DIPARTIMENTO DI ECONOMIA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PARMA Via J. F. Kennedy, 6 – 43100 Parma – Italia F. MANZALINI IL CREDITO E LA CIRCOLAZIONE DELLA RICCHEZZA “APPOGGIATI SUL FATTO” WORKING PAPER ST02/2012 Dicembre 2012 1 Il credito e la circolazione della ricchezza “appoggiati sul fatto” (Fiorenza Manzalini)* Giuseppe Toniolo è una personalità singolare nel panorama del pensiero economico dell’Ottocento, difficile da classificare. Luigi Cossa, nella sua Introduzione allo studio dell’Economia Politica, in difficoltà nell’ascriverlo ad una scuola deve limitarsi a qualificarlo come «meno esclusivo»1. Tale difficoltà deriva dal fatto che, come si cercherà di dimostrare in questo saggio, l’impianto metodologico e filosofico al quale fedelmente l’autore s’ispira è aristotelicotomista. Da questo punto di vista, sono significativi e rilevanti i termini “essenza”, “sostanza” e “accidens”, “intrinseco” ed “estrinseco”, che egli impiega nella sua opera insieme ad altri, quali “normale” e “patologico”, specifici del suo linguaggio e del suo modo di vedere. I temi del credito e della Circolazione sono, così come Toniolo li sviluppa, comprensibili proprio in questa luce. Egli tratta il credito come parte della Circolazione e, a differenza di JeanBaptiste Say2, pone la Circolazione come parte distinta e autonoma del fenomeno economico, come pochi autori hanno fatto nell’Ottocento3. Ma, diversamente da questi studiosi, il suo concetto di Circolazione deriva dalla distinzione che il diritto romano e la filosofia morale neoscolastica effettuano fra i tipi di contratto e, quindi, di scambio. *** Nonostante il volume sulla Circolazione, terza parte del Trattato di economia sociale, abbia visto la pubblicazione solo postuma, il tema ha sempre rivestito una grande importanza per Toniolo, prova ne sia che il suo primo scritto riguarda proprio il credito e le banche. Il 25 giugno del 1871 Toniolo − assistente alla cattedra giuridico-politica dell’Università di Padova4 − legge una memoria presso la Regia Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Padova5 dal titolo Sull’importanza delle banche agricole 6 . Nella lettura Toniolo evidenzia un problema concreto per l’economia reale italiana del tempo: l’assenza di credito all’agricoltura. Egli è un fatto generalmente riconosciuto che mentre tuttodì si proclama essere l’agricoltura prima e massima fra le industrie, madre feconda che tutte genera e alimenta, essa è invece l’ultima e la più dimenticata nei riguardi del capitale, di questo fattore indispensabile di produzione, senza di cui ogni industria si condanna perpetuamente ad uno stadio primitivo e quasi embrionale: − ed il credito che rigenerò le industrie manifatturiere e commerciali e a cui è generoso di inesauribili risorse, sembra rifiutare il più modesto dei suoi sorrisi alla derelitta campagna7. Il tema era di pressante attualità, particolarmente nella sua terra. Il sistema bancario, a dieci anni dall’unità d’Italia, esprimeva tutta l’arretratezza dell’economia reale; gli scambi erano in gran * Sono particolarmente grata al professor Marco Bianchini per le profonde riflessioni, ringrazio i professori Piero Barucci e Daniela Parisi per i preziosi consigli; questo senza implicare nessuno nella responsabilità delle tesi sostenute. 1 L. COSSA, Introduzione allo studio dell’Economia Politica, Ulrico Hoepli, Milano 1892, p. 524. 2 Jean-Baptiste Say propone, nel 1803, la partizione dell’economia nelle fasi della produzione, della distribuzione e del consumo della ricchezza, inserendo la Circolazione nella Produzione. Karl Heinrich Rau e John Ramsay Mac Culloch, la inseriscono nella Distribuzione. Ibi, p. 23. 3 Gli scrittori che dedicano alla circolazione «uno studio separato, immediatamente successivo a quello della produzione» sono, a detta di Cossa, gli economisti James Mill, Álvaro Flórez Estrada, Joseph Garnier, Henri Baudrillart, Angelo Messedaglia, Emilio Nazzani, Hans Karl Emil Mangoldt, Gustav Schönberg, Francis Amasa Walker, Richard Ely e E. B. Andrews. Ibidem. 4 Le indicazioni biografiche sono tratte da: P. PECORARI, voce Toniolo Giuseppe, in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia 1860-1980, diretto da F. TRANIELLO - G. CAMPANINI, II, I protagonisti, Marietti, Casale Monferrato 1982, pp. 636-644; F. VISTALLI, Giuseppe Toniolo, Comitato Giuseppe Toniolo, Roma 1954. 5 Soci dell’Accademia erano Luigi Luzzatti e Giampaolo Tolomei; in seguito lo diventeranno Fedele Lampertico, Angelo Messedaglia e Luigi Cossa. Insomma, molti degli studiosi che più hanno contribuito alla formazione del giovane economista. Toniolo diverrà socio corrispondente il 23 luglio del 1871. Cfr. G. TUSSET, Paternalismo ed economia all’Accademia Galileiana di scienze, lettere ed arti di Padova (1866-1876), in M.M. AUGELLO - M.E.L. GUIDI, Associazionismo economico e diffusione dell’economia politica nell’Italia dell’Ottocento: dalle società economico-agrarie alle associazioni di economisti, F. Angeli, Milano 2000, pp. 95-116, p. 96. 6 G. TONIOLO, Sull’importanza delle banche agricole, «Rivista periodica dei lavori della R. Accademia di scienze, lettere ed arti di Padova», XX, 1871, pp. 81-113. 7 TONIOLO, Sull’importanza delle banche agricole, p. 82. 2 parte effettuati in moneta metallica e gli agricoltori, poco alfabetizzati, versavano in condizioni di vita precarie ed erano facile preda di usurai8. L’esordio della carriera accademica di Toniolo, più che ad aspetti teorici, si rivolge quindi ai problemi reali dei ceti operosi. È il punto di vista di chi guarda l’economia in funzione dell’uomo. Una visione che origina dalla convinzione, espressa due anni più tardi nella nota prolusione del dicembre 1873, che «nell’ordine naturale, l’uomo è la causa efficiente prima e massima delle leggi sociali ed economiche. E perciò l’uomo consociato produttore, distributore, consumatore della ricchezza è l’obbietto proprio dell’economia politica»9. Soltanto al termine della carriera Toniolo si interessa al più ampio tema della circolazione della ricchezza dal punto di vista teorico. Nel 1914-1915, egli era assorto a perfezionare il Trattato, sintesi di tutta la sua attività di ricerca. Stava infatti curando l’uscita della seconda edizione della Introduzione e la stesura della terza parte avente per oggetto la Circolazione10. Nell’estate del 1916 quest’ultima era pressoché terminata e in gran parte composta in bozze di stampa11. La malattia e la scomparsa dell’autore (Pisa, il 7 ottobre 1918) non ne permisero l’ultimazione. Il Trattato rimase pertanto circoscritto ai primi volumi della Introduzione 12 e della Produzione 13 . Solo nel 1921 Jacopo Mazzei, ex allievo di Toniolo14, nel primo anno di docenza in Cattolica15, pubblica postumo il testo sulla Circolazione 16 , utilizzando le bozze di stampa − «non tutte allo stesso modo, né completamente […] rivedute dal Professore» 17 −, un manoscritto e «una parte delle dispense riassumenti le lezioni fatte sulla circolazione della ricchezza nell’anno accademico 1911-1912»18. Alla luce dello stadio di bozza nel quale il terzo volume fu lasciato dal suo autore19, in questo saggio si tenterà − sulla base degli scritti di Toniolo20 e della relativa letteratura secondaria21 8 Cfr. ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA, L’Italia in 150 anni. Sommario di statistiche storiche 1861-2010, RTI Poligrafica Ruggiero, Avellino 2011, pp. 98, 451, 470, 817. 9 G. TONIOLO, Dell’elemento etico quale fattore intrinseco delle leggi economiche, Tip. Ed. F. Sacchetto, Padova 1874, in Opera omnia, II.2, pp. 266-292, p. 283. 10 È quanto emerge dalla corrispondenza intercorsa con il tipografo Olinto Mealli di Firenze. Cfr. BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA (da ora in avanti BAV), Carteggi Giuseppe Toniolo, docc. 6686, 6712, 6851, rispettivamente lettere di Mealli a Toniolo del 22 febbraio 1915; del 22 marzo 1915; del 20 maggio 1916. 11 BAV, Carteggi Giuseppe Toniolo, doc. 6861, lettera di Mealli a Toniolo del 12 giugno 1916; doc. 6874, lettera di Cecchi a Toniolo del 19 luglio 1916 (carta intestata “Stabilimento tipografico S. Giuseppe Firenze”). 12 G. TONIOLO, Trattato di economia sociale. Introduzione, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze, 19071, 19152. 13 G. TONIOLO, Trattato di economia sociale. La produzione, Libreria editrice Fiorentina, Firenze 1909. 14 Jacopo Mazzei (1892-1947) si iscrive nel 1911 alla facoltà di Legge di Pisa seguendo i corsi di economia e di statistica di Toniolo con il quale si laurea nel 1917. Il legame tra Mazzei e il suo professore si consolida attraverso i rapporti tra i coniugi Toniolo e la madre di Jacopo, Marianna Tommasi del Boscia Aliotti, figura eminente del movimento cattolico fiorentino e autrice, sotto lo pseudonimo di Margherita D’Isola, del libro Dal diario di una madre. Il libro, apprezzato dalla famiglia Toniolo, fu occasione per prendere contatto con l’autrice (Archivio Famiglia Mazzei, busta 2, Lettera di Toniolo a un Priore del 4 gennaio 1912; Lettera di Maria Schiratti a Marianna Mazzei del 16 marzo 1912). Da quell’anno i legami tra le due famiglie si intensificano. 15 Nel 1920 Anton Maria Bettanini propone a Mazzei la docenza nella costituenda Università Cattolica (AUC, Corrispondenza, b. 2, f. 2, sf. 4, lettera di Bettanini a Gemelli del 26 novembre 1920; AUC, Corrispondenza, b. 2, f. 2, sf. 4, lettera di Bettanini a Gemelli del 28 dicembre 1920). Nel 1921 Mazzei inizia l’attività di insegnamento in Cattolica, che proseguirà fino al 1928, tenendo i corsi di Statistica e demografia, Istituzioni di scienze economiche e Politica economica internazionale, Economia Politica e Politica economica. Cfr. AUC, Ufficio personale docente, posizione n. 1830 e «Annuari UCSC». 16 G. TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, Libreria editrice fiorentina, Firenze 19211, 19292. 17 Prefazione a TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, Libreria editrice fiorentina, Firenze 1929. 18 Ibidem. 19 Il testo curato da Mazzei si compone di due parti – La Circolazione della ricchezza in generale e La Circolazione nella sua genesi elementare – ognuna delle quali suddivise in tre capitoli. Nella prima parte l’autore tratta della circolazione (I capitolo) e, dopo essersi occupato del tema del valore di scambio (II cap.), espone i “fatti” o “coefficienti” costitutivi e condizionanti gli scambi e la Circolazione (III cap.). La seconda parte esamina esclusivamente lo scambio, argomento che egli articola in scambio tra persone o intrinseco (I cap.), nello spazio o estrinseco (II cap.) e nei mezzi di pagamento (III cap.). Quest’ultimo capitolo tratta della moneta ma non del credito. 20 Un elenco cronologico di 335 titoli è presente in F. MANZALINI, Elementi di economia politica in Giuseppe Toniolo, Cantagalli, Siena 2009, pp. 167-203. L’elenco è mancante di fonti edite recentemente ritrovate e inedite. 