L 260-262_libri_segnalazioni:Layout 2 28-04-2011 15:11 Pagina LXXVIII L ibri del mese / segnalazioni GIOVANNI PAOLO II, PAPA WOJTYLA SCRIVE… ai bambini, ai giovani, alle donne, agli anziani, alle famiglie, EDB, Bologna 2011, pp. 267, € 15,00. 9788810521144 Q ual era il segreto di papa Wojtyla che gli permetteva di parlare alle famiglie, alle donne, ai bambini, ai giovani, agli anziani, ai lavoratori, ai carcerati, ai migranti, ai malati e – insomma – a tutti e di essere inteso e qualche volta compreso? Un doppio segreto, io credo. Quello, innanzitutto, di un’umanità ricca e provata, che il dolore familiare precoce e il lavoro, la guerra e la dittatura avevano preparato all’incontro con ogni esperienza umana. E l’altro segreto, che possiamo indicare con il dono avuto dal cielo di riuscire a essere a un tempo pienamente uomo di Dio e pienamente uomo del suo tempo. Per segnalare la capacità di Giovanni Paolo di parlare a tutti – compresi i bambini e i lontani – racconto un incontro privato e riferisco le parole di un collega giornalista che mi ebbe a confidare, vicino a morire, di aver ricevuto da quel papa un forte aiuto a credere. L’incontro risale al dicembre del 1989, quando fui invitato da don Stanislaw – oggi cardinale di Cracovia – alla messa del mattino nella cappella dell’appartamento privato. Avevo appena pubblicato da Mondadori un volumetto a quattro mani scritto con il collega Domenico Del Rio e intitolato Wojtyla il nuovo Mosè. Il papa lo lesse durante un viaggio africano e chiese al portavoce Joaquín Navarro-Valls se c’erano, su quell’aereo, gli autori del libro. Il portavoce rispose che l’uno c’era, ma l’altro – cioè io – no, «perché ha la moglie molto malata». La mia prima moglie infatti era colpita da tumore al seno e sarebbe morta un anno più tardi. Veniamo invitati alla messa – io, mia moglie e i quattro nostri figli – e siamo colpiti come tutti dalla concentrazione del papa nella preghiera e nelle lunghe pause di silenzio, che facevano durare per un’ora quella celebrazione senza omelia. La più piccola dei miei figli, che ha due anni, si addormenta in braccio a me ma verso la fine della messa si risveglia e dice ad alta voce «Ciuccio!». Il papa, nella conversazione che abbiamo subito dopo, prende in braccio la bambina, si complimenta per la sua bravura in cappella e osserva: «Ma un momento si è sentita!». Ecco com’era Giovanni Paolo: concentrato in Dio e capace insieme di cogliere il più piccolo segno che gli poteva arrivare dall’umanità circo- 260 IL REGNO - AT T UA L I T À 8/2011 stante. In quell’occasione mi parlò del libro che avevo scritto su di lui: «Lei ha potuto leggere, ha potuto studiare e così ha potuto togliere molti miti. La ringrazio per questo sforzo di comprensione». Dicevo che il libro era scritto insieme a Domenico Del Rio, essendo egli vaticanista de La Repubblica e io del Corriere della sera. A Domenico che era vicino a morire, nel gennaio del 2003, chiesi durante una visita al Gemelli se voleva che io dicessi «qualcosa a qualcuno». Rispose: «Al papa! Vorrei far sapere al papa che lo ringrazio per l’aiuto che mi ha dato a credere. Vedendo che credeva con tanta forza, allora anch’io un poco mi facevo forza. Questo aiuto l’avevo a vederlo pregare, quando si mette in Dio e si vede che questo mettersi in Dio lo salva da tutto» (L. ACCATTOLI, «L’ultimo saluto a Domenico Del Rio», in Regno-att. 4,2003,143). Attore e poeta, operaio e patriota polacco, amante della montagna e del nuoto, Karol Wojtyla divenuto Giovanni Paolo II non ha avuto alcuna difficoltà a porsi a interprete dell’umanità della sua epoca, ma è riuscito anche a mostrare a quell’umanità – con l’esempio e con le parole – che cosa