L’abbandono della Terra Costas Kosmas Nicholas Yassoglou Aikaterini Kounalaki Orestis Kairis
Collana di Opuscoli: B Numero: 4 CONTENUTI LE MOTIVAZIONI DELL’ABBANDONO DELLA TERRA (TEMI/PROCESSI/DEFINIZIONI) DRIVERS, CAUSE ED ESTENSIONE DEL PROBLEMA DELL’ABBANDONO DELLA TERRA ESEMPI DI ABBANDONO DELLA TERRA 1
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LEZIONI APPRESE DALL’ABBANDONO DELLA TERRA E PROSPETTIVE/CONSIGLI FUTURI BIBLIOGRAFIA 11
REFERENCIAS 11
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LE MOTIVAZIONI DELL’ABBANDONO DELLA TERRA (TEMI/PROCESSI/DEFINIZIONI) La particolare natura dei rilievi mediterranei, con versanti soggetti, da sempre, a disboscamento e ad un’agricoltura intensiva, ha condotto all'erosione del suolo e alla formazione di suoli scheletrici poco profondi. A causa degli scarsi rendimenti dei terreni agricoli, nel corso del tempo, si sono registrate modifiche di land use. Il forte incremento dei pascoli è manifestazione del fenomeno dell’abbandono delle terre (Figura 1). 2 Figura 1. A destra, terreno abbandonato nell’isola di Lesvos (Grecia); a sinistra, Mertola (Portogallo), terreno abbandonato e adibito al pascolo La gravità del fenomeno dell’abbandono del terreno agricolo sul processo di desertificazione è stata precisata nell'articolo 2 dell'Annesso IV della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione. Secondo la Convenzione, ciascun paese dell'Annesso IV (paesi europei mediterranei compresi) ha l’obbligo di elaborare ed implementare il proprio Piano di Azione Nazionale ed i relativi Piani di Azione Regionali. Tali programmi includono misure atte a mitigare il fenomeno dell’abbandono della terra mediante lo sviluppo di land use alternativi. Il processo di abbandono della terra è influenzato da molteplici fattori relativi l'ambiente fisico, la gestione del territorio e le caratteristiche socio‐economiche dell’area. L’entità di tale fenomeno può essere anticipata mediante la valutazione di una serie di indicatori concernenti il rendimento del suolo ed il reddito dei coltivatori (Figura 2), quali: la profondità del suolo, la composizione del substrato, l’inclinazione del versante, la quantità e la distribuzione delle precipitazioni, le sovvenzioni, i fenomeni migratori, la disponibilità idrica, l’accessibilità, ecc. L'erosione causata dal deflusso dell'acqua di superficie, dai venti e dalle modalità di lavorazione, costituisce la causa principale della perdita di suolo nelle zone collinari. Tale fenomeno si ripercuote su fattori quali la profondità del suolo e la capacità di immagazzinamento di acqua, influenzando la produzione agricola e l'abbandono della terra. Anche le opere dell’uomo risultano determinanti in tali processi; nella regione Mediterranea è possibile osservare tale degradazione, con interi paesaggi precedentemente ricoperti da folte foreste e oggi incapaci di sostenere alcuna coltura. L’erosione del suolo è strettamente collegata all’agricoltura. E’ stato Omero, per primo, a riferire del fenomeno nell’Iliade. Le colline greche, in origine, erano ricoperte da foreste e da un manto fertile di terreno, tuttavia poco profondo e vulnerabile all’erosione. I primi danni alle foreste possono farsi risalire ai pascoli ed all’attività agricola montani del secondo millennio d.C. . Nel tempo, migliaia di anni di pratiche agricole tese allo sfruttamento del suolo, hanno contribuito ad una riduzione drammatica del rendimento agricolo della regione; fenomeno già accennato da Platone che, nel quarto secolo d.C. , citando Attica, descrive inondazioni e frane, la scomparsa delle foreste e l’erosione dei pascoli. Un’ulteriore dimostrazione della degradazione del suolo e della vegetazione, è la creazione di grandi proprietà pastorali, risalente al periodo dei romani. Ovunque stabilissero il loro dominio, i romani trasmisero lo stesso modello concernente l’eliminazione delle foreste ed il sovra‐sfruttamento del suolo e dei pascoli per soddisfare il loro fabbisogno alimentare. Figura 2. Elenco degli indicatori relativi all’abbandono delle terre nella regione mediterranea L'analisi dell’evoluzione del land use nell'isola di Lesvos, relativa agli ultimi 4000 anni, ha evidenziato un aumento drammatico del terreno agricolo a scapito delle foreste. La carenza di misure a tutela del suolo ha condotto, nel tempo, alla progressiva erosione ed al successivo abbandono del suolo. In seguito, il sovra sfruttamento dei pascoli ed i frequenti incendi, hanno distrutto la copertura vegetativa naturale, impedendone la naturale rigenerazione. Tali fattori rendono le aree considerate per lo più improduttive, scarsamente popolate e desertiche. I progetti di ricerca europei MEDALUS I e II hanno analizzato il fenomeno dell’erosione del