RASSEGNA STAMPA
Ecco la rassegna stampa sul mese di prevenzione alcologica.
Chi ha altro materiale può inviarcelo Sarà così inserito nel sito di alcolonline.
GAZZETTINO (Treviso)
Ubriaco provocò un incidente Condannato
Il giudice Valeria Sanzari ieri in Tribunale a Treviso ha condannato l'extracomunitario
Aboulkhair Moutalib, contumace, al pagamento di mille euro di ammenda e delle
spese processuali disponendo nel contempo la sospensione della patente di guida
per 45 giorni per aver provocato un incidente stradale avvenuto in via S. Angelo il 31
gennaio 1999. Dai rilievi della Polizia Stradale e quindi di una pattuglia del Nucleo
Radiomobile dei carabinieri di Treviso è risultato che lo straniero aveva provocato un
incidente stradale, con feriti, guidando con un forte tasso alcoolico nel sangue. Dopo
l'uscita da una curva era andato ad invadere la corsia opposta, provocando l'impatto.
LA GAZZETTA DI PARMA
FIDENZA, IL 10% DELLA POPOLAZIONE A RISCHIO
Birra a 13 anni, allarme a scuola
«Arrivano all'Aicat e al Comune segnalazioni di insegnanti preoccupati perché l'alunno
tredicenne ha bevuto una lattina di birra durante l'intervallo. In base alle statistiche
nazionali, è facile ipotizzare che il 10 per cento della popolazione fidentina sia a rischio:
ossia appartenga alla categoria dei cosiddetti «bevitori moderati». Ciò non significa
ovviamente che 2.500 persone sono alcolisti dipendenti con patologie conclamate.
Deve, tuttavia, cambiare la cultura del bere: a volte, basta un bicchiere di troppo e si
rischia la vita propria e degli altri»: lo hanno evidenziato il presidente dell'Aicat Fidenza
insieme all'assessore ai Servizi Sociali Romualdo Borreri. Ogni anno in Italia muoiono
30.000 persone a causa dell'alcol. Oltre 4 milioni di bevitori si trovano in una situazione
di grave pericolo. I costi sociali e sanitari sono sempre più elevati - le stime parlano di
5.600.000 euro all'anno, pari a 11 miliardi delle vecchie lire - ma soprattutto è
spaventoso il prezzo che si paga in termine di vite umane.
Le bevande alcoliche sono causa diretta di cirrosi alcolica, sindrome feto-alcolica, psicosi
alcolica e alcoldipendenza. Tutto questo sarà raccontato in una mostra allestita
nell'auditorium di palazzo Orsoline e organizzata da Servizi Sociali, Sert e Aicat:
l'esposizione raccoglierà slogan, ritagli di quotidiani e riviste, statistiche nazionali ed
europee, grafici e disegni. «L'alcol è causa di seri danni e gravi malattie per il nostro
organismo - hanno concluso -, rappresenta uno dei principali fattori di rischio sociale:
incidenti stradali, sul lavoro e in casa; separazioni, violenze tra le mura domestiche e
affidi di minori maltrattati».
L'ARENA DI VERONA
A Golosine, in via Prina, è finita nel sangue una lite scoppiata per una banale
discussione tra un gruppo di giovani che frequenta abitualmente i giardini pubblici
Scoppia una lite tra ventenni, uno è in fin di vita È stato raggiunto da tre coltellate alla
schiena. Al Policlinico lo hanno sottoposto a intervento chirurgico La Squadra mobile ha
arrestato un suo coetaneo, che è in carcere per tentato omicidio. L’arma non si trova
di Roberto Vacchini Tre coltellate alla schiena dopo una banale discussione. Il
drammatico fatto di sangue è avvenuto l altra sera in un giardino pubblico di Golosine e
ha avuto per protagonisti due ragazzi appena maggiorenni. Matteo F., 20 anni, è finito
in rianimazione all ospedale e rischia di morire; Giuseppe Alestra, 19, residente in via
Toce 3, è in carcere accusato di un reato terribile: tentato omicidio volontario. Il giallo è
stato risolto in dodici ore dagli agenti della questura e del commissariato.
Restano due vite che rischiano di rovinarsi per sempre. E altre che in quel giardino, tra
panchine e bottiglie di birra vuote, sono piombate nell incubo di una corsa contro la
morte. Ma nonostante tutto nessuno di quei ragazzi ha chiesto aiuto. Hanno atteso fino
a quando i poliziotti sono hanno bussato alle loro case. E solo allora il muro di omertà
che avevano costruito è crollato. E hanno parlato. Sono da poco passate le 22 e a
Golosine sembra una sera come le altre. Nei giardini di via Prina la compagnia è al solito
posto, seduta sulle panchine nell angolo più buio e lontano dalla strada. I ragazzi vanno
e vengono, parlano e bevono, ridono e discutono. Ragazzi di ventanni, figli del
quartiere: operai e artigiani che vogliono divertirsi dopo una giornata di lavoro. Per
terra, in un angolo, una distesa di bottiglie vuote. Tante bottiglie. «Eravamo un
po brilli», dirà uno di loro il giorno dopo. «E non era la prima volta». Le risate
e le frasi urlate a distanza annunciano l arrivo di un altra compagnia. È quella dei «più
piccoli». Li chiamano così, anche se li separano appena uno o due anni. Anche loro si
ritrovano in quei giardini delle Golosine. Tutti negano che ci siano mai stati problemi. La
gente del posto, però, non è proprio dello stesso parere: e racconta di liti scoppiate in
strada, poca roba, spesso ingigantite dal silenzio. Minacce e insulti quasi mai sono
sfociati in qualcosa di concreto. Anche stavolta volano parole, qualche insulto, di quelli
che si usano tra i ragazzi. Matteo si rivolge all altro gruppo. Ma stavolta, a differenza del
solito, la discussione prende una piega diversa.
Il ragazzo che affronta Matteo non va troppo per il sottile. Dopo le parole, vola anche
un ceffone: così almeno raccontano i testimoni. «Ci rivediamo, te la farò pagare», sibila
il ragazzo tra i denti mentre si allontana. È offeso per lo sgarbo ma anche quella sembra
solo una minaccia. Invece no. Quello che succede dopo è stato ricostruito dagli agenti,
dopo una notte e una mattinata di accertamenti, interrogatori, perquisizioni e
sopralluoghi.
Giuseppe va a casa. Vuole vendicare subito quel gesto commesso davanti a tutti. La sua
casa dista appena cinque minuti: Giuseppe sale, prende un coltello da cucina di quelli a
lama larga, con il manico rosso, e torna ai giardini. Matteo lo vede da lontano, gli va
incontro. Il coltello, tenuto nella mano sinistra, nascosto dietro la coscia lo vede all
ultimo momento. E si blocca.
In pochi, lunghissimi, istanti intuisce il pericolo. Si volta e fugge: ma non va lontano. L
altro è una furia scatenata: lo raggiunge, e colpisce tre volte. Una coltellata lo
raggiunge al braccio, le altre due al dorso. Matteo cade e perde subito i sensi. Nel
parapiglia volano altri insulti e qualche bottiglia: una colpisce un amico di Matteo al
volto. Poi i gruppetti si dileguano. Lo shock riporta tutti alla drammatica realtà.
Due amici di Matteo lo caricano in auto e corrono al pronto soccorso di Borgo Roma. Lo
lasciano alle cure degli infermieri e se ne vanno. Qualcuno, però, prende il numero di
targa e il modello dell auto. A Borgo Roma arriva la mamma di Matteo, avvisata dai
sanitari. E subito dopo i poliziotti del vicino commissariato. Sono loro che raccolgono i
primi elementi e allertano gli investigatori della squadra mobile. Non c è tempo da
perdere: la priorità è individuare gli «attori» della tragica vicenda, coloro che possono
aver visto e sentito quello che è successo nel giardino di via Prina. Nel frattempo Matteo
viene sottoposto a un delicato intervento chirurgico.
I dirigenti della mobile, Marco Odorisio, e del commissariato, Roberto Salvo, indirizzano
le indagini proprio sull auto che ha portato il ferito all ospedale. Il primo a essere sentito
è il conducente. Piano piano vengono alla luce i nomi e i volti dei ragazzi dei giardini.
Sono sette, anche se non si esclude che in quel momento, in via Prina, ce ne fossero
altri.
Nelle prime ore del mattino gli agenti della questura hanno già un elenco completo.
Piano piano vengono individuati e sentiti, uno per uno. Il nome di Giuseppe è uno dei
primi a uscire. Quando vanno a casa sua scoprono sul balcone un paio di jeans e un
giubbotto ancora umidi, stesi ad asciugare: quel giubbotto e quei jeans che indossava,
secondo i testimoni, quando è avvenuta l aggressione. I vestiti vengono sequestrati. L
indagine continua. In via Prina arrivano anche i tecnici della polizia scientifica che
eseguono tutti gli accertamenti e i rilievi del caso. A fine mattinata il quadro è completo.
Per gli agenti, coordinati dal sostituto procuratore di turno Giampietro Nascimbeni, non
ci sono dubbi. Il pm chiede l ordinanza di custodia cautelare in carcere al giudice per le
indagini preliminari Sandro Sperandio, che la accoglie. Giuseppe Alestra finisce a
Montorio. Nelle prossime ore, difeso dall avvocato Paolo Costantini, sarà interrogato dal
giudice a cui dovrà raccontare la sua verità.
Intanto con il trascorrere delle ore le condizioni di Matteo piano piano si stabilizzano. È
presto per le certezze, ma il ragazzo potrebbe farcela. L indagine, però, non è ancora
conclusa. Restano ancora alcune domande senza risposta: la prima, riguarda l arma. I
poliziotti hanno scandagliato i giardini e con l aiuto dell Amia hanno frugato nei
cassonetti e svuotato i tombini. Ma non hanno trovato nulla. Dov è finito il coltello? Altre
risposte, infine, potrebbero arrivare dall esame dei vestiti che saranno inviati ai
laboratori della polizia scientifica.
LA GAZZETTA DI PARMA
7 giorni per non bersi la vita
Prende il via oggi la settimana dell'Aicat contro l'alcolismo
«Sai cosa bevi? Più sai, meno rischi!»: aprile è il mese dedicato, a livello nazionale, alla
prevenzione di rischi e problematiche legate al consumo di bevande alcoliche.
Anche Fidenza aderisce alla campagna di sensibilizzazione promossa dall'Aicat associazione italiana dei club degli alcolisti in trattamento - in collaborazione con Sia,
Università di Parma e patrocinata dalla Regione Emilia Romagna.
La nostra città sostiene concretamente le iniziative e i valori promossi dall'Aicat: è stato
l'assessore ai Servizi Sociali del Comune Romualdo Borreri a spiegare in quale modo
l'amministrazione si è attivata.
«Inizia oggi la settimana di prevenzione, informazione e sensibilizzazione sui rischi legati
al consumo di bevande alcoliche - ha detto Borreri -, esperti dell'Aicat e dei Servizi
Sociali andranno nelle scuole a parlare con gli studenti.
Saranno in distribuzione opuscoli e volantini nelle strade della città. Ma, soprattutto, da
anni mi sono attivato affinché nessuna manifestazione del Comune sia legata o
associata al consumo di alcolici. Un esempio per tutti: fino a qualche tempo fa Fidenza
ospitava la festa della birra. Abbiamo scelto di non proporla più ed è diventata "La festa
dello Sport"».
Da tempo il Comune offre sostegno a un gruppo di persone - tutte con più di 45 anni
d'età - uscite dal problema dell'alcol. «Si tratta di persone, oggi, in fase di reinserimento
sociale - ha sottolineato Borreri - non si possono permettere un affitto e, con lavori
saltuari, ci potrebbe essere il rischio di una ricaduta. Ecco perché cerchiamo di aiutarli
nel loro percorso lontano dipendenza alcolica dando loro una casa in convenzione con
Aicat. Parecchie associazioni offrono, poi, gruppi di aiuto e auto-aiuto».
