DIPARTIMENTO DI ECONOMIA
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PARMA
Via J. F. Kennedy, 6 – 43100 Parma – Italia
F. MANZALINI
IL CREDITO E LA CIRCOLAZIONE DELLA RICCHEZZA
“APPOGGIATI SUL FATTO”
WORKING PAPER ST02/2012
Dicembre 2012
1
Il credito e la circolazione della ricchezza “appoggiati sul fatto” (Fiorenza Manzalini)*
Giuseppe Toniolo è una personalità singolare nel panorama del pensiero economico
dell’Ottocento, difficile da classificare. Luigi Cossa, nella sua Introduzione allo studio
dell’Economia Politica, in difficoltà nell’ascriverlo ad una scuola deve limitarsi a qualificarlo come
«meno esclusivo»1. Tale difficoltà deriva dal fatto che, come si cercherà di dimostrare in questo
saggio, l’impianto metodologico e filosofico al quale fedelmente l’autore s’ispira è aristotelicotomista. Da questo punto di vista, sono significativi e rilevanti i termini “essenza”, “sostanza” e
“accidens”, “intrinseco” ed “estrinseco”, che egli impiega nella sua opera insieme ad altri, quali
“normale” e “patologico”, specifici del suo linguaggio e del suo modo di vedere.
I temi del credito e della Circolazione sono, così come Toniolo li sviluppa, comprensibili
proprio in questa luce. Egli tratta il credito come parte della Circolazione e, a differenza di JeanBaptiste Say2, pone la Circolazione come parte distinta e autonoma del fenomeno economico, come
pochi autori hanno fatto nell’Ottocento3. Ma, diversamente da questi studiosi, il suo concetto di
Circolazione deriva dalla distinzione che il diritto romano e la filosofia morale neoscolastica
effettuano fra i tipi di contratto e, quindi, di scambio.
***
Nonostante il volume sulla Circolazione, terza parte del Trattato di economia sociale, abbia
visto la pubblicazione solo postuma, il tema ha sempre rivestito una grande importanza per Toniolo,
prova ne sia che il suo primo scritto riguarda proprio il credito e le banche. Il 25 giugno del 1871
Toniolo − assistente alla cattedra giuridico-politica dell’Università di Padova4 − legge una memoria
presso la Regia Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Padova5 dal titolo Sull’importanza delle
banche agricole 6 . Nella lettura Toniolo evidenzia un problema concreto per l’economia reale
italiana del tempo: l’assenza di credito all’agricoltura.
Egli è un fatto generalmente riconosciuto che mentre tuttodì si proclama essere l’agricoltura prima e massima fra le
industrie, madre feconda che tutte genera e alimenta, essa è invece l’ultima e la più dimenticata nei riguardi del capitale,
di questo fattore indispensabile di produzione, senza di cui ogni industria si condanna perpetuamente ad uno stadio
primitivo e quasi embrionale: − ed il credito che rigenerò le industrie manifatturiere e commerciali e a cui è generoso di
inesauribili risorse, sembra rifiutare il più modesto dei suoi sorrisi alla derelitta campagna7.
Il tema era di pressante attualità, particolarmente nella sua terra. Il sistema bancario, a dieci
anni dall’unità d’Italia, esprimeva tutta l’arretratezza dell’economia reale; gli scambi erano in gran
* Sono particolarmente grata al professor Marco Bianchini per le profonde riflessioni, ringrazio i professori Piero
Barucci e Daniela Parisi per i preziosi consigli; questo senza implicare nessuno nella responsabilità delle tesi sostenute.
1
L. COSSA, Introduzione allo studio dell’Economia Politica, Ulrico Hoepli, Milano 1892, p. 524.
2
Jean-Baptiste Say propone, nel 1803, la partizione dell’economia nelle fasi della produzione, della distribuzione e del
consumo della ricchezza, inserendo la Circolazione nella Produzione. Karl Heinrich Rau e John Ramsay Mac Culloch,
la inseriscono nella Distribuzione. Ibi, p. 23.
3
Gli scrittori che dedicano alla circolazione «uno studio separato, immediatamente successivo a quello della
produzione» sono, a detta di Cossa, gli economisti James Mill, Álvaro Flórez Estrada, Joseph Garnier, Henri
Baudrillart, Angelo Messedaglia, Emilio Nazzani, Hans Karl Emil Mangoldt, Gustav Schönberg, Francis Amasa
Walker, Richard Ely e E. B. Andrews. Ibidem.
4
Le indicazioni biografiche sono tratte da: P. PECORARI, voce Toniolo Giuseppe, in Dizionario storico del movimento
cattolico in Italia 1860-1980, diretto da F. TRANIELLO - G. CAMPANINI, II, I protagonisti, Marietti, Casale Monferrato
1982, pp. 636-644; F. VISTALLI, Giuseppe Toniolo, Comitato Giuseppe Toniolo, Roma 1954.
5
Soci dell’Accademia erano Luigi Luzzatti e Giampaolo Tolomei; in seguito lo diventeranno Fedele Lampertico,
Angelo Messedaglia e Luigi Cossa. Insomma, molti degli studiosi che più hanno contribuito alla formazione del
giovane economista. Toniolo diverrà socio corrispondente il 23 luglio del 1871. Cfr. G. TUSSET, Paternalismo ed
economia all’Accademia Galileiana di scienze, lettere ed arti di Padova (1866-1876), in M.M. AUGELLO - M.E.L.
GUIDI, Associazionismo economico e diffusione dell’economia politica nell’Italia dell’Ottocento: dalle società
economico-agrarie alle associazioni di economisti, F. Angeli, Milano 2000, pp. 95-116, p. 96.
6
G. TONIOLO, Sull’importanza delle banche agricole, «Rivista periodica dei lavori della R. Accademia di scienze,
lettere ed arti di Padova», XX, 1871, pp. 81-113.
7
TONIOLO, Sull’importanza delle banche agricole, p. 82.
2
parte effettuati in moneta metallica e gli agricoltori, poco alfabetizzati, versavano in condizioni di
vita precarie ed erano facile preda di usurai8. L’esordio della carriera accademica di Toniolo, più
che ad aspetti teorici, si rivolge quindi ai problemi reali dei ceti operosi. È il punto di vista di chi
guarda l’economia in funzione dell’uomo. Una visione che origina dalla convinzione, espressa due
anni più tardi nella nota prolusione del dicembre 1873, che «nell’ordine naturale, l’uomo è la causa
efficiente prima e massima delle leggi sociali ed economiche. E perciò l’uomo consociato
produttore, distributore, consumatore della ricchezza è l’obbietto proprio dell’economia politica»9.
Soltanto al termine della carriera Toniolo si interessa al più ampio tema della circolazione
della ricchezza dal punto di vista teorico. Nel 1914-1915, egli era assorto a perfezionare il Trattato,
sintesi di tutta la sua attività di ricerca. Stava infatti curando l’uscita della seconda edizione della
Introduzione e la stesura della terza parte avente per oggetto la Circolazione10. Nell’estate del 1916
quest’ultima era pressoché terminata e in gran parte composta in bozze di stampa11. La malattia e la
scomparsa dell’autore (Pisa, il 7 ottobre 1918) non ne permisero l’ultimazione. Il Trattato rimase
pertanto circoscritto ai primi volumi della Introduzione 12 e della Produzione 13 . Solo nel 1921
Jacopo Mazzei, ex allievo di Toniolo14, nel primo anno di docenza in Cattolica15, pubblica postumo
il testo sulla Circolazione 16 , utilizzando le bozze di stampa − «non tutte allo stesso modo, né
completamente […] rivedute dal Professore» 17 −, un manoscritto e «una parte delle dispense
riassumenti le lezioni fatte sulla circolazione della ricchezza nell’anno accademico 1911-1912»18.
Alla luce dello stadio di bozza nel quale il terzo volume fu lasciato dal suo autore19, in
questo saggio si tenterà − sulla base degli scritti di Toniolo20 e della relativa letteratura secondaria21
8
Cfr. ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA, L’Italia in 150 anni. Sommario di statistiche storiche 1861-2010, RTI
Poligrafica Ruggiero, Avellino 2011, pp. 98, 451, 470, 817.
9
G. TONIOLO, Dell’elemento etico quale fattore intrinseco delle leggi economiche, Tip. Ed. F. Sacchetto, Padova 1874,
in Opera omnia, II.2, pp. 266-292, p. 283.
10
È quanto emerge dalla corrispondenza intercorsa con il tipografo Olinto Mealli di Firenze. Cfr. BIBLIOTECA
APOSTOLICA VATICANA (da ora in avanti BAV), Carteggi Giuseppe Toniolo, docc. 6686, 6712, 6851, rispettivamente
lettere di Mealli a Toniolo del 22 febbraio 1915; del 22 marzo 1915; del 20 maggio 1916.
11
BAV, Carteggi Giuseppe Toniolo, doc. 6861, lettera di Mealli a Toniolo del 12 giugno 1916; doc. 6874, lettera di
Cecchi a Toniolo del 19 luglio 1916 (carta intestata “Stabilimento tipografico S. Giuseppe Firenze”).
12
G. TONIOLO, Trattato di economia sociale. Introduzione, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze, 19071, 19152.
13
G. TONIOLO, Trattato di economia sociale. La produzione, Libreria editrice Fiorentina, Firenze 1909.
14
Jacopo Mazzei (1892-1947) si iscrive nel 1911 alla facoltà di Legge di Pisa seguendo i corsi di economia e di
statistica di Toniolo con il quale si laurea nel 1917. Il legame tra Mazzei e il suo professore si consolida attraverso i
rapporti tra i coniugi Toniolo e la madre di Jacopo, Marianna Tommasi del Boscia Aliotti, figura eminente del
movimento cattolico fiorentino e autrice, sotto lo pseudonimo di Margherita D’Isola, del libro Dal diario di una madre.
Il libro, apprezzato dalla famiglia Toniolo, fu occasione per prendere contatto con l’autrice (Archivio Famiglia Mazzei,
busta 2, Lettera di Toniolo a un Priore del 4 gennaio 1912; Lettera di Maria Schiratti a Marianna Mazzei del 16 marzo
1912). Da quell’anno i legami tra le due famiglie si intensificano.
15
Nel 1920 Anton Maria Bettanini propone a Mazzei la docenza nella costituenda Università Cattolica (AUC,
Corrispondenza, b. 2, f. 2, sf. 4, lettera di Bettanini a Gemelli del 26 novembre 1920; AUC, Corrispondenza, b. 2, f. 2,
sf. 4, lettera di Bettanini a Gemelli del 28 dicembre 1920). Nel 1921 Mazzei inizia l’attività di insegnamento in
Cattolica, che proseguirà fino al 1928, tenendo i corsi di Statistica e demografia, Istituzioni di scienze economiche e
Politica economica internazionale, Economia Politica e Politica economica. Cfr. AUC, Ufficio personale docente,
posizione n. 1830 e «Annuari UCSC».
16
G. TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, Libreria editrice fiorentina, Firenze 19211, 19292.
17
Prefazione a TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, Libreria editrice fiorentina, Firenze 1929.
18
Ibidem.
19
Il testo curato da Mazzei si compone di due parti – La Circolazione della ricchezza in generale e La Circolazione
nella sua genesi elementare – ognuna delle quali suddivise in tre capitoli. Nella prima parte l’autore tratta della
circolazione (I capitolo) e, dopo essersi occupato del tema del valore di scambio (II cap.), espone i “fatti” o
“coefficienti” costitutivi e condizionanti gli scambi e la Circolazione (III cap.). La seconda parte esamina
esclusivamente lo scambio, argomento che egli articola in scambio tra persone o intrinseco (I cap.), nello spazio o
estrinseco (II cap.) e nei mezzi di pagamento (III cap.). Quest’ultimo capitolo tratta della moneta ma non del credito.
20
Un elenco cronologico di 335 titoli è presente in F. MANZALINI, Elementi di economia politica in Giuseppe Toniolo,
Cantagalli, Siena 2009, pp. 167-203. L’elenco è mancante di fonti edite recentemente ritrovate e inedite.
3
− di affrontare alcuni quesiti che sono tuttora aperti ossia, quali siano i caratteri e i presupposti
teorici o dottrinali del credito e della Circolazione; quale ruolo assuma il credito e la Circolazione
della ricchezza all’interno del fenomeno economico; come le istituzioni condizionino lo sviluppo
degli scambi e della Circolazione; quale regola domini gli scambi e il credito e, infine, come il
credito influenzi l’assetto e il progresso economico di una società.
