INDICE
SESSIONE: SICUREZZA
Abstracts delle comunicazioni
Formazione all'analisi dei processi lavorativi per la sicurezza e la
qualità
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HPH e sicurezza: rischio biologico e formazione del personale dell'ASL
4 (regione Piemonte)
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Realizzazione di un progetto per la sicurezza: organizzazione di un
laboratorio centralizzato per l'allestimento dei farmaci chemioterapici
antiblastici
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Gruppo HPH per la sicurezza
Gestione delle Emergenze: l'esempio di una struttura psichiatrica
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Valutazione della sicurezza negli stabilimenti ospedalieri:
un'esperienza condotta da cittadini nell'Azienda USL di Modena
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Abstracts dei posters
Miglioramento della qualità e della sicurezza sul lavoro con il metodo
delle congruenze organizzative applicato ad una U. O. di Neonatologia
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Rischio chimico da lattice tra gli operatori sanitari - contributo
conoscitivo
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Infortunio da contaminazione biologica - esiti dell'impatto formativo sul
personale di assistenza
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"Progetto Sicurezza "
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Percorso formativo sull'utilizzo e preparazione dei farmaci antiblastici
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Il processo di formazione, ai sensi del D.Lgs. 626/94, in un'Azienda
ospedaliera della rete lombarda HPH
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Cultura della sicurezza e cultura della salute per gli operatori sanitari
dell'Azienda Ospedaliera Istituti Ospitalieri di Cremona. Progetto di
ristrutturazione partecipativa in attuazione della legislazione vigente
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Percorso formativo per il miglioramento del lavoro, della salute e del
riadattamento nell'Unità Operativa di Rieducazione Neuromotoria
74
La comunicazione in tema di sicurezza rivolta agli operatori sanitari
circa il corretto utilizzo di antisettici e disinfettanti in Ospedale
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Realizzazione della sezione di lungodegenza a basso rischio
professionale per quanto concerne la movimentazione manuale dei
pazienti
77
Progetto di centralizzazione dei farmaci antiblastici
78
La prevenzione del rischio biologico in ambito sanitario
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Dipartimento Alberghiero Ospedaliero e contributo alla sicurezza
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L'intervento sulla prevenzione del mal di schiena degli operatori
sanitari
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Gestione del rischio. Un'esperienza di risk management nell'Ostetricia
e nel Consultorio di Carpi
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La prevenzione della lombalgia: un'esperienza a Reggio Emilia con gli
operatori dei nidi e scuole dell'infanzia
85
Progetto di formazione movimentazione manuale carichi
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Dalla verifica degli infortuni al beneficio per la più agevole
movimentazione dei pazienti
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
SESSIONE:
SICUREZZA
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
COMUNICAZIONI
FORMAZIONE ALL'ANALISI DEI PROCESSI LAVORATIVI PER LA
SICUREZZA E LA QUALITÀ
Antonio Cristofolini, Direttore N.O. Medico Competente Azienda Provinciale per i
Servizi Sanitari Trento
L'Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento, che conta circa 6800 dipendenti
operanti in 13 distretti e 7 ospedali, i nuovi obblighi di sicurezza derivanti
dall'emanazione del D.Lgs.626/94 sono stati visti come un'opportunità per analizzare e
riprogettare i processi di lavoro con il coinvolgimento di tutti gli operatori.
Infatti il D.Lgs.626/94 delinea una concezione di prevenzione primaria, generale,
programmata e progettuale, in cui la valutazione dei rischi e l'individuazione e la
programmazione delle misure di prevenzione sono strettamente correlate alla capacità di
analisi e progettazione del lavoro coinvolgendo tutte le professionalità in un'approccio
multidisciplinare per il miglioramento della sicurezza, del benessere, dell'efficienza e
dell'efficacia.
Il sistema gestionale dell'Azienda è stato mobilitato per una descrizione
metodologicamente fondata dell'organizzazione del lavoro, individuando circa 600
dirigenti e preposti che sono stati addestrati all'uso del Metodo delle Congruenze
Organizzative.
Tale Metodo fa riferimento alla Teoria dell'Azione Organizzativa, che considera ogni
situazione di lavoro come risultato di scelte decisionali e di azioni operative in termini di
obiettivi, tecniche e strutturazione del lavoro, in un percorso di razionalità limitata, le cui
conseguenze sono rilevanti non solo per l'interpretazione della situazione di lavoro, ma
soprattutto per le azioni di intervento. Gli operatori, dopo un corso di due giornate, sono
stati messi in grado di individuare e descrivere in ogni fase del processo di lavoro la
configurazione e le relazioni tra le azioni tecniche (struttura dei compiti); le attribuzioni, i
luoghi, i modi, i tempi di svolgimento delle azioni tecniche e le modalità di
coinvolgimento dei soggetti agenti (struttura sociale); le conoscenze tecniche per il
raggiungimento dei risultati attesi e relative a oggetto, mezzi e processo di
trasformazione. i è ottenuto uno strumento che si può aggiornare e integrare nel tempo,
fornendo gli elementi di incontro e discussione tra tutti gli operatori coinvolti per
analizzare le congruenze organizzative del processo di lavoro in esame e gli elementi di
costrittività che possono costituire occasioni di rischio. Con la redazione del documento
di analisi di processo vengono restituite alle gerarchie aziendali e ai medico competente
informazioni utili all'espletamento dei propri obblighi nei confronti di lavoratori e
pazienti: il documento costituisce una guida al sopralluogo da consultare durante le visite
nei luoghi di lavoro, definisce tempi e modalità di esposizione utili ai fini della
quantificazione tecnica dei rischi, permette di delineare il profilo di rischio delle figure a
cui vengono attribuiti i compiti per programmare la sorveglianza sanitaria mirata al
rischio, consente di stabilire matrici di responsabilità e gerarchie d'intervento nella
programmazione degli interventi tecnici, nella stesura di protocolli comportamentali
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
condivisi e nell'individuazione dei bisogni formativi che coincidono con le incongruenze
nell'organizzazione. La valutazione dei risultati del programma di addestramento e
formazione ha permesso di apprezzare significative trasformazioni nei processi di lavoro
tramite l'individuazione di situazioni di lavoro potenzialmente pericolose, l'introduzione
di scelte organizzative proposte dai lavoratori, un lavoro di analisi continuo per il riesame
sistematico, il recupero nel processo di lavoro di lavoratori con limitazioni fisiche, un
miglioramento del clima di lavoro. L'analisi del processo di lavoro è conoscenza
approfondita del proprio lavoro e quindi uno strumento formativo che porta ad un
miglioramento della qualità del lavoro e, in ambito sanitario, A un miglioramento della
qualità delle cure. I lavoratori si sono resi consapevoli che il proprio benessere è un
obiettivo perseguibile contemporaneamente a quello di un miglioramento continuo della
qualità dell'assistenza.
HPH E SICUREZZA: RISCHIO BIOLOGICO E FORMAZIONE DEL PERSONALE
DELL'ASL 4 (REGIONE PIEMONTE)
Nicola Giorgione*, Armando Lazzarin**, Laura Gandolfo***
*Direttore Sanitario dei Presidi Ospedalieri, **Infermiere Controllo Infezioni,
***Assistente Sanitaria.
CONTESTO: L'ASL 4 ha 2 presidi ospedalieri ed è riferimento dell'area Nord della Città di
Torino per l'emergenza sanitaria. La tutela dei lavoratori ASL 4 è considerata un processo
di miglioramento continuo dell' attività dell' ASL 4. In particolare la diffusione delle
conoscenze relative al rischio biologico in ospedale ha rappresentato impegno prioritario
per la Direzione dell'ASL 4 .
L'obiettivo è di migliorare le conoscenze sul rischio biologico e sul corretto smaltimento
dei rifiuti ospedalieri, da parte degli operatori sanitari, attraverso percorsi formativi
specifici.
POPOLAZIONE TARGET: Sono stati interessati al progetto 1.100 operatori (di questi ruoli
professionali: AFD, Infermieri, Tecnici, OTA, Ausiliari) che rappresentano il 90% del
totale degli operatori in ruolo all'ASL 4.
INDICATORI: Gli indicatori utilizzati sono quelli relativi al n° di persone formate, n° di
incontri effettuati, n° di ore di formazione, % di partecipazione ai corsi, valutazione
iniziale (pre-test) e valutazione finale (post-test), costituzione del manuale informativo,
registrazione dei presenti, rilascio dell'attestato finale al raggiungimento della
significatività del test.
PROGRAMMA DELLE ATTIVITÀ: Sono stati programmati (dal 1996 ad oggi) N° 50 incontri,
con gli operatori di tutte le Unità Operative ospedaliere e dei Distretti Territoriali 1 e 2.
L'ICI e l'AS sono stati coinvolti come formatori. Gli argomenti trattati sono:
a) conoscenza e utilizzo dei DPI (Dispositivi di Protezione Individuale)
b) isolamenti da contagio (aereo, da droplet e da contatto)
c) procedure a rischio (medio, alto e basso rischio)
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
d) infortunio sul lavoro (manovre di emergenza)
e) riutilizzo del materiale (decontaminazione)
f) smaltimento rifiuti (smaltimento aghi e taglienti, tipologia e differenziazione)
Gli incontri consistono nell'illustrare, con lucidi e materiale sanitario, ciò che l'ASL4 ha
in dotazione per la protezione del lavoratore. Per gli argomenti trattati è stato costituito un
manuale informativo che viene dato ad ogni partecipanti all'incontro. Inoltre viene
effettuato un test di accertamento per verificare l'effettivo passaggio delle informazioni. Il
test è composto da domande inerenti i contenuti, viene somministrato all'inizio
dell'incontro (pre-test) e alla fine dell'incontro (post-test) in cui è possibile verificare la
significatività (P <0.01) della rispondenza alla prova, che viene comunicata alla fine
dell'incontro.
VALUTAZIONE DEI RISULTATI: Dal 1996, anno dell'inizio dei corsi, ad oggi sono stati
formati 1.100 dipendenti in 50 incontri. I risultati sono:
a) aumento della consapevolezza del rischio biologico (verifica pre e post)
b) incremento dell'uso dei DPI (verifica diretta)
Questo ha determinato che i lavoratori utilizzino i DPI in tutte le manovre a rischio e
quando, malauguratamente, incorrono in un infortunio comunque avevano i DPI
necessari. Sulla gestione dei rifiuti vi è stata, dal 1998 (in sintonia con la normativa
vigente D.Lg. 22/97), una netta differenziazione con un aumento dei recupero della
materia prima come: vetro, carta, cartone, organici, plastica, etc. che prima venivano
smaltiti come rifiuto pericoloso o come assimilabile ai rifiuti urbani. Questa
differenziazione comporta un netto risparmio del 20% sui costi per lo smaltimento dei
rifiuti pericolosi.
Le problematiche rilevate vengono raccolte e si comunicano ai servizi pertinenti (es.
Reparti e Servizi, Direzione Sanitaria, Economato, con informazioni di ritorno).
REALIZZAZIONE DI UN PROGETTO PER LA SICUREZZA: ORGANIZZAZIONE
DI UN LABORATORIO CENTRALIZZATO PER L'ALLESTIMENTO DEI
FARMACI CHEMIOTERAPICI ANTIBLASTICI
G.Monina*, M.Ghiringhelli*, A.Luoni*, G.Ruffato*, E.Massimo**
*Servizio di Farmacia - A. O. Gallarate; **Direzione Sanitaria di Presidio - A. O.
Gallarate
La tutela della salute dei luoghi di lavoro ha spinto il legislatore ad evidenziare, tra le
situazioni a rischio per il personale sanitario, anche la manipolazione dei farmaci
chemioterapici antiblastici. In questo contesto, intervenire tempestivamente per realizzare
un modello che assicurasse la salvaguardia degli operatori interessati è diventato, per la
nostra Azienda, un obiettivo da perseguire con particolare impegno.
OBIETTIVI:
Il Provv. 5 Agosto 1999 (G.U. n°236 del 07.10.99) "Documento di linee guida per la
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
sicurezza e la salute dei lavoratori esposti a chemioterapici antiblastici in ambiente
sanitario" detta le norme vincolanti per le strutture sanitarie per la prevenzione e la
protezione degli operatori. L'obiettivo della nostra Azienda è stato quello di realizzare,
nel Servizio di Farmacia, il progetto di un Laboratorio (Unità Farmaci Antitumorali) in
linea con il Provvedimento e con le Norme di Buona Preparazione del Formulario
Nazionale F.U., per garantire la sicurezza degli operatori e la qualità del farmaco
preparato per la somministrazione al paziente (sicurezza del paziente).
