Chneffis 1 501319/141 ILFUNGO Sped. in abb post./70% DBC- Reggio E. Tassa riscossa - Taxe serque - "IL Fungo"— n° 3 ottobre 2010 - Anno XXIVIII "IP 111~F"F N.• wr • %.~ty XXXV MOSTRA REGGIANA DEL FUNGO Reggio Emilia, 9-10 ottobre 2010 in occasione della IX GIORNATA NAZIONALE DELLA MICOLOGIA dil A cura del Gruppo Micologico e Naturalistico "R. Franchi" di Reggio Emilia (A.M.B.) in collaborazione con Provincia di Reggio Emilia Assessorato Ambiente, Difesa del Suolo e Comune di Reggio Emilia Assessorato Ambiente e Sviluppo Sostenibile .11"111 Il Gruppo Micologico e Naturalistico "R. Franchi" di Reggio Emilia Associazione Micologica Bresadola in collaborazione con Provincia di Reggio Emilia Assessorato Ambiente, Difesa del Suolo Comune di Reggio Emilia Assessorato Ambiente e Sviluppo Sostenibile in occasione della IX GIORNATA NAZIONALE DELLA MICOLOGIA organizza, nei giorni 9 - 10 ottobre 2010, presso la Sala Contrattazioni della Camera di Commercio I.A.A. di Reggio Emilia Via Gualerzi, 8 (angolo Via Filangeri, presso il Centro Fiere di Mancasale) Reggio Emilia la XXXV MOSTRA REGGIANA DEL FUNGO PROGRAMMA sabato 9 ottobre 2010 ore 16,00: Inaugurazione ore 19,30 - 21,00: chiusura ore 21,00 23,00: apertura della Mostra con proiezione di diapositive domenica 10 ottobre 2010 ore 10,00 - 12,30: apertura della Mostra ore 12,30 - 14,30: chiusura ore 14,30 - 23,00: apertura della Mostra ore 21,00 - 23,00: proiezione diapositive A richiesta la Mostra può restare aperta esclusivamente per le Scuole anche nella mattinata di lunedì 11 ottobre 2010 dalle ore 9,00 alle ore 12,30. Per concordare le visite è necessario telefonare al numero (tel. & fax) 0522 858177 non più tardi di giovedì 7 ottobre 2010. Immagini di copertina Prima pagina: Lycoperon echinatum Pers.: Pers. in habitat (foto di Giuseppe Borziani) Quarta pagina: Mostra di Civago (foto di Ulderico Bonazzi) Registrazione Trib. Reggio E. N° 531 del 15 novembre 1982 - Direttore Responsabile: Vecchi Paolo. Proprietario: Bonazzi Ulderico Mensile del Gruppo "Renzo Franchi" di R.E. (Associazione Micologica Bresadola) Via Amendola, 2 - 42100 Reggio Emilia - Comitato di Redazione: Bonazzi Ulderico, Cocchi Luigi, Donelli Giuseppe, Franceschetti Franca, Borgatti Giacomo,Valentini Gualberto. 1410ELKI, MOSTRATO E METODI PER LA COLTIVAZIONE AMATORIALE FUNGHI MARA WL usura 03 &eitik GIO Ree. ti Pagegi (130 ta l)51 ~149- WAnepi FUMMOOMIrr Nel prossimo dicembre il nostro Gruppo compie 35 anni: sono molti? Forse sì, considerato che dei soci fondatori (una sessantina) rimangono tuttora iscritti solo sei. Il nostro gruppo comunque in questi anni si è fatto certamente conoscere ed è riuscito a dare buoni contributi alla crescita della micologia promuovendo convegni internazionali di studio e pubblicando opere assai apprezzate. Inoltre non è mai venuto meno anche ad un altro punto del suo statuto “diffondere la conoscenza dei funghi e dei loro habitat nella provincia di Reggio E.” allestendo mediamente ogni anno una decina di mostre, offrendo corsi di micologia sia provinciali che locali ed aprendo la propria sede a tutti per consulenze micologiche. Ma a 35 anni uno è al pieno delle sue forze ed anche il nostro Gruppo con l’impegno di tutti i soci (e non solo dei soliti noti!) potrà portare avanti ancora iniziative interessanti e rimanere punto di riferimento per lo sviluppo della micologia in Italia. Ma per ora prepariamoci a festeggiare a dicembre il nostro compleanno e ringraziamo i soci di altri Gruppi Micologici che, per l’occasione, hanno gentilmente contribuito con validissimi articoli a questo tradizionale nostro opuscolo per le mostre fungine. IL PRESIDENTE INDICE G. DONELLI Ancora una interessante Russula di Pulpiano ......................................... Pag. 3 G. ROBICH Mycena polygramma (Bull. : Fr.) Gray f. laevipes f. nov. ...................... “ 8 P. GALLINGANI Banano di montagna ............................................................................... “ 15 U. BONAZZI Attenzione ai micofagi ... apprendisti ..................................................... “ 19 A. MONTECCHI & E. CANOVI Censimento della flora ipogea del territorio reggiano ............................. “ 23 L. COCCHI, C. SINISCALCO & L. VESCOVI EUR Report “Elementi chimici nei funghi superiori” ............................ “ 43 GRUPPO “R. FRANCHI” R. E. I libri pubblicati da noi e dai nostri soci .................................................. “ 55 G. CONSIGLIO & L. SETTI Parasola auricoma, una specie bella e interessante ................................ “ 56 E. CANOVI, A. MONTECCHI & G. VALENTINI Frutta antica ............................................................................................ “ 62 C. ORLANDINI Amanita dryophila e Peziza flavida, due interessanti specie ritrovate a Spianzagna (RE) “ 67 P. GALLINGANI Osservazioni del Gruccione presso le Casse di espansione del Secchia ......................... “ 75 GRUPPO MICOLOGICO “B. CETTO” MESTRE Ricorrenza: i trent’anni del Comitato Scientifico “P.A. e S. SACCARDO” .................. “ 77 G. BORGATTI Matilde e i fiori ...................................................................................................... “ 79 GRUPPO “R. FRANCHI” R. E. Calendario di massima delle attività 2010-2011 ............................................................. “ 82 2 ANCORA UNA INTERESSANTE RUSSULA DI PULPIANO di Giuseppe Donelli Via Tragni 8 - 42043 Praticello di Gattatico e-mail:[email protected] Riassunto Sono esaminate, con l’aiuto di fotocolor e disegni, tre raccolte di una forma verde di Russula carminipes. Infine viene proposta una nuova forma: Russula carminipes f. viridans ad int. Three collections of a green form of Russula carminipes are esamined and illustrated with the aid of colour photographs and drawings. At last is proposed a new form ad int.: Russula carminipes f. viridans ad int. Key words: Russulales, Russulaceae, Russula carminipes, Russula carminipes f. viridans, Italia. Materiali e metodi Le descrizioni macroscopiche e microscopiche sono state fatte su materiale fresco. Per le osservazioni si è utilizzato acqua distillata, rosso congo anionico, fucsina basica, acido cloridrico 3%, solfovanillina. S = codice dei colori di Seguy; Qm = quoziente medio lunghezza/larghezza spore; Vm = volume medio spore (formula utilizzata 0,524 x lunghezza x larghezza x larghezza). Le barre orizzontali nel disegno di microscopia misurano 10 µm. In tale disegno: spore in basso, poi in senso orario epicutis e cistidi. La sistematica utilizzata è quella di Sarnari 1998, le raccolte studiate sono depositate nell’erbario GD dell’autore. Premessa Nel nostro meraviglioso bosco di Pulpiano, ancora una volta abbiamo potuto raccogliere, almeno così pensiamo, qualcosa di nuovo: una Russula carminipes verde. Della carminipes tipo di Pulpiano (Fig 3) abbiamo già parlato molto (Donelli 1991, 2001). In particolare del convincimento allora e della certezza oggi della sinonimia di Russula carminipes Blum e di Russula pseudomelitodes Blum ex Bon. E di questo non ne parleremo più. Pur nel doveroso rispetto per la scelta opposta di Reumaux (Reumaux, 1996). Tratteremo invece di una forma, verificata in tre raccolte, a colorazione pileica completamente verde. Al primo impatto solo perplessità: russula media, pileo verde, carne dolce, lamelle gialline. Mah...Ma queste lamelle, di questo giallo, le avevamo viste già tante volte in questo bosco. La nostra russula si era mascherata bene, ma questo giallo caratteristico l’aveva tradita: una carminipes verde! La microscopia confermò poi la nostra intuizione. A cinque anni di distanza, 3 dopo aver fatto nello stesso bosco altre due raccolte, pensiamo di proporre per la nostra verde russula il nome provvisorio di Russula carminipes f. viridans, ad interim. Posizione sistematica: Genere Russula Pers.- Sottogenere Russula, emend.- Sezione Incrustatae Sarnari- Sottosezione Integrae Maire emend. (ss.str.). Descrizione della specie Russula carminipes f. viridans ad int. Figg. 1-2 Cappello 70 – 90 mm, a maturità marginalmente appianato con parte centro discale da leggermente a più o meno profondamente depressa, a carne spessa e dura, con margine ottuso e privo di scanalature, cuticola, a tempo secco, piuttosto opaca, ma non perfettamente liscia, persino granulosa, nello sporoide della seconda raccolta quasi vellutata al tatto, asportabile almeno sino a metà raggio. Di colore completamente verde, solo al disco può apparire una minuta area ocraceoverdastro sporco verso S. 263, S.264 (Jaune passé); perlopiù sul verde tiglio o con tonalità un poco più sostenute verso la parte centro discale circa S.324 (vert tilleul) o un poco più chiaro S.325, anche verde mela, verso S.266 (vert pomme) o un poco più scuro intorno S.283, S.284, S.285, lo sporoide della seconda raccolta con ristretta area discale verde giallasturo scuro circa S.281 (vert jaune) Lamelle serrate, fragili, piuttosto spesse, ottuse in avanti, attingenti al gambo, con alcune anastomosi, a maturità di un giallo burro piuttosto caratteristico. Fig. 1: Russula carminipes f. viridans ad int. in ambiente. Pulpiano 23-06-2005. Fotocolor G. Donelli 4 Gambo 47-75 x 17-22 mm, poco svasato in alto, poi cilindrico con leggero rigonfiamento prima di attenuarsi nella parte terminale, duro, bianco, ma macchiato di ocraceo alla base, alla manipolazione imbrunente, con anfrattuosità numerose e irregolari. Carne ancora quasi dura negli sporoidi maturi, il giorno dopo un poco rammollente, bianca, nel tempo un poco imbrunente particolarmente alla base e alla manipolazione, di sapore mite almeno nei carpofori maturi, con odore fruttato gradevole, ma molto tenue. Reazioni chimiche guaiaco, sulla corteccia esterna del gambo rapida e forte; solfato di ferro, sulla corteccia dello stipite lentamente di un debole rosa arancio. Sporata giallo chiaro, IVa CR. Spore 7,5-10,1 x 6,7-8,8 j.tm, media 8,7 x 7,7 j.tm, Qm=1,13, Vm=270 j.tm cubici; da globose (Q=1,02) a leggermente ellittiche (Q=1,22), con ornamentazione caratteristicamente bassa, di aspetto da crestato-catenulato a parzialmente reticolato, con un numero poco importante di maglie chiuse, non disdegnando di presentare anche un numero piuttosto variabile di verruche isolate; verruche ottuse, tronco-coniche emergenti dal profilo poco più di 0,3-(0,5) j.tm, riunite da brevi e poco rilevate creste o da sottilissimi connettivi, oppure più o meno catenulate, mantenendo costantemente un disegno ornamentale tra i più bassi del genere. Areola ilare nettamente amiloide. Basidi tetrasporici 38-52 x 10-13 j.tm. Cistidi poco emergenti e non molto numerosi, cilindracei, con spesso minuscola papilla terminale o a forma di cuspide con, a volte, parte superiore più o meno moniliforme o con leggero capezzolo, spesse da 9 a 12,5 j.tm, piuttosto lunghi, non inferiori a 60 j.tm. Ingrigenti in solfovanillina. Epicutis costituita da peli spessi da 2,3 a 4,3 (5) j.tm, generalmente a elementi terminali attenuati o ispessiti, a becco d’uccello o a testa di serpente, più spesso cilindracei, sinuosi e contorti, a setti generalmente numerosi, più raramente molto Fig. 2: Russula carminipes f. viridans ad int. Spore, epicutis, cistidi. Dal basso in senso orario. 5 sottili e a setti molto distanti; da ife incrostate piuttosto disperse, larghe 3-4,5 j.tm, a elemento terminale attenuato e perlopiù molto allungato; da dermatocistidi annerenti in solfovanillina e incrostati, perlopiù cilindracei e sinuosi, anche clavati e persino toroidali, poco voluminosi, spessi da 4 a 7-(7,5) j.tm. Sul fresco, alla fucsina, il preparato presenta, per zone, incrostazioni un poco ovunque. Habitat in un bosco prevalentemente con cerri su terreno di argille acide, solo raramente in nicchie a terreno meno acido con rare roverelle. Epoca dei ritrovamenti giugno e settembre. Materiale studiato Pulpiano-Viano-RE, alt. 520 m, bosco di Quercus cerris su argille acide, IGM 218/132, leg. M. Comuzzi, G. Donelli, exs. n° 05/20, il 23-06-2005, due sporoidi maturi, erbario GD; stessa località, ma un poco più a ovest, il 15-09-2005, un solo sporoide perfettamente maturo, leg. M. Capelli, G. Donelli, exs. n°05/81, erbario GD; stessa località, 11-06-2008, leg. A. Ciavarella, G. Donelli, un solo sporoide piuttosto vecchiotto, inventariate solo le lamelle col n° 08/37, erbario GD. Osservazioni Mentre il typus (Fig.3) ha colori pileici variabili dal rosso porpora vinoso al bruno palissandro (Donelli, 2001), concedendosi all’interno di queste tonalità una miriade di variazioni in cui il verde spesso combinato all’olivastro appare raramente su piccole aree come “sfumatura verdastro pallido” (Romagnesi, 1967), o “appena ocra olivastro” (Donelli, 2001), “a riflessi olivastri” (Bon, 1988), ancora “con colore ocra olivastro stinto” (Sarnari, 2005), al contrario questa forma appare al raccoglitore con Fig. 3: Typus di Russula carminipes in ambiente. Pulpiano 19-09-2005. Fotocolor G. Donelli 6 colorazione totalmente verde. Nessun accenno a simile tonalità nemmeno in Blum (Blum, 1962), autore della specie e in Galli (Galli, 1996). Dopo un accurato controllo sul materiale raccolto, non è stata osservata, rispetto al typus nessuna altra differenza macro e microscopica. Il gambo nei quattro sporoidi raccolti non ha mai mostrato la sfumatura rosa carminio che lo dovrebbe caratterizzare, d’altra parte in esso presente solo al 30-40%. La forma viridans non ha che limitatissimo valore tassonomico, come le altre legate al colore pileico, ma aiuterà il raccoglitore ad una più rapida determinazione. Questa forma si riconosce per la media taglia, il verde pileico, le lamelle a maturità giallo burro, il gambo duro e solo bianco (al momento), solamente alla base a zone ocracee, la carne ovunque mite, la forte reazione al guaiaco e il debole rosa arancio al solfato di ferro; il microscopio ci offre grandi spore piuttosto arrotondate con ornamentazione crestato-subreticolata molto debole e una epicutis con scarse ife incrostate e dermatocistidi pure incrostati e reagenti alla solfobenzaldeide. Per ora l’habitat risulta solo quercicolo. Russula stenotricha Romagn. e le forme verdi di Russula grisea Pers. Fr. hanno più o meno la medesima colorazione pileica, spesso stesso habitat, stessa durezza della carne e similari reazioni al solfato di ferro e al guaiaco, ma differiscono per le lamelle a maturità crema e conseguente sporata sino a IIc CR, mentre il quadro microscopico non presenta epicutis a elementi incrostati. Russula olivascens Pers. Fr. non cresce certamente sotto cerri, è più minuta, meno carnosa e dura, ha lamelle, a maturità, giallo saturo con riflesso finale aranciato, mentre la microscopia ci mostra una epicutis solo a ife incrostate. La forma interamente verde di Russula cuprea Krombholz f. griseinoides Romagn. si differenzia subito per la carne acre e le lamelle di un giallo profondo. Bibliografia Blum J. - 1962: Les Russules:Flore Monographique des Russules de France et des pays voisins. Enc. Mycol. n° 32. Ed. Lechevalier, Paris. Bon M. - 1988: Clé Monographique des Russules d’Europe. Doc. Mycol. 70-71: 1120 Donelli G. - 1991: Russula carminipes, Russula pseudomelitodes: note per una ipotesi di sinonimia. Suppl. al n° 3 di “Il Fungo”, Atti III seminario internazionale Russulales et Boletales: 55-63. Donelli G. - 2001: Nuove osservazioni e vecchie ripetizioni su rare russula reggiane. Micol. Veget. Medit. XVI-27-45. Galli R. - 1996: Le Russule.Edinatura. 480 pp. Reumaux P., Bidaud A. & Moënne-Loccoz P. - 1996: Russules Rares ou Méconnues. Ed. Féd. Myc. Dauphiné-Savoie, Marlioz. 294 pp. Romagnesi H. - 1967: Les Russules d’Europe et d’Afrique du Nord. 998 pp. Bordas. Paris. Sarnari M. - 2005: Monografia illustrata del Genere Russula in Europa. Tomo II, AMB, Centro Studi Micologici. Brescia, pp.800-1568. Seguy E. - 1936: Code universel des couleurs. Lechevalier, Parigi. 7 Mycena polygramma (Bull. : Fr.) Gray f. laevipes f. nov., una nuova entità con gambo liscio, privo di striature e scanalature Giovanni Robich c/o Museo di Storia Naturale, 1730 S. Croce, I-30135 Venezia Riassunto Viene presentata Mycena polygramma f. laevipes, una nuova forma di Mycena polygramma con gambo interamente liscio. Insieme all’immagine della nuova forma sono presentate le immagini dei caretteri microscopici. Sono anche riportate alcune citazioni riguardanti la principale caratteristica macroscopica del gambo di M. polygramma reperite in letteratura. Abstract Mycena polygramma f. laevipes, a new form of Mycena polygramma with entirely smooth stipe is here introduced. Together with the image of the new form, the images of the microscopic characters are introduced. Some descriptions of the principal macroscopic characteristic of the stipe of M. polygramma retrieved in literature are brought also. Mycena polygramma è una specie piuttosto comune, di grossa taglia [penso sia possibile usare questo termine per una Mycena con cappello che può raggiungere i 60 mm di larghezza ed un gambo largo fino a 6 (7) mm e lungo fino a 120 (180) mm], che si differenzia da altre entità del genere Mycena per la presenza di un gambo interamente, o quasi, rigato ed alle volte scanalato. Al momento del ritrovamento, accertata la mancanza di questo carattere fondamentale, era pertanto impossibile accostare questa entità ad una forma di M. polygramma. In un secondo momento, dopo le necessarie osservazioni degli elementi microscopici, si è giunti alla seguente determinazione. Mycena polygramma f. laevipes è stata reperita in una località dei Colli Euganei durante il 62° Comitato Scientifico Nazionale dell’A.M.B., svoltosi nel 2008 a Montegrotto Terme, organizzato dal Gruppo Micologico AMB di Padova. Mycena polygramma (Bull. : Fr.) Gray f. laevipes f. nov. Etimologia: per il gambo (stipe) interamente liscio (laevis), privo di striature. 8 Key words: Mycena polygramma f. laevipes f. nov., M. polygramma f. polygramma, M. tristis, Sect. Fragilipedes. Diagnosi originale A tipo differt stipite omnino laevi. Holotypus MCVE 23935. Leg. R. Giolo & G. Ro-bich, 08.11.2008. Loc. Laghetto (Monte Venda), Castelnuovo (PD). Descrizione macroscopica Cappello largo 12-19 mm, emisferico, striato per trasparenza con strie bruno acquose, con pruina bianca al centro; bruno, bruno acquoso al centro, bruno poco chiaro verso Ife del gambo lisce (particolare) 9 il margine. Lamelle 30-34 con lamellule (1 L = 1-3 lam.), abbastanza fitte, un poco larghe, ascendenti, adnate; biancastre nella zona dorsale, bianche nella parte sottostante con orlo concolore. Carne bianca, odore di radice. Gambo 1,5-2 x 60-65 mm, uniforme, cavo, lucente, interamente liscio, tenace; bianco acquoso in alto poi grigio acquoso chiaro, grigio-bruno acquoso; base appena radicante con pochi peli bianchi. Habitat: isolato o gregario al suolo vicino a radice e su residui fogliosi (Quercus) marcescenti. Descrizione microscopica Spore (A) (5,5) 6-7,5 (8) x 8,5-11 (12) j.tm, da ellissoidali a largamente ellissoidali, amiloidi. Basidi (B) 10-12 x 22-29 j.tm, 4-sp., clavati. Cheilocistidi (C) 5-11 x 15-35 j.tm, fusoidi e clavati in forme irregolari, alcuni subcilindrici, apicalmente con uno, due o più prolungamenti digitaliformi, flessuosi, irregolari, 1-3 x -18 j.tm, disposti sull’intero orlo lamellare. Pleurocistidi non osservati. Ife dell’epicute (D) larghe 3-8 j.tm, diverticolate, con semplici, flessuose e ramificate escrescenze, 1-2 x -21 j.tm, ricoperte queste ultime da un sottile strato di materia gelatinosa. Ife della trama del cappello cilindraceo-vescicolose, larghe fino a 34 µm; ife delle lamelle più o meno simili, larghe fino a 29 µm. Ife del gambo cilindriche: interne larghe fino a 20 µm, pseudoamiloidi (bruno-rosso) e metacromatiche (viola); esterne (E) larghe 2-4 µm, lisce, terminano in elementi (F) similari, lisci, curvi, un poco flessuosi, 2-6 x -160 µm. In alto, vicino all’attacco con il cappello, sono presenti degli elementi (G) subcilindracei o subclavato-lanceolati, 6-9 x -125 µm, lisci o con escrescenze più o meno digitaliformi. Ife delle trame del cappello e delle lamelle pseudoamiloidi (vinoso e bruno vinoso). Giunti a fibbia presenti. Cheilocistidi x 1000. Pileocistidi x 1000 Note Nella diagnosi originale di Agaricus polygrammus (BULLIARD, 1791, III: 454) si legge: “..., son pèdicule est fistuleux remarquable par un nombre indeterminé de stries longitudinales et bleues qui en rendent la superficie agrèablement cannelée, ...