3 − di affrontare alcuni quesiti che sono tuttora aperti ossia, quali siano i caratteri e i presupposti teorici o dottrinali del credito e della Circolazione; quale ruolo assuma il credito e la Circolazione della ricchezza all’interno del fenomeno economico; come le istituzioni condizionino lo sviluppo degli scambi e della Circolazione; quale regola domini gli scambi e il credito e, infine, come il credito influenzi l’assetto e il progresso economico di una società. I caratteri del credito negli scritti del giovane Toniolo Fin dai primi scritti Toniolo, nell’occuparsi di credito popolare, mostra quelli che, a suo modo di vedere, sono i caratteri “normali” del credito: il fondamento della fiducia, lo scopo produttivo e di consumo, la funzione sociale e la base reale del credito. Occorre osservare che il termine “normale”, utilizzato abitualmente dall’autore, è significativo ed essenziale per comprenderne il pensiero; esso può intendersi equivalente alle espressioni “secondo la natura delle cose”, “secondo recta ratio”, “secondo giustizia” o “in base a un ordine organico di perfezione”. Nel 1871, anno di inizio della cosiddetta “Rivoluzione marginalistica”22, le preoccupazioni del giovane economista sono quelle della sollecitudine sociale: egli si occupa infatti di credito e banche. Era questo un tema non nuovo all’Accademia Galileiana23, sul quale il gius-economista Ferdinando Cavalli si era già soffermato, esaminando i caratteri del credito fondiario in relazione ai bisogni dei proprietari terrieri24. Toniolo s’interessa invece di credito popolare e, nello specifico, «delle banche popolari in relazione agli intessi dell’agricoltura»25. La questione, cruciale per l’autore, riguarda da un lato la difficoltà da parte delle imprese agricole di ricevere credito e, quindi, la scarsità dei loro investimenti, dall’altro lato il deplorevole ricorso all’usura da parte delle popolazioni rurali. Per l’autore, i tentativi intrapresi dal Legislatore per organizzare il credito agricolo s’imbattevano in ostacoli di ordine soggettivo, tecnico e giuridico 26 . Nonostante la legge n. 5160 del 21 giugno 1869, a firma di Marco Minghetti, autorizzasse la formazione di pubblici Istituti di credito agrario, nel 1871 questi erano ancora in numero esiguo 27 . Per contro, le Banche popolari, nate dal 1864 per impulso di Luigi Luzzatti sull’esempio di Schulze-Delitzsch, erano più numerose e con una struttura finanziaria migliore28. Era convinzione di Toniolo che le “popolari” potessero meglio soccorrere l’agricoltura per almeno quattro motivi: erano libere di erogare credito a tutti i settori produttivi; godevano di una 21 Per la letteratura di riferimento vedere: P. PECORARI, Giuseppe Toniolo e il socialismo, Patron, Bologna 1981; ID., Giuseppe Toniolo tra economia e società, Del Bianco Editore, Udine 1990; P. BARUCCI, Introduzione a Contributi alla conoscenza del pensiero di Giuseppe Toniolo, Atti del convegno Economia e società nella crisi dello Stato moderno: il pensiero di Giuseppe Toniolo (Pisa 18-19 dicembre 1981), Pacini, Pisa 1984, pp. 5-39; D. PARISI – C. ROTONDI, Il Beato Angelico della scuola veneta: Giuseppe Toniolo, docente di economia politica statistica e diritto, in M.M. AUGELLO e M.E.L. GUIDI (a cura di), L’economia divulgata. Stili e percorsi italiani, 1840-1922, I, Manuali e trattati, F. Angeli, Milano 2007, pp. 355-382; T. FANFANI, Solidarietà e cooperazione nel pensiero di Giuseppe Toniolo: credito e capitale, in R. MOLESTI, Giuseppe Toniolo il pensiero e l’opera, Franco Angeli, Milano 2005, pp. 95-112; A. SPICCIANI, Giuseppe Toniolo tra economia e storia, Guida, Napoli 1990; F. VITO, Prefazione, in Opera omnia, II.1, pp. VII-XXXII. 22 Sono del 1871 i primi scritti marginalisti: The Theory of Political Economy di William Stanley Jevons (1835-1882), e Principles of Economics di Carl Menger (1841-1921). 23 TUSSET, Paternalismo ed economia all’Accademia Galileiana, pp. 110-111. 24 F. CAVALLI, Cenni sulle istituzioni di credito, «Nuovi Saggi della Imperiale Regia Academia di Scienze, Lettere ed Arti in Padova», Sicca, Padova1857, vol. VII, parte I, pp. 197-206. Memoria letta il 19 aprile 1857. 25 TONIOLO, Sull’importanza delle banche agricole, p. 82. 26 Questi ostacoli riguardavano l’assenza nelle popolazioni rurali di condizioni necessarie per meritare credito; la discordanza tra le scadenze delle operazioni agricole e di quelle creditizie; la difficoltà di costituire garanzia reale su strumenti e scorte senza escluderne l’uso e, infine, una legislazione inidonea alle esigenze dell’economia agricola. 27 Nel 1871 si contano cinque Banche di credito agrario. A. COVA, Il credito all’agricoltura dalla unificazione alla seconda guerra mondiale: alcune considerazioni, in P.P. D’ATTORRE – A. DE BERNARDI (a cura di), Studi sull’agricoltura italiana. Società rurale e modernizzazione, Fondazione Feltrinelli, Milano 1994, pp. 37-62, p. 38. 28 Nel 1870 si contano 48 Banche Popolari, 247 Casse di Risparmio e 36 Società di Credito ordinario. C. ROTONDI, Mercato e sviluppo economico e sociale: riflessioni sulle origini delle Banche Popolari, in A. QUADRIO CURZIO (a cura di), Le Banche popolari cooperative. Profili italiani ed europei, F. Angeli, Milano 2009, pp. 47-77 e pp. 49-51. 4 clientela diversificata; offrivano a tutti credito a uguali condizioni 29 , ma, soprattutto, la loro presenza capillare sul territorio, o «ubiquità», permetteva di instaurare rapporti stabili e di reciproca fiducia con i clienti30. Questo clima quasi “famigliare” con la clientela faceva delle “popolari” − rispettose «delle consuetudini locali» − una istituzione nascente “dal basso”, «quasi la spontanea emanazione delle forze locali» 31 . Per il giovane economista, il credito si fonda sulla fiducia e necessita di sole garanzie personali, vale a dire la «moralità del debitore» e l’«onoratezza personale»32. Le cauzioni reali, eventualmente richieste, sono da considerarsi «un supplemento di garanzia, che si aggiunge ma non surroga, né snatura il credito personale»33. Integrazione destinata a scemare con l’incivilimento34. Nella stessa memoria, Toniolo affronta un tema che permarrà rilevante: la determinazione del tasso di interesse. Per l’autore, l’interesse del capitale dato a mutuo consta di «due elementi»35. Il primo, è «il compenso per l’uso del medesimo che si sottrae temporaneamente al proprietario», determinato «imprescindibilmente ed in misura eguale per ogni specie di impiego, da condizioni generali di mercato» 36 . Il secondo, vale a dire «il premio di assicurazione, ossia un adeguato [compenso]37 del rischio»38, varia invece «secondo le qualità morali ed economiche del debitore e l’indole intrinseca dell’impiego produttivo»39. L’elemento del rischio, legittimando la richiesta di un tasso variabile in funzione del tipo di investimento, ne preclude qualsiasi computo uniforme “a priori”. La determinazione dell’interesse dipende perciò da elementi soggettivi e oggettivi. Per tali motivi l’interesse non potrà essere identico per tutti i tipi di prestito e l’industria agricola avrebbe potuto sperare di ottenere interessi inferiori. Sono, in sostanza, i caratteri del lucrum cessans e del damnum emergens che insieme al periculum sortis compongono i cosiddetti “titoli estrinseci”, già in parte riconosciuti da Tommaso d’Aquino 40 e ribaditi da Benedetto XIV nell’enciclica Vix pervenit (1745). Sono i soli titoli che, secondo una impostazione “sostanzialistica”, legittimano la richiesta di una indennità sui prestiti. L’attenzione del giovane studioso per il credito popolare persisterà nel tempo41, divenendo oggetto del secondo scritto sul credito, redatto in forma di “lettera aperta” indirizzata a Luzzatti. È il 1879, anno dell’arrivo di Toniolo all’Università di Pisa. È un anno cruciale per tutti i credenti e ancor più per chi, come il Nostro, è uno scienziato credente. È l’anno della promulgazione dell’enciclica Aeterni Patris (4 agosto 1879), con la quale Leone XIII conferisce ufficialità alla rinascita tomista42, alle cui indicazioni43 Toniolo si è sempre mostrato fedele44. L’enciclica segue di 29 TONIOLO, Sull’importanza delle banche agricole, pp. 83-84. Per l’autore, questo aspetto attesterebbe la «naturale vocazione» rurale delle “popolari” a elargire credito all’agricoltura. Ibi, pp. 85-87, 88, 89. 31 Ibi, pp. 89-90. 32 Ibi, p. 88. 33 Ibi, p. 89. 34 Ibidem. 35 Ibi, p. 107. 36 Ibidem. 37 La parola è mancante nell’originale. In Opera omnia è stato inserito, senza annotazione, il termine “compenso”. Cfr. Opera omnia, II.5, p. 431. 38 TONIOLO, Sull’importanza delle banche agricole, p. 107. 39 Ibi, p. 108. 40 T. D’AQUINO, Summa Theologica, II-II, Q. 78, art. 2 c.; e ID., Q. 78, art. 2 c. Cfr. anche G. AMBROSETTI, Diritto privato ed economia nella seconda scolastica, in La seconda scolastica nella formazione del diritto privato moderno, Atti dell’incontro di studio di studio promosso da Paolo Grossi, Firenze, 16-18 ottobre 1972, Giuffrè Editore, Milano, pp. 23-52, p. 29. 41 BAV, Carteggi Giuseppe Toniolo, doc. 132, lettera di Alessandro Rossi a Toniolo del 29 maggio 1879. Nella lettera l’industriale e Senatore del Regno, anticipa a Toniolo la pubblicazione di un volume sul credito popolare. 42 S. VANNI ROVIGHI, Storia della filosofia contemporanea dall’Ottocento ai giorni nostri, Editrice La scuola, Brescia 1980, cap. XXVI La neoscolastica, p. 729-744. 43 Nell’enciclica il Papa esorta «a rimettere in uso la sacra dottrina di San Tommaso e di diffonderla il più largamente possibile, […] per il bene della società, per l’incremento di tutte le scienze»; in modo particolare chiede ai maestri di 30 5 otto mesi la Quod apostolici muneris (28 dicembre 1878) nella quale il Pontefice condanna la «setta di coloro, che con nomi diversi e quasi barbari si chiamano Socialisti, Comunisti e Nichilisti»45. Nel settembre 1879, le “popolari” erano cresciute in numero e si cercava di riunirle in un “sodalizio federativo”. Durante un’adunanza di Banche popolari trevigiane, Luigi Luzzatti presenta un ordine del giorno contenente, tra l’altro, la proposta di costituire un «fondo di previdente beneficenza»46 per le urgenti necessità di consumo dei contadini indigenti. Toniolo trae spunto da ciò per indirizzare al professore una lettera aperta nella quale, dopo aver plaudito all’iniziativa dell’unione federativa, indaga sulla fattibilità, per le “popolari”, di attuare il credito di beneficenza. Le Banche popolari, se da un lato fornivano capitali di modesta entità a piccoli imprenditori o lavoratori a “scopo produttivo”, dall’altro lato erano vincolate, per la caratteristica della mutualità, a offrire credito ai soli soci, escludendo i «miserabili» contadini privi di almeno un’azione47. Questi, necessitando in alcuni periodi dell’anno di liquidità per la sussistenza, s’indirizzavano all’usuraio48. L’autore legittima pertanto l’erogazione di credito gratuito a “scopo di consumo” per soddisfare i bisogni primari personali e delle famiglie disagiate. A tal fine doveva intervenire «l’opera della beneficenza privata e pubblica, unico rimedio efficace contro l’egoismo che specula sulla necessità e sulle sventure della vita» 49 . Le due operazioni − una economica (la principale) e l’altra caritatevole (la secondaria) − avrebbero dovuto coordinarsi ad unità affinché il prestito caritatevole potesse perfezionarsi da «beneficenza riparatrice» in «beneficenza promotrice» e, infine, «ottenere credito a condizioni ordinarie»50. Per l’autore, la beneficenza è «un fattore normale potentissimo» della vita economica e civile, non destinato a scomparire 51 . In che modo tutto questo fosse realizzabile, l’autore lo illustra nell’operazione di “previdente beneficenza”52, dove le operazioni economiche distinte, ma coordinate a quelle caritatevoli, contemperano le esigenze di carità o profitto di tutti i soggetti coinvolti – agricoltori, banche e commercianti – nel rispetto delle leggi canoniche sull’usura. L’attività di erogazione del credito assume così una rilevante funzione sociale e previdenziale53. Nel 1884, nella recensione al volume Il credito di Fedele Lampertico54, Toniolo si occupa delle “basi reali” del fenomeno creditizio 55 . Lampertico aveva descritto il credito consistere «essenzialmente in un assegnamento sopra beni futuri»56. Per Toniolo la definizione non solo indica i «veri limiti del credito economico» e il dominio delle relative operazioni57, ma ha anche il pregio formare i discepoli nella dottrina di San Tommaso d’Aquino. LEONE XIII, Aeterni Patris, in H. DENZINGER, Enchiridion Symbolorum, EDB, Bologna 1996, p. 68. 