della sede principale dello Slori a Trieste ed ha sottolineato la necessità di
una riorganizzazione dell’istituto di ricerca nell’ambito della
comunità slovena.
Œtoka ha, infine, espresso un giudizio positivo sull’operato di questo primo anno della sua presidenza, sottolineando
come lo Sso abbia saputo intrecciare un dialogo nuovo e
costruttivo sia con l’Unione culturale economica slovenaSkgz che con l’unico partito sloveno in Italia, la Slovenska
skupnost. Nel frattempo procedono positivamente la riorganizzazione interna dello Sso e la preparazione del seminario. Œtoka si è, infine, impegnato, a nome del Sso, nel
continuare ad affiancare e a collaborare costruttivamente
con tutti i soggetti interessati.
(Novi glas, 11. 1. 2007)
TRIESTE-TRST
Sloveni: aspettiamo che sparisca la frontiera
Reazioni all’introduzione della nuova moneta nella
vicina Repubblica
La comunità slovena triestina vive l’ingresso della Slovenia
in Unione Europea con un misto di emozioni contrastanti.
A livello emotivo sarà nel 2008 – quando con l’entrata in
area Schengen spariranno fisicamente i confini – che l’effetto «Europa senza frontiere» toccherà l’apice.
Con l’adozione della moneta unica la Slovenia si è installata a tutti gli effetti nell’«eurozona», anche se, secondo i
sondaggi, non tutti gli sloveni erano così ansiosi di abbandonare lo status di paese indipendente guadagnato il 25
giugno 1991.
Sono proprio questi 15 anni della repubblica indipendente che hanno fatto da cuscinetto di transizione per la minoranza slovena in Italia, facendo dimenticare gli anni nei quali
attraversare il confine era una piccola avventura. «Oltre ad
essere delle barriere fisiche, le frontiere hanno un effetto
claustrofobico – commeta Anton Pertot, insegnante in pensione – finalmente ora ci si sente come nel resto d’Europa,
e dopo 80 anni, come già sotto l’impero austroungarico, si
può andare a Budapest, a Lubiana e a Vienna, usando la
stessa moneta».
La comunità slovena locale pur mantenendo un legame
affettivo con la Slovenia, dovuto al patrimonio linguistico
e storico comune, si identifica più con il territorio che con
la popolazione, che presenta aspetti socio-culturali diversi, anche o soprattutto, per le generazioni più giovani, come
spiega Luca Udovi@, studente al primo anno della Scuola
di Lingue Moderne per Interpreti: «Con gli amici andiamo
spesso a cena o nei locali in Slovenia, anche perché tutto
costa molto meno. Anche se siamo sloveni non troviamo
molti punti in comune con i nostri coetanei di là, perché è
come se fossimo sintonizzati su frequenze diverse».
Ciononostante, sono parecchi gli studenti delle scuole con
lingua d’insegnamento slovena che hanno deciso di iscriversi alle varie facoltà universitarie di Lubiana, dalle quali
usciranno con un diploma di laurea in tasca riconosciuto
tra i Paesi membri dell’Unione Europea.
Il concetto di libera circolazione, fisica e mentale, fa fatica
ad essere assimilato da chi ha un cattivo rapporto con il
SLOVIT N° 1 del 31/1/07 pag. 5
confine, retaggio del passato: «Nostro padre era deportato in Germania, quando mia madre, mia sorella Ruth ed
io – rievoca Magda Lutman – nel 1943 scappammo rocambolescamente dalla Jugoslavia attraversando il confine a
bordo di un camion. Da allora – prosegue – il solo fermarsi
ad una frontiera e dover mostrare i documenti mi crea ansia
e disagio».
L’euro era largamente accettato oltre il confine già da qualche tempo, soprattutto nei ristoranti e negli alberghi, ora,
l’adozione formale della moneta unica semplifica la frequentazione anche del resto del paese. «Non c’entra l’euro – sostiene Sonja Œtavar, imprenditrice – è Trieste che
è cara. Basta spostarsi di poco che i prezzi in generale sono
più bassi, quindi noi continueremo a fare shopping in
Slovenia, mentre i cittadini sloveni, ed è un’occasione persa
– conclude – si orienteranno piuttosto verso l’Austria».
Per quanto temuti, gli aumenti dovuti all’ingresso in
Eurolandia sono inevitabili per consentire un allineamento dei prezzi in sintonia con gli altri paesi dell’Ue.
«Economicamente è un passo positivo – spiega David
Stupar, titolare di Graphart e presidente del Consorzio
Artigiani Dolina – perché, con l’aggiustamento dei prezzi,
diventiamo più concorrenziali e questo ci permette di essere più appetibili e presenti sul mercato sloveno».
Patrizia Piccione
(Il Piccolo, 18. 1. 2007)
All’incontro tra gli sloveni di confine i problemi ambientali ed energetici
KOBARID
Eolico, tensioni di confine
Il ministro Podobnik: «Gli interventi non devono andare contro la volontà della gente»
l recente ingresso dell’euro in Slovenia e il prossimo
abbattimento, a fine anno, del confine tra Italia e Slovenia
preannunciano un più costruttivo clima di collaborazione tra i due Paesi, offuscato però dall’incombere sulle valli
del Natisone e dell’Isonzo di due progetti devastanti: l’elettrodotto Okroglo-Udine e gli impianti eolici sul monte
Kolovrat.
Questo il quadro emerso dai due principali interventi, che
hanno contraddistinto il 37° incontro tra gli sloveni
dell’Isonzo e della provincia di Udine, organizzato sabato
20 gennaio presso il Kulturni dom di Caporetto dalla prefettura di Tolmino e dai comuni di Kobarid, Bovec e Tolmino.
Oratore ufficiale il ministro sloveno per l’Ambiente, Janez
Podobnik, il quale si è soffermato sul problema che preoccupa gli abitanti della Slavia Friulana e della Valle
dell’Isonzo: la costruzione dell’elettrodotto ad alta tensione Okroglo-Udine, finalizzato a rafforzare i collegamenti tra
i sistemi elettroenergetici dei due Paesi confinanti, una struttura prevista dal piano energetico europeo.
A questo proposito Podobnik ha sottolineato che finora «la
Slovenia non ha ancora preso alcuna decisione sulla costruzione dell’elettrodotto su questo territorio» e che «attualmente i tecnici italiani e sloveni stanno preparando uno studio sulla sua possibile ubicazione». Una questione delicata
questa, alla quale, ha sottolineato il ministro sloveno «va
cercata una soluzione congrua, che comporti minori conseguenze negative per le generazioni di oggi e di domani».
Un altro tema scottante affrontato da Podobnik è il progetto
che prevede la costruzione della centrale eolica sul Kolovrat,
«in merito al quale – ha chiarito – non abbiamo ancora
ricevuto nessuna comunicazione. Poiché Slovenia e Italia
fanno parte dell’Unione Europea, vale per entrambe la
comune legislazione in materia. Solo attraverso questa si
può accertare se è possibile iniziare l’iter, se l’investimento risponde ad alcune condizioni, in particolare dal punto
di vista ambientale».
I temi sottolineati dal ministro sloveno sono emersi anche
nell’intervento di Riccardo Ruttar, che ha parlato a nome
degli sloveni della provincia di Udine.
Dopo aver ricordato come sia arrivato il tempo per una
matura collaborazione «tra i nostri comuni in Italia e con
I
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le vostre istituzioni in Slovenia», ha sottolineato la ferma
condanna ai progetti di alto impatto ambientale citati dal
ministro Podobnik, definendoli «una ferita mortale che ci
spaccherebbe in due, quando già così difficili sono i collegamenti viari per ragioni orografiche. Saranno i mastodontici impianti eolici sul Kolovrat il simbolo dell’auspicata comune rinascita economica e culturale?», si è chiesto
Ruttar e, rivolgendosi agli sloveni della Valle dell’Isonzo,
ha sottolineato che «sono problemi che riguardano noi e
voi. Il patrimonio di biomasse dei nostri boschi sarà messo
a disposizione del primo imprenditore che ce lo sottrarrà,
così come l’acqua delle nostre sorgenti e la pietra piasentina
delle nostre cave? Se così fosse chi fermerà l’eutanasia
dei nostri paesi?».
Ruttar ha, infine, auspicato «un forte recupero dei valori
identitari legati alla comune lingua e cultura; una rinnovata coscienza delle potenzialità derivanti dal superamento
delle divisioni e delle diffidenze per proporci come protagonisti attivi del nostro futuro».
Prima della manifestazione e dei discorsi ufficiali, il ministro Podobnik ha affrontato i problemi ambientali sul confine con l’assessore regionale per le Relazioni internazionali comunitarie, Franco Iacop, ed i rappresentanti regionali e provinciali delle organizzazioni slovene Sso e Skgz.
All’incontro erano presenti anche due funzionari del ministero che hanno illustrato lo stato di fatto dei progetti dell’elettrodotto Okroglo – Udine e della captazione della sorgente ai piedi del monte Stol da parte dell’acquedotto
Poiana.
È stato confermato che per la realizzazione dell’elettrodotto
l’Eles (l’Enel slovena) ha individuato tre corridoi e che i tecnici «raccomanderebbero» proprio quello che passerebbe
attraverso le Valli del Natisone. Ma il ministro Podobnik ha
assicurato, dicendosi d’accordo con il suo omologo italiano, Alfonso Pecoraro Scanio, che «gli interventi che riguardano gli impianti energetici non devono andare contro la
volontà della gente», mentre l’assessore Iacop ha sottolineato che questi progetti «non possono essere realizzati
a danno delle comunità e della voglia di collaborazione sul
confine».
L. B. e G. B.
(la Vita Cattolica, 27. 1. 2007)
SLOVENIA
Riconoscimento a Gustavo Buratti
Per i cinquant’anni di impegno per le minoranze
Il presidente della Repubblica slovena, Janez Drnovœek,
ha recentemente conferito al piemontese Gustavo Buratti,
uomo di cultura e di legge la medaglia al merito.
L’assegnazione del riconoscimento a Buratti è stata proposta dai colleghi che operano nell’ambito dell’organizzazione internazionale per la tutela delle lingue minacciate
Aidlcm, dagli intelettuali sloveni di Trieste, Samo Pahor,
dallo scrittore Boris Pahor e da entrambe le organizzazioni slovene più rappresentative.