suolo causata dal deflusso dell'acqua di superficie. Tale studio è stato condotto considerando una varietà di suoli e caratteristiche topografiche, insieme ad un determinato numero di land use rappresentativi quali: olivi, viti, cereali, eucalipto ed arbusti. L’esito dell’analisi ha testimoniato il ruolo critico della piovosità totale e del land use in relazione al fenomeno del deflusso e della perdita del sedimento e, conseguentemente, dell’erosione del suolo. E’ possibile classificare i diversi land use in base al relativo impatto sull’erosione: vite> eucalipto> grano> macchia> olivi, con una perdita media di terreno che varia da 142,8 tonnellate\ettaro\anno (viti) al valore di 0.8 tonnellate\ettaro\anno (olivi) (Figura 3). In conclusione, le vigne possono essere considerate come la tipologia di land use che causa i più alti tassi di erosione, a causa dell’impiego di pratiche gestionali promuoventi la degradazione e l'abbandono del suolo. Figura 3. Tassi medi di erosione misurati in diversi suoli e caratteristiche topografiche dell'Europa mediterranea e dei land use rappresentativi L'erosione derivante dalla lavorazione del suolo comporta la perdita di terreno sui versanti a causa dei mezzi meccanici impiegati. Tale fenomeno è considerato quale causa principale di degradazione del suolo ed abbandono della terra presso le aree collinari del Mediterraneo. La disponibilità di macchine agricole potenti e pesanti ha favorito un’aratura profonda del terreno e velocità elevate, 3 secondo sensi solitamente perpendicolari alle linee di livello. Ciò ha provocato lo spostamento di ingenti quantità di materiali dalle parti convesse superiori di un versante (sommità, fianco, base del versante) alle parti concave (piede, punta del versante), contribuendo alla riduzione dei livelli di produttività delle aree convesse, soprattutto in terreni caratterizzati da orizzonti petrocalcici e bedrock (Figura 4). Gli studi intrapresi nelle colline di Thessaly (Grecia centrale) hanno individuato nelle operazioni di lavorazione, piuttosto che nell'erosione idrica, il fattore critico della degradazione della suolo. L'erosione dell’acqua nelle zone coltivate con i cereali, le viti o gli olivi è responsabile della perdita di alcuni millimetri (1‐3) di terreno l'anno, o addirittura meno. La perdita globale di terreno nelle stesse zone coltivate principalmente con i cereali è stimata in 12‐
16 millimetri all'anno. In Grecia, è stato stimato che, nelle ultime decadi, l’8% del terreno agricolo collinoso è stato abbandonato; tuttavia, questa terra resta destinata all'agricoltura grazie alle sovvenzioni attuali. I paesaggi semiaridi sono sensibili a fenomeni quali il cambiamento ambientale e lo sviluppo di vegetazione. L'acqua disponibile per lo sviluppo di piante non irrigue, infatti, dipende dalle condizioni climatiche (pioggia, evapotraspirazione) e dalla capacità di immagazzinamento di acqua del terreno. Tale misura è funzione della capacità di ritenzione idrica di ogni strato del terreno e risulta collegata ad elementi quali: consistenza del terreno, profondità del terreno, presenza di frammenti di roccia, composizione del substrato, ecc. La produttività delle zone collinose mediterranee è connessa alla profondità del terreno. I terreni collinosi sviluppati su substrati consolidati (calcare, arenaria, lava vulcanica, ecc.) sono caratterizzati da un’efficacia eradicante limitata, poiché i suoli risultano erosi e poco profondi. Dalla profondità del terreno dipende lo sviluppo degli apparati radicali e la quantità di acqua ed elementi nutritivi a disposizione delle piante. In tali aree, caratterizzate da condizioni climatiche asciutte, la produzione di colture non irrigue è in rapido declino, la lavorazione poco profonda non è più vantaggiosa, conducendo al fenomeno dell'abbandono della terra. 4 Figura 4. Cambiamenti nella profondità del terreno e nella produzione di biomassa da frumento causati da un’elevata erosione da lavorazione Il volume della produzione agricola ha influenzato il fenomeno dell'abbandono della terra. Nei primi anni del Mercato Comune Europeo è apparso evidente che la riduzione del terreno coltivabile non era sufficiente a compensare l'aumento della produzione agricola. Il Piano Mansholt (1968) fu istituito allo scopo di incoraggiare l'abbandono di più di cinque milioni di ettari di terreno agricolo, in aree ricadenti nella Francia meridionale, nel Massiccio Centrale, nella Corsica e nell'Italia del sud. Più recentemente, nell’Europa del sud, i terreni sono stati lasciati temporaneamente incolti, seguendo i principi del set‐
