A) Descrizione delle attività
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Si prega di fornire una descrizione generale dello scambio.
Indicare le attività che, a vostro parere, hanno contribuito maggiormente all‟apprendimento interculturale e/o allo
sviluppo individuale dei partecipanti.
Allegare il programma giornaliero delle attività.
Lo scambio si è svolto secondo il programma raggiungendo e superando le nostre aspettative.
In grosse linee, possiamo affermare che l‟incontro si è svolto secondo il programma previsto, fatta
eccezione per alcuni punti che, per ragioni di organizzazione, si sono dovuti spostare e/o invertire
secondo la tabella di marcia prevista nella domanda di candidatura.
Per le date fissate per lo scambio non è stato possibile trovare posti aerei per i gruppi tedesco ed
italiano, a meno che non si volesse farli arrivare a piccoli gruppi di due e tre alla volta. Considerata
la loro età, l‟inesperienza nel viaggiare, la non conoscenza di altre lingue oltre alla propria e non per
ultimo, le particolari caratteristiche dei giovani e le difficoltà organizzative che sarebbero sorte nel
provvedere a ricevere così tanti arrivi in orari così diversi, ci è sembrato il caso trovare date dove i
gruppi potessero viaggiare insieme. Si sono dovute quindi spostare le date della partenza dal 27 al
30 dicembre per poter avere un arrivo più o meno contemporaneo dei gruppi dal continente europeo
e, per gli stessi motivi, le date del ritorno dal 8 gennaio al 12 gennaio.
Il proporre la traccia tematica della partecipazione ai gruppi provenienti dai quattro paesi e il voler
realizzare l‟incontro proprio nella città di Porto Alegre, possiamo affermare sia stata un‟ottima
intuizione da parte nostra.
I gruppi partecipanti, come già scritto nella domanda di candidatura, appartengono a fasce giovanili
cosiddette a rischio, sebbene per motivi diversi.
Visite, forum, valutazioni, momenti di animazione linguistica, scambi personali e collettivi tra le
culture presenti, serate nazionali e il lavoro tematico teatrale ma soprattutto il confronto continuo
con se stessi, con le proprie radici e con i princípi e i risultati visibili in questa città, in questa
regione dove tutto funziona sotto il segno della “Democrazia Partecipativa”, hanno fatto si che tutti
noi si potesse vivere in questi 11 giorni una dimensione fuori dal comune, ricca di spunti e di
insegnamenti di carattere umano e sociale che sicuramente ben difficilmente dimenticheremo.
Sin dal primo giorno abbiamo avvertito una volontà diffusa di comunicazione, di conoscere, di
capire e farsi capire. Un‟aspettativa generale per quello che andavamo a realizzare e il desiderio
(raro negli scambi) di non volersi perdere neanche un momento dello stare insieme.
Una delle cose di carattere generale che ci ha positivamente colpito e meravigliato, è stata la
partecipazione del gruppo brasiliano. Dalla nostra esperienza negli scambi internazionali sappiamo
quanto è difficile per il gruppo ospitante riuscire a liberarsi totalmente dai propri impegni personali
pur restando nella propria città; da quelli
familiari e sentimentali a quelli di studio e di
lavoro, succede spesso che si verifichi come una
specie di fluttuazione nel numero dei
partecipanti ospitanti. Nel nostro caso
particolare, sapevamo già in partenza noi del
team internazionale che i cosiddetti impegni per
il gruppo brasiliano erano ancora più inevitabili
del solito, in quanto questi riguardavano il
procurarsi beni di prima necessità, visto che si
trattava di giovani abitanti in una favela di
Porto Alegre: immensi quartieri senza strade,
con case costruite con pezzi di legno e di
cartone e il tetto di lamiere, trovati da qualche
parte e messi insieme alla meno peggio; un luogo dove giovani e adulti siedono a terra davanti
“casa”, non hanno lavoro né alcun altro tipo di occupazione se non bere, fumare e giocare a carte, e
quando ti ritrovi a girare per queste strade
(che più che altro sono sentieri di terra battuta
tra una “baracca” e l‟altra) ti guardano in
silenzio, mentre i bambini che pure giocano lì
nella polvere, sono gli unici che, forse perché
ancora ingenui sulla loro realtà, ti rivolgono la
parola con un sorriso aperto e con gli occhi
pieni di curiosità.
Che un gruppo di giovani proveniente proprio
da una situazione simile potesse riuscire, non
solo a trovare il tempo e l‟energia per essere
tutto il tempo con noi, ma anche ad
impegnarsi non poco, insieme al loro team, a
farci conoscere se stessi, la loro città e il loro vivere sociale, proprio non ce lo aspettavamo.
Le visite a centri sociali, organizzazioni e soprattutto alle favelas, alla riserva indiana e i momenti di
confronto con le proprie realtà e la propria identità che sono risultati da questi, sono stati secondo la
nostra opinione, senza dubbio i punti più importanti e che maggiormente hanno aiutato a spingere
l‟incontro su particolari riflessioni.
Il considerarsi un po come ai margini della
società è, per la maggior parte dei giovani dei
gruppi proveniente da Napoli e Berlino, una
caratteristica che li accomuna: “uguale se
tedeschi o italiani, provenire da situazioni
sociali difficili conferisce un‟appartenenza che,
superando i confini geografici, fa si che le
anime si riconoscano tra loro e che si sentano
unite in una specie di fratellanza” (parole di un
partecipante interrogato sul tema).
Il trovarsi di fronte le realtà argentine e
soprattutto brasiliane (soprattutto solo perchè è
in questo paese che hanno potuto vederle con i
propri occhi e che anche gli argentini si vivono
la stessa, se non peggio, situazione è, per adesso, nonostante il sentito, per loro ancora
un‟astrazione: saperlo e vederlo con i propri occhi in tutta la forza, i colori e la disperazione certe
volte, sono due cose diverse) ha dato modo loro di ricredersi sulla propria. La loro condizione in
Europa di giovani “difficili” costretti a viversi un contesto sociale scomodo, appare alla luce di
questi nuovi confronti come invece una condizione di “privilegiati”, poichè già per il solo fatto di
essere nati in Europa, posseggono diritti e vivono in un contesto sociale che in paesi come il sud
America ancora sono irraggiungibili.
Calendario
Domenica 29: arrivo del gruppo argentino e brasiliano. Piccoli giochi di conoscenza.
Lunedì 30.12: Mattino - arrivo del gruppo tedesco e del gruppo italiano. Benvenuto ufficiale
ai gruppi. Giochi di conoscenza. Pranzo
Pomeriggio - presentazione del programma e trascrizione di questo su un foglio
grande da appendere alla parete. Organizzazione delle compere di bibite, frutta,
etc.. Serata - Por – do – sol em Ipanem: tramonto sul fiume.
Martedì 31.12: Mattino – animazione linguistica; presentazione del tema (in gruppi nazionali)
e del laboratorio teatrale (nel gruppo grande internazionale).
Pomeriggio – aspettative e timori; “chi sono io, chi sei tu?” alla scoperta del
nostro prossimo (rappresentazione grafica di interessi, attitudini, esperienze,
etc.); preparazione alla notte di San Silvestro.
01.01.03:
Mattino – visita alla Fondazione Cazemiro Kurtz: programma e problematiche del
lavoro con i giovani a Porto Alegre
Pomeriggio – laboratorio teatrale
02.01.03:
Mattina – animazione linguistica; gioco per la città; pranzo al mercato pubblico;
Pomeriggio: visita alla Favela di Porto Alegre e a “Radio Comunitaria”;
bilancio della visita e confronto sul sociale tra le città partecipanti al progetto.
03.01.03:
Mattino e pomeriggio – escursione a Itapuà e laboratorio teatrale all‟aperto.
Serata al ristorante e poi a ballare.
04.01.03:
Mattinata libera fino alle 11:00; visita e pranzo al mercato biologico di
Coolmeia e tavola rotonda con l‟associazione che cura l‟esercizio: i giovani ed
il loro impegno nell‟ecologia rurale ed urbana; spesa per la serata
interculturale;
Pomeriggio – bilancio di mezzo; laboratorio teatrale.
Sera – a mangiare “Churrasco” al Galpao Crioulo.
05.01.03:
Visita al mercato Brique e ai giovani che lo gestiscono
Pomeriggio – gioco interculturale; partita di calcio; serata interculturale.
06.01.03:
Mattina e pomeriggio: visita alla riserva indiana Canta Galo e al villaggio di
pescatori dell‟Ilha da Pintada.
Ore 18:00 – bilancio delle visite; cena.
Sera: laboratorio teatrale.
07.01.03:
Mattina – visita ai centri di riciclaggio e Lojas Renner.
Pomeriggio – bilancio delle visite; laboratorio teatrale.
Sera – visita alla rappresentazione teatrale : “As Malcriadas”.
08.01.03:
Mattina – animazione linguistica; laboratorio teatrale.
Pomeriggio – rappresentazione di “Capoeira” nella Favela di Porto Alegre;
incontro e partecipazione ad una riunione cittadina (la “Democrazia Partecipativa”)
09.01.03:
Mattina – animazione linguistica; bilancio delle visite del giorno prima
attraverso il linguaggio fotografico (che cosa mi ha colpito, cosa racconterò al
mio paese di questa esperienza?).
Pomeriggio – laboratorio teatrale; cena al ristorante visita alla Porto Alegre di
notte.
10.01.03:
Mattina e pomeriggio – una giornata alla fondazione Cazemiro Kurtz (in piccoli
gruppi partecipiamo alle attività di una giornata tipica della Fondazione);
plenaria di confronti con il direttivo e con i collaboratori della Fondazione.
11.01.03:
Mattina – preparazione alla rappresentazione teatrale.
Pomeriggio - rappresentazione teatrale; bilancio finale.
Sera – festa d‟addio.
12.01.03:
Mattina / pomeriggio: partenza dei gruppi.
B) Preparazione
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Descrivere in che modo è stata preparata l‟attività.
Descrivere in che modo gli animatori /organizzatori si sono preparati con ciascun gruppo /organizzazione?
Indicare se vi sono stati incontri preliminari (specificare che tipo di incontri, la frequenza e l‟impatto
sull‟organizzazione delle attività).
Il progetto realizzato a Porto Alegre è stato il frutto di una lunga gestazione.
Il formulario fù presentato il 1° novembre 2001 e accettato dopo la data prevista in prima istanza di
realizzo dello scambio, così che si dovettero spostare le date dell‟incontro nell‟unico periodo di
ferie in comune nei quattro paesi, le feste natalizie del 2003.
Se da un lato questo periodo d‟incubazione ci ha procurato non poca paura e incertezza non solo a
noi ma anche tra i partecipanti dei quattro paesi, che vedevano allontanarsi cosi tanto nel tempo il
momento dello scambio, dall‟altro lato ci ha dato tempo ulteriore per prepararci con i nostri gruppi
nazionali e ancora di più nella ricerca di prestiti che ci permettessero di mettere insieme la cifra
(notevole per noi) che ci occorreva per far partire il progetto.
Naturalmente non è stato possibile avere incontri informali tra i quattro paesi (visti i costi dei
biglietti per e dal sud America) ma solamente tra il team tedesco e quello italiano che insieme, nel
dicembre 2001, nel maggio 2002 e ancora nell‟agosto e nel settembre 2002, lavorando alla
realizzazione di altri incontri giovanili e formazioni, trovavano ripetutamente occasione di mettere a
punto l‟incontro di Porto Alegre nella parte tematica e pedagogica.
Il tema e le metodologie per sviluppare i contenuti dell‟incontro sono state in varie riprese discusse
all‟interno delle associazioni on-off e bapob, così che infine possiamo affermare che i risultati
dell‟incontro non sono merito solo del team internazionale ma anche delle associazioni partner che,
con la loro esperienza ed il loro incoraggiamento ci hanno permesso di realizzare lo scambio.