I caratteri del credito negli scritti del giovane Toniolo
Fin dai primi scritti Toniolo, nell’occuparsi di credito popolare, mostra quelli che, a suo
modo di vedere, sono i caratteri “normali” del credito: il fondamento della fiducia, lo scopo
produttivo e di consumo, la funzione sociale e la base reale del credito. Occorre osservare che il
termine “normale”, utilizzato abitualmente dall’autore, è significativo ed essenziale per
comprenderne il pensiero; esso può intendersi equivalente alle espressioni “secondo la natura delle
cose”, “secondo recta ratio”, “secondo giustizia” o “in base a un ordine organico di perfezione”.
Nel 1871, anno di inizio della cosiddetta “Rivoluzione marginalistica”22, le preoccupazioni
del giovane economista sono quelle della sollecitudine sociale: egli si occupa infatti di credito e
banche. Era questo un tema non nuovo all’Accademia Galileiana23, sul quale il gius-economista
Ferdinando Cavalli si era già soffermato, esaminando i caratteri del credito fondiario in relazione ai
bisogni dei proprietari terrieri24. Toniolo s’interessa invece di credito popolare e, nello specifico,
«delle banche popolari in relazione agli intessi dell’agricoltura»25.
La questione, cruciale per l’autore, riguarda da un lato la difficoltà da parte delle imprese
agricole di ricevere credito e, quindi, la scarsità dei loro investimenti, dall’altro lato il deplorevole
ricorso all’usura da parte delle popolazioni rurali. Per l’autore, i tentativi intrapresi dal Legislatore
per organizzare il credito agricolo s’imbattevano in ostacoli di ordine soggettivo, tecnico e
giuridico 26 . Nonostante la legge n. 5160 del 21 giugno 1869, a firma di Marco Minghetti,
autorizzasse la formazione di pubblici Istituti di credito agrario, nel 1871 questi erano ancora in
numero esiguo 27 . Per contro, le Banche popolari, nate dal 1864 per impulso di Luigi Luzzatti
sull’esempio di Schulze-Delitzsch, erano più numerose e con una struttura finanziaria migliore28.
Era convinzione di Toniolo che le “popolari” potessero meglio soccorrere l’agricoltura per
almeno quattro motivi: erano libere di erogare credito a tutti i settori produttivi; godevano di una
21
Per la letteratura di riferimento vedere: P. PECORARI, Giuseppe Toniolo e il socialismo, Patron, Bologna 1981; ID.,
Giuseppe Toniolo tra economia e società, Del Bianco Editore, Udine 1990; P. BARUCCI, Introduzione a Contributi alla
conoscenza del pensiero di Giuseppe Toniolo, Atti del convegno Economia e società nella crisi dello Stato moderno: il
pensiero di Giuseppe Toniolo (Pisa 18-19 dicembre 1981), Pacini, Pisa 1984, pp. 5-39; D. PARISI – C. ROTONDI, Il
Beato Angelico della scuola veneta: Giuseppe Toniolo, docente di economia politica statistica e diritto, in M.M.
AUGELLO e M.E.L. GUIDI (a cura di), L’economia divulgata. Stili e percorsi italiani, 1840-1922, I, Manuali e trattati, F.
Angeli, Milano 2007, pp. 355-382; T. FANFANI, Solidarietà e cooperazione nel pensiero di Giuseppe Toniolo: credito e
capitale, in R. MOLESTI, Giuseppe Toniolo il pensiero e l’opera, Franco Angeli, Milano 2005, pp. 95-112; A.
SPICCIANI, Giuseppe Toniolo tra economia e storia, Guida, Napoli 1990; F. VITO, Prefazione, in Opera omnia, II.1, pp.
VII-XXXII.
22
Sono del 1871 i primi scritti marginalisti: The Theory of Political Economy di William Stanley Jevons (1835-1882), e
Principles of Economics di Carl Menger (1841-1921).
23
TUSSET, Paternalismo ed economia all’Accademia Galileiana, pp. 110-111.
24
F. CAVALLI, Cenni sulle istituzioni di credito, «Nuovi Saggi della Imperiale Regia Academia di Scienze, Lettere ed
Arti in Padova», Sicca, Padova1857, vol. VII, parte I, pp. 197-206. Memoria letta il 19 aprile 1857.
25
TONIOLO, Sull’importanza delle banche agricole, p. 82.
26
Questi ostacoli riguardavano l’assenza nelle popolazioni rurali di condizioni necessarie per meritare credito; la
discordanza tra le scadenze delle operazioni agricole e di quelle creditizie; la difficoltà di costituire garanzia reale su
strumenti e scorte senza escluderne l’uso e, infine, una legislazione inidonea alle esigenze dell’economia agricola.
27
Nel 1871 si contano cinque Banche di credito agrario. A. COVA, Il credito all’agricoltura dalla unificazione alla
seconda guerra mondiale: alcune considerazioni, in P.P. D’ATTORRE – A. DE BERNARDI (a cura di), Studi
sull’agricoltura italiana. Società rurale e modernizzazione, Fondazione Feltrinelli, Milano 1994, pp. 37-62, p. 38.
28
Nel 1870 si contano 48 Banche Popolari, 247 Casse di Risparmio e 36 Società di Credito ordinario. C. ROTONDI,
Mercato e sviluppo economico e sociale: riflessioni sulle origini delle Banche Popolari, in A. QUADRIO CURZIO (a cura
di), Le Banche popolari cooperative. Profili italiani ed europei, F. Angeli, Milano 2009, pp. 47-77 e pp. 49-51.
4
clientela diversificata; offrivano a tutti credito a uguali condizioni 29 , ma, soprattutto, la loro
presenza capillare sul territorio, o «ubiquità», permetteva di instaurare rapporti stabili e di reciproca
fiducia con i clienti30. Questo clima quasi “famigliare” con la clientela faceva delle “popolari” −
rispettose «delle consuetudini locali» − una istituzione nascente “dal basso”, «quasi la spontanea
emanazione delle forze locali» 31 . Per il giovane economista, il credito si fonda sulla fiducia e
necessita di sole garanzie personali, vale a dire la «moralità del debitore» e l’«onoratezza
personale»32. Le cauzioni reali, eventualmente richieste, sono da considerarsi «un supplemento di
garanzia, che si aggiunge ma non surroga, né snatura il credito personale»33. Integrazione destinata
a scemare con l’incivilimento34.
Nella stessa memoria, Toniolo affronta un tema che permarrà rilevante: la determinazione
del tasso di interesse. Per l’autore, l’interesse del capitale dato a mutuo consta di «due elementi»35.
Il primo, è «il compenso per l’uso del medesimo che si sottrae temporaneamente al proprietario»,
determinato «imprescindibilmente ed in misura eguale per ogni specie di impiego, da condizioni
generali di mercato» 36 . Il secondo, vale a dire «il premio di assicurazione, ossia un adeguato
[compenso]37 del rischio»38, varia invece «secondo le qualità morali ed economiche del debitore e
l’indole intrinseca dell’impiego produttivo»39. L’elemento del rischio, legittimando la richiesta di
un tasso variabile in funzione del tipo di investimento, ne preclude qualsiasi computo uniforme “a
priori”. La determinazione dell’interesse dipende perciò da elementi soggettivi e oggettivi. Per tali
motivi l’interesse non potrà essere identico per tutti i tipi di prestito e l’industria agricola avrebbe
potuto sperare di ottenere interessi inferiori. Sono, in sostanza, i caratteri del lucrum cessans e del
damnum emergens che insieme al periculum sortis compongono i cosiddetti “titoli estrinseci”, già
in parte riconosciuti da Tommaso d’Aquino 40 e ribaditi da Benedetto XIV nell’enciclica Vix
pervenit (1745). Sono i soli titoli che, secondo una impostazione “sostanzialistica”, legittimano la
richiesta di una indennità sui prestiti.
L’attenzione del giovane studioso per il credito popolare persisterà nel tempo41, divenendo
oggetto del secondo scritto sul credito, redatto in forma di “lettera aperta” indirizzata a Luzzatti. È il
1879, anno dell’arrivo di Toniolo all’Università di Pisa. È un anno cruciale per tutti i credenti e
ancor più per chi, come il Nostro, è uno scienziato credente. È l’anno della promulgazione
dell’enciclica Aeterni Patris (4 agosto 1879), con la quale Leone XIII conferisce ufficialità alla
rinascita tomista42, alle cui indicazioni43 Toniolo si è sempre mostrato fedele44. L’enciclica segue di
29
TONIOLO, Sull’importanza delle banche agricole, pp. 83-84.
Per l’autore, questo aspetto attesterebbe la «naturale vocazione» rurale delle “popolari” a elargire credito
all’agricoltura. Ibi, pp. 85-87, 88, 89.
31
Ibi, pp. 89-90.
32
Ibi, p. 88.
33
Ibi, p. 89.
34
Ibidem.
35
Ibi, p. 107.
36
Ibidem.
37
La parola è mancante nell’originale. In Opera omnia è stato inserito, senza annotazione, il termine “compenso”. Cfr.
Opera omnia, II.5, p. 431.
38
TONIOLO, Sull’importanza delle banche agricole, p. 107.
39
Ibi, p. 108.
40
T. D’AQUINO, Summa Theologica, II-II, Q. 78, art. 2 c.; e ID., Q. 78, art. 2 c. Cfr. anche G. AMBROSETTI, Diritto
privato ed economia nella seconda scolastica, in La seconda scolastica nella formazione del diritto privato moderno,
Atti dell’incontro di studio di studio promosso da Paolo Grossi, Firenze, 16-18 ottobre 1972, Giuffrè Editore, Milano,
pp. 23-52, p. 29.
41
BAV, Carteggi Giuseppe Toniolo, doc. 132, lettera di Alessandro Rossi a Toniolo del 29 maggio 1879. Nella lettera
l’industriale e Senatore del Regno, anticipa a Toniolo la pubblicazione di un volume sul credito popolare.
42
S. VANNI ROVIGHI, Storia della filosofia contemporanea dall’Ottocento ai giorni nostri, Editrice La scuola, Brescia
1980, cap. XXVI La neoscolastica, p. 729-744.
43
Nell’enciclica il Papa esorta «a rimettere in uso la sacra dottrina di San Tommaso e di diffonderla il più largamente
possibile, […] per il bene della società, per l’incremento di tutte le scienze»; in modo particolare chiede ai maestri di
30
5
otto mesi la Quod apostolici muneris (28 dicembre 1878) nella quale il Pontefice condanna la «setta
di coloro, che con nomi diversi e quasi barbari si chiamano Socialisti, Comunisti e Nichilisti»45.
Nel settembre 1879, le “popolari” erano cresciute in numero e si cercava di riunirle in un
“sodalizio federativo”. Durante un’adunanza di Banche popolari trevigiane, Luigi Luzzatti presenta
un ordine del giorno contenente, tra l’altro, la proposta di costituire un «fondo di previdente
beneficenza»46 per le urgenti necessità di consumo dei contadini indigenti. Toniolo trae spunto da
ciò per indirizzare al professore una lettera aperta nella quale, dopo aver plaudito all’iniziativa
dell’unione federativa, indaga sulla fattibilità, per le “popolari”, di attuare il credito di beneficenza.
Le Banche popolari, se da un lato fornivano capitali di modesta entità a piccoli imprenditori
o lavoratori a “scopo produttivo”, dall’altro lato erano vincolate, per la caratteristica della mutualità,
a offrire credito ai soli soci, escludendo i «miserabili» contadini privi di almeno un’azione47. Questi,
necessitando in alcuni periodi dell’anno di liquidità per la sussistenza, s’indirizzavano all’usuraio48.
L’autore legittima pertanto l’erogazione di credito gratuito a “scopo di consumo” per soddisfare i
bisogni primari personali e delle famiglie disagiate. A tal fine doveva intervenire «l’opera della
beneficenza privata e pubblica, unico rimedio efficace contro l’egoismo che specula sulla necessità
e sulle sventure della vita» 49 . Le due operazioni − una economica (la principale) e l’altra
caritatevole (la secondaria) − avrebbero dovuto coordinarsi ad unità affinché il prestito caritatevole
potesse perfezionarsi da «beneficenza riparatrice» in «beneficenza promotrice» e, infine, «ottenere
credito a condizioni ordinarie»50. Per l’autore, la beneficenza è «un fattore normale potentissimo»
della vita economica e civile, non destinato a scomparire 51 . In che modo tutto questo fosse
realizzabile, l’autore lo illustra nell’operazione di “previdente beneficenza”52, dove le operazioni
economiche distinte, ma coordinate a quelle caritatevoli, contemperano le esigenze di carità o
profitto di tutti i soggetti coinvolti – agricoltori, banche e commercianti – nel rispetto delle leggi
canoniche sull’usura. L’attività di erogazione del credito assume così una rilevante funzione sociale
e previdenziale53.