Nel corso della cerimonia di consegna, dopo l’introduzione musicale, è stata sottolineata la figura e la personalità
di Buratti, al quale va il merito di essere stato uno dei primi
a sottolineare la necessità di tutelare le lingue minoritarie
nei più svariati ambiti. Nel corso della sua carriera Buratti
ha collaborato con le realtà minoritarie in Italia che all’estero e, in tema di diritti delle comunità minoritarie, ha intrecciato trattative con politici ed intellettuali italiani. Pahor ha,
inoltre, sottolineato che Buratti, profondo esperto sulla realtà
minoritaria, conosce molto bene la situazione della comunità slovena nella Slavia friulana.
Pahor ha, inoltre, ricordato come grazie anche all’operato
di Buratti presso l’Aidlcm si sia giunti all’approvazione, nel
1999, della legge quadro di tutela delle minoranze linguistiche storiche 482, la quale, alla pari della legge 38 di tutela della minoranza slovena attende ancora la sua piena
attuazione.
Anche il console generale sloveno a Trieste, Jo¡e Œuœmelj,
ha fatto riferimento alle due leggi di tutela sottolineando
come la legge 38 sia stata strutturata in base alla 482.
Soddisfatto per il riconoscimento Buratti, il quale ha detto
di essere onorato per il fatto che sia stata la Slovenia a promuovere l’iniziativa, nonostante egli nel corso della sua carriera si sia impegnato soprattutto affinché, in tema di tutela dei diritti dei cittadini italiani appartenenti alle comunità
linguistiche ed etniche, vengano fatta l’opportuna attuazione
della Costituzione. Buratti ha aggiunto di essere piacevolmente sorpreso per il fatto che, contrariamente alle sue attese, sia stata la Slovenia e non l’Italia a conferirgli il riconoscimento. La Slovenia dispone, infatti, di una normativa sulle minoranze più efficiente rispetto a quella vigente
in Italia, alla quale ci sono voluti oltre 50 anni dall’approvazione della Costituzione per attuare, almeno sulla carta,
il sesto articolo.
Nel suo intervento di ringraziamento Buratti ha sottolineato la necessità di tutelare il plurilinguismo, che alla pari della
tutela dell’ambiente, è parte integrante della nostra concezione del mondo. Tra i politici con i quali ha collaborato nel corso della sua lunga carriera, Buratti ha ricordato
Albin Œkrk, che lo ha affiancato nella visita a numerose
comunità minoritarie in Italia. Ha, poi, concluso il suo intervento con tono commosso promettendo che in futuro continuerà a sostenere i «fratelli» sloveni.
Anche il Circolo degli intellettuali sloveni, a Trieste, ha dedicato una serata a Buratti, che dopo essere stato accolto
dal presidente Sergij Pahor, ha ricevuto i saluti di Samo
Pahor e dello scrittore sloveno, Boris Pahor, i quali hanno
ricordato la loro collaborazione con Buratti. Boris Pahor ha,
quindi, letto un breve paragrafo dallo studio condotto da
Buratti sulla poesia di Gregor@i@, contributo che è stato pubblicato nell’opera di Pahor «Zaliv».
Nel suo intervento Buratti ha ricordato i suoi lunghi viaggi
in visita presso le minoranze linguistiche in Italia ed in
Europa e si è, tra l’altro, soffermato sui suoi contatti con
politici ed intellettuali italiani, tra i quali ha menzionato
Pasolini. Questi, inizialmente scettico sul futuro delle lingue minoritarie, pochi giorni prima di essere assassinato,
partecipò ad un convegno sulle varianti dialettali e sulla
scuola e riconobbe come la questione minoritaria abbia una
carica espressamente rivoluzionaria, dal momento che vede
le persone interessate pronte a lottare per la propria cultura e per il proprio futuro. Tra gli ultimi scritti pubblicati da
Pasolini, figura uno invito in cui l’intellettuale esorta a riporre maggiore impegno ed interesse in difesa delle culture
oppresse. Un invito questo, ha sottolineato Buratti, che è
rimasto inascoltato.
Ai singoli interventi è poi seguita la discussione, nel corso
della quale è emersa anche la questione della multiculturalità, (…) che, ha detto Buratti, è possibile solo se viene
garantita la sopravvivenza di tutte le culture e promossa
la loro reciproca collaborazione. Il concetto di contemporaneità si identifica solo con lo sviluppo dei centri e l’emarginazione di tutto ciò che è diverso. Un fenomeno questo evidente anche in ambito linguistico.
A conclusione del suo intervento, Buratti ha auspicato una
modernizzazione futura, volta alla promozione dell’integrazione e non più all’emarginazione. Nel contempo si è
augurato che il riconoscimento, assegnatoli dal governo sloveno su intervento di Boris e Samo Pahor, venga conferito in futuro anche a loro.
Peter Rustja
(Novi glas, 21. 12. 2006)
REGIONE
Avviato l’iter della legge per gli sloveni
È stato recentemente avviato in Consiglio regionale l’iter
di approvazione della legge per la minoranza slovena. La
legge è stata presentata, nell’ambito della commissione per
la Cultura, dall’assessore Roberto Antonaz, il quale ne ha
previsto l’approvazione la prossima primavera o prima della
pausa estiva. Una previsione questa condivisa anche dal
presidente della commissione, Kristian Franzil
(Rifondazione comunista-Skp), che nei prossimi giorni insieme ai rappresentanti dei partiti fisserà i termini entro i quali
questa proposta di legge dev’essere discussa. Sono previste anche le audizioni.
La commissione ha ascoltato l’intervento introduttivo dell’assessore Antonaz e la presentazione contenutistica della
proposta di legge da parte di Giuliano Abate, direttore dell’assessorato all’Istruzione, cultura, sport e pace. Non c’è
stata discussione, dunque, fatta eccezione per alcune pungenti osservazioni da parte del consigliere di Forza Italia,
Piero Camber, che per due volte ha chiesto all’assessore
a chi sia rivolta in realtà la legge e attraverso quali modalità l’amministrazione regionale intenda verificare formalmente l’appartenenza dei cittadini alla minoranza slovena.
Una verifica questa che, a detta di Camper, va fatta previo il censimento degli sloveni, da tempo richiesto da una
parte della destra. Né si sono rivelate convincenti per
Camber le parole di Abate, che ha sottolineato come la
legge regionale sia stata formulata sulla base delle leggi
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nazionali di tutela, legge quadro 482/1999 e specifica per
la minoranza slovena 38/2001, le quali determinano il territorio regionale di tutela in cui risiede la minoranza slovena.
Niente di nuovo dunque, ad ogni modo è stata sottolineata chiaramente la contrarietà alla legge da parte di Forza
Italia e di Alleanza nazionale. Posizione contraria che sarà
formalizzata innanzitutto in commissione e poi in Consiglio
regionale. Non è casuale che a sostegno di Camber sia
immediatamente intervenuto l’esponente di An, Bruno Di
Natale, mentre il consigliere della Lega, Claudio Violino non
ha detto parola. Alla presentazione della proposta di legge
erano presenti i consiglieri regionali sloveni Mirko Œpacapan
(Slovenska skupnost-Ssk), Bruna Zorzini Speti@ (Comunisti
sloveni) e la vicepresidente della commissione Tamara
Bla¡ina (Ds), i quali hanno accolto favorevolmente le parole di Antonaz e hanno rilevato che l’iter non sarà facile, come
è stato chiaramente annunciato da Camber e Di Natale.
«La regione – ha sottolineato Antonaz – ha finora affrontato la questione della minoranza slovena attraverso molti
decreti legge e provvedimenti temporanei, che ora intende raccogliere in un unico testo di legge». La proposta di
legge si basa sullo statuto regionale preesistente e non sulla
mozione di uno nuovo, che proprio in questi giorni nell’ambito della commissione parlamentare per gli Affari costituzionali è oggetto di serie complicazioni. Antonaz ha, inoltre, annunciato che sarà presentata in tempi brevi la legge
per i friulani e la loro lingua, che forse contemplerà anche
alcune norme per la comunità di lingua tedesca che vive
in Friuli e nella Val Canale-Kanalska dolina.
La proposta di legge (che l’assessorato competente ha formulato avvalendosi della collaborazione dell’esperto Bojan
Brezigar) è composta da 25 articoli. Il primo verte sul riconoscimento delle minoranze, il secondo sul territorio di tutela, il terzo sui rapporti tra il Friuli Venezia Giulia e la
Slovenia, visti dalla minoranza slovena e da quella italiana. Nel quarto articolo si parla di promozione dei rapporti
tra la comunità di maggioranza e le minoranze nazionali
presenti in regione.
Il quinto articolo verte sull’elenco delle organizzazioni e dei
circoli della minoranza slovena, mentre nell’articolo successivo la regione riconosce la Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso e l’Unione culturale economica slovena-Skgz quali organizzazioni rappresentative della
minoranza slovena. Il settimo articolo riguarda la commissione consultiva Fvg per gli sloveni, mentre in quello
seguente si parla di norme elettorali e linguistiche, di scritte esposte al pubblico, di nomi e cognomi e della presenza degli sloveni in varie commissioni regionali e organi consultivi. La legge, inoltre, parla della scuola, di mezzi di comunicazione e dei contributi finanziari per la minoranza.
S. T.
(Primorski dnevnik, 18. 1. 2007)
REGIONE
Confermati gli impegni per la minoranza
Ordine del giorno per la scuola nella Slavia friulana
La regione rivolge particolare attenzione alla minoranza slovena anche nell’ambito della legge finanziaria 2007. Una
considerazione questa che trova sostanzialmente d’accordo
i consiglieri regionali sloveni Tamara Bla¡ina, Igor
Kocijan@i@, Igor Dolenc, Mirko Œpacapan e Bruna Zorzini
SLOVIT N° 1 del 31/1/07 pag. 8
Speti@, i quali hanno partecipato in consiglio regionale alla
discussione preliminare sui documenti relativi alla finanziaria. Differenti le posizioni emerse sul destino della comunità montana del Carso, in merito alla quale Œpacapan si
aspetta dalla giunta Illy l’interruzione delle trattative di vendita dell’ex sede della Comunità a Sistiana-Sesljan.
Nella legge finanziaria la regione ha inserito i contributi statali ordinari per la comunità slovena ed ha aumentato di
50.000 euro il proprio fondo per la minoranza slovena, che
quindi nel 2007 ammonterà a un totale di 350 mila euro.
