., LETTERE Esperanto lingua del mondo Ul te c l~ il el n1 m ~ HA UE AH EU Nel numero de "L'Europa'' del 9 maggio scorso Dante Antoniani, in un articolo intitolato "Una lingua per l'Europa", dopo aver escluso che nel continente, il quale si sta avviando verso l'integrazione politica, potrà un giorno prevalere come unica lingua un idioma a larga diffusione come l'inglese, oppure una lingua convenzionale quale è l'esperanto, sostiene che «la lingua d'Europa sarà il risultato di un continuo seppur lento processo d'integrazione spontanea, di spontanea fusione di lingue diverse in una lingua sola ». Secondo Antoniani un gran passo verso l'unificazione delle lingue sarà realizzato quando si incomincerà ad impartire i diversi insegnamenti nelle scuole in una lingua sola. Ci sono pervenute numerose lettere di esperantisti contrari alle tesi sostenute da Dante Antoniani. Le pubblichiamo dato l'interesse e la varietà degli argomenti addotti HA EU AH UE Egregio Direttore, bo letto sul numero del 9 magaJo l'arti· colo "Una lingua per l'Europa" di Dante Antoniani e Le sarò grato se vorrà pulr blicare le precisazioni che seguono. Dall'uso neUa propria Hnaua madre di termini, espressioni, modi di dire di altre lingue europee all'inteerazione naturale delle varie lingue europee c'è cti mezzo il mare e con tutto il mio ottimismo, credo che la cosa sia irrealizzabile e che non possa essere presa sul serio. Infatti se ciò fosse possibile (e non bisogna dimenticare che inteerazione linguisti· ca si~fica integrazione arammaticale e sintatuca e questa non P.Otrà mai avvenire naturalmente) sarebbe 111à avvenuto in na. lioni come la Svizzera o il Belaio o la Jugoslavia, dove una integrazione linguisti· ca è sempre stata desiderata ed invece, per esempio in Svizzera, ciascuna delJe lingue usate ufficialmente ba mantenuto intatte le proprie caratteristiche e nonostante che i ctiversi in5e1P?ameoti nelle scuole sviz· zere siano imparuti in lingue diverse, l'unificazione non si è verificata e non è nemmeno cominciata l'int~raz.ione spontanea cti cui parla l'Aotoni;~w nel suo articolo. Evidentemente l'Antoniani non conosce l'Esperanto perché altrimenti non lo chia· merebbe lingua convenzionale, beosl lingua internazionale, e quindi più che europea, dato che la "geniale creazione del medico polacco" contiene le radicali linguistiche più internaziona lmente usate, cioè il dr. Zamenbof ha assoggettato a regole fisse quel· le radicali naturali che si trovano presenti in un maggior numero di lingue viventi. Per l'affermazione circa il "sempre decrescente interesse delle masse per l'Esperan· to", posso soltanto dire ohe probabilmente l'Antoniani non sa che esistono "leggi" che regolano l'inseenamento dell'Esperanto nelle scuole in Olanda, Austria, Polonia e che in molte ~i come Inghilterra, Bulgaria, Juaoslavia, GiappOne, Polonia, Nuova Zelanda, Australia, Stati Uniti d'America, Brasile, ecc. l'Esperanto è insegnato re~olarmente in base a circolari o regolamenn. Anche in Italia è all'esame della VIII commissione permanente della camera dei deputati la proposta di lene n. 1489 per "l'insegnamento della linaua internazionale esperanto e della relativa letteratura nelle scuole elementari e secondarie" presentata il 23 maggio 1969 dai deputati Nicolazzi, Cariglia, Racchetti, Napoli, Luccbesi, Bo, Giorno, Amadei Giuseppe, Bianchi Gerardo, Benoc:ci, Borghi, Piani, Micheli Pietro, Guerrini Giorgio, Miroglio, Querci, Monti, Pie. cinelli, Meucci. Padronissimo l'Antoniani dì non "prendere sul serio" l'Esperanto, però c'è ohi la pensa diversamente e fra questi vi sono i milioni di persone obe in tutto il mondo usano l'Esperanto. Nel 1966 è stata presentata ali'ONU una petizione con la quale 72 milioni di persone banno manifestato il loro convincimento nella utilità dell'Esperanto ed hanno proposto che le Nazioni . Unite risolvano il problema linguistico mediante un appogaJo reale ed efficace alla ctiffusione della neu· trale lingua internazionale Esperanto, rac- comandando agli stati membri cti favorirne l'insegnamento e cti incoragaJarne l'uso nelle relazioni internazional.i dei popoli. Penso possa essere interessante conoscere le cifre relative all'insegnamento dell'Esperanto nelle scuole durante gli ultimi anni: 1950-51: scuole 114 in 15 nazioni 1955-56: scuole 142 in 22 nazioni 1959-60: scuole 356 in 27 nazioni, allievi 13.137 l96U3: scuole 563 in 32 nazioni, allievi 16172 1965-66: scuole 427 in 37 nazioni, allievi 16.302 1968-69: scuole 691 in 31 nazioni, allievi 18.881 In Esperanto esiste una letteratura originale, costituita da romanzi, novelle, lavori teatrali, poesie, lavori scientifici, opere filosofiche e politiche. Molte riviste e periodici vengono editi in Esperanto in ogni parte del mondo, dagli Stati Uniti d'America alla Cina Popolare, dal Vietnam alla Repubblica Federale Tedesca. Più cti una ventin.a cti stazioni radio, tra cui Roma, Berna, Varsavia, Zagabria, Rio de Janeiro, Pechino, Rosario, Budapest, Londra, Valencia, Praga, Vienna e la voce dell'America usano regolarmente l'Esperanto per le loro trasmissioni dedicate all'estero. Centinaia di ctitte come la Fiat, la Pbilips, la KLM, I'Ytong e la Gevaert, nonch6 la Repubblica Popolare Cinese e quella bul· gara, usano l'Esperanto negli scambi c?mmerciali e nel testo dei loro cat~!oahi e prospetti propagandisti<:i. E potrei continuare ma preferisco, UICbe a documentazione di quanto afferma•o. iDviarLe una cOpia della "roposta di lene n. 1489, una copia delJ'opuscolo "Il valore educativo d.eU'Ìilseinamento deli'I;:speranto nelle scuole" ed un pieghevole illustrativo sull'Esperanto. Qualora l'Antoniani volesse documentarsi sull'Esperanto, pOtrà rivolgersi a: CEKIT (Centro Esperantista per il Com· mercio, l'Industria e il Turismo) • Via Vii· loresi, 38 - Milano. FEDERAZIONE ESPERANTISTA ITALIA· NA Via Po, 7 - Torino. ISTITUTO ITALIANO DI ESPERANTO . Orup - Università di Padova. Ringraziando, distintamente La ossequio. MARIO DAZZINI Esperanto unica speranza f~ ~, e ca ~~ la ~ n~ Sig. Direttore, nel numero del 9 ma~o 1970 un articolo a finna Dante Antomani ba affrontato sulla Sua pregevole rivi.s ta il problema di una lingua per l'Europa. Le sarò grato se vorrà prendere in considerazione i seguenti rilievi. Il primo di essi riguarda l'ottimismo dell'articolista il quale riesce a constatare in atto un processo di unione politica obe nel airo cti alcuni anni (5-10?) dovrebbe automaticamente dare oriaine ad una ben funzionante federazione europea. A me sembra che tale processo non sia affatto in corso o, quanto meno, che la sua ve.locità sia talmente modesta da potersi considerare politicamente nulla. A titolo di prova basta citare l'attuale completo disinteresse dei comunisti per le cose europee e confrontarlo con la mobili· ~~ cti CQ of cr TI ~ bi riJ è d~ a~ an pc ve su laJ 38 J a lingua per l'Europa HA UE Il progetto - "mezzo più poderoso ed efficace" - per la scuola dovrebbe presupporre da parre degli in~anti la conoscenza di due, tre, quattro lingue. Sembra una utopia che tutti gli insegnanti siano a questo livello. A ouesta stregua sarebbe meglio tornare all'Esperanto e preparare gli inscenanti, io poco tempo, senza difficoltà di pronuncia o altro, a dare il loro contributo rielle scuole per la diffusione di una lingua internazionale, non solo europea ma mondiale. Distinti saluti. ELDA MICHELIS Verso il suicidio linguistico? UE HA EU AH esiste un vero, autentico, pOpolo europeo di cui essa sarà deri\la.Z.ione; ma un vero, autentico popolo europeo a sua volta dovrà risultare dalla sintesi e non dalla semplice somma di popoli nazionali come at· tualmeote si pretende. Elemento fondamentale di tale sintesi sa· rà, a mio parere, l'adozione di una lingua ufficiale europea (seconda lingua di ogni sta. to) che rappresenti l'anima del nuovo popolo e ne costituisca il cemento spirituale. La sceha di tale lingua sarà necessaria· mente fatta con criteri di carattere poli· tico e, dovendo avere caratteristiche soprannazionali, non potrà cbe essere l'esperanto ohe possiede tutte le qualità per diVentare una lingua di massa. L'esperanto costituisce perciò il mezzo per creare quel popolo europeo in mancanza del quale l'unione politica rimarrà sempre un sogno. Ma sono lieto di poter concludere questa lettera, inevitabilmente molto lunga, con la notizia che è già a buon punto il coordinamento degli esperantisti del mercato comune in forma organizzativa autonoma. Dal loro primo congresso sorgerà finalmente il primo nucleo del nuovo popolo europeo. Nell'attuale situazione politica c'è, secondo il mio pessimistico parere, un solo motivo di speranza: cbe questo nuovo popolo possa crescere rapidamente e ri,oaliosa· mente prima che sia troppo tardi. Grazie per la pubblicazione. Gradisca di· stinti saluti. Il presidente del eruppo esperantista romano ALBERTO MENABENE AH Un progetto che è un'utopia EU tazione di piazza da essi determinata, a suo tempo, contro la presentazione del progetto CED che dell'unione politica avrebbe po· tuto costituire autentica premessa. E infatti: non sembra all'arricolista che il proposto allargamento della comunità europea alla Gran Bretagna porterà fatalmente ad un ulteriore rallentamento <:Iella marcia integrazionista poiché tale paese è sempre stato, c lo è tuttora (anche per motivi istituzionalì), decisamente ·contra· rio ad ogni forma di integrazione europea? Continuando di questo passo, inutile ac· qua continuerà a scorrere sotto i ponti dell'Europa dei Sogni. Ma non all'infinito: solo fino al momento in cui i comunisti riuscì· ranno a raggiungere o almeno a condizionare la direzione •politica di uno de~~lì stati della comunità iiacché allora la stessa comunità europea avrà finito di esistere. O fino a quando l'Unione Sovietica e la Cina, trovato finalmente un ounto d'intesa, faranno fronte comune contro l'Occidente e gli stati europei rivivranno l'esperienza della Cecoslovacchia o, pejl&io, del Vietnam. Quel giorno finirà l'Europa dei Sogni e, naturalmente, cadrà anche il problema dell'integrazione linguistica. Il secondo rilievo è una diretta conseguenza del primo. Dante Antoniani dà per scontato che si abbiano a disposizione, 20. 40, addirittura 60 anni di comodo tempo per portare a compimento uno spontaneo processo di integrazione linguistica delle principali lingue europee che seguirebbe automaticamente (quale fatto accessorio e mal'ginale) l'autonomo processo di integrazione politica. A questo punto devo aprire una rapida parentesi per sottolineare la contraddizione m cui l'autore è inconsciamente caduto: ~li inizia negando che l'esperanto possa d1venire la futura, comune, lingua d'Europa e scrive poi un intero articolo rper auspi· care l'avvento, dopo alcune venerazioni, di un ... esperanto di seconda categoria frutto di un processo di integrazione spontanc;a. Non è forse l'attuale esperanto già la sintesi (ma facile e logica) delle più dif· fuse lingue europee? Non è forse l'attuale esperanto la lingua che ogni ragazzo europeo può parlare praticamente dopo un solo anno di studio? Egli auspica invece che a tuili i ragazzi d'Europa vengano fatte studiare sin dall'infanzia 4-5 lingue (quali?), affinché, per sintesi spontanea, nasca dopo qualche generazione, un nuovo esperanto inevitabilmen· te difficile e illogico come neni lingua spontanea esistente nel mondo. Alla base di tale ragionamento si avverte la prevenzione, del tulto ineiustificata, che molte persone di alta cuhura (in piena buona fede) banno nei confronti dell'esperanto giacché si ritiene comunemente che una lingua artificiale non abbia la possibilità di trasformarsi in lineua viva, naturale. E' facilissimo invece dimostrare loro il contrario citando l'inoppu~abile esempio offerto dalla lingua artifictale " landsmall" creata a tavolino dal filologo Aasen nel 1848. Tale lingua è diventata naturale nel momento stesso che ì1 popolo norvegese l'ha adottata e da quel momento in poi ha su· bìto tutte le evoluzioni che sono caratteristiche di una lingua naturale. Ogai essa è denominata "Nynorsk" ed è la lineua più diffusa in Norvegia. Il terzo rilievo, quello di fondo, è il seguente. L'unione politica è ancora un sogno q,oìché ancora non esiste una forza popolare europea capace di obbligare i IJ<>vemi naziooah a compiere i passi decistvi sulla via dell'unificazione; tale forza popolare non esiste ancora poiché ancora non Egregio signor Direttore, mi perdoni se, solo ora, riesamino l'arti· colo "Una lingua per l'Europa" di Dante Antoniani pubblicato sulla sua rivista del 9 maggio u.s. L'autore dell'articolo, a mio parere, vede le cose troppo facili e pensa che una soluzione si abbia nel giro di qualche anno. E' dawero la situazione, tale, quale la descrive, in tutta Europa? Non voglìo dare una risposta, ma solo citare una frase di Paolo Monelli in un articolo, "L'italiano dei nuovi pedanti", del 5 giugno sul "Cor· riere della Sera": c ... Dirò di più: nessuno dei giornali d'Europa o d'America che oani tanto mi capitano in mano mostra nei titoli, nei testi e nella pubblicità quella arlecchinesca mescolanza che hanno i nostri, di vocaboli dell'idioma della lineua nazionale e di altre due o tre forestiere •· L'Esperanto non mi risulta incontri un • sempre decrescente interesse delle masse •: 83 anni di vita, 31 mila opere circa IO milioni di persone che lo parlano, 120 pubblicazioni annuali dall'Olanda, Bulgaria, Cina, Norvegia, Inghilterra, Brasile, ecc., annualmente dai 30 ai 40 congressi; seminari di studio,~.. incontri, trasmissioni radio eior· naliere. \.luest'anoo: congresso mondiale a Vienna, per i ferrovieri a Rimini, per gli italiani io crociera nel Mediterraneo, corso televisivo, da settembre, io Olanda, ecc. Egregio signor Direttore, ho letto nell'ultimo numero della sua rivista "L'Europa" (n. 14) un articolo di Dante Antoniani, dal titolo "Una lingua per l'Europa", che, parendomi impostato in un modo assa.i singolare, mi spinge a scriverle queste righe, pur sapendo che, siccome nella sua rivista manca una rubrica di corrispondenza coi lettori, non potrà pubblicarle. Per cominciare, mi sembra che la tesi del suo collaboratore sia un po' utopica: se veramente la futura lingua europea dovrà sorgere dalla mescolanza delle lingue parlate oggi in Europa, allora già oggi si dovrebbero osservare 'tendenze che comprovino una simile tesi. il fatto ~he ci siano parole straniere nella nostra lin· gua non prova nulla: da un can to ce ne sono sempre state (nel 700 i francesismi abbondavano, poi a poco a poco sono stati più o meno "assimilati" o rigeltati, sostituiti da espressioni puramente italia. ne), e d'altro canto si tratta o dJ parole che rieuardano un aspetto particolare del modo di vivere o della cultura di un popolo straniero (che in Italia non ha un suo equivalente) oppure di "parole di moda". Non esistono, per esempio, indizi che l'italiano stia per accettare forme grammaticali o sintattiche dell'inglese o del tedesco (questo sì che sarebbe una prova della tesi di Antoniani!). D'ahro canto, ad una simile tendenza aJ. la "mescolanza" delle lingue manca anche il sostrato psicologico: nessuno può prevedere una eventualità simile in una epoca nella quale ogni più piccolo gruppo linguistico tende a far valere il proprio idoma (i baschi, i catalani e i galJeehi in Spagna; i provenzali, i bretoni e gli alsaziani in Francia; i tedeschi in Italia; i romanci in Svizzera, ecc.). Non solo: ci sono persino tentativi di far rinascere una lingua morta o quasi morta (tentativi talvolta coronati da successo): per esempio l'ebrai.<:o io Israele, l'ir· landese nell'Irlanda, il sutsilvan nei Gri· eioni, il serbo-lusaziano nella DDR, ecc. Ma io credo che la tesi stessa ·del suo collaboratore sia errata: non esiste in· fatti nessun esempio storico di "mescolanza" linguistica vera e propria: e mi stupirebbe se oggi improvvisamente una simile "mescolanza" potesse formarsi. 39 J,,,.(.,/ r/llfti,H~j J\hlff'#ftfl n/lffl~ fVIJ fflfNirrw~·t "''""-'"'""lo,_,, lrr~ Pt)/t,... 'H NpuJ,, /r.lllj lfJ ,J., 'HifiNOlltlo .-.J..•rfl pubblicl16 doli• FIAT In tll)ei'Mio HA EU AH UE HA EU AH IJna La frase di Antoniani sull'esperanto "lingua convenzionale" il cui interesse è sempre "decrescente per le masse" e che quindi non "può essere presa sul serio", ha colpito nel vivo numerosi esperantisti i quali hanno reagito vivacemente in difesa della loro lingua che, secondo uno di essi, "costituisce il mezzo per creare quel popolo europeo in mancanza del quale l'unione politica rimarrà sempre un sogno" 40 può trarre dalla storia linguistica della parte fiamminga del Belgio. Tra gli scopi d'un'Europa unita non può esserci il suicidio linguistico-culturale. Anzi, c'è da sperare che lo studio delle lingue (ed in particola;e della "propria") prosperi, e che s'istauri una maggior coscienza linguistica. Ci sono alcuni problemi complementari: l'Europa unita ha bisogno d'una lingua comune (per questioni amministrative) "subito" e non d'un "miscuglio" che comunque si formerà (o, come io ritengo, "non" si formerà in quanto "miscuglio", ma in quanto "scomparsa" di fronte ad un'altra lingua) soltanto tra 200 o 300 anni. E' infatti impossibile che ognuno riesca a parlare l'italiano, il francese, il tedesco, l'inglese, l'olandese, ed in qualche momento poi anche lo spagnolo, le lingue nordi· che, e chi più ne ha ne metta. Un'ammi· nistrazione poliglotta a tal punto potrebbe anche rappresentare la Mecca dei traduttori e degli interpreti, ma non sarebbe molto "agile" (e i costi?). Trovo un po' aprioristica la posizione negativa nei confronti dell'esperanto. Il suo collaboratore lo rifiuta infatti voiché le masse se ne disinteressano se m p• e di più. Questo, a mio parere, non vuoi dir nulla. Io non credo che l'esperanto abbia mai avuto un movimento di massa. E' anzi stato sempre un movimento d'élites. Cbc cosa vuoi dire "movimento di massa"? Vuoi dire movimento formato dalla maggioranza di una certa classe sociale. Ora, il movimento provenute dei Felibris (Felibrige) è stato, almeno agli iniLi, un movimento di massa (di tipo borgh~ se). Eppure questo non l'ha salvato dal fallimento (il provenzale è ormai pr.- ticamente scomparso). Invece la Lia llumant· scha è sempre stato un movimento ~'<Dl ristretto (d'élite), eppure grazie allo sua attività il romaocio ha bloccato l':o\'al\Zata del tedesco: anzi, in tal.mi viUaa\, il r~ l'!'an~io sembra persino tornare maui~ mano. La questione non è sicuramenLe quella del " movimento di massa" ma della necessità di cene soluzioni. Una' lingua per l'Europa è necessaria. Una lingua nazionale è Impensabile per numerose buone r~oni. Una "mistura" linguistica è utopic3 (avverrebbe piuttosto la sostitudrne d'una lingua con un'altra). Dirò eli più: come appartenente ad una minoranza linguistica non considero auspicabili queste due ultime "soluzioni" perché porterebbero necessariamente al predominio d'un gruppo economic~linguistico-culturale su un altro (anzi, in Europa, sugli altri). Mi sembra che rimangano due sole s~ lu7.ioni: il poliglot~ismo (utopico pure lui, nella s~;~a forma mtegrale, e quindi poco cos~rutuvo), e l'adozione d'una lingua internaZJonale neutra, come per esempio lo esperanto. . V~!ia __gra~~· _egregio signor direttore, 1 m1e1 ptu disunn saluti. UE ,.,.,tillf •t.