44 Cfr. il capitolo “I due tempi del neotomismo” in PECORARI, Giuseppe Toniolo e il socialismo, pp. 49-59; altresì il paragrafo La “filosofia perenne” in D. SORRENTINO, Giuseppe Toniolo. Una Chiesa nella storia, Vita e Pensiero, Milano 2012, pp. 71-82. 45 LEONE XIII, Quod apostolici muneris, del 28 dicembre 1878, in E. MOMIGLIANO (a cura di), Tutte le encicliche dei Sommi Pontefici, vol. I, dall’Oglio Editore, Milano 1959, pp. 334-342, p. 335. 46 G. TONIOLO, Il credito di beneficenza presso le banche mutue popolari. Lettera al Comm. Prof. Luigi Luzzatti, «Archivio giuridico», 1879, XXIII, pp. 477-490, p. 479. 47 Ibidem. 48 Ibi, p. 482. 49 Ibidem. 50 Ibidem. 51 Ibi, p. 479. La beneficenza, si vedrà, verrà inserita dall’autore nella fase economica del Consumo. 52 Ibi, pp. 482-490. 53 Non ho conoscenza della risposta di Luzzatti alla lettera a lui indirizzata, tuttavia egli proporrà a Toniolo di far parte del «Consiglio della previdenza». Cfr. BAV, Carteggi Giuseppe Toniolo, doc. 3721, lettera di Luzzatti a Toniolo del 31 gennaio [1901]. Nel 1910 Toniolo scrive a Luzzatti: «Grazie di nuovo per la sua proposta del nome mio per il Consiglio della previdenza». Cfr. Lettera di Toniolo a Luzzatti del 8 febbraio 1910. Trascritta in Opera omnia, VI.3, pp. 231-232. 54 G. TONIOLO, recensione a F. LAMPERTICO, Il credito (Treves, Milano 1884), «Archivio giuridico», 1884, XXXIII, pp. 230-235. 55 Ibi, p. 230. 56 F. LAMPERTICO, Il credito, Treves, Milano 1884, p. 10. 57 TONIOLO, recensione a F. LAMPERTICO, Il credito, p. 231. 6 di dotare il credito di una «base obbiettiva»58. Infatti, essendo la maggior parte dei beni economici per il futuro, questo diventa una «realtà» integrante il «presente». Dalla distinzione tra potenza e atto avanzata da Lampertico − ma di derivazione aristotelico-tomistica −, l’autore ricava la natura reale, non immaginaria, dei beni futuri che nel presente sono in potenza. Infatti, nel futuro quegli stessi beni che oggi sono potenziali diventano attuali. Ond’è che il credito, il quale conta sul futuro, di regola non fa assegnamento sopra una mera possibilità fantastica, ma sopra una vera legge di continuità cosmica delle forze fisiche e storica della vita sociale-economica.59 Questa precisazione permette all’autore di distinguere tra «credito puramente fittizio» e «credito vero e proprio». Il primo «poggia sopra una previsione dell’avvenire nutrita solo dalla immaginazione e appena appartenente alla sfera del possibile», il secondo si basa su un valore futuro reale, perché «ha radice nell’operosità produttiva del presente»60. Distinzione sostanzialistica del credito, che permetterà all’autore di legittimare solo alcune tipologie di credito economico, deplorando quelle a suo parere prive di base reale. I presupposti filosofici del credito negli scritti successivi Nella prolusione pisana del 1887, Scolastica e umanesimo nelle dottrine economiche al tempo del rinascimento in Toscana61, in coerenza con le indicazioni della Aeterni Patris, l’autore delinea storicamente e teoricamente il nesso tra pensiero economico e filosofia. Egli individua tre indirizzi di dottrine economiche, ognuna con posizioni diverse nei confronti della ricchezza e del credito. Il primo è «l’indirizzo teologico-scolastico» 62 , di ispirazione aristotelico-tomista, che raggiunge la perfezione nel medioevo. Il secondo è l’indirizzo «dell’Umanesimo, ossia del razionalismo»63 rinascimentale − che riaffiora dal XV sec. con «Gemisto Pleto»64 (1355-1450) e l’Accademia platonica fiorentina65 −, fondato sul «culto platonico» e sulla rinata «cultura grecoromana» 66 . Infine l’indirizzo «liberale» 67 , dell’«utilitarismo empirico» 68 , dal precedente «remotamente figliato» ma che si sviluppa «sotto l’influsso del filosofismo negativo della rivoluzione francese»69, vale a dire l’illuminismo. Quest’ultimo indirizzo domina dal XIX sec.70, il “secolo banchiere”. Per Toniolo, questi indirizzi di dottrina economica − completati dalla distinzione, nel primo stile, tra scolastica-tomista e “astrattismo” degli scolastici d’oltralpe 71 −, aiutano a comprendere i diversi atteggiamenti rispetto all’uso della ricchezza e all’impiego del capitale monetario. La Toscana, essendo per l’autore il suolo privilegiato di prova di tutti questi indirizzi, diviene oggetto di ulteriori scritti storici in relazione all’economia monetaria-creditizia72. 58 Ibidem. Ibidem. 60 Ibidem. 61 G. TONIOLO, Scolastica ed umanesimo nelle dottrine economiche al tempo del Rinascimento in Toscana, Annuario della r. Università di Pisa per l’anno accademico 1886-87, tip. Nistri e C., Pisa 1887, pp. 13-116. 62 Ibi, p. 17. 63 Ibidem. 64 Ibi, p. 66. 65 Ibi, pp. 17, 18, 55, 66. 66 Ibi, pp. 17, 58. 67 Ibi, p. 17. 68 Ibi, p. 105. 69 Ibi, p. 17. 70 Ibi, p. 19. 71 Ibi, pp. 64-65, 54-106. 72 In merito a Toniolo storico del Medioevo toscano, cfr. M. TANGHERONI, Toniolo storico della Toscana medievale, in ARCHIDIOCESI DI PISA - OPERA GIUSEPPE TONIOLO, Atti del convegno di studi su Giuseppe Toniolo (Pisa 7-8 ottobre 1988), Ets, Pisa 1990, pp. 35-50. 59 7 Nel 1895, pubblica infatti il saggio sulla rigogliosa economia di «cambio a credito» fiorentina 73 . Toniolo intravede nell’approccio economico «eminentemente pratico» 74 della scolastica tomistica − e non dell’astratto nominalismo scotiano75 − le ragioni filosofiche prime ed estrinseche della prospera economia fiorentina del XIV secolo (1292-1378). Un periodo nel quale gli abusi di «prestito usurario»76 erano rari, dove «la sorgente maestra della ricchezza» erano «le industrie e i commerci coi legittimi profitti» 77 e i Banchi svolgevano «un ufficio direttamente coordinato alla produzione»78. Le operazioni dei banchieri erano principalmente di «circolazione monetaria» 79 ; le operazioni negoziali sul capitale altrui, ottenuto «in fiducia» 80 , riguardavano riscossioni e pagamenti per conto terzi, oppure l’affidamento e impiego di capitali in affari leciti con condivisione di profitti e perdite. Le operazioni di prestito − prestiti pubblici e prestiti al Comune − erano entrambe lecite e legittime. Le prime importavano solo «premi o doni» 81 , le seconde erano sì mutui feneratizi ma «L’interesse che lo Stato prometteva e assicurava aveva indole giuridica di indennità per la distrazione dei capitali dagli ordinari impieghi produttivi e quindi per il nocumento (damnum emergens, lucrum cessans)»82. In sintesi, le operazioni di «credito in senso ampio», sotto forma di «associazione dei risparmiatori-capitalisti»83, erano prevalenti. Al contrario, quelle di «credito in senso stretto», sotto «forma di mutuo feneratizio» non connesse alla produzione, erano rare in quel periodo, facendo invece tutte capo all’età moderna84. Per l’autore, il primeggiare della dottrina aristotelico-tomistica e dell’osservanza pratica dei limiti canonici sull’usura ha contribuito allo splendore anche economico di Firenze. Nel 1378, con il tumulto dei Ciompi, inizia il decadimento economico di Firenze85 (1378-1556), periodo nel quale [il capitale] tutt’altro che compartirsi, si accentra straordinariamente e insieme si perverte nella sua funzione; né soltanto si assomma e grandeggia in poche mani, ma al rimanente si distacca il capitale bancario grava e sconvolge l’industria con ogni abuso del credito.86 Il 1891 è l’anno della Rerum Novarum 87 , nella quale Leone XIII denuncia le «misere condizioni, indegne dell’uomo»88, in cui versavano gli operai i quali, rimasti «soli e indifesi in balia della cupidigia dei padroni e di una sfrenata concorrenza»89, venivano sopraffatti dalla «inumanità di avidi speculatori» 90 , da «un’usura divoratrice», dal «monopolio della produzione e del commercio», in mano a «un piccolissimo numero di straricchi» 91 e da tutti coloro «che per guadagno abusano senza alcuna discrezione delle persone come fossero cose»92. 73 G. TONIOLO, L’economia di credito e le origini del capitalismo nella Repubblica fiorentina, «Rivista Internazionale di Scienze Sociali e discipline ausiliarie», a. III, VIII (maggio 1895), 29, pp. 27-40; VIII (agosto 1895), 32, pp. 560-576. 74 TONIOLO, Scolastica ed umanesimo nelle dottrine economiche, p. 27. 75 Ibi, pp. 54-106. 76 TONIOLO, L’economia di credito e le origini del capitalismo, p. 565. 77 Ibi, p. 567. 78 Ibidem. 79 Ibi, p. 568. 80 Ibidem. 81 Ibi, p. 569. 82 Ibi, p. 570. 83 Ibidem. 84 Ibi, p. 571. 85 Cfr. G. TONIOLO, Sintesi storica delle vicende economiche del Comune fiorentino dal 1378 al 1530, «Archivio giuridico», 1888, XLI, 5-6, pp. 507-542. 86 G. TONIOLO, Storia dell’economia sociale in Toscana nel medio evo, in Opera omnia, I.3, p. 132. 87 LEONE XIII, Enciclica Rerum Novarum, del 15 maggio 1891, in MOMIGLIANO (a cura di), Tutte le encicliche dei Sommi Pontefici, pp. 433-459. 88 Ibi, p. 435. 89 Ibidem. 90 Ibi, p. 450. 91 Ibi, p. 435. 92 Ibi, p. 450. 8 Negli anni successivi, Toniolo compone due saggi che integrano la sua interpretazione dell’economia creditizia moderna. Il primo saggio, La genesi storica dell’odierna crisi sociale economica93, contiene l’indagine sull’origine storica del capitalismo, la sua essenza e i suoi effetti. L’assetto sociale di fine Ottocento è per l’autore il frutto di un processo patologico94 e continuo «che corrode la società moderna nella vita politica, etica ed economica da ben quattro secoli»95, i cui passaggi vengono individuati nell’Umanesimo e Rinascimento96, nella rivoluzione luterana97 proseguita dalla rivoluzione inglese e francese 98 . Il secondo saggio, L’economia capitalistica moderna 99 , contiene la distinzione tra «economia capitalistica [nel] senso normale» 100 e «capitalismo»101. Nel primo sistema di rapporti economici «l’uomo non rimane sopraffatto» dal capitale ma «per mezzo del capitale trionfa»; nel secondo «il capitale ha una funzione indebita», appare «iniquo per la sua origine, sproporzionato per le sue concrete applicazioni, nocivo per i suoi effetti»102. Questo sistema, che domina l’economia capitalistica moderna, trae «origine iniqua da operazioni usurarie, da speculazioni inoneste, da monopoli prepotenti»103. Sono gli stessi tre mali economico-finanziari indicati nella Rerum Novarum. Nel 1896, Toniolo interviene al secondo Congresso cattolico italiano degli studiosi di scienze sociali con la relazione Criteri scientifici etico-economici intorno al credito dal punto di vista cristiano104, che rappresenta per molti aspetti il compendio filosofico-morale della sua visione dell’economia di credito e nella quale sostiene la validità della impostazione aristotelico-tomistica. Secondo Toniolo la Chiesa, attraverso i suoi principi etico-giuridici, non ha ristretto il suo insegnamento sull’usura «alla affermazione aristotelica della sterilità della moneta»105 ma ha, nel tempo, posto in essere alcuni provvedimenti proibitivi106 e altri ricostruttivi107. L’allontanamento progressivo da queste norme ha condotto alla giustificazione pratica e teorica del prestito feneratizio: sotto l’aspetto pratico le consuetudini popolari dei mercanti ebbero la meglio sui decreti medioevali e sui divieti della scolastica; sotto l’aspetto teorico, 93 G. TONIOLO, La genesi storica dell’odierna crisi sociale economica. La degenerazione dell’ordine sociale e economico, «Rivista Internazionale di Scienze Sociali e discipline ausiliarie», a. I, I (gennaio 1893), 1, pp. 39-68; I (febbraio 1893), 2, pp. 223-253 (questa seconda parte reca il sottotitolo La degenerazione dell’ordine sociale ed economico). 