Confermato il contributo finanziario annuale per il Teatro
stabile sloveno e il finanziamento destinato al Comitato paritetico, mentre resta, purtroppo, inutilizzato il contributo destinato alla ricezione dei programmi tv sloveni nelle Valli del
Natisone tramite il ripetitore televisivo sul Monte Karkoœ,
nei pressi di Cividale. È auspicabile che con il nuovo contratto tra la Rai e il ministero per le Comunicazioni questi
fondi vengano utilizzati con criterio. Anche nel 2007 la regione aiuterà finanziariamente gli organi eletti delle scuole slovene e la stampa dei sussidiari ad esse destinati. La finanziaria regionale contempla anche i finanziamenti che, in
base alla legge di tutela, sono annualmente destinati dal
governo alle zone montane della provincia di Udine. Questi
finanziamenti sono gestiti dalla Comunità montana
Natisone-Torre-Collio.
Tamara Bla¡ina ha messo in evidenza i tre capitoli finanziari inerenti il Carso triestino. Tra essi emerge il contributo
regionale alla comunella di Prosecco per il mantenimento
e i lavori di ristrutturazione del centro sportivo presso
Briœ@iki-Borgo Grotta Gigante (ex Istituto Ervatti). Questo
paragrafo è stato formulato dal consigliere regionale Igor
Dolenc. Di seguito la Bla¡ina ha citato il provvedimento
finanziario per sovvenzionare gli impianti di irrigazione nel
settore agricolo e il progetto «Marketing Carso», che riguarda soprattutto i territori costieri di Contovello-Kontovel,
Prosecco-Prosek e Kri¡-Santa Croce. Su disposizione della
regione questi finanziamenti saranno gestiti direttamente
dalla Provincia di Trieste.
La Zorzini ha, inoltre, rivolto delle critiche al governo perché dall’approvazione della legge di tutela ad oggi non è
aumentato l’importo dei finanziamenti nonostante la crescita dell’inflazione e delle spese. Da qui la necessità che
la regione assegni alla comunità slovena maggiori finanziamenti e rivolga maggiore attenzione all’insegnamento
della lingua slovena nella provincia di Udine.
Il consigliere regionale Igor Kocijan@i@, alla giuda dei consiglieri di Rifondazione comunista, è abbastanza soddisfatto
dei paragrafi della finanziaria che riguardano la comunità
slovena. Anch’egli, alla pari dei suoi colleghi sloveni, si
aspetta molto dalla legge regionale per gli sloveni, che la
commissione competente dovrebbe iniziare a discutere a
metà del gennaio prossimo e che, la prossima primavera,
dovrebbe essere approvata dal Consiglio. (…)
In Consiglio i cinque consiglieri sloveni hanno sottolineato all’unanimità la necessità di rafforzare l’istruzione bilingue nella Slavia friulana, a partire dal centro scolastico di
San Pietro al Natisone, che necessità urgentemente la
messa a punto della sua posizione giuridica. La regione
dovrebbe, inoltre, intervenire presso quello centrale affinché sia completato il decreto ministeriale sulla commissione
del Fvg per le scuole slovene, redatto in base al testo che,
a suo tempo, era stato approvato dal Comitato paritetico
per la minoranza slovena, il cui parere è stato purtroppo
solo in parte considerato dal ministero per l’Istruzione.
S. T.
(Primorski dnevnik, 21. 12. 2006)
SLAVIA FRIULANA-BENE#IJA
L’istruzione slovena
risponda alle attese della comunità
Ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale
Il consiglio regionale ha fatto proprio l’ordine del giorno sull’istruzione slovena in provincia di Udine, sottoscritto dai
cinque consiglieri sloveni, Tamara Bla¡ina, Igor Lovenc, Igor
Kocijan@i@, Mirko Œpacapan e Bruna Zorzini. Si tratta di un
documento importante in quanto impegna la giunta regionale a farsi carico del problema dell’istruzione slovena, che
in provincia di Udine appare monca per quanto riguarda
la scuola dell’obbligo (l’istruzione bilingue si ferma alla 5ª
elementare) e limitata territorialmente in quanto la scuola
bilingue con la sede di San Pietro copre solo le Valli del
Natisone. Nel farsi carico di queste esigenze la regione
adempie ad un suo specifico compito in quanto rafforza la
sua specialità e nello stesso tempo apre nuove strade all’offerta di istruzione slovena tanto più necessaria nel tempo
in cui stanno cadendo i confini tra Italia e Slovenia. Offre,
inoltre, alle famiglie, che in questi giorni stanno scegliendo gli istituti scolastici in cui iscrivere i propri figli, più chiare prospettive perché il modello dell’istruzione bilingue,
seguito dagli alunni fin dalla scuola materna, possa proseguire fino alle medie.
Nell’ordine dell’ordine del giorno, sollecitato dallo Sso e dalla
Skgz della provincia di Udine e presentato dal consigliere
della Slovenska skupnost Œpacapan, si chiede alla giunta
regionale di impegnarsi «ad attuare quanto di propria competenza nella futura legislazione regionale (legge di tutela della minoranza slovena e legge regionale sulla scuola) e ad intervenire presso gli organi statali competenti al
fine di conseguire» quattro obiettivi essenziali per la diffusione e l’estensione nel tempo e su tutto il territorio di insediamento della comunità slovena in provincia di Udine.
La prima richiesta, fatta in base all’articolo 12 della legge
di tutela degli sloveni, riguarda «il completamento del primo
ciclo d’istruzione con l’istituzione di una scuola secondaria di primo grado (scuola media, ndr.) con insegnamento
bilingue sloveno-italiano e la conseguente trasformazione
della Direzione didattica bilingue di San Pietro al Natisone
in Istituto comprensivo». La seconda esigenza si basa su
entrambe le leggi di tutela, l’art. 4 della 482/99 e l’art. 12
della 38/01, si riferisce alla necessità dell’«inserimento curricolare di attività svolte in lingua slovena nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado del territorio di insediamento sloveno e introduzione dell’insegnamento della lingua slovena nelle stesse con l’obiettivo di
raggiungere gradualmente una sostanziale parità tra le due
lingue». Nel documento, inoltre, si chiede «l’estensione dell’istruzione bilingue sul modello già in atto a San Pietro al
Natisone in altri comuni della fascia confinaria» e «l’istituzione di corsi opzionali di lingua slovena nelle scuole secondarie» superiori.
Un’altra richiesta riguarda la stipula, sempre in base alle
leggi di tutela, di apposite convenzioni per sostenere finanziariamente le scuole interessate nell’attuazione dell’istruzione slovena… e a garantire con appositi fondi la possibilità di fruizione di dette opportunità educative da parte delle
famiglie (trasporti, mensa, etc.)».
Infine, si chiede si invita la giunta regionale a «a solleci-
tare il Ministero della Pubblica istruzione ad integrare il
Decreto istitutivo della Commissione scolastica regionale
per l’istruzione in lingua slovena definendone le competenze
in conformità con quanto stabilito dalla legge 38/2001 e
come originariamente previsto nel testo proposto al
Comitato istituzionale paritetico per i problemi della minoranza slovena, nonché a emanare i decreti indicati dalle
due leggi di tutela sugli obiettivi del processo di apprendimento e sui requisiti per la nomina degli insegnanti.
(Dom, 15. 1. 2007)
REGIONE
I finanziamenti alla minoranza slovena
Sono ventuno gli enti di rilevanza della minoranza slovena che si divideranno i 4 milioni e 776 mila euro messi a
disposizione dalla Regione in base alla legge di tutela
38/2001.
Lo ha stabilito oggi la Giunta regionale su proposta dell'assessore per le Identità linguistiche e culturali, Roberto
Antonaz, recependo le indicazioni della Commissione consultiva della minoranza slovena, che ha vagliato le richieste pervenute entro lo scorso settembre.
In particolare, tra quelli considerati di interesse primario,
gli organismi e le istituzioni che si occupano di iniziative
informative ed editoriali riceveranno uno stanziamento di
un milione e tre mila euro, mentre gli enti gestori di attività
istituzionali, culturali, artistiche, educative, scientifica e sportiva avranno 3 milioni e 104 mila euro. Alle istituzioni ed
associazioni minori che si occupano di attività culturali, artistiche, sportive, ricreative, scientifiche, educative, informative ed editoriali andranno infine 669 mila euro.
Per un principio di continuità degli interventi, e in seguito
ad un'analisi dei dati contabili di enti ed associazioni, verranno riconosciuti a tutti gli stessi importi assegnati nel 2006.
UDINE-VIDEN
Presentato il vademecum
sugli sportelli linguistici
«Con la pubblicazione del Vademecum degli Sportelli linguistici si è compiuta una tappa importante per la valorizzazione delle lingue minori». Lo ha detto l'assessore regionale alla Cultura ed all'Istruzione Roberto Antonaz, oggi
(lunedì 18 dicembre 2006, ndt.) ad Udine, alla presentazione di tre volumetti realizzati, oltre che in lingua italiana,
anche nelle tre lingue sottoposte a tutela dalla legge 482
del 1999: friulano, sloveno e tedesco.
«Si tratta – ha spiegato l'assessore – di un Vademecum
che nasce sul campo, essendo stato realizzato grazie all'esperienza degli operatori già da tempo impegnati nella diffusione delle lingue minoritarie e nell'assistenza verso le
stesse».
Gli Sportelli linguistici svolgono infatti compiti di comunicazione e di promozione, a livello sociale, delle lingue sottoposte a salvaguardia. Gli operatori impegnati possono
infatti assistere i cittadini che parlano le lingue minoritarie
anche nei problemi più pratici, come la compilazione dei
modelli per il pagamento dei tributi.
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Sono in grado, nel contempo, di approntare i testi per la
cartellonistica ma anche per più semplici ma indispensabili indicazioni (come lo sono per esempio i menù dei ristoranti) finalizzate a comunicare in modo più diretto e autentico le peculiarità del territorio.
Nell'occasione, il presidente del Consorzio universitario del
Friuli, Giovanni Frau, ha ribadito che le lingue friulana ladina sono considerate dagli esperti, a livello internazionale,
laboratori di sperimentazione delle politiche linguistiche.
Si deve infatti considerare che il 38 per cento della popolazione italiana interessata da lingue minoritarie risiede nel
Friuli Venezia Giulia.
