2 2008
esseredonna
Informazioni e consigli per la tua salute
primo piano
IN ESTATE
LA CIRCOLAZIONE NON È…
Il punto sulla contraccezione
urologia
“Contenere” il problema si può
ISSN 1724-5826
adolescenza
D2486/14
IN GAMBA
esseredonna
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editoriale
ricco. Parleremo di iperidrosi e incontinenza
urinaria, due problemi
tanto diffusi nell’universo femminile quanto imbarazzanti e… risolvibili. Cercheremo di
“strappare” a un esperto farmacista i segreti
per preservare la salute
e la bellezza della chioma, messa a dura prova
dalla terribile accoppiata
sole-mare. E ci occuperemo,
naturalmente, dei bambini più
grandicelli e di quelli appena
venuti alla luce… del sole.
Care lettrici, ci siamo. In
questa estate che si è
fatta tanto desiderare,
siete finalmente pronte per partire gambe in
spalla e via con il vento, leggere e guizzanti
come pesci? O non vi
sentite affatto in vena di
lunghi viaggi e bagni di
sole, per quella “insosteniwww.benesseredonna.it
bile pesantezza dell’essere”
che vi assale puntualmente
in questa stagione?
Certo non è sempre facile scrollarsi di dosso l’onere di un anno
In gamba, donne!
passato in prima linea, dribblando
impegni lavorativi e incombenze faAlma Galeazzi
miliari. I pilastri del vostro corpo hanno
“sostenuto” buona parte dello sforzo e,
almeno fino a ora, sono riusciti a nascondere abilmente ogni segno di cedimento,
complici pantaloni e collant. Ma a molte di voi
il grande caldo consegna un conto salato come
primo piano 4
il mare che vi aspetta. Caviglie gonfie, capillari a raIn estate la circolazione non è… in gamba!
gnatela, varici e macchie rosse in bella vista non tolRegole d’oro per gambe da sogno
gono solo la voglia (e il piacere) di scoprire la pelle, ma
fanno scattare l’“allarme insufficienza venosa”. Una
intimità 10
problematica da non prendere mai sotto gamba,
Vaginosi batterica: come affrontarla?
ma da affrontare non appena si fa sentire (e vevacanze in salute 14
dere). Mantenere la salute e la bellezza di uno
Sì viaggiare… ma senza rischiare!
dei punti di forza della femminilità, infatti, non
è una missione impossibile: basta giocare
salute dei capelli 17
d’anticipo e d’astuzia. Quella stessa astuzia,
Il farmacista: alleato delle chiome
fatta di piccole attenzioni e prodotti mirati, che tiene alla larga i rovina-vacanze
adolescenza 20
numero uno – i “batteri intimi” – e che
Il punto sulla contraccezione
insegna a mettere in valigia non solo
dermatologia 22
bikini e parei, ma anche un kit d’emerIperidrosi palmare:
genza “intelligente”: per portarsi diesoluzioni a portata di mano
tro l’utile e lasciare a casa il superfluo.
Quella stessa astuzia, fatta di pruurologia 24
denza e lungimiranza, che dovrebbe
“Contenere” il problema si può
spingere voi ragazze a non lasciarvi
cogliere impreparate sul fronte conpsicologia 26
traccettivo, se il colpo di fulmine doLa salute vien giocando
vesse trafiggervi sotto il solleone…
mamma & bebè 28
E questa è solo la metà degli argomenQuando il bebè
ti che troverete su un numero di esseresi
riempie di puntini rossi
donna che si preannuncia particolarmente
esseredonna
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sommario
Q S J N P
Q J B O P
È arrivata la
stagione più…
pesante per le
gambe di molte donne.
L’estate porta alla luce del
sole non solo fastidiosi inestetismi, che creano legittimi complessi
e impediscono di scoprirsi liberamente, ma
anche un vero problema di salute. Gonfiori localizzati, vene e varici, capillari a ragnatela, macchie viola,
sono solo i segni più esteriori di un disturbo, che affonda le radici
all’interno degli arti inferiori: l’insufficienza venosa. Colpa della cattiva circolazione, certo, che il caldo, i lunghi viaggi e i bagni di sole contribuiscono a rallentare ulteriormente. Ma non solo.
Per tornare ad avere – e poi mantenere – gambe leggere “da sentire” e belle “da vedere” non vanno sottovalutati né gli altri numerosi fattori di rischio che minano il benessere dei pilastri del corpo, né i primi campanelli
d’allarme che segnalano “problemi di circolazione in corso”. Le soluzioni preventive e curative, infatti, non
mancano: a patto di non prendere mai il problema… sottogamba.
4
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primopiano
In estate la circolazione
non è… in gamba!
Ne parliamo con la dottoressa
Vittoria Baraldini, specialista
in Chirurgia Vascolare
e Chirurgia Pediatrica,
Dirigente Medico all’Ospedale
dei Bambini “V. Buzzi”
di Milano
a cura di
Alma Galeazzi
Dottoressa Baraldini, l’estate è la stagione più pesante per le gambe. Sole,
caldo, lunghi viaggi in macchina o in aereo: una triade che mette a dura
prova gli arti inferiori. Perché? Perché i primi caldi primaverili provocano una
naturale vasodilatazione periferica, cioè la dilatazione delle vene e del microcircolo a livello delle gambe per favorire la dispersione del calore. La vasodilatazione rallenta la circolazione venosa e compromette il corretto “cammino” del sangue dagli arti inferiori al cuore. Naturalmente, i bagni di sole e i lunghi viaggi in
macchina contribuiscono ad aumentare la stasi venosa e favoriscono la comparsa
di tutti quei sintomi, che rappresentano la spia dell’insufficienza venosa.
Insufficienza venosa: di che cosa si tratta esattamente? L’insufficienza venosa
è un problema che si verifica quando il sangue scorre più lentamente a livello degli arti inferiori, faticando a risalire dal basso verso l’alto, per effetto di un cattivo
funzionamento del sistema valvolare che, normalmente, impedisce il reflusso venoso. Le valvole anti-reflusso presenti all’interno delle vene, infatti, dovrebbero
chiudersi durante la risalita del sangue verso il cuore, in modo da impedirgli di
cadere verso il basso: se non riescono a svolgere questa azione-barriera, il sangue
inverte il flusso e torna a stagnare nelle vene delle gambe, esercitando una pressione sulle sottili pareti delle vene e, alla lunga, dilatandole.
È caratterizzata da diversi stadi di intensità? Certo, si tratta di una malattia
progressiva, che parte da disturbi lievi – senso di peso e di gonfiore alle gambe,
edema serale alle caviglie, piccoli inestetismi, come le fini teleangectasie capillari – e può sfociare in una marcata insufficienza venosa, che si manifesta con varicosità visibili, affaticabilità, crampi notturni, lesioni trofiche della cute fino a vere
e proprie ulcerazioni, con il rischio di complicanze, come la trombo-flebite.
Gonfiore e pesantezza sono le prime avvisaglie della cattiva circolazione, che prima o poi si manifesta con altri inestetismi e disturbi più seri:
quali? Le manifestazioni più precoci sono rappresentate dalla sensazione
di avere le gambe pesanti alla sera, dopo una giornata trascorsa in piedi,
dall’edema alle caviglie e dalle teleangectasie, cioè dai vasi capillari che appaiono come ragnatele visibili sulla pelle. Con il progredire della malattia,
compaiono le vene ectasiche, che poi diventano varici. Se l’insufficienza venosa viene ulteriormente trascurata, può portare alla formazione di aree di
cute distrofica a livello delle caviglie, cioè a una sofferenza anche della pelle,
che a lungo andare può sfociare in vere e proprie ulcere.
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Nei 9 mesi
non si gonfia solo la pancia
Tutti
i sintomi possono pre-
La gravidanza «pesa» sulle gambe per un duplice meccanismo: mecsentarsi a qualunque stadio
canico e ormonale. «La componente meccanica» spiega la dottodel disturbo, oppure a ogni
ressa Baraldini «è legata all’aumento della pressione addominale e
stadio del disturbo corrisponde
al crescente fabbisogno di sangue dell’utero gravido. Il maggiore
una sintomatologia caratteristiflusso di sangue nelle vene uterine determina una sorta di «inca? L’insufficienza venosa è un digorgo», che aumenta la stasi venosa a livello delle gambe». E
sturbo cronico ad andamento progresgli ormoni? «Il progesterone» continua la dottoressa «esersivo lento: i sintomi non si presentano
cita un’azione miorilassante sulla muscolatura liscia delle
mai tutti insieme ma, da quello più lieve a
vene, che determina un rilassamento delle pareti venose
quello più severo, si manifestano via via che
e danneggia le valvole anti-reflusso. Gli estrogeni dilala malattia avanza, anche a distanza di molti
tano ulteriormente le vene a causa dell’impoverianni l’uno dall’altro. Il decorso può, però, subimento delle fibre collagene, facilitando la formare un’accelerazione brusca in coincidenza di alcuni
zione di varici» . Neomamme condannate a
eventi
particolari, come una gravidanza.
vene varicose e capillari? Fortunatamente no perché, dopo il parto, spesso
Perché i problemi di circolazione venosa si concenle gambe tornano spontaneatrano soprattutto a livello degli arti inferiori? Per un
mente in perfetta salute
semplice motivo fisiologico. Quella dal piede al cuore, infatti, è
e… bellezza.
la maggiore distanza che c’è fra un’estremità corporea e la pompa
cardiaca, senza contare che le gambe si trovano per la maggior parte del tempo in una posizione anti-gravitaria
rispetto al cuore, quindi il ritorno venoso dai piedi
al cuore è quello più difficoltoso.
