LIBERTÀ SIA LODATO GESÙ CRISTO 25 30 GIUGNO 2015 | Anno CV www.arcidiocesisassari.it Armi del terrore. Serve lucidità NON PREVARRANO Andrea Lavazza * Sassari è tra le big del basket CAMPIONI D’ITALIA Michele Spanu A l momento della vittoria, mentre il pubblico di Reggio Emilia era ancora incredulo e ammutolito, i giocatori della Dinamo hanno compiuto un gesto che le telecamere della Rai hanno giustamente sottolineato. Un gesto che vale più di mille parole: sono andati ad abbracciare gli sconfitti. È questa l’immagine più bella di uno sport come il basket, dove la rivalità riesce a trasformarsi in rispetto e non degenera mai in violenza, come purtroppo avviene sempre più spesso nel calcio. Quell’abbraccio agli sconfitti è un gesto che rende ancora più grande l’impresa realizzata dai giocatori del Banco di Sardegna. Un’impresa storica, un “triplete” che non ha precedenti: dopo la Supercoppa e la Coppa Italia, ecco il trionfo tricolore al termine di una stagione a dir poco indimenticabile che entrerà negli annali del basket. Nonostante i chilometri di distanza, i tifosi biancoblù erano presenti anche in questa occasione. Sono giunti a Reggio Emilia da ogni angolo dell’isola per supportare i “giganti” nell’ultima fase della stagione. Al fischio della sirena i giocatori della Dinamo Banco di Sardegna si sono tuffati vicino a loro, sotto la curva dei tifosi sardi, per condividere giustamente con loro quel sogno atteso da 55 anni. >>> continua a pag. 3 I lettori ci scrivono ‘Defraudato’ del prestito della speranza 2 I l terrorismo non può vincere la sua guerra direttamente con le armi di cui dispone. I Paesi che vi si oppongono sono ancora enormemente più forti e organizzati. Ma gli strumenti subdoli, efferati e mediatici di cui oggi dispone lo rendono estremamente pericoloso anche quando si affida a sabotatori improvvisati come è accaduto nell’attacco compiuto ieri mattina in Francia, mentre tragicamente ben più preparati erano i killer che sono entrati in azione seminando morte e distruzioni sulle spiagge della Tunisia e in una moschea del Kuwait. Tre orribili ed esecrabili attentati probabilmente non coordinati, in un venerdì di Ramadan, ma certamente ispirati dal contagio che il Califfato sta suscitando in molte delle comunità musulmane mondiali. Con il terrore – dopo la strage del Museo Bardo un’orribile mattanza agli hotel degli stranieri – si può mettere in ginocchio l’economia di un intero Paese che dipende dal turismo e creare le condizioni sociali perché i giovani siano facili prede della predicazione fondamentalista. Nel laboratorio Tunisia, dove un islam “laico” sta cercando di segnare la via anche per altri Paesi dell’area, i colpi inferti da pochi fanatici a raffiche di kalashnikov, oltre ai lutti e al dolore, potrebbero produrre ripercussioni politiche e strategiche di vasta portata, come è negli obiettivi più dei pianificatori che degli esecutori. In Francia, a meno di sei mesi dall’eccidio di “Charlie Hebdo”, si rinnova lo scenario di un cittadino francese non integrato che sceglie un obiettivo di forte impatto (un deposito di gas) e introduce in Europa il macabro rituale della decapitazione nel tentativo di instillare la paura e, soprattutto, mettere in moto meccanismi reattivi che possano creare destabilizzazione. La nazione che aveva dimostrato orgogliosa compattezza nell’imponente marcia repubblicana dell’11 gennaio si è andata dividendo sulla via da prendere di fronte alle minacce alla libertà e alle spinte radicali. La crescita del Front national e degli impulsi Territorio Università consegna lauree in Piazza d’Italia xenofobi, alimentati anche dagli attacchi terroristici di matrice musulmana, rischiano di provocare, a loro volta, una risposta di rifiuto e di estraneità da parte di coloro che sono più esposti alle sirene del terrorismo. Per il Kuwait, finora non toccato dall’offensiva dell’Is, le considerazioni sono in parte diverse. Qui si è estesa quella guerra fratricida tutta interna al mondo musulmano, che porta i sunniti dello Stato islamico ad avere come primo e fondativo scopo la distruzione dello sciismo. Ciò, fra l’altro, rende estremamente complicato costituire in Medio Oriente una solida alleanza anti-Califfato, dato che quest’ultimo rappresenta per i sunniti una spina nel fianco dei loro nemici giurati, la Siria di Assad e l’Iran degli ayatollah. Di fronte allo sgomento che i sanguinosi attacchi sempre suscitano, la condanna e la fermezza, doverose e mai troppo ribadite, sono una prima ma insufficiente risposta se non si abbinano a una controffensiva lucida e più decisa, sfaccettata ed efficace da parte della comunità internazionale. Che non basti l’intelligence a fermare tutti i “cani sciolti” è un dato di fatto. Allora si deve agire, ad esempio, perché la Tunisia non resti sola, isolata, sempre più povera ed esportatrice su larga scala – come già sta diventando – di jihadisti pronti ad “arruolarsi” all’estero pur di lasciare il proprio Paese. Costa, ovviamente, ma è un investimento in sicurezza anche per noi occidentali. Altrettanto importanti sono gli sforzi - anche militari - per spegnere il “faro” di quest’ondata di terrorismo emulativo, lo Stato islamico, che proprio lunedì potrà festeggiare il primo anno di vita dalla sua proclamazione. La sottovalutazione interessata da parte delle potenze regionali, con l’obiettivo neppure tanto recondito di ottenere lo smembramento di fatto di Siria e Iraq, ha permesso al Califfato di imporsi come entità riconosciuta per efficienza e brutalità trasmesse via Web con tecniche raffinate su scala globale. E anche la rassegnata e colpevole accettazione della pulizia religiosa che sta provocando l’esodo di cristiani e altre minoranze Poste Italiane spa spedizione in abbonamento postale D.L.353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n°46)ART.1 COMMA 1 MP-AT/C/SS/AUT.140/2008 - € 1 Settimanale dell’Arcidiocesi di Sassari >>> continua a pag. 8 5 Vita diocesana La tesi dottorale di Don A. Deriu all’ Angelicum 9 Vita diocesana Festeggiati i Giubilei di Sacerdozio 12 2 I lettori ci scrivono Libertà | 30 