94 Il termine “patologico” viene utilizzato dall’autore nel senso di “opposto a normale”. 95 Ibi, p. 249. 96 Ibi, pp. 42-45, pp. 50-51. 97 Ibi, pp. 41-42, p. 53. 98 Ibi, pp. 51-52, pp. 54-57. 99 G. TONIOLO, L’economia capitalistica moderna (a proposito di un libro di Claudio Jannet e di altri studi analoghi), «Rivista Internazionale di Scienze Sociali e discipline ausiliarie», a. I, I (aprile 1893), 4, pp. 592-605; ID., L’economia capitalistica moderna a proposito di un libro di C. Jannet, «Rivista Internazionale di Scienze Sociali e discipline ausiliarie», a. I, II (luglio 1893), 7, pp. 402-419; ID., L’economia capitalistica moderna nella sua funzione e nei suoi effetti, «Rivista Internazionale di Scienze Sociali e discipline ausiliarie», a. II, IV (gennaio 1894), 13, pp. 26-37. 100 TONIOLO, L’economia capitalistica moderna (a proposito di un libro di Claudio Jannet e di altri studi analoghi), pp. 592-593. 101 Ibi, p. 594. 102 Ibidem. 103 TONIOLO, L’economia capitalistica moderna nella sua funzione e nei suoi effetti, p. 26. 104 G. TONIOLO, Criteri scientifici etico-economici intorno al credito dal punto di vista cristiano, in UNIONE CATTOLICA PER GLI STUDI SOCIALI IN ITALIA, Atti e documenti del II Congresso cattolico italiano degli studiosi di scienze sociali tenutosi in Padova, nei giorni 26, 27, 28 agosto 1896, Tip. del Seminario, Padova 1897, pp. 194-209. Per l’analisi dell’intervento si rimanda a PECORARI, Giuseppe Toniolo e il socialismo, cap. III: La svolta del ’96, pp. 119-173. 105 TONIOLO, Criteri scientifici etico-economici intorno al credito, p. 198. 106 I provvedimenti proibitivi riguardano: a) divieto del mutuo feneratizio per “titoli intriseci”; b) freni alla speculazione mercantile; c) condanna di ogni monopolio economico, specialmente monetario. Ibi, 198. 107 I provvedimenti ricostruttivi riguardano: a) concessione di indennità sui prestiti per “titoli estrinseci e accidentali” (damnum emergens; lucrum cessans; periculum sortis); b) incoraggiamento all’unione tra capitale e lavoro; c) imposizione del carattere di “pubblica utilità sociale” a tutte le istituzioni che trattano il credito (Monti di pietà o prestito pubblico). Ibidem. 9 spregiata la scienza tradizionale della Scolastica, dopo i tentennamenti dei primi Riformatori, Lutero, Melantone, Zuinglio, ecco la teoria del prestito feneratizio rinvenire tosto in Olanda nel secolo 17° il suo momento critico di affermazione con Salmasio (Saumaise) e Grozio; e la difesa aperta dell’usura ricevere la sua maturazione successiva con Turgot e Bentham, fino ad accogliersi dall’Economia classica, siccome un canone fondamentale indiscutibile, inspirando analogamente tutte le leggi civili e commerciali, che inscrissero la soppressione degli ultimi freni posti al 108 capitalismo fra le conquiste della moderna libertà Per Toniolo, questo allontanamento dai canoni della Chiesa ha condotto all’odierna crisi, in cui il capitalismo pervade a’ dì nostri tutta Europa ed America colle sordide usure in basso, coll’incentramento bancario legalizzato in alto, colle speculazioni inoneste delle compagnie anonime, coll’ingigantire del debito pubblico, coi giuochi colossali ed i crack delle Borse, colla concorrenza sfrenata e violenta, coi giganteschi monopoli dei corners e dei trusts americani, coi monopoli oltre potenti degli odierni baroni delle finanze109 Nello stesso anno, Toniolo si occupa del problema dell’emissione bancaria rifacendosi nuovamente a criteri filosofici. Dalla molteplicità degli Istituti di emissione, vigenti prima dell’Unità d’Italia, con l’annessione di Roma (1870) e l’istituzione della Banca Romana (1874) si era passati a sei Istituti di emissione operanti in concorrenza110. La legge istitutiva della Banca d’Italia111 aveva ridotto ulteriormente il numero delle banche di emissione112. In una prefazione alla monografia del suo ex allievo Andrea Farnocchia, lo studioso s’interroga su questa tendenza che dal pluralismo conduceva all’unicità nell’emissione. Farnocchia scrive a Toniolo, nel luglio del 1896, Già sapevo che Ella non era incline ad ammettere la banca di stato, della quale ho trattato come conclusione nella fine del V capitolo della mia monografia; il mio opuscolo però tutto, o meglio in maggior parte, tenta di provare come utile al commercio ed alla industria di ogni nazione il sistema della Banca unica, ossia del monopolio. Se la sua opinione sarà favorevole almeno a questo sistema, ed in genere allo studio che ho posto nel mio lavoro mi basterà.113 Ma nella prefazione si legge: «non convengo nelle sue perorazioni in pro di una banca unica di Stato»114. Per l’autore, il “procedere palese” verso la banca unica si affiancava al “procedere silenzioso” verso la banca di Stato. Ne era testimonianza la legislazione, europea e americana, ma anche «la formidabile servitù del debito pubblico che avvinghia[va] pressoché dovunque le banche autonome alla finanza dello Stato»115. Bisognava interrogarsi se questa tendenza fosse espressione di una «legge normale» oppure «patologica» del sistema bancario, occorreva risalire alle ragioni prime di questo processo verso la banca di Stato, ricercandolo nei concetti economici e giuridici che reggono nell’età moderna il credito, le sue operazioni, i suoi titoli e stromenti, e più in alto ancora chiarendolo supernamente coi principi filosofici informatori del liberalismo. Per l’economista pisano, «non recherebbe sorpresa il dimostrare una volta di più come dall’individualismo liberale si giunga alla onnipotenza di Stato»116. In sostanza, Toniolo utilizza continuamente l’impianto filosofico-dottrinale per affrontare i temi del credito. Egli ritiene, in coerenza con questa impostazione aristotelico-tomistica, che il credito, per essere “normale”, debba sempre sottostare a «tre supremi doveri»: quello della 108 Ibidem. Ibi, p. 196. 110 Legge n. 1920 del 30 aprile 1874, a firma Minghetti. 111 Legge bancaria n. 449 del 10 agosto 1893. 112 L’articolo 1 comma 1 della legge autorizzava la fusione di tre precedenti Istituti bancari nella Banca d’Italia, vale a dire la Banca nazionale del Regno d’Italia, la Banca nazionale toscana e la Banca toscana di credito. 113 BAV, Carteggi Giuseppe Toniolo, doc. 1534, lettera di Farnocchia a Toniolo del 2 luglio 1896. 114 G. TONIOLO, Prefazione a A. FARNOCCHIA, Economia politico-bancaria: la banca unica di emissione e il monopolio del commercio bancario affidato allo Stato, [Tip. Canovetti, Lucca 1896, pp. V-VII], Opera omnia, II.5, pp. 551-552, p. 551. 115 Ibi, p. 552. 116 Ibidem. 109 10 «moralità» − essendo un fenomeno che poggia sulla fiducia −, della «giustizia distributiva» − affinché i compensi concessi al «sovventore» non degenerino dalla loro natura giuridica − e dell’«utilità generale», perché l’esercizio del credito segua le ragioni del «benessere pubblico, siccome una funzione sociale» 117 e non quelle del lucro personale. Rimanendo fedele a questi presupposti filosofici, Toniolo si occuperà nuovamente di credito al XIV Congresso cattolico italiano 118 , in saggi storici, in scritti sulla cooperazione e sul commercio dei grani 119 e, infine, nell’intervento congressuale sulle casse rurali120. Con la stesura del Trattato, inizia a occuparsi di Circolazione in generale. La Circolazione della ricchezza e l’“ordine economico” basato sul “fatto” Nelle intenzioni dell’autore il Trattato di economia sociale avrebbe dovuto comporsi di quattro volumi 121 : Introduzione, Produzione, Circolazione, Distribuzione e Consumo. Tale sequenza non è accidentale o dettata da consuetudine scientifica ma si fonda su motivazioni teoretiche. Così ordinando la materia, egli intendeva rispettare ciò che a suo parere era l’«ordine logico» del circuito economico. Toniolo definisce l’Economia «la scienza dell’ordine sociale della ricchezza» 122 . Definizione non originale, che «ricorre costantemente negli scritti dei padri gesuiti [della “Civiltà Cattolica”] e non è per nulla infrequente nelle opere di numerosi, influenti scrittori di cose economiche dell’Italia del XIX e XX secolo» 123 . Tuttavia, bisogna intendersi sui termini e, soprattutto, sul concetto di “ordine” e sulla sua centralità nella definizione tonioliana. Come già Luigi Taparelli d’Azeglio − il quale aveva sostenuto che «Alla economia di codesta società dell’anarchia dobbiamo ora contrapporre l’economia dell’ordine» 124 −, Toniolo parte dall’imprescindibile “principio speculativo” di «ordine». Ordine nei discorsi teorici perché la scienza economica, come tutto il sapere, «piglia le mosse da tale concetto»125. Ordine nel mondo reale nel senso che ci si occupa di un «benessere materiale»126 connesso e subordinato a un ordine sociale superiore «più complesso ed elevato». Quest’ultimo, a sua volta, è un «sistema armonico di relazioni fra gli uomini conviventi, converso a conseguire, nell’obbedienza di una legge etica suprema, il bene comune»127. In altre parole, l’ordine economico, connesso a quello sociale: partecipa al carattere essenziale di società – cioè di ordine morale, proprio di uomini ragionevoli, liberi e aventi un fine proprio spirituale, e non già un fine fisico. […] L’ordine economico, non meno di quello sociale di civiltà, è così scolpito nella natura dell’uomo; il quale, spinto da sentimenti congeniti, scorge colla ragione il fine cui è connesso il proprio bene e colla libera volontà ne attua il conseguimento. La natura umana pertanto in virtù del principio di 117 TONIOLO, Criteri scientifici etico-economici intorno al credito, p. 212. G. TONIOLO, Criteri direttivi sull’ordinamento degli istituti bancari esclusi i banchi di emissione, Atti e documenti del XIV Congresso cattolico italiano (Fiesole 31 agosto – 4 settembre 1896), in UNIONE CATTOLICA PER GLI STUDI SOCIALI IN ITALIA, Atti del II Congresso cattolico italiano degli studiosi di scienze sociali, pp. 209-217. 119 G. TONIOLO, Il commercio internazionale dei grani. Criteri direttivi a proposito delle odierne questioni sul dazio dei cereali in Italia, «Rivista Internazionale di Scienze Sociali e discipline ausiliarie», a. II, V (giugno 1894), 18, pp. 177192. 120 [G. TONIOLO], Il Congresso internazionale delle casse rurali ed operaie a Parigi, «Rivista Internazionale di Scienze Sociali e discipline ausiliarie», a. VIII, XXIV (novembre 1900), 95, pp. 369-381. 121 TONIOLO, Trattato di economia sociale. Introduzione, p. IX («Ragione dell’opera», prefazione alla I edizione), p. XIV («Per la seconda edizione di questo volume», prefazione all’edizione del 1915); ID., Trattato di economia sociale. La produzione, pp. V-VII, pp. 1-2; ID., Trattato di economia sociale. La circolazione, pp. 1-2. 122 TONIOLO, Trattato di economia sociale. Introduzione, p. 16. 123 M. BIANCHINI, «La Civiltà Cattolica» e il carattere etico dell’economia politica, in M. AUGELLO, M. BIANCHINI, M.E.L. GUIDI (a cura di), Le riviste di economia in Italia (1700-1900). Dai giornali scientifico-letterari ai periodici specialistici, Franco Angeli, Milano 1996, pp. 289-309, p. 301. 124 L. TAPARELLI D’AZEGLIO, Le due economie, «La Civiltà Cattolica», a. 7, Serie III, III (1856), pp. 465-485, p. 466. 125 TONIOLO, Trattato di economia sociale. Introduzione, p. 165. 126 Ibidem. 127 Ibi, p. IX, p. 166. 