Parlando di gambe, il pensiero corre subito alle donne
e non (solo) per questioni estetiche. Non è forse vero che i
problemi di circolazione toccano di più chi… porta la
gonna? Assolutamente sì!
Perché? Per motivi ormonali. Gli estrogeni e il progesterone, cioè i principali ormoni sessuali femminili,
esercitano un’influenza importante sulla circolazione
del sangue perché contribuiscono a indebolire le pareti
delle vene, cioè riducono il tono venoso. Ed è ancora per
ragioni ormonali che, durante, la gravidanza le vene delle
gambe – già affaticate a causa dell’effetto meccanico legato alla maggiore pressione addominale dovuta all’espansione
uterina – soffrono di più.
“Gli estrogeni
e il progesterone,
cioè i principali
ormoni sessuali femminili,
esercitano un’influenza
importante sulla circolazione
del sangue
”
Il sesso e la gravidanza non saranno l’unico fattore di rischio.
Mi viene in mente il peso eccessivo, la cattiva postura… e poi? Il sovrappeso è sicuramente uno dei principali fattori di rischio, anche perché spesso si accompagna a un’attitudine sedentaria. Ma bisogna chiamare in causa anche le abitudini di vita, per esempio stare tutto il
giorno in piedi o fare spesso lunghi viaggi per motivi professionali, nonché particolari condizioni ambientali, come il
riscaldamento a pannelli, veramente dannoso per la circolazione.
Quanto conta la predisposizione familiare? Conta tantissimo. L’insufficienza venosa non è una malattia ereditaria,
ma ad alta predisposizione familiare, trasmissibile sia per via materna sia per via paterna. Chi ha genitori che ne soffrono, avrà molte più probabilità di esserne colpito a sua volta.
Torniamo allo stile di vita: quali sono le buone e cattive abitudini che incidono sulla salute delle gambe? Una
dieta per l’insufficienza venosa non esiste, ma è utile bere molta acqua e portare spesso in tavola i cibi che contengono
sostanze protettive delle vene (antocianosidi, bioflavonoidi), come i mirtilli. Durante il giorno, evitare di mantenere
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primopiano
le gambe sempre nella stessa posizione e muoverle il più spesso possibile. Le donne costrette a stare molte ore in piedi dovrebbero indossare le calze elastiche riposanti per evitare la stasi venosa, mentre quelle che stanno sempre alla
scrivania dovrebbero alzarsi di tanto in tanto e fare due passi per azionare la famosa pompa muscolare e “svuotare” le
vene. Tutte devono ricordarsi di fare qualche esercizio ogni tanto: flettere ed estendere i piedi, compiere movimenti
circolari con le caviglie, mettersi sulle punte dei piedi… Una buona abitudine anche durante i lunghi viaggi aerei, per
evitare il rischio della “sindrome da classe economica”.
Come giocare d’anticipo? Prima di tutto scegliendo un’attività fisica. Il movimento aziona la pompa muscolare delle
gambe, favorendo il ritorno venoso: contraendosi, il muscolo preme sul sangue e lo aiuta a risalire verso il cuore. Ecco
perché anche solo camminare fa molto bene e camminare con una scarpa giusta, cioè con un tacco di circa 2-3 cm, fa
ancora meglio. Sì all’elastocompressione preventiva, cioè indossare abitualmente un collant a compressione elastica
graduata. Poi bisogna mantenere il giusto peso-forma e combattere il sovrappeso, evitare le prolungate esposizioni a
fonti di calore (bagni turchi, saune, sole, riscaldamento a pannelli) e non indossare indumenti costrittivi. Via libera ai
massaggi linfo-drenanti e alla presso-terapia. Occhio ai traumi: un banale ematoma può essere la causa di teleangectasie e capillari visibili. Giocare d’anticipo, infine, significa intervenire al più presto sul fronte terapeutico: i capillari a
ragnatela possono essere eliminati con semplici iniezioni sclerosanti.
Quali sono i primi segnali che devono fare scattare il campanello d’allarme? Il problema è che non esiste un
sintomo solo che fa accendere la spia rossa d’allarme… ecco perché è saggio rivolgersi a un angiologo non appena
iniziano a manifestarsi i primi segnali dell’insufficienza venosa.
Chi sospetta di soffrire del disturbo deve fare qualche esame particolare? L’esame fondamentale, prescritto
dall’angiologo, è l’Eco-Color-Doppler. Sulla gamba viene fatta passare una sonda a ultrasuoni collegata a un computer,
che consente di visualizzare i vasi sanguigni, di verificare se la circolazione venosa è scorrevole o rallentata, di identificare un’eventuale incontinenza delle vene grande safena o piccola safena,
cioè le sedi principali del reflusso venoso.
Quali sono e
come agiscono? È vero, ci sono sostanze di origine vegetale, estratte da piante come la centella o l’ippocastano,
dalla spiccata azione venotonica: i bioflavonoidi,
gli antocianosidi, l’escina, che, come hanno
dimostrano alcuni studi, contribuiscono
a rinforzare le pareti delle vene, rendendole più toniche ed elastiche.
Questi integratori dovrebbero
essere assunti con regolariOltre agli integratori, esistono veri e propri farmaci a
base di sostanze di estrazione vegetale, che però non si
tà per cicli di almeno 2-3
limitano a vantare una generica azione protettrice su vene
mesi, a partire però
e capillari, ma che possono garantire proprietà curative reali,
dalla primavera, pridimostrate con il rigoroso metodo scientifico al quale tutti i farma che arrivi il
maci vengono sottoposti prima di essere immessi sul mercato. Tra
grande caldo.
Esistono
molte sostanze naturali salva-vene.
Escina,
il “silicone”
naturale delle vene
le sostanze più efficaci offerte dalla natura, c’è sicuramente l’escina,
una sostanza naturale ricavata dal seme dell’ippocastano, i cui estratti
vengono utilizzati fin dal xvi secolo per curare le flebiti. L’azione venotonica, anti-edemigena e antinfiammatoria dell’escina di recente è stata
dimostrata non solo da una serie di studi clinici, che hanno confermato la sua
capacità di aumentare il tono e l’elasticità delle vene, ma anche da uno studio
pubblicato sull’autorevole rivista scientifica “Lancet”. Messa a confronto con la
terapia compressiva con calze terapeutiche su 240 malati di insufficienza venosa
cronica, la terapia orale con escina ha dimostrato di essere un’ottima alternativa
alle calze elastiche sia per efficacia sia per… comodità.
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primopiano
Sono il mezzo che ci consente di
andare in giro per il mondo, sono un
indiscusso strumento di seduzione e
oggetto del desiderio nell’immaginario
maschile, ma anche femminile. Quale
donna, infatti, non vorrebbe avere gambe perfette? Soprattutto con l’avvicinarsi
dell’estate, quando, senza la difesa di calze
e stivali, le mostriamo per quelle che sono.
E se è vero che è difficile cambiare ciò che la
natura ci ha dato, è anche vero che l’aspetto
delle gambe può essere migliorato. Basta seguire qualche piccola regola.
a cura di Elena
Magni
Regole
d’ORO
per gambe
da SOGNO
Lisce come la seta e tornite nei punti giusti. È così che vorremmo le nostre gambe in previsione della prova
costume e dopo aver visto che nelle vetrine di tutti i negozi imperversano hot pants e minigonne cortissime,
grandi cult della moda primavera-estate di quest’anno. Inutile dirlo: dopo il torpore invernale l’obiettivo di
ogni donna è una veloce remise en forme. Ecco allora un utile vademecum, da seguire, però, tutto l’anno.
Si comincia con sane abitudini di vita
Per essere belle le gambe devono prima di tutto essere in salute. Meglio quindi ridurre, se non addirittura
eliminare, alcool e fumo, grandi nemici di arterie e vene. Così come i cibi molto piccanti, l’eccessivo consumo
di caffè, il sovrappeso e la stitichezza, che ostacolano la circolazione, rendendo le gambe gonfie e pesanti e
favorendo gli accumuli di cellulite.
L’alimentazione è un punto di partenza importante per ottenere buoni risultati, ecco perché è essenziale
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esseredonna 2 2008
primopiano
fornire all’organismo tutto quello di cui ha bisogno, bilanciando l’apporto dei nutrienti e assumendo ogni
giorno la giusta quantità di carboidrati, proteine e grassi. Ma anche di vitamine e sali minerali, presenti soprattutto nella frutta e nella verdura, che è sempre meglio consumare in buona quantità. E poi è fondamentale bere in abbondanza, acqua naturale s’intende, almeno 1 litro e mezzo al giorno, fino ad arrivare a due
nella stagione calda.
Infine, evitare indumenti che stringano troppo le cosce, come jeans molto aderenti e calze autoreggenti, o
almeno cercare di portarli solo per poche ore al giorno.
Si continua con un regolare esercizio fisico
Il peggiore nemico della salute e della bellezza delle gambe è la sedentarietà. Il movimento, infatti, aumenta
la velocità del flusso sanguigno e scioglie più facilmente il grasso sottocutaneo che tende ad accumularsi nelle
cosce. Basta un po’ di moto fatto regolarmente, come semplici passeggiate, meglio se con un buon passo, anche
nell’acqua del mare, stando a bagno almeno fino alla vita.
E per chi vuole ottenere risultati specifici, ci sono gli esercizi mirati. Per esempio, per assottigliare le cosce
la corsa è l’ideale: fatta in piano, lentamente e a lungo, da un minimo di 20 minuti fino a un’ora e mezza, per
tre volte la settimana. Chi, invece, ha il problema opposto e le cosce le vuole tornite, deve lavorare sul quadricipite femorale, correndo in salita per 3-4 chilometri o, semplicemente, facendo per due volte tre piani di
scale, salendo gli scalini a due a due. Oppure un esercizio veloce da eseguire ogni giorno è sedersi e rialzarsi
dalla sedia dalle 20 alle 100 volte.