GIUGNO 2015 | Anno CV | numero 25 [email protected] Sulla presunta discriminazione degli omosessuali “NON C’È BISOGNO DI ALCUN COMMENTO” Q ualcuno mi ha chiesto di intervenire sul quotidiano locale per rispondere a quel tale che ha scritto di essere stato offeso dalle mie parole che avrebbero discriminato, implicitamente, la sua “omosessualità”. Non ho risposto, perché mi sono sentito offeso io dalla Redazione che pubblica certe lettere senza accertarne la fondatezza delle motivazioni, anzi coinvolgendo, nel caso, l’Arcivescovo per promuovere il giornale e chiaramente… gli omosessuali. Ecco, le testuali parole, da me pronunciate, nella riflessione al termine della Processione del Voto: “Interceda la Beata Ver- gine, la nostra ‘Madonnina’, per la Famiglia, fatta oggetto di aggressioni da ogni parte e che sembra si voglia ‘relegare in un angolo’ come un istituto sorpassato al confronto di nuove convivenze che, di fatto, rivendicano gli stessi diritti, senza garantirne quei doveri che madre natura ha affidato alla Famiglia di svolgere, nella sua struttura naturale e che il sacramento del matrimonio ha ancor più esaltato nella sua intrinseca finalità di grembo e culla della vita, in ogni sua fase”. Non c’è bisogno di fare alcun commento. + Padre Paolo Atzei, Arcivescovo Centro diocesano di Ascolto “DEFRAUDATO DEL PRESTITO DELLA SPERANZA” Scrivo questa lettera perché ritengo di essere stato defraudato di quello che è il vero valore della caritas cristiana e del prestito della speranza, e non io solo, ma anche tante altre persone. È già molto difficile parlare della propria situazione familiare davanti a persone sconosciute, e mettere a nudo verità che fanno male a noi stessi anche solo a parlarne, o dover dare documenti “personali” a burocrati che sanno solo fare 2 + 2 = 4, ma che non sanno leggere quanta pena e dolore si nasconda in quelle pagine. Ciò che fa ancora più male è essere derisi e presi in giro da un prestito sperato e invocato e venire a sapere dopo quattro mesi di attesa, che la pratica passata da un primo incaricato viene bocciata da un secondo incaricato e mai passata alla banca, e scoprire altre bugie di contorno. Io sono cristiano, cattolico, praticante e in questo momento bisognoso di aiuto, ma credetemi è molto difficile superare in questo momento la disperazione quando raggiunge certi livelli, perché diventa come un male incurabile. Se la diocesi non ha alcun potere sul prestito della speranza quale speranza si può dare a chi come me si trova in mezzo a un mare forza 10? Grazie per la vostra attenzione e ossequi. Lettera firmata Gentile lettore, dalle sue dichiarazioni si evidenzia un profondo stato di sofferenza. Purtroppo la sua è una condizione vissuta da molte persone che in numero sempre crescente si rivolgono alla Caritas e alle parrocchie per cercare aiuto e conforto. Il Prestito della Speranza è uno dei tanti modi con cui la Chiesa sta cercando di sostenere le famiglie che si trovano in gravi difficoltà finanziarie e sociali o a rischio di emarginazione; un aiuto che incentiva il miglioramento del loro stato. Non significa solo donare denaro, significa regalare la possibilità di ricreare una situazione familiare stabile, sanare i debiti contratti e cominciare da capo una nuova vita, nell’ottica della risoluzione corretta della propria situazione economica. Come ha avuto modo di vedere l’incontro al Centro di Ascolto diocesano, con cui si valuta la possibilità di erogare il Prestito, si basa soprattutto sulla fiducia. Dopo avere verificato il rispetto di tutte le caratteristiche richieste la domanda viene inoltrata alla VOBIS, ente che valuta, per conto della banca, gli aspetti più puramente tecnici. Quando alcuni di questi aspetti, che magari ci si è dimenticato di dichiarare in fase di colloquio con il Centro di Ascolto, non sono compatibili con l’erogazione del Prestito, la richiesta viene respinta. Dall’erogazione del Nuovo Prestito della Speranza, avvenuta circa tre mesi fa, sono pervenute alla Caritas diocesana 19 richieste. Di queste 15 hanno ottenuto il Prestito (due di queste per micro credito d’impresa). A chi non ha potuto avere l’erogazione è stato spiegato il motivo. Comprendendo la sua amarezza la invito a valutare con la sua parrocchia altre soluzioni più consone alla sua situazione in un rapporto di fiducia reciproca e verità. GianFranco Addis Ufficio Comunicazione Caritas diocesana LIBERTÀ Gruppo redazionale: Gian Franco Addis, Antonio Brundu, Mariantonia Fara, Francesco Marruncheddu, Pietro Meloni, Marcello Mura, Michele Spanu Hanno collaborato a questo numero: Gian Franco Addis, Paolo Atzei, Giovanni Dore, Mariantonia Fara, Chiara Gambella, Giulio Gelsomino, Francesco Marruncheddu, Loredana Nela, Ferdinando Rum, Tonio Sau, Bachisio Solinas, Mario Simula, Michele Spanu, Leonarda Tola Renzo Zanazzi, Simonetta Zicchittu. Proprietà Direzione e Amministrazione L.go Seminario 2/a 07100 Sassari - Tel. 079.20.21.877 N.25 | ANNO CV PERIODICO ARCIDIOCESI DI SASSARI ARCIDIOCESI DI SASSARI Reg. Trib. Sassari n.9 - 13/10/2008 Direttore responsabile: Paolo Atzei Vice Direttore: Leonarda Tola Caporedattore: Mario Simula http://www.arcidiocesisassari.it E-mail - [email protected] Abbonamento Ordinario € 30,00 Sostenitore € 50,00 - Estero € 50,00 - Benemerito € 100,00 Stampa NUOVA STAMPA COLOR s r l Zona Industriale - Muros (SS) - tel. 079 345999 [email protected] Ai sensi dell’art. 13 del D. Lgs. 16/2003, vi informiamo che i dati in nostro possesso saranno mantenuti riservati e verranno trattati esclusivamente per soddisfare gli obblighi previsti dalla normativa in vigore. Primo Piano >>> continua da pag. 1 Meo Sacchetti, artefice di questa straordinaria vittoria, esprime il suo orgoglio con poche parole, come è nel suo stile. “Dedico lo scudetto a mia moglie e a tutta la Sardegna. A mia moglie perché dietro un grosso uomo - non so se sono grande ma di sicuro sono grosso - c’è una grande donna. E lei è questo. Alla Sardegna perché siamo stati spinti verso questo traguardo da un intero popolo. Non è un momento facile per questa terra, avevamo provato