Kike Barbosa del team brasiliano e Natalia Mastromauro del team argentino avevamo giá avuto
occasione di conoscere bene precedentemente (rispettivamente ad un incontro di formazione e ad
una Visita di Studio Gioventù: ogni volta, finiti gli incontri, Motti Bruno rimaneva loro ospite per
piú tempo stabilendo in definitiva rapporti di amicizia).
Con loro abbiamo costantemente mantenuto i contatti e reso possibile quindi il necessario passaggio
di informazioni nei due sensi; se è vero che i brasiliani avevano il ruolo più grosso
nell‟organizzazione dello scambio sul posto, è vero anche che questa è stata la loro prima
esperienza nel campo degli scambi internazionali e comunque nel lavoro con un gruppo
multilingua, per cui l‟esperienza di noi europei nel campo è risultata piuttosto preziosa.
La comunicazione tra i due continenti è avvenuta, fatta eccezione per alcune telefonate in
prossimità della data d‟inizio dello scambio, esclusivamente attraverso la comunicazione
elettronica; cosa questa che era già stata prevista con il nascere dell‟idea. Le possibilità di questo
sistema di comunicazione di poter trasmettere enormi quantitá di materiale scritto e illustrativo con
poco dispendio di denaro, ha fatto nascere l‟idea di avere un piano di lavoro comune a tutti noi; un
piano che potesse essere sviluppato, tenendo conto delle differenze dei quattro paesi, delle loro
culture e delle specificità proprie dei gruppi partecipanti e che tendesse soprattutto al
coinvolgimento del singolo nel gruppo e di questi tra di loro.
Una cosa su cui abbiamo puntato molto e i cui risultati ci hanno pienamente soddisfatti, è stata
quella, considerate le affinità dei quattro gruppi che si incontravano, di stabilire anche dei moduli
comuni con cui potevamo lavorare alla preparazione del progetto. Di questi parleremo più
dettagliatamente nel punto relativo al coinvolgimento dei partecipanti.
Abbiamo avuto per la preparazione del team internazionale i seguenti punti:
 Raccolta di informazioni sui gruppi partecipanti, sul lavoro delle nostre associazioni con
questi in altri campi, allo scopo di delineare al meglio un profilo dei gruppi e uno per i
singoli partecipanti.
 Raccolta di idee, opinioni e esperienze riguardo al tema del progetto e allo sviluppo
metodologico tra tutti i teamer partecipanti.
 Fissare dei momenti periodici di bilancio e di sintesi del lavoro di preparazione fatto con
conseguente valutazione.
 Divisione dei ruoli, dei compiti e delle responsabilità prima, durante e dopo la realizzazione
del progetto in base alle qualità/competenze di ciascuno di noi.
 Fissare la scaletta degli appuntamenti e rendere il più veloce possibile il passaggio di
informazioni tra i partners.
 Fissare una data ed i contenuti per realizzare un momento di preparazione a Porto Alegre.
Questi sono stati punti che ci eravamo prefissi sviluppare (e che pure lo sono stati) nella
convinzione che il progetto si sarebbe realizzato nel marzo 2002.
Nel momento in cui, per ragioni di forza maggiore, le date si sono spostate e in più di così tanto nel
tempo (da marzo a dicembre), si è reso necessario per noi continuare a lavorare al progetto questa
volta su due piani separati:
il primo è stato quello di motivare maggiormente quei partecipanti che erano poco convinti a
rinunciare ad un fine d‟anno nel proprio paese (anche se a dire la verità, il problema è sorto più
dal lato dei genitori che dei ragazzi) e allargare maggiormente il raggio delle informazioni che
fino a quel momento ci eravamo scambiati, così che potevamo tenere alto l‟interesse dei
partecipanti e non creare una pausa, troppo lunga a nostro parere, tra la fase di preparazione con
il gruppo e lo scambio vero e proprio in Brasile.
Ai vari punti sopra si sono aggiunti quindi per esempio la realizzazione di un video di
presentazione dei gruppi e della propria città e la partecipazione di molti ragazzi nei quattro
paesi a corsi di ripetizione di inglese.
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il secondo livello a cui il team internazionale si è dedicato e che negli ultimi mesi prima della
realizzazione del progetto ha acquistato priorità assoluta, è stato quello della ricerca privata di
un credito.
Nonostante la candidatura sia stato presentata al 1° novembre 2001 e l‟approvazione sia giunta a
marzo 2002, ancora tutt‟oggi i finanziamenti promessi non sono arrivati. La realizzazione del
progetto, possiamo sicuramente affermarlo, è stato unicamente merito del team internazionale e
della ottima intesa personale e professionale che negli anni tra noi si è stabilita. Le due
associazioni europee, per aver già appunto anticipato proprio denaro per altri progetti, si
trovavano alla data di realizzo del progetto in Brasile nell‟impossibilità di anticipare denaro, per
quanto poco fosse.
Solo attraverso un indebitamento personale del team internazionale è stato possibile reperire una
parte del denaro occorrente a questo progetto.
L’incontro di preparazione in Porto Alegre è avvenuto nel mese di dicembre 2002.
Se da un lato in genere non siamo d‟accordo nel realizzare incontri di preparazione così vicini alle
date dello scambio, d‟altro canto sia la necessità della presenza di un responsabile italiano sul posto
e sia le condizioni finanziarie disastrose del progetto non permettevano altre soluzioni.
Il teamer tedesco e quello italiano sono arrivati il 10.12.02, quello argentino l‟11 dicembre. Dopo
aver effettuato l‟incontro di preparazione (ben più giorni di quelli previsti), mentre i leaders
argentino e tedesco ripartivano per i propri rispettivi paesi, quello italiano è rimasto a Porto Alegre
lavorando insieme ai responsabili brasiliani alla preparazione dell‟incontro e ritornando in patria
solo il 18 gennaio 2003, quindi fino ad oltre la partenza dei gruppi.
Non è stata per niente una mancanza di fiducia da parte nostra nelle capacità degli organizzatori
brasiliani ma piuttosto un‟esigenza avvertita per prima da loro stessi (Arlette non aveva mai
partecipato a scambi internazionali e Kike Barbosa era stato anni fà partecipante in un incontro, ma
lui stesso non ne aveva mai organizzato uno) e che già mesi prima ci avevano fatto presente.
Anche per noi di on-off e di bapob la cosa ci sembrava naturale vista appunto la mancanza di
esperienza in contesti interculturali e multilingua dei nostri partner brasiliani dove invece questi
rivestono un‟importanza notevole, e vista la responsabilità che avevamo rispetto alle persone che ci
hanno prestato il denaro per la realizzazione del progetto.
Liberarsi per un così lungo tempo dalle normali occupazioni che ognuno di noi ha nella propria vita
non è stato certamente così facile come scriverlo adesso, ma tuttavia lo abbiamo reso possibile
nell‟interesse della buona riuscita di questo progetto a cui abbiamo dedicato tanta energia e tanto
tempo e che prometteva risultati eccellenti.
Dopo una riflessione sullo stato delle finanze e stabilite delle priorità nei pagamenti dei costi sul
territorio, abbiamo organizzato un incontro con i responsabili dei servizi che pur usufruendone
durante lo scambio, non avremmo potuto pagare subito, né avremmo potuto se non all‟incirca dire
quanto questo sarebbe stato possibile.
Un incontro dunque con i responsabili dell‟alloggio che avevamo prenotato, con quelli di una
compagnia di fitto minibus, con guide (per la riserva indiana e per il parco nazionale), con
associazioni che gestivano anche ristoranti. Grazie alla loro disponibilità, sicuramente grazie anche
alle caratteristiche e alla novitá del nostro progetto nella loro cittá e soprattutto grazie alla presenza
dei tedeschi nel progetto, per loro rappresentante una certa garanzia e serietà, siamo riusciti alla fine
a trovare un accordo per i pagamenti.
L‟incontro di preparazione si è svolto poi secondo il programma che prevedeva:
 incontro con la Fondazione Cazemiro Kurzt
 incontro con il gruppo brasiliano
 verifica della struttura di accoglienza e degli appuntamenti in programma nello scambio
 piccolo giro tra i leaders dove ognuno descrive come personalmente si immagina l‟incontro
 i risultati che ci aspettiamo
 verifica della suddivisione dei compiti all‟interno dello scambio
 piano d‟azione per gli ultime settimane prima dell‟arrivo dei gruppi
C) Organizzazione pratica
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Descrivere i supporti logistici e pratici predisposti per organizzare l‟attività (trasporti, vitto e alloggio, ecc.).
Indicare le lingue più utilizzate durante le attività in programma e durante il tempo libero. E‟ stata prevista
l‟assistenza linguistica? Quale?
Descrivere quali aspetti pratici e logistici dovrebbero essere migliorati nel caso si dovesse ripetere l‟esperienza.
Il lungo periodo avuto a disposizione per mettere a punto il progetto e la presenza di Motti Bruno
(di ON-OFF) già da qualche settimana prima che iniziasse il vero e proprio scambio, hanno fatto sì
che logisticamente e sul piano dell‟organizzazione non si abbiano avuti problemi di sorta ma anzi,
al contrario, l‟incontro si è svolto sotto questi punti di vista in maniera eccellente.
L‟alloggio trovato attraverso la Fondazione Cazemiro Kurtz è situato fuori città ed immerso nel
verde. Appartiene alla Comunità dei Freies Carmelitas (Carmelitani) e ci è risultato ideale la sua
posizione un po appartata dalla città che ci permetteva di lavorare insieme con il gruppo senza
distrazioni cittadine e con la concentrazione adatta indispensabile a raggiungere i fini che ci
eravamo preposti nel tempo breve che avevamo a disposizione.
Dai Carmelitani (che abbiamo visto pochissimo poiché abitavano in un altro edificio ed avevano un
altro giardino) ricevevamo anche il nostro vitto (e abbondantemente) ogni volta che il programma lo
prevedeva. Durante le escursioni, a pranzo si mangiava qualcosa di veloce riservandoci di fare al
ritorno un‟abbondante cena calda. Al ristorante pure siamo andati spesso per ragioni logistiche (il
nostro programma finiva in un momento in cui le cucine dei Freies Carmelitas già erano chiuse) o
perchè indispensabili questi momenti per approfondire particolare momenti vissuti durante la
giornata (è il caso del ristorante appartenente all‟associazione del mercatino di prodotti biologici e a
quello pubblico)
La posizione particolare del nostro alloggio ci faceva decidere inoltre l‟uso frequente di taxi per
uscite serali e/o notturne nella città di Porto Alegre (l‟unico autobus che passava nelle vicinanze
aveva una frequenza oraria e dopo le 22:30 non c‟erano più corse). L‟uso dei taxi non era per niente
caro al cambio con i reais e ci permetteva quindi di evitare lunghe attese alla fermata dell‟autobus.
Per le numerose visite che abbiamo effettuato nella città e nella regione, ci siamo serviti di tre
minibus che ci venivano fittati da un„agenzia di viaggio locale e che avevano una capienza di 15
persone ognuno. In più abbiamo avuto in queste occasioni l‟auto di uno degli organizzatori
brasiliani a disposizione.
Anche da questo lato abbiamo notato la grande professionalità organizzatrice del team brasiliano e
della loro organizzazione, nel vedere sempre puntualmente nei giorni previsti per le uscite in
gruppo, questi pulmini parcheggiati davanti casa nostra ad attenderci. Non nascondiamo che il team
europeo, attraverso l‟esperienza in scambi con il sud America e già anche con il Brasile, un pò era
prevenuto rispetto a punti come per esempio puntualità o capacità organizzativa da parte loro e
questo è stato anche uno dei motivi che ci hanno spinto a progettare il momento di preparazione in
modo tale che al termine di questo potesse rimanere comunque sul posto uno di noi europei e
seguire da vicino i lavori per la messa a punto degli ultimi dettagli organizzativi dell‟incontro.