Lo stesso discorso vale per i polpacci: per renderli più sottili la corsa in piano è perfetta, altrimenti meglio
quella in salita. Ottima la bicicletta, alzandosi spesso dal sellino per imprimere più forza sui pedali. Ma vanno
bene anche le scale, fatte con un piede solo per 3-4 volte alla settimana, alternando tre scalini per piede, da un
minimo di 9 a un massimo di 21.
Si finisce con una pelle perfetta
Tutto questo impegno risulterebbe vano se poi trascuraste il benessere della vostra pelle. Che effetto
farebbero, infatti, due belle gambe, che però hanno l’aspetto di una grattugia?
Fondamentale, quindi, è l’idratazione, poiché sulle gambe sono presenti un numero minore di ghiandole sebacee, quindi la pelle si secca più facilmente
e velocemente, apparendo ruvida e ispessita. Ecco perché è importante utilizzare tutti i giorni una buona crema idratante che
restituisca il giusto nutrimento, preferibilmente dopo la
doccia, spalmandola con un movimento che va dal
basso verso l’alto per favorire la circolazione.
Questa pratica diventa più che mai importante in estate, quando l’esposizione al sole e
l’acqua del mare rendono l’epidermide
ancora più secca.
Anche l’esfoliazione può fare la diffeL’abbronzatura indubbiamente rende le gambe
renza nell’aspetto delle gambe, perpiù belle e per prolungare il suo effetto il più a lunché è un gesto di pulizia che aiuta
go possibile è fondamentale lo scrub, che dev’essere
a detergere la pelle in profondità
delicato, non solo nei suoi componenti, ma anche nella
e a rimuovere le cellule morte,
modalità di applicazione.
stimolando i processi di rigeScegliete quindi un prodotto di qualità, che rispetti il pH
della pelle. Evitate poi sfregamenti violenti che, insieme alle
nerazione cutanea.
cellule morte, portano via anche quelle vive e cariche di melaRicordatevi però di scenina, creando macchie più scure e, di conseguenza, uno spiacegliere sempre prodotvole effetto “a chiazze di leopardo”, se non, addirittura, abrasioni.
ti che garantiscano la
Un’azione delicata, invece, favorisce il rinnovo dell’epidermide, un
qualità dei componencolorito
più omogeneo e un’abbronzatura più duratura.
ti. E dei risultati.
Scrub:
per gambe
abbronzate
più a lungo
esseredonna 2 2008
intimità
Vaginosi batterica:
come affrontarla?
È una delle più frequenti forme di infezione vaginale. Si calcola che ne soffra circa il 15% della popolazione femminile in
età fertile (ma alcune fonti ritengono il dato sottostimato) e che quando una donna si rivolge al ginecologo
lamentando dei sintomi genito-urinari nel 35-60% dei casi la diagnosi finisca per riguardare proprio
questa patologia: la vaginosi batterica. Eppure si tratta di un disturbo spesso trascurato – forse perché in molti casi può progredire in modo quasi asintomatico – che rischia così
di determinare conseguenze ginecologiche e ostetriche gravi o molto gravi.
Pur senza arrivare alle situazioni limite, la vaginosi batterica va trattata
comunque come un nemico insidioso, anche perché – in soggetti
predisposti o non adeguatamente informati sulle dinamiche
di questa infezione – può riproporsi frequentemente e
compromettere lo stato di salute delle sue vittime.
Cosa sia, come si manifesti e come vada affrontata lo spiega il dottor Tiziano Motta,
ginecologo dirigente medico presso
la Fondazione Ospedale Maggiore, Policlinico, Mangiagalli e
Regina Elena di Milano.
a cura di
Natalia Mongardi
intimità
Con la consulenza
del Dottor Tiziano Motta,
Ginecologo Dirigente
Medico presso la Fondazione
Ospedale Maggiore,
Policlinico, Mangiagalli
e Regina Elena di Milano
«Per prima cosa è bene chiarire di cosa si tratta. Per vaginosi batterica si intende una sindrome polimicrobica caratterizzata da una modificazione della
flora vaginale. Premettendo che la vagina non è mai un ambiente sterile (di
batteri, cioè, ve ne sono sempre), in alcune situazioni alla normale flora microbica, il cui equilibrio è mantenuto dai lactobacilli, se ne sostituisce una
con batteri a larga maggioranza di componente anaerobica. Di solito il batterio prevalente è la Gardnerella (dal nome dell’autore americano che l’ha
maggiormente studiata, Gardner appunto) a cui se ne aggiungono altri collegati, ma sempre anaerobi. Questi proliferano, come si diceva, a scapito della
flora lactobacillare. Su quali siano i motivi scatenanti di questo meccanismo
non c’è un parere univoco. Molti ritengono che, trattandosi di un dismicrobismo, giochino un ruolo importante l’uso eccessivo di lavande vaginali o
un’igiene intima troppo aggressiva. Ma tra le cause che la favoriscono ci sono
per esempio anche uno stile di vita errato e un regime alimentare troppo ricco di zuccheri, che aumentando il glucosio nel sangue può a livello periferico
modificare la flora batterica. Bisogna poi considerare gli antibiotici presi per
altri motivi (un’infiammazione, una comune bronchite) ed eventuali interventi a carico dell’utero. Tutti fattori che incidono sull’ecosistema vaginale e
possono favorire le infezioni. È stata invece smentita l’ipotesi che la vaginosi
sia sessualmente trasmissibile, per quanto sia vero che si presenta con
maggior frequenza nelle donne sessualmente attive, anche
perché l’azione meccanica dei rapporti può favorirne l’insorgenza.»
“
Di certo si sa che l’ambiente vaginale
Molti
cambia drasticamente. Il pH passa
dal valore normale di 4,5 fino
ritengono che,
a più di 7, e nella maggiotrattandosi di un
ranza dei casi si verificano
delle perdite biancastre e
dismicrobismo, giochino
maleodoranti che sono
un ruolo importante l’uso
poi il sintomo principaeccessivo di lavande vaginali
le della sindrome: quello per cui ci si rivolge al
o un’igiene intima troppo
ginecologo (possono comaggressiva
parire anche prurito e fastidio, ma non necessariamente)
e su cui quest’ultimo dovrà indagare. Prosegue il dottor Motta: «I criteri fondamentali per individuare la vaginosi
batterica sono 4. Per una diagnosi certa è necessario che
ve ne siano almeno 3 concomitanti. Al primo posto c’è appunto una leucorrea omogenea, di colore bianco opaco o grigio pallido, che può aumentare
nei giorni che precedono l’inizio del ciclo mestruale o dopo i rapporti. Il
secondo criterio è la variazione del pH, mentre il terzo è la positività al “fish
test”, così detto perché in caso di vaginosi quando si aggiungono delle gocce
di idrossido di potassio a un campione di secrezione si sprigiona un forte
odore simile a quello del pesce. Infine bisogna controllare al microscopio
”
esseredonna 2 2008
11
esseredonna promotion
Reidratante, lubrificante, antibatterico e deodorante in modo naturale. Sono
la prequeste le voci principali nel curriculum di Saugella Gel di Attiva, un prosenza di clue
dotto a base di estratto di Timo a pH 5,5, indicato per tutti i casi in
cells, ossia cellule
cui si voglia associare a un’azione umettante e lubrificante un
epiteliali vaginali con i
presidio antibatterico e antimicotico. Per esempio dopo
batteri incriminati.» Ma se riil parto, per agevolare la ripresa dell’attività sessuale,
volgendosi al ginecologo è possibile
ma anche quando si frequentano piscine o amuna diagnosi chiara e tempestiva, viceverbienti con un’igiene “a rischio”. L’estratto di
sa nei casi in cui la situazione venga trascurata
Timo, inoltre, rende Saugella Gel di Attiva
si possono verificare conseguenze di diversa graviparticolarmente prezioso quando è
tà. Dal punto di vista ginecologico una vaginosi degenecessaria anche un’azione deodonerata può determinare per esempio cervicite purulenta,
rante, come nel caso di infezioni
malattia infiammatoria pelvica, endometrite e in casi estremi
o di piccole perdite urinarie. Il
sterilità. Purtroppo la vaginosi batterica è molto frequente angel va applicato sulla muche in gravidanza (ne soffre fino al 30% delle gestanti nel secondo
cosa vaginale – alla quae terzo trimestre) e in questo caso è ancor più essenziale intervenire
le aderisce grazie alla
subito. «Se non viene diagnosticata e curata in tempo» avverte il ginecopresenza dell’acido
logo «può condurre a esiti drammatici come il parto pretermine, la rottura
ialuronico – su
intempestiva delle membrane e la corion-amniosite, ossia un’infezione della
cui esercita la
placenta e degli annessi placentari, che è causa di aborto spontaneo
sua capacità
nelle fasi iniziali della gravidanza e di endometrite post-paridratante e
tum.» Non certo conseguenze lievi, dunque, ed è per
di lubrifiquesto che risulta essenziale adottare delle norme
cazione
igieniche e uno stile di vita che rendano più diffisioloIn
ficile l’insorgenza della sindrome, e comunque
gica.
intervenire appena questa si manifesta . Provista delle
segue il dottor Motta: «Anche se è difficile
vacanze un’avvertenza
stabilire una tipizzazione dei soggetti più a
rischio, certamente gioca un ruolo importanin più: ricordarsi di cambiare
te l’eventuale indebolimento del sistema imsempre il costume dopo
munitario. Viceversa, per mantenere nei livelli
ottimali la flora batterica conta come sempre
il bagno, per evitare un surplus
un buon funzionamento dell’intestino, e questo a
di umidità a contatto
sua volta dipende da un’alimentazione ricca di fibre,
dei genitali
non di zuccheri e carboidrati raffinati. Bisogna scegliere con attenzione anche i prodotti per la detersione intima, perché un’igiene troppo aggressiva porta a un’alcalinizzazione del pH. Naturalmente, poi, nel caso di perdite biancastre e
dall’odore sgradevole, è decisivo rivolgersi subito al ginecologo che potrà
diagnosticare con certezza il disturbo e stabilire la terapia. Solitamente la vaginosi
batterica viene curata con il Metronidazolo, ossia un antibiotico somministrato sia per via orale che vaginale, e con la Clindamicina, che può essere assunta sempre per via orale oppure in ovuli e crema». Infine,
al di là delle norme igieniche standard – come lavare le parti intime partendo dal davanti (per evitare che i
batteri della zona perianale si diffondano nella vagina) o preferire la biancheria in cotone che non ostacola la
traspirazione – in vista delle vacanze un’avvertenza in più: ricordarsi di cambiare sempre il costume dopo il
bagno, per evitare un surplus di umidità a contatto dei genitali.
