Dall’Italia 24 VERCELLI Un recital di Gianluca Medas per ricordare Giovanni Maria Angioy l circolo “Giuseppe Dessì” di Vercelli ha ricordato la figura di Giovanni Maria Angioy, eroe nazionale sardo, nel 200° anniversario della sua morte con uno spettacolo di Gianluca Medas. Cagliaritano, regista, narratore, scrittore, attore e autore Gianluca Medas, proviene da una delle più antiche famiglie d’arte sarda e dal 1985 si occupa attivamente di tenere in vita la tradizione dei Medas senza trascurare l’esecuzione di nuovi progetti che traggono la loro ispirazione dalla cultura popolare dell’isola. Tra le numerose manifestazioni nelle quali Medas partecipa come primo attore-protagonista va ricordata la sua collaborazione con la “Fondazione Dessì” per l’attuazione di spettacoli tratti dalle opere dello scrittore villacidrese, al quale è intitolato il circolo sardo di Vercelli. Medas è noto e stimato non solo in Sardegna ma anche in tutta la Penisola e anche oltre i confini italiani. Il 15 giugno scorso, concedendosi una breve pausa nella sua tournee tra Piemonte, Lombardia e Puglia, ha accettato l’invito del circolo di fare una sosta a Vercelli per un spettacolo-recitato sulla figura di un eroe nazionale sardo: Giovanni Maria Angioy, nobile combattente contro la il Feudalesimo ancora vigente. C’è da dire che Gianluca Medas è di casa a Vercelli ed è stata una gradita opportunità quella di poter assistere ancora una volta alla sua esibizione. Infatti si ricordano le sue performances dei mesi scorsi su: Grazia Deledda (E.Portolu), la memoria del vuoto – storia del bandito Stocchino – (testo di Marcello Fois) e Gramsci. Gianluca Medas ha intrattenuto la platea del circolo “G. Dessì” con un racconto-recitato affascinandola con la sua dizione chiara dai toni ben modulati accompagnati dal gesto sapiente che integra e aiuta la comprensione della storia e, quando questa si fa dramma, il coinvolgimento emotivo del pubblico è immediato e pieno, coinvolgimento suscitato e accresciuto anche dal commento musicale originale dei fratelli Fabrizio e Maurizio Saiu, ottimi musici che I costituiscono sempre parte integrante dell’esibizione di Gianluca Medas. Il tema, questa volta, uno dei più cari all’attore, che ama ricordare gli eroi sardi che in tante lotte e battaglie hanno dato anche la vita per il progresso, la giustizia e la libertà. Uno di questi uomini è, appunto, Giovanni Maria Angioy del quale cade quest’anno il 200° anniversario della morte (Bono 1751 - Parigi 1808). La sua storia è raccontata, in breve sintesi, qui appresso, inserita in un contesto storico tra i più difficili per le popolazioni sarde e, in quegli anni, in particolare per i cittadini di Cagliari. Gianluca Medas prima di parlare di Giovanni Maria Angioy presenta un sintetico ma vivace quadro storico della Sardegna, passata nel 1720 dagli Spagnoli ai Savoia; questi, divenuti re di Sardegna, affidano ad un vicerè, residente a Cagliari, il compito di governare un’isola che continua a soffrire il peso di una feudalizzazione secolare e, in sovrappiù, si sente colonizzata da una dinastia che non rispetta neppure quei pochi elementi d’autonomia che il potere spagnolo aveva concesso (riconoscimento della funzione degli Stamenti, una specie di piccolo parlamento che riuniva i nobili, gli ecclesiastici e i rappresentanti della città). Giovanni Maria Angioy, nato da una famiglia che apparteneva alla borghesia rurale, rimane orfano bambino ed è seguito dallo zio materno che lo avvia agli studi prima a Bono, poi a Sassari presso i Gesuiti. A 21 anni è professore universitario e a 39 viene nominato Giudice della Reale Udienza, carica allora molto importante. Quando si diffondono in Europa i principi dell’Illuminismo e scoppia la Rivoluzione (1789), Giovanni Maria Angioy fa propri gli elementi basilari del movimento, soprattutto il tema dell’abbattimento dei privilegi feudali, i quali, in un’isola dove l’unica fonte di reddito era l’agricoltura, sfruttavano e taglieggiavano i sudditi con tributi d’ogni genere. Luglio 2008 Anche tra la nascente borghesia cittadina (avvocati, notai, medici) circolavano segretamente opuscoli politici rivoluzionari, ma, nel 1793, quando la flotta francese si presenta nel porto di Cagliari per impadronirsi della fortezza (Castello) e quindi dell’Isola, il clero ha buon gioco nel presentare i Francesi come nemici della Chiesa, del potere legale e soprattutto come invasori. La resistenza dei Cagliaritani guidati e organizzati da alcuni borghesi e da qualche nobile tiene in scacco la flotta che bombarda la città; le milizie sarde annullano il tentativo di’accerchiamento dei francesi che sono riusciti a sbarcare nella zona di Quartu e del margine rosso, dove si verificano episodi grotteschi come quando gli invasori confusi e allarmati finiscono per spararsi fra loro. Cessato il timore dell’invasione, il sovrano non riconosce