Nel 1884, nella recensione al volume Il credito di Fedele Lampertico54, Toniolo si occupa
delle “basi reali” del fenomeno creditizio 55 . Lampertico aveva descritto il credito consistere
«essenzialmente in un assegnamento sopra beni futuri»56. Per Toniolo la definizione non solo indica
i «veri limiti del credito economico» e il dominio delle relative operazioni57, ma ha anche il pregio
formare i discepoli nella dottrina di San Tommaso d’Aquino. LEONE XIII, Aeterni Patris, in H. DENZINGER,
Enchiridion Symbolorum, EDB, Bologna 1996, p. 68.
44
Cfr. il capitolo “I due tempi del neotomismo” in PECORARI, Giuseppe Toniolo e il socialismo, pp. 49-59; altresì il
paragrafo La “filosofia perenne” in D. SORRENTINO, Giuseppe Toniolo. Una Chiesa nella storia, Vita e Pensiero,
Milano 2012, pp. 71-82.
45
LEONE XIII, Quod apostolici muneris, del 28 dicembre 1878, in E. MOMIGLIANO (a cura di), Tutte le encicliche dei
Sommi Pontefici, vol. I, dall’Oglio Editore, Milano 1959, pp. 334-342, p. 335.
46
G. TONIOLO, Il credito di beneficenza presso le banche mutue popolari. Lettera al Comm. Prof. Luigi Luzzatti,
«Archivio giuridico», 1879, XXIII, pp. 477-490, p. 479.
47
Ibidem.
48
Ibi, p. 482.
49
Ibidem.
50
Ibidem.
51
Ibi, p. 479. La beneficenza, si vedrà, verrà inserita dall’autore nella fase economica del Consumo.
52
Ibi, pp. 482-490.
53
Non ho conoscenza della risposta di Luzzatti alla lettera a lui indirizzata, tuttavia egli proporrà a Toniolo di far parte
del «Consiglio della previdenza». Cfr. BAV, Carteggi Giuseppe Toniolo, doc. 3721, lettera di Luzzatti a Toniolo del 31
gennaio [1901]. Nel 1910 Toniolo scrive a Luzzatti: «Grazie di nuovo per la sua proposta del nome mio per il Consiglio
della previdenza». Cfr. Lettera di Toniolo a Luzzatti del 8 febbraio 1910. Trascritta in Opera omnia, VI.3, pp. 231-232.
54
G. TONIOLO, recensione a F. LAMPERTICO, Il credito (Treves, Milano 1884), «Archivio giuridico», 1884, XXXIII, pp.
230-235.
55
Ibi, p. 230.
56
F. LAMPERTICO, Il credito, Treves, Milano 1884, p. 10.
57
TONIOLO, recensione a F. LAMPERTICO, Il credito, p. 231.
6
di dotare il credito di una «base obbiettiva»58. Infatti, essendo la maggior parte dei beni economici
per il futuro, questo diventa una «realtà» integrante il «presente». Dalla distinzione tra potenza e
atto avanzata da Lampertico − ma di derivazione aristotelico-tomistica −, l’autore ricava la natura
reale, non immaginaria, dei beni futuri che nel presente sono in potenza. Infatti, nel futuro
quegli stessi beni che oggi sono potenziali diventano attuali. Ond’è che il credito, il quale conta sul futuro, di regola non
fa assegnamento sopra una mera possibilità fantastica, ma sopra una vera legge di continuità cosmica delle forze fisiche
e storica della vita sociale-economica.59
Questa precisazione permette all’autore di distinguere tra «credito puramente fittizio» e
«credito vero e proprio». Il primo «poggia sopra una previsione dell’avvenire nutrita solo dalla
immaginazione e appena appartenente alla sfera del possibile», il secondo si basa su un valore
futuro reale, perché «ha radice nell’operosità produttiva del presente»60. Distinzione sostanzialistica
del credito, che permetterà all’autore di legittimare solo alcune tipologie di credito economico,
deplorando quelle a suo parere prive di base reale.
I presupposti filosofici del credito negli scritti successivi
Nella prolusione pisana del 1887, Scolastica e umanesimo nelle dottrine economiche al
tempo del rinascimento in Toscana61, in coerenza con le indicazioni della Aeterni Patris, l’autore
delinea storicamente e teoricamente il nesso tra pensiero economico e filosofia. Egli individua tre
indirizzi di dottrine economiche, ognuna con posizioni diverse nei confronti della ricchezza e del
credito. Il primo è «l’indirizzo teologico-scolastico» 62 , di ispirazione aristotelico-tomista, che
raggiunge la perfezione nel medioevo. Il secondo è l’indirizzo «dell’Umanesimo, ossia del
razionalismo»63 rinascimentale − che riaffiora dal XV sec. con «Gemisto Pleto»64 (1355-1450) e
l’Accademia platonica fiorentina65 −, fondato sul «culto platonico» e sulla rinata «cultura grecoromana» 66 . Infine l’indirizzo «liberale» 67 , dell’«utilitarismo empirico» 68 , dal precedente
«remotamente figliato» ma che si sviluppa «sotto l’influsso del filosofismo negativo della
rivoluzione francese»69, vale a dire l’illuminismo. Quest’ultimo indirizzo domina dal XIX sec.70, il
“secolo banchiere”. Per Toniolo, questi indirizzi di dottrina economica − completati dalla
distinzione, nel primo stile, tra scolastica-tomista e “astrattismo” degli scolastici d’oltralpe 71 −,
aiutano a comprendere i diversi atteggiamenti rispetto all’uso della ricchezza e all’impiego del
capitale monetario. La Toscana, essendo per l’autore il suolo privilegiato di prova di tutti questi
indirizzi, diviene oggetto di ulteriori scritti storici in relazione all’economia monetaria-creditizia72.
58
Ibidem.
Ibidem.
60
Ibidem.
61
G. TONIOLO, Scolastica ed umanesimo nelle dottrine economiche al tempo del Rinascimento in Toscana, Annuario
della r. Università di Pisa per l’anno accademico 1886-87, tip. Nistri e C., Pisa 1887, pp. 13-116.
62
Ibi, p. 17.
63
Ibidem.
64
Ibi, p. 66.
65
Ibi, pp. 17, 18, 55, 66.
66
Ibi, pp. 17, 58.
67
Ibi, p. 17.
68
Ibi, p. 105.
69
Ibi, p. 17.
70
Ibi, p. 19.
71
Ibi, pp. 64-65, 54-106.
72
In merito a Toniolo storico del Medioevo toscano, cfr. M. TANGHERONI, Toniolo storico della Toscana medievale, in
ARCHIDIOCESI DI PISA - OPERA GIUSEPPE TONIOLO, Atti del convegno di studi su Giuseppe Toniolo (Pisa 7-8 ottobre
1988), Ets, Pisa 1990, pp. 35-50.
59
7
Nel 1895, pubblica infatti il saggio sulla rigogliosa economia di «cambio a credito»
fiorentina 73 . Toniolo intravede nell’approccio economico «eminentemente pratico» 74 della
scolastica tomistica − e non dell’astratto nominalismo scotiano75 − le ragioni filosofiche prime ed
estrinseche della prospera economia fiorentina del XIV secolo (1292-1378). Un periodo nel quale
gli abusi di «prestito usurario»76 erano rari, dove «la sorgente maestra della ricchezza» erano «le
industrie e i commerci coi legittimi profitti» 77 e i Banchi svolgevano «un ufficio direttamente
coordinato alla produzione»78. Le operazioni dei banchieri erano principalmente di «circolazione
monetaria» 79 ; le operazioni negoziali sul capitale altrui, ottenuto «in fiducia» 80 , riguardavano
riscossioni e pagamenti per conto terzi, oppure l’affidamento e impiego di capitali in affari leciti
con condivisione di profitti e perdite. Le operazioni di prestito − prestiti pubblici e prestiti al
Comune − erano entrambe lecite e legittime. Le prime importavano solo «premi o doni» 81 , le
seconde erano sì mutui feneratizi ma «L’interesse che lo Stato prometteva e assicurava aveva indole
giuridica di indennità per la distrazione dei capitali dagli ordinari impieghi produttivi e quindi per il
nocumento (damnum emergens, lucrum cessans)»82. In sintesi, le operazioni di «credito in senso
ampio», sotto forma di «associazione dei risparmiatori-capitalisti»83, erano prevalenti. Al contrario,
quelle di «credito in senso stretto», sotto «forma di mutuo feneratizio» non connesse alla
produzione, erano rare in quel periodo, facendo invece tutte capo all’età moderna84. Per l’autore, il
primeggiare della dottrina aristotelico-tomistica e dell’osservanza pratica dei limiti canonici
sull’usura ha contribuito allo splendore anche economico di Firenze. Nel 1378, con il tumulto dei
Ciompi, inizia il decadimento economico di Firenze85 (1378-1556), periodo nel quale
[il capitale] tutt’altro che compartirsi, si accentra straordinariamente e insieme si perverte nella sua funzione; né
soltanto si assomma e grandeggia in poche mani, ma al rimanente si distacca il capitale bancario grava e sconvolge
l’industria con ogni abuso del credito.86
Il 1891 è l’anno della Rerum Novarum 87 , nella quale Leone XIII denuncia le «misere
condizioni, indegne dell’uomo»88, in cui versavano gli operai i quali, rimasti «soli e indifesi in balia
della cupidigia dei padroni e di una sfrenata concorrenza»89, venivano sopraffatti dalla «inumanità
di avidi speculatori» 90 , da «un’usura divoratrice», dal «monopolio della produzione e del
commercio», in mano a «un piccolissimo numero di straricchi» 91 e da tutti coloro «che per
guadagno abusano senza alcuna discrezione delle persone come fossero cose»92.
73
G. TONIOLO, L’economia di credito e le origini del capitalismo nella Repubblica fiorentina, «Rivista Internazionale
di Scienze Sociali e discipline ausiliarie», a. III, VIII (maggio 1895), 29, pp. 27-40; VIII (agosto 1895), 32, pp. 560-576.
74
TONIOLO, Scolastica ed umanesimo nelle dottrine economiche, p. 27.
75
Ibi, pp. 54-106.
76
TONIOLO, L’economia di credito e le origini del capitalismo, p. 565.
77
Ibi, p. 567.
78
Ibidem.
79
Ibi, p. 568.
80
Ibidem.
81
Ibi, p. 569.
82
Ibi, p. 570.
83
Ibidem.
84
Ibi, p. 571.
85
Cfr. G. TONIOLO, Sintesi storica delle vicende economiche del Comune fiorentino dal 1378 al 1530, «Archivio
giuridico», 1888, XLI, 5-6, pp. 507-542.
86
G. TONIOLO, Storia dell’economia sociale in Toscana nel medio evo, in Opera omnia, I.3, p. 132.
87
LEONE XIII, Enciclica Rerum Novarum, del 15 maggio 1891, in MOMIGLIANO (a cura di), Tutte le encicliche dei
Sommi Pontefici, pp. 433-459.
88
Ibi, p. 435.
89
Ibidem.
90
Ibi, p. 450.
91
Ibi, p. 435.
92
Ibi, p. 450.
8
Negli anni successivi, Toniolo compone due saggi che integrano la sua interpretazione
dell’economia creditizia moderna. Il primo saggio, La genesi storica dell’odierna crisi sociale
economica93, contiene l’indagine sull’origine storica del capitalismo, la sua essenza e i suoi effetti.
L’assetto sociale di fine Ottocento è per l’autore il frutto di un processo patologico94 e continuo
«che corrode la società moderna nella vita politica, etica ed economica da ben quattro secoli»95, i
cui passaggi vengono individuati nell’Umanesimo e Rinascimento96, nella rivoluzione luterana97
proseguita dalla rivoluzione inglese e francese 98 . Il secondo saggio, L’economia capitalistica
moderna 99 , contiene la distinzione tra «economia capitalistica [nel] senso normale» 100 e
«capitalismo»101. Nel primo sistema di rapporti economici «l’uomo non rimane sopraffatto» dal
capitale ma «per mezzo del capitale trionfa»; nel secondo «il capitale ha una funzione indebita»,
appare «iniquo per la sua origine, sproporzionato per le sue concrete applicazioni, nocivo per i suoi
effetti»102. Questo sistema, che domina l’economia capitalistica moderna, trae «origine iniqua da
operazioni usurarie, da speculazioni inoneste, da monopoli prepotenti»103. Sono gli stessi tre mali
economico-finanziari indicati nella Rerum Novarum.
