Questa Mostra è un grande grazie da parte dell'Archivio '68 di Firenze a: barcelonabombardejada.cat ovvero alla splendida mostra online realizzata da: Direcció General de la Memòria Democràtica Avinguda Diagonal, 409 08008 Barcelona Telèfon: 93 552 60 00 di cui questo adattamento rappresentativo vuole essere un contributo sincero a ricordare un momento storico dimenticato dai profondi significati storici e politici Presentazione Nell contesto della commemorazione del settantesimo anniversario dei bombardamenti a Barcellona durante la Guerra Civile, la Direzione Generale della Memoria Democratica del Governo autonomo della Generalitat della Catalogna promuove una serie d’iniziative che non prevedono solo azioni nella città, bensì anche in altri paesi dell’ambito europeo con la volontà di far sì che le memorie nazionali diventino delle memorie condivise. Realizzati dall’aviazione fascista italiana, che collaborava con le forze che si erano ribellate contro la Repubblica, i bombardamenti su Barcellona del 16, del 17 e del 18 marzo del 1938 non solo provocarono praticamente il 25 % del totale di vittime nella città, ma anche inaugurarono la tecnica del bombardamento per saturazione sulla popolazione civile, una nuova pratica di guerra che presto sarebbe divenuta tristemente nota alle popolazioni di altre parti del mondo. Aeri italiani bombardando Barcellona. Archivio Militare dell’Areonautica Italiana, Roma. In questo senso, ricordare, rimembrare e spiegare cosa avvenne in quei terribili giorni della primavera del 1938 non vuole essere solo un esercizio di memoria dell’orrore, bensì un contributo alla edificazione della memoria democratica europea e globale. Salvare i nomi dall’oblio L’azione dei bombardamenti effettuati principalmente dall’Aviazione Legionaria italiana, ma anche dalla Legione Condor e dall’Aviazione nazionalista, produssero la morte diretta di 4.736 persone ed un numero incalcolabile di feriti in Catalogna. Non ci sono noti tutti i nomi delle vittime, ma grazie agli studi compiuti da storici come Josep Maria Solé i Sabaté o Joan Villarroya, e anche grazie al progetto “Il costo umano della Guerra Civile in Catalogna” del Centro di Storia Contemporanea della Catalogna, è stato possibile rilevarne una gran parte. Barcelona (Barcelonès) Agramunt (Urgell) Aitona (Segrià) Alcarràs (Segrià) Almatret (Segrià) Alp (Cerdanya) Amposta (Montsià) Anglesola (Urgell) Arbeca (Les Garrigues) Arenys de Mar (Maresme) Artesa de Lleida (Segrià) Artesa de Segre (La Noguera) Avinyonet de Puigventós (Alt Empordà) Badalona (Barcelonès) Barbens (Pla de l'Urgell) Bell-lloc (Pla de l'Urgell) Bellpuig (Urgell) Bellveí (Baix Penedès) Besalú (Garrotxa) Blanes (La Selva) Bot (Terra Alta) Cabanelles (Alt Empordà) Calella (Maresme) Cambrils (Baix Camp) Campdevànol (Ripollès) Canet de Mar (Maresme) Cardedeu (Vallès Oriental) Cassà de la Selva (Gironès) Castell d'Aro (Baix Empordà) Castelldans (Les Garrigues) Castelló d'Empuries (Alt Empordà) Cervera (Segarra) Ciutadilla (Urgell) Claravalls (Urgell) Claverol (Pallars Jussà) Cogul (Les Garrigues) Corbera d'Ebre (Terra Alta) Cornudella de Montsant (Priorat) Cubells (La Noguera) El Bruc (Anoia) El Masnou (Maresme) El Morell (Tarragonès) El Papiol (Baix Llobregat) El Perelló (Baix Ebre) El Prat de Llobregat (Baix Llobregat) El Vendrell - Sant Vicenç de Calders (Baix Penedès) Els Hostalets de Balenyà (Osona) Falset (Priorat) Figueres (Alt Empordà) Gavà (Baix Llobregat) Girona (Gironès) Golmés (Pla de l'Urgell) Granollers (Vallès Oriental) Guissina (Segarra) Horta de Sant Joan (Terra Alta) Igualada (Anoia) Juneda (Les Garrigues) La Bisbal (Baix Empordà) La Cellera de Ter (La Selva) La Garriga (Vallès Oriental) L'Albagés (Les Garrigues) L'ampolla (Baix Ebre) L'Arboç (Baix Penedès) Les Borges Blanques (Les Garrigues) Les Franqueses del Vallès (Vallès Oriental) L'Espluga de Francolí (Conca de Barberà) L'Hospitalet (Barcelonès) Linyola (Pla de l'Urgell) Llagostera (Gironès) Lleida (Segrià) Llorenç del Penedès (Baix Penedès) Maçanet de la Selva (La Selva) Maials (Segrià) Maldà (Urgell) Malgrat (Maresme) Manlleu (Osona) Manresa (Bages) Marçà (Priorat) Martorell (Baix Llobregat) Mataró (Maresme) Mollerussa (Priorat) Mollet (Vallès Oriental) Monistrol (Bages) Montblanc (Conca de Barberà) Montgai (La Noguera) Montgat (Maresme) Móra d'Ebre (Ribera d'Ebre) Palamós (Baix Empordà) Pallerols (Alt Urgell) Palma d'Ebre (Ribera d'Ebre) Ponts (La Noguera) Port de la Selva (Alt Empordà) Portbou (Alt Empordà) Premià de Mar (Maresme) Puigcerdà (Cerdanya) Puigverd d'Agramunt (Urgell) Puigverd de Lleida (Segrià) Reus (Baix Camp) Riba-Roja (Ribera d'Ebre) Ribes de Freser (Ripollès) Ripoll (Ripollès) Roses (Alt Empordà) Sant Adrià del Besòs (Barcelonès) Sant Celoni (Vallès Oriental) Sant Feliu de Guíxols (Baix Empordà) Sant Hilari Sacalm (La Selva) Sant Joan de les Abadesses (Ripollès) Sant Joan de Palamós (Baix Empordà) Sant Quintí de Mediona (Alt Penedès) Sant Quirze de Besora (Osona) Santa Coloma de Gramenet (Barcelonès) Santa Coloma de Queralt (Conca de Barberà) Santa Margarida de Montbui (Anoia) Santa Margarida i els Monjos (Alt Penedès) Sarrià de Ter (Gironès) Seròs (Segrià) Sils (La Selva) Sitges (Garraf) Solsona (Solsonès) Sort (Pallars Sobirà) Tarragona (Tarragonès) Tàrrega (Urgell) Térmens (La Noguera) Torredembarra (Tarragonès) Torrelameu (La Noguera) Tortosa (Baix Ebre) Tossa de Mar (La Selva) Tremp (Pallars Jussà) Valls (Alt Camp) Vandellós (Baix Camp) Verges (Baix Empordà) Vic (Osona) Vidreres (La Selva) Viladamat (Alt Empordà) Viladecans (Baix Llobregat) Vilafranca del Penedès (Alt Penedès) Vilagrassa (Urgell) Vilanova i la Geltrú (Garraf) Vila-Seca (Tarragonès) Vilatenim (Alt Empordà) Vimbodí (Conca de Barberà) Vinaixa (Les Garrigues) Rifugi - presentazione "Non voglio sminuire la severità della punizione che ricade su di noi, ma confido che i nostri cittadini saranno capaci di resistere, come ha fatto il coraggioso popolo di Barcellona.” Winston Churchill, 18 giugno del 1940 Catalogna si difese lavorando dalla morte che cadeva dal cielo. Soltanto a Barcellona furono costruiti più di 1.300 rifugi, e in tutta la Catalogna si calcola che ve ne possano essere 2.200, ma potrebbero essere di più. I rifugi diventarono il modo di lottare contro il nemico aereo. Secondo la storica Judith Pujadó, furono un simbolo della guerra intesa come storia collettiva di sofferenza ma anche di organizzazione e costruzione dinanzi a una minaccia imprevedibile. Archivio Nazionale della Catalogna. L’esortazione di Churchill rivolta ai londinesi che presiede queste righe non è altro che il riconoscimento di una lotta titanica tra le bombe e la popolazione civile organizzata. Una lotta che va ricordata con orgoglio. Verso la guerra totale Barcellona fu uno dei primi esempi, purtroppo non l’ultimo, di bombardamenti sulla popolazione civile. Il tipo di bombardamenti che subí Barcellona è stato l’esempio perfetto di un nuovo modello di guerra, nel quale la retroguardia si trasforma in avanguardia. Per capire cosa ha significato questa esperienza dal punto di vista di