“; la tavola n. 395 rappresenta 8 esemplari di Agaricus polygrammus nei vari stadi di crescita (uno dei quali in sezione), con i gambi bluastri interamente percorsi da striature longitudinali. Oltre che in BULLIARD altre descrizioni di gambi con striature sono riportate in letteratura: “..., stipite longo rigido striato splendente, ...“ (FRIES, 1821: 146); “...; stem tailed, streaked lengthways, ...“ (GRAy, 1821: 619); “... stipe rayé longitudinalement de nombreuses stries parallèles, ...“ [QUELéT, 1872, II (5): 104]; “... pied ..., marqué dans toute sa longueur de stries parallèles et continues ...“ (GILLET, 1874: 272); “... stipes..., totus longitudinaliter sulcato-striatus ...“ (KARSTEN, 1876: 78); “... longitudinally striate to sulcate stem.“ (ATKINSON, 1901: 95); “...S...; regularly striate throughout its length; ...“ (SWANTON, 1909: 165); “...; stipite ... toto longitudinaliter sulca-tostriato, ...“ (SACCARDO, 1915: 269); “...; stipes..., longitudinaliter sulcato-striatus, ...“ (BRESADOLA, 1927-41: 237); “... Stem ... with numerous raised, silver-white lines...” (LANGE, 1936: 39); “... La forme type, qui vien sur les souches, a un stipe strié-sillonné sur un grande longueur par des sillons concolores (+ - gris) ou blancs (argentès), ...“ (KühNER & RO- 11 Disegno di Bulliard, PL. 395, esemplari con gambi striati. MAGNESI, 1953: 108); “... stipe ... fortement strié-cannelé sur toute sa hauteur, ...“ [MALENçON & BERTAULT, 1975, (II): 291]; “... stipe strikingly sulcate, ... whitish blue-grey ...“ (MOSER, 1978:88); “... stipe ... marked with fine greyish lines throughout.“ (BON, 1987: 184); “... Stiel ..., längsgefurcht, ...“ (RYMAN & HOLMASEN, 1992: 362). Alcuni Autori invece danno di questa entità descrizioni parzialmente diverse, indicando un gambo striato o parzialmente striato: “... Stipe ... strié-silloné sur une grande longueur (surtout dans la moitié supérieure mais parfois en entier) à sillon concolores ou blancs, rarement non ou à peine striolé, ...“ (KüHNER, 1938: 500); “... Stipe ... à sommet lisse ou tout au plus un peu strié-cannelé (surtout chez les jeunes), (descrizione di M. polygramma f. pumila)“ (KüHNER, 1938: 501); “... Stipe ... strongly and coarsely groved to smooth ...“ [Maas Geesteranus, 1988 (2): 151]; “... Pied ...; surface lisse ou sillonée longitudinalement, ...“ [BREITENBACH & KRäNzLIN, 1991 (3): 286]. Mycena tristis Maas Geest. [1988, 13 (4): 471], è una specie della sezione Fragilipedes raccolta in Finlandia con alcuni caratteri simili a quelli di M. polygramma f. laevipes. Nella sottostante tabella sono messi a confronto i diversi caratteri di queste due entità. 12 M. polygramma f. laevipes M. tristis Cappello bruno, bruno acquoso al centro, bruno poco grigio molto scuro, quasi nerastro, chiaro verso il margine, largo fino a 19 mm. largo fino a 45 mm. Lamelle biancastre e bianche grigio scure Gambo largo 1,5-2 mm; largo 3-4 mm; base densamente base con pochi peli bianchi coperta da lanosità formata da lunghe fibrille bianche Basidi 10-12 x 22-29 µm 9 x 35-45 µm Cheilocistidi 5-11 x 15-35 µm 11-22,5 x 35-70 µm Ife dell’epicute larghe 3-8 µm larghe 1,5-3,5 µm Ife esterne del larghe 2-4 µm, lisce larghe 1-2 µm, lisce o sparsamente gambo coperte di escrescenze lunghe meno di 1 µm Caulocistidi larghi 2-6 µm e lunghi -160 µm, lisci; larghi 2-6,5 µm, coperti di larghi 6-9 µm e lunghi -125 µm, lisci o con escrescenze escrescenze digitaliformi Habitat vicino a radice e su residui fogliosi su residui vegetali (con aghi di Picea (Quercus) marcescenti marcescenti), fra l’erba sotto Betula In conclusione, questa nuova forma si differenzia dalla specie per il gambo interamente liscio. CHIAVE DELLE FORME DI MYCENA POLYGRAMMA 1. Cappello grigio, grigio-bruno, bruno-rossastro o quasi nerastro 2. Gambo con striature da poco evidenti a quasi striato-scanalato 3. Spore lunghe 8-10,5 (11,5) µm, largamente ellissoidali M. polygramma f. polygramma 3. Spore lunghe (6) 7-8,5 µm, subellissoidali, subovali, globulose M. polygramma f. pumila 2. Gambo interamente liscio, privo di striature M. polygramma f. laevipes 1. Cappello bianco. Lamelle bianche. Gambo bianco, liscio, privo o quasi di striature M. polygramma f. candida Bibliografia ATKINSON, 1901: Studies of American Fungi. Mushrooms Edible, Poisonous, Etc.: 93-100. (Second Ed.). BON M. - 1987: The Mushrooms and Toadstools of Britain and North-Western Europe: 180-187. BRESADOLA G. - 1927-41: Iconographia Mycologica. BULLIARD M. ET E.P. VENTENAT - 1791. Histoire des Champignons de la France, III: 454, PL. 395. FRIES E.M. - 1821: Systema Mycologicum, I. GILLET C.C. - 1874: Les Hyménomycètes. (Agaricales): 251-286. GRAY S.F. - 1821: Natural Arrangement of British Plant: 619-621. 13 KARSTEN P.A. - 1876: Mycologia Fennica: 74-85. KüHNER, 1938: 500; KüHNER R. & H. ROMAGNESI - 1953: Flore Analytique des Champignons Supérieurs: 96-116. LANGE J.E. - 1936: Flora Agaricina Danica, II: 28-51. MAAS GEESTERANUS R.A. - 1988: Conspectus of the Mycenas of the Northern Hemisphere - 9. Section Fragilipedes, species I-R. Proc. K. Ned. Akad. Wet. (Ser C) 91 (2): 129-159. MAAS GEESTERANUS R.A. - 1988: Mycena tristis, a new european species of Section Fragilipedes. Persoonia, 13 (4): 471-473. MALENçON G. & R. BERTAULT - 1975: Flore des Champignons Supérieurs du Maroc. II: 215-325. MOSER M. - 1978: Key to Agarics and Boleti: 173-189 (4th Ed. 1983). QUÉLET L. - 1872: Les Champignons du Jura et des Vosges. Mémoires de la Société d’Emulation de Montbéliard, sér. II, 5: 102-110. ROBICH G. - 2003: Mycena d’Europa: 288-298. RYMAN S. & I. HOLMASEN - 1992: Pilze: 345-364. (Svampar, 1984). SACCARDO P.A. - 1915-16: Flora Italica Cryptogama: 239-279. SWANTON E.W. - 1909: Fungi and How to Know them: 161-166. (II Ed. 1922). 14 BANANO DI MONTAGNA di Paolo Gallingani Via Bellini, 4 - 42100 Reggio Emilia e-mail: [email protected] Alla Fiera di Animali e Piante Perdute, che ogni settembre si svolge a Guastalla, quattro anni fa ho osservato presso un vivaista di Ferrara una piccola pianta (15 cm di altezza) il cui nome comune, banano di montagna, mi incuriosì. Acquistata la pianta l’ho sistemata in un grosso vaso da limoni all’ombra di un alto nocciolo nel piccolo giardino di città. Sono passati quattro anni e l’alberello ha raggiunto i 2 metri di altezza e, dopo un’abbondante fioritura primaverile, ha fruttificato come si può vedere dalle fotografie. Banano di montagna o del Nord, nome botanico Asimina triloba L’Asimina produce frutti che sono conosciuti come la banana dei poveri, o la banana di Hosier, o la banana di Michigan. La ragione di questi appellativi è data dal gusto e dalla forma del frutto dell’asimina che è molto simile alla banana. Dentro la buccia giallo-verde, che diventa punteggiata e striata di marrone a maturità, c’è una polpa cremosa, bianco lattea. Il gusto è molto simile a quello delle banane, ma con una vena addizionale di crema alla vaniglia, ananas e mango. L’asimina è un rappresentante, resistente al freddo, della famiglia delle Annonaceae, la quale include delicatezze tropicali e subtropicali quali 1’Annona squamosa, l’A. muricata e, naturalmente, l’annona (A. cherimola). Gli alberi di asimina sono originari di tutta la zona orientale degli Stati Uniti, dal sud dello stato del New England fino alla Florida settentrionale e fino al Nebraska verso ovest. Descrizione della pianta L’asimina è un piccolo albero piramidale con lunghe foglie pendule. L’albero segnala l’arrivo dell’inverno con il cambiamento di colore delle foglie che diventano di un bellissimo giallo chiaro. Le piante di asimina crescono selvatiche nelle foreste all’ombra di alberi di maggiori dimensioni. Generalmente raggiungono un’altezza tra i 3 e gli 8 metri. L’albero presenta alcuni dettagli degni di essere visti attentamente. In inverno le gemme dormienti sono di color ruggine e lanuginose. Quelle vegetative, che danno origine ai germogli nella stagione successiva, sono allungate ed appuntite. Le gemme fiorali assomigliano a piccoli bottoni felpati. 15 Con l’arrivo della primavera, quei piccoli bottoni felpati germogliano e dischiudono petali che inizialmente sono verdi e quindi diventano rosa. Quando il fiore finalmente si apre nella sua massima ampiezza, tra i 3 e 5 cm di diametro, i petali accentuano il colore fino ad un viola scuro. Occorre avvicinarsi bene alla pianta per apprezzare interamente il fiore perché rimane celato alla vista sia per il suo colore scuro sia perché pendente verso il basso. I fiori di asimina nascono singoli ma ogni fiore contiene numerosi ovari separati cosicché potenzialmente può dare origine ad un grappolo di frutti. Grossi grappoli si sviluppano nelle migliori condizioni. Le api, i normali impollinatori degli alberi da frutto e dei cespugli, non dimostrano alcun interesse per i fiori fetidi e scuri di asimina. I frutti di un singolo fiore sono appesi assieme ed orientati verso l’esterno o verso l’alto, ancora una volta ricordano le banane, che sono sospese dalle piante quasi allo stesso modo con una forma simile alle mani. I frutti oscillano tra gli 8 e 15 cm di lunghezza ed i 3-8 cm di larghezza. I frutti sono assimilabili alle banane anche perché ci sono due file di semi marroni della dimensione dei fagioli americani inclusi nella polpa cremosa dell’asimina. Comunque il frutto è facilmente separabile dai semi. Da un secolo a questa parte ci sono state periodiche ventate d’interesse nel selezionare e/o incrociare asimine per ottenere frutti di qualità superiore. Questo frutto dovrebbe avere tessitura compatta, e un gusto dolce, delicato e ricco, ma non nauseante. Se mai i frutti fossero coltivati per scopi commerciali, necessiterebbero di una buccia più spessa per tollerare il trasporto e le manipolazioni. Relativamente poco lavoro è stato fatto per migliorare l’asimina. Molte varietà erano piante selvatiche superiori trovate in una relativamente stretta area geografica (data l’estesa zona di distribuzione naturale). Potrebbe essere che in questo preciso momento l’asimina ideale sia celata in qualche parte di una foresta americana. Alcune delle deficienze dell’asimina potrebbero essere superate mediante ibridazione con altri membri dello stesso genere. Coltivazione L’asimina è una pianta facile da coltivare. Come è prevedibile per una pianta con un areale naturale così vasto, l’asimina non è esigente per quanto concerne il suolo ed il clima. Qualunque suolo ben drenato con un livello di pH oscillante tra 5 e 7 è adatto. Uno spesso strato superficiale di foglie o paglia possono riprodurre le condizioni tipiche dell’habitat naturale dell’asimina. L’albero resiste a temperature di 0° C, il frutto necessita di sufficiente caldo estivo e di 150 giorni per maturare. L’asimina può essere allevata in qualunque regione con clima temperato ad eccezione delle estreme regioni settentrionali e delle aree marittime con estati fredde. Un modo per aggirare questo problema è evitare il trapianto: seminate i semi in quella che sarà la dimora permanente dell’albero. Un’altra via è piantare un albero che è 16 stato inizialmente allevato in vaso, in modo che le radici non siano disturbate durante il trapianto. Il trapianto con pane di terra è comunque possibile. Aspettate finché le gemme non inizino a germogliare in primavera, quindi trasferite la pianta con quante più radici potete. Alcuni vivaisti ricavano e vendono i polloni ottenuti dal cespuglio dell’asimina; queste piante, con il loro scarso sistema radicale raramente sopravvivono. Le piante generalmente fioriscono in modo addirittura esorbitante e tardivo, quanto basta per evitare le gelate primaverili, ma è l’impollinazione che limita la produzione. Generalmente, nessun insetto o malattia fungina sembra colpire le foglie e i frutti di asimina, quindi i trattamenti antiparassitari non sono necessari. Propagazione Il modo più semplice per ottenere alberi di asimina è piantarne i semi. 17 Raccolta ed uso Un albero di asimina di buona produzione produce tra i 10 e 25 kg di frutti. Alcuni raccolgono i frutti quando sono completamente maturi sull’albero, in quel momento la scorza giallo-verdolina diventa marrone o quasi nera. Altri li raccolgono quando questi incominciano appena a rammollirsi e fanno terminare la maturazione al chiuso (agendo ancora come per le banane). Il modo per mangiare un’asimina fresca è tagliarla in due ed usare un cucchiaio o rimuovere la buccia come per la banana, benché quest’ultimo metodo non sia molto comodo. Tenendo conto di questa costrizione, l’asimina può ancora essere usata per preparare marmellate e naturalmente crostate. 18 ATTENZIONE AI MICOFAGI ... APPRENDISTI di Ulderico Bonazzi Via Verdi, 2 - 42030 Regnano di Viano e-mail: [email protected] “Io ho fatto il corso di micologia, ho preso appunti, ho seguito con attenzione, ho comprato testi consigliati, posso andare tranquillo a raccogliere i funghi da consumare senza portarli al Gruppo per farli controllare?” Così un giorno mi disse un nuovo socio, ed io a lui “Caro amico quando uno ha appena preso la patente di guida è estremamente pericoloso, quando comincerà ad accorgersi di non sapere guidare ... allora potremo fidarci di andare in macchina con lui. Così è per i funghi, occorrono anni ed anni per accorgerci dei pacchiani errori che si possono commettere, io ora, che sono quasi quarant’anni che mi cimento coi funghi, so che sono più quelli che non conosco che le poche centinaia che determino non con poche difficoltà.” Fu verso la metà degli anni ’60 che, come scrissi in altra occasione, abbandonai la pesca, la mia passione per i lepidotteri, i coleotteri e per i rettili per dedicarmi ai funghi. Nel ’67 scoprii l’esistenza di un Gruppo Micologico con sede a Trento, Gruppo Micologico “Bresadola”, che pubblicava una interessante rivista e vi aderii. Cominciai a cercare e “divorarmi” i pochi libri di divulgazione micologica allora esistenti e mi convinsi di avere acquisita una buona conoscenza e di poter affrontare con tranquillità il mondo dei funghi. Con alcuni amici, pure interessati ai funghi, Renzo Franchi e Viscardo Davoli a volte partecipavo alle uscite domenicali del Gruppo di Trento dove incontravo Cetto, Angarano e Dal Piaz. Un giorno, come ho già scrito in precedenti articoli, mi recai a trovare Franchi nella sua casa di Felina e lui mi presentò quello che lui riteneva fosse il Boletus erythropus e che lui raccoglieva a volte nei boschi circostanti alla sua casa. Era un Boletus dal cappello rosso scarlatto lucido come fosse laccato con pori rossi e il gambo cilindrico con decorazioni rosse punteggiate e tendente leggermente ad allargarsi nella parte inferiore. Mi disse che lui lo mangiava e che era gustoso. Nel 1973, insieme a Franchi mi recai a visitare la mostra micologica a Trento e ... sorpresa! Vidi esposto un erythropus che era completamente diverso. Tornato a casa mi misi a fare una ricerca accurata sul libro del Cetto appena uscito e scopri che il nostro “erythropus” era tutt’altro fungo e cioè il Boletus dupainii e che il testo diceva che la sua commestibilità non era sta accertata, tra l’altro però sosteneva che la sua crescita avveniva sotto conifere mentre noi lo trovavamo in boschi puri di latifoglia. L’anno dopo un amico Antonio Bonacini detto Tonio mi portò una cassa piena di Boletus che io con la presunzione tipica del “neo patentato” ritenni tutti Boletus luridus 19 e naturalmente consumai ed, imparato il luogo di raccolta, continuai a consumare finché un giorno mi cominciò a sorgere qualche dubbio: infatti non erano tutti uguali, alcuni non presentavano il reticolo sul gambo, erano col cappello un po’ più aranciato e sotto l’imenio la carne si presentava in superficie gialla e non arancio-rossa. Ancora una ricerca sul volume del Cetto ed ecco il Boletus queletii che presentava quelle caratteristiche ed ancora una volta si diceva che la sua commestibilità non era stata accertata. Nel 1975 a dicembre nacque il nostro Gruppo e, dopo alcuni mesi, scrissi un articolo per la rivista di Trento e confessai i miei errori, poi, quasi con orgoglio, asserii che quei due funghi erano commestibili, non rendendomi quasi conto del rischio che avevo corso consumando funghi di cui non era stata ancora accertata la commestibilità. Ecco la descrizione dei due funghi: Boletus dupainii Boud. Cappello: 8–16 (20) cm, prima emisferico poi convesso, colore della cuticola rosso scarlatto laccato, tubuli imenio abbastanza lunghi giallastri poi verdastri con pori piccoli rosso vivo. Gambo: 6–9 x 1,5–4 cm un po’ ventricoso finemente punteggiato di rosso vivo. Carne: bianco-giallastra, un po’ arrossata sotto la cuticola e alla base del gambo, virante al taglio al bluastro. Habitat: in terreno calcareo sotto latifoglia. Spore: fusiformi, sporata bruno-oliva. Note: nella prima descrizione di Cetto si parlava di un piccolo boleto che non superava gli 8 cm, ma la nostra esperienza successiva ci ha dimostrato che le dimensioni di questo fungo sono notevolmente superiori. Questo fungo, comunissimo nelle nostre zone negli anni ’80, è divenuto da noi assai raro. Il Boletus erythropus si differenzia per avere una cuticola del capello vellutata di un colore bruno scuro, bruno testa di moro, dei pori rosso cupo, un gambo tozzo quasi cilindrico con una punteggiatura più evidente ed un habitat meno caldo di montagna. Boletus dupainii (foto U. Bonazzi) Boletus erythropus 20 (foto U. Bonazzi) Boletus queletii Schulzer Cappello: 8-16 cm, inizialmente convesso poi quasi piano, cuticola vellutata normalmente di un color arancio carico, albicocca, imenio con pori color albicocca, subimenio giallo. Gambo: 2-4 x 8-2 cm, quasi cilindrico, talvolta leggermente ricurvo, senza decorazione alcuna, giallo nelle zona alta, bruno rossastro al piede. Carne: gialla con fiammatura color vinaccia a partire dalla base del gambo sino a circa metà, vira all’azzurro al taglio. Habitat: boschi caldi prevalentemente con terreno calcareo. Spore: elissoidali, sporata bruno oliva. Note: il luridus si trova in habitat consimili e spesso insieme a queletii, si differenzia spesso per il colore della cuticola che sovente si presenta verde fieno, ma soprattutto per la presenza di un reticolo sul gambo molto caratteristico perché con maglie allungate lungo il gambo, inoltre presenta la superficie subimeniale concolore ai pori. Negli anni successivi cominciai a rendermi conto che non conoscevo i funghi, così, quando nel 1980 insieme ad Amer Montecchi trovammo all’inizio del bosco di Pulpiano, calciato da un precedente fungarolo, un piccolo boleto, molto bello, non riuscendo a determinarlo, ci dicemmo: “quanto siamo ignoranti!”