Su questo punto, ci siamo ricreduti già dopo un paio di giorni che era cominciato lo scambio,
notando come il team brasiliano aiutati da uno staff di supporto della Fondazione Cazemiro Kurtz,
gestiva puntualmente e con professionalità gli appuntamenti che avevamo. È stato un sollievo per
noi questo che non abbiamo mancato di manifestare apertamente in una delle prime riunioni del
team internazionale (ogni giorno avevamo previsto uno o più momenti d‟incontro), rivelando le
nostre prime paure nell‟andare ad organizzare uno scambio in un paese come il Brasile e i nostri
pregiudizi rispetto ai sudamericani in generale (anche loro un pò come gli abitanti mediterranei,
meno spronati dalla ragione, dalla efficienza e dalla puntualità quanto invece esseri passionali, di
cuore ma caotici e non puntuali).
La traduzione durante lo scambio è stata assicurata da Johanna Scarf e Magdalena Simon del team
tedesco (rispettivamente per italiano-tedesco-brasiliano e spagnolo-tedesco-brasiliano), da Natascha
Noack e Motti Bruno (rispettivamente italiano-tedesco-brasiliano e italiano-tedesco-spagnolo) e
Natalia Mastromauro del team argentino (spagnolo-italiano).
Secondo le situazioni e la formazioni dei piccoli gruppi di lavoro, l‟equipe di traduttori e
d‟animazione si è divisa tra questi riuscendo ottimamente e spesso in tempo reale (con traduzione
simultanea) ad assicurarne la comunicazione all‟interno di questi.
Ai componenti del team brasiliano a cui mancavano le conoscenze delle altre lingue presenti
all‟incontro, oltre a quello di conduzione del workshop teatrale, assumevano spesso i compiti legati
all‟organizzazione, all‟introduzione di temi e accenti che di giorno in giorno volevamo sottolineare,
nonchè di presentazione di associazioni ed organizzazioni che di volta in volta andavamo a visitare
(raccontandoci dunque in precedenza cosa avremmo incontrato li, così che tutti potessero essere
preparati all‟incontro).
Nei momenti formali si è lavorato dunque nelle quattro lingue, ottenendone come già in altre nostre
esperienze passate, un livello ottimale sui piani della comunicazione e dell‟intervento dei giovani,
momenti questi dove i ragazzi, non limitati dalle loro scarse o inesistenti cognizioni linguistiche,
potevano esprimersi liberamente nella propria lingua madre.
Il rivolgersi questo scambio a particolari gruppi di giovani ha significato tra l‟altro che il livello
d‟istruzione riferito in particolare alle materie scolastiche non considerate prioritarie alla loro vita
professionale futura (lingue straniere ma anche letteratura, biologia, etc. insomma tutte quelle non
legate ad una formazione che porti ad un‟immediata possibilità di lavoro, di assunzione) era basso.
Pensare di stabilire una lingua di lavoro comune come l‟inglese, avrebbe creato, considerato
appunto le condizioni di cui sopra, una situazione in cui i partecipanti non avrebbero avuto
assolutamente la possibilità di poter intervenire direttamente, né tanto meno di capirne il tema e
partecipare attivamente al suo sviluppo.
La vicinanza di linguaggio tra italiani e spagnoli e tra spagnoli e brasiliani, unita alla vivacità e alla
curiosità del gruppo tedesco, hanno fatto sì che nei momenti informali e di tempo libero si creassero
sistemi di comunicazione alternativi che rendevano comunque possibile e piacevole lo scambio
all‟interno del gruppo multinazionale.
Vogliamo a questo punto sottolineare che se la comunicazione informale tra i gruppi è riuscita,
questo lo si deve a nostro parere alle particolari affinità tra i gruppi, che possedevano per così dire,
già un “linguaggio” comune che ha permesso se non la comunicazione verbale, sicuramente quella
del corpo.
In un‟altra situazione a quattro paesi dove i gruppi non presentino caratteristiche simili,
consiglieremmo senza dubbio un‟equilibrio linguistico diverso tra i paesi partecipanti: argentini,
brasiliani ed italiani hanno infatti un linguaggio naturale gestuale comune che, nel momento in cui
vengono a contatto, inevitabilmente si manifesta eliminando barriere di lingua e cultura; la stessa
cosa non avviene con i tedeschi in genere, per natura meno abituati appunto a questo linguaggio ed
in generale a quello del corpo.
D) Coinvolgimento dei giovani
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Spiegare in che modo sono stati selezionati i partecipanti e in che modo si sono costituiti i gruppi.
Descrivere in che modo i giovani sono stati coinvolti in ciascuna delle fasi del progetto (preparazione, realizzazione
e valutazione).
Spiegare in che modo il programma è stato adattato alle aspettative e/o difficoltà dei partecipanti.
Se il progetto ha previsto la partecipazione di giovani con esigenze particolari, indicare in che modo è stato
assicurato il loro coinvolgimento nello scambio.
I partecipanti e come questi sono stati selezionati abbiamo già spiegato nella domanda di
candidatura di questo progetto. Nonostante tra la presentazione di questo e la sua realizzazione sia
passato un lungo lasso di tempo, i gruppi sono rimasti gli stessi che erano all‟origine.
C‟è da aggiungere che dal lato tedesco dal gruppo dei 10 partecipanti uno di questi, per motivi
personali, ha deciso di rinunciare alla partecipazione alle attivitá di preparazione e allo scambio.
Sono comunque restati in 10 perché si é aggiunta l‟assistente sociale di questo gruppo Angela
Iskraut. Non era possibile far viaggiare il gruppo dei giovani senza l‟accompagnamento della
persona che giornalmente lavora con loro e ne è la responsabile legale. Il nostro partner berlinese,
bapob e.V., non aveva messo in calcolo questa cosa poiché dai primi contatti avuti con il gruppo e
con l‟istituto che frequentano, non si era venuto a toccare questo aspetto, nonostante avrebbe dovuto
essere al contrario chiarito sin dall‟inizio. La signora Angela Iskraut, a dispetto dei nostri dubbi nel
far partecipare una persona che avesse una così grande responsabilità e un rapporto così intenso con
il gruppo tedesco, che potesse quindi in qualche modo interferire con la libertà e la spontaneità dei
ragazzi tedeschi che noi ritenevamo molto importante per il successo del progetto, si è dimostrata
invece molto capace e professionale nel suo lavoro, assumendo un atteggiamento che per nulla
interferiva con lo svolgimento delle nostre attività ma che al contrario, tendeva alla semplice
partecipazione insieme a tutti noi.
Anche dal lato italiano abbiamo avuto una persona in più rispetto al numero dei 10 previsti, ne
descriviamo il suo arruolamento a mò di esempio che spieghi anche un pò quali sono stati i nostri
parametri nella scelta dei partecipanti.
Verso fine settembre 2002, alla riapertura dei lavori di preparazione del gruppo italiano dopo le
ferie estive, una ragazza di 17 anni si é presentata al nostro incontro dichiarando di voler
partecipare anche lei allo scambio. Non è servito dirle che già da tempo avevamo il gruppo
completo e che comunque le scelte dei partecipanti venivano fatte secondo certi criteri: per due
appuntamenti si è presentata ed è restata con noi mostrandosi interessata e partecipando alle
nostre attività in un modo così simpatico che proprio ci era impossibile mandarla via.
A motivo di questa sua cocciutaggine siamo andati a visitare i suoi genitori esponendo loro il
nostro problema e ricevendone in cambio l’informazione che, da quando era cominciato l’anno
scolastico (eravamo in settembre), la figlia non si era più presentato alle lezioni (ritenendo che la
scuola non faceva per lei che preferiva invece “imparare un mestiere”) e loro non sapevano
proprio più come fare. Attraverso questa visita e la lunga chiacchierata con queste persone,
abbiamo potuto farci un’idea della loro disperazione per questa ulteriore disgrazia che si
abbatteva sulla loro casa (una sorella maggiore della ragazza ha avuto un bimbo a 17 anni, non ha
marito e entrambi vivono a casa dei genitori) e soprattutto della mancanza di prospettive che qui
avvertivamo.
Non erano proprio queste le condizioni primarie che avevamo premesso nella ricerca dei nostri
partecipanti? Non era proprio la volontà a costruire insieme a noi l’incontro che tanto
desideravamo da loro?
Ce ne siamo andati dalla loro abitazione con queste domande che ci ronzavano nella mente.
Alla prima occasione abbiamo radunato la nostra associazione ed abbiamo esposto il nostro
problema, ricevendone da tutti comprensione per i nostri dubbi.
Siamo tornati quindi di nuovo dai genitori raccontando i risultati della nostra consultazione
all’interno di ON-OFF: a patto che lei ritorni a scuola e che dimostri la sua buona volontà, ci
ripromettevamo di prendere in considerazione la sua partecipazione allo scambio in Brasile.
In questa riunione di famiglia a cui prendeva parte anche la ragazza in questione, abbiamo fissato
quindi condizioni precise tra noi e lei, comprendendo tra l’altro che a distanze regolari di tempo ci
saremmo informati presso gli insegnanti verificando il suo andamento nelle materie scolastiche.
Nei tre mesi successivi abbiamo effettuato puntualmente visite nella scuola ricevendo ogni volta
conferma del suo impegno.
Se è vero che il gruppo italiano ha avuto un partecipante in più all‟arrivo rispetto alla candidatura, è
vero anche che alla partenza da Porto Alegre ne avevamo uno in meno. Uno dei partecipanti infatti
è restato a Porto Alegre presso la Fondazione Cazemiro Kurtz dove presta servizio di volontariato.
Già nello scambio, durante l‟incontro ufficiale con la Fondazione dove ci vennero illustrate le varie
direzione che il lavoro lí assumeva ed il programma, avevamo notato l‟interessamento del giovane a
questa organizzazione. Interessamento che si è mostrato più chiaramente sempre durante lo scambio
quando ci propose di chiedere ai responsabili della Fondazione se era possibile che lui potesse
andare li per un giorno e dare una mano nel lavoro. Il non conoscere affatto la lingua non
spaventava per niente questo giovane che, lo avevamo notato anche in altre situazioni, aveva una
simpatia ed un modo di fare così aperto che barriere di questo tipo per lui, proprio non esistevano.
Dopo un paio di giorni che ebbe effettuato questa sua come da lui stesso denominata giornata di
volontariato ci confesso di aver parlato con alcuni dei responsabili della Fondazione i quali
vedevano la possibilità che lui si possa fermare più tempo in Porto Alegre e prestare attività presso
la loro organizzazione. Alle nostre proteste che stava andando un tantino troppo veloce e che noi
non sapevamo se era possibile la cosa, lui ci invitò a parlare telefonicamente con suo padre con cui
viveva (e a cui aveva già comunicato la sua decisione) e di chiedere a lui che ne pensava. Il ragazzo
è maggiorenne ed il padre al telefono non ha sollevato nessuna obiezione ma anzi al contrario era
giá informato della cosa e ne dava il suo consenso.
Come già accennato in altra pagina, il team internazionale si è proposto come uno degli obiettivi per
la fase di preparazione, di sviluppare e lavorare a dei moduli di lavoro che avremmo usato
congiuntamente come base nei quattro paesi nella preparazione con i gruppi. I moduli hanno avuto
lo scopo di avvicinare giá in questa fase iniziale i partecipanti ad uno spirito di cooperazione e
propositivo che, in seguito durante lo scambio, avrebbe permesso al meglio il loro coinvolgimento
nel progetto.
