INDICE SESSIONE: SICUREZZA Abstracts delle comunicazioni Formazione all'analisi dei processi lavorativi per la sicurezza e la qualità 57 HPH e sicurezza: rischio biologico e formazione del personale dell'ASL 4 (regione Piemonte) 58 Realizzazione di un progetto per la sicurezza: organizzazione di un laboratorio centralizzato per l'allestimento dei farmaci chemioterapici antiblastici 59 Gruppo HPH per la sicurezza Gestione delle Emergenze: l'esempio di una struttura psichiatrica 61 62 Valutazione della sicurezza negli stabilimenti ospedalieri: un'esperienza condotta da cittadini nell'Azienda USL di Modena 63 Abstracts dei posters Miglioramento della qualità e della sicurezza sul lavoro con il metodo delle congruenze organizzative applicato ad una U. O. di Neonatologia 66 Rischio chimico da lattice tra gli operatori sanitari - contributo conoscitivo 67 Infortunio da contaminazione biologica - esiti dell'impatto formativo sul personale di assistenza 68 "Progetto Sicurezza " 69 Percorso formativo sull'utilizzo e preparazione dei farmaci antiblastici 70 Il processo di formazione, ai sensi del D.Lgs. 626/94, in un'Azienda ospedaliera della rete lombarda HPH 71 Cultura della sicurezza e cultura della salute per gli operatori sanitari dell'Azienda Ospedaliera Istituti Ospitalieri di Cremona. Progetto di ristrutturazione partecipativa in attuazione della legislazione vigente 73 Percorso formativo per il miglioramento del lavoro, della salute e del riadattamento nell'Unità Operativa di Rieducazione Neuromotoria 74 La comunicazione in tema di sicurezza rivolta agli operatori sanitari circa il corretto utilizzo di antisettici e disinfettanti in Ospedale 75 Realizzazione della sezione di lungodegenza a basso rischio professionale per quanto concerne la movimentazione manuale dei pazienti 77 Progetto di centralizzazione dei farmaci antiblastici 78 La prevenzione del rischio biologico in ambito sanitario 79 Dipartimento Alberghiero Ospedaliero e contributo alla sicurezza 81 L'intervento sulla prevenzione del mal di schiena degli operatori sanitari 83 Gestione del rischio. Un'esperienza di risk management nell'Ostetricia e nel Consultorio di Carpi 84 La prevenzione della lombalgia: un'esperienza a Reggio Emilia con gli operatori dei nidi e scuole dell'infanzia 85 Progetto di formazione movimentazione manuale carichi 86 Dalla verifica degli infortuni al beneficio per la più agevole movimentazione dei pazienti 87 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- SESSIONE: SICUREZZA 56 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- COMUNICAZIONI FORMAZIONE ALL'ANALISI DEI PROCESSI LAVORATIVI PER LA SICUREZZA E LA QUALITÀ Antonio Cristofolini, Direttore N.O. Medico Competente Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari Trento L'Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento, che conta circa 6800 dipendenti operanti in 13 distretti e 7 ospedali, i nuovi obblighi di sicurezza derivanti dall'emanazione del D.Lgs.626/94 sono stati visti come un'opportunità per analizzare e riprogettare i processi di lavoro con il coinvolgimento di tutti gli operatori. Infatti il D.Lgs.626/94 delinea una concezione di prevenzione primaria, generale, programmata e progettuale, in cui la valutazione dei rischi e l'individuazione e la programmazione delle misure di prevenzione sono strettamente correlate alla capacità di analisi e progettazione del lavoro coinvolgendo tutte le professionalità in un'approccio multidisciplinare per il miglioramento della sicurezza, del benessere, dell'efficienza e dell'efficacia. Il sistema gestionale dell'Azienda è stato mobilitato per una descrizione metodologicamente fondata dell'organizzazione del lavoro, individuando circa 600 dirigenti e preposti che sono stati addestrati all'uso del Metodo delle Congruenze Organizzative. Tale Metodo fa riferimento alla Teoria dell'Azione Organizzativa, che considera ogni situazione di lavoro come risultato di scelte decisionali e di azioni operative in termini di obiettivi, tecniche e strutturazione del lavoro, in un percorso di razionalità limitata, le cui conseguenze sono rilevanti non solo per l'interpretazione della situazione di lavoro, ma soprattutto per le azioni di intervento. Gli operatori, dopo un corso di due giornate, sono stati messi in grado di individuare e descrivere in ogni fase del processo di lavoro la configurazione e le relazioni tra le azioni tecniche (struttura dei compiti); le attribuzioni, i luoghi, i modi, i tempi di svolgimento delle azioni tecniche e le modalità di coinvolgimento dei soggetti agenti (struttura sociale); le conoscenze tecniche per il raggiungimento dei risultati attesi e relative a oggetto, mezzi e processo di trasformazione. i è ottenuto uno strumento che si può aggiornare e integrare nel tempo, fornendo gli elementi di incontro e discussione tra tutti gli operatori coinvolti per analizzare le congruenze organizzative del processo di lavoro in esame e gli elementi di costrittività che possono costituire occasioni di rischio. Con la redazione del documento di analisi di processo vengono restituite alle gerarchie aziendali e ai medico competente informazioni utili all'espletamento dei propri obblighi nei confronti di lavoratori e pazienti: il documento costituisce una guida al sopralluogo da consultare durante le visite nei luoghi di lavoro, definisce tempi e modalità di esposizione utili ai fini della quantificazione tecnica dei rischi, permette di delineare il profilo di rischio delle figure a cui vengono attribuiti i compiti per programmare la sorveglianza sanitaria mirata al rischio, consente di stabilire matrici di responsabilità e gerarchie d'intervento nella programmazione degli interventi tecnici, nella stesura di protocolli comportamentali 57 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- condivisi e nell'individuazione dei bisogni formativi che coincidono con le incongruenze nell'organizzazione. La valutazione dei risultati del programma di addestramento e formazione ha permesso di apprezzare significative trasformazioni nei processi di lavoro tramite l'individuazione di situazioni di lavoro potenzialmente pericolose, l'introduzione di scelte organizzative proposte dai lavoratori, un lavoro di analisi continuo per il riesame sistematico, il recupero nel processo di lavoro di lavoratori con limitazioni fisiche, un miglioramento del clima di lavoro. L'analisi del processo di lavoro è conoscenza approfondita del proprio lavoro e quindi uno strumento formativo che porta ad un miglioramento della qualità del lavoro e, in ambito sanitario, A un miglioramento della qualità delle cure. I lavoratori si sono resi consapevoli che il proprio benessere è un obiettivo perseguibile contemporaneamente a quello di un miglioramento continuo della qualità dell'assistenza. HPH E SICUREZZA: RISCHIO BIOLOGICO E FORMAZIONE DEL PERSONALE DELL'ASL 4 (REGIONE PIEMONTE) Nicola Giorgione*, Armando Lazzarin**, Laura Gandolfo*** *Direttore Sanitario dei Presidi Ospedalieri, **Infermiere Controllo Infezioni, ***Assistente Sanitaria. CONTESTO: L'ASL 4 ha 2 presidi ospedalieri ed è riferimento dell'area Nord della Città di Torino per l'emergenza sanitaria. La tutela dei lavoratori ASL 4 è considerata un processo di miglioramento continuo dell' attività dell' ASL 4. In particolare la diffusione delle conoscenze relative al rischio biologico in ospedale ha rappresentato impegno prioritario per la Direzione dell'ASL 4 . L'obiettivo è di migliorare le conoscenze sul rischio biologico e sul corretto smaltimento dei rifiuti ospedalieri, da parte degli operatori sanitari, attraverso percorsi formativi specifici. POPOLAZIONE TARGET: Sono stati interessati al progetto 1.100 operatori (di questi ruoli professionali: AFD, Infermieri, Tecnici, OTA, Ausiliari) che rappresentano il 90% del totale degli operatori in ruolo all'ASL 4. INDICATORI: Gli indicatori utilizzati sono quelli relativi al n° di persone formate, n° di incontri effettuati, n° di ore di formazione, % di partecipazione ai corsi, valutazione iniziale (pre-test) e valutazione finale (post-test), costituzione del manuale informativo, registrazione dei presenti, rilascio dell'attestato finale al raggiungimento della significatività del test. PROGRAMMA DELLE ATTIVITÀ: Sono stati programmati (dal 1996 ad oggi) N° 50 incontri, con gli operatori di tutte le Unità Operative ospedaliere e dei Distretti Territoriali 1 e 2. L'ICI e l'AS sono stati coinvolti come formatori. Gli argomenti trattati sono: a) conoscenza e utilizzo dei DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) b) isolamenti da contagio (aereo, da droplet e da contatto) c) procedure a rischio (medio, alto e basso rischio) 58 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- d) infortunio sul lavoro (manovre di emergenza) e) riutilizzo del materiale (decontaminazione) f) smaltimento rifiuti (smaltimento aghi e taglienti, tipologia e differenziazione) Gli incontri consistono nell'illustrare, con lucidi e materiale sanitario, ciò che l'ASL4 ha in dotazione per la protezione del lavoratore. Per gli argomenti trattati è stato costituito un manuale informativo che viene dato ad ogni partecipanti all'incontro. Inoltre viene effettuato un test di accertamento per verificare l'effettivo passaggio delle informazioni. Il test è composto da domande inerenti i contenuti, viene somministrato all'inizio dell'incontro (pre-test) e alla fine dell'incontro (post-test) in cui è possibile verificare la significatività (P <0.01) della rispondenza alla prova, che viene comunicata alla fine dell'incontro. VALUTAZIONE DEI RISULTATI: Dal 1996, anno dell'inizio dei corsi, ad oggi sono stati formati 1.100 dipendenti in 50 incontri. I risultati sono: a) aumento della consapevolezza del rischio biologico (verifica pre e post) b) incremento dell'uso dei DPI (verifica diretta) Questo ha determinato che i lavoratori utilizzino i DPI in tutte le manovre a rischio e quando, malauguratamente, incorrono in un infortunio comunque avevano i DPI necessari. Sulla gestione dei rifiuti vi è stata, dal 1998 (in sintonia con la normativa vigente D.Lg. 22/97), una netta differenziazione con un aumento dei recupero della materia prima come: vetro, carta, cartone, organici, plastica, etc. che prima venivano smaltiti come rifiuto pericoloso o come assimilabile ai rifiuti urbani. Questa differenziazione comporta un netto risparmio del 20% sui costi per lo smaltimento dei rifiuti pericolosi. Le problematiche rilevate vengono raccolte e si comunicano ai servizi pertinenti (es. Reparti e Servizi, Direzione Sanitaria, Economato, con informazioni di ritorno). REALIZZAZIONE DI UN PROGETTO PER LA SICUREZZA: ORGANIZZAZIONE DI UN LABORATORIO CENTRALIZZATO PER L'ALLESTIMENTO DEI FARMACI CHEMIOTERAPICI ANTIBLASTICI G.Monina*, M.Ghiringhelli*, A.Luoni*, G.Ruffato*, E.Massimo** *Servizio di Farmacia - A. O. Gallarate; **Direzione Sanitaria di Presidio - A. O. Gallarate La tutela della salute dei luoghi di lavoro ha spinto il legislatore ad evidenziare, tra le situazioni a rischio per il personale sanitario, anche la manipolazione dei farmaci chemioterapici antiblastici. In questo contesto, intervenire tempestivamente per realizzare un modello che assicurasse la salvaguardia degli operatori interessati è diventato, per la nostra Azienda, un obiettivo da perseguire con particolare impegno. OBIETTIVI: Il Provv. 5 Agosto 1999 (G.U. n°236 del 07.10.99) "Documento di linee guida per la 59 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- sicurezza e la salute dei lavoratori esposti a chemioterapici antiblastici in ambiente sanitario" detta le norme vincolanti per le strutture sanitarie per la prevenzione e la protezione degli operatori. L'obiettivo della nostra Azienda è stato quello di realizzare, nel Servizio di Farmacia, il progetto di un Laboratorio (Unità Farmaci Antitumorali) in linea con il Provvedimento e con le Norme di Buona Preparazione del Formulario Nazionale F.U., per garantire la sicurezza degli operatori e la qualità del farmaco preparato per la somministrazione al paziente (sicurezza del paziente). POPOLAZIONE TARGET: questo progetto vede il coinvolgimento di figure professionali diverse: farmacista, medico oncologo, medico igienista, personale infermieristico, in un contesto interdisciplinare INDICATORI: disponibilità di locali e apparecchiature rispondenti ai requisiti richiesti dalle norme e linee guida in materia (cabina a sicurezza biologica di classe II, tipo B3, frigorifero, lavaocchi). Disponibilità di procedure scritte destinate al personale addetto alla manipolazione, alla consegna ai reparti, alle operazioni di pulizia. PROGRAMMA DELLE ATTIVITÀ: l'impegno si è concentrato su tre fronti, la ristrutturazione dei locali, la disposizione degli arredi e delle attrezzature necessarie, la formazione del personale, seguendo: Linee guida statunitensi ASHP/1990; Documento di Consenso ISPELS/1995; Linee Guida SIFO/1998; Provv. 