aside. Questa misura, tuttavia, non specifica le caratteristiche dei terreni sottoposti a tale vincolo. DRIVERS, CAUSE ED ESTENSIONE DEL PROBLEMA DELL’ABBANDONO DELLA TERRA I cambiamenti di land use verificatisi, di recente, nel Mediterraneo, derivano da fattori fisici e tecnici così come da cause socio‐economiche. Particolari tipologie di land use discendono da comportamenti specifici della popolazione, da cambiamenti nella distribuzione spaziale e dalla pressione esercitata sulle risorse naturali. La regione ha subito importanti trasformazioni a partire dalla metà del diciannovesimo secolo, epoca in cui è iniziato lo sviluppo agricolo. La cattiva gestione del territorio, stimolata dalle dinamiche demografiche, ha causato la migrazione della popolazione agricola (e delle attività ad essa connesse) verso zone marginali, poco idonee all'agricoltura. L'impatto dell’uomo sul paesaggio, realizzato mediante l’agricoltura estensiva, ha influenzato negativamente le proprietà del suolo ed incrementato i processi erosivi. L'estensione dei terreni agricoli, a scapito delle aree forestali, implica gravi alterazioni ecologiche ed il disfacimento dell'equilibrio originale fra colture, pascoli e silvicoltura. La degradazione del suolo è stata provocata da fattori quali l'investimento di capitali a breve termine ed una coltivazione di tipo intensivo. Gli utili agricoli non finanziano misure per la tutela del suolo, ma sono semplicemente reinvestiti nella coltivazione di nuove aree. Il cambiamento più significativo, nel land use mediterranea, consiste dell’Europa nell'intensivizzazione dell’agricoltura in termini di meccanizzazione, utilizzo di prodotti chimici ed irrigazione. incremento del turismo nelle coste dell’Europa mediterranea ha causato, nelle ultime decadi, l'intensivizzione dell’agricoltura nelle zone pianeggianti, l'abbandono dei terrazzamenti e l'aumento del numero e della frequenza di incendi. L’incremento del fabbisogno idrico ha accresciuto il prezzo dell’acqua e spinto il costo della produzione agricola. L'irrigazione, effettuata mediante l’impiego di acqua caratterizzata da alte concentrazioni di sale, ha aumentato la salinità del suolo, rendendo il terreno improduttivo e desertico, specialmente nelle pianure costiere. La valle del Guadalentín, ubicata nel sud‐est della Spagna, può servire come esempio per dimostrare gli effetti dei cambiamenti di land use e dello sviluppo della popolazione sul fenomeno della degradazione del suolo. Tale bacino è caratterizzato dal maggiore deficit idrologico della penisola iberica e dell’Europa. Il Guadalentín ha subito una trasformazione significativa a partire dalla seconda metà del diciannovesimo secolo. Da allora le attività agricole e minerarie hanno influenzato, in modo significativo, il paesaggio rurale e l'ambiente in generale. Nella valle del Guadalentín, la degradazione indotta dalle attività umane è stata causata dalla coltivazione intensiva del cereale, dai pascoli e dallo sfruttamento delle foreste di quercia (figura 5). Pratiche agricole e attività gestionali inadeguate rispetto alle proprietà del suolo, alla topografia ed al clima, hanno stimolato decisioni politiche che hanno provocato la migrazione della popolazione e delle loro attività verso zone marginali, caratterizzate da terreni poveri, poco idonei all’agricoltura. L’agricoltura estensiva e meccanizzata si è dimostrata l’ennesima attività avente impatti negativi sul paesaggio, indebolendo le proprietà del terreno in relazione ai processi degradanti ed erosivi. A causa di motivi economici, ma anche in risposta alla degradazione del terreno, vaste aree del bacino sono state abbandonate o destinate soltanto al pascolo. ESEMPI DI ABBANDONO DELLA TERRA Figura 5. Aree collinari degradate nel bacino del Guadalentin, a sinistra, e in Val d’Agri, a destra, in cui la vegetazione naturale è stata sostituita da terreni agricoli Nelle ultime quattro decadi, le favorevoli condizioni del suolo e del clima e la disponibilità di acqua sotterranea o di superficie, hanno sostenuto una coltivazione intensiva delle pianure del Mediterraneo. In tali aree, gli input agricoli hanno prodotto output molto più elevati rispetto a quelli ottenuti nelle regioni collinari o nei terrazzamenti. Inoltre, lo sviluppo di mezzi di trasporto veloci e la disponibilità di pacchetti promozionali, ha stimolato l'espansione del turismo nazionale ed internazionale. Il rapido La regione (inferiore interna) dell’Alentejo, Portogallo – riva sinistra del fiume Guadiana Questa zona è situata nel penepiano dell’Alentejo meridionale (sud‐est di Lisbona). Il paesaggio è caratterizzato da cime appiattite e da versanti con una pendenza che non supera il 25%. Tuttavia, in alcune aree, si trovano versanti ripidi nei settori angolari, dovuti a contrasti litologici (affioramenti di bedrock) e ai flussi del fiume Guadiana. I terreni sono descritti come