118 11 causalità, rivela un “Ordinatore divino”, che all’uomo attribuisce una norma di condotta, conforme alla sua natura ed ai suoi fini.128 Nel passo citato sono particolarmente rilevanti i caratteri di “causalità” e di “finalismo”. L’ordine economico, cui si fa riferimento, non essendo esclusivamente economico, risulta intrinsecamente finalizzato. E lo è perché è fondato su un «fatto»: una natura umana intrinsecamente sociale tesa a un fine spirituale. Da ciò consegue la tripartizione che Toniolo effettua dell’ordine economico in costitutivo, operativo e finale. L’ordine costitutivo comprende le cause, i principi direttivi, i “fatti” che formano e reggono la società in relazione alla ricchezza. I «fatti», distinti in «primi»129 (l’uomo, la popolazione e il cosmo) e «derivati»130 (le istituzioni, gli istituti giuridici, ecc.), sono dominati da alcuni «principi speculativi» (etici, giuridici, economici) 131 . Non sembra superfluo sottolineare l’importanza del termine “fatto” nonché la sua attribuzione alle istituzioni. È questo un concetto giuridicamente e ontologicamente significativo. Infatti, in primo luogo Taparelli lo aveva utilizzato per sviluppare i principi fondamentali del «diritto naturale» appoggiandoli «sul fatto», e ciò in opposizione alla «scuola trascendentale e razionalistica»132 del diritto. E Toniolo, nella Introduzione, parlando dei “fatti derivati” dell’ordine costitutivo nomina Taparelli e Victor Cathrein, gesuita neoscolastico. Nuovamente, parlando dell’uomo come “fatto primo” nomina Tommaso e, ancora, Cathrein133. In secondo luogo, l’attribuire il termine “fatto”, non “atto”, alle istituzioni indica una loro origine “dal basso” o «fattuale», come lo erano, a detta di Paolo Grossi, quelle medievali134. L’ordine operativo è inerente le leggi dell’operosità economica e, per Toniolo, si articola in modo funzionale nelle “grandi operazioni” della produzione, della circolazione, della distribuzione e del consumo. A questo riguardo egli difende questa distinzione funzionale rispetto alla morfologica o a quella storico-sociale applicate da altri economisti135. L’autore sostiene infatti che le quattro funzioni − della produzione, circolazione, distribuzione e consumo − sono tutte manifestaciones de la actividad humana relacionadas con la riqueza, de cuyo conjunto armónico resulta la vida económica; renunciar á tal criterio funcional (después de tanto uso y abuso de las analogias) sería confundir la constitución intrínseca de los seres con sus energias que se actúan extrínsecamente; la anatomía del cuerpo humano, con la fisiología136. 128 Ibi, p. 167. Questi fatti primi sono, per Toniolo, i «capisaldi dell’essere e del vivere sociale ed economico» (TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, p. 84). Cfr. TONIOLO, Trattato di economia sociale. Introduzione, pp. 219-282. 130 TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, p. 83; pp. 91-97. I fatti derivati (distinti in sociali, spirituali e di civiltà) sono definiti «Le cause e circostanze di fatto […] per cui lo scambio, coi suoi mezzi strumentali ed ordinamenti, si svolge in modo normale nella vita economica e civile; e perciò i coefficienti positivi e che influiscono su tutto il fenomeno circolatorio» (ibi, p. 83). 131 TONIOLO, Trattato di economia sociale. Introduzione, p. 165. 132 S. TALAMO, Per il Centenario dalla nascita del P. Luigi Taparelli D’Azeglio, I, III (dicembre 1893), 12, pp. 505524, p. 509. 133 TONIOLO, Trattato di economia sociale. Introduzione, pp. 221, 321. 134 Cfr. P. GROSSI, L’ordine giuridico medievale, Roma-Bari, Laterza, 2008; ID., L’Europa del diritto, Laterza, RomaBari 2007. 135 Per Toniolo, Schäffle e Lampertico applicavano la distinzione «morfológica», esaminando il fenomeno economico attraverso alcune categorie concettuali (proprietà, commercio, lavoro ecc.). Invece, Roscher, Hildebrand, Bücher, Sombart e Loria, utilizzavano la distinzione «histórico-social», distinguendo il fenomeno in periodi in base al fattore in esso prevalente (economia di natura, di lavoro, di capitale o altro ancora). TONIOLO, El orden sistematico en la ciencia de la Economia social, in G. TONIOLO, Tratado de Economia social, Casa editorial Saturnino Calleja Fernández, Madrid 1911, pp. 29-30. 136 Ibi, pp. 31-32. 129 12 Per l’economista pisano, anche tra coloro che hanno utilizzato la distinzione funzionale137 sussistono molti equivoci riguardo l’autonomia, la successione logica e la ragione delle stesse funzioni, per cui algunos tienden á confundir más ó menos producción y circulación, otros la circulación con la distribución, poniendo algunos en duda que sean las dos fundamentales funciones producir y consumir, y si alguien lleva la producción, que siempre se entiendió come el punto de partida de la actividad económica, á la última parte ó tratado de análisis cientifico, muchos ahora, con operación quirúrgica, separan el consumo del dominio de la Economia social138 Egli colloca la Produzione e il Consumo ai due estremi dell’economia perché «no se produce más que para consumir, y la cualidad y cantidad del consumo determinan la medida y la especie de la producción» e assegna una collocazione “centrica” alla Circolazione e Distribuzione «porque aquélla extiende socialmente la producción de ayer y ésta diversifica socialmente los consumos del mañana»139. Tuttavia, occorre non confondere il concetto che Toniolo ha di Consumo rispetto a quello avanzato da altri autori. Per l’economista pisano il Consumo non è «un fenomeno fisio-psicologico» o «una premessa già anticipata dall’economista» ma è l’attività di consumare, vale a dire l’uso che l’uomo fa dei beni e delle ricchezze ai fini umani. Per questo motivo, l’autore non condivide chi – come Nicholson, Pareto, Graziani e Pierson – vorrebbe eliminare o separare la funzione del Consumo dal dominio dell’economia 140 . Per Toniolo, la trattazione del Consumo, mirando a ricercare le relazioni fra la ricchezza e i suoi fini, è intimamente connessa all’ordine economico finale ed è quindi ineliminabile. Da ultimo, l’ordine finale riguarda gli effetti e i risultati dell’ordine operativo sul benessere materiale in relazione ai bisogni, personali e collettivi, e ai fini «essenzialmente spirituali della civiltà». Questi tre ordini − costitutivo, operativo, finale − sono, per l’autore, distinti ma interagenti e teleologicamente organizzati secondo la seguente ratio141: L’Ordine operativo segue all’Ordine costitutivo e lo presuppone; perché (checché ne pensasse H. Spencer) l’essere è prima dell’operare, l’organismo prima della vita, la statica prima della dinamica; e quello anzi da questo dipende, […]. Ma l’ordine attivo volgendosi non già a preparare colle sue istituzioni fondamentali ma ad effettuare colle sue leggi il benessere materiale e per esso i benefici della civiltà raffigura il legame fra l’ordine costitutivo e l’ordine finale, e il suo progresso misura direttamente i gradi di incivilimento.142 La circolazione, mentre si distingue per propri suoi caratteri dalla produzione, cui logicamente succede, interponendosi fra questa e il consumo, […] in quell’ordine operativo di cui essa è la più alta ed ampia esplicazione, apparisce una funzione unificatrice per eccellenza, che ricollega l’ordine costitutivo all’ordine finale dei rapporti economici sociali.143 Il Trattato di economia sociale segue pertanto tale sequenza: nella Introduzione l’autore intende esporre i presupposti di ordine costitutivo, invece nei volumi inerenti la Produzione e la Circolazione si occupa delle leggi dell’ordine operativo. L’ultimo volume, sulla Distribuzione e il Consumo, avrebbe dovuto contenere lo studio degli effetti del precedente ordine sull’ordine economico finale. Emerge quindi un concetto di ordine economico-sociale fondato su “fatti” costitutivi che, nella sua costituzione e sviluppo “normali”, dipende dal fine e ad esso viene coordinato. Questo è un ordine di finalità che influenza l’ordine costitutivo e operativo, essendone causa intenzionale. Si tratta di un’analisi coerente con quanto espresso da Tommaso, nel prologo alla I-II, in merito alla 137 Toniolo nomina: Smith, Say, Marshall, Schmoller, Philippovich, Leroy-Beaulieu, Pierson; gli italiani Graziani, Valenti e Supino. 138 Ibi, pp. 30-31. 139 Ibi, p. 33. 140 Ibidem. Cfr. anche ID., Trattato di economia sociale. La produzione, p. 3. 141 TONIOLO, Trattato di economia sociale. Introduzione, p. 166. ID., El orden sistematico en la ciencia de la Economia social, p. 29. 142 TONIOLO, Trattato di economia sociale. La produzione, p. 1. 143 TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, pp. 1-2, p. 19. 13 causa finale dell’uomo e ai mezzi che permettono di raggiungerla, infatti «ex fine enim oportet accipere rationes eorum quae ordinantur ad finem»144. La Circolazione, lo scambio commutativo e gli assetti socio-politici Toniolo intende per Circolazione lo scambio di «beni economici»145, vale a dire cose utili «materiali, esterne, limitate» e permutabili. Per l’autore, S’intende per circolazione della ricchezza “il complesso di quei fatti e di quelle leggi che riguardano lo scambio della ricchezza in società, in relazione al consumo ed alla produzione”. Perciò oggetto della circolazione è lo scambio dei prodotti; e fine conferire per questo mezzo al consumo e alla produzione146 e ancora: La Circolazione comprende lo studio delle operazioni economiche, dirette ad effettuare gli scambi delle cose utili permutabili (o beni economici) in società, e insieme dei mezzi strumentali e dei rispettivi ordinamenti, col cui presidio quelle operazioni si compiono147 La “circolazione” svolge nella società una funzione principale ed “essenziale”, lo scambio dei beni in senso stretto (o mercatura), e due funzioni sussidiarie e accessorie: le operazioni di trasporto e le operazioni monetarie-fiduciarie 148 (scambio di moneta, documenti rappresentativi ecc.). La distinzione tra “essenziale” e “accessorio”, evocando quella tomista tra substantia e accidens149, è rilevante qui per comprendere la natura delle operazioni monetarie-fiduciarie. Queste operazioni essendo “sussidiarie e accessorie” non hanno vita propria perché esistono in relazione alla funzione principale alla quale devono coordinarsi per renderla più estesa e vivace150. Così anche la circolazione e il commercio151 «per sé stessi non hanno ragione di essere [e] cessa la loro utilità quando la produzione e il consumo non se ne avvantaggiano» 152 . Pertanto, tutte le funzioni circolatorie − comprese le monetarie-fiduciarie, quindi anche il credito −, per essere “normali” dovranno sempre ordinarsi alla produzione o al consumo. Per l’autore, la Circolazione non genera né accresce utilità, ma svolge una funzione espansiva e indiretta dell’economia perché «stimola, amplia ed intensifica la energia produttrice degli uni e la capacità consumatrice degli altri»153. È, per analogia, il lievito dell’economia. La Circolazione, nella visione tonioliana, ha per oggetto il solo scambio commutativo o circolatorio154, vale a dire il trasferimento «di cose con cose e del rispettivo valore (do ut des)» 155. Lo scambio commutativo, svolto abitualmente nelle fiere e nei mercati, assume rilievo a seconda degli assetti istituzionali e sociali presenti in una civiltà ossia a seconda degli elementi, o «fatti», dell’ordine costitutivo. Questi, per Toniolo, influenzano direttamente le transazioni e, più in generale, la «bilancia del commercio»156. Partendo dalla “cellula elementare” costitutiva della società − la famiglia −, dopo aver menzionato Émile Durkheim e Paul Huvelin, l’autore individua nella storia delle civiltà due opposte 144 D’AQUINO, Summa Theologica, I-II, q. 1. TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, p. 2. 146 TONIOLO, La circolazione della ricchezza. Concetti generali, 145 moneta, credito, dispense delle lezioni tenute alla R. Università di Pisa nell’a.a. 1913-1914, s.n., Pisa 1914, p. 3. 