l’apporto dei sardi nella lotta contro i francesi (quello delle milizie piemontesi era stato in sostanza nullo). Nel 1794, il malcontento dei cagliaritani sfocia in aperta ribellione con l’uccisione di due personaggi che si giudicavano venduti ai Savoia, il Pitzolo e il Paliaccio e con la cacciata dei piemontesi dall’isola che viene governata provvisoriamente dalla Reale Udienza di cui fa parte Giovanni Maria Angioy Nel Nord della Sardegna, i feudatari del Logudoro, spaventati dai fatti di Cagliari e dalla rivolta dei paesi che tendono ad unirsi contro i feudatari, chiedono al Re di staccarsi dal Sud e l’invio di un Vicerè. In questa situazione, per tentare di sedare i disordini che ormai sono dilagati fino in città, viene inviato a Sassari Giovanni Maria Angioy con la carica d’Alternos, in altre parole con la possibilità d’esercitare il potere Vicereale. Il viaggio da Cagliari a Sassari di Giovanni Maria Angioy è un viaggio trionfale perché si vedeva in lui il liberatore degli oppressi e come tale egli si comporta quando chiede al Viceré la fine del sistema feudale. Tale richiesta non viene accolta perché neppure la borghesia cagliaritana, appoggia il suo tentativo che viene definito rivoluzionario ed eversivo. Le speranze di Giovanni Maria Angioy svaniscono, viene considerato un ribelle, sulla sua testa viene messa una taglia 3000 lire sarde ed è costretto a fuggire prima a Torino, occupata dai Francesi, poi a Parigi dove continua a lottare per il miglioramento della situazione della sua isola. Muore povero nel 1808, e ancora oggi sulla facciata del Municipio del suo paese natio si legge: “A Giomaria Angioy che, ispirandosi ai valori dell’89, bandì la santa crociata contro la tirannide feudale”. Giampaolo Porcu TERNI OSTIA Conferenza su Grazia Deledda all’Associazione “Deu Seu Sardu” Al circolo “Quattro Mori” conferenza su Giuseppe Dessì con musiche di Fabio Melis La figura di Grazia Deledda è stata ricordata in una conferenza che si è tenuta sabato 24 maggio nella sede dell’Associazione Culturale “Deu Seu Sardu” di via del Sersimone 1/I, a Terni. La figura e l’opera della grande scrittrice, espressione della Sardegna, è stata presentata ed illustrata con appassionata partecipazione dalla prof.ssa Alida Nardini, assessore alla Scuola ed all’Università del Comune di Terni. Con numerosi riferimenti ad opere varie della scrittrice, la prof.ssa Nardini ha tenuto desti l’interesse e l’attenzione di tutti i presenti, sardi e non, suscitando, grazie ad alcune acute riflessioni su eventi e personaggi dei romanzi, viva curiosità e partecipazione attiva al confronto ed al dibattito che ne è seguito. L’iniziativa – ci ha scritto Lucia Tanas – ha voluto rappresentare la prima di una serie di conferenze ed iniziative sulle donne e sugli uomini che più hanno contribuito a dare lustro alla Sardegna, ma anche sui temi ed argomenti più interessanti della nostra epoca che faranno da filo conduttore ai futuri e già programmati incontri. Il circolo “Quattro Mori” di Ostia Lido (Roma) ha riorganizzato il suo Consiglio Direttivo. Il numero dei consiglieri è passato da 5 a 9, sono in carica Bruno Gallus presidente, Anna Farris vicepresidente, Piero Nera segretario, Antonio Bellu tesoriere, Patrizia Salis, Gemma Azuni, Mariantonietta Schirru, Mario Deiua, Mario Pisanu consiglieri. Il nuovo direttivo ha voluto inaugurare la sua attività sabato 5 aprile con una conferenza in commemorazione di Giuseppe Dessi. La relazione tenuta da Nino Orrù presidente della “Fondazione Giuseppe Dessì”, è stata accompagnata da musiche eseguite con launeddas, sulittu e trunfa da Fabio Melis, musicista versatile e creativo, che ha collaborato con artisti di fama internazionale. Durante la conferenza Fabio Melis ha illustrato anche attraverso audiovisivi la tecnica antica ed ancora attuale della costruzione degli strumenti musicali. Le Launeddas, o “sonus de canna” sono l’emblema musicale della Sardegna. Sono considerate lo strumento polifonico più antico del mondo (Bronzetto rinvenuto in Sardegna, datato tra il 900 e il 300 a.C.), è sostanzialmente l’ insieme di tre canne comuni; la canna più lunga “tumbu” fa da bordone, la “mancosa”accompagna, la terza, detta “mancosedda” fa da solista. Il sulittu è l’antichissimo “zufolo” che si trova nelle mitologie di tutti i popoli. Il sulittu, tipicamente sardo è costruito da una canna da fiume, con tre fori superiori ed uno sul retro. Emette un suono dolce e vellutato, ed accompagnava le launeddas durante il balletto sardo. La trunfa (detto in italiano “scacciapensieri”), strumento tipico dell’area barbaricina, è costituito da un piccolo telaio di metallo, dove viene fissata una linguetta libera di vibrare ad una estremità. La conferenza-concerto si è conclusa con due splendidi brani della tradizione sarda “non poto reposare” e “l’inno della Gloriosa Brigata Sassari”. Patrizia Salis