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Protezione in gravidanza
e nel post partum
Protezione dai rischi fuori casa
(viaggi, piscina, spiaggia)
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Protezione
da funghi e batteri
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www.saugella.it
vacanze in salute
Sì, viaggiare…
ma senza rischiare!
Le vacanze, tanto attese e sospirate, sono alle porte. Per godersele
appieno è fondamentale passarle in salute. Per questo prima di
partire è importante prepararsi a dovere ed essere pronti a
fronteggiare gli eventuali malesseri che potrebbero rovinarci le ferie. Ecco, dunque, qualche consiglio utile affinché il
vostro viaggio sia davvero “un buon viaggio”.
a cura di
Alessandra Terzaghi
Perché la vostra vacanza sia davvero sicura e serena, le parole d’ordine sono
due: informazione
e prevenzione. Conoscere gli eventuali
rischi sanitari a cui si
può andar incontro, sapere quali sono le vaccinazioni da fare prima di partire, quali i medicinali da
portare con sé (vedi box)
e quali sono i comportamenti corretti da tenere
aiuta a far sì che il viaggio non si trasformi in una
sgradevole disavventura.
In molte indagini, invece, è
emersa molta ignoranza da parte dei
viaggiatori. Un sondaggio effettuato di recente negli aeroporti
di Roma e Milano, per esempio,
ha rivelato che solo il 28% dei
turisti diretti verso paesi a rischio aveva ricevuto qualche
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vacanze in salute
consiglio medico e solo il 17% era informato sulle vaccinazioni necessarie. Un
primo suggerimento valido per tutti è quello di inserire tra i documenti di
viaggio un “memorandum sanitario”, una scheda promemoria in cui annotare
tutte le informazioni importanti sulla propria salute, molto utile qualora ci si
debba rivolgere a un medico. In questo documento si possono riportare, per
esempio, il gruppo sanguigno, le vaccinazioni eseguite, i farmaci assunti abitualmente, le eventuali allergie, il numero della propria tessera sanitaria e il
recapito di una persona da contattare in caso di emergenza.
In linea generale, comunque, le misure da adottare dipendono in primis dalla
meta del viaggio. Per chi resta in Italia, sarà sufficiente portare con sé la tessera
sanitaria e scorte adeguate dei medicinali che si assumono regolarmente. Qualora dovessero verificarsi problemi, si potrà sempre contattare la guardia medica e
non dovrebbe essere difficile trovare una farmacia dove acquistare ciò che serve.
Prima di affrontare un viaggio all’estero, invece, è bene informarsi sulle possibilità di farsi curare, in caso aveste bisogno di ricorrere a prestazioni sanitarie o addirittura di farvi ricoverare in ospedale. Nell’Unione Europea e in
Norvegia, Islanda, Svizzera e Lichtenstein potrete ricevere le cure
necessarie alle stesse condizioni dei cittadini del Paese in
cui vi trovate, presentando la tessera sanitaria, che
vale come Tessera Europea di Assicurazione
Malattia (TEAM). In ogni caso è sempre utile, comunque stipulare prima di partire una polizza assiUn primo
curativa di viaggio che copra
suggerimento valido
anche le spese mediche. In
alcuni paesi, per esemper tutti è quello di
pio gli Stati Uniti, senza
inserire tra i documenti
un’adeguata assicurazione, un eventuale trattadi viaggio un
mento medico potrebbe
memorandum sanitario
avere costi esorbitanti,
senza alcuna possibilità di
rimborso una volta rientrati a casa.
Se poi la vostra meta è un paese
extra-europeo (che non sia Canada
o Stati Uniti) le precauzioni da adottare si
moltiplicano. In primo luogo, è importante informarsi
per tempo sulle condizioni igienico-sanitarie del luogo, specie se si tratta di
destinazioni a clima tropicale, e chiedere consiglio al medico circa i farmaci
indispensabili da portare in viaggio, le eventuali vaccinazioni da eseguire –
obbligatorie o facoltative – e i trattamenti di profilassi (per esempio contro
la malaria) da effettuare prima della partenza.
“
”
Per saperne di più sulle vaccinazioni, ci si può rivolgere anche al Centro
Vaccinale della ASL di competenza. La tempestività è fondamentale: per ottenere una protezione adeguata, l’ideale è vaccinarsi almeno 2-3 settimane
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vacanze in salute
prima della partenza (40 giorni nel caso in cui venga effettuato anche il vaccino antiepatite B) e alcuni vaccini
vanno somministrati a distanza di almeno 2-4 settimane l’uno dall’altro.
Se il Paese che visiterete è a rischio malaria, dato che non esiste a tutt’oggi un vaccino efficace contro questa malattia, trasmessa dalla temibile zanzara anofele, dovrete sottoporvi all’apposita profilassi, tenendo presente che il
tipo di farmaco va scelto in base alla destinazione (nei diversi paesi esistono infatti ceppi resistenti a questo a o quel
farmaco). Una volta sul posto, poi, è importante adottare alcune precauzioni – evitare abiti scuri, che attraggono le
zanzare; coprirsi braccia e gambe dopo il tramonto, applicare repellenti sui vestiti e sulla cute scoperta; preferire
locali protetti e ben ventilati – perché nessun farmaco antimalarico è in grado di prevenire la malattia al 100%.
Nei paesi ad alto rischio sanitario, attenzione alla cosiddetta “diarrea del viaggiatore”, disturbo frequente e
fastidioso, ma facilmente evitabile seguendo alcune semplici regole igieniche: lavare bene le mani con
acqua e sapone prima dei pasti; usare solo acqua minerale in bottiglia per bere e lavarsi i denti;
da evitare, invece, acqua del rubinetto, cubetti di ghiaccio e bevande in confezioni non
sigillate, latte non bollito, verdure crude, frutta che non possa essere sbucciata,
creme e gelati sfusi, succhi di frutta artigianali.
E ancora: non fare il bagno in acque dolci, stagnanti o vicino alla foce di
fiumi, non camminare scalzi ed evitare ogni contatto con animali,
anche domestici; nelle zone calde difendersi dagli insetti con
gli appositi repellenti, utilizzare vestiti di cotone o lino,
ampi e leggeri, di colore chiaro, bere molti liquidi,
per evitare la disidratazione e aumentare il consumo di sale da cucina.
Infine, una raccomandazione ovvia: occhio
Quali farmaci portarsi in viaggio? Inutile caricarsi
al sole e al caldo! Abbronzarsi sì, ma
di troppi medicinali, ma attenzione a non dimenticare
non scottarsi e nemmeno rischiare
quelli necessari. Ecco allora una lista dei prodotti che non
l’insolazione. Perciò, evitare di
devono mancare in valigia:
esporsi troppo a lungo e nelle
¸farmaci contro il mal di viaggio (auto, mare, aereo)
ore più calde, non dimen
u
n
kit
di
pronto
soccorso
(disinfettante,
garze
idrofile,
cerotti,
forticare di proteggersi con
¸
bici, cotone, termometro, forbici, pinzetta)
prodotti specifici per il
tipo di pelle e, non
¸farmaci antipiretici (per esempio paracetamolo, aspirina) e antidolorifici
ultimo, indossare
(quelli da voi normalmente utilizzati)
sempre un paio
¸prodotti specifici per l’igiene intima (detergente e salviettine), preferibilmente
di occhiali da
con azione antibatterica e antimicotica
sole.
lozioni o spray repellenti per zanzare e altri insetti
La
farmacia
da viaggio
¸
¸uno stick o una crema contro le punture di insetti, meduse ecc.
¸creme solari con protezione adeguata al tipo di pelle e prodotti per le scottature e gli
eritemi solari
¸un antibiotico ad ampio spettro
¸sali minerali e soluzioni reidratanti
¸colliri e gocce per disturbi alle orecchie
¸i vostri farmaci abituali se soffrite di malattie croniche
Se la vostra meta è un paese extra-europeo è bene aggiungere:
¸disinfettanti per l’acqua (per esempio amuchina o euclorina), per renderla potabile in caso di bisogno
¸antidiarroici e fermenti lattici per ricostituire la flora intestinale
¸disinfettanti intestinali
Se viaggiate in aereo, ricordatevi poi di portare l’indispensabile nel bagaglio a mano, sia per far fronte a eventuali
necessità durante il viaggio, sia per evitare il rischio di smarrimento.
salute dei capelli
Amate dagli italiani, che le frequentano più
dei supermercati, le farmacie si stanno attrezzando con nuovi servizi. Negli ultimi anni,
sono andate incontro a un’evoluzione profonda e costante che le ha trasformate radicalmente: non più soltanto un bancone dove acquistare i
farmaci prescritti dal medico, ma un vero e proprio
punto di ascolto, un luogo in cui trovare una figura
professionale in grado di fornire tanti consigli utili per
affrontare e risolvere problematiche grandi e piccole,
sempre nel segno di un’attenzione a tutto tondo per la salute
e il benessere psicofisico, nella sua accezione più ampia.