5 agosto 999, Norme per la buona preparazione dei medicamenti in farmacia del Formulario Nazionale F.U. ed. IX VALUTAZIONE DEI RISULTATI: il laboratorio realizzato è strutturalmente articolato in due locali: uno spogliatoio/zona filtro e un laboratorio attrezzato. Punti chiave per l'ambiente: adeguata volumetria dei locali (m.cubi 50), scalo esterno dell'aria, "controllo" aperture per mantenere il laboratorio in depressione, verifica condizioni ambientali (barometro differenziale, termometro, igrometro), installazione di un sistema di scambio a cassetto tra i due locali per il trasferimento dei prodotti, riducendo al minimo il movimento di persone, frigorifero per la conservazione dei farmaci, cabina a sicurezza biologica con flusso laminare verticale. Punti chiave per il personale: corso di formazione e dotazione di specifici protocolli di comportamento per tutte le attività (utilizzo dei sistemi di protezione personale, manipolazione di farmaci e del materiale contaminato, consegna al reparto, operazioni di pulizia ambientale e della cabina a sicurezza biologica). In termini di sicurezza, si è visto che la realizzazione di questo progetto (centralizzazione con personale dedicato) offre il vantaggio di poter effettuare un costante intervento di sensibilizzazione e di aggiornamento sulle problematiche legate alla manipolazione che sono veramente i punti critici nella realizzazione del progetto. 60 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- GRUPPO INTERAZIENDALE HPH PER LA SICUREZZA - EMILIA ROMAGNA Coordinatore: C. Cuzzoni, Aziende: Ausl Modena, Ausl Ravenna, Ausl Reggio Emilia, Ausl Bologna Sud, Ausl Bologna Nord, Ausl Ferrara Il governo della sicurezza negli stabilimenti ospedalieri è legato ad aspetti generali che coinvolgono l'organizzazione nel suo complesso, dagli aspetti strutturali, a quelli tecnologici, a quelli comportamentali: il management in particolare è chiamato a garantire misure di prevenzione e controllo che coinvolgono l'intera struttura ospedaliera a favore della sicurezza del paziente, del professionista, della comunità servita, in un'ottica che va ben oltre la messa a norma, per creare una cultura partecipata di governo dei rischi. Il Gruppo Sicurezza ha sviluppato un pacchetto formativo avente per target l'operatore sanitario diverse tematiche, finalizzato a fornire le conoscenze di base indispensabili alla gestione del rischi professionale e allo sviluppo degli aspetti di comunicazione nei confronti del paziente e dei familiari. In questo modo l'operatore sanitario diventa portatore di informazioni mirate al miglioramento del controllo della sicurezza e salute dell'utente, sia in ambito sanitario sia in ambito domiciliare, mediante una maggiore conoscenza delle tecniche e comportamenti necessari per la gestione del rischio specifico. I pacchetti formativi sono costituiti dal progetto formativo, dal materiale didattico per il docente e per i discenti, dal materiale informativo per il paziente e i familiari. I corsi hanno una durata prevista di circa 4 ore, e consentono di definire un livello minimo di formazione comune tra gli operatori delle varie aziende aderenti. Gli indicatori di verifica per gli operatori sono quelli tipici del contesto formativo, di apprendimento e gradimento, per gli utenti gli indicatori proposti sono specifici dell'argomento considerato. I docenti sono da individuare nel personale interno, previo l'effettuazione di un momento formativo di training rispetto agli obiettivi del corso specifico. L'attività è stata sviluppata mediante 3 sottogruppi di lavoro dedicati alle seguenti tematiche Rischio Biologico, Movimentazione Pazienti, Gestione dell'Emergenza. Per il Rischio Biologico l'aspetto caratterizzante l'aspetto HPH è la consegna ai familiari di pazienti affetti da determinate patologie di un opuscolo informativo accompagnato da una comunicazione mirata da parte dell'operatore sanitario. Ciò è programmato per le unità operative ospedaliere per l'assistenza a domicilio per i casi a maggior rischio. I docenti del corso saranno da individuare per gli aspetti teorici nel personale medico con competenze in igiene, epidemiologia, malattie infettive, direzione sanitaria; per gli aspetti pratici personale infermieristico con competenza igiene ospedaliera e controllo delle infezioni. Per la Movimentazione Pazienti si ricalca lo schema precedentemente descritto, con l'obiettivo di ridurre anche il rischio da movimentazione durante l'assistenza a domicilio per i familiari. La Gestione dell'Emergenza ha un contesto ambientale di applicabilità limitato alla struttura sanitaria (ospedali, RSA e strutture Psichiatriche). In tale ambito i pazienti e i familiari riceveranno anche mediante un pieghevole informativo, le informazioni riguardanti l'esistenza di una Procedure d'Emergenza Interna, la presenza di personale specificatamente formato a cui far riferimento per determinate evenienze. La segnaletica completa il quadro informativo. Il pacchetto formativo necessariamente di carattere generale, e può essere adattato al contesto di applicazione in funzione della struttura, 61 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- dall'organizzazione e delle responsabilità specifiche. Si propone uno sviluppo su base triennale della formazione di tutti gli operatori interessati. Gli interventi di formazione devono essere accompagnati dai relativi aspetti di miglioramento del condizioni di movimentazione dei pazienti, dei dispositivi di sicurezza durante operazioni a rischio biologico sui pazienti, della segnaletica per l'emergenza. Gli interventi saranno valutati a scadenza annuale, sulla base del personale coinvolto sulle varie tematiche, anche in relazione al target individuato (ospedale, unità operativa, assistenza domiciliare, personale di strutture sanitarie residenziali), e dal numero di pazienti raggiunti dalla comunicazione specifica. GESTIONE DELLE EMERGENZE: L'ESEMPIO DI UNA STRUTTURA PSICHIATRICA G. Morini1, A. Pinotti1, I. Cioni1; R. Bertolini 2, A. Rinaldi 2, R Ferrari 2; 1 = Servizio Prevenzione e Protezione; 2 = Modulo Dipartimentale di Salute Mentale Guastalla Correggio. Una struttura destinata a pazienti psichiatrici è caratterizzata da una particolare relazione tra Security (sicurezza delle relazioni con l'esterno) e Safety (sicurezza dell'attività). La struttura oggetto dell'intervento è stata inaugurata nel 1988, in un moderno edificio dotato di impianto di tarme antincendio, e ospita al suo interno il Servizio di Salute Mentale e una struttura semiresidenziale. Da quest'anno è stata attivata anche una struttura residenziale con 12 posti letto. L'attività residenziale è caratterizzata da un contenuto livello di attività nel periodo notturno e dalla conseguente presenza di un ridotto numero di operatori. La valutazione dei rischi, aggiornata con la collaborazione del personale della struttura, ha evidenziato che durante il periodo diurno l'attività residenziale e semiresidenziale frequentemente si intrecciano; nel periodo notturno, con la sola attività residenziale in atto, la necessità di controllare la possibile fuoriuscita di pazienti comporta un carico di responsabilità rilevante e la richiesta di un livello di attenzione eccessivo per il personale infermieristico. L'intreccio tra valutazione dei rischi per gli operatori, la sicurezza dei pazienti e, volendo, la garanzia che comunque la struttura non possa rappresentare fonte di preoccupazione per la comunità ove è inserita, comporta un approccio alla gestione dell'emergenza diverso da quello classico. Occorre infatti permettere una rapida e sicura evacuazione in caso di incendio e mantenere dei sistemi di contenimento per i pazienti in particolari periodi. Naturalmente l'approccio è stato definito dal personale medico, chi segue la sicurezza si è limitato a ricercare il miglior compromesso tra la sicurezza di tutti gli occupanti la struttura, il contenimento dello stress notturno dovuto alla sorveglianza di determinati pazienti, e la completa tranquillità della comunità locale. La ricerca della soluzione è passata attraverso alcuni incontri con i responsabili e la capo sala dell'unità operativa, nella ricerca di un set di soluzioni tecniche, nello sviluppo di un piano d'emergenza ad hoc e nella formazione puntuale degli operatori rispetto alla gestione dell'emergenza. Gli incontri con gli operatori hanno 62 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- permesso una buona conoscenza della struttura, necessaria per lo sviluppo di un piano specifico. Le soluzioni tecniche adottate prevedono tra l'altro un sistema di chiusura delle uscite d'emergenza collegato con l'impianto antincendio: l'intervento di quest'ultimo anziché comandare la chiusura di porte resistenti al fuoco ne determina l'apertura; poiché tale principio di funzionamento è stato sviluppato autonomamente, lo si è ritenuto non totalmente affidabile e di ciò se ne è tenuto conto nello sviluppo del piano d'emergenza. Quest'ultimo è stato sviluppato come procedura operativa, conformemente ai criteri adottati per l'accreditamento, individuando con precisione tutti i livelli di responsabilità. L'attività prevista dalla procedura è rimandata a allegati, costituiti da istruzioni operative: il Registro per le verifiche periodiche antincendio, strumento di prevenzione essenziale, ed il Manuale operativo in caso d'emergenza, strumento tradizionale per contenere il danno nel caso si verifichi l'evento indesiderato. In particolare è previsto che tutti gli operatori del residenziale abbiano sempre con sè le chiavi che permettono l'apertura delle porte anche in caso di malfunzionamento del sistema dedicato. Una ulteriore chiave di scorta è disponibile in guardiola ed è prevista una sorveglianza specifica a livello di Registro delle verifiche periodiche. Gli operatori hanno effettuato un percorso formativo completo: oltre un terzo ha frequentato un corso 16 ore con esame di abilitazione da parte del comando provinciale dei vigili fuoco, ed in particolare la capo sala ed il responsabile della struttura residenziale. Per motivi di compatibilità, il restante personale ha effettuato un corso ridotto ma che comunque prevede l'apprendimento dell'uso dell'estintore. Tutto il personale ha inoltre frequentato un corso di formazione sulla procedura d'emergenza. Un ulteriore livello di controllo è previsto in capo al Servizio Prevenzione e Protezione, il tutto autorizzato dalla Direzione Sanitaria. Un apposito pieghevole informativo è consegnato, in un idoneo momento di contatto tra il personale e i familiari del paziente, agli stessi, allo scopo di informarli sulle scelte effettuate per la sicurezza complessiva degli occupanti 'edificio. G.7.02 Inserimenti lavorativi R.DIS R.CDR Atto R.DIS su proposta CDR e modulo di liquidazione. VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA NEGLI STABILIMENTI OSPEDALIERI: UN'ESPERIENZA CONDOTTA DA CITTADINI NELL'AZIENDA USL DI MODENA Sig.ra Loredana Cuzzani Componente C. C.M. Azienda USL Modena Sig.ra Marina Incerti Componente C. C.M. Az. USL Modena Dr. A F. Novaco Resp. Sistema Qualita'Az. USL Modena Dr. A N.Poppi Collaboratore Amm.vo Sistema Qualità Az. USL Modena Ing. G. Salsi S.P.P.A. Az. USL Modena CONTESTO, MOTIVAZIONI ED ASPETTI Nell'anno 1999, l'Azienda USL di Modena ha aderito alla "Campagna Nazionale Ospedale Sicuro" promossa dal Tribunale dei Diritti del Malato consistente in un monitoraggio "civico" - effettuato da cittadini - di alcuni aspetti legati alla sicurezza negli ospedali. 