. Alcuni anni dopo scoprimmo che quel fungo alla data del nostro ritrovamento non era ancora stato descritto da nessuno autore; si trattava infatti del Boletus permagnificus descritto da Pöder nel 1981. Boletus queletii (foto G. Simonini) Boletus luridus (foto U. Bonazzi) Boletus permagnificus Pöder Cappello: 4-9 cm, emisferico poi convesso, cuticola rosso sangue, liscia, viscosa col tempo umido. Pori dell’imenio piccoli color rosso sangue che inizialmente presentano delle goccioline trasparenti color giallo oro; ogni parte vira al tocco al blu. Gambo: 3-8 X 1-2 cm, inizialmente un po ingrossato al centro, poi fusiforme quasi radicante, normalmente giallo con un reticolo rosso sangue formato da maglie 21 allungate lungo il gambo; vira al tocco. Carne: giallo pallido fortemente virante al blu al taglio. Habitat: boschi caldi di latifoglia, spesso cespitoso. Spore: elissoidali, sporata bruno olivastra. Note: questo fungo, abbastanza comune in Sardegna, nella nostra provincia è stato segnalato solo nel bosco di Pulpiano, bosco a prevalenza di cerro. Man mano che passano gli anni ed imparo a riconoscere nuove specie fungine, mi rendo sempre più conto di quanto sono più numerose le specie che non conosco rispetto a quelle a me note. Boletus permagnificus (foto U. Bonazzi) AGEVOLAZIONI PER I SOCI A.M.B. In seguito ad un accordo col nostro Gruppo verranno concessi sconti a tutti i soci A.M.B. in regola col pagamento della quota sociale annuale: BAR LOCANDA Tini - Ospitaletto di Ligonchio (RE) - Tel 0522899138; Fax 0522899639 FOTO MATTIOLI S.N.C. Via Monte Etna 2 42123 Fogliano (R.E.) 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Nell’arco di tutti questi anni sono stati organizzati diversi ed importanti convegni di studio a livello internazionale rivolti sia ai funghi di superficie sia a quelli ipogei. Fra questi riteniamo di particolare importanza il Seminario Internazionale sui funghi ipogei svoltosi a Busana (RE) nel mese di ottobre del 2006 nel corso del quale fu presentato il lavoro di ricerca e censimento dei funghi ipogei presenti sul nostro territorio provinciale. Lavoro che è stato pubblicato sulla rivista della A.M.B. (Associazione Micologica Bresadola) “Pagine di Micologia”, la cui diffusione come noto è riservata ad un ridotto numero di micologi iscritti all’associazione. Al fine di rendere fruibile il predetto lavoro anche da parte dei nostri soci che non sono entrati in possesso di tale documento, lo riproponiamo qui di seguito ricordando che lo stesso rappresenta il risultato di anni di ricerca. 23 PAGINE DI MICOLOGIA Censimento della micoflora ipogea del territorio reggiano AMER MONTECCHI Via A. Diaz, 11 - I 42019 Scandiano (RE) - E-mail: [email protected] ELIA CANOVI Via Gorizia, 42 - I 42100 Reggio Emilia - E-mail: [email protected] Il censimento dei funghi che crescono in determinate aree del territorio nazionale, ossia le così dette “Flore micologiche”, è da tempo in atto nel nostro paese, dapprima a livello puramente scientifico e oggi anche a livello amatoriale. È però un’attività che riguarda essenzialmente i funghi superiori crescenti in superficie, oppure i micromyceti di qualche interesse economico (per esempio i parassiti di piante da frutto). Poco o nulla si è fatto invece per i funghi ipogei, quelli cioè che compiono il loro intero ciclo vitale sotto terra, gruppo al quale appartengono anche i tartufi. Sono parecchie le difficoltà che si oppongono a queste indagini, prima fra tutte quella di localizzare e raccogliere il materiale di studio: operazione che richiede cercatori appassionati a queste ricerche, cani pazientemente addestrati non solamente a cercare le specie più pregiate, ma tutte quelle ipogee, molta fatica fisica e, non ultimi, strumenti di laboratorio di prim’ordine e letteratura specializzata che permettano di arrivare ad una sicura determinazione. Come è noto, il primo vero studio sui funghi ipogei degno di questo nome, si deve al micologo italiano CARLO VITTADINI con la sua opera monumentale “Monographia Tuberacearum” del Fig. 1: Siti di interessanti ritrovamenti. 24 A.M.B. Centro Studi Micologici 1831. A seguito di questo autore furono diversi i micologi italiani e di altre nazioni ad impegnarsi in questi studi portando il numero delle specie nuove per la scienza dalla sessantina iniziale del 1831 ad oltre le 150 unità note nel 1950. Per il territorio italiano le ultime importanti ricerche si ebbero nei primi 3 decenni del 1900 da parte di un altro importante micologo italiano, il prof. Oreste Mattirolo. Nel 1960 il Dr. A. CERUTI diede alle stampe un importante lavoro dal titolo “Elaphomycetales et Tuberales”: l’opera però non riferiva di vere ricerche, ma in pratica non era altro che una revisione di lavori fatti da altri. Possiamo quindi affermare che nel sessantennio che va dal 1930 al 1990 in Italia su queste ricerche non si è avuto nessun contributo di rilievo. In questi ultimi tempi invece gli studi micologici sui funghi di superficie hanno avuto un grande sviluppo e di pari passo sono ripartiti anche quelli sui funghi ipogei. Il sorgere di nume rose Associazioni Micologiche sparse su tutto il territorio nazionale ha favorito l’aumento di nuove conoscenze come testimoniato dalle numerose florule regionali e provinciali apparse recentemente. Il territorio provinciale di Reggio Emilia- e in modo particolare la sua zona appenninica, che culmina con altitudini fino ai 2000 m s.l.m.- si è dimostrato uno dei più interessanti a livello nazionale offrendo risultati insperati come la raccolta e scoperta di specie rarissime e due nuove per la scienza quali: Gigaspora lazzarii Montecchi, Ruini & Gross 1996 dedicata all’ami-co Giacomo Lazzari e il Tuber regianum Montecchi & Lazzari 1987 dedicato alla città di Reggio Emilia. Oggigiorno, questo territorio risulta essere senza dubbio alcuno uno dei più indagati a livello nazionale e le numerosissime specie censite ne sono la riprova. Le ragioni di questi notevoli risultati sono molteplici, in primo luogo l’insieme di ambienti fra i più vocati alla produzione di questi funghi. Vi è poi chi ha creduto in queste ricerche coinvolgendo diversi tartufai e organizzando a tale scopo anche convegni di ricerca con esperti di diverse nazionalità europee. Molto importante è stato il costante impegno delle diverse istituzioni regionali e provinciali, che con il loro patrocinio e sostegno finanziario hanno permesso la realizzazione di questi convegni di ricerca. Gli incontri di studio sono iniziati nel lontano ottobre del 1986 e quello in corso in questi giorni è l’ottava edizione. Nel ricordare la grandissima importanza di questi convegni, ci auguriamo che tali collaborazioni possano continuare. Il presente contributo propone un primo bilancio delle specie censite nel corso di questi anni presentando immagini di alcune specie fra le più rare e interessanti. Il totale delle specie censite è di 102 unità, di cui: 50 Ascomyceti, 47 Basidiomyceti e 5 Zigomyceti come risulta dall’elencazione riportata qui di seguito, nella quale sono indicati i dati relativi alla data del ritrovamento, alla località, alla quota, ai vegetali di simbiosi ed al numero di raccolte. Quest’ultimo dato indicherà la sua diffusione. Riportiamo inoltre le schede descrittive di solo sei specie, scelte fra quelle che riteniamo di un certo interesse e delle stesse forniamo le fotografie dei carpofori, delle spore nonché indicazioni sui luoghi dei ritrovamenti. Le specie censite appartengono alle classi Zygomycetes, Basidiomycetes e Ascomycetes. ZYGOMYCETES 1) Endogone flammicorona Trappe& Gerdemann 1972 Località: Cavola di Toano (RE) - Habitat: Pinus Nigra - m 600 s.l.m. - 22.07.2000 - N° erbario 2190 - Raccolte n. 15 2) Gigaspora lazzarii Montecchi, Ruini & Gross 1996 Località: Vallisnera di Collagna (RE) - Habitat: Torbiera su Latyrus pratensis - m 1000 s.l.m. - 15.06.1997 - N° erbario 1538 - Raccolte n. 7 3) Glomus flavisporum (M. Lange & Lund) Trappe & Gendermann 1974 Località: San Giovanni di Querciola, Comune di Viano (RE) - Habitat: sotto fogliame di Corylus e Laburnum - m 600 s.l.m. - 29.12.1994 - N° erbario 1543 - Raccolte n. 2 4) Glomus macrocarpum Tul. & C. Tul. 1845 Località: Castelnovo ne’ Monti (RE) - Habitat: Picea e Corylus - m 700 s.l.m. - 14.10.1988 Raccolte n. 3 25 PAGINE DI MICOLOGIA 5) Glomus microcarpum Tul. & C. Tul. 1845 Località: Giandeto, Comune di Casina (RE) - Habitat: Pinus nigra e Picea - m 500 s.l.m. 05.07.1997 - N° erbario 1530 - Raccolte n. 5 BASIDIOMYCETES 1) Hydnangium aurantiacum Heim & Malençon 1934 Località: Monte Duro, Comune di Vezzano s/ Crostolo (RE) - Habitat: Pinus silvestris e Ostrya carpinifolia - m 650 s.l.m. - 28.01.1999 - N° erbario 2266 - Raccolte n. 2 2) Leucogaster nudus (Hazslinszky) Hollòs 1908 Località: Abetina Reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Fagus silvatica - m 1500 s.l.m. - 07.09.2001 - N° erbario 2345 - Raccolte n. 15 3) Melanogaster ambiguus (Vittad.) Tul. & C. Tul. 1843 Località: Monte Orsaro, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Fagus silvatica - m 1300 s.l.m. - 10.11.2000 - N° erbario 2034 - Raccolte n. 22 4) Melanogaster broomeanus Berkeley apud Tul. & C. Tul. 1843 Località: Marmoreto, Comune di Busana (RE) - Habitat: Quercus pubescens - m 800 s.l.m. 11.11.1999 - N° erbario 2037 - Raccolte n. 35 5) Melanogaster macrosporus Velenovsky 1922 Località: Abetina Reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Picea abies - m 1300 s.l.m. - 09.07.1987 - N° erbario 744 - Raccolte n. 8 6) Melanogaster tuberiformis Corda 1831 Località: Abetina Reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Fagus selvatica - m 1200 s.l.m. - 12.08.1987 - N° erbario 748 - Raccolte n. 11 7) Melanogaster variegatus (Vittad.) Tul. & C. Tul. 1843 Località: Vronco, Comune di Viano (RE) - Habitat: misto di latifoglia - m 300 s.l.m. - 02.05.2004 - N° erbario 2510 - Raccolte n. 29 8) Richoniella leptoniispora (Richon) Costantin & Dufour 1891 Località: Rio Le Viole, Comune di Viano (RE) - Habitat: Quercus e Ostrya - m 350 s.l.m. 15.10.2002 - N° erbario 2465 - Raccolte n. 2 9) Gautieria graveolens Vittad. 1831 Località: Abetina Reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Picea e Fagus silvatica - m 1450 s.l.m. - 07.09.2001 - N° erbario 2335 - Raccolte n. 5 10) Gautieria morchelliformis Vittad. 1831 Località: Monte Torricella, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Ostrya carpinifolia - m 600 s.l.m. - 17.11.2002 - N° erbario 2453 - Raccolte n. 35 11) Gautieria otthii Trog 1857 Località: Abetina Reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Abies alba - m 1200 s.l.m. - 27.08.2002 - N° erbario 2454 - Raccolte n. 25 12) Gautieria trabutii (Chatin) Pat. 1897 Località: Abetina Reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Abies alba - m 1600 s.l.m. - 27.08.1994 - N° erbario 1263 - Raccolte n. 5 13) Alpova diplophloeus (Zeller & Dodge) Trappe 1975 Località: Febbio, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Alnus incana - m 1000 s.l.m. 05.08.1997 - N° erbario1516 - Raccolte n. 9 14) Rhizopogon roseolus (Corda) Th. M. Fries 1909 Località: Monte Duro, Comune di Viano (RE) - Habitat: Pinus silvestris - m 630 s.l.m. 03.06.2001 - N° erbario 2350 - Raccolte n. 13 15) Rhizopogon villosolus Zeller 1941 Località: Piane di Camporella, Comune di Ramiseto (RE) - Habitat: Pseudotzuga menziesii - m 1000 s.l.m. - 10.06.1997 - N° erbario 1552 - Raccolte n. 15 16) Hymenogaster aromaticus Velenovsky 1922 Località: Abetina Reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Abies alba - m 1600 s.l.m. - 21.07.1984 - N° erbario 180 - Raccolte n. 1 17) Hymenogaster bulliardii Vittad. 1831 Località: La Fagiola, Comune di Viano (RE) - Habitat: Ostrya e Salix - m 600 s.l.m. - 08.02.2002 26 A.M.B. Centro Studi Micologici - N° erbario 2471 - Raccolte n. 6 18) Hymenogaster calosporus Tul. & C. Tul. 1851 Località: Monte Duro, Comune di Viano (RE) - Habitat: Ostrya carpinifolia - m 680 s.l.m. 28.01.1999 - N° erbario 1804 - Raccolte n. 8 19) Hymenogaster citrinus Vittad. 1831 Località: Onfiano, Comune di Carpineti (RE) - Habitat: Pinus e Quercus - m 350 s.l.m. 13.01.2005 - N° erbario 2494 - Raccolte n. 27 20) Hymenogaster decorus Tul. & C. Tul. 1843 Località: Civago, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Fagus silvatica e Corylus avellana m 1000 s.l.m. - 09.08.1987 - N° erbario 731 - Raccolte n. 110 21) Hymenogaster griseus Vittad. 1831 Località: S. Giovanni di Querciola, Comune di Viano (RE) - Habitat: Ostrya carpinifolia - m 600 s.l.m. - 10.05.1998 - N° erbario 1771 - Raccolte n. 5 22) Hymenogaster hessei Soehner 1923 Località: Marmoreto, Comune di Busana (RE) - Habitat: misto latifoglie - m 750 s.l.m. 12.11.1999 - N° erbario 2497 - Raccolte n. 25 23) Hymenogaster luteus Vittad. 1831 var. luteus Località: Montalto, Comune di Vezzano s/ Crostolo (RE) - Habitat: Quercus cerris - m 350 s.l.m. - 15.03.2002 - N° erbario 2478 - Raccolte n. 65 24) Hymenogaster luteus Vittad. var. subfuscus Soehner 1924 Località: Montalto, Comune di Vezzano s/ Crostolo (RE) - Habitat: Quercus cerris - m 400 s.l.m. - 21.11.2000 - N° erbario 2238 - Raccolte n. 2 25) Hymenogaster lycoperdineus Vittad. 1831 Località: Regnano, Comune di Viano (RE) - Habitat: Quercus pubescens - m 400 s.l.m. 07.02.1998 - N° erbario 1601 - Raccolte n. 19 26) Hymenogaster muticus Berkeley & Broome 1848 Località: Fondiano, Comune di Viano (RE) - Habitat: Quercus pubescens - m 400 s.l.m. 04.01.2000 - N° erbario 2020 - Raccolte n. 15 27) Hymenogaster niveus Vittad. 1831 Località: Monte Torricella, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Quercus e Ostrya carpinifolia - m 700 s.l.m. - 24.11.2000 - N° erbario 2243 - Raccolte n. 12 28) Hymenogaster olivaceus Vittad. 1831 Località: Montalto, Comune di Vezzano s/ Crostolo (RE) - Habitat: Quercus pubescens - m 400 s.l.m. - 20.11.2000 - N° erbario 2233 - Raccolte n. 73 29) Hymenogaster populetorum Tul. & C. Tul. 1843 Località: Ponte sul Secchiello (Asta), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: bordi di boschi di latifoglia mista - m 400 s.l.m. - 22.02.2001 - N° erbario 2271 - Raccolte n. 30 30) Hymenogaster rehsteineri Bucholtz 1901 Località: Cerrè Marabino, Comune di Toano (RE) - Habitat: Picea abies - m 400 s.l.m. 12.02.1984 - N° erbario 1562 - Raccolte n. 1 31) Hymenogaster thwaitesii Berkeley & Broome 1846 Località: Febbio, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: misto latifoglie - m 700 s.l.m. 12.11.1999 - N° erbario 2032 - Raccolte n. 6 32) Hymenogaster vulgaris Tul. & C. Tul. 1846 Località: Morsiano, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Quercus cerris - m 600 s.l.m. 29.10.2000 - N° erbario 2179 - Raccolte n. 78 33) Octavianina asterosperma (Vittadini) Kuntze 1898 Località: Febbio, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Fagus silvatica - m 1300 s.l.m. 09.08.2004 - N° erbario 2511 - Raccolte n. 33 34) Sclerogaster compactus (Tul. & C. Tul.) Saccardo 1895 Località: Rio le Viole, Comune di Viano (RE) - Habitat: Quercus pubescens - m 350 s.l.m. 15.10.2002 - N° erbario 2462 - Raccolte n. 10 35) Sclerogaster histerangioides (Tul. & C. Tul.) Zeller & Dodge 1935 Località: Leguigno, Comune di Casina (RE) - Habitat: Ostrya carpinifolia e Fagus selvatica - m 450 s.l.m. - 24.05.1986 - N° erbario 346 - Raccolte n. 5 27 PAGINE DI MICOLOGIA 36) Wakefieldia macrospora (Hawker) Hawker 1954 Località: Montelago, Comune di Carpineti (RE) - Habitat: Quercus pubescens e Ostrya carpinifolia - m 600 s.l.m. - 13.02.2002 - N° erbario 2457 - Raccolte n. 15 37) Hysterangium calcareum Hesse 1891 Località: Abetina reale, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Picea e Fagus silvatica - m 1300 s.l.m. - 07.09.2001 - N° erbario 2344 - Raccolte n. 4 38) Hysterangium clathroides Vittad. 1831 Località: Abetina Reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Abies alba - m 1400 s.l.m. - 10.10.1989 - N° erbario 1819 - Raccolte n. 2 39) Hysterangium coriaceum Hesse 1891 Località: Ligonchio (RE) - Habitat: Fagus silvatica e Quercus cerris - m 1000 s.l.m. 20.06.2002 - N° erbario 2503 - Raccolte n. 13 40) Hysterangium crassum (Tul. & C. Tul.) E. Fischer 1938 Località: Parco dei Principi (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Abies alba - m 1000 s.l.m. - 11.08.1986 - N° erbario 225 - Raccolte n. 2 41) Hysterangium nephriticum Berkeley 1844 Località: Toano (RE) - Habitat: bosco misto di latifoglie - m 500 s.l.m. - 15.06.1984 - N° erbario 229 - Raccolte n. 2 42) Hysterangium pompholyx Tul. & C. Tul. 1843 Località: Febbio, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Fagus silvatica - m 1200 s.l.m. 24.08.1986 - N° erbario n. 234 - Raccolte n. 8 43) Hysterangium stoloniferum Tul. & C. Tul. 1843 Località: Gatta, Comune di Castelnovo ne’ Monti (RE) - Habitat: bosco misto di latifoglie - m 450 s.l.m. - 15.09.2001 - N° erbario 2505 - Raccolte n. 24 44) Phallogaster saccatus Morgan 1893 Località: Febbio, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Picea abies - m 900 s.l.m. 26.06.1986 - N° erbario 329 - Raccolte n. 2 45) Elasmomyces mattirolanus Cavara 1897 Località: Abetina Reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Abies alba - m 1200 s.l.m. - 08.08.1999 - N° erbario 1951 - Raccolte n. 6 46) Martellia ellipsospora (Zeller) Singer & Smith 1960 Località: Abetina reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Abies alba - m 1500 s.l.m. - 05.10.1983 - N° erbario 1616 - Raccolte n. 1 47) Arcangeliella borziana Cavara 1918 Località: Governara, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: bosco di latifoglie miste - m 650 s.l.m. - 05.11.2004 - N° erbario 2488 - Raccolte n. 35 ASCOMYCETES 1) Elaphomyces aculeatus Vittad. 1831 Località: Morsiano, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Quercus cerris - m 650 s.l.m. 15.12.2002 - N° erbario 2408 - Raccolte n. 4 2) Elaphomyces anthracinus Vittad. 1831 Località: Abetina Reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Abies alba - m 1300 s.l.m. - 05.08.2004 - N° erbario 2483 - Raccolte n. 15 3) Elaphomyces asperulus Vittad. 1831 Località: Abetina Reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Picea abies - m 1400 s.l.m. - N° erbario 1921 - Raccolte n. 3 4) Elaphomyces granulatus Fries 1829 Località: Febbio, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Fagus silvatica - m 1200 s.l.m. 20.08.2004 - N° erbario 2485 - Raccolte n. 32 5) Elaphomyces maculatus Vittad. 1831 Località: Febbio - Pian Vallese, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Fagus silvatica m. 1400 s.l.m. - 20.08.2002 - N° erbario 2401 - Raccolte n. 12 6) Elaphomyces muricatus Fries 1829 Località: Morsiano, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Quercus cerris - m 500 s.l.m. - 28 A.M.B. Centro Studi Micologici 11.12.2003 - N° erbario 2486 - Raccolte n. 35 7) Balsamia polisperma Vittad. 1831 Località: Monte Duro, Comune di Viano (RE) - Habitat: Ostrya carpinifolia - m 650 s.l.m. 14.12.1999 - N° erbario 2042 - Raccolte n. 5 8) Balsamia vulgaris Vittad. 1831 Località: Montalto, Comune di Vezzano s/ Crostolo (RE) - Habitat: Quercus pubescens - m 350 s.l.m. - 25.01.2003 - N° erbario 2403 - Raccolte n. 31 9) Picoa carthusiana Tul. & C. Tul. 1862 Località: Abetina reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Abies alba - m 1400 s.l.m. - 17.09.1998 - N° erbario 1749 - Raccolte n. 10 10) Genea fragrans (Wallorth) Paoletti 1889 Località: Ponte del Pianello, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Quercus pubescens - m 450 s.l.m. - 25.07.2002 - N° erbario 2446 - Raccolte n. 33 11) Genea hispidula Berkeley & Broome 1851 Località: Giandeto, Comune di Casina (RE) - Habitat: Corylus avellana - m 500 s.l.m. 21.01.1993 - N° erbario 1258 - Raccolte n. 4 12) Genea lespiaultii Corda 1854 Località: Gatta, Comune di Castelnovo ne’ Monti (RE) - Habitat: bosco misto di latifoglie - m 700 s.l.m. - 10.11.1986 - N° erbario 102 - Raccolte n. 2 13) Genea sphaerica Tul. & C. Tul. 1851 Località: Abetina reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Picea e Fagus silvatica - m 1400 s.l.m. - 07.09.2001 - N° erbario 2332 - Raccolte n. 7 14) Genea verrucosa Vittad. 1831 Località: Toano (RE) - Habitat: Quercus pubescens e Ostrya carpinifolia - m 450 s.l.m. 23.03.2003 - N° erbario 2451 - Raccolte n. 45 15) Choiromyces meandriformis Vittad. 