E il benessere passa anche, senza dubbio, per la salute delle chiome. Capelli sani, folti, lucenti incorniciano il viso, lo abbelliscono e aiutano a star meglio con sé stessi e a valorizzare la propria immagine. Ecco
allora che in quest’ambito il farmacista può assumere un ruolo fondamentale e
sta in effetti diventando sempre più una figura di riferimento per avere un parere qualificato sulla cura del capello.
a cura di Alessandra Terzaghi
Con la consulenza del dottor Mauro Castiglioni, farmacista
Il farmacista:
alleato delle chiome
Ma perché scegliere la farmacia piuttosto che altri canali di vendita – parrucchiere, erboristeria, grande distribuzione – per l’acquisto di prodotti per capelli?
I motivi sono tanti. In primo luogo, il farmacista è una persona competente con cui dialogare: proprio per la sua formazione possiede indiscutibilmente maggiori conoscenze sulla struttura del capello e sulla composizione dei prodotti;
solo il farmacista può affrontare il problema con un approccio a 360°, valutando anche l’opzione dell’integrazione
alimentare. Inoltre, il farmacista può contare, per rispondere alle domande poste dai clienti, anche sul supporto di materiali scientifico-divulgativi – brochure, opuscoli, poster – che accompagnano spesso la distribuzione dei prodotti.
Il consiglio di un professionista
«In farmacia ogni risposta non è mai una risposta qualsiasi» afferma Mauro Castiglioni, farmacista a Lentate sul Seveso
(Mi) «perché al di là del bancone c’è un professionista che, così come è in grado di consigliare un farmaco, può consigliare
nel modo migliore un prodotto per la cura del capello, perché ha le competenze necessarie per farlo e possiede le conoscenze scientifiche sulla biochimica, sull’anatomia del fusto del capello e dell’epidermide per poter selezionare i prodotti
migliori, poterne descrivere le caratteristiche al cliente e proporre quello più idoneo per la soluzione di un determinato
problema. Per esempio, è in grado di spiegare al cliente che cos’è un emulsionante e che funzione ha un aminoacido.»
È bene ricordare, però, che il farmacista non sostituisce il medico o il dermatologo: è certamente la prima figura a
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salute dei capelli
cui rivolgersi per confidarsi e chiedere un parere, ma sarà lui stesso a indirizzare
il cliente dallo specialista qualora si trovi di fronte a un problema non facilmente
risolvibile, di stretta competenza medica, che potrebbe avere implicazioni più
ampie (per esempio la gravidanza). Conferma Castiglioni: «Di solito, quando si
presenta un paziente con un problema tricologico, non lo inviamo subito dallo
specialista; prima si valuta la situazione e si cerca di risolverla, se però il problema
dovesse persistere o dovessimo vedere, per esempio, un caso di alopecia areata,
allora consigliamo di rivolgersi direttamente dal dermatologo».
Trattamenti e analisi “da banco”
Ci si può dunque rivolgere al farmacista con fiducia per il trattamento di piccole
problematiche e patologie del capello e del cuoio capelluto – forfora, caduta di capelli, capelli deboli, situazioni legate a carenze di vitamine (per esempio menopausa,
periodi di stress o particolare affaticamento ecc.) – ma anche per fare prevenzione e
per l’acquisto di coadiuvanti al trattamento prescritto dal dermatologo.
In molte farmacie è ormai disponibile il servizio di analisi del capello e della cute.
«Si tratta di un test al microscopio» spiega Castiglioni «che ingrandisce queste
strutture e permette così di capirne la tipologia, per poter poi proporre un prodotto mirato, adatto alle specifiche esigenze del caso.»
Quando invece il dermatologo ha già fornito una cura farmacologia al disturbo
(per esempio una dermatite seborroica), il farmacista può consigliare un coadiuvante al trattamento che consente di potenziarne l’efficacia (per esempio
uno shampoo o un balsamo adatti per chi ha quel tipo di disturbo).
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Capelli più sani in ogni stagione
Di fatto, le piccole problematiche del capello che più spesso
vengono riscontrate nella pratica quotidiana dal farmacista,
quelle per cui può essere utile rivolgersi a questo professionista, sono diverse: si va dalla caduta dei capelli alla
forfora, dalla seborrea ai problemi legati alla stagionalità
(per esempio, capelli sciupati dopo l’estate) o a carenze
alimentari. «Nella nostra esperienza» spiega Castiglioni
«le più frequenti sono la caduta dei capelli, seguita a ruota dalla forfora. Nel primo caso, consigliamo prodotti per
uso topico – lozioni specifiche, shampoo ad hoc da utilizzare
una o due volte la settimana – associati a integratori in capsule
a base di cistina, metionina, acido folico, vitamine e sali minerali,
perché spesso la caduta dei capelli è associata a un deficit di queste sostanze. Per la forfora si propongono in genere shampoo specifici.»
C
“Ci si può rivolgere
al farmacista con fiducia
per il trattamento di piccole
problematiche e patologie
del capello e del cuoio
capelluto
”
Sicurezza e qualità dei prodotti
Dunque, le soluzioni che il farmacista può mettere a disposizione del consumatore sono molte, con in più la certezza assoluta della bontà e della sicurezza dei
prodotti. Il farmacista, infatti, è in grado di riconoscere un prodotto di qualità rispetto a uno meno valido, meglio di un parrucchiere, di un’estetista o un
erborista. Come? «Dalla composizione e dalla serietà dell’azienda produttrice»
risponde deciso Castiglioni «al momento della scelta è importante controllare
quantità e qualità dei componenti: uno shampoo per esempio deve contenere
tensioattivi che non siano troppo aggressivi, mentre un integratore deve contenere aminoacidi solforati, preziosi per il fusto, in quantità adeguata.»
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adolescenza
Il punto
sulla
contraccezione
Sembra impossibile, eppure in fatto di contraccezione i giovani sono tornati indietro rispetto ad alcuni
anni fa. Ma stime e inchieste parlano chiaro: in Italia il livello di informazione delle adolescenti in
fatto di contraccezione è ancora insufficiente,
visto che falsi miti, ricorso a rimedi fai-da-te
e poca consapevolezza sono all’ordine del
giorno. Il rischio? Non solo gravidanze indesiderate, ma anche diffusione delle
cosiddette malattie sessualmente trasmissibili (MST).
Professoressa Nappi, cominciamo col fare subito il punto della situazione.
Stando alla sua esperienza e all’osservatorio rappresentato dal suo Ambulatorio, qual è il livello di informazione sulla contraccezione da parte di
giovani e adolescenti? La mia impressione è che le informazioni sono disponibili ma
che, come spesso succede tra gli adolescenti, vengono passate di bocca in bocca senza
la mediazione degli esperti e dunque restano ancora troppi falsi miti e tabù che ne condizionano l’utilizzo. Esistono poi differenze regionali, e in ciò il Sud sembra essere penalizzato
con maggiori difficoltà da parte degli adolescenti ad acquisire informazioni corrette.
A cura di
Minnie Luongo
E quali le
malattie sessualmente trasmesse oggi più diffuse tra i giovani? Innanzitutto le gravidanze indesiderate e l’eccessivo utilizzo della pillola del giorno dopo: due condizioni spesso associate al non
corretto uso della contraccezione, sia essa ormonale che mediante l’uso del preservativo. Certamente le
infezioni virali da papilloma virus sono le più diffuse, dal momento che non sempre il preservativo protegge
completamente da queste contaminazioni. È indubbio che alcuni di questi virus hanno un potere oncogeno e
pertanto possono condurre ad alterazioni del collo dell’utero con importanti ripercussioni sulla salute. Per questo motivo occorre iniziare a fare precocemente il pap-test (subito dopo l’inizio dei rapporti sessuali) e prendere in
considerazione il vaccino contro il virus del papilloma (HPV).
In
particolare, quali sono i maggiori rischi cui sono esposti gli adolescenti?
Passiamo alle informazioni indispensabili. Può farci una rapida panoramica dei metodi contraccettivi disponibili? Il preservativo è il metodo di barriera piu’utilizzato e sempre necessario quando si “balla con uno sconosciuto”.
Purtroppo non viene usato sempre in modo corretto (da qui derivano numerosi fallimenti) e, inoltre, non sempre
le giovani donne hanno il coraggio di chiedere al loro partner di utilizzarlo… Non tutti lo vivono positivamente e
alcune persone, uomini e donne, possono manifestare allergie o intolleranze. Per quanto riguarda la pillola: oggi è
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adolescenza
Ne parliamo con la
professoressa Rossella Nappi,
Ricercatore universitario,
Ambulatorio di Endocrinologia
Ginecologica IRCSS Fondazione
Salvatore Maugeri di Pavia
più personalizzabile in termini di regime di somministrazione, dosaggio di estrogeni
e di associazione del progestinico, sempre più antiandrogenico (e dunque sicuro sul
versante dei rischi metabolici). Le dimenticanze però sono frequenti, soprattutto tra
le adolescenti. Ecco perché il ricorso a una contraccezione settimanale (come il cerotto) o mensile (come l’anello vaginale) possono rappresentare una valida alternativa,
riducendo i fallimenti del metodo o gli effetti collaterali quali le perdite di sangue tra
un ciclo e l’altro che derivano dalla cattiva assunzione della pillola. Senza sottovalutare
molti altri vantaggi dovuti al fatto che gli ormoni sono assorbiti attraverso la pelle o
a livello della mucosa vaginale, con un minore impatto sulla funzione del fegato. Lo
IUD o spirale è un metodo meno adatto alle adolescenti e trova maggiore applicazione in donne che hanno già partorito o che presentano condizioni particolari, come
flussi mestruali abbondanti. I metodi naturali sono utilissimi per conoscersi meglio
fisicamente, ma trovano scarsa applicazione nelle giovani donne, soprattutto se i cicli
non sono ben regolari e non c’è ancora una reale sintonia di coppia come avviene nei
partner più adulti.