terreni rossi mediterranei, profondi 10‐30cm, o ancor meno profondi (5cm di profondità). Il clima è Mediterraneo, le piogge si concentrano nei periodi autunnali ed invernali (in media, il 67% della pioggia annuale), seguite da una stagione calda ed asciutta lunga da maggio a settembre. La variabilità 5 delle precipitazioni è estrema, sia annualmente (variando da 1041.4mm nel periodo 1989/90, a 236.4mm nel 1980/81) che mensilmente (la media annuale, per il periodo 1931/90 ammontava a 562mm); a volte concentrata in alcuni, violenti eventi temporaleschi. Le analisi effettuate sull’evoluzione del land use nell’Alentejo negli ultimi 300 anni, ha dimostrato un aumento drammatico di terreno agricolo a scapito di foreste e macchie. E’ possibile far risalire la degradazione ambientale indotta dalle attività umane con il Medio Evo, epoca in cui aree sensibili furono destinate all’agricoltura ed a pascoli. Il frazionamento e l’assegnazione di terreni comunali, avvenuto tra il 1900 e il 1950, ha comportato la trasformazione di quasi tutte le aree ancora ricoperte da vegetazione naturale (le cime delle colline, i versanti più ripidi) in terreni agricoli destinati alla cerealicoltura. La maggior parte dell’Alentejo è stata destinata alla monocoltura del cereale, con alcuni querceti e macchie. Questo processo è stato stimolato ulteriormente da una politica governativa, denominata Wheat Campaign, a sostegno dei coltivatori (con sementi, fertilizzanti, macchine e sovvenzioni). Negli anni ‘50 nasceva la consapevolezza che la degradazione del suolo aveva raggiunto proporzioni preoccupanti. Fra il 1950 e 1985 l'agricoltura comincia a ridimensionarsi, la popolazione emigra verso le principali città e all'estero. L'abbandono della terra diventa realtà. Dopo l’annessione del Portogallo all'UE, nel 1986, i costi di produzione del frumento erano 3 ‐ 4 volte superiori che in qualunque altra regione dell’Europa settentrionale. Attualmente, si registra una tendenza all’abbandono della terra o ad una conversione del terreno agricolo, mediante il rimboschimento di specie endogene (querce da sughero) o, nella maggior parte dei casi, di pini. Recentemente si è assistito ad un rinnovato interesse per l’allevamento del bestiame, mucche e pecore, il cui sostegno è assicurato dai sussidi della CAP. In questo modo ampie zone precedentemente abbandonate sono state riconvertite in pascoli, sia naturali che migliorati (figura 6). Tuttavia, questo processo comprende fasi critiche di implementazione, poiché il suolo è soggetto a pratiche che favoriscono la degradazione delle sue proprietà fisiche e chimiche, come quando gli arbusti vengono tagliati e distrutti, o quando l’aratura per preparare i pascoli 6 alla semina è effettuata troppo in profondità. Ciò nonostante, secondo le caratteristiche edafo‐
climatiche dell’Alentejo, l'abbandono della terra permette un miglioramento delle condizioni del suolo e favorisce la comparsa della vegetazione naturale (annuale e perenne), che minimizza e tende quasi a neutralizzare i processi di erosione del terreno. Figura 6. Terreno abbandonato sfruttato oggi come pascolo (sinistra) e dopo il processo di rimboschimento (destra), nella regione dell’Alentejo, Portogallo Le misurazioni dell’erosione del suolo, effettuate nel quadro del Progetto MEDALUS II, ottenute esaminando lotti 20 x 20 metri ubicati in zone abbandonate, in periodi differenti (da meno di 5 anni e da più di 25 anni), hanno rivelato (in termini di proprietà del suolo) un chiaro recupero in materia organica e nelle capacità di drenaggio, così come uno sviluppo del profilo verticale del terreno. Maggiore è la durata del periodo di abbandono, più folta è la copertura vegetativa, con un incremento nel numero di specie vegetali. Valle del Guadalentin, Spagna La Valle del Guadalentin è caratterizzata da suoli, land use e condizioni climatiche simili a quelle della regione dell’Alentejo. Nella Valle del Guadalentín, Spagna sud‐orientale, i fattori principali che conducono all’abbandono della terra, soprattutto nelle zone aride, sono di natura socio‐economica. Generalmente, l’aridocoltura sta diventando sempre più marginale. Le sovvenzioni dell’UE sono indispensabili ad assicurare un reddito agricolo sufficiente, così come cambiamenti nelle regolamentazioni europee. L'età dell’agricoltore è un altro fattore importante. Le nuove generazioni sono riluttanti a continuare l'attività, poiché i redditi sono instabili, e preferiscono lavorare in altri settori economici, spesso allontanandosi dalle zone rurali. La frammentazione degli appezzamenti agricoli è un altro fattore importante. Affinché un appezzamento arido sia vantaggioso, sono necessari terreni estesi; ma i processi di suddivisione dei terreni (dai padri ai