con mano cosa questa squadra era diventata non solo per la città di Sassari. Mi hanno detto di un’intera Regione impazzita di gioia. Ne siamo orgogliosi. Lo scorso anno – dice ancora il coach - si era esaurito un ciclo. Sapevamo che era arrivato il momento di cambiare, di seguire una strada diversa. Abbiamo cercato giocatori più forti fisicamente, con caratteristiche opposte a quelle di chi ci aveva lasciato. Siamo stati bravi e fortunati. È stato un crescendo, abbiamo attraversato momenti non facili, rivinto la coppa Italia quando nessuno ci avrebbe scommesso. E regalato anche momenti importanti, penso che gara 6 contro Reggio Emilia rimarrà nella storia del nostro basket. Tra un po’ di anni si parlerà di quella famosa finale terminata al terzo overtime. Ho sempre detto che quando ci sono i momenti bisogna saperli cogliere perché certe volte aspetti una vita per momenti che non arrivano mai”. E la passione per la Dinamo ha unito l’intera isola. Festeggiamenti a Cagliari, dove è stata annullata la storica rivalità sportiva tra i due capoluoghi, mentre a Olbia una folla in festa ha applaudito la squadra sbarcata intorno alle 18 all’aeroporto Costa Smeralda. Il vero momento celebrativo è stato però a Sassari in piazza d’Italia, grazie all’iniziativa del sindaco Nicola Sanna e grazie ai social network che hanno permesso di diffonderne la notizia in brevissimo tempo. Nel salotto buono della città erano presenti almeno diecimila tifosi. Il presidente Stefano Sardara nelle sue prime dichiarazioni ha ammesso la sua incredulità: “Era impensabile un risultato del genere. Complimenti comunque a Reggio, società stupenda con un pubblico grandissimo, che ha combattuto fino alla fine. Questa serie è stato un grande spot per il basket italiano. Siamo come l’araba fenice ha aggiunto -, se non ci brucia- mo non risorgiamo. Nel corso della stagione ho strigliato i ragazzi ed è servito. Il momento chiave della stagione è stato arrivare a giocare insieme e conoscersi meglio; da lì è nato il gruppo”. Tra i primi a complimentarsi con i campioni d’Italia, il presidente del Consiglio Matteo Renzi che ha invitato la Dinamo a Palazzo Chigi. È il riconoscimento ufficiale per una squadra nata 55 anni fa, in un campetto in cemento all’ombra del campanile di San Giuseppe e che ora è salita in cattedra e ha tanto da insegnare. Persino alle squadre più blasonate. Le presentazione dell’Enciclica di Francesco Laudato si’ UN’ECOLOGIA INTEGRALE + Padre Paolo, Arcivescovo D opo la riflessione dell’Editoriale scorso circa l’ispirazione francescana (nn. 1-2.1012), dell’Enciclica Laudato si’, ecco l’impegno: presentarne i contenuti durante le prossime settimane. L’Enciclica è composta di 246 punti, distribuiti in sei capitoli: il primo, Quello che sta accadendo alla nostra casa (nn. 17-61); il secondo, Il Vangelo della creazione (nn. 62100); il terzo, La radice umana della crisi ecologica (nn. 101136); il quarto, Un’ecologia integrale (nn. 137-162); il quinto, Alcune linee di orientamento e di azione (nn. 163-201); il sesto, Educazione e spiritualità ecologica (nn. 202-246). Ogni capitolo è suddiviso in varie parti, nelle quali viene sviluppato il richiamo tematico, con una serie di rilievi, approfondimenti, argomentazioni convincenti e stringenti, data la portata e l’attualità dell’ecologia. Fermiamoci ai punti introduttivi (3-9.13-16). Si inizia con un necessario excursus sul Magistero precedente, partendo da San Giovanni XXIII. Nella Pacem in terris, l’Enciclica famosa per la proposta di pace, il Papa si rivolge al mondo cattolico e “a tutti gli uomini di buona volontà”. Non diverso, l’intendimento di Papa Francesco, dato “il deterioramento globale dell’ambiente”: “entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune”. Il beato Paolo VI, nel 1971, nella Octogesima adveniens, riferendosi ai problemi ecologici, afferma che sono “una conseguenza drammatica” dell’attività umana, “una catastrofe” tale da esigere comportamenti radicali, per un autentico progresso. San Giovanni Paolo II, nell’Enciclica Redemptor hominis (1979), lamenta che l’uomo non percepisce il significato dell’ambiente, che sfrutta ferendolo. Occorre “una conversione ecologica globale”, nel rispetto della natura, nella custodia del creato, nel cambiamento degli stili di vita. Benedetto XVI ha invitato a “eliminare le cause strutturali dell’economia mondiale e correggere i modelli di crescita per rispetto dell’ambiente”. Essendo “il libro della natura uno e indivisibile”, ne consegue che il suo degrado compromette l’umana convivenza. Bisogna usare bene la propria libertà, riconoscendo ciò che la trascende. Anche nelle altre Chiese e Comunità cristiane c’è preoccupazione per l’ambiente. Un significativo contributo giunge dal Patriarca Ecumenico Bartolomeo. Un po’ tutti causiamo “piccoli danni ecologici” e siamo autori di “peccati contro la creazione”: la diversità biologica, i cambiamenti climatici, la deforestazione, l’inquinamento. Da qui, la necessità di sacrificio, condivisione, rinuncia. Il mondo è riflesso di Dio Creatore, incontro tra umano e divino, il tutto nel frammento, nel microcosmo come nel macrocosmo. Da qui l’appello di Papa Francesco: la famiglia umana deve essere unita “nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale perché le cose possano cambiare”. C’è speranza che si collabori “per costruire la casa comune”, custodirla. I giovani ne sono coscienza critica. Bisogna rinnovare il dialogo, sentirsi incoraggiati dal cammino finora percorso, a livello di sensibilizzazione e sforzi concreti. Bando all’indifferenza, alla rassegnazione, alla fiducia cieca nella sola tecnica. È una sfida grande, urgente, bella! Il Papa riprende alcune prospettive che attraversano i capitoli: poveri e fragilità del pianeta, l’intima connessione del mondo, la critica della sola tecnica, la dignità e il valore della creatura, le responsabilità politiche locali, nazionali e internazionali, la cultura dello scarto. Insomma: un’ecologia integrale, perché tutto è connesso. 