1831 Località: Ramiseto (RE) - Habitat: Fagus silvatica - m 800 s.l.m. - 23.10.2000 - N° erbario 2246 Raccolte n. 14 16) Fischerula macrospora Mattiroloo 1928 Località: Civago, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Fagus silvatica - m 1100 s.l.m. 20.09.1998 - N° erbario 1750 - Raccolte n. 2 17) Hydnotrya michaelis (Fischer) Trappe 1975 Località: Abetina reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Abies alba - m 1250 s.l.m. - 08.08.1984 - N° erbario 130 - Raccolte n. 9 18) Hydnotrya tulasnei Berkeley & Broome 1846 Località: Abetina reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Picea - m 1600 s.l.m. - 19.10.1989 - N° erbario 856 - Raccolte n. 3 19) Sarcosphaera crassa (Santi ex Stendel) Pouzar Località: Febbio, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Pinus nigra - m 700 s.l.m. 20.05.1992 - N° erbario 1100 - Raccolte n. 15 20) Geopora arenosa (Fuckel) Ahmad 1978 Località: Mattaiano, Comune di Albinea (RE) - Habitat: terreno sabbioso - m 350 s.l.m. 10.04.1985 - N° erbario 341 - Raccolte n. 1 21) Geopora cooperi Harkness 1885 Località: Gatta, Comune di Castelnovo ne’ Monti (RE) - Habitat: bosco di latifoglie miste - m 400 s.l.m. - 10.09.2002 - N° erbario 2445 - Raccolte n. 2 22) Geopora sumneriana (Cooke) Torre 1975 Località: Scandiano (RE) - Habitat: Cedro deodara - m 93 s.l.m. - 03.04.1990 - N° erbario 2463 Raccolte n. 2 23) Stephensia bombycina (Vittad.) Tul. & C. Tul. 1845 Località: Monte Torricella, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Corylus avellana - m 700 s.l.m. - 23.08.2001 - N° erbario 2463 - Raccolte n. 17 24) Pachyphloeus citrinus Berkely & Broome 1846 Località: Monchio, Comune di Vetto (RE) - Habitat: bosco di latifoglie miste - m 350 s.l.m. 15.11.1983 - N° erbario 322 - Raccolte n. 10 29 PAGINE DI MICOLOGIA 25) Pachyphloeus ligericus Tul. & C. Tul. 1851 Località: Castelnovo ne’ Monti (RE) - Habitat: bosco misto di latifoglie - m 600 s.l.m. 20.11.1984 - N° erbario 326 - Raccolte n. 4 26) Pachyphloeus melanoxanthus (Tulasne) Tul. & C. Tul. 1845 Località: Castelnovo ne’ Monti (RE) - Habitat: bosco misto di latifoglie - m 600 s.l.m. 15.11.1994 - N° erbario 1554 - Raccolte n. 5 27) Paradoxa monospora Mattirolo 1935 Località: Governara, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Ostrya carpinifolia - m 650 s.l.m. 26.09.1989 - N° erbario 883 - Raccolte n. 4 28) Tuber aestivum Vittad. 1831 Località: Onfiano, Comune di Carpineti (RE) - Habitat: Quercus pubescens e Corylus avellana - m 350 s.l.m. - 13.01.2005 - N° erbario 2514 - Raccolte n. 55 29) Tuber aestivum Vittad. forma uncinatum (Chatin) Montecchi & Borelli 1995 Località: ubiquitario nel periodo del tardo autunno - Raccolto in alta montagna sotto Fagus silvatica e Pinus nigra, fino alla metà del mese di aprile 30) Tuber asa Tul. & C. Tul. 1851 Località: Monte Duro, Comune di Viano (RE) - Habitat: Pinus silvestris e Helianthemum nummularium - m 720 s.l.m. - 03.06.2001 - N° erbario 2304 - Raccolte n. 2 31) Tuber borchii Vittad. 1831 Località: Cavola, Comune di Toano (RE) - Habitat: Pinus nigra - m 450 s.l.m. - 11.02.2005 - N° erbario 2521 - Raccolte n. 50 32) Tuber brumale Vittad. 1831 Località: Borzano, Comune di Albinea (RE) - Habitat: Corylus avellana - m 200 s.l.m. 13.01.2005 - N° erbario 2524 - Raccolte n. 40 33) Tuber brumale Vittad. forma moschatum (Ferry) Montecchi & Lazzari 1993 Forme con colorazioni della gleba e profumo un po’ diverso dalla forma tipo - poco comune 34) Tuber dryophilum Tul. & C. Tul. 1844 Località: Deusi - Secchio, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Salix alba e Quercus cerris m 800 s.l.m. - 25.08.2002 - N° erbario 2371 - Raccolte n. 15 35) Tuber excavatum Vittad. 1831 Località: Onfiano, Comune di Carpineti (RE) - Habitat: Ostrya carpinifolia - m 400 s.l.m. 19.01.2005 - N° erbario 2529 - Raccolte n. 30 36) Tuber foetidum Vittad. 1831 Località: Vronco, Comune di Viano (RE) - Habitat: Quercus pubescens - m 400 s.l.m. 10.11.2005 - N° erbario 2530 - Raccolte n. 40 37) Tuber fulgens Quélet 1880 Località: Secchio, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Quercus cerris - m 600 s.l.m. 15.10.2002 - N° erbario 2435 - Raccolte n. 10 38) Tuber gibbosum Harkness 1899 Località: Civago, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Pseudotzuga menziesii - m 1000 s.l.m. - 15.11.1992 - N° erbario 1974 - Raccolte n. 16 39) Tuber macrosporum Vittad. 1831 Località: Busana (RE) - Habitat: Ostrya carpinifolia - m 700 s.l.m. - 03.10.2004 - N° erbario 2537 - Raccolte n. 16 40) Tuber maculatum Vittad. 1831 Località: Casola Querciola, Comune di Viano (RE) - Habitat: Pinus nigra e Pinus silvestris - m 500 s.l.m. - 19.02.2000 - N° erbario 2103 - Raccolte n. 33 41) Tuber magnatum Pico 1788 Località: Asta, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Quercus cerris - m 780 s.l.m. 05.11.2003 - N° erbario 2534 - Raccolte n. 18 42) Tuber melanosporum Vittad. 1831 Località: Montalto, Comune di Vezzano s/ Crostolo (RE) - Habitat: Quercus cerris - m 450 s.l.m. 18.10.2002 - N° erbario 2442 - Raccolte n. 25 43) Tuber mesentericum Vittad. 1831 Località: Deusi, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Quercus cerris e Ostrya carpinifolia 30 A.M.B. Centro Studi Micologici - m 800 s.l.m. - 10.10.2002 - N° erbario 2386 - Raccolte n. 25 44) Tuber puberulum Berkeley & Broome 1846 Località: Cavola, Comune di Toano (RE) - Habitat: Pinus nigra - m 500 s.l.m. - 30.01.2002 - N° erbario 2387 - Raccolte n.48 45) Tuber regianum Montecchi & Lazzari 1987 Località: Febbio, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Fagus silvatica - m 1300 s.l.m. 30.12.1986 - N° erbario 408 - Raccolte n. 14 46) Tuber rufum Pico : Fr. 1823 var. rufum Località: Morsiano, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Quercus pubescens - m 650 s.l.m. 15.10.2002 - N° erbario 2444 - Raccolte n. 37 47) Tuber rufum Pico : Fr. var. apiculatum E: Fischer 1923 Località: Febbio, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Fagus silvatica e Picea - m 1000 s.l.m. - 10.10.1989 - N° erbario 448 - Raccolte n. 3 48) Tuber rufum Pico : Fr. forma ferrugineum (Vittad.) Montecchi & Lazzari 1993 Località: Carniana, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Quercus pubescens e Ostrya carpinifolia - m 500 s.l.m. - 15.11.2004 - N° erbario 2547 - Raccolte n. 12 49) Tuber rufum Pico : Fr. forma lucidum (Bonnet) Montecchi & Lazzari 1993 Località: Febbio, Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Ostrya carpinifolia - m 800 s.l.m. 20.11.1992 - N° erbario 1165 - Raccolte n. 3 50) Tuber rufum Pico : Fr. forma nitidum (Vittad.) Montecchi & Lazzari 1993 Località: Abetina reale (Civago), Comune di Villa Minozzo (RE) - Habitat: Picea abies - m 1300 s.l.m. - 20.10.1985 - N° erbario 446 - Raccolte n. 6 SCHEDE DESCRITTIVE Tuber asa Tul. & C. Tul. 1851 Questa specie venne descritta in modo corretto dai fratelli Tulasne nel 1851. Dopo di loro, e fino all’ultimo decennio del secolo scorso, la stessa venne diversamente interpretata dai maggiori micologi europei e non solo. I campioni raccolti da diversi autori e presentati come Tuber asa, in realtà appartengono al Tuber gennadii (Chatin) Patouillard 1903. Questa entità in effetti è ben caratterizzata e oggigiorno nessuno ha più dubbi sulla sua reale valenza. Considerata da sempre una specie di aerali mediterranei fu di recente raccolta anche in Toscana e in Emilia, vedi la raccolta in località Monte Duro, Comune di Viano (RE) di cui alle figure n. 1, 2, 3, 4 e 5. Glomus flavisporum (M. Lange & Lund) Trappe & Gerdemann 1974 Raccolta per la prima volta da Morten Lange in Danimarca e presentata in “Macromiceti Ipogei della Danimarca” nel 1956. La nostra raccolta rappresenta al momento il secondo ritrovamento in Europa. Si caratterizza per essere l’unica specie di Glomus ad avere spore da elissoidali a cilindriche. Località di crescita: San Giovanni di Querciola, Comune di Viano (RE). Vedi figure n. 6 e 7. Paradoxa monospora Mattirolo 1935 Specie molto rara e rinvenuta solo in Italia. Oltre alla località di Faggeto Lario in provincia di Como dove il Mattirolo la raccolse per la prima volta, sono note altre cinque località nelle province di Teramo, Parma e Reggio Emilia. Specie dai fortissimi caratteri distintivi, quasi inverosimili, come quello di avere una sola spora per asco. Fu questo il motivo per cui fino ai primi anni novanta i maggiori esperti di funghi ipogei del nord Europa hanno considerato che questa entità non fosse una buona specie, ma il frutto della fantasia dei micologi italiani. Errore che poi riconobbero nel corso dei nostri passati convegni. Località del primo ritrovamento: Pianzo, Comune di Casina (RE). Vedi figure n. 8 e 9. 31 PAGINE DI MICOLOGIA Fischerula macrospora Mattirolo 1928 Anche questa specie, al pari della Paradoxa monospora, è molto rara e anch’essa rinvenuta solo sul territorio italiano. I campioni studiati dal Mattirolo sono stati raccolti nelle località di Montecassino (FR) e Vallombrosa (FI). Anche per questa specie si hanno solo cinque raccolte effettuate nelle province di Parma, L’Aquila e Reggio Emilia. Di facile determinazione per avere spore con forme, misure e colori senza pari nel mondo dei funghi ipogei. Località dell’ultimo ritrovamento: Civago, Comune di Villa Minozzo (RE). Vedi figure n. 10 e 11. Tuber regianum Montecchi & Lazzari 1987 Il fatto che in questi ultimi tempi la specie sia stata raccolta in diverse regioni italiane sta a dimostrare che non si tratta di una specie rara, ma poco osservata o scambiata per un comune Tuber rufum. Pensiamo che sia la sola specie di Tuber che si possa determinare facilmente anche senza l’uso del microscopio. Essa infatti è l’unica ad avere un periodo rossiccio, tessellato, simile alle specie del gruppo “rufum” e ad avere un buon profumo di Tuber aestivum. La sua particolare microscopia, fatta di aschi in prevalenza ottosporei con spore finemente reticolate-alveolate, rendono questa specie unica nel suo genere. Vedi figure n. 12, 13, 14 e 15. Gigaspora lazzarii Montecchi, Ruini & Gross 1996 Il ritrovamento di questa entità è stato assegnato al genere Gigaspora poiché ha diverse affinità con la sua specie. Il suo taxon infatti non produce dei veri sporocarpi, ma raggruppamenti di spore sopportate ognuna da una vescicola interposta tra la spora e l’ifa sporigena. Questa scoperta ha interessato diversi centri universitari di ricerca, che sono venuti a raccogliere campioni che tuttora stanno studiando. L’aspetto interessante è che a differenza delle comuni Gigaspore, che sviluppano il loro micelio arbuscolare nel terreno, questo Taxon lo sviluppa dentro le cellule del vegetale Lathyrus pratensis. Località di crescita: Vallisnera, Comune di Collagna (RE). Vedi figure n. 16, 17, 18, 19, 20, 21 e 22. 32 Fig. 2: Località Monte Duro, Comune di Viano, R.E. (Foto A. Montecchi) Fig. 3: Luogo esatto del ritrovamento del Tuber asa, 720 m. s.l.m. (Foto A. Montecchi) Fig. 4: Tuber asa. Carpofori di 3 cm (Foto A. Montecchi) Fig. 5: Tuber asa. Spore tipo (Foto A. Montecchi) 34 Fig. 6: Glomus flavisporum Fig. 7: Glomus flavisporum, spore tipo Fig. 8: Paradoxa monospora Montecchi) (Foto A. Montecchi) (Foto A. Montecchi) Fig. 9: Paradoxa monospora. Caratteristici aschi monosporici (Foto A. Montecchi) (Foto A. Fig. 10: Fischerula macrospora (Foto A. Montecchi) Fig. 11: Fischerula macrospora. Spore (Foto A. Montecchi) 36 Fig. 12: Febbio, località n° 5. Val D’Asta col Monte Cusna nel tardo autunno (Foto A. Montecchi) Fig. 13: Febbio, luogo del primo ritrovamento del T. regianum. Faggeta pura a 1400 m s.l.m.(Foto A. Montecchi) 37 Fig. 14: Tuber regianum (Foto A. Montecchi) Fig. 15: Tuber regianum, aschi ottosporei caratteristici della specie (Foto A. Montecchi) 38 Fig. 16: Monte Ventasso, 1727 m..s.l.m., località n° 6, Gigaspora lazzarii (Foto A. Montecchi) Fig. 17: Vallisnera, località di crescita della Gigaspora lazzarii (Foto A. Montecchi) 39 Fig. 18: Lathyrus pratensis, pianta ospitante la Gigaspora lazzarii (Foto A. Montecchi) Fig. 19: Giovane piantina di Lathyrus pratensis invasa da Gigaspora lazzarii (Foto A. Montecchi) 40 Fig. 20: Gigaspora lazzarii. Ammassi sporali endocellulari nelle diverse fasi di sviluppo (Foto A. Montecchi) Fig. 21: Gigaspora lazzarii. Ammassi sporali endocellulari a completa maturazione (Foto A. Montecchi) 41 Fig. 22: Gigaspora lazzarii. Gruppo di 7 spore a completa maturazione. Con le freccie sono indicate le cellule fra ifa e spore (Foto A. Montecchi) 42 EUR Report “Elementi chimici nei funghi superiori” Luigi Cocchi Via D. Piani, 6 - 42100 Reggio Emilia e-mail: [email protected] (Gruppo Micologico e Naturalistico “Renzo Franchi” di Reggio Emilia - AMB) Carmine Siniscalco Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) Dipartimento Difesa della Natura Via Curtatone, 3 - 00185 Roma e-mail: [email protected] - URL: http://www.isprambiente.it (Dipartimento Difesa della Natura di ISPRA). Luciano Vescovi Via Terracini, 14 - 42049 S. Ilario d’Enza (Gruppo Micologico e Naturalistico “Renzo Franchi” di Reggio Emilia - AMB) E’ finalmente uscito, nel mese di luglio 2010 edito dal Centro Comunitario di Ricerca (Joint Research Center)1 di Ispra (VA), l’EUR Report, la cui immagine di copertina, La missione del CCR-JRC (Centro Comunitario di Ricerca – Joint Research Center) è di fornire supporto tecnico-scientifico in base alle esigenze della Commissione Europea, suo committente, per idearne, 1 43 con i nomi degli autori, degli editori ed i logotipi degli Enti promotori è sopra riportata, dal titolo “Elementi chimici nei funghi superiori. I funghi di riferimento come strumento di lavoro per la bioindicazione e la biodiversità”. Per noi si tratta di un traguardo tanto importante quanto non prevedibile quando, nel 1986, anno dell’incidente di Chernobyl, partì, nell’ambito dell’attività del Gruppo Micologico e Naturalistico “Renzo Franchi” di Reggio Emilia, l’avventura della ricerca sul contenuto di isotopi radioattivi e, successivamente, di elementi chimici, in particolare metalli pesanti, nei funghi superiori, cioè nei funghi dei prati e dei boschi visibili ad occhio nudo, oggetto della passione e dello studio dei soci del Gruppo. L’aver costruito, in oltre vent’anni, un archivio dati delle concentrazioni di oltre trenta elementi chimici per oltre 9.000 campioni di funghi (circa 200 generi e un migliaio di specie, archivio unico in Europa e, forse, non solo...) è stato un risultato che non sarebbe stato possibile al di fuori del Gruppo “R. Franchi” e, più in generale, dell’Associazione Micologica Bresadola. Per fornire ai nostri lettori, nel modo più preciso possibile, la comprensione delle motivazioni, del significato e della portata del contributo che, con questo EUR Report, si è inteso dare agli studi micologici riportiamo integralmente le presentazioni (pubblicate sull’EUR Report da pag. 11 a pag. 15) scritte dai responsabili dei cinque Enti che hanno realizzato il volume. Istituto Cantonale di Microbiologia (ICM) – Bellinzona - Svizzera Benché poco appariscenti, i funghi ricoprono un ruolo fondamentale nella vita quotidiana. Sono indispensabili nella produzione alimentare; non pochi di loro, patogeni vegetali, causano perdite ingenti in agricoltura. Altri, fortunatamente pochi, ma in numero crescente, sono agenti patogeni di animali, ivi compreso l’uomo. Le micorrize sono simbiosi tra funghi e piante di notevole importanza in agricoltura, e non da ultimo, molte specie di basidiomiceti sono pregiate specie commestibili. È quindi importantissimo conoscerli, e ancora più importante classificarli in modo accurato. Per anni la tassonomia dei basidiomiceti e degli ascomiceti si è basata quasi esclusivamente su caratteri morfologici, come testimoniano le chiavi d’identificazione usate ancora oggi sia da micologi amatori che professionisti. Ben presto, tuttavia, i micologi si sono accorti che la sola morfologia non permetteva di costruire delle classificazioni esaustive ed affidabili. Durante gli anni, metodi biochimici, quali ad esempio l’elettroforesi di proteine ed enzimi e più recentemente l’analisi genetica, sono stati usati per caratterizzare in maggior dettaglio le specie fungine. Ben presto, però, ci si è accorti che una classificazione basata solo sulla morfologia aveva molti limiti, specialmente se gli organismi da classificare avevano forme molto semplici e i caratsvilupparne, implementarne e monitorarne le politiche. Come uno dei servizi della Commissione Europea, il CCR funziona come centro di riferimento scientifico e tecnologico per l’Unione Europea. In relazione stretta ai processi di formazione delle politiche comunitarie, esso serve l’interesse comune degli Stati membri in assoluta indipendenza da interessi particolari, sia privati sia nazionali. 44 teri morfologici erano estremamente pochi e poco variabili. Ci si è quindi orientati ad esaminare negli organismi studiati non solo la morfologia ma anche le caratteristiche fisiologiche e biochimiche. Già all’inizio del ventesimo secolo, ad esempio, colorazioni e reazioni biochimiche erano usate in batteriologia. Colorazioni ed altri metodi biochimici sono ora adottati anche in micologia. È sorto dunque il problema di conciliare la classificazione morfologica con quella originata da metodi biochimici e genetici. Infatti, molte volte l’analisi genetica conduce a proporre degli schemi tassonomici che, almeno a prima vista, non sono del tutto sovrapponibili con le classificazioni esistenti. Una classificazione affidabile deve tener conto contemporaneamente degli aspetti filogenetici (cioè legati all’evoluzione genetica degli organismi nel tempo) e fenotipici (che descrivono la morfologia e la fisiologia dei taxa esaminati), senza dimenticare, nel contempo, le loro peculiarità ecologiche. Questo approccio è comunemente definito “tassonomia polifasica”. Il lavoro riassunto in questo libro fornisce un nuovo, importante tassello da inserire nel rompicapo della tassonomia dei funghi. Mi auguro che questi dati servano ai tassonomi per completare le loro ricerche e possano essere inseriti in uno schema di tassonomia polifasica che contribuisca a risolvere il non facile dilemma della definizione di taxa. Per loro natura, questi dati sono pure importanti da un punto di vista fisiologico ed ecologico. Spero dunque che questo libro possa servire anche a fisiologi che desiderano capire meglio gli aspetti biochimici legati all’assorbimento e accumulazione di elementi chimici nei funghi ed agli ecologi che desiderano ottenere un quadro completo della biodiversità di questi affascinanti organismi. Orlando Petrini, Direttore ICM Associazione Micologica Bresadola (AMB) Il fatto che la ricerca sulla presenza di elementi chimici, compresi metalli pesanti ed isotopi radioattivi, nei funghi superiori, sia nata, nel 1986, nell’ambito delle attività del Gruppo Micologico e Naturalistico “Renzo Franchi” di Reggio Emilia e poi sia cresciuta in particolare nell’ambito dei Comitati scientifici nazionali dell’Associazione Micologica Bresadola non è solo un dato “storico”, ma, semplicemente, documenta un aspetto essenziale: per le dimensioni raggiunte e per le competenze necessarie coinvolte tale ricerca non sarebbe stata possibile fuori dall’AMB e dalla rete dei rapporti fra i Gruppi aderenti. Uno degli aspetti più delicati, in questa come in tutte le ricerche analoghe riguardanti i funghi superiori, è quello della “sicura” determinazione degli esemplari fungini che si studiano e che vengono analizzati: qui sta la competenza, il know-how, che l’AMB è in grado di esprimere con un livello di rigore scientifico largamente riconosciuto e formatosi, questa riteniamo sia una caratteristica della quale dobbiamo essere gelosi, in un ambito di volontariato “militante” mosso da passione, rispetto ed amore per la Natura e per i suoi equilibri. Tali equilibri si mostrano sempre più necessari per il futuro stesso dell’umanità e la loro conoscenza, frutto del coinvolgimento e della comunicazione fra varie disci- 45 pline scientifiche, così come un mosaico è il risultato dei