Dall’Italia
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VERCELLI
Un recital di Gianluca Medas
per ricordare Giovanni Maria Angioy
l circolo “Giuseppe Dessì” di Vercelli ha ricordato la
figura di Giovanni Maria Angioy, eroe nazionale sardo,
nel 200° anniversario della sua morte con uno spettacolo
di Gianluca Medas.
Cagliaritano, regista, narratore, scrittore, attore e autore
Gianluca Medas, proviene da una delle più antiche famiglie
d’arte sarda e dal 1985 si occupa attivamente di tenere in
vita la tradizione dei Medas senza trascurare l’esecuzione
di nuovi progetti che traggono la loro ispirazione
dalla cultura popolare dell’isola.
Tra le numerose manifestazioni nelle quali Medas partecipa
come primo attore-protagonista va ricordata la sua
collaborazione con la “Fondazione Dessì” per l’attuazione di
spettacoli tratti dalle opere dello scrittore villacidrese, al
quale è intitolato il circolo sardo di Vercelli.
Medas è noto e stimato non solo in Sardegna ma anche in
tutta la Penisola e anche oltre i confini italiani.
Il 15 giugno scorso, concedendosi una breve pausa nella sua
tournee tra Piemonte, Lombardia e Puglia, ha accettato
l’invito del circolo di fare una sosta a Vercelli per un
spettacolo-recitato sulla figura di un eroe nazionale sardo:
Giovanni Maria Angioy, nobile combattente contro la il
Feudalesimo ancora vigente.
C’è da dire che Gianluca Medas è di casa a Vercelli ed è stata
una gradita opportunità quella di poter assistere ancora
una volta alla sua esibizione. Infatti si ricordano le sue
performances dei mesi scorsi su: Grazia Deledda
(E.Portolu), la memoria del vuoto – storia del bandito
Stocchino – (testo di Marcello Fois) e Gramsci.
Gianluca Medas ha intrattenuto la platea del circolo “G.
Dessì” con un racconto-recitato affascinandola con la sua
dizione chiara dai toni ben modulati accompagnati dal gesto
sapiente che integra e aiuta la comprensione della storia e,
quando questa si fa dramma, il coinvolgimento emotivo del
pubblico è immediato e pieno, coinvolgimento suscitato e
accresciuto anche dal commento musicale originale dei
fratelli Fabrizio e Maurizio Saiu, ottimi musici che
I
costituiscono sempre parte integrante dell’esibizione di
Gianluca Medas.
Il tema, questa volta, uno dei più cari all’attore, che ama
ricordare gli eroi sardi che in tante lotte e battaglie hanno
dato anche la vita per il progresso, la giustizia e la libertà.
Uno di questi uomini è, appunto, Giovanni Maria Angioy
del quale cade quest’anno il 200° anniversario della morte
(Bono 1751 - Parigi 1808).
La sua storia è raccontata, in breve sintesi, qui appresso,
inserita in un contesto storico tra i più difficili per le
popolazioni sarde e, in quegli anni, in particolare per i
cittadini di Cagliari.
Gianluca Medas prima di parlare di Giovanni Maria Angioy
presenta un sintetico ma vivace quadro storico della
Sardegna, passata nel 1720 dagli Spagnoli ai Savoia; questi,
divenuti re di Sardegna, affidano ad un vicerè, residente a
Cagliari, il compito di governare un’isola che continua a
soffrire il peso di una feudalizzazione secolare e, in
sovrappiù, si sente colonizzata da una dinastia
che non rispetta neppure quei pochi elementi
d’autonomia che il potere spagnolo aveva concesso
(riconoscimento della funzione degli Stamenti, una specie
di piccolo parlamento che riuniva i nobili, gli ecclesiastici
e i rappresentanti della città).
Giovanni Maria Angioy, nato da una famiglia che
apparteneva alla borghesia rurale, rimane orfano bambino
ed è seguito dallo zio materno che lo avvia agli studi prima a
Bono, poi a Sassari presso i Gesuiti. A 21 anni è professore
universitario e a 39 viene nominato Giudice della Reale
Udienza, carica allora molto importante.
Quando si diffondono in Europa i principi dell’Illuminismo
e scoppia la Rivoluzione (1789), Giovanni Maria Angioy
fa propri gli elementi basilari del movimento, soprattutto
il tema dell’abbattimento dei privilegi feudali, i quali,
in un’isola dove l’unica fonte di reddito era l’agricoltura,
sfruttavano e taglieggiavano i sudditi con tributi
d’ogni genere.
Luglio 2008
Anche tra la nascente borghesia cittadina (avvocati, notai,
medici) circolavano segretamente opuscoli politici
rivoluzionari, ma, nel 1793, quando la flotta francese si
presenta nel porto di Cagliari per impadronirsi della
fortezza (Castello) e quindi dell’Isola, il clero ha buon gioco
nel presentare i Francesi come nemici della Chiesa, del
potere legale e soprattutto come invasori.
La resistenza dei Cagliaritani guidati e organizzati da alcuni
borghesi e da qualche nobile tiene in scacco la flotta che
bombarda la città; le milizie sarde annullano il tentativo
di’accerchiamento dei francesi che sono riusciti a sbarcare
nella zona di Quartu e del margine rosso, dove si verificano
episodi grotteschi come quando gli invasori confusi e
allarmati finiscono per spararsi fra loro.