63 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- La rilevazione, che ha interessato in prima battuta l'ospedale di Carpi, è stata condotta da un team di quattro rappresentanti di cittadini appartenenti ad associazioni di volontariato utilizzando un set di strumenti: 1) Una griglia di rilevazione strutturale attraverso cui i cittadini hanno registrato alcuni dati rispetto alla situazione della sicurezza in ospedale (presenza ed evidenza della segnaletica antincendio; eventuale presenza di barriere architettoniche; situazione degli impianti tecnici e dei gas medicinali) che i cittadini possono acquisire tramite osservazione diretta o per semplice intervista agli operatori. 2) Una griglia di rilevazione periodica attraverso cui sono stati rilevati i fenomeni che possono variare nel tempo (eventi sentinella cioè fatti che, anche se accadono una sola volta, possono essere ritenuti sintomo di disfunzioni e quindi non possono essere ignorati). 3) Questionari somministrati a 20 operatori con l'obiettivo di esplorare qualità e quantità di informazioni sulla sicurezza disponibili agli operatori. 4) Questionari per il Responsabile del S.P.P.A.; il Medico Competente e per l'Infermiere Responsabile della Prevenzione delle Infezioni Ospedaliere - attraverso cui sono state acquisite informazioni e notizie sulla sicurezza da figure di importanza cruciale per la gestione della sicurezza negli ospedali. Il Sistema Qualità, coerentemente alla propria mission di stimolo allo sviluppo di una cultura di responsabilità condivisa e di partecipazione di tutti gli attori coinvolti nel sistema sanitario a percorsi e progetti nell'ottica del miglioramento continuo, ha seguito i cittadini nella loro formazione, nella rilevazione e nella lettura dei dati. Per l'interpretazione e l'utilizzo dei dati è stata utilizzata la seguente metodologia: A. Definizione della sicurezza come risultante di quattro componenti. B. Articolazione dei componenti in fattori di qualità in analogia ai fattori di qualità definiti Dpcm 19.5.1995 sulle Carte dei Servizi: aspetti cioè che qualificano il rapporto dei cittadini con strutture sanitarie - in questo caso in ambito di sicurezza. C. Individuazione di indicatori per "misurare" ogni fattore di qualità considerato per un totale 160 indicatori. In sintesi: COMPONENTI EDIFICI Sicurezza degli edifici all'interno dei quali si svolgono le attività sanitarie PERSONALE Livello di informazione e formazione del personale che opera all'interno delle strutture VIGILANZA Grado di attenzione dedicato ai problemi connessi con la sicurezza ORGANIZZAZIONE Provvediamenti strutturali e organizzativi adottati dall'Azienda sul tema sicurezza. FATTORI di QUALITA' Strutture Comuni - P.S. - impianti elettrici - Prevenzion Incendi - Impianti di condizionamento - Impianti gas medicinali Cantieri. Livello di Informazione - Formazione - Conoscenza dell'organizzazione - Conoscenze operative Comportamenti - Sorveglianza - Informazione - Segnaletica. Sicurezza Igienica, Degenza, Manutenzione e Controlli, Sicurezza del Lavoro e Provvedimenti generali. 64 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- Al termine delle rilevazioni sul campo, i dati sono stati elaborati secondo i seguenti criteri: 1. Attribuzione di un valore da 0 (totale inadeguatezza) a 1 (assoluta adeguatezza) con opportune scale di 0.25, 0.50 e 0.75 ai singoli indicatori. 2. Attribuzione di un valore ai fattori di qualità come media aritmetica dei valori degli indicatori espressi in centesimi. 3. Attribuzione di un valore alle componenti come media dei fattori di qualità considerati. 4. Attribuzione di un punteggio all'ospedale come media delle componenti. La rilevazione ha permesso di evidenziare alcune criticità e di adottare specifiche azioni di miglioramento legate alla sicurezza strutturale, degli impianti, alla segnaletica ed alla formazione-informazione del personale. In particolare è stato realizzato e diffuso agli operatori una brochure informativa sui rischi principali presenti in ospedale e sui comportamenti da tenere per evitarli. Nell'anno 2000 (Settembre) è stata ripetuta la rilevazione all'ospedale di Carpi ed analoga esperienza è stata condotta all'ospedale di Castelfranco Emilia. OBIETTIVI: 1. Stimolare l'attenzione di operatori e cittadini sul tema della sicurezza nelle strutture ospedaliere. 2. Costruire un network civico per la sicurezza in cui i cittadini possano svolgere un ruolo nella rilevazione e nell'utilizzo dei dati. 3. Sperimentare una allenza a livello locale sul tema della prevenzione dei rischi in ospedale (patto locale per la sicurezza). 4. Avviare una progettazione a medio-lungo termine sulla prevenzione dei rischi in ospedale curando gli aspetti strutturali, formativi-informativi per il personale e per i pazienti. 5. Misurare e dare una dimensione ai fattori di qualità rilevanti per la sicurezza in ambito ospedaliero. POPOLAZIONE TARGET: Cittadini e pazienti Operatori e professionisti INDICATORI DI STRUTTURA, DI PROCESSO E DI ESITO: Presenza di un set di strumenti per la rilevazione di fattori di qualità ed indicatori relativi al monitoraggio della sicurezza negli stabilimenti ospedalieri. Complessivamente sono stati individuati n. 160 indicatori per il monitoraggio delle componenti sopra individuate. Presenza e diffusione agli operatori di una brochure informativa sui principali rischi presenti in ospedale e sui comportamenti da tenere per evitarli. 65 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- POSTERS MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ E DELLA SICUREZZA SUL LAVORO CON IL METODO DELLE CONGRUENZE ORGANIZZATIVE APPLICATO AD UNA U.O. DI NEONATOLOGIA Giuseppe De Nisi, Fabio Pederzini U. O. di Neonatologia - Ospedale S. Chiara - TRENTO (ITALY) La U.O. di Neonatologia dell'Ospedale S. Chiara di Trento è l'unico Centro di Terapia Intensiva Neonatale del Trentino, provincia con circa 500.000 abitanti e circa 5000 nati per anno. La U.O di Neonatologia di Trento ricovera il 96% dei neonati di peso <1500 g e tutti i neonati ad alto rischio della provincia; garantisce il Trasporto Assistito Neonatale d'Emergenza per tutti i neonati patologici della provincia; garantisce l'assistenza neonatale e la formazione del personale sanitario sia nell'Ospedale S. Chiara di Trento, sia in altri 3 ospedali periferici non dotati di reparto di Pediatria; esegue da oltre 20 anni un'attenta epidemiologia perinatale regionalizzata per analizzare i bisogni e ottimizzare l'assistenza. I principali indicatori assistenziali sono nettamente migliori rispetto alle medie nazionali ed internazionali. I dati relativi a tutta l'area della provincia di Trento sono: • natalità poco superiore al 10 per mille abitanti • mortalità neonatale pari all' 1.9 per mille nati vivi (anni 1997-1999) • mortalità tra i neonati di peso 500-1499 pari al 10 % • esiti gravi a distanza (valutati a 2 anni) inferiore all' 1 per mille La Direttiva CEE 89/391, recepita in Italia con il Decreto Legislativo N° 626 del 19/09/94, costituisce una rivoluzione in materia di prevenzione e protezione dai rischi connessi a qualsiasi attività e all'ambiente in cui si opera. A differenza del passato, dove il Datore di Lavoro si faceva carico di imporre determinati comportamenti e dispositivi di prevenzione, stabiliti dalla legge, oggi la sicurezza è considerata una funzione aziendale; essa chiede il coinvolgimento e la partecipazione di tutti, per perseguire un miglioramento delle condizioni di lavoro. Il clima lavorativo della U.O. di Neonatologia di Trento si basa proprio sulla ricerca del miglioramento della prestazione professionale e soprattutto sulla integrazione tra le diverse figure lavorative (medici, infermiere, ausiliarie e segretaria) con il coinvolgimento dei genitori dei neonati ricoverati (comunicazione, formazione, accesso in reparto senza limitazioni di orario). Il Metodo delle Congruenze Organizzative per l'analisi dei processi lavorativi (B. Maggi: Organizzazione e benessere, Etas Libri 1990) ha portato all'identificazione dei processi a rischio per l'operatore e per i pazienti, con l'individuazione e l'applicazione dei correttivi ai fini della sicurezza e responsabilità derivanti dal D.Igs. 626/94. Per ogni procedura sono stati discussi ed esaminati i seguenti fattori: la struttura dei compiti e la struttura sociale, le conoscenze tecniche, i rischi potenziali, l'individuazione dei correttivi. I risultati dell'applicazione di tale metodo ha comportato: • la stesura di protocolli comportamentali condivisi; • la valutazione di situazioni di lavoro errate o "a rischio"; 66 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- • l'accettazione di proposte del personale direttamente coinvolto nelle diverse fasi lavorative; • l'opportunità di un "audit" interno basato sulla ricerca del "bene vicendevole"; • la riduzione dell'esposizione legale: tutti gli operatori sono stati sensibilizzati • il recupero di figure lavorative etichettate con "limitazioni". Quest'ultimo punto ci appare di particolare interesse e ci permette di definire l'analisi dei processi lavorativi come un mezzo ideale di raggiungimento di obiettivi di efficienza ed efficacia delle cure, in un clima lavorativo di "benessere". RISCHIO CHIMICO DA LATTICE TRA GLI OPERATORI SANITARI. CONTRIBUTO CONOSCITIVO Dario Mairano (Medico competente Asl 4 - Torino), Nicola Giorgione (Direttore Sanitario Ospedali Asl 4 - Torino) L'impiego professionale di presidi in lattice di gomma comporta la ben nota emergenza di disturbi di intolleranza ai guanti "chirurgici" tra il personale sanitario che possono andare da semplici fenomeni irritativi transitori alla cute delle mani sino a sensibilizzazione immunomediata comportante manifestazioni quali: eczema, oculorinite, asma. La sorveglianza sanitaria in merito ha rilevato nel 1998 una prevalenza di tali disturbi dello 1,6% lavoratori esposti (26 casi su 1545 operatori sanitari del presidio). Al fine di meglio comprendere il fenomeno nel nostro ospedale (di medie dimensioni, plurispecialistico) è stata indagata la prassi d'uso dei guanti. L'obiettivo del progetto era di individuare i punti di criticità nell'uso dei presidi in lattice dai quali potesse scaturire un rischio professionale di sensibilizzazione, anche al fine di modificare le procedure di impiego dei presidi ed ottenere una minimizzazione del rischio. La popolazione target era rappresentata dai lavoratori ospedalieri deputati all'assistenza, tra i quali è stato selezionato un campione random rappresentativo delle diverse qualifiche (28 medici, 23 infermieri professionali, 4 tecnici, 20 ausiliari/operatori dell'assistenza). Lo strumento impiegato è il questionario per intervista (v. allegato). La valutazione dei risultati offre a considerare alcuni aspetti meritevoli di commento come segue. La maggior parte degli intervistati utilizzava guanti in vinile non sterile nelle procedure che richiedono protezione della cute delle mani senza necessità di asepsi, ma era alta la percentuale di operatori che usavano guanto in lattice non sterile. Nelle procedure con asepsi viene preferito il guanto lattice sterile. Da rimarcare la diffusa abitudine incongrua di impiegare guanti sterili in lattice per procedure settiche o di guanti in vinile sterile per la semplice igiene dei pazienti o il rifacimento letti di degenza. Nell'insieme si può dire che la conoscenza dell'utilizzo diversificato di guanti in lattice o in vinile, sterili e non, poteva essere migliorata. Infatti, se da un canto emergeva l'uso congruo di guanti sterili per operazioni in asepsi, con preferenza per quelli in lattice nelle operazioni “fini”, d'altro canto risultava un impiego incongruo di guanti sterili, in lattice e 67 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- non, per operazioni che non richiedono asepsi; comportando, oltre ad una maggiore spesa, un extra-esposizione al rischio di sensibilizzazione al lattice, non necessaria e potenzialmente nociva. Dalla valutazione dei risultati dello studio è scaturita la necessità di un intervento di prevenzione articolato nei seguenti momenti: • informazione dei lavoratori circa i rischi connessi al prolungato contatto cutaneo con presidi in lattice • formazione del personale all'uso diversificato ed appropriato dei guanti che sono state secondo linee guida diffuse • fornitura di presidii latex-free ai soggetti sensibilizzati e predisposti • allontanamento dal rischio dei lavoratori con disturbi cronici o recidivanti da latice. Il risultato di questo