tanti suoi tasselli, diventa uno strumento essenziale per tutti coloro che hanno a cuore il futuro del pianeta. Il tassello che noi portiamo alla formazione del mosaico è la nostra conoscenza della sistematica e della tassonomia micologica, scienza che nasce con i grandi naturalisti, da Linneo, e che in Italia ha raggiunto le vette eccelse di Giacomo Bresadola. Tale conoscenza è il frutto dell’intenso lavoro del complesso della nostra Associazione che consta di 130 Gruppi distribuiti su tutto il territorio nazionale con oltre dodicimila soci che svolgono una capillare attività di ricerca, di informazione ed educazione micologica ed ambientale attraverso numerosissime iniziative in ambito locale che vanno dai Corsi di Micologia, alle Mostre Micologiche, ad iniziative di studio ed approfondimento micologico. L’AMB svolge altresì un’intensa attività editoriale in campo micologico di rilievo sia nazionale che internazionale: sono pubblicate due riviste periodiche, Rivista di Micologia e Pagine di Micologia, e libri che spaziano dalla micologia divulgativa e di base alla micologia altamente specialistica. Vengono organizzati annualmente due Comitati scientifici nazionali (uno primaverile ed uno autunnale) che coinvolgono centinaia di micologi. L’attività dei Comitati scientifici nazionali è il principale alimento dell’Erbario nazionale che ha ormai superato i 10.000 essiccata ed ha recentemente ottenuto l’iscrizione all’Index Herbariorum. Il riconoscimento che la pubblicazione di questo EUR Report costituisce per un lavoro di ricerca che dura ormai da più di vent’anni non è solo a merito degli autori, della loro pazienza e della loro dedizione, ma va ascritto anche alla AMB tutta. Il fatto che da tale ricerca sia nata una fattiva collaborazione con istituzioni della Comunità Europea, dello Stato italiano, con Aziende private e, mi sia permesso, con Istituti di Ricerca “extracomunitari” come l’Istituto cantonale di Microbiologia di Bellinzona porta ai massimi livelli le finalità statutarie dell’AMB. Luigi Villa, Presidente nazionale AMB Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) Il “Progetto Speciale Funghi” del Dipartimento “Difesa della Natura” di ISPRA promuove e svolge studi sulle specie fungine e si inserisce nel quadro ben preciso del loro utilizzo come indicatori biologici nella valutazione della qualità ambientale. I funghi rivestono il ruolo molto importante di indicatori di diversità in termini di ricchezza e abbondanza di popolazione a livello genetico e quindi possono essere utilizzati nello studio e nel monitoraggio della biodiversità di un ecosistema o di un ambiente Uno dei sedici temi di ricerca del “Progetto Speciale Funghi” è finalizzato allo sviluppo di un sistema informativo per gli aspetti micotossicologici comprensivi anche dei fenomeni di bioaccumulazione e bioconcentrazione di metalli pesanti e sostanze xenobiotiche nei funghi, sia per facilitare piani di biorisanamento degli ambienti degradati, sia per gli studi riguardanti gli aspetti igienico-sanitari legati al consumo alimentare dei funghi. I lavori illustrati nel presente volume, edito dal JRCIES, sono il frutto della collaborazione di cinque diverse istituzioni che hanno saputo 46 realizzare una delle prime applicazioni sulla bioindicazione con l’utilizzo dei funghi e che scaturisce dai risultati dell’intensa campagna di campionamento condotta in Italia dall’Associazione Micologica Bresadola e iniziata da oltre venti anni, dell’analisi chimica di oltre nove mila campioni fungini e di un’inferenza statistica che ha portato alla definizione dei “funghi di riferimento”. Questi ultimi rivestiranno un ruolo molto importante allor quando si definiranno le specie fungine indicatrici di diversità in termini di ricchezza e abbondanza di popolazione a livello genetico. Con l’abbinamento delle specie fungine agli habitat, sarà infatti possibile utilizzare i funghi nello studio e nel monitoraggio della biodiversità di un ecosistema o di un ambiente con maggiori elementi di valutazione e le specie frequenti, con elevato numero di segnalazioni, rappresenteranno un primo campionario di elementi di pregio ecologico e di indicatori di qualità ambientale. Sarà pertanto possibile, in un prossimo futuro, sia una maggiore comprensione dei meccanismi che regolano il mantenimento e l’evoluzione degli ecosistemi, sia una nuova conoscenza degli aspetti micotossicologici correlata ad una maggiore tutela legislativa per la nutrizione umana con i funghi. Andrea Todisco, Direttore Dipartimento Difesa della Natura di ISPRA, Roma, Italia Centro Comune di Ricerca (CCR) – Institute for Environment and Sustainability (IES) Ho accolto con piacere l’invito a scrivere una breve prefazione al volume redatto da Roberto Cenci, Fabrizio Sena e Colleghi dove traspare un particolare amore per l’Ambiente e contestualmente un motivato interesse scientifico in un campo, quello dei funghi, ancora poco conosciuto e studiato. Lo studio dell’ecologia dei suoli e, più specificatamente, l’utilizzo dei funghi per trarre valutazioni circa il livello di salute dei suoli stessi, appare non semplice sia per le scarse conoscenze che oggi si hanno in tale campo, sia per le difficoltà oggettive alla formulazione di un modello che permetta di “leggere” il suolo. Il volume illustra in modo completo ed esaustivo le caratteristiche dei funghi e il loro ruolo nel comparto suolo. Nello stesso tempo pone basi solide che riguardano la biodiversità e la bioindicazione quali mezzi diagnostici per meglio comprendere il suolo, la sua qualità e salute. La imponente quantità di dati analitici di elementi in tracce negli oltre 9000 campioni di funghi analizzati, pone altresì questo volume quale guida per un utilizzo che copre molteplici aspetti quali ad esempio il campo alimentare. Occorre ricordare che i funghi entrano a far parte di molti alimenti: la conoscenza dei livelli di concentrazioni di metalli pesanti potrebbe aiutare ad avere prodotti più salutari per il consumatore. I dati qui riassunti potrebbero in un futuro servire per formulare linee guida comunitarie legate al campo dell’alimentazione. L’archivio dati, in effetti, è già stato ufficialmente acquisito nell’anno 2008 dal Ministero della Salute italiano per la discussione e la definizione del Regolamento CE 628/2008. Un altro aspetto peculiare riguarda la vastità delle aree di raccolta e l’elevato numero di specie dei funghi identificati. Tali informazioni sono oggi basilari ma lo saranno ancora di più in futuro quando nuove campagne di 47 raccolta dei funghi verranno effettuate. Si potrà allora meglio comprendere se e con quale peso le attività dell’uomo e i cambiamenti climatici in corso siano in grado di agire sulla biodiversità dei funghi. Ultimo aspetto, non meno importate, riguarda l’utilizzo dei valori, riportati in questo volume, come banca dati per numerosi esperti del campo che potranno così raffrontare e meglio descrivere e valorizzare le loro indagini. Sono certo che questo libro avrà un giusto riconoscimento e potrà aiutare i numerosi addetti ai lavori e ricercatori italiani e internazionali a fare un passo in avanti nel campo della micologia. Leen Hordijk , Direttore dell’Istituto dell’Ambiente e della Sostenibilità – Ispra (VA) Italia ENIA La presenza di Enìa tra gli autori del Rapporto Europeo “EUR Report-Elementi chimici nei funghi superiori” è un fatto che ci onora. Nasce da un antico legame, tramite il Gruppo Micologico e Naturalistico “Renzo Franchi” di Reggio Emilia, con l’Associazione Micologica Bresadola-Centro Studi Micologici che già in passato aveva permesso di sviluppare altre importanti collaborazioni. Può, in effetti, apparire bizzarro che una “multi-utility” abbia rapporti con soggetti così lontani dal proprio lavoro quotidiano. In realtà la logica che ci mosse e che ci muove è sempre quella di allargare il nostro sguardo e cercare di tessere rapporti con i soggetti più interessanti che un territorio offre e con loro creare occasioni di scambio di conoscenze e di valorizzazione reciproca. Queste scelte hanno permesso ad Enìa di declinare in modo nuovo il concetto di “vicinanza territoriale”, trovando a volte come compagni di viaggio e di scoperta soggetti diversi da quelli più consueti per una società che si occupa di servizi energetici ed ambientali. Come sempre noi abbiamo messo a disposizione soprattutto le nostre professionalità e i nostri saperi, in questo caso quelle dei Laboratori della sede di Reggio Emilia. Si è trattato di uno scambio fortunato e di un modo concreto per sostenere la ricerca in Italia che pone oggi Enìa tra gli autori di uno strumento unico non solo nel nostro Paese. Permettetemi, poi, un ultimo pensiero non solo come Presidente di una Azienda, ma anche come micologo, una passione che mi ha fatto apprezzare ancora di più i risultato presentati in questo libro. Spesso, quando si pensa agli strumenti per l’innovazione e per la ricerca, l’abitudine ci porta a pensare a marchingegni modernissimi, complicatissimi, lucenti, a volte freddi, come solo la tecnica può essere. Eppure a volte basta davvero guardarci intorno per scoprire come la stessa Natura ci può venire in aiuto. In questo caso dobbiamo ringraziare i funghi, i “semplici” funghi - i micologi mi perdonino per questa definizione. Questi funghi ci porgono un aiuto che ci deve fare riflettere e ripensare al nostro rapporto con il mondo che ci circonda e di cui facciamo parte. Un mondo che sempre più spesso non conosciamo o non rispettiamo, sprecando, sporcando, dilapidando una ricchezza che è di tutti. Se la ricerca presentata in questo volume può portarci a riflettere anche su questo, avremo raggiunto un ulteriore obiettivo e fornito un risultato non banale che 48 va aggiungersi allo straordinario valore di questo Rapporto. Andrea Allodi, Presidente Enìa Spa – Parma - Italia Dalla presentazione dell’Istituto Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), come peraltro già risultava chiaramente da quanto pubblicato su Rivista di Micologia 2, appare evidente come il “nostro” EUR Report ha, di fatto, avuto origine dalla collaborazione, stabilita tramite convenzione nazionale tra ISPRA e AMB (stipulata nel dicembre 2003, rinnovata nel 2007 e nel 2010) nell’ambito del Progetto Speciale Funghi di cui può essere a pieno titolo considerato uno dei principali frutti finora prodotti. Nell’ambito del Progetto Speciale Funghi, infatti, è nata la proposta alla Comunità Europea di valutare se la ricerca sul contenuto di elementi chimici nei funghi, date le dimensioni raggiunte e le conoscenze acquisite, potesse essere di interesse generale. Dall’incontro con il prof. Roberto Cenci è poi partito il lavoro che è scaturito nell’EUR Report. Abbiamo già più volte scritto dell’importanza che riveste il Progetto Speciale Funghi, ma vogliamo ancora una volta richiamarne il significato e le finalità generali: il Progetto, per la prima volta, “mette insieme” varie competenze, esperienze, punti di vista e conoscenze scientifiche che, come le tessere di un grande mosaico, potrebbero davvero consentire un salto di qualità di grande portata per la conoscenza scientifica di questi ancora in gran parte misteriosi esseri viventi, consentendo di comprendere con maggior profondità l’effettivo ruolo da essi giocato in natura e di considerarli come protagonisti insostituibili nelle problematiche inerenti gli equilibri naturali e la biodiversità3. Il responsabile e ideatore – animatore del Progetto Speciale Funghi è il Dr. Carmine Siniscalco del dipartimento Difesa della Natura di ISPRA. In maggior dettaglio il Progetto Speciale Funghi ha finora prodotto: Una collaborazione che ha permesso di strutturare una serie di temi di ricerca ai quali collaborano Università, Istituti di Ricerca, Aree Protette, Agenzie Ambientali, ASL, Comuni, ecc. Un ciclo di Seminari mensili (dal 2008) rivolti allo studio degli ecosistemi sulla base della tematica generale “I funghi come indicatori biologici nel mo-nitoraggio della qualità del territorio”. Manuali, Rapporti e Linee Guida ISPRA Il Progetto Speciale Funghi si inserisce nel contesto più generale del Dipartimento Difesa della Natura dell’ISPRA che con lo studio della biodiversità presente nel suolo considera una serie complessa di dati: analisi dei profili; granulometria; acidità (pH); contenuto in sali minerali, compresi i microelementi; componente organica (evidenSiniscalco C., C.Jacomini & N.L. Cerioli – 2007: Il progetto Speciale ISPRA (ex APAT) sulla Micologia per un’integrazione degli aspetti ambientali con quelli sanitari, in Rivista di Micologia N. 4 - 2009, pag. 369-370 Tra le atre cose ci fa evidentemente molto piacere che l’EUR Report esca proprio quest’anno, essendo stato proclamato dall’ONU il 2010 Anno Internazionale della Biodiversità. 2 3 49 temente considerando i miceli fungini); macro e micro porosità. Per es., per quanto riguarda i funghi, dagli studi sta emergendo l’esistenza di specie fungine che con la semplice loro presenza e quantità (indicata dai carpofori, quelli che volgarmente chiamiamo funghi) indicano uno squilibrio in corso nell’ecosistema e predicono con un certo anticipo forme di degrado altrimenti rilevabili4. Si tratta di specie che nutrendosi dei prodotti di scarto di altri funghi (i degradatori primari) indicano un’alterazione dell’ecosistema che percepiremo solo dopo molto tempo, cioè quando fruttificheranno i degradatori primari che hanno un ciclo molto lungo. Alcune specie del genere Mycena (Pers.) Roussel [Mycena rosea (Bull.) Gramberg; Mycena pura (Pers.: Fr.) P. Kumm.; Mycena pelianthina (Fr.) Quél.; Mycena galericulata (Scop.: Fr.) Gray; Mycena niveipes (Murrill) Murrill; Mycena polygramma (Bull. : Fr.) Gray; Mycena amicta (Fr.) Quél.; Mycena flavoalba (Fr.) Quél.] hanno, per caratteristiche legate al loro ciclo biologico, questa funzione indicatrice. Mycena rosea è risultata essere un ottimo indicatore di attività di degrado dovute ad agenti fungini primari. Inoltre sulla componente micologica degli ecosistemi ISPRA sta acquisendo banche dati5 in modo che sia possibile abbinare le specie fungine agli habitat secondo la nomenclatura CORINE Biotopes e Natura 2000. Sulla base dei dati disponibili si tratta di costruire elenchi di specie per ciascun habitat in base alla frequenza delle segnalazioni. Le specie caratteristiche e differenzianti sono quelle che emergono dal confronto con altri habitat in base a frequenza e presenza; le specie frequenti sono quelle con elevato numero di segnalazioni ma presenti anche in altri habitat. Tali specie rappresentano un primo campionario di elementi di pregio ecologico e di indicatori di qualità ambientale. Un altro importante aspetto studiato è il ruolo dei funghi micorrizici come indicatori della qualità biologica del suolo e della salute e sviluppo del binomio pianta-suolo. Si sa che nelle simbiosi micorriziche gli scambi nutrizionali manifestano il loro effetto positivo sul metabolismo di entrambi i partners e l’efficienza di tali associazioni varia secondo una serie di interazioni dinamiche che coinvolgono non solo la pianta e il fungo, ma anche i fattori ambientali e pedologici e i rapporti che si stabiliscono fra queste variabili. Per es. Hebeloma crustuliniforme mostra una maggiore efficacia nel mobilizzare azoto da sostanze proteiche in Betula pendula rispetto ad Amanita muscaria e a Paxil-lus involutus. Il Gruppo “R. Franchi” di Reggio Emilia è protagonista dello studio di un altro importante aspetto che riguarda il binomio “funghi - metalli pesanti” oggetto di studi intensi negli ultimi venti anni alla ricerca di un nuovo strumento per la bioindicazione dei suoli. A lungo si è ritenuto che il suolo avesse la capacità di trattenere le sostanze inquinanti tamponandone gli effetti altrimenti evidenti entro poco tempo. Si è quindi prestata sempre più attenzione a quei comparti ambientali come l’aria o le risorse idriche superficiali che reagiscono all’inquinamento antropico ripercuotendosi sull’ambiente con maggiore immediatezza. Ma bisogna considerare i seguenti aspetti: Pensiamo che i funghi, oltre ad essere il perno su cui ruota la funzionalità degli ecosistemi terrestri, possano rappresentare anche lo specchio della loro salute. Questo è uno degli aspetti più significativi della convenzione ISPRA-AMB 4 5 50 La capacità del suolo di accumulare le sostanze inquinanti può effettivamente impedire l’immediata contaminazione di altri comparti ambientali ma può anche determinare un improvviso rilascio degli inquinanti una volta raggiunto il limite di ritenzione. La parete cellulare dei funghi nel suolo è a diretto contatto con l’ambiente esterno ed è in grado di assorbire ed accumulare cationi di metalli pesanti che possono essere comunque accumulati anche all’interno della cellula. Queste caratteristiche, pur essendo generali, si presentano in maniera differenziata a seconda delle varie famiglie e specie fungine; infatti numerosi sono gli studi compiuti negli ultimi venti anni, particolarmente in Europa, sulla determinazione dei metalli pesanti nei funghi e i risultati ottenuti evidenziano comportamenti eterogenei tra specie e specie. Nell’ultimo decennio è andato sempre più maturando il convincimento che i risultati di questi studi necessitino di un affinamento nella loro analisi per addivenire alla creazione di un termine di confronto che prende il nome di “fungo di riferimento” (“reference mushroom”) . Notevoli ed importanti sono i contributi all’EUR Report di altri autori e di varie personalità del mondo scientifico che ne hanno certamente elevato il livello6, ma preferiamo soffermarci, in base alle nostre più specifiche competenze, su quest’ultimo concetto del “fungo di riferimento”. Quando il fungo di riferimento sarà messo a punto per ogni specie, grazie all’ampiezza della composizione del campione di base, i funghi di riferimento di ciascuna specie permetteranno di approfondire la conoscenza della funzionalità fisiologica che le concentrazioni degli elementi chimici nei funghi possono avere sulla bioindicazione, sulle valutazioni tassonomiche e, non meno importante, sulla stima dei metalli pesanti che vengono assunti tramite l’alimentazione, sia dall’uomo, sia dagli altri esseri viventi. I funghi di riferimento costituiranno sicuramente in un prossimo futuro uno degli strumenti più validi per la valutazione della biodiversità del suolo e degli ecosistemi ad esso collegati. In particolare per quanto riguarda le valutazioni tassonomiche pensiamo che questa proposta possa contribuire, in analogia e coerenza con quanto sta già avvenendo con le analisi del DNA nei funghi, che comunque, anch’esse stanno muovendo i primi passi, ad un costruttivo ripensamento delle basi essenzialmente morfologiche dell’attuale impostazione sia tassonomica sia sistematica della Micologia, con l’obiettivo certamente molto ambizioso, di contribuire a riempire un vuoto molto rumoroso: fino ad ora nella Micologia non esiste una definizione del concetto di specie. La proposta che facciamo di una “tassonomia polifasica” potrebbe essere un primo passo in questa direzione, ma intendiamo riprendere ed approfondire questa proposta in altra sede7. Per ragioni di spazio non possiamo in questa sede fare citazioni, che sono tuttavia tutte considerate nelle pag. 6-7 dell’EUR Report (Paragrafo “Ringraziamenti”) Dalla presentazione dell’Istituto Cantonale di Microbiologia di Bellinzona, a firma di Orlando Petrini e 6 7 51 Per concludere e per dare ai nostri lettori un’informazione la più completa possibile per una sede come questo opuscolo, pubblichiamo il Riassunto e le Conclusioni dell’EUR Report. Riassunto I funghi in natura sono tra i principali agenti dei cicli biogeochimici, i cicli di materia ed energia alla base del funzionamento degli ecosistemi. Le informazioni relative alla biodiversità delle specie fungine