sia credere in Dio ai nostri giorni. In questa interlocuzione universale egli è stato aiutato dalla lunga durata del pontificato. Quei 26 anni e mezzo hanno permesso alla Chiesa e al mondo di intendere la radicale novità di Giovanni Paolo, che è quella di un papa eletto contro ogni aspettativa e che non sale al trono di Pietro con un programma pontificale in tasca, ma si affida alla Provvidenza che l’ha chiamato e risponde alle sfide delle circostanze da cristiano vivo, dando testimonianza della sua fede a ogni persona che incontra e a ogni gruppo umano al quale si rivolge. Riuscendo in Giovanni Paolo II: «beato» in libreria I n vista della beatificazione di Karol Wojtyla, gli editori hanno presentato (e stanno presentando) una nutrita serie di titoli, tra novità, ristampe, opuscoli e libri fotografici. Le EDB, oltre al testo che qui recensiamo, ripropongono l’Enchiridion delle encicliche/8 (pp. 2.252, € 45,00), che contiene tutte le encicliche di papa Wojtyla assieme a quelle di papa Luciani; e il volume a cura di P. SCHIAVAZZI, Andate in tutto il mondo. I vaticanisti italiani raccontano Giovanni Paolo II (pp. 648, € 46,30). Per quanto riguarda i testi di bilancio del pontificato possiamo citare: A. Melloni, Le cinque perle di Giovanni Paolo II (Mondadori, pp. 154, € 18); A. Riccardi, Giovanni Paolo II. La biografia (San Paolo, pp. IV + 561, € 24,00); C. Siccardi, Giovanni Paolo II. L’uomo e il papa (Paoline, pp. 224, € 22,00); M. Castelli, Il santo padre. Giovanni Paolo II maestro e testimone (Libreria editrice vaticana, pp. 232, € 12,00); G. Marengo, Giovanni Paolo II e il Concilio (Cantagalli, pp. 288, € 19,00); e l’ebook di Adista - Terrelibere, Santo? Dubito. Vi sono poi un paio di volumi illustrati per ragazzi, quello di R. BATTESTINI, Beato Karol. Vita, parole e sorrisi di Giovanni Paolo II (AVE, pp. 64, € 15,00) e quello di F. SIGNORACCI, L. SIGNORACCI, Karol. La vita di Giovanni Paolo II (Paoline, pp. 128, € 13,00). Si possono poi individuare i volumi a firma di persone che a vario titolo sono state particolarmente vicine al papa, come A. COMASTRI, Giovanni Paolo II. Nel cuore del mondo (San Paolo, pp. 120, € 13,00); P. MARINI, B. CESCON, Io sono un papa amabile (San Paolo, pp. 192, € 12,50); A. AMBROGETTI, Compagni di viaggio. Interviste al volo con Giovanni Paolo II (Libreria editrice vaticana, pp. 394, € 24,50). In questo gruppo è da menzionare anche il librostrenna illustrato con fotografie e accompagnato da testi di Benedetto XVI, L. Accattoli, C. Ruini, S. Dziwisz, V. Paglia, A. Comastri e curato da E. GUERRIERO, Il grande libro di Giovanni Paolo II (San Paolo, pp. 440, € 135,00). Un ulteriore gruppo è costituito dai volumi relativi al processo di canonizzazione, come quello di A. VIRCONDELET, Santo subito! L’incredibile e appassionante storia della beatificazione di Giovanni Paolo II (Lindau, pp. 232, € 16,00). Il tema ha destato l’interesse anche dei grandi gruppi editoriali laici: Rizzoli, infatti, pubblica il testo di S. GAETA, Il miracolo di Karol. Le testimonianze e le prove della santità di Giovanni Paolo II (pp. 112, € 10,32) che per i suoi tipi aveva pubblicato nel 2010 con S. ODER, Perché è santo. Il vero Giovanni Paolo II raccontato dal postulatore della causa di beatificazione (pp. 196, € 10,00); e Mondadori, che oltre al volume citato di Melloni, esce con A. ZAPOTOCZNY, Vivi dentro di noi. Le testimonianze che hanno portato alla beatificazione di Giovanni Paolo II (pp. 167, € 17,50). M.E. G. LXXVIII 260-262_libri_segnalazioni:Layout 2 28-04-2011 qualche modo a «farsi tutto a tutti» – per dirla con l’apostolo Paolo – a dimensione dell’umanità di oggi. Quella lunga durata – per numero di anni