una prospettiva più ampia, vanno sottolineate le differenze fondamentali tra il tipo di conflitto del XIX secolo e quello del XX secolo. Il primo si svolgeva sui campi di battaglia, lontano dalle concentrazioni urbane dove viveva la popolazione, e si fondava su di un codice di lotta ben definito. Nel secondo, il campo di battaglia non ha limiti e il nemico diventa un concetto nebuloso del quale probabilmente non si vedrà mai la faccia. Kenya, Indoxina, Israele, Iran, Iraq, Afghanistan, Libano … L’evocazione di questa storia non si restringe a dei fatti concreti e limitati nel tempo e nello spazio bensì cerca la proiezione dell’esperienza barcellonese all’interno del suo significato storico generale. Bambini morti a causa degli effetti dei bombardamenti sulla popolazione civile del 30 gennaio del 1938. Archivio Storico della Città, Barcellona L’Aviazione Legionaria La maggior parte degli attacchi aerei che subí la Catalogna durante la Guerra Civile provenivano dall’Aviazione Legionaria, nome che ricevette l’aviazione italiana che aderí all’esercito sollevato, e solo una parte relativamente minore di essi da quella tedesca e da quella spagnola. Tra la seconda metà d’agosto e l’inizio di settembre del 1936, gli italiani parteciparono all’occupazione di Maiorca, punto chiave per la strategia militare contro la Catalogna, con il chiaro obiettivo di trasformare l’isola nella propria futura base aerea e porta d’entrata degli attacchi degli insorti contro la Catalogna. L’intervento dell’Aviazione Legionaria fu un fattore di prim’ordine per quanto si riferisce al risultato finale della Guerra Civile, perché permise all’esercito insorto un grande salto qualitativo in termine di capacitá offensiva. Il governo fascista itlaliano invió in Spagna un totale di 759 aerei, dei quali, i piú importanti, furono i Savoia S.79, così rapidi da non aver bisogno dei caccia di scorta per effettuare una media di tre missioni al giorno a pieno carico con formazioni alternate di tre, cinque, dieci o più aerei. A tutto ciò si deve aggiungere la collaborazione degli S.81 utilizzati principalmente nelle azioni notturne, soprannominati cosí i "Pipistrelli delle Baleari". [+] Logotipi dell'Aviazione Legionaria I bombardamenti di Barcellona Tra le ore 22.08 del 16 e le ore 15.19 del 18 marzo del 1938 furono portati gli attacchi aerei più severi che la città di Barcellona abbia vissuto. Un inferno che duró 41 ore e che suppose 12 attacchi massicci e il lancio indiscriminato di 44 tonnellate di bombe sulla popolazione civile, che patí attacchi sistematici con intervalli di 3 ore tra un’azione e l’altra. Questa nuova tattica di guerra (il bombardamento per saturazione) traumatizzo tutta la città e malauguratamente convertí Barcellona in uno dei primi scenari di bombardamenti sulla popolazione. Le ricostruzioni storiche condizionate dalla vittoria del fronte franchista e dalla politica di memoria selettiva del regime hanno provocato che non sia stato possibile chiarire del tutto l’origine delle responsabilità di quei bombardamenti. Anche se gli insorti non smisero mai di affermare che i loro attacchi contro la città erano rivolti ad obiettivi militari e non civili, la verità è che fu il comando italiano, sotto gli ordini diretti di Mussolini, a decidere di avviare questo nuovo genere di operazioni, senza neppure consultare in anticipo le autorità franchiste, così come è altrettanto vero che colui che ordinó la fine delle operazioni fu Franco, dimostrando così di essere in possesso dell’autorità di decidere sulla sorte