Un metodo per ogni esigenza: ma come orientarsi? Informandosi bene, specie dal
proprio ginecologo. Il profilattico protegge anche dalle MST (quindi è consigliato se
si cambia spesso partner) e deve essere usato sempre all’inizio di un rapporto nuovo o
anche nella coppia stabile se esistono controindicazioni per la contraccezione ormonale.
Per la pillola invece (sconsigliata in alcuni casi come la predisposizione alla trombosi), è
necessario fare sempre una valutazione della storia clinica della donna; sapere che non
protegge dalle MST; ricordarsi di assumerla tutti i giorni, ecc … Infine, occorre sapere
che oggi la pillola (ma anche il cerotto e l’anello) è sconsigliata veramente solo a una minoranza di donne. A tutte bisogna ricordare di abolire o quantomeno ridurre l’abitudine
al fumo (un vero killer su tutti i fronti della salute femminile).
Parlando di pillola, sono ancora diffusi alcuni luoghi comuni: fa ingrassare, proCome stanno realmente le cose? Sono tutte
leggende metropolitane. Anche i più recenti studi dimostrano che la pillola non modifica significativamente il rischio di tumore al seno, mentre riduce in modo notevole il
tumore dell’ovaio e dell’endometrio, la mucosa interna dell’utero. L’aumento di peso è
in genere azzerato grazie alla riduzione dei dosaggi di estrogeni e all’uso del nuovo progestinico drospirenone o alla contraccezione vaginale. E comunque gli effetti collaterali
dipendono dalle caratteristiche individuali della donna, che può stare benissimo anche
con pillole a maggior dosaggio estrogenico e con progestinici differenti.
voca tumori, e via di questo passo…
Per saperne di più…
Minnie Luongo e Monica Assanta
S.O.S Sesso
per amare informati
Franco Angeli, Milano
Per finire, a chi spetta impartire l’educazione sessuale agli adolescenti? Purtroppo non si fa abbastanza educazione sessuale, a tutti i livelli. In un’iniziativa in
corso – “Ragazze in Movimento” – che ha organizzato incontri intitolati “Girls only”
all’interno delle attività del Salone dello Studente emerge chiaramente un bisogno di
informazione vera senza barriere da parte delle adolescenti che hanno in testa molta
confusione persino sulla loro anatomia, figuriamoci sulla sessualità e la riproduzione.
Secondo una recente indagine condotta da Astra Ricerche “Le giovani donne italiane,
la sessualità e le mestruazioni” fra le under 25 sono ancora diffuse incertezze e tabù
legati al corpo e alla femminilità: molte di loro, ad esempio, non hanno idea di quali
siano le dimensioni dell’organo genitale, sanno che esiste un clitoride ma pensano che
sia all’interno della vagina e non riescono a dare una spiegazione della provenienza
del sangue mestruale. Un consiglio ai genitori: nonostante si tratti di un ambito molto
privato, si può e si deve aprire una porta per favorire il dialogo, magari esortando le
adolescenti a rivolgersi ad uno specialista per chiarire dubbi, paure e incertezze.
21
dermatologia
Iperidrosi palmare:
soluzioni a portata di mano
È diventato perfino un modo di dire. Quando si è agitati, nervosi, emozionati o in ansia per qualche motivo, spesso si riassume lo stato d’animo con un’immagine che rende subito l’idea: «Mi sudano le mani». Per molte persone però non si tratta di
una metafora ma di un disturbo reale, una situazione patologica che spesso finisce per compromettere le relazioni sociali,
dato che proprio le mani sono il nostro primo biglietto da visita. Quella “palmare” peraltro è la forma più diffusa di iperidrosi,
ovvero di quello squilibrio (per eccesso) della sudorazione che riguarda circa il 2% della popolazione. Ne abbiamo parlato con
il professor Franco Gasparri, docente di Marketing Cosmetico all’Università di Salerno.
Per comprendere i meccanismi dell’iperidrosi palmare bisogna chiarire alcuni
aspetti generali della sudorazione. All’interno della cute esistono le ghiandole
sudoripare apocrine e quelle eccrine, responsabili in modo diverso della produzione di sudore, e quindi di quel processo fondamentale con cui il nostro
organismo provvede alla termoregolazione. In sintesi, quando la temperatura
corporea supera i 37° le ghiandole iniziano a secernere sudore che, arrivando
in superficie ed evaporando, consente il raffreddamento. «Le ghiandole apocrine – spiega il professor Gasparri – sono concentrate nelle zone mammarie, sulle ascelle e sui genitali, e sono responsabili dell’odore corporeo
perché passano attraverso i canali pilo-sebacei e si arricchiscono
di micro-organismi e di sostanze grasse che si deteriorano.
Viceversa le sudoripare eccrine sono distribuite su tutta
la superficie corporea e sono molto più numerose,
intorno ai 2 o 3 milioni (le altre sono circa un
decimo) ma producono un sudore inodore:
è composto da acqua e sali minerali e raggiunge la superficie attraverso un canale
diretto. La sudorazione palmare fa parte
di quella eccrina ed è determinata da
stimoli emozionali più che termici.»
Finché il fenomeno resta nei limiti
fisiologici, niente di strano. A tutti
prima o poi è capitato – prima di
un esame o di un appuntamento – di provare una tensione
tale da determinare le tanto
temute “mani umide”, così
difficili da nascondere. Prosegue il professor Gasparri:
«Il problema cambia quando
22
Con la consulenza del
professor Franco Gasparri,
Docente di Marketing Cosmetico
all’Università di Salerno
a cura di
Natalia Mongardi
esseredonna promotion
Non è solo un problema di mani. Soprattutto
il fenomeno non è sponei mesi estivi, l’ipersudorazione può creare
radico ma rientra in un
disagio in diverse aree del corpo. Per questo
quadro di iperidrosi. AnIperdermafresh ha ideato una linea completa
che per quella palmare si
che comprende 4 prodotti ad hoc, testati derparla di iperidrosi primaria
matologicamente e ipoallergenici. Per la sudo(o idiopatica) e secondaria.
razione palmare, Iperdermafresh Mani è una miNel primo caso non vi sono
croemulsione spray da portare sempre con sé: riduce
cause precise e le ragioni vanl’eccessiva traspirazione e svolge un’azione emolliente, idratante,
no cercate nell’ansia e nel nerantisettica. Per i problemi plantari c’è invece Iperdermafresh Pievosismo di certi momenti. L’ipedi, a base di estratto glicolico di salvia, mentolo e alluminio
ridrosi secondaria dipende invece
cloridrato, che oltre a prevenire i cattivi odori contrasta le
da altre patologie o situazioni in atto,
affezioni micotiche e batteriche. Specifico per le zone
che portano a uno squilibrio del sistema
ascellari e inguinali è poi il latte deodorante Iperderendocrino: menopausa, obesità, malattie
mafresh Corpo, con estratto di camomilla, di cui si
psichiatriche o alcune terapie a cui si è sottomassaggiano poche gocce fino a completo asposti. Spesso questa patologia si sviluppa con la
sorbimento. Infine, per chi ama la praticità,
maturazione sessuale e si protrae poi nel corso della
ecco il Roll-on senza alcool che riequilivita, con i cosiddetti up and down, ossia fasi di aggravabra le secrezioni sudoripare, senza
mento, per esempio d’estate, e miglioramento d’inverno.
però aggredire la flora batteBisogna poi dire che in concomitanza si può manifestare un
rica che ha funzioni
problema di microcircolazione, con un minor apporto di sangue
difensive.
alle estremità e con le cosiddette mani fredde». Nel caso specifico del
sudore palmare è ancora più frequente che si scateni quel circolo vizioso
per cui la paura di porgere a qualcuno le mani bagnate aumenta il livello d’ansia, generando un’ulteriore sudorazione. In questo senso, sottolinea il docente, quella
palmare è forse la forma più antipatica di iperidrosi. Per fortuna esistono diverse terapie per la forma idiopatica (nel caso della secondaria bisogna intervenire sulla
patologia d’origine) da scegliere a seconda della gravità dei casi. Conclude Gasparri:
«La terapia di prima scelta sono quei prodotti topici che a livello cosmetico
spesso vengono classificati come deodoranti, anche se il loro scopo
non è controllare l’odore ma limitare la traspirazione, e sarebbe
dunque più corretto classificare come antitraspiranti. Contengono sali di alluminio che riducono il dotto escretore
della ghiandola, e per le mani di solito si scelgono prodotti SOS, di pronto intervento: spray o roll-on
che permettono un uso facile e anche a livello
psicologico contano molto. Bisogna applicarli
con qualche ora di anticipo e ripetere l’applicazione. Nei casi più seri si può ricorrere alla ionoforési, una riduzione del
diametro dei dotti che dura qualche
giorno e si ottiene immergendo le
mani in bacinelle con una soluzione elettrolitica o all’iniezione di
tossina botulinica, che inibisce il
rilascio di acetilcolina e quindi
contrasta la sudorazione eccrina per diversi mesi, ma è
molto dolorosa e può lasciare
cicatrici.»