A conclusione della settimana di sensibilizzazione, è in programma giovedì 24 aprile alle
21, nell'auditorium di palazzo Orsoline, il dibattito «Alcol: un progetto educativo a tutela
della nostra salute», organizzato dai Servizi Sociali comunali, Aicat Fidenza e Sert
Fidenza.
Si parlerà di dipendenze da alcool e droghe. Si cercherà di capire qual è la fotografia
della realtà fidentina e, soprattutto, il rapporto che c'è tra i giovani e il consumo di
bevande alcoliche. Si illustrerà la Carta Europea sull'alcol approvata nel 1995 e la legge
quadro italiana del 2001.
La tavola rotonda sarà animata dall'assessore Romualdo Borreri e dal responsabile del
Sert Paolo Volta. Interverranno, inoltre, la professoressa Silvia Testa dell'istituto agrario
Solari di Fidenza e il maggiore Roberto Brocchi, comandante della Compagnia dei
Carabinieri di Salso.
Coordinerà il dibattito Mario Fontanelli, presidente dell'Aicat di Fidenza.
E' stato proprio Fontanelli a evidenziare - durante la conferenza stampa - insieme alla
dottoressa Lorena Gorra qual è la situazione a livello nazionale: «Nel nostro paese il
consumo di bevande alcoliche è in costante aumento e riguarda birra, vino, aperitivi,
digestivi, liquori, superalcolici.
Purtroppo interessa l'intera popolazione: indistintamente uomini e donne, giovani e
adulti, cittadini ad alto e basso reddito. Ciò malgrado sia stato dimostrato
scientificamente che le bevande alcoliche non costituiscono un alimento».
LA GAZZETTA DI PARMA
VINITALY: BARILLA E VERONELLI
IN ABBINAMENTO VINCENTE
Evitando inutili bilanci consuntivi sull'edizione attuale del Vinitaly preferiamo dedicarci a
citare qualche assaggio che abbiamo giudicato interessante in un evento che, diciamolo
sùbito, è poco adatto per una degustazione professionale accurata. Partiamo quindi
dalla novità della Velier: il progetto AAA. Ne abbiamo scritto in anteprima e non ci
dilungheremo: il concetto è quello di rivalutare la figura del vignaiolo troppo offuscato
ultimamente da quello del wine-maker. Buono, in previsione futura, il nuovo millesimo
di Bruno Paillard: ovviamente ancora non perfettamente a punto in bocca ma davvero
elegantissimo nei profumi. Per gli amanti delle bollicine, un autentico must. Interessante
tra le novità il Gelsaia 2000 di Cecchetto, un Raboso che davvero sorprende per
suadenza, setosità e morbidezza: non proprio in linea con la concezione classica della
vinificazione di questo ostico vitigno ma davvero splendido per esecuzione. Tra i topwine mondiale buona prova di Colsolare 1999 della casa Antinori versione mondo, un
vino magari «costruito» per piacere ma che adempie perfettamente allo scopo: legni
esotici e vanigliati sopra un frutto ammaliante. Chiusura con le notizie di casa: in questo
caso con lo stand della Barilla che propone, in abbinamento con la Veronelli Editore,
l'idea di abbinare il vino alla pasta. Una pasta elaborata dai più creativi chef in
circolazione peninsulare che gioca con punti e contrappunti con vini che spaziano dal
classico all'innovativo, dal consolidato all'emergente. In filosofia con il Vinitaly di questa
edizione.
Aggiornamento
Quotidiano
alle ore 04:30
giovedì
17 aprile 2003
Provincia
Tragico schianto a Fiorenzuola: un anno e 4 mesi
Automobilista condannato anche a 20 giorni di arresti in casa e un anno di
patente sospesa
L'incidente mortale era avvenuto il 14 novembre del 1999 sulla Via Emilia ed era
costato la vita a Giuseppe Moschini, 31 anni di Fidenza. La sua famiglia è stata
risarcita
Piacenza - Un anno e quattro mesi di reclusione, venti giorni di permanenza
domiciliare e un anno di sospensione della patente di guida. È la pena inflitta ieri
mattina dal giudice per le indagini preliminari Giovanni Picciau a Massimiliano
Mussa, 34 anni, accusato di omicidio colposo e guida in stato di ebbrezza e di
alterazione dovuta all'assunzione di stupefacenti in seguito al tragico incidente
stradale avvenuto il 14 novembre 1999 lungo la Via Emilia a Fiorenzuola costato
la vita a Giuseppe Moschini, un fidentino di 31 anni. L'automobilista, difeso
dall'avvocato Francesca Beoni, è stato giudicato con il rito abbreviato, rito che, in
caso di condanna, consente di ottenere la riduzione di un terzo della pena.
Lo scontro era avvenuto poco prima delle 3 lungo la Statale alla periferia della
città sull'Arda, in direzione di Parma, nel tratto della Via Emilia poco lontano
dall'incrocio con via Buozzi. Una Fiat Uno con al volante Giuseppe Moschini stava
percorrendo la Statale diretta verso Fiorenzuola. La vettura era quasi arrivata
nella città sull'Arda quando si era scontrata frontalmente con una ToyotaCarina
guidata da Massimiliano Mussa e su cui viaggiava anche un uomo di 31 anni
residente a Gropparello. L'impatto tra i due veicoli era stato molto violento. In
seguito all'urto il conducente della Fiat Uno era stato sbalzato all'esterno
dell'abitacolo ed era finito sull'asfalto nei pressi della vettura. Il medico del 118
aveva cercato di rianimarlo, ma purtroppo non c'era stato nulla da fare: l'uomo
era morto sul colpo per le gravi lesioni riportate nell'urto in varie parti del corpo.
Le altre due persone coinvolte nello scontro erano rimaste ferite, l'uomo al
volante se l'era cavata con una ventina di giorni di prognosi, l'altro era stato
giudicato guaribile in un mese. Successivi accertamenti compiuti dalla polizia
stradale di Piacenza a cui erano state affidate le indagini sulla dinamica dello
scontro avevano permesso di accertare che al momento dello scontro Mussa era
in stato di alterazione. Il 34enne era stato quindi denunciato. Della vicenda si è
parlato ieri davanti al giudice per l'udienza preliminare. A conclusione della sua
requisitoria il pubblico ministero Antonio Colonna ha chiesto la condanna
dell'imputato ad un anno e 4 mesi di reclusione e 20 giorni di permanenza
domiciliare. L'avvocato Beoni nella sua arringa ha spiegato che il suo assistito
non ricorda nulla di quanto è successo quella tragica sera ed ha chiesto per lui il
minimo della pena. Il giudice ha confermato la pena domandata dall'accusa.
L'imputato ha risarcito i familiari dello scomparso.
LA NAZIONE (Pistoia)
Provocò una carambola d'auto
Nomade condannato a 3mila euro
. PESCIA Provocò un incidente coinvolgendo altre due auto. Ai carabinieri
manifestò chiari segni di ubriachezza e di agitazione. Ieri mattina il fatto è stato
discusso in tribunale, imputato Toni Duric, un nomade. Questi, a bordo di una
Golf, guidando a forte velocità ed eseguendo una manovra azzardata, non riuscì
a mantenere la perfetta direttrice di marcia e andò a scontrarsi con un'altra auto,
coinvolgendone poi una terza. Due automezzi andarono letteralmente distrutti,
fortunatamente non ci furono gravi conseguenze per gli occupanti. Il Duric fu
trasportato in ospedale ma rifiutò di sottoporsi alle visite mediche. Il PM, Renato
Paladini, ha chiesto il minimo della pena perché si tratta di persona incensurata;
l'avvocato difensore, Federico Mariotti, ha chiesto l'assoluzione perché non
esistono prove della sua ubriachezza. Il giudice, Matteo Zanobini, è stato di
tutt'altro parere: ha condannato il Duric all'ammenda di 3mila euro e alla
sospensione della patente per 3 mesi.
IL GAZZETTINO (Pordenone)
PORDENONE
Alcolismo malattia della ...
PORDENONE Alcolismo malattia della famiglia
L'associazione dei gruppi familiari A-Anon nasce negli Usa quasi
contemporaneamente alla fondazione di Alcolisti Anonimi. Negli anni pionieristici
di A.A., dal 1935 al 1941, alcuni familiari, di alcolisti in via di recupero,
constatarono che per risolvere i loro problemi personali, avevano bisogno di
applicare gli stessi principi che aiutavano gli alcolisti anonimi nel loro cammino
verso la sobrietà.
Nel 1951 alcune mogli di membri A.A. costituirono un comitato centrale
incaricato di coordinare e servire i 50 gruppi già in funzione. Alcuni anni più tardi
il comitato venne legalmente trasformato in associazione senza scopo di lucro,
denominata «Al Anon Family Group».
L'associazione adottò come principi guida i «Dodici Passi e le Dodici Tradizioni» di
A.A. Sorse inoltre Alateen, l'associazione dei figli adolescenti di alcolisti quando,
nel 1957, alcuni ragazzi constatarono che i loro problemi erano diversi da quelli
dei familiari adulti. L'alcolismo è una malattia che colpisce l'intera famiglia. Il
bere compulsivo dell'alcolista influisce sulle persone che lo circondano: amici,
colleghi di lavoro, parenti; danneggiando maggiormente quelle persone che
vivono a stretto contatto: come i figli, il coniuge, i genitori, e chiunque a lui
legato da rapporti affettivi.
Esse subiscono il comportamento dell'alcolista; cercano di reagire ma la
situazione è spesso ingestibile. Si adoperano per contenere il problema, facendo
il possibile per tenerlo entro le mura domestiche e, poiché si vergognano,
tentano di gestire da sole i loro dolori le loro ansie, le loro paure e i loro sensi di
colpa.
Questi familiari cominciano a contare il numero dei bicchieri che l'alcolista beve;
frugano per la casa in cerca di bottiglie e se le trovano le svuotano
immediatamente nel lavandino; stanno in ascolto del rumore che fa una lattina di
birra quando viene aperta...
Tutti i loro pensieri sono diretti su quello che fa l'alcolista e su come riuscire a
farlo smettere di bere. Questa è la loro ossessione. Esse vedono la persona che
amano distruggersi lentamente e inesorabilmente con l'alcol.
L'alcolista comincia infatti a disinteressarsi a tutto: trascura le proprie condizioni
di salute, la propria famiglia, il proprio lavoro, i conti da pagare, i vari impegni
quotidiani. Chi gli sta vicino deve provvedere ed affrontare tutto da solo. Si fa
l'errore di nascondere tutto, di trovare scuse, di iniziare a mentire per trattenere
gli amici che si allontanano; in breve tempo non si sa più cosa fare. Questa è
l'ansia che colpisce chi vive con un alcolista.
Prima o poi queste persone iniziano a provare del risentimento nei confronti del
comportamento recidivo dell'alcolista: si sentono ferite, usate e sole; non
capiscono il perché. Questa è la loro rabbia. È facile che si illudano e che
accettino promesse da parte dell'alcolista, credendo che il problema si sia
allontanato ogni volta che inizia un periodo di astinenza e ignorando i segnali di
allarme. Questo è il loro modo di rifiutare la realtà.
Chi condivide una parte della sua vita con un alcolista attivo arriva a credere di
aver sbagliato in qualcosa e ad addossarsi delle colpe in relazione al bere della
persona che gli sta affianco. Questi sono i sensi di colpa.
Queste persone arrivano al gruppo disperate, svuotate, incapaci di continuare a
vivere in quel modo e allo stesso tempo convinte che non vi sia possibilità di
cambiamento. Esse giungono in Al-Anon per il comportamento del loro alcolista
ma presto imparano che è sul loro modo di pensare e di agire che devono
lavorare. In Al-Anon, queste persone imparano a controllare e superare la loro
ansia, la loro rabbia, il loro rifiuto della realtà, i loro sensi di colpa; attraverso il
gruppo scaricano i loro pesi emotivi condividendo con altri le loro esperienze, la
loro forza e la loro speranza. Poco alla volta, nelle riunioni di gruppo, si rendono
conto che devono cambiare i loro atteggiamenti, devono imparare ad avere stima
di se stessi e crescere spiritualmente. Con il tempo l'attenzione si concentra su
ciò che la persona può cambiare: se stessa.