intervento è rappresentato da una forte diminuzione dei disturbi cutanei correlati al lattice tra gli operatori sanitari. Nel 2000 sino ad oggi sono stati osservati infatti solo tre casi sporadici, risoltisi con l'uso di guanto alternativo al lattice. INFORTUNIO DA CONTAMINAZIONE BIOLOGICA: ESITI DELL'IMPATTO FORMATIVO SUL PERSONALE DI ASSISTENZA Nicola Giorgione (Direttore Sanitario Ospedali Asl 4 - Torino), Anna Maria Sambataro (Dirigente Medico Direzione Sanitaria Ospedali Asl 4 - Torino), Domenica Morabito (Scuola di Specialità di Igiene e Medicina Preventiva - Università di Torino), Armando Lazzarin (Infermiere addetto al Controllo delle Infezioni Ospedaliere - Ospedale San Giovanni Bosco - As14 - Torino), Laura Gandolfo (Assistente Sanitaria - Ospedale San Giovanni Bosco Asl 4 - Torino) Nell'ambito degli obiettivi che la Direzione Sanitaria di Presidio si è prefissata di raggiungere nell'ultimo biennio si inquadra il controllo degli infortuni da contaminazione biologica; in particolare, l'esperienza relativa alla formazione permanente sul personale di assistenza, come da direttive normative (D.Lgs. 626/94 - D.Lgs. 242/96). Con la seguente esperienza si intende monitorare il numero di incidenti occupazionali da contaminazione biologica negli operatori sanitari e come un programma formativo costruito ad hoc possa modificare i comportamenti a rischio nel corso delle operazioni routinarie (prelievi, cateterizzazioni ecc.). A tale copo si è reso necessario effettuare uno studio retrospettivo a partire dal 1995 fino ai giorni nostri per valutare gli eventi accidentali prima e dopo il programma di formazione adeguato rivolto agli operatori sanitari (tutto il personale del comparto con specifiche mansioni di assistenza al paziente). Quali indicatori sono stati considerati i dati relativi alla popolazione di riferimento del registro infortuni I.N.A.I.L., riguardanti infortuni da contaminazione biologica in seguito a puntura o taglio con strumento contaminato e/o schizzo su mucosa o cute lesa. Gli stessi dati sono stati paragonati alla popolazione-target rilevata dalle cartelle cliniche del Servizio di Medicina Preventiva. Le figure professionali che si occupano di seguire tale andamento sono l'Assistente Sanitaria con il Medico Competente presso il Servizio di Medicina Preventiva e l'Infermiere addetto al Controllo delle Infezioni Ospedaliere con i 68 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- Medici della Direzione Sanitaria. Queste stesse figure sono state impegnate in un programma formativo rivolto ai nuovi assunti. Il parametro da valutare era l'andamento dell'infortunio da contaminazione biologica prima e dopo l'intervento formativo, la sensibilizzazione dell'operatore sanitario ed il grado di compliance relativamente alle misure da adottare, riguardanti le raccomandazioni del CDC di Atlanta, le Precauzioni Universali ed il corretto utilizzo dei Dispositivi di Protezione Individuale. Il programma formativo partito dal 1997 rivolto in primo momento ai nuovi assunti potrebbe essere reimpostato come corso di formazione a cicli e permanente per tutto il personale a rischio. Le ore di formazione effettuate sono state 150 e rivolte a 1100 operatori sanitari. L'interrogativo finale riguarda il seguente punto: gli infortuni da contaminazione biologica si sono ridotti nel tempo? E ancora: un eventuale loro aumento potrebbe essere collegato con un aumento della sensibilizzazione del personale di assistenza che di recente denuncia ciò che prima non denunciava? "PROGETTO SICUREZZA" Regione Piemonte, ASL 1 –Torino Ospedale San Giovanni antica sede, Dipartimento Oncologico Direzione Sanitaria, via Cavour, 31 -10123 – Torino L'Ospedale San Giovanni Antica Sede, storicamente, orientato alla diagnosi e cura interdisciplinare in Oncologia, è organizzato da molti anni in modo dipartimentale. Questa organizzazione ha reso nel tempo gli operatori sensibili ai temi della relazione e della comunicazione come altrettanti momenti del processo diagnostico terapeutico del paziente. Nell’ultimo anno si è concretizzato un programma di rilevazione dei bisogni formativi teso a migliorare la qualità del "clima" relazionale fra operatori e pazienti e fra operatori e operatori. Come parte di questo programma è stato inserito - approvato dalla Direzione Generale Aziendale che lo ha identificato fra gli obiettivi remunerabili dell'anno in corso - il " Progetto Sicurezza" Ospedale. Tale progetto è finalizzato al governo concreto delle situazioni di rischio presenti in ospedale secondo aree omogenee di attività: esso passa da una preliminare mappatura dei rischi, nei molteplici aspetti della sicurezza elettrica, antincendio, da agenti biologici, alla identificazione delle azioni semplici di verifica e monitoraggio di situazioni critiche da parte di operatori individuati quali responsabili del controllo di tali criticità. L'interesse del progetto sicurezza è che esso nasce e si sviluppa all'interno del più globale progetto di miglioramento del clima lavorativo attraverso modalità comunicative strutturate fra gli operatori che interagiscono in una comune attività lavorativa. Per questa ragione l'attività formativa sul tema della comunicazione fra gli operatori integra al suo interno il "Progetto Sicurezza": gli operatori sono coinvolti trasversalmente in azioni comuni, pur possedendo qualifiche diverse e soprattutto provenendo da servizi di diversa appartenenza. Medici, personale infermieristico, personale sanitario di supporto, psicologi, assistenti sociali vengono incentivati a collaborare fra loro e con i colleghi amministrativi, dei servizi Economale, Tecnico e di 69 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- Portineria con il riconosciuto scopo di sentirsi parte di un gruppo omogeneo e concorde, orientato ad accogliere pazienti profondamente colpiti dalla gravità del loro male, affrontando con spirito integrato e multidisciplinare la complessità dei problemi che il paziente propone loro. Il "Progetto Sicurezza" dell'Ospedale San Giovanni Antica Sede si concretizza pertanto nella redazione di una scheda di rilevazione per area omogenea, con identificazione dei vari rischi presenti (suddivisi per tipologia) dalla quale scaturirà in un secondo momento una scheda di controllo da affidare ad un operatore identificato quale responsabile, e che conterrà l'elenco delle azioni semplici di controllo e di governo da porre in atto rispetto alle criticità della mappatura dei rischi, con un calendario della tempistica di esecuzione delle azioni medesime. Il percorso che abbiamo definito è una sostanziale trascrizione della metodologia HACCP , che ha dimostrato essere efficace nei campi di applicazione affrontati finora valorizzando la responsabilità dell'operatore nel controllo e nel governo delle azioni da lui compiute rendendolo attivamente partecipe del processo complessivo di produzione. L'investimento operato dall'Ospedale sarà valutato fra un anno per verificarne la reale efficacia ai fini di un oggettivo miglioramento dello spirito di partecipazione all'impresa, di miglioramento della qualità dell'ambiente di lavoro, del potenziale effetto su una reale "accoglienza" del paziente Oncologico. PERCORSO FORMATIVO SULL'UTILIZZO E PREPARAZIONE DEI FARMACI ANTIBLASTICI Barbieri Franco 1, Castelli Donata 2, Gavioli Marco 3, Gerra M. Teresa 4, Perego Silvia 3, Soldà Giuliano 5 C.I.L. (Centro per L'Igiene del Lavoro) - Azienda Ospedaliera "G. Salvini" Garbagnate M.se - 1 Medico competente C.I.L.; 2 Coordinatore locale rete lombarda HPH; 3 Infermiera Professionale Ufficio Medico Competente C.I.L.; 4 Tecnici SPP; 5 RSPP CONTESTO: L'Azienda Ospedaliera Salvini comprende 4 Presidi Ospedalieri, in tre dei quali vengono preparati ed utilizzati farmaci antineoplastici. Nel progetto quadro di formazione ai sensi del D.Lgs. 626, è previsto un percorso (subprogetto) che punta a migliorare l'ambiente e l'organizzazione degli addetti alla preparazione e somministrazione dei farmaci antiblastici. Dal processo di valutazione delle condizioni lavorative effettuato, è emerso infatti che le modalità operative e le condizioni ambientali non rispecchiano completamente quanto le più moderne Linee Guida contemplano come ottimali. Per implementare l'efficacia dell'intervento , lo staff del CIL ha messo a punto un progetto-percorso basato sulla metodologia HPH che prevede il coinvolgimento attivo degli operatori dei Reparti interessati. OBIETTIVI: 1) Dare vita ad un percorso di miglioramento del benessere degli operatori attraverso le seguenti fasi: presa di coscienza delle attuali modalità di lavoro; individuazione dei punti critici e dei nodi organizzativi; approfondimento sulla base delle conoscenze di 70 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- settore delle modalità di superamento dei rischi; ridefinizione di nuovo lay-out. 2) Stimolare la crescita professionale del gruppo e del singolo operatore attraverso l'acquisizione di strumenti e comportamenti tali da migliorare la qualità della vita e dell'ambiente di lavoro. POPOLAZIONE-TARGET: n° 60 Infermieri Professionali delle Unità Operative di: Medicina - Pneumologia - DayHospital Oncologico - Ginecologia - Endoscopia Urologica. INDICATORI: Procedure operative intraprese e revisionate per l'implementazione della sicurezza. Verifiche manutentive degli ambienti e delle strumentazioni Acquisizione e sostituzione di dispositivi di protezione individuale Modificazioni dell'incidenza degli episodi accidentali Segnalazioni tempestive delle gravidanze PROGRAMMA DELLE ATTIVITÀ: Il programma verrà sviluppato attraverso le seguenti fasi monitorate col diagramma di GANTT: - ricostruzione dei processi lavorativi - passaggio delle informazioni necessarie per la revisione critica dei processi - valutazione e verifica delle procedure esistenti nell'ottica del processo migliorativo - implementazione delle nuove modalità di lavoro - definizione dei momenti di verifica con utilizzo delle schede parametrate e delle griglie sinottiche ISPESL VALUTAZIONE DEI RISULTATI: confronto individuale di gruppo fra pretest e postest; analisi attraverso focus groups ed interviste, sia del personale formatore che degli operatori formati; valutazione della frequenza di autorevisione delle procedure operative. IL PROCESSO DI FORMAZIONE, AI SENSI DEL D.LGS. 626/94, IN UN'AZIENDA OSPEDALIERA DELLA RETE LOMBARDA HPH Donata Castelli* Giuliano Soldà** - *responsabile Ufficio marketing e relazioni esterne, coordinatore locale rete lombarda HPH - **responsabile Servizio prevenzione e protezione, responsabile del progetto Scenario di riferimento, target e caratteristiche di coerenza con la mission aziendale L'AO "G. Salvini"di Garbagnate Milanese è costituita da 4 Presidi Ospedalieri organizzati in 17 Dipartimenti con all'attivo 4118 dipendenti. L'Azienda aderendo alla rete lombarda HPH con 4 progetti, 1 dei quali è gestito dal CIL (centro per l'igiene del lavoro) promuove la diffusione della filosofia HPH attraverso progetti che favoriscono l'integrazione della salute in tutte le sue aree. In questo contesto il CIL gioca un ruolo propositivo, che va oltre alla modificazione di situazioni nocive per i dipendenti, proponendo percosi di formazione per le diverse figure professionali che, a vario titolo, 71 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- concorrono ad assicurare condizioni di salute e sicurezza nell'ambiente ospedale. Tali percorsi si contestualizzano in un progetto quadro ispirato alle prospettive del Network Europeo per la promozione della salute (ENWHP), con presupposti concettuali e metodologici fondati sulle seguenti opzioni: visione euristica del processo di formazione; orientamento al benessere del lavoratore; approccio andragogico; applicazione della metodologia HPH; misurazione sistematica del progetto e relativi percosi. GLI OBIETTIVI: raggiungibili in questo impianto progettuale sono: identificare i problemi rilevanti per la salute nei diversi ambiti lavorativi attraverso il monitoraggio continuo dei determinanti di salute; individuare soluzioni per migliorare il contesto di lavoro; sviluppare la consapevolezza dell'importanza nel saper gestire la prevenzione dei rischi. IL PROGRAMMA DELLE ATTIVITÀ: L'analisi di fabbisogno formativo per rischi ha evidenziato la necessità di pianificare 