Nel 1896, Toniolo interviene al secondo Congresso cattolico italiano degli studiosi di
scienze sociali con la relazione Criteri scientifici etico-economici intorno al credito dal punto di
vista cristiano104, che rappresenta per molti aspetti il compendio filosofico-morale della sua visione
dell’economia di credito e nella quale sostiene la validità della impostazione aristotelico-tomistica.
Secondo Toniolo la Chiesa, attraverso i suoi principi etico-giuridici, non ha ristretto il suo
insegnamento sull’usura «alla affermazione aristotelica della sterilità della moneta»105 ma ha, nel
tempo, posto in essere alcuni provvedimenti proibitivi106 e altri ricostruttivi107. L’allontanamento
progressivo da queste norme ha condotto alla giustificazione pratica e teorica del prestito
feneratizio: sotto l’aspetto pratico le consuetudini popolari dei mercanti ebbero la meglio sui decreti
medioevali e sui divieti della scolastica; sotto l’aspetto teorico,
93
G. TONIOLO, La genesi storica dell’odierna crisi sociale economica. La degenerazione dell’ordine sociale e
economico, «Rivista Internazionale di Scienze Sociali e discipline ausiliarie», a. I, I (gennaio 1893), 1, pp. 39-68; I
(febbraio 1893), 2, pp. 223-253 (questa seconda parte reca il sottotitolo La degenerazione dell’ordine sociale ed
economico).
94
Il termine “patologico” viene utilizzato dall’autore nel senso di “opposto a normale”.
95
Ibi, p. 249.
96
Ibi, pp. 42-45, pp. 50-51.
97
Ibi, pp. 41-42, p. 53.
98
Ibi, pp. 51-52, pp. 54-57.
99
G. TONIOLO, L’economia capitalistica moderna (a proposito di un libro di Claudio Jannet e di altri studi analoghi),
«Rivista Internazionale di Scienze Sociali e discipline ausiliarie», a. I, I (aprile 1893), 4, pp. 592-605; ID., L’economia
capitalistica moderna a proposito di un libro di C. Jannet, «Rivista Internazionale di Scienze Sociali e discipline
ausiliarie», a. I, II (luglio 1893), 7, pp. 402-419; ID., L’economia capitalistica moderna nella sua funzione e nei suoi
effetti, «Rivista Internazionale di Scienze Sociali e discipline ausiliarie», a. II, IV (gennaio 1894), 13, pp. 26-37.
100
TONIOLO, L’economia capitalistica moderna (a proposito di un libro di Claudio Jannet e di altri studi analoghi), pp.
592-593.
101
Ibi, p. 594.
102
Ibidem.
103
TONIOLO, L’economia capitalistica moderna nella sua funzione e nei suoi effetti, p. 26.
104
G. TONIOLO, Criteri scientifici etico-economici intorno al credito dal punto di vista cristiano, in UNIONE CATTOLICA
PER GLI STUDI SOCIALI IN ITALIA, Atti e documenti del II Congresso cattolico italiano degli studiosi di scienze sociali
tenutosi in Padova, nei giorni 26, 27, 28 agosto 1896, Tip. del Seminario, Padova 1897, pp. 194-209. Per l’analisi
dell’intervento si rimanda a PECORARI, Giuseppe Toniolo e il socialismo, cap. III: La svolta del ’96, pp. 119-173.
105
TONIOLO, Criteri scientifici etico-economici intorno al credito, p. 198.
106
I provvedimenti proibitivi riguardano: a) divieto del mutuo feneratizio per “titoli intriseci”; b) freni alla speculazione
mercantile; c) condanna di ogni monopolio economico, specialmente monetario. Ibi, 198.
107
I provvedimenti ricostruttivi riguardano: a) concessione di indennità sui prestiti per “titoli estrinseci e accidentali”
(damnum emergens; lucrum cessans; periculum sortis); b) incoraggiamento all’unione tra capitale e lavoro; c)
imposizione del carattere di “pubblica utilità sociale” a tutte le istituzioni che trattano il credito (Monti di pietà o
prestito pubblico). Ibidem.
9
spregiata la scienza tradizionale della Scolastica, dopo i tentennamenti dei primi Riformatori, Lutero, Melantone,
Zuinglio, ecco la teoria del prestito feneratizio rinvenire tosto in Olanda nel secolo 17° il suo momento critico di
affermazione con Salmasio (Saumaise) e Grozio; e la difesa aperta dell’usura ricevere la sua maturazione successiva
con Turgot e Bentham, fino ad accogliersi dall’Economia classica, siccome un canone fondamentale indiscutibile,
inspirando analogamente tutte le leggi civili e commerciali, che inscrissero la soppressione degli ultimi freni posti al
108
capitalismo fra le conquiste della moderna libertà
Per Toniolo, questo allontanamento dai canoni della Chiesa ha condotto all’odierna crisi, in
cui il capitalismo
pervade a’ dì nostri tutta Europa ed America colle sordide usure in basso, coll’incentramento bancario legalizzato in
alto, colle speculazioni inoneste delle compagnie anonime, coll’ingigantire del debito pubblico, coi giuochi colossali ed
i crack delle Borse, colla concorrenza sfrenata e violenta, coi giganteschi monopoli dei corners e dei trusts americani,
coi monopoli oltre potenti degli odierni baroni delle finanze109
Nello stesso anno, Toniolo si occupa del problema dell’emissione bancaria rifacendosi
nuovamente a criteri filosofici. Dalla molteplicità degli Istituti di emissione, vigenti prima
dell’Unità d’Italia, con l’annessione di Roma (1870) e l’istituzione della Banca Romana (1874) si
era passati a sei Istituti di emissione operanti in concorrenza110. La legge istitutiva della Banca
d’Italia111 aveva ridotto ulteriormente il numero delle banche di emissione112. In una prefazione alla
monografia del suo ex allievo Andrea Farnocchia, lo studioso s’interroga su questa tendenza che dal
pluralismo conduceva all’unicità nell’emissione. Farnocchia scrive a Toniolo, nel luglio del 1896,
Già sapevo che Ella non era incline ad ammettere la banca di stato, della quale ho trattato come conclusione nella fine
del V capitolo della mia monografia; il mio opuscolo però tutto, o meglio in maggior parte, tenta di provare come utile
al commercio ed alla industria di ogni nazione il sistema della Banca unica, ossia del monopolio. Se la sua opinione sarà
favorevole almeno a questo sistema, ed in genere allo studio che ho posto nel mio lavoro mi basterà.113
Ma nella prefazione si legge: «non convengo nelle sue perorazioni in pro di una banca unica
di Stato»114. Per l’autore, il “procedere palese” verso la banca unica si affiancava al “procedere
silenzioso” verso la banca di Stato. Ne era testimonianza la legislazione, europea e americana, ma
anche «la formidabile servitù del debito pubblico che avvinghia[va] pressoché dovunque le banche
autonome alla finanza dello Stato»115. Bisognava interrogarsi se questa tendenza fosse espressione
di una «legge normale» oppure «patologica» del sistema bancario, occorreva
risalire alle ragioni prime di questo processo verso la banca di Stato, ricercandolo nei concetti economici e giuridici che
reggono nell’età moderna il credito, le sue operazioni, i suoi titoli e stromenti, e più in alto ancora chiarendolo
supernamente coi principi filosofici informatori del liberalismo.
Per l’economista pisano, «non recherebbe sorpresa il dimostrare una volta di più come
dall’individualismo liberale si giunga alla onnipotenza di Stato»116.
In sostanza, Toniolo utilizza continuamente l’impianto filosofico-dottrinale per affrontare i
temi del credito. Egli ritiene, in coerenza con questa impostazione aristotelico-tomistica, che il
credito, per essere “normale”, debba sempre sottostare a «tre supremi doveri»: quello della
108
Ibidem.
Ibi, p. 196.
110
Legge n. 1920 del 30 aprile 1874, a firma Minghetti.
111
Legge bancaria n. 449 del 10 agosto 1893.
112
L’articolo 1 comma 1 della legge autorizzava la fusione di tre precedenti Istituti bancari nella Banca d’Italia, vale a
dire la Banca nazionale del Regno d’Italia, la Banca nazionale toscana e la Banca toscana di credito.
113
BAV, Carteggi Giuseppe Toniolo, doc. 1534, lettera di Farnocchia a Toniolo del 2 luglio 1896.
114
G. TONIOLO, Prefazione a A. FARNOCCHIA, Economia politico-bancaria: la banca unica di emissione e il monopolio
del commercio bancario affidato allo Stato, [Tip. Canovetti, Lucca 1896, pp. V-VII], Opera omnia, II.5, pp. 551-552, p.
551.
115
Ibi, p. 552.
116
Ibidem.
109
10
«moralità» − essendo un fenomeno che poggia sulla fiducia −, della «giustizia distributiva» −
affinché i compensi concessi al «sovventore» non degenerino dalla loro natura giuridica − e
dell’«utilità generale», perché l’esercizio del credito segua le ragioni del «benessere pubblico,
siccome una funzione sociale» 117 e non quelle del lucro personale. Rimanendo fedele a questi
presupposti filosofici, Toniolo si occuperà nuovamente di credito al XIV Congresso cattolico
italiano 118 , in saggi storici, in scritti sulla cooperazione e sul commercio dei grani 119 e, infine,
nell’intervento congressuale sulle casse rurali120. Con la stesura del Trattato, inizia a occuparsi di
Circolazione in generale.
La Circolazione della ricchezza e l’“ordine economico” basato sul “fatto”
Nelle intenzioni dell’autore il Trattato di economia sociale avrebbe dovuto comporsi di
quattro volumi 121 : Introduzione, Produzione, Circolazione, Distribuzione e Consumo. Tale
sequenza non è accidentale o dettata da consuetudine scientifica ma si fonda su motivazioni
teoretiche. Così ordinando la materia, egli intendeva rispettare ciò che a suo parere era l’«ordine
logico» del circuito economico.
Toniolo definisce l’Economia «la scienza dell’ordine sociale della ricchezza» 122 .
Definizione non originale, che «ricorre costantemente negli scritti dei padri gesuiti [della “Civiltà
Cattolica”] e non è per nulla infrequente nelle opere di numerosi, influenti scrittori di cose
economiche dell’Italia del XIX e XX secolo» 123 . Tuttavia, bisogna intendersi sui termini e,
soprattutto, sul concetto di “ordine” e sulla sua centralità nella definizione tonioliana.
Come già Luigi Taparelli d’Azeglio − il quale aveva sostenuto che «Alla economia di
codesta società dell’anarchia dobbiamo ora contrapporre l’economia dell’ordine» 124 −, Toniolo
parte dall’imprescindibile “principio speculativo” di «ordine». Ordine nei discorsi teorici perché la
scienza economica, come tutto il sapere, «piglia le mosse da tale concetto»125. Ordine nel mondo
reale nel senso che ci si occupa di un «benessere materiale»126 connesso e subordinato a un ordine
sociale superiore «più complesso ed elevato». Quest’ultimo, a sua volta, è un «sistema armonico di
relazioni fra gli uomini conviventi, converso a conseguire, nell’obbedienza di una legge etica
suprema, il bene comune»127. In altre parole, l’ordine economico, connesso a quello sociale:
partecipa al carattere essenziale di società – cioè di ordine morale, proprio di uomini ragionevoli, liberi e aventi un fine
proprio spirituale, e non già un fine fisico. […] L’ordine economico, non meno di quello sociale di civiltà, è così
scolpito nella natura dell’uomo; il quale, spinto da sentimenti congeniti, scorge colla ragione il fine cui è connesso il
proprio bene e colla libera volontà ne attua il conseguimento. La natura umana pertanto in virtù del principio di
117
TONIOLO, Criteri scientifici etico-economici intorno al credito, p. 212.
G. TONIOLO, Criteri direttivi sull’ordinamento degli istituti bancari esclusi i banchi di emissione, Atti e documenti
del XIV Congresso cattolico italiano (Fiesole 31 agosto – 4 settembre 1896), in UNIONE CATTOLICA PER GLI STUDI
SOCIALI IN ITALIA, Atti del II Congresso cattolico italiano degli studiosi di scienze sociali, pp. 209-217.
119
G. TONIOLO, Il commercio internazionale dei grani. Criteri direttivi a proposito delle odierne questioni sul dazio dei
cereali in Italia, «Rivista Internazionale di Scienze Sociali e discipline ausiliarie», a. II, V (giugno 1894), 18, pp. 177192.