POPOLAZIONE TARGET:
questo progetto vede il coinvolgimento di figure professionali diverse: farmacista, medico
oncologo, medico igienista, personale infermieristico, in un contesto interdisciplinare
INDICATORI:
disponibilità di locali e apparecchiature rispondenti ai requisiti richiesti dalle norme e
linee guida in materia (cabina a sicurezza biologica di classe II, tipo B3, frigorifero,
lavaocchi). Disponibilità di procedure scritte destinate al personale addetto alla
manipolazione, alla consegna ai reparti, alle operazioni di pulizia.
PROGRAMMA DELLE ATTIVITÀ:
l'impegno si è concentrato su tre fronti, la ristrutturazione dei locali, la disposizione degli
arredi e delle attrezzature necessarie, la formazione del personale, seguendo: Linee guida
statunitensi ASHP/1990; Documento di Consenso ISPELS/1995; Linee Guida
SIFO/1998; Provv. 5 agosto 999, Norme per la buona preparazione dei medicamenti in
farmacia del Formulario Nazionale F.U. ed. IX
VALUTAZIONE DEI RISULTATI:
il laboratorio realizzato è strutturalmente articolato in due locali: uno spogliatoio/zona
filtro e un laboratorio attrezzato. Punti chiave per l'ambiente: adeguata volumetria dei
locali (m.cubi 50), scalo esterno dell'aria, "controllo" aperture per mantenere il
laboratorio in depressione, verifica condizioni ambientali (barometro differenziale,
termometro, igrometro), installazione di un sistema di scambio a cassetto tra i due locali
per il trasferimento dei prodotti, riducendo al minimo il movimento di persone, frigorifero
per la conservazione dei farmaci, cabina a sicurezza biologica con flusso laminare
verticale. Punti chiave per il personale: corso di formazione e dotazione di specifici
protocolli di comportamento per tutte le attività (utilizzo dei sistemi di protezione
personale, manipolazione di farmaci e del materiale contaminato, consegna al reparto,
operazioni di pulizia ambientale e della cabina a sicurezza biologica). In termini di
sicurezza, si è visto che la realizzazione di questo progetto (centralizzazione con
personale dedicato) offre il vantaggio di poter effettuare un costante intervento di
sensibilizzazione e di aggiornamento sulle problematiche legate alla manipolazione che
sono veramente i punti critici nella realizzazione del progetto.
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
GRUPPO INTERAZIENDALE HPH PER LA SICUREZZA - EMILIA ROMAGNA
Coordinatore: C. Cuzzoni,
Aziende: Ausl Modena, Ausl Ravenna, Ausl Reggio Emilia, Ausl Bologna Sud, Ausl
Bologna Nord, Ausl Ferrara
Il governo della sicurezza negli stabilimenti ospedalieri è legato ad aspetti generali che
coinvolgono l'organizzazione nel suo complesso, dagli aspetti strutturali, a quelli
tecnologici, a quelli comportamentali: il management in particolare è chiamato a garantire
misure di prevenzione e controllo che coinvolgono l'intera struttura ospedaliera a favore
della sicurezza del paziente, del professionista, della comunità servita, in un'ottica che va
ben oltre la messa a norma, per creare una cultura partecipata di governo dei rischi.
Il Gruppo Sicurezza ha sviluppato un pacchetto formativo avente per target l'operatore
sanitario diverse tematiche, finalizzato a fornire le conoscenze di base indispensabili alla
gestione del rischi professionale e allo sviluppo degli aspetti di comunicazione nei
confronti del paziente e dei familiari. In questo modo l'operatore sanitario diventa
portatore di informazioni mirate al miglioramento del controllo della sicurezza e salute
dell'utente, sia in ambito sanitario sia in ambito domiciliare, mediante una maggiore
conoscenza delle tecniche e comportamenti necessari per la gestione del rischio specifico.
I pacchetti formativi sono costituiti dal progetto formativo, dal materiale didattico per il
docente e per i discenti, dal materiale informativo per il paziente e i familiari. I corsi
hanno una durata prevista di circa 4 ore, e consentono di definire un livello minimo di
formazione comune tra gli operatori delle varie aziende aderenti. Gli indicatori di verifica
per gli operatori sono quelli tipici del contesto formativo, di apprendimento e gradimento,
per gli utenti gli indicatori proposti sono specifici dell'argomento considerato. I docenti
sono da individuare nel personale interno, previo l'effettuazione di un momento formativo
di training rispetto agli obiettivi del corso specifico.
L'attività è stata sviluppata mediante 3 sottogruppi di lavoro dedicati alle seguenti
tematiche Rischio Biologico, Movimentazione Pazienti, Gestione dell'Emergenza. Per il
Rischio Biologico l'aspetto caratterizzante l'aspetto HPH è la consegna ai familiari di
pazienti affetti da determinate patologie di un opuscolo informativo accompagnato da una
comunicazione mirata da parte dell'operatore sanitario. Ciò è programmato per le unità
operative ospedaliere per l'assistenza a domicilio per i casi a maggior rischio. I docenti
del corso saranno da individuare per gli aspetti teorici nel personale medico con
competenze in igiene, epidemiologia, malattie infettive, direzione sanitaria; per gli aspetti
pratici personale infermieristico con competenza igiene ospedaliera e controllo delle
infezioni.
Per la Movimentazione Pazienti si ricalca lo schema precedentemente descritto, con
l'obiettivo di ridurre anche il rischio da movimentazione durante l'assistenza a domicilio
per i familiari.
La Gestione dell'Emergenza ha un contesto ambientale di applicabilità limitato alla
struttura sanitaria (ospedali, RSA e strutture Psichiatriche). In tale ambito i pazienti e i
familiari riceveranno anche mediante un pieghevole informativo, le informazioni
riguardanti l'esistenza di una Procedure d'Emergenza Interna, la presenza di personale
specificatamente formato a cui far riferimento per determinate evenienze. La segnaletica
completa il quadro informativo. Il pacchetto formativo necessariamente di carattere
generale, e può essere adattato al contesto di applicazione in funzione della struttura,
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
dall'organizzazione e delle responsabilità specifiche. Si propone uno sviluppo su base
triennale della formazione di tutti gli operatori interessati. Gli interventi di formazione
devono essere accompagnati dai relativi aspetti di miglioramento del condizioni di
movimentazione dei pazienti, dei dispositivi di sicurezza durante operazioni a rischio
biologico sui pazienti, della segnaletica per l'emergenza.
Gli interventi saranno valutati a scadenza annuale, sulla base del personale coinvolto sulle
varie tematiche, anche in relazione al target individuato (ospedale, unità operativa,
assistenza domiciliare, personale di strutture sanitarie residenziali), e dal numero di
pazienti raggiunti dalla comunicazione specifica.
GESTIONE DELLE EMERGENZE: L'ESEMPIO DI UNA STRUTTURA
PSICHIATRICA
G. Morini1, A. Pinotti1, I. Cioni1; R. Bertolini 2, A. Rinaldi 2, R Ferrari 2;
1 = Servizio Prevenzione e Protezione; 2 = Modulo Dipartimentale di Salute Mentale
Guastalla Correggio.
Una struttura destinata a pazienti psichiatrici è caratterizzata da una particolare relazione
tra Security (sicurezza delle relazioni con l'esterno) e Safety (sicurezza dell'attività). La
struttura oggetto dell'intervento è stata inaugurata nel 1988, in un moderno edificio dotato
di impianto di tarme antincendio, e ospita al suo interno il Servizio di Salute Mentale e
una struttura semiresidenziale. Da quest'anno è stata attivata anche una struttura
residenziale con 12 posti letto. L'attività residenziale è caratterizzata da un contenuto
livello di attività nel periodo notturno e dalla conseguente presenza di un ridotto numero
di operatori. La valutazione dei rischi, aggiornata con la collaborazione del personale
della struttura, ha evidenziato che durante il periodo diurno l'attività residenziale e
semiresidenziale frequentemente si intrecciano; nel periodo notturno, con la sola attività
residenziale in atto, la necessità di controllare la possibile fuoriuscita di pazienti comporta
un carico di responsabilità rilevante e la richiesta di un livello di attenzione eccessivo per
il personale infermieristico. L'intreccio tra valutazione dei rischi per gli operatori, la
sicurezza dei pazienti e, volendo, la garanzia che comunque la struttura non possa
rappresentare fonte di preoccupazione per la comunità ove è inserita, comporta un
approccio alla gestione dell'emergenza diverso da quello classico. Occorre infatti
permettere una rapida e sicura evacuazione in caso di incendio e mantenere dei sistemi di
contenimento per i pazienti in particolari periodi. Naturalmente l'approccio è stato
definito dal personale medico, chi segue la sicurezza si è limitato a ricercare il miglior
compromesso tra la sicurezza di tutti gli occupanti la struttura, il contenimento dello
stress notturno dovuto alla sorveglianza di determinati pazienti, e la completa tranquillità
della comunità locale. La ricerca della soluzione è passata attraverso alcuni incontri con i
responsabili e la capo sala dell'unità operativa, nella ricerca di un set di soluzioni
tecniche, nello sviluppo di un piano d'emergenza ad hoc e nella formazione puntuale degli
operatori rispetto alla gestione dell'emergenza. Gli incontri con gli operatori hanno
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
permesso una buona conoscenza della struttura, necessaria per lo sviluppo di un piano
specifico. Le soluzioni tecniche adottate prevedono tra l'altro un sistema di chiusura delle
uscite d'emergenza collegato con l'impianto antincendio: l'intervento di quest'ultimo
anziché comandare la chiusura di porte resistenti al fuoco ne determina l'apertura; poiché
tale principio di funzionamento è stato sviluppato autonomamente, lo si è ritenuto non
totalmente affidabile e di ciò se ne è tenuto conto nello sviluppo del piano d'emergenza.
Quest'ultimo è stato sviluppato come procedura operativa, conformemente ai criteri
adottati per l'accreditamento, individuando con precisione tutti i livelli di responsabilità.
L'attività prevista dalla procedura è rimandata a allegati, costituiti da istruzioni operative:
il Registro per le verifiche periodiche antincendio, strumento di prevenzione essenziale,
ed il Manuale operativo in caso d'emergenza, strumento tradizionale per contenere il
danno nel caso si verifichi l'evento indesiderato. In particolare è previsto che tutti gli
operatori del residenziale abbiano sempre con sè le chiavi che permettono l'apertura delle
porte anche in caso di malfunzionamento del sistema dedicato. Una ulteriore chiave di
scorta è disponibile in guardiola ed è prevista una sorveglianza specifica a livello di
Registro delle verifiche periodiche. Gli operatori hanno effettuato un percorso formativo
completo: oltre un terzo ha frequentato un corso 16 ore con esame di abilitazione da parte
del comando provinciale dei vigili fuoco, ed in particolare la capo sala ed il responsabile
della struttura residenziale. Per motivi di compatibilità, il restante personale ha effettuato
un corso ridotto ma che comunque prevede l'apprendimento dell'uso dell'estintore. Tutto
il personale ha inoltre frequentato un corso di formazione sulla procedura d'emergenza.
Un ulteriore livello di controllo è previsto in capo al Servizio Prevenzione e Protezione, il
tutto autorizzato dalla Direzione Sanitaria. Un apposito pieghevole informativo è
consegnato, in un idoneo momento di contatto tra il personale e i familiari del paziente,
agli stessi, allo scopo di informarli sulle scelte effettuate per la sicurezza complessiva
degli occupanti 'edificio. G.7.02 Inserimenti lavorativi R.DIS R.CDR Atto R.DIS su
proposta CDR e modulo di liquidazione.
VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA NEGLI STABILIMENTI OSPEDALIERI:
UN'ESPERIENZA CONDOTTA DA CITTADINI NELL'AZIENDA USL DI
MODENA
Sig.ra Loredana Cuzzani Componente C. C.M. Azienda USL Modena
Sig.ra Marina Incerti
Componente C. C.M. Az. USL Modena
Dr. A F. Novaco
Resp. Sistema Qualita'Az. USL Modena
Dr. A N.Poppi
Collaboratore Amm.vo Sistema Qualità Az. USL Modena
Ing. G. Salsi
S.P.P.A. Az. USL Modena
CONTESTO, MOTIVAZIONI ED ASPETTI
Nell'anno 1999, l'Azienda USL di Modena ha aderito alla "Campagna Nazionale
Ospedale Sicuro" promossa dal Tribunale dei Diritti del Malato consistente in un
monitoraggio "civico" - effettuato da cittadini - di alcuni aspetti legati alla sicurezza negli
ospedali.