Lorenzo Fabbro, dell'Arlef, l'Agenzia regionale per la lingua friulana, e Mario Lauren@i@, rappresentante della
Consulta della minoranza slovena, realtà entrambe coinvolte nella predisposizione dei Vademecum, hanno affermato che le tre pubblicazioni presentate sono il primo esempio del genere in Italia.
Marco Stolfo, direttore del servizio Identità linguistiche, culturali e corregionali all'estero della Regione, ha poi ricordato che del Vademecum sono state realizzate complessivamente diecimila copie. Stolfo si è anche soffermato sull'azione svolta dalla Regione verso i giovani, in particolare rivolta al mondo della scuola: un'azione che si sta ulteriormente espandendo. Nel corso di quest'anno scolastico saranno infatti coinvolti nelle iniziative di promozione
delle lingue minori promosse dalla Regione ben 32 mila
allievi (furono 25 mila nel trascorso anno scolastico).
Carlo Morandini
(www.regione.fvg.it)
UDINE-VIDEN
Gli sportelli come promozione
delle lingue locali
Alla presenza di un pubblico composto in prevalenza da
operatori del settore e da alcuni amministratori comunali,
lo scorso 15 gennaio è stata fatta a Udine la prima presentazione del Vademecum degli sportelli linguistici previsti, dalla legge 482/99 per le lingue minoritarie. Alla presentazione sono intervenuti Marco Stolfo, direttore del
Servizio regionale per le identità linguistiche, la prof. Silvana
Schiavi Fachin e il prof. Vincenzo Orioles dell’Università di
Udine, il presidente del Consorzio universitario del Friuli,
Giovanni Frau, e Donato Toffoli, rappresentante dell’Arlef.
L’opuscolo, stampato in forma bilingue rispettivamente, con
sloveno, friulano e tedesco a fronte dell’italiano, è edito a
cura del Servizio identità linguistiche e corregionali all’estero della Regione con la collaborazione del Consorzio universitario del Friuli. Delle due dozzine di pagine scritte, di
cui è composto il vademecum, nove presentano le funzioni
che gli sportelli dovrebbero avere all’interno delle amministrazioni pubbliche.
Vi si specificano le competenze richieste all’operatore, i
compiti che gli sono propri e quelli che, invece, non rientrano nelle sue competenze. «L’uso della lingua di minoranza nella vita pubblica – vi si legge – e, in particolare in
ambito amministrativo, oltre che in quello domestico, contribuisce senza dubbio alcuno ad innalzarne lo status agli
occhi dei suoi stessi parlanti. Infatti solo l’uso veicolare della
lingua tutelata, come reale strumento di comunicazione in
ogni ambito, ne garantisce il rinnovamento e la vitalità…
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La funzione dello sportello linguistico è dunque di promozione della lingua in un progetto di status plannig».
Facile accesso, buona visibilità, buon collegamento con tutti
gli uffici del comune e con strutture ed associazioni sul territorio, dovrebbero caratterizzare questo servizio.
Comunque la figura chiave rimane lo «sportellista», che
però deve essere messo in grado di operare in sinergia con
tutti: con uffici, in rete con altri enti, con scuole e associazioni e di potersi aggiornare adeguatamente.
Le sue competenze dovrebbero prevedere, oltre ad
«un’ottima conoscenza della lingua parlata e scritta», nozioni di diritto amministrativo, conoscenza delle norme riguardanti la tutela delle lingue di minoranza «in modo da poter
compilare domande di contributo e da elaborare progetti
finanziabili; inoltre deve avere, oltre che interesse e forte
motivazione per la tutela linguistica, una predisposizione
ai rapporti interpersonali».
Compiti, quindi, tutt’altro che facili e marginali, che il vademecum specifica in 13 capoversi. Sono compiti di promozione attiva, di tramite creativo tra i fruitori e le amministrazioni, di istruzione e formazione, di inventiva nella
creazione di materiale divulgativo, di elaborazione di progetti di promozione linguistica, di consulenza e coordinamento.
Due pagine sono dedicate ad illustrare agli aspetti che non
rientrano tra le mansioni e le competenze dello sportellista. Egli, precisa il testo, essendo una figura professionale specifica e non solo un dipendente in più, buono per tutti
gli usi, non dovrebbe fare il tappabuchi o lavori generici arretrati; non è traduttore, sebbene conosca la lingua tutelata.«Gli sportellisti non sono né bibliotecari né messi comunali, né guide turistiche, ma dipendenti e collaboratori con
mansioni e competenze precise». Va ribadito quanto affermato dal prof. Giovanni Frau: «Ai sensi della legge istitutiva, tutti i comuni ammessi alla tutela istituiscono gli sportelli previsti. È un obbligo per tutti, non solo per quelli che
beneficiano dei contributi statali».
R.R.
(Dom, 31. 1. 2007)
MINORANZA
La Slovenska skupnost dal ministro Lanzilotta
Il segretario regionale della Slovenska skupnost, Damijan
Terpin, e il consigliere regionale sloveno, Mirko Œpacapan,
hanno recentemente incontrato a Roma il ministro agli Affari
regionali, Linda Lanzillotta, competente in materia di attuazione della legge di tutela per gli sloveni in Italia.
All’incontro, reso possibile grazie al deputato del Partito sudtirolese, nonché presidente del gruppo misto presso la
Camera dei deputati, Siegfried Brugger, hanno preso parte
anche il sottosegretario al ministero dell’Interno, Ettore
Rosato, e il capogabinetto del ministro, dr. Favorito.
I rappresentanti della Slovenska skupnost hanno espresso al ministro le attese che la comunità slovena nutre nei
confronti di questo governo in materia di attuazione della
legge di tutela che, a sei anni dalla sua approvazione, è
arenata ad un binario morto. «È necessario – hanno sottolineato – che il governo Prodi provveda immediatamente alla nomina dei suoi rappresentanti nel Comitato paritetico, dal momento che gli altri organi regionali hanno già
provveduto in questo senso». «Sarebbe, infatti, opportuno che il Comitato paritetico venga formalmente istituito
prima della visita del ministro D’Alema a Lubiana. Sulla stessa linea anche il deputato Brugger e il sottosegretario
Rosato. Il ministro Lanzillotta si è impegnata a contattare
immediatamente anche il ministero per gli Affari esteri, che
deve ancora nominare il suo rappresentante, mentre il ministero dell’Interno ha già preso la sua decisione, così che
il procedimento potrebbe essere concluso in breve tempo.
Terpin ha sottolineato soprattutto la necessità che il governo approvi in tempi brevi l’elenco dei comuni stilato in base
all’articolo 8 della legge di tutela, essendo questa una condizione indispensabile per l’attuazione concreta della legge
di tutela. Dal canto suo, il ministro Lanzillotta si è espressa favorvolmente sull’ultimo elenco dei comuni, che è stato
proposto dal vecchio Comitato paritetico, aggiungendo che
il nuovo dovrebbe solo confermarlo. Notizia questa incoraggiante a detta della Slovenska skupnost.
Al ministro i rappresentanti della Slovenska skupnost hanno
espresso la propria delusione e preoccupazione sull’ultimo decreto del ministero all’Istruzione, con il quale è stata
istituita la commissione regionale per le scuole slovene, a
prescindere però da ogni riferimento relativo alle sue competenze. È, inoltre, emersa la necessità che il ministro agli
Affari regionali eserciti di fatto una funzione di controllo e
di coordinamento sui provvedimenti dei vari ministeri inerenti le questioni della minoranza slovena.
Œpacapan ha sottolineato, soprattutto, la questione della
corretta grafia sui documenti ufficiali dei nomi e cognomi
sloveni. Un problema molto sentito questo, come testimonia l’indignazione della popolazione slovena a causa delle
tessere sanitarie con grafia errata, emesse dalla regione
e che la Sovenska skupnost sta raccogliendo per rispedirle
al mittente.
Da ultimo i rappresentanti della Slovenska skupnost hanno
richiamato l’attenzione sulla questioni aperte del riconoscimento del Sindacato della scuola slovena e dell’istituzione della sezione slovena presso il conservatorio Tartini
a Trieste.
(Novi glas, 11. 1. 2007)
Il primo convegno organizzato nell’ambito del progetto europeo Sapeva
GORIZIA-GORICA
Integrazione di confine e minoranze
Presenti numerose autorità italiane e slovene. L’intervento del prefetto Perla Stancari
i è svolto venerdì 26 gennaio, presso il Kulturni dom
a Gorizia, il convegno, organizzato dall’Unione culturale economica slovena-Skgz, dal titolo «Ruolo delle
minoranze nella nuova Europa», con il quale è stato dato
avvio alla fase esecutiva del progetto europeo Sa.pe.va.,
che sarà condotto, nel corso dell’anno, in stretta collaborazione tra la minoranza slovena in Italia e quella italiana
in Slovenia.
Il progetto, volto all’analisi e alla promozione della ricchezza
culturale, storica e linguistica delle comunità nazionali slovena ed italiana della fascia confinaria, prevede il coinvolgimento diretto di sette gruppi misti di lavoro e la collaborazione di oltre cento persone.
Al convegno, che ha visto una numerosa partecipazione,
oltre ai relatori hanno preso parte diversi ospiti illustri, tra
i quali il sottosegretario al ministero per il Commercio Estero,
Miloœ Budin, il direttore centrale per i diritti civili, la cittadinanza e le minoranze presso il ministero degli Interni, prefetto Perla Stancari, il prefetto di Gorizia, Roberto Di
Lorenzo, l'assessore regionale del FVG, Roberto Antonaz,
il consigliere regionale sloveno, Tamara Bla¡ina, il presidente del Comitato nazionale federativo per le minoranze
linguistiche d’Italia-Confemili, Domenico Morelli, gli assessori comunali di Gorizia, Silvan Primosig e Claudio
Cressati, il presidente e la vicepresidente della provincia
di Gorizia, Enrico Ghergetta e Roberta Demartin, il console
generale sloveno a Trieste, Jo¡e Œuœmelj, il vicesindaco
di Nova Gorica, Darinka Kozinc, il presidente provinciale
della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso,
Janez Povœe, e numerosi altri amministratori e operatori
pubblici della provincia di Gorizia, Udine e Trieste.
L’intervento introduttivo è stato tenuto dal presidente della
Consulta slovena presso il comune di Gorizia, Igor Komel,
il quale ha auspicato che le minoranze, le quali in passato sul nostro territorio sono state spesso il pomo della discordia, possano fungere da modello di convivenza tra popo-
S
li e culture diverse.