figli) rendono più difficile l’impresa. Nel caso specifico della valle del Guadalentín, nella Murcia, a rischiare l’abbandono sono soprattutto i mandorleti. La mandorla costituisce la coltura più importante nelle zone aride, comune anche ai terreni marginali. Alcune aree sono state coltivate ad olive, perché esistono maggiori sovvenzioni europee per le olive. Gli scarsi profitti, causati da bassi prezzi di mercato, da eventi climatici quale la siccità ed il gelo, dalla concorrenza dei mercati esteri, sono tutti elementi che conducono all'abbandono del terreno. Figura 7. Terreni a terrazze abbandonate nella valle del Guadalentin, Spagna Val d’Agri, Italia La Val d’Agri è situata in Basilicata, Italia del sud. È ubicata tra gli Appennini della Basilicata e copre 1.730 chilometri quadrati, con una popolazione di 94.291 abitanti. I maggiori cambiamenti, all’interno del paesaggio, sono avvenuti durante il secolo scorso (Morano, 1994, Storia di una società rurale: La Basilicata nell'ottocento, Laterza, Bari), quando si è verificato un massiccio disboscamento (Tichy, 1962). Rispetto ai 290.000 ettari di foresta disponibili in Basilicata all'inizio del secolo scorso, è stato stimato che il 17% è stato distrutto tra il 1800 e il 1860, il 20% tra il 1860 e il 1908 e il 19% tra il 1908 e il 1930. Malgrado le misure adottate dalle autorità francesi e borboniche, in questo periodo è stata distrutta più della metà delle foreste lucane. Questo fenomeno è stato causato principalmente dallo sviluppo della popolazione, ma anche dalle importanti trasformazioni sociali avvenute nel secolo scorso. Allo stesso tempo è stata ingaggiata “una battaglia del frumento” per controbilanciare la sospensione dell’emigrazione ed assicurare il soddisfacimento dei bisogni crescenti della popolazione, con conseguente espansione della zona coltivata e riduzione dell'impatto delle misure di conservazione del suolo. Nell'ultima decade la Val d’Agri, seguendo la stessa tendenza del resto della Basilicata, ha sofferto una forte contrazione nei valori dell’Area Agricola Totale (TAA) ed anche in quelli dell’Area Agricola Utilizzata (UAA). Tale riduzione dell’area agricola interessa le colture e la loro distribuzione. Tenendo conto di quelle colture che richiedono interventi costanti sia nell'intensità che nella frequenza di azione (cioè colture seminate ed arboree) e guardando ai cambiamenti in questo valore all'interno della superficie totale, è possibile notare che, nella Val d’Agri, esiste una diminuzione progressiva nel grado di uso agricolo del territorio (figura 8). Un confronto fra queste informazioni e le tendenze, anche nelle colture seminate ed arboree, rispetto all’Area Agricola Utilizzata permette un'interpretazione più chiara di che cosa è accaduto nelle differenti zone del bacino. Nella parte più bassa della Val d’Agri, anche se si è verificata una contrazione del 10% nel land use, si è registrata un'intensificazione nel settore primario. Il 91% dell’AAU è destinata alle colture intensive. In realtà, esiste una forte concorrenza per l'uso delle risorse del suolo fra il settore agricolo e gli altri settori economici, in particolare il turismo, e questo spiega la riduzione progressiva delle zone indicate. Nella zona centrale della Val d’Agri, entrambi i valori mostrano segni negativi che sottolineano l’attività agricola estensiva e l'abbandono progressivo della terra. Per la zona superiore della Val d’Agri si registra un comportamento simile, anche se meno marcato rispetto alla parte più bassa. Figura 8. 7 L'isola di Lesvos, Grecia L'isola greca di Lesvos è situata nella zona nordest del mare Egeo, ricoprendo una superficie di 163.429 ettari. È caratterizzata da una varietà di paesaggi, di unità litologiche e di condizioni climatiche. Il territorio è definito da un certo numero di land use rappresentativi della regione mediterranea, per esempio foreste e macchie semi‐naturali, e da terreni agricoli oggi in gran parte abbandonati. Il clima della zona è caratterizzato da intense variazioni di precipitazioni sia stagionali che spaziali e da grandi oscillazioni fra le temperature minime e massime, tipiche delle condizioni climatiche mediterranee. Variazioni di precipitazioni si presentano confrontando i valori di precipitazione media annuale, che variano da 677 millimetri (nella parte orientale) a 415 millimetri (nella parte occidentale). La maggior parte dell’area è già degradata e desertica; la parte restante sperimenta un deterioramento lento ma costante delle sue risorse naturali. L'analisi dell’evoluzione del land use nell'isola di Lesvos, relativa agli ultimi 4000 anni, ha evidenziato un aumento drammatico del terreno agricolo a scapito delle foreste. La carenza di misure a tutela del suolo