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
La rilevazione, che ha interessato in prima battuta l'ospedale di Carpi, è stata condotta da
un team di quattro rappresentanti di cittadini appartenenti ad associazioni di volontariato
utilizzando un set di strumenti:
1) Una griglia di rilevazione strutturale attraverso cui i cittadini hanno registrato alcuni
dati rispetto alla situazione della sicurezza in ospedale (presenza ed evidenza della
segnaletica antincendio; eventuale presenza di barriere architettoniche; situazione
degli impianti tecnici e dei gas medicinali) che i cittadini possono acquisire tramite
osservazione diretta o per semplice intervista agli operatori.
2) Una griglia di rilevazione periodica attraverso cui sono stati rilevati i fenomeni che
possono variare nel tempo (eventi sentinella cioè fatti che, anche se accadono una
sola volta, possono essere ritenuti sintomo di disfunzioni e quindi non possono essere
ignorati).
3) Questionari somministrati a 20 operatori con l'obiettivo di esplorare qualità e
quantità di informazioni sulla sicurezza disponibili agli operatori.
4) Questionari per il Responsabile del S.P.P.A.; il Medico Competente e per
l'Infermiere Responsabile della Prevenzione delle Infezioni Ospedaliere - attraverso
cui sono state acquisite informazioni e notizie sulla sicurezza da figure di importanza
cruciale per la gestione della sicurezza negli ospedali.
Il Sistema Qualità, coerentemente alla propria mission di stimolo allo sviluppo di una
cultura di responsabilità condivisa e di partecipazione di tutti gli attori coinvolti nel
sistema sanitario a percorsi e progetti nell'ottica del miglioramento continuo, ha seguito i
cittadini nella loro formazione, nella rilevazione e nella lettura dei dati.
Per l'interpretazione e l'utilizzo dei dati è stata utilizzata la seguente metodologia:
A. Definizione della sicurezza come risultante di quattro componenti.
B. Articolazione dei componenti in fattori di qualità in analogia ai fattori di qualità
definiti Dpcm 19.5.1995 sulle Carte dei Servizi: aspetti cioè che qualificano il rapporto
dei cittadini con strutture sanitarie - in questo caso in ambito di sicurezza.
C. Individuazione di indicatori per "misurare" ogni fattore di qualità considerato per un
totale 160 indicatori.
In sintesi:
COMPONENTI
EDIFICI
Sicurezza degli edifici all'interno dei
quali si svolgono le attività sanitarie
PERSONALE
Livello di informazione e formazione del
personale che opera all'interno delle
strutture
VIGILANZA
Grado di attenzione dedicato ai
problemi connessi con la sicurezza
ORGANIZZAZIONE
Provvediamenti strutturali e
organizzativi adottati dall'Azienda sul
tema sicurezza.
FATTORI di QUALITA'
Strutture Comuni - P.S. - impianti elettrici - Prevenzion Incendi
- Impianti di condizionamento - Impianti gas medicinali Cantieri.
Livello di Informazione - Formazione - Conoscenza
dell'organizzazione - Conoscenze operative
Comportamenti - Sorveglianza - Informazione - Segnaletica.
Sicurezza Igienica, Degenza, Manutenzione e Controlli,
Sicurezza del Lavoro e Provvedimenti generali.
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
Al termine delle rilevazioni sul campo, i dati sono stati elaborati secondo i seguenti
criteri:
1. Attribuzione di un valore da 0 (totale inadeguatezza) a 1 (assoluta adeguatezza) con
opportune scale di 0.25, 0.50 e 0.75 ai singoli indicatori.
2. Attribuzione di un valore ai fattori di qualità come media aritmetica dei valori degli
indicatori espressi in centesimi.
3. Attribuzione di un valore alle componenti come media dei fattori di qualità
considerati. 4. Attribuzione di un punteggio all'ospedale come media delle
componenti.
La rilevazione ha permesso di evidenziare alcune criticità e di adottare specifiche azioni
di miglioramento legate alla sicurezza strutturale, degli impianti, alla segnaletica ed alla
formazione-informazione del personale. In particolare è stato realizzato e diffuso agli
operatori una brochure informativa sui rischi principali presenti in ospedale e sui
comportamenti da tenere per evitarli. Nell'anno 2000 (Settembre) è stata ripetuta la
rilevazione all'ospedale di Carpi ed analoga esperienza è stata condotta all'ospedale di
Castelfranco Emilia.
OBIETTIVI:
1. Stimolare l'attenzione di operatori e cittadini sul tema della sicurezza nelle strutture
ospedaliere.
2. Costruire un network civico per la sicurezza in cui i cittadini possano svolgere un
ruolo nella rilevazione e nell'utilizzo dei dati.
3. Sperimentare una allenza a livello locale sul tema della prevenzione dei rischi in
ospedale (patto locale per la sicurezza).
4. Avviare una progettazione a medio-lungo termine sulla prevenzione dei rischi in
ospedale curando gli aspetti strutturali, formativi-informativi per il personale e per i
pazienti.
5. Misurare e dare una dimensione ai fattori di qualità rilevanti per la sicurezza in
ambito ospedaliero.
POPOLAZIONE TARGET:
ƒ Cittadini e pazienti
ƒ Operatori e professionisti
INDICATORI DI STRUTTURA, DI PROCESSO E DI ESITO:
ƒ Presenza di un set di strumenti per la rilevazione di fattori di qualità ed indicatori
relativi al monitoraggio della sicurezza negli stabilimenti ospedalieri.
Complessivamente sono stati individuati n. 160 indicatori per il monitoraggio delle
componenti sopra individuate.
ƒ Presenza e diffusione agli operatori di una brochure informativa sui principali rischi
presenti in ospedale e sui comportamenti da tenere per evitarli.
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
POSTERS
MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ E DELLA SICUREZZA SUL LAVORO CON
IL METODO DELLE CONGRUENZE ORGANIZZATIVE APPLICATO AD UNA
U.O. DI NEONATOLOGIA
Giuseppe De Nisi, Fabio Pederzini
U. O. di Neonatologia - Ospedale S. Chiara - TRENTO (ITALY)
La U.O. di Neonatologia dell'Ospedale S. Chiara di Trento è l'unico Centro di Terapia
Intensiva Neonatale del Trentino, provincia con circa 500.000 abitanti e circa 5000 nati
per anno. La U.O di Neonatologia di Trento ricovera il 96% dei neonati di peso <1500 g e
tutti i neonati ad alto rischio della provincia; garantisce il Trasporto Assistito Neonatale
d'Emergenza per tutti i neonati patologici della provincia; garantisce l'assistenza
neonatale e la formazione del personale sanitario sia nell'Ospedale S. Chiara di Trento,
sia in altri 3 ospedali periferici non dotati di reparto di Pediatria; esegue da oltre 20 anni
un'attenta epidemiologia perinatale regionalizzata per analizzare i bisogni e ottimizzare
l'assistenza.
I principali indicatori assistenziali sono nettamente migliori rispetto alle medie nazionali
ed internazionali. I dati relativi a tutta l'area della provincia di Trento sono:
• natalità poco superiore al 10 per mille abitanti
• mortalità neonatale pari all' 1.9 per mille nati vivi (anni 1997-1999)
• mortalità tra i neonati di peso 500-1499 pari al 10 %
• esiti gravi a distanza (valutati a 2 anni) inferiore all' 1 per mille
La Direttiva CEE 89/391, recepita in Italia con il Decreto Legislativo N° 626 del
19/09/94, costituisce una rivoluzione in materia di prevenzione e protezione dai rischi
connessi a qualsiasi attività e all'ambiente in cui si opera. A differenza del passato, dove il
Datore di Lavoro si faceva carico di imporre determinati comportamenti e dispositivi di
prevenzione, stabiliti dalla legge, oggi la sicurezza è considerata una funzione aziendale;
essa chiede il coinvolgimento e la partecipazione di tutti, per perseguire un miglioramento
delle condizioni di lavoro. Il clima lavorativo della U.O. di Neonatologia di Trento si basa
proprio sulla ricerca del miglioramento della prestazione professionale e soprattutto sulla
integrazione tra le diverse figure lavorative (medici, infermiere, ausiliarie e segretaria)
con il coinvolgimento dei genitori dei neonati ricoverati (comunicazione, formazione,
accesso in reparto senza limitazioni di orario).
Il Metodo delle Congruenze Organizzative per l'analisi dei processi lavorativi (B.
Maggi: Organizzazione e benessere, Etas Libri 1990) ha portato all'identificazione dei
processi a rischio per l'operatore e per i pazienti, con l'individuazione e l'applicazione dei
correttivi ai fini della sicurezza e responsabilità derivanti dal D.Igs. 626/94. Per ogni
procedura sono stati discussi ed esaminati i seguenti fattori: la struttura dei compiti e la
struttura sociale, le conoscenze tecniche, i rischi potenziali, l'individuazione dei correttivi.
I risultati dell'applicazione di tale metodo ha comportato:
• la stesura di protocolli comportamentali condivisi;
• la valutazione di situazioni di lavoro errate o "a rischio";
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
• l'accettazione di proposte del personale direttamente coinvolto nelle diverse fasi
lavorative;
• l'opportunità di un "audit" interno basato sulla ricerca del "bene vicendevole";
• la riduzione dell'esposizione legale: tutti gli operatori sono stati sensibilizzati
• il recupero di figure lavorative etichettate con "limitazioni".
Quest'ultimo punto ci appare di particolare interesse e ci permette di definire l'analisi dei
processi lavorativi come un mezzo ideale di raggiungimento di obiettivi di efficienza ed
efficacia delle cure, in un clima lavorativo di "benessere".
RISCHIO CHIMICO DA LATTICE TRA GLI OPERATORI SANITARI.
CONTRIBUTO CONOSCITIVO
Dario Mairano (Medico competente Asl 4 - Torino), Nicola Giorgione
(Direttore Sanitario Ospedali Asl 4 - Torino)
L'impiego professionale di presidi in lattice di gomma comporta la ben nota emergenza di
disturbi di intolleranza ai guanti "chirurgici" tra il personale sanitario che possono andare
da semplici fenomeni irritativi transitori alla cute delle mani sino a sensibilizzazione
immunomediata comportante manifestazioni quali: eczema, oculorinite, asma. La
sorveglianza sanitaria in merito ha rilevato nel 1998 una prevalenza di tali disturbi dello
1,6% lavoratori esposti (26 casi su 1545 operatori sanitari del presidio). Al fine di meglio
comprendere il fenomeno nel nostro ospedale (di medie dimensioni, plurispecialistico) è
stata indagata la prassi d'uso dei guanti.
L'obiettivo del progetto era di individuare i punti di criticità nell'uso dei presidi in lattice
dai quali potesse scaturire un rischio professionale di sensibilizzazione, anche al fine di
modificare le procedure di impiego dei presidi ed ottenere una minimizzazione del
rischio.
La popolazione target era rappresentata dai lavoratori ospedalieri deputati all'assistenza,
tra i quali è stato selezionato un campione random rappresentativo delle diverse
qualifiche (28 medici, 23 infermieri professionali, 4 tecnici, 20 ausiliari/operatori
dell'assistenza). Lo strumento impiegato è il questionario per intervista (v. allegato).
La valutazione dei risultati offre a considerare alcuni aspetti meritevoli di commento
come segue. La maggior parte degli intervistati utilizzava guanti in vinile non sterile nelle
procedure che richiedono protezione della cute delle mani senza necessità di asepsi, ma
era alta la percentuale di operatori che usavano guanto in lattice non sterile. Nelle
procedure con asepsi viene preferito il guanto lattice sterile. Da rimarcare la diffusa
abitudine incongrua di impiegare guanti sterili in lattice per procedure settiche o di guanti
in vinile sterile per la semplice igiene dei pazienti o il rifacimento letti di degenza.
Nell'insieme si può dire che la conoscenza dell'utilizzo diversificato di guanti in lattice o
in vinile, sterili e non, poteva essere migliorata. Infatti, se da un canto emergeva l'uso
congruo di guanti sterili per operazioni in asepsi, con preferenza per quelli in lattice nelle
operazioni “fini”, d'altro canto risultava un impiego incongruo di guanti sterili, in lattice e
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
non, per operazioni che non richiedono asepsi; comportando, oltre ad una maggiore spesa,
un extra-esposizione al rischio di sensibilizzazione al lattice, non necessaria e
potenzialmente nociva.
Dalla valutazione dei risultati dello studio è scaturita la necessità di un intervento di
prevenzione articolato nei seguenti momenti:
• informazione dei lavoratori circa i rischi connessi al prolungato contatto cutaneo con
presidi in lattice
• formazione del personale all'uso diversificato ed appropriato dei guanti che sono state
secondo linee guida diffuse
• fornitura di presidii latex-free ai soggetti sensibilizzati e predisposti
• allontanamento dal rischio dei lavoratori con disturbi cronici o recidivanti da latice.