120
[G. TONIOLO], Il Congresso internazionale delle casse rurali ed operaie a Parigi, «Rivista Internazionale di Scienze
Sociali e discipline ausiliarie», a. VIII, XXIV (novembre 1900), 95, pp. 369-381.
121
TONIOLO, Trattato di economia sociale. Introduzione, p. IX («Ragione dell’opera», prefazione alla I edizione), p.
XIV («Per la seconda edizione di questo volume», prefazione all’edizione del 1915); ID., Trattato di economia sociale.
La produzione, pp. V-VII, pp. 1-2; ID., Trattato di economia sociale. La circolazione, pp. 1-2.
122
TONIOLO, Trattato di economia sociale. Introduzione, p. 16.
123
M. BIANCHINI, «La Civiltà Cattolica» e il carattere etico dell’economia politica, in M. AUGELLO, M. BIANCHINI,
M.E.L. GUIDI (a cura di), Le riviste di economia in Italia (1700-1900). Dai giornali scientifico-letterari ai periodici
specialistici, Franco Angeli, Milano 1996, pp. 289-309, p. 301.
124
L. TAPARELLI D’AZEGLIO, Le due economie, «La Civiltà Cattolica», a. 7, Serie III, III (1856), pp. 465-485, p. 466.
125
TONIOLO, Trattato di economia sociale. Introduzione, p. 165.
126
Ibidem.
127
Ibi, p. IX, p. 166.
118
11
causalità, rivela un “Ordinatore divino”, che all’uomo attribuisce una norma di condotta, conforme alla sua natura ed ai
suoi fini.128
Nel passo citato sono particolarmente rilevanti i caratteri di “causalità” e di “finalismo”.
L’ordine economico, cui si fa riferimento, non essendo esclusivamente economico, risulta
intrinsecamente finalizzato. E lo è perché è fondato su un «fatto»: una natura umana
intrinsecamente sociale tesa a un fine spirituale. Da ciò consegue la tripartizione che Toniolo
effettua dell’ordine economico in costitutivo, operativo e finale.
L’ordine costitutivo comprende le cause, i principi direttivi, i “fatti” che formano e reggono
la società in relazione alla ricchezza. I «fatti», distinti in «primi»129 (l’uomo, la popolazione e il
cosmo) e «derivati»130 (le istituzioni, gli istituti giuridici, ecc.), sono dominati da alcuni «principi
speculativi» (etici, giuridici, economici) 131 . Non sembra superfluo sottolineare l’importanza del
termine “fatto” nonché la sua attribuzione alle istituzioni. È questo un concetto giuridicamente e
ontologicamente significativo. Infatti, in primo luogo Taparelli lo aveva utilizzato per sviluppare i
principi fondamentali del «diritto naturale» appoggiandoli «sul fatto», e ciò in opposizione alla
«scuola trascendentale e razionalistica»132 del diritto. E Toniolo, nella Introduzione, parlando dei
“fatti derivati” dell’ordine costitutivo nomina Taparelli e Victor Cathrein, gesuita neoscolastico.
Nuovamente, parlando dell’uomo come “fatto primo” nomina Tommaso e, ancora, Cathrein133. In
secondo luogo, l’attribuire il termine “fatto”, non “atto”, alle istituzioni indica una loro origine “dal
basso” o «fattuale», come lo erano, a detta di Paolo Grossi, quelle medievali134.
L’ordine operativo è inerente le leggi dell’operosità economica e, per Toniolo, si articola in
modo funzionale nelle “grandi operazioni” della produzione, della circolazione, della distribuzione
e del consumo. A questo riguardo egli difende questa distinzione funzionale rispetto alla
morfologica o a quella storico-sociale applicate da altri economisti135. L’autore sostiene infatti che
le quattro funzioni − della produzione, circolazione, distribuzione e consumo − sono tutte
manifestaciones de la actividad humana relacionadas con la riqueza, de cuyo conjunto armónico resulta la vida
económica; renunciar á tal criterio funcional (después de tanto uso y abuso de las analogias) sería confundir la
constitución intrínseca de los seres con sus energias que se actúan extrínsecamente; la anatomía del cuerpo humano, con
la fisiología136.
128
Ibi, p. 167.
Questi fatti primi sono, per Toniolo, i «capisaldi dell’essere e del vivere sociale ed economico» (TONIOLO, Trattato
di economia sociale. La circolazione, p. 84). Cfr. TONIOLO, Trattato di economia sociale. Introduzione, pp. 219-282.
130
TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, p. 83; pp. 91-97. I fatti derivati (distinti in sociali, spirituali
e di civiltà) sono definiti «Le cause e circostanze di fatto […] per cui lo scambio, coi suoi mezzi strumentali ed
ordinamenti, si svolge in modo normale nella vita economica e civile; e perciò i coefficienti positivi e che influiscono su
tutto il fenomeno circolatorio» (ibi, p. 83).
131
TONIOLO, Trattato di economia sociale. Introduzione, p. 165.
132
S. TALAMO, Per il Centenario dalla nascita del P. Luigi Taparelli D’Azeglio, I, III (dicembre 1893), 12, pp. 505524, p. 509.
133
TONIOLO, Trattato di economia sociale. Introduzione, pp. 221, 321.
134
Cfr. P. GROSSI, L’ordine giuridico medievale, Roma-Bari, Laterza, 2008; ID., L’Europa del diritto, Laterza, RomaBari 2007.
135
Per Toniolo, Schäffle e Lampertico applicavano la distinzione «morfológica», esaminando il fenomeno economico
attraverso alcune categorie concettuali (proprietà, commercio, lavoro ecc.). Invece, Roscher, Hildebrand, Bücher,
Sombart e Loria, utilizzavano la distinzione «histórico-social», distinguendo il fenomeno in periodi in base al fattore in
esso prevalente (economia di natura, di lavoro, di capitale o altro ancora). TONIOLO, El orden sistematico en la ciencia
de la Economia social, in G. TONIOLO, Tratado de Economia social, Casa editorial Saturnino Calleja Fernández,
Madrid 1911, pp. 29-30.
136
Ibi, pp. 31-32.
129
12
Per l’economista pisano, anche tra coloro che hanno utilizzato la distinzione funzionale137
sussistono molti equivoci riguardo l’autonomia, la successione logica e la ragione delle stesse
funzioni, per cui
algunos tienden á confundir más ó menos producción y circulación, otros la circulación con la distribución, poniendo
algunos en duda que sean las dos fundamentales funciones producir y consumir, y si alguien lleva la producción, que
siempre se entiendió come el punto de partida de la actividad económica, á la última parte ó tratado de análisis
cientifico, muchos ahora, con operación quirúrgica, separan el consumo del dominio de la Economia social138
Egli colloca la Produzione e il Consumo ai due estremi dell’economia perché «no se
produce más que para consumir, y la cualidad y cantidad del consumo determinan la medida y la
especie de la producción» e assegna una collocazione “centrica” alla Circolazione e Distribuzione
«porque aquélla extiende socialmente la producción de ayer y ésta diversifica socialmente los
consumos del mañana»139. Tuttavia, occorre non confondere il concetto che Toniolo ha di Consumo
rispetto a quello avanzato da altri autori. Per l’economista pisano il Consumo non è «un fenomeno
fisio-psicologico» o «una premessa già anticipata dall’economista» ma è l’attività di consumare,
vale a dire l’uso che l’uomo fa dei beni e delle ricchezze ai fini umani. Per questo motivo, l’autore
non condivide chi – come Nicholson, Pareto, Graziani e Pierson – vorrebbe eliminare o separare la
funzione del Consumo dal dominio dell’economia 140 . Per Toniolo, la trattazione del Consumo,
mirando a ricercare le relazioni fra la ricchezza e i suoi fini, è intimamente connessa all’ordine
economico finale ed è quindi ineliminabile.
Da ultimo, l’ordine finale riguarda gli effetti e i risultati dell’ordine operativo sul benessere
materiale in relazione ai bisogni, personali e collettivi, e ai fini «essenzialmente spirituali della
civiltà».
Questi tre ordini − costitutivo, operativo, finale − sono, per l’autore, distinti ma interagenti e
teleologicamente organizzati secondo la seguente ratio141:
L’Ordine operativo segue all’Ordine costitutivo e lo presuppone; perché (checché ne pensasse H. Spencer) l’essere è
prima dell’operare, l’organismo prima della vita, la statica prima della dinamica; e quello anzi da questo dipende, […].
Ma l’ordine attivo volgendosi non già a preparare colle sue istituzioni fondamentali ma ad effettuare colle sue leggi il
benessere materiale e per esso i benefici della civiltà raffigura il legame fra l’ordine costitutivo e l’ordine finale, e il suo
progresso misura direttamente i gradi di incivilimento.142
La circolazione, mentre si distingue per propri suoi caratteri dalla produzione, cui logicamente succede, interponendosi
fra questa e il consumo, […] in quell’ordine operativo di cui essa è la più alta ed ampia esplicazione, apparisce una
funzione unificatrice per eccellenza, che ricollega l’ordine costitutivo all’ordine finale dei rapporti economici sociali.143
Il Trattato di economia sociale segue pertanto tale sequenza: nella Introduzione l’autore
intende esporre i presupposti di ordine costitutivo, invece nei volumi inerenti la Produzione e la
Circolazione si occupa delle leggi dell’ordine operativo. L’ultimo volume, sulla Distribuzione e il
Consumo, avrebbe dovuto contenere lo studio degli effetti del precedente ordine sull’ordine
economico finale.
Emerge quindi un concetto di ordine economico-sociale fondato su “fatti” costitutivi che,
nella sua costituzione e sviluppo “normali”, dipende dal fine e ad esso viene coordinato. Questo è
un ordine di finalità che influenza l’ordine costitutivo e operativo, essendone causa intenzionale. Si
tratta di un’analisi coerente con quanto espresso da Tommaso, nel prologo alla I-II, in merito alla
137
Toniolo nomina: Smith, Say, Marshall, Schmoller, Philippovich, Leroy-Beaulieu, Pierson; gli italiani Graziani,
Valenti e Supino.
138
Ibi, pp. 30-31.
139
Ibi, p. 33.
140
Ibidem. Cfr. anche ID., Trattato di economia sociale. La produzione, p. 3.
141
TONIOLO, Trattato di economia sociale. Introduzione, p. 166. ID., El orden sistematico en la ciencia de la Economia
social, p. 29.
142
TONIOLO, Trattato di economia sociale. La produzione, p. 1.
143
TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, pp. 1-2, p. 19.
13
causa finale dell’uomo e ai mezzi che permettono di raggiungerla, infatti «ex fine enim oportet
accipere rationes eorum quae ordinantur ad finem»144.
La Circolazione, lo scambio commutativo e gli assetti socio-politici
Toniolo intende per Circolazione lo scambio di «beni economici»145, vale a dire cose utili
«materiali, esterne, limitate» e permutabili. Per l’autore,
S’intende per circolazione della ricchezza “il complesso di quei fatti e di quelle leggi che riguardano lo scambio della
ricchezza in società, in relazione al consumo ed alla produzione”. Perciò oggetto della circolazione è lo scambio dei
prodotti; e fine conferire per questo mezzo al consumo e alla produzione146
e ancora:
La Circolazione comprende lo studio delle operazioni economiche, dirette ad effettuare gli scambi delle cose utili
permutabili (o beni economici) in società, e insieme dei mezzi strumentali e dei rispettivi ordinamenti, col cui presidio
quelle operazioni si compiono147
La “circolazione” svolge nella società una funzione principale ed “essenziale”, lo scambio
dei beni in senso stretto (o mercatura), e due funzioni sussidiarie e accessorie: le operazioni di
trasporto e le operazioni monetarie-fiduciarie 148 (scambio di moneta, documenti rappresentativi
ecc.). La distinzione tra “essenziale” e “accessorio”, evocando quella tomista tra substantia e
accidens149, è rilevante qui per comprendere la natura delle operazioni monetarie-fiduciarie. Queste
operazioni essendo “sussidiarie e accessorie” non hanno vita propria perché esistono in relazione
alla funzione principale alla quale devono coordinarsi per renderla più estesa e vivace150. Così anche
la circolazione e il commercio151 «per sé stessi non hanno ragione di essere [e] cessa la loro utilità
quando la produzione e il consumo non se ne avvantaggiano» 152 . Pertanto, tutte le funzioni
circolatorie − comprese le monetarie-fiduciarie, quindi anche il credito −, per essere “normali”
dovranno sempre ordinarsi alla produzione o al consumo. Per l’autore, la Circolazione non genera
né accresce utilità, ma svolge una funzione espansiva e indiretta dell’economia perché «stimola,
amplia ed intensifica la energia produttrice degli uni e la capacità consumatrice degli altri»153. È,
per analogia, il lievito dell’economia.