In Italia Al-Anon ha iniziato il suo servizio verso gli anni 1973-75, e nel Friuli
Venezia Giulia negli anni 1979-80. Nel Pordenonese sono attivi due gruppi a
Pordenone città, e poi i gruppi di Bagnarola, Prata, Roveredo, San Quirino.
Alla fine del 2000, Al-Anon ha iniziato a condurre un gruppo nel carcere di
Pordenone. Contatti telefonici sono lo 0434-631630 oppure lo 0434-521393.
Gruppi Alcolisti Anonimi
Gruppi Al-Anon Familiari
GAZZETTA DEL SUD
DIPARTIMENTO DELLE DIPENDENZE
Successo della giornata organizzata dall'Asl
Prevenire l'alcolismo
Grande successo per la prima edizione di Alcool prevention day . Sono stati
soprattutto i ragazzi ad affollare per tutta la mattinata di ieri lo stand allestito su
corso Giovanni Nicotera dal Dipartimento delle dipendenze dell'Azienda sanitaria
locale, diretta dal dottor Giovanni Falvo, nell'ambito delle attività di prevenzione
contro l'abuso di sostanze alcoliche. Curiosi ma anche interessati agli effetti
provocati dall'assunzione di alcool, i giovani non solo hanno risposto ai
questionari che sono stati somministrati loro dal personale impegnato nel
progetto che dalle 9 alle 13 è stato a disposizione del pubblico, fornendo
informazioni e consigli utili a tutti coloro che ne hanno fatto richiesta, ma hanno
posto anche tante domande. La manifestazione, promossa per la prima volta in
città e particolarmente ricca di avvenimenti, è stata organizzata in collaborazione
con l'Amministrazione provinciale di Catanzaro, il comune di Lamezia, le
cooperative sociali Malgrado Tutto e Teatrop e l'Associazione recupero alcolisti,
soggetti con i quali il Dipartimento delle dipendenze dell'Azienda sanitaria ha
stabilito un rapporto di rete per la realizzazione di interventi integrati e
coordinati. «Il nostro intento - ha commentato Giovanni Falvo - è quello di creare
una rete di collaborazione finalizzata alla prevenzione del fenomeno legato
all'alcool, nonché alla cura e alla riabilitazione di chi vuole superare queto grave
problema, per ricominciare una vita normale e ricostruirsi un futuro che non sia
condizionato dall'alcool». Ed il successo di oggi, ha sottolineato il responsabile
del dipartimento, «è dipeso dal lavoro di squadra che siamo riusciti a creare tra
servizio pubblico e le diverse associazioni che operano sul territorio». Nel corso
della mattinata, durante la quale sono stati distribuiti badget e opuscoli
informativi, si è assistito anche ad un momento di animazione curato dalla
compagnia teatrale Teatrop . La manifestazione è proseguita poi nel pomeriggio,
con la proiezione alle 18 del film Amarsi , nella sala del cinema teatro Umberto.
L'iniziativa si è poi conclusa con un dibattito sul tema, al termine del film. Tante
inoltre le domande che i giovani hanno posto agli organizzatori della
manifestazione, quella più ricorrente è stata sulla concentrazione alcolica nelle
bevande. «Abbiamo spiegato loro - ha detto Falvo - come questa concentrazione
è variabile, per esempio, nella birra èdi 3-9%, nel vino di 9-14%, vermut e liquori
di 20-30%, mentre negli acquaviti e superalcolici di 40-50%». Ma abbiamo anche
detto loro, ha proseguito, «come agisce sul sistema nervoso centrale: a dosi
moderate ha un effetto tranquillante ed euforizzante, mentre dopo un periodo di
abuso prolungato, produce dipendenza fisica e mentale ed in assenza della
sostanza si avvertono sintomi come tremori delle mani e della lingua, crampi,
nausea, ansia, irritabilità». Sintomi, ha proseguito Falvo, «che scompaiono dopo
l'assunzione di bevande alcoliche». Ed i rischi, oltre che i danni, per dosi
eccessive sono veramente tanti: l'alcool provoca incoordinazione psicomotoria,
rallentamento dei riflessi, riduzione del campo visivo, alterazione delle capacità di
giudizio, depressione respiratoria, coma etilico, morte. (l.p.)
IL MESSAGGERO
Ora è in Usa
Gascoigne
ricoverato
per alcolismo
di LORENZO AMUSO
LONDRA - Sembrava che finalmente avesse scacciato i fantasmi del passato, ma
evidentemente neppure la Cina è riuscita a restituirgli un po di serenità: Paul
Gascoigne è ricaduto nuovamente nell'alcol. E per cercare l'ennesima, disperata,
disintossicazioneè volato a Phoenix, per farsi ricoverare in un'esclusiva clinica di
riabilitazione. «Sono una vergogna, sono una vergogna», ripeteva appena
sbarcato negli States. Chi lo ha incontrato all'aeroporto lo ha descritto in buona
forma fisica, ma visibilmente alterato e avvolto da un'inconfondibile nube di alcol.
Da circa quattro mesi l'ex laziale aveva cominciato una nuova avventura nel
Gansu Tianma, formazione della seconda divisione cinese. Un nuovo ambiente
che gli aveva regalato, almeno nelle prime settimane, l'entusiasmo smarrito. E in
campo i risultati sembravano dargli ragione: gol, colpi ad effetto, classe cristallina
intatta. Ma evidentemente neppure il ricco contratto (650.000 euro a stagione)
gli ha evitato la ricaduta nell'alcol e nella depressione.
Molti dei problemi di Gazza risalgono alla fine del tormentato matrimonio con
Sheryl, nel 1998. Nei giorni scorsi la stessa Sheryl era tornata sulle prime pagine
dei tabloid inglesi per aver ingaggiato un investigatore privato allo scopo di
persuadere l'ex marito a versarle l'assegno mensile (circa 16.000 euro). Gazza si
negava e aveva fatto perdere le sue tracce. Ora non ce ne sarà più bisogno, il
suo domicilio è noto: l'ex nazionale inglese si trova nella clinica di Wickenburg,
cittadina nel deserto dell'Arizona.
LA NAZIONE (Umbria)
Il rito dell'umiltà si rinnova
TODI Aprile, mese di prevenzione alcolica. La città di Jacopone, sede regionale
dell'Anca (associazione nazionale contro l'alcolismo) non poteva mancare a
questo appuntamento annuale, promosso dalla Società Italiana di Alcologia in
collaborazione con l'associazione italiana dei club alcolisti in trattamento, che
vede scendere in piazza e nelle scuole medici, operatori sanitari e volontari per
sensibilizzare l'opinione pubblica sul fatto che anche l'alcol è un fattore di rischio
per la salute e, in particolare quando ci si mette al volante, per la vita. Il
calendario di iniziative, che prevedeva negli ultimi due giorni un incontro con i
giovani delle scuole medie di Acquasparta e Massa Martana, continuerà nella
settimana dopo Pasqua nella città di Todi, dove si svolgerà, in collaborazione con
le due autoscuole locali, un'attività di prevenzione ed informazione nella scuola
«Cocchi- Aosta» e sotto i portici comunali e si avvierà un progetto di formazione
continuato negli altri istituti. Durante il mese di maggio, dal 5 al 26, le iniziative
continueranno con sette «Giornate di studio» organizzate con l'ausilio del Cesvol.
LA STAMPA
IL GIUDICE: GLI AGENTI DEVONO CONSEGNARE I DATI IN PROCURA ENTRO 3
GIORNI
Etilometro, esame nullo se il tagliando «ritarda»
17/4/2003
SAVONA
Lo ha stabilito la Cassazione con una sentenza che a detta dell avvocato - che l
ha utilizzata con successo - non sarebbe stata pubblicata. Si tratta dell «alcoltest», del cosiddetto etilometro. Secondo la Cassazione, gli agenti - vigili urbani o
poliziotti della Stradale - sono tenuti a depositare entro tre giorni dall esame al
quale è stato sottoposto l automobilista (esame che ha dato esito positivo, cioè
che i valori di alcol registrati superano i limiti consentiti dalla legge) il tagliandino
emesso dall apparecchiatura, il biglietto sul quale sono riportati i valori di
concentrazione dell alcol. La questione è stata sollevata ieri mattina davanti al
giudice di pace dall avvocato Giovanni Stagnaro, che ha tutelato due
automobilisti che erano stati fermati dagli agenti della polizia stradale e che
erano stati denunciati per guida in stato di ebbrezza. Dice Stagnaro: «I tagliandi
devono essere presentati in procura entro tre giorni dal giorno in cui è stato
effettuato l esame con l etilometro. Il termine è rigoroso, salvo vi sia presente, al
momento dell esame, l avvocato difensore. Circostanza, quest ultima, molto
difficile. La Cassazione stabilisce anche che oltre a depositare i tagliandi gli agenti
di polizia municipale o della Stradale devono dare immediata comunicazione al
legale difensore dell esito dell esame». Nei casi di ieri mattina, che coinvolgevano
due automobilisti savonesi, il giudice di pace ha accolto l eccezione di Stagnaro e
ha decretato la nullità dell «alcol-test». Da qui, la sentenza di non luogo a
procedere e il proscioglimento degli imputati.
Sul caso dell «alcol-test» è pendente dal giudice di pace anche un altro
provvedimento, che vede un automobilista torinese contestare la validità dell
esame del sangue al quale era stato sottoposto dai poliziotti subito dopo aver
pranzato. Secondo l imputato, l «alcol-test» non terrebbe conto della differenza
tra l alcol legato, che viene bruciato dall organismo per sciogliere i grassi ingeriti,
e quello che sale invece alla testa. L esame rivelerebbe la concentrazione
complessiva, senza distinguo: ma i valori registrati - e puniti - non sarebbero
reali indicatori dello stato di ebbrezza. Il giudice ha disposto una perizia
f. poz.
IL RESTO DEL CARLINO (Ferrara)
Un giovane su tre alza il gomito
Da pochi giorni i giovanissimi e le donne con problemi di alcol possono rivolgersi
ad un nuovo servizio che è stato aperto nella Ausl di Cento. Si tratta di un
Consultorio alcologico sorto in collaborazione con il servizio Salute donna e
ubicato via Cremonino 10, nella stessa sede del Consultorio familiare da tempo
operativo nel Distretto sanitario guerciniano. Una educatrice è a disposizione il
lunedì dalle 14 alle 15,30 (numero verde 800 07 6640).
Come spiega la responsabile del servizio la dottoressa Paola Giacometti, il
consultorio è stato distinto dal Sert (la struttura che si occupa delle
tossicodipendenze) per ragioni di opportunità legate sia alla differenza di età fra
gli utenti sia alla diversa rilevanza dei problemi. Potranno affidarsi al consultorio
coloro che avvertono le prime difficoltà. Il Sert, che conta sei specialisti e di cui è
sempre responsabile la Giacometti, tratta le dipendenze patologiche legate a
droghe, alcol e fumo: sono un'ottantina, attualmente, i soggetti in cura, ma si
presume che siano almeno il doppio coloro che nella zona, pur afflitti dal
problema-dipendenza, non ricorrano ad alcuna struttura specializzata. Tornando
al consultorio, si può dire che è stato istituito al momento opportuno: da qualche
settimana, infatti, si fa un gran parlare, a Cento, del rapporto sempre più stretto
e non facilmente spiegabile fra i giovanissimi e l'alcol. Il caso più eclatante è
quello collegato alle sfilate dei carri carnevaleschi. La Giacometti sottolinea che di
recente 319 ragazzi delle scuole superiori centesi (fra i 17 e i 18 anni) hanno
risposto a un questionario che verteva anche sull'uso dell'alcol: è emerso che un
giovane su tre si ubriaca almeno una volta la settimana. In genere non bevono in
casa ma fuori, birra e superalcolici. Il primo contatto con il vino l'hanno avuto
proprio in casa, a 10-11 anni. Proprio questo fatto, sottolinea la Giacometti,
conferma che l'alcol non è visto come valore negativo nella cultura occidentale, a
differenza della droga che invece è divieto assoluto . Inutile dire che l'abuso di
alcol è più frequente fra i ragazzi meno seguiti e controllati dalla famiglia, che
magari li attende alzati la notte, al rientro. Il problema è poi molto più
accentuato fra i maschi: «Le ragazze, infatti, sono più portate a parlare e a
riflettere avendo, in genere, un dialogo più consueto con le famiglie».