Nel suo intervento il presidente della Skgz, Rudi Pavœi@,
ha evidenziato la proficua collaborazione con la comunità
italiana in Istria, intesa come base fondamentale per la promozione delle iniziative culturali ed economiche comuni.
Nella nostra realtà territoriale, inoltre, accanto ai numerosi processi d’integrazione si assiste all’apertura di nuovi orizzonti, che per le minoranze, slovena ed italiana, rappresentano un’occasione unica. Il rafforzamento della collaborazione tra le comunità slovena in Italia e italiana in Istria
necessita, però, del sostegno e dell’attenzione dei governi, affinché esse, dopo la caduta del confine, grazie al loro
originale contributo, possano creare un comune spazio bilingue. A tal fine si richiede alle due minoranze la capacità
di promuovere il reciproco sostegno e solidarietà, che si
pongono ben lontano dalle tentazioni di una qualche reciprocità degli anni passati. Pavœi@ ha sottolineato il clima
positivo che contraddistingue il momento attuale e che è
stato chiaramente sottolineato anche dalla recente visita
in Slovenia del ministro degli Esteri italiano, Massimo
D’Alema.
Il presidente del Comitato esecutivo dell’Unione degli italiani dell’Istria, Maurizio Tremul, ha ripreso il tema dell’integrazione europea la quale, sebbene sia soggetta a «paralisi» provocate da vari egoismi, presenta un percorso segnato, che non conosce ritorni ed è caratterizzato dalla nascita di un’Europa in cui, di fatto, sono tutti minoranze. Tremul
ha fatto riferimento al ruolo centrale dell’area goriziana nell’ambito del processo di allargamento europeo.
L’assessore comunale Claudio Cressati ha, invece, sottolineato i passi fatti dall’amministrazione comunale, presieduta dal sindaco Vittorio Brancati, la quale ha imboccato,
decisamente, il percorso di attuazione delle leggi per la
minoranza, nella consapevolezza che convivenza e multiculturalità rappresentano la base per il futuro di Gorizia.
Un argomento questo ripreso dal presidente della provinSLOVIT N° 1 del 31/1/07 pag. 11
cia, Enrico Gherghetta, il quale ha aggiunto che alla vigilia della cancellazione del confine non si parla più di collaborazione transfrontaliera, ma di pianificazione di uno spazio comune.
Portatrici ed esempio di questa pianificazione sono le minoranze, ha detto il console generale sloveno a Trieste, Jo¡e
Œuœmelj, il quale a proposito della prossima presidenza
dellUnione Europea da parte della Slovenia ha sottolineato
come il progetto Sapeva potrebbe fungere da base per la
presentazione delle minoranze a livello europeo. Nel corso
del convegno ha portato il suo saluto anche il console italiano a Capodistria, Carlo Gambacurta.
Il sottosegretario Miloœ Budin ha ricordato l’impegno del
governo per l’attuazione della legge di tutela, che certamente andrà a buon fine considerata l’intenzione dello stesso di conformare gli interessi della minoranza con quelli
generali. Budin ha, inoltre, annunciato la prossima operatività del nuovo Comitato paritetico e ha auspicato che quest’ultimo possa adempiere liberamente alle sue funzioni
senza essere trasformato in una tribuna politica.
Nel corso della seconda parte del convegno, moderata da
Aleœ Waltritsch, è intervenuto il direttore centrale per i diritti civili, la cittadinanza e le minoranze presso il Ministero
degli Interni, prefetto Perla Stancari, la quale ha sottolineato
l’attenzione del governo verso il processo d’integrazione
che sta interessando l’area nord orientale del Paese. Un
processo, ha detto, che rappresenta una grande occasione di sviluppo per gli scambi economici e culturali. Si tratta di un punto di convergenza tra i territori dei Paesi che
sono entrati a far parte dell’Unione Europea, rispetto al
quale le minoranze rivestono un ruolo fondamentale.
Il prefetto Stancari ha sottolineato l’attenzione del governo verso la questione minoritaria, regolata dalle leggi di tutela 482 e 38, e l’operato in questo senso dell’Ufficio competente. Ha, inoltre, menzionato il grande impegno profuso in tal senso dal sottosegretario Ettore Rosato. Ha poi
sottolineato come sia chiara intenzione del governo attuare la legge di tutela. Ha, inoltre, aggiunto che l’attuazione
della tutela delle minoranze è in linea con il processo di
costruzione dell’Unione Europea e contribuisce a promuoverlo. Il prefetto si è, poi, soffermato sulle numerose
iniziative dell’ufficio, che ha, tra l’altro, coordinato anche l’accordo con la Slovenia, stipulato lo scorso dicembre in attesa dell’ingresso di quest’ultima nell’area Schengen e inerente la libera circolazione nelle zone montane tra Italia e
Slovenia. La Stancari ha, inoltre, sottolineato quanto sia
essenziale per la convivenza e l’amichevole collaborazione promuovere nell’area di confine la reciproca conoscenza
delle lingue.
Per quanto riguarda le minoranze ha, inoltre, ricordato il
documento dell’Osce, firmato a Copenaghen nel 1990, nel
quale si afferma come riconoscere la tutela delle minoranze
sia un contributo importante alla pace e alla stabilità.
Ad ogni modo è importante il rispetto della pluralità e l’affermazione della tolleranza, affinché si superino i contrasti nell’ambito di una società, che sta diventando sempre
più multiculturale. Una società questa, ha concluso Perla
Stancari, che può svilupparsi solo nel rispetto delle differenze che la contraddistinguono.
È seguito l’intervento dell’assessore regionale Roberto
Antonaz, che ha portato il saluto dell’amministrazione regionale, ha sottolineato l’atteggiamento positivo di quest’ultima verso la questione minoritaria ed ha annunciato la prossima approvazione della legge regionale di tutela della minoranza slovena.
Ha preso, poi, la parola il presidente del Confemili,
SLOVIT N° 1 del 31/1/07 pag. 12
Domenico Morelli, con un dettagliato intervento nel quale,
dopo aver elencato i fattori positivi per le minoranze, ha
richiamato l’attenzione sulle zone d’ombra, che sono evidenti sia a livello nazionale che europeo. Tra gli elementi
negativi Morelli ha sottolineato in particolare il fatto che il
governo abbia dimezzato la dotazione della legge 482, che
è stata fonte preziosa delle iniziative delle comunità minoritarie. A questo proposito ha evidenziato la necessità di
un impegno comune affinché la dotazione finanziaria della
legge torni ad essere quella originaria.
Sulla situazione delle minoranze in Austria si è soffermato il presidente della Consulta presso il governo austriaco,
Marjan Sturm, il quale ha sottolineato la necessità di una
politica minoritaria aperta e volta all’integrazione. La parola è poi passata al vicepresidente del Coordinamento minoritario sloveno-Slomak, Jo¡e Hirnok, il quale ha descritto
la situazione degli sloveni della zona del Porabje, in
Ungheria, per la cui sopravvivenza è fondamentale lo sviluppo economico della regione. Sul ruolo delle minoranze
in Europa ha parlato il presidente dell’Agenzia per la lingua friulana-Arlef, Lorenzo Fabbro, e, da ultimo, sull’importanza del progetto Sapeva è intervenuto il presidente
della Comunità autogestita costiera degli italiani in
Slovenia, Flavio Forlani.
D.U.
(Primorski dnevnik, 27. 1. 2007)
L’INTERVISTA
«Alla sostanza si predilige la forma»
A colloquio con il sottosegretario Miloœ Budin
Sottosegretario Budin, tra gli elettori del centrodestra vige
un certo riserbo, se non delusione sull’operato finora svolto dal governo Prodi, che certamente ha fatto molte cose
utili, ma che finora non ha convinto i cittadini. Qual è il suo
commento a riguardo?
«Il punto di partenza è dato dal fatto che non sappiamo
presentare quanto facciamo. Sulle scelte del governo hanno
finora gravato decisioni difficili sulla finanziaria, che a mio
avviso sono state ineluttabilmente necessarie. Recuperare
34 miliardi di euro, debito accumulato dal precedente governo, non è cosa facile. Per questo motivo molte scelte nell’ambito di questa finanziaria sono dolorose, ma rappresentano un necessario punto di partenza dal quale procedere con le opportune riforme.
Un dialogo, quello tra governo e società, reso difficile da
una finanziaria pesante. Da tutto ciò emerge però la composita formazione della coalizione al governo, che non si
è ancora data un’impostazione decisionale».
Il problema, quindi, non è solo finanziario, ma anche espressamente politico…
«Scendere a compromessi e stringere accordi è compito
prettamente dei partiti. Purtroppo la frammentarietà partitica della coalizione è tale da portare nel governo un dibattito che dovrebbe esaurirsi all’interno dei partiti. E questo
non è positivo». (…)
La frammentarietà politica è di casa anche nell’ambito della
comunità slovena…
«Sono convinto che riusciremo ad affermare con successo la nostra identità nel contesto sociale solo se trovere-
mo un accordo con la maggioranza italiana. Sul piano politico penso che la nostra inclusione nel partito democratico faciliterà l’affermazione della nostra identità linguistica
e culturale nel contesto nazionale e regionale».
Quando è stato nominato sottosegretario al governo lei
disse che in questo contesto politico è per gli sloveni preferibile avere un uomo al governo, che ha potere decisionale, piuttosto che in parlamento. Conferma questa convinzione?
«Sì, confermo quanto dissi allora. Nel nostro sistema politico chi è membro del governo, oltre alle possibilità conferite da questa condizione, ha anche la possibilità di farsi
promotore di iniziative parlamentari inerenti la questione
minoritaria. Se sei nel governo sei anche in parlamento,
dal momento che, come sappiamo, il governo ha anche la
possibilità di legiferare».
Il governo ha recentemente ottenuto l’inclusione della provincia di Udine nel nuovo contratto di servizio tra la Rai e
il Ministero alle Comunicazioni. Quando sarà finalmente
possibile per gli abitanti della Slavia friulana vedere i programmi in lingua slovena?
«Il contratto di servizio è il fondamento in base al quale
includere la provincia di Udine nella nuova convenzione tra
il governo e la Rai, che sarà rinnovato tra qualche mese.
Dopodichè urge adempiere a tutte le condizioni tecniche,
a cominciare dai ripetitori».