della vita degli abitanti di Barcellona. Effetti dei bombardamenti. Archivio nazionale della Catalogna La Catalogna sotto le bombe La Catalogna fu uno dei territori piú colpiti dalla nuova tecnica di guerra adottata dall’esercito dei sollevati. Si contano almeno 7.400 vittime mortali, ossia il 70 % del totale dei morti per attacchi aerei che si registrarono in tutta la Spagna. Furono colpite ben 137 località e tra queste, furono particolarmente importanti i bombardamenti subiti da Reus, Manresa, la Bisbal, Lleida o Granollers. Nel caso di Granollers, l’episodio più sanguinario ebbe luogo il 31 maggio del 1938, giorno di mercato, nel corso del quale perdette la vita un minimo di 224 persone in pochi minuti per un attacco diretto contro la popolazione civile. L’episodio di Lerida è rimasto impresso nella memoria collettiva grazie alle immagini del celebre fotografo Agustí Centelles, che imortalizzó il grave bombardamento del 2 novembre del 1937 su di un Liceo, che provocò la morte di cinquanta persone tra alunni e professori. [+] Il popolo costruisce i rifugi: Il vecchio motto delle classi popolari di Barcellona, creato nel XIX secolo, ossia “Associazionismo o morte”, acquistò un senso fatalmente letterale durante i bombardamenti di Barcellona. La vera e propria chiave di volta della costruzione dei rifugi fu la capacità organizzativa della cittadinanza. Malgrado gli sforzi istituzionali, l’amministrazione si trovava assediata da una guerra, con le risorse ridimensionate e doveva subordinare gran parte della sua attività ai campi di battaglia, ove aveva luogo una guerra più tradizionale, ma comunque fondamentale per decidere il buon esito o la caduta della Repubblica. In effetti, il periodo di tempo che va dal primo bombardamento del 13 febbraio del 1937 fino alla costituzione della Giunta di Difesa Passiva di Barcellona nell’agosto del 1937, è anche il periodo di massima attività nella costruzione di rifugi nella città. C’era infatti qualcuno che aveva reagito ben oltre le istituzioni: era la stessa città. In questo quadro, la rete di rifugi creata a Barcellona nel corso della Guerra Civile rappresentó la risposta specifica della città contro la nuova forma d’aggressione. In effetti, questa fu la grande opera della popolazione in collaborazione con le istituzioni. L’organizzazione della costruzione di questi rifugi si articolava normalmente sulla base di un tessuto associativo precedente in ciascun quartiere. Una commissione per le feste o una giunta di vicini poteva rapidamente assumere o trasformarsi in una giunta o commissione per la costruzione di rifugi. Un’assemblea di vicini stabiliva i criteri generali che si sarebbe proceduto ad applicare ai lavori collettivi e una volta stabiliti questi si dava inizio alle opere con la partecipazione maggioritaria di donne, bambini e persone anziane, che estraevano il materiale delle barricate innalzate durante la difesa contro il sollevamento nell’estate del 1936, delle chiese e dei conventi bruciati e delle stesse case cadute per gli effetti delle bombe nemiche. L’opera si realizzava con la consulenza di un tecnico municipale e riceveva delle sovvenzioni economiche in base alle possibilità della stessa Giunta di Difesa Passiva della Città – appena un 22% dei rifugi ricevette alla fine delle sovvenzioni – che in quel periodo garantiva la fornitura di elettricità e la partecipazione delle brigate municipali alla conclusione dei lavori. Una volta terminata la costruzione, la stessa organizzazione collettiva che l’aveva resa possibile