ASSISTENZA A cura di Pierfrancesco Di Masi * L’assistenza domiciliare della sclerosi laterale amiotrofica: problematiche cliniche ed organizzative. oche malattie presentano un coinvolgimento patologico del corpo umano così esteso, pur mantenendo per anni, in assurdo e frustrante contrasto, un lucido stato di coscienza nel paziente. È considerata una malattia non guaribile (almeno fino ad ora), ma curabile. Quel “lucido tramonto” che il malato SLA vive, chiede in realtà un unico sforzo importante, a tutti coloro (sanitari ed istituzioni) che ruotano attorno: garantirgli una qualità di vita accettabile. Solo nel proprio domicilio, nel profumo delle proprie cose, questa qualità si realizza. Ma occorre garantire al malato tutto ciò che una spietata degenerazione nervosa annienta: poter respirare, poter mangiare. Continuare a vivere. le famiglie abbiano assunto un atteggiamento di rassegnazione (93,4%). La speranza si scontra Il deterioramento delle condizioni cliniche e l'assenza di una terapia medica in grado di rallentare la patologia mettono a dura prova tutti. Al momento attuale l’obiettivo del trattamento è quello di rallentare la velocità della malattia e migliorare la qualità della degenza a domicilio. Esiste una terapia farmacologica specifica con il Riluzolo, unico farmaco approvato ed indicato per la SLA: questa molecola, antagonista del glutammato è in grado di proteggere i motoneuroni dalla degenerazione e dalla morte. Tra le terapie di supporto sono note le sostanze antiossidanti, vitamina E, glutatione ridotto, creatina monoidrato. Per la terapia dei sintomi è frequente il Rara ma importante ricorso a miorilassanti per la spasticità e i crampi (es. Lioresal, Gabapentin, Baclofen, Sirdalud), anticolinergici È considerata una malattia rara anche se ha tassi di per l’eccessiva salivazione (triciclici, amitriptilina, incidenza di 0.9-2.4 per 100.000 e di prevalenza di circa clonidina, butilscopolamina, antidepressivi serotoninergici 6 casi per 100.000. La SLA è una malattia ubiquitaria: per il riso e pianto incontrollati), inibitori prevalente nel sesso maschile e con una comprovata dell'acetilecolinesterasi per la debolezza muscolare delle familiarità nel 10% circa dei casi. Per ogni paziente il fasi iniziali (piridostigmina) ed infine per le rischio genetico è valutato al 6.5%. La tragicità della malattia è legata al Al momento attuale fascicolazioni carbamazepina, Vitamina E, magnesio. tempo medio dì sopravvivenza (3 anni) l’obiettivo del Numerosi i trial proposti all’estero: da ed al segmento di età colpito che corrisponde spesso alla maturità socio- trattamento è quello segnalare un farmaco sperimentale della di rallentare la Sanofi, lo SR57746A (Xaliproden) utilizzato lavorativa dell'individuo (40-50 anni). Uno velocità della dal 1997 e non disponibile in Italia (effetti studio condotto sul carico familiare e malattia incoraggianti in chi lo usa), il BDNF in grado qualità della vita nei pazienti con SLA di rallentare la paralisi respiratoria, altri di esaminando il carico oggettivo e soggettivo cui si attendono i risultati di trial clinici (Minociclina, sostenuto, ha posto in evidenza che l’adattamento a questa Topiramato, Creatina). Da segnalare farmaci che nella tragica realtà è espressa nell’80% da passività; il 13,3% personale esperienza hanno dato effetti collaterali delle famiglie continua a sentirsi colpevole, mentre il (Celecoxib). Tra le prospettive future vi è il trapianto 46,6% manifesta ancora speranza, sebbene col tempo tutte pugliasalute - trentotto - novembre 2005 delle staminali, cellule ancora in grado di differenziarsi ed eventualmente dare luogo alla rigenerazione delle cellule nervose malate. La gestione e’ multispecialistica Il paziente affetto da SLA nella sua assistenza a domicilio chiede competenze specialistiche il cui ruolo acquista spessore nelle varie fasi. Se all’inizio il ruolo del neurologo è determinante nella diagnosi e nella relativa difficile presa d’atto, nella fase successiva prima il pneumologo e poi l’anestesista, diventano i compagni di un difficile viaggio. Tre figure mediche che dovrebbero essere parte integrante di una équipe domiciliare coordinata con i medici di base e con l’operatività delle figure paramediche come terapisti della riabilitazione ed infermieri. L’assistenza a domicilio coglie l’obiettivo di migliorare la qualità della vita ma l’impossibilità di allestire