italiane e l’utilizzo dei valori di concentrazione di elementi chimici nei medesimi potrebbero permettere di usare i funghi quali indicatori biologici della qualità di ambienti forestali, boschivi e semi naturali. L’archivio dati dell’EUR Report raccoglie le concentrazioni, su materiale secco, di 35 elementi chimici, metalli pesanti compresi, per oltre 9.000 campioni di funghi superiori che rappresentano circa 200 generi e un migliaio di specie. Il raggiungimento della stabilità statistica dell’archivio ha consentito di definire il concetto di “fungo di riferimento”. L’uso del “fungo di riferimento” potrebbe essere importante, anche solo come approccio metodologico, in vari campi della ricerca micologica e ambientale; dalla biodiversità e bioindicazione, alla tassonomia fino all’impatto igienico sanitario. La vastità di dati riportata potrà essere utilizzata per un raffronto con informazioni che saranno raccolte in studi futuri. Questi risultati dovrebbero inoltre permettere una migliore e più esaustiva interpretazione della bontà delle norme per la protezione e salvaguardia dell’ambiente messe in atto per minimizzare o annullare gli effetti dei cambiamenti climatici in corso e i danni ambientali dovuti all’attività antropica. Gli studi riguardanti la frequenza e l’ecologia delle varie specie fungine rinvenute sul territorio nazionale hanno favorito l’abbinamento agli habitat di riferimento in uso presso i sistemi europei di classificazione (Natura 2000, CORINE Land Cover, CORINE Biotopes ed EUNIS). Sono stati così creati i presupposti per l’utilizzo dei funghi come indicatori biologici per la valutazione della qualità del suolo e degli ecosistemi. Conclusioni La bioindicazione permette di valutare tramite l’osservazione di organismi viventi parte degli effetti causati dall’attività antropica sull’ambiente. L’utilizzo diffuso dei macromiceti per la bioindicazione è spesso stato ostacolato dalle difficoltà nella sistematica e tassonomia, dalle incomplete conoscenze del loro metabolismo e fisiologia e dalla scarsità di dati che riguardano le caratteristiche e la qualità del substrato. Ulteriori ostacoli alla corretta interpretazione dei dati ambientali sui funghi sono la scarsa precisione ed accuratezza nel descrivere gli habitat di appartenenza. Questo EUR Report vuole contribuire ad indicare una metodologia di lavoro e a mostrare con esempi applicativi concreti quali potrebbero essere le vie da percorrere in dall’articolo (dello stesso autore) “Tassonomia polifasica: idea rivoluzionaria o vecchio vino in una botte nuova?” pubblicato sull’opuscolo per la XXXIV Mostra Reggiana del Fungo 2009 si possono comunque cogliere gli aspetti essenziali delle nostre idee. 52 futuro. Il primo aspetto che viene qui evidenziato è la misura delle concentrazioni delle sostanze chimiche nei carpofori di macromiceti spontanei. Il secondo aspetto che è stato considerato è quello del “fungo di riferimento”, un argomento già trattato per altri organismi, ma che in questo caso potrebbe risultare essere un fattore cardine per cercare di dipanare le problematiche relative alla presenza di elementi chimici nei carpofori dei macromiceti. Infatti la nostra esperienza si è formata nel tentativo di superare le difficoltà iniziali di interpretazione, senza alcun parametro di giudizio, del significato della presenza di diversi elementi chimici, metalli pesanti in particolare, nei funghi. Tale presenza è spesso apparsa sorprendente per gli inaspettati valori di concentrazione misurati e per le notevoli differenze anche tra specie tassonomicamente molto vicine. Il terzo aspetto affrontato in questo lavoro è quello relativo all’abbinamento delle specie fungine agli habitat. Ciò ha permesso di osservare un’importante biodiversità che potrà venire ulteriormente indagata e utilizzata in futuri studi anche grazie alle nuove tecnologie e alla codifica ambientale effettuata mediante il programma CORINE ed il sistema europeo di informazioni sulla natura EUNIS. Sarà quindi possibile seguire un criterio obiettivo per attribuire il corretto habitat ai luoghi di crescita dei macromiceti. Speriamo che da queste tematiche possano svilupparsi nuove idee progettuali e spunti per studi e ricerche che potrebbero contribuire a sostenere l’utilizzo di questi organismi nelle valutazioni ambientali. Tale aspetto sarà determinante per tenere conto della componente micologica di un ecosistema terrestre, la quale è sempre più stimata per importanza e rilevanza negli equilibri ecologici globali. A questo punto pensiamo sia corretto indicare le intenzioni degli autori di questo lavoro che ambisce non a chiudere ma ad aprire una nuova visione con nuove prospettive di ricerca scientifica su un mondo, quello dei funghi superiori, ancora troppo poco conosciuto e troppo spesso sottovalutato. Oltre a voler rendere disponibile a chiunque una massa di dati, che riteniamo senza precedenti e che, già di per sé, costituisce un contributo originale alla documentazione della biodiversi-tà fungina, si sono voluti soprattutto indicare una metodologia di lavoro ed alcuni esempi di applicazioni pratiche che potranno essere utilizzati per produrre nuove ricerche in questo settore. Per dare solo un’indicazione siamo convinti ad esempio che la ricerca tassonomica debba basarsi su un approccio polifasico che comprenda la raccolta e l’analisi di dati morfologici macro e microscopici, fisiologici, biochimici; dovrebbe essere presa in considerazione la definizione più esatta possibile degli habitat di crescita ed anche la misura delle concentrazioni di diverse sostanze chimiche e caratteristiche molecolari. Non ultima rimane l’intenzione e la speranza che il nostro lavoro possa essere utile a tutti coloro che hanno a livelli più diversi responsabilità politiche ed amministrative di gestione dei territori, in particolare quelli montani, e nell’utilizzo dei funghi in campo alimentare. *** *** *** Chi fosse interessato ad avere l’EUR Report si può rivolgere al Prof. Roberto Cen- 53 ci (e-mail: [email protected]). Al volume “cartaceo” è allegato un CD contenente: Copia in formato PDF del volume stesso Indicazione delle località di campionamento dei funghi e dei suoli I dati analitici (ca 300.000) riguardanti la totalità dei campioni (ca 10.000) di funghi e di suoli analizzati La statistica descrittiva per tutti i generi e le specie analizzati Le mappe che illustrano la distribuzione delle concentrazioni degli elementi inorganici nei funghi Le mappe che illustrano la distribuzione delle concentrazioni degli elementi inorganici nei suoli Inoltre l’intero EUR Report (composto da circa 2.500 pagine e non contenente ancora le coordinate geografiche dei funghi studiati che verranno messe sullo stesso sito in un secondo momento) è scaricabile dal sito della Comunità Europea all’indirizzo: http://eusoils.jrc.ec.europa.eu/ESDB_Archive/eusoils_docs/ doc_other.html 54 I LIBRI PUBBLICATI DA NOI O DAI NOSTRI SOCI L’opera è il punto di arrivo di due micologi formatisi all’interno dell’A.M.B., A. Montecchi e M. Sarasini, con personalità molto diverse ma entrambi dediti da numerosi anni allo studio dei funghi ipogei. Prezzi di cessione Soci A.M.B.: per l’Italia € 70,00 Non soci A.M.B.: per l’Italia € 95,00 Estero: idem, più spese di spedizione I volumi del “Dizionario dei nomi volgari e dialettali dei funghi in Italia e nel Canton Ticino” corredati o no da un CD contenente anche i primi aggiornamenti rispetto la stampa sono disponibili presso il nostro Gruppo (Gruppo Micologico e Naturalistico “R. Franchi” Via Amendola 2 42100 Reggio E.- e-mail: [email protected] alle seguenti condizioni: Volume Volume +CD 13€ 15€ Ai soci del Gruppo “R. Franchi” e quanti ne ordinino almeno 10 copie 10,50€ 12€ Le eventuali spese di spedizione sono in aggiunta Il volume rilegato di 528 pag. contiene 290 fotocolor e 343 micrografie eseguiti dagli Autori, 21 tavole a colori eseguite da E. Rebaudengo e F. Boccardo. Chiavi di determinazione in inglese, italiano, francese e tedesco. Prezzo 56,00 Euro. 55 120 ricette sui funghi in 3 volumetti in vendita a 1 € l’uno PARASOLA AURICOMA , UNA SPECIE BELLA E INTERESSANTE Giovanni Consiglio Via C. Ronzani, 61 – 40033 Casalecchio di Reno (BO) Ledo Setti Via C. Pavese, 1 – 46029 Suzzara (MN) Riassunto Nel presente lavoro vengono forniti una descrizione dettagliata, fotografie a colori in habitat e micrografie a colori di Parasola auricoma, ritrovata all’interno di un parco in provincia di Mantova. Introduzione Molto spesso si è portati alla ricerca di funghi da studiare in zone montuose o al massimo collinari, come se queste fossero le uniche zone di crescita di miceti interessanti. Ebbene, possiamo assicurare a coloro che non hanno molto tempo disponibile, che sono molti i parchi o i giardini cittadini, dove è possibile incontrare specie fungine degne di rispetto e, a volte, anche piuttosto rare. Il fungo qui descritto non è raro, ma crediamo sia piuttosto carino e interessante anche per la possibile confusione con alcune specie simili. Il ritrovamento è avvenuto all’interno del Parco dell’Istituto Tecnico Agrario di Palidano, facente parte di Villa Strozzi. Questo parco, risalente al 1800, è stato costruito secondo i canoni del parco all’inglese dalla famiglia Strozzi. All’interno vi si possono incontrare gruppi di alberi e arbusti, sia autoctoni che esotici, lasciati crescere liberamente e collegati tra loro da piccoli sentieri. L’estensione della parte storica è di circa 30.000 m2 e quella di recente impianto di circa 19.000 m2. Assieme agli alberi, vi hanno trovato rifugio insetti rari come il Cervo volante e vi nidificano uccelli come il Picchio rosso. Il ritrovamento è avvenuto il 21 Aprile 2010 in una piccola radura, su suolo molto umido, poco ricco di humus in prossimità di diversi tipi di latifoglie. Materiali e metodi I caratteri macroscopici sono stati rilevati su materiale fresco, quelli microscopici su materiale essiccato. Le analisi microscopiche sono state effettuate con un microscopio Zeiss Axioscope 40 e le micrografie effettuate con una fotocamera Nikon Coolpix 4500. Il materiale secco è stato reidratato con una soluzione di KOH al 3 %, lavato con acqua e colorato con rosso Congo in acqua. Il montaggio è stato effettuato in tampone alla glicerina L4. Le osservazioni sono state fatte utilizzando sia la tecnica del contrasto di fase che quella del contrasto interferenziale. Le dimensioni degli elementi microscopici 56 sono state ricavate dalle misure di almeno 32 unità in vista frontale e 32 unità in vista laterale. Il valore degli altri elementi è stato valutato su un numero minimo di 5 misure. Le abbreviazioni dei nomi degli autori sono state tratte da KjrK & ÀNSELL (2003). Parasola auricoma (Pat.) Redhead, Vilgalys & Hopple 2001 [Basionimo: Coprinus auricomus Pat. 1886, Tabl. analyt. Fung. France (Paris): 200] Posizione sistematica: Regno Fungi; Divisione Basidiomycota R.T. Moore 1980; Sottodivisione Agaricomycotina Doweld 2001; Classe Agaricomycetes Doweld 2001; Ordine Agaricales Underw. 1899; Famiglia Psathyrellaceae Vilgalys, Moncalvo & Redhead 2001; Genere Parasola Redhead, Vilgalys & Hopple 2001. Etimologia: aurìcoma deriva dai sostantivi latini àurum e còma e significa, letteralmente, “dalla capigliatura dorata”. Cappello: la forma del cappello risulta piuttosto variabile come, d’altronde, le sue dimensioni. Nei giovani basidiomi esso misura circa 30 x 8-10 mm, ha forma conica, ellissoidale, ogivale, col bordo striato per un lungo tratto, la superficie leggermente vischiosa, di colore bruno dattero fino al bordo dove risulta leggermente più chiara fino al biancastro. Gli esemplari maturi si presentano con un cappello espanso, piano, con leggero umbone ottuso, con bordo molto striato, plissettato per la quasi totalità del raggio; la superficie risulta leggermente lubrificata, di colore bruno dattero al centro, ocra-grigiastro nelle altre parti e biancastro all’interno delle zone di collegamento tra una lamella e l’altra. lamelle: sublibere, mediamente fitte, con numerose lamellule, biancastre negli esemplari immaturi, grigio-nerastre a maturità, con filo sterile, grigio-biancastro. Gambo: 100 x 4 -5 mm, biancastro, glabro, cilindrico, con base leggermente allargata, liscio. Carne: poco consistente, di colore brunastro, senza odore significativo. Spore: 11,2-13,2 × 6,6vl -7,4vl × 7,4vf -8,3vf j.tm, Qvl = 1,72-1,88, Qvf = 1,43-1,68, da lungamente ellissoidali a oblunghe, spesso rastremate nella zona apicale e con base allargata, di forma leggermente triangolare con angoli arrotondati viste di fronte (vf), leggermente amigdaliformi viste di profilo (vl), con poro germinativo centrale, con contenuto opaco granuliforme, lisce, di colore bruno molto scuro in L4. Basidi: 25-30 × 12-14 j.tm, tetrasporici, raramente bisporici, largamente clavati, con sterigmi lunghi fino a 5 j.tm. Trama lamellare: irregolare, costituita da ife subglobose, larghe fino a 30 j.tm, ialine in L4. Cheilocistidi: 47-105 × 18-44 j.tm, largamente lageniformi, clavati, spesso con cristalli giallastri rifrangenti, ricoprenti per intero l’orlo della lamella. Sono state riscontrate numerose formazioni cristalline giallastre rifrangenti. 57 Pleurocistidi: 39-74 x 22-30 J.tm, radi, otriformi, simili ai cheilocistidi. Rivestimento pileico: formato da cellule otriformi disposte in imenoderma, larghe fino a 14 J.tm, non gelatinizzate, lisce, con pigmento intracellulare di colore crema più o meno chiaro; ife della trama subglobose, larghe fino a 15 J.tm. Al centro del cappello sono state riscontrate rare cellule piliformi, lunghe fino a 200 J.tm, a parete spessa, leggermente allargate alla base e di colore bruno-arancione. Giunti a fibbia: presenti e facilmente visibili solo nelle ife cilindriche e sottili del basidioma. Materiale studiato: Gorgognano (Bologna), 4.05.1995, nella terra nuda, sabbiosa, di un sentiero, leg. G. Consiglio, G. Spisni & B. Tonelli, E.C. n. 95012; Fondovalle Savena (Bologna), 28.04.1996, su terreno, in una radura erbosa, leg. G. Consiglio & G. Spisni, E.C. n. 96007; Palidano (Mantova), Villa Strozzi, Parco dell’Istituto Tecnico Agrario, su terreno nudo, 21.04.2010, leg. L. Setti, Erbario Setti. Osservazioni Nel disegno sistematico del Genere Coprinus Pers. : Fr. di ULJé & BAS (1988), la Sezione Pseudocoprinus (Kühner) P.D. Orton & Watling è divisa nelle tre Sottosezioni Setulosi J.E. Lange, Glabri J.E. Lange e Auricomi Singer. Alla Sottosezione Setulosi appartengono specie con gambo e cappello dotati di setulae. La Sottosezione Glabri comprende specie con gambo e cappello glabri e spore con poro germinativo eccentrico. Alla Sottosezione Auricomi sono ascritte specie con gambo glabro ma con cappello che al microscopio evidenzia lunghi peli bruni sparsi e spore con poro germinativo centrale. Quest’ultima Sottosezione contiene la sola specie C. auricomus Pat. Gli studi molecolari di HOPPLE & VILGALYS (1994, 1999) e di PARK ET AL. (1999) hanno dimostrato che il Genere Coprinus s.s., assegnato alla Famiglia Agaricaceae Chevall., comprende le sole specie della Sottosezione Coprinus della Sezione Coprinus, cioè quelle dotate di cappello squamoso, lamelle di colore rosa prima della deliquescenza, annulus basale e gambo bulboso. Tutte le altre specie dell’antico Genere Coprinus sono state distribuite nei tre Generi Coprinellus P. Karst., Coprinopsis P. Karst. e Parasola e appartengono alla Famiglia Psathyrellaceae. Il Genere Parasola comprende specie non deliquescenti, con una pileipellis in imenoderma, prive di velo e di pileocistidi e dotate al massimo di lunghe setae. Sulla base di questa delimitazione tassonomica il “vecchio” Coprinus auricomus è stato ricombinato in Parasola auricoma. Fra le specie macroscopicamente simili a P. auricoma ma prive di peli al centro del cappello, ricordiamo Coprinus leiocephalus P.D. Orton che presenta spore leggermente più corte e di forma romboidale; Coprinus plicatilis (Curt. : Fr.) Fr. e Coprinus schroeteri P. Karst. con spore angolose, leggermente più larghe; Coprinus megaspermus P.D. Orton con spore simili come forma, ma di dimensioni maggiori (ULJé, 2005). 58 Ringraziamenti: Ringraziamo sentitamente il Professor Truzzi, insegnante dell’Istituto Tecnico Agrario di Palidano, per i permessi di ricerca e l’interesse dimostrato per il censimento della flora micologica del Parco. Riferimenti bibliografici consultati BREITENBACH J. & F. KRäNZLIN F. - 1995: Champignons de Suisse. Tome 4. Ed. Mykologia. Lucerna: 226. CONSIGLIO G. - 1999: Contributo alla conoscenza dei Macromiceti dell’EmiliaRomagna. XVI. Genere Coprinus. Bollettino del Gruppo Micologico G. Bresadola di Trento. 42 (3): 183-192. CONSIGLIO G. & C. PAPETTI - 2005: Atlante illustrato dei Funghi d’Italia. Vol. 2. Seconda ristampa. A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici. Trento: 810. HOPPLE JR. J.S. & R. VILGALYS - 1994: Phylogenetic relationship among coprinoid taxa and allies based on data from restriction site mapping of nuclear rDNA. Mycologia 86: 96-107. HOPPLE JR. J.S. & R. VILGALYS - 1999: Phylogenetic relationships in the mushroom genus Coprinus and dark-spored allies based on sequence data from the nuclear gene coding for the large ribosomal subunit RNA: divergent domains, outgroups and monophyly. Mol. Phylogenetics & Evol. 13: 1-19. Foto 1 : Parasola auricoma in habitat (foto Giovanni Consiglio) 59 KIRK, P.M. & A.E. ANSELL - 1992. Authors of fungal names. Index of fungi supplement. International Mycological Institute. C.A.B. International. KIRK P.M., P.F. CANNON, D.W. MINTER & J.A. STALPERS - 2008: Ainsworth & Bisby’s Dictionary of the Fungi. CABI International. Wallingford, Oxon. UK: 771 pp. MOSER M. - 1986: Guida alla determinazione dei funghi vol. 1° - Polyporales, Boletales, Agaricales, Russulales. Saturnia. Trento: 281. ORTON P.D. & R. WATLING - 1979: Coprinaceae Part 1. Coprinus. British Fungus Flora. Agarics and Boleti. 2. Her Majesty’s Stationery Office. Edinburgh. UK: 150 pp. PARK D.S., S.J. Go, Y.S. Kim, S.J. SEOK, J.C. RYU & J.M. SUNG - 1999: Phylogenetic relationships of Genera Coprinus and Psathyrella on the basis of ITS region sequences. Korean J. Mycol. 27 (4): 274-279. ROUx P. - 2006: Mille et un champignons. Édition Roux. Sainte-Sigolène: 1084. ULJé C.B. & C. BAS - 1988: Studies in Coprinus-I. Subsections Auricomi and Glabri of Coprinus section Pseudocoprinus. Persoonia 13 (4): 433-448. ULJé C.B. - 2005: Genus Coprinus. Flora Agaricina Neerlandica. Vol. 6. Eds. Nordeloos M.E., T.W. Kuyper & E.C. Vellinga. Taylor & Francis. Boca Raton. U.S.A.: 22-109. VESTERHOLT J. - 2008: Coprinus Pers. Funga Nordica. Agaricoid, boletoid and cyphel-loid genera. Eds. Knudsen H. & J. Vesterholt: 532-533; 558-586. VIZZINI A. - 2001: Una rara specie del Parco del Valentino (Torino): Coprinopsis strossmayeri. Bollettino del Gruppo Micologico G. Bresadola di Trento. 