•ll• . Se infatti guardiamo 'esempi antichi e moderni, vedremo che una "hngua è sempre scomparsa a favore di un'altra", senza lasciare "miscugli" più o meno eter~ genei. E questa scomparsa è da addebitare alla migliore organiz:zazione econ~ mica e politica del popolo la cui lingua si è imposta a confronto di quella del popolo, la cui lingua è scomparsa. Al massimo, la lingua scomparsa ha lasciato in eredità alcune parole, ak:une espressioni, i nomi di luogo, un sottofondo f~ netico (e questo neanche sempre). Ecco alcuni esempi: il latino ha sostituito l'osco, e, più tardi, anche il greco nell'l tali a meridionale {an cbe se l'osco ed il greoo erano pur lingue di cultura), ma non s'è formato "un miscuglio". E cosi il latino ha sostituito pure l'etrusco. Il latino a sua volta è stato totalmente s~ stituito nell'Mrica settentrionale dall'arabo, il quale a sua volta ha sostituito il copto io Egitto. Cosi i linguaggi neolatini sono riusciti a sopprimere totalmente t linguaggi degli invasori ~ermanici in Italia, Francia e Spagna. L inglese in Irlanda ha sostituito l'irlandese, ed il tedesco, nei Gri~ioni, sta per sconfiggere il romaocio. Gh esempi si potrebbero moltiplicare. Quindi, altro che lìoguaggi~miscuglio "nobili lato" da bardi comuni! Quello che i bardi canteranno sarà la scomparsa pura e semplice della lingua italiana di fronte alla lingua d'un popolo economicamente più forte, se non ci renderemo conto a tempo del pericolo. Io fondo, una simile posizione d'indifferenza di fronte alle sorti della pr~ pria lingua è abbastanza tipica di coloro che parlano una "grande lingua" non minacciata d'estinzione. Quale inglese s'è infatti mai preoccupato del fatto che nell'Unione Sudafricana la lingua inglese perda terreno di fronte all'afrikaans? Quale italiano (salvo eccezioni tanto rare quanto lodevoli) si è mai preoccupato del futuro della lingua italiana nei cantoni Ticino e Grigioni? Quale parlante una "grande lingua" si è mai trovato a vivere giorno per giorno le difficoltà che incontra una minoranza linguistica (ed economica) nella difesa del proprio patrimonio linguistico-culturale di fronte all'invasione d'un'altra lingua (non necessariamente imposta dallo stato, come nel conflitto castiglianoca talano: una lingua può avanzare per ragioni economico-sociali: per esempio, il tedesco a danno del romancio in Svizzera)? Se un giorno veramente la lingua italiana dovesse essere in procinto di scomparire di fronte ad una rivale più forte (perché, ripeto, è "questo" il pericolo al quale potremmo andare incontro, non quello d'un'eventuale "mescolanza"!), cioc quando la classe economicamente dirigente avesse già abbandonato l'italiano, che si troverebbe così ai limiti dell'imbastardimento, della lingua culturalmente sentita "inferiore", poi della divisione in dialetti e della definitiva scomparsa, allora credo che anche il suo collaboratore cambierebbe idea. E allora sarebbe in if3do di capire la lotta degli italofoni in Svizzera, dei romanci nei Griaioni, dei tedeschi nell'Alto Adige, dei francofoni nel Giura bemese e nel Québec (con tutti 1 lati oscuraotisti e deplorevoli che tali lotte hanno potuto portare alla luce). Sono convinto che una posizione dt "suicidio linguistico e culturale" sia st~ ricamente regressiva e pericolosa. Ci s~ no stati gruppi sociali che l'hanno praticata. Cosi fino alla fine del secolo scorso nelle regioni di lingua romaocia si è insegnato solo in tedesco... al punto che se non si tiravano i remi in barca e se non s'intensificava l'insegnamento del romancio, oggi il romancio sarebbe solo un ricordo. Altro che "mistura": grazie a quella politica il tedesco è avanza to a passi da gigante, invadendo regioni prima prettamente romance. Analogo inseanamento si TAZIO CARLEVARO Venti m ilioni parlano l'esperanto Non capita spesso di leggere, in fatto di lingua internazionale, una trattazione ser~ na e obiettiva come quella apparsa su qu~ sto giornale, il 9 maggio, a firma di Dante Antoniani. L'argomento è molto importante talché, confor tato da quanto ha detto Antoniani, vorrei aggiungere alcune consid~ ·razioni che mi sembrano utili per una più ampia informazione dei lettori. solo quando l'Esperanto sarà così portato "veramente" a conoscenza delle "masse" si potrà avere dalle masse quel giudizio che ali esperantisti auspicano, positivo o neaativo che sia. In buona nace con tuili. A. PERRICONE PIRANDELLO L'esperanto va preso sul ser1o Il o Il UE Egregio signor Direttore, ho letto con vivo interesse l'articolo di Dante Antoniani "Una lingua per l'Europa" apparso sul suo autorevole giornale il :> maggio u.s. in proposito del quale desidererei delucidarle solo un punto, che per la sua anacronistica inesa::ezza m'ha enormemente sorpreso per non dire scandaliz· zato. Si tratta dell'interpretazione che l'Antoniani dà per l' "esperanto", l'unica ad avere tutti gli attributi come la sola seconda lingua per gli europei, definendola di • ... sempre decrescente interesse per le mas· se • e che quindi • non possa essere presa sul serio·· A prescindere dal fatto che solo una linaua neutrale veramente "internazionale", al di fuori di oani interesse nazionale, può essere adottata ed acceuata da tutti i popoli senua gravi discriminazioni, per i motivi c i contrasti, dall'altra pane ampiam~n te descriui nell'articolo. Ferma restando l'indiscussa meraviglia di sintesi, J'insuperabile semplicità; appropriata disse il "Corriere della Sera" il 19 ottobre 1969 anche per "Serenate in Esperanto" e da voi come geniale creazione di Hamenhof. Volgo al termine citando alcuni dati in· formativi: per quanto riguarda la mia città, vi sono almeno IO tra scuole e circoli dove si insegna la lingua internazionale (Monda Leinguo) dalle università statali e Bocconi agli Ist. tec. Feltrinelli, al circolo filologico milanese di S. Giovanni. di Pero, per non contare quelli a carattere politici o religiosi , con una media annua di 700 allievi. Quanto al parlamento le ricordo il proacuo di leage n. 1489, (il 1816 fece appena in tempo ad essere approvato dalla camera che la legislatura fini) per l'introduzione dell'esperanto nella IV e V classe della scuola "primaria" e nella "media". l riconoscimenti e l'interesse di enti e personalità suffragati alla lingua universale sono continui, già aii'ONU se ne parla come soluzione per i miliardi di dollari sprecaù per le traduzioni, ecc. AH UE HA EU AH mento". In quanto alle "masse", esse non hanno mostrato n~ interesse né disinteresse: non l'hanno semplicemente conosciuto, come non conoscono " la Criù::a della Ragion Pura" o "Il Paradiso Perduto" senza che perciò l'opera kantiana e quella di Millon ne risultassero sminuite. Tutte le lingue convenzionali non hanno avuto né successo n~ durata. Ciò in quanto in effetti, non sono state lingue ma "codici". l ' Esperanto ha già 83 anni di vita ed è in pieno sviluppo. Esso (e questo è il punto) più che una convenzione è "una sintesi delle attuali lingue europee". Il "Medico Polacco", coltissimo e polialotta, non "creò" una lingua nuova (il che avrebbe dato luogo a un nuovo "codice"), ma "fondò" su solo 16 reaole (le più rispondenti all'uso medio europeo) una "grammatica comune", alla quale unl come vocabolario " le parole più comuni alle lingue europee"; ed anche altre, purché internazionalmente ben note. Proprio ciò che ausoica Antoniani. Ed anche di più, perché il "Medico Polacco" (e lo dichiarò e lo scrisse) volle essere soltanto ."l'iniziatore" della lingua comun~ affidandone il naturale sviluppo alla evo· luzione che essa avrebbe avuto con l'u~o. Aperta quindi a lutti auei vocaboli i quali, per lo stesso fatto di essere entrati nell'uso internazionale, hanno in essa nieno diritto d'asilo da qualunque parte provengano, dalle lingue morte o dalle vive, dalla tecnologia o dalla scienza, dalla letteratura o dalla filosofia. Ed è su queste salde basi (il " Fondamento") che l'Esperanto si è diffuso non soltanto in Europa, ma anche in America, in Asia, in Africa, dovunque. Ci sono (uno per oani città) 119 centri esperantisti in Inghilterra, 95 negli USA, 145 in Francia, 130 in Germania, 36 in Giap. pone, 54 in Brasile, 80 in Svaia e via di seguito. Ce n'è perfino in Corea, nel Con· go, Mauritania, Cuba, Canarie, Madagascar, Iran, ecc., dovunque. Trasmettono in Esperanto le stazioni radiofoniche di Roma. Varsavia, Nata!, Bilbao, Pechino, Berna, Rio de Janeiro, Vienna, ecc. Sono stati tradotti in Esperanto i capolavori di tutte le letterature, compresi il Vecchio ed il Nuovo Testamento, la Divina Commedia; recentemente anche il Corano. Innumerevoli sono ormai i periodici che si stampano in Esperanto in ogni parte del mondo e numerosissime le opere originali di prosa e di poesia, scientifiche, filosofiche, religiose. In ogni nazione c'è annualmente un congresso nazionale di Esperanto. Ogni anno, e sempre in una ca· pitale diversa {quest'anno a Vienna) c'è il congreso universale. Industrie colossali come la FlAT e la PHILIPH (per non citarne che due) si servono anche deii'Espe. ranto per il lancio dei loro prodotti al· l'estero. Non è il caso che insista nel citare dati che chiunque del resto può rilevare liberamente dall'apposito "annuaUnione rio" (Jarlibro, edito dall'UEA Esperantista Universale - con sede in Rot· 1erdam) e che oanuno può consultare presso il Gruppo esperantista locale. HA EU Antoniani (la cui opinione laraamente condivido) dice che una lingua internazionale non può essere n~ una delle lingue attualmente parlate (• oani popolo ~ geloso della propria •), né una lingua convenlionale. A una lingua comune si potrebbe giunaere • come risultato di un continuo seppure "lento" processo d'intearazione spontanea, di spontanea fusione di lingue diverse in una lingua sola •· D'a.ccordo. Sta però di fauo che, da pochi decenni a questa parte, gli uomini hanno abbandonato i procedimenti lenti per lanciarsi con un crescendo aberrante in un corso evolutivo frenetico e senza precedenti. Per la rapidità dei meui di comunicazione oggi, in poche ore e con spesa relativamente modesta, ci si può recare dovunque nel mondo, e dovunque restare isolati a causa della diversità di linguaggio. Oggi, mentre il prog1esso tecnico ci porta sulla luna, le nostre possibilità di comprenderci sulla terra sono minori che nel medioevo! Ciò ha portato in primo piano, come necessità imp~llcnte. la soluzione di problemi che vcram.:nte urgenti prima non erano, e tra questi quello della lingua internazionale. Non si pui> quindi. secondo me, auenderc passJVamt!nte che un "lento" processo sponwnc<J sfoci. tra qualche secolo, in una lin<Jua nu•:>\ a. comprensibile per tuui <~Imeno n Europa. Che la lingua internazionale n->ll può essere una delle lingue auualmeme parlate è pacifico non soltanto per le (!iustc 1agioni esposte da Antoniani, ma an:he le non lievi difficoltà di apprendimento che esse rappresentano. l 'italiano, per esempio, è difficile per gli stessi italiani soprattullo a causa dei verbi irregolari e delle sintassi. L'inglese a causa della pronuncia c.he una noùssirna personalità (inalese appunto) eb be a definire • una vera calamità nazionale •· E cosl un po' per ruue le linauc. Bisoane· rebbe ripiegare allora su una delle "lingue" cosid delle convenzionali ('' Parla" . "Spokil", Volapiik, ecc.) che Antoniani scarta ugualmente e con ragione. In proposito pe1ò egli dice: • Quanto all'adozione di una lin· gua convenzionale come l'Esperanto, il sempre decrescente interesse delle masse pc· la geniale creazione del medico nolacco è chiara dimostrazione di come tal.;: lingu<~ non possa ess<~re presa sul serio •· E' su questo punto che dissento, e per due ragioni. la prima, perché l'Esperanto "non" è propriamente una lingua convenzionale. La seconda, perché invocare l'inte resse o il disinteresse delle masse per dimostrare la validità o no di una lingua in effetti non dimostra nulla. Perché le ma ,,.e (i popoli) si interessano ben poco alle lingue, e milioni di studenti nel mv.ado non studierebbero neppure la propria ~c non forse obbligatorio studiarla. Per l'Esperanto io particolare c·~ una raaione di fondo che impedisce di valutario in base al numero di persone che lo parlano, ed è questa: che all'Esperanto sono mancate e mancano le due potenti forze pr..,pultrici che, da che mondo è mondo, ha.mo "c?stretto" i popoli a "interessarsi" di una lingua straniera: l'espansione coloniale e gli interessi politico economici. le linoue che godono di una certa diffusione fuori patria, la godono soltanto in aree determinato: e corrispondenti, appunto, alla zona di esoansione e alla sfera d'interesse di que· sta o di quella nazione. Invece l'Esperanto si è diffuso "in ogni parte del mondo'' Una rivista seria e bene informata ( "Epoca" n. 1025 del 10 maagio u.s.) ammette che gli esperantisti nel mondo sono circa 20 milioni. Venti milioni (preciso io) che hànno accettalo l'Esperanto "senza esservi minimamente costretti" e senza prospettiv~ di lucro "il che è sicuro indice di interessa- A me pare piuttosto che sia il caso di considerarlo seriamente questo Esperanto. E di incoraggiarlo, anziché attendere che "un altro Esperanto" si formi lentamente su "identiche basi" nella comunità europea: ne abbiamo già uno abbastanza valido in tutto il mondo. All'Esperanto man· cheranno (mi auguro) le forze oropultrici del colonialismo. Ma esso potrebbe ben ricevere la spinta del normale inseanamento nelle scuole. All'estero tale insegnamento è già obbligatorio in alcuni paesi, facoltativo in altri. In Italia è già presentata in parlamento apposita proposta di legge che sarà quanto prima discussa. E A me personalmente dà molte soddisfazioni: dopo due sole laioni ho iniziato la mia corrispondenza coi più lontani paesi. Anche quest'anno andrò all' " ltaia kongreso", il 410, che avverrà in crociera sulla Caribia nella terza settimana di settembre; si prevedono più di 600 partecipanti d'ogni paese. ed inoltre questa lingua l'amo più di ogni altra in quanto non essendo di nessuno stato ~ di tutta la terra e >'luindi la sento mia; mi scusi se le potrà sembrare banale ma è cosl. Provi anche lei a studiarla, è la più economica e proverà la stessa sensazione. EZIO GALlETTr 41 Un libro di Tiziano Federighi ro non avrebbo alcun significato. L'esistenza di un p.p.d., sostiene l'Autore, è necessaria perché oggi l'umanità possiede già le conoscenze per contro! !are la propria evoluzione futura; pertanto soltanto una forza che oombim la conoscenza scientifica con una sicura volontà democratica può garantire che il mondo futuro sarà sempre più a mi· sura dell'Uomo. Le prospettive appaiono interessanti purché l'uomo sappia sfruttare a proprio vantaggio la più grande forza indiretta, causa di trasformazioni sociali, che si conosca: il progresso tecnologico. Questo infatti, anche se può costituì· re un'arma a doppio taglio non è da respingere, ma da sviluppare; è proprio sulla base di una società assai organiz. zata e altamente produttiva dal punto di vista economico che sarà possibile aumentare progressivamente il tempo li· bero e di puntare quindi ad una società veramente libera, consentendo all'uomo di realizzare se stesso non più nel "tem· po-lavoro" ma nel "tempo-libero". HA EU AH UE HA EU AH UE LA RISPOSTA DE MOCRA TI CA Questo libro (La risposta democratica, Tiziano Federighi. Bulzoni Editore, Roma. Prefazione di Ugo La Malfa) nasce dalla duplice esperienza dell'Autore, il quale dopo aver operato per rs anni, come fisico, nel settore della ricerca scien· tifìca, ha assunto una responsabilità diretta anche nel campo politico come segretario organizzativo nazionale del Partito Repubblicano Italiano. Tuttavia, come dice giustamente La Malfa nella prefazione, il libro anche se tratta di un tema squisìtamente politico, è concepito e sviluppato con la mentalità peculiare di un fisico e rappresenta un interessante tentativo di razionalizzare e di riportare ni "primi principi" l'attività politica stessa. Tanto che ne è venuto fuori quello che potrebbe chiamarsi il primo trattato di "fisica-politica". Più precisamente, prendendo le mosse dalla constatazione dell'insufficienza dell'attuale politica la quale appare del tutto incapace a comprendere e risolvere i problemi reali posti alla società del nostrO tempo dall'enorme progresso delle conoscenze tecnico-scientifiche, l'Autore sviluppa in termini logici e rigorosi la teoria generale di una forza politica democratica, la quale sia capace di operare nella realtà della propria società facendola concretamente progredire sulla strada dello sviluppo democratico. Questa forza politica (ideale) è denominata partito pragmatista democratico (p.p.d.) e per il suo antidogmatismo, per la sua forte carica democratica, per la sua fiducia nelle conoscenze tecnico-scien.tifiche, rappresenta appunto la "risposta" che i democratici dovrebbero riuscire a dare ai· problemi del nostro tempo. Il p.p.d. infatti è strumento con cui i democratici dovrebbero riuscire a garantirsi che lo sviluppo di una società sia da una parte basato sullo sviluppo tecnologico- (e non contro o prescindendo da esso), e che dall'altra in tale sviluppo siano sempre fatti salvi i valori dell'uomo. L'impostazione data all'argomento appare assai originale e interessante; tale comunque da far meditare tutti coloro che si occupano delle cose politiche. Infatti anche se il libro non tratta di problemi contingenti, la ricerca delle re gole generali a cui dovrebbe attenersi nella sua azione un partito democratico, qualunque sia il paese in ~ui esso opera e qualunque sia: la situazione contingen· te in çui esso si trova, non può che essere di giovamento alla maturazione e alla conduzione deile proprie battaglie àa compiere. Il p.p.d. ha come base culturale la cultura scientifica stessa, che è l'unica veramente universale, e come metodo di lavoro il pragmatismo, cioè lo stesso me· todo che ispira i ricercatori. Il p.p.d. pertanto appare come una forza sociale volontaria che si sovrappone a tutte le altre forze dirette o indirette che operano nella società, per orientarne le trasformazioni in una direzione di continuo progresso democratico. Col p.p.d. il dogmatismo viene sepolto e le ideologie schematiche non sono più accef· tabili perché antiscientifiche. L'ideologia però non è soppressa: essa ricompare concepita come la "direzione" secondo la quale bisogna indirizzare le continue trasformazioni a cui la società va incontro. Ciò spiega l'abbinamento dell'aggettivo democratico alla parola pragmatismo: in politica il pragmatismo pu· "lA risposta democratica" di Tiziano Federighi rappresenta un interessante tentativo di razionalizzare e di riportare a.i primi principi l'attività politica tanto che potrebbe chiamarsi il primo trattato di "fisica politica" 42 Tre criteri fondamentali Operando nella realtà della propria società, il p.p.d. possiede tre criteri fondamentali per valutare quando una trasformazione sociale porta verso una società più democratica. Ciascuno di questi criteri, da impiegare contemporanea· mente, dà una misura parziale del "con tenuto democratico" della società. Il primo è la misura della libertà individuale, il secondo è la misura del potere decisionale di ogni singolo cittadino, il terzo è la misura dell'interesse generale. I tre criteri sono sintetizzati nel prin· cipio del federalismo, che consente di costituire associazioni sempre più ampie di uomini, lasciando a ciascun gruppo il diritto che tenga conto delle esigenze generali della collettività. Lo stesso prin· cipio - da cui discendopo impananti conseguenze per l'azione e il ruolo delle forze sindacali e delle organizzazioni territoriali - si applica all'esame della macchina economica produttiva. Ancora a giudizio dell'autore, il p.p.d. nel produrre le trasformazioni di una società in una direzione di progresso democratico, è molto più efficace nell'azione di qualsiasi altra associazione o movimento culturale. Esso infatti - combinando la sapienza politica con la volontà democratica - rappresenta la vera sinistra, concepita come forza capace di produrre lavoro politico concreto e quindi capace di trasformare direttamente la società. Le associazioni o i movimen· ti culturali invece, possono al più fare lavoro politico indiretto, anche se alcuni, come i movimenti giovanili, possono essere assai impananti a livello di proposta per le trasformazioni della società. Interessante appare il confronto fra il" p.p.d. e ie forze politiche reali che o~rano in una· società. Intanto è chiaro che esso ,non può identificarsi e quindi pev~. ·combattere tutte le forze sociali chiaramente contrarie al progresso. Un giudizio più complesso va invece dato sulla soluzione dei problemi delle società rappresentate dal comunismo. Que. sto ha il difetto di essere dogmatico e quindi antiscientifico, in aggiunta esso è "parziale" in quanto esaspera uno dei tre criteri di democraticità (l'int.eresse ARTE: NARCOSI ACCADEMICA HA Ci si è spesso chiesti quali fossero le strutture portanti dell'ideologia della nuova sinistra nei confronti della letteratura, e più genericamente della cultura, soprattutto alla luce di una ossessiva ansia dis· sacrante, che in questi ultimi anni nulla e nessuno ha risparmiato nella sua furia devastatrice. Una risposta concreta, fonda· ta cioè su componenti razionali e non cam· pate in aria, è sempre risultata difficile e risclliosa, e neppure le numerose riviste e i tanti giornali di lotta che spuntano come funghi sulla terra ormai bruciata dei valori tradizionali, ce l'hanno in fondo for· nita, almeno in una misura consapevolmente convincente, neppure, si vuoi dire, con una plausiHle dimostrazione a rovescio. Lo sber·leffo e il vilipendio gratuito erano in fondo le uniche reazioni irrazionali che la nuova sinistra extraparlamen· tare era in grado di offrire al di là di ogni possibile dialogo o ragionamento. Questo libretto intitolato sintomatica· mente "Letteratura e/o rivoluzione", nel quale l'editore Feltrinelli ha raccolto tre saggi apparsi di recente sulla rivista "Kursbuch" che si stampa a Francoforte per i tipi di una grossa casa editrice, la Suhr· kamp Verlag, offre almeno una base di discussione e di confutazione, nella misura stessa in cui risultano serie e in parte fondate le argomentazioni che vi compaiono. UE HA EU AH UE di Walter Mauro J~llZf~llSilt~l'fJf~l· AH Jli•~l••~l ' St~ltltt~i•l•~•· IJ•~I:tt~t1tl:ttt1' EU generale) a svantaggio degli altri due (la libertà e il potere decisionale). Pertanto la soluzione comunista è una pseudo-soluzione dei problemi della società, che per la sua rigidità e anche per le complicazioni internazionali che può provocare, apre più problemi di quanti ne risolva; essa pertanto appare accetta· bile sol~anto per quei paesi dove essa rappresenti una effettiva tappa nel progresso di sviluppo democratico. Un partito democratico reale, che sia capace di assimilare la piattaforma cui· pu-ale descritta può invece arrivare a identificarsi nel p.p.d. Questo infatti può