DERMA
FRESH
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urologia
Ci sono problemi di salute che non pesano sulla qualità della vita solo per i disturbi con cui si manifestano, ma soprattutto per le
ripercussioni a livello psicologico e relazionale che portano con sé. L’incontinenza urinaria è sicuramente uno di questi. “La perdita
involontaria di urina” – così la definisce l’International Continence Society, la più prestigiosa società scientifica che si occupa del
problema – provoca un continuo stato di ansia e spinge a isolarsi proprio perché sfugge alla volontà e al controllo. Non solo. Nell’incontinenza urinaria da sforzo, quella più diffusa tra le donne, a provocare imbarazzanti e incontenibili fughe di urina basta un
colpo di tosse, un banale starnuto, uno sforzo minimo, persino una risata. Ovvio che la paura di non riuscire a controllare la
vescica arrivi, prima o poi, a condizionare ogni aspetto della vita quotidiana e i rapporti personali. Chi ne soffre evita l’intimità
sessuale, limita gli spostamenti, non può fare programmi a lunga scadenza, vive in un perenne stato di tensione. E di
vergogna: persino parlarne con il medico imbarazza. Eppure, il primo passo per sconfiggere la problematica è… fare
un piccolo sforzo e affrontarla insieme a chi può valutare la situazione e indicare la soluzioni migliore. L’urologo,
prima di tutto.
Ne parliamo con il professor Vincenzo Mirone, Professore Ordinario di Urologia e Direttore
della Scuola di Specializzazione in Urologia presso l’Università “Federico II” di Napoli,
presidente della Società Italiana di Urologia (S.I.U)
a cura di
Alma Galeazzi
“Contenere”
il problema
si può
200 milioni di persone nel
mondo soffrono di incontinenza urinaria, almeno 5 milioni solo in Italia. E non è
certo un caso se, tra le forme di incontinenza, quella da
sforzo è la più diffusa nella popolazione femminile. Con grosse
ripercussioni sulla qualità di vita di chi ne soffre, come conferma il
professor Vincenzo Mirone.
P rofessore M irone , quanto incide questo disturbo sulla qualità della
vita , sul rapporto di coppia e a livello psicologico ? L’incontinenza urinaria ha
un profondo impatto sulla qualità di vita e, in particolare, sul rapporto di coppia e di
relazione. Una donna incontinente tende a chiudersi in se stessa, “blindando” il proprio
quotidiano in una serie di regole e abitudini, che le consentono di far fronte al problema
dell’incontinenza. Per esempio, alcune donne rinunciano a rimanere fuori casa per più di pochi
minuti, per timore di perdere le urine in pubblico, o magari a cena, al cinema o a un party. Altre
evitano deliberatamente i rapporti sessuali, in quanto la penetrazione può stimolare una perdita di
urina, con conseguenze psicologiche devastanti per la coppia.
Di incontinenza urinaria non ce n’è una sola, ma quella da sforzo è la più diffusa tra le donne : in quali
fasce di età e in quali percentuali? L’incontinenza da sforzo è particolarmente frequente in post-menopausa.
Pertanto è una forma di incontinenza che colpisce soprattutto le ultracinquantenni. Ciò non vuol dire che sia
esclusiva di quest’età. In una donna anche giovane, che ha già avuto più figli, l’incontinenza da sforzo è un disturbo
tutt’altro che raro. Tuttavia non bisogna sottovalutare la grande prevalenza di un’altra forma di incontinenza: quella
“da urgenza”, che spesso coesiste a quella da sforzo e aggrava il quadro clinico.
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urologia
Perché
colpisce
più
le
di
donne ?
Le donne hanno uno
sfintere più debole di
quello degli uomini, dunque
è più facile che venga messo in crisi
da eventi fisiologici, come la menopausa e
il parto, o patologici, come un intervento chirurgico a carico dell’apparato genito-urinario. Nell’uomo, invece,
l’incontinenza da sforzo si manifesta quasi esclusivamente dopo interventi di
chirurgia oncologica pelvica.
Quali
sono i sintomi generali di questo tipo di incontinenza e , in particolare , quelli che la differen -
ziano dalle altre forme ?
In effetti l’incontinenza da sforzo vera e propria, quella che noi medici definiamo
“genuina”, non è una patologia della vescica, bensì dell’apparato sfinterico uretrale, che non funziona correttamente. Durante gli incrementi della pressione addominale, conseguenti per esempio a un colpo di tosse o
a uno sforzo fisico, la pressione delle urine in vescica sale abbastanza da vincere la resistenza dello sfintere,
così si verifica la fuga di urine. Questo succede, talvolta, in associazione a un prolasso dell’uretra, che non
consente allo sfintere di funzionare bene. Talvolta, però, il prolasso non c’è: l’uretra è ben salda al suo posto
e, nonostante questo, consente la fuoriuscita di urine. Questi ultimi sono i casi più difficili, quelli in cui lo
sfintere è “intrinsecamente” malato!
L e perdite di urina sono consistenti ? Il sintomo caratteristico è la perdita di urine durante uno sforzo. Le
perdite, quindi, si verificano soprattutto di giorno, in posizione eretta, durante un’attività fisica più o meno
impegnativa. Meno frequentemente in posizione seduta e, ancora meno, distesa. Di solito, ogni episodio di
incontinenza non è particolarmente abbondante. Nelle forme più lievi si parla di gocce, in quelle più gravi di
abbondanti “spruzzi” di urina. L’altra comune forma di incontinenza, quella da urgenza, può essere presente
sia di giorno sia di notte e si verifica spesso in presenza di uno stimolo minzionale improvviso e incoercibile,
che la donna non riesce a controllare o a procrastinare. Di solito qui le perdite sono più cospicue: non di rado
all’insorgere dello stimolo improvviso, la paziente svuota l’intero contenuto della vescica.
Ci sono esami specifici per riconoscere il problema e capire di quale entità sia? È necessario eseguire
una visita urologia specialistica, comprensiva di anamnesi, cioè della storia medica della persona, e di esame
obiettivo, che si esegue a vescica piena. Inoltre, prima di scegliere il trattamento ottimale, è saggio eseguire
un esame urodinamico, un test strumentale leggermente complicato, ma molto importante per valutare il
funzionamento del basso tratto urinario e identificare il tipo di incontinenza.
Quali sono le soluzioni oggi maggiormente utilizzate ? L’incontinenza da sforzo può essere risolta definitivamente con un piccolo intervento chirurgico, in cui si applica una benderella di tessuto sintetico al di sotto
dell’uretra. In centri specializzati, questo intervento è coronato da ottime percentuali di successo, con rischi
davvero minimi.
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psicologia
In cortile, per
strada, all’oratorio o in un giardino per i più fortunati: comunque
all’aperto, meteorologia
permettendo.
Fino a un paio di lustri
fa, era questo il contesto
più tradizionale del gioco
infantile. Ed era anche quello che permetteva al bambino di esprimersi e crescere
al meglio: che il contatto fosse
con la natura o con un habitat più
cittadino, si trattava sempre di uno
spazio libero e sperimentabile, fatti salvi
i requisiti di sicurezza. Oggi invece le proporzioni tra il gioco in movimento e quello
domestico sono capovolte, e l’attività ludica
tridimensionale – quella cioè che coinvolge corpo
e mente con uguale intensità – sopravvive come prerogativa per una minoranza fortunata, nonostante medici
ed educatori continuino a considerarla un elemento decisivo
per lo sviluppo psicofisico.
a cura di Laura
Taccani
La salute vien
GIOCANDO
Giocare in gruppo su un prato o un campetto è ormai un
privilegio riservato ai piccoli che non vivono in quartieri
strangolati dall’asfalto e che hanno genitori o nonni o baby sitter con tempo e motivazione sufficienti. Perché lasciare un bambino
davanti alla tivù o a un videogioco è senz’altro più semplice, sbrigativo
e apparentemente più sicuro che non portarlo ai giardinetti. In salotto non si
fanno brutti incontri, non ci si sbucciano le ginocchia, non si prende il raffreddore e
tutto sembra sotto controllo. Sembra, appunto. Perché gli stessi medici e educatori avvertono
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psicologia
che togliendo alle nuove generazioni gli ultimi scampoli di contatto con la natura, non soltanto li si priva del diritto presente di correre, gridare e misurarsi con i coetanei in attività non strutturate dagli adulti, ma si accende
un’ipoteca sul futuro. Si stravolge il loro approccio al mondo, si sottrae loro una parte di infanzia e di serenità,
si indebolisce il sistema immunitario e si favoriscono abitudini – anche alimentari – sbagliate. Con il risultato di
incidere sui ritmi naturali della crescita, sia fisica che emotiva.
Quelli che…non hanno più un minuto libero
Periodicamente Ministero della Salute e istituti di ricerca assortiti indagano la questione e lanciano l’allarme,
perché i dati dicono che per i bambini in età scolare il gioco all’aperto è diventata l’eccezione che conferma una
regola di sedentarietà. In Italia solo il 10% di loro passa regolarmente del tempo senza un soffitto sulla testa, contro il 45% dei coetanei svedesi e il 60% di quelli olandesi. Nella maggior parte dei casi, per andare al parco con un
pallone o con la bicicletta si aspettano gli avanzi di weekend ritagliati ad altri impegni (dei bambini o dei genitori).