il suo pontificato è il secondo di tutta la storia, dopo Pio IX, che regnò 31 anni e mezzo – l’ha aiutato a raggiungere veramente tutto il mondo, svolgendo una predicazione evangelica audace e modificando l’immagine papale per avvicinarla all’uomo della nostra epoca. Che infine la sua predicazione sia stata almeno in parte compresa ce lo dicono i tre milioni di persone che si precipitarono a Roma la prima settimana di aprile del 2005 per dargli l’ultimo saluto e l’attesta il grido «santo subito» che accompagnò quell’addio. Un pontificato straordinario, dunque, al quale l’uomo Wojtyla fu preparato da circostanze straordinarie: – solo al mondo a 21 anni, è provato da una precoce esperienza del dolore umano che lo predispone all’incontro con ogni sofferente; – va prete da adulto, avendo avuto frequentazioni e amicizie anche femminili, nella scuola, nell’università, nel lavoro, nel gruppo teatrale clandestino di cui fa parte durante l’occupazione tedesca della Polonia: da qui viene la sua spontaneità nel trattare con le donne e la sua sensibilità per il «genio femminile»; – le esperienze della guerra, del lavoro manuale, del teatro clandestino che l’hanno preparato per la predicazione della pace, per l’incontro con il mondo del lavoro, per la pronta sintonia con ogni lotta contro le dittature; – il lungo desiderio di libertà, maturato nel confronto con il regime comunista, che l’ha istruito su come parlare del comunismo a chi non l’aveva sperimentato sulla propria pelle; – le prime esperienze pastorali con i giovani e le giovani coppie che l’aiutano ad «amare l’amore umano» e lo predispongono alla comprensione, lui celibe, dell’esperienza familiare. Un pontificato dunque proiettato nella predicazione del Vangelo fino ai confini della terra e nel sogno apostolico di arrivare a ogni persona. «A tutta l’umanità, a tutti gli uomini» fu uno dei suoi motti. I testi raccolti in questa antologia descrivono efficacemente quel suo sogno: non potendo incontrare ogni famiglia, egli scrive alle famiglie come categoria umana e così fa per le donne, i bambini, i giovani e gli anziani. «A ciascuna di voi e a tutte le donne del mondo» è l’intestazione della Lettera alle donne. «A voi giovani, a ciascuno e a ciascuna» dice nella conclusione della Lettera ai giovani. Una predicazione, la sua – anche in queste lettere alle diverse età –, che tende a farsi radicale e «sine glossa»: a difesa della vita, a invocazione della giustizia e della solidarietà, per la riconciliazione tra i diversi gruppi umani, nella richiesta del perdono per le colpe storiche dei cristiani, compreso il maltrattamento delle donne da parte degli uomini di cui parla nella Lettera alle donne. LXXIX 15:11 Pagina LXXIX Come appare anche da questi testi e dalla loro intonazione affabile e familiare, egli ha modificato l’immagine papale, staccandola dal latino e dal bronzo tipici della tradizione pontificale (portando a compimento il distacco già iniziato dai predecessori Giovanni XXIII e Paolo VI, dai quali ha preso il nome) e avvicinandola all’uomo d’oggi. La gente ha subito amato quel papa che scriveva nelle encicliche: «Secondo il mio parere». Che gridava ai giovani: «Chiamatemi Karol». Che teneva conferenze stampa e ovviamente non voleva la sedia gestatoria. Che baciava le ragazze in fronte, andava in ospedale a fare la TAC e a farsi operare. Fa parte di tale modifica dell’immagine papale il modo davvero straordinario con cui Giovanni Paolo nell’ultima stagione ha vissuto la malattia e l’avvicinamento alla morte: l’umanità ha capito questa sua testimonianza e l’ha amato nella sofferenza, come in precedenza l’aveva amato nella salute. Nella stagione estrema egli ha portato a pienezza l’attestazione di come un uomo del nostro tempo possa stare per intero davanti a Dio e per intero davanti agli uomini. Da quell’attestazione viene a ognuno di noi l’invito più coinvolgente a rileggerne gli appelli alla conversione del cuore che in queste lettere rivolge con amabile insistenza a ogni categoria di persone. Luigi Accattoli* * Il contributo qui proposto costituisce la presentazione del volume, pp. 5-11. M. MIEGGE, VOCAZIONE E LAVORO, Claudiana, Torino 2010, pp. 199, € 16,00. 