esistere in ogni paese dove vi sia un minimo di consapevolezza democratica. l p.p.d. esistenti nei vari paesi possono collegarsi fra loro in una Internazionale Culturale, e possono fare lavoro politico supemazionale. Essi hanno in comune la piattaforn1a culturale, ma non necessa· 1iamente devono fare le stesse battaglie nel rispettivi paesi. Analogamente, non è necessario che essi siano strutturati nello stesso modo (altrimenti sarebbero affetti da dogmatismo); la struttura cioè, deve adeguarsi alla realtà specifica di ogni paese e alle battaglie che il par tito intende condurre. Tuttavia il p.p.d. non può mai essere il partito di una classe, ma piuttosto es!lere il partito dell'interesse generale; esso può essere un partito · di minoranza o un partito maggioritario, mai un partito totalitario. Anche su questo problema organizza. tivo e strutturale la differenza rispetto ai partiti comunisti risulta evidente. L'Autore, in questo volume, non si è preoccupato per il momento di analiz. zare le forze democratiche esistenti nei vari paesi per valutare quali di queste si avvicinano alla descrizione del p.p.d. ideale. Forse questa è un'analisi lasciata al futuro. Tuttavia l'Autore ritiene che grazie alla maggiore flessibilità delle strutture politiche ivi esistenti, il p.p.d. possa svilupparsi in prima fase soprat tutto nei paesi dell'Occidente. Nei paesi del Terzo Mondo, infatti, difficilmente vi può essere la consapevolezza necessaria. Nei paesi comunisti invece, la mancanza di libertà rende difficile l'evo· luzione spontanea dei partiti comunisti in partiti di tipo p.p.d. Tuttavia questa evoluzione può essere accelerata se l'Occidente saprà dare per primo validi esem· pi di partiti che rappresentino una ri· sposta ai problemi della società che si;, più valida di quella rappresentata dal comunismo e elle metta in crisi ideologica il comunismo stesso. In questo senso il volume potrebbe essere considerato anche una specie di Manifesto dell'Occidente, in risposta ai problemi posti alla cultura occidentale dallo sviluppo del comunismo. La lettura del libro è molto scorrevole, anclle se in realtà il libro, per la mate· ria trattata e per il distacco dei problemi contingenti, richiede per essere ben compreso in tutta la sua . portata, di essere attentamente meditato, special· mente da tutte le forze di sinistra. Come conclude infatti La Malfa nella sua prefazione • il libro è un contributo alla meditazione perché la classe politica democratica si dia una vera sapienza p<> litica, abbia cioè la capacità di vincere . le sue battaglie. Una sinistra che conti· nui ad essere sempre sconfitta o per demagogia o per incapacità è una vera sinistra? ». L. C. pj() rivttltl7j()l1(~ ... _.ca ~· l'P] Wnec&.a.Lo·_ ___, Tre saggi pubblicati da Feltrinelli fanno molto riflettere perché per la prima volta offrono determin~te verifiche · culturali ad una situazione confusa e caotica. La strada giilsta è forse quella di una nuova contestazione Smantellamento della letteratura I 3 saggi son dovuti a Hans Magnus Enzensberger, a Karl Markus Miche! e a Peter Schneider: di essi, il più noto è il primo, Enzensberger, poeta molto conosciuto anche in Italia, esponente di punta negli anni passati di quel "Gruppo 47", che sembra ormai aver esaurito la sua fun· zione d'urto, e viene apertamente contestato dai movimenti spontanei sorti in Germania. Ha vinto anche parecchi premi letterari, fra cui il nostro "Etna-Taormina", e sorprendentemente li ha accettati tutti; Markus Miche! invece è nato a Hong Kong nel 1929, ma vive a Francoforte e lavora in una casa editrice. Il terzo autore, Peter Schneider, di Lubecca, è il più giovane essendo del 1940, ed è abbastanza noto an· che da noi, per aver partecipato attivamen· te al movimento studentesco nell'Università di Trento e per essere stato poi espulso dalla polizia italiana. Tanto per clùarirci le idee, aggiungeremo che Enzensberger discute intorno ad alcuni luoghi comuni concernenti la più recente letteratura, Miche\ fornisce ~e anni forse più aggressive e mor· denti di dissacrazione della letteratura, giungendo a chiedersi i motivi di fondo di utilità, marxisticamente, della poesia, e Schneider infine mostra di aver perfino superato certe posizioni dei giovani stu· denti del maggio francese, laddove con· testa l'immaginazione nel significato freu· diano della parola e le deviazioni ideologiche che tale concezione può produrre al vivo della rivoluzione culturale nel signi· ficato maoistico della parola. I tre saggi risultano impaginati intelli· gentemente e pertanto procedono per gra· di allo smantellamento sistematico della letteratura, non soltanto nel significato romantico e quindi tradizionalmente tra· sfigurante del termine, ma anche nel sen· so che la rivoluzione d'ottobre, ad esempio, le aveva assegnato. Enzensberger infatti, dopo aver partecipato alle esequie uffic.iali del romanzo e della poesia e di qualsiasi 43 tivi, la cui perdita avrebbe trasformato d'un tratto la nazione in un corpo senz'anima, anche i cinquanta migliori poeti e i migliori letterati. Il distacco che si va rea· liuando in tutta Europa fra letteratura e società, sotto la spinta di tutte queste affermazioni programmatiche e soprattutto come elemento propulsivo di una rivoluzione culturale che propone alternative inesistenti e si colloca su posizioni pararivoluzionarie di evidente estrazione irrazionale, continua a rappresentare il motivo di maggior preoccupazione, poiché tale con· dizione offre il fianco ad una connotazione solamente esteriore del reale drammatico che ci circonda, senza al contempo fornire le alternative di un superamento concreto. Smaltire il gra.sso ideologico EU HA l " muri parlanti " del maggio francese Ma scorriamo ancora più da vtcmo i "muri parlanti" del maggio francese e le reazioni degli studenti in quei giorni, poi· ché mi pare innegabile che talune estreme e radicali posizioni ideologiche e dissacratorie, son venute di lì, da quei tempi scon· volgenti: "Plus jamais Claudel", "Va-t'en vieille barbe", rivolto a l..ouis Aragon sul Boulevard St. Miche! e "L'art est mort, Godard n'y pourra rien'", rivolto al cinema avanguardistico, e infine "L'an est une nevrose académique" che in fondo sinte· tizza l'equivoco. Per cui risulta sostanzial· mente esatto l'interrogativo che si pone lo stesso Miche!, che mi pare abbia fornito le argomentazioni più sensate del libro, quando si chiede come se la sarebbe cavata oggi il buon Saint-Simon, il quale 150 anni fa, nella sua celebre "Parabola", annoverò fra i tremila francesi più produt- di difendersi a mostrare quali di essi possono essere usati nella nuova società e quali devono scomparire •. Il giorno dopo la vittoria della rivoluzione russa. un operaio salì sulla più alta ciminiera <.li Mosca e con una bandiera rossa fra le mani diresse le sirene di tutte le fabbriche liberate della città. E come obbedendo ad una precisa e programmata -partitura, tutte le sirene di Mosca festeggiarono l'inizio e il trionfo del socialismo. In tale concerto, Schneider è in grado di reperire più musica che in tutte le nostre filarmoniche che seguono l'inno alla libertà di Beethoven. E allora c'è da chiedersi fino a che punto tale di· scorso risulta producente e produttivo e non scivola invece nella retorica del conformismo, che rifiuta ogni dinamica della storia e della vita reale. Sappiamo tutti a quali risultati disastrosi, su tutti i ver· santi, abbia condotto l'arte ufficiale, l'acquisizione di un realismo socia.lista con· dotto fino alle estreme conseguenze del paradosso sociale. E tale concezione, che potrebbe apparire nuova, con ogni proba· bilità servirebbe soltanto al recupero di una condizione umana ed artistica deprecabile e ambiguamente equivoca. Quando, in altri termini, Scbneider afferma che la rivoluzione culturale è la conquista della realtà da parte aell'immaginazione, mentre nel tardo capitalismo l'arte è la conquista aell'immaginazione da parte del capitale, fornisce una definizione retorica priva di senso, e sposta , artificiosamente i termini del problema, collocandosi in una posizione di estremo pericolo dal suo stesso versante, poiché potrebbero essere proprio le argomentazioni marxistc-leniniste a provocargli fra le mani una irreparabile deflagrazione ideologica. E" chiaro che la defi· nizione di arte-immaginazione fornita da Marcuse (c L'arte sopravvive solo laddove superi se stessa e salvi la propria sostanza, rinnegando la propria forma tradizionale, e rinunci quindi alla riconciliazione; laddove, cioè, diventi surrealista e atonale •) rappresenta una mistificazione del pensiero di Adorno e propone pertanto soluzioni contraddittorie, perché fondate su pseudoproblemi, ma quale alternativa &hneider fornisce sul terreno concreto delle idee, se non quella basata sulla retorica della dissacrazione astorica e astoricistica? UE HA EU AH UE Quando Miche! parla di una cura dimagrante cui la letteratura dove sottoporsi per smaltire tutto il grasso ideologico che finora l'ha tanto appesantita, si serve di uno slogan e di una fraseologia che può essere anche divertente e colorita, ma non definisce assolutamente i termini del problema, tanto più che egli stesso è costretto ad ammettere subito dopo che la letteratw·a deve avere in sé qualcosa di sociale, ma deve anche avere "qualcosa in sé", deve cioè riconoscersi in un organismo sui generis che sappia muoversi anche in un paesaggio "extraterritoriale". Che significa? Che sarà indispensabile alla sopravvivenza della letteratura, oltre che liberarsi delle sovrastrutture che per secoli l'hanno appesantita e frenata, anche e soprattutto scegliersi nuove idealità e nuove strutture espressive che servano a consentire un recupero di quanto di più valido il passato ci ha consegnato. Oggi si vive in un clima di terrorismo culturale così pericoloso, da costringere ognuno di noi a far molta attenzione nell'uso dei vocaboli e delle frasi. Voglio diti! che le mie parole verranno fatalmente scambiate per quelle di un reazionario e di un conservatore, senza che si sappia bene che cosa tali espressioni vogliano dire e significare oggi. Quando Magliano, su L'Europa di "(Jilalche numero fa, ha parlato di dissacrazione della Resistenza come dissacrazione della cultura, probabilmente ha voluto mettere il dito proprio su questa piaga aperta cbe ci tortura tutti: il terrore della parola, che significa anche e soprattutto negazione della parola, rifiuto del "prix des mots" di cui parlava Camus in tempi insospettabili. AH altra forma di arte edificante dell'uomo, deduce le proprie argomentazioni da un brano di lettera che Regis Debray ba inviato dal carcere boliviano in cui si trova: • Per la lotta che viene combattuta da· vanti ai nostri occhi fino alla morte e in ognuno di noi fra la preistoria e il desi· derio di vivere in maniera conforme alla nostra idea dell'uomo, abbiamo bisogno di opere che ne siano una testimonianza: abbiamo bisogno di brandelli e di grida, abbiamo bisogno della somma di tutte le azioni di cui tali opere danno notizia. Solo quando le avremo, rapporti semplici e in· dispensabili, canti per la marcia, grida d'aiuto e soluzioni per i problemi del gior· no, solo allora avremo il diritto di godere delle bellezze letterarie •. Sarebbe facile dedurre malinconicamente con quanta taci· lità si possa passare da una retorica al· l'altra, e collocarsi su un versante lessical· mente conformistico, quando si è soste· nuti dall'illusione di rappresentare l'anti· conformismo ufficiale, ma affidiamoci alle giustificazioni di Enzensberger. A quest'ultimo risulta estremamente facile rispondere a Debray che una lettrratura di tal fatta non esiste né in Occidente, né in Unione Sovietica, dove oggi domina ovvia· mente il più bieco borghesismo letterario, sull'esempio paradossale del più borghese di tutti i personaggi russi, Leonid Breznev. E allora, il problema di fondo mi pare debba collocarsi nell'esatto significato da dare al termine borghesia, una volta ai>bandonata e rifiutata la terminologia con cui il paleomarxismo intendeva definire tale condizione. Non è esatto affermare che la letteratura come arte sia soltanto e precipuamente un frutto della borghesia, e l'intera storia della cultura europea è li a confermare tale confutazione, senza equivoco. E ancora, fino a che punto i movimenti spontanei cui assistiamo e abbiamo assistito nei momenti cruciali della più seria ribellione del Novecento, non hanno una matrice borghese che si esprime attraverso una precisa e inconfutabile terminologia? Non hanno forse una matrice ideologicamente e semanticamente borghese espressioni come: "créativité, spontanéité, vie"; "liberez les passions"; 'Timagination au pouvoir" che si leggevano sui muri della Sorbonne e cui giustamente Miche! attribuisce una funzione frenante e conformJStJca, anziché il presupposto di una condizione obiettivamente rivoluzionaria? Nessuno di noi crede più alla funzione contemplativa dell'arte, ammesso che l'arte stessa abbia mai avuto "soltanto" questa funzione, ma fino a cbe punto l'arte stessa deve assumere la funzione propagandistica che le conferisce Schneider? • I quadri di Bosch, di Brueghel, di Goya non devono finire nelle lezioni di storia dell'arte, ma sui tavoli da disegno dei nuovi urbanisti, dei pianificatori del traffico, dei costruttori di case. Le poesie di Brecht e di Majakovskij non dovrebbero e!>sere interpretate nei seminari degli studenti di lettere, ma nelle assemblee dei consigli operai rivoluzionari. Cacciamo i desideri dipinti dai musei e portiamoli nelle strade. Tiriamo giù i sogni scritti dagli scaffali pericolanti delle biblioteche e mettiamo loro in mano un sasso. Sarà la loro capacità Il nuovo conformismo Questo numero 26 dei Materiali feltrinel· liani è destinato a rimanere come uno dei più importanti della serie, e deve far molto riflettere, poiché offre per la prima volta determinanti verifiche culturali ad . una situazione confusa e caotica. Il risultato più importante che raggiunge, sembra un paradosso, sta proprio nell'assenza totale di alternative lungo i ripiani di una terra bruciata da cui non vien fuori un solo vincitore. Si potrebbe concludere col dire che questo è lo specchio del tempo, ma sarebbe definizione troppo semplici· stica, e questa sì fortemente reazionaria. Forse la strada giusta ~ quella di una nuova contestazione, che individui quanto di vecchio, di arido e di stantio sia andato a radicarsi in un contesto ideologico che si era mosso da premesse e presupposti invitanti e nuovi, via via caduti sotto i colpi inesorabili del nuovo conformismo. E' questo il primo di una serie di "rapporti" sulle scienze sociali pubblicati ad iniziativa dell'apposito comitato istituito dalla Fondazione Olivetti e dalla Fondazione Ford per lo sviluppo di questi studi in Italia: ne sono annunciati altri nove, destinati nel loro complesso ad offrire una esauriente panoramica delle nuove ricerche in Italia. Come nella sua prefazione fa osservare Norberto Bobbio, l'ordine di edizione non può dirsi casuale: non a caso infatti "storia e diritto sono fra tutte le discipline prese in esame, quelle che nel nostro paese hanno una più lunga tradizione, contano un più nutrito stuolo di cultori, sono istituzionalmente più consolidate" (pp. 3-9). I rapporti di Aquarone-Ungari (storia contemporanea e scienze sociali) e di Rodotà (diritto e politiche del diritto). nel loro impegnare una polemica contro l'isolamento della storiografia "pura" e contro l'astrattezza del formalismo giuridico, rive lerebbero dunque una tendenza nettiss i· ma "che non è solo quella di riconoscere la legittimità delle scienze sociali, ma anche quella di riconoscersi entro il vasto spazio delle scienze sociali, come una di· mensione di quelle". UE STORIA, SCIENZE SOCIALI E DI RI TTO storica in materia, nonché sui limiti di accessibilità e lo stato organi7..zativo dei più utili archivi pubblici e privati. Il secondo rapporto, dovuto al civilista Rodotà, si impernia su una serrata polemi· ca rivolta ai giuristi italiani • i quali, almeno nella gran parte, hanno per oltre mezzo secolo sostanzialmente fondato il loro lavoro sul presupposto della netta separazione tra il diritto e le scienze storiche, economiche e sociali. li diritto, in altri termini, è stato considerato come la ma· nifestazione di un mondo di valori perenni ed autonomi, astratti dalle contingenze storiche, conoscibili attraverso il mero dispiegarsi di attività logica" (p. 94). Riconosciuta la lezione del positivismo giuridico, che si riassume nell'esigenza del rigore del metodo giuridico, il rapporto prende a delineare le nuove e necessarie "dimensioni" del lavoro del giurista: approccio realistico ai dati della sua esperienza, pieno inserimento del lavoro che ne scaturisce nella prospettiva della Costituzione, attenzione cos tante al diritto comparato, sensibilità al discorso della "politica legislativa" che at· teggia il giurista a collaboratore indispensabile della progettazione sociale. Indicazioni bibliografiche ragionate vengono offerte così in tema di pianificazione, problemi giuridici delle società e delle imprese, proprietà pubblica e privata, diritto del lavoro, famiglia. Anche sullo stato della do· cumentazione giuridica e sulle istituzioni specializzate per la formazione dei giuristi sono svolti discorsi analoghi a quelli del primo rapporto. L'opera ne! suo complesso intende rappresentare una introduzione prospettica e critica ai problemi di due ordini di discipline che cercano ormai a i assimilare all'interno del proprio discorso i risultati più avanzati delle scienze sociali eà umane. l . Ch. HA EU AH UE HA EU AH In concreto, Aquarone ed Ungari nel ri· levare lo straordinario sviluppo della sto,;a contemporanea dal T945 ad oggi (oHrcndo altresì di tali studi una articol;ua sintesi bibliografica orientativa), rilevano come esso sia maturato piuttosto in csten~io nc che in profondità, trascurando la possil-lbilitio di riutilizzare a fini storiografici ri· ~ultati e strumenti concettuali delle scienze sociali c politiche, ovvero acconciandosi a un tipo di intraprese collettive • che aspi· rano a tale carauere, ma dove l'interdisciplinarità rimane poi per un verso mero enunciato programmntico, c per l'altro opera precipua dell'officina del rilegatore. Non bastano, ovviamente, capitoli introduttivi a[fidati a storici di professione a spostare la concezione di base di lavori che vorrebbero essere di équipe, ma sembrano ~pesso procedere, appena ammodernandoli, dai vecchi cataloghi positivistici delle discipline dalla cui convergenza dovrebbe risultare illuminato il Tutto Sociaie • (pp. 17-18). Urge dunque attrezzarsi, mentalmente e istituzionalmente, in vista di una effct· tiva progettazione comune: e qui i due estensori del rapporto passano in ras~egn;. le carenze degli istituti di perfeziomunento e del training formativo dei giovani storici, lo status accademico della storia contemporanea al 1968, e soprattutto - con rapidi ma densi suggerimenti - le direzioni d'indagine che appaiono ~inora sacrificate, dalla storia costituzionali' dt>ll' ltalia unita a quelle della sua burocrazia e della "ua magistratura, d<1lla storia religiosa c della "pietà" nei suoi risvolti sociali a quella dello sviluppo economico e defl'imprcnditorialità (incluso l'istituto drll'anonima. le cui vicende concorrono a definire il • volto giuridico della rivoluzione industriale • (p. 37), dalla storia della "società civile" e delle sue associazioni a quella dei partiti politici. Soprattutto è mc.,so in rilievo come le • ridotte responsabilità internazionali dell'Italia nel secondo dopoguerra • cd i limiti giuridico-diplomatici insiti nella cosiddetta "storia dei trattati" abbiano dato vita ad un vero e proprio stato di sottosviluppo degli studi storici sull'Europa e i continenti extra-europei nell'età contemporanea: le poche eccezioni non toJ. gono a quella italiana il carattere di una "cultura di traduzioni". Concludono il rap. por to, oltre la citata bibliografia, indicazioni critiche sullo stato della documentazione Si tratta del primo di una serie di rapporti sulle scienze sociali pubblicati ad iniziativa della Fondazione Olivetti e della Fondazione Ford per lo sviluppo di questi studi in Italia. Ne sono annunciati altri nove destinati ad offrire una· panoramica delle nuove ricerche in Italia Alberto Aquarone · Paolo Ungari · Stefano Rodotà . Gli srudi di storia e di diritto contem· poraneo, Edizioni di Comunità, pret. di Norberto Bobbio, pp. 158. l'ECO DEllA STAMPA Ufficio di ritagli da giornali e riviste 20129 MILANO · Via Compagnoo1, 28 vi tiene al correme di tutto ciò che si scr ive sul vostro conto Artisti e scrittori non possono farne a meno Riceverete la scheda di abbonamento, scrivendo a "L'ECO DELLA STAMPA" 20100 Milano · Casella Postale 3549 Da anni la migliore colhborazione alla nostra rivista è assicurata dalla più accreditata agenzia di "ritagli'' L'ECO DELLA STAMPA che invia alla nostra redazione articoli e notizie su tutti gli argomenti da noi trattati Se vi interessa sapere ciò che sJ scrive, su tutta la stampa