Nella fase della preparazione nei gruppi nazionali abbiamo così avuto dei momenti dedicati a:
 Aquisto di informazioni necessarie per una maggiore conoscenza degli altri paesi, della
loro cultura e del loro sistema sociale.
 Stabilire all‟interno di ogni gruppo nazionale gli elementi determinanti la propria
cultura ed il proprio vivere sociale.
 Attraverso la comunicazione elettronica e con l‟aiuto dei traduttori stabilire quali di
questi elementi abbiamo in comune e quali al contrario, per la sua diversità, avremmo
potuto usare come tratti nella rappresentazione della nostra cultura.
 Lettura, classificazione e valutazione del materiale arrivato e spedito.
 Animazione linguistica.
 Acquisto di informazioni relative ai partecipanti allo scambio.
 Creazione di un sito internet dove ognuno aveva il proprio indirizzo e-mail.
 Sviluppo di una “scheda” per ognuno di noi che potesse servire come prima traccia
all‟avviamento della comunicazione elettronica internazionale.
 Ricerca di un posto dove era possibile, in non troppo lunghi intervalli di tempo, leggere
la posta elettronica.

Raccogliere e catalogare il materiale ricevuto e spedito.
 Acquisto di informazioni relative agli incontri previsti dal programma.
 Definire il programma delle visite e degli incontri nei dettagli.
 Presentazione del materiale pervenutoci da Porto Alegre e discussione all‟interno del
gruppo.
 Sguardo a quelle che sono le nostre motivazioni alla partecipazione allo scambio.
 Cosa ci aspettiamo da questo incontro? / cosa vorremmo che non accadesse? / Cosa
desidereremmo che accadesse? / quali sono i nostri punti deboli e quali quelli forti? /
Come possiamo usare in positivo la nostra energia nella situazione multinazionale? /
Cos‟è un conflitto interculturale?
 Riflessione su come l’esperienza potrebbe essere trasportata nel nostro contesto.
 Individuazione sul territorio di possibili gruppi a cui è possibile segnalare la nostra
iniziativa e stabilire contatti con essi.
 Acquisizione di informazioni relative alle loro attività ed individuare dove siano
possibili punti di confluenza in cui i prodotti della nostra esperienza possano risultare
apprezzabili per loro.
 Individuazione di una equipe, interna al gruppo nazionale, che possa sviluppare e
seguirne i lavori in questa direzione.
C‟è da dire che nonostante i modelli di lavoro sopra elencati siano stati elaborati in comune
attraverso vari mesi di comunicazione elettronica, sia la messa in pratica e sia i risultati di questi si
differenziano notevolmente l‟uno dall‟altro nei quattro paesi in quanto a forma. Durante ancora la
fase di preparazione nazionale, è sorta da diverse parti nei quattro gruppi il dubbio di poter/voler
lavorare al tema attraverso un workshop di teatro. Si trattava di 9 partecipanti divisi per i quattro
gruppi che hanno riflettuto e proposto la possibilità di poter usare in questa occasione un altro
strumento, quello del video-film.
Naturalmente, noi del team internazionale abbiamo sempre sottolineato con i nostri giovani che
appunto questo cercavamo e avremmo desiderato da loro: che siano loro stessi a proporci
cambiamenti o integrazioni (come in questo caso).
La motivazione era che in questo momento questi ragazzi sentivano difficoltà ad immaginarsi in un
workshop teatrale; sentivano tuttavia di voler prendere parte alla discussione e forse, l‟idea di
riprendere il nostro lavoro, sarebbe stato anche un modo per fissarlo affinchè non vada dimenticato
in noi.
Dopo una rapida consultazione, a cui prendevano parte i partecipanti di tutti e quattro i paesi, siamo
convenuti tutti nell‟accettare le motivazioni di cui sopra aggiungendo che sicuramente è un
qualcosa in più se avremmo anche un reportage dell‟incontro a Porto Alegre e comunque avere
materiale filmato, lascerà aperta una grande quantità di nuove possibilità di pubblicizzare l‟incontro
e di poter trasmettere ad altri che non fossero venuti con noi la nostra esperienza (non solo parenti
ed amici, ma anche presso le scuole frequentate dal nostro gruppo).
Abbiamo già affermato di come questo scambio si ponga all‟insegna, già nelle sue prime battute,
quelle della preparazione in sede nazionale, della partecipazione attiva.
Una delle prime attività, dei primi momenti che hanno visto la luce nel nostro incontro è stato
proprio una introduzione per così dire pratica al concetto della Democrazia Partecipativa.
Una delle cose che puntualmente in ogni scambio avviene, è la presa di conoscenza delle regole da
rispettare nel luogo dove si alloggia (le regole della casa). In genere queste non si differenziano
molto da alloggio ad alloggio e da paese a paese: vertono quasi sempre su divieti come quello per
esempio di fumare nelle stanze da letto, di non essere rumorosi dopo una certa ora alla sera, etc.
Questa volta, in sintonia con il tema, non volevamo limitarci ad una semplice lettura
dell‟ordinamento della casa, ma sperimentare se non fosse possibile, proprio per la generalità di
queste regole, che siano gli stessi ragazzi ad arrivarci da soli e naturalmente osservarne i risultati.
Il momento è stato annunciato solennemente come la necessità dettata dalla nostra convivenza di
darsi delle leggi interne che ne regolino la vita sociale.
Divisi in gruppi nazionali abbiamo quindi gettata una bozza di quelle che per noi erano cose
importanti che volevamo venissero rispettate.
Ritornati nel gruppo grande abbiamo valutato quello che avevamo scritto scoprendo parecchi punti
in comune che avevamo con gli altri e trovando spunti di discussione per i rimanenti.
Le regole andavano dalla proibizione del fumo negli spazi adibiti al lavoro alla limitazione del
rumore a partire da una certa ora serale, al divieto delle droghe, dell‟alcool, dell‟istituzione di un
servizio sveglia mattutina, di uno di controllo delle regole e di mantenimento della pulizia dove
eravamo alloggiati. Le regole, su proposta dei partecipanti, sono state infine riportate in forma
grafica e da loro stessi posti in punti strategici del luogo dove alloggiavamo.
È stato un primo momento di confrontazione con gli altri e soprattutto con se stessi e la propria
volontà di rispettare le proprie regole.
Anche se è stato il primo momento e nato anche come poco più di un esperimento, questo non ha
mancato di dare notevoli spunti di confrontazione durante lo scambio ed in particolare al momento
del bilancio intermediario ed in quello finale (le sigarette spente, nonostante i cartelli ed il servizio
d‟ordine, erano spesso buttate nel giardino, la sera c‟erano dei gruppi che a letto proprio non ci
volevano andare ed erano piuttosto rumorosi, etc.).
L‟incapacità dell‟essere umano, posto in un contesto sociale, di rispettare regole che esso stesso si è
posto, è un elemento costante e quasi unanime risultante da queste confrontazioni, così come lo è
stato la necessità di sviluppare strategie adatte che aggirino questo ostacolo dando la coscienza, a
tutti i protagonisti che contribuiscono alla costruzione sociale, del sentirsi sì individui ma uniti al
raggiungimento di una meta comune.
Al bilancio di mezzo quindi, sentito il problema sopra esposto, è stato suggerito da alcuni
partecipanti che il servizio di controllo fosse rivestito a rotazione da tutti i partecipanti, così che si
creasse una responsabilizzazione da parte di tutti verso il problema e allo stesso tempo che tutti
prendessero con più serietà appunto questo ruolo.
Aggiungo il mio parere personale, affermando che i risultati di questo piccolo modello di
partecipazione, ha dato sicuramente risultati migliori che in altre situazioni scambio in cui le regole
vengono semplicemente enunciate dai teamers e dai partecipanti accettate (?).
E) Risultati



Sono stati raggiunti gli obiettivi previsti nella domanda iniziale?
Descrivere in che modo il progetto ha contribuito allo sviluppo personale dei partecipanti
Descrivere in che misura altri giovani, non direttamente coinvolti nello scambio, hanno beneficiato di questo
progetto.
Ci eravamo assunti come obiettivo principale di conoscere e di tematizzare la realtà e la cultura
giovanile in rapporto a problematiche sociali nei quattro paesi partecipanti, facendo soprattutto
riferimento alla pratica dell‟”Ornamento Partecipativo” in Porto Alegre e nello Stato del Rio
Grande del Sul.
Questo obiettivo di fondo è stato raggiunto ampiamente.
Le realtà giovanili dei quattro paesi partecipanti al progetto erano già state illustrate durante la
preparazione dei gruppi e più ampiamente portata alla luce attraverso vari momenti del programma.
Dalle visite ad associazioni ed organizzazioni di Porto Alegre che ci sono servite da punto di fuga
per il paragone, per lo scambio di informazioni, per lo sviluppo ipotetico di strategie e misure che
avremmo potuto immaginare di adottare nei nostri paesi di provenienza, per approfondire sempre
più le realtà che andavamo ad incontrare e riflettere contraddizioni delle nostre proprie realtà, della
nostra società.
L‟elemento che già dai primi momenti si è andato affermando sempre più forte e che infine ha
rappresentato il punto centrale intorno a cui ruotavano tutti gli altri elementi, è stato sicuramente il
praticare ed il valutare il sistema della Democrazia Partecipativa.
Nonostante questo sistema, in piccolo, lo si era adottato già nei gruppi nazionali fin dal tempo della
fase di preparazione, arrivati sul posto ci siamo accorti che comunque i giovani tedeschi, italiani ed
argentini erano scettici riguardo a questo sistema e quasi diffidenti.
Il vedere come vivono gli abitanti delle Favellas, l‟incontrare giovani del posto e sentire quindi di
prima mano le loro esperienze nella direzione, il visitare organizzazioni ed associazioni che si
occupavano delle più diverse attività ma che avevano come comune radice l‟essere nate in seno a
questo sistema, non riusciva comunque a smuovere appunto questo scetticismo e questa diffidenza
rispetto ad un sistema istituzionalizzato come lo è quello di Porto Alegre.
Come era possibile infatti vivere e/o lavorare in queste condizioni e comunque credere che la
partecipazione alla vita sociale potesse cambiare lo stato delle cose?
Sicuramente i partecipanti accompagnavano questi momenti con curiosità e sempre crescendo
questa; ciononostante non riuscivano a distaccarsi dalla propria esperienza individuale e a
considerare con altri occhi quello che vedevano.
La molla, se così possiamo chiamarla, che ha innescato il meccanismo è stata la visita a “Radio
Comunitaria” e quella ad un‟associazione di riciclaggio di rifiuti urbani.
Già nei giorni prima avevamo effettuato un giro in una Favela (accompagnati sempre in ognuna di
queste visite dal conte ´Ze, un abitante anch‟esso della Favela dal tempo dei primi insediamenti e
per questo meritevole del necessario rispetto nella zona, che ci permetteva di penetrare nel cuore di
questo quartiere, in gruppo completo, senza aver paura che non ne potessimo uscire più) ma né il
visto e nè il sentito attraverso le chiacchierate con gli abitanti del posto, erano riusciti a dare uno
scossone alle idee preconcette dei nostri ragazzi.
La nostra seconda visita ad una Favela, prevedeva anche questa volta un giro per l‟insediamento
con fermate di tanto in tanto presso alcuni degli abitanti dove potevamo fare domande e dove spesso
venivamo invitati a prendere un caffè, lungo la strada accompagnati da un nugolo di ragazzini che
vedevano nella nostra presenza una curiosa alternativa ai loro giochi quotidiani. A chiusura della
visita eravamo ospiti secondo il programma della radio del quartiere, Radio Comunitaria.