44 (1): 4-12. Foto 2 : Parasola auricoma carpofori immaturi (foto Ledo Setti) 60 Foto 3 : Parasola auricoma cheilocistidi, spore (foto Ledo Setti) Foto 4 : Parasola auricoma peli epicutis (foto Ledo Setti) 61 FRUTTA ANTICA 9° Contributo Elia Canovi Via Gorizia, 42 - 42124 Reggio Emilia e-mail: [email protected] Amer Montecchi Via Diaz, 11 – 42019 Scandiano (RE) e-mail: [email protected] Gualberto Valentini Via dell’Eco, 15 – 42019 Scandiano (RE) e-mail: [email protected] Nelle precedenti esposizioni di frutta antica abbiamo avuto occasione di sottolineare il fatto che ogni frutto selvatico porta il nome dato dallo scopritore e con tale nome lo stesso frutto è riconosciuto in tutto il mondo. Diverso è il metodo seguito per le innumerevoli varietà di frutti (circa un migliaio) ottenuti dall’uomo attraverso selezioni ed innesti: i nomi di questi ultimi sono legati a diversi fattori, a volte riferiti ai luoghi dove sono stati creati, all’innestatore che ha raggiunto la particolare varietà e non ultimo al periodo di maturazione. Abbiamo anche ricordato che tale metodo è stato particolarmente seguito nella designazione delle varietà di mele per cui troviamo – solo per citare qualche esempio - la mela agostana, la mela tinella gialla d’Abruzzo, la mela annurca della Campania, la mela rosa mantovana ecc. Lo stesso metodo è stato seguito anche per le diverse varietà di pere e nel gruppo di quelle a maturazione estiva troviamo addirittura tre varietà che portano il nome di Pera di Santa Maria, ma presentano caratteristiche organolettiche diverse così come sono diverse le loro morfologie ed il periodo di maturazione. La spiegazione a questa omonimia deve essere ricercata nel fatto che da luogo a luogo la ricorrenza della festa di Santa Maria è fissata in modo diverso e la maturazione di questa pera è in funzione delle diverse quote altitudinali e quindi in tempi diversi, ma pur sempre in corrispondenza della ricorrenza religiosa a Santa Maria. Sfogliando un vecchio calendario abbiamo potuto verificare che nel periodo estivo tali ricorrenze sono almeno sette ed iniziano nella prima decade di luglio e terminano nella seconda decade di settembre. Dedichiamo il presente contributo alla presentazione di quattro antiche varietà di pere tuttora presenti sul nostro territorio provinciale. Pera madernassa Antica varietà tuttora coltivata e commercializzata in diverse regioni del nord Italia, in modo particolare nel cuneese ed albese. Il suo nome è legato alla località 62 Pera madernassa Madernassa (Vezza d’Alba) dove sembra sia stato effettuato il primo innesto. Di buona qualità organolettica può essere consumata cruda a completa maturazione, ma per la sua durezza e serbevolezza risulta particolarmente adatta per la cottura in forno e consumata ricoperta di cioccolato. La raccolta avviene nella prima decade di settembre e la sua durata in fruttaio arriva sino a fine dicembre. Frutto di medie dimensioni – 6/8 centimetri – presenta una polpa biancastra, croccante, leggermente profumata e con sapore dolce; buccia sottile e dura con fondo verde scuro tendente al giallo quando è più matura con zone più o meno ampie di ruggine o riflessi rossicci. Nella nostra provincia si è potuto osservarne una sola pianta di almeno 150 annia, ma ancora in ottima salute, in località Benale di Viano. Pera ducale Varietà di pera abbastanza diffusa nella media montagna del parmense, in modo particolare nelle località di Tiedoli, Borgotaro e Bedonia. In provincia di Reggio Emilia sono state osservate due piante in località Carrù di Villaminozzo. Piante da frutto che non raggiungono grosse dimensioni, prediligono terreni poco profondi e per la fragilità dei rami sono sogette a facili modifiche della chioma in caso di pesanti nevicate. Il frutto è di grossezza medio-grande di forma tondeggiante e ricorda quella della nota Pera Decana, con la differenza che la Ducale ha il picciolo molto più lungo. La buccia si presenta di colore verdastro e con l’avvicinarsi della maturazione diventa 63 Pera ducale giallognola con tonalità rossiccio scuro e rugginoso. La polpa è bianca, asprigna sino a metà maturazione per poi divenire croccante con sugo abbondante e dolce con pochissimi granuli a maturità completa, assimilabile alle più note varietà di Pera Butirra. Per queste peculiarità può essere consumata sia cruda che cotta. La sua maturazione avviene nella prima decade di ottobre e la durata in fruttaio non va oltre i due mesi. Abbiamo potuto osservare che anche in assenza di trattamenti antiparassitari e crittogamici sia il fogliame che i frutti si sviluppano in modo rigoglioso e copioso. Pera noce E’ questa una varietà di pera tipicamente autunnale: essa infatti arriva a maturazione a fine ottobre. I suoi frutti possono essere consumati solo se ben cotti e sono considerati di scarsa qualità dal momento che la polpa contiene grossi e fastidiosi granuli. Al pari della varietà Pera Aval veniva lessata assieme alle castagne e per questo specifico motivo, oltre ad essere la varietà più tardiva da poter consumare, un tempo era abbastanza diffusa. Presenta frutti delle dimensioni non superiori ai 5-6 centimetri la cui forma ricorda quello della noce (da qui il nome), con buccia verdastra e rugginosa anche a maturazione e polpa che decorre fin lungo il picciolo. 64 Pera noce Per quanto ci è dato sapere nella nostra provincia è presente una sola pianta di circa 150 anni ed in precarie condizioni in località Cà Schiavino nel Comune di Viano, segnalataci dall’amico e collaboratore Gattamelati Angelo Romano. Pera di Santa Maria 65 Pera di Santa Maria Tenuto conto di quanto espresso nell’introduzione, descriviamo qui di seguito una delle varietà di pere (la seconda) che lega il suo nome a Santa Maria. Essa è ricompresa nel gruppo di pere a maturazione estiva e quindi poco adatta alla conservazione. I frutti di forma allungata raggiungono i 6-7 centimetri con la buccia che assume un bel giallo oro a maturazione, con una polpa bianco-avorio, sugosa, dal gusto delicato e aroma che ricorda l’uva moscato. Vengono consumati sia crudi che cotti ed attaccati da vespe e calabroni. Arriva a completa maturazione fra la seconda e terza decade di agosto. Nella nostra Provincia risultano presenti alcune piante e quella che presentiamo in foto ha una età di un centinaio d’anni, in buona vigoria e puntuale produzione: si trova in località Onfiano in Comune di Carpineti, segnalataci dalla signora Virginia Ugoletti ivi residente sin da bambina. 66 AMANITA DRYOPHILA e PEZIZA FLAVIDA, due interessanti specie ritrovate a Spianzagna (RE) Claudio Orlandini Via Parigi, 39/B - 41012 Carpi (MO) e-mail: [email protected] Riassunto Vengono riportati i ritrovamenti di Amanita dryophila Consiglio & Contu e Peziza flavida (W. Phillips) M.M. Moser ex D.C. Pant, con descrizioni, fotografie in habitat e micrografie dei principali caratteri microscopici. Introduzione Spianzagna è una località in comune di Baiso in provincia di Reggio Emilia, situata sulle prime colline, nella quale trascorro tutti i fine settimana. Situata a una altezza di 390 m s.l.m., è circondata da campi coltivati a erba e da boschetti di querce con presenza di pini e carpini. Il terreno calcareo e arido, l’esposizione assolata e scoscesa, rendono questo ambiente quasi un calanco, non molto favorevole alla crescita di specie fungine a eccezione dei periodi particolarmente piovosi, come la primavera di quest’anno o qualche breve momento verso l’autunno inoltrato. Nonostante ciò qualche incontro con specie interessanti avviene, per lo più in modo casuale, visto il poco tempo che dedico alla ricerca in campo o forse grazie alla passione che porta a osservare in modo minuzioso anche un pezzetto di legno come è avvenuto per Peziza flavida trovata mentre toglievo rami da una catasta di legna umida che volevo mettere ad asciugare per il camino. Il ritrovamento di Amanita dryophila è stato fatto da un amico mentre addestrava un cagnolino a tartufi nell’immediata vicinanza dell’area cortiliva. Materiali e metodi L’analisi microscopica su Peziza flavida è stata eseguita sul fresco, mentre per Amanita dryophila è stata effettuata su campioni essiccati, fatti rinvenire con acqua o KOH 3% e, dopo lavaggio con acqua, colorati con rosso Congo anionico e lavati brevemente una seconda volta con acqua. Come liquido di montaggio dei campioni colorati con rosso Congo è stato utilizzato il tampone alla glicerina L4. Il reattivo di Melzer è stato utilizzato per la prova dell’amiloidia sulle spore di A. dryophila e sugli aschi di P. flavida oltre che per il relativo montaggio dei vetrini. È stato utilizzato un microscopio Zeiss Scope A1, dotato di ottiche N-Acroplan, sia in campo chiaro che in contrasto di fase. Per le micrografie è stata utilizzata una macchina fotografica Canon G9. Le misurazioni sono state 67 effettuate manualmente, con scala graduata e tarata, utilizzando due gruppi di 32 spore in vista laterale e frontale: per ognuno degli altri elementi sono state fatte 5 misurazioni. Amanita dryophila Consiglio & Contu 1999, Persoonia 17 (2): 287-289 Genere Amanita Pers.; Sottogenere Amanita, Sezione Vaginatae (Fr.) Quél.; Sottose-zione Ovigerae (Singer) Contu; Serie Biovigera Contu. Foto 1 : Amanita Dryophila in habitat foto Claudio Orlandini Descrizione della raccolta Cappello: 5-12 cm, all’inizio convesso, poi piano-convesso, non completamente disteso nemmeno da maturo, con evidenti avvallamenti e gobbette irregolari, umbone non evidente, presenza di residui di velo generale a placche, anche importanti, di colore biancastro, friabili e facilmente asportabili, di colore brunastro-ocraceo con sfumature giallastro-bronzate, con aspetto lubrificato. Il bordo è striato per oltre 1 cm. lamelle: libere al gambo, piuttosto fitte, con lamellule che arrivano oltre la metà del diametro del cappello, un po’ grasse, con filo leggermente crenulato, bianche, senza macchie. Gambo: 5-9,5 x 0,5-2,5 cm, cilindrico, leggermente dilatato alla base, infisso nel terreno per un terzo della lunghezza, corrugato, bianco, con screziature appena accennate ancora candide. volva: friabile, ridotta a brandelli, bianca o biancastra con sfumature ocra soprattutto alla base. 68 Carne: soda ma non tenace, si sbriciola con una certa facilità alla pressione, bianca, leggermente ocracea alla base del gambo, senza odori significativi, sapore dolciastro. Habitat: il ritrovamento è avvenuto a primavera inoltrata, il 22-05-2010 in località Spianzagna (RE) GPS 32T0628601 – 4931874, alt. 389, su terreno nudo, due metri oltre il bordo del bosco costituito da querce e carpini. Erano presenti sette esemplari in diversi stadi di sviluppo. Legit Andrea Gatti. Microscopia Spore: ellissoidali, 10,4-12,5 x 7,6-8,9 µm, Qm 1,38, Vm 417 µm3, lisce, ialine in acqua, con un apicolo pronunciato e vistoso. Basidi: 40-55 x 12-14 µm, tetrasporici, clavati. Lo strato subimeniale è costituito da ife intrecciate larghe 2-4 µm con elementi allungati; alcune presentano qualche rigonfiamento. Le cellule marginali sono di vari tipi, alcune rotondeggianti con elementi sferici o piriformi di 20-45 × 18-35 µm, altre allungate, claviformi o cilindracee di 40-58 × 1220 µm; sono collegate alle cellule subimeniali tramite una ifa sottile, 2-3 µm, o da una catenella di 3-4 cellule allargate progressivamente a partire dal basso. Foto 2: Amanita dryophila, cellule marginali (foto Claudio Orlandini) 69 Foto 3: Amanita dryophila, velo generale (foto Claudio Orlandini) Foto 4: Amanita dryophila, spore (foto Claudio Orlandini) 70 Pileipellis: formata da una ixocutis di ife confusamente intrecciate con elementi sollevati, di dimensioni variabili, larghe 2-6 µm, immerse in uno strato di gel, con alcune zone di transizione verso un ixotrichoderma; alcune ife sono dilatate. Subcutis: costituita da ife più grandi fino a 8 µm, con parete sottile, anch’esse con elementi allungati e alcuni rigonfi. Il velo generale è di tipo misto e comprende ife filamentose mescolate a ife globose, confusamente intrecciate. Queste ultime sono più numerose nella parte interna del velo mentre risultano più rarefatte verso l’esterno. I giunti a fibbia non sono stati osservati in nessuna delle parti esaminate. Osservazioni Per la determinazione di questa specie è stata seguita la chiave di CONTU (2000b) secondo la quale, per le spore allungate con un Q compreso tra 1,2 e 1,5, Amanita dryophila appartiene alla Sottosezione Ovigerae (Singer) Contu, mentre per la volva friabile viene inclusa nella Serie Biovigera Contu. L’assenza dei giunti a fibbia alla base dei basidi separa questa specie dalla vicina Amanita oblongispora Tulloss & Contu, molto simile e con la stessa ecologia. Nella stessa Serie abbiamo anche Amanita biovigera Singer con la volva a tonalità grigiastre e legata a conifere, e Amanita pini Neville & Poumarat, specie di recente descrizione pure associata a conifere, soprattutto Pinus sylvestris. Altra entità confondibile è Amanita simulans Contu, che differisce per le tonalità più grigiastre, l’ecologia differente (sembra legata principalmente a Populus) e per le spore subglobose. Lo studio di questa raccolta non ha posto problemi per il suo inserimento nella Sottosezione Ovigerae ma per la determinazione della specie mi hanno inizialmente tratto in inganno le dimensioni sporali, più vicine a quelle di Amanita oblongispora. Questo fatto mi ha portato a una ricerca accurata dei giunti a fibbia di cui quest’ultima è dotata e che poi non ho trovato, nonostante i moltissimi vetrini fatti. A questo punto è subentrata la convinzione che si potesse trattare di Amanita dryophila. A rafforzare questa convinzione ha contribuito il lavoro di NEVILLE & POUMARAT (2009) che per alcune Amanita di questo gruppo documenta dimensioni sporali su raccolte della stessa specie, molto variabili, che si discostano anche di 4 decimi dal Qm. Anche nella raccolta studiata viene confermata questa situazione con la presenza nello stesso basidioma di spore molto variabili tra loro, da subglobose a ellissoidali molto allungate. La mia raccolta, messa a confronto con la descrizione del typus (CONSIGLIO & CONTU, 1999), presenta qualche differenza in alcuni caratteri macroscopici come la taglia meno slanciata e più tozza, forse dovuta alle condizioni ambientali di crescita primaverile con umidità abbondante e temperature molto elevate presenti al momento del ritrovamento. Lo sviluppo di alcuni basidiomi non ancora ultimato ha influenzato, a mio parere, sia la colorazione del cappello, che nella mia raccolta risulta con tonalità meno brunastre e con riflessi bronzeo-olivastri rispetto a quelle della fotografia a colori della raccolta tipo, sia quella del gambo, interamente bianco, dove non sono ancora visibili le bande nocciola-arancioni descritte nel typus. Lo stesso CONTU (2000a) nella chiave per la determinazione delle Amanita trovate in Sardegna, per Amanita dryophila ammette la colorazione del gambo completamente 71 Foto 5 : Peziza flavida in habitat (foto Claudio Orlandini) bianca, dicendo: “da bianco a screziato da bande concolori” così come gli autori della specie che nella descrizione originale parlano di “Stipes ... cylindraceus, albus, aurantio vel avellaneo colore variegatus, exannulatus”. Queste considerazioni, a mio avviso, sono sufficienti per ritenere la raccolta studiata rientrante nella variabilità accettata per la specie. La crescita avvenuta a pochi metri da casa potrebbe favorire il ritrovamento di altre raccolte che saranno sicuramente utili per effettuare ulteriori controlli. Gli exsiccata sono conservati nell’erbario dell’autore con il n° 2010010. Peziza flavida (W. Phillips) M.M. Moser ex D.C. Pant 1993, J. Mycopathol. Res. 31 (1): 22 Descrizione della raccolta Ascomi: coppette di forma irregolare e variabile, alcune brevemente stipitate, altre sub-sessili di 1,5-3,8 cm. Apotecio: da subgloboso negli esemplari molto giovani a debolmente cupolato con l’età, di colore giallo negli ascomi che hanno preso luce, giallo-ocracei in quelli più nascosti, liscio all’esterno. Gli esemplari che sono provvisti di un breve stipite presentano alcune brevi costolature di collegamento tra il piede e l’apotecio. La parte interna della coppetta è liscia e più chiara rispetto all’excipulum e ha tonalità crema o bianco-ocracea. L’orlo si presenta in svariati modi: ondulato, rivolto all’interno e addirittura rigirato all’esterno in alcuni esemplari, regolare e diritto in altri, intero o appena dentellato, anche brevemente fessurato in esemplari più maturi, con colorazione che assume tonalità più scure, verso il brunastro, con la maturazione. 72 Foto 6 : Peziza flavida, aschi amiloidi, spore (foto Claudio Orlandini) Carne: spessa 1-2 mm, consistente ma fragile, untuosa al tatto, con odore e sapore gradevole un po’ fruttato e acidulo. Habitat: all’interno di una catasta di legna umida, su rami senza corteccia di latifoglie miste non più riconoscibili, a causa dell’avanzato deterioramento del legno. Erano presenti molti esemplari (circa 20) in diversi stadi di sviluppo. Data raccolta 20 Aprile 2009. La raccolta è conservata nell’erbario dell’autore con n. 2009006. Microscopia Spore: oblunghe, 13,5-14,9 × 7,7-8,7 µm, lisce, con parete sottile, senza guttule. Aschi: 330-365 × 18-20 µm, amiloidi, monotunicati, opercolati, contenenti otto spore monoseriate. Parafisi: numerose, 330-365 × 4,5-7 µm ad apice clavato e arrotondato. Osservazioni Tra le Peziza dalle colorazioni gialle, P. flavida è facilmente separabile da altre simili grazie alla crescita su legno e alla tipologia delle spore lisce e senza guttule (MEDARDI, 2006). Infatti, P. buxea Quél., P. boudieri (Cooke) Donadini, P. subcitrina (Bres.) Romagn. ex Korf sono terricole. È interessante mettere in evidenza il ritrovamento primaverile, mentre in letteratura la specie studiata viene descritta a crescita autunnale (CONSIGLIO & PAPETTI, 2001). 73 Foto 7 : Peziza flavida, aschi, spore, paralisi (foto Claudio Orlandini) Ringraziamenti Si ringraziano Giovanni Consiglio per la revisione del lavoro, Ledo Setti per l’aiuto nella ricerca di letteratura, Franca Franceschetti per il contributo apportato. Bibliografia Breitenbach J. & F. Kränzlin - 1995: Champignons de Suisse. Tome 4. Champignons à lames. 2ème partie. Mykologia. Lucerne. Consiglio G. - 2000: Contributo alla conoscenza dei Macromiceti dell’Emilia Romagna. XXI. Genere Amanita BGMB 43 (2): 211-232. Consiglio G. & M. Contu - 1999: Amanita dryophila (Amanitaceae) spec. nov. and the species of the section Vaginatae with a semifriable universal veil and ellipsoid spores. Persoonia 17 (2): 287-290. Consiglio G. & C. Papetti - 2001: Atlante fotografico dei Funghi d’Italia. Volume 2. A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici. Vicenza. Contu M. - 2000a: Saggio di una chiave per la determinazione delle specie del genere Amanita osservate in Sardegna. BGMB 43 (2): 67-86. Contu M. - 2000b: Chiave per la determinazione delle specie europee del genere Amanita, sez. Vaginatae. BGMB 43 (2): 233-240. Medardi G. - 2006: Atlante fotografico degli Ascomiceti d’Italia. A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici. Vicenza. Neville P. & S. Poumarat - 2009: Quelques espèces nouvelles ou mal délimitées d’Amanita de la sous-section Vaginatinae Fungi non delineati Pars LI-LII. 1er com-plemént à AMANITAE, Fungi Europaei 9. Edizioni Candusso. Alassio. 74 OSSERVAZIONI DEL GRUCCIONE PRESSO LE CASSE DI ESPANSIONE DEL SECCHIA (area di riequilibrio ecologico) E NELL’OASI DI MARMIROLO Paolo Gallingani Via Bellini, 4 - 42100 Reggio Emilia - e-mail: [email protected] Nella tarda primavera è mia abitudine recarmi presso le casse di espansione del fiume Secchia per osservare le poche specie di orchidee spontanee presenti nel territorio, dato che a sud della via Emilia sono divenute rarissime se non estinte per la eccessiva antropizzazione. Mi è capitato sovente di osservare che alcuni uccelli dai colori sgargianti si posavano sui fili della luce o su lunghi pali, con insetti tra il becco catturati nelle pratine adiacenti. Sono riuscito a fotografarne alcuni e ho potuto constatare che gli insetti catturati appartenevano tutti al genere Vespidi o Apidi. Da cui deriva il nome di questo uccello. GRUCCIONE (Merops apiaster) Come tutti gli appartenenti all’ordine dei Coraciiformi, il Gruccione ha un piumaggio inconfondibile e vistoso. Per questo motivo può essere considerato uno degli uccelli più belli dell’intera avifauna europea. Le parti superiori sono castane e gialle, il petto turchese, il ventre verde-blu, la gola gialla bordata di nero, la zona oculare nera. Le ali sono marroni e verdi, la coda è verdastra. Il becco ricurvo è lungo 4 cm ed è di colore nero lucido. Gli occhi sono rossi. La sua lunghezza totale è di 27 cm. La femmina è un poco più piccola e corta del maschio. Vive nelle zone pianeggianti e costiere di tutt’Italia. Il Gruccione è un uccello che nidifica in colonie di numerosi individui sulle sponde di fiumi e in quei luoghi dove si trovano pareti a picco di roccia non molto compatta. Il nido è una cavità scavata nel terreno alla quale l’uccello accede con un tunnel lungo fino a 2 metri. Alla fine dell’escavazione del nido i due membri della coppia hanno perso parte del becco, consumatosi. Generalmente la galleria ha la sua apertura su una ripida parete dell’argine di un fiume o di un torrente. La femmina depone 5-6 uova, bianche e rotondeggianti, tra la metà di maggio e l’inizio di giugno. L’incubazione dura una ventina di giorni ed è portata a termine da entrambi i genitori. I piccoli lasciano il nido a 3 settimane di vita. Vive soprattutto nelle zone pianeggianti in vicinanza di corsi d’acqua, ma anche sulle coste marine. 