Italiana, di voi o di un dato argomento nbbonatevl e: L'ECO DELLA STAMPA 20129 Milano · Via Compagnoni, 2~ 45 Il mozzo del vascello fantasma di C a rlo La urenzi Per amore dell'avventura un giovane mozzo ha rubato un grosso peschereccio e, governandolo da solo, lo ha fatto navigare per tre notti e due giorni nelle acque dell'Atlantico settentrionale. Un raro esempio di capacità marinara. l diritti della poesia e quelli della giustizia EU AH UE HA EU AH UE "Si è trattato del più stu· pendo esempio di capacità marinara ..." C HA ome in un film di spionaggio ai limiti della fantascienza, aerei e guardacoste della marina reale canadese, unitamente a guardacoste e ad aerei della marina degli Stati Uniti, hanno perlustrato il cielo e le acque della Nuova Scozia, quei fiordi sui quali incombono, fino alla primavera inoltrata, picchi ammantati di neve. Cercavano una nave fantasma; un peschereccio d'alto mare, il "Cape Spry", che p'areva essersi dissolto, o che comunque aveva preso il largo senza che a bordo, per quanto era dato supporre, ci fosse anima viva. La perlustrazione è durata tre notti e due giorni. Si è temuto (ma come poteva· essere successo, se il "Cape Spry" non aveva ufficialmente lasciato la rada di Halifax?) che il pe· schereccio fosse affondato. E in quali acque? E in qual modo? Infine, in una minuscola rada tra Halifax e Lockeport, il peschereccio è stato avvistato. L'avventura ha perduto ogni rilievo fantascientifico per svelarsi con i Ji. neamenti (più 'umani, più nobili) di una pagina marinaresca alla Melville o alla Conrad. Era dunque accaduto che· tre notti prima, mentre l'intero equipaggio del "Cape Spry" dormiva a terra, un mozzo, poco più che adolescente, avesse deciso di rubare il battello. A che scopo, e con quali speranze, non è certo dato eomprendere: un peschereccio di duecento tonnellate non è come un'automobile pàrcheggiata lungo una strada, che si può cedere a un ricettatore, o dalla quale è al- .... meno possibile asportare radio e pneumatici. E' presumibile che il ragazzo, il cui nome è Bruce Moore, abb.ia sostanzialmente agito per amore del rischio. L'armatore del peschereccio ha dettp: c Si è trattato del più stupendo esempio di capacità marinarà nella storia delle flotte da pesca. Per la manovra di questo battello ci vogliono almeno dieci uomini; quel Bruce ha fatto tutto da solo. I casi sono due. O il ladro è incredibilmente fortunato, oppure è incredibilmente abile "· La storia di questo strano furto non è - bisogna riconoscerlo - senza grandezza. In un'epoca di rapine abbiette, nelle quali non si esita a incrudelire contro gli inermi (si pensi ai dirottamenti aerei) e perfino a uccidere come in un gioco, il ragazzo di Halifax ha vissuto un'avventura esaltante, tutto solo fra cielo e mare. Si emenderà; è probabile che diverrà un capitano eccellente. Paragonato al protagonista dell'ultimo film di Antonioni il giovane contestatore che ruba un aereo da turismo Bruce è non solo più "vero" (ovviamente) ma più "poetico"; come negarlo? Però quando l'armatore del peschereccio - dopo aver pronunciato quegli elogi senza riserve - ha detto: " E ora è necessario che Bruce vada in galera •. credo che l'uomo abbia avuto ragione. Ha reso onore alla maestà della giustizia, la quale deve sempre anteporsi all'audacia e allo stesso prestigio della poesia. (continua da pag. 37) EU AH ~l··· L'Europa UE tro i turchi a nome di una difesa dei po. poli d'occidente. Nello stesso tempo appaiono i primi flussi del Rinascimento italiano in Romania e s'i sviluppano i rapporti tra i principati romeni e la repubblica di Venezia. Qual è la dottrina d'oggi, del posto e del senso della cultura romena? Dei libri e dei saggi numerosi cercano di penetrare nel profondo dello spirito romeno, tentando di afferrarne l'essenza storica e metafisica. Possiamo ricordare fra altro un volume molto significativo apparso nel 1968, dovuto a llll giovane esperto studioso della cultura romena, Dan Zamfirescu, e intitolato La Romania, terra di civiltà e di sintesi, in cui l'autore cerca di tirar le somme dei dibattiti secolari e dei nuovi studi nella questione. Si me~tono in rilievo i due caratteri specifici e quasi contrastanti della cultura romena, vista nel suo sviluppo, caratteri che sono ambedue un riflesso della posizione di "plaque tournante" del territoriQ romeno, del suo posto intermedio fra occidente e oriente, fra nord e sud: ~a ~a parte, un tipico radicarsi, una tipica fissJta secolare, un permanere spinozianamente nella propria essenza; da un'altra parte, una sua apertura continua, una flessuosità, una elasticità mirabile. n compito delle generazioni che hanno creato la Romania · moderna si è concentrato tutto nell'associare lo spirito nazi<> naie allo spirito universale, ciò che l'i fa anche oggi. Zamfirescu distingue appunto come particolare allo spirito romeno da una parte "un realismo organico", da un'altra una "disponibilità verso l'universale", con una visione che ritorna a dei concetti dello storico Nicola lorga. Questo ,.passo ci sembra particolarmente significativo: c Mettere la realtà al di sopra della teoria, verificare continuamente la teoria sulla realtà e fare della vita il criterio di verificazione delle tesi, delle teorie, delle idee, sono tlei tratti che hanno permesso a Iorga di definire una filosofia nazionale, corrispondente alla nostra struttura spirituale, quella del realismo organico • (pag. 132). Tale concetto si connette evidentemente con l'intero orientamento attuale dello spirito romano, ?ella cultura come della politica, le quali mvocano sempre gli insegnamenti della vita, del proprio sviluppo storico. EU HA il pneumatico AH LA CULTURA ROMENA UE più in là di quello dei governi arabi reg<> lari. Yasser Arafat, nel complesso ancora il più ragionevole tra loro, richiede che l'attuale stato di Israele venga sostituito da uno stato, multirazziale e nor. confessionale, in cui arabi, ebrei e cristiani possano convivere in pace. Non sarebbe il genocidio ma la fine di Israele quale esso è e di quello che esso rappresenta. In queste condizioni non sarebbe facile nemmeno alla Russia, se lo volesse, portare avanti i suoi amici arabi, governi regolari come guerriglieri, ad accettare una formula di compromesso: ma con una Russia la quale appoggia al massimo l'intransigenza araba che si mostra disposta aà arrivare fino all'intervento militare diretto, qualsiasi possibilità resta esclusa. Non si può domandare ai vari governi europei, direttamente interessati alle questioni del Vicino Oriente ed ai loro possibili sviluppi, di stare con le mani in mano di fronte a questo putiferio alle porte di casa loro: non si può domandare ragi<> nevolmente ad un governo di ammettere di essere del tutto impotente di fronte a certi avvenimenti; è difficile persino domandargli di ·crederlo. Ma il risultato pratico di questa buona volontà è molto· aleatorio. AJla pace del Vicino Oriente, si potrebbe, col tempo ed in mezzo ad infinite difficoltà, arrivare soltanto se.ci fosse una collaborazione vera fra Russia e Stati Uniti. per portare nel mondo razionale i rispet- Settimanale di pol itica economia e cultura HA SOLITUDINE D'ISRAELE (continua da pag. 15) tivi amici. Ora da questo siamo molto ma molto lontani: e temo assai che non ci si potrà arrivare che dopo qualéne forma di confronto diretto: una Cuba trasportata nel Vicino Oriente. Un confronto che ci farebbe certo passare ciei giorni agitati e delle notti insonni. E non del tutto a torto: questa volta non ci sarebbe aall'altra parte un Kruscev con cui, alla fin dei conti, si poteva ragionare, e, a casa sua, era in grado di comandare. A parte questa eventualità, nor. c'è da sperare che la guerra finisca né che attenui la sua virulenza. Si può certo sperare che, di fronte ad una situazione senza uscita in quanto - a meno di un improvviso cedimento da parte di una o dell'altra delle due potenze maggiori - nessuno dei contendenti è in grado di vincere l'altro in modo da obbligarlo ad accettare le sue condizioni, la stanchezza cominci ad infiltrarsi nelle masse, da una parte e dall'altra; e che attraverso la stanchezza delle masse, la ragione ·cominci ad insinuarsi nei cervelli dei dirigenti. ABIIUMEIITI annuo L 10.000 semestr. L 5.200 cfc postale n. 1. 53962 mcestato 2 società a responsabilità limitata 47 UE AH EU HA UE AH EU HA Chi può dire come cambiano in questo nostro tempo i ritmi del pensiero? Chi può sapere quanto piu rapido, preciso, limpido sarà il linguaggio? l nostri figli vivranno in un mondo mentalmente diverso, quello di una tecnologia avanzata. Abbiamo bisogno, per questo, di una mentalità nuova; abbiamo bisogno di piu scienziati. La Esso offre alla scuola aiuti per andare piu avanti nell'insegnamento delle materie scientifiche. Dopo i film della fisica ecco ora la serie dei film della chimica. Basta richiederli e un'ora di chimica può diventare per giovani menti un'ora di chiara visione, di vocazione, di scelta. l professori e le scuole possono ricevere la serie " film della chimica" scrivendo a: Esso Standard Italiana Ufficio Pubbliche Relazioni, Piazzale dell'Industria, 46 - 00144 ROMA Sarà inviato l'elenco degli argomenti trattati, a semplice richiesta. l film, a passo 16, durano dai 24 ai 40 minuti e sono accompagnati da note illustrative. E' possibile acquistarli, al puro prezzo di stampa della pellicola. · 8 LA ESSO LAVORA PER IL PAESE ~l Vellenlì 29 maggio i970 HA EU AH UE HA EU AH UE Pagina 8 fOMIZI QUESTA VOLTA ATORINO funmau ~n in~i~~nti rortttzt .. -·-··-· SO~Ii\LISTI OGGI CHXCI.l\'l (~rigato). ore J,liJ. !..!U· RICELIJ L'!QliiM · ore 19 ·piazza Duomo. MA.~· PORTO EROOLE (Gro~) • ore 18 • Cllll SIGNORI FOGGIA· ore 19 · piau.a Giord;oo . DE PORlO S. STEFAM (Grll!!lto). ore 19 • MARTI!ìO SIG!iORI C.~R!RA • MOSCA eS.l.lffl .. S~~ PO~EIITE \Gtoon) ' ore 11 • IJ:URL\ (Twlo) •ore ' . GUADA· AH UE TORIXO • ore IO • MANCINI SILER~O • ore 19 · ~~CINI P.ILERJIO ·Teatro Xaziomle ·ore 10;11· DE Y.mTJ!iO OOliO • MOSCA . P.\00\'A·ore It · BERTOLDI fiAREG<JIO (Lilct.l) • ore 13 . PIEP.I~ CINI B.IRI . ore Il · piam l'el~ . MA· RIOTtl ePANELLA LENDh~ARA (Ro1i!ol • ore IJ,lil • 00. LOl!BO ROI'IGO · ore Il · roRlllCA RO}l\ •~G~ • PIO~BI~O (Liromo) • ore 10 • ~Ll.~CA TER.t110 • M!RIANI M~TEM ·ore 11 . LEZZI &IVIG~A.\0 IForli)· ore lO • C.\'IT.INI ~ ~~~on)· ore 11. BER'!OI.DI Vl.\D.l~A 1\lllllllll) . ore IO. FOR.\IJCA ~~O~'TFSC.\GUOSO l!lalm) • ore 18 · LEZZI LUCCA • L AMADEI !LI.§& M.IRITIIM! (Gnlsseto). ore 13311 EU CL~! FORLI' prolintia • ro!OOC~ ISERNL\ proriDria .RALZ.l.i!O ~IESSJ:i.l, ))Niincù • Til.\lPESTJNI Clllt:ll •s1GNOBII.E FRA..'IC!\111.1 ()lr&illl) . ore 21. TF.Y· FESTINI FIREm, Wlll illdllll!iale • ore %1 • L.\· GORIO RODIGO (liJlllm). &El/Aro COLOYOO P1NB!G.I .(lJJnlOlJ). ELENA C.II'OWO ROSU (Sìelll) • SIGNORI GENOVA • :li.\R!SSI • ore 21 • I'OOSA DOMENICA 31 MAGGIO HA UI'ORXO .ore21.MOOC.~ E}IPOLI (firalu). ore lB. P!ERACCINI ROIL\ • Piau.a Par!aznmto • o:e !3,11 • WYBARDI e PANNELL.\ NWLI •ore 19J] • MARJOI'r! PIS.\ • ore 13 • MOOC.\ e SPADACCIA CALTAGIROXE !Caianial • VlGLIANESJ S.II'OX! . ore 18 .lll.~C.\ PESCHIERA (Vt!0113). ore %J. USV!RDI ffCEmllO {~bue). ore 21. PIER.\~ ~\~~lA (Forlì) •ore 16,3)· C!T· liNI liO~'TAGXm (fldora) . ore iJ • BE&. HA EU GEXOfA · Teatro Gmi11.1e • ore 11 • IS~It~l.\ pminria . BALZ.\\!0 M.l~C!NI ROVIGO, prorineia • MA!iFRI.N LECCE • ~= S. 0rrmw • ore 19,11 • C.U!POBASSÒ, prorioria . BAW!IO DE M!RTh'iO Tm~TO . ore IO ·SIGNORILE !..\ SP&ZI.\ •ore ll,JI. MOSCA .\I'OIA (Siralasal . ore 211,§ . 1'00& C.\RR.\RA • ore ti · MOOC! STINI MI!..\NO ·~ala· DE PASCAllS ERClliE \Brilldbi) •ore!&. S!GNOR!Lil ROM.\· on 18 · !.IAR!OlTI TRAPANI, promm . ZUCC!L.~' PIETR.!S.\.\1! (Liicea) • ore 11 · PIE· C\STIGLIOXE DEU.E PIV!ERE (llillo RACCh~l !011). ELEKA C.~ RAI't'lN.\. ore :ll,ll. BERIOI.lll Q~ISIELLO !Maol011) • ELENA C.IJ'O. ~IIIJNO • Rl!miliA RASO F!REXZE •ore Il •MANC.~ .IGRIGE~ìO . Ci!lema ~rea •ore Lllti..\TO • pllm Vittona • ore 13ll • IO . i.~URICELL.~ LEZZI P~L.IL\ DI ll0~1ECIILIRO (A!ri!UII&) • VIAREGGIO (LIKt.l) · piazza -!ila· ore 18)~ . LAURICELLA ore ~l.l!ANC.\ f0LLOX1CA !Grosseto) • ore Il • SI· PAWLLO (Mod!lll) • ore Il • POR~!ICA GSOPJ CUNEO • GIOLIITI eldELLINI MOSTEPUI.CI.l~O (Sitlll) • 01e 11)0 · CESENA \forfi). ore !& . C.\TTA!il SIGNORI SERA\'Elll (LiilU) · ore 19. PIEiLIC. PI&\'Z.I \SieDI). ore !I. SIG~ORI CINI TRAP!:'It. ore211,li.ZUCCAL.~' LUNEDJ' f' GIUGNO PERUGIA • SIGNORILE • . , ISERNL!, Ji!OriDcia • B.\LZA!IO X\I'OLI· P'Jll! MJUeol!l • ore 11. IlA.~ ROVIGO prorioria . lUNFRIN CINI B.IRCEilo~! (llm) • TE.\IPESriNI BERGA.I!O ·ore 19 • BERIOLDI 1JllBERT1Dl! (Peru:bl . ore i!;l . LA ASTI ·GIOLITTI VOLPE ,\XCO.~A · ore 18 • MARIOI'fl ~JN!, prorinria . IDIPFSTINI G(BBIO li'!ro:bl · ore !8,:11. MANCA CHJUSJ (Sìtrll). ore 21). LIGUORO P!LERliO • KJisa • ore 18 • !.t\RGIW SASSUOLO (llodtlll) . ore 211,.ll . FO& RIT! ING.IRGIOL.l !JJCA RDI'IGO, prorioria • M!NPRIN !li.\IAIORB (LalU)· L. MIADEi OOM . ore 16 •BALL.IRDINI GAUJCANO (LIIl'Ct) , L: AMADEI S.~:Eli. IMJnto11) • RENATO CQ. UE TOLDI AH DOMANI P0=1EVE l!"uetllt) • ore ll,ll ' L.\· MEDOLE (llan!o11). ELEliA C.II'ORASO tOSI ll'i!w!) . ore 3l,ll . !..\GORIO MARTEDI' 2 GIUGhO ROXGIFUXARO (llaoton) •RE~ATO 00. LO!JJlO B.\RI • Tt4tro l't!n!l1.ello • ore 1t · CICOGSm ()lu!!Oil) • ELE.~A C.IJ'O. JIENNI RASO COllO. pro1intil • RALL.\RDL~I la pensione per la "terza eta' 1 Bella ela 'Iella eia" se visstlla se:ellallletlle,tt111 la possit'AlKà di dedicale llJib •••~ • · La petiSÌOIIe è alla base dj qllllsla ma libera ese~ena. La peQSIOAe IY'f letà malu1a eun p!oblema importante che va affrontato dagiovani. Ùnproble!lla che ilte~essa, ~alrMnle, chi non g0<1e àl alcuo lrallamento pr&'lidenziale ed Ila, (Jllldf, la necess~à di costituirsi per quell'età una pel!Sione •personale''. Ma 111leressa anche eli, pur contando su una pensione d~ previdenu obbigaloria. 11101 prooorar$ un'aHra "entrata" per mantenere, anche da pensionato, ~ livfllo di ma dtl'etì JaY«m Tutti P'SSOflO cosl1tuirsì una oensione "persooale", prl)j)OIZÌO~ alle propne e$1Qeoze epossibilità e.oiiOil\IChe, asSICIX<Ildo~ sulla l'Ila con una nos~a polizza di "Rendila vitalizia differita". Questa paina vi gaJanlisce una rendila per lutla la vita (penslone ), a cominciare dall'età da voi prescelta (55 60 o65 mi Giun6 aquell'eia potrete anche chiedere d1 riscuotere, al posto della reodlla, una bel~ somma 10 contal\h Converienle IO ogtv caso, questa pol1zza e particolarme~~te vantaggiosa se fatta quando~ è glovanl AssicuraleW emete tranqulih Dietro la YOS1ra se!M Cl Siamo not deiiiNA - r IL GIORNO • Pagini 16 EC LE DECISIONI DEI MINISTRI In luglio il n~ UE MEC ·Londra l HA EU AH UE HA EU AH Un italiano alla presidenza dell'Esecutivo comunitario TRIBUNALE DI PISA HA EU AH UE HA EU AH UE DICHIAWIONEDI MORTE PRESUNTA DI WOHI ANTONIO IZ6/fi&mr1e.=1lumJtnziall -i(deiltpllbllfilllllkA "';frmi!ijeniJer-da lpat{liiUitriitr»~lt ~dii Ulmttllila.xllfsfizi:d. imatltZ6/fi/ E«oisvj-estMi: • tu 38 tg. klpltto ni'1irA m= l dltio n« balie 4 oo'altD ameda ci&xftata • ~IO e!tt1tittJ hstalabiJe In- nm~Mto • ciW1Ia SSiriiS da patoots • elci (tlJ parasttap,i ri lh.rem pui!n darti il C8!0 rJ lltD • gramiJ 42«ri kliatJI 'ftdetb{Jes!OUI tWetrMttt fWr,.de[rrm!B(ttiioDdePI/P Gillella ~ •11J11Xi/llxtxtd0'~ Avant oeoi~tuter oel'~largis~ement oela ~.f.f. kNJE UE l~~ ~ir ~i~m~~~ ~~ r~~~ir~ ~ ~~~~ 1~ ~~~ m~m~r~~ ~~ 1~ ~~mmiui~~ m11Um HA EU AH UE HA EU AH Apartir du 111 juillet prochaia, la Commission europeenne ne comptera plus que neuf membres conlre qualone aujourd'bui. La France, l'Allemagne et l'ltalie auront droil à deux represenlants cbacun, !es Pays·Bas, la Belgique elle Luxembourg à un chacun. Les six ministres des affaires étrangéres. qui onl délibére de celle affaite lundi au cours du déjeuner que leur ofUaiJ M. Pierre Harmel, ont donc 6ulemenl décidé qui! élail préférable d'appliquer le lrailé de fusion des exécutik communaulaires signé par JeuB prtdècesseurs en mil 1965. Il a été également aDllo~cé que le goumnement italien premterait un candidai pour prendre la successioa de M. Iean Rey à la file de l'instiiu.tioo bruxelloise. Les minislres oot ensuite consacré la fin de la jol!rnée de lundi el la malinée de mardi à la préparation de la négociation mc la Grande-Brelagne etles trois autres pays mdidats. lls soni panenus à s'enleodre sur Jous !es points qu'ils mient inscrits à leur ordre du pour. Dans ces condilions, la négociation s'ouvrira àLuxembourg le 30 juin si - comme cela est lrès vraisemblable - !es minislres se mettent d'accor4 au cours de leur prochaine session du 8el du 9 juin sur !es orien'tations devant eire donnees au reDforctmeut de li communauté. De notre correspondont porticulier PHILIPPE LEMAITRE Commun aut éseuro~nnes (Bruxellesl. - Qui sera le Prt· mier prèsident it al ien de la Commission européenne? D est misemb!able qu'il ne sera offi· ciellement désigne qu'à la fm du ~m:s, à Rome, où les Six mnt se retrourer à l'oetasJon du conseil de l'OTAN. neur dans le pr~ent gouvemement; Fenooltea. ancien ambas· sadeur à Washington, et enfin Malfatti, l'actuel jeune ministre des ~es rquarante·deux ans1, delllOCrate-chrétien de la ten· dance Fanfani. lls exégètes Jta· liens IJ'anillent dé;à mc achar· nemen~ ~ur tenl8 de deviner !eque! de ces quatre a !es meìl· ~ne lble leures cbanees de l'em~rtu. Un certain nombre d'entre eux pen. ~eJ ~reJ1~enb << ~ou1~1e~ » sent que c·~ M. Malfattl Mais al'ouons que, en l'absence d'une Pour l'instant, M. Aldo 'Moro connaissance suffisante des clans, s'est contenre de produire une amitiés et rivaUtés existant au liste des présìdents cJlOSSibles ». sein de la démocratie·chrétienne On y trouve !es noms de MM.Itv!· ou du parti S()Cialiste !taliens, il Sandrl. aujourd'hu! vlce-président nous parait lm!JOSSible de suivre de la Commisslon ; Russo, lUI a !es cheminements d'un te! exer· été minlstre du commerce exté· cice de voltige polltique. ~s autres pays memòres de· --- vront également désigner, dans !es semaines à venir, !es ooms de leurs représentams. En Be(tque, rappelons·le, l'affalre se compti· que ,_ '·du fait du conflit OP!lOSanl ~(l~/) Avant de discuter de l'élargissement de la C.E.E. f'IDN.Pe ~~'il) Les Six décident de réduire àneut le nombre des membres de la commission européenne AH UE A pulir du l• juillet prochain, la Commission européenne ne comptera plus que neuf membrea contro quatone aujourd'hui. La France, l'Allemagne al l'Italia auronl droit à deux représentanls chacun. les Pays-Bas. la Belglque et le Luxembourg à un cbacun. Les six ministres des affaires étrangères. qui ont délibéré de celte affaire lundi au coun du déjeuner qua leur offrait M. Pierre Harmel, on! donc linalement décido qu'il était préférable d'appliquer le lraité de fusion des exécutifs communautaires signé pu leurs prédécesseurs en avril 1965. Il a élé également annoncé que le gouvernement italien prèsen· lerait un candida! pour prendre la succession de M. Jean Rey à la tele de l'institulion bruxelloise. Les minislres ont ensuite consacré la fin de la journée de lundi et la matinée de mardi à la préparalion de la négociation avec la Grande-Bretagne et !es troia autres pays candidats. lls sont parvenus à s'enlendre sur lous !es points qu'ils avaient inscrits à leur ordre du pour. Dans ces conditions, la négociation s'ouvrira à Luxembourg le 30 juin si - comma cela est lrès vraisemblable - !es rninistres se mettent d'accord au coura de leur p;rochaina session du 8 et du 9 juin sur les orien·t alions devant étn données au ranforc;ement de la communauté. EU De notre correspondont particulier PHILIPPE LEMAITRE UE HA c o m m u n a u t é s européennes (Bruxelles). - Qui c;era le premier président i t a Il e n de la commission européenne ? Il est vraisemblable qu'll ne sera officiellement désigné qu'à la fin du mois, à Rome. où les Six vont se retrouver a l'occasion du conse!l de I'OTAN. Une liste des présidenfs « possibles » HA EU AH Pour l'lnstant. M. Aldo ·Moro s'est contenté de produlre une liste des présidents « posslbles >>. On y trouve les noms de MM. LevlSandri. aujourd'hui vlce-présldent de la Commlsston ; Russo, }Ul a été ministre du commcrce exté- rteur dans le précédent gouvernement ; Fenooltea, ancien ambassadeur à Washlngton, et enfin Malfatti. l'actuel jeune ministre des postes (quarante-deux ansi. démocrate-chrétien de la tendance Fanfani. Les exégètes itallens travaillent déjà avec acharnement pour tenter de deviner lequel de ces quatre a les meilleures chances de l'emporter. Un certain nombre d'entre eu.x pensent que c'est M. Malfatti. Mais avouons que. en l'absence d'une connalssance sufftsante des clans, amltlés et rlvalités existant au scin de la démocratie-chrétienne ou du parti socialiste italiens. il nous parait lmposslble de suiyre les cheminements d'un tel exerclcf' de voltige polltiquc. Les autres pays membres devront également désigner, dans les semaines à venir, les noms de leurs représentants. En Belglque, rappelons-le, l'affaire se complique du fait du confllt opposant les deux communautés lingulstiques. Mais. soyons-en