Quì abbiamo ricevuto la prima sorpresa.
Alla radio, nella loro semplicità di mostrarsi amichevoli e di offrire quello che potevano, avevano
organizzato a nostra insaputa uno spazio radio per noi che ci dava l‟opportunità di presentarci, di
presentare il nostro progetto e di fare tutte le domande che volevamo ricevendone in diretta la
risposta per telefono.
È stato un momento indimenticabile per tutti noi (anche per i traduttori che si sono visti venire un
lavoro di traduzione simultanea imprevisto e che li ha dato non poco da fare) che alla fine ha reso
tutti felici: i ragazzi attraverso l‟anonimato della radio sono entrati nelle case dei favelari, nei loro
problemi quotidiani, hanno conosciuto le loro speranze e le loro delusioni, dai padri e dalle madri i
problemi dei loro figli e da questi i problemi con i genitori e tutti insieme hanno dato un quadro del
mondo in cui vivono; noi del team, eravamo felici perchè finalmente era avvenuto quel “Click”, si
era mosso finalmente quel qualcosa dentro di loro che permetteva di analizzare il mondo che ci
stava intorno non più con la ragione ma con il cuore.
L‟incontro radiofonico si è protratto fino alle due del mattino ed è stato interrotto solo dal giungere
di molti dalla favela, curiosi di conoscerci adesso da vicino e non più per telefono. Naturalmente
molti di loro hanno portato da bere o qualcosa da mangiare, così che alla fine sembrava più
un‟adunata cittadina quella a cui prendevamo parte che una visita ufficiale. Qua e la si formavano
gruppetti intorno ai nostri ragazzi e questi erano tutti presi dallo spiegarsi e dal cercare di capire in
una lingua che non era loro. Ogni tanto, noi traduttori venivamo “presi a prestito” da qualcuno di
loro, ma nel complesso preferivano sbrigarsela da soli.
La visita all‟associazione di riciclaggio urbano, nonostante veniva subito dopo questo momento,
non conteneva elementi tali da far supporre che venisse accompagnata dallo stesso entusiasmo.
L‟associazione è stata fondata su iniziativa degli abitanti della Favela che hanno intravisto la
possibilità di usare commercialmente l‟unico mezzo che hanno in grosse quantità a disposizione:
l‟immondizia del quartiere.
La struttura stradale delle Favelas è tale che non permette l‟arrivo di mezzi per la raccolta di rifiuti e
questi dovrebbero perciò essere deposti ai margini del quartiere, “dove finisce la Favela ed inizia la
cosiddetta civiltà” (parole del conte ´Ze). È facile immaginarsi come la maggior parte, se non forse
tutti, non abbiano voglia di farsi chilometri a piedi per depositare l‟immondizia e che questa dunque
sia semplicemente depositata ad ogni angolo e si accumuli perennemente.
L‟iniziativa popolare sentendo la necessità di risolvere questo problema e non potendolo risolvere
con la costruzione di strade che permettessero di far circolare i camions dei rifiuti (il costo sarebbe
stato insopportabile per l‟amministrazione comunale) ha pensato bene di fondare un‟associazione (a
cui chiunque abitante della Favela può partecipare, nella misura e nella forma che desidera) e di
riciclare ogni tipo di rifiuti nel seguente modo:
i rifiuti plastici come bottiglie di coca cola, etc., vengono utilizzati come materiale base per la
realizzazione di lampade particolari, sculture, oggetti d‟arte (in uno spiazzo tra le baracche era
allestito un gigantesco albero di Natale, era appena passato il Natale quando eravamo li, fatto
interamente di bottiglie di coca cola e di Sprite; anche le luminarie e le decorazioni tra i vicoletti
erano fatte con questo sistema),
i rifiuti organici vengono separati dagli altri e ridati a quelli abitanti della Favela (non pochi) che
possedevano all‟interno delle loro baracche animali (galline, maiali, conigli ma anche pecore,
cavalli e mucche);
i rifiuti tessili vengono anch‟essi separati dagli altri, rilavorati in capi d‟abbigliamento “particolari”
e rivenduti nei quartieri ricchi della città e della regione (questi hanno dato origine ad una vera e
propria moda “Favelaras”).
Nella visita all‟associazione e al laboratorio di produzione e nella conseguente discussione che ne è
generata, si è riusciti a trovare un importante anello di congiunzione tra condizione sociale/umana e
possibilità e strategie di partecipazione alla costruzione delle cornici che la definiscono.
Molti dei giovani conosciuti attraverso le visite alle organizzazioni locali, sono venuti spesso a
visitarci a loro volta dai Freies Carmelitas, dove eravamo alloggiati, partecipando per esempio alla
serata interculturale, alla festa d‟addio e naturalmente anche in occasioni meno importanti.
Relazione sul laboratorio teatrale
Il teatro si e‟ verificato strumento potentissimo capace di promuovere e rinforzare tutti gli
aspetti di un lavoro interculturale che si propone catalizzatore di crescita individuale e collettiva. La
possibilità di accedere ad un‟espressione spontanea e autentica per creare un legame fra la propria
cultura, la propria identità e le esperienze e le nuove percezioni acquisite durante l‟incontro e‟ stata
colta pienamente dai partecipanti.
I responsabili del laboratorio teatrale hanno saputo creare un‟ambiente di sicurezza e di
libertà che ha permesso a ognuno di posizionarsi e di sviluppare un approccio personale alle
tematiche e interrogazioni poste dall‟incontro. In maniera rigorosa e regolare si e‟ creato un foro
dove di giorno in giorno cresceva la voglia e il coraggio di mostrarsi, di osservare gli altri, di
passare da un atteggiamento autocritico e apprensivo ad uno sguardo aperto e curioso, di
soffermarsi non solo sui lati più comodi e scontati della propria cultura e delle culture degli altri ma
di affrontare anche aspetti più complicati o addirittura dolorosi – come per esempio le implicazioni
psicologiche della grande tragedia che stanno vivendo gli argentini in questo periodo con il crollo
quasi totale delle strutture economiche e sociali.
Cercando sempre uno spunto nelle altre attività (l‟animazione linguistica, le diverse visite, il
vissuto nei momenti informali, le discussioni intorno ai temi più vari in occasione dei pasti in
comune…) cominciavamo con esercizi semplici di sensibilizzazione del corpo e della percezione
per poter sviluppare un linguaggio non verbale in grado di dare espressione agli assunti che
desideravano mettere in scena i giovani. Le storie che volevano raccontare e che sono state
elaborate attraverso improvvisazioni più o meno premeditate erano storie di famiglia, storie di
esclusione sociale, storie di droghe, storie di povertà e di disperazione, storie di orgoglio spesso
ferito, storie sul rapporto fra uomini e donne, storie di incomprensioni e di mancanza di
comunicazione, storie di razzismo e di colonialismo, di pregiudizi, storie di prepotenza – ma anche
storie di solidarietà, di seduzione, di svolte sorprendenti, storie di amicizia, storie di amore…
Con grande professionalità e un‟enorme sensibilità per la fragilità e l‟apprensione presenti
nel gruppo dei partecipanti, i responsabili hanno accolto questi grandi temi per poi approfondirli in
esercizi e giochi che permettevano a quelli più coinvolti personalmente nella storia di cambiare il
punto di vista e di prendere distanza dal proprio vissuto. Così e‟ stato possibile avvicinare anche le
cose più pesanti, i temi più duri con leggerezza e umorismo. Nelle improvvisazioni spesso
traspariva un bellissimo senso di comicità e sia il riso che il pianto liberatorio sono stati accolti
come possibilità di crescere.
Se il teatro viene proposto come metodo negli scambi interculturali spesso succede perchè
pensiamo alle possibilità di usare un linguaggio non verbale che dovrebbe essere comprensibile a
tutti – al di là delle differenze linguistiche e culturali. Però questo approccio comporta un pericolo:
che inconsciamente o a volte anche consciamente si accetti di perdere le sfumature di
un‟espressione specifica della propria cultura che passa anche – se non principalmente – attraverso
la nostra lingua. Per elaborare di più questo lato dell‟identità culturale, una parte delle
improvvisazioni é dunque stata realizzata in gruppi nazionali con la possibilità di ricorrere alla
lingua nazionale come forma di espressione. In queste occasioni i partecipanti hanno potuto
veramente approfondire alcuni aspetti della loro cultura che per gli altri gruppi erano
completamente sconosciuti. Gli stessi attori erano a volte sorpresi dalle cose che uscivano in questi
momenti dov‟era possibile una maggiore spontaneità. Il feedback degli spettatori, le domande che
venivano poste riguardo a quello che si era visto, rappresentava una continuazione di questo lavoro
di approfondimento e di presa di coscienza rispetto alla propria cultura.
Già nella preparazione dello scambio avevamo ponderato per un operare in uno spazio
aperto, senza le costrizioni poste dalla prospettiva di uno spettacolo finale.
Siamo rimasti colpiti dal talento dei partecipanti e dalla dedizione con la quale hanno
accettato di scavare in loro stessi, di imparare, di mettersi in dubbio… .
Un dubbio che ci sembra indispensabile per aprirsi all‟avventura di un incontro
interculturale.
F) Impatto a livello locale

Descrivere l‟impatto che il progetto ha avuto a livello locale e come le comunità locali hanno accolto il progetto.
Su questo punto vogliamo riferirci a due piani diversi, quello italiano e quello locale in Porto Alegre
che, premettiamo, questi che riportiamo sono i primi risultati e le nostre impressioni ma che
sicuramente, attraverso l‟enorme esperienza vissuta e la valutazione di questa che ancora in questo
momento continua, non sono ancora facile da prevedere fino in fondo per il futuro.
In Porto Alegre
Nonostante da qualche anno la città di Porto Alegre, a motivo del Forum Sociale che si svolge
proprio in questa città e del suo particolare sistema politico/amministrativo si viva, perlomeno per
un certo periodo dell‟anno, una dimensione cittadina piuttosto multiculturale (visti gli interessati
che da tutto il mondo vengono a seguire appunto il Forum), la realtà quotidiana, se si fà eccezione
per le quattro etnie presenti nella città (indigeni, di origine portoghese, africana, tedesca e italiana)
non è affatto cosmopolita (queste sono da talmente tanto tempo mischiate tra di loro che il loro
“sentirsi” è infine brasiliano).
Anche contatti culturali con altri paesi ad eccezione di quelli finanziati attraverso il Programma
Mercosur sono abbastanza scarsi e comunque, per il carattere stesso di questo Programma, limitati
ad alcuni paesi dell‟America Latina.
Fatte queste due premesse e considerato che il nostro partner in Porto Alegre, la Fondazione
Kazimiro Kurtz, ha stabilito negli anni degli ottimi rapporti di cooperazione e di lavoro con
Istituzioni e Autorità locali, è facile vedere che il progetto aveva tutte le caratteristiche per essere
meritevole di attenzione da queste ultime.
La Fondazione, fondata nel centro (fisico) di una Favela è da anni impegnata a migliorare non solo
l‟educazione scolastica, formativa, professionale e sociale del quartiere di cui è circondata, ma
promuove anche iniziative che vanno dall‟istituzione di corsi professionali nei più svariati rami
(panettiere, informatica, meccanico d‟auto, grafica pubblicitaria, etc.), all‟appoggiare iniziative
autonome ed associative che tendino al miglioramento delle condizioni del quartiere e dei suoi
abitanti, all‟impegnarsi in prima persona, insieme al CAR (organo ufficiale del popolo) come
partner in un dialogo di mediazione amministrativa/finanziaria tra i favellari e le Isituzioni stesse.