3 4 Politica&Società Libertà | 30 GIUGNO 2015 | Anno CV | numero 25 Ganau incontra i migranti A cura di Michele Spanu IN BREVE VIABILITÀ / PISTE CICLABILI IN TUTTA L’ISOLA Duemilasettecento chilometri di piste e otto milioni di investimento dal Piano infrastrutture: i numeri e l’impianto della rete ciclabile della Sardegna sono stati presentati oggi ai Comuni e alle associazioni di settore al centro culturale “Lazzaretto” dal presidente Francesco Pigliaru e dagli assessori dei Lavori pubblici e del Turismo, Artigianato e Commercio, Paolo Maninchedda e Francesco Morandi. Il progetto individua le sedi dei percorsi, tutti con bassa intensità di traffico e di alto valore paesaggistico. Strade comunali, provinciali e campestri, ferrovie dismesse e centri urbani rappresentano la gran parte degli itinerari. Si aggiungono i sentieri gestiti dall’Ente foreste, le tratte di servizio dei canali irrigui e quelle proposte dagli enti locali e dalle associazioni. CORTE DEI CONTI / VERIFICA DEL RENDICONTO REGIONALE “Noi ci siamo autoimposti il rigore e la trasparenza che solo il bilancio armonizzato può garantire per risanare le casse della Regione ma ci saremmo aspettati che anche il Governo facesse la stessa cosa, invece non andrà in bilancio armonizzato né quest’anno né il prossimo, e questo potrà crearci qualche problema”. L’ha detto il vicepresidente della Regione e assessore della Programmazione e del Bilancio Raffaele Paci dinanzi alla Sezione regionale del controllo per la Sardegna della Corte dei Conti, dove si sta svolgendo la Verifica del Rendiconto generale della Regione per il 2014. Sono presenti anche gli assessori della Sanità Luigi Arru, dell’Industria Maria Grazia Piras, della Pubblica Istruzione Claudia Firino e i direttori generali degli assessorati. “Ringrazio la Corte per questo importante confronto, che non è solo un passaggio formale ma un’importante occasione di riflessione comune”, ha sottolineato Paci. TURISMO / MAPPATURA DEI SERVIZI ACCESSIBILI Prende il via il progetto di mappatura dei servizi accessibili alle persone diversamente abili nelle strutture turistiche attivato dall’assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio in collaborazione con l’agenzia Bic Sardegna. È la prima volta che si realizza una simile iniziativa nell’isola ed esistono pochi precedenti in Italia. “L’obiettivo - dice l’assessore Francesco Morandi - è fornire un quadro informativo ai viaggiatori che, pur avendo impedimenti oggettivi, desiderano programmare una vacanza”. I titolari di strutture alberghiere ed extra-alberghiere classificate, aree archeologiche e musei, spiagge attrezzate e stabilimenti balneari dovranno compilare un questionario on-line, attraverso il quale fornire in maniera dettagliata l’offerta di servizi accessibili. “PARI OPPORTUNITÀ PER TUTTI” U n incontro istituzionale a tutti gli effetti, dal chiaro significato politico. Venticinque degli oltre duecento migranti richiedenti asilo politico e attualmente ospitati nel C.A.R.A. di Elmas sono stati ricevuti nei giorni scorsi nell’aula consiliare del Palazzo di via Roma dal presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Gianfranco Ganau. L’incontro è parte integrante del percorso formativo e di integrazione che da circa un anno i migranti stanno seguendo, grazie al lavoro delle operatrici del Consorzio di cooperative sociali “Casa della Solidarietà”. La maggior parte di loro sono arrivati in Sardegna dopo il calvario attraversato nei loro paesi di origine e nel viaggio a bordo delle “imbarcazioni della morte”. Provengono da Algeria, Bangladesh, Pakistan, Costa d’Avorio, Mali, Togo, Gambia e Senegal, oggi con la speranza che la loro istanza di richiedenti asilo politico possa essere accettata. “Si trovano in un limbo da circa un anno – ha raccontato la direttrice del centro, Nunzia Pica – in attesa di sapere quale futuro potranno iniziare a vivere. Alcuni di loro hanno acquisito nelle terre di origine preziose professionalità: sono meccanici, falegnami, elettricisti e artigiani e sarebbe utile riuscire ad inserirli nei corsi di formazione regionali per acquisire nuove competenze e offrire loro una nuova opportunità lavorativa”. “Affrontiamo un momento difficile – ha sottolineato il presidente dell’Assemblea sarda – una contingenza sociale ed economica molto particolare per l’inserimento lavorativo, ma il nostro impegno quotidiano deve portare a garantire pari opportunità per tutti, sardi e non. Il futuro che piaccia o meno all’Europa che continua ad avere una rigidità davvero inaccettabile – ha proseguito Ganau – è rappresentato dalla contaminazione fra i popoli, l’integrazione e la solidarietà tra chi oggi ospita, come il popolo sardo con una storia di emigrazione dura e difficile alle spalle, e chi deve poter essere ospitato in qualsiasi paese europeo desideri”. “A noi la Sardegna piace – ha dichiarato Amadou (Gambia) – perché i sardi sono gentili. Vorremmo poter vivere e lavorare in Sardegna insieme a voi”. A nome dei ragazzi del centro Amadou ha regalato al presidente una tela bianca personalizzata con i messaggi, i pensieri e gli autografi di tutti gli ospiti del centro di Elmas, insieme alla foto che ritrae la mano di uno di loro stretta a quella di una delle operatrici. Attivate le guardie mediche turistiche AL VIA IL SERVIZIO NELLE COSTE È stato attivato nei giorni scorsi il servizio di Guardia medica turistica nelle coste del Nord Sardegna: sono 14, a regime, gli ambulatori che presteranno assistenza sanitaria ai turisti che trascorreranno le vacanze nelle coste della Gallura. Anche quest’anno la Asl di Olbia, attraverso le Guardie, punta a garantire un’estate più sicura ai turisti e ai non residenti che si troveranno in vacanza nei comuni costieri. Sino al 14 settembre sono operativi gli ambulatori di Guardia turistica del Distretto di Olbia (Budoni, Cannigione, Golfo Aranci, La Maddalena, Olbia, Palau, Porto Cervo, Porto San Paolo, San Teodoro, Santa Teresa di Gallura), ad eccezione di Porto Rotondo che sarà attivo dall’1 luglio all’1 settembre; da questa data e sino al 9 settembre sono attive anche le Guardie del Distretto di Tempio (Badesi, Trinità d’Agultu e