147 Ibi, p. 22. 148 Ibi, pp. 9-10. 149 «quod omne accidens secundum suum esse est inferius substantia: quia substantia est ens per se, accidens autem in alio». D’AQUINO, Summa Theologica, II-II, q. 23, a. 3 ad 3. 150 TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, p. 10. 151 Il commercio è l’ordinamento che abbraccia «tutte le funzioni circolatorie ricollegate armonicamente allo scambio». Ibi, p. 14. 152 TONIOLO, La circolazione della ricchezza. Concetti generali, moneta, credito, pp. 5-8. 153 Ibi, p. 15. 154 TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, p. 7. 155 Ibi, p. 2. 156 Ibi, p. 93. 14 «forme tipiche di ordinamento delle Società civili»: la semplice, denominata “famigliare unitaria” − a sua volta distinta in due sottotipi −, e la complessa detta “organico-gerarchica”. Nella società semplice, che può assumere la struttura di «società patriarcale autonoma» oppure di «società nazionale politica», l’unità sociale è data rispettivamente dall’autorità del paterfamilias oppure «è assorbita da un potere civile supremo» il quale rappresenta la nazione in tutte le sue funzioni «come un grande ente di comune Paternità»157 . La società complessa, organico-gerarchica, è invece la forma tipica delle genti elleniche e latine e delle popolazioni cristiane occidentali. Essa risulta dal formarsi, dalle stesse «cellule famigliari», di «organi intermedi di classe», coordinati gerarchicamente e componenti la «costituzione nazionale della Società distinta dallo Stato»158. Per Toniolo, la struttura semplice domina l’«Oriente asiatico», la complessa prevale «nell’Occidente europeo». La prima limita la Circolazione, qualsiasi sia la sua configurazione sociale 159 ; al contrario la costituzione organico-gerarchica, propria della civiltà occidentale, favorisce la circolazione anche per il formarsi «di una classe commerciale» specializzata e «di città prevalentemente od esclusivamente mercantesche»160. Infatti, questa costituzione generando dal grembo aperto delle cellule famigliari, sempre nuove classi sociali che se ne distaccano, e poi salendo gradualmente fino alla costituzione gerarchica nazionale per ricollegarsi al centro unificatore dello Stato, che ne è piuttosto il prodotto, − predispone e favoreggia l’espandersi delle relazioni commerciali fra quella varietà di organi e circoli gerarchici, nel crescente mercato interno e poi in quello internazionale; e così tale costituzione della società diventa un coefficiente positivo di scambi, che li sospinge ed amplia progressivamente.161 La costituzione sociale, combinandosi con la costituzione politica, modella due opposti assetti socio-politici. Da un lato, la costituzione delle società Occidentali moderne con assetto sociale organico-gerarchico, progressivo e aperto, inclinano ad assumere forme politiche «poliarchiche, pieghevoli e democratiche»162. All’opposto, la costituzione delle società dell’Oriente asiatico, con un assetto familistico-unitario, immobile e chiuso, tendono ad assumere e mantenere un «ordinamento rigido e accentrato in forma di corpulenti monarchie [e] aristocrazie di casta»163. Nei primi ordinamenti il commercio si alimenta e sviluppa, nei secondi «subisce il regolamentarismo generale, che lo allivella, comprime e cristallizza in nome dell’interesse collettivo nazionale»164. Anche gli «istituti giuridico-civili» manifestano caratteri opposti nelle due configurazioni sociali: gli uni incentivanti, gli altri atrofizzanti lo scambio. Infatti, la «libertà individuale» dell’Occidente si contrappone al servilismo dell’Oriente, alla «libertà di associazione» si oppone la «cristallizzazione di casta» o una dominante burocrazia, di fronte alla «libertà di acquisto e trasmissione della proprietà» si erigono «patrimoni collettivi e comunistici»165. Unitamente a questi istituti, l’azione giuridica e il diritto assumono un ruolo decisivo proprio perché, per l’autore, «il commercio regolare e progrediente suppone rapporti pacifici protetti dal diritto all’interno ed all’estero» 166 e solo l’Occidente cristiano ha potuto sviluppare uno jus confacente al progresso economico167. 157 Ibidem. La famiglia, nella società patriarcale costituisce una entità distinta dalle altre, tutte autonome e parallele; mentre nella società nazionale viene dominata dal “potere supremo” insieme alle altre famiglie tutte “livellate”. 158 Ibi, p. 94. 159 Ibi, pp. 94-95. 160 Ibidem. 161 Ibi, p. 95. 162 Ibi, p. 96. 163 Ibidem. 164 Ibidem. 165 Ibi, p. 97. 166 Ibi, p. 104. 167 Infatti, per l’autore, «Occorrevano che la pace fosse promessa a tutti gli uomini di buona volontà, cioè retti dovunque da una medesima morale divina, e che analogamente il diritto, figlio di questa, divenisse di spettanza non del cittadino soltanto, ma di tutta la umanità entro e fuori dei singoli Stati, perché il commercio di sua natura universale, ricercasse 15 In sintesi, le diverse configurazioni socio-politiche e le istituzioni, «fatti» dell’ordine costitutivo, assumono una funzione essenziale, espansiva o limitante, degli scambi e del fenomeno circolatorio 168 . L’analisi degli assetti sociali, incentrata sulla struttura familiare, fornisce alla Circolazione una base “fattuale”, conseguenza logica di una concezione della natura umana (politicòn zòon), non individualistica. Infatti, la «duplice fisionomia sociale», individuata dallo studioso pisano, si contrappone all’aggregazione sociale individualistica, «idealistica o a priori»169, propria della teoria economica moderna. Per l’autore «non si insisterà mai abbastanza sopra l’efficacia di tali cause storiche derivate, anche sulle leggi economiche del commercio»170. Lo scambio “in generale” e principi di giustizia Bisognerebbe a questo punto capire quali siano, per l’autore, le regole dello scambio. La circolazione non si identifica con lo “scambio in senso generale” ma comprende il solo scambio commutativo. Per l’economista pisano, lo scambio considerato “in senso generale” trova «fondamento (o ragione giustificativa) nella natura dell’uomo e della società, in relazione al mondo esterno»171 e deriva sempre da atti umani volontari172. L’ambito privilegiato dello scambio, non è quindi il mercato perché, nella sua “forma normale”, esso «spunta e si svolge primamente entro l’involucro di istituzioni» − famiglia, vicinato, tribù, associazioni e Stato − «di carattere sostanzialmente etico-civile; nelle quali le utilità economiche si trovano superate da fini ed esigenze superiori, di conservazione, e procreazione, di onesto costume, di difesa giuridica» 173 . Questa attenzione all’uomo e al suo vivere sociale, permette all’autore di ampliare la sua analisi dello scambio ad ulteriori tipologie non commutative. Egli suddivide infatti lo scambio in tre classi: quello circolatorio o commutativo, quello distributivo e gli scambi unilaterali (spontanei od obbligatori). Esaminandoli l’autore mette in rilievo, per ogni tipo di scambio, l’oggetto, il criterio o principio direttivo, la sua collocazione nell’ordine logico della ricchezza e, infine, i possibili caratteri (scambio gratuito od oneroso; unilaterale o bilaterale). Egli si ispira, in questo, all’opera del gesuita Cathrein il quale, nel volume Philosophia moralis, aveva suddiviso i contratti174 «in gratuitos et onerosos», «unitalterales (pacta) et bilaterales», «nominatos» e «innominatos», questi ultimi divisi ulteriormente nelle classi «do, ut des; do, ut facias; facio, ut facias; facio, ut des»175. Questa ripartizione, che ha le sue radici nel diritto romano176 e nella scolastica tomistica, ha come secondo ispiratore Luigi Taparelli e il suo Saggio teoretico di diritto naturale appoggiato sul fatto. E proprio il modo con il quale sia Taparelli che Cathrein impiegano il concetto di “fatto”, illumina il modo di trattare il tema economico da parte di Toniolo: un modo “basato sul fatto”. Così facendo, Toniolo stabilisce un nesso dottrinale rigoroso tra morale-diritto ed economia. Per Toniolo, lo scambio circolatorio o commutativo di “cose con cose” (do ut des), bilaterale e oneroso, segue il principio della «giustizia commutativa da pari a pari». I beni sono scambiati mediante una «stima di equivalenza, che prende nome di valore di cambio» (adaequatio) 177, nella protezione ed ajuto non già nel jus civile (dei cittadini) ma come dicevasi nel jus gentium (di tutta l’umanità), elaborando così mercè consuetudini popolari un corpo autonomo di leggi commerciali, in favore degli scambi». Ibidem. 168 Ibidem. 169 Ibi, p. 96. 170 Ibi, p. 92. 171 Ibi, p. 17. Cfr. anche TONIOLO, La circolazione della ricchezza. Concetti generali, moneta, credito, p. 4. 172 TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, p. 109. 173 Ibi, p. 118. 174 V. CATHREIN S.J., Philosophia moralis in usum scholarum, Herder & Co., Friburgi Brisgoviae [1895] 1935, p. 339. 175 Occorre considerare che, per Cathrein, “dare” significa «traditionem alicuius rei» e che, per i giuristi, i termini res, rei hanno innanzitutto il valore di fatto. (A. CALASSO – S. MAZZARESE, Il principio di gratuità, Milano, Giuffrè 2008, p. 142). 176 In merito alla impostazione giuridica romanistico-canonica di Toniolo va notato come Giampaolo Tolomei (18141893), suo professore di diritto e procedura penale, si ispirasse a una antropologia aristotelico-tomistica. Cfr. PECORARI, Giuseppe Toniolo tra economia e società, p. 30; PECORARI, Giuseppe Toniolo e il socialismo, pp. 15-70. 177 TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, pp. 8, 110, 153-155. 16 duplice manifestazione di «legge accidentale (corrente)» di breve periodo178 − connessa a cause prossime e relazioni accidentali (domanda e offerta, prezzo di mercato) − e di «legge normale» di lungo periodo. Quest’ultima − collegata a “cause sostanziali” ossia alla produzione e al consumo − suppone «una produzione rivolta al consumo» e fa riferimento «ai valori di produzione e non ai valori di rarità»179. Lo scambio commutativo rientra nella Circolazione. Se oggetto della circolazione è lo scambio commutativo di cose utili permutabili (do ut des) distinto dallo scambio retributivo (do ut facias) il punto di vista specifico è designato dal criterio del valore reciproco delle cose stesse, come norma direttiva dello scambio. Perciò ogni atto di scambio commutativo è bilaterale e oneroso, e suppone due persone che permutano due cose, giusta una stima rispettiva coincidente, fra ciò che si cede e ciò che si riceve; stima di equivalenza.180 Il secondo tipo di scambio, lo «scambio distributivo» di “cose con servizi” (do ut facias)181, segue il criterio della “giustizia distributiva”. In esso assume rilevanza il merito, la situazione sociale, le circostanze e la dignità personale. Esempio emblematico è la remunerazione del lavoro (salario) che nel pensiero dell’autore − allo stesso modo di Taparelli182, della Rerum Novarum183 e di Cathrein 184 −, non può sottostare alla regola dell’equivalenza commutativa. Questo scambio rientra pertanto nella Distribuzione. Infine, anche Toniolo considera una terza tipologia di scambi nella quale è contenuta quella che gli antropologi moderni convengono col denominare “reciprocità generalizzata o assoluta”185. Sono gli scambi nei quali le permutazioni di ricchezza non originano da contrattazioni ma da relazioni sociali di natura non antagonistica, gratuita o legale. Per Toniolo, questi scambi sono il dono, le traslazioni fatte per beneficenza, le trasmissioni ereditarie e la contribuzione a pubblici bisogni (imposte). Sono scambi unilaterali regolati dalla spontaneità (dono, beneficenza, donazioni, eredità) o dall’obbligatorietà (imposte) 186 e i cui principi corrispondenti possono essere indicati nella carità o nella giustizia legale. Queste forme di scambio sono inserite nella fase del Consumo. In sostanza Toniolo, trattando il fenomeno dello scambio in un modo “basato sul fatto” tende a privilegiare l’osservazione della concreta realtà, come storicamente si manifesta, e a porre attenzione anche agli aspetti antropologici e sociologici dei fenomeni. Una attenzione provata dai molti riferimenti che egli fa ad autori suoi contemporanei, come il gesuita Heinrich Pesch, il giurista Henry Sumner Maine, il sociologo Émile Durkheim e lo storico Numa Denis Fustel de Coulanges. Ma innanzitutto, mediante questa analisi complessiva degli scambi, Toniolo ha tentato di dimostrare come tutti gli scambi possano e debbano essere regolati dai principi direttivi della giustizia − commutativa, distributiva e legale − e della carità (dono, gratuità, solidarietà), concetti ben noti nella filosofia tomistica187. L’autore sembra pertanto perfettamente inserirsi in una tradizione di pensiero più che millenaria che, nei suoi contenuti essenziali, non sembra mutata: 178 Ibi, pp. 35-50. Cfr. TONIOLO, Trattato di economia sociale. Introduzione, pp. 199-219. TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, pp. 50-51. Cfr. ID, Trattato di economia sociale. Introduzione, p. 215. 