È evidente da quanto sopra scritto, come gli interessi della Fondazione siano dunque svariati ma che
tendano infine alla esclusiva assicurazione di un cambiamento delle condizioni sociali ed
economiche degli abitanti del quartiere (circa 100.000).
Anche risulta evidente che la continuità negli anni del loro lavoro, ha creato per gioco forza dei
rapporti tra Fondazione ed Autorità; rapporti che sono risultati preziosissimi nell‟organizzare
tecnicamente e materialmente il nostro scambio nella città e che, proprio grazie alla natura stessa di
questi rapporti e la capacità capillare di arrivare direttamente sia al cittadino che nelle scuole, nelle
associazioni ed organizzazioni che collaborano sul territorio, nelle scuole e negli Istituti superiori,
sicuramente avranno un impatto non indifferente sul territorio.
Incontri con insegnanti, assistenti sociali e Autorità locali ne abbiamo avuti in abbondanza. Alcuni
di questi non erano affatto previsti dal programma che avevamo stabilito ma nascevano piuttosto
inaspettatamente e spontaneamente a conclusione di visite ufficiali. Vertevano soprattutto su
domande specifiche come per esempio sulle possibilità del Programma Gioventù di poter far
incontrare attraverso gli scambi giovanili anche paesi del sud America o per esempio chiedevano
informazioni su un ipotetico scambio tra assistenti sociali di diversi paesi, sé e come era possibile
realizzarlo, etc.
Altri invece si sono mostrati interessati particolarmente alla nostra esperienza, credendo di poter
trovare attraverso di essa elementi utili che avrebbero favorito la lotta all‟emarginazione sociale ed
etnica (è il caso della riserva indiana che abbiamo visitato dove gli indios purtroppo soffrono ancora
oggi per questo problema) e ci hanno chiesto di rimanere in contatto con loro e se possibile
mandargli materiale come la presente relazione, testimonianze dei partecipanti, foto e il video che
abbiamo prodotto.
Anche il CAR, a chiusura dello scambio e dopo la partenza dei gruppi partecipanti, invitandoci
nella loro sede ci ha ringraziato nel modo più caloroso di aver dato la possibilità ai ragazzi brasiliani
di prendere parte a questo progetto sperando che questo sia stato un primo passo per una fattiva
collaborazione futura tra i nostri paesi. Il team internazionale aveva già deciso precedentemente, nel
biancio finale in team, che il proseguimento logico ed il compenso minimo che potevamo assicurare
alla unanime partecipazione brasiliana al progetto in Porto Alegre, era la promessa che avremmo
tentato di ottenere un finanziamento per un secondo progetto, questa volta da svolgersi in Europa.
Alla riunione al CAR, ci è sembrato dunque il momento giusto di annunciare questo nostro
proposito per il prossimo anno; proposito che come ben si può immaginare ci ha tirato addosso
ancora più ringraziamenti di prima.
A Napoli:
Le scuole, gli Istituti e le organizzazioni contattate al momento della ricerca dei partecipanti al
progetto, sono naturalmente a conoscenza della iniziativa e ne hanno seguito lo svilupparsi e le
vicissitudini.
A loro abbiamo proposto un incontro che avrá luogo a Napoli il mese prossimo, in occasione del
quale presenteremo l‟esperienza di Porto Alegre.
Vogliamo inoltre attraverso questo incontro, avere l‟opportunitá di approfondire meglio il tema
“Scambi Giovanili”; una possibilitá questa per i giovani napoletani ma anche per numerose forze
sociali cittadine, che è ancora troppo poco conosciuta e che al contrario, proprio in una cittá come
Napoli dove il tema condizione giovanile troppo spesso viene accoppiato a fenomeni di delinquenza
e di violenza, meriterebbe un‟attenzione ed una divulgazione più adeguata.
A questo scopo, sono in preparazione delle proposte di lavoro che presenteremo a questo incontro le
quali, partendo dall‟esperienza fatta in Porto Alegre, tenderanno infine a sensibilizzare una
discussione sul tema “scambi”, ricercando le possibilitá di una cooperazione tra le forze sociali
presenti all‟incontro che possa:
elaborare strategie diverse aggiuntive di divulgazione del Programma Gioventù
formare un team di lavoro che si proponga come meta il coinvolgimento e la formazione
di giovani nel lavoro interculturale
di elaborare un progetto in cooperazione che tenda a coinvolgere le Autoritá Comunali
nell‟apertura di un proprio ufficio di scambi internazionali (come ne esistono giá in altre
cittá d‟Italia).
G) Dimensione europea


Indicare i momenti particolarmente significativi nel corso dei quali i partecipanti hanno preso coscienza della realtà
europea o i momenti in cui hanno stabilito un nesso tra il loro progetto e il processo di costruzione europea.
Descrivere il modo in cui gli animatori hanno valorizzato questi momenti.
In linea di massima, come descrivereste il "valore aggiunto" al progetto in termini di coscienza europea per i
partecipanti, gli organizzatori, e gli animatori?
Un momento particolare
L‟ultimo giorno di programma, abbiamo avuto un momento molto emozionante. Qualche giorno
prima, avevamo chiesto ad ognuno dei partecipanti di scrivere una lettera, un messaggio ad un
amico, ad un parente, ad un qualcuno che volevano bene ma che era lontano dalla situazione che ci
vivevamo, e a loro di descrivere in poche frasi quello che provavano. Alla fine abbiamo raccolto
queste lettere e le abbiamo conservate.
Nella serata di questo ultimo giorno, a conclusione delle attività, abbiamo invitato i partecipanti ad
entrare uno alla volta nella sala che usavamo solitamente per le riunioni. Prendendoli per mano e
facendoli tenere gli occhi chiusi, li conducevamo noi del team internazionale piano piano nella
stanza illuminata soltanto da un cerchio di candele poste nel mezzo della sala e sempre senza
parlare li abbiamo invitati a distendersi per terra rimanendo con gli occhi chiusi ad ascoltare una
musica che suonava piano in sottofonfo. Quando anche l‟ultimo è entrato, anche noi del team ci
siamo seduti a terra in prossimità delle candele ed abbiamo iniziato a turno a leggere le loro lettere,
i loro messaggi.
Dopo la decima lettera qualcuno a cominciato a singhiozzare, e man mano, infine anche quelli che
consideravamo i più “duri”, si sono uniti al coro.
È chiaro che l‟atmosfera ha giocato un ruolo molto importante in questa situazione, ma è anche vero
che pareva come se i ragazzi avessero avvertito che la imminente separazione, sia per l‟intensità di
quello che avevamo vissuto e sia per l‟improvvisa coscienza dell‟enorme lontananza che ci separa
l‟uno dall‟altro, fosse un qualcosa di definitivo; un qualcosa che mai più avrebbero potuto vivere
finito lo scambio. Dopo questo momento, i legami tra loro si sono fatti più stretti, le simpatie che
durante tutti i dieci giorni erano state latenti e fatti tutt‟alpiù di occhiate reciproche, adesso volevano
trovare conferma nelle parole e nella vicinanza. Questa sera e tutto il giorno dopo, i traduttori tutti,
io stesso e chiunque altro disponibile che potesse in qualche modo fare da interprete, siamo stati
occupatissimi a fare da tramite tra l‟uno e l‟altro.
È importante sottolineare per noi questo momento particolare perchè è proprio qui forse che più che
in altri che maggiormente abbiamo ricevuto la sensazione che i partecipanti tutti hanno preso
coscienza veramente della loro realtà europea e di come distante sia questa da quella dei loro
coetanei del sud America.
Alla fine del momento sopra descritto, l‟energia che si era creata nell‟ambiente era ancora carica
delle nostre emozioni e ci ha spinto inevitabilmente l‟una nelle braccia dell‟altra, in un tentativo di
consolare e di farsi consolare; di trasmettersi reciprocamente di aver compreso qualcosa anche se
era difficile in quel momento poterselo dire in parole.
Dimensione europea
Sia per il gruppo italiano che per quello tedesco l‟incontro con i giovani brasiliani e argentini, il
conoscere la loro cultura non è stata soltanto un‟avventura, un impatto con delle cose nuove e
sconosciute, ma anche un confronto con la loro propria cultura. Rio Grande del Sul, la regione dove
si e‟ realizzato lo scambio, è infatti un posto di immigrazione, e in un certo momento della storia
quest‟immigrazione veniva soprattutto dalla Germania e dall‟Italia. Tantissime tracce culturali – nel
cibo, nella musica, nella lingua – rendono evidente questo influsso.
Parliamo di un colonialismo relativamente recente che permane in maniera concreta nella memoria
e nelle storie dei vecchi. All‟occasione di una delle visite un vecchio pescatore di origine tedesca
raccontava ai giovani come suo nonno aveva preso moglie: aveva acchiappato una donna indiana
con un laccio – come un cavallo selvaggio!
I partecipanti italiani avevano tutti in famiglia qualcuno che era andato a cercare fortuna in sud
America, chi in Brasile chi in Argentina. Questo legame da un lato rappresentava una possibilità di
identificazione e di comprensione della realtà nella quale si trovavano immersi durante lo scambio e
dall‟altro lato dava occasione a una presa di coscienza rispetto alla propria storia familiare e
culturale.
I ragazzi italiani e tedeschi hanno potuto prendere coscienza in modo tangibile del fatto che
l‟Europa si sia sviluppata e costruita necessariamente attraverso un contatto con il Nuovo Mondo.
Ma anche la necessità di solidarietà e di unione per poter superare problemi economici e sociali a
livello nazionale e transnazionale è diventato per loro un concetto più concreto quando sentivano le
relazioni degli argentini e degli brasiliani sulla realtà quotidiana nei loro rispettivi paesi. Le visite
nelle favelas e nei progetti sociali hanno poi contribuito a ridimensionare la loro idea di essere
relativamente „sfigati‟ e li ha fatto vedere a che punto questa visione della propria vita è relativa. Ai
nostri occhi questo è stato un insegnamento di vitale importanza visto che anche all‟interno della
Comunità Europea le differenze sociali e economici sono enormi e lo saranno ancora di più con
l‟apertura all‟est.
Per questo ogni volta che sentivamo un bisogno di elaborare o approfondire questo tipo di
riflessione abbiamo cercato di includere degli elementi significativi nelle improvvisazioni teatrali e
anche nelle discussione e analisi che ne seguivano.
Parlare di un‟eventuale seguito allo scambio e la possibilità che gli argentini e i brasiliani possano
venire in Europa è stato invece l‟occasione per tutti i partecipanti di vedere le cose da un altro punto
di vista. Hanno cominciato a riflettere su che cosa significa stare in Europa venendo da lontano.
Sono state espresse paure concrete da tutti e due i lati – i sudamericani hanno chiesto se erano vere
le storie che avevano sentite sulla xenofobia degli europei e gli europei hanno dato voce alla loro
paura di non poter ricambiare il grande senso di ospitalità con il quale sono stati accolti in Brasile.
Se queste discussioni da un lato hanno fatto capire quanto è difficile e complesso pensare una
“dimensione europea” – e questo l‟hanno sentito non solo i sudamericani ma soprattutto gli stessi
europei – dall‟altro lato hanno valorizzato questa dimensione con la sua grande ricchezza e il
potenziale di crescita non solo economica ma anche individuale e sociale.
H) Seguito e la valutazione


Descrivere in che modo è stata condotta la valutazione sia con i partner sia nell‟ambito di ciascun gruppo.
Indicare gli eventuali seguiti previsti o ipotizzati sia a livello europeo che nazionale o locale (ad. esempio, altri
progetti Gioventù come Iniziative Giovani, Servizio Volontario Europeo, ecc.).