Aglientu). Gli ambulatori assicurano l’assistenza sanitaria di base ai non residenti: sono presi- diati da uno o due medici che, 24 ore su 24, tutti i giorni della settimana, garantiscano un pronto intervento sanitario anche in caso di patologie che rivestono carattere d’urgenza. Il medico dell’ambulatorio può prescrivere farmaci, richiedere esami diagnostici e visite specialistiche e formulare proposte di ricovero su ricettario del Servizio sanitario nazionale, può anche rilasciare certificazioni di malattia; in caso di necessità possono raggiungere anche il domicilio del paziente. Nei casi di gravi patologie che comportano prestazioni specialistiche ospedaliere urgenti ci si deve, invece, rivolgere ai Pronto soccorso dei presidi ospedalieri di Olbia, Tempio Pausania e La Maddalena. Le prestazioni sono soggette ad un ticket differenziato a seconda che si tratti di visite ambulatoriali (16 euro), visite domiciliari (30 euro) o ripetizioni di ricette (8 euro). Territorio Gianfranco Soletta riconfermato a Thiesi SINDACI... ALLO SPECCHIO/2 G ianfranco Soletta, 43 anni, dottore in economia, sindaco di Thiesi nel quinquennio 20102015, è stato riconfermato per un secondo mandato con uno scarto significativo sulla lista contendente. Scelta che dice la consapevolezza diffusa tra la gente che non si interrompe un buon lavoro e che il tempo concesso ai progetti in cantiere possa rivelarsi fattore positivo. “Sono molto contento del consenso ricevuto. A fine legislatura saranno 20 gli anni della mia presenza in Comune. Non sono pochi!” dice il Sindaco che è stato anche consigliere dal 2000 al 2010. L’esperienza serve a ridimensionare le difficoltà e a ricondurre i problemi ad una misura di fattibilità: “Ho visto di tutto” afferma Soletta ricordando gli esordi da amministratore, quando il Comune di Thiesi, nel 2001, andò in dissesto finanziario, “6 miliardi di lire”, e si dovette stare “nelle ristrettezze” e penare per risanare le casse comunali ricorrendo a imposizioni fiscali gravose per la popolazione. Il Sindaco oggi sottolinea la vivacità del contesto sociale che a Thiesi vede i giovani promotori di nuove associazioni che organizzano iniziative culturali, soprattutto musicali. È un segno di speranza in una situazione di crisi che riguarda tutta la Sardegna. “Aumenta il disagio e il Comune non ha le risorse sufficienti a dare risposte ai bisogni delle persone. Mentre cambiano gli Enti Locali, in fase di riforma”, dice Soletta confermando l’esistenza anche a Thiesi delle emergenze sociali ben note: non lavoro, reddito insufficiente nelle famiglie, anziani, poveri. Il Sindaco Soletta è fonda- mentalmente ottimista. “La situazione è più dura di prima, ma ce la faremo”: il Comune farà la sua parte portando a conclusione le opere in corso, investendo sulla scuola con una programmazione puntuale delle esigenze, a cominciare da ristrutturazioni e messa in sicurezza degli edifici, per l’acquisizione di fondi che dovranno essere proporzionati alle nuove dimensioni della popolazione scolastica. A Thiesi ormai si concentra il polo scolastico dell’istruzione primaria e secondaria di 1° grado che nel territorio raccoglie i paesi di Siligo, Banari, Bessude e Cheremule. “Non troppa carne al fuoco” raccomanda Soletta ai giovani, naturalmente impazienti, della sua Giunta, ma concentrazione sugli impegni assunti e da mantenere: “Ciò che si può si deve fare, resistendo alla tentazione delle facili promesse”. A cura di Leonarda Tola Università di Sassari, lauree in piazza LANCIO DI TOCCHI ALL’AMERICANA T utto secondo i piani, se possibile anche meglio: la prima edizione della “Laurea in piazza”, organizzata dall’Università di Sassari il 26 giugno, è stata un successo. Un momento di festa per l’Ateneo, la città e le famiglie, così come ci si augurava. Quasi 500 neodottori di tutti i corsi di laurea dell’Università di Sassari (sessione straordinaria 2013/2014) hanno risposto all’invito del Magnifico Rettore Massimo Carpinelli, e ieri pomeriggio si sono presentati in piazza d’Italia con parenti e amici per sfilare davanti a palazzo Sciuti, nel salotto buono, e ricevere la pergamena con i “tocchi” sulla testa. Li stessi tocchi che al termine della cerimonia, dopo la proclamazione dei dottori pronunciata dal Rettore, sono volati in alto tutt’intorno al monumento dedicato a Vittorio Emanuele II. In apertura si è esibito il Coro dell’università di Sassari, diretto dal Maestro Laura Lambroni. Poi si sono succeduti il discorso del Rettore e il saluto del Sindaco Nicola Sanna. Massimo Carpinelli ha puntato sul valore dell’istruzione e, quindi, della laurea: se qualcuno ancora si chiede a cosa serva il “pezzo di carta”, in una società che monetizza tutto, la risposta è la libertà, l’emancipazione che solo lo studio e la cultura possono assicurare. Poi sulla scena è comparsa Chiara Venditti: 22 anni, algherese, laureata in Giurisprudenza in tre anni a fronte di una durata legale di 5; è lei la studentessa più meritevole della sessione straordinaria 2013-2014. Il suo discorso ha messo in luce i meriti e le qualità di un Ateneo, quello di Sassari, che le ha fornito una preparazione non certo seconda a quella che possono vantare altri colleghi della Penisola. Chiara Venditti ha ricevuto dall’Ateneo un premio in denaro. Subito dopo è partito l’ap- pello, e uno a uno in ordine alfabetico, dipartimento per dipartimento, i neolaureati si sono avvicinati al palco per prendere la pergamena alla presenza del Senato accademico togato e dei direttori di dipartimento, con il sottofondo musical jazz dell’Open island quartet di Bitti. Dopo la proclamazione e il lancio dei tocchi, senza dimenticare un allegro fuori programma dell’Associazione goliardica turritana, tutti davanti al maxischermo per la gloriosa e storica finale scudetto tra Reggiana e Dinamo e, infine, il concerto dei Train To Roots. 