LA LINGUA SLOVENA AL TARTINI…
Nelle ultime settimane si è occupato molto anche della questione legata alla scuola di musica inerente la comunità slovena…
«A gennaio presso il ministero competente si terrà un incontro di lavoro, al quale prenderanno parte anche i rappresentanti della Glasbena matica, del centro di educazione
musicale, di Gorizia, Emil Komel, e del Conservatorio di
Trieste Giuseppe Tartini. Il nostro obiettivo è introdurre,
presso il Tartini, un determinato numero di materie, da insegnare in lingua slovena, che dovrebbe quindi diventare una
delle lingue d’insegnamento ufficiali presso il Conservatorio.
Penso che siamo sulla buona strada e non si tratta solo di
riconoscere la lingua slovena, ma di creare le condizioni
per dare una risposta esauriente che soddisfi gli alunni sloveni motivati e che assicuri, nel contempo, un programma
formativo di qualità».
QUALE SCUOLA VOGLIAMO?
E per quanto riguarda la scuola slovena?
«Negli ultimi mesi la nostra preoccupazione principale è
stata dedicata alla scuola nella Slavia friulana e, a questo
proposito, confido che ci saranno a breve novità. Anche
per quanto riguarda la scuola dev’essere nostro obiettivo
garantire un’offerta formativa migliore possibile, in modo
tale da rispondere, per quanto possibile, alle necessità, alle
finalità ed alle opportunità offerte dal vigente sistema scolastico. Alcuni, all’interno della comunità slovena, hanno sollevato polemiche sulla commissione scolastica, asserendo che dal decreto per la sua istituzione sono stati depennati due articoli».
Il Comitato paritetico ha proposto al governo competenze
ben precise per questa commissione, che però non figurano nel decreto…
«A questo punto dobbiamo essere precisi. Se ho ben capito dal decreto hanno depennato quanto è previsto dalla
legge di tutela. Il decreto deve definire solo la composizione
e l’attività di questa commissione, mentre le sue competenze sono già definite nel testo di legge, ovvero sono sottintese. Ho letto anche che sono stati eliminati gli articoli,
nei quali si prevedeva che la commissione formulasse le
proposte e le trasmettesse alle autorità scolastiche e altre.
Questo va da sé e non è necessario scriverlo nel decreto. Il nostro compito è di garantire una scuola migliore, che
risponda alle necessità e alle ambizioni della minoranza.
Mentre a volte ho la sensazione che siamo interessati solo
all’involucro esterno, come se la sostanza fosse del tutto
marginale. E, così dicendo, non mi riferisco solo alla scuola, ma anche agli altri ambiti della nostra vita quotidiana».
QUALE COMITATO PARITETICO?
In questo periodo è in atto il procedimento per la nomina
del nuovo Comitato paritetico e, purtroppo, il governo non
ha ancora nominato i rimanenti quattro membri. Cosa ci
dice a tale riguardo?
«Il governo nominerà i suoi quattro membri nel corso di una
delle prossime sedute. Va detto che non dobbiamo appesantire il Comitato, sotto il profilo politico e partitico, dal
momento che non si tratta di un consiglio o di un parlamento
dove ogni componente rappresenta qualcuno e dove, alla
fine, decide la maggioranza con la votazione e per alzata
di mano. Il Comitato, infatti, non è né deve diventare una
sorte di tribuna partitica o pubblica per misurare le potenzialità politiche o di altra natura.
Le sue competenze sono, infatti, scritte a chiare lettere nel
testo della legge di tutela. Il Comitato è una sorta di notaio,
che deve valutare se le proposte degli organi competenti
rispondono alle determinazioni di legge, all’identità e all’interesse della comunità slovena».
In molti ritengono che il governo di centrosinistra avrebbe
dovuto, già da tempo, approvare l’elenco dei comuni da
inserire nel territorio di tutela senza aspettare la nomina
del nuovo Comitato paritetico, dal momento che quello precedente aveva più volte inviato a Roma il suddetto elenco. Qual è la sua risposta a questa critica?
«Con il Comitato paritetico precedente l’elenco dei comuni da inserire nel territorio di tutela è stato oggetto di ritardi e complicazioni. Ritengo sia necessario tutelare al massimo, di fronte a possibili ricorsi, il Comitato paritetico e l’elenco dei comuni. Questo non comporta ritardi, come
sostengono alcuni, piuttosto la garanzia che tutto andrà così
come deve».
D’ALEMA IN SLOVENIA
Il 9 e 10 gennaio accompagnerà il ministro degli Esteri,
Massimo D’Alema, in visita ufficiale in Slovenia. L’ultimo
ministro degli Esteri a fare visita in Slovenia è stato Renato
Ruggiero l’11 settembre del 2001. C’è stato, quindi, un lungo
intervallo politico e temporale …
«Direi piuttosto notevole. Ma ora non ha senso cercare i
motivi e i responsabili di questa lunga assenza di dialogo.
Con la visita di D’Alema si vuole promuovere la collaborazione tra le due nazioni e questo su tre fronti, a cominciare da quello materiale».
Sta pensando forse al confine di Stato…
«Sì, ancora oggi è necessario esibire i documenti per varcare la frontiera. La liberalizzazione delle merci è diventata effettiva nel 2004, mentre per la libera circolazione delle
persone bisogna attendere la fine del 2007. La seconda
dimensione sta sul piano amministrativo, su quello concreto
SLOVIT N° 1 del 31/1/07 pag. 13
economico e sociale e su quello delle infrastrutture. In questo contesto rientrano le infrastrutture e l’economia, l’energia, i servizi secondari e sociali, dall’acquedotto all’elettricità, alla sanità, ecc. l’elenco e lungo e su tutto questo gravita ancora il confine di Stato.
E la terza dimensione del confine?
«Riguarda le barriere mentali, un fenomeno molto diffuso
e presente anche all’interno della comunità slovena. Con
il tempo si stanno superando questi pregiudizi, ma si tratta di un processo lento, che spetta soprattutto a noi politici accelerare».
Sta forse pensando all’atto di riconciliazione?
«È così. La visita di D’Alema a Lubiana non è finalizzata
solo alla normalizzazione dei rapporti tra Italia e Slovenia,
ma vuol offrire anche un contributo affinché si superi la
dimensione di confine, per questo motivo da questa visita mi aspetto molto».
ATTACCAMENTO AL NOSTRO TERRITORIO
Nella sua lunga carriera politica lei è stato sindaco di
Sgonico-Zgonik, presidente della Comunità montana,
consigliere regionale, vicepresidente del Consiglio regionale, senatore e per un breve periodo anche deputato, fino
alla carica odierna di rappresentante del governo. Una funzione questa che la porta a viaggiare molto e ad incontrare
molta gente. Come si trova in questo nuovo ruolo?
«Per me si tratta di una grande prova e di una grande sfida
e responsabilità. Ho avuto la fortuna di seguire, per tutti
questi anni, la politica internazionale, il che mi aiuta molto
soprattutto nei rapporti tra i Paesi dell’Europa centrale ed
orientale, che visito spesso. Mi aiuta molto anche il fatto
di vivere in un contesto plurilingue e multiculturale. Tutti
siamo parte del mondo e hanno più successo quanti riescono a vivere a stretto contatto con esso.
Ad ogni modo è rimasto molto legato a questo nostro territorio…
«Penso che non sarei arrivato a questo punto se avessi
dimenticato le mie origini o se trascurassi il contatto con
la gente e la realtà locale. Le cose che faccio, le affronto
nella convinzione che siano utili all’intera nostra comunità
slovena».
Sandor Tence
(Primorski dnevnik, 30. 12. 2006)
TRIESTE-TRST
Sloveno al Conservatorio Tartini
Con il prossimo anno scolastico
avviare un corso in sloveno
La questione dell’istituzione della sezione slovena presso
il Conservatorio di musica Giuseppe Tartini, a Trieste, è
stata posta all’ordine del giorno nel corso del recente incontro, che ha avuto luogo, a Roma, presso la sede del ministero per l’Università e la ricerca e al quale hanno preso
parte il sottosegretario Miloœ Budin affiancato dal collaboratore Livio Semoli@, i presidenti dell’Unione culturale economica slovena-Skgz, Rudi Pavœi@, della confederazione
delle organizzazoni slovene-Sso, Drago Œtoka, il presidente
del Centro di educazione musicale Komel di Gorizia, Saœa
SLOVIT N° 1 del 31/1/07 pag. 14
Quinzi, affiancato da Fabio Devetak, la presidente e il direttore della scuola di musica Glasbena matica, Nataœa Paulin
e Bogdan Kralj, il direttore del Conservatorio Tartini,
Massimo Parovel, il direttore generale del dipartimento del
ministero per la Scuola superiore di musica, Bruno
Civello.
L’incontro è seguito al confronto che ha, recentemente,
avuto il sottosegretario Budin con il sottosegretario del ministero per l’Università e la ricerca, Nando Dalla Chiesa.
Scopo dell’incontro era trovare una soluzione temporanea
che permetta l’avvio presso il Conservatorio dell’insegnamento in lingua slovena, quale primo passo verso la costituzione della sezione slovena autonoma, come previsto
dalla legge di tutela. Nel corso dell’incontro gli intervenuti
ha cercato di sciogliere il nodo dovuto al fatto che la legge
di tutela è stata approvata quando è entrata in vigore la
nuova riforma sulla scuola superiore di musica che è difficilmente conformabile alla legge di tutela. L’incontro è stato
indetto anche per verificare più a fondo gli aspetti tecnici
legati all’introduzione delle materie in lingua slovena. Nel
corso dell’incontro sono, infatti, emerse anche le difficoltà
più o meno oggettive, sottolineate dal direttore del
Conservatorio, massimo Parovel. Tutti gli altri interlocutori hanno sottolineato all’unanimità la necessità di trovare
veloci soluzioni formali e il fatto che l’introduzione dell’insegnamento in lingua slovena arricchirebbe ulteriormente
il ruolo del conservatorio di Trieste.
Il sottosegretario Miloœ Budin ha sottolineato, soprattutto,
il fatto che il governo sostiene con convinzione la necessità di avviare l’insegnamento in lingua slovena presso il
conservatorio. Per questo motivo è, quindi, necessario
rimuovere qualsiasi ostacolo che renderebbe difficile risolvere la situazione in breve tempo. Nel corso dell’incontro
è stata, inoltre, sottolineata la necessità che l’insegnamento
in lingua slovena venga avviato già a partire dal prossimo
anno scolastico e che, a tal fine, si proceda alla verifica
del potenziale numero di studenti interessati alle materie
proposte.