Il risultato di questo intervento è rappresentato da una forte diminuzione dei disturbi
cutanei correlati al lattice tra gli operatori sanitari. Nel 2000 sino ad oggi sono stati
osservati infatti solo tre casi sporadici, risoltisi con l'uso di guanto alternativo al lattice.
INFORTUNIO DA CONTAMINAZIONE BIOLOGICA: ESITI DELL'IMPATTO
FORMATIVO SUL PERSONALE DI ASSISTENZA
Nicola Giorgione (Direttore Sanitario Ospedali Asl 4 - Torino), Anna Maria Sambataro
(Dirigente Medico Direzione Sanitaria Ospedali Asl 4 - Torino), Domenica Morabito
(Scuola di Specialità di Igiene e Medicina Preventiva - Università di Torino), Armando
Lazzarin (Infermiere addetto al Controllo delle Infezioni Ospedaliere - Ospedale San
Giovanni Bosco - As14 - Torino), Laura Gandolfo (Assistente Sanitaria - Ospedale San
Giovanni Bosco Asl 4 - Torino)
Nell'ambito degli obiettivi che la Direzione Sanitaria di Presidio si è prefissata di
raggiungere nell'ultimo biennio si inquadra il controllo degli infortuni da contaminazione
biologica; in particolare, l'esperienza relativa alla formazione permanente sul personale di
assistenza, come da direttive normative (D.Lgs. 626/94 - D.Lgs. 242/96).
Con la seguente esperienza si intende monitorare il numero di incidenti occupazionali da
contaminazione biologica negli operatori sanitari e come un programma formativo
costruito ad hoc possa modificare i comportamenti a rischio nel corso delle operazioni
routinarie (prelievi, cateterizzazioni ecc.). A tale copo si è reso necessario effettuare uno
studio retrospettivo a partire dal 1995 fino ai giorni nostri per valutare gli eventi
accidentali prima e dopo il programma di formazione adeguato rivolto agli operatori
sanitari (tutto il personale del comparto con specifiche mansioni di assistenza al paziente).
Quali indicatori sono stati considerati i dati relativi alla popolazione di riferimento del
registro infortuni I.N.A.I.L., riguardanti infortuni da contaminazione biologica in seguito
a puntura o taglio con strumento contaminato e/o schizzo su mucosa o cute lesa. Gli stessi
dati sono stati paragonati alla popolazione-target rilevata dalle cartelle cliniche del
Servizio di Medicina Preventiva. Le figure professionali che si occupano di seguire tale
andamento sono l'Assistente Sanitaria con il Medico Competente presso il Servizio di
Medicina Preventiva e l'Infermiere addetto al Controllo delle Infezioni Ospedaliere con i
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
Medici della Direzione Sanitaria.
Queste stesse figure sono state impegnate in un programma formativo rivolto ai nuovi
assunti. Il parametro da valutare era l'andamento dell'infortunio da contaminazione
biologica prima e dopo l'intervento formativo, la sensibilizzazione dell'operatore sanitario
ed il grado di compliance relativamente alle misure da adottare, riguardanti le
raccomandazioni del CDC di Atlanta, le Precauzioni Universali ed il corretto utilizzo dei
Dispositivi di Protezione Individuale. Il programma formativo partito dal 1997 rivolto in
primo momento ai nuovi assunti potrebbe essere reimpostato come corso di formazione a
cicli e permanente per tutto il personale a rischio. Le ore di formazione effettuate sono
state 150 e rivolte a 1100 operatori sanitari. L'interrogativo finale riguarda il seguente
punto: gli infortuni da contaminazione biologica si sono ridotti nel tempo?
E ancora: un eventuale loro aumento potrebbe essere collegato con un aumento della
sensibilizzazione del personale di assistenza che di recente denuncia ciò che prima non
denunciava?
"PROGETTO SICUREZZA"
Regione Piemonte, ASL 1 –Torino
Ospedale San Giovanni antica sede, Dipartimento Oncologico
Direzione Sanitaria, via Cavour, 31 -10123 – Torino
L'Ospedale San Giovanni Antica Sede, storicamente, orientato alla diagnosi e cura
interdisciplinare in Oncologia, è organizzato da molti anni in modo dipartimentale.
Questa organizzazione ha reso nel tempo gli operatori sensibili ai temi della relazione e
della comunicazione come altrettanti momenti del processo diagnostico terapeutico del
paziente.
Nell’ultimo anno si è concretizzato un programma di rilevazione dei bisogni formativi
teso a migliorare la qualità del "clima" relazionale fra operatori e pazienti e fra operatori e
operatori. Come parte di questo programma è stato inserito - approvato dalla Direzione
Generale Aziendale che lo ha identificato fra gli obiettivi remunerabili dell'anno in corso
- il " Progetto Sicurezza" Ospedale. Tale progetto è finalizzato al governo concreto delle
situazioni di rischio presenti in ospedale secondo aree omogenee di attività: esso passa da
una preliminare mappatura dei rischi, nei molteplici aspetti della sicurezza elettrica,
antincendio, da agenti biologici, alla identificazione delle azioni semplici di verifica e
monitoraggio di situazioni critiche da parte di operatori individuati quali responsabili del
controllo di tali criticità. L'interesse del progetto sicurezza è che esso nasce e si sviluppa
all'interno del più globale progetto di miglioramento del clima lavorativo attraverso
modalità comunicative strutturate fra gli operatori che interagiscono in una comune
attività lavorativa. Per questa ragione l'attività formativa sul tema della comunicazione fra
gli operatori integra al suo interno il "Progetto Sicurezza": gli operatori sono coinvolti
trasversalmente in azioni comuni, pur possedendo qualifiche diverse e soprattutto
provenendo da servizi di diversa appartenenza. Medici, personale infermieristico,
personale sanitario di supporto, psicologi, assistenti sociali vengono incentivati a
collaborare fra loro e con i colleghi amministrativi, dei servizi Economale, Tecnico e di
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
Portineria con il riconosciuto scopo di sentirsi parte di un gruppo omogeneo e concorde,
orientato ad accogliere pazienti profondamente colpiti dalla gravità del loro male,
affrontando con spirito integrato e multidisciplinare la complessità dei problemi che il
paziente propone loro.
Il "Progetto Sicurezza" dell'Ospedale San Giovanni Antica Sede si concretizza pertanto
nella redazione di una scheda di rilevazione per area omogenea, con identificazione dei
vari rischi presenti (suddivisi per tipologia) dalla quale scaturirà in un secondo momento
una scheda di controllo da affidare ad un operatore identificato quale responsabile, e che
conterrà l'elenco delle azioni semplici di controllo e di governo da porre in atto rispetto
alle criticità della mappatura dei rischi, con un calendario della tempistica di esecuzione
delle azioni medesime.
Il percorso che abbiamo definito è una sostanziale trascrizione della metodologia HACCP
, che ha dimostrato essere efficace nei campi di applicazione affrontati finora
valorizzando la responsabilità dell'operatore nel controllo e nel governo delle azioni da lui
compiute rendendolo attivamente partecipe del processo complessivo di produzione.
L'investimento operato dall'Ospedale sarà valutato fra un anno per verificarne la reale
efficacia ai fini di un oggettivo miglioramento dello spirito di partecipazione all'impresa,
di miglioramento della qualità dell'ambiente di lavoro, del potenziale effetto su una reale
"accoglienza" del paziente Oncologico.
PERCORSO FORMATIVO SULL'UTILIZZO E PREPARAZIONE DEI FARMACI
ANTIBLASTICI
Barbieri Franco 1, Castelli Donata 2, Gavioli Marco 3, Gerra M. Teresa 4, Perego Silvia
3, Soldà Giuliano 5
C.I.L. (Centro per L'Igiene del Lavoro) - Azienda Ospedaliera "G. Salvini" Garbagnate
M.se - 1 Medico competente C.I.L.; 2 Coordinatore locale rete lombarda HPH; 3
Infermiera Professionale Ufficio Medico Competente C.I.L.; 4 Tecnici SPP; 5 RSPP
CONTESTO: L'Azienda Ospedaliera Salvini comprende 4 Presidi Ospedalieri, in tre dei
quali vengono preparati ed utilizzati farmaci antineoplastici. Nel progetto quadro di
formazione ai sensi del D.Lgs. 626, è previsto un percorso (subprogetto) che punta a
migliorare l'ambiente e l'organizzazione degli addetti alla preparazione e
somministrazione dei farmaci antiblastici. Dal processo di valutazione delle condizioni
lavorative effettuato, è emerso infatti che le modalità operative e le condizioni ambientali
non rispecchiano completamente quanto le più moderne Linee Guida contemplano come
ottimali. Per implementare l'efficacia dell'intervento , lo staff del CIL ha messo a punto
un progetto-percorso basato sulla metodologia HPH che prevede il coinvolgimento attivo
degli operatori dei Reparti interessati.
OBIETTIVI:
1) Dare vita ad un percorso di miglioramento del benessere degli operatori attraverso le
seguenti fasi: presa di coscienza delle attuali modalità di lavoro; individuazione dei
punti critici e dei nodi organizzativi; approfondimento sulla base delle conoscenze di
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
settore delle modalità di superamento dei rischi; ridefinizione di nuovo lay-out.
2) Stimolare la crescita professionale del gruppo e del singolo operatore attraverso
l'acquisizione di strumenti e comportamenti tali da migliorare la qualità della vita e
dell'ambiente di lavoro.
POPOLAZIONE-TARGET:
n° 60 Infermieri Professionali delle Unità Operative di: Medicina - Pneumologia - DayHospital Oncologico - Ginecologia - Endoscopia Urologica.
INDICATORI:
Procedure operative intraprese e revisionate per l'implementazione della sicurezza.
Verifiche manutentive degli ambienti e delle strumentazioni
Acquisizione e sostituzione di dispositivi di protezione individuale
Modificazioni dell'incidenza degli episodi accidentali
Segnalazioni tempestive delle gravidanze
PROGRAMMA DELLE ATTIVITÀ:
Il programma verrà sviluppato attraverso le seguenti fasi monitorate col diagramma di
GANTT:
- ricostruzione dei processi lavorativi
- passaggio delle informazioni necessarie per la revisione critica dei processi
- valutazione e verifica delle procedure esistenti nell'ottica del processo
migliorativo
- implementazione delle nuove modalità di lavoro
- definizione dei momenti di verifica con utilizzo delle schede parametrate e delle
griglie sinottiche ISPESL
VALUTAZIONE DEI RISULTATI:
confronto individuale di gruppo fra pretest e postest; analisi attraverso focus groups ed
interviste, sia del personale formatore che degli operatori formati; valutazione della
frequenza di autorevisione delle procedure operative.
IL PROCESSO DI FORMAZIONE, AI SENSI DEL D.LGS. 626/94, IN
UN'AZIENDA OSPEDALIERA DELLA RETE LOMBARDA HPH
Donata Castelli* Giuliano Soldà**
- *responsabile Ufficio marketing e relazioni esterne, coordinatore locale rete lombarda
HPH
- **responsabile Servizio prevenzione e protezione, responsabile del progetto
Scenario di riferimento, target e caratteristiche di coerenza con la mission aziendale
L'AO "G. Salvini"di Garbagnate Milanese è costituita da 4 Presidi Ospedalieri organizzati
in 17 Dipartimenti con all'attivo 4118 dipendenti. L'Azienda aderendo alla rete lombarda
HPH con 4 progetti, 1 dei quali è gestito dal CIL (centro per l'igiene del lavoro)
promuove la diffusione della filosofia HPH attraverso progetti che favoriscono
l'integrazione della salute in tutte le sue aree. In questo contesto il CIL gioca un ruolo
propositivo, che va oltre alla modificazione di situazioni nocive per i dipendenti,
proponendo percosi di formazione per le diverse figure professionali che, a vario titolo,
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
concorrono ad assicurare condizioni di salute e sicurezza nell'ambiente ospedale. Tali
percorsi si contestualizzano in un progetto quadro ispirato alle prospettive del Network
Europeo per la promozione della salute (ENWHP), con presupposti concettuali e
metodologici fondati sulle seguenti opzioni: visione euristica del processo di formazione;
orientamento al benessere del lavoratore; approccio andragogico; applicazione della
metodologia HPH; misurazione sistematica del progetto e relativi percosi.
GLI OBIETTIVI: raggiungibili in questo impianto progettuale sono: identificare i problemi
rilevanti per la salute nei diversi ambiti lavorativi attraverso il monitoraggio continuo dei
determinanti di salute; individuare soluzioni per migliorare il contesto di lavoro;
sviluppare la consapevolezza dell'importanza nel saper gestire la prevenzione dei rischi.