5 Libertà | 30 GIUGNO 2015 | Anno CV | numero 25 Da Campagna Amica alle mense per i poveri CIBO SOLIDALE A KILOMETRO ZERO Q ualità del cibo a kilometro zero ma, da qualche giorno, oltre che buoni, i prodotti della nostra natura sono anche solidali. Ha preso il via domenica scorsa il progetto Campagna Amica e solidale che vede protagonisti la Coldiretti, il Comune di Sassari, la Caritas e l’associazione “Casa della fraterna solidarietà”. Con la firma su un protocollo d’intesa, i prodotti invenduti nei mercati di Campagna amica finiranno alle mense dei poveri. “Siamo orgogliosi di questo accordo che vogliamo estendere a tutti i mercati sardi di Campagna Amica – ha detto il presidente di Coldiretti Sassari Battista Cualbu – perché questa è un’ iniziativa, in linea con la nostra filosofia, volta al rispetto delle persone, del cibo e dell’ambiente. In questo modo oltre ad aiutare le persone deboli e sfortunate che stanno attraversando un momento di difficoltà, bandiamo la parola spreco, un cancro per la sostenibilità ambientale ed un insulto soprattutto per la crisi economica che stiamo attraversando”. “Il progetto – ha poi aggiunto Grazia Manca, assessore comunale alla Coesione SocialePari opportunità e Partecipazione - assume una valenza di carattere etico, sociale ed edu- I reali del Belgio a Stintino I CAMPAGNA ABBONAMENTI A LIBERTÀ 2015 Antonio Brundu NON POTHO REPOSARE “N Diana ha regalato loro anche un volume fotografico con le bellezze dell’isola. Scorci di paradiso e angoli di storia dell’isola che, alcuni giorni prima, hanno avuto occasione di conoscere anche i rappresentanti della delegazione vietnamita che ha accompagnato l’ambasciatore del governo di Hanoi in Italia in visita a Sassari. Il sindaco Antonio Diana, assieme al direttore del parco Pierpaolo Congiatu, ha accompagnato il rettore dell’Università di Sassari Massimo Carpinelli e il rettore dell’Università di Hue Cao Ngoc Thanh per una visita a Cala Reale e all’ossario austroungarico. Abbonarsi è semplice e conveniente. Per ricevere il settimanale direttamente a casa vostra, con uno sconto rispetto all’acquisto diretto! Ecco le cifre: Ordinario Sostenitore Estero Benemerito sana e corretta alimentazione, di stagione e a km 0, anche per le persone in difficoltà economica”. La canzone nata per il teatro compie 100 anni VACANZE SARDE reali del Belgio hanno fatto tappa a Stintino. Nei giorni scorsi, lo yacht “Alpha” con a bordo Alberto II e Paola del Belgio ha attraccato al porto di Tanca Manna. I reali hanno trascorso un giorno nel comune costiero, dove hanno fatto alcuni acquisti e mangiato in un noto ristorante. Sul molo di Tanca Manna il sindaco Antonio Diana ha incontrato Alberto II, ha discusso a lungo e ha fatto dono al re del Belgio di un libro su Stintino. Quindi, in qualità di vicepresidente del parco nazionale dell’Asinara e poiché i reali si accingevano a fare tappa proprio sull’isola parco, Antonio cativo. Servirà a coinvolgere i produttori agricoli in nuove reti di solidarietà, a sensibilizzare i cittadini consumatori alla donazione anche del prodotto fresco, ad affermare il diritto ad una € 30,00 € 50,00 € 50,00 € 100,00 on potho reposare” compie cento anni. O meglio, il testo compie cento anni. Fu scritto infatti nel 1915 dal sarulese Salvatore Sini, avvocato scrittore e poeta. La poesia fu poi musicata e nacque la celebre canzone omonima. E, in questo centenario, è venuta fuori una notizia curiosa: se i versi sono nuoresi, la musica è quasi sicuramente nata a Tempio, probabilmente alla fine dell’ottocento. È quanto sostiene Michele Pintore, giornalista nuorese e cultore di storia locale, che ha eseguito una approfondita ricerca sul brano. L’opera venne musicata da Giuseppe Rachel, la cui storia parte da Cagliari, si intreccia con Parma e Nuoro e passa da Tempio. “Il mio interesse -dice Pintore- è duplice: come addetto ai lavori in quanto per anni ho fatto parte dello storico coro “Barbagia” di Nuoro (del quale “Non potho reposare” è uno dei cavalli di battaglia, ndr.). Come giornalista, dopo lunghe ricerche, sono arrivato a pubblicare in diversi articoli e libri la storia di questa bellissima canzone”. Pintore ha ritrovato, a seguito delle sue ricerche il manoscritto originale della canzone, in cui Sini annota la data e persino l’orario di stesura dei primi versi: “da ore 15:50 a ore 16:00”). I versi originariamente non erano stati scritti per essere musicati, ma per far parte di una rappresentazione teatrale richiesta al Sini da alcuni studenti universitari. Alla Tempio di fine ottocento ci si arriva col maestro Rachel che, in quel periodo, dirigeva la banda civica e insegnava musica nelle scuole pubbliche della città. “Da notizie dirette risulta che la musica di quella che sarebbe poi diventata “Non potho reposare” faceva già parte del repertorio della banda di Tempio, che ogni domenica si esibiva in Piazza Gallura, già dalla fine dell’ottocento” conclude Pintore. È quindi plausibile che sia i versi sia la musica siano stati scritti separatamente per contesti differenti e solo in seguito i due artisti abbiano deciso di unire le due opere, adattando musica e testo. Giulio Gelsomino Potete effettuare il vostro Oppure attivate il vostro versamento in un ufficio abbonamento allo sporpostale, compilando il tello bancario: bollettino intestato a: APS Libertà Periodico Diocesi di Sassari Largo Seminario 2/a conto corrente 91752402 APS Libertà Periodico Diocesi di Sassari Largo Seminario 2/a 07100 - SASSARI GRAZIE 6 Territorio IBAN IT 78 Y076 0117 2000 0009 1752 402 Magistero del Papa INTERVENTI DI FRANCESCO LA PAROLA DI GESÙ DÀ CORAGGIO RICHIAMO A VIVERE LE VIRTÙ CRISTIANE Il Vangelo di oggi presenta il racconto della risurrezione di una ragazzina di dodici anni, figlia di uno dei capi della sinagoga, il quale si getta ai piedi di Gesù e lo supplica: «La mia figlioletta sta morendo; vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva» (Mc 5,23). In questa preghiera sentiamo la preoccupazione di ogni padre per la vita e per il bene dei suoi figli. Ma sentiamo anche la grande fede che quell’uomo ha in Gesù. E quando arriva la notizia che la fanciulla è morta, Gesù gli dice: «Non temere, soltanto abbi fede!» (v. 36). Dà coraggio questa parola di Gesù! E la dice anche a noi, tante volte: “Non temere, soltanto abbi fede!”