La Circolazione, nella visione tonioliana, ha per oggetto il solo scambio commutativo o
circolatorio154, vale a dire il trasferimento «di cose con cose e del rispettivo valore (do ut des)» 155.
Lo scambio commutativo, svolto abitualmente nelle fiere e nei mercati, assume rilievo a seconda
degli assetti istituzionali e sociali presenti in una civiltà ossia a seconda degli elementi, o «fatti»,
dell’ordine costitutivo. Questi, per Toniolo, influenzano direttamente le transazioni e, più in
generale, la «bilancia del commercio»156.
Partendo dalla “cellula elementare” costitutiva della società − la famiglia −, dopo aver
menzionato Émile Durkheim e Paul Huvelin, l’autore individua nella storia delle civiltà due opposte
144
D’AQUINO, Summa Theologica, I-II, q. 1.
TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, p. 2.
146
TONIOLO, La circolazione della ricchezza. Concetti generali,
145
moneta, credito, dispense delle lezioni tenute alla R.
Università di Pisa nell’a.a. 1913-1914, s.n., Pisa 1914, p. 3.
147
Ibi, p. 22.
148
Ibi, pp. 9-10.
149
«quod omne accidens secundum suum esse est inferius substantia: quia substantia est ens per se, accidens autem in
alio». D’AQUINO, Summa Theologica, II-II, q. 23, a. 3 ad 3.
150
TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, p. 10.
151
Il commercio è l’ordinamento che abbraccia «tutte le funzioni circolatorie ricollegate armonicamente allo scambio».
Ibi, p. 14.
152
TONIOLO, La circolazione della ricchezza. Concetti generali, moneta, credito, pp. 5-8.
153
Ibi, p. 15.
154
TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, p. 7.
155
Ibi, p. 2.
156
Ibi, p. 93.
14
«forme tipiche di ordinamento delle Società civili»: la semplice, denominata “famigliare unitaria” −
a sua volta distinta in due sottotipi −, e la complessa detta “organico-gerarchica”. Nella società
semplice, che può assumere la struttura di «società patriarcale autonoma» oppure di «società
nazionale politica», l’unità sociale è data rispettivamente dall’autorità del paterfamilias oppure «è
assorbita da un potere civile supremo» il quale rappresenta la nazione in tutte le sue funzioni «come
un grande ente di comune Paternità»157 . La società complessa, organico-gerarchica, è invece la
forma tipica delle genti elleniche e latine e delle popolazioni cristiane occidentali. Essa risulta dal
formarsi, dalle stesse «cellule famigliari», di «organi intermedi di classe», coordinati
gerarchicamente e componenti la «costituzione nazionale della Società distinta dallo Stato»158.
Per Toniolo, la struttura semplice domina l’«Oriente asiatico», la complessa prevale
«nell’Occidente europeo». La prima limita la Circolazione, qualsiasi sia la sua configurazione
sociale 159 ; al contrario la costituzione organico-gerarchica, propria della civiltà occidentale,
favorisce la circolazione anche per il formarsi «di una classe commerciale» specializzata e «di città
prevalentemente od esclusivamente mercantesche»160. Infatti, questa costituzione
generando dal grembo aperto delle cellule famigliari, sempre nuove classi sociali che se ne distaccano, e poi salendo
gradualmente fino alla costituzione gerarchica nazionale per ricollegarsi al centro unificatore dello Stato, che ne è
piuttosto il prodotto, − predispone e favoreggia l’espandersi delle relazioni commerciali fra quella varietà di organi e
circoli gerarchici, nel crescente mercato interno e poi in quello internazionale; e così tale costituzione della società
diventa un coefficiente positivo di scambi, che li sospinge ed amplia progressivamente.161
La costituzione sociale, combinandosi con la costituzione politica, modella due opposti
assetti socio-politici. Da un lato, la costituzione delle società Occidentali moderne con assetto
sociale organico-gerarchico, progressivo e aperto, inclinano ad assumere forme politiche
«poliarchiche, pieghevoli e democratiche»162. All’opposto, la costituzione delle società dell’Oriente
asiatico, con un assetto familistico-unitario, immobile e chiuso, tendono ad assumere e mantenere
un «ordinamento rigido e accentrato in forma di corpulenti monarchie [e] aristocrazie di casta»163.
Nei primi ordinamenti il commercio si alimenta e sviluppa, nei secondi «subisce il
regolamentarismo generale, che lo allivella, comprime e cristallizza in nome dell’interesse
collettivo nazionale»164.
Anche gli «istituti giuridico-civili» manifestano caratteri opposti nelle due configurazioni
sociali: gli uni incentivanti, gli altri atrofizzanti lo scambio. Infatti, la «libertà individuale»
dell’Occidente si contrappone al servilismo dell’Oriente, alla «libertà di associazione» si oppone la
«cristallizzazione di casta» o una dominante burocrazia, di fronte alla «libertà di acquisto e
trasmissione della proprietà» si erigono «patrimoni collettivi e comunistici»165. Unitamente a questi
istituti, l’azione giuridica e il diritto assumono un ruolo decisivo proprio perché, per l’autore, «il
commercio regolare e progrediente suppone rapporti pacifici protetti dal diritto all’interno ed
all’estero» 166 e solo l’Occidente cristiano ha potuto sviluppare uno jus confacente al progresso
economico167.
157
Ibidem. La famiglia, nella società patriarcale costituisce una entità distinta dalle altre, tutte autonome e parallele;
mentre nella società nazionale viene dominata dal “potere supremo” insieme alle altre famiglie tutte “livellate”.
158
Ibi, p. 94.
159
Ibi, pp. 94-95.
160
Ibidem.
161
Ibi, p. 95.
162
Ibi, p. 96.
163
Ibidem.
164
Ibidem.
165
Ibi, p. 97.
166
Ibi, p. 104.
167
Infatti, per l’autore, «Occorrevano che la pace fosse promessa a tutti gli uomini di buona volontà, cioè retti dovunque
da una medesima morale divina, e che analogamente il diritto, figlio di questa, divenisse di spettanza non del cittadino
soltanto, ma di tutta la umanità entro e fuori dei singoli Stati, perché il commercio di sua natura universale, ricercasse
15
In sintesi, le diverse configurazioni socio-politiche e le istituzioni, «fatti» dell’ordine
costitutivo, assumono una funzione essenziale, espansiva o limitante, degli scambi e del fenomeno
circolatorio 168 . L’analisi degli assetti sociali, incentrata sulla struttura familiare, fornisce alla
Circolazione una base “fattuale”, conseguenza logica di una concezione della natura umana
(politicòn zòon), non individualistica. Infatti, la «duplice fisionomia sociale», individuata dallo
studioso pisano, si contrappone all’aggregazione sociale individualistica, «idealistica o a priori»169,
propria della teoria economica moderna. Per l’autore «non si insisterà mai abbastanza sopra
l’efficacia di tali cause storiche derivate, anche sulle leggi economiche del commercio»170.
Lo scambio “in generale” e principi di giustizia
Bisognerebbe a questo punto capire quali siano, per l’autore, le regole dello scambio. La
circolazione non si identifica con lo “scambio in senso generale” ma comprende il solo scambio
commutativo. Per l’economista pisano, lo scambio considerato “in senso generale” trova
«fondamento (o ragione giustificativa) nella natura dell’uomo e della società, in relazione al mondo
esterno»171 e deriva sempre da atti umani volontari172. L’ambito privilegiato dello scambio, non è
quindi il mercato perché, nella sua “forma normale”, esso «spunta e si svolge primamente entro
l’involucro di istituzioni» − famiglia, vicinato, tribù, associazioni e Stato − «di carattere
sostanzialmente etico-civile; nelle quali le utilità economiche si trovano superate da fini ed esigenze
superiori, di conservazione, e procreazione, di onesto costume, di difesa giuridica» 173 . Questa
attenzione all’uomo e al suo vivere sociale, permette all’autore di ampliare la sua analisi dello
scambio ad ulteriori tipologie non commutative. Egli suddivide infatti lo scambio in tre classi:
quello circolatorio o commutativo, quello distributivo e gli scambi unilaterali (spontanei od
obbligatori). Esaminandoli l’autore mette in rilievo, per ogni tipo di scambio, l’oggetto, il criterio o
principio direttivo, la sua collocazione nell’ordine logico della ricchezza e, infine, i possibili
caratteri (scambio gratuito od oneroso; unilaterale o bilaterale). Egli si ispira, in questo, all’opera
del gesuita Cathrein il quale, nel volume Philosophia moralis, aveva suddiviso i contratti174 «in
gratuitos et onerosos», «unitalterales (pacta) et bilaterales», «nominatos» e «innominatos», questi
ultimi divisi ulteriormente nelle classi «do, ut des; do, ut facias; facio, ut facias; facio, ut des»175.
Questa ripartizione, che ha le sue radici nel diritto romano176 e nella scolastica tomistica, ha come
secondo ispiratore Luigi Taparelli e il suo Saggio teoretico di diritto naturale appoggiato sul fatto.
E proprio il modo con il quale sia Taparelli che Cathrein impiegano il concetto di “fatto”, illumina il
modo di trattare il tema economico da parte di Toniolo: un modo “basato sul fatto”. Così facendo,
Toniolo stabilisce un nesso dottrinale rigoroso tra morale-diritto ed economia.
Per Toniolo, lo scambio circolatorio o commutativo di “cose con cose” (do ut des), bilaterale
e oneroso, segue il principio della «giustizia commutativa da pari a pari». I beni sono scambiati
mediante una «stima di equivalenza, che prende nome di valore di cambio» (adaequatio) 177, nella
protezione ed ajuto non già nel jus civile (dei cittadini) ma come dicevasi nel jus gentium (di tutta l’umanità),
elaborando così mercè consuetudini popolari un corpo autonomo di leggi commerciali, in favore degli scambi». Ibidem.
168
Ibidem.
169
Ibi, p. 96.
170
Ibi, p. 92.
171
Ibi, p. 17. Cfr. anche TONIOLO, La circolazione della ricchezza. Concetti generali, moneta, credito, p. 4.
172
TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, p. 109.
173
Ibi, p. 118.
174
V. CATHREIN S.J., Philosophia moralis in usum scholarum, Herder & Co., Friburgi Brisgoviae [1895] 1935, p. 339.
175
Occorre considerare che, per Cathrein, “dare” significa «traditionem alicuius rei» e che, per i giuristi, i termini res,
rei hanno innanzitutto il valore di fatto. (A. CALASSO – S. MAZZARESE, Il principio di gratuità, Milano, Giuffrè 2008,
p. 142).
176
In merito alla impostazione giuridica romanistico-canonica di Toniolo va notato come Giampaolo Tolomei (18141893), suo professore di diritto e procedura penale, si ispirasse a una antropologia aristotelico-tomistica. Cfr. PECORARI,
Giuseppe Toniolo tra economia e società, p. 30; PECORARI, Giuseppe Toniolo e il socialismo, pp. 15-70.
177
TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, pp. 8, 110, 153-155.
16
duplice manifestazione di «legge accidentale (corrente)» di breve periodo178 − connessa a cause
prossime e relazioni accidentali (domanda e offerta, prezzo di mercato) − e di «legge normale» di
lungo periodo. Quest’ultima − collegata a “cause sostanziali” ossia alla produzione e al consumo −
suppone «una produzione rivolta al consumo» e fa riferimento «ai valori di produzione e non ai
valori di rarità»179. Lo scambio commutativo rientra nella Circolazione.
Se oggetto della circolazione è lo scambio commutativo di cose utili permutabili (do ut des) distinto dallo scambio
retributivo (do ut facias) il punto di vista specifico è designato dal criterio del valore reciproco delle cose stesse, come
norma direttiva dello scambio. Perciò ogni atto di scambio commutativo è bilaterale e oneroso, e suppone due persone
che permutano due cose, giusta una stima rispettiva coincidente, fra ciò che si cede e ciò che si riceve; stima di
equivalenza.180
Il secondo tipo di scambio, lo «scambio distributivo» di “cose con servizi” (do ut facias)181,
segue il criterio della “giustizia distributiva”. In esso assume rilevanza il merito, la situazione
sociale, le circostanze e la dignità personale. Esempio emblematico è la remunerazione del lavoro
(salario) che nel pensiero dell’autore − allo stesso modo di Taparelli182, della Rerum Novarum183 e
di Cathrein 184 −, non può sottostare alla regola dell’equivalenza commutativa. Questo scambio
rientra pertanto nella Distribuzione.