IL PROGRAMMA DELLE ATTIVITÀ: L'analisi di fabbisogno formativo per rischi ha
evidenziato la necessità di pianificare 9 tipologie di percorsi articolati in moduli (tot 304),
indirizzati a 6081 dipendenti (alcuni lavoratori sono esposti a più rischi). Il progetto si
svolge nell'arco di un quinquennio (1999-2004). I percorsi in cui si articola il progetto
vengono gestiti dagli operatori dei CIL che svolgono la funzione di facilitatori, favorendo
la partecipazione attiva dei lavoratori nel processo di analisi della valutazione dei rischi, a
partire dall'individuazione degli elementi di costrittività organizzativa, alla valutazione
delle condizioni di pericolosità e dei rischi per la salute, all'individuazione di eventuali
danni, con le relazioni tra questi momenti e le fasi canoniche della prevenzione. Nel 1999
è stato definito e approvato con atto deliberatorio dalla Direzione Generale il progetto
quadro, ivi compresi i percorsi formulati in base alla mappa dei bisogni formativi . Nel
2000 si è tenuto un corso di formazione per gli operatori del CIL sulla metodologia HPH,
nell'ambito del quale è avvenuta la programmazione e quindi la realizzazione di 2
percorsi: miglioramento della "qualità della vita" nel reparto di neuromotoria miglioramento della "qualità della vita" nei reparti utilizzatori di farmaci antineoplastici.
Ogni percorso ha come procedura di monitoraggio i diagrammi di GANTT per agevolare
il controllo delle attività svolte/da svolgere in rapporto ai tempi programmati.
RISULTATI E VALUTAZIONE: Si registra un'apporto di valore aggiunto alle prestazioni
sanitarie, ai rapporti interindividuali, dovuto al miglioramento del clima di lavoro e che
influenza positivamente anche i rapporti con i pazienti. Si ipotizza inoltre il
raggiungimento, da parte dei lavoratori, di una nuova coscienza del proprio stato di
benessere psico fisico, basata sulla non-delega e sulla consapevolezza che la modifica dei
contesti si raggiunge attraverso il cambiamento uomo-struttura. La valutazione
(progettuale, organizzativa, economica, di esito, di impatto professionale) dei percorsi
formativi si avvale delle schede parametrate e delle griglie sinottiche ISPESL.
Direzione sanitaria aziendale
D.ssa Simonetta Bianchi
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
CULTURA DELLA SICUREZZA E CULTURA DELLA SALUTE PER GLI
OSPEDALIERA
"ISTITUTI
OPERATORI
SANITARI
DELL'AZIENDA
OSPITALIERI" DI CREMONA. PROGETTO DI RISTRUTTURAZIONE
PARTECIPATIVA IN ATTUAZIONE DELLA LEGISLAZIONE VIGENTE
Dr. Angelo Cirla -Medico Competente Coordinatore UOOML Azienda "Istituti
Ospitalieri" di Cremona; D.ssa Simonetta Bianchi - Direttore Sanitario Aziendale
Azienda "Istituti Ospitalieri" di Cremona; Dr. Virginio Somenzi - UOOML -Azienda
"Istituti Ospitalieri" di Cremona
Le direttive europee recepite in Italia con il D.Lgs 626/94 e successive modifiche hanno
avuto un impatto incerto sulla organizzazione ospedaliera interna. I motivi sono diversi ed
alcuni sono facilmente individuabili. La sicurezza e la protezione dei pazienti sono stati
portati sullo stesso piano della tutela della salute dei dipendenti.
Organizzazione e responsabilità delle Direzioni Mediche Sanitarie si sono trovate
appaiate a quelle dei Medici del Lavoro Competenti, con le relative diversità di approccio
metodologico ai problemi. Obiettivi già propri degli Uffici Tecnici si sono mescolati a
quelli nuovi dei Servizi di Prevenzione e Protezione. In generale si è venuto evidenziando
un confronto di culture vecchie e nuove: quella dell'emergenza come priorità contro
quella della prudenza come abitudine, quella della sicurezza sostenuta da procedure
imposte contro quella della salute basata su informazione e partecipazione. Un contrasto
di mentalità e motivazioni finisce così per accompagnarsi agli sforzi comuni per avere un
Ospedale più sicuro e degli operatori più sani.
Una delle possibili soluzioni passa attraverso il coinvolgimento attivo dei responsabili nel
gestire le problematiche, utilizzando strutture preordinate per favorire un confronto critico
fra operatori interessati allo stesso problema, nonchè una consultazione reciproca.
Negli Istituti Ospitalieri di Cremona un progetto strutturale ha inteso utilizzare i servizi
previsti dalla legislazione (Protezione e Prevenzione, Medico Competente, Direzione
Medica di Presidio) in un ambito più allargato, con l'obiettivo di promuovere una
partecipazione alla gestione della sicurezza e della salute dei dipendenti mediante un
approccio interculturale attivo. In questa visuale la funzione di Medico Competente del
D.Lgs 626/94 va integrata con quella di un più completo Servizio Sanitario Aziendale,
che si occupi di medicina preventiva in senso allargato agli ambienti e stili di vita.
A livello aziendale è previsto un Comitato Prevenzione e Rischi, che verifica le strategie
e propone una programmazione: ne fanno parte la Direzione Generale, i rappresentanti
dei lavoratori per la sicurezza, i rappresentanti del Consiglio dei Sanitari, i responsabili
del Servizio Sanitario Aziendale, il responsabile di Prevenzione e Protezione.
A livello di ogni Presidio (in totale 4) è previsto un Gruppo Operativo Prevenzione e
Sicurezza, che riunisce a livello di Presidio i responsabili coinvolti nella protezione dei
rischi e nel miglioramento della salute: dal Medico Competente al Direttore Medico di
Presidio e ai vari dirigenti tecnici e sanitari.
Gli stadi di attuazione del progetto sono i seguenti:
1. entro 2 mesi dalla costituzione formale degli organismi deve avvenire la designazione
dei componenti e dei coordinatori, con le nomine previste dalle leggi
2. entro 4 mesi un seminario finalizzato all'informazione sul sistema sicurezza e salute
aziendale e sui compiti di dirigenti e preposti
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
3. entro 6 mesi realizzazione di riunioni periodiche di presidio dei Gruppi Operativi
4. entro 8 mesi una riunione programmatoria del Comitato Prevenzione Rischi
5. entro 12 mesi una riunione di verifica del Comitato Prevenzione Rischi
Gli indicatori di verifica di processo saranno le date delle delibere istitutive ed i verbali
delle riunioni dei gruppi operativi prevenzione e sicurezza (G.O.P.S.).
Gli indicatori di verifica di struttura saranno le iniziative attuate a livello di ogni Presidio
Aziendale. Gli indicatori di verifica di esito saranno la realizzazione di almeno un
seminario formativo ed i verbali delle riunioni del Comitato Prevenzione Rischi.
La cornice strutturale di questo progetto utilizza l'intercultura e la partecipazione per
rendere maggiormente produttiva (e non soltanto formale) l'applicazione della
legislazione per la sicurezza e la salute degli operatori sanitari.
PERCORSO FORMATIVO PER IL MIGLIORAMENTO DEL LAVORO, DELLA
SALUTE E DEL RIADATTAMENTO NELL'UNITÀ OPERATIVA DI
RIEDUCAZIONE NEUROMOTORIA
Soldà* G. - Gavioli** M. - Gerosa D. - Mulazzani** M. - Perrucci R. - Savarese S. Castelli D.
*Responsabile Servizio Prevenzione e Protezione **Tecnici SPP Medico Competente
Infermiere Professionale Assistente Sanitaria ACoordinatore locale rete lombarda HPH
Descrizione del contesto di attuazione dell'esperienza, delle motivazioni e degli
aspetti di coerenza
L’intervento formativo è svolto nel Reparto di Neuro-Motoria del Presidio Ospedaliero di
Garbagnate Milanese. Il reparto è organizzato in tre aree assistenziali di degenza ed in
una nunzionale di riabilitazione neuropsicologica.
Le tre aree corrispondono a:
- area sub intensiva coma per pazienti gravi cerebrolesi post-intensivi
- area di neuroriabilitazione intensiva per pazienti ancora gravemente cerebrolesi ma
stabilizzati
- area di riabilitazione intensiva prevalentemente dedicato ai pazienti cerebrovascolari
La particolare tipologia delle prestazioni lavorative richieste, nonché le particolari
condizioni di lavoro in cui si trovano gli operatori (richiesta continua di attenzione ai
processi riabilitativi in corso, condizioni ambientali e strutturali da adeguare ai requisiti
igienico-sanitari e da migliorare in funzione della particolare tipologia di degenti,
turnazioni di lavoro adeguate allo svolgimento dell’attività, richiesta continua di lavoro
d'equipe, rischi lavorativi, stress psico-fisico e problemi di movimentazione manuale dei
pazienti) rendono il reparto un luogo significativo per la sperimentazione della
promozione della salute e la crescita di una cultura orientata allo sviluppo del benessere
psico-fisico, nonché la diffusione della consapevolezza che condizioni di lavoro sane
contribuiscono a migliorare i servizi prodotti.
OBIETTIVI DEL PROGETTO: Promuovere negli operatori di reparto di Neuromotoria la
crescita culturale in relazione alla capacità di:
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
-
visualizzare l'attuale processo lavorativo e relativi rischi
valutare i rischi e le costrittività organizzative
valulare le misure di compensazione e le modalità per garantire nel tempo il
miglioramento
- individuare gli strumenti di miglioramento oggettivo e soggettivo
- elaborare proposte sui vari versanti
POPOLAZIONE TARGET: Infermieri, tecnici della riabilitazione e medici
Indicatori: N°interventi di adeguamento effettuati; n° riunioni di équipé; % di
diminuizione dei disturbi muscolo-scheletrici
PROGRAMMA DELLE ATTIVITÀ: Settembre - Ottobre : Preparazione del gruppo formatori
alla metodologia HPH. Novembre -Gennaio 2001: Sostegno ai gruppi di esame/ riesame
delle modalità di lavoro in corso nel reparto ed all'esame dei rischi lavorativi presenti.
Febbraio- Aprile: Definizione ed introduzione delle misure di miglioramento e delle
misure di compensazione sui versanti tecnico-organizzativo e formativo (mediante
elaborazione delle modalità compensative e relative metodologie di lavoro). Maggio:
Formalizzazione del nuovo assetto e modalità di lavoro e confronto con la Direzione
Sanitaria del Presidio Ospedaliero. Il programma verrà sviluppato attraverso le seguenti
fasi monitorate col diagramma di GANTT.
VALUTAZIONE DEI RISULTATI: confronto individuale e di gruppo sul miglioramento del
clima di reparto.
LA COMUNICAZIONE IN TEMA DI SICUREZZA RIVOLTA AGLI OPERATORI
SANITARI CIRCA IL CORRETTO UTILIZZO DI ANTISETTICI E
DISINFETTANTI IN OSPEDALE
Dr.ssa E. Massimo*, Dr.ssa G. Monina**, Dr.ssa M. Ghiringhelli**, K. Ventresca*.
*Direzione Sanitaria di Presidio -A.O. Gallarate, ** U.O. Farmacia -A.O. Gallarate
Si partiva da un contesto in cui i caposala avevano a disposizione un protocollo di
disinfezione
che
andava
revisionato
perché
di
difficile
applicazione.
Contemporaneamente sono stati dati dalla Regione Lombardia ai Direttori Generali
obiettivi sul controllo delle infezioni ospedaliere. L'Azienda ha puntato in particolare
sulla formazione dei propri dipendenti per un cambio culturale e una revisione delle
procedure.
OBIETTIVI: il corretto utilizzo degli antisettici e disinfettanti è un problema di costante
attualità per la salute e la sicurezza in Ospedale in quanto è da esso che dipendono da un
lato l'efficacia delle sostanze impiegate, importante per il controllo delle infezioni
ospedaliere, dall'altro la diminuzione del rischio per gli operatori addetti alla
manipolazione di disinfettanti ad alto potenziale di tossicità; pertanto l'obiettivo è stato
quello di creare la consapevolezza nell'infermiere professionale di essere figura
professionale di ruolo nella prevenzione delle infezioni ospedaliere dando al personale
infermieristico la possibilità di rivedere in maniera critica il proprio comportamento in
materia di disinfezione e fornendo le indicazioni e gli strumenti per un corretto utilizzo
75
- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
degli antisettici e dei disinfettanti.
POPOLAZIONE TARGET: n. 92 caposala dei tre stabilimenti ospedalieri dell'Azienda
Ospedaliera "S. Antonio Abate" di Gallarate i quali a loro volta diventano docenti per gli
infermieri professionali delle proprie UU.00.
INDICATORI DI PROCESSO: miglioramento del livello di conoscenza riscontrabile dalle
risposte al questionario conoscitivo somministrato prima del corso ed alla fine e misurato
come aumento della percentuale di risposte corrette.