75 È un uccello tipicamente gregario; è specie estiva e di passo (arriva ad aprile e riparte a settembre). Il suo volo è molto agile e tranquillo; si posa solitamente sui fili della luce. Si ciba esclusivamente di insetti che cattura in volo con rapidi cambiamenti di direzione. Ha una spiccata predilezione per gli insetti con il pungiglione, come le api, le vespe e i calabroni che inghiotte interamente, senza danno all’apparato digerente. Non disdegna altri insetti come mosche, cavallette... Il suo nome latino “Merops” significa “uccello che è nocivo alle api” e mette quindi in risalto la sua caratteristica di distruttore di questa specie. 76 RICORRENZA: I TRENT’ANNI DEL COMITATO SCIENTIFICO “P.A. e S. SACCARDO” Nel 1980 i fondatori del Gruppo Micologico che porta oggi il nome di Bruno Cetto, si ritrovarono ospiti della tenuta sul Montello del dott. Salvatore Saccardo, nipote del grande naturalista e micologo Pier Andrea; lì fu decisa la costituzione di un Comitato Scientifico, che fu dedicato, per l’appunto, all’illustre scienziato. Da allora, ogni anno, una sessione del C.S. si tiene a Casa Saccardo; più tardi, alla scomparsa del dott. Salvatore, il cui nome è stato aggiunto a quello dell’antenato, la tradizione è proseguita per la generosa disponibilità della moglie, signora Giorgia Porro, che ha festeggiato così, assieme ai componenti del C.S., il 30° anniversario dalla fondazione, il 6 giugno, alla presenza del presidente G.G.Ferrarese, del direttore C. Zaffalon e del direttore onorario e “decano” O. Spampatti. Nella stanza dove il C.S. fu fondato è stata affissa una pergamena che ricorda la ricorrenza. I componenti del C.S. “Saccardo” davanti a Casa Saccardo sul Montello 77 Naturalmente gli aspetti cerimoniali non hanno sostituito quelli propri di una sessione di studio; nonostante un periodo non molto propizio, sono state reperite una trentina di specie, tra le quali alcune Russula, Amanita excelsa var. excelsa e Amanita eliae Quélet, considerata in letteratura piuttosto rara, ma che è stata ritrovata con una certa costanza nell’habitat montelliano. Amanita eliae (Foto di G.G. Ferrarese) Tavola di C. Casson Il Gruppo Micologico “B. Cetto” è orgoglioso di annoverare tra i suoi soci il Gruppo AMB “R. Franchi” di Reggio Emilia 78 MATILDE E I FIORI Giacomo Borgatti Via Mirabello, 4 42100 Reggio Emilia Anche nella nostra provincia sono numerose le leggende sorte, via via, nel corso dei secoli. In particolare ho fatto una ricerca su quelle fiorite nell’Appennino reggiano e, tra queste, molto interessanti sono le leggende raccolte da Quinto Veneri nella sua opera intitolata “Leggende dell’Appennino” (Tipografia W. Cattani, Reggio Emilia, 1961) che reca la prefazione dell’illustre scrittore Piero Bargellini. Mi ha colpito soprattutto “Matilde e i fiori” che è singolare. In essa, intorno ad eventi storicamente documentati, si sviluppa un racconto particolarmente suggestivo frutto di fantasia. Nel testo si fa riferimento alla Pietra di Bismantova che fu luogo inaccessibile e fortificato per tutto il Medioevo. Il suo nome ha affascinato filologi e poeti. Sembra che il primo accenno a Bismantova si trovi nell’opera di Tito Livio (Ad urbe condita, libro 39, cap. II). In tempi più recenti all’agronomo Filippo Ré (1763- 1817), che visita Bismantova il 24 giugno 1798, risultano interessanti soprattutto le varietà naturalistiche di erbe e fiori che crescono tra i massi ai piedi della Pietra e sul pianoro della sommità. Dei tipi di piante (circa sessanta) fa un elenco scrupolosamente scientifico. Nella prima metà dell’Ottocento il reggiano Prospero Fantuzzi (1799 - 1863) lucidissimo osservatore di luoghi e viaggiatore instancabile, sale a Bismantova nel corso di due dei suoi viaggi compiuti, rispettivamente, il primo nel 1828 “Da Reggio Emilia al Monte Ventasso e a San Pellegrino”, il secondo nel 1858 “Da Reggio Emilia a Carpineti e nella zona circostante Castelnuovo Monti”. La relazione riguardante il primo viaggio mette in rilievo l’ammirazione del visitatore di fronte a quella “nuda forma smisurata”, immenso calcare che riproduce di sua mano in due disegni che vengono allegati al manoscritto. Nella parte finale della leggenda “Matilde e i fiori”, che ho intenzione di riportare integralmente, si fa cenno a una “donna soletta che si gira cantando e scegliendo fior da fiore” (Dante Purgatorio). La donna dei versi danteschi del Purgatorio è Matelda. Ella guida il poeta nel Paradiso terrestre. E’ simbolo della vita attiva. Altri passi della Divina Commedia ci fanno pensare a una certa somiglianza tra Bi- 79 smantova e la montagna del Purgatorio. Questo è il testo di Quinto Veneri: MATILDE E I FIORI Gli artisti, che sulla tela o con la creta effigiarono la Contessa di Canossa, le posero spesso tra le mani il melograno, simbolo di castità. I cronisti e gli storici la presentarono, valorosissima, nel folto della battaglia o al centro di episodi famosi. Il popolo, invece, la ricorda ancor oggi, mentre incede sorridendo tra miracolosi tappeti di fiori. Infatti, i montanari ammirano soprattutto la bontà di Matilde e la sua incrollabile fede religiosa. Per loro, come già per i coetanei, la bionda signora è nata solamente per giovare altrui ed altro non può essere detta che «figlia devotissima di San Pietro». Se, invero, i sassi del suo castello furono tolti al letto dell’Enza e portati sulla rupe biancastra da una impressionante catena di diavoli, fu poi la Contessa a fare scendere a valle, in ogni parte del suo vasto dominio, un’incomparabile serie di doni. Dovunque era una sofferenza, ivi si stendeva lenitrice la mano di Matilde, e dove sbocciava un’attesa, per segreta che fosse, là arrivava la gentile signora che alla virtù militare aggiungeva un cuore umile e generoso. Così la sua figura andava sempre più giganteggiando e per tutti era ambitissimo onore «il visitarla, l’inchinarla, l’ossequiarla». Tuttavia, nessuno aveva parlato ancora di miracolo. Bisognava che orde di masnadieri passassero nottetempo il Secchia e dilagassero nelle fiorenti plaghe al di sopra e al di sotto della Pietra di Bismantova a seminarvi rovina e terrore, perché la grande Contessa manifestasse tutto il suo coraggio e la sua liberalità. In un battibaleno raccolse quanti soldati potè e corse in aiuto delle popolazioni improvvisamente aggredite. Avvenne un solo scontro, ma gli assalitori arrossarono col loro sangue le acque del Secchia e con la vita abbandonarono anche il bottino. Tra gli alti monti reggiani il giubilo andò alle stelle. I fuochi brillarono decine di giorni e canti e balli non accennavano a finire. Enorme lo spavento prima, ancor più grande la gioia ora; ma la Contessa volle premunirsi da altre sorprese e costruì sul lato settentrionale della Pietra di Bismantova un formidabile castello. Nulla avevano ormai da temere le popolazioni circostanti che, per la sicurezza così prontamente ottenuta, si diedero a costruire chiese, dove Matilde indicava. Appena le prime furono terminate e da un giogo all’altro passarono i rintocchi delle campane, si videro spuntare fiori sotto i piedi della Contessa. Da allora, dovunque passasse, sorgeva d’un tratto un giardino incantevole. Il miracolo era quindi venuto a coronare una vita interamente spesa per il bene del prossimo e contribuiva ad eternare nella poesia la figura di Matilde, come la videro negli ultimi anni i suoi montanari. 80 Infatti, Dante Alighieri, dovendo nell’estate del 1306 da Padova raggiungere «per cammin corto» la Lunigiana, su pressante invito del marchese Franceschino Malaspina, attraversò indubbiamente la montagna reggiana. E come in città s’era fermato a salutare Guido da Castello, «che me’si noma Francescamente il semplice Lombardo», così, attratto dal fascino della Pietra di Bismantova, volle toccarne il cacume, per quanto l’ascesa fosse difficile: «Noi salivam per entro il sasso rotto e d’ogni lato ne stringea lo stremo e piedi e man voleva il suoi di sotto». Di tanta fatica confortò l’immortale poeta la vista che abbraccia il monte e il piano: «poi che noi fummo in su l’orlo supremo de l’alta ripa a la scoperta piaggia....» Di lassù si ha anche una esatta sensazione della grandiosità della Pietra: «Lo sommo er’alto che vincea la vista e la costa superba più assai che da mezzo quadrante a centro lista». Ce nè dunque tanto da far pensare ad una certa somiglianza tra Bismantova e la montagna del Purgatorio, per non dire che si potrebbe arrivare, fantasticamente, ad una tal quale identità tra la pianura stendetesi sull’alto della Pietra e quella del Paradiso terrestre. Quando Dante salì i fianchi del caratteristico masso, esisteva ancora il castello e vivissimo era ancora il ricordo del miracolo dei fiori; sicchè quella «donna soletta che si gira cantando e scegliendo fior da fiore, ond’era pinta tutta la sua via» non può avere altro antecedente che la Contessa di Canossa, umana e dolce, come l’ha tramandata la leggenda. E i poeti si sa s’ispirano al calore del sentimento, non già ai freddi dati della storia. Matilde di Canossa Pietra di Bismantova (RE) 81 CALENDARIO DI MASSIMA DELLE ATTIVITA’ 2010/2011 DEL GRUPPO “R. FRANCHI” REGGIO E. 5 sett. 10 Mostra del Fungo alla “Festa del fungo” a Civago 12 sett. 10 Uscita didattica col C.A.I. di Reggio E. 25-26 sett.10 Mostra del Fungo presso la Mostra “Piante e Animali Perduti” a Guastalla (RE) 9-10 ott. 10 IX Giornata Nazionale della Micologia con XXXV Mostra Reggiana del Fungo presso la ”Sala Contrattazioni” della Camera di Commercio al Centro Fiere di Mancasale (RE) 16-17 ott. 10 Mostra del Fungo a Cervarezza 23-24 ott 10 Mostra del Fungo presso la Fiera di S. Simone a Montecchio (RE) 30-31 ott. 10 6-7 nov. 10 14 nov. 10 dic. 10 Mostra del Fungo a Rolo Giornate micologiche – naturalistiche a Fola di Albinea Mostra del Fungo presso la “Sagra del Tartufo” a Viano (RE) Bicchierata augurale di fine anno sociale e festeggiamento del 35° compleanno (data e sede da definire) 31 gen. 2011 30 mag. 2011 Corso di micologia aprile 2011 Uscita didattica per raccolta funghi (data da definire) Uscita didattica per raccolta funghi nel Querciolese (Viano - RE) con maggio 2011 polentata presso la casa del Presidente Ulderico Bonazzi giugno 2011 Uscita didattica su erbe e fiori sett. – ott. nov. dic. 2011 Programma da definire Inoltre è prevista almeno una uscita didattica per raccolta funghi per ciascuna delle mostre in data e località da definire il lunedì precedente in sede (coloro che forniranno l’indirizzo di posta elettronica potranno aver l’avviso per e-mail). La sede del Gruppo “R. Franchi”, in Via Amendola 2 (presso ex Istituti Psichiatrici San Lazzaro) a Reggio Emilia, è aperta a tutti gli interessati ogni lunedì sera dalle 21,00 alle 23,00 per consulenze e dibattiti sui funghi. Il presente calendario potrà subire variazioni in relazione all’andamento stagionale e ad impegni al momento non programmabili. Il Gruppo Micologico e Naturalistico “R. Franchi” è a disposizione, nei limiti di tempo derivanti dagli impegni dei suoi esperti micologi, per altre iniziative da concordare con Associazioni ed Enti vari. I nostri siti INTERNET: http://space.comune.re.it/micologico/index.htm http://itit.facebook.com/profile.php?id=100000945364455 82 CHI CONOSCE LA NATURA L’AMA E LA RISPETTA Il Gruppo Micologico e Naturalistico “R. Franchi” organizza, a partire dal mese di gennaio, corsi di Micologia e Botanica per coloro che vogliono conoscere meglio la natura che incontrano nelle loro escursioni e passeggiate. Nel corso dell’anno vengono anche organizzati vari momenti di approfondimento teorico e pratico per chi vuole sapere di più. Se ami la natura, se vuoi avvicinarti alla bellezza, al fascino, al mistero del mondo di funghi, iscriviti al Gruppo Micologico e Naturalistico “R. Franchi” (A.M.B.) di Reggio Emilia. Sede: Via Amendola, 2 - 42100 RE (aperta ogni lunedì dalle 21 alle 23) Tei: 0522 858177; 0522 791120 e-mail: [email protected] siti Internet: http://space.comune.re.it/micologico http://it-it.facebook.com/profile.php?id=100000945364455 CHI SIAMO E COSA FACCIAMO Dall’art. 1 dello Statuto: “II Gruppo Micologico e Naturalistico “R. Franchi” di Reggio Emilia - Associazione Micologica Bresadola, fondato in Reggio Emilia nel 1975, associa i cultori della Micologia e chiunque abbia interesse alla conoscenza e conservazione del patrimonio botanico ed ambientale”. II Gruppo “R. Franchi”, dal 1998, associazione onlus iscritta nel registro regionale delle Associazioni di Volontariato aderisce, a livello nazionale, all’Associazione Micologica Bresadola, che organizza 90 Gruppi, con un totale di circa 12.000 Soci, in tutta Italia. L’A.M.B. pubblica un periodico quadrimestrale a carattere divulgativo e scientifico, giunto al 45° anno, denominato “Rivista di Micologia”. II Centro Studi Micologici nazionale, con attività editoriali e l’organizzazione di convegni anche internazionali, ha la funzione di approfondire tutte le tematiche che riguardano la Micologia. Presso il C.S.M. esiste una prestigiosa Biblioteca Micologica, con opere che vanno dal 1600 ai giorni nostri, alla quale i Soci possono liberamente accedere. Il Comitato Scientifico nazionale formato da esperti micologi di tutti i Gruppi; si riunisce due volte all’anno, in località sempre diverse, per classificare i funghi della zona, per approfondire la conoscenza scientifica e realizzare il progetto della Mappatura dei Funghi in Italia. ATTIVITA’ IN PROVINCIA II Gruppo “R. Franchi”, oltre a partecipare con esperti qualificati a tutte le attività nazionali, svolge un’intensa attività in Provincia tesa a (Art. 2 dello Statuto): diffondere la conoscenza dei funghi e dei loro habitat; promuovere la difesa e la salvaguardia dell’ambiente, lo studio del patrimonio botanico; censire le specie fungine; stabilire collaborazioni con altre Associazioni naturalistiche, Enti, Istituzioni scientifiche e culturali; razionalizzare la normativa relativa alla raccolta ed allo studio dei funghi e, per raggiungere tali fini, promuove: Corsi di Micologia e Botanica, Mostre ed altre iniziative culturali; Giornate di studio, Convegni, Seminari regionali, nazionali ed internazionali; iniziative editoriali II socio del gruppo “R. Franchi” riceve gratuitamente la “Rivista di Micologia”, il giornalino trimestrale “II Fungo” ed il numero speciale per la mostra, gli atti dei convegni organizzati dal gruppo, il periodico d’informazione “Il Fungo Reggiano”. Può inoltre acquistare a prezzi scontati le pubblicazioni dell’A.M.B. e del C.S.M. SE AMI LA NATURA E VUOI RISPETTARE IL BOSCO non lasciare segni del tuo passaggio; 83 non abbandonare rifiuti; non disturbare la fauna con schiamazzi e luci notturne; non distruggere i funghi e la flora che non conosci: provochi un danno al bosco e dimostri cattiva educazione; raccogli solo funghi interi ed in buono stato di conservazione; non tagliare mai i funghi alla base del gambo e fai in modo che il fungo raccolto conservi tutte le caratteristiche atte alla sua determinazione; trasporta i funghi in contenitori rigidi ed aerati: le “borsine” di plastica, oltre che proibite dalla legge, sono deleterie per la buona conservazione dei funghi che hai raccolto; per uso di cucina vanno raccolte solo le specie ben conosciute ed in ottimo stato di conservazione e gli esemplari raccolti vanno ben cotti il più presto possibile; non raccogliere funghi troppo piccoli ed immaturi: lascia che i funghi completino il loro ciclo biologico liberando le spore nell’ambiente naturale per il bene del bosco (cioè per il bene di noi tutti) ed anche per te, infatti l’esatta determinazione dei funghi immaturi è molto spesso impossibile; non raccogliere mai per uso di cucina funghi, erbe e bacche che non conosci con certezza; meglio lasciare nel bosco ciò che non si conosce piuttosto che rischiare di avvelenarsi; non fidarti mai del riconoscimento dei funghi, delle erbe e delle bacche che vuoi mangiare (o, peggio, farle mangiare ad altri) basato solo sul confronto con una fotografia di un libro: la conoscenza e l’esperienza non si improvvisano; rivolgiti a veri esperti (Ispettorati Micologici AUSL o Gruppi Micologici) per controllare i funghi raccolti fino a che non sarai in grado di riconoscerli o, meglio ancora, frequenta gli incontri ed i corsi di Micologia presso il nostro Gruppo, dove apprenderai “pericoli e delizie” dei funghi e dei prodotti del sottobosco; non fidarti dei praticoni che dicono di “sapere” tutto sui funghi. Purtroppo ci sono ancora molti casi di avvelenamento anche mortali. E’ sciocco rischiare la vita per ignoranza, leggerezza, cattivi consigli; rispetta le norme di legge che regolamentano la raccolta dei funghi e dei prodotti del sottobosco. MANGIARE FUNGHI ? Le proprietà gastronomiche dei funghi sono note da sempre: cucinati possono trasformarsi in un piacevolissimo piatto o arricchire di aroma minestre e pietanze. Dal punto di vista nutrizionale i funghi sono un alimento molto povero: a parte alcuni sali minerali, l’apporto dietetico è da considerarsi modestissimo; inoltre a causa dell’elevato contenuto di chitina (carboidrato non digeribile) impegnano pesantemente il fegato. Le alte concentrazioni di azoto e potassio li sconsigliano a chi è affetto da insufficienza renale. Diverse ricerche (anche il Gruppo “R. Franchi” è impegnato in queste ricerche con il patrocinio della Provincia di R.E. ed in convenzione con l’A.G.A.C) hanno dimostrato la capacità dei funghi di concentrare al proprio interno metalli pesanti, ioni radioattivi ed altre molecole ad elevata tossicità. I funghi possono concentrare sia sostanze prodotte da fonti inquinanti urbane o industriali, sia microelementi presenti normalmente nel terreno. Nel genere Agaricus (Rubescentes e Flavescentes), normalmente chiamati prataioli, ros-sini o turiini, le concentrazioni di Cadmio, Argento, Mercurio e Piombo possono raggiungere livelli preoccupanti, tanto da consigliarne un utilizzo molto cauto. Per quanto riguarda la presenza di sostanze radioattive le concentrazioni ritrovate in funghi raccolti nella nostra zona negli ultimi anni non destano preoccupazione. Privarsi di un alimento così prelibato è molto difficile, ma se ne può fare un uso più attento in modo da non esporsi ad inutili rischi: Perciò attenzione a: consumare soltanto funghi la cui commestibilità sia controllata da esperti di sicura esperienza. Presso l’Ispettorato Micologico dell’A.U.S.L. di R.E. ed il Gruppo “R. Franchi” sono disponibili operatori qualificati per il controllo dei funghi spontanei; utilizzare soltanto funghi in perfette condizioni di conservazione (un fungo mangereccio invecchiando può trasformarsi in tossico); che i funghi provengano da zone possibilmente non inquinate (non raccolti in area urbana, in vicinanza di insediamenti industriali, inceneritori, vie di intenso traffico, ecc.); ad un uso indiscriminato di funghi del genere Agaricus; fare un uso moderato di tutti i funghi; non somministrare funghi a bambini, donne in gravidanza, soggetti affetti da malattie del fegato e del rene. 84