Durante lo scambio siamo riusciti ogni giorno a trovare all‟interno degli incontri del team
internazionale per la pianificazione degli appuntamenti e del programma, uno spazio di tempo
dedicato esclusivamente ad un piccolo bilancio dei lavori del giorno prima. Questi momenti sono
stati, a motivo della scarsità del tempo, scambi veloci di impressioni/sensazioni ricevute che
venivano più o meno trascritte a turno in un quaderno e sarebbero servite più tardi al momento del
bilancio finale in team come promemoria delle nostre impressioni durante lo scambio e quindi
punto di partenza per una valutazione personale dell‟incontro.
Alla fine dello scambio, dopo la valutazione finale con i gruppi e la partenza di questi, un leader per
ogni paese partecipante è rimasto ancora per qualche giorno dedicando le giornate del 13-1415.01.03 appunto ad un bilancio del team internazionale e ad una discussione sulle prospettive per
un prossimo incontro.
Che tutti e quattro conoscevamo lo spagnolo, la comunicazione si è svolta in questa lingua.
Tutti i partner sono rimasti soddisfatti di come si è svolto il progetto.
Per i partner brasiliani ed argentini che non avevano ancora esperienza di situazioni multinazionali,
è risultato tra l‟altro sorprendente l‟armonia che già dal primo istante si fosse potuta creare tra noi e
tra i gruppi e soprattutto sono stati colpiti dai metodi che abbiamo impiegato affinchè appunto si
creasse questo avvicinamento tra i gruppi; dai giochetti di animazione linguistica, a quelli dei nomi
e di ice-breaking, dal gioco per la città ai metodi che abbiamo proposto per i bilanci delle visite e
delle attività, erano questi per loro modi nuovi di intervento nel lavoro sociale con i giovani che non
conoscevano ancora.
Il nostro lavoro e l‟enorme esperienza positiva che i ragazzi tutti hanno fatto in questo incontro è
stato da loro sottolineato all‟incontro che abbiamo avuto il 15.01.03 nelle sedi dell‟organizzazione
C.A.R. (si occupa della coordinazione tra la popolazione, i delegati di questa e le Istituzioni). Anche
abbiamo prospettato qui la possibilità, per il prossimo anno, di presentare una candidatura per uno
nuovo scambio giovanile questa volta a Berlino. A questo proposito abbiamo già quì profittato di
questo incontro per definire grosso modo delle linee di lavoro alla preparazione del nuovo scambio
in sede nazionale con i rispettivi gruppi (riferiti più sotto). Inoltre ci siamo soffermati riflettendo
sulle possibilità di poter coinvolgere personalmente anche l‟organizzazione C.A.R. nel nostro
lavoro attraverso la progettazione di un incontro Gioventú Azione 5, che abbia come tema la
”Democrazia Partecipativa” e che sia diretto ad un pubblico ed a partecipanti impiegati ed attivi
presso associazioni giovanili, centri sociali.
Dalla fine dello scambio a questo momento abbiamo avuto in sede nazionale con il gruppo italiano
diversi incontri. L‟ultimo fine settimana di gennaio è stato dedicato ad un bilancio interno al nostro
gruppo e tutti i partecipanti avevano avuto sufficiente tempo per riprendersi emozionalmente
(speravamo!: leggi al punto G) dall‟esperienza brasiliana e poter quindi farne una valutazione
obiettiva dei risultati..
Come già d‟accordo, ci siamo visti portando sia il materiale fotografico e sia la documentazione
video dello scambio in Porto Alegre e dopo un primo momento passato a raccontarci quello che
avevamo fatto nel frattempo dalla fine dello scambio e ad aspettare all‟uno o l‟altro che facevano
ritardo, si è potuti finalmente cominciare i lavori.
A turno, ognuno di noi, ha raccontato come è stata per sè l‟esperienza riferendosi a tre punti/guida
che noi del team avevamo fissato e che erano:
 Aspettative che avevamo al momento della partenza per Porto Alegre
 Come ci siamo vissuti l‟esperienza sul posto in relazione a:
 Il tema e le attività considerate le caratteristiche dei gruppi partecipanti
 Come e in che misura i gruppi si sono amalgamati tra di loro
 Che cosa ci ha più colpito e che cosa più spaventato
 Che cosa avremmo voluto ancora fare ma che per qualche motivo non ci siamo riusciti
 Che cosa ci siamo portati con noi andando via da Porto Alegre
 Partecipazione alla stesura della presente relazione
 In che modo e che cosa deve cambiare affinchè nel nostro paese i giovani possano avere una
maggiore partecipazione alla costruzione del sociale collettivo
 Fare una lista di situazioni/realtà tipo che volentieri cambieremmo nel nostro paese
 Ricercare i motivi per cui queste a nostro parere non funzionano
 Ricercare le forme (legali) con cui sia possibile un nostro intervento esterno in queste
situazioni
 Costruzione di un piano ideale d‟intervenzione
Per i primi due punti abbiamo deciso di esaurirli nei due giorni che avevamo a disposizione, per il
terzo punto sono stati necessari piú appuntamenti non tutti insieme ma a gruppi di due e tre
partecipanti alla volta. Per il quarto punto è stato pensato un periodo di sviluppo e di realizzo
allungato su più mesi, in cui regolarmente ci potevamo incontrare in gruppo al completo e che
avrebbe costituito, oltre ad un tentativo di mettere in pratica nel nostro paese idee e considerazioni
scaturiti dall‟esperienza in Porto Alegre, anche una prima base in accordo con i nostri partner al
progetto in Brasile, per la preparazione di un secondo incontro a Berlino.
Ognuno di noi, in questa prima data di incontro dopo lo scambio in Brasile, ha portato fotografie
scattate durante lo scambio e con queste abbiamo cominciato a preparare una serie di cartelloni in
grosso formato, che raccontassero per immagini l‟esperienza nostra in Porto Alegre anche a chi non
fosse venuto con noi.
Anche noi del team italiano abbiamo messo a disposizione il materiale video registrato in Porto
Alegre, proponendo di lavorarci tutti insieme al taglio nei prossimi tempi per la realizzazione di un
video per Gioventù che racconti per immagini lo scambio. Fotografie e materiale filmato verranno
inoltre presentati ad un incontro con giovani ed organizzazioni napoletane previsto in aprile. I nostri
partner possiedono una copia del materiale filmato e anche loro lavoreranno alla realizzazione di
una versione del loro teatro dell’immaginario raccontata per immagini. Queste saranno presentate
reciprocamente nell‟incontro che progetteremo per il prossimo anno.
I) Pubblicità e materiale prodotto
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Descrivere come è stata effettuata la pubblicità del progetto (ritagli di giornale, materiale informativo, ecc.)
Indicare se sono stati realizzati dei prodotti (opuscoli, pubblicazioni, videocassette, siti web, foto ecc..),
precisandone il tipo e i destinatari.
Motti Bruno del team italiano è già stato in Brasile, l‟ultima volta nel 2001 e prendeva parte ad un
incontro di operatori sociali ed interculturali trinazionale (tedesca-francese-brasiliana) che aveva
come tema il confronto su coinvolgimento e ruolo dei giovani nella gestione sociale nei tre paesi
messi.
In seguito a questa esperienza (in cui del resto si presero anche i primi accordi per una futura
collaborazione con la Fondazione Cazemiro Kurtz di Porto Alegre e bapob e.V. di Berlino,
entrambi organizzazioni partners di questo scambio) Motti Bruno riportava in Italia una grande
quantità di materiale tra giornali, piani quinquennali dell‟Democrazia Partecipativa, sua fondazione,
sviluppo, fondamenti legali, amministrativi e legislativi, descrizioni degli organismi che
collaborano alla realizzazione dei piani di lavoro, insomma tutto quello che poteva essere attinente
all‟incontro a cui lui stesso aveva partecipato e all‟incontro che già si progettava di realizzare.
Questo materiale ci è servito dunque tantissimo nella preparazione in Italia per portare il più vicino
possibile questo sistema ai partecipanti; le domande ed i punti poco chiari sono state, cosí come la
descrizione delle organizzazioni che avevamo previsto incontrare durante il programma, ci è giunta
dal Brasile via posta elettronica.
Poco prima che iniziasse lo scambio si è creato un gruppo tra i giovani che avevano intenzione di
lavorare al nostro tema attraverso un linguaggio di immagini piuttosto che teatrale.
Da questo gruppo sono state realizzate durante lo scambio 15 ore di riprese video e centinaia di
foto.
Adesso, a distanza di quasi due mesi dalla fine dello scambio, ci risulta ancora difficile immaginare
tutte le possibilità di essere combinate insieme contenute nel materiale registrato e fotografato,
abbinato alla nostra personale testimonianza diretta dell‟incontro. Per adesso ci siamo limitati a
lanciare progetti che stiamo costruendo un po alla volta, e di cui il primo sarà l‟invio di un reportage
dello scambio a voi di Gioventù, seguito da una presentazione del progetto ad un incontro a cui
prenderanno parte varie associazioni ed organizzazioni napoletane.
Il mese prossimo abbiamo progettato un incontro a Napoli a cui saranno invitate una classe di un
liceo scientifico ed una dell‟Istituto Tecnico E. Fermi di Napoli (classi frequentate da alcuni dei
nostri partecipanti allo scambio in Porto Alegre), diverse associazioni napoletane come “officina
99”, “Mosaico o.n.l.u.s.”, “falso movimento” e il “teatro dell‟anima” (associazioni con cui nel
passato abbiamo avuti rapporti di collaborazioni), il “Goethe Institut” e l‟assessorato alla Cultura
del Comune di Napoli.
Lo scopo è quello di creare un momento in cui questa nostra esperienza possa uscire dai limiti del
nostro gruppo e trovare una forma con cui questa possa essere trasmessa agli altri giovani invitati,
alle associazioni che pure lavorano con giovani e a quelle organizzazioni statali e non, di cui è ci
auspichiamo una sensibilizzazione al nostro progetto e agli scambi giovanili in generale che porterà
senza dubbio risultati positivi anche in altri campi sociali cittadini (leggere in riferimento al punto
F).
Vogliamo inoltre cercare di coinvolgere attraverso questa iniziativa nuovi elementi nella fase di
preparazione alla seconda tappa dello scambio a Berlino, di modo che si possa presentare per queste
date un nostro lavoro che si presenti più completo (perchè elaborato da più protagonisti)
abbracciando un più ampio orizzonte della realtà sociale giovanile italiana e specificamente di
quella napoletana.
J) Aspetti finanziari
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Descrivere come avete ottenuto il finanziamento al progetto (oltre a quello concesso dal Programma Gioventù) e se
avete incontrato difficoltà nel reperimento dei fondi.
Indicare approssimativamente la percentuale dei costi totali coperti con la sovvenzione concessa dal Programma
Gioventù.
Che le date d‟inizio del progetto si erano spostate di così a lungo nel tempo (da marzo 2002 a
dicembre 2002) proprio questa volta pensavamo che era la volta buona che potessimo ricevere i
fondi di Gioventù in tempi utili. Il dubbio che anche questa volta potesse succedere il contrario, è
cominciato a venirci agli inizi dell‟ottobre 2002, nell‟avvicinarsi della data prevista per l‟incontro
di preparazione in Porto Alegre, nel notare che niente ancora si era mosso da Bruxelles nè tanto
meno dall‟agenzia nazionale a Roma.
Dalle associazioni tedesca e napoletana non abbiamo potuto ricevere nessun aiuto finanziario, chè
già le finanze di queste due associazioni, a causa di forti ritardi del saldo di altri scambi passati,
navigano da tempo in cattive acque; dai nostri partner argentini e brasiliani il risultato, sebbene per
motivi diversi, era lo stesso.
Il primo pensiero è stato naturalmente di accettare uno o più crediti privati presso una banca e con
questo far fronte all‟emergenza. La cosa non era facile, perchè come si sa le banche hanno bisogno
in questi casi di garanzie, di immobili, cose queste che non possedevamo.