180 TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, pp. 7-8. 181 Ibi, pp. 2, 7, 110. 182 L. TAPARELLI D’AZEGLIO, Saggio teoretico di diritto naturale appoggiato sul fatto, Tip. Civiltà Cattolica, Roma 18555, vol. II, pp. 131-133; ID., Esame critico degli ordini rappresentativi, pp. 255, 267-269; ID., Il Valore e l’Equivalenza nell’Economia, «La Civiltà Cattolica», 1858, a. 9, Serie III, vol. IX, pp. 401-416. 183 LEONE XIII, Enciclica Rerum Novarum, p. 451. 184 CATHREIN, Philosophia moralis in usum scholarum, pp. 342-344. 185 Cfr. M. BIANCHINI, La parola e la merce, Diabasis, Reggio Emilia 2005, p. 101. Per l’introduzione del concetto di reciprocità cfr.: M. MAUSS, Essai sur le don. Forme et raison de l’échange dans les sociétés arcaïques, «Année sociologique», serie II, tomo I, 1923-24, in ID., Sociologie et anthropologie, PUF, Paris 19977. M. SAHLINS, Stone Age Economics, Aldine, Chicago 1971. 186 TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, pp. 7, 110. 187 Nel Commento all’Etica Nicomachea (Libro V, cap. 2-8), Tommaso distingue una giustizia legale o generale da una giustizia particolare. Quella legale consiste nell’obbedienza alle norme finalizzate per legge, invece la giustizia particolare segue la distinzione aristotelica tra giustizia commutativa e giustizia distributiva. 179 17 171 […] principio della destinazione universale dei beni: «Dio ha destinato la terra con tutto quello che in essa è contenuto all’uso di tutti gli uomini e popoli, sicché i beni creati devono pervenire a tutti con equo criterio, avendo per guida la giustizia e per compagna la carità» (360)188 201 […] Il Magistero sociale richiama al rispetto delle forme classiche della giustizia: quella commutativa, quella distributiva, quella legale. (444)189 Il credito in relazione allo scambio e agli assetti economici Per Toniolo anche il fenomeno del credito si colloca nel quadro concettuale dello scambio. Ugualmente esso rientra, come per il diritto romano e per la filosofia morale, nella disciplina dei contratti. Oltre a ciò, occorre tenere presente che l’analisi del credito, avanzata dall’autore, si basa su alcuni elementi considerati essenziali. In primo luogo, per l’autore la moneta non né dotata di vita propria ma è uno strumento di ausilio negli scambi190 orientati al consumo e alla produzione. In questo, l’autore dimostra di seguire la tradizione aristotelico-tomistica secondo la quale «Pecunia pecuniam parere non potest». In secondo luogo, il credito non è produttivo perché non crea nuova utilità come la produzione 191 . Di conseguenza, sul tema del credito, Toniolo si oppone sia al pensiero liberale ormai dominante − vale a dire al pensiero di coloro che ottimisticamente credevano nella «magia del credito» 192 quasi fosse una virtù fecondante −, sia alle idee degli economisti di scuola sociologica e dei socialisti, che vedevano nel credito un maleficio e identificavano erroneamente l’«economia di credito» con il «capitalismo» 193 . Né lo convince Böhm-Bawerk194 e il suo tentativo di giustificare la produttività intrinseca del capitale sulla base del mero scorrere del tempo195. Egli assume invece la stessa posizione di Taparelli d’Azeglio e Viktor Cathrein. Il primo aveva sostenuto che «le funzioni del Credito non sono, come la terra, sostanze produttrici»196 e il secondo che «pecunia proferet fructus solum adiuncta industria humana»197. Posto che il credito si basa su un elemento personale − la «fiducia nell’onestà e solvenza altrui» o, con le parole di Taparelli, la «fiducia nell’altrui onestà e solvibilità»198 −, per Toniolo il “principio direttivo” del credito varia in base al combinarsi di numerosi altri fattori, quali: il tipo di attività o funzione nella quale il “capitale” viene impiegato (consumo o produzione); la natura giuridica della traslazione (contratto di prestito, di società, di mutuo, e così via); la sostanza del bene prestato (fungibile, non fungibile) e le circostanze della specifica operazione (esistenza del rischio, mora, garanzie). Nel caso di un bene ceduto a fini di consumo, il prestito − che non è un dono199 − ha per oggetto solitamente beni fungibili e consuntibili (moneta, grano), vale a dire beni dei quali, spiega Taparelli, non «posso cedere l’uso senza cedere la cosa» o, come spiega Cathrein, beni dei quali non è possibile separare il «dominium directum» dal «dominium utile». Sulla base del fine (consumo), della sostanza del bene (fungibile e consuntibile) e del dovere morale di solidarietà e di soccorso ai bisognosi, il credito segue il “principio direttivo” della gratuità. É questo il caso della 188 PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE, Compendio della dottrina sociale della Chiesa, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2004, p. 92. 189 Ibi, p. 111. 190 Per Toniolo la moneta ha tre “uffici” principali: misura il valore di tutte le altre cose; rappresenta quel valore e lo trasmette materialmente; serve come mezzo all’accumulazione delle ricchezze. Cfr. TONIOLO, La circolazione della ricchezza. Concetti generali, moneta, credito, p. 19. 191 TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, pp. 15-16, 18. 192 Luzzatti e Lampertico erano da tempo intervenuti criticando le idee di MacLeod il quale attribuiva al credito «la magica potenza di crear capitali» e di generare immediatamente utilità. Cfr. L. LUZZATTI, La diffusione del credito e le Banche popolari, Libreria Sacchetto, Padova 1863, p. 17; LAMPERTICO, Il credito, 1884, pp. 37-40. 193 TONIOLO, Criteri scientifici etico-economici intorno al credito, pp. 195, 197. 194 Ibidem. 195 UNIONE CATTOLICA PER GLI STUDI SOCIALI IN ITALIA, Atti e documenti del II Congresso cattolico, p. 221. 196 L. TAPARELLI D’AZEGLIO, Del credito, «La Civiltà Cattolica», a. 9, Serie III, X (1858), pp. 271-283, p. 282. 197 CATHREIN, Philosophia moralis, p. 350. 198 TAPARELLI D’AZEGLIO, Del credito, p. 272. 199 TAPARELLI D’AZEGLIO, Saggio teoretico di diritto naturale appoggiato sul fatto, p. 209. 18 operazione di “previdente beneficienza”, esposta dall’autore nell’opera giovanile, vale a dire di un prestito gratuito a scopo di consumo a beneficio degli agricoltori bisognosi. Allo stesso modo, nel diritto romano il contratto di mutuum è prestito di consumo, è un contratto con il quale si cedono beni che si distruggono con l’uso (olio, vino, grano); da parte sua, la filosofia morale neoscolastica classifica il mutuum come contratto gratuito di prestito di cose fungibili200. Nel caso invece di “capitale” ceduto a fini di produzione, la cessione ha per oggetto un bene che consiste o si trasforma in uno strumento produttivo. Di conseguenza il “principio direttivo” dipende dal tipo di contratto, dalla presenza del rischio, dalla natura del bene e da condizioni accessorie. In questo caso, Toniolo fa riferimento a due diverse situazioni storiche o generali. Una che egli definisce “normale”, nel senso di cui si è più volte parlato. Una seconda, che egli definisce imperfetta o, addirittura, “patologica”. Nella situazione “normale” la cessione, dei mezzi per acquistare uno strumento produttivo o direttamente di uno strumento produttivo, non comporta il trasferimento della proprietà del bene. Questa può essere conservata secondo modalità diverse, ossia a seconda del tipo di contratto (società, locazione, noleggio, comodato, prestito, ecc.) e delle sue caratteristiche (esplicito o implicito, parziale o integrale). Se è stato stipulato un contratto di società, entrambi i soci partecipano alla produzione e condividono «i rischi, come i profitti». Se è stato stipulato un contratto di locazione, di noleggio, di prestito o altro, «il capitalista si assicura un reddito fisso»201 ma, conservando la proprietà del bene, continua a subire il rischio della sua mancata conservazione o restituzione. Per Toniolo, solo nella situazione normale si ha il «congiungimento […] del capitale al lavoro» mediante «l’associazione del capitalista col lavoratore»202. Invece, nella situazione “imperfetta”, la cessione avviene mediante mutuo o “credito in senso stretto” definito dall’autore «quell’atto, per cui in base alla fiducia nell’onestà e solvenza altrui si trasferisce in altri un capitale, in modo da alienarne la proprietà, riservando a sé il diritto di riavere l’equivalente.» 203 . Pertanto, mediante il contratto di mutuo, in primo luogo, si ha il «trasferimento di proprietà del capitale stesso nel lavoratore, non potendosi far uso di una cosa fungibile senza disporre della sostanza» 204 e, in secondo luogo, il capitalista-prestatore non partecipa alla produzione o al rischio. Per questi motivi, per Toniolo, il mutuo non attua l’“associazione” del capitalista con il lavoratore 205 e, benché legittimo ed economicamente giustificato (produzione), svolge sempre una «funzione secondaria e complementare nell’economia»206. Di conseguenza, a motivo della natura del contratto (mutuo), della sostanza del bene prestato (consuntibile e fungibile) e dell’assenza di rischio, il creditore ha diritto a ottenere solo l’equivalente e nulla di più. Il contratto di mutuo segue quindi il principio direttivo della giustizia commutativa, secondo il «vecchio adagio romano-canonico, che il mutuo di sua natura è gratuito»207; norma che evoca l’indicazione evangelica «mutuum date nihil inde sperantes» (Lc, 6, 35) e colloca il prestito monetario all’interno di una relazione solidale. In grazia di questo trasferimento di proprietà che involge il mutuo, e della connessa separazione di ogni legame fra il capitalista-prestatore e il lavoratore-impresario in ordine alla applicazione del capitale all’industria, - il mutuante, il quale non partecipa e non vuole partecipare all’impiego produttivo del suo capitale, né immediatamente aggiungendo la propria attività a quella dell’imprenditore, né mediatamente correndo il rischio della perdita eventuale nell’industria del suo patrimonio, il mutuante, ripetiamo per virtù intrinseca del contratto di mutuo (ratione mutui) non ha diritto ad un reddito, al di là della semplice restituzione del valore capitale208 200 CATHREIN, Philosophia moralis in usum scholarum, p. 340. TONIOLO, Criteri scientifici etico-economici intorno al credito, p. 200. 202 Ibidem. 203 Ibi, p. 199. 