un adeguato home care renderebbe opportuna la nascita di Centri di degenza SLA (tipo Hospice) peraltro operativi già al nord. Una storia ben nota Nella personale esperienza assistenziale alla SLA competono due fasi ben distinte. Ad una può non seguire l’altra. Dipende dalle volontà espresse dal malato e dalla sua famiglia (testamento biologico). Il medico si trova dinanzi alla richiesta di aiuto espressa dal malato. Più che il prolungamento della vita, sarà il rispetto della volontà del malato il fine razionale di ogni intervento. Nel caso della SLA è indispensabile riuscire a promuovere la consapevolezza del paziente coinvolgendolo in un processo di pianificazione delle cure rendendolo partecipe in tutte le scelte con la sua volontà. Occorre aiutare il paziente a maturare decisioni sulle misure di sostegno vitale che possono prolungare anche di molti anni la loro vita. È importante che le decisioni vengano maturate razionalmente e nel momento giusto: così da rendere per esempio la tracheotomia una scelta di elezione e non d’urgenza condizione che invece impedisce al paziente di acquisire scelte meditate e consapevoli. Un inizio lungo e difficile Figura 1 La diagnosi è crudele: occorre che il clinico sappia comunicarla con delicatezza ma senza pietismi. Nella prima fase la graduale perdita delle funzioni muscolari creano un crescente disagio nel paziente e nella famiglia a volte acuito dai continui spostamenti tesi alle valutazioni diagnostiche ed ai primi approcci riabilitativi. In questa fase i deficit della funzione deglutitiva creano condizioni di rischio durante l’alimentazione per esempio molto pericolosa la polmonite “ab ingestis” (inalazione di cibo nelle vie respiratore). L’incapacità a deglutire condiziona una fastidiosa ipersalivazione (attenuabile in parte con farmaci o ricorrendo pugliasalute all’aspiratore di secrezioni). Ma l’elemento più critico di questa fase è l’iniziale problema respiratorio. Il deficit di funzione dei muscoli ventilatori si traduce in una graduale comparsa di insufficienza respiratoria con ipercapnia ed ipossiemia (documentati da una comune emogasanalisi) ed alterazione dei volumi polmonari (con la spirometria si indaga la CV capacità vitale : una CV è ridotta del 50% è il primo campanello di allarme; se ridotta del 30-35%, iniziano a manifestarsi i segni della insufficienza respiratoria con crisi respiratorie improvvise). Utile la misurazione della massima pressione inspiratoria (MIP) indicante la forza dei muscoli inspiratori e della massima pressione espiratoria (MEP) per monitorare la forza del meccanismo della tosse. La valutazione clinica del pneumologo porrà l’indicazione al primo supporto respiratorio che sarà l’ossigeno generalmente utilizzato quando la desaturazione (saturimetro) e l’ipossiemia (emogas) scende pericolosamente. L’attrezzatura domiciliare per l’ossigeno comprende una bombola di ossigeno (prescrivibile dal medico generico) o un sistema di ossigeno liquido (prescrivibile solo dallo specialista). Somministrato nella giusta quantità per non inibire il centro regolatore del respiro. Ma ben presto la progressione patologica (frequenza degli atti respiratori oltre 30/minuto, saturazione inf. a 90%, aum. di PaCo2 di 10-15 cmH20, acidosi respiratoria) spinge al secondo supporto : la ventilazione non invasiva (NIV). In base alla presenza di specifici criteri patologici lo specialista pneumologo o anestesista prescrive (su apposito modulo per protesi) il necessario per il supporto respiratorio. Si parte dalla scelta di una maschera nasale (figura 1) più confortevole ma con perdite durante il sonno) o buccale/facciale (figura 2). Valido il ricorso alternato per ridurre le lesione da decubito sul viso collegata al ventilatore. Figura 2 Alle maschere con il set di tubi vengono collegati i respiratori domiciliari distinti in volumetrici e pressometrici. Modalità di ventilazione ottimale in questa fase iniziale è la BiPaP che sfrutta la bivalenza di un supporto inspiratorio e uno espiratorio. Questa prima fase di degenza domiciliare può protrarsi a lungo (6-7 anni). Ma per molti pazienti, anche la NIV inizia a fallire specie se il deficit bulbare si acuisce, la tosse è inefficace, i decubiti nasali fastidiosi, le secrezioni un continuo disagio. Qui si inizia ad avvalorare il ricorso alla - trentanove - novembre 2005 dello specialista verso tutti i componenti familiari più vicini al