Da ripetute telefonate fatte alla signora Karkio a Bruxelles (responsabile dell‟ufficio Gioventù
Azione 1 con paesi terzi) e con il signor Luca Pignocca a Roma dello stesso ufficio all‟agenzia
nazionale, venivamo in seguito a conoscenza dell‟esistenza della Banca Etica, un Istituto che
spesso, a ragione di questi ritardi dei fondi, concedeva prestiti ad associazioni in procinto di
promuovere progetti.
Dal direttore della filiale di questo Istituto a Napoli venivamo a sapere che sì, la Banca Etica
concede questi tipi di prestiti e dalla lettura del nostro progetto avevamo anche tutte le
caratteristiche (motivazione e scopo sociale, la nostra associazione era non-profit, etc.) ritenute
necessarie dalla Banca, ma tuttavia suddetti prestiti vengono concessi solo ai soci della Banca e
dopo attenta valutazione. Tradotto in termini pratici le condizioni era che la nostra associazione
divenisse socio della Banca comprandosi 10 azioni a 50 euro l‟una ed entro tre mesi avremmo
saputo una risposta alla nostra richiesta di un prestito.
Se alla fine sarebbe stato un si o un no, chiaramente non potevamo saperlo prima; in ogni caso a
questo punto della storia eravamo già a quasi fine ottobre, per cui anche se la risposta fosse stata
positiva, per il progetto comunque sarebbe giunta troppo tardi.
Quindi di nuovo al punto di partenza ma un mese più tardi: novembre.
Il responsabile del progetto Motti Bruno, vista l‟avvicinarsi dell‟imminente catastrofe decide di
partire per Berlino e di consultare da vicino i partner tedeschi e la loro associazione e cercare
insieme una via che non faccia rinviare ancora una volta il progetto: rinvio che per noi e per i
partecipanti avrebbe significato l‟annullamento definitivo.
Arrivato a Berlino inizia una consultazione tra i partner che porta come risultato l‟ottenimento di
due prestiti in questa città attraverso parenti e conoscenti del team tedesco.
Anche il team italiano aveva potuto ottenere un piccolo credito da amici, cosí che alla fine messo
insieme il tutto si riuscivano a coprire i costi più urgenti.
Era ormai fine novembre e chiaramente in tutto questo tempo perso a rincorrere il denaro, avevamo
perso la chance di acquistare i biglietti per Porto Alegre a prezzi decenti.
Già comunque non saremmo mai potuto rientrare nelle tariffe riportate nella candidatura da noi
presentata all‟inizio, in quanto allora ci riferivamo al progetto che si svolgeva nelle date di marzo
2002 (bassa stagione) e nello spostare le date al dicembre (alta stagione) non avevamo considerato
che il prezzo potesse oscillare di così tanto.
Un errore il nostro che ci è costato molto caro.
Un altro handicap lungo il percorso è stato che, proprio in conseguenza del periodo di alta stagione,
i voli verso Porto Alegre erano molto difficili da trovare, sia in Italia (chi l‟avrebbe mai detto che
tanti italiani a Natale vanno in questa città?) che in Germania e nelle date da noi previste
assolutamente non c‟erano più posti disponibili.
Da qui dunque la decisione di far slittare il programma di 3 giorni, la prima comune possibilità (in
Italia e in Germania) per arrivare in questa città.
Come si può capire da questa specie di odissea non è stato affatto facile reperire fondi alternativi
che ci permettessero comunque di realizzare questo progetto, e se questo infine è stato possibile è
dovuto soprattutto alla tenacia, alla forza di volontà di alcuni di noi che, a dispetto delle circostanze
e assumendosi delle responsabilità che ben oltre vanno a quelle normalmente attribuite al “teamer”,
hanno comunque continuato a credere nel valore del proprio operato e in quello di tutte le persone
che hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto.
Con l‟insieme del finanziamento Gioventù riusciremo a coprire circa il 75% dei costi.
K) Conclusioni
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Fornire alcune indicazioni sulla valutazione del progetto da parte dei partecipanti, corredandole, se possibile, con
una o due testimonianze dirette.
Segnalare particolari difficoltà incontrate nell‟attuazione del progetto. Ripetereste l‟esperienza di un progetto di
questo tipo? Fornire qualsiasi informazione supplementare, osservazioni o raccomandazioni utili per i futuri
progetti Gioventù per l‟Europa.
Specificare se avete ricevuto aiuto dall‟Agenzia Nazionale o dalla Commissione Europea e comunicate le vostre
osservazioni o raccomandazioni in merito.
Questo scambio mi ha permesso di investirmi in un progetto ambizioso a tutti i livelli e nelle
diverse fasi di organizzazione e di realizzazione. Facendo parte del team organizzativo da quando e‟
nata l‟idea di questo incontro (vale a dire più di due anni fa) ho partecipato all‟elaborazione del
concetto, ho contribuito a stabilire e mantenere i contatti tra i partecipanti e tra i partners nei
differenti paesi, ho preso parte nella preparazione concreta e pratica del viaggio e insieme ai miei
colleghi ho avuto la fortuna di poter seguire l‟immensa crescita di tutti le persone che hanno
partecipato allo scambio.
Personalmente non mi stancherò mai di scavare le possibilità per avanzare nel lavoro interculturale
con i metodi creativi e in questo caso con l‟espressione teatrale. E‟ stato una vera fortuna poter
assistere al lavoro dei due registi brasiliani e di trovare forme nuove per associare i risultati della
loro ricerca agli altri metodi pedagogici applicati nel progetto (animazione linguistica, giochi,
discussioni, esperienze e impatti di prima mano). In questo modo le nostre percezioni di una realtà
che abbiamo vista, sentita, sperimentata e tutti i sentimenti che ne sono nati sembrano essere state
trasformati in qualcosa di più grande, in un‟analisi più profonda, in una visione comune.
Durante lo scambio, visto che noi responsabili ci incontravamo giornalmente per progettare le
prossime attività, siamo stati in grado di reagire spontaneamente alle dinamiche di gruppo e alle
idee che ci venivano proposte da parte del gruppo. Sono rimasta particolarmente colpita dalla
competenza e dell‟apertura dei responsabili brasiliani e del loro gruppo.
Devo dire sinceramente che il progetto ha superato le mie aspettative. Pur avendo molta esperienza
nell‟ambito degli scambi interculturali, ogni volta mi risulta difficile nella fase di preparazione
immaginare come sarà l‟incontro – come verranno accettate le nostre proposte, come mi troverò con
il gruppo e con gli altri responsabili, come le nostre idee si potranno concretizzare.
Ho moltissima stima per il lavoro che hanno fatto i giovani in questi dieci giorni. Più che in altri
scambi li ho sentiti pronti ad affrontare situazioni difficili e incomprensioni dovuti a differenze
culturali con coraggio e creatività. Sembravano disposti ad accettare anche i lati noiosi, faticosi
dello stare insieme, lo stesso “choc culturale”, quasi come se avessero una consapevolezza di come
li poteva fare crescere un confronto a volte anche doloroso. Sicuramente questo atteggiamento era
dovuto anche all‟eccellente preparazione dei partecipanti dalla parte dei responsabili. A differenza
di altri scambi questa volta non ci sono stati momenti nei quali avevo l‟impressione che almeno uno
degli animatori tendeva a cercare di mascherare le potenziali situazioni di confronto fra le culture
per paura dello scontro. Il fatto che lo scontro sia stato vissuto come qualcosa di naturale, una
possibilità di crescere fa che questo scambio per me sia stata un‟esperienza particolarmente ricca e
soddisfacente.
Ho imparato tante cose, ma la più importante in questo momento mi sembra essere una maggiore
capacità di muovermi in un team dove ognuno ha delle esperienze diverse rispetto all‟interculturale
(per qualcuno e‟ stata il primo incontro – altri ne fanno da una decina d‟anni), e di saper prendere
queste differenze come una ricchezza anzichè come un limite.
Natascha Noack
L‟aver proposto questo progetto, l‟essere stato un pò il motore che dal lontano novembre 2001 fino
adesso ha fatto muovere i primi passi e via via, naturalmente con la collaborazione di tutti i
partecipanti, ha messo insieme i pezzi di questo, portandoli fino al suo compimento e, ancora più
lontano, alla redazione di questa relazione, ha segnato indubbiamente la sfida maggiore da me
affrontata in questo campo negli ultimi anni.
L‟entusiasmo e la tenacia con cui tutti noi abbiamo lavorato affinchè lo scambio si realizzasse è
stato un elemento, uno spirito di lavoro d‟equipe, di cui mi ricorderò quando alla prossima
occasione, mi ritroverò a discutere con colleghi di qualità e competenze appartenenti alla figura del
teamer.
Le difficoltà di questo progetto si possono ridurre a quelle finanziarie e di quelle abbiamo già
parlato in un altro punto.
Una raccomandazione che farei a chiunque si accingesse in un‟avventura come la nostra è quella di
provarci solo a condizione di conoscere bene i propri partners e avere con questi un rapporto che
vada aldilà del semplice rapporto di lavoro ma che sia piuttosto fondato su una reciprocità di
interessi, personali e di quelli dell‟organizzazione a cui si appartiene.
Avere come tema il concetto della “partecipazione” ha inoltre significato per noi avere una fiducia
profonda l‟uno nelle capacità e nelle competenze dell‟altro; un aprirsi alla comunicazione assoluta
riconoscendola come unico mezzo attraverso cui è possibile la conoscenza reciproca e da questa
premettere le basi per la nostra convivenza.
In assenza di tutto questo, si verificherà inevitabilmente una prevaricazione del più forte,
l‟emarginazione del più debole, un‟assenza dalla società.
La complessità della realizzazione di uno scambio simile (non trascurando la fase della
preparazione e del dopo scambio che forse appaiono meno luminose paragonate allo scambio vero e
proprio, ma che per la lunghezza con cui si protraggono nel tempo, per la conoscenza e la fiducia
che si stabiliscono tra i partecipanti, sono sicuramente un momento importante ed un processo
indispensabile nella vita di uno scambio) è notevole, richiedendo un impegno ed un‟energia che
sicuramente non possono essere pagate ma che possono trovare il loro riconoscimento soltanto se si
crede a quello che la situazione-scambio ti fa apprendere, ai risultati sul piano umano ottenuti ed
alle esperienze di cui ci arricchiamo.
Voglio solo in conclusione ringraziare
l’intensità di lavoro e l’impegno dei partecipanti tutti allo scambio e fino a questo momento di
relazione, partecipando attivamente anche adesso nel mettere su carta un qualcosa molto difficile da
definire con parole.
La predisposizione del team internazionale a mettere in pratica i principi della partecipazione
attiva senza riserve.
Le qualità e competenze specifiche del team internazionale, che vanno dalla lunga esperienza di
lavoro nei Programmi Comunitari e particolarmente con Gioventù, alle competenze linguistiche che
hanno reso inefficaci le barriere linguistiche e culturali permettendoci in un modo altrimenti
impensabile di entrare nel cuore del nostro tema; alla professionalità organizzativa e non per ultima
quella del lavoro di team, cosa questa che reputo molto importante per una buona riuscita e
soprattutto di qualità dei progetti.
Amici, conoscenti, parenti e simpatizzanti che hanno reso possibile, attraverso il loro aiuto
morale e/o finanziario, la realizzazione materiale dell‟incontro; persone queste che hanno creduto al
pari di noi in questo progetto e che si sono impegnate alla fine in prima persona affinchè non fosse
la mancanza di denaro a farlo arenare.
A tutte quanti loro va il mio grazie!
Motti Bruno
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A) Descrizione delle attività