stabiliva le forme di accesso ordinato al rifugio – per criteri di età e di genere –, chi erano i vicini che potevano far uso dello stesso in maniera abituale – tenendo in conto che l’accesso doveva rimanere aperto anche per quelle persone che si trovavano provvisoriamente in zona al momento del bombardamento –, gli incaricati di mantenere l’ordine e la manutenzione dei rifugi e gli usi e costumi che sarebbe dovuti essere adottati nei comportamenti all’interno dei rifugi. Fu quindi un’iniziativa sorta dal basso che, stimolata dalle istituzioni, finì per imbastire una ingente opera con più di 1.300 rifugi costruiti. [+] [+] Costruzione di rifugio collettivo del Poblenou. Fotografia Manel Centelles. Archivio personale Alícia Bou. Archivio Nazionale della Catalogna. L’Opera sotto le bombe La vita culturale della città subisce l’influsso della realtà dei bombardamenti, ma questi non portó ad una paralisi della sua attività. Mantenere le attività artistiche, e addirittura far sì che il loro svolgimento potesse affrontare con ironia quel che si stava vivendo era anche una forma adeguata a recuperare un certo senso della normalità. La quotidianità di Barcellona, pur essendo menomata dalla paura e dalle crescenti difficoltà materiali, seppe mantenere una vita culturale vasta e diversificata considerando le circostanze nelle quali si sviluppava. Se l’obiettivo di questo nuovo tipo di guerra era quello di sfilacciare i tessuti sociali, quello di mantenerli era la forma di resistenza che andava adottata. La città non rimase paralizzata, le agende dei quotidiani continuavano ad annunciare gli spettacoli teatrali e rinnovavano l’offerta cinematografica. I sindacati degli artisti cercarono in questo modo di mantenere il livello culturale precedente agli avvenimenti della guerra. Non era comunque un’attività che evitava di prendere in considerazione le nuove realtà. Il buon umore e l’ironia della vita culturale rispecchiava la varietà di atteggiamenti sociali nei riguardi dei bombardamenti. Caricatura “È già arrivata la primavera” Esquella della Torratxa num. 3058. [+] I rifugiati La guerra portò pure il fenomeno degli sfollati. Sfollati di Barcellona e sfollati che arrivavano a Barcellona. Movimenti di popolazione che comportavano la reazione solidale della città, ma anche il blocco di risorse. La Catalogna rimase protetta dalla prima linea di battaglia fino al marzo del 1938, quando divenne il centro di raccolta della popolazione rifugiata del resto della Spagna. Questi rifugiati, noti con il nome di Fratelli d’Iberia, attraversavano la frontiera francese per entrare in Catalogna dai Pirenei. In questo senso, il numero di rifugiati crebbe in forma costante sin dagli stessi inizi della guerra e si disrtibuí nel nord della Catalogna e, soprattutto, nel suo capoluogo. Nel dicembre del 1936 si stimava che fossero già 174.000 nella città di Barcellona e, a misura che la Repubblica andava perdendo la guerra, questo numero è cresciuto in maniera costante fino ad arrivare ai 318.000 dell’agosto del 1938. Erano principalmente bambini, donne e persone anziane alle quali la guerra aveva distrutto le vite e nella loro fuga dall’orrore, si scontrarono con la realtà che il nuovo tipo di guerra non aveva più frontiere. Scappavano da uno scenario di guerra per andarsi ad infilare in un altro. In effetti, la stessa popolazione barcellonese subì importanti trasferimenti interni ed esterni a causa della caduta delle bombe. Non furono poche le persone ed i bambini che, in funzione delle loro possibilità, dovettero