Nel resto della settimana le giornate sono scandite militarmente: compiti, eventuali attività sportive, corsi di lingue o di musica. Un carnet di appuntamenti in cui tutto è finalizzato all’apprendimento di nuove capacità, magari
lodevoli ma di fatto sempre a scapito delle iniziative spontanee.
Quelli che…non sanno più correre dietro a una palla
Il fatto è che rispetto a solo una generazione fa, di diverso c’è prima di tutto l’approccio al gioco e al rapporto
con la natura, cosicché per il bambino contemporaneo medio arrampicarsi su uno scivolo ha scarsissime attrattive
rispetto alla sfida virtuale di un gioco elettronico. E non è solo questione di gusti: può diventare il presupposto
per quello che Richard Louv ha battezzato Natural Deficit Disorder, disordine da mancanza di contatto con la
natura. Un po’ come se fossero carenti le vitamine o i minerali necessari all’organismo per crescere in modo armonico. Louv non è certo l’ultimo arrivato: consigliere del National Scientific Council e fondatore del Children
and Nature Network, ha scritto una lunga serie di saggi pedagogici. E se alcuni suoi passaggi suonano
provocatori – afferma per esempio che in certi casi perfino la Sindrome da Deficit di Attenzione e Iperattività va messa in relazione con l’assenza di habitat naturale – per altri
aspetti i risultati di molte ricerche gli danno ragione.
Quelli che…riscoprono il contatto con la natura
“
Sono tanti gli studiosi che attribuiscono ai piccoli che giocano in
I dati
spazi aperti più creatività, competenze e atteggiamento collaborativo verso i coetanei.
dicono che per i
Un’esperta di sviluppo neuro-fisiologico come l’inglese Salbambini in età scolare il
ly Goddard Blythe, autrice del volume Il bambino equilibrato,
gioco all’aperto è diventata
sostiene che alla crescente sedentarietà va imputata non solo
l’emergenza sociale dell’obesità infantile (scarso movimento
l’eccezione che conferma una
+ televisione = consumo più alto di junk food) ma anche
un minore sviluppo delle capacità intellettive e sensoriali. Al
regola di sedentarietà
chiuso, infatti, i bambini hanno meno opportunità per mettersi alla prova, sperimentare limiti e capacità, scaricare lo stress e
acquisire il giusto livello di autocontrollo e autonomia, necessari
per diventare domani adulti responsabili. Certo, non sempre è possibile disporre del tempo necessario per garantire ai bambini la sufficiente
dose di naturalità. Però, soprattutto con l’arrivo dell’estate, aumenta anche l’offerta di spazi e occasioni creative per i piccoli che restano in città. Scuole, centri sportivi,
associazioni e ludoteche offrono quasi sempre dei programmi in cui si alternano il gioco libero e all’aperto con
attività più strutturate. Basta una breve ricerca su internet per trovare davvero di tutto: dai week end di inglese full
immersion con escursioni all’aria aperta, fino ai laboratori artistici nei parchi cittadini, ai corsi di vela e ai campi
estivi in cui si impara magari a suonare uno strumento, ma non in un’aula bensì in un agriturismo. E quando si
finisce con il violino, si corre a giocare a nascondino nel frutteto.
”
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mamma & bebè
a cura di
Elena Magni
Quando il bebè
si riempie
di puntini rossi
Non
bisogna
spaventarsi. Molte volte
si tratta semplicemente di sudamina,
nota anche come miliaria rubra: uno sfogo del-
l’epidermide che colpisce i neonati soprattutto nella sta-
gione estiva, a causa dell’abbondante sudorazione. E che si combatte con qualche semplice rimedio e alcune piccole misure preventive.
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mamma & bebè
“Come la pelle di un neonato”: un’espressione ormai
proverbiale per indicare una pelle liscia, vellutata e morbida. Ma la cute del bebè è anche molto vulnerabile, perché
immatura e non ancora in grado di creare quella barriera protettiva invisibile formata da acqua e grasso, il film idrolipidico.
Ecco perché è così delicata e soggetta ad arrossamenti e irritazioni, che non rappresentano vere e proprie patologie, ma che sono
fastidiose per il piccolo e creano apprensione nelle mamme.
Se la riconosci, la controlli
La più comune tra le irritazioni che possono comparire sulla pelle del neonato è proprio la sudamina, causata dall’ostruzione dei dotti delle ghiandole sudoripare, che non hanno ancora imparato a funzionare perfettamente. Quando il
sudore è abbondante rompe il dotto e si riversa nella pelle, innescando un processo infiammatorio, dovuto al prolungato contatto dei sali e degli acidi organici che
lo compongono; ma può anche accadere che il sudore rimanga intrappolato nella
ghiandola. La pelle appare quindi arrossata e ruvida proprio come una grattugia,
con bollicine piccole come una capocchia di spillo, che presentano una parte centrale appena visibile e in rilievo, contornata da un alone rosso. Se si osservano
con una lente d’ingrandimento, si può notare che la parte centrale è più chiara e
contiene del liquido. Le parti del corpo più colpite sono proprio quelle in cui la
sudorazione è maggiore: le tempie, il cuoio capelluto, la zona dietro le orecchie, il
collo e la parte alta del torace, sia posteriore che anteriore. In alcuni casi lo sfogo
è presente anche sul pancino, dove appoggia la parte plastificata del pannolino.
Un’irritazione con queste caratteristiche non deve, quindi, indurre a pensare che
la causa sia il latte materno, come molte neo-mamme spesso temono, oppure che
si tratti di una malattia infettiva o di un’allergia, che sono sempre accompagnate
da sintomi di malessere generale o febbre.
I rimedi
Per favorire la guarigione possono essere utili due bagnetti al giorno con
acqua tiepida e un po’ di amido di riso, che svolge un’azione
assorbente, o del bicarbonato, che può essere anche
usato con impacchi freschi direttamente sulla pelle per aiutare a ristabilire il corLa pelle
retto pH e a lenire il fastidio, soappare arrossata e
prattutto nelle pieghe cutanee.
Il talco mentolato può essere
ruvida, proprio
indicato per il prurito, ma il
come una grattugia, con
suo uso prolungato potrebbe seccare la pelle, ottenenbollicine piccole come una
do l’effetto opposto. Meglio
capocchia di spillo
invece una spruzzata di talco
specifico per i più piccoli, perché non ostruisce i pori, consente
la naturale traspirazione della pelle e ha
un’azione rinfrescante.
“
”
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mamma & bebè
meglio giocare D’anticipo
Ma come in tutte le cose, la
prevenzione è sempre la cura
migliore e mantenere la pelle
del piccolo in condizioni ottimali è fondamentale, a cominciare proprio dall’igiene.
È importante cambiare spesso
il pannolino per evitare la reazione alle sostanze chimiche e
agli enzimi presenti nelle feci
e nelle urine, spesso causa proprio d’ irritazioni cutanee. Per
il bagnetto è essenziale usare
prodotti specifici per il bebè, che
rispettino le difese naturali della
sua pelle, meglio se arricchiti con
sostanze lenitive naturali, come gli
estratti di carota. Così il bagnetto,
oltre che detergere, svolge un’azione emolliente, prevenendo la secchezza cutanea.
Quando lo si asciuga, bisogna fare
particolare attenzione alle pieghe di
collo, inguine e cosce, dove la pelle rimane più spesso umida, con il rischio di
macerazione. Infine, è importante usare una pasta a base di ossido di zinco che
svolge un’azione protettiva e lenitiva e ha
anche un significativo effetto astringente e
antisettico nelle affezioni caratterizzate da
secchezza, rossore e desquamazione.
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Un bel bagnetto è quello che ci vuole per contrastare i piccoli disturbi dovuti al caldo estivo, a patto che si utilizzino
prodotti specifici.
BABYGELLA Bagnetto Primi Mesi è un detergente delicato
a pH fisiologico, senza coloranti e ad alta tollerabilità, indicato per i primi bagnetti del bambino. Grazie alla sua componente lipidica naturale (olio di riso e cera d’api) svolge
un’efficace azione seborestitutiva. Il bagnetto diventa
così un rito quotidiano per rilassare il bebè dalla calura
e dall’afa dell’estate, senza correre il rischio di irritare
ulteriormente la pelle con il prodotto sbagliato.
le misure preventive per evitare la
Dopo il bagnetto – e comunque a ogni cambio
suDorazione eccessiva
di pannolino – l’ossido di zinco è l’arma vincenRicordatevi inoltre che un neonato non va mai
te contro irritazioni e arrossamenti cutanei:
coperto troppo, poiché fa molta più fatica di un
la pelle del bambino infatti non è ancora in
adulto a smaltire il sudore, non solo perché ha un
grado di difendersi da sola perché la nasistema di sudorazione ancora immaturo, ma anche
turale barriera protettiva (il film idrolipiperché ha a disposizione una superficie di evaporazione
dico) è poco sviluppato. BABYGELLA
di gran lunga minore. Di conseguenza, se fa molto caldo,
Pasta Protettiva , a base di ossido di
è utile togliere ogni tanto persino il pannolino. È imporzinco al 10%, è la pasta a pH fisiotante poi vestirlo con indumenti in fibre naturali, come il
logico e a elevato tenore idrico
cotone o il lino che favoriscono la traspirazione. Fate anche in
e lipidico che, proprio grazie
modo di non tenere troppo a lungo il piccolo in stanze o in zone
all’ossido di zinco, svolge
poco ventilate e non abbiate paura di usare l’aria condizionata, sia
un’azione trofica, leniin casa che in auto, l’importante è non esagerare con l’intensità ed
tiva e cicatrizzanevitare forti sbalzi di temperatura.
te specifica.
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www.babygella.it
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