9788870167955 I l titolo del libro si basa su due parole, «vocazione» e «lavoro». Tra «vocatio» e «labor» sussiste, però, una differenza non solo semantica, ma anche di fortuna storica. Nel primo caso si tratta di un termine di lunga durata che, nel solco tracciato negli scritti biblici e apostolici, accompagna tutta la vicenda della cristianità occidentale, cosicché, pur nella cospicua variazione dottrinale e pratica, essa ha conservato un significato di fondo di tipo religioso. In tale prospettiva è perciò dato confrontare tra loro, in modo sufficientemente diretto, i vari usi della parola. Più complesso il caso del termine labor, per lungo tempo caratterizzato dal significato di fatica e pena. Soltanto in età moderna e contemporanea esso si è decisamente innalzato nella scala dei valori ottenendo una piena dignità culturale (specie in ambito anglosassone) e poi centralità teorica nella nuova scienza economica e nelle «filosofie del lavoro» (p. 7). Il divario nell’evoluzione delle due parole si riflette nella composizione del libro. I cc. I-IV (13-108) sono dedicati alle figure dell’attività «vocazionale», delineate negli scritti di Calvino e, in seguito, in due trattati inglesi del XVII secolo, rispettivamente di William Perkins e Richard Steel. Nei cc. V-VII (109-192) vengono invece in primo piano le varie figure del «lavoro» modernamente intese. La rivoluzione religiosa del XVI secolo ha spianato i muri eretti nel corso dei secoli precedenti tra i due comparti della società cristiana: da un lato lo «stato ecclesiastico» e dall’altro quello dei laici, la cui condotta nel mondo era largamente retta da codici consuetudinari. La Riforma ha quindi riconfigurato in termini di «vocazione» l’intero arco delle attività mondane e profane e ha elevato i vari officia, domestici, pubblici, professionali, al rango di un agire che corrisponde alla chiamata di Dio. In particolar modo nel puritanesimo inglese il tema diventa oggetto di trattati specifici. È il caso dell’opera di Perkins Vocations or Callings (1603), che affronta la questione dell’ordine della società elaborando l’assetto delle «vocazioni particolari». Essa privilegia gli incarichi pubblici e i ruoli di governo della comunità civile e di quella ecclesiastica. Nella sua ottica incomincia, però, ad aver un ruolo anche il tradesman (l’uomo di mestiere e di bottega). Appunto The Tradesman’s Calling è il titolo del trattato di Steel (1684), nato dopo che, sconfitti nella rivoluzione politica, ai puritani furono preclusi gli spazi pubblici. Essi dedicano, dunque, i loro sermoni alle callings particolari degli agricoltori, marinai, commercianti ecc. Solo da questo ripiegamento, e non dall’impulso originario, nascono i cataloghi delle «virtù economiche» esposti da Max Weber nel suo celebre studio del 1905 (da cui Miegge prende risolutamente le distanze) su etica protestante e spirito del capitalismo. La valutazione positiva del labour prende quota nelle pagine del Christian Directory (1673) di Richard Baxter; in quel contesto il maggior teologo del dissenso colloca e definisce il labour proponendo una robusta dottrina dell’azione divina e umana. In lui compaiono i termini labour/labor, work