INDICATORI DI ESITO: una percentuale di gradimento dei discenti ricavata dalle risposte al
questionario di valutazione del corso superiore all' 80%.
PROGRAMMA DELLE ATTIVITÀ: corso di una sola giornata con i caposala nel quale si è
cercato di puntare, vista la difficoltà storica del personale infermieristico di mantenere nel
tempo le nozioni utili ad un corretto utilizzo dei disinfettanti, a una tecnica comunicativa
di buon impatto sui discenti. Si è infatti prima somministrato un questionario conoscitivo
per impostare il corso sugli argomenti che, in base alle risposte fornite, richiedevano
maggiori approfondimenti. Poi, si è sperimentata una didattica congiunta dei docenti per
la presentazione di un protocollo sulla disinfezione e sulla sanificazione per cui si inseriva
per ogni argomento contemporaneamente sia l'aspetto igienistico che farmaceutico. La
correzione finale del questionario preliminare è stata invece fatta in modo interattivo con i
discenti. Il protocollo adottato è stato poi rilasciato alle caposala, per i singoli reparti, sia
in formato poster che brochure.
VALUTAZIONE DEI RISULTATI: l'impostazione data a questo momento di aggiornamento
ha incontrato vivo interesse da parte del personale infermieristico che si è dimostrato sia
durante il corso (vedi questionario di valutazione) che successivamente con richieste di
approfondimento di aspetti specifici. In particolare la partecipazione attiva alla
correzione del questionario preliminare dopo l'acquisizione delle nozioni impartite, ha
creato senso di soddisfazione e capacità ad agire nel singolo operatore. In Conclusione,
un argomento di difficile impatto per il personale infermieristico come è quello della
disinfezione in ambiente ospedaliero, si è trasformato da semplice momento di
aggiornamento ad occasione di costruttiva revisione critica dei singoli comportamenti
facendo crescere il senso di responsabilità del ruolo dei caposala come comunicatori di
salute agli infermieri professionali sul tema della prevenzione delle infezioni ospedaliere.
ALLEGATI: 1) questionario preliminare con percentuale di risposte corrette; 2)
questionario di valutazione con le percentuali di gradimento.
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
REALIZZAZIONE DELLA SEZIONE DI LUNGODEGENZA A BASSO RISCHIO
PROFESSIONALE PER QUANTO CONCERNE LA MOVIMENTAZIONE
MANUALE DEI PAZIENTI.
M. Frassineti* (RP), N. Borciani *(MD), L. Veneri **(MD), PG Ferretti **(MD), M.
Manfredini
**(CS), M. Tagliavini ***(CS), M. Poletti ****(TI), G. Morini (Ing.)****
*Direzione Sanitaria Presidio Ospedaliero AUSL Reggio Emilia.
**Sezione di Lungodegenza post-acuta Riabilitazione Estensiva, Unità Operativa di
Geriatria, Ospedale di Guastalla.
***Servizio Infermieristico Ospedale di Guastalla.
****Servizio Prevenzione Protezione Azienda USL di Reggio Emilia.
INTRODUZIONE - La movimentazione dei carichi risulta la problematica più rilevante per
quanto riguarda sicurezza e salute del personale infermieristico. Per affrontare
adeguatamente questo rischio professionale non solo occorre il ricorso a percorsi che
comportano momenti di formazione sulle tecniche di postura da adottare, ma anche
l'acquisizione di ausili e l'adeguamento della struttura edilizia nei locali in cui si lavora. Il
problema della movimentazione è notevolmente sentito nei reparti con pazienti anziani, in
particolare quelli afferenti alle sezioni di Lungodegenza, che al momento dell'ingresso in
reparto accolgono malati per la maggior parte non autosufficienti (85%). La
Lungodegenza ha infatti la funzione di stimolare il recupero o la stabilizzazione di funzioni che rendano più autonomo possibile il malato. MATERIALI-METODI - La sezione di
Lungodegenza dell'Ospedale di Guastalla è stata oggetto di studio per la realizzazione di
una sezione di degenza a bassissimo rischio di movimentazione dei carichi. Per questo
studio è stato costituito un gruppo di lavoro che si è proposto i seguenti obiettivi: 1)
dotazione di arredi e ausili tecnologici per ridurre i rischi collegati alla movimentazione
dei degenti allettati non autosufficienti; indicatori di verifica: numero di operatori colpiti
da patologie correlabili alla movimentazione dei carichi. 2) formazione del personale
professionalmente esposto nella movimentazione dei pazienti; indicatori di verifica:
schede nursing. 3) miglior comfort alberghiero per i pazienti con migliore e veloce
recupero o stabilizzazione delle funzioni; indicatori di verifica: questionari di gradevolezza, scheda ADL. L'individuazione delle caratteristiche degli arredi e delle
attrezzature è stata effettuata con riferimento agli standard proposti dall'Unità di ricerca
EPM di Milano, per la valutazione del sovraccarico del rachide lombo-sacrale nelle
operazioni manuali di sollevamento, movimentazione di pazienti non autosufficienti. Gli
interventi strutturali programmati sono stati progettati rispettando i parametri dell'attuale
legislazione in materia di Accreditamento (L.R. 34/98 “Requisiti per l'autorizzazione
Regionale"). Un'analisi accurata è stata infine eseguita dal gruppo di lavoro per la scelta
di luci e colori dei locali, tenendo conto in particolare al problema dell'orientamento dei
pazienti anziani.
CONCLUSIONI - L'introduzione di strumenti e comportamenti volti ad aumentare la
sicurezza operativa nel lavoro di movimentazione dei pazienti da parte del personale
infermieristico, quando ben programmati e applicati, migliorano l'efficacia dell'intervento
riducendo la comparsa delle problematiche di salute e le conseguenti gravi ripercussioni
sull'organizzazione del lavoro di corsia. In tale contesto si evitano al malato condizioni di
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
disagio che possono influenzare la velocità di recupero o stabilizzazione delle funzioni.
L'approccio all'ospite, in particolare l'anziano, diventa veramente un approccio globale
basato non solo sull'assistenza terapeutica ma sull'affinamento dei rapporti con il
personale e l'ambiente che lo circonda, favoriti dal comfort, dall'assetto alberghiero,
dall’umanizzazione della struttura. Il benessere fisico del personale concorre quindi al
benessere psichico-fisico del paziente. Partendo dal tema della sicurezza sul lavoro il
percorso porta inevitabilmente al miglioramento dei rapporti con il paziente e all'efficacia
delle prestazioni erogate. Bibliografia - Atti Convegno Nazionale "Movimentazione
manuale degli ospiti nei servizi socio-assistenziali". MMC. Regione Emilia Romagna.
1999.
PROGETTO DI CENTRALIZZAZIONE DEI FARMACI ANTIBLASTICI
D. Zoboli 1, A Liotti 1, A. Bagnulo 2, A. Zoboli 2, V. Incerti 2, N. Carnevali 2, G. Morini
3, R. Marmonti3
1. Unità Farmaceutica Ospedale di Correggio, 2. Day Hospital Oncologico Ospedale di
Correggio, 3. Servizio Prevenzione e Protezione Aziendale.
Azienda Usl di Reggio Emilia
Descrizione del contesto di attuazione dell'esperienza, delle motivazioni e degli
aspetti di coerenza. In questi ultimi anni si è assistito ad un notevole aumento delle
malattie neoplastiche, con conseguente aumento di pazienti sottoposti in particolare a
chemioterapia, con un maggior impegno per le strutture deputate alla preparazione e
somministrazione del farmaco (Farmacia e Day Hospital). Il farmaco antiblastico, prima
di essere somministrato, deve essere portato alla concentrazione richiesta con solvente
idoneo (p.e. 20 mg di Bleomicina in 250 ml di fisiologica in sacca di PVC). Il processo di
manipolazione del farmaco deve avvenire all'interno di una cappa in grado di proteggere
l'operatore dai principi attivi, il prodotto da contaminazioni ambientali, l'ambiente da
eventuali residui degli stessi principi attivi, con metodiche idonee a garantire il
raggiungimento di tali risultati. Il prodotto deve essere correttamente conservato
(temperatura, sensibilità alla luce, ..) e correttamente somministrato (durata e sequenza).
Per garantire l'intero processo occorrono: Personale adeguatamente addestrato,
centralizzazione della preparazione dei farmaci e procedure di controllo.
Obiettivi del progetto
1. Centralizzazione a livello di stabilimento ospedaliero della preparazione dei farmaci
2. Adeguamento degli ambienti di preparazione dei farmaci
3. Coinvolgimento del Medico Competente
4. Formazione del personale per tutti gli aspetti necessari, ottemperando anche agli
obblighi di legge (D.Lgs.626/94, Provvedimento 5/8/1999), con verifica finale delle
conoscenze e abili acquisite
5. Sviluppo di software su supporto di ampia diffusione dedicato a
5.1. formulazione di protocolli terapeutici e operativi standard, controllati rispetto
alla stabili tà e compatibilità dei principi attivi utilizzati,
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
5.2. gestione della terapia per il paziente, con aspetti di informazione per lo stesso
(date e tipologie dei controlli, date presunte di somministrazione del ciclo,
indicazioni relative alla gestione a domicilio degli effetti collaterali)
5.3. gestione dei quantitativi di farmaco utilizzati,
5.4. stampa personalizzata delle etichette del farmaco
5.5. produzione del registro degli esposti con possibilità di elaborazione dati
6. Riduzione degli scarti di farmaci parzialmente utilizzati con conseguente risparmio di
spesa farmaceutica, con indicatore di risultato
7. Controllo periodico sterilità ambiente di manipolazione farmaci, con indicatore di
risultato
8. Controllo periodico biologico degli esposti, con indicatore di risultato
9. Controllo periodico degli operatori rispetto all'applicazione delle corrette tecniche di
manipolazione dei farmaci, con indicatore di risultato
10. Controlli del prodotto distribuito (sterilità, fotosensibilità, modalità di conservazione
e stabilità, rintracciabilità del prodotto fino alla somministrazione con indicatore di
processo)
11. Maggior controllo del prodotto erogato: passaggio da 2 a 4 controlli (riduzione delle
probabilità di errori)
12. Evoluzione ed integrazione professionale (medico, infermieri, farmacista, personale
tecnico)
Punto
considerato
1, 2, 3, 4
5,6
7
8, 9, 10
11,12
Sviluppo Aziendale
Ospedale San Sebastiano di Correggio
(struttura sperimentante)
Terminato
Terminato
--In fase di attivazione
In avanzata fase di sperimentazione
In fase di attivazione
In fase di sviluppo
In fase di sviluppo
---
In avanzata fase di sperimentazione
LA PREVENZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO IN AMBITO SANITARIO
Comitato per la prevenzione e il controllo delle infezioni contratte in ambito sanitario,
Servizio Prevenzione e Protezione - Ausl Reggio Emilia
L’Azienda USL di Reggio Emilia è impegnata nella definizione di procedure tese a
contenere il rischio biologico, inteso principalmente come rischio di infezione
occupazionale, ma anche come rischio di trasmissione di malattie per i pazienti e i loro
familiari, in coerenza con la letteratura internazionale, che colloca ormai le infezioni
occupazionali tra le infezioni ospedaliere. La prevenzione di tale rischio si sviluppa
secondo varie attività, che comprendono: la messa a punto di procedure di lavoro sicuro,
il corretto uso dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) e dei Dispositivi Medici
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
(D.M.), l'informazione e la formazione dei lavoratori, l'informaai pazienti e ai familiari, la
gestione degli infortuni a rischio infettivo e la corretta gestione dei rifiuti. L'Azienda ha
utilizzato per la realizzazione dei corsi docenti interni, attingendo a professionisti
specializzati in igiene, epidemiologia, infettivologia e a personale infermieristico esperto
(I.C.I., A.S.V., C.S.); al fine di condividere obiettivi e contenuti è stato organizzato un
corso di “formazione per formatori" che ha coinvolto circa 60 operatori e diversi docenti
esterni.
Nel periodo 1999 - primo semestre 2000 sono stati realizzati 89 corsi di formazione,
ciascuno della durata di 4 ore; vi hanno partecipato complessivamente di circa 1500
operatori sanitari di diverse professionalità (medici, infermieri professionali, ostetriche,
ASV), operanti presso gli stabilimenti ospedalieri e i servizi territoriali dell'Azienda. Gli
obiettivi educativi dei corsi sono principalmente due: 1) gli operatori devono acquisire le
conoscenze teoriche degli elementi che concorrono a determinare il rischio biologico e la
stima del rischio stesso; 2) al termine del corso gli operatori devono saper adottare i
comportamenti idonei a prevenire la diffusione delle malattie trasmissibili, tramite
l'acquisizione delle conoscenze pratiche per il corretto utilizzo dei D.P.L. Ad ogni
operatore è stato consegnato un opuscolo prodotto dall'Assessorato alla Sanità della
Regione, dal titolo “MEMO- La prevenzione del rischio infettivo negli operatori sanitari",
che riassume in forma essenziale le procedure volte all'adozione di comportamenti
lavorativi sicuri e le istruzioni operative relative agli incidenti a rischio infettivo estratte
dalla relativa procedura Aziendale. In ogni Unità Operativa e in ogni Servizio Territoriale
è disponibile la documentazione illustrata durante l’attività di formazione.