204 Ibi, p. 202. 205 TONIOLO, Criteri scientifici etico-economici intorno al credito, pp. 202-203. 206 Ibi, p. 201. 207 Ibi, p. 203. 208 Ibidem. 201 19 Pertanto, per Toniolo il capitale monetario è “produttivo” a favore di chi lo “applica con la sua attività nella produzione”, al contrario esso è “sterile” per chi del suo impiego nella produzione se ne disinteressa209. Se il capitalista “sovventore” è legittimato a chiedere un compenso, questo «non è giustificato da ragioni intrinseche e normali» (ratione mutui) ma «soltanto per ragioni estrinseche ed accidentali» e solo a titolo di indennità210 La natura di semplice indennità, propria di que’ titoli di compenso che può accampare il mutuante, e che ordinariamente si risolvono nel danno emergente, lucro cessante e pericolo della non integrale restituzione del capitale, costituisce un altro criterio direttivo da non perdere di vista per tutte le conseguenze logiche e pratiche. Questi titoli di indennità non sgorgano intrinsecamente dal mutuo, bensì dalle circostanze personali e sociali in cui di volta in volta il mutuo si effettua; e perciò sono titoli estrinseci; e per quanto queste circostanze col progresso storico possano rendere frequente e quasi abituale la richiesta di compensi speciali, pure le condizioni storiche non mutano la natura giuridica del rapporto, che è quella di una indennità, cioè di un equivalente di un danno realmente sentito211 Per Toniolo, «l’indennità per titoli estrinseci, che scientificamente e volgarmente è detta interesse (distinto dall’usura)» non potrà mai essere «un diritto assoluto ed universale» e la sua entità, data dal “nocumento sofferto”, per un principio di giustizia distributiva non dovrà mai superare il profitto dell’imprenditore212. In merito all’economia nel suo complesso, per l’autore, il mutuo è sempre un sistema «pericoloso economicamente, giuridicamente, socialmente»213 potendo con facilità far degenerare l’economia di credito 214 in una situazione “patologica”. Situazione quest’ultima, propria dell’economia capitalistica moderna, nella quale il mutuo si diffonde in tutti i rami della produzione (industria, commercio e agricoltura) assumendo una configurazione dei rapporti economici e sociali perversa. Questa situazione, porge costante e sconfinato alimento alla espansione intemperante della produzione industriale, quindi alla speculazione mercantile e infine alla concorrenza sfrenata fra produttori e speculatori, e riesce perciò a moltiplicare le crisi commerciali propriamente dette e insieme quelle bancarie. Infine questo giro vertiginoso, incardinandosi su codesto sistema generale e costante del mutuo accidentale, provvisorio, a corta vicenda da parte dei capitalisti, abilita i dispositori del capitale monetario ad erigersi moderatori, arbitri, despoti di tutta la circolazione della ricchezza, ed essi allora trovansi tratti a monopolizzare […] le masse monetarie e i titoli rappresentativi destinati invece di lor natura al beneficio finale degli scambi universali; e con ciò salgono a dominare tutta l’economia sociale215 Per l’autore, l’assetto economico incide direttamente sull’ordine economico e sulla tendenza, regrediente o progressiva, dell’intera economia sociale. Tuttavia, solo se il perfezionamento dell’ordine economico avviene contemporaneamente a quello di tutti gli altri ordini − giuridico, politico e morale − allora il progresso economico potrà dirsi “normale” e indicherà il cammino dell’incivilimento. Questa concezione del credito, esposta compiutamente da Toniolo nell’ambito del Congresso cattolico degli studiosi di scienze sociali (1896), viene criticata da don Romolo Murri e don Giorgio Gusmini nell’ambito dello stesso congresso. Il primo rimprovera a Toniolo di aver «dato poca attenzione alle condizioni di fatto della economia moderna ed alla funzione normale, legittima, crescente, che in onta ai suoi abusi pure acquista il capitale nel progresso economico» e mette in guardia il professore a non «retrocedere a tutto vapore verso il Medio evo, negando la base 209 Ibidem. L’indennità non potrà mai divenire un diritto assoluto o superare il profitto medio dell’imprenditore-lavoratore. Ibi, p. 202. 211 Ibi, pp. 203-204. 212 Ibi, p. 204. 213 Ibiem. 214 Toniolo definisce l’economia di credito «quella serie di pratiche sociali per cui la grande maggioranza dei rapporti economici si appoggia al prestito; ed in cui specialmente il trasferimento del capitale a servizio delle industrie si fa per mezzo di mutui» (TONIOLO, Criteri scientifici etico-economici intorno al credito, pp. 199-200). 215 Ibi, p. 205. 210 20 dell’economia attuale, che poggia sul capitale» 216 . Il secondo ritiene la dottrina di Toniolo «soverchiamente rigorista» e, d’accordo con Murri, afferma che «si dovrebbe cercare la legittimità dell’interesse del capitale nella semplice prestazione di denaro, siccome vendita di un servigio utile inerente alla cessione del capitale medesimo, rappresentato ordinariamente dalla somma monetaria» 217 . L’economista pisano ribatte a entrambe le critiche confermando la illegittimità dell’interesse e negando nuovamente il principio della produttività intrinseca del capitale monetario. Il disaccordo tra cattolici non deve però sorprendere visto che il contrapporsi di diversi indirizzi di pensiero economico all’interno della Chiesa è testimoniato anche dal dibattito insorto fin dai tempi della istituzione dei Monti di Pietà (1462-1515). Si trattava del contrasto tra la posizione teologica francescana-bernardiniana, favorevole a un prezzo-interesse uniforme calcolato “a priori”, e la posizione aristotelico-tomistica incline a una indennità variabile, determinata “a posteriori”218. Nel tentativo di ricondurre l’«economia capitalistica», cioè “patologica”, a una «economia umana», vale a dire “normale”, l’autore indica sia gli obiettivi per una auspicabile legislazione del credito219 sia i criteri per un “normale” ordinamento degli istituti bancari220. Pertanto, servendosi anche del diritto dei contratti e dello schema dello scambio, Toniolo ha tentato, sia a livello teorico che pratico, di ricondurre il fenomeno del credito nell’ambito dei «principi di giustizia e carità»221 e di una funzione pubblica e sociale. Riflessioni conclusive La visione economico-politica dell’autore si caratterizza per alcuni concetti di derivazione tomistica (ordine, fine, uomo, giustizia, carità, comunità, istituzioni, gerarchia, regole, relazioni sociali), antitetici a quelli fondanti la teoria economica moderna (utilità, rarità o scarsità, quantità, individuo, razionalità, efficienza, ottimizzazione, prezzo, mercato). Per comprendere intuitivamente un’opera decisamente complessa e un linguaggio molto personale e non familiare anche agli economisti, è senz’altro di utilità far riferimento alla distinzione polanyiana tra economia formale ed economia sostanziale222. Come è noto, in un’ottica formale l’economia è analisi dei comportamenti individuali finalizzati a ottimizzare l’allocazione di risorse scarse in una prospettiva quantitativa. In tale visione, il centro dell’economia diviene il mercato il quale sembra avere in sé la capacità di autoregolarsi. Il metodo utilizzato da questo approccio è esclusivamente formale. In questa visione il diritto e le istituzioni risultano superflui. Sono un dato o, al più, un incentivo al conseguimento dell’efficienza. Secondo l’ottica sostanziale invece l’economia è osservata in relazione al sociale, assume valenza storica, appare non avulsa dalla società ma in vario modo ne viene incorporata, tanto da non essere percepita come tale. Non trova più applicazione il metodo ipotetico-deduttivo, ma risulta rilevante l’indagine storica, comparatistica, antropologica, sociologica e statistica. In questa visione le mutue relazioni e le formazioni sociali (famiglia, comunità) vengono ad acquisire maggior rilievo rispetto ai singoli individui e al bene oggetto dello scambio di mercato. Risultano pertanto rilevanti le regole, i ruoli e le istituzioni che orientano le aspettative e regolano i comportamenti, le relazioni interpersonali e i molteplici aspetti della vita sociale. Nella visione dell’autore, come emerge dagli scritti sulla circolazione, l’economia risulta necessariamente legata al sociale, essendo la combinazione “ordine economico e benessere materiale” gerarchicamente incorporata nella coppia “ordine sociale e bene comune” («economia sociale»). L’economia ha, per l’economista pisano, una causa intrinseca efficiente − l’uomo 216 Ibi, pp. 217-220. Ibi, pp. 220-225. 218 BIANCHINI, La parola e la merce, pp. 183-187. 219 TONIOLO, Criteri scientifici etico-economici intorno al credito, pp. 205-207. 220 Cfr. TONIOLO, Criteri direttivi sull’ordinamento degli istituti bancari esclusi i banchi di emissione, pp. 213-217. 221 TONIOLO, Criteri scientifici etico-economici intorno al credito, p. 211. 222 Cfr. K. POLANYI, Primitive, Archaic and Modern Economics, Doubleday & Company, Garden City (NY) 1968. 217 21 («economia umana») −, un fine prossimo – il benessere materiale –, un fine ultimo: il bene comune, quest’ultimo ordinato al bene eterno (causa finale). Essendo il fine − intermedio e ultimo − esterno, l’economia non potrà avere la caratteristica di scienza compiuta o chiusa. Una economia tanto sociale, umana e finalizzata, che nel suo svolgersi “normale” partecipa all’incivilimento. La circolazione − con lo strumento del credito −, non diviene fine o despota dell’ordine logico della ricchezza, ma rimane un mezzo potenziante l’efficacia produttiva e di consumo. Non essendo, nel pensiero dell’autore, l’ordine economico-sociale un’utopia o un’astrazione formulata a priori, ma una realtà fatta di persone, organi e istituzioni − cioè «fatti» −, l’economia non si autoregola ma deve uniformarsi ad alcuni “principi direttivi” (etici, giuridici, politici). In particolare, l’economia di credito dovrà ubbidire sempre ai doveri della moralità, della giustizia e della solidarietà. Questo “quadro” può di sicuro collocarsi nell’ambito della economia sostanziale. Esso però affonda le sue radici remote nel millenario pensiero cristiano trasmesso dalla tradizione tomista e le radici prossime nel pensiero della neoscolastica di metà Ottocento, esposta negli scritti di Taparelli D’Azeglio223, di Victor Cathrein e contenuta nel magistero di Leone XIII. Toniolo ha pertanto tentato di dimostrare che, teoricamente e praticamente, «il progresso consisterà nel conservare perfezionando. Fuori di questa soluzione pratica […], anco nel poderoso e flagrante problema del credito, che desta tante ansie, ire e proteste, non rimane che il conservatorismo corroditore della scienza liberale, che spinge allo sfacelo finale il capitalismo moderno, ovvero il radicalismo spogliatore del programma socialistico»224. 223 L. TAPARELLI D’AZEGLIO, Saggio teoretico di diritto naturale appoggiato sul fatto, Muratori, Palermo 1840-431, Tip. Civiltà Cattolica, Roma 18555; ID., Esame critico degli ordini rappresentativi nella società moderna, Tip. Civiltà Cattolica, Roma 1854. L’elenco degli scritti di Taparelli a contenuto economico e l’inventario degli articoli economici apparsi sulla «Civiltà Cattolica», dal 1852 al 1861, sono esposti nella «Rivista internazionale di scienze sociali e discipline ausiliarie» fin dal suo primo anno di pubblicazione. (Cfr. TALAMO, Per il Centenario dalla nascita del P. Luigi Taparelli D’Azeglio, p. 523). Anche la Positio Pisana indica appunti e riassunti di Toniolo tratti da numerosi articoli della «Civiltà Cattolica». 224 TONIOLO, Criteri scientifici etico-economici intorno al credito, p. 225. 22