9 tipologie di percorsi articolati in moduli (tot 304), indirizzati a 6081 dipendenti (alcuni lavoratori sono esposti a più rischi). Il progetto si svolge nell'arco di un quinquennio (1999-2004). I percorsi in cui si articola il progetto vengono gestiti dagli operatori dei CIL che svolgono la funzione di facilitatori, favorendo la partecipazione attiva dei lavoratori nel processo di analisi della valutazione dei rischi, a partire dall'individuazione degli elementi di costrittività organizzativa, alla valutazione delle condizioni di pericolosità e dei rischi per la salute, all'individuazione di eventuali danni, con le relazioni tra questi momenti e le fasi canoniche della prevenzione. Nel 1999 è stato definito e approvato con atto deliberatorio dalla Direzione Generale il progetto quadro, ivi compresi i percorsi formulati in base alla mappa dei bisogni formativi . Nel 2000 si è tenuto un corso di formazione per gli operatori del CIL sulla metodologia HPH, nell'ambito del quale è avvenuta la programmazione e quindi la realizzazione di 2 percorsi: miglioramento della "qualità della vita" nel reparto di neuromotoria miglioramento della "qualità della vita" nei reparti utilizzatori di farmaci antineoplastici. Ogni percorso ha come procedura di monitoraggio i diagrammi di GANTT per agevolare il controllo delle attività svolte/da svolgere in rapporto ai tempi programmati. RISULTATI E VALUTAZIONE: Si registra un'apporto di valore aggiunto alle prestazioni sanitarie, ai rapporti interindividuali, dovuto al miglioramento del clima di lavoro e che influenza positivamente anche i rapporti con i pazienti. Si ipotizza inoltre il raggiungimento, da parte dei lavoratori, di una nuova coscienza del proprio stato di benessere psico fisico, basata sulla non-delega e sulla consapevolezza che la modifica dei contesti si raggiunge attraverso il cambiamento uomo-struttura. La valutazione (progettuale, organizzativa, economica, di esito, di impatto professionale) dei percorsi formativi si avvale delle schede parametrate e delle griglie sinottiche ISPESL. Direzione sanitaria aziendale D.ssa Simonetta Bianchi 72 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- CULTURA DELLA SICUREZZA E CULTURA DELLA SALUTE PER GLI OSPEDALIERA "ISTITUTI OPERATORI SANITARI DELL'AZIENDA OSPITALIERI" DI CREMONA. PROGETTO DI RISTRUTTURAZIONE PARTECIPATIVA IN ATTUAZIONE DELLA LEGISLAZIONE VIGENTE Dr. Angelo Cirla -Medico Competente Coordinatore UOOML Azienda "Istituti Ospitalieri" di Cremona; D.ssa Simonetta Bianchi - Direttore Sanitario Aziendale Azienda "Istituti Ospitalieri" di Cremona; Dr. Virginio Somenzi - UOOML -Azienda "Istituti Ospitalieri" di Cremona Le direttive europee recepite in Italia con il D.Lgs 626/94 e successive modifiche hanno avuto un impatto incerto sulla organizzazione ospedaliera interna. I motivi sono diversi ed alcuni sono facilmente individuabili. La sicurezza e la protezione dei pazienti sono stati portati sullo stesso piano della tutela della salute dei dipendenti. Organizzazione e responsabilità delle Direzioni Mediche Sanitarie si sono trovate appaiate a quelle dei Medici del Lavoro Competenti, con le relative diversità di approccio metodologico ai problemi. Obiettivi già propri degli Uffici Tecnici si sono mescolati a quelli nuovi dei Servizi di Prevenzione e Protezione. In generale si è venuto evidenziando un confronto di culture vecchie e nuove: quella dell'emergenza come priorità contro quella della prudenza come abitudine, quella della sicurezza sostenuta da procedure imposte contro quella della salute basata su informazione e partecipazione. Un contrasto di mentalità e motivazioni finisce così per accompagnarsi agli sforzi comuni per avere un Ospedale più sicuro e degli operatori più sani. Una delle possibili soluzioni passa attraverso il coinvolgimento attivo dei responsabili nel gestire le problematiche, utilizzando strutture preordinate per favorire un confronto critico fra operatori interessati allo stesso problema, nonchè una consultazione reciproca. Negli Istituti Ospitalieri di Cremona un progetto strutturale ha inteso utilizzare i servizi previsti dalla legislazione (Protezione e Prevenzione, Medico Competente, Direzione Medica di Presidio) in un ambito più allargato, con l'obiettivo di promuovere una partecipazione alla gestione della sicurezza e della salute dei dipendenti mediante un approccio interculturale attivo. In questa visuale la funzione di Medico Competente del D.Lgs 626/94 va integrata con quella di un più completo Servizio Sanitario Aziendale, che si occupi di medicina preventiva in senso allargato agli ambienti e stili di vita. A livello aziendale è previsto un Comitato Prevenzione e Rischi, che verifica le strategie e propone una programmazione: ne fanno parte la Direzione Generale, i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, i rappresentanti del Consiglio dei Sanitari, i responsabili del Servizio Sanitario Aziendale, il responsabile di Prevenzione e Protezione. A livello di ogni Presidio (in totale 4) è previsto un Gruppo Operativo Prevenzione e Sicurezza, che riunisce a livello di Presidio i responsabili coinvolti nella protezione dei rischi e nel miglioramento della salute: dal Medico Competente al Direttore Medico di Presidio e ai vari dirigenti tecnici e sanitari. Gli stadi di attuazione del progetto sono i seguenti: 1. entro 2 mesi dalla costituzione formale degli organismi deve avvenire la designazione dei componenti e dei coordinatori, con le nomine previste dalle leggi 2. entro 4 mesi un seminario finalizzato all'informazione sul sistema sicurezza e salute aziendale e sui compiti di dirigenti e preposti 73 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- 3. entro 6 mesi realizzazione di riunioni periodiche di presidio dei Gruppi Operativi 4. entro 8 mesi una riunione programmatoria del Comitato Prevenzione Rischi 5. entro 12 mesi una riunione di verifica del Comitato Prevenzione Rischi Gli indicatori di verifica di processo saranno le date delle delibere istitutive ed i verbali delle riunioni dei gruppi operativi prevenzione e sicurezza (G.O.P.S.). Gli indicatori di verifica di struttura saranno le iniziative attuate a livello di ogni Presidio Aziendale. Gli indicatori di verifica di esito saranno la realizzazione di almeno un seminario formativo ed i verbali delle riunioni del Comitato Prevenzione Rischi. La cornice strutturale di questo progetto utilizza l'intercultura e la partecipazione per rendere maggiormente produttiva (e non soltanto formale) l'applicazione della legislazione per la sicurezza e la salute degli operatori sanitari. PERCORSO FORMATIVO PER IL MIGLIORAMENTO DEL LAVORO, DELLA SALUTE E DEL RIADATTAMENTO NELL'UNITÀ OPERATIVA DI RIEDUCAZIONE NEUROMOTORIA Soldà* G. - Gavioli** M. - Gerosa D. - Mulazzani** M. - Perrucci R. - Savarese S. Castelli D. *Responsabile Servizio Prevenzione e Protezione **Tecnici SPP Medico Competente Infermiere Professionale Assistente Sanitaria ACoordinatore locale rete lombarda HPH Descrizione del contesto di attuazione dell'esperienza, delle motivazioni e degli aspetti di coerenza L’intervento formativo è svolto nel Reparto di Neuro-Motoria del Presidio Ospedaliero di Garbagnate Milanese. Il reparto è organizzato in tre aree assistenziali di degenza ed in una nunzionale di riabilitazione neuropsicologica. Le tre aree corrispondono a: - area sub intensiva coma per pazienti gravi cerebrolesi post-intensivi - area di neuroriabilitazione intensiva per pazienti ancora gravemente cerebrolesi ma stabilizzati - area di riabilitazione intensiva prevalentemente dedicato ai pazienti cerebrovascolari La particolare tipologia delle prestazioni lavorative richieste, nonché le particolari condizioni di lavoro in cui si trovano gli operatori (richiesta continua di attenzione ai processi riabilitativi in corso, condizioni ambientali e strutturali da adeguare ai requisiti igienico-sanitari e da migliorare in funzione della particolare tipologia di degenti, turnazioni di lavoro adeguate allo svolgimento dell’attività, richiesta continua di lavoro d'equipe, rischi lavorativi, stress psico-fisico e problemi di movimentazione manuale dei pazienti) rendono il reparto un luogo significativo per la sperimentazione della promozione della salute e la crescita di una cultura orientata allo sviluppo del benessere psico-fisico, nonché la diffusione della consapevolezza che condizioni di lavoro sane contribuiscono a migliorare i servizi prodotti. OBIETTIVI DEL PROGETTO: Promuovere negli operatori di reparto di Neuromotoria la crescita culturale in relazione alla capacità di: 74 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- - visualizzare l'attuale processo lavorativo e relativi rischi valutare i rischi e le costrittività organizzative valulare le misure di compensazione e le modalità per garantire nel tempo il miglioramento - individuare gli strumenti di miglioramento oggettivo e soggettivo - elaborare proposte sui vari versanti POPOLAZIONE TARGET: Infermieri, tecnici della riabilitazione e medici Indicatori: N°interventi di adeguamento effettuati; n° riunioni di équipé; % di diminuizione dei disturbi muscolo-scheletrici PROGRAMMA DELLE ATTIVITÀ: Settembre - Ottobre : Preparazione del gruppo formatori alla metodologia HPH. Novembre -Gennaio 2001: Sostegno ai gruppi di esame/ riesame delle modalità di lavoro in corso nel reparto ed all'esame dei rischi lavorativi presenti. Febbraio- Aprile: Definizione ed introduzione delle misure di miglioramento e delle misure di compensazione sui versanti tecnico-organizzativo e formativo (mediante elaborazione delle modalità compensative e relative metodologie di lavoro). Maggio: Formalizzazione del nuovo assetto e modalità di lavoro e confronto con la Direzione Sanitaria del Presidio Ospedaliero. Il programma verrà sviluppato attraverso le seguenti fasi monitorate col diagramma di GANTT. VALUTAZIONE DEI RISULTATI: confronto individuale e di gruppo sul miglioramento del clima di reparto. LA COMUNICAZIONE IN TEMA DI SICUREZZA RIVOLTA AGLI OPERATORI SANITARI CIRCA IL CORRETTO UTILIZZO DI ANTISETTICI E DISINFETTANTI IN OSPEDALE Dr.ssa E. Massimo*, Dr.ssa G. Monina**, Dr.ssa M. Ghiringhelli**, K. Ventresca*. *Direzione Sanitaria di Presidio -A.O. Gallarate, ** U.O. Farmacia -A.O. Gallarate Si partiva da un contesto in cui i caposala avevano a disposizione un protocollo di disinfezione che andava revisionato perché di difficile applicazione. Contemporaneamente sono stati dati dalla Regione Lombardia ai Direttori Generali obiettivi sul controllo delle infezioni ospedaliere. L'Azienda ha puntato in particolare sulla formazione dei propri dipendenti per un cambio culturale e una revisione delle procedure. OBIETTIVI: il corretto utilizzo degli antisettici e disinfettanti è un problema di costante attualità per la salute e la sicurezza in Ospedale in quanto è da esso che dipendono da un lato l'efficacia delle sostanze impiegate, importante per il controllo delle infezioni ospedaliere, dall'altro la diminuzione del rischio per gli operatori addetti alla manipolazione di disinfettanti ad alto potenziale di tossicità; pertanto l'obiettivo è stato quello di creare la consapevolezza nell'infermiere professionale di essere figura professionale di ruolo nella prevenzione delle infezioni ospedaliere dando al personale infermieristico la possibilità di rivedere in maniera critica il proprio comportamento in materia di disinfezione e fornendo le indicazioni e gli strumenti per un corretto utilizzo 75 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- degli antisettici e dei disinfettanti. POPOLAZIONE TARGET: n. 92 caposala dei tre stabilimenti ospedalieri dell'Azienda Ospedaliera "S. Antonio Abate" di Gallarate i quali a loro volta diventano docenti per gli infermieri professionali delle proprie UU.00. INDICATORI DI PROCESSO: miglioramento del livello di conoscenza riscontrabile dalle risposte al questionario conoscitivo somministrato prima del corso ed alla fine e misurato come aumento della percentuale di risposte corrette. INDICATORI DI ESITO: una percentuale di gradimento dei discenti ricavata dalle risposte al questionario di valutazione del corso superiore all' 80%. PROGRAMMA DELLE ATTIVITÀ: corso di una sola giornata con i caposala nel quale si è cercato di puntare, vista la difficoltà storica del