I questionari di gradimento somministrati alla fine di ogni corso e, in generale il clima
d'aula, hanno evidenziato un elevato interesse dei discenti alla problematica; sono stati
infatti sollecitati: momenti di approfondimento delle tematiche specifiche delle varie
Unità Operative e interventi strutturali ed organizzativi finalizzati alla riduzione del
rischio. Gli incontri sono stati inoltre occasione per tutti gli operatori di un contatto
diretto con il Servizio Prevenzione e Protezione Aziendale, che ha promosso e facilitato i
rapporti successivi.
Per completare il quadro di controllo della sicurezza è stato attivato il "Gruppo aziendale
DPI" con l'obiettivo di costruire un supporto di dati riguardanti le attività a rischio residuo
significativo per ogni struttura aziendale, i rischi considerati, i DPI necessari con
riferimento a quelli effettivamente presenti in azienda, documentazione già in fase di
sperimentazione nei reparti ospedalieri. Lo strumento è espandibile per catalogare i DPI, i
riferimenti per l'ordine interno, le caratteristiche tecniche utili anche per le gare di
appalto, ma soprattutto può diventare un utile supporto per facilitare la circolazione di
informazioni sui DPI, in particolare sui modelli disponibili e su quelli obbligatori per ogni
singola struttura. Risulta così realizzato una valutazione dei rischi trasversale e generale
per l'Azienda, in grado di affiancare le valutazioni dei rischi tradizionali sul tema trattato.
Un obiettivo successivo sarà l'inserimento dei DM e altre attrezzature di sicurezza (p.e.
contenitori antiurto per campioni biologici), con la stessa filosofia di approccio: una
procedura operativa in grado di inquadrare il problema, le attività, le verifiche e le
responsabilità (in fase di stesura). L'iniziativa di formazione descritta è stata realizzata
precedentemente alla costituzione del gruppo di lavoro "sicurezza", la filosofia HPH non
è stata esplicitata, ma nella sostanza i contenuti sono stati assolutamente coerenti. A
conferma della radicata convinzione HPH di questa Azienda si segnala l'interessante
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
iniziativa dei Servizi Infermieristici Domiciliari che hanno predisposto 5 opuscoli
informativi per i pazienti e i loro familiari, questi forniscono indicazioni chiare e precise
sui comportamenti da tenere nell'assistenza di persone non autosufficienti, sieropositive,
portatrici di catetere vescicale ecc...per migliorare la qualità dell'assistenza e
salvaguardare la salute dei familiari.
DIPARTIMENTO ALBERGHIERO OSPEDALIERO E CONTRIBUTO ALLA
SICUREZZA
Lisetta Morani Capo Sala presso Dipartimento Alberghiero Azienda Ospedaliera
"S. Maria Nuova" di R. E. e Dott.ssa Ceccarelli Sonia, collaboratore amministrativo c/o
il Dipartimento Alberghiero Azienda Ospedaliera "S. Maria Nuova" di R. E.
Contesto di attuazione dell'esperienza e motivazioni degli aspetti di coerenza:
Dipartimento gestione logistico alberghiera.
Cinque anni di attività nell'ambito della gestione degli aspetti alberghieri che
caratterizzano l'ambiente ospedaliero. I progetti e le attività sui quali si è impegnato il
Dipartimento sono stati individuati gradualmente, la sua istituzione è principalmente
legata all'esigenza di eliminare la frammentarietà con la quale in precedenza si tendeva a
rispondere ai bisogni alberghieri. Diversi servizi si occupavano degli aspetti alberghieri
fornendo risposte più o meno adeguate, ma pur sempre legate ad eventuali richieste e
limitatamente allo specifico professionale di quel servizio, senza un coordinamento
unitario che assumesse la responsabilità di individuare e definire le caratteristiche
dell'assistenza alberghiera nel suo complesso, ricercando, indirizzando, supportando e
valutando le scelte che ogni risposta specifica implicava. Mantenere attivo e migliorare il
processo dell'assistenza alberghiera, nelle sue varie sfaccettature, compresa quella di
accrescere la consapevolezza dell'impatto che l'habitat ospedaliero ha sui fruitori e sul
personale è un percorso che un centro unico di risposta deve orientare e coordinare con
occhio attento alla sicurezza ambientale.
OBIETTIVI:
1. Coordinare l'assistenza alberghiera ricercando ed attivando modelli di applicazione
efficaci, che si concretizzano in ambienti e condizioni organizzative attenti alla
qualità e migliorabilità dei servizi.
2. Mantenere il collegamento tra chi dispone per la soddisfazione dei bisogni e i centri
che in specifico si occupano di sicurezza ambientale e sul lavoro, al fine di disporre
prima in fase di programmazione e, poi in quella di attuazione, delle informazioni e
delle premesse utili ad agire in -modo sicuro.
POPOLAZIONE TARGET: tutti gli operatori dipendenti dell'azienda, gli operatori dipendenti
delle aziende appaltanti, i fruitori dell'assistenza alberghiera (degenti, utenti, visitatori).
INDICATORI DI STRUTTURA: organizzazione e collegamenti con i servizi di sicurezza del
Dipartimento Alberghiero
Di processo: procedure adottate
Di esito: qualità della sicurezza dei servizi offerti, dei materiali o dei servizi acquistati.
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
ATTIVITÀ: Attualmente il Dipartimento gestisce: l'individuazione del bisogno, le
caratteristiche che soddisfano il medesimo, la valutazione della qualità di:
- pulizia dei locali (quasi totalmente appaltata)
- rifornimento di divise, scarpe di sicurezza e biancheria
- sicurezza notturna degli ambienti (telesorveglianza e vigilanza)
- arredamento di aree comuni, degenza, servizi, uffici
- traslochi e ricollocazione in modo idoneo del materiale recuperabile
- ristorazione (con gestione diretta del servizio: produzione, distribuzione,
dietetica).
Per ognuno di questi settori è stabilito un budget specifico a gestione diretta del Dirigente
del Dipartimento. Ogni settore è coordinato da personale sanitario ed amministrativo che
in ogni fase del lavoro prevede collegamenti specifici con il Servizio di Prevenzione e
prevenzione interna all'azienda, ma anche il confronto con i servizi che si occupano di
prevenzione e sicurezza nell'ambito dell'azienda USL.
L’iter delle attività che permettono di concretizzare risultati che tengono in
considerazione la sicurezza ambientale e sul lavoro implicano l'intervento di diverse
professionalità; ognuna per contribuire in modo efficace deve essere coinvolta in fase di
valutazione iniziale, di progettualità e/o di attuazione e le conoscenze apportate devono
essere coordinate in modo che producano effetti al momento di acquisire servizi,
tecnologie, beni oppure nel momento in cui occorre agire sul canale informativo, oppure
quando si valuta una procedura precostituita, o ancora, su tutti gli aspetti
contemporaneamente.
Il poster dovrà pertanto illustrare i prodotti specifici riferiti alla sicurezza che il
Dipartimento Alberghiero ha elaborato i metodi utilizzati e il percorso che è ancora in
fase progettuale.
La valutazione dei risultati è effettuata con interviste dirette legate agli indicatori dei
singoli progetti o ad aspetti salienti della gestione dei vari settori.
Gli incontri con una rete di referenti presenti nei vari Dipartimenti di diverse
professionalità che vivono ogni giorno le modalità di applicazione diretta dell'assistenza
erogata e che conoscono oneri, risorse disponibili e progetti di miglioramento realizzabili
permettono una valutazione dei risultati in grado di misurare esiti positivi, limiti, criticità
e azioni correttive da applicare, ma soprattutto permettono di valutare in qualsiasi
momento "storico" di applicazione di una procedura quante persone la sanno riprodurre in
modo sicuro e consapevole e non scontato a priori. Il turn-over veloce del personale, se
non si creano referenti stabili in grado di diffondere la formazione acquisita, può travisare
quanto di più sicuro avevamo pensato di aver istituito anche se la forma era chiara e
scritta.
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
L'INTERVENTO SULLA PREVENZIONE DEL MAL DI SCHIENA DEGLI
OPERATORI SANITARI
AUSL di Reggio Emilia: Direzione Sanitaria; Dipartimento di Sanità Pubblica:
Gruppo Prevenzione Patologie Muscolo-scheletriche; Servizio Prevenzione e Protezione;
Dipartimento di Riabilitazione
Il miglioramento del comfort offerto da una struttura di degenza può realizzarsi in modo
efficace e duraturo se vengono prese in considerazione le esigenze di tutti i soggetti
coinvolti: gli utenti/pazienti, i loro parenti ed accompagnatori, ma anche quelle degli
operatori. Infatti, la soluzione del problema della qualità dell'assistenza è spesso
fortemente condizionata dalla disponibilità di risorse sia economiche che di personale
professionalmente qualificato e "fisicamente idoneo alla mansione". Studi a livello
internazionale hanno evidenziato che il personale sanitario addetto all'assistenza di
pazienti non autosufficienti risulta tra le categorie lavorative maggiormente affette da
patologie e disturbi acuti e cronici del rachide dorso lombare. Inoltre i disturbi muscoloscheletrici costituiscono una delle principali cause di assenteismo per infortunio o
malattia e la più frequente causa di limitazioni temporanee o permanenti alla mansione
che compare nei giudizi di idoneità rilasciati dal medico competente nelle strutture
sanitarie. L'assenteismo legato ad infortuni malattie è causa di costi onerosi e, soprattutto
se accompagnato da un'elevata percentuale di operatori con limitazioni di idoneità alla
movimentazione dei pazienti, di problemi organizzativi, che possono portare a dover
scegliere fra la salute degli operatori ed il livello di assistenza dei degenti. Da una recente
indagine multicentrica, coordinata a livello nazionale dall'Unità di Ricerca Ergonomia
Postura e Movimento di Milano, a cui ha aderito il Gruppo Prevenzione Patologie
Muscolo-scheletriche, è risultato che:
• l'esposizione al rischio è particolarmente elevata nei reparti di Ortopedia, nelle strutture
per 1ungodegenti, nei reparti di Riabilitazione, di Medicina e di Chirurgia;
• le carenze più frequentemente riscontrate riguardano la formazione del personale, gli
ausili minori ed i sollevamalati, che nella stragrande maggioranza dei casi sono risultati
assenti o completamente inadeguati alla situazione, e solo in un terzo dei casi si è
riscontrato che gli ambienti, intesi come camere di degenza e bagni, erano idonei ad
una movimentazione corretta (es. spazi di manovra per carrozzine o sollevatori,
accessibilità ai bagni, ecc.);
• l'esposizione al rischio è correlata ai casi di lombalgia acuta occorsi nell'ultimo anno
lavorato, sia per la frequenza degli episodi, sia per la prevalenza di operatori che ne
hanno sofferto.
Alcune realtà ospedaliere, applicando programmi mirati di intervento per affrontare il
problema ed attuare le misure di prevenzione necessarie al contenimento del rischio da
movimentazione manuale di pazienti hanno visto, come “effetto collaterale”, un
abbattimento di oltre un terzo delle giornate di assenza riconducibili a patologie del
rachide, a riprova dell'efficacia dell'intervento effettuato. Anche alla luce di quanto
emerso da questa esperienza in ambito nazionale, l'Azienda ha deciso di attivare un
percorso di stretta collaborazione tra Direzione Sanitaria, Servizio di Prevenzione e
Protezione e il Dipartimento di Sanità Pubblica per affrontare in modo coordinato il
problema della movimentazione manuale dei pazienti in tutte le strutture ospedaliere e
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
R.S.A. di competenza.