Infine, anche Toniolo considera una terza tipologia di scambi nella quale è contenuta quella
che gli antropologi moderni convengono col denominare “reciprocità generalizzata o assoluta”185.
Sono gli scambi nei quali le permutazioni di ricchezza non originano da contrattazioni ma da
relazioni sociali di natura non antagonistica, gratuita o legale. Per Toniolo, questi scambi sono il
dono, le traslazioni fatte per beneficenza, le trasmissioni ereditarie e la contribuzione a pubblici
bisogni (imposte). Sono scambi unilaterali regolati dalla spontaneità (dono, beneficenza, donazioni,
eredità) o dall’obbligatorietà (imposte) 186 e i cui principi corrispondenti possono essere indicati
nella carità o nella giustizia legale. Queste forme di scambio sono inserite nella fase del Consumo.
In sostanza Toniolo, trattando il fenomeno dello scambio in un modo “basato sul fatto”
tende a privilegiare l’osservazione della concreta realtà, come storicamente si manifesta, e a porre
attenzione anche agli aspetti antropologici e sociologici dei fenomeni. Una attenzione provata dai
molti riferimenti che egli fa ad autori suoi contemporanei, come il gesuita Heinrich Pesch, il giurista
Henry Sumner Maine, il sociologo Émile Durkheim e lo storico Numa Denis Fustel de Coulanges.
Ma innanzitutto, mediante questa analisi complessiva degli scambi, Toniolo ha tentato di dimostrare
come tutti gli scambi possano e debbano essere regolati dai principi direttivi della giustizia −
commutativa, distributiva e legale − e della carità (dono, gratuità, solidarietà), concetti ben noti
nella filosofia tomistica187. L’autore sembra pertanto perfettamente inserirsi in una tradizione di
pensiero più che millenaria che, nei suoi contenuti essenziali, non sembra mutata:
178
Ibi, pp. 35-50. Cfr. TONIOLO, Trattato di economia sociale. Introduzione, pp. 199-219.
TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, pp. 50-51. Cfr. ID, Trattato di economia sociale.
Introduzione, p. 215.
180
TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, pp. 7-8.
181
Ibi, pp. 2, 7, 110.
182
L. TAPARELLI D’AZEGLIO, Saggio teoretico di diritto naturale appoggiato sul fatto, Tip. Civiltà Cattolica, Roma
18555, vol. II, pp. 131-133; ID., Esame critico degli ordini rappresentativi, pp. 255, 267-269; ID., Il Valore e
l’Equivalenza nell’Economia, «La Civiltà Cattolica», 1858, a. 9, Serie III, vol. IX, pp. 401-416.
183
LEONE XIII, Enciclica Rerum Novarum, p. 451.
184
CATHREIN, Philosophia moralis in usum scholarum, pp. 342-344.
185
Cfr. M. BIANCHINI, La parola e la merce, Diabasis, Reggio Emilia 2005, p. 101. Per l’introduzione del concetto di
reciprocità cfr.: M. MAUSS, Essai sur le don. Forme et raison de l’échange dans les sociétés arcaïques, «Année
sociologique», serie II, tomo I, 1923-24, in ID., Sociologie et anthropologie, PUF, Paris 19977. M. SAHLINS, Stone Age
Economics, Aldine, Chicago 1971.
186
TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, pp. 7, 110.
187
Nel Commento all’Etica Nicomachea (Libro V, cap. 2-8), Tommaso distingue una giustizia legale o generale da una
giustizia particolare. Quella legale consiste nell’obbedienza alle norme finalizzate per legge, invece la giustizia
particolare segue la distinzione aristotelica tra giustizia commutativa e giustizia distributiva.
179
17
171 […] principio della destinazione universale dei beni: «Dio ha destinato la terra con tutto quello che in essa è
contenuto all’uso di tutti gli uomini e popoli, sicché i beni creati devono pervenire a tutti con equo criterio, avendo per
guida la giustizia e per compagna la carità» (360)188
201 […] Il Magistero sociale richiama al rispetto delle forme classiche della giustizia: quella commutativa, quella
distributiva, quella legale. (444)189
Il credito in relazione allo scambio e agli assetti economici
Per Toniolo anche il fenomeno del credito si colloca nel quadro concettuale dello scambio.
Ugualmente esso rientra, come per il diritto romano e per la filosofia morale, nella disciplina dei
contratti. Oltre a ciò, occorre tenere presente che l’analisi del credito, avanzata dall’autore, si basa
su alcuni elementi considerati essenziali. In primo luogo, per l’autore la moneta non né dotata di
vita propria ma è uno strumento di ausilio negli scambi190 orientati al consumo e alla produzione. In
questo, l’autore dimostra di seguire la tradizione aristotelico-tomistica secondo la quale «Pecunia
pecuniam parere non potest». In secondo luogo, il credito non è produttivo perché non crea nuova
utilità come la produzione 191 . Di conseguenza, sul tema del credito, Toniolo si oppone sia al
pensiero liberale ormai dominante − vale a dire al pensiero di coloro che ottimisticamente
credevano nella «magia del credito» 192 quasi fosse una virtù fecondante −, sia alle idee degli
economisti di scuola sociologica e dei socialisti, che vedevano nel credito un maleficio e
identificavano erroneamente l’«economia di credito» con il «capitalismo» 193 . Né lo convince
Böhm-Bawerk194 e il suo tentativo di giustificare la produttività intrinseca del capitale sulla base del
mero scorrere del tempo195. Egli assume invece la stessa posizione di Taparelli d’Azeglio e Viktor
Cathrein. Il primo aveva sostenuto che «le funzioni del Credito non sono, come la terra, sostanze
produttrici»196 e il secondo che «pecunia proferet fructus solum adiuncta industria humana»197.
Posto che il credito si basa su un elemento personale − la «fiducia nell’onestà e solvenza
altrui» o, con le parole di Taparelli, la «fiducia nell’altrui onestà e solvibilità»198 −, per Toniolo il
“principio direttivo” del credito varia in base al combinarsi di numerosi altri fattori, quali: il tipo di
attività o funzione nella quale il “capitale” viene impiegato (consumo o produzione); la natura
giuridica della traslazione (contratto di prestito, di società, di mutuo, e così via); la sostanza del
bene prestato (fungibile, non fungibile) e le circostanze della specifica operazione (esistenza del
rischio, mora, garanzie).
Nel caso di un bene ceduto a fini di consumo, il prestito − che non è un dono199 − ha per
oggetto solitamente beni fungibili e consuntibili (moneta, grano), vale a dire beni dei quali, spiega
Taparelli, non «posso cedere l’uso senza cedere la cosa» o, come spiega Cathrein, beni dei quali
non è possibile separare il «dominium directum» dal «dominium utile». Sulla base del fine
(consumo), della sostanza del bene (fungibile e consuntibile) e del dovere morale di solidarietà e di
soccorso ai bisognosi, il credito segue il “principio direttivo” della gratuità. É questo il caso della
188
PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE, Compendio della dottrina sociale della Chiesa, Libreria
Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2004, p. 92.
189
Ibi, p. 111.
190
Per Toniolo la moneta ha tre “uffici” principali: misura il valore di tutte le altre cose; rappresenta quel valore e lo
trasmette materialmente; serve come mezzo all’accumulazione delle ricchezze. Cfr. TONIOLO, La circolazione della
ricchezza. Concetti generali, moneta, credito, p. 19.
191
TONIOLO, Trattato di economia sociale. La circolazione, pp. 15-16, 18.
192
Luzzatti e Lampertico erano da tempo intervenuti criticando le idee di MacLeod il quale attribuiva al credito «la
magica potenza di crear capitali» e di generare immediatamente utilità. Cfr. L. LUZZATTI, La diffusione del credito e le
Banche popolari, Libreria Sacchetto, Padova 1863, p. 17; LAMPERTICO, Il credito, 1884, pp. 37-40.
193
TONIOLO, Criteri scientifici etico-economici intorno al credito, pp. 195, 197.
194
Ibidem.
195
UNIONE CATTOLICA PER GLI STUDI SOCIALI IN ITALIA, Atti e documenti del II Congresso cattolico, p. 221.
196
L. TAPARELLI D’AZEGLIO, Del credito, «La Civiltà Cattolica», a. 9, Serie III, X (1858), pp. 271-283, p. 282.
197
CATHREIN, Philosophia moralis, p. 350.
198
TAPARELLI D’AZEGLIO, Del credito, p. 272.
199
TAPARELLI D’AZEGLIO, Saggio teoretico di diritto naturale appoggiato sul fatto, p. 209.
18
operazione di “previdente beneficienza”, esposta dall’autore nell’opera giovanile, vale a dire di un
prestito gratuito a scopo di consumo a beneficio degli agricoltori bisognosi. Allo stesso modo, nel
diritto romano il contratto di mutuum è prestito di consumo, è un contratto con il quale si cedono
beni che si distruggono con l’uso (olio, vino, grano); da parte sua, la filosofia morale neoscolastica
classifica il mutuum come contratto gratuito di prestito di cose fungibili200.
Nel caso invece di “capitale” ceduto a fini di produzione, la cessione ha per oggetto un bene
che consiste o si trasforma in uno strumento produttivo. Di conseguenza il “principio direttivo”
dipende dal tipo di contratto, dalla presenza del rischio, dalla natura del bene e da condizioni
accessorie. In questo caso, Toniolo fa riferimento a due diverse situazioni storiche o generali. Una
che egli definisce “normale”, nel senso di cui si è più volte parlato. Una seconda, che egli definisce
imperfetta o, addirittura, “patologica”.
Nella situazione “normale” la cessione, dei mezzi per acquistare uno strumento produttivo o
direttamente di uno strumento produttivo, non comporta il trasferimento della proprietà del bene.
Questa può essere conservata secondo modalità diverse, ossia a seconda del tipo di contratto
(società, locazione, noleggio, comodato, prestito, ecc.) e delle sue caratteristiche (esplicito o
implicito, parziale o integrale). Se è stato stipulato un contratto di società, entrambi i soci
partecipano alla produzione e condividono «i rischi, come i profitti». Se è stato stipulato un
contratto di locazione, di noleggio, di prestito o altro, «il capitalista si assicura un reddito fisso»201
ma, conservando la proprietà del bene, continua a subire il rischio della sua mancata conservazione
o restituzione. Per Toniolo, solo nella situazione normale si ha il «congiungimento […] del capitale
al lavoro» mediante «l’associazione del capitalista col lavoratore»202.
Invece, nella situazione “imperfetta”, la cessione avviene mediante mutuo o “credito in
senso stretto” definito dall’autore «quell’atto, per cui in base alla fiducia nell’onestà e solvenza
altrui si trasferisce in altri un capitale, in modo da alienarne la proprietà, riservando a sé il diritto di
riavere l’equivalente.» 203 . Pertanto, mediante il contratto di mutuo, in primo luogo, si ha il
«trasferimento di proprietà del capitale stesso nel lavoratore, non potendosi far uso di una cosa
fungibile senza disporre della sostanza» 204 e, in secondo luogo, il capitalista-prestatore non
partecipa alla produzione o al rischio. Per questi motivi, per Toniolo, il mutuo non attua
l’“associazione” del capitalista con il lavoratore 205 e, benché legittimo ed economicamente
giustificato (produzione), svolge sempre una «funzione secondaria e complementare
nell’economia»206. Di conseguenza, a motivo della natura del contratto (mutuo), della sostanza del
bene prestato (consuntibile e fungibile) e dell’assenza di rischio, il creditore ha diritto a ottenere
solo l’equivalente e nulla di più. Il contratto di mutuo segue quindi il principio direttivo della
giustizia commutativa, secondo il «vecchio adagio romano-canonico, che il mutuo di sua natura è
gratuito»207; norma che evoca l’indicazione evangelica «mutuum date nihil inde sperantes» (Lc, 6,
35) e colloca il prestito monetario all’interno di una relazione solidale.
In grazia di questo trasferimento di proprietà che involge il mutuo, e della connessa separazione di ogni legame fra il
capitalista-prestatore e il lavoratore-impresario in ordine alla applicazione del capitale all’industria, - il mutuante, il
quale non partecipa e non vuole partecipare all’impiego produttivo del suo capitale, né immediatamente aggiungendo la
propria attività a quella dell’imprenditore, né mediatamente correndo il rischio della perdita eventuale nell’industria del
suo patrimonio, il mutuante, ripetiamo per virtù intrinseca del contratto di mutuo (ratione mutui) non ha diritto ad un
reddito, al di là della semplice restituzione del valore capitale208
200
CATHREIN, Philosophia moralis in usum scholarum, p. 340.