sfirs, il n'y a pas que là que cette opération suscitera des dlfficultés et des remous au sein des milieux politlques. On veut simplement espérer que la nécessité d'opérer de savants dosages entre partls et tendances n'aboutira pas à prher la Commlssion de l'une ou de l'autre de ses personnalltés les plus marquantes. C'est ainsi que la plupart des observateurs européens. méme ceux qui ne partagent pas ses idées en matière de politique agricole, seraient déçus s'ils devaient apprendre que M. Sicco Mansholt n'était pas appelé à faire partte de la nouvelle commlsslon de neuf membres. No 109 - .. v 13 mai 1970 ÉCONOMIE E CEE: •Changement de monture au milieu du gué ,. La succession du président Rey est ouvette (De notre correspondant auprès du Marché commun) l es min~stres des ~ffaires étrangères des Six ont décidé lundi d'appliquer l':s art1cles du,Tra1t~ de Bruxelles sur la fusion d es institutions européennes pre.voyant la reduchon des membres de la Commission unique en juillet procham. C'est donc un nouvel exécutif qui défendra le point de vue communautaire au ,cours des négociations avec la Grande-Bretagne, le ~an emark~ ~a Norvege et l'lrlande. Autre conséquence de la décision des S1x : le pres1dent Rey aura dans deux mois un successeur italien. Luxembourg conserve un commissaire, la représentation de la Belgique et des Pays-Bas est réduite de 50 ' l• et celle des • grands " pays de 33 •lo. La situation est surtout délicate pour la Belgique à cause des difficultés linguistiques qui assaillent UE périodìquement ce pays. C'est d'ailleu1·s la raison pour laquelle M. Harmel s'était fait le défenseur de la reconduction de l'actuelle commission pour un an ... méme s'il affirme bien haut maintenant que son seul souci était 1'in1érét supérieur de la Communauté. Dans les milieux belges on ne pense pas que l'un des deux membres actuels de la Commission conserve finalement son poste. Il est en effet diWcile de rétrograder M. Rey et M. Coppee est actuellement assez effacé. Le candidat qui tient actuellement la corde est M. Fayat (soc. flamand). qui présida il y a trois ans le Consell des Six en tant que secrétaire d'Etat aux Affaires étrangères. HA EU AH Plusieurs commissaires devront se « recfasser » à l'instar de M. Colonna di Paliano qui, sentant ve~ir le vent, vient d'accepter un poste dans l'industrie privée italienne. Qui partira, qui conservera sa piace ? Te! est aujourd'hui le grand sujet de conversation dans les milieux communautaires de Bruxelles. Lors des négociations du traité de fusion, !es « Six » étaient convenus d'appliquer une formule de rotatìon pour la présidence de la Commission européenne. Après Hallstein (Ali.) et Rey (Benelux), le présìdent de l'exécutif serait italien en 1970. Cette disposition n'étant pas incluse dans le traité, les Etats membres sont toutefois libres de ne pas la respecter et de maintenir M. Rey dans ses fonctions actuelles en vertu de l'adage : « On ne change pas sa monture au milieu du gué ». Cette solution ne sera pas cependant retenue, puisque le gouvernement italien s'est déclaré prèt à :faire des propositions à ses cinq partenaires en ce qui concerne la présidence de la Commission. La nomination Qui doit se faire à l'unanimité interviendra donc vraisemblablement au cours de la réunion intergouvermentale de Rome prévu~ pour les 28 et 29 mai. prochalns. UE Les « papables » HA EU AH Quel sera l'élu ? Dans les milieux italiens de B n•l:ell ~s . on cite volontiers le nom de M. Franco Mario Malfatti, démocrate-chrétien, actuellement ministre des PTT, mais deux personnalìtés « disponibles » pourraient le concurrencer. M. Sergio Fenoaltea, ancien ambassadeur à Washington, qui quìtla la carrière à la suite d'un différend avec M. Fanfani, et M. Carlo Russo, ancìen sous-secrétaire d'Etat aux Affaires étrangères, ancien ministre du Commerce extérieur et ancien ministre des Relations avec le Parlement. Comme outsider, O!} parle encore de M. Lionello Levi-Sandri, socialiste, et vice-président de la Commission européenne. La solution de la contlnuité prévaudra-t-elle à Rome ? Il serait, de plus, assez logique qu'un socialiste succédàt au libéral Rey et au démocrate-chrétien Hallstein. Mals les socialistes qui gouvernent à Bonn, à Bruxelles et à Rome n'en feront sans doute pas une question de principe. Hu it postes à pourvoir La réduction de 14 à 9 des membres de la Commission impose un sacrifice différent aux six Etats xn.emb.res du Marché commun. C'est ainsi que si le l nvestissements bruts e n Suisse 1969: + 6,3% En 1969, les investissements bruts ont atteint en Suisse la somme de 20,8 milliards de fr. s. En francs constants, ils se sont accrus de 6,3 '/• con tre 4,0 'l• l'année précédente. Comme cela avaìt été le cas au cours des années précédentes, ce sont les investissements d'équipement, principalement affectés à des buts de rationalisation, qui enregistrent, avec 7,9 'l•, la croìssa.nce réelle la plus forte. Contrairement à l'évolution qui avait été constatée lors de la période d'ex,pansion conjoncturelle du début des années soixante, l'épargne nette de l'économie nationale a suffi à eHe seule, l'année dernière, à financer entièrement 1es investissements. (B. H.) Départ de M. Mansholt (?) En ce qui concerne les Pays-Bas, le départ de M. Mansholt dont la politique agricole ne fait pas l'unanimité dans son pays semble acquis. Il serait remplcé par un ancien minìstre de I'Agriculture, M. Biesheuvel. Méme le Luxembourg changerait son représentant. Il est vrai que le candidat probable à la succession de M. Bodson est un Européen de toujou t·s, puisque M. Mart, l"actuel ministre de l'Economie grand- ducale est un ancien journaliste accrédité auprès des institutions communautaires et un ancien fonctionnaire de la Commission. Les membres restants appartiendront donc aux trois grands pays ; ce serait la France qui se montrerait la plus conservatrice en gardant sa confiance à MM. Barre et Deniau (de tendance gouvernementale), tandis que l'Allemagne maintiendrait M. Haferkamp et l'Italie M . Lev i-Sandri (comme membre si ce n'est comme présìdent). Ainsi, il semble bien que la nouvelle Commission ne comportera pas une majorité d'anciens, ce qui peut rassurer les Etats membres qui craindraient des initiatives intempestives de J'exécutif pendant les négociations avec !es pays candidats. Elar·gissement : deux formules Quelle sera enfin la longévité de cette Commission à neuf? n est évident en effet que l'entrée dans la Communaulé des quatre pays qui fra ppenl actuellement à sa porte va poser le problème de son élargissement. Comine il est impensable que certaìns ·pays ne soient pas représentés en permanence dans l'exécutìf et que !es 4 grands n'aient pas une représentation plus importante que les petits, il n'y a guère que deux formules po:;s!bles : une Commission de 14 membres (;rands 2 membres, petits = l membre) ou 18 membres (grands = 3 membres, petits l membre). Presque toutes !es délégatlons penchent en faveur de la première formule, mais certains n'en font pas moins remarquer que cette répartition accorde un avantage énorme aux petits pays. A entendre tous ces propos nationalistes, on pourraìt presque se demander si l'article 157 du Traité de Rome qui stipule que • !es membres de la Commission exercent leurs fonctions enpleine indépendance ... et qu'ils ne sollicitent ni n'acceptent d'instructions d'aucun gouvernement • est toujours respecté, si ce n'est dans sa lettre au moins dans son esprit? Pierre Collet = = rnica 17 maggio 1970 Un socialista alla presidenza della Comunità Europea HA EU AH UE HA EU AH UE Sulla presidenza della comunità economica europea il discorso va diventando serra. to. E' ormai pacifico che la presidenza biennale sarà que· sta volta affidata all'Italia che dalla costituzione della ~o. munità non ha mai ricoperto questo incarico - e il ministro degl1 Esteri on. Moro aveva nel giorni scorsi proposto agli altri ministri degli Esteri della CEE una rosa di quattro nomi, che comprendeva i democristiani Malfatti, ministro delle Poste, e Russo, ex ministro per il Commercio estero, il socialista Lionello Levi san. dri, vlcepresidente della CEE e rl'sponsablle comunitario degli arrarl sociali e il repubblicano Fenoaltea, ex-ambasciatore a Washington, funzione che dovette lasciare anni fa per avera assunto una posizione di pubblico dissenso col governo del proprio paese. Ma le candidature governative italiane sembra si siano intanto ridotte a due, poiché gli onorevoli Malfatti e Russo avrebbero !atto sapere che non Intendono concorrere per la presidenza della CEE, ed è signU!cativo cbe un foglio obbiettivo e neutrale come il Journal de Geneve abbia scritto mercoledi scorso che è (punto il momento di una presidenza socialista della CEE - solo l'Italia può offrirla, in questo momento, per le ragiOni di alternanza che già esponemmo - anche perché nella Europa dei sei vi sono tre go-. vern! dove sono presenti i socialisti, cioè la Repubblica fe· derale tedesca, l'Italia e il Belgio, per eu! la presidenza socialista è quanto di meglio s1 possa fare per favorire le imminenti trattative per l'en· trata dell'Inghilterra e dei Paesi scandinavi nella Comunità. Secondo le notizie che ci giungono da Bruxelles, la candldatura del compagno Levi Sandri alla presidenza della CEE sarebbe la più quotata tra l ministri degli Esteri della Comunità, che si riuniranno di nuovo il 28 maggio e rs giu. gno per prendere una decisi<>ne in proposito, dopo aver saggiamente normalizzato a nove il numero dei membri della commissione, secondo quanto stabilito dal trattato di Roma. Levi Sandri è infatti ben conosciuto nella Comunità Eu· ropea non solo per la sua cultura e dirittura morale e per la sua inequivocablle posizione democratica, ma perché da anni conosce minutamente, della CEE, problemi ed ingra. naggl. E alla testa della Comunità non sl pub stare per vntù di verbale europeismo, ma solo per provata competen. za economica e sociale, specie mentre sta per aprirsi una dif· !ielle trattativa Internazionale e mentre le :forze del lavoro p~~o per: C?Jltai'e. di più. l • • r!a •o :f. ~ • >- l· c 4-- li ti 'e ll e- p- 1• 'i- ,z. a- e i s ~~ .-----... • - . .. .,.....v -..l""a"" ~ J.IV&-1. concorrere per la della CEE, ed. è Si· che un foglio obneutrale com.e il Journal de Geneve abbia scrit· to mercoledl scorso che è g1unto il momento di una presidenza socialista della CEE , - solo l'Italia può oftrtrla. in questo momento, per le ragia. ni di alternanza che già esponemmo - anche perChé nella Europa del sei vi sono tre go-. vem1 dove sono presenti 1 so> clalistl, cioè la Repubblica federale tedesca, l 'Italia e il Belgio, per cui la presidenza > socialista è quanto di meglio • SI possa !ere per favorire le imminenti trattative per l'en· trata dell'Inghilterra e del Pae• si scandinavi nella Comunità. Secondo le notizie che ci giungono da Bruxelles, la can. dldatura del compagno Levi • Sandri alla presidenza delle r- CEE sarebbe la più quotata tra !a i ministri degli Esteri della 'o Comunità, che si riuniranno (1. di nuovo il 28 maggio e 1'8 g1u. il gno per prendere una decisioi- ne ln proposito, dopo aver saggiamente normalizzato a >- nove 11 numero del membri t- della commissione, secondo C quanto stabilito dal trattato l· di Roma. li Levi Sandri è intatti ben co. li noscluto nella Comunità Eu•e ropea non solo per la sua cul· tura e dirittura morale e per ll la sua lnequivocabile poslzioe- ne democratica, ma perché da p- anni conosce minutamente, i· della CEE, problemi ed. ingra. 't- naggl. E alla testa della Comunità non st può stare per •l- virtù di verbale europeismo, a- ma solo per provata competen. za economica e sociale, specie a mentre sta per aprirsi una ditst !ielle trattativa inteme.zionale u- e mentre le forze del lavoro il premono per contare di più. E' poi ben nota la passione con lf"Q CUI il prof. Levi Sandri diri· se ge, a Bruxelles, la commiss!o'14 ne per rli affari sociali, cui si è ora amdunto l'Interim degli affari iòdustriali. 1r C'è poi da considerare un ~,a· altro aspetto importante della 'e: faccenda, e oioè la necessità che venga. garantita una auto·r- revole presenza italiana al vertf- tice della Comunità. Se, gra. e zie a troppo elaborate alchi· la mle diplomatiche, la presldenta za italiana e socialista dell'ese· C\ttivo comunitario non pas10 sasse, la posizione italiana nel· IO la CEE sarebbe seriamente 1e compromessa, sia per quanto ,_ riguarda il compagno Levi Sandri che per quanto riguar. ,_6 da il democristiano on. Edoardo Marll!no. che nella CEE ha f- la responsabilità delle relazioe n1 con l'estero. ~Contro la oand.ldatura Fe· noaltea alia presidenza della n Comunità sl sarebbe anche .. espresso, con Rumor e con !- Moro, il gruppo democristiano al Parlamento europeo e sem· •· bra che analoga sia la posizio' ne degn altri gruppi democri1 stle.nl nazionali della stessa ~. Istituzione. Si fa anche osser· • vare che due o tre anni fa l'ambasciatore Fenoaltea non poté ottenere l'incarico di se. l, gretarlo della UEO (Unione ~ europea occidentale) e che an. ·- che l'associazione dei comuni [- d'Europa SI è espressa sfe.VO· ,_ revolmente rijtUardO alla p re·- sldenza Fenoaltea. Chiediamo perciò al p:ovemo una precisa 1 " scelta conforme agll interessi '- europei e a quelli italiani. So· >, lo se questa scelta sarà ine· 'I quivocablle e conforme alle l- prospettive di sviluppo della d regione europea agevoleremo l'opera cul è chiamato n consir- glio dei ministri della Cornuti- nltà. HA EU AH UE HA EU AH UE Intendono presidenza gnl!lcatlvo biettivo e •e- FIDIA SASSANO UE AH EU HA ~~~ Métbode à l'italienne sm:. •• IW'i· .sion Consequt>ncc des dJlf1cuJte~ df' iuil- poliLique wténeurr. le gouverne- él ment italien auralt beaucòup de mal nl a désigoer son candidai a la ,;uc- Il• cession de M. Rey [l scmble que et Rome aH adopté, pour co soa·tir. for aelle- une métbode asscz · subtile : lancer be> a). une série de noms allo que leurs pri, partenail·es tassenl uu cboix cl intl qu'ainsi lcs milieux poUiiQues il&· ten e de- liens soient placés devant une es- pou ral:, Jean pèce dc fait accompli proLes noms les plu:. Créquenuncnt mln e. en cilés au coun; du développemcnl lout lais- dc ceLte lactlque sonl ceux dc MM. l~ Malfatti, ministre des P.T.T. fdt>- nem .~v~: mocrale-chrétien~, proche dc M. l'ord Fan.tani et .de M. Sergio Fcnoaltea ce:; , ~.it.iollS falt qui a fait une carrlère d'ambassa- adma deur. qu'ru cc Jes r 1 s les ls sont !es mteux piace~ nt<u~ ·on trioo avance également Ics noms dc MM. caplt. 32 d Russo (démocrate-chrélten 1 el Levi pas r 'vit~ Sandri <socialiste! ce de•·n•er étant polic( ~ cettè déjà membre de la Commission. tions 'e. en PfC\'el ent le HA EU AH UE teJus de .lem>.C.), la ho~-~ z_ Un italiano, non un portavoce americano nei confronti della guerra americana al Vietnam. La vicenda provocò allora, negli ambienti politici, vastissime realioni. anche perché si vide in quel gesto di F'enoaltea - tra l'altro in ambienti socialisti 6 democristia· ni -una conferma del legame ombelicale che univa l'c ambasciatore d'Italia • agli am· bienti più retrivi della dirigenla americana. Vi si vide, anche, qualcosa di più: una inammissibile interferenza de· g!l Stati Uniti nella definizione dello politica estera italiana. Ora è del tutto evidente che un uomo come Sergio F'e•Joaltea è assolutamente improponibile per una carica come quella alla quale taluni ambienti del quadripartito vorrebbero destinarlo. lA sua designazione sarebbe una sfi· da, una prova di servilismo, un masochis'tico mcoraggiamento - e premio - all'insubordinazione degli altt gra· di dell'amministrazione. La si smentisca dunque - e subito - questa voce che ctrco!a ormai con troppa insisten· za. Per quell'incarico deve e.~sere de!!ignato un italiano. non un portavoce americano. HA EU AH UE HA EU AH UE Corre sempre più insistente, negli ambienti politici di Roma e di Bruxelles. la voce secondo cui il governo quadri partito intenderebbe designare il dr. Sergio Fenoaltea quale presidente dello Commis.~ione delle Comunità europee. n 28 maggio il Consiglio dei mim· stri della Comunità dovrà procedere alla nomina del sue· cessare di Frey. e - stccome è stato concordato che l'inca· rico andrà stavolta a un italiano - il tempo stringe. Ora deve essere ben chiaro. e sot· to!ineato con tutta fermezza, che il dr. Sergio Fenoaltea non ha i titoli per rapPresentare t'Italia in un incarico di tanta 1mportanza Chi è. infatti. Sergio renoaltea? Sino al 29 aprile 1!167 è stato amba· sciatore d'Italia a Washington. carica dalla quale si dimise per prole$1a contro le drchla· razionl sul Vietnam fatte due giorni prima. aL Senato, dal· l'allora mir1istro degli Esteri Fanfani. La notizia fu resa pubblica. da indfscreziont stampa. alla vigrlia di un viaggio elle l'ori. Fanfani do•! veva compiere a Mosca. L'accusa di Fenoaltea al governo italiano era. in sostanza. quela la di aver ammorbid ito L'atteggiamento di c comprensione ., ser . se. l l' BILANCIO DI 10 ANNI ALLA CEE DEL COMPAGNO LIONELLO LEVI SANDRI l imperniata sul mondo del lavoro Le insufficienze della Comunità nel settore sociale e i compiti dei socialisti e dei sindacalisti europei - Una proposta organica di riforma del fondo sociale Le sordità dei ministri del La voro e del Consiglio della CEE HA UE AH EU EU e spicato solo rtn coordinamen· comunitario, senw predi· sporre tuttavia mezzi adegua· ti per realizzar/o. Ha fatto inoltre difetto, ne! governi più o meno in tutti, a secon· da dei momenti - tma vera seria volontà polìtica di avall· zare assieme, sul piano socia· le, non solo a causa delle diverse strutture der sei Stati membri, che spesso Impongo· no scelte e priorità dlfferen· ti. ma per difetto di spirtto comunitario da parte de1 mi· nlstri degli A/lari sociali. fa tre, naturalmente, le debite eccezioni. Basti pensare al tatto che. approfittando della crisi nella quale la Francia aveva trascinato la Comunità, nella seconda metà del 1965, essi hanno rinunziato per ben drte anni a riunirsi in sede di consiglio ». « Altre grosse difficoltà so· no dipese dal limitato impe· gno comunitario del sindaca· ti dei lavoratori. Essi hanno sì creato organi e segretaria· ti dì collegamento a livello europeo, ad esempio la Con· federazione europea del sin· dacati liberi. costituita dalla CISL internazionale (cui in Italia aderiscono la u IL e la CISL), ma l'attività di que· ste organizzazioni è stata sempre limitata. in quanto le centrali nazionali non hanno trasferito ad esse sostamiali poteri; li hanno anzi sempre gelosamente custoditi, così come i ministri del Lavoro custodiscono i Loro. Si ag· giunga che f sindacati non sono sempre stati facilitati dalle istituzioni comunitarie, e precisamente dal Consiglio dei ministri. in questo maggior impegno di partecipazlo· ne alla CEE. Anzi. alcuni an· m orsono, vi e stato un pe· riodo nel quale numerosi mi· nistrt del Lavoro ( devo tuttavia precisare che ciò non si è mai verificato per 1m ministro del Lavoro italiano) st rifiutavano di prendere contatto con gli esponenti sindacali, al livello comuni· tarlo». Queste sono state e rlman· gono le insufficienze della CEE nel settore sociale e Levi San· drl ha avvertito l'obbligo di dargli la precedenza. Ma qual· cosa si è pur tatto, ed è sem· pre Levi Sandri che ne parla. «Malgrado le accennate dif· flcoltà, durante il periodo itl cui ho avuto la responsabtlltà. del settore sociale ~tte le a· :tiont che il trattato prevedeva sono state tradotte in realtà. Libertà di circolazione per i la· voratori, coordinamento det si· stemi di sicurezza sociale per i lavoratori migranti, interven· to del fondo sociale europeo per favorire la riquallficazio· ne di oltre mezzo milione di la~ora~ri disoccupati, deter· to HA ta UE BRUXELLES, l. Dopo dieci anni di intensa attivi· nel governo della Comt(· n!tà Economica Europea, che riconosce essere statt «pieni di interesse e molto spesso tonte di entusiasmo », il com· pagno Lionello Levi Sandri ha partecipato stamane alla cerimonia delle consegne dal· • la vecchia alta nuova com· missione presieduta dall'ono· revole Malfatti, e torna a tar parte del Consiglio di Stato. Fino ad oggi Levi Sandri stato vice presidente della commissione della CEE, ma con la designazjone. da par· te del governo italiano (che per rotazione aveva il diritto di tarlo) di un ooovo presi· dente della commissione, al posto deU'uscente belga Rey, nella persona dell'ex ministro delle Poste Malfatti, era evi· dentemente impossibile che due italiani fossero presiden· te e vice presidente del gO· verno comunitario. Cosl Levi Sandri giustamente si è riti· rato, per non arretrare a semplice membro della com· missione. dopo essere stato il candidato del PSI e di tut· ti i partiti socialisti europei per la presidenza della Comu· nità europea, e noi pensiamo che riconsiderando da !onta· no l'opera svolta, mirante a fare della CEE una struttura dei popoli d'Europa e non una macchina per ammoder· nare la logica del profitto. il socialista Levi Sandri rtuscr· rà utile - come ama dire parafrasando Robert Schu· man alla costruzione di un'Europa