personale infermieristico di mantenere nel tempo le nozioni utili ad un corretto utilizzo dei disinfettanti, a una tecnica comunicativa di buon impatto sui discenti. Si è infatti prima somministrato un questionario conoscitivo per impostare il corso sugli argomenti che, in base alle risposte fornite, richiedevano maggiori approfondimenti. Poi, si è sperimentata una didattica congiunta dei docenti per la presentazione di un protocollo sulla disinfezione e sulla sanificazione per cui si inseriva per ogni argomento contemporaneamente sia l'aspetto igienistico che farmaceutico. La correzione finale del questionario preliminare è stata invece fatta in modo interattivo con i discenti. Il protocollo adottato è stato poi rilasciato alle caposala, per i singoli reparti, sia in formato poster che brochure. VALUTAZIONE DEI RISULTATI: l'impostazione data a questo momento di aggiornamento ha incontrato vivo interesse da parte del personale infermieristico che si è dimostrato sia durante il corso (vedi questionario di valutazione) che successivamente con richieste di approfondimento di aspetti specifici. In particolare la partecipazione attiva alla correzione del questionario preliminare dopo l'acquisizione delle nozioni impartite, ha creato senso di soddisfazione e capacità ad agire nel singolo operatore. In Conclusione, un argomento di difficile impatto per il personale infermieristico come è quello della disinfezione in ambiente ospedaliero, si è trasformato da semplice momento di aggiornamento ad occasione di costruttiva revisione critica dei singoli comportamenti facendo crescere il senso di responsabilità del ruolo dei caposala come comunicatori di salute agli infermieri professionali sul tema della prevenzione delle infezioni ospedaliere. ALLEGATI: 1) questionario preliminare con percentuale di risposte corrette; 2) questionario di valutazione con le percentuali di gradimento. 76 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- REALIZZAZIONE DELLA SEZIONE DI LUNGODEGENZA A BASSO RISCHIO PROFESSIONALE PER QUANTO CONCERNE LA MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI PAZIENTI. M. Frassineti* (RP), N. Borciani *(MD), L. Veneri **(MD), PG Ferretti **(MD), M. Manfredini **(CS), M. Tagliavini ***(CS), M. Poletti ****(TI), G. Morini (Ing.)**** *Direzione Sanitaria Presidio Ospedaliero AUSL Reggio Emilia. **Sezione di Lungodegenza post-acuta Riabilitazione Estensiva, Unità Operativa di Geriatria, Ospedale di Guastalla. ***Servizio Infermieristico Ospedale di Guastalla. ****Servizio Prevenzione Protezione Azienda USL di Reggio Emilia. INTRODUZIONE - La movimentazione dei carichi risulta la problematica più rilevante per quanto riguarda sicurezza e salute del personale infermieristico. Per affrontare adeguatamente questo rischio professionale non solo occorre il ricorso a percorsi che comportano momenti di formazione sulle tecniche di postura da adottare, ma anche l'acquisizione di ausili e l'adeguamento della struttura edilizia nei locali in cui si lavora. Il problema della movimentazione è notevolmente sentito nei reparti con pazienti anziani, in particolare quelli afferenti alle sezioni di Lungodegenza, che al momento dell'ingresso in reparto accolgono malati per la maggior parte non autosufficienti (85%). La Lungodegenza ha infatti la funzione di stimolare il recupero o la stabilizzazione di funzioni che rendano più autonomo possibile il malato. MATERIALI-METODI - La sezione di Lungodegenza dell'Ospedale di Guastalla è stata oggetto di studio per la realizzazione di una sezione di degenza a bassissimo rischio di movimentazione dei carichi. Per questo studio è stato costituito un gruppo di lavoro che si è proposto i seguenti obiettivi: 1) dotazione di arredi e ausili tecnologici per ridurre i rischi collegati alla movimentazione dei degenti allettati non autosufficienti; indicatori di verifica: numero di operatori colpiti da patologie correlabili alla movimentazione dei carichi. 2) formazione del personale professionalmente esposto nella movimentazione dei pazienti; indicatori di verifica: schede nursing. 3) miglior comfort alberghiero per i pazienti con migliore e veloce recupero o stabilizzazione delle funzioni; indicatori di verifica: questionari di gradevolezza, scheda ADL. L'individuazione delle caratteristiche degli arredi e delle attrezzature è stata effettuata con riferimento agli standard proposti dall'Unità di ricerca EPM di Milano, per la valutazione del sovraccarico del rachide lombo-sacrale nelle operazioni manuali di sollevamento, movimentazione di pazienti non autosufficienti. Gli interventi strutturali programmati sono stati progettati rispettando i parametri dell'attuale legislazione in materia di Accreditamento (L.R. 34/98 “Requisiti per l'autorizzazione Regionale"). Un'analisi accurata è stata infine eseguita dal gruppo di lavoro per la scelta di luci e colori dei locali, tenendo conto in particolare al problema dell'orientamento dei pazienti anziani. CONCLUSIONI - L'introduzione di strumenti e comportamenti volti ad aumentare la sicurezza operativa nel lavoro di movimentazione dei pazienti da parte del personale infermieristico, quando ben programmati e applicati, migliorano l'efficacia dell'intervento riducendo la comparsa delle problematiche di salute e le conseguenti gravi ripercussioni sull'organizzazione del lavoro di corsia. In tale contesto si evitano al malato condizioni di 77 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- disagio che possono influenzare la velocità di recupero o stabilizzazione delle funzioni. L'approccio all'ospite, in particolare l'anziano, diventa veramente un approccio globale basato non solo sull'assistenza terapeutica ma sull'affinamento dei rapporti con il personale e l'ambiente che lo circonda, favoriti dal comfort, dall'assetto alberghiero, dall’umanizzazione della struttura. Il benessere fisico del personale concorre quindi al benessere psichico-fisico del paziente. Partendo dal tema della sicurezza sul lavoro il percorso porta inevitabilmente al miglioramento dei rapporti con il paziente e all'efficacia delle prestazioni erogate. Bibliografia - Atti Convegno Nazionale "Movimentazione manuale degli ospiti nei servizi socio-assistenziali". MMC. Regione Emilia Romagna. 1999. PROGETTO DI CENTRALIZZAZIONE DEI FARMACI ANTIBLASTICI D. Zoboli 1, A Liotti 1, A. Bagnulo 2, A. Zoboli 2, V. Incerti 2, N. Carnevali 2, G. Morini 3, R. Marmonti3 1. Unità Farmaceutica Ospedale di Correggio, 2. Day Hospital Oncologico Ospedale di Correggio, 3. Servizio Prevenzione e Protezione Aziendale. Azienda Usl di Reggio Emilia Descrizione del contesto di attuazione dell'esperienza, delle motivazioni e degli aspetti di coerenza. In questi ultimi anni si è assistito ad un notevole aumento delle malattie neoplastiche, con conseguente aumento di pazienti sottoposti in particolare a chemioterapia, con un maggior impegno per le strutture deputate alla preparazione e somministrazione del farmaco (Farmacia e Day Hospital). Il farmaco antiblastico, prima di essere somministrato, deve essere portato alla concentrazione richiesta con solvente idoneo (p.e. 20 mg di Bleomicina in 250 ml di fisiologica in sacca di PVC). Il processo di manipolazione del farmaco deve avvenire all'interno di una cappa in grado di proteggere l'operatore dai principi attivi, il prodotto da contaminazioni ambientali, l'ambiente da eventuali residui degli stessi principi attivi, con metodiche idonee a garantire il raggiungimento di tali risultati. Il prodotto deve essere correttamente conservato (temperatura, sensibilità alla luce, ..) e correttamente somministrato (durata e sequenza). Per garantire l'intero processo occorrono: Personale adeguatamente addestrato, centralizzazione della preparazione dei farmaci e procedure di controllo. Obiettivi del progetto 1. Centralizzazione a livello di stabilimento ospedaliero della preparazione dei farmaci 2. Adeguamento degli ambienti di preparazione dei farmaci 3. Coinvolgimento del Medico Competente 4. Formazione del personale per tutti gli aspetti necessari, ottemperando anche agli obblighi di legge (D.Lgs.626/94, Provvedimento 5/8/1999), con verifica finale delle conoscenze e abili acquisite 5. Sviluppo di software su supporto di ampia diffusione dedicato a 5.1. formulazione di protocolli terapeutici e operativi standard, controllati rispetto alla stabili tà e compatibilità dei principi attivi utilizzati, 78 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- 5.2. gestione della terapia per il paziente, con aspetti di informazione per lo stesso (date e tipologie dei controlli, date presunte di somministrazione del ciclo, indicazioni relative alla gestione a domicilio degli effetti collaterali) 5.3. gestione dei quantitativi di farmaco utilizzati, 5.4. stampa personalizzata delle etichette del farmaco 5.5. produzione del registro degli esposti con possibilità di elaborazione dati 6. Riduzione degli scarti di farmaci parzialmente utilizzati con conseguente risparmio di spesa farmaceutica, con indicatore di risultato 7. Controllo periodico sterilità ambiente di manipolazione farmaci, con indicatore di risultato 8. Controllo periodico biologico degli esposti, con indicatore di risultato 9. Controllo periodico degli operatori rispetto all'applicazione delle corrette tecniche di manipolazione dei farmaci, con indicatore di risultato 10. Controlli del prodotto distribuito (sterilità, fotosensibilità, modalità di conservazione e stabilità, rintracciabilità del prodotto fino alla somministrazione con indicatore di processo) 11. Maggior controllo del prodotto erogato: passaggio da 2 a 4 controlli (riduzione delle probabilità di errori) 12. Evoluzione ed integrazione professionale (medico, infermieri, farmacista, personale tecnico) Punto considerato 1, 2, 3, 4 5,6 7 8, 9, 10 11,12 Sviluppo Aziendale Ospedale San Sebastiano di Correggio (struttura sperimentante) Terminato Terminato --In fase di attivazione In avanzata fase di sperimentazione In fase di attivazione In fase di sviluppo In fase di sviluppo --- In avanzata fase di sperimentazione LA PREVENZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO IN AMBITO SANITARIO Comitato per la prevenzione e il controllo delle infezioni contratte in ambito sanitario, Servizio Prevenzione e Protezione - Ausl Reggio Emilia L’Azienda USL di Reggio Emilia è impegnata nella definizione di procedure tese a contenere il rischio biologico, inteso principalmente come rischio di infezione occupazionale, ma anche come rischio di trasmissione di malattie per i pazienti e i loro familiari, in coerenza con la letteratura internazionale, che colloca ormai le infezioni occupazionali tra le infezioni ospedaliere. La prevenzione di tale rischio si sviluppa secondo varie attività, che comprendono: la messa a punto di procedure di lavoro sicuro, il corretto uso dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) e dei Dispositivi Medici 79 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- (D.M.), l'informazione e la formazione dei lavoratori, l'informaai pazienti e ai familiari, la gestione degli infortuni a rischio infettivo e la corretta gestione dei rifiuti. L'Azienda ha utilizzato per la realizzazione dei corsi docenti interni, attingendo a professionisti specializzati in igiene, epidemiologia, infettivologia e a personale infermieristico esperto (I.C.I., A.S.V., C.S.); al fine di condividere obiettivi e contenuti è stato organizzato un corso di “formazione per formatori" che ha coinvolto circa 60 operatori e diversi docenti esterni. Nel periodo 1999 - primo semestre 2000 sono stati realizzati 89 corsi di formazione, ciascuno della durata di 4 ore; vi hanno partecipato complessivamente di circa 1500 operatori sanitari di diverse professionalità (medici, infermieri professionali, ostetriche, ASV), operanti presso gli stabilimenti ospedalieri e i servizi territoriali dell'Azienda. Gli obiettivi educativi dei corsi sono principalmente due: 1) gli operatori devono acquisire le conoscenze teoriche degli elementi che concorrono a determinare il rischio biologico e la stima del rischio stesso; 2) al termine del corso gli operatori devono saper adottare i comportamenti idonei a prevenire la diffusione delle malattie trasmissibili, tramite l'acquisizione delle conoscenze pratiche per il corretto utilizzo dei D.P.L. Ad