. Entrato nella casa, il Signore manda via tutta la gente che piange e grida e si rivolge alla bambina morta, dicendo: «Fanciulla, io ti dico: alzati!» (v. 41). E subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare. Qui si vede il potere assoluto di Gesù sulla morte, che per Lui è come un sonno dal quale ci può risvegliare. (Angelus, 28 giugno 2015) L’odierna solennità dei santi Apostoli Pietro e Paolo è celebrata, come sapete, dalla Chiesa universale, ma è vissuta con gioia tutta particolare dalla Chiesa di Roma, perché nella loro testimonianza, sigillata col sangue, essa ha le proprie fondamenta. Roma nutre speciale affetto e riconoscenza per questi uomini di Dio, venuti da una terra lontana ad annunciare, a costo della vita, quel Vangelo di Cristo al quale si erano totalmente dedicati. La gloriosa eredità di questi due Apostoli è motivo di spirituale fierezza per Roma e, al tempo stesso, è richiamo a vivere le virtù cristiane, in modo particolare la fede e la carità: la fede in Gesù quale Messia e Figlio di Dio, che Pietro professò per primo e Paolo annunciò alle genti; e la carità, che questa Chiesa è chiamata a servire con orizzonte universale. Nella preghiera dell’Angelus, al ricordo dei santi Pietro e Paolo associamo anche quello di Maria, immagine vivente della Chiesa, sposa di Cristo, che i due Apostoli «hanno fecondato con il loro sangue» (Antifona L’approfondimento d’ingresso della Messa del giorno). Pietro conobbe personalmente Maria e nel colloquio con lei, specialmente nei giorni che precedettero la Pentecoste (cfr At 1,14), poté approfondire la conoscenza del mistero di Cristo. Paolo, nell’annunciare il compimento del disegno salvifico «nella pienezza del tempo», non mancò di ricordare la “donna” da cui il Figlio di Dio era nato nel tempo (cfr Gal 4,4). Nella evangelizzazione dei due Apostoli qui a Roma ci sono anche le radici della profonda e secolare devozione dei romani alla Vergine, invocata specialmente come Salus Populi Romani. Maria, Pietro e Paolo: sono nostri compagni di viaggio nella ricerca di Dio; sono nostre guide nel cammino della fede e della santità; loro ci spingono verso Gesù, per fare tutto ciò che Egli ci chiede. Invochiamo il loro aiuto, affinché a cura di Don Francesco Marruncheddu CAMBIATA LA TRADIZIONE DEL PALLIO P er antica tradizione il 29 giugno, solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, il Papa durante la solenne Celebrazione nella Basilica Vaticana imponeva il Pallio ai nuovi Metropoliti. Si tratta di una il nostro cuore possa sempre essere aperto ai suggerimenti dello Spirito Santo e all’incontro con i fratelli. (Angelus nella Solennità di SS. Pietro e Paolo, 29 giugno 2015) striscia di lana bianca ornata di croci nere che simboleggia la pecora sulle spalle di Gesù Buon Pastore e la comunione dei Vescovi con il Papa, ed è prerogativa degli Arcivescovi Metropoliti, ovvero i Vescovi di quelle Sedi a capo di una circoscrizione, la “Provincia ecclesiastica”, come appunto quella Turritana che attorno alla Chiesa Metropolitana di Sassari raduna le Chiese suffraganee di Alghero – Bosa, Ozieri e Tempio – Ampurias. Ma da quest’anno, almeno per ora, si cambia musica. È stato mons. Guido Marini, Maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, a rendere nota questa decisione di Papa Francesco con una lettera inviata a tutte le Nunziature nello scorso gennaio. Una modifica che intende sottolineare maggiormente, come ha spiegato lo stesso Marini, “la relazione dei vescovi con la chiesa locale”. Il Pallio non verrà più imposto ai nuovi Metropoliti ma consegnato loro in attesa che venga poi loro imposto in diocesi dal Nunzio Apostolico. “Dal prossimo 29 giugno – aveva spiegato Marini a Radio Vaticana - in occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo, gli Arcivescovi, come consuetudine, saranno presenti a Roma, concelebreranno con il Santo Padre, parteciperanno al rito di Benedizione dei Pallii, ma non avranno l’imposizione: semplicemente, riceveranno in forma più semplice e privata dal Santo Padre il pallio a loro destinato. L’imposizione, poi, si effettuerà nelle loro diocesi di appartenenza, e dunque in un secondo momento, alla presenza della Chiesa locale e in particolare dei vescovi delle diocesi suffraganee accompagnati dai loro fedeli”. La modifica consentirà a più fedeli di essere presenti a questo rito così significativo e anche, in modo particolare, “ai vescovi delle diocesi suffraganee, che in questo modo potranno partecipare al momento della imposizione”. “In questo senso - ha concluso Marini -, si mantiene tutto il significato della celebrazione del 29 giugno, che sottolinea la relazione di comunione e anche di comunione gerarchica tra il Santo Padre e i nuovi arcivescovi; allo stesso tempo, a questo si aggiunge - con un gesto significativo - questo legame con la Chiesa locale”. Diventa così regola generale quella che prima costituiva un’eccezione: nel caso l’Arcivescovo fosse impossibilitato per qualche motivo ad essere a Roma, il pallio gli veniva imposto dal nunzio o da un altro vescovo delegato. In qualche altro caso particolare, il Papa stesso lo imponeva privatamente: è il caso degli ultimi due arcivescovi di Milano, Dionigi Tettamanzi e Angelo Scola, che l’hanno ricevuto singolarmente dalle mani di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Quest’anno il Pallio è stato dunque “consegnato” e non più “imposto” a 46 nuovi Arcivescovi Metropoliti, tra i quali tre italiani: Pelvi di Foggia, Nolè di Cosenza e Castellucci di Modena. Una curiosità: la lana per la confezione dei sacri Pallii proviene da agnelli allevati dalle religiose del convento romano di San Lorenzo in Panisperna e offerti ogni anno al pontefice dai Canonici regolari Lateranensi in occasione della memoria liturgica di sant’Agnese, il 21 gennaio. 