ALTO ADIGE
Iniziato il processo al marito accusato di maltrattamenti in famiglia e di
omissione di soccorso alla moglie in precarie condizioni di salute
Incastrata tra letto e muro per 3 giorni
Il calvario di una donna di 150 chili, in seguito morta di malattia
di Mario Bertoldi
BOLZANO. Ha lasciato la moglie (pesante oltre 150 chili) incastrata tra il letto ed
il muro della stanza per tre giorni, senza dare l'allarme o chiedere l'intervemto
delle autorità sanitarie. Ora l'uomo, Francesco Frachesen, 62 anni di Salorno, è
finito davanti al giudice per rispondere di maltrattamenti e omissione di soccorso.
La donna, Maria Alma Ferrari di 52 anni, morì qualche mese dopo il ricovero in
ospedale, non però per le conseguenze dirette dei maltrattamenti.
La vicenda, finita al vaglio della giudice Christine Erlicher, è legata a filo
doppio all'abuso, per anni, di bevande alcoliche. Il menage familiare tra i
due coniugi sarebbe stato ripetutamente costellato da episodi di violenza ed
intolleranza, generati il più delle volte da uno stato di vera e propria
intossicazione da alcol. Più volte i carabinieri della zona sarebbero stati
interpellati e fatti intervenire a seguito di litigi furibondi nei quali era coinvolta
anche la zia della donna, Alma Ferrari (quasi omonima della vittima) di 79 anni.
Alla prima udienza del processo, Francesco Frachesen non si è neppure
presentato in aula. E' stato difeso d'ufficio dall'avvocatessa Michaela Moro che ha
cercato di evidenziare l'assenza di prove certe a carico dell'imputato. Il dramma
infatti è maturato in un ambiente degradato, schiavo dei super alcolici.
Una piaga che avrebbe accomunato tutti e tre i protagonisti.
I primi maltrattamenti nei confronti della moglie da parte di Frachesen
risalirebbero a diversi anni fa ma si sarebbero aggravati negli ultimi tre o quattro
anni. Nel capo d'imputazione, l'uomo viene tra il resto accusato di aver più volte
cacciato di casa la moglie e di averla costretta a mangiare e defecare in giardino.
Nel corso della prima udienza davanti alla giudice Erlicher, sono stati sentiti in
qualità di testimoni alcuni vicini di casa che hanno confermato i difficili rapporti
spesso emersi tra i tre conviventi, anche per futili motivi. Sarebbe stato spesso
l'alcol a far degenerare la situazione sino all'episodio avvenuto il 20 ottobre di
due anni fa quando la moglie dell'imputato - probabilmente sempre per effetto
dell'alcol - cadde dal letto rimanendo incastrata tra il letto stesso ed il muro della
camera. La donna, troppo pesante per essere sollevata dal marito o dall'anziana
zia, sarebbe rimasta in quella posizione per tre giorni, espletando in camera
anche i bisogni fisiologici. Il marito non diede mai l'allarme nè chiese l'intervento
delle autorità sanitarie. Quando, dopo tre giorni, arrivarono i primi soccorsi la
donna cercò addirittura di rifiutarli e fu necessario l'intervento del sindaco per
convincerla ad accettare il ricovero in ospedale ove furono necessari, a seguito
della mole fisica, due letti di degenza. Nel corso dell'udienza di primo grado ha
deposto anche il dottor Comberlato del reparto di gastroenterologia dell'ospedale
di Bolzano ove la donna venne ricoverata in gravi condizioni a seguito di danni
cerebrali e infezioni cutanee provocate dall'alcolismo sfociato cirrosi e diabete. La
donna morì nella primavera dello scorso anno. Il processo al marito proseguirà il
29 maggio.
LA NUOVA VENEZIA
Dalle Viniadi
agli incontri
g.p.d.g.
PRAMAGGIORE. Non poteva che essere la Mostra Nazionale Vini ad ospitare,
mercoledì 23, alle 17, il prologo delle Viniadi nel 1º Campionato Italiano per
degustatori non professionisti. E' una simpatica iniziativa per ampliare il
numero degli affezionati al saper bere, una vera e propria cultura della
qualità. La partecipazione alle due prove è gratuita; nella prima dovranno
riconoscere il vino prodotto con uve monovitigno, mentre nella seconda, saranno
tenuti a rispondere a domande di cultura enologica generale. Ma il programma
della 57ª Mostra si realizza anche all'interno dei Festeggiamenti di San Marco, e
mentre in Centro civico, prosegue la personale della pittrice Gina Roma, prevede
per sabato 19 alle 18, la 10ª marcia podistica «Flavio Della Bianca». Ma sarà con
giovedì 24 alle 10,30 che si entrerà nella giusta dimensione con il convegno
veneto-rumeno, dal tema «Vino, Turismo, Scambi commerciali». Interverrà Olga
Georgescu della Camera Commercio Rumena e si parlerà anche della viticoltura
rumena e della prossima adesione alla Ue. Toccherà a Luigi Veronese e Diego
Vecchiato, dirigenti regionali, presentare gli interventi finanziari nelle aziende
produttive del Veneto. All'assessore Maria Luisa Coppola, le conclusioni prima
dell'incontro tra delegazioni di produttori veneti e rumeni.
IL MATTINO
TRAGEDIA IN UNA VILLETTA A CUMA PRESA IN FITTO DA DUE
STATUNITENSI
Ubriaco litiga con l amico gay e l uccide
L’ assassino, in preda a un raptus, ha colpito con il braccio ingessato
PINO TAORMINA
Ha massacrato l amico omosessuale colpendolo ripetutamente al volto e al cranio
con il braccio ingessato. Joshua Luois Bradley, 28 anni, ha reagito con violenza al
tentativo di approccio di un suo collega di lavoro, Paul Tralmer, 24 anni. Sorpreso
dal fatto che l amico avesse mostrato le sue tendenze gay, tenute fino a quel
momento nascoste. I due, entrambi cittadini statunitensi, dipendenti civili del
circolo ricreativo Carney Park, erano nella villetta di Bradley, a via Plutarco, sulla
collina dello Scalandrone, a Cuma.
Una serata a bere birra, come è nello stile americano. Amiche anche le mogli,
militari alla base Afsouth di Capodichino: loro, martedì notte, erano impegnate in
servizio. E così i due uomini hanno deciso di tenersi compagnia. Intorno alle
21,30 sono entrati nella villetta a due piani che la famiglia Bradley aveva fittato
da poco più di una settimana nella zona panoramica che dà sull acropoli. I vicini
sentono i due ridere e scherzare. Poi, a mezzanotte, la tragedia: le urla svegliano
gli abitanti delle case limitrofe. I due bevono litri di birra, Tralmer tenta un
approccio con l amico. Bradley pensa prima a uno scherzo dell alcol. Poi capisce
che l altro fa sul serio. E così reagisce colpendolo al volto con il braccio
ingessato, che si era rotto cadendo da un muretto qualche giorno prima.
Due, tre colpi violentissimi al volto. Bradley, però, non si ferma. Prende un
mattarello e lo colpisce in varie parti del corpo. La vittima stramazza al suolo,
priva di sensi. L omicida è preso dal panico e chiama subito la polizia militare
americana: Tralmer perde sangue in maniera impressionante, viene trasportato
al Cardarelli, dove però i medici non possono far altro che accertarne la morte. A
questo punto scattano le indagini dei carabinieri: gli uomini del nucleo operativo,
guidati dal capitano Rocco Italiano, si recano nella villetta e trovano l omicida
ancora in stato di choc: viene portato in caserma e qui confessa.
«L ho colpito perché ha provato ad avere un rapporto sessuale con me», ha
ammesso tra le lacrime, «ma non credevo di averlo ammazzato». È stato
arrestato con l accusa di omidicio volontario. Ma è possibile che nelle prossime
ore l accusa possa tramutarsi in un omicidio preterintenzionale. Al Carney Park,
blindato dallo stato di allerta per la guerra in Iraq, i colleghi di lavoro sono
esterrefatti. I due americani, infatti, dividevano da tre mesi lo stesso ufficio
amministrativo del prestigioso circolo ricreativo dell U.S. Navy ed erano divenuti
compagni inseparabili, coinvolgendo anche le rispettive mogli.
LA NAZIONE
Incidenti casalinghi, un flagello
Al top degli interventi del 118
SIENA Il servizio del- l'emergenza, cioè il 118, si racconta nel sesto anniversario
della sua nascita. Era, infatti, il 16 aprile del 1997 quando prende forma questo
importante settore della nostra sanità. Fino a quel momento le esigenze sanitarie
sul territorio erano state coperte dalle associazioni di volontariato. Organismi che,
comunque, rimarranno nel tempo di vitale importanza anche per il 118 che
«stravolge» una tradizione secolare. Fa bene ricordare il passato per non perdere
la memoria di quello che è stato, ma oggi tramite il direttore del 118, dottoressa
Lucia De Vito (nella foto piccola), scopriamo attraverso i dati del 2002 un
modello dell'emergenza che viene copiato anche da altre realtà italiane. E se per
queste cose ci fosse il «brevetto» potremmo indicarlo come «modello senese del
118».
Richieste a valanga
L'anno scorso gli operatori del 118 hanno fatto fronte a ben 30.794 richieste di
queste reali sono state 29.606, le altre erano relative a scherzi o sono state
semplicemente annullate prima ancora che partissero uomini e mezzi del
soccorso. E proprio sugli scherzi fatti al 118 ci sono state quattro denunce che
hanno indotto i responsabile a presentare denuncia per procurato allarme.
«Spesso - afferma la dottoressa De Vito - sono dei bambini. Noi possiamo
visualizzare il numero che chiama e così rintracciamo i genitori e diciamo loro
cosa stanno facendo i loro figli». Tanti nell'anno scorso i sono stati i codici rossi
(3.290) anche se la parte del leone la fanno i gialli che sono arrivati a quota
14161. A fronte di questo sono stati impegnati 41.158 mezzi mentre l'anno
precedente erano stati 39.889. I pazienti soccorsi sono stati 29.016 di cui 22.324
di età maggiore ai 60 anni e 1060 di età inferiore ai 15 anni. «Mentre nei primi
tre anni da un periodo all'altro - afferma la dottoressa De Vito - aveva delle
differenze su ogni singola voce di 3000-4000 unità. da due anni a questa parte la
differenza è di 500». Ancora una volta (se mai ce ne fosse stato bisogno)
scorrendo i dati del 118 troviamo un alto numero di intossicazione da alcol
(ben 111). Gli infortuni in casa, comunque, vanno per la maggiore. Nel 2002,
infatti, sono stati 21.174, seguiti dagli incidenti stradali (3.791), dagli uffici ed
esercizi pubblici (1.228), dagli impianti sportivi (1. 003), dagli impianti lavorativi
(344) e in ultima battuta ci sono le lesioni riportate a scuola che si assestano a
169.
Un manipolo di uomini
A fronte di questa molte di richieste sanitarie (e non ci sono solo le emergenze,
ma anche le guardie mediche) troviamo un manipolo di uomini che gestiscono la
centrale del 118 e venti postazioni mediche dislocate sull'intero territorio
provinciale nelle quali ruotano 62 medici dell'emergenza e 90 di guardia medica.
Questi ultimi coprono le esigenze della collettività dalle 20 alle 8, prefestivi e
festivi, negli altri giorni c'è il medico di famiglia. E così nel 2002 sono state
eseguite 20.166 visite domiciliari, 16.768 nelle varie sedi della nostra provincia e
infine sono state fatte 5449 consulenze sanitarie telefoniche. La dottoressa Lucia
De Vito è soddisfatta anche se ha nel cassetto un sogno «Un pronto soccorso in
casa della gente o per strada perché il nostro obiettivo finale è essere sempre
presenti là dove c'è bisogno di noi».