unita. indispensa· bile al mantenimento della pace. I eri si è svolta a Lu.ssem· burgo la cerimonia simboli· 1 ca, di potente forza sugge· stiva. del primo contatto con 1 l'Inghilterra e con t danesi, i norvegesi e gli irlandesi per il loro ingresso nella CEE, ma sebbene non aia dato a Levi Sandrt, con la sua gran· de esperienza comunitaria, di svolgere una funzione deciSI· va in queste tra,ttat!ve, abbia· mo trovato lo studioso e il socialista che guarda lontano contento che questo traguar· do sia superato, Levi Sandri è intatti convinto che la se· conda metà del XX secolo sa· 1·à caratterizzata anche dalla costruzione concreta dell'uni· tà dell'Europa. e che la Fe· derazione europea potrà da· re un nuovo corso alla poli· tica e alla storia del mondo. Quella che tu definit4 la « piccola Europa », assom· mando i britannici e altri popoli di profonda tradizione democratica, è ormai - pen· sa Levi Sandri - « la sola di· rnensione che possa garanti· re un sempre più elevato progresso sociale ». Non vi sa· rebbe speranza di salvezza e di sviluppo sulla via del socialismo se l'Europa non sa· pesse tar sentire una sola voce, « se rimanesse l'espressro· ne velleitaria di una plurali· tà. dì Stati che si qualificano sovrani. ma che. se resteran· no separati, diverranno necessariamente, a scadenza più o meno breve, feudo dell!tmo o dell'altro supergrande ». Nel corso di questo nostro ultimo incontro brussellese col pro/. Levi Sandri. srt due lustn di intensa attfvit(l eu· ropeistica. svolta con animo d1 italiano e di socwllsta, non potevamo che chiedere aL nostro compagno qualche ragguaglio sul settore sociale della CEE. di cui ha avuto la responsabilità in tutti questi anni. Ed ecco la sua rispo· sta: « Le difficoltà incontrate nel settore sociale sono dipe· se, anzitutto. dalla mancan· za, nel Trattato di Roma, di disposizioni che permettano di attuare una vera politica sociale a livello comunitario. Gli autori del trattato han· no riservato la politica SO· ciale alla responsabllUà dei $àngoli Stata e ne hanno au· AH (Nostro servizio) , t sono state molte nell'Europa comunitaria. ma vj sono state anche tante realizzazioni che hanno già. trasformato lo stes· ~o sistema di Vita degli euro· pei. Sono profondamente con· vinto che l'unità dell'Erlropa si farà. Ma perché essa ri· sponda alle nostre aspirazioni, che sono quelle della gra11de maggioranza degli abitanti dei nostri paesi, dt un vero socia· lismo basato sulle libertà ci· vili e politiche e sulla giustiaia sociale, occorre che le popola· ziont, e soprattutto la classe lavoratrice. si impegnino più direttamente e più a fondo nella. costruzione europea. Na· turalmente dobbiamo presen· tare loro. come finalità da per· seguire, una costruzione euro· pea capace di soddisfare le lo· ro aspirazioni e i loro biso· qnt ». «Occorre infine che Il nostro partito e f partiti socialisti de· gli altri paesi non consideri· no Il problema dell'unità eu· ropea come uno der tanti prO· blemi internazionali, al quale dedicare attenzione solo quan· do si tratti di votare una mo· zìone in sede di congresso o di convegno. Costruire l'Euro· pa unita rappresenta invece, ormai, il problema fondamen· tale. Quello che condiziona tut· ti t problemi economici e po. litici della nostra società. Un vero impegno socialista euro· peo è la condizione prima per· ché l'Europa unita che sorge· rà sia veramente l'Europa di tutti i lavoratori ». FIDIA SASSANO re rl rl te n• P' li C( z c c tt a. % 50 eh dc te si d Cl v c , , • c r ! J: t _ . _ __ , -· ciale nv rrsermuo Ta politica so- -· ~ ...... wnncaro per un alla responsabilità del mtrlistro del Lavoro italiano} ma &ebbene non sia dato a 1singoli Stat> e ne hanno au- &t ri/lutai}(Jno di prendere - - - - - - - - -- - ,-, Il Toro lngreuo nell4 CEE. confatto con glt ISO:IS Il U03 110dYN IO 0:>1~ AH UE HA EU AH UE lP EU 1,. espon~tt sindaca/t, al livello comunitarlo». Queste &ono state e rimangono le tnsuf/lcienze della CEE nel settore sociale e Levi Sandr! ha auvertito l'obbligo di dargli la precedenza. Ma QU4lj cosa si è pur /atto. ed è sempre Levi Sandri che ne parla. «"Malgrado le accennate difflcoltà, durante il periodo in cut ho avuto la responsabilità del settore sociale tutte le a;2ioni che il trattato prevedeva r< sono state tradotte in realtà. r fl" Libertà di circolazione per i la- ri voratort, coordinamento dei si- te stemt di sicurezza sociale per t lavoratori migranti, interven- n< to del fondo sociale europeo Pl per favorire la riqU4lificazio- li ne di oltre mezzo milìone di c1 lavoratori disoccupati, deter- z: ' minallone dei principi di una s politica comune di formazione t professionale: ecco altrettanti ç compiti che il trattato preve. c deva e che sono stati adem. 1 pjuti. Attraverso un'ampia se- c L· rte di studi e di inchieste, di li riunioni parttarie o trtpartite, ~ di seminari, di colloqui e cono ferenze, sono stati poi messi ' i a confronto i sistemi sociali àet set paesi, ne sono state , messe In rilievo analogie e dlf· ferenze, si è favorita un'armonizzazione che ha già cominciato a manifestarsi in diversi campi, soprattutto in quello della sicurezza sociale. Da ultimo st sono gett4te le basi di una politica comune dell'oc' cupaztone, dell4 Quale il fondo soelale, riformato secondo le proposte fatte al consiglio oltre un anno fa, dourà essere lo strumento fondam~tale ». 111 concreto abbiamo ancora chiesto a Levi Sandri sUlla riforma del fondo sOciale, a che punto siamo? « Della necessità di una Titorma del fondo sociale - ha detto il compagno Levi Sandr! - si parla dal 1964. Anzi già allora avevo presentato al cor1stglto proposte cor1crete di riforma. Dopo armi di dlscus1 sione esse vennero insabblate. Un armo fa ho presentato nltO· ve proposte, e alla conferenza dell'Afa del 110vembre scorso i capi di stato e di governo hanno riconosciuto la necessi• tà della riforma. Pure i ministri dell'Economia, in seno al Consiglio della CEE, hanno recentemente confermato tale necessità, al fini della stessa politica industriale. Ma t mi- • • nlstrt degli Affari sociali continU4no a rinlliare ogni dect' slone da una seduta all'altra. Il 25 maggio hanno rinviato al • > 26 giugno, poi hanno annulla- 1 to tale riurlione e hanno rin- 1 vtato al 27 luglio. Staremo a vedere ... 11. Per finire, come soclalislz abbiamo la coscienza a posto , in tema di costruèlione dell'Europa? E perché rimane tanta sordità, Ira la gente, sull'Eu· ropa unita, sulla dfa.spora naziorzale del continente, che se per l'oriente e un bene, per' ché evita lo schwcciamento nell'tndllferenziato, per noi, tn occidente, è un assurdo e un motivo di debolez:ta e dt , stasi? > «Le delusioni - cl dice anIC()[a il WQ/• .t~ Bandrl - IUBW Hl :aiJHliSJat HA _ • IlOdet rRESIDENZA COM!'.USSI Oirs ::'JRO?EA Presa di posizione \S~ \/Xt:LL E. ) ~ oc ialisti belgi . z,_ Il ,Partito Socialista Belga, in una nota che appare sta- mane con rilievo sul quotidiano del Partito "Le Peuple 11 1 sottolinea l ' appoggio del Moviment o Socialista belga al socialista italiano Levi-Sandri ~~ota del UE per la presidenza della. Commissione . Partito belga che , con il Partito Democra- AH tico Cristiano part ecipa al Governo bel~a , ri co rda innanzitutto come i socialisti belgi siano d'~ccordo sulla permanenza nella nuova Commissi one del sta dei tre paesi del Benelux. EU socialista olandese Mansholt , che viene considerato rappresentante s ociali- HA D'altra parte i socialisti belgi ricordano come , dal l a sua esistenza , la Commissione del Mercato Comune non sia mai stata presiedu- UE ta da un socialista e ricordano la posizione già chiarament e espressa nei AH giorni scorsi dai Partiti Socialist i della Comunità che hanno richiesto l a presidenza del Mercat o Com1ne . EU Sottol.i.neando come i l GOverno belga terrà c ertamente conto dell ' opinione del ?artito Socialista belga ri corda~ i meriti di Levi-~andri anche come responsabile della HA l p~litica sociale comunitaria. (J l~ revendiquent la pré$8dence AH du ~1arc~é commun UE L•}s socialistes HA EU AH UE HA EU On a appris hicr dan!l lf's mJ. Ucnx du !\tarché commun que Ics partis !rocialistcs de l't:urope des Six rl'vendiqucnt 1:\ pr ésl· dl'nl'e du J\Jarché commun. t::n effet. dcpuis son f'Xisunce la commisslon du !\tarché com mun n'a jamais été présidée par un sol'ialiste. Il scmblc malntenant al'quls 1 que M. Sico l\lansholt rl'préscn· tl'ra Ics socialistcs dcs trois pays bénéluxiens. Il f'St donc JlCU proòable qa'un !.Ocialist<' bCIA"e ta sse partic d'.! la c >J:. ;.tiso;lon. Enfin, il est ccrta in que l'lta· lie proposera le maintien de Levi Sandri q1ù dil"ige actucllement la dircction gé nérale dcs Affah;es sociales. l .a. présidenee de la comrnl!l· sion pourrait donc ctrc coufiéC' à. J.evi San•lri, socialiste lta llen qui a lrs fav<'urs du mouvemcn t socialiste bE'lge. l.e !l"roupcment beige cn tien dra certainement eompte. _ __ _j IL COMPAGNO ~IDATO LEVI l'-\"' 1 # r---- PRES~ENZA ALLA '--- .,.... ,,.._....., ~ vcar'2 Qu Urz sociczlistcz p e r i l JJfEC .. ... ~· ...., ''... p ........,,. nt.l:l tc voru t •f•j.(,.-"1• 1'nOih (Il o'",.. on. olorn.t Mo- «CO.,..&-i. ...,._. .,.,.o. n P'r"OI. 1>.-:-t....,.IUe, pot.eh._., quoe•U non AV<f"UO volt.. lto '1'nCttcore in. ~:::.~.::;o:',•l:t.4.o&-:.:._1,.J~"7:0one ;; ........ ..·::! _...,,...,.,,.,,anl L a .,.o,.a P delt•• Ru,.r·Jo ..., ,.,...,. ft <!Oft"'.PY~rl.,...,.a. l'~nt/a.ta.t. t (;'l,. ~ d-tol • di ar- ~,,.~&,.o OOVCii'Y"'nO ~ Ru•ao. ~.:.: .,.,..,,Y"i"u~:ro C'o_ n 'f..n-torcfo #!>•t~•o. I l ,...,_..loll•to :C...fon.,..Uo .1-...-of'U' Sa.raa,.l. •''c~ J:)T'~..-fd•-n•• a .... ua. CI!:F: r .,..,..po.,..abfl.,... co..n,•n-ttort.o d•O" .A ffa rf ~oe--t nlf , U - .,..,.._ ou.bbll.,.,.•-no -""rnon.lt4ro-. ~.x ,...,.,., ... bo,.C"fator.,.. o w.-..ehfnuto...-... , ,_.. ..,_ •le>n_.. eh• d.Ot•t!r-t• fn.ac-fa-r• on- ,., o. ..... o VI In In prr au.,.r a •• u.n.to u-no. po•lrto-n• d.t pubblico d-t.•C!'n&O MIIJ><"""f'" <"h~ ..,.JOt .. COt'l('f:JrTf"',.•f pt'!r '" t.•vo QU..,U<- U •t...:.tal•. t.raa~<n·t.~ fi\CC08U O ndo la .:-1- DrlVAtl. n'lo OM•t d l r~.·o n\.-~ • d un ii!J.roaao no• t.r.. q..-Ot'\On-tta chq c:<u~•.is\.e ne1 l 1.rt»CftC"O do11n att•llda t\1 I'I"Hll'-Z-0 Ct6 nvvlqn• g«-r duo rf'•alonlt una tn ,.. ••uu"'lt <" t.rlt invè!'•'Un"l4nU por tnfl•ft•t.rvttu•·n •• •·Adate errtclont.q 11 i·~~r)'tn~ ...Q~.:~ t • e~o~!~~n::r s~~ :.r;,~: uv" o•••• n .... atont. ooo .. lt.o nC!' .. •un~-, d•vo fllud~ r Hl po,..•nno r--tn\..tnotnrn n l l a t.1•n•pr·u·t.n lo<-all o nott eH ru ... 1 .... ~14n0 c,...,. A u1 .. .,or_,uo co•-r•n t l JOUI*• Qonève ubbl.o ~tt::roUt.o J:J che • tHr~Y•to f t n.cu..c..-olc l."hct-UQ. Pt"-Ò •-co o/.frt.,.&a.. '"' dtdo.t-ura d4!1 oun. C"OTt'I-I>UUt'lQ pr«"•tdrn..ca , ..""ouo d-& u 11111 •no:ooto norrt-tul• :::nunt•ro <ff"'l ."Kt.UVIa.,....-nt• a .a::ot.o --.-n,_..,.,_b-.,..t .-... co-....do noo.eo d~llo- tr Con'f.,...lllfiiiOf"'~"• q -ut'lnCO •fo.bUHo - do l Tr02.Ltc'lt:O dC Ro"'a L-evt. .S-u n a r l f-n./·o r:t•- b,.... .. co·•-.o8~ftf.-t-O '"'PilO Cc:tn"t.Uttfttt '"'-" "' T"Q'P~Q. YJ-0"•o•o ,.,,..,..,. In •••a ~(t-ura cr dt-rltt.urct '»tO.,.Ol• ~ -p.-... &a •-uo lt'U'!()u hJo~at-lt('O po.--l%tOYJ.C' cl<t-'Wtocra.t-f~o • .-,._a p.-r .. eh.~ dO- a-..-n.t ~QY~n,flr• •nln.t&llft• """~rt.t-,.. d~Uo. C::EX. prQblrl'P'ff ,- * 8 nlla t~~tto. drtla C'o.,......_.,_.,..._ft<t non • f pub tlfOr"~ Pot"'" t?frt...f'.t. di v~.,.t,uc.,. ~lt't'OP.,.•"•no. vna ....-olo 'J)&1" "Dr'Ovoto e on•P ~· :t..cr...-ura. C!Cono-.n.feo. •to • 80rlal~. •z:,~cfe .,,..cnt-f"4'! J>r-.o c--Qnrth~:t~nl ln t.~•·•••• c;o<UTH-,nann dt'ol ac-\tQro~ o df"-1 hnnno •u•ctt.at.o la re-Antonaroll auua s:>~o dc-l col'n"'aa-no SAnti ,,u•ba,..o • •vta•t.nlconch.ttaa l._.o lando .-p.er- .~artteo con~"'•""'on.,. H"nl d•l t •• • , ano t,lt.O tttu•• tn at.t.o•• U t.on'ta;. u•, c:tt oro•••rno che • R••lonJ. • PQUt.ica •rtl •• t:H.I~Ifd n,..,.,.Of't•O. .,,..("' ._., «<' <"h~ u t·O~JXWono ,., .. .,._ ·~ .t--oe-of W 1\o'fo.,..ttno, Chi" CI!!Ji!: ha d«!>ll,. ..,..,..zo- 'P'fetln ,..,.,.t.,on•o-b-tUt.4 .,a-.......--on. ,.,...,.., .. o . la .so...,_c:f_,..,_ QUI'IY'ItO -ri""UQ1"'1(J.Q. U Q"-. Kdocu••d.q d•ff'lnc..-t•t.lnnoo E n<f"l. ? » 0 - ~~·~;;!.~~~~~':--.!',';.' J~,-.. è.,~,~m·~~ "",_.,.,,.,,., d r l l o Cotrn.u"l1'4 •o.r4 " " ,,.cl.-.,...q. qtt••to ,....oro ,_.,...,.. _ utudlf'"h#" .. ,..bb~ l"out:nr-t'l'd con• ~•u••totn datl"ltolla ncr c«Tn.,.. ..--ono•unlfu-rto • Contro l a il"Urtdtd-Ot. uro ,._._ .-a_,.,olf.,..d allo -p-r._..,..,-<f,......_~o 4.-r-f:t:.a ( ..Off'lunftO • l _..,..,.... btt• O.,..._Cil .... #!• I"Oron. .. ,..,...,.,...-o. Moro. f f r• 94'!!""~~6 ~c:-,-ttn. l! IL'f"O .... Uo&(u•t.C. t.tQ TO Solo tnf'"(l-'f'l ... R._._""""'"" uruJ,,,.o .,.. -,o.,.tO~I("n.ta d~Tnqc-rfNt,ono al 24 o 1.<> .. u et o n Vl ... to l"tr~t conto..,.,...._.., <1-l 1.~ P""t.l"''-'Uto~.J)VO d-,..llQ .,..,.. ... Jl!'ID.JA U'J'Il' ~t.(d eat<' L d.,.r( co. 8 A 88AN0 SETTE GIORNI Set:t:ima.:r~.~ #t ~"Pr.-to -ra-.,.e (ft<Po(" c:hr lo, •oT"~bbftf n•~••<r.. ~ di '9n.unt.tt') • •tallcn·•(l. ...._~un CEE cr-rta--r-n«--nt.. co7n-pro•fn ,.-,4-r o-unnt.o ..-to-uor- POAI•iQ>n,. t<U• xe~t tu. a vocab llf:"' hLt.,....,.••~~ttool et• ropen. (IO<t!VD~•·ran.nu J,"O"t>Pra c:--o• ~-. chtc:nntafO> l t C'o,., ... riOILo <J•i Tn-f.,...(•t rJ t',lvllf'l Co• "Pno.-o do. alcri Fl- lo·nr 't:r.•nU . '9J.On la C CI...,c:ua<:trca U ,.zu.~Ul t.1 nf.on.c: .JtUC)<tf-1'1.(_.,..4«-Se' ..,_,., c ( l uus t 3'9~ttivr l"«Tnb«•f"-lC:ffO-..C:O J'o~<l!!-n.OC:lllC.«!-0. -,:)T'itJO d i Ut•Ui lt,4'CI./i~O. QUOii-fi.c:-t.r- Po.rla- tn("nfO ,.urOJ)""O r • .,..,..,.,f>J"a ~J:I~.,.. anal<u·_,o ,.,o la po.-f.c-lo-n~ d~,;,LL ;~::,~oVt"J~}o.~~-;~~:~·:J::.r;~:: .-.,.. SI Jo c:rnr"-• O.ft-"f!!ruorc che: t'lt•,. n ,..,~ n ·n.ftl l a l"a..,....a-D~c:i a IO.,..,. F••noaltPt:J_ ne>~• pOti" otl'l.,.u·a-rlco d i "~".,..""'"0: rlo tt•lto (.11!:0 rrJ••1o.,... ,....__ rO).u.. n. O("c-ldf'"n.tol,..) e eh• In ,.,,.,.,.a Atflttnclurlonr.> dl"f- carnu- t.,..,,,.,....,. 0-,>?"f,. • • b~-c:L/<..'-·~ Kt-. ...... ......... Qu-:'11• <Ch • c:l etA Ali.-. ar>ntl• di 6 at.at.R u .nn •~• t.l.,...nf'IA n~· rn ~r 1• noRlra Dor•• e h 'l't ha %"e,;tl •t.rt~at.o _pordlt• no_., lh•· -v-J au tutto r~a .l"<eO d.,.l t ltoU _puot.•tl. ~ V<Pn<.llt.e tnC8tll '"'-' .. tran rctvt no nndRt."!> c:r••<l"rndo .rnentra l"••• . rolrnc-nto da pnrt• d ol eorop.rUt.oTl u rl•ult•t.o •C!aaa"-•O e eolo • pr>t:! ·~•d vJo via dc-• Cl"e.-eel"tll. "M:ullvo~lont d•o r · d-Lno e<l"onoft'ttco lnt•rno .. d ln\.~rn••lon"'J"" _,. c;•aLUU!• trn - t:n.<t:d.lat.o d"or"dlno. J"Xtr co•' dJre. t.-e<enctc:o hDn.no ot·ontrlbul\.o aUft d•tc- rn,l. nh ~lo tu:r d•1 c~non:~teno oea• ••"'O pr..,oc-rupn.-:tonl ~tn •~n tr u• . ,.. ,_. dc.a.l ..-nl~l•t.ru d~ttJ Tc.••o • ro r')C'!I ..,_u.o <tJ•u.:o~,..() •IlA C'A• Le auoJ nn"ert~Ana e rn.~rn 1 n>t""_fCfe't.lv~ ctt d.,...u·••c-on ot'nl• l~ «"Onatvntur•" n-.nltt T"'Mnttl ropcooJ h•nno ''"'flultn. n~n ~u· •<l .. lo p •lcoloylca"'e-ntca, •ul1 n t'H'>• • l:rA _ :.111 C'" h • unCC)or•• rl no a r ~ '" clthn u ru oato al un -rott• n tua ....,....,.,, ............,,• C'c-rt dii\ l , .. , .. . r .. n • ~~:. ···4•t -· .... ..."" (J h <'<> . .. h lulonHt.n po• Jt.Jvtllo...., .. nt.•. J1 ,.._ubllo dn Wo.U Street .. d t:oJlo Stock H:xcha.,-..,a• t.~a<:ollo r~-., l L<-e......? L .~.<ICI p e aggn il dopo pro nzo b1JIJQ8nA 1'\0C'<C'"Ait.A pei C:l•f•:!dt.<t"PnO "U•• o. pr~c••u QLI .........................................................................................................................................................................................." aeat.lot:te d'--lalt• rno ~rnda -praararnrnnztonn l• l.rnp-po Ubur-u 'P.,..,_.,. oov~ -,...,,._o c.o..,•fo...--.n.,• a EU t'"h~ prlvfttl. nr-..t f' l f• 'f.ICftQ(f.. V ()'l"U HA ~ l$ L•t•f d.,.Uu ~u-wo.,.ttbe tn. p4Ct.- Qtf..ototo c.-woo ' .-ntnLitt.,.... drull E•tor,.l del · &-a Con-.unlt.d. eh~ .. t T'lt.. n.f...-an- C:&l'= Il c.'lt:»f:14H'\lt'Ut'I'UH'"1'-0• l t f"'(,'t ... 1'10\,lCHi'-~•'-'QLt;\f"'l COn"1 ~-. Vf'u'\turtnt. '"'"""1"0 purt~u:.l_p.c (Jof'orh\ftlvon dt110rl •ti•G,'nt)ll.~ tt1 una '~•Oh ~~~:n{i~~o~i:rf:..r;•:;""',.!.~t;'~ So...,d'l""t. t~,·a~ Funoa.Uif'«. c:t-l pr,.._,,<t.- .-. ~o Ctalfono o- .-oc:ia.U" ' ' ' (tt>-lt•,.,.,.,.,._..,,,.,o C"'01"t't.'tf..-n.tt.arlo $T'eu-ad~. l"It.a.lta • ti l!J('OI.{IIq. PI"'Y" c-u.l lo p-rf"'#ld•»-*"- •o eta ... t-t.wt4 • Qu.t.ualO <Il .-n•oUo MI Q .. oltc;»lln<ftft t'HlO r'alfi .,,.,XJ... 'h-C ~~~. ·~;;~~:.'ntQ~1t10 ~~ln~~!~~~t t.~~! lldl\ (1.,_.,._, t)UC - •oe.toU-I!If-1. cto<t t~ Rrpubbi&-("'U :fede.,.aL-e t•d-P4!fca. d o u r a.dd• ... ut.u-woo fl "oua.,..,.&-u t> a. Olr('O•Io- ttrd1 .,,.uuH."n\1 dot1..-. n.rfJAnt-x..:..tudon\ aln1h lo a to~J .. COJX... t q'-aall hun.no o"- \ Q(lo.'f"CI.,...t·ftn u:?'t<&. -.,uq&t• •--*c'l. ,..,_aUana ut. 114tY"U~• d.-..ua. Co..,.,.t-t~nit4. S<lt .. orta1i!t• (.1 tro~ 4-1--A:f-..,.,.o,_e.e co......ultr••l<n't.l dlpl-0...-n.at:fche-.. L~ llltt\ .,..,•cnn-•••'-c.o. opii!I'T l .r "'0-f,IOt\.f. tti u.tt. ... rtab.Ytz(& ,~hf! utd ....._,.,.....,.,.,.._o - . tJ.nChte V'l!r"Ch.<l!o "-•l• t"Eu.:rcn:~oat.:leiL .S•t v i •o no ,,. •• Qo-v~rnt- dou• •oflo p?n~t""'-' ,. to. d~l.l"lnohtU.rT"-ra. ~ d,..! P.-:.ott•l. .-ccu..ctt-n.ca'*.)-1 -nello. Con-t.u.nlt4.. S~t.:Oncto le!> not.ta-u!· Ch('O «· l olu.-nuo-nc> d-:- D .~.,.Lk#t ra ron.- »t!!r..,. "'• <1'1 ()11-l'tr\.-f•alo..,~.o tu ?Jt~l~r::~d'.-:~ ..!~f:.:-'f:':.f!'~!!: :~ì:t,~:~ a~',tou~c..r.,r ~ •:·~~;;~~ ehe n~ t."\..liC'!t. l1 v.-. lA <."~t,.tlt.uxtnna dJ una no U«.•1tLU'\ft C1ol t.r•a .. po,·l1. • n t o d..,l <"O""P"'M'"n •uu"'. c:a.,.elUnl nt.o l t.c..-nt rulfttlvl hl t.ro•t>O-.:"'t.O n'l~~ h••• .A_ff,.,.-& ~Oo<"'lal1:. ""'-d t~~L ~ o -rea t'l(11J1unto t• - -t.utt.triorn- d:-41"0ii _A-fIO ,., fndtUI( r'fRU.• c•;, VOI t/o<a co..,.lcl-ctt"eu•c "'.t.n. tt•anl• oblPt • fn.Q<Pft-n.o.npl. prtv.t..o IO la ~f-flflf-IOYU• con. CitUl U p'rO/. L,..ttUf .SO'YHLrl dlT'"t:UIP• Cl- J3r-'«-o~~t- naercolecu. OVC'r Bon.~c-1-.-a,n a.-("Ondon(llo <tJ do cçt CEE. ~:c-e.i~:o tr'~r~;;~;~~:.~.,. d~;: regionale iJ pubblico .-. li oli 1~11 1!fl/10 es ./C•Lt.O .,..,.~"'ld~nca n.o S TV D I CCI L •era__l o Qotct,;t. due. ht.:a.:n.nO "Ylof~1'-.<l0'11Q tko..tt-vo EHt~ri .a.<Ot. ,_. 1\'ft:ll/Oifotl .nfl.l auova vroJ)OfttO aol.i ..-.tt-rt otnfnt.~tt.n <.l•UU SHt~rt d-olla CEB: -u.'f'lU ..-o.-a a& ouut.t.ro fto-?nf.. dopo ~adu t a. la ')'>0.88-fbflttd di d••JfJ»--.Tf•, 'J>c'r"r QU,A.Jil't ('a _ -f~<n. .. • ton.-. U 'PT',...Ii!hl.,.tl&é d.rll." IRT. Il ..... tdoc.tcr """· ...,...,,,...,,,,.., do(IU <ti t.o cc:ute-1-ru•t.o-n.• ct~lla. Cr.nn.un .tr.tl non. h~ n..n.t '1"-tco'f>C"',.,O o••"~tto f'ta.cu.,.i.rc- • .- <tJ. QaUl• <"h4• fUt nca.t:lve- f.c.uua....._o ""' •o.-.o f-n.t.nn- 01'&.0T<"lJoOlf ....,. \\IUtlt UE che l a 'llOCI,I-tco dellu .,.._f d•EJ:urOf>ò- "'' ;. ~•P'f"~ltHO. •J« .. vo,..sovolnl-<rn.t-e o.tlo ,,...,..• .,.,tdfl>nMO. AH o~a.t ~~ .. !!~:~o~'c{{~c~e....,~;.C:!~u~a :t!~: ::nt~~"' :::v.:.~ ~~r~~ob':T., ::!~~ UE ft:• .Yt-.:t.o. };n•t•••ct;o,...,-,_ bjto'h..,.•ttle •n..-4. Q1-4-cIH<& 11niU1. hffU.tat-a aU."Zt.aUc- - Est.er• d e gli ::taalaù~t.r·i 1 AH .... ~· a g.,_a.x.cll4.•K a g.i.ugno c:o~nv,~~ga~d:K:,~::'o :;,~~;;; EU . ,8 ,s ... n~ P'r••td.,'fl;u.a. d ~Uà Co.,nu.<t-...t..4 "'oo-.-.o..-n.lca. é!'«YO))t!a. '"' d,,,.o-r•o va dtve-n.&a.ncso _..,.._ HA .28 n1nggio e Il n- Con•uni Li\ /7-v~ __) ! ,. - tt , ,, • 1 , t) git Pagina ~ - cAvanti! • SULLA DESIG~AZIO~'E ITALIANA SIDECIIIE ~I ARO!IA' Occorre un uomo di prestigiDJ alla presidenza della CEE HA EU AH UE HA AH EU t'mmu~mi~n~ ila~an~ mAmtta~a UE li compagno Levi Scmdri fra i candidati .l UE HA EU AH UE HA EU AH RICHIESTA LA UBERTA' PROVVISORIA PER t ---- -·-··--- ........ ..........----------~------.------,...._----~ JOURNAL- ZEITUNG: IL SOLE 24 ORE DATE - DATUM : _ _ _cL ·'_:_I_ · ~)0 =...·_ _ _ _ c.:>7. CLASSEMENT-ABLAGE: -. GD }'{ .. A /1 PAGE -SEITE: r3 A -AN : .:._ k~t"_·._- - 'j ~ -~~-.,. -~,.·~~H~~?'":'':V""":~"f(T'~~.;'W"11"'".~.J.:."tfr':r-" In vista del potenziameuto delle strutture CEI~ \ .. x..;:-:.'-'~~~~~...A.:.t-"-....c.-~._~....._~,'-J G'!.1::':2~'1r,:~,;1&!)7: ~~:v;~~,~~'!"!, ·Z~......->"~~.:~..r~·:...~·-:L..\ _....~.;;...:_ ( Qo u~ ·~ JJ Jlensa G&!a I,.'!J 01·rna UE deUa c.am-::nissione ]ry0'EC (i'OSTf,o SJ:R\ !ZIO) lhux.:lles, 8 s:cnnaiu AH AD EMILIO COLOMBO· LA PRESIDENZA DELL'ESECUTIVO? l quasi incnntt ollabik. Sembra però ,·c·ro'lmtle cile si facci:t il minor llllmero po~sibilc tli !>OstiiU/iOill. A Bruxdlcs vi.:O<• dato per certo eh.; r>•r l'lta!ia s;.rcbb.:ro wnfcrmati il \'ice prc,idenl<' Lc1 i·Sandri c l'on. Martino, m~.onirc l';•r~ha~c-i:Horc Colonna las.::crcbbr Bnn.::llcs pct· l'ic•n11':\r·c in ItaLa. HA EU AH UE HA EU Dal l)l'imo lttglio J'l'Os~imo, i qunllot·did mc:mhri dcll'atlua. k C'omrni~'ione dci .\!cre-do .:omune do1Tanuo cssc:-c 1 :dotti a TlO\ 'C ; in nltre dOI'rdJhC CS~C· re nominato un nuo1·o pr,·~i· dcnlc ckll'b:l'cuth·o curO!h'O. Il probk:uct, ~ehb~-nc non ri ullìci«ln1 -n:c: sull'ag, nll:t c di Per la Gcr;n;~ni,,, ~et·onùo l.o l;woro ckll 1 CE::: - 1.1 com•J;:. ICilZ<t T't'~l<! ai sci CO\ ,'l'Ili , ·- « Fr,lnkfu: ll'l' Allr.crncinc z,•j. i; tin cl:l or.t al C<'lltt·o cld!e tung •, w ttC andrehbc Hclidiscussiuni c cl.::lle ~p...