ogni operatore è stato consegnato un opuscolo prodotto dall'Assessorato alla Sanità della Regione, dal titolo “MEMO- La prevenzione del rischio infettivo negli operatori sanitari", che riassume in forma essenziale le procedure volte all'adozione di comportamenti lavorativi sicuri e le istruzioni operative relative agli incidenti a rischio infettivo estratte dalla relativa procedura Aziendale. In ogni Unità Operativa e in ogni Servizio Territoriale è disponibile la documentazione illustrata durante l’attività di formazione. I questionari di gradimento somministrati alla fine di ogni corso e, in generale il clima d'aula, hanno evidenziato un elevato interesse dei discenti alla problematica; sono stati infatti sollecitati: momenti di approfondimento delle tematiche specifiche delle varie Unità Operative e interventi strutturali ed organizzativi finalizzati alla riduzione del rischio. Gli incontri sono stati inoltre occasione per tutti gli operatori di un contatto diretto con il Servizio Prevenzione e Protezione Aziendale, che ha promosso e facilitato i rapporti successivi. Per completare il quadro di controllo della sicurezza è stato attivato il "Gruppo aziendale DPI" con l'obiettivo di costruire un supporto di dati riguardanti le attività a rischio residuo significativo per ogni struttura aziendale, i rischi considerati, i DPI necessari con riferimento a quelli effettivamente presenti in azienda, documentazione già in fase di sperimentazione nei reparti ospedalieri. Lo strumento è espandibile per catalogare i DPI, i riferimenti per l'ordine interno, le caratteristiche tecniche utili anche per le gare di appalto, ma soprattutto può diventare un utile supporto per facilitare la circolazione di informazioni sui DPI, in particolare sui modelli disponibili e su quelli obbligatori per ogni singola struttura. Risulta così realizzato una valutazione dei rischi trasversale e generale per l'Azienda, in grado di affiancare le valutazioni dei rischi tradizionali sul tema trattato. Un obiettivo successivo sarà l'inserimento dei DM e altre attrezzature di sicurezza (p.e. contenitori antiurto per campioni biologici), con la stessa filosofia di approccio: una procedura operativa in grado di inquadrare il problema, le attività, le verifiche e le responsabilità (in fase di stesura). L'iniziativa di formazione descritta è stata realizzata precedentemente alla costituzione del gruppo di lavoro "sicurezza", la filosofia HPH non è stata esplicitata, ma nella sostanza i contenuti sono stati assolutamente coerenti. A conferma della radicata convinzione HPH di questa Azienda si segnala l'interessante 80 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- iniziativa dei Servizi Infermieristici Domiciliari che hanno predisposto 5 opuscoli informativi per i pazienti e i loro familiari, questi forniscono indicazioni chiare e precise sui comportamenti da tenere nell'assistenza di persone non autosufficienti, sieropositive, portatrici di catetere vescicale ecc...per migliorare la qualità dell'assistenza e salvaguardare la salute dei familiari. DIPARTIMENTO ALBERGHIERO OSPEDALIERO E CONTRIBUTO ALLA SICUREZZA Lisetta Morani Capo Sala presso Dipartimento Alberghiero Azienda Ospedaliera "S. Maria Nuova" di R. E. e Dott.ssa Ceccarelli Sonia, collaboratore amministrativo c/o il Dipartimento Alberghiero Azienda Ospedaliera "S. Maria Nuova" di R. E. Contesto di attuazione dell'esperienza e motivazioni degli aspetti di coerenza: Dipartimento gestione logistico alberghiera. Cinque anni di attività nell'ambito della gestione degli aspetti alberghieri che caratterizzano l'ambiente ospedaliero. I progetti e le attività sui quali si è impegnato il Dipartimento sono stati individuati gradualmente, la sua istituzione è principalmente legata all'esigenza di eliminare la frammentarietà con la quale in precedenza si tendeva a rispondere ai bisogni alberghieri. Diversi servizi si occupavano degli aspetti alberghieri fornendo risposte più o meno adeguate, ma pur sempre legate ad eventuali richieste e limitatamente allo specifico professionale di quel servizio, senza un coordinamento unitario che assumesse la responsabilità di individuare e definire le caratteristiche dell'assistenza alberghiera nel suo complesso, ricercando, indirizzando, supportando e valutando le scelte che ogni risposta specifica implicava. Mantenere attivo e migliorare il processo dell'assistenza alberghiera, nelle sue varie sfaccettature, compresa quella di accrescere la consapevolezza dell'impatto che l'habitat ospedaliero ha sui fruitori e sul personale è un percorso che un centro unico di risposta deve orientare e coordinare con occhio attento alla sicurezza ambientale. OBIETTIVI: 1. Coordinare l'assistenza alberghiera ricercando ed attivando modelli di applicazione efficaci, che si concretizzano in ambienti e condizioni organizzative attenti alla qualità e migliorabilità dei servizi. 2. Mantenere il collegamento tra chi dispone per la soddisfazione dei bisogni e i centri che in specifico si occupano di sicurezza ambientale e sul lavoro, al fine di disporre prima in fase di programmazione e, poi in quella di attuazione, delle informazioni e delle premesse utili ad agire in -modo sicuro. POPOLAZIONE TARGET: tutti gli operatori dipendenti dell'azienda, gli operatori dipendenti delle aziende appaltanti, i fruitori dell'assistenza alberghiera (degenti, utenti, visitatori). INDICATORI DI STRUTTURA: organizzazione e collegamenti con i servizi di sicurezza del Dipartimento Alberghiero Di processo: procedure adottate Di esito: qualità della sicurezza dei servizi offerti, dei materiali o dei servizi acquistati. 81 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- ATTIVITÀ: Attualmente il Dipartimento gestisce: l'individuazione del bisogno, le caratteristiche che soddisfano il medesimo, la valutazione della qualità di: - pulizia dei locali (quasi totalmente appaltata) - rifornimento di divise, scarpe di sicurezza e biancheria - sicurezza notturna degli ambienti (telesorveglianza e vigilanza) - arredamento di aree comuni, degenza, servizi, uffici - traslochi e ricollocazione in modo idoneo del materiale recuperabile - ristorazione (con gestione diretta del servizio: produzione, distribuzione, dietetica). Per ognuno di questi settori è stabilito un budget specifico a gestione diretta del Dirigente del Dipartimento. Ogni settore è coordinato da personale sanitario ed amministrativo che in ogni fase del lavoro prevede collegamenti specifici con il Servizio di Prevenzione e prevenzione interna all'azienda, ma anche il confronto con i servizi che si occupano di prevenzione e sicurezza nell'ambito dell'azienda USL. L’iter delle attività che permettono di concretizzare risultati che tengono in considerazione la sicurezza ambientale e sul lavoro implicano l'intervento di diverse professionalità; ognuna per contribuire in modo efficace deve essere coinvolta in fase di valutazione iniziale, di progettualità e/o di attuazione e le conoscenze apportate devono essere coordinate in modo che producano effetti al momento di acquisire servizi, tecnologie, beni oppure nel momento in cui occorre agire sul canale informativo, oppure quando si valuta una procedura precostituita, o ancora, su tutti gli aspetti contemporaneamente. Il poster dovrà pertanto illustrare i prodotti specifici riferiti alla sicurezza che il Dipartimento Alberghiero ha elaborato i metodi utilizzati e il percorso che è ancora in fase progettuale. La valutazione dei risultati è effettuata con interviste dirette legate agli indicatori dei singoli progetti o ad aspetti salienti della gestione dei vari settori. Gli incontri con una rete di referenti presenti nei vari Dipartimenti di diverse professionalità che vivono ogni giorno le modalità di applicazione diretta dell'assistenza erogata e che conoscono oneri, risorse disponibili e progetti di miglioramento realizzabili permettono una valutazione dei risultati in grado di misurare esiti positivi, limiti, criticità e azioni correttive da applicare, ma soprattutto permettono di valutare in qualsiasi momento "storico" di applicazione di una procedura quante persone la sanno riprodurre in modo sicuro e consapevole e non scontato a priori. Il turn-over veloce del personale, se non si creano referenti stabili in grado di diffondere la formazione acquisita, può travisare quanto di più sicuro avevamo pensato di aver istituito anche se la forma era chiara e scritta. 82 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- L'INTERVENTO SULLA PREVENZIONE DEL MAL DI SCHIENA DEGLI OPERATORI SANITARI AUSL di Reggio Emilia: Direzione Sanitaria; Dipartimento di Sanità Pubblica: Gruppo Prevenzione Patologie Muscolo-scheletriche; Servizio Prevenzione e Protezione; Dipartimento di Riabilitazione Il miglioramento del comfort offerto da una struttura di degenza può realizzarsi in modo efficace e duraturo se vengono prese in considerazione le esigenze di tutti i soggetti coinvolti: gli utenti/pazienti, i loro parenti ed accompagnatori, ma anche quelle degli operatori. Infatti, la soluzione del problema della qualità dell'assistenza è spesso fortemente condizionata dalla disponibilità di risorse sia economiche che di personale professionalmente qualificato e "fisicamente idoneo alla mansione". Studi a livello internazionale hanno evidenziato che il personale sanitario addetto all'assistenza di pazienti non autosufficienti risulta tra le categorie lavorative maggiormente affette da patologie e disturbi acuti e cronici del rachide dorso lombare. Inoltre i disturbi muscoloscheletrici costituiscono una delle principali cause di assenteismo per infortunio o malattia e la più frequente causa di limitazioni temporanee o permanenti alla mansione che compare nei giudizi di idoneità rilasciati dal medico competente nelle strutture sanitarie. L'assenteismo legato ad infortuni malattie è causa di costi onerosi e, soprattutto se accompagnato da un'elevata percentuale di operatori con limitazioni di idoneità alla movimentazione dei pazienti, di problemi organizzativi, che possono portare a dover scegliere fra la salute degli operatori ed il livello di assistenza dei degenti. Da una recente indagine multicentrica, coordinata a livello nazionale dall'Unità di Ricerca Ergonomia Postura e Movimento di Milano, a cui ha aderito il Gruppo Prevenzione Patologie Muscolo-scheletriche, è risultato che: • l'esposizione al rischio è particolarmente elevata nei reparti di Ortopedia, nelle strutture per 1ungodegenti, nei reparti di Riabilitazione, di Medicina e di Chirurgia; • le carenze più frequentemente riscontrate riguardano la formazione del personale, gli ausili minori ed i sollevamalati, che nella stragrande maggioranza dei casi sono risultati assenti o completamente inadeguati alla situazione, e solo in un terzo dei casi si è riscontrato che gli ambienti, intesi come camere di degenza e bagni, erano idonei ad una movimentazione corretta (es. spazi di manovra per carrozzine o sollevatori, accessibilità ai bagni, ecc.); • l'esposizione al rischio è correlata ai casi di lombalgia acuta occorsi nell'ultimo anno lavorato, sia per la frequenza degli episodi, sia per la prevalenza di operatori che ne hanno sofferto. Alcune realtà ospedaliere, applicando programmi mirati di intervento per affrontare il problema ed attuare le misure di prevenzione necessarie al contenimento del rischio da movimentazione manuale di pazienti hanno visto, come “effetto collaterale”, un abbattimento di oltre un terzo delle giornate di assenza riconducibili a patologie del rachide, a riprova dell'efficacia dell'intervento effettuato. Anche alla luce di quanto emerso da questa esperienza in ambito nazionale, l'Azienda ha deciso di attivare un percorso di stretta collaborazione tra Direzione Sanitaria, Servizio di Prevenzione e Protezione e il Dipartimento di Sanità Pubblica per affrontare in modo coordinato il problema della movimentazione manuale dei pazienti in tutte le strutture ospedaliere e 83 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- R.S.A. di competenza. I primi risultati di questa collaborazione sono stati i seguenti: a) esecuzione di interventi di valutazione dell'esposizione e del danno in un primo gruppo di reparti di degenza; b) scelta delle misure di prevenzione più idonee, in funzione dell'analisi dei risultati delle