A conclusione dell’incontro è stato deciso che presso il ministero verrà redatta, per iscritto, una proposta, con incluse
le possibili soluzioni concrete, che sarà oggetto del prossimo incontro.
D. U.
(Primorski dnevnik, 26. 1. 2007)
CIVIDALE-#EDAD
Euro e confine, si apre una nuova fase
Le prospettive della comunità slovena affrontate al
«Dan emigranta» da Luigia Negro ed Ettore Rosato
Con il pensiero alle nuove prospettive che derivano dall’adozione dell’euro in Slovenia e dall’entrata della stessa
nell’area Schengen, il «Dan emigranta», tenutosi sabato
6 gennaio a Cividale, ha ancora una volta rappresentato
un momento di riflessione sui problemi e le aspirazioni della
comunità slovena della provincia di Udine, che dovrà avere
un ruolo attivo nella fase che sta iniziando. Gli aspetti culturali, sociali e politici riguardanti la nostra realtà sono stati
affrontati da Luigia Negro, che ha parlato a nome delle organizzazioni slovene, e dal sottosegretario agli Interni Ettore
Rosato.
Il programma culturale ha visto sul palco la presenza del-
l’orchestra della Glasbena œola di S. Pietro «Pivramavra»
e della commedia del Beneœko gledaliœ@e «Poletje gre h
koncu» (L’estate sta finendo, ndt.) per la regia di Marjan
Bevk.
Due popoli sempre più amici
I temi della collaborazione e dell'amicizia con la vicina
Slovenia, del confine inteso come opportunità e cintura per
legare in modo più forte i due paesi, dell'impegno per la
crescita culturale della comunità slovena e contro lo spopolamento della montagna sono stati al centro dell'attenzione al Dan emigranta il 6 gennaio al teatro Ristori a
Cividale.
Sono stati affrontati anche dall'on. Ettore Rosato, sottosegretario al Ministero degli interni e responsabile delle questioni delle minoranze linguistiche, che ha esordito sottolineando che stiamo vivendo un momento felice, impensabile solo 15 anni fa, con la Slovenia entrata nell'area dell'euro e pronta ad entrare il prossimo anno anche nell'area Schengen. Un momento positivo anche nei rapporti tra
i due paesi ed i due governi che hanno appena sottoscritto un protocollo sul traffico turistico alpino nella zona di frontiera ed altri documenti si stanno tirando fuori dai cassetti, ha proseguito Rosato annunciando la visita del ministro
D'Alema di questi giorni in Slovenia.
In questi rapporti d'amicizia e collaborazione, improntati allo
spirito europeo, hanno un grande ruolo le minoranze linguistiche, quella slovena in Italia e quella italiana in
Slovenia. A questo proposito il sottosegretario Rosato ha
informato che in una delle prossime sedute del governo verranno completate le nomine per il Comitato paritetico per
i problemi della minoranza slovena.
La comunicazione è essenziale per la valorizzazione della
lingua, ha proseguito, ed i due canali fondamentali attraverso i quali ciò avviene sono i mezzi d'informazione e la
scuola. A questo proposito ha ricordato la convenzione
appena sottoscritta tra Rai e Governo (che ha assicurato
anche i mezzi necessari) per l'estensione dei programmi
Tv in lingua slovena della terza rete anche alla provincia
di Udine, «vigileremo su questo» ha detto, sottolienando
allo stesso tempo la necessità di aprire un confronto per
sostenere la scuola slovena nei nostri territori anche in collaborazione con i comuni.
Rosato ha inoltre espresso il riconoscimento per il ruolo e
l'impegno della Skgz e del Sso, le due organizzazioni della
minoranza slovena del Fvg, definite interlocutori seri ed affidabili. Tra i temi toccati anche quello dello sviluppo sociale ed economico dell'area confinaria della nostra provincia. È necessario sviluppare l'occupazione, ha sottolineato il sottosegretario, per evitare lo spopolamento.
Infine ha sottolineato l'importanza della visita del ministro
D'Alema in Slovenia che porterà ad un ulteriore avvicinamento tra le due realtà, ribadendo che la questione delle
minoranze sarà in primo piano nell'agenda degli incontri a
Lubiana.
(Novi Matajur, 11. 1. 2007)
La Cooperativa Most pubblica anche il quindicinale bilingue Dom.
Copie omaggio possono essere richieste
allo 0432 700896
L’INTERVENTO
Per una collaborazione
e un dialogo aperti e costruttivi
Pubblichiamo di seguito il testo integrale dell’intervento tenu to, nel corso della manifestazione «Dan emigranta», dalla
presidente del Circolo culturale di Resia «Rozajanski dum»,
Luigia Negro, che ha parlato a nome degli sloveni della pro vincia di Udine
Con grande piacere e con onore porto il saluto a nome delle
organizzazioni della minoranza slovena della Provincia di
Udine a questa edizione del Dan Emigranta.
È questo un appuntamento importante che segna, con un
incontro festoso, l’inizio di un nuovo anno che sarà, così
come sono stati gli anni passati, un anno ricco di lavoro e,
di conseguenza, di preoccupazioni e d’impegno, ma anche,
ne sono sicura, di soddisfazioni.
Finora molto è stato fatto, magari poco considerato e a volte
poco visibile, ma i passi in avanti ci sono stati anche se
abbiamo ancora tanta strada da fare. Le condizioni sociali, culturali ed economiche della nostra comunità sebbene
migliorate rispetto agli anni della forte emigrazione, presentano ancora delle difficoltà e problemi. Nell’affrontare
questo percorso, ci piace pensare di poter lavorare in un
clima positivo e costruttivo. Questa è una condizione molto
importante affinché il nostro lavoro dia i suoi frutti e nella
maniera migliore possibile.
Perciò vorrei pensare, all’anno che viene, con l’auspicio che
tutti noi collaboriamo soprattutto nel mantenimento di un
clima positivo, di dialogo aperto e costruttivo, base fondamentale per poter cogliere tutte le opportunità e arrivare a
dei risultati positivi per il bene della nostra comunità. Anche
lo sviluppo economico dei nostri territori può trovare migliori opportunità se rispettiamo queste condizioni.
Con il primo gennaio anche in Slovenia è entrato in vigore l’Euro e nel prossimo futuro, forse a ottobre o a gennaio
del prossimo anno, non ci saranno più i valichi di confine.
Il percorso, come è chiaro a tutti, è verso l’apertura, il riallaccio dei rapporti che, per anni, sono stati interrotti o limitati.
Per le nostre zone si potranno aprire nuove prospettive,
grazie agli scambi, che saranno sempre più facilitati. A questo proposito,però, è indispensabile che il clima generale
sia positivo. Consideriamo, quindi, importante, così come
si sta già facendo in vari settori, incrementare i rapporti tra
le popolazioni e le autorità al di qua e al di là del confine
per affrontare, insieme, questioni che possono essere di
interesse per entrambe le realtà e finalizzate allo sviluppo
del territorio e della comunità. Incrementare, quindi, il dialogo, soprattutto da questa parte del confine, lo scambio
di opinioni e la realizzazione di comuni iniziative.
In tutto questo contesto entra di diritto anche l’istruzione e
la conoscenza della lingua slovena. Anche a livello europeo le indicazioni sono orientate non solo verso la diffusione di un’unica lingua, quale è l’inglese, ma anche verso
la conoscenza della lingua del vicino, per poter facilitare
gli incontri ed il dialogo. E noi che viviamo in questi territori sappiamo benissimo quanto questo sia importante.
Per questo motivo sarebbe opportuno estendere l’insegnamento della lingua slovena in tutto il territorio, dove è
storicamente insediata la minoranza, all’intero ciclo scolaSLOVIT N° 1 del 31/1/07 pag. 15
stico fino alle scuole superiori e che questo insegnamento sia accompagnato da una visione positiva e costruttiva.
Da decenni la tutela e la valorizzazione dei dialetti locali è
sempre stata una delle principali attività delle nostre associazioni! L’uso di questi va incoraggiato e sostenuto perché è questo il legame più stretto e diretto che con la propria terra, con la propria comunità, con il proprio passato.
I nostri dialetti sono la nostra lingua del cuore!
Da resiana, sento il dovere di ringraziare con tutto il cuore
la comunità slovena, delle Valli del Natisone, del Torre, del
Cornappo, della Val Canale, di Gorizia, di Trieste, della
Slovenia, per il costante incoraggiamento e sostegno ricevuto. Grazie!
La valorizzazione dei dialetti locali e della lingua slovena
è uno degli obiettivi del neo costituito Istituto per la cultura slovena. Un Istituto che potrà dare molto perché affonda le sue radici nei pensieri e nei progetti di persone eccezionali che ci hanno preceduto quale è stato Pavel Petricig.
Un grato ricordo va anche ai sacerdoti sloveni che quarant’anni fa hanno fondato il giornale Dom. A loro e a tutti
quelli che ci hanno lasciato, ma anche a tutti coloro che
sono ancora in mezzo a noi e che hanno dato tantissimo
per arrivare dove siamo noi oggi, va il nostro pensiero di
grande stima e riconoscenza. La loro forza, la loro instancabile tenacia è per noi fonte di speranza quotidiana. A loro
dobbiamo essere riconoscenti e nei nostri cuori conservare
il loro ricordo e messaggio.
L’Istituto non si sovrapporrà e non limiterà l’attività delle altre
organizzazioni e circoli sloveni della provincia di Udine, ma
si impegnerà ad unire le forze e proporre iniziative con l’obiettivo di valorizzare e far conoscere la grande ricchezza
culturale rappresentata dai nostri dialetti e dalla lingua slovena nella prospettiva di ricreare quella fitta rete di rapporti
e di collaborazione, in passato molto fiorente, tra le popolazioni separate da quel confine che sta per scomparire.
Noi siamo orgogliosi del nostro lavoro anche se le difficoltà
non mancano. Sentiamo, infine, il dovere di ringraziare tutti
coloro che ci aiutano e ci sostengono con parole di incoraggiamento, con l’esempio e con i fatti.