LA SICILIA
Il cuoco feritore resta in carcere
SAN CATALDO.
Il suo legale: «Ippolito ha agito sotto l'effetto di alcool e psicofarmaci»
C'è stata la convalida dell'arresto per il cuoco Gino Ippolito, di 60 anni, accusato
del tentato omicidio della sua ex convivente Patrizia Latona, 33 anni, di
Serradifalco ma da anni residente a San Cataldo, raggiunta all'inguine e al piede
destro da due colpi di fucile da caccia a canne mozze esplose dall'uomo per
gelosia. Ieri Gino Ippolito è stato sentito dal Gip Giovanbattista Tona, che ha
disposto per l'imputato la custodia cautelare, così come richiesto dal pm dott.
Roberto Condorelli. L'avv. Gianluca Amico, che assiste il cuoco, aveva chiesto la
misura cautelare domiciliare. C'è da dire, inoltre, che Gino Ippolito è pure
accusato di detenzione illegale di arma, considerato che quando è stato fermato
dai carabinieri a bordo della sua Alfa 164, nei pressi della Casa circondariale
dov'era diretto, ha detto il difensore, per costituirsi, è stato rinvenuto un coltello
a serramanico di genere vietato.
Nel corso dell'interrogatorio sono stati chiariti alcuni aspetti della tragica vicenda
che, com'è noto, è scaturita da motivi passionali: un uomo solo, in cerca di
affetto dopo la morte della moglie, e una donna giovane che di lui non ne voleva
più sapere appunto per la differenza di età che c'era tra i due. Il cuoco respinto,
secondo una prima ricostruzione, armato di lupara, avrebbe sparato a bruciapelo
alla donna mentre si trovava in uno stato psichico alterato.
«Il mio assistito - spiega l'avvocato difensore Gianluca Amico - potrebbe avere
maturato di compiere il gesto, sicuramente dettato dall'impeto, il lunedì mattina
stesso quando si è recato a casa della sua ex convivente e l'ha vista ultimare il
trasloco dell'appartamento di via Fava, avendo deciso di abitare con un'altra
persona. Dopo l'ennesima discussione si sarà quindi imbottito di alcol e
psicofarmaci, che già prendeva da quando lei lo aveva lasciato e cioè un mese e
mezzo fa».
Da quanto si è appreso, Gino Ippolito sarebbe stato pure dalla madre di Patrizia
Latona chiedferle di convincere la figlia a sposarlo: l'uomo, infatti, ripeteva
spesso alla donna che il suo desiderio era quello di sposarla. I progetti dell'uomo
evidentemente non collimavano con quelli di Patrizia Latona che, anzi, non
mancava occasione di dirgli che la storia tra di loro doveva essere troncata per la
troppa differenza di età.
Patrizia Latona, che si trova ricoverata nel reparto di chirurgia dell'ospedale
«Maddalena Raimondi», è in via di miglioramento, anche se la prognosi rimane
riservata. «Almeno - dicono i medici della Chirurgia - bisogna attendere ancora
48 ore prima che la donna possa essere dichiarata fuori pericolo. Alla paziente
continuamo a fare delle trasfusioni di sangue perchè ha perso molto sangue, ma,
proprio in questi momenti possono insorgere delle complicazioni».
LA STAMPA (Novara)
Condannato a 4 anni per lesioni
17/4/2003
VERBANIA. Accusato di lesioni gravissime, Ivano Procacciante, verbanese, è
stato condannato dal gup Rosa Maria Fornelli a 4 anni e 8 mesi di reclusione. Il
pm Nicola Mezzina aveva richiesto la pena di 8 anni. L imputato - difeso d ufficio
dall avvocato Ferdinando Brocca - doveva rispondere delle lesioni causate a
Cristiano Foi (verbanese, omonimo di un tappezziere totalmente estraneo ai fatti)
nel corso di una rissa il 10 giugno 2002 a Intra in un appartamento di via
Palestro dove si trovavano i fratelli Mercede e Giuseppe Giordani (padroni di
casa), Procacciante e Foi. Quest ultimo venne malmenato e sbattuto contro lo
stipite di una porta. L urto gli avrebbe causato lesioni craniche e paralisi
agli arti inferiori. La lite sarebbe scoppiata per abuso di alcol e vecchi
rancori. Per un analogo episodio avvenuto il 4 febbraio 2002, Giuseppe
Giordani, Ivano Procacciante e Cristiano Foi vennero condannati a 4 mesi di
reclusione ciascuno. Nel processo celebrato ieri, Procacciante era anche accusato
di tentata rapina ai danni di Mercede Giordani.
LA NAZIONE (Lucca)
Cieca impulsività perversa»
LUCCA Una cieca impulsività unita all'eccitazione di un atto perverso. Si
spiegherebbe così il comportamento estremo e psicopata del giovane piromane
arrestato ieri dalla polizia.
«Se la confessione fatta dallo stesso ventitreenne si rivelasse vera commenta la
dottoressa Francesca Stefani, psicologa , possiamo tranquillamente affermare
che ci troviamo di fronte a un soggetto dal comportamento fortemente
antisociale, dall'io fragile e da una condotta sociale molto problematica».
Non solo. Il movente di un simile gesto, per di più ripetuto per molte volte,
sarebbe da ricercare anche nell'immenso sentimento di vendetta del
protagonista, nei confronti della ragazza che lo avrebbe rifiutato.
«La perdita della fidanzata riprende la psicologa potrebbe aver provocato un
atteggiamento vendicativo e allo stesso tempo distruttivo, rivolto tanto alla
collettività, quanto a sé stesso. La cieca impulsività, alimentata chissà, anche
dall'assunzione di alcool, avrebbe portato il giovane a dar sfogo a tutta la sua
rabbia, in una pulsione aggressiva tutt'altro che cosciente».
Una sorta di esplosione violenta dell'io. Di un io fragile e debole. Che in una
situazione di grave difficoltà, si lascia andare in una specie di «trance» di
violenza.
Ma dietro a questo aspetto ve ne sarebbe un altro, non meno interessante e
profondo. Questo risiederebbe nel carattere simbolico di questa perversione.
«Esiste infatti prosegue nella sua analisi Francesca Stefani una connessione con
la sfera sessuale del soggetto che si rende protagonista di simili comportamenti.
La fiamma, il suo impatto energico, ricorda il rapporto sessuale».
La perdita e il rifiuto della fidanzata, potrebbe aver scatenato nel giovane
piromane, un istinto aggressivo in questo senso, con un'esplosione della parte
più intima della propria personalità.
«E' naturale conclude la psicologa che un atteggiamento di questo tipo è
sintomatico nei soggetti psicopatici, antisociali, che traducono nell'appiccare il
fuoco tutta la propria aggressività. Si tratta di una sorta di difesa estrema della
fragilità del proprio io».
LA TRIBUNA DI TREVISO
Sputi alla perpetua
Scoppia la baruffa per l'elemosina
f.a.
CONEGLIANO. Un'elemosina negata sia pure con cortesia ha scatenato un
putiferio, l'altra notte, nella canonica della parrocchia di Lourdes. Erano da poco
passate le 23.30 quando al campanello della canonica ha suonato un giovane
immigrato, forse alterato dai fumi dell'alcool. L'uomo si è rivolto con fare deciso
alla perpetua, classe 1928, originaria di Cordignano, chiedendole di poter parlare
col parrocco. «Il parroco non c'è e non so davvero dove trovarlo» ha risposto
l'anziana donna, cercando così di liberarsi dall'insistente visitatore, presentatosi
oltre tutto a tarda ora. Il tentativo però non è andato a buon fine: vistosi
respinto, l'immigrato ha chiesto di poter ricevere un'elemosina e poi, di fronte al
nuovo rifiuto, ha cominciato a insultare pesantemente l'anziana donna,
lanciandole una raffica di ingiurie e poi concludendo la sua performance con
alcuni sputi in faccia. La perpetua ha temuto a quel punto che l'aggressione
diventasse più violenta, il giovane invece è montato in sella alla sua bici e si è
dileguato rapidamente in direzione del centro. La perpetua, spaventatissima, ha
chiesto chiesto aiuto e ha sollecitato l'intervento della polizia. Quando la volante
del commissariato di via Maggior Piovesana è giunta sul posto dell'immigrato
protagonista della notte brava non c'era già più traccia.
IL MESSAGGERO (Marche)
Rocambolesca fuga con sparatoria, arrestato
Avventore del night affronta la polizia con una pistola e scappa: preso dopo tre
ore di ricerche
Rocambolesca fuga con sparatoria. Preso dopo tre ore di battuta" tra le aziende
della zona industriale di Piediripa e i rovi del fiume Chienti dove si era nascosto.
«L uomo è armato» gracchiava la radio della Polizia. Massima allerta. Ci sono
voluti alcuni spari in aria per bloccare la folle corsa del ricercato. Risultato poi
meno pericoloso di quanto di credeva.
In carcere Kiade Mourad, 23 anni, immigrato regolare, non ci è mai finito. Dalla
questura è passato in Tribunale per il processo. L arresto è stato convalidato; la
direttissima, rinviata al 30 aprile dopo che il difensore Maurizio Forconi ha chiesto
i termini a difesa. Il giovane falegname lavora in una ditta di Corridonia è stato
rimesso in libertà. Quando è comparso davanti al giudice aveva addosso una
maglietta sporca di sangue, si era graffiato con i rovi, come gli agenti che gli
erano corsi dietro. Il giovane si è avvalso della facoltà di non rispondere. Al suo
legale ha detto: «Ero ubriaco, non volevo sparare, ma solo disfarmi della pistola
che mi aveva dato un amico». L arma era una scacciacani, sparava a salve (la
canna era otturata con un tappo metallico rosso che non si vede dell esterno).
Era nelle tasche del marocchino, avventore del Kristal dove lavora come ballerina
una sua amica. Dal night di Piediripa, alle 2,30 della notte, arriva una chiamata al
113. Si segnala lo straniero che dà in escandescenze. I poliziotti cercano di
identificare il marocchino, lui scappa, sul piazzale del night sfodera la pistola,
cade il caricatore, gli agenti impugnano le armi ma tengono i nervi saldi. L
immigrato fugge. Inizia la "caccia". Gli agenti chiedono rinforzi, da Civitanova
arriva la Stradale. Lo straniero sembra un felino, riesce a fare perdere le sue
tracce ma viene poi rintracciato a due passi dal fiume, corre trafelato, la polizia
spara in aria ma lui non si arrende. Alla fine viene bloccato e arrestato. Solo
allora si scopre che la pistola era finta. In ospedale, oltre all immigrato, verrà
medicato il sovrintendente Rodolfo Lambertucci, capoturno di notte dell Ufficio
prevenzione generale. (R. Em.)
IL MATTINO di Padova
Ubriachi fradici, ma al volante
I carabinieri ritirano venticinque patenti
in seguito ai controlli con l'etilometro
(Enzo Bordin)
PIOVE DI SACCO. Alti i cuori, ma ancora più alto lo... spirito. Quello dell'alcol,
che nel Piovese sta facendo impazzire gli etilometri in dotazione alle pattuglie dei
carabinieri. Basta citare il dato relativo all'ultimo mese: risultano 25 gli
automobilisti con tasso alcolimetrico superiore alla norma. Alcuni sgrarravano di
poco, ma in molti altri casi sono emersi parametri etilici da avvinazzati. E poi la
chiamano sicurezza stradale.
Non c'è dubbio: si continua a bere troppo e male, con miscugli alcolici indecenti.
Soprattutto di sera e nei week-end, quando ci si rimette al volante reduci da
cene pantagrueliche inaffiate con boccali di vini fin troppo sinceri e graspette
ingurgitate come se fossero acqua. Tra acqua e acquavite c'è una bella
differenza.