TONIOLO, Criteri scientifici etico-economici intorno al credito, p. 200.
202
Ibidem.
203
Ibi, p. 199.
204
Ibi, p. 202.
205
TONIOLO, Criteri scientifici etico-economici intorno al credito, pp. 202-203.
206
Ibi, p. 201.
207
Ibi, p. 203.
208
Ibidem.
201
19
Pertanto, per Toniolo il capitale monetario è “produttivo” a favore di chi lo “applica con la
sua attività nella produzione”, al contrario esso è “sterile” per chi del suo impiego nella produzione
se ne disinteressa209. Se il capitalista “sovventore” è legittimato a chiedere un compenso, questo
«non è giustificato da ragioni intrinseche e normali» (ratione mutui) ma «soltanto per ragioni
estrinseche ed accidentali» e solo a titolo di indennità210
La natura di semplice indennità, propria di que’ titoli di compenso che può accampare il mutuante, e che ordinariamente
si risolvono nel danno emergente, lucro cessante e pericolo della non integrale restituzione del capitale, costituisce un
altro criterio direttivo da non perdere di vista per tutte le conseguenze logiche e pratiche. Questi titoli di indennità non
sgorgano intrinsecamente dal mutuo, bensì dalle circostanze personali e sociali in cui di volta in volta il mutuo si
effettua; e perciò sono titoli estrinseci; e per quanto queste circostanze col progresso storico possano rendere frequente e
quasi abituale la richiesta di compensi speciali, pure le condizioni storiche non mutano la natura giuridica del rapporto,
che è quella di una indennità, cioè di un equivalente di un danno realmente sentito211
Per Toniolo, «l’indennità per titoli estrinseci, che scientificamente e volgarmente è detta
interesse (distinto dall’usura)» non potrà mai essere «un diritto assoluto ed universale» e la sua
entità, data dal “nocumento sofferto”, per un principio di giustizia distributiva non dovrà mai
superare il profitto dell’imprenditore212.
In merito all’economia nel suo complesso, per l’autore, il mutuo è sempre un sistema
«pericoloso economicamente, giuridicamente, socialmente»213 potendo con facilità far degenerare
l’economia di credito 214 in una situazione “patologica”. Situazione quest’ultima, propria
dell’economia capitalistica moderna, nella quale il mutuo si diffonde in tutti i rami della produzione
(industria, commercio e agricoltura) assumendo una configurazione dei rapporti economici e sociali
perversa. Questa situazione,
porge costante e sconfinato alimento alla espansione intemperante della produzione industriale, quindi alla speculazione
mercantile e infine alla concorrenza sfrenata fra produttori e speculatori, e riesce perciò a moltiplicare le crisi
commerciali propriamente dette e insieme quelle bancarie. Infine questo giro vertiginoso, incardinandosi su codesto
sistema generale e costante del mutuo accidentale, provvisorio, a corta vicenda da parte dei capitalisti, abilita i
dispositori del capitale monetario ad erigersi moderatori, arbitri, despoti di tutta la circolazione della ricchezza, ed essi
allora trovansi tratti a monopolizzare […] le masse monetarie e i titoli rappresentativi destinati invece di lor natura al
beneficio finale degli scambi universali; e con ciò salgono a dominare tutta l’economia sociale215
Per l’autore, l’assetto economico incide direttamente sull’ordine economico e sulla
tendenza, regrediente o progressiva, dell’intera economia sociale. Tuttavia, solo se il
perfezionamento dell’ordine economico avviene contemporaneamente a quello di tutti gli altri
ordini − giuridico, politico e morale − allora il progresso economico potrà dirsi “normale” e
indicherà il cammino dell’incivilimento.
Questa concezione del credito, esposta compiutamente da Toniolo nell’ambito del
Congresso cattolico degli studiosi di scienze sociali (1896), viene criticata da don Romolo Murri e
don Giorgio Gusmini nell’ambito dello stesso congresso. Il primo rimprovera a Toniolo di aver
«dato poca attenzione alle condizioni di fatto della economia moderna ed alla funzione normale,
legittima, crescente, che in onta ai suoi abusi pure acquista il capitale nel progresso economico» e
mette in guardia il professore a non «retrocedere a tutto vapore verso il Medio evo, negando la base
209
Ibidem.
L’indennità non potrà mai divenire un diritto assoluto o superare il profitto medio dell’imprenditore-lavoratore. Ibi,
p. 202.
211
Ibi, pp. 203-204.
212
Ibi, p. 204.
213
Ibiem.
214
Toniolo definisce l’economia di credito «quella serie di pratiche sociali per cui la grande maggioranza dei rapporti
economici si appoggia al prestito; ed in cui specialmente il trasferimento del capitale a servizio delle industrie si fa per
mezzo di mutui» (TONIOLO, Criteri scientifici etico-economici intorno al credito, pp. 199-200).
215
Ibi, p. 205.
210
20
dell’economia attuale, che poggia sul capitale» 216 . Il secondo ritiene la dottrina di Toniolo
«soverchiamente rigorista» e, d’accordo con Murri, afferma che «si dovrebbe cercare la legittimità
dell’interesse del capitale nella semplice prestazione di denaro, siccome vendita di un servigio utile
inerente alla cessione del capitale medesimo, rappresentato ordinariamente dalla somma
monetaria» 217 . L’economista pisano ribatte a entrambe le critiche confermando la illegittimità
dell’interesse e negando nuovamente il principio della produttività intrinseca del capitale monetario.
Il disaccordo tra cattolici non deve però sorprendere visto che il contrapporsi di diversi indirizzi di
pensiero economico all’interno della Chiesa è testimoniato anche dal dibattito insorto fin dai tempi
della istituzione dei Monti di Pietà (1462-1515). Si trattava del contrasto tra la posizione teologica
francescana-bernardiniana, favorevole a un prezzo-interesse uniforme calcolato “a priori”, e la
posizione aristotelico-tomistica incline a una indennità variabile, determinata “a posteriori”218.
Nel tentativo di ricondurre l’«economia capitalistica», cioè “patologica”, a una «economia
umana», vale a dire “normale”, l’autore indica sia gli obiettivi per una auspicabile legislazione del
credito219 sia i criteri per un “normale” ordinamento degli istituti bancari220. Pertanto, servendosi
anche del diritto dei contratti e dello schema dello scambio, Toniolo ha tentato, sia a livello teorico
che pratico, di ricondurre il fenomeno del credito nell’ambito dei «principi di giustizia e carità»221 e
di una funzione pubblica e sociale.
Riflessioni conclusive
La visione economico-politica dell’autore si caratterizza per alcuni concetti di derivazione
tomistica (ordine, fine, uomo, giustizia, carità, comunità, istituzioni, gerarchia, regole, relazioni
sociali), antitetici a quelli fondanti la teoria economica moderna (utilità, rarità o scarsità, quantità,
individuo, razionalità, efficienza, ottimizzazione, prezzo, mercato). Per comprendere intuitivamente
un’opera decisamente complessa e un linguaggio molto personale e non familiare anche agli
economisti, è senz’altro di utilità far riferimento alla distinzione polanyiana tra economia formale
ed economia sostanziale222.
Come è noto, in un’ottica formale l’economia è analisi dei comportamenti individuali
finalizzati a ottimizzare l’allocazione di risorse scarse in una prospettiva quantitativa. In tale
visione, il centro dell’economia diviene il mercato il quale sembra avere in sé la capacità di
autoregolarsi. Il metodo utilizzato da questo approccio è esclusivamente formale. In questa visione
il diritto e le istituzioni risultano superflui. Sono un dato o, al più, un incentivo al conseguimento
dell’efficienza. Secondo l’ottica sostanziale invece l’economia è osservata in relazione al sociale,
assume valenza storica, appare non avulsa dalla società ma in vario modo ne viene incorporata,
tanto da non essere percepita come tale. Non trova più applicazione il metodo ipotetico-deduttivo,
ma risulta rilevante l’indagine storica, comparatistica, antropologica, sociologica e statistica. In
questa visione le mutue relazioni e le formazioni sociali (famiglia, comunità) vengono ad acquisire
maggior rilievo rispetto ai singoli individui e al bene oggetto dello scambio di mercato. Risultano
pertanto rilevanti le regole, i ruoli e le istituzioni che orientano le aspettative e regolano i
comportamenti, le relazioni interpersonali e i molteplici aspetti della vita sociale.
Nella visione dell’autore, come emerge dagli scritti sulla circolazione, l’economia risulta
necessariamente legata al sociale, essendo la combinazione “ordine economico e benessere
materiale” gerarchicamente incorporata nella coppia “ordine sociale e bene comune” («economia
sociale»). L’economia ha, per l’economista pisano, una causa intrinseca efficiente − l’uomo
216
Ibi, pp. 217-220.
Ibi, pp. 220-225.
218
BIANCHINI, La parola e la merce, pp. 183-187.
219
TONIOLO, Criteri scientifici etico-economici intorno al credito, pp. 205-207.
220
Cfr. TONIOLO, Criteri direttivi sull’ordinamento degli istituti bancari esclusi i banchi di emissione, pp. 213-217.
221
TONIOLO, Criteri scientifici etico-economici intorno al credito, p. 211.
222
Cfr. K. POLANYI, Primitive, Archaic and Modern Economics, Doubleday & Company, Garden City (NY) 1968.
217
21
(«economia umana») −, un fine prossimo – il benessere materiale –, un fine ultimo: il bene comune,
quest’ultimo ordinato al bene eterno (causa finale). Essendo il fine − intermedio e ultimo − esterno,
l’economia non potrà avere la caratteristica di scienza compiuta o chiusa. Una economia tanto
sociale, umana e finalizzata, che nel suo svolgersi “normale” partecipa all’incivilimento. La
circolazione − con lo strumento del credito −, non diviene fine o despota dell’ordine logico della
ricchezza, ma rimane un mezzo potenziante l’efficacia produttiva e di consumo. Non essendo, nel
pensiero dell’autore, l’ordine economico-sociale un’utopia o un’astrazione formulata a priori, ma
una realtà fatta di persone, organi e istituzioni − cioè «fatti» −, l’economia non si autoregola ma
deve uniformarsi ad alcuni “principi direttivi” (etici, giuridici, politici). In particolare, l’economia di
credito dovrà ubbidire sempre ai doveri della moralità, della giustizia e della solidarietà.
Questo “quadro” può di sicuro collocarsi nell’ambito della economia sostanziale. Esso però
affonda le sue radici remote nel millenario pensiero cristiano trasmesso dalla tradizione tomista e le
radici prossime nel pensiero della neoscolastica di metà Ottocento, esposta negli scritti di Taparelli
D’Azeglio223, di Victor Cathrein e contenuta nel magistero di Leone XIII.
Toniolo ha pertanto tentato di dimostrare che, teoricamente e praticamente, «il progresso
consisterà nel conservare perfezionando. Fuori di questa soluzione pratica […], anco nel poderoso e
flagrante problema del credito, che desta tante ansie, ire e proteste, non rimane che il
conservatorismo corroditore della scienza liberale, che spinge allo sfacelo finale il capitalismo
moderno, ovvero il radicalismo spogliatore del programma socialistico»224.
223
L. TAPARELLI D’AZEGLIO, Saggio teoretico di diritto naturale appoggiato sul fatto, Muratori, Palermo 1840-431,
Tip. Civiltà Cattolica, Roma 18555; ID., Esame critico degli ordini rappresentativi nella società moderna, Tip. Civiltà
Cattolica, Roma 1854. L’elenco degli scritti di Taparelli a contenuto economico e l’inventario degli articoli economici
apparsi sulla «Civiltà Cattolica», dal 1852 al 1861, sono esposti nella «Rivista internazionale di scienze sociali e
discipline ausiliarie» fin dal suo primo anno di pubblicazione. (Cfr. TALAMO, Per il Centenario dalla nascita del P.
Luigi Taparelli D’Azeglio, p. 523). Anche la Positio Pisana indica appunti e riassunti di Toniolo tratti da numerosi
articoli della «Civiltà Cattolica».
224
TONIOLO, Criteri scientifici etico-economici intorno al credito, p. 225.
22
Scarica

il credito e la circolazione della ricchezza “appoggiati sul fatto”