Cessato il timore dell’invasione, il sovrano non riconosce
l’apporto dei sardi nella lotta contro i francesi (quello delle
milizie piemontesi era stato in sostanza nullo). Nel 1794, il
malcontento dei cagliaritani sfocia in aperta ribellione con
l’uccisione di due personaggi che si giudicavano venduti ai
Savoia, il Pitzolo e il Paliaccio e con la cacciata dei
piemontesi dall’isola che viene governata provvisoriamente
dalla Reale Udienza di cui fa parte Giovanni Maria Angioy
Nel Nord della Sardegna, i feudatari del Logudoro,
spaventati dai fatti di Cagliari e dalla rivolta dei paesi che
tendono ad unirsi contro i feudatari, chiedono al Re di
staccarsi dal Sud e l’invio di un Vicerè.
In questa situazione, per tentare di sedare i disordini che
ormai sono dilagati fino in città, viene inviato a Sassari
Giovanni Maria Angioy con la carica d’Alternos, in altre
parole con la possibilità d’esercitare il potere Vicereale.
Il viaggio da Cagliari a Sassari di Giovanni Maria Angioy è
un viaggio trionfale perché si vedeva in lui il liberatore degli
oppressi e come tale egli si comporta quando chiede al
Viceré la fine del sistema feudale.
Tale richiesta non viene accolta perché neppure la
borghesia cagliaritana, appoggia il suo tentativo
che viene definito rivoluzionario ed eversivo.
Le speranze di Giovanni Maria Angioy svaniscono, viene
considerato un ribelle, sulla sua testa viene messa una
taglia 3000 lire sarde ed è costretto a fuggire prima a
Torino, occupata dai Francesi, poi a Parigi dove continua a
lottare per il miglioramento della situazione della sua isola.
Muore povero nel 1808, e ancora oggi sulla facciata del
Municipio del suo paese natio si legge: “A Giomaria Angioy
che, ispirandosi ai valori dell’89, bandì la santa crociata
contro la tirannide feudale”.
Giampaolo Porcu
TERNI
OSTIA
Conferenza
su Grazia Deledda
all’Associazione
“Deu Seu Sardu”
Al circolo “Quattro Mori” conferenza
su Giuseppe Dessì con musiche di Fabio Melis
La figura di Grazia Deledda è stata ricordata in una
conferenza che si è tenuta sabato 24 maggio nella sede
dell’Associazione Culturale “Deu Seu Sardu” di via del
Sersimone 1/I, a Terni.
La figura e l’opera della grande scrittrice, espressione
della Sardegna, è stata presentata ed illustrata con
appassionata partecipazione dalla prof.ssa Alida
Nardini, assessore alla Scuola ed all’Università del
Comune di Terni.
Con numerosi riferimenti ad opere varie della scrittrice,
la prof.ssa Nardini ha tenuto desti l’interesse e
l’attenzione di tutti i presenti, sardi e non, suscitando,
grazie ad alcune acute riflessioni su eventi e personaggi
dei romanzi, viva curiosità e partecipazione attiva al
confronto ed al dibattito che ne è seguito.
L’iniziativa – ci ha scritto Lucia Tanas – ha voluto
rappresentare la prima di una serie di conferenze ed
iniziative sulle donne e sugli uomini che più hanno
contribuito a dare lustro alla Sardegna, ma anche sui
temi ed argomenti più interessanti della nostra epoca
che faranno da filo conduttore ai futuri e già
programmati incontri.
Il circolo “Quattro Mori” di Ostia
Lido (Roma) ha riorganizzato
il suo Consiglio Direttivo. Il numero
dei consiglieri è passato da 5 a 9,
sono in carica Bruno Gallus
presidente, Anna Farris
vicepresidente, Piero Nera
segretario, Antonio Bellu tesoriere,
Patrizia Salis, Gemma Azuni,
Mariantonietta Schirru, Mario
Deiua, Mario Pisanu consiglieri.
Il nuovo direttivo ha voluto
inaugurare la sua attività sabato 5
aprile con una conferenza in
commemorazione di Giuseppe Dessi.
La relazione tenuta da Nino Orrù
presidente della “Fondazione
Giuseppe Dessì”, è stata accompagnata da musiche
eseguite con launeddas, sulittu e trunfa da Fabio Melis,
musicista versatile e creativo, che ha collaborato con
artisti di fama internazionale.
Durante la conferenza Fabio Melis ha illustrato anche
attraverso audiovisivi la tecnica antica ed ancora attuale
della costruzione degli strumenti musicali.
Le Launeddas, o “sonus de canna” sono l’emblema
musicale della Sardegna. Sono
considerate lo strumento polifonico
più antico del mondo (Bronzetto
rinvenuto in Sardegna, datato tra il
900 e il 300 a.C.), è sostanzialmente l’
insieme di tre canne comuni; la canna
più lunga “tumbu” fa da bordone, la
“mancosa”accompagna, la terza,
detta “mancosedda” fa da solista.
Il sulittu è l’antichissimo “zufolo”
che si trova nelle mitologie di tutti i
popoli. Il sulittu, tipicamente sardo è
costruito da una canna da fiume,
con tre fori superiori ed uno sul
retro. Emette un suono dolce e
vellutato, ed accompagnava le
launeddas durante il balletto sardo.
La trunfa (detto in italiano “scacciapensieri”), strumento
tipico dell’area barbaricina, è costituito da un piccolo
telaio di metallo, dove viene fissata una linguetta libera
di vibrare ad una estremità.
La conferenza-concerto si è conclusa con due splendidi
brani della tradizione sarda “non poto reposare” e
“l’inno della Gloriosa Brigata Sassari”.
Patrizia Salis
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