malato. Considero personalmente fondamentale questa fase di “care givers”: un training pratico su tracheoaspirazione, comprensione dei messaggi del respiratore, manutenzione delle protesi (cannula, tubi, filtri), igiene quotidiana, medicazioni cannula e PEG. Disorientamento garantito in chi ascolta. Ma qui occorre che il medico oltre che fare e consigliare sappia esserci. L’esperienza insegna: l’affetto familiare-paziente rende una laurea infermieristica “ad honorem” in poco tempo. Determinante il ruolo della disponibilità telefonica (cellulare) che lo specialista lascia 24h su 24: per i familiari un sollievo importante che garantisce addirittura un successivo care givers telefonico per ogni nuovo problema, favorendo così, il loro divenire in piccoli problemi. Con la tracheotomia il carico assistenziale cambia. La totale automazione respiratoria e nutrizionale riducono il carico assistenziale ma aprono quello relativo alla igiene ed alla profilassi dalle infezioni. Con questo tipo di ventilazione le secrezioni richiedono l’aspirazione: suzione da effettuarsi solo in uscita e non in entrata. La sede della tracheotomia può infettarsi, sanguinare tracheotomia che richiede la riospedalizzazione. o produrre un tessuto infiammato (granuloma) che deve Tale procedura chirurgica mini invasiva (eseguita in essere asportato. Richiede più pratica e più attenzione, ed anestesia generale) comporta l'incisione della trachea a è più complessa da gestire. livello del 2°/3° anello cartilagineo creando una stomia La cannula tracheostomica è una protesi dalla valenza all’interno della quale si posiziona una cannula che particolare: è il raccordo tra corpo e macchine. Qui i problemi permette il passaggio dell'aria (by-passando le vie aeree della lungodegenza sono delicati. superiori). Alla cannula viene connesso il Le cannule hanno una cuffia interna che set di tubi del respiratore. Nel corso della stessa degenza in Terapia Tutti i componenti garantisce la tenuta nel canale tracheale Intensiva si coglie l’opportunità di procedere familiari più vicini facendo convogliare l’aria verso il basso ai endoscopicamente al posizionamento della al malato devono polmoni. La cannula va prescritta scegliendo cuffia Gastrostomia percutanea (PEG) in seguire un corso a bassa pressione, alto volume. Vanno sostituzione della sonda nasogastrica, sostituite ogni 6-8 settimane, ad eccezione passaggio reso obbligato dalle difficoltà di formativo delle cannule con controcannula (3-4 mesi). deglutizione. Queste cannule hanno una controcannula È una metodica che non richiede anestesia intercambiabile che garantisce la toilette interna. Sono generale, di semplice esecuzione e ben tollerata dal paziente tuttavia problematiche per il critico diametro interno della anche psicologicamente. stessa: condizione di possibile aumentata resistenza all’aria Dopo l’iniziale posizionamento di una sonda con “ancora inviata ed eliminata dai polmoni. Ritengo interessante rigida”, (espressamente raccomandato che l’ancoraggio l’utilizzo delle cannule a flangia regolabile utili perchè interno sia ben alto nella gran curvatura gastrica) dopo 4consentono di variare in profondità la posizione della cuffia 5 mesi sarà necessaria la sostituzione (con gastroscopia e quindi della zona di contatto con la mucosa. Nella trachea anche a domicilio) con sonde con ancoraggio gonfiabile lesioni da decubito, deformazioni della parete con eventuali diverse in base al diverso confort richiesto (quelle a bottone fistole, gradini mucosi, sono i nemici della gestione sono più indicate per chi non è ancora allettato). Vi sono lungotermine delle cannule. anche sonde senza palloncino ma con sistema di ritenzione Una tracheotomia può limitare la capacità di parlare. a stella con apposito dispositivo di rimozione. Si può ottenere un linguaggio soddisfacente sgonfiando Queste sonde vengono quindi sostitute ogni 4-6 mesi la cuffia o utilizzando una cannula non cuffiata o fenestrata. con una semplice operazione manuale al letto del malato L’aria che risale dalla cannula fino alle corde vocali e alla dallo specialista anestesista. bocca permette al paziente di parlare. Esistono valvole fonatorie (nota è la Pussy Muir) adattabili alla cannula fino a quando è conservata un minimo di autonomia dal Una terapia intensiva in casa respiratore e forza muscolare. Altro delicato punto di contatto corpo macchine è la Con la degenza