·ubiio- Wi!!, m<''l li'<' 1 cstcrchhcro I!;1. ni nc•gli ambienti cnropd. p.;r fcrkamp c \'on dt•r Crod)C'I, J'imporlrontro ~cmp•-.:: più I!I<ln- a meno eh,• i lihcra!i non prc· ctc elle ass'tm.! I'E~r~~u1i\·o di ll·nd;,no uno dd due posti Bt'll.\<'lks, s<.prattut t o ctn qtt:111· riscr\'a ti ni commi~s.u·i ll:ti('cio, il mr · s,:or~u il Cc-n,.i- scJ.i. yliu dci mini,tri h~ deciso di Per i ft ar:ccsi, il problem:\ istituire fnt •!mente lc: , n~ot· 11011 s.:-mhr,, pon·c prohlcmi se proprie ''· A PO'-'O n pocv '" ~r;IVi: 0 .:11i.mx e Dat re r·~s'l'· Commissione assumrr1t cOnt[li tchbero, ~e ne andrebbe Roli C l'CSJ')On<;,IJiJitil lhC-' potr.:'J- chercau. b~:m CS\CI'C QlldJi llpid Òj 1111 Restcr.:bh,•, n<•tumlmenic, lo S:olct no curop.~o. tr.t l'altru obndcsc \1at t~ltolL con la rcsnonsr~hilità dt un hi· Il probknu bell!il, infme. 'l()· lnntio dc:ll'nrdttte di mir.Jiain )')are com<. uno dci piu thfficili eli milinrdi di lire. da riso lve,.:, d au1 la dh•isione La CN11mi~sionc unica a li nguistica del Paese: se do·, qumton!i~: membri. che h::: as. sunto la r'''l".tn:>ah'li•:o prim.. dcll:nuta d;.JI'Aita Atttotilit ùcl· ln CEC1\, dnlla ('r,tutni:.~ ione di f.ttl<llom c da lla Cutnmis,ionc della CEE, è c:-~trata il fun7Ì<m.:: il !• ltL 'io 1%7: ent•·o il 30 rnag<:io l'l'O\l'imo i !!OH·rni dt'\'Ono r innova rla, ddurcndo contl'tnJlllt·:utt:lmenlc il nume· l'O dei nwmbri. Nonosttontc le ripetute smen· lite Ycnutc da Roma, a Bnlxclk~ :;i continua a prospetta· 1 ·' re l'cl•cnfuctHtà d i una pr._:si· dcn1..a di èo,ilio Colombo, che c.;rtamentc raccog!icr.:bbc fa omanirnilà elci con~,·nsi. tamo piit che ~c.:ondo Jo:,:ica la presidenza to~( lwrcbbc app\lllto a uu ita lia11o . Se, tuuali<~ , il oni· ni~t ro del T<'~oro, come è probahilc. tlt>.;linc;·à l'in-..lrlt·o, e dilhcil.; eh~ rli italiani rn~nlcn· tr::~no h 1 1··n•i.t c· 1 .ii d mtm alla pr!!!.ith.rv,t ddlc Co1nunità. lì···•· --- A -l In quc~1:1 ipotesi. !>i p:w!::~ di un rin00\'0. i'lT un ••nno, del mandato all'attuale pr··~idcn~c, il bdga k•.t• Rcy. E' qucHa. Quanto meno, l'ipotel>i che af. fncdtt il « l'iu.mcial Tittlcs ». St•i nr.mi dci futuri nO\'C com mjs:.••n, la ridda di voci è 1e~se css,'rt> conf,•rmato pr;:. sidcntc Il.cv, !.t· ne andrebbe Coppt!, mrntrc ~e dol'csse W· ni rc un pr-:,ic!::nh' di altra na. zionalit!l ,;J probl;:nl.l potrebbe .:sserc ri:-olto con la nomina -di un nuo1·o commissario belga . j ~· .... • .. ....,.... "· . AH UE DATE -Df-\TUM: HA EU ~lra=;;iosiiion de la Commission .. du rv1arché connnun après le l er juiHet Le Grand-Dllché e8t en faveur de l'exécution stricte da trailé de fusion HA EU AH UE (De notre correspot~dant partiC1~lim· cl T...t"'(:mlmttrg) Lors d'un récent congrès de rcpr<!l!cntntion uu R('lll de l:l C'om· frnHn!'ll IH•cìnllstcs d'unr di?.alnr nw;slou r<-òuitR d'un mrmh1 r;, dc pays eu: ~'J'I('l'l1!; qui s'est lenti Don c, csliHH\ J\1. 'fhom. lo Grt~.ud· il. Luxembour;:::, M. B0d~on,. mcPt· Duché est :v.scz mnl placé pour llre luxcmbourgam; a'c !ii."Commis· rcv!'ndlquer le maintlcn de quasi:<slott du Mai·cllé commun, avnlt torze memht·cs à la Comml!>slon expl'itH6 l'opiniou que la réduetion dc JJru xollcs uprèJ le lcr julllet. du nombre cle membres de la Com· Préeisons que, r;elon M. Bodson, mlsslon de quatorze à neuf telle des promessl'l'l lut au:·aient été fa.1· qu'clle est ['ll'~\·ue dans le tru.lté de tes sclon lcsqucllcs 11 conlinu~'ralt fu~·don pom· le ler juilleL proch::t.in, à rept-t!~<cntt·t· h1 Gnm1-Duché c.u pounait ctrc préjucitciable à cer· seln de la Commission de Bmxel· ta1ns égm·ds. Notamment d ans la les pour un second tctmc. Une ' mcsure où elle risqucrait dc ré- tclle promes>;<• lui auralt l:té faJt~ •dulrc les fonr.t!ons dcs com m issa i· par le prMl'dent g"OUVl'rt\ement 1rcs europi!cn., :\ des Làchcs put·c· chrétien-soelal·l'OCialiste (.M. l3od· 1mcnt admini:;tratives. 1vL Bodson :>on, ane!cn p t ésidcnt de la Cham· •~valt d(>s lors suggér~ dc sursc>olr bt·c dcs déput('s du Cr:ll\d-Duché l'rntr(;c e n vi~ueur de cct arlicll! et anc·•pn mlnlstre t-st sotialiste l du traité de fusion jusqu'au mo- alon1 qu'actucllrmrnt un mlnistère ment dc l'élargisscmcnt de la clm~ti~n &otlul-libPral N<t cn piace. Communauté pat· l'admission de Commentulrc dr l\1. Thurn il pro· nouveaux Etats. pos dc celte déclaratlon de M. Dans ks miliC'ux gouvcrnemen- Bodsoo : < C'est un l'~" commc si taux gTand-ducaux cette argum~n- n~us, minlstrcR, oollll no11s nom· tntio:t de M. J3odson n'a pa3 l!té m10ns pour dcux mandats. > sulvie. Pour M. Werner, prél<iùcnt It. c. du gouvernNn••nt grand·duc:U, il ne Raur:llt étrc question pour le · Graud-Duché <!'appliquer une poli· Uquo autJ·e que l'exéeution slricte · et préelsc deR traltés européens. l M. 'l'horn, minJstre gJ'and-duciÙ 1 dcs Affa.ires élt·IUJgères, a exprimé · cles vues lde.Jltlques, estima.nt qu'il · n'y a. nullcment lieu de modlfier · le trnlté d1~ 1\Jsion qui pt•évolt ex· · pressément cettc réduetlon òu l uombrc des membres de la Com· misslon du 11-larché commun. D'ailleurs. note-t-on a Luxem· bourg. le s~ul pays qni n'auralt pas à. piHtr du traité dc fuslon est prècls6nwnt lP Grand ·Duché puls· Cju'eo tout étnt de cause il gardera l unlque mrmhre qui le n~présen· tu1t Jusqu'a rré!òent au sein de 1:~ Commisslrm. Tous !es autrcs Etats mcmbre11 verront par contre leur iUNITA , Surplace, per il r1nnovo della commiSSIOne .europea a l EU HA UE La "sfida, di Colombo La commissione europea ha risposto in modo del tutto insoddisfacente all'interrogazione che gli era stata rivolta dal deputato olandese Vredeling sull' "occasione mancata'' che L'Europa aveva a suo tempo segnalato, quando il ministro Colombo in consiglio dei ministri comunitario sfidò i suoi colleghi dice11dosi pronto ad accettare una decisione comunitaria presa a maggioranza anche se interessi vitali italiani erano implicati. Alla condizione beninteso, aggiunse Colombo, che non si venga più a prendere a pretesto interessi vitali per costringere a defatiganti dibattiti per raggiungere la unanimità. Il voto a maggioranza non ci fu e l'I talia ottenne soddisfazione ma il meccanismo del voto in consiglio rimase quello elle è invalso dopo la famosa dichiarazione di Lussemburgo del gennaio 1966. R ispondendo a Vredeling la commissiOt1e ha detto che spetta al consiglio dare spiegazioni. La commissione europea però do· vrebbe opporsi a che le sue proposte siano manipolate e snaturate in modo da renderle accette a tutti, togliendo loro l'elemento comunitario e riducendole alla somma di compromessi allineati sul minimo comune denominatore. Del resto Rey ha dato l'allarme più volte e ultimamente ha detto che bi- HA Intanto tutti i governi dichiarano formalmente di essere pronti ad applicare il trattato di fusione, che comporta la inesorabile riduzione a 9 del numero dei commissari. Ma tutti quanti, nello stesso momento aggitmgono: ci si può peraltro chiedere se questo sarà possibile e se non sarà necessaria una proroga dei termini. In circostanze analoghe i·•governi, non sapendo che pesci pigliare, si erano limitati a non far nulla. In tal modo, la commissione Hallstein è rimasta al potere per anni dopo la sua scadenza. Ma questa volta il surplace non serve percl1é il trattato di fusione comporta un meccanismo automatico secondo il luale certi membri scadono automa- ' AH ticamente. In tal modo il problema si autorisolve, per quel che riguarda la riduzione a nove, ma non risolve per nulla per quel che riguarda la presidenza, prima -di tutto perché l'eliminazione automatica eliminerebbe proprio l'attuale presidente e poi perché in ogni caso bisognerebbe procedere a una nomina. A meno di non affidare la guida della commissione ad uno degli attuali vice-presidenti. Questi vice-presidenti sono il tedesco Hellwig, l'olandese Mansholt, il francese Barre e l'italiano Levi-Sandri. Se si rispetta la regola del "turno" la presidenza ' spetterebbe allora a Levi-Sandri, essendo escluso che un beneluxiano come Mansholt possa succedere ad un altro heneluxiano, essendo ir:1pensabi- EU C'è in corso una specie di partita di "surplace" nella corsa al rinnovo della commissione. europea e in particolare della presidenza. Secondo le notizie che giungono a Roma, le segnalazioni di nomi di possibili candidati italiani alla presidenza hanno fatto arricciare i raffinatissimi nasi europei. Semb ra che l'Italia, se vuoi vedere accolto con considerazione un proprio candidato, debba prima assicurarsi che questo abbia caratteristiche di credibilità almeno doppie di qualunque altro candidato di altri paesi. Non si capisce bene se le sollecitazioni più o meno discrete che riceve il nostro governo a designare un candidato alla presidenza mirino a far comunque fuori Rey, ma facendo cavar la castagna dal fuoco da qualèun altro in attesa di tempi migliori, oppure abbiano come scopo di mettere in difficoltà l'Italia per poter tranquillamente "saltare" il suo turno. Comunque, nulla si muove in superficie e in una recente conferenza stampa Rey si è mostrato molto irritato quando qualcuno gli ha posto una domanda in relazione con questa situazione. " Non risponderò a nessuna domanda su questo punto» ha detto Rey. Ed ha aggiunto che era tuttavia turbato e sdegnato per il fatto che qualcuno avrebbe detto che almeno metà dell'équipe che egli dirige è troppo vecchia e che occorre procedere a un la,·go rinnovo. Quanto a me, ha detto Rey, che si avvicina alla settantina, non mi sento affatto ve=chio e ringrazio coloro che ritengono ch'io possa ancora rendere dei servizi all'Europa. AH l UE l le elle i tedeschi designino Hellwig del quale vogliono visibilmente liberarsi, ed essendo estremamente improbabile che i francesi aspirino a scavalcare gli italiani per portare alla presidenza Barre, che fra l'altro è di più recente nomina. Il fatto è che ormai Rey ha praticamente posto la sua candidatura ad • un rinnovo, pur essendo convinto nel suo httimo che questo è possibile solo se il numero dei commissari è mantenuto a quattordici, cioè se non ·si deve sollevare il problema linguistico belga. Sembra clze sia proprio la Francia a volersi sbarazzare di Rey, ma ci si puo' chiedere se non si tratti di una mossa puramente tattica, sebbene appaia probabile che Pompidou abbia giudicato "petulante" il comportamento di Rey alla conferer;za deii'Aja. Qualcuno aggiune che la Francia appunto potrebbe tenere un asso nella manica. Spingerebbe l'Italia a presentare una candidatura, ciò che implicherebbe di per sé il siluramento di Jean R ey, pronta ad offrire una candidatura di ricambio, che potreiJbe essere di grosso calib1o, per esempio Edgar Faure, o l'ex ministro dell'agricoltura Pisani, o addirittura, • l'ex presidente del consiglio di De Gaulle, Couve de Murville. sognerebbe ristalJilire· il funzionamento normale del voto in consiglio prima di procedere all'allargamento. E' ovvio infatti che se si mantiene il diritto di veto in una comunità di dieci o dodici m embri, il funzionamento del consiglio sarà paralizzato e la comunità sarà la fine di altre istituzioni di carattere puramente accademico, perdendo tutte le sue qualità politiche. Gli inglesi hanno dichiarato che accettano i trattati tali e quali, ma è ovvio che se trovano in uso un certo sistema di votazione, e cioè la ricerca ad oltranza della unanimità o la rinuncia al voto, non faranno che alli· nearsi sugli altri. Si deve ricordare che è falso ritenere che a Lussemburgo «ci si sia messi d 'accordo, sul voto all'unanimità: al contrario, ognuno rimase della propria idea. Ma nella pratica si fece come se questo accordo ci fosse stato e così a poco a poco una consuetudine contraria alla legge si sostituisce a quest'ultima. Il solo modo di reagire è provocare ad ogni pie' sospinto voti a maggioranza su grosse questioni (come aveva fatto Colombo), o esigere una dichiarazione solenne e collettiva che confermi l'impegno ad applicare con rigore le regole del trattato in questa materia. 'MUNITA' Candidatura italiana alla guida della Commissione? UE AH EU HA UE l" HA EU (ma in realtà le decisioni dovramzo essere prese non più tardi del prossimo aprile), incomincia a essere dibattuta apertamente rzegli ambierttl comunitari, e nelle capitali si illco· minciano a far conoscere alcuni can· didati o auto-candidati ai quali il "colpo d'ala" con il quale la comu· nità europea riesce a sollevarsi at di sopra delle sabbie mobili nelle quali rischiava di languire, incomincia a suggerire c/ze l'installarsi a Bruxelles no11 sarebbe poi w1 affare tanto maivagio. Come è noto il problema maggiore da risolvere rimane quello del Belgio. Per le ragioni ben co11osciute appare quasi impossibile a un governo belga imporre la scelta di ww sola persona per rappresentar/o nel collegio comunitario, cosa inevitabile se il numero dei membri deve essere ri· dotto da 14 a 9 come prescrive il trattato di fusione concluso nel 1965. Desig11are una sola persona significa fare tma scelta tra un fra11cojono e un fiammingo, e oggi tzel Belgio {àre wta scelta di questo genere è praticamente impossibile: tutto deve essere doppio e l'equilibrio delle due lingue è ricercato con una mittuzia sbalorditiva. Del resto il problema clze oggi occupa la maggior parte dell'attività govemat iva, nonostante gli scioperi selvaggi clte ltanno fatto la loro apparizione anche a Bruxelles, è, a quanto pare, appunto la questione linguistica, e se· condo le notizie provenienti da Bruxelles sembra che uei prossimi giorm non sia da escludere 1ma crisi della quale sarebbe vittima il presidente del consiglio Eyskens, nonostante egti stesso si definisca un "asessuale linguistico". Evidentemente, non si tratta di u11 •1wtivo sufficiente per non osservare 'l trattato, o per modificarlo (come ?uo essere fatto, all'uttallimità dci vo!Ì, dal consiglio comunitario). Tutta;ia c'è nelle capitali il sentimento che .i debba fare qualcosa per aiutare il !Jelgio a superare questa difficoltà e 1011 creare allo steS!iO tempo tliflicoltci 7er la comunità. In occasione dell'ultima ritmione d~l :onsiglw dei ministri temuasi a Bm:elles, nel discreto circolo ristretto lei ministri degli esteri riunito a coa:iolle da Harmel, il proNema è stato •revemente evocato. Nel sen~o che Harmel, mzmstro degli esteri e attualmente presidente del cousiglio comunitario, lta n cordato cl1e esso esiste e che bisoena trovarvi una soluzione prima di luglio. Bisogna aggiungere cl1e il ministro Moro si è se11tito chiedere da più parti se e quwtdo l'Italia aveva ince11;:,ione di prese11tare la pro•:ma candidatura alla presidenza della crmunissi011e. come era sttJtn col/venuto in linea di pri11cipio già nel 1966 e confermato poi l'mmo scorso, qumzdo La preside11za di Rey fu prorogato di un amto. II ministro Moro 11011 lw dato nessuna risposta precisa, ma non i1ll neppure rifiutato, assicurando che il govemo italiatw avrebbe riflettuto al problema e che eve11tualme11te avrebbe fatto co11oscere le sue decisin· Ili. Dovrebbe tarlo, secondo quel clte sembrano aver compreso i suoi ittterlocutori, più o meno da quz a un m ese. Evidentemente la situazione ttella quale si trova la politica italia11a, e gli incerti sviluppi della crisi in corso, permettono di dubitare sulla possibilità per l'Italia di prendere posjzio11e rapidamente su questa questione importante. Nella migliore delle ipotesi - quella almeno clze si poteva fare al mometzto i11 cui la crisi si è aperta - l'o11. Moro rimarrebbe alla Farnesina e quindi potrebbe egli stesso riaprire la pratica della quale conosce i recenti sviluppi e pre11dere le decisioni necessarie. Ma se altre soluzioni dovessero preselltarsi, tutto potrebbe essere rimesso ilz causa. Per. quel che riguarda l'Italia, pur trascurarzdo i problemi di persone, cioè di coloro e/te già sono m embri della connnissione, o di coloro cl1e ambirebbero divenirlo, o arzcora di coloro ai quali il governo italiano po. trebbe chiedere di asswnere un iltcarico di estrema responsabilità, per l'Italia, diciamo, si tracta principalmente di 11on compromettere le ]Jroprie possibilità c011 mosse intempestive e di valutare tucti gli elemenci di una situazione nella quale il peso dei factori di politica imema::.iOitale, di politica eco11omica e di politica ill· terna - !;enza contare l'equilibrio dci partiti - è determi11wlle. Ovviamente, se l'/wlia favoris:;e la tesi della riduzioue a 11ove del collegio comunitario, e al tempo stesso notz ritenesse di dover accogliere l'invito che da piil parti le vie11e rivolto, di designare urt presitlente, il problema sarebbe semplificato ttll'estremo, AH a questione del rinnovo della commissione europea, clze deve avveL luglio di quest'anno nire prima del almcao agli effetti interni. La riduzw 1te a due dei membri italiani /Jc /11 commissione avverrebbe in ogni ca\c .: senza difficoltà particolari. Si crea terebbe però ttllora di sapere qual 1 la soluzio11e che 1'/talict auspica p:tr {, presidenza. Dopo an11i di prestdelt ~c tedesca e poi di presidenza belga, n escludendo ~ma presidenza ital.'a11a 11011 rimarrebbe clte scegliere fra te!>t del cambiamento di nazionalita e allora passare la mano alla Franc:w co11 il riscltio di vedere salire alla pii sidenza l'attuale vice presidetlle Ba n , deg11o studioso di cose econom!clu ma clze 11011 è per 11ulla u11a per:.o1w lita politica (no11ostmzte le sue simpu tie golliste, di 1ut!ura però tecnocrali ca), oppure rassegnarsi ad auspicai wra certa "contim1ità" e chiedere e/t ve11ga una volta di più mantenuto an. presidenza il belga Rey. Nonostante t11tto questi lza le carte in regola da pwzto di vista politico e dell' "eurupet smo", e affrollterebbe con "credibilt tà" il difficile negoziato co11 la Grm Bretagna, specialmente se i11 queste. negoziato la commissione avrà de1 compiti particolarmente importallli. La designazio11e di Rey alla prest de11za sarebbe forse l'wzico modo d. risolvere l'imbroglio belga. Di frotll< ali'alternativa di rinwtciare, per il mo. me111o, ad avere un commissario fiam mi11go ma di co11servare la presiden za, ovvero di rimmciare alla pre:;f. de11za per conservare l'equilibrio lhz guist i co, è probabile e/te i fiamminglu ingoierebbero la pillola. Naturalmente il govemo italiano p11ò invece pensare e/te meglio va 1ga usufruire fin d'ora della possibilità per l'Italia di avere - per la dttrata limitata a due mmi - la presidenza della commissione. Ma allora il probletlla della perso11a da de!iignare divellta estremamente delicato ed importance. Il presidente della COIIllltissione europea, di una commissione clze si trova se1tza dubbio ad avere .