I primi risultati di questa collaborazione sono stati i seguenti:
a) esecuzione di interventi di valutazione dell'esposizione e del danno in un primo
gruppo di reparti di degenza;
b) scelta delle misure di prevenzione più idonee, in funzione dell'analisi dei risultati
delle valutazioni e della compatibilità generale. Essa dipende essenzialmente
dalla tipologia dei pazienti e può riguardare gli ambienti e le strutture (spazi,
arredi), le attrezzature (carrozzine, sollevamalati, ausili minori), l'organizzazione
del lavoro e la formazione;
c) costituzione di un Gruppo di Formazione permanente, in collaborazione con il
Dipartimento di Riabilitazione. I corsi di formazione verranno tenuti inizialmente
nei reparti per i quali è stata già prevista l'adozione di misure di bonifica ed il loro
contenuto è elaborato in relazione ai rischi specifici ed alle misure presenti. Si è
inoltre messo a punto un protocollo di misure minime applicabili nei nuovi
insediamenti e ristrutturazioni di strutture per lungodegenti che tengano conto
anche dei problemi di movimentazione manuale di pazienti, armonizzati con la
procedura di Autorizzazione Regionale.
GESTIONE DEL RISCHIO. UN'ESPERIENZA DI RISK MANAGEMENT
NELL'OSTETRICIA E NEL CONSULTORIO DI CARPI
Dott.ssa Novaco Francesca (responsabile Sistema Qualità Aziendale, AUSL Mo.); Dott.
Caranci Nicola (statistico S.Q.A., AUSL Mo.);
Prof Masellis Giuseppe (primario Di Ostetricia e Ginecologia, U. O. Carpi AUSL Mo.)
Il progetto Gestione del Rischio è coordinato dalla ASR Emilia Romagna. Coinvolge più
Unità Operative, tra cui il Sistema Qualità Aziendale AUSL Modena.
La Gestione del Rischio è richiamata dal Piano Sanitario regionale 1999-2001 , dove è
integrata nell’accreditamento ed è tra gli strumenti del governo clinico.
Il rischio cui si fa riferimento è quello relativo ai pazienti, agli operatori e dell'ambiente
che è inevitabilmente insito nello svolgimento dell'attività ospedaliera, ma che può essere
rilevato per comprenderne l'entità, le fonti e fare in modo di porre l'interezza delle
strutture assistenziali in condizioni di operare minimizzando i rischi e le avversità.
Obiettivo primo del progetto: definizione, messa a punto e sperimentazione di uno
strumento per la rilevazione del rischio in ambito sanitario che consenta una pesatura
dello stesso in ciascuna realtà assistenziale.
Lo strumento è stato sviluppato in modo che la sua implementazione negli ambiti
sperimentali prima, e successivamente in altre realtà, sia standardizzata e sia facilmente
trasferibile. Una sua stica primaria è la capacità di individuare le aree con maggiore
priorità di intervento tramite una misura (indice) afferente un modello che nella
letteratura internazionale è chiamato FMEA (Failure Mode Effects Analisys). L'Indice di
Priorità del Rischio (IPR, cfr. all. 1) associato agli items, rilevati tramite il modulo in
allegato 1, è costruito come il prodotto di tre indicatori: Gravità, Probabilità, Rilevabilità
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- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
(o meglio non rilevabilità). Gli items possono essere ordinati per frequenza di risposta e
IPR (sintetizzato con medie geometriche). E' inoltre disponibile un sistema di
classificazione e gestione dei reclami che mette a disposizione informazione utili sulle
situazioni di rischio per i pazienti e i comportamenti tecnico - professionali e che
consente l'attivazione di azioni di miglioramento per una corretta gestione del rischio.
Sarà valutata infine l'opportunità di integrazione dei flussi di rilevazione già esistenti (es.:
SDO) con alcune informazioni inerenti “eventi potenzialmente dannosi” definiti come
prioritari dopo la prima fase di inchiesta.
Il progetto si rivolge inizialmente ad alcune realtà assistenziali della regione Emilia
Romagna. In fase sperimentale le Unità Operative degli ospedali che collaborano al
progetto sono di ridotto numero e selezionate con un criterio razionale, che indirizza la
scelta in aree con maggior rischio intrinseco nello svolgimento dell'attività assistenziale.
E' indicativo che il primo ambito di sviluppo del progetto è il reparto di Ostetricia e il
Consultorio di Carpi.
Il progetto intende essere estendibile ad altri ambiti regionali e ad altre realtà assistenziali.
Gli indicatori per la verifica di processo e di esito e sono:
a) esistenza di uno strumento di rilevazione degli eventi - situazioni (con esclusione di
quelle strutturali) "rischiosi" validato e funzionante anche in ambiti diversi;
b) evidenza della gestione integrata delle informazioni derivanti della Gestione dei
Reclami e del Rischio.
Gli obbiettivi intermedi previsti concernono sostanzialmente nella sperimentazione degli
strumenti progettati ed eventualmente modificati e puntualizzati.
Allegato 1: Scheda di rilevazione degli eventi potenzialmente pericolosi.
1 Assessorato alla sanità, Il patto di solidarietà per la salute in Emilia Romagna. Il ruolo della rete ospedaliera regio
Proposte di linee guida, Bologna, 11 febbraio 2000.
LA PREVENZIONE DELLA LOMBALGIA: UN'ESPERIENZA A REGGIO EMILIA
CON GLI OPERATORI DEI NIDI E SCUOLE DELL'INFANZIA
Bianchini D., Tedeschi C., Magnani E., Cappa V, Camurri G.B.
Unità Operativa di RRF-ASMN di RE
La lombalgia è una delle cause più frequenti di assenza dal lavoro, con alti costi sociali in
termini di giornate lavorative perse e ingenti spese per ricorso a cure mediche e
riabilitative. Alcune attività sono più esposte al rischio di insorgenza del dolore lombare
per la ricorrenza di posture viziate e la continua movimentazione dei carichi.
Gli operatori di comunità degli asili sono tra queste categorie svolgendo mansioni che
sovraccaricano il rachide: posizioni sedute protratte, attività con rachide flesso su piani a
bassi livelli, sollevamento e sostegno dei bimbi.
E' noto che la prevenzione della lombalgia inizia da una corretta conoscenza dei
meccanismi patogenetici del dolore lombare per adottare accorgimenti posturali idonei e
praticare attività fisica congrua come si consiglia nelle " Back Schools" da anni. La
85
- 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute-
prevenzione inizia pertanto dalle mura domestiche e dagli ambienti di lavoro, in linea con
quanto è raccomandato dalle Linee Guida elaborate dall'Agenzia Sanitaria Regionale.
Assecondando le richieste del personale, nel 1999, con l'autorizzazione del Comune di
RE, abbiamo progettato un corso rivolto agli operatori degli asili. Il corso è stato
completato per un primo gruppo di 80 maestri, suddivisi in due gruppi di 40 operatori. Per
ogni gruppo è stata svolta una lezione teorica tenuta da un medico fisiatra dell'U.O.
dell'ASMN di RE che ha illustrato nozioni di fisiopatologia, clinica e terapia della
lombalgia. In seguito sono stati formati 4 piccoli gruppi di 20 operatori, che hanno
partecipato ad una lezione pratica condotta da due fisioterapiste della stessa U.O. Sono
state illustrate e provate le corrette posture e le procedure di spostamento dei carichi.
Inoltre gli operatori sono stati seguiti personalmente nella esecuzione degli esercizi. Una
prima valutazione sul gradimento del corso ha riscosso pareri favorevoli ed anche
quest’anno il corso sarà ripetuto per il rimanente gruppo di maestri.
E' nostra intenzione procedere ad una verifica a distanza di un anno per valutare l’impatto
delle conoscenze trasmesse nella realtà quotidiana, con particolare attenzione
all'incidenza degli episodi di lombalgia e loro trattamento.
Lo scopo è dell'iniziativa è di autopromuovere la salute, favorendo la consapevolezza che
la lombalgia non è un evento drammatico, è autolimitante e va affrontata con serenità
perseverando nelle abitudini di una corretta igiene di vita.
PROGETTO DI FORMAZIONE MOVIMENTAZIONE MANUALE CARICHI
HPH - gruppo sicurezza
sottogruppo: movimentazione manuale carichi
Aziende: Ausl Imola, Ausl Ravenna, Ausl RE, Ausl Bo Sud, Ausl Bo Nord, Ausl FE
Tra le priorità individuate dai componenti del gruppo sicurezza ed ancora prima dalle
Aziende Sanitarie aderenti alla rete HPH si è individuata come esigenza formativa la
predisposizione di un corso di materiali inerenti la corretta movimentazione di carichi e
pazienti.
I destinatari individuati sono gli operatori sanitari ed i famigliari dei pazienti con
problemi di assistenza.
Si è provveduto quindi alla redazione di un progetto formativo dettagliato che prevede
anche la stesura di materiale formativo da distribuire, predisposto specificamente sia per
gli operatori sia per l’utenza.
Gli obiettivi individuati sono i seguenti:
ƒ acuisire le conoscenze teoriche degli elementi che concorrono a determinare il
rischio da movimentazione manuale di carichi e pazienti
ƒ acquisire le capacità pratiche per l'effettuazione di manovre corrette per la
movimentazione di carichi e pazienti in strutture sanitarie e a domicilio.
I risultati attesi:
ƒ riduzione delle patologie derivanti da movimentazione manuale dei carichi in
ambito lavorativo negli operatori esposti
ƒ promozione della salute nella comunità attraverso una maggior diffusione della
cultura della preone, proponendo modelli di comportamento corretti (H.P.H.)
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DALLA VERIFICA DEGLI INFORTUNI AL BENEFICIO PER LA PIÙ AGEVOLE
MOVIMENTAZIONE DEI PAZIENTI.
Ing. Giovanni Guatelli, responsabile Servizio prevenzione e protezione;
Dott.ssa Leda Ghizzoni, Medico Competente; Sig.ra Rossana Sernagiotto,
Direzione Sanitaria; LP. Paola Rotelli, Assistente sanitaria.
Arcispedale Santa Maria Nuova
CONTESTO: In ottemperanza a quanto disposto dal Piano Sanitario Nazionale e dal Piano
Sanitario Regionale in materia di tutela dai rischi infortunistici connessi agli ambienti di
lavoro, la scrivente Azienda ha individuato un piano di azioni da perseguire nel biennio
2000/2001 al fine di pervenire ad una analisi approfondita degli eventi infortunistici ed
alla conseguente riduzione degli stessi.
In merito a tale analisi degli infortuni è stato definito software informativo per lo studio
degli indici di infortunio ai fini della selezione della cause e della statistica degli infortuni
stessi. Si intende inoltre monitorare l'andamento degli infortuni in ambito aziendale ed
ottenere risultanze statistiche (n° infortuni - indice di incidenza) confrontabili con i dati
rilevati dalla Bancadati Inail per le principali forme di accadimento e i principali agenti
materiali causa degli eventi infortunistici.
La movimentazione manuale dei carichi, è risultata prevalente causa di infortuni fra gli
infermieri, con relativi oneri aziendali/sociali.
Si è proceduto ad attenta valutazione del rischio in ogni attività sanitaria, assegnando
punteggio diversificato a seconda dei reparti e per ogni mansione, elaborando una
mappatura parametrata dai fattori:
ƒ carico assistenziale indotto dalla presenza di pazienti non autosufficienti
ƒ tipo/grado di disabilità motoria
ƒ aspetti strutturali degli ambienti di lavoro e di degenza
ƒ attrezzature in dotazione
ƒ formazione degli operatori
Dall'esito ottenuto, si sono programmate le opportune misure di miglioramento: ausili,
procedure, formazione-informazione. Si è provveduto a realizzare corsi di addestramento
svolti da operatori dell'U.O. di Fisiokinesiterapia a favore del personale di tutte le Unità
Operative. Informazione visuale è stata predisposta con un poster elaborato insieme ai
docenti del corso.
POPOLAZIONE TARGET: Infermieri professionali, operatori tecnici ausiliari, tecnici sanitari
dell’intera azienda.
INDICATORI DI STRUTTURA, DI PROCESSO E DI ESITO: Ospedale urbano; posti letto 800 ;
dipendenti circa 2000.
OBIETTIVI DEL PROGETTO: Sensibilizzazione degli operatori alla formazione, in merito
alla sicurezza delle procedure di mobilizzazione.
Riduzione degli infortuni e dei danni al rachide, a medio termine.
Beneficio del rapporto paziente - operatore, funzionale al ridotto affaticamento e stress.
PROGRAMMA DELLE ATTIVITÀ: Analisi sistematizzata degli infortuni e delle malattie
professionali:
1999-2000
Formazione e addestramento
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1999 - allievi 400
2000 - allievi 400
2001 - allievi residui a rischio
Interventi di miglioramento dell'attività:
2000 / 2001 - selezione, acquisto, inserimento di attrezzature di ausilio alla
movimentazione
VALUTAZIONE DEI RISULTATI: Al termine della campagna formativa, gli operatori
verranno valutati tramite affiancamento in corsia e tramite check-list centrate sulle azioni
fondamentali da compiere; l'idoneità si raggiunge con l'attuazione del 100% delle azioni
previste. La riduzione degli infortuni è una verifica da fare sul triennio 2000-2002.
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