abbandonare la città, e molti dei residenti delle zone della Barceloneta e di Ciutat Vella – due quartieri particolarmente colpiti dai bombardamenti –, con poche risorse materiali, dovettero cercare rifugio in altri quartieri della città. Sebbene al principio le autorità catalane misero in atto un vero e proprio sforzo collettivo per poter aiutare i rifugiati e poter assicurare loro quello di cui avevano bisogno, alla fine questa situazione fecero collassare le possibilità di un’amministrazione in piena guerra. I rifugi cominciarono ad essere utilizzati come spazi di vita per questi stessi sfollati. In questo senso, nel settembre del 1938, la stessa Giunta di Difesa Passiva di Barcellona chiedeva una classificazione dei rifugiati per poterli riubicare in varie destinazioni ed allo stesso tempo esigeva che i rifugi venissero utilizzati solo in caso d’allarme. [+] Cartells de campanyes prorefugiats. Pavelló de la República, Barcelona [+] [+ ] [+] [+ ] Archivio Nazionale di Catalogna Fuggendo sotto le bombe Il 26 gennaio, le truppe insorte, accompagnate da un forte contingente di truppe italiane, entravano a Barcellona. La seconda capitale della Repubblica era caduta nelle mani degli insorti e aveva inizio un grande esodo verso l’esilio. Centinaia di migliaia di persone attraversavano in quei momenti la città di Figueres lungo il cammino verso la Francia. Dalla fine di gennaio fino all’inizio di febbraio, questa città venne intensamente bombardata. Centinaia di persone indifese trovarono la morte sotto dei bombardamenti che ormai non avevano più alcun senso dal punto di vista militare. La propaganda Repubblicana Sul fronte repubblicano, l’azione propagandistica era una parte integrante della resistenza della retroguardia. Il principale portavoce e promotore di questo impegno collettivo fu il Commissariato per la Propaganda, che trovava i suoi precedenti nell’attività di propaganda svolta dal Governo autonomo della Generalitat della Catalogna durante la Repubblica. Nato ufficialmente il 5 ottobre del 1936, il Commissariato per la Propaganda si attivò in diverse direzioni: esposizioni, libri, riviste, articoli, manifesti, cartelli, opuscoli, striscioni, cartoline, spot, materiale radiofonico, cinematografico e fotografico. Jaume Miravitlles (“Le sourire de la République”, come fu decritto da André Malraux) ne fu l’anima oltre ad esserne il fondatore poté contare con l’appoggio di circa 300 collaboratori con vari compiti e diseguale intensità di vincolo con l’istituzione. [+ ] [+ ] [+] Manifesti. Il Commissariato di Propaganda [+ ] Il più piccolo di tutti Il Commissariato di Propaganda [Comissariat de Propaganda] adottò come simbolo della sua attività la figura creata dallo scultore barcellonese Miquel Paredes: un bambino miliziano che incita ad andare al fronte a lottare contro i faziosi e avente come nome: El més petit de tots (Il più piccolo di tutti). Il successo di questa figura fece sì che lo stesso Jaume Miravitlles commissionasse a Lola Anglada, popolare disegnatrice e scrittrice per bambini, un racconto ispirato alla sua figura, così come la composizione di una canzone con testo di Pere Quart, e come base la popolare musica catalana de Els tres tambors, interpretata da Emili Vendrell. [+] "Il più piccolo di tutti". Figura creata dallo scultore barcellonese Miquel Paredes Aerei italiani bombardano Barcellona PROVENIENZA: Archivio Militare dell'Aeronautica Italiana, Roma. Vista aerea di Barcellona, 17 marzo 1938 PROVENIENZA: Archivio Militare dell'Aeronautica Italiana, Roma.