e action che sarebbero divenuti caratteristici, in tutt’altro contesto storico, anche del libro di Hannah Arendt The Human Condition (1958); in questa sua opera l’autrice annunciava l’esodo dalla concezione del lavoro, di ascendenza vocazionale e legata all’etica del tardo puritanesimo, dominante nella scena culturale precedente. IL REGNO - AT T UA L I T À 8/2011 261 260-262_libri_segnalazioni:Layout 2 L 28-04-2011 15:11 Pagina LXXX ibri del mese / segnalazioni Il lettore forte e i temi religiosi S e è vero che i libri accendono la fantasia, anche chi si occupa di promozione della lettura dovrebbe forse avere un po’ più d’immaginazione nel formulare proposte capaci di modificare la situazione nel nostro paese»: sono queste la parole con cui Giovanni Solimine chiude il suo recente ricco volumetto L’Italia che legge (Laterza, Roma – Bari 2010, VII + 173, € 12,00). Quelli che per l’ISTAT sono definiti i «lettori forti», cioè coloro che leggono almeno un libro al mese, sono appena 4 milioni di italiani, «che praticamente da soli assorbono metà delle vendite e garantiscono la continuità – e, possiamo dire, forse perfino la sopravvivenza – a un settore industriale che fattura circa 3 miliardi e mezzo di euro, sforna circa 60.000 titoli all’anno e occupa quasi 40.000 persone. Le dimensioni del nostro mercato librario sono legate non tanto al numero di lettori, quanto alla composizione di questo gruppo di lettori, e cioè alle abitudini di lettura di un ristretto numero di italiani. Se facciamo i calcoli non sui lettori ma sugli acquirenti, il dato non è molto differente: a seconda di come facciamo i conti, una cifra oscillante fra il 40 e il 57% dei libri venduti è stata acquistata da una quota della popolazione che va dal 7 al 14%, e più della metà di questi libri è finito nel “paniere della spesa” di pochi acquirenti forti» (11). I dati su cui Solimine si basa sono frutto di più ricerche condotte da vari enti, sostanzialmente confermati anche dal Primo rapporto nazionale commissionato alla Nielsen dal Centro nazionale per il libro e la lettura, istituito nel 2010 all’interno del Ministero per Attraverso questo passaggio si è introdotti nella parte finale del volume di Miegge in cui, mettendo in discussione le tesi della Arendt, ci s’interroga sulle possibili qualità «vocazionali» dell’agire umano nel nostro tempo. A causa delle devastanti strategie economiche di breve periodo, le condizioni e i rapporti di lavoro negli ultimi due decenni si sono molto deteriorati su scala globale. Non si tratta solo di egemonia della finanza e di «fine del lavoro»,1 evidenziata da crescente perdita di manodopera impiegata nel settore industriale. Questo fenomeno infatti, proprio dei paesi occidentali, si spiega solo come altra faccia della medaglia di una globalizzazione produttiva senza precedenti. Nel 2007 Luciano Gallino ha calcolato che nel mondo i la- 262 IL REGNO - AT T UA L I T À 8/2011 I bestseller della fede 1 - BENEDETTO XVI, Gesù di Nazaret. Dall’ingresso a Gerusalemme alla risurrezione (LEV). 2 - YouCat (Città Nuova). 3 - A. RICCARDI, Giovanni Paolo II. La biografia (San Paolo). 4 - BENEDETTO XVI, Verbum Domini (LEV). 5 - C.M. MARTINI, Il triduo pasquale. Cuore della fede cristiana (EDB). 6 - D. CRAVERO, Organizzare la speranza. La passione educativa e il futuro delle nuove generazioni (Elledici). 7 - GIOVANNI PAOLO II, 365 giorni con il papa del coraggio (Elledici). 8 - E. BIANCHI, Una lotta per la vita. Conoscere e combattere i peccati capitali (San Paolo). 9 - BENEDETTO XVI, Gesù di Nazaret. Dal battesimo alla trasfigurazione (Rizzoli). 