ha condotto, nel tempo, alla progressiva erosione ed al successivo abbandono del suolo. In seguito, il sovra sfruttamento dei pascoli ed i frequenti incendi, hanno distrutto la copertura vegetativa naturale, impedendone la naturale rigenerazione. Tali fattori rendono le aree considerate per lo più improduttive, scarsamente popolate e desertiche. Circa 45‐50 anni fa le zone coltivate in modo estensivo con i cereali, le viti e le olive sono stati abbandonati a causa della scarsa produttività. Dopo l'abbandono, la zona è stata destinata al pascolo e gli arbusti sono stati eliminati, in modo occasionale, da incendi (figura 9). Un'analisi effettuata nell’isola di Lesvos, inerente il periodo 1965‐2002, ha permesso l’individuazione di una serie di fattori, decisivi nel cambiamento di land use: dimensione media familiare, la dimensione dell'azienda agricola, l’ammontare delle precipitazioni annue indicato che i fattori più importanti nel cambiamento di land use erano: grandezza media della famiglia, grandezza dell'azienda agricola, precipitazioni annue, applicazione delle strategie politiche, prossimità di aree ricreative, sensibilità alla 8 desertificazione e presenza di terrazzamenti, (figura 10). L'abbandono della terra può verificarsi in zone che subiscono condizioni ambientali avverse. Le zone con minori precipitazioni annuali ed elevata sensibilità alla desertificazione sono le più vulnerabili al cambiamento di land use dall'agricoltura al pascolo. Nello stesso studio è stato dimostrato che un terreno rimane agricolo in determinate circostanze ambientali, socio‐economiche e gestionali. Le circostanze che non favoriscono un cambiamento di land use sono risultati: terreni profondi, clima sub‐
umido asciutto (elevate precipitazioni annue) e una minor sensibilità alla desertificazione. Figura 9. Zone degradate ed abbandonate dell’isola di Lesvos (Grecia) dopo una coltivazione di lungo periodo con colture non irrigue ed oggi utilizzate come pascoli LEZIONI APPRESE DALL’ABBANDONO DELLA TERRA E PROSPETTIVE/CONSIGLI FUTURI L'abbandono della terra è un problema importante che riguarda le zone in cui la degradazione del suolo si è estesa. L'abbandono della terra può avere enormi effetti sull'ambiente e sull'economia delle comunità locali. Gli effetti dell’abbandono della terra sull'ambiente o, più specificamente, sulla qualità del suolo, possono essere positivi o negativi, a seconda dei terreni e delle condizioni climatiche dell’area. I terreni che si trovano in circostanze climatiche favorevoli, utili al sostengono della copertura vegetativa, possono migliorare nel tempo accumulando materiali organici, aumentando flora e fauna, migliorando la struttura del terreno, aumentando la capacità di infiltrazione, e quindi diminuendo il potenziale di erosione. Gli studi intrapresi nel sud della Spagna hanno indicato un effetto positivo dell’abbandono del suolo, dopo un periodo in dieci anni in cui le caratteristiche dei terreni abbandonati si sono avvicinate a quelle registrate prima dell’utilizzo agricolo del suolo stesso. L'abbandono di questa zona ha provocato il miglioramento delle caratteristiche del terreno quali il contenuto di materia organica, la capacità di immagazzinaggio idrico, l'aggregazione e la stabilità strutturale, e la conducibilità idraulica. Studi simili condotti nell'isola di Lesvos, hanno indicato che il miglioramento più significativo del terreno, dopo un periodo di 40‐45 anni di abbandono, è collegato all'aumento del contenuto di materia organica e alla stabilità totale dell'orizzonte di superficie (figura 11). I terreni costituiti su materiale piroclastico hanno minor capacità di rigenerare la vegetazione naturale e questo conduce maggiori tassi di erosione. I terreni formati su argilla friabile, ignimbrite, scisto‐marmo e lava vulcanica hanno una maggiore capacità di rigenerazione parziale della vegetazione naturale. La composizione del sub‐strato diventa sempre più importante nel ristabilire la vegetazione e nella tutela del suolo, poiché la profondità del terreno è ridotta a causa dell’erosione. Con il terreno e le condizioni climatiche della zona oggetto di studio, un paesaggio collinoso coltivato deve essere abbandonato prima che il terreno raggiunga la profondità critica di 25‐30 centimetri. Il recupero della vegetazione naturale è molto basso al di sotto di questa profondità ed i processi erosivi possono essere molto veloci, con conseguente degradazione e desertificazione del suolo. Se un terreno raggiunge una profondità più bassa di circa 10 centimetri, a seconda della composizione del sub‐