valutazioni e della compatibilità generale. Essa dipende essenzialmente dalla tipologia dei pazienti e può riguardare gli ambienti e le strutture (spazi, arredi), le attrezzature (carrozzine, sollevamalati, ausili minori), l'organizzazione del lavoro e la formazione; c) costituzione di un Gruppo di Formazione permanente, in collaborazione con il Dipartimento di Riabilitazione. I corsi di formazione verranno tenuti inizialmente nei reparti per i quali è stata già prevista l'adozione di misure di bonifica ed il loro contenuto è elaborato in relazione ai rischi specifici ed alle misure presenti. Si è inoltre messo a punto un protocollo di misure minime applicabili nei nuovi insediamenti e ristrutturazioni di strutture per lungodegenti che tengano conto anche dei problemi di movimentazione manuale di pazienti, armonizzati con la procedura di Autorizzazione Regionale. GESTIONE DEL RISCHIO. UN'ESPERIENZA DI RISK MANAGEMENT NELL'OSTETRICIA E NEL CONSULTORIO DI CARPI Dott.ssa Novaco Francesca (responsabile Sistema Qualità Aziendale, AUSL Mo.); Dott. Caranci Nicola (statistico S.Q.A., AUSL Mo.); Prof Masellis Giuseppe (primario Di Ostetricia e Ginecologia, U. O. Carpi AUSL Mo.) Il progetto Gestione del Rischio è coordinato dalla ASR Emilia Romagna. Coinvolge più Unità Operative, tra cui il Sistema Qualità Aziendale AUSL Modena. La Gestione del Rischio è richiamata dal Piano Sanitario regionale 1999-2001 , dove è integrata nell’accreditamento ed è tra gli strumenti del governo clinico. Il rischio cui si fa riferimento è quello relativo ai pazienti, agli operatori e dell'ambiente che è inevitabilmente insito nello svolgimento dell'attività ospedaliera, ma che può essere rilevato per comprenderne l'entità, le fonti e fare in modo di porre l'interezza delle strutture assistenziali in condizioni di operare minimizzando i rischi e le avversità. Obiettivo primo del progetto: definizione, messa a punto e sperimentazione di uno strumento per la rilevazione del rischio in ambito sanitario che consenta una pesatura dello stesso in ciascuna realtà assistenziale. Lo strumento è stato sviluppato in modo che la sua implementazione negli ambiti sperimentali prima, e successivamente in altre realtà, sia standardizzata e sia facilmente trasferibile. Una sua stica primaria è la capacità di individuare le aree con maggiore priorità di intervento tramite una misura (indice) afferente un modello che nella letteratura internazionale è chiamato FMEA (Failure Mode Effects Analisys). L'Indice di Priorità del Rischio (IPR, cfr. all. 1) associato agli items, rilevati tramite il modulo in allegato 1, è costruito come il prodotto di tre indicatori: Gravità, Probabilità, Rilevabilità 84 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- (o meglio non rilevabilità). Gli items possono essere ordinati per frequenza di risposta e IPR (sintetizzato con medie geometriche). E' inoltre disponibile un sistema di classificazione e gestione dei reclami che mette a disposizione informazione utili sulle situazioni di rischio per i pazienti e i comportamenti tecnico - professionali e che consente l'attivazione di azioni di miglioramento per una corretta gestione del rischio. Sarà valutata infine l'opportunità di integrazione dei flussi di rilevazione già esistenti (es.: SDO) con alcune informazioni inerenti “eventi potenzialmente dannosi” definiti come prioritari dopo la prima fase di inchiesta. Il progetto si rivolge inizialmente ad alcune realtà assistenziali della regione Emilia Romagna. In fase sperimentale le Unità Operative degli ospedali che collaborano al progetto sono di ridotto numero e selezionate con un criterio razionale, che indirizza la scelta in aree con maggior rischio intrinseco nello svolgimento dell'attività assistenziale. E' indicativo che il primo ambito di sviluppo del progetto è il reparto di Ostetricia e il Consultorio di Carpi. Il progetto intende essere estendibile ad altri ambiti regionali e ad altre realtà assistenziali. Gli indicatori per la verifica di processo e di esito e sono: a) esistenza di uno strumento di rilevazione degli eventi - situazioni (con esclusione di quelle strutturali) "rischiosi" validato e funzionante anche in ambiti diversi; b) evidenza della gestione integrata delle informazioni derivanti della Gestione dei Reclami e del Rischio. Gli obbiettivi intermedi previsti concernono sostanzialmente nella sperimentazione degli strumenti progettati ed eventualmente modificati e puntualizzati. Allegato 1: Scheda di rilevazione degli eventi potenzialmente pericolosi. 1 Assessorato alla sanità, Il patto di solidarietà per la salute in Emilia Romagna. Il ruolo della rete ospedaliera regio Proposte di linee guida, Bologna, 11 febbraio 2000. LA PREVENZIONE DELLA LOMBALGIA: UN'ESPERIENZA A REGGIO EMILIA CON GLI OPERATORI DEI NIDI E SCUOLE DELL'INFANZIA Bianchini D., Tedeschi C., Magnani E., Cappa V, Camurri G.B. Unità Operativa di RRF-ASMN di RE La lombalgia è una delle cause più frequenti di assenza dal lavoro, con alti costi sociali in termini di giornate lavorative perse e ingenti spese per ricorso a cure mediche e riabilitative. Alcune attività sono più esposte al rischio di insorgenza del dolore lombare per la ricorrenza di posture viziate e la continua movimentazione dei carichi. Gli operatori di comunità degli asili sono tra queste categorie svolgendo mansioni che sovraccaricano il rachide: posizioni sedute protratte, attività con rachide flesso su piani a bassi livelli, sollevamento e sostegno dei bimbi. E' noto che la prevenzione della lombalgia inizia da una corretta conoscenza dei meccanismi patogenetici del dolore lombare per adottare accorgimenti posturali idonei e praticare attività fisica congrua come si consiglia nelle " Back Schools" da anni. La 85 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- prevenzione inizia pertanto dalle mura domestiche e dagli ambienti di lavoro, in linea con quanto è raccomandato dalle Linee Guida elaborate dall'Agenzia Sanitaria Regionale. Assecondando le richieste del personale, nel 1999, con l'autorizzazione del Comune di RE, abbiamo progettato un corso rivolto agli operatori degli asili. Il corso è stato completato per un primo gruppo di 80 maestri, suddivisi in due gruppi di 40 operatori. Per ogni gruppo è stata svolta una lezione teorica tenuta da un medico fisiatra dell'U.O. dell'ASMN di RE che ha illustrato nozioni di fisiopatologia, clinica e terapia della lombalgia. In seguito sono stati formati 4 piccoli gruppi di 20 operatori, che hanno partecipato ad una lezione pratica condotta da due fisioterapiste della stessa U.O. Sono state illustrate e provate le corrette posture e le procedure di spostamento dei carichi. Inoltre gli operatori sono stati seguiti personalmente nella esecuzione degli esercizi. Una prima valutazione sul gradimento del corso ha riscosso pareri favorevoli ed anche quest’anno il corso sarà ripetuto per il rimanente gruppo di maestri. E' nostra intenzione procedere ad una verifica a distanza di un anno per valutare l’impatto delle conoscenze trasmesse nella realtà quotidiana, con particolare attenzione all'incidenza degli episodi di lombalgia e loro trattamento. Lo scopo è dell'iniziativa è di autopromuovere la salute, favorendo la consapevolezza che la lombalgia non è un evento drammatico, è autolimitante e va affrontata con serenità perseverando nelle abitudini di una corretta igiene di vita. PROGETTO DI FORMAZIONE MOVIMENTAZIONE MANUALE CARICHI HPH - gruppo sicurezza sottogruppo: movimentazione manuale carichi Aziende: Ausl Imola, Ausl Ravenna, Ausl RE, Ausl Bo Sud, Ausl Bo Nord, Ausl FE Tra le priorità individuate dai componenti del gruppo sicurezza ed ancora prima dalle Aziende Sanitarie aderenti alla rete HPH si è individuata come esigenza formativa la predisposizione di un corso di materiali inerenti la corretta movimentazione di carichi e pazienti. I destinatari individuati sono gli operatori sanitari ed i famigliari dei pazienti con problemi di assistenza. Si è provveduto quindi alla redazione di un progetto formativo dettagliato che prevede anche la stesura di materiale formativo da distribuire, predisposto specificamente sia per gli operatori sia per l’utenza. Gli obiettivi individuati sono i seguenti: acuisire le conoscenze teoriche degli elementi che concorrono a determinare il rischio da movimentazione manuale di carichi e pazienti acquisire le capacità pratiche per l'effettuazione di manovre corrette per la movimentazione di carichi e pazienti in strutture sanitarie e a domicilio. I risultati attesi: riduzione delle patologie derivanti da movimentazione manuale dei carichi in ambito lavorativo negli operatori esposti promozione della salute nella comunità attraverso una maggior diffusione della cultura della preone, proponendo modelli di comportamento corretti (H.P.H.) 86 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- DALLA VERIFICA DEGLI INFORTUNI AL BENEFICIO PER LA PIÙ AGEVOLE MOVIMENTAZIONE DEI PAZIENTI. Ing. Giovanni Guatelli, responsabile Servizio prevenzione e protezione; Dott.ssa Leda Ghizzoni, Medico Competente; Sig.ra Rossana Sernagiotto, Direzione Sanitaria; LP. Paola Rotelli, Assistente sanitaria. Arcispedale Santa Maria Nuova CONTESTO: In ottemperanza a quanto disposto dal Piano Sanitario Nazionale e dal Piano Sanitario Regionale in materia di tutela dai rischi infortunistici connessi agli ambienti di lavoro, la scrivente Azienda ha individuato un piano di azioni da perseguire nel biennio 2000/2001 al fine di pervenire ad una analisi approfondita degli eventi infortunistici ed alla conseguente riduzione degli stessi. In merito a tale analisi degli infortuni è stato definito software informativo per lo studio degli indici di infortunio ai fini della selezione della cause e della statistica degli infortuni stessi. Si intende inoltre monitorare l'andamento degli infortuni in ambito aziendale ed ottenere risultanze statistiche (n° infortuni - indice di incidenza) confrontabili con i dati rilevati dalla Bancadati Inail per le principali forme di accadimento e i principali agenti materiali causa degli eventi infortunistici. La movimentazione manuale dei carichi, è risultata prevalente causa di infortuni fra gli infermieri, con relativi oneri aziendali/sociali. Si è proceduto ad attenta valutazione del rischio in ogni attività sanitaria, assegnando punteggio diversificato a seconda dei reparti e per ogni mansione, elaborando una mappatura parametrata dai fattori: carico assistenziale indotto dalla presenza di pazienti non autosufficienti tipo/grado di disabilità motoria aspetti strutturali degli ambienti di lavoro e di degenza attrezzature in dotazione formazione degli operatori Dall'esito ottenuto, si sono programmate le opportune misure di miglioramento: ausili, procedure, formazione-informazione. Si è provveduto a realizzare corsi di addestramento svolti da operatori dell'U.O. di Fisiokinesiterapia a favore del personale di tutte le Unità Operative. Informazione visuale è stata predisposta con un poster elaborato insieme ai docenti del corso. POPOLAZIONE TARGET: Infermieri professionali, operatori tecnici ausiliari, tecnici sanitari dell’intera azienda. INDICATORI DI STRUTTURA, DI PROCESSO E DI ESITO: Ospedale urbano; posti letto 800 ; dipendenti circa 2000. OBIETTIVI DEL PROGETTO: Sensibilizzazione degli operatori alla formazione, in merito alla sicurezza delle procedure di mobilizzazione. Riduzione degli infortuni e dei danni al rachide, a medio termine. Beneficio del rapporto paziente - operatore, funzionale al ridotto affaticamento e stress. PROGRAMMA DELLE ATTIVITÀ: Analisi sistematizzata degli infortuni e delle malattie professionali: 1999-2000 Formazione e addestramento 87 - 4° Conferenza Nazionale degli Ospedali per la promozione della salute- 1999 - allievi 400 2000 - allievi 400 2001 - allievi residui a rischio Interventi di miglioramento dell'attività: 2000 / 2001 - selezione, acquisto, inserimento di attrezzature di ausilio alla movimentazione VALUTAZIONE DEI RISULTATI: Al termine della campagna formativa, gli operatori verranno valutati tramite affiancamento in corsia e tramite check-list centrate sulle azioni fondamentali da compiere; l'idoneità si raggiunge con l'attuazione del 100% delle azioni previste. La riduzione degli infortuni è una verifica da fare sul triennio 2000-2002. 88