10 - P. MARINI, B, CESCON, Io sono un papa amabile. Giovanni Paolo II (San Paolo). a cura di Rebeccalibri (11-16 aprile 2011) i beni e le attività culturali, che ha raccolto informazioni sugli acquisti e lettura di libri effettuati da 9.000 italiani tra ottobre e dicembre 2010 e che nel novembre 2011 presenterà un rapporto sull’intero 2010. L’oggetto-libro è emblema della vita del Belpaese: si legge di più al Nord (51,8%), dove per altro viene pubblicato oltre l’80% dei libri e dove risiedono i primi cinque gruppi editoriali italiani (Mondadori con il 29% nella produzione libraria del mercato italiano; Rizzoli col 13,6%; gruppo Mauri-Spagnol con l’8,2%; Giunti con il 5,4% e Feltrinelli con il 3,8%) che da soli «coprono il 60% del mercato nazionale» (5). 500 dei 3.000 editori censiti in Italia voratori dipendenti da un’impresa tendono a superare i due miliardi di persone (169). La precarietà universalizzata propria dei nostri anni sembra, perciò, porre totalmente fine, in dimensione planetaria, alla componente «vocazionale» legata al lavoro. Con tutto ciò, l’incombere della crisi ambientale può, forse, dischiudere la via a forme di lavoro e di agire sociale di nuovo contraddistinti dal senso di una «chiamata», addirittura collegata, questa volta, all’avvenire stesso del genere umano. In tal modo si è improvvisamente riaperto lo spazio a forme di attività dotate di senso, liberamente decise e organizzate in gruppi sodales, sottratte ai meccanismi costrittivi della nostra economia, e orientati al tentativo di co- (dato di Solimine, anche se il sito web del Centro per il libro censisce 9.339 editori di lingua italiana, comprendendo anche la Svizzera italiana, Città del Vaticano e San Marino) si trovano in Lombardia. Leggono di più le donne (51,6%) e i giovani (64,7%) tra gli 11 e i 14 anni, dato poi in calo costante nelle classi d’età successive, specialmente maschili, il che fa pensare a un non fluido rapporto tra scuola e lettura, specie in età adolescenziale. In questo panorama i libri su tematiche religiose rimangono attorno a un buon 8% di preferenze degli acquirenti, una cifra di tutto riguardo, visto che nessuna delle voci della saggistica supera quote del 10%. Infatti nella classifica dei 50 libri di autori italiani più venduti in Italia (www.ipaa.it), tra i 10 saggi presenti, 4 sono d’argomento religioso e sono pubblicati da editori laici: Mondadori, Rizzoli e Raffaello Cortina. L’editoria laica, infatti, ha compreso molto bene le potenzialità di (solo alcuni, però) temi e soprattutto autori religiosi, specie se tra questi vi è il papa. Se infatti viene ritenuto un bestseller il titolo che vende in qualche mese 200.000 copie, non è indifferente l’immissione sul mercato del libro del papa (cf. qui a p. 231) che ha tirato per l’Italia 300.000 copie distribuite – da Rizzoli – in soli tre giorni (a cui se ne sono aggiunte altre 100.000); e che ha ottenuto «sette edizioni – in tedesco, italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese e polacco – per un totale di 1 milione e 200.000 copie», come ha dichiarato il direttore della Libreria editrice vaticana don Giuseppe Costa (L’Osservatore romano, 10.3.2011,1). M.E. G. struire un durevole futuro comune. Il Nobel per l’economia J. Stiglitz ha affermato, dall’alto della sua autorità, quanto ormai molti avvertono come una specie di condizione psicologica, vale a dire che, se non si pone freno ai danni ambientali, si è destinati al disastro (180). Per rispondere a questa sfida immane non è estraneo il recupero di tratti «vocazionali» del lavoro; infatti «una conversione ecologica dell’economia non è possibile senza una riconversione economica dell’ecologia» (M. Pallante). Piero Stefani 1 Cf. J. RIFKIN, La fine del lavoro, Mondadori, Milano 1995. LXXX