\e/IL pre maggiori responsabilità intemazionali, specialmente dopo e/te la comwtita è passata al periodo definitivo, 11011 p11ò che essere wta persona. lità politica di dime11sioni adegttate, o ancl1e wt "grmtd commis" cioè 1111 grande b11rocrate ma la CIIi desig1w zione avrebbe wz sig11i/icato vi:.ibil· mellle politico. L'Italia dovrebbe soprattutto evita· re di presentare cattdidature e/te, per ragio11i del resto del tutto iudipeml<.!ll· ti dal valore elf~ttivo della per:;olw· lità, si prestino a "contesta:io11e'' di q11alsiasi genere. Certo, con wz'a::.iow: diplomatica adegu(l(a essa riuscirl'b· be ad aver ragio11e di codeste cmttestaziorzi ed eve11tualmente a "far pa>sare" o addirittura a "imporre" il proprio candidato. Ma questo tmdrebl1c.: a tu/lo detrime11to del candidato stc•<; so e della pos:.ibililù eli a::.ione cfi<.! eRli avrebbe uel bie11nio di eserc:i?.io della presidenza. Nou si dimellttchi i11oltre clte il biennio può es>cre raddoppiato, ma solo a determiuate cou. di;:,i011Ì. L'Italia può giocare tma carta, nut deve giocarla con estrema accorte::.za. ·l mondo c ATTENTI Al MALI PASSI A BRUXELLES • lente ostllerra dei erra, e di i alOG. ente per .ioni per corsuoi dieri1lasi asone r la HA o ISO PER l MAGISTRATI gli arresti il mandato di cattura dev'essere sempre giu· pinta un'eccezione contro l'apologia di reato ·o· liIT- in aL oo- Ile •lo ra e- ·ia ta 'IC preventiva, .. indipendentemente dalle vicende delle varie fasi del processo penale.... n ministro è corso ai ripari ed ha emanato it decreto Legge con H quote ha raddoppiato i termini della carcerazione, ascoltando il consiglio della 1entenza della Corte che aveva affermato che !e sue statuzioni non precludevano al legislatore una nuova disciplina de!la materia, eventualmente differenziata -non solo in relazione UE AH EU nL sione di governo della Comunità ha una autorità legale indiscutibile, perchè fondata su trattati internazionali, quando risponde alle norme stabillte dal trattati, chiunque può contestarla in linea di diritto e di fatto se si discosta dai trattati stessi nella propria struttura e nel proprio operare. Mettiamo infatti che un consorzio o un trust, colpito da un'ammenda inflitta dalla Commissione della CEE per qualche illecito, contesti davanti alla Corte dl giustizia di Lussemburgo Ja legittimità della stessa composizione dell'Esecutivo comunitario. e veda accolti i propri rilievi, perchè tutta l'impalcatura comunitaria venga messa in discussione. Con questa spada di Damocle qualche governo potrebbe manovrare come gli piace la commissione: guarda che se mi dai noia - potrebbe in sostanza farle capire - ti faccio dichi::.: ~re ufficialmente inesistente Una commissiOne dei quattordici. che indebitamente si perpetuasse nel tempo, in spregio a quanto previsto dal trattato di Roma, sarebbe dunque priva di ogni autorità politica e amministrativa; sarebbe costretta a continui sotterfugi per durare, che ne comprometterebbero 11 prestigio, l'efficienza e l'attività. Basterebbe li dubbio sul diritto riconosciutole di legHerare e di emanare norme regolamentari, nell'ambito dei trattati comunitari, per prlvarla di ogni autorità, di ogni possibilità di azione concreta. Sarebbe un ulteriore colpo portato alle istituzioni comunitarie. La via da seguire per il numero del membri dell'esecutivo comunitario è perciò quella di rispettare il trattato di Roma. Non va dimenticato che il rispetto del trattato è la prima cosa che viene chiesta agli Stati che hanno domandato di aderire alla Comunità europea e che sarebbe molto strano che i sei soci fondatori della Comunità, mentre chiedono che il rispetto del trattato sia la condizione base per nuove adesioni alla Comunità, dessero al tempo stesso un cosl cattivo esempio in tema di commissione di governo della Comunità medesima. HA ), ad sper. stendegli fine. Jesto 1 vo- UE RC ora rapidamente. Il 30 giugno prossimo, cinque dei quattordici attuali commissari dell'Esecutivo comunitario dovrebbero decadere dall'incarico. Si tratta di una norma che non dovrebbe essere controversa per alcuno, perchè è stata stabilita da tutti i Paesi della CEE e che i sei governi potrebbero far decadere in un solo modo, modific:mdo di comune accordo ìl trattato del 1965, entrato in vigore nel 1967, e facendo ratificare q uesta modiiica dai rispettivi Parlamenti nazionali. Ma non è sul fondamento giuridico della riduzione a nove dei membri della Commissione della CEE che vogliamo soffermarci, e neppure sul fatto che l'attuale commissione dei 14 è pletorlca, e lo sarebbe ancor più con le varianti connesse all'entrata di altri Stati nella Comunità. Si tratta dì considerazioni validissime g', "l ampiamente sviluppate in riviste e In pubblicazioni specializzate. Qui vogliamo toccare un aspetto del problema che ci sembra sia sfuggito finora, e cioè che se con artìfici di dubbia legittimità si lasciassero le cose come stanno, la Commissione della CEE potrebbe essere agevolmente contestata proprio come organo superstatale o interstatale investito di poteri politici e amministrativi. Mentre, infatti, la commls- AH 'lle Sta per scadere la pletorica « Commissione » di 14 membri della Comunità europea - Urgente l'esigenza di darle autorità EU t la· L'Esecutivo CEE è legale se è conforme al trattato Sulla imminente decisione del nostro governo per la designazione del presidente della Commissione della Comunità economica europea cioè la nomina del capo dell'Esecutivo comunitario- già abbiamo formulato l'augurio che Roma non rinnovi, nel 1970, la rinuncia del 1967, che ci impedl di avere un presidente italiano, come è nostro pieno diritto e dovere ad un tempo. Ed abbia mo anche scritto che un presidente di estrazione socialista non solo risponderebbe ad un equo alternarsi dii correnti ideali alla testa del Mercato comune europeo, dove finora vi sono stati presidenti democristiani liberali e anche gollisti. e mai un presidente socialista, ma che una scelta sillatta adempirebbe, nel momento più opportuno, alla esigenza di un più marcato impegno sociale della Comunità specie per quanto riguarda la politica dell'occupazione, la riforma del Fondo sociale, l'inserimento effettivo nelle strutture comunitarie delle forz.e del lavoro affinchè il processo di formazione dell'Europa unita riprenda vigore, specie in vista delle non Jon tane trattative con l'Inghilterra e con i Paesi scandinavi per l'allargamento della Comunità. Non abbiamo però trattato il problema del numero dei membri della Commissione deUa CEE e vogliamo farlo al v ari tipi di reato. ma anche in relazione alle varie fasi del procedimento, purchè però si assicuri in ogni caso la predeterminazfone di un ragionevole limite di durate della carcerazione preventiva ... Con elitra sentenza. la Corte ha dichiarato non fondata la eccezione di incostituzionalità sollevata contro lo articolo 414 del codice penale che punisce l'apologia di reato. Pagina 3 ~ i i Avanti! • - F IDIA SA SSANO ---------- Scoperto un nuovo farmaco che stronca la TBC U.n nuovo e :forse conclusivo passo avanti per il completo debellamento della tubercolosi è stato compiuto a Vienna dove si è svolto un importante convegno, ad al· to livello scie n ti:fico, sugli attuali sviluppi della terapia della tubercolosi. L'importanza scienti:fica di questo simposio è derivata soprattutto dalla constatazione che negli ultimi 7 anni, secondo quanto riferisce l'organizzazione mondiale della Sanità. si è dovuta registrare una recrudescenza delle malattie tubercolari e che il fenomeno rischia di incidere in maniera preoccupante sul tessuto sociale di almeno quaranta Paesi del mondo. Nel corso dei lavori sono state sottolinl!ate da più parti le capacità terapeutiche di un nuovo farmaco, la rifampici na scoperta da scienziati e ricercatori italiani. dl sconf!ggere definitivamente il ba· cillo di Koch. Dalle relazioni preséntate e che hanno racchiuso i risultati delle esperienze condotte in tutti i Paesi d'Europa negli ultimi mesi è risultato intatti che il nuovo farma::o ha fornito ovunque prove estrema~ente positive nella terapia di numerose malattie infettive e so· prattutto nelle terapie a.nti· tubercolari <tubercolosi polmonare e uro-genitalel. Nel corso del simposio è stata anche fatta rilevare l'ef1icacta della rifampicina in talune l ntezioni tipiche del territori asiatici e africani sin qui ritenute incurabili e tuttora temute per la loro azione devastatrice. Al lavori - presieduti dal prof. Mlozoch - hanno prese!ltato relazioni tisiologi il· lustri provenienti da numerosi Paesi eurooei: dal prof. Stt>inbruck di Berlino. al finlandese Risra, dal polacco Ziersky di Lodz al rumeno An ostasatu, dal pror. Favet di L o sa n n a, al cecoslovacco Trnka. all'ungherese Boszormenyi. allo svedese Banngren. al prof. Freerksen di Bornel. Il convegno s i è concluso con sei tavole rotonde che hanno permesso un ulteriore approfondimento del temi in discussione: vi hanno partecipato, oltre ai relatori, specialisti svizzeri, rumeni. ungheresi, jugoslavi e polacchi che hanno potuto cosl avere un utile e significativo scambio di esperienze di un settore. quello delle malattie tubercolari, tra i più preoccupanti della medicina. •• •••ouoootOIOI IOOitllltltltftlllltiUIIIIIIItlfllflllltftUotltiiUUIII••••••• •·•• .,, fr~ • l (' ~~ )~(" n e t7 } (,q l ~ ri~tP -, , . GIO ~ALt: l' ,~~ "'<: fu 7111 R ,. / J ,/ A/"' r~~q~ ~ "111? /- ~ Al" u ·' ( ?Otb4 MILANO TEL. 3314 VIA CESARtANO, S - AH EU HA UE AH -.,.... /~ . TE't. ?Ot~·ll-<~2-?ootoa EU /? S}4-l)a4Ui / PIAZZA CAVOUR HA ; UE '- u~·, , ~!> ( ~ J 2 l' J .fP (. .., _.., .Q'~~~ / ~ , 4 c .... l " l "i'!! UE ' HA EU AH UE HA EU AH "" .. / f~ ..... ~ AH UE HA EU AH UE opportuno a chi se ne servirebbe, vengono imposti a chi non ha modo di usarli. Al gennaio del 1970 risultano in circolazione soltanto 8 milioni circa di biglietti da 50 mila lire, contro i 20 milioni di pe7.zi previsti dal decreto mjnisteriale del 3 luglio 1967. Ancor piu contenuto è il circolante in biglietti da 100 mila lire: si tratta di circa 3 milioni e mezzo di banconote contro i 20 milioni preventivati. O l'esigenza avvertita dalle autorità monetarie era sproporzionata, oppure resta ampiamente insoddisfatta per l'inerzia del sistema bancario. Il fatto fin qui descritto costituisce - possiamo ammetterlo tranquillamente - una disfunzione che non è cos( grave come tante altre che affliggono l'Italia. È parso comunque opportuno scgnalarlo perché permette di risalire ad alcune considerazioni di ordine generale: t) Contrasto fra propositi e volontà realizzatrice. Come è accaduto per le grandi rifor-me proposte all'attenzione del Paese, non si è avuto la tenacia di seguirne f:ìno in fondo la pratica realizzazione. Nella fattispecie, non si è voluto imporre al sistema bancario il necessario adcgunmcnto. Se si conclude che i « bigliettoni» non servono, si ritirino. Altrimenti, si salvaguardi il diritto del cittadino a trovnrc ordinariamente presso qualsiasi sportello bancario il completo assortimento dci biglietti aventi corso legale. Si tratta di imporre delle scorte r:tgionevoli cd il ricorso a rapide procedure di rifornimento, cosi come avviene in genere per gli assegni circolari. 2) Concentramento di attività ttei centri cittadini. Anche i servizi bancari piu elementari - come quello delle banconote - tendono a concentrarsi nel cuore delle nostre città, aggravando quel congestionamento patologico che minaccia la sopravvivenza stessa dei centri urbani. Si p:trla di decentramento, ma in realtà la logica del sistema vuole che anche il « numismatico » che desidera un « bigliettone » sia costretto a recarsi nel centro della città, alle sedi centrali dei piu importanti istituti di credito. 3) Inefficienza delle autorità monetarie. La logica del « miracolo economico » ci ha quasi fatto abituare :tlla disfunzione delle istituzioni culturali e sociali. Con qualche sorpresa e con viva preoccupazione dobbiamo ora registrare incertezze anche da parte di quelle autorità monetarie su cui - in assenza di una vigorosa programmazione - finiscono col gravare grandi responsabilità economiche. È abbastanza incongruente che disfunzioni cosi banali (si ricordi anche la quasi incredibile vicenda della carestia di monete da 500 lire del 1967) emergano proprio fra le competenze di quelle autorità che non perdono occasione per esprimere severi moniti alle altre componenti della vita nazionale. [Tiberio Torrato]. EU * HA QUALCHE VOLTA IL SOTTOGOVF.RNO TROVA L'UOMO GIUSTO: COME SI È ARRIVATI ALLA NO.MTNA DEL PRESIDENTE DELLA CEE. Nell'inverno che è seguito al vertice europeo dell'Aia, fra le varie scadenze che la Comunità doveva affrontnre per poter operare il tanto auspicato <c rilancio europeo», c'era la nomina della nuova Commissione esecutiva che, dopo il l" luglio 1970, deve succedere a quella presieduta dal belga Jean Rey. 490 IL HA EU AH UE HA EU AH UE Si tratta di un org:mo composto da personalità nominate di comune accordo dai governi, ma inamovibili per tutta la durata del loro mandato, di 4 anni. Esse sono indipendenti dai governi ed hanno il compito di sovrintendere a tutto lo sviluppo comunitario cd esercitare una funzione di stimolo politico, di proposta e di controllo. Come è noto è proprio sul ruolo della Commissione che si scatenò, a suo tempo, la crisi fra De Gaulle, che la voleva relegare al ruolo di un segretariato c i «cinque» che, almeno cosi affermavano, le volevano affidare compiti politici. All'inizio dell'anno i governi degli altri paesi fecero capire al governo italiano che, dopo un Presidente tedesco (Hallstcin) cd uno belga (Rey) era forse giunto il momento per un italiano come Presidente della Commissione delle Comunità. Non era offerta da poco, se si pensa che il nuovo Presidente dovrà guidare la Commissione in una fase cruciale dello sviluppo comunitario, caratterizzata dài negoziati con la Gran Bretagna c dall'impostazione dell'unione economica c monetaria. Tuttavia, anche a causa del clima politico interno particolarmente deterioralo, ciò non suscitò in I talia reazioni di rilievo. Del resto il problema, in termini di equilibdo interno, non appariva drammatico. Era infatti ancora in discussione se ridurre il numero dei Commissari a 9, in base agli impegni esistenti, il che avrebbe dato all'Italia 2 rrH.:mbri, o mantenerlo a 14, cioè tre Commissari italiani. Gli italiani, o meglio i pochissimi « addetù ai lavori», erano piu propensi alla seconda soluzione, che avrebbe consentito dì confermare due dei membri della vecchia Commissione, Edoardo Martino (DC) c Lionello Levi Sandri (PSI). La sostituzione del terzo membro, l'Ambasciatore Colonna di Paliano, non avrebbe presentato eccessive difficoltà. Si era comunque scettici sulla possibilità che un politico italiano di primo piano accettasse la Presidenza, abbandonando la sua fetta di potere nazionale per tentare una incerta avventura europea. Dall'estero si suggerivano nomi come Colombo e Cadi. Erano suggerimenti del tutto irrealistici ed è legittimo il sospetto che si intendesse cosf, mirando troppo in alto, confermare la predisposizione italiana alla rinuncia, e aprire la strada alla riconferma di Rcy, che stava particolarmente a cuore al governo belga. In febbraio si apri la lunga crisi di governo, e naturalmente la questione fu accantonata. Gli altri paesi però, e .soprattutto la scadenza del 30 maggio, premevano; si cominciarono quindi discreti sondaggi presso il Presidente dell'Iri, Petrilli. Dopo avere tergiversato per un po' tuttavia Petrilli, da poco riconfermato nel suo incarico, decise di rifiutare. Cominciò cosi un periodo incerto in cui circolavano, ma senza eccessiva credibilità, nomi come Caron o Ferrari Aggradi, entrambi provenienti ·dalla DC veneta, vicini a Rumor e in disparte nella vita politica italiana. Nel frattempo i socialisti avanzavano la candidatura di Levi Sandri. Le motivazioni erano essenzialmente tre: Levi Sandri era già vice-presidente della Commissione esistente e quindi la nomina a Presidente rientrava nell'ordine delle cose; si tratta di un ex-socialdemocratico rimasto nel PSI dopo la scissione, e quindi andava premiato; la Commissione ha avuto un Presidente democristiano e uno liberale cd era bene che il terzo fosse socialista. La pretesa socialista era però piuttosto debole. Innanzitutto la posizione di Levi Sandri non era forte nella Commissione esistente; inoltre essendo il PSI minori- 491 - UE ''l tario nella coalizione di governo italiana, la nomina di un socialista aveva qualche possibilità di successo solo se fosse stat:t proposta come soluzione socialista « europea », in altre parole se fosse stata sostenuta dagli altri partiti ed in particolare da quello tedesco. ~ da notare che, puntando direttamente alla Presidenza ed esponendo Levi Sandri allo scontro, i socialisti mettevano in discussione, in caso di insuccesso, anche il diritto del PSI al secondo membro italiano. Nel frattempo, dietro una precisa pressione francese, il Consiglio dei Ministri della Comunità decideva di ridurre la Commissione a 9; l'Italia accettava di assumere la Presidenza, riservandosi di designare un candidato. Fra una candidatura socialista non sufficientemente forte ed una democristiana che non riusciva ad assumere contorni precisi si faceva intanto strada un nome inaspettato: Sergio Fenoaltea. Si trattava di un esponente della resistenza, proveniente dal partito di azione ed immesso poi nella carriera diplomatica, che era stato per lungo tempo amQasciatore a Washington, posto da cui si era dimesso per dissensi con alcune osservazioni critiche di Fanfani, allora Ministro degli Esteri, sulla politica americana nel Vietnam . Sull'origine di questa candidatura si possono formulare diverse ipotesi, nessuna evidentemente -verificabile fino in fondo. Fcnoaltca è stato iscritto al PRI, guadagnandosi cosi il sostegno di La Malfa; egli è inoltre noto per i suoi sentimenti filo-americani e alcuni ritenevano che in un momento di crescente tensione fra la Comunità e gli Usa era opportuno che la Commissione avesse un Presidente non ostile nei confronti degli Stati Uniti; simili preoccupazioni possono avere indotto i massimi responsabili e gli ispiratori del PSU, partito atlantico per eccellenza, a sostenerlo; Fanfani avrebbe potuto trovare una buona occasione per sanare un antico dissidio; alcuni interessi economici avrebbero visto con favore la nomina di una persona a loro vicina; infine il Presidente del Consiglio Rumor avrebbe manifestato l'opinione che Fenoaltea era la persona piu indicata a ricoprire un incarico per cui si richiedevano « decisioni rapide » ed elevate doti tecniche. ~ difficile dire chi per primo abbia avanzato il nome di Fenoaltea, anche perché tutti tendono a rinviarsi la palla; è un fatto però che parte delle componenti che abbiamo indicato (se non tutte) lo hanno sostenuto. A questo punto è utile una notazione procedurale. In via di principio la designazione spettava al Governo, cioè al Presidente del Consiglio e al Ministro degli Esteri. Tuttavia, trattandosi di nomina politica, la questione era di fatto pertinenza anche dei segretari dci partiti che compongono la çoalizionc, dei rappresentanti di ogni partito in seno al governo e dei ministri particolarmente interessati. Si arrivò quindi nd una riunione a Villa Madama a cui partecipavano Rumor, Moro, Forlani, La Mnlfa, Reale, Tanassi, Ferri, Mancini e Dc Martino. Vale la pena di notare, in tutta la vicenda, l'atteggiamento di Moro, che ha mantenuto la posizione di esecutore delle decisioni della coalizione, senza assumere un ruolo pat ticolarmente attivo. Atteggiamento che potrebbe sorprendere se si pensa che il problema era di estrema importanza per la politica estera del paese, ma che si spiega con il timore di compromettere il delicatissimo equilibrio politico interno. Dalla riunione di Villa Madama usd una rosa di quattro nomi: oltre a Levi Sandri e Fenoaltea, due democristiani la cui candidatura circolava da giorni, ma che era stata EU AH l HA ~l AH UE [l HA EU l 492 HA EU AH UE HA EU AH UE smentita dagli interessati, Malfatti c Carlo Russo. La rosa doveva essere proposta da Moro agli altri governi in modo da sottolineare il favore dell'Italia per Fenoaltea. Tutta l'operazione, da cui Fcnoaltea risultava per il momento faYorito, ero però viziata da un difetto tipico del costume politico italiano. Tutto era stato concepito come parte dcUa spartizione del potere tra i partiti e le correnti della coalizione che investe tuili i posti cosiddetti di « sottogoverno », dalla presidenza di un Ente del Turismo a quella della Commissione della Cee. Questa volta però il problema era piu complicato, poiché si trattava di un affare in cui erano in gioco importanti interessi sovranazionali. Infatti, proprio dai centri internazionali fu messa in moto la macchina destinata a battere Fenoaltea. È difficile dire con quanta convinzione l'abilissimo Ministro deg~i Esteri itali:mo abbia eseguito il suo incarico. È un fatto che le reazioni negative non tardarono sd arrivare. I primi a protestare furono i deputati democristiani al Parlamento Europeo, anche, ma non solo, dietro pressione dei loro colleghi itàliani. fenoaltea infatti spostava l'equilibrio interno della Commissione a sfavore dei democristiani senza peraltro essere un effettivo rappresentante di alcuna forza socialista. Il Presidente del gruppo democristiano al Parlamento Europeo, Liicker, quindi protestò violentemente con Rumor deprecando una decisione presa proprio pochi giorni dopo che a Bruxelles l'Unione Europea dei Democratici Cristiani aveva deciso di rafforzare la sua struttura con l'istituzione di un organo di collegamento fra l'Unione stessa, il gruppo al Parlamento Europeo c i gruppi democristiani ai Parlamenti nazionali. Ciò provocò una vera processione di deputati democristiani presso i massimi dirigenti del partito che, da parte loro, erano sempre piu insoddisfatti di una soluzione che privava la DC di uno strumento di potere cosi importante. La reazione del PSI fu vivacissima, intanto perché Levi Saodri non poteva essere battuto da chi non aveva dietro di sé nemmeno la giustificazione di essere democristiano, ma soprattutto per i precedenti filo-americani che qualificavano Fenoaltea troppo a destra. Del resto egli, catalogato formalmente come socialista, rischiava di compromettere la presenza di Mansholt nella Commissione, estromettendo cosi un socialista di grande influenza e prestigio. Le prime reazioni ufficiali, duramente negative, furono quelle dei governi olandese c belga, che consideravano l'uomo non sufficientemente rappresentativo. Si tenga presente che l'Italia, poco tempo prima, aveva proposto Fenoaltea per un'altra carica internazionale molto meno importante della Presidenza della Cee: la segreteria generale dell'Ueo, carica poi assegnata ad un altro paese. I governi francese c tedesco, che in un primo momento sembravano favorevoli, dimostrarono a loro volta delle <<perplessità». La candidatura Fenoaltea veniva cosi di fatto a cadere e cominciò, dopo un debole tentativo sul sottosegretario agli esteri Pedini, una furibonda pressione su Malfatti. Si tratta di un uomo giovane, con una brillante carriera in corso nel partito e nel governo cd esperto di problemi internazionali. Malfatti si trovava quindi io posizione di forza ben diversa ed è ragionevole che ponesse precise condizioni. lnnanzitutto garanzie per il rientro futuro nella politica italiana; inoltre non poteva accettare di essere uno di quattro candidati, ma voleva un esplicito c deciso sostegno da parte del partito e del governo. 493