Nel novero degli automobilisti più brilli spicca il conducente di 29 anni, trovato
con un tasso alcolimetrico spaventoso di 3,52 grammi per litro, quando il limite
consentito è di 0,50. «Cosa volete da me?» ha chiesto il tipo ai carabinieri
emanando un alito pestifero. Il più giovane «su di giri» al volante ha invece 21
anni, mentre il più anziano ha già fatto 56 «primavere». Spicca tra i bevitori a
«quattro ruote» una cerchia di automobilisti che va dai 30 ai 40 anni. Alcuni di
loro cantavano in macchina a squarciagola, mentre altri pigiavano
sull'acceleratore incuranti del pericolo. Altri ancora erano invece reduci da
un'abbuffata in casa di amici. Per non parlare dï quelli controllati dalla pattuglia
dei carabinieri appena usciti da un ristorante del circondario. Non sapevano
nemmeno dove fossero diretti, visto che il loro unico obiettivo era quello di «fare
l'alba» da qualche parte.
La serata fatidica per bevitori al volante resta il sabato sera, quando si può alzare
il gomito o spegnere qualche «fanale», come si dice in gergo, senza l'assillo del
lavoro. Ma anche il venerdi e la domenica sera sono a rischio, sia pure in
percentuali inferiori. Un'altra preoccupante tendenza per chi guida «carico»
d'alcol è l'eccitazione che tende a subire se i passeggeri al suo fianco appaiono
ubriachi come lui. In tal caso si influenzano negativamente a vicenda, dando i
«numeri».
ALTO ADIGE
Più severità sulle strade»
VIENNA. Quasi il 70% degli austriaci, stando a quanto rivelato da un
sondaggio, chiede che il governo inasprisca le misure per prevenire gli
incidenti sulle strade. L'89% chiede che si sia più rigidi nel rilevare e
punire gli ubriachi al volante, mentre il 67% auspica l'introduzione
della «patente a punti», un modello che impedirebbe di continuare a
guidare a chi sia stato protagonista di incidenti gravi. In molti
sottolineano infine la pericolosità dei camion.
IL GAZZETTINO (Friuli)
Dopo i calci alle auto minacce in Questura
Via Pozzuolo. Ore 8.30. Una Fiat Uno con a bordo tre giovani accosta, scende
una donna e comincia a prendere a calci due autovetture in sosta. Un passante
chiama la sala operativa del "113" e racconta ciò che sta accadendo sotto i suoi
occhi. Pochi minuti dopo arriva una pattuglia della Squadra Volante, rintraccia
l'utilitaria, la ferma, tenta di identificare i tre occupanti, ma sorgono subito dei
problemi. Gli animi cominciano a surriscaldarsi, tanto che gli agenti decidono di
continuare il controllo in Questura. Ma una volta in viale Venezia, anzichè
calmarsi, Giovanni Giancotti, 25 anni, residente a Udine, rincara la dose al punto
da procurarsi un arresto per resistenza, violenza e minacce a pubblico ufficiale.
Un comportamento che, probabilmente, è stato determinato dall'abuso di
sostanze alcoliche (al giovane è stata anche ritirata la patente per guida in stato
di ebbrezza). Giancotti, a cui è stato assegnato d'ufficio l'avvocato Fausto
Discepolo, oggi sarà processato per direttissima. Su disposizione del sostituto
procuratore Monica Biasutti, nella tarda mattinata di ieri è stato accompagnato
nella casa circondariale di via Spalato.
La donna che era con lui - l'udinese S.G., trentacinquenne - è stata invece
denunciata a piede libero per danneggiamento aggravato delle due vetture prese
a calci in via Pozzuolo. Nessuna conseguenza, infine, per l'altro giovane che era
in loro compagnia e che è risultato estraneo ai danneggiamenti.
LA STAMPA (Biella)
Con l auto in bilico sul precipizio Salvato un giovane
17/4/2003
SALUSSOLA. Tradito da alcuni bicchieri di troppo, sbaglia strada e rischia di finire
con la sua auto in fondo a un dirupo, nei pressi del Rio Freddo, sulla strada
Cerrione-Salussola. L'automobilista, un trentenne residente a Salussola, è riuscito
tuttavia a fermare in tempo l'auto, rimasta pericolosamente in bilico ai bordi della
scarpata. Con il telefonino ha chiamato il 112, chiedendo aiuto. E mentre
scattava l'operazione di soccorso, che ha impegnato diverse auto dell'Arma e una
squadra dei vigili del fuoco, il militare della Centrale operativa della caserma di
via Rosselli ha cercato di tranquillizzare il giovane, dandogli i consigli del caso per
evitare di fare movimenti bruschi. Pochi minuti dopo sono giunti i mezzi di
soccorso, che hanno agganciato l'auto e tratto d'impaccio l'automobilista.
Constatate però le sue condizioni, i carabinieri lo hanno denunciato per guida in
stato di ebbrezza, e gli hanno sequestrato la patente.
LA PROVINCIA PAVESE
Gli abusi erano stati denunciati alla polizia da una diciassettenne e da
una dodicenne che abitano in un piccolo centro del Pavese
Indagine chiusa: accusato di violenza sessuale
E' il rumeno fermato lo scorso Ferragosto. Scagionato invece il
connazionale
l.si.
PAVIA. La procura della Repubblica di Pavia ha chiuso l'inchiesta sui due rumeni
che finirono in galera nello scorso agosto, dopo che la squadra mobile li fermò
per violenza sessuale e atti sessuali su una minore. Per uno dei due - ventenne
all'epoca del fatto - c'è la conferma dell'ipotesi di reato iniziale, e cioè la violenza
sessuale. Mentre l'altro giovane (aveva 21 anni) è stato scagionato dall'accusa di
atti sessuali su una ragazzina di 12 anni. La vicenda, che aveva destato scalpore,
era avvenuta in un paesino del Pavese di cui non era stato fatto il nome per
evitare che le due ragazze potessero essere identificate.
Poco dopo erano scoppiate polemiche roventi per la decisione del pubblico
ministero Mauro Vitiello di scarcerare i due rumeni, non chiedendo al gip la
convalida del fermo eseguito dalla polizia. Per la procura, infatti, allo stato non
esistevano i gravi indizi che sono uno dei requisiti fondamentali perché il fermo
possa essere eseguito.
Secondo il racconto che le due giovani fecero in Questura molti giorni dopo i
fatti, la storia aveva avuto inizio prima di Ferragosto, quando la dodicenne aveva
conosciuto uno dei due rumeni. Qualche giorno più tardi la ragazzina e il rumeno
avevano organizzato una sorta di incontro a quattro a casa dei due giovani
stranieri (che erano ospitati da un amico e svolgevano lavori saltuari per
mantenersi). La dodicenne in precedenza aveva convinto, dopo varie insistenze,
un'amica di 17 anni ad andare con lei dai due.
I rumeni - sempre secondo il racconto - avrebbero stappato una bottiglia di vino,
versando alle due un bicchiere dopo l'altro. La diciassettenne - che era
anche astemia e disse di aver bevuto temendo di scatenare una
reazione violenta con il suo rifiuto - aveva cominciato ad accusare
giramenti di testa e altri malesseri. Mentre era in bagno sarebbe stata
raggiunta dal rumeno ventenne, che avrebbe più volte abusato di lei.
Nel frattempo il giovane di 21 anni si era appartato con la dodicenne. E siccome
il codice penale considera alla stregua della violenza qualunque atto sessuale su
un minore di 14 anni (anche se consenziente), anche per lui la polizia aveva
eseguito il fermo.
A quanto pare, però, il fatto che la ragazzina dimostri alcuni anni più della sua
età effettiva (lei stessa aveva dichiarato di essere più grande dei suoi 12 anni) ha
finito per scagionare il rumeno da questa accusa: in sostanza non ci poteva
essere da parte sua la consapevolezza di compiere abusi su una minore.
Per l'altro rumeno, invece, le ulteriori indagini chieste dalla procura e svolte dalla
squadra mobile hanno portato a confermare l'accusa. A questo punto, sulla base
di memorie e deduzioni che l'avvocato del giovane potrà presentare, la procura
deciderà se chiedere o meno il rinvio a giudizio.
LA REPUBBLICA AUTO
Birra, amore e fantasia
Dai memorabili ritrovi americani a quelli di casa nostra. Tra racconti e leggenda
I RADUNI
VALERIO MONACO
Musica assordante, motori rombanti giorno e notte, orge di tatuaggi, birra a
torrenti, spogliarelli e amore libero. Sono i raduni Harley USA. Cinquecentomila
Harley Davidson e 700 mila persone, ad esempio, sono i numeri del raduno di
Sturgis, South Dakota. Una folla inarrestabile in un parcheggio di Harley lungo
due chilometri: qui manager e signori ben vestiti in tema mostrano le Harley
milionarie, mentre le attempate signore benestanti trovano l'atmosfera, accanto
a giovani e bellissime vichinghe vestite di soli tautaggi, per mostrare finalmente il
seno anche se un po' appassito. E' l'orgia dello show, insomma, più che del
peccato, e lo spirito Harley: uno stile di vita, più che una moto. Almeno fino a
quando non si incappa nelle bande, come gli Hell's Angels e gli Outlow. Clan
rivali, divisi fra loro da un odio genetico, che vengono qui per scontrarsi
duramente.
Anche in Italia prosperano i raduni Harley, ma è tutta un'altra cosa, perché al
buon vino e alla voglia di essere "diversi" si sposa tanta ironia. Degli harleysti di
casa nostra, infatti, non si raccontano storie di odi e di coltelli, ma solo "gags" e
follia. Il rimpianto e geniale Carlo Talamo, ad esempio, ex importatore Harley, ha
imposto ai partecipanti dei primi leggendari raduni "Palle Quadre" (un nome che
è tutto un programma!), di percorrere gli ultimi 5 chilometri in moto a torso
nudo. Una trovata folle, ma anche un successo straordinario. E c'è chi ricorda
ancora la giovane segretaria, tutta casa e chiesa, che per far vincere la gara di
abilità all'harleysta che le aveva fatto scoprire l'amore, si è strappata i vestiti
davanti all'avversario.
Una moto leggendaria, insomma, alla quale resta un grande merito: quello di
creare amici, in un mondo fatto sempre più di singoli.
LA STAMPA (Cuneo)
Sull etichetta sottintesi d amore
13/4/2003
CI sono quelli che si prendono molto sul serio e altri che si lasciano cullare dall
ironia. Anche nel mondo del vino è così. Compassati analizzatori di polifenoli e
intransigenti scopritori di malolattiche incompiute vivono sotto lo stesso tetto (in
questi giorni di Vinitaly meglio dire sotto lo stesso padiglione) con produttori più
ammiccanti che «giocano» con il vino e le etichette. C è chi sottolinea le
caratteristiche del contenuto e chi parte dal contenitore. Le due strade spesso si
sovrappongono anche perché oggi è molto difficile trovare vini palesemente
«cattivi» o sbagliati. La qualità media si è alzata e le differenze organolettiche
sono meno evidenti. Occorre avere palati fini e nasi super allenati e questo
spiega anche il boom dei corsi di degustazione. Chi, invece, si lascia acchiappare
dall etichetta, guarda i colori, la forma e il nome (senza dimenticare il prezzo).