strato, la vegetazione perenne non può essere sostenuta ed il terreno viene rovinato dall’erosione dell'acqua o del vento. La degradazione e la desertificazione di questa terra è, in definitiva, un processo irreversibile. Figura 10. Principali fattori influenzanti il cambiamento di land use dall'agricoltura al pascolo nell'isola di Lesvos dell’Alentejo (Portogallo), Ampie zone precedentemente abbandonate, sono state riconvertite in pascoli, lasciando il terreno allo stato naturale oppure applicando pratiche quali l’eliminazione degli arbusti, l’aratura, la semina, ecc. Tuttavia, questa tipologia di gestione del suolo comporta fasi critiche, poiché il terreno risulta sottoposto a pratiche che favoriscono la degradazione delle sue proprietà fisiche e chimiche (distruzione della copertura vegetale, aratura profonda). Ciò nonostante, in armonia con quelle che sono le caratteristiche ambientali fisiche dell’Alentejo, l'abbandono della terra garantisce un miglioramento delle condizioni del suolo e favorisce la crescita di specie vegetative naturali (annuali e perenni), che minimizzano e quasi neutralizzano i processi di erosione del suolo. I risultati sperimentali ottenuti durante l'esecuzione del progetto di ricerca europeo Medalus II hanno indicato che, a seguito dell’abbandono della terra, il contenuto di materia organica, la capacità di drenaggio e lo sviluppo del profilo del suolo risultano migliorati. Figura 11. Modifiche nella composizione della materia organica del suolo nell'orizzonte di superficie in terreni abbandonati e coltivati nell'isola di Lesvos 9 La copertura vegetativa diventa cruciale per la protezione del suolo dopo un periodo di abbandono. Dove la copertura vegetativa è rada, i processi erosivi risultano più veloci e la degenerazione delle terre abbandonate può essere irreversibile. Molti autori hanno dimostrato che, in diversi di ambienti, sia il deflusso che la sedimentazione migliorano esponenzialmente in relazione all’aumento della copertura vegetativa. Gli studi intrapresi nei Pirenei spagnoli hanno indicato che soltanto il 3.5% dei campi abbandonati per un periodo di meno di dieci anni non ha sofferto di erosione e che il 60% dei campi ha subito un erosione severa a causa della scarsa protezione apportata dalla copertura vegetativa. Gli studi sull’erosione del terreno intrapresi lungo l'Europa mediterranea hanno dimostrato come la sedimentazione ed il deflusso siano aumentati con la diminuzione della pioggia annuale (sopra una soglia di 280‐300 millimetri) ed ha attribuito ciò ad una diminuzione della copertura vegetativa. Per le zone con precipitazioni al di sotto di questa soglia, l'erosione è diminuita con l'aumento della pioggia (figura 12). Figura 12. La diminuzione annua del deflusso idrico e della sedimentazione nelle macchie mediterranee Un carico di pascolo equilibrato, su di un terreno agricolo abbandonato, può condurre ad un rinnovo parziale della vegetazione, con un elevato indice di 10 diversità. La diminuzione della vegetazione a causa dell’overgrazing può comportare la scomparsa di famiglie erbacee (Leguminose, particolari Graminacee) che contribuiscono a mantenere la struttura del terreno. Coltivare tali specie può contribuire sia a proteggere la superficie del suolo dalle gocce di pioggia che a ridurre i tassi di erosione, aumentando la stabilità totale del terreno. Elevate densità di bestiame accelerano i processi di degradazione del suolo, della vegetazione e causano la compattazione del terreno (figura 13). Una conseguenza evidente dell’overgrazing è l'aumento dell'erosione del suolo, dalla graduale denudazione del paesaggio all’erosione del vento e dell'acqua. di aree climaticamente e L’overgrazing topograficamente marginali, accompagnato da incendi, costituisce un land use che promuove la desertificazione, deteriorando ulteriormente le risorse del suolo. Figura 13. Immagini di Beja (Portogallo), pascoli caratterizzati da un’elevata densità di animali fonte di compattazione ed erosione del terreno I danni causati dai pascoli non provocano la distruzione completa della vegetazione, come potrebbe accadere dopo un violento incendio. Il fuoco risulta maggiormente devastante in quelle aree caratterizzate da una scarsa frequenza di fenomeni incendiari. Infatti un aumento nella frequenza degli incendi, provoca la riduzione di quelle specie che non sono in grado di sopravvivere in tali condizioni. Un metodo integrato da implementare nella tutela dei terreni abbandonati, non può prescindere dalla conoscenza dell’evoluzione dei diversi land use dell’area. L’analisi di tali elementi, infatti, permetterà di comprendere i processi conseguenti all’abbandono di un terreno. Aree come la valle del Guadalentin (Spagna) sono marginali, caratterizzate da versanti ripidi; in tali condizioni l'abbandono ha conseguenze rilevanti sui processi di degradazione. In queste zone il ripristino naturale