ospedaliera si chiude la prima fase e gastrostomia percutanea, medicata a seconda delle necessità: si avvia la seconda fase, spesso più lunga ma talvolta anche se non c’è flogosi, un buon sapone neutro garantisce il meno impegnativa. La domiciliazione può considerarsi rispetto del microambiente cutaneo locale. La PEG viene “protetta” se caratterizzata da un adeguato “corso formativo” pugliasalute - quaranta - novembre 2005 ANTHEA * Dir. medico U.O. Anestesia e Rianimazione IRCCS “de Bellis” Castellana Grotte Prim. Dr. Cesare Monaco HOSPITAL Gruppo Villa Maria Direttore Sanitario: Dott. Francesco Casulli Autorizzata dalla Regione Puglia con Det. Dir. n.202 del 09/01/1996 70124 Bari • Via Camillo Rosalba, 35-37 • tel. 080/5644111 • fax 080/5644678/5042487 e-mail: [email protected] • www.gruppovillamaria.it S. Raffaele Cittadella della Carità Fondazione eretta in Ente Morale Casa di Cura ad indirizzo Riabilitativo: Neuromotorio, Cardiologico, Respiratorio Direttore Sanitario: Dott.ssa Grazia Maria Sponselli Specialista in Igiene e Medicina Preventiva Resp. Cardio-respiratoria: Resp. Neuromotoria: Resp. RSA e Casa Protetta: Labor. di Analisi Cliniche: Ambulatorio di Radiologia: Ambulatorio di FKT: Poliambulatorio: Medicina del Lavoro: Autorizzazione Comunale N. 09/03 del 29/10/2003 connessa alla pompa peristaltica che è in grado di dosare il nutriente (preferibili le formule tipo Jevity plus con fibre e fruttoligosaccaridi utili alla flora batterica ed al transito intestinale) nell’arco della giornata (almeno 1500-2000 Kcal/die) miscelandolo con la quantità di liquidi che il corpo chiede (circa 1-1.5 lt /die di normale acqua minerale oligominerale). Importante è la fisiokinesiterapia del paziente SLA: la mobilizzazione passiva è tesa alla prevenzione della rigidità articolare. I cambi di decubito e l’utilizzo dei materassi antidecubito (preferibili quelli ad acqua) sono tassativi. Concludendo il pur incompleto elenco di problematiche di assistenza domiciliare mi preme ricordare l’importanza di curare il momento dell’arrivo per la visita al paziente di SLA: una medicina unica, un messaggio forte, un gesto semplice è lo stringere la sua mano nella propria. È un fargli sentire che per te medico non esiste una maledetta malattia ma un malato, tanto desideroso di professionalità quanto bisognoso di umanità e rispetto della sua dignità. Dott. M. Orlando, Specialista in Cardiologia Dott. V.A. Mancini, Specialista in Ortopedia Dott. R. Semeraro, Specialista in Geriatria Dott.ssa A. Coppola, Biologa Dott. G. D’Onghia, Radiologo Dott. V.A. Mancini, Specialista in Ortopedia Dott.ssa G.M. Sponselli, Specialista in Igiene Dott. G. Saltalamacchia Piazzale Cittadella della Carità, 1 - 74100 Taranto Tel. 099/4732111/214 - Fax 099/4732250 http:// www.cittadelladellacarita.it - e-mail [email protected] Dal mese di aprile è nata una collaborazione tra la AUSL BA/5 Distretto n.3 e l’IRCCS “de Bellis” per l’assistenza medica e paramedica dei malati SLA: il familiari del malato attraverso il medico curante inoltrano apposita richiesta corredata di relazione clinica al Direttore del distretto: l’assistenza se riconosciuta, sarà senza costi per la famiglia. Una lodevole iniziativa utile a lenire il carico organizzativo e gli oneri economici che gravano sulle famiglie già colpite da un destino avverso. Un esempio da seguire per tutti gli altri distretti. Villa Bianca VILLA BIANCA Siti di riferimento AISLA nazionale: www.aisla.it/ Disabilità e normative: www.handylex.org/ Handicap e disabilità: www.uildm.org/handilinx/ Chat: www.slaitalia.it/ Informazioni sull’assistenza: www.uildm.org/opuscoli/altre/sla.html Casa di Cura Dir. San. Dr.ssa Federica Manfreda Spec. in Ortopedia e Traumatologia Via Leuca, 133 Tel. 0832/233311 Fax 217644 Poliambulatorio Un pensiero particolare all’Avv. Camillo Colapinto ([email protected]) per la sua ammirevole lotta contro l’insensibilità ed i silenzi che ruotano attorno alla SLA. Nessuno come lui, affetto da SLA, è riuscito a rimanere così a lungo nella citata FASE 1. Dimostrazione come la volontà riesce anche a fermare l’inesorabilità del male. Forse non lo vincerà ma avrà dato un messaggio forte a tutti noi. pugliasalute Ortopedia e Riabilitazione - quarantuno - Dir. San. Dr Roberto Vaglio Spec. in Med. Legale e delle Ass.ni Via S. Cesario km 2,750 Tel e Fax 0832/228492 73100 - Lecce E-mail: [email protected] novembre 2005