Sui nomi propri dei vini ci sarebbe da realizzare un dizionario ragionato. Il
piemontese più di ogni altra lingua-dialetto è stato letteralmente saccheggiato e
non c è espressione, modo di dire, diminutivo che non sia finito a battezzare una
bottiglia. E si è attinto a piene mani anche dall italiano. In questo senso esiste
un filone per così dire «alludente». A che cosa allude? Già nei primi anni
Ottanta il grande Giacomo Bologna lanciò il suo Bricco dell Uccellone, placato dal
Bricco della Bigotta. Dunque amore e passione, passando per le promesse
più o meno esplicite. E così una gentile signora di Vignale mette sulle 5000
bottiglie della sua Barbera del Monferrato un paio di carnose labbra scarlatte
e in etichetta lancia l imperativo «Baciamisubito». Scritto così tra il
sospiro e l ordine. «Ho voluto ricordare la fragranza della barbera giovane»
assicura Laura Zavattaro Bertone, che vende la sua creatura a 8 euro a bottiglia
e ha scoperto che quelle labbra intrigano molto i tedeschi. E l allusione arriva
anche da aziende insospettabili. Guido Lajolo, detto Regin, vignaiolo di Vinchio,
alla sua bella serie di barbere (compreso l orgoglioso Da Sul, cioè fatto da solo)
ha aggiunto un grignolino. Per dargli un nome, d intesa con il figlio Paolo, ha
scelto una stampa del settecento francese con due espliciti amanti e un «terzo
incomodo». Ecco come nasce «L intruso». E restando in tema Luigi Odello che
dirige la rivista degli assaggiatori (non solo vini e grappe, ma anche caffè, olio,
aceto balsamico, e più di recente acqua) scrive un editoriale citando i
passaggi che dall analisi sensoriale portano al piacere. Non c è da
stupirsi quindi se tra le armi della seduzione entra anche il vino (non
solo nella canonica forma di intriganti bollicine). Capita così di incontrare anche
un profumo, o meglio un essenza ottenuta dai vinaccioli del Sangiovese. La
promuove lo storico vignaiolo romagnolo Umberto Cesari. Si chiama Tauleto, dal
nome del vino e ha un bouquet, manco a dirlo, con sentori di uva.
Sergio Miravalle
IL MATTINO di Padova
IL VILLAGGIO DELLA SPERANZA
Guerra aperta da 13 anni alla bottiglia
g.c.
CITTADELLA. «Una maschera ieri... Un volto oggi». E' questo il tema scelto dal
Villaggio della Speranza per festeggiare il 13º anniversario della fondazione. Il
gruppo di auto-aiuto per alcol-dipendenti, familiari e figli, ha sede all'Usl 15 in via
Riva dell'Ospedale a Cittadella, nell'Ex casa delle suore, ma tra qualche settimana
si trasferirà a Galliera in villa Imperiale. Qualche domenica fa, a villa Rina, ha
organizzato un dibattito pubblico sulle tematiche legate all'alcol. Il gruppo è nato
nel '77 con il nome di Alcolisti Anonimi. Poi, la nascita di altri gruppi con le stesse
finalità nei comuni dell'Usl ha fatto sì che si dividesse in due tronconi. Si deve al
dottor Chiodini, alla sua tenacia e a quella di alcuni alcolisti, la fondazione del
Villaggio, che attualmente accoglie in terapia circa 300 persone che sono uscite o
stanno uscendo dal tunnel dell'alcol.
E che continuano a incontrarsi per evitare di ricadere e per recuperare la propria
persona, dopo i gravi danni provocati dalle sostanze alcoliche. Il gruppo si
riunisce ogni lunedì e venerdì sera per un momento di ascolto, di aiuto e di
dialogo, con la presenza costante di un medico. In una stanza si riuniscono gli
alcolisti, in un'altra i loro familiari e in una terza i figli. Un appuntamento fisso,
dove per quasi tutti mancare anche una volta significa «tradire» gli amici.
Da quelche domenica, alcuni alcolisti hanno smesso di essere «anonimi» per
portare la loro testimonianza di come dall'alcol si può uscire. Chi volesse avere
informazioni sul Villaggio della Speranza, può telefonare tutti i giorni al numero
049.9424471.
LA GAZZETTA DI MODENA
Organizzato da Comune, Ausl e Alcolisti in trattamento
L'alcool, i giovani e la guida
un incontro al teatro San Carlo
E' dedicato al tema "Alcool, giovani e guida: quale problema e quali strategie di
prevenzione" l'incontro in programma martedì alle 20.30 nel teatro San Carlo, in
via San Carlo 5, per iniziativa dell'Associazione provinciale club alcolisti in
trattamento e del Settore dipendenze patologiche dell'Ausl di Modena e con il
patrocinio dell'assessorato ai Servizi sociali del Comune (ingresso libero, info 059
315331). Dopo una relazione di Andrea Noventa del Dipartimento delle
dipendenze dell'Asl di Bergamo e membro della Società italiana di alcologia
interverranno l'assessore comunale ai Servizi sociali Alberto Caldana e il direttore
del settore dipendenze patologiche dell'Usl di Modena Gianfranco Marzocchi.
La Società italiana di alcologia e l'Associazione italiana dei club alcolisti in
trammento hanno indicato il mese di aprile per la campagna di prevenzione
patrocinata dalla Presidenza del Consiglio, dall'Istituto superiore di sanità, dalle
Regioni e dall'Anci. Il periodo coincide con la giornata "National Alcohol
Screening Day", che da tre anni viene organizzata negli Usa.
LA GAZZETTA DI MANTOVA
ALCOLISTI ANONIMI
Gruppo Primavera
in festa
Il gruppo alcolisti anonimi Primavera festeggia oggi il suo 14esimo anniversario.
L'appuntamento è per le 15 al centro sociale Sandro Pertini di via Togliatti a
Mottella per un incontro sul tema "il coraggio di vivere" e, a seguire, un rinfresco.
IL RESTO DEL CARLINO (Ascoli)
Spinetoli, presentata
l'indagine sull'uso
di alcol tra i ragazzi
SPINETOLI Moltissime persone sono intervenute al Palazzetto dello sport per
assistere all'incontro su «Alcol tra uso e abuso: seminario per un uso
consapevole» promosso dal 23esimo Ambito Territoriale, dalla Cooperativa
Service Coop, dalla Comunità dei Sibillini, dalla Regione, dalla Provincia e dalla
Asl 13. Sono stati presentati i dati relativi alla ricerca effettuata per delineare i
comportamenti dopo il consumo di bevande alcoliche. Si tratta di un questionario
raccolto su un campione di 536 ragazzi delle superiori, di età compresa tra i 14 e
i 19 anni. Dall'analisi è emerso che l'uso di alcol è piuttosto diffuso. La bevanda
preferita dai giovani è la birra (38%), seguita dal vino e dai superalcolici mentre,
per quanto riguarda il luogo del consumo, i ragazzi hanno in testa i pub e le feste
(26%), la pizzeria (9%), la casa (7%) e la discoteca (5%). Il consumo avviene in
compagnia per l'82,5%, mentre solo l'8% dei giovani bevono da soli. Alla fine del
questionario era stato inserito uno strumento diagnostico: quattro domande per
individuare i problemi correlati all'uso dell'alcol. A questi hanno risposto solo 322
soggetti su 536. Dall'esame risulta che il 43,4% non ha alcun problema, mentre il
46,6% si trova nella fascia di attenzione e il 10% si colloca nella fascia di
richiesta di aiuto. La frequenza di consumo di alcol è molto diversa a seconda dei
sessi, con i maschi che risultano maggiori consumatori. Gli Istituti professionali
sembrano racchiudere una maggiore percentuale di consumatori di bevande
alcoliche.
m.g.l.
IL MESSAGGERO (Ancona)
Alba violenta. Uno sguardo storto, una battuta di troppo e si è scatenato il
finimondo. L alcol ha avuto la sua parte. Indagini dei carabinieri
Battaglia agli Archi tra italiani e maghrebini
Botte da orbi, vetrine infrante, un pescatore ferito. Coinvolte in tutto una decina
di persone
Umori elevati dall'alcol trasformano la fine di una nottata come tante altre in un
vero e proprio far-west. Sembra che durante le fasi concitate del confronto sia
spuntato fuori anche un coltello. Ferito dai cocci di una vetrina un pescatore
anconetano. Mega-rissa tra italiani e maghrebini ieri mattina alle prime luci
dell'alba in via Marconi, sotto gli Archi. Un bollettino di guerra, con una decina di
persone coinvolte, molte delle quali poi si sono allontanati all'arrivo dei
carabinieri subito intervenuti dopo la raffica di segnalazioni.
Tre i fermi e due gli sfidanti rimasti feriti. Una specie di duello rusticano, sembra
partito da due contendenti di nazionalità diverse e poi allargatosi alle rispettive
compagnie. I tre uomini denunciati sono stati poi rimessi in libertà. Dalle
testimonianze raccolte dai carabinieri del nucleo operativo radiomobile di Ancona
pare che la miccia sia stata innescata da futili motivi, ma sarebbero stati decisivi i
fumi dell'alcol e la stanchezza accumulata dai protagonisti.
Erano quasi le 6 quando il centralino dei carabinieri della Montagnola è stato
preso d'assalto dalle telefonate, una rissa furibonda era in corso sotto gli Archi,
nel tratto davanti al Tunital Food e al bar Four Roses. Uno sguardo storto, una
battuta fuori luogo ed è scattata la rissa che si è allargata ad una decina di
persone che facevano parte di due gruppi, uno italiano e uno maghrebino. Ad
avere la peggio alla fine sono stati un pescatore anconetano di 37 anni, A.M.
(nome e cognome) e un operaio marocchino di 23 anni, T.E. Il primo si è ferito
ad una mano (un taglio suturato dai punti) dopo aver sfondato la vetrina del
Tunital Food, mentre il secondo ha riportato diverse ferite e tumefazioni al volto.
Entrambi sono stati portati al pronto soccorso dell'ospedale di Torrette e dopo le
medicazioni sono stati dimessi e trasferiti alla centrale dei carabinieri della
Montagnola.
Per loro due settimane di prognosi e una denuncia per rissa aggravata e
danneggiamenti. Denuncia scattata anche per un cuoco anconetano di 34 anni,
P.C. anche lui portato in caserma. Va ricordato che le persone coinvolte nella
rissa erano molte di più dei tre che alla fine sono stati denunciati. Per fortuna
l'intervento dei carabinieri è stato pressoché immediato ed ha impedito che la
situazione peggiorasse considerando oltre alle mani qualcuno pare avesse
l'intenzione di usare un coltello.
ALTO ADIGE
Il questore ai giovani: no alcol e droga
Ventidue agenti premiati per essersi distinti durante il servizio
BOLZANO. Prima un richiamo ai giovani, "non bevete alcol e le pasticche usatele
solo per combattere il mal di testa", poi l'apprezzamento per l'introduzione della
figura del poliziotto di quartiere, quindi il saluto alle delegazioni delle polizie
austriache, tedesche e svizzere "coi quali abbiamo instaurato degli ottimi rapporti
di collaborazione". Sono questi, a grandi linee, i punti toccati dal discorso del
questore di Bolzano, Saverio Poli Cappelli, durante la cerimonia tenutasi ieri
mattina per il 151º anniversario della fondazione della Polizia di Stato. "L'ultimo
discorso ad una festa della Polizia in provincia di Bolzano", ha precisato il
questore. Dal prossimo anno, dunque, è atteso un cambio della guardia ai vertici
della questura.
La cerimonia, alla quale hanno partecipato le massime autorità civili, politiche e
delle forze dell'ordine, si è aperta con la lettura di un messaggio del Capo dello
Stato del Ministro dell'Interno.
Quest'anno sono stati premiati ventidue poliziotti distintisi in delicate operazioni
di servizio. Ecco i premiati. L'assistente Baudo è stato premiato con la medaglia
di bronzo al valor civile per "essere intervenuto in un incidente stradale salvando
una donna tedesca rimasta imprigionata tra le lamiere dell'automobile su cui
viaggiava prima che venisse inghiottita dalle acque dell'Isarco". Medaglia di
bronzo al merito civile anche per l'assistente Zino per "essere intervenuto in
soccorso di un anziano colto da arresto cardiaco e con un tempestivo e corretto
massaggio di rianimazione, consentiva al malcapitato di avere salva la vita". La
dottoressa Lucia Castellani della squadra mobile è stata premiata con un encomio
solenne "per aver coordinato, quando era in forza alla sezione antiterrorismo
della questura di Milano, una complessa indagine di polizia giudiziaria che si
concludeva con l'arresto di un pericoloso latitante ricercato per il sequestro e
l'uccisione dell'onorevole Aldo Moro". Encomio solenne ai vice sovrintendenti
Lamberti e Mazzurana per aver condotto una complessa indagine su
un'organizzazione criminale dedita all'immigrazione clandestina. Encomio
all'assistente Zanetti e all'agente Macchia per aver salvato un uomo dal suicidio.