è molto difficile; inoltre l’elevata aridità e l'alto deficit idrico del suolo rendono il processo di rigenerazione ancor più arduo. Il basso contenuto di materia organica, la scarsa copertura vegetativa, i versanti ripidi e le condizioni climatiche avverse (meno di 300 millimetri di pioggia all’anno, con pioggia torrenziale, siccità e forti insolazioni per quasi 3000 ore all’anno), provocano un deficit dell'umidità e conferiscono un carattere estremamente arido alla valle. Queste circostanze rendono comuni ed intensi i processi erosivi. Il ripristino naturale di queste zone risulta molto lento, quasi impossibile, ed i processi erosivi possono ad un’intensa degradazione e condurre desertificazione del suolo. Le sovvenzioni vengono assegnate a favore di specifiche colture o land use quali olive, cereali, pascoli, ecc., che influenzano notevolmente l'intensità ed il processo di decision‐making del land use, insieme al reddito dei coltivatori. Per esempio, in alcuni casi il rendimento delle colline coltivate con i cereali, caratterizzate da terreni poco profondi e condizioni climatiche semiaride, è molto basso e, da un punto di vista economico, poco vantaggioso. In molti casi questo terreno deve essere abbandonato per consentire lo sviluppo della vegetazione naturale. Inoltre, nei terreni abbandonati e sfruttati come pascoli, la densità degli animali è aumentata significativamente nelle ultime decadi, a causa dei sussidi concessi per ciascun capo di bestiame. In tali situazioni, le sovvenzioni non hanno fatto altro che incrementare la degradazione e la desertificazione del suolo. Nell’ambito delle condizioni socioeconomiche attualmente esistenti nell’Europa del sud, l'abbandono dei terreni agricoli marginali sembra essere inevitabile ed in molti casi utile alla tutela delle risorse del suolo. E’ possibile distinguere diversi ecosistemi che potrebbero essere istituiti presso i terreni abbandonati: 1. Area semiarida: Nelle zone marginali, caratterizzate da precipitazioni annuali inferiori ai 350 mm, qualsiasi al forma di pascolamento condurrebbe deterioramento del suolo e alla desertificazione. Dall’altra parte, se il suolo viene protetto dal pascolo, si registra una qualità inferiore di specie vegetali resistenti alla siccità. Questo tipo di vegetazione potrebbe sostenere un ecosistema di specie protette, che arresta un’ulteriore degradazione ed offre benefici ambientali, senza spese rilevanti. In aree idonee, è possibile incoraggiare anche usi residenziali e turistici. 2. Area asciutta e subumida: Nelle aree caratterizzate da precipitazioni annuali oltre i 400 mm, sistemi di pascolamento controllato possono essere praticati presso suoli dotati di una profondità maggiore di 30 centimetri, pendenze minori del 25%, infrastruttura sufficiente e condizioni socioeconomiche favorevoli. Le superfici del suolo e le caratteristiche del terreno dovrebbero essere conformi al substrato pedogenetico, alle precipitazioni, all’aspetto e alla tipologia della terra. La densità dei pascoli dovrebbero essere fissati di conseguenza. È importante che la realizzazione di pascoli, su terreni precedentemente abbandonati, si avvalga dell’analisi dei suddetti parametri, della capacità del suolo e della fattibilità socioeconomica. Inoltre, al fine di evitare fenomeni di degradazione ambientale, occorrerebbe istituire un efficiente sistema di controllo. I sussidi ed altre disposizioni della Politica Agricola Comune dell'UE dovrebbe soddisfare tali necessità. 3. Aree subumide ed umide: Altre zone con pioggia annuale che eccede i 600 mm e dispongono di terreno, infrastrutture e parametri socioeconomici oltre le soglie fissate per il pascolo dovrebbero essere lasciate allo sviluppo di un ecosistema naturale protetto dal pascolamento illecito almeno durante i primi 5 ‐ 10 anni. La velocità di sviluppo e la qualità degli ecosistemi dipenderà dai valori dei parametri detti precedentemente. Gli indicatori collegati alla resilienza dei terreni agricoli abbandonati, che dovrebbero essere considerati nella stima delle capacità di tali suoli e nella selezione del loro uso futuro, sono simili a quelli che inducono l'abbandono, ma richiedono una valutazione più accurata. Tali indicatori possono essere i seguenti: tipologia di terreno, caratteristiche dei versanti, substrato pedogenetico, pendenza del versante, profondità del suolo, precipitazione annuale, temperatura dell'aria, inondazioni, salinità del terreno, infrastruttura e condizioni socioeconom iche. 11 BIBLIOGRAFIA Mediterranean Desertification and land Use ‐ MEDALUS I, 1990‐1993. Commission of the European Communities, contract number: EPOC‐
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L`abbandono della Terra - Universidade Nova de Lisboa