Sull’Euro sloveno sono state coniate le parole di Trubar,
che nel 16° secolo, scrisse il primo catechismo ed il primo
abbecedario in lingua slovena, “stati inu obstati” – “stat ano
ostet”».
RESIA-REZIJA
Avviato il corso di lingua slovena
Martedì 9 gennaio nella sala giunta del municipio a Prato
di Resia ha preso avvio il corso di lingua slovena organizzato dall’amministrazione comunale in collaborazione
con l’Istituto regionale sloveno per l’istruzione professionale/Slovenski de¡elni zavod za poklicno izobra¡evanje.
Al portare il saluto a nome dell’amministrazione comunale è stata l’assessore alla Cultura, Cristina Buttolo, che ha,
tra l’altro, ricordato che il corso è realizzato grazie al contributo della provincia di Udine in base alla legge 482 sulla
tutela delle minoranze linguistiche storiche.
Era presente anche il direttore dell’Istituto, Branko Jazbec,
che ha avuto modo di presentare la ricca attività di formazione che porta avanti l’Istituto stesso nelle province di
Trieste, Gorizia e Udine.
L’insegnante è la dott.ssa Cinzia Pe@ar. Il corso si terrà nel
municipio a Prato di Resia ogni martedì, dalle 9 alle 12,
SLOVIT N° 1 del 31/1/07 pag. 16
nei mesi di gennaio e febbraio. Al termine del corso i partecipanti dovranno sostenere un esame e quindi sarà rilasciato un attestato di frequenza.
Al corso partecipano dipendenti pubblici, ai quali è principalmente rivolto, ma anche operatori culturali e giovani
impegnati nelle associazioni locali.
Il corso sarà dedicato soprattutto allo sloveno amministrativo, ma al contempo si dedicherà molta attenzione
anche alla parte grammaticale.
L. N.
(Dom, 15. 1. 2007)
SLAVIA FRIULANA-BENE#IJA
Pianificazione transfrontaliera che unisce
La Comunità montana ha redatto il primo progetto di
pianificazione transfrontaliera dell’area «Gran Monte
- Natisone»
Un passo in avanti determinante nell’ambito della cooperazione transfrontaliera. È questo il primo significativo risultato del progetto di «pianificazione e monitoraggio del Parco
transnazionale Gran Monte-Natisone», redatto dalla comunità montana del Torre, Natisone e Collio con i fondi del
programma comunitario Interreg. Uno strumento elaborato con l’obiettivo di dare soluzione alla marginalità dell’area centrale del confine italo-sloveno, attraverso il potenziamento delle risorse del territorio e l’elaborazione di nuove
proposte di sviluppo da realizzarsi congiuntamente dalle
amministrazioni comunali di entrambi i versanti, nell’ambito
della programmazione europea 2007-13.
«Non si tratta della creazione “ex novo” di un parco transfrontaliero – chiarisce il responsabile del progetto,
Gabriele Chiopris –, ma di uno studio che coinvolge un
ambito territoriale storicamente ben determinato (la
Benecia), che possiede già una precisa identità ambientale, culturale e socio-economica».
Il Parco Gran Monte-Natisone si estende su un territorio
che occupa una superficie di circa 35 mila ettari comprendendo 15 comuni, da Lusevera e Bovez a nord, fino
a Prepotto e Kanal a sud, passando attraverso Kobarid e
Tolmin in Slovenia, ed i comuni di Taipana, Attimis, Faedis,
Torreano, Pulfero, Savogna, Grimacco, Drenchia e
Stregna, in Italia.
È un progetto «che non pretende di salvare la montagna
– precisa Chiopris –, ma si propone di creare presidi territoriali polivalenti in grado di produrre reddito in proprio,
attraverso il potenziamento di tre settori: quello agricolo, il
settore agrituristico e il settore di produzione e trasformazione del legno».
Le principali risorse del territorio, infatti, sono la foresta (che
occupa circa l’80% dell’area), i terreni agricoli, e diverse
aree di importante valenza naturalistica o turistica. «Le principali, nel territorio italiano – prosegue Chiopris –, sono le
aree naturalistiche di località Campo di Bonis, a Taipana,
di Pian delle Fraccadicce, tra Faedis, Torreano e Pulfero,
e di Passo Solari, a Drenchia (quest’ultima teatro di importanti operazioni belliche durante la Prima guerra mondiale)».
Lo studio, che ha confermato la presenza, sul territorio, di
una grande quantità di strutture ristorative – in genere a
gestione familiare – e ricreative, ha portato anche all’individuazione ed al censimento di tutti gli elementi di interesse
culturale, etnico, storico e naturalistico (dalle chiese ai luoghi di interesse architettonico, all’individuazione di percorsi
turistici) presenti sul territorio, per i quali sono stati suggeriti
alcuni interventi, prevalentemente di tipo infrastrutturale.
Nell’ambito del progetto è stata, infine, evidenziata la necessità di uniformare terminologie e sistemi geodetici (di misurazione e rappresentazione dei terreni su mappe e documenti) italiano e sloveno, che per la prima volta – «non
senza difficoltà», puntualizza Chiopris – sono stati collegati, per giungere all’adozione di comuni scelte di programmazione.
(la Vita Cattolica, 20. 1. 2007)
SLAVIA FRIULANA-BENE#IJA
Toponomastica slovena nello statuto
della Comunità montana
Approvato a maggioranza dal consiglio dell’ente
Approvate lunedì 4 dicembre, in seduta straordinaria ed alla
terza votazione, le modifiche apportate allo statuto della
Comunità montana del Torre, Natisone e Collio. Ormai
scontato l’esito del voto, il consiglio ha dedicato l’attenzione
alla discussione sulle priorità del nuovo progetto montagna,
presentato nelle sue linee guida fondamentali.
Dopo i due tentativi, di cui abbiamo già riferito nei numeri
precedenti del Dom, la summa delle deliberazioni normative dell’ente è stata, dunque, approvata dalla maggioranza relativa dei presenti, comprese le disposizioni in materia di toponomastica bilingue italiano – friulano ed italiano
– sloveno che avevano sollevato il «solito» polverone politico, rimandandone la votazione a partire dall’assemblea
del 6 novembre scorso. Diciannove i voti favorevoli, due
le astensioni, da parte dei consiglieri Tiziano Manzini, sindaco di San Pietro al Natisone, e di Marisa Loszach, esponente di minoranza del comune di Savogna; con l’unico voto
contrario si è espresso invece Paolo Marseu, sindaco di
Torreano, che prima della votazione ha proposto di riaprire la discussione in proposito, eventualità motivatamente
bocciata dalla segretaria, dottoressa Teresa Fiscelli e dal
presidente Adriano Corsi.
Dall’intervento di Marseu è emersa anche la proposta di
riservare al direttivo della Comunità una quota di amministratori non sindaci, meno impegnati rispetto ai primi cittadini e che nell’ente montano potrebbero maturare nuove
competenze ed esperienze. All’ordine del giorno, oltre a
diversi pronunciamenti sulle modifiche da apportare agli
interventi previsti dal fondo montagna nei comuni di
Lusevera, Attimis e Pulfero, anche l’approvazione di una
convenzione tra il comune di San Pietro al Natisone e l’ente montano per consentire gli interventi di manutenzione
straordinaria ed ordinaria dello stabile che ospita il centro
scolastico bilingue.
Questione delicata, che ogni anno si ripropone, quella delle
risorse da destinare all’istituto, che nonostante accolga alunni provenienti dai comuni delle Valli del Natisone e del
Cividalese, grava sul bilancio del solo comune di San Pietro.
«Mi sto adoperando – ha spiegato Manzini – per ottenere
finanziamenti regionali ad hoc e risolvere il problema». Da
parte sua Firmino Marinig ha ribadito la necessità di dirottare alla manutenzione della scuola i fondi stanziati in base
all’articolo 21 della legge 38/2001.
Durante l’assemblea è stata proposta quindi la bozza del
nuovo progetto montagna. Il prof. Mauro Pascolini
dell’Università degli studi di Udine ha per primo chiarito le
linee progettuali e le priorità di intervento individuate, considerato che il 2007, in mancanza di riferimenti normativi
definitivi, sarà un anno di transizione in attesa che la
«Norme per lo sviluppo e la valorizzazione del territorio montano» a modifica della legge regionale 33/2002 siano approvate al termine del consueto iter.
«Solo nel 2008 – ha spiegato Pascolini nel suo intervento – il nuovo progetto montagna entrerà a regime. Le opere
pubbliche non potranno rientrarvi, poiché saranno finanziate con le aster, ed il Piano di sviluppo rurale, che prevede tra gli altri anche gli interventi che riguardano l’albergo
diffuso, dovrà viaggiare di pari passo, per creare la maggiore sintonia possibile in ambito di programmazione sul
territorio». Tra gli assi portanti del progetto, individuati dall’ente in collaborazione con l’Università di Udine e sentito
il parere di associazioni di categoria ed operatori economici locali, si trovano la valorizzazione turistica e culturale, lo sviluppo di tecnologie a servizio di cittadini ed imprese, l’incentivazione delle fonti energetiche rinnovabili, l’apertura di centri multiservizi e l’attivazione del servizio di
trasporto pubblico «a chiamata».
Molte le proposte illustrate, e avremo sicuramente cura di
riparlarne in dettaglio se e quando si tradurranno in azioni concrete, alcune in particolare hanno sollecitato uno
schietto intervento da parte del consigliere Elio Berra, sindaco di Taipana, che puntualmente ha messo in tavola alcuni nodi importanti quanto ancora irrisolti rispetto alla condizione dei piccoli comuni di montagna. «Spero che i soldi
destinati a realizzare il progetto in realtà non ci siano – ha
provocatoriamente affermato Berra – perché se verranno
spesi per gli interventi a pioggia appena illustrati non si
vedrà alcun miglioramento significativo per nessuno dei
nostri comuni in seria difficoltà. I fondi dovrebbero essere
concentrati su un ridotto numero di comuni, diciamo 4, tutti
della fascia C (quella più svantaggiata, n.d.r.), procedendo poi nell’assegnazione di contributi a rotazione. Se le
risorse venissero destinate ai comuni realmente montani
ci sarebbe ancora qualche speranza di risolvere delle situazioni ormai critiche».
Stefania Carlig
(Dom, 15-31.12.2006)
SLOVIT/SLOVENI IN ITALIA
Quindicinale di informazione
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TELEFONO: 0432 700896 - FAX 0432 701455
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