Premiati con la lode l'ispettore Morgavi e gli assistenti Gennaro, Dian, e Lazzarin
per aver sgominato una banda di ladri e l'ispettore Angeli e gli assistenti De
Falco, Calloni, Proietti e Scarcella per aver arrestato uno spacciatore di grosso
calibro. Lode anche agli ispettori Mock e Brunner e agli agenti Baldini, Tirelli e
Volpatti per aver arrestato uno spacciatore che aveva nascosto una notevole
quantità di droga all'interno dell'auto su cui viaggiava e all'agente Bonadio per
l'arresto di un ladro colto in flagranza.
ALTO ADIGE
L'Arma era sulle sue tracce per i danneggiamenti alla casa comunale di
Lagundo riscontrati lo scorso fine settimana dopo la festa dell'Ö3
Skin tenta di investire un carabiniere
Privo di patente forza un posto di blocco notturno in via delle Corse
MERANO. L'Opel Astra famigliare ha imboccato Via delle Corse e, all'altezza di
Piazza del Grano, il guidatore si è trovato di fronte la paletta rossa dei
carabinieri. Anziché rallentare, avrebbe pigiato sull'acceleratore mirando
all'appuntato del radiomobile che si è salvato con un tuffo in extremis. Lo
skinhead, che guidava senza patente, è stato rintracciato due ore più tardi
ubriaco fradicio.
Era da una settimana che gli investigatori dell'Arma stavano col fiato sul collo di
H.M., 23 anni di Lagundo. Da quando cioè erano state avviate le indagini per
risalire agli autori degli atti vandalici commessi in occasione della festa in paese
dello scorso fine settimana, quando una vetrata della casa comunale era andata
in frantumi ed alcune autovetture erano state ammaccate a colpi di "Vibram", la
suola d'ordinanza delle calzature degli skinhead. E proprio sulle teste rasate di
Lagundo, e su H.M. in particolare, i militari dell'Arma avevano concentrato i
maggiori sospetti, dopo aver verbalizzato numerose testimonianze.
Ieri, poco dopo l'una di notte, l'autovettura di proprietà del sospettato numero
uno, che tra l'altro risulta essere privo di patente, sbuca all'orizzonte, in Piazza
Teatro. I carabinieri sono duecento metri più in la, seminascosti all'imbocco dei
Portici, in normale servizio di prevenzione. L'elevata velocità dell'Opel Astra
bianca induce l'appuntato del radiomobile ad intimare l'alt, fermo in mezzo alla
strada con la paletta alzata. Il conducente, anziché rallentare e fermarsi, avrebbe
accellerato e puntato diritto al carabiniere che si sarebbe salvato in extremis
gettandosi di lato. Il tempo di riprendersi dalla sorpresa, e la gazzella si mette
all'inseguimento dell'auto fuggitiva, che viene ritrovata poco dopo parcheggiata
chiusa a chiave nel cortile del villaggio scolastico di Via Wolf.
Poco distante, i militari sorprendono una coppietta in atteggiamento sospetto.
Lui, 20 anni, altro noto skinhead di Lagundo, lei quindicenne di Verdines. Pur
annebbiati dall'alcol - risulteranno positivi all'alcoltest e verranno denunciati per
ubriachezza manifesta - i due forniranno generiche ammissioni ed elementi utili a
risalire al conducente dell'Astra famigliare.
H.M. ricompare sulla scena un paio d'ore pià tardi, accompagnato dalla sorella.
Prima un largo giro attorno all'auto, poi, appurato di essere lontani da sguardi
indiscreti, il tentativo di salire a bordo, prontamente bloccato dai carabinieri che
avevano pazientemente atteso quel momento.
L'alcoltest, in questo caso, avrebbe fermato l'indice su 1,41 parti per mille, contro
lo 0,5 massimo ammesso, a due ore dal "fattaccio".
I carabinieri stanno ora valutando se, oltre ad ubriachezza manifesta e
danneggiamenti, ci possa stare anche il ben più grave capo d'imputazione di
tentato omicidio.
LA NUOVA VENEZIA
INCIDENTE IN VIA VESPUCCI
Ubriaco finisce in auto contro il ponte
m.ch.
MESTRE. Ubriaco al volante, finisce con il fuoristrada contro il ponte che collega
via Vespucci con via Pertini. Spettacolare incidente ieri mattina attorno alle sei e
trenta del mattino. Protagonisti due mestrini che viaggiavano su un Fuoristrada,
che per cause al vaglio della polizia municipale, ha perso aderenza con il terreno
ed ha sbattuto violentemente contro il parapetto del pinte sull'Osellino. Una
fuoriuscita autonoma imputabile, a quanto pare, solo al troppo alcol in corpo. E
solo la fortuna ha evitato una tragedia. Il parapetto in ferro del ponte, nell'urto si
è infilato all'interno dell'abitacolo per tutta la lunghezza del fuoristrada, ma i due
occupanti si sono miracolosamente salvati. Il conducente ha riportato lievi ferite
medicate in ospedale, l'amico che viaggiava sul sedile del passeggero è rimasto
praticamente illeso. In ospedale il conducente, un mestrino di 42 anni, è stato
sottoposto ad accertamenti clinici. I sospetti dei vigili sono stati confermati:
l'uomo guidava in stato di ebbrezza alcolica. Alla conferma è seguita la sanzione
del ritiro immediato della patente.
LA GAZZETTA DI MANTOVA
Tra i giovani il più alto tasso di conducenti ubriachi
Ha meno di trent'anni
un terzo delle vittime
Non è un luogo comune. Una fetta molto significativa, il 34 %, dei conducenti
coinvolti negli incidenti rientra nella fascia d'età compresa tra i 15 (in qualità di
scooteristi o ciclisti, evidentemente) e i 29 anni. Lo rivela lo studio compiuto sugli
incidenti avvenuti nel 2001 dall'Osservatorio provinciale. L'altro dato è ancor più
drammatico: il 31% delle vittime aveva tra i 19 e i 29 anni.
E la fascia d'età maggiormente rappresentata in questa drammatica statistica
come pure in quella dei feriti: anche qui il 31%. Il fatto che un paragrafo della
ricerca sia dedicato ai conducenti di giovane età è la conferma che occorre un
complesso programma di educazione alla cultura della sicurezza rivolto magari
alla popolazione scolastica, oltre che a maggiori controlli sulle strade.
Nel 2001 in 637 incidenti stradali vi è stato almeno un conducente di età
compresa tra i 14 e i 25 anni, il 73% dei quali di sesso maschile. Solo il 35% dei
giovani coinvolti in questi scontri è rimasto illeso. I ragazzi rimasti feriti sono stati
500, mentre in 19 sono morti. Le analisi delle circostanze in cui sono avvenuti gli
incidenti causati da giovani conducenti, nel 90% dei casi si tratta di errori
effettuati nella circolazione. Nel 4% dei casi la causa era lo stato psicofisico non
adeguato alla guida. In altre parole ebbrezza, sonno, stupefacenti. Tra i giovani
si accentua rispetto alla totalità dei conducenti la percentuale di persone alla
guida in preda all'alcool.
IL MESSAGGERO (Marche)
LA STORIA/BEATRICE E IL PADRE
«Botte, mai un abbraccio»
Beatrice ha una storia da raccontare. La sua. Quella di una adolescente cresciuta
tra le liti dei suoi genitori. Che dopo anni di furiose vicissitudini hanno deciso di
separarsi. Ora lei vive con sua madre e con suo fratello. Sono rimasti soli a
combattere la vita di tutti i giorni. Beatrice non vede più suo padre da tanti anni
e l unico ricordo che le è rimasto sono le percosse che ripetutamente subivano lei
e sua madre. Non riesce a trattenere le lacrime e nello stesso tempo ammette di
non avere alcuna voglia di rivederlo. «Mio fratello ora è grande e se lui si azzarda
nuovamente a mettere piede in casa lo ammazza». Una furia ribelle che colora di
grigio la sua giovane età. Una storia come tante che ha avuto la voce abbastanza
forte per farsi sentire. E cresciuta in fretta, crede. Ma non sembra. Il suo
atteggiamento sicuro e forte non è mascherato così bene. Mentre parla cerca lo
sguardo delle sue amiche alleate, si mordicchia il labbro e difficilmente riesce a
distogliere lo sguardo da terra. «Non aveva mai tempo di stare con noi, ci
lasciava sempre soli e quando c era ci picchiava. Non credo che mi abbia mai
abbracciato. Era sempre furioso e beveva. Ricordo ancora la puzza dell alcool».
Improvvisamente smette di parlare e cerca di cambiare discorso. Si accorge di
aver detto troppo, di aver fatto ciò che i giovani non fanno facilmente. Parlare di
sé. Non obbligarsi a trattenere né a nascondere la propria emotività. Una delle
citazioni del sociologo Paolo Crepet riguarda proprio questo aspetto. «E stupido,
da parte dei genitori, cercare di imporre ai propri figli la sicurezza propria dell età
adulta. Una delle cose più belle è la capacità di essere autentici, di piangere e
sorridere senza condizionamenti. Senza il timore di credere in sé stessi».
IL PICCOLO di Trieste
Praga: un uomo tenta di suicidarsi dandosi fuoco
ma è ubriaco e prende gasolio invece di benzina
PRAGA - Un ceco di 42 anni ha cercato di suicidarsi con il fuoco a Boskovice, in
Moravia, ma è sopravvvissuto in quanto era ubriaco e, invece di benzina, si è
cosparso di gasolio, che come è noto non si infiamma facilmente. L'uomo si era
ubriacato dopo avere appreso di esser stato abbandonato dalla moglie. È arrivato
a una stazione di servizio e ha riempito un contenitore, con il quale si è innaffiato
dalla testa ai piedi. Poi, sotto gli occhi di vari testimoni, ha cercato
disperatamente di darsi fuoco.
COMUNICATO STAMPA N. 205
“APRILE , MESE DI PREVENZIONE ALCOLOGICA”
Dal 5 al 28, nove città delle Marche ospiteranno nelle piazze principali i punti
informativi
La Regione Marche – Assessorato ai Servizi sociali, per il secondo anno consecutivo,
sostiene l’iniziativa rivolta ad informare e sensibilizzare la comunità sui danni provocati
dall’abuso di alcol.
Quest’anno è l'A.R.C.A.T. (Associazione Regionale Club Alcolisti in Trattamento) che
organizza alcune iniziative nel mese scelto per la Prevenzione Alcologica e si candida
come valido punto di riferimento per coloro che vogliano informazioni sul problema o
abbiano necessità di aiuto.
Aprile, Mese di Prevenzione Alcologica sarà realizzato nelle piazze principali di
nove città della nostra regione, dove saranno allestiti dei gazebo-stand dalle 10 alle
19.
Questo il calendario delle iniziative , tutte relative ovviamente al mese di aprile:
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il 5 a Jesi,
il 6 ad Ancona,
il 9 a Macerata,
l’11 a S. Benedetto del Tronto,
il 23 a Porto S. Giorgio,
il 26 a Fano ed a Civitanova Marche,
il 27 a Pesaro,
il 28 a Novafeltria.
Ai bambini che si recheranno presso i punti di informazione saranno offerti piccoli
gadget; ai giovani e agli adulti sarà distribuito materiale informativo offerto
dall’associazione, per sensibilizzare sulle tematiche dell'alcolismo, per riflettere sul
proprio rapporto con l’alcol e per far conoscere i gruppi di auto-mutuo aiuto della
propria zona, offrendo in tal modo un servizio di informazione pubblica.
La manifestazione, la cui paternità spetta alla S.I.A. (Società Italiana di Alcologia) in
collaborazione con l’A.I.C.A.T. (Associazione Italiana Club Alcolisti in Trattamento), si
potrà svolgere grazie al prezioso contributo del Centro Servizi per il Volontariato.
Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere a Paola Petrelli 348/[email protected]
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Rassegna stampa - Società Italiana di Alcologia