7 8 Vita diocesana Libertà | 30 GIUGNO 2015 | Anno CV | numero 25 Conferenza su “Etica e senso civico” CONTRO L’INDIVIDUALISMO E LA DECADENZA MORALE L a Conferenza su “Etica e Senso civico” tenuta nella sala della Camera di Commercio, è stata organizzata unitamente all’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme Sezione Sardegna Nord, dall’associazione provinciale della 50&Più, dal Rotary Club Sassari Nord, Il Centro Culturale delle Fontane, il Club dei 40, il Centro d’Arte e Cultura Giuseppe Biasi, la Fidapa, La Confcommercio, La Confidi Commercio e la Camera di Commercio di Sassari. È stata preparata da un gruppo di lavoro comprendente anche i docenti universitari Franco Nuvoli e Fabio Spurio. Il gruppo ha, infatti, elaborato un documento che, nell’offrire spunti e indicazioni per i relatori, richiama le condizioni basilari dell’etica pubblica il cui venir meno, sia nei rapporti interpersonali ma soprattutto nelle istituzioni, sta favorendo la diffusione di uno stato di decadenza morale e di spiccato individualismo. L’attuale insostenibile carenza di senso civico è da mettere in relazione con la presenza di leggi moralmente reprensibili, di privilegi anacronistici propri della classe politica, di sistemi clientelari e soprattutto con l’acuirsi dei dislivelli economici, culturali e sociali. In tale contesto di sgomento e imbarazzo si inseriscono le considerazioni di Sebastiano Casu che, in apertura dei lavori, evoca il rischio dell’indifferenza con richiamo al senso di responsabilità e ad un impegno fattivo nel rispetto di valori universalmente condivisi. Analizzando il tema nell’ambito della politica e dell’amministrazione pubblica, nel suo breve excursus storico Mario Segni, con richiami ora alle “tre malebestie” quali statalismo, partitocrazia e corruzione denunciate da Don Sturzo, ora alle conseguenze nefaste del consociativismo degli ultimi anni Ottanta/Novanta, non manca di evidenziare come, spesso, le norme facilitino il deterioramento della vita pubblica e sociale i cui moduli organizzativi possono consentire o contrastare fenomeni corruttivi. Altri elementi a valenza negativa afferiscono, secondo il relatore, al rapporto tra moralità pubblica ed evasione fiscale, ma anche alla presenza di norme non sufficientemente garantiste sul piano dell’onestà. Altri sono riconducibili ad una differente consapevolezza – rispetto ad esempio al pubblico statunitense – del senso di autoosservanza delle regole e della denuncia delle violazioni delle stesse di fronte alle quali la classe dirigente italiana ha commesso un grande errore escogitando, sembrerebbe di capire, condoni a raffica in luogo di esemplari riprovazioni. A sua volta, Gianni Garrucciu, riferendosi al settore dei media e della comunicazione, individua nell’onestà il fondamento dell’etica professionale, un’etica capace di rifiutare a priori comportamenti servili e respingere minacce e pressioni mirate ad oscurare o manipolare le notizie. In tale ottica i media cessano di essere cassa di risonanza per proporsi invece come formatori di mentalità e concorrere a sviluppare e diffondere umanità. Oggi, la professionalità dell’operatore si manifesta ed esprime non tanto nello scoop in sè, quanto nel modo di trattare e rappresentare l’informazione, di selezionare le notizie in base ad una pubblica utilità e fine, libera da condizionamenti di gruppi finanziari o di rilievo pubblicitario. Con un intervento per certi aspetti più complesso ed articolato, Bernardo De Muro, soffermandosi in particolar modo su quella temibile ma affascinante figura di educatore quale fu Augusto Monti che ebbe come allievi personaggi del calibro scelte chiare anche sul terreno delle politiche di accoglienza e di diritto di asilo. Tutto ciò senza che si debba cedere a posizioni buoniste e remissive quando serva contrastare (e censurare) discorsi o comportamenti capaci di minacciare le regole della convivenza che ci siamo dati e che vogliamo difendere contro i nuovi nemici della civiltà. Chi distrugge i luoghi di culto e le opere d’arte, chi spara su turisti inermi seduti al sole, chi mozza teste e fa esplodere fabbriche non può ottenere alcun tipo di cittadinanza. E per non cedere al ricatto del terrorismo dobbiamo vincere la paura senza cedere all’irrazionalità o alla rabbia. Solo una determinata e lucida reazione può abbreviare la guerra dell’angoscia, del sospetto e dell’odio, che non pos- di Cesare Pavese, Leone Ginzburg e Massimo Mila, rileva una situazione di regressione etica nel mondo della scuola e della cultura. Partendo dall’assunto che i docenti devono essere maestri, modelli e mèntori e la cultura antidoto alla corruzione, alla diseducazione ed alla violenza lo studioso vede, nell’assenza di punti fermi e nella rinuncia al ruolo di guida da parte dell’istituzione pubblica, la causa della crisi degli adolescenti e dei fenomeni di violenza nelle aule. Lo stato attuale dei rapporti fra i due principali fattori del processo formativo registra azioni di risentimento ed opposizione della famiglia nei confronti della scuola, spingendo entrambe su posizioni. Bachisio Solinas >>> continua da pag. 1 aumenta la protervia e l’espansione dell’Is. Infine, la frequente incapacità dello stesse comunità musulmane di isolare i fondamentalisti, prima modalità in Europa per spuntare le armi del terrore, impone di aumentare i tentativi di dialogo con quelle comunità, per un comune percorso verso la tolleranza e il rispetto. Un risultato cui possono contribuire IN BREVE I CAMPI SCUOLA ESTIVI DELL’AC. L’estate, tempo di riposo e vacanze, diventa per i giovani anche tempo di esperienze forti. Come ogni anno il Settore Giovani dell’Azione Cattolica organizza i campi diocesani. La cornice sarà, questa volta, il Santuario di “Sa itria” a Gavoi; immersi nella natura e ospitati nelle tipiche cumbessias sarde, i giovanissimi vivranno il loro camposcuola nei giorni dal 20 al 25 agosto; per i giovani l’esperienza inizia il 27 agosto per terminare il 30 dello stesso mese. Condivisione, approfondimento di temi forti e preghiera scandiscono le giornate dei campi estivi, senza tralasciare l’importanza dei momenti “liberi”, utili per riposare e socializzare. Tutte le informazioni sui campi dell’Azione Cattolica sono reperibili sul sito web diocesano www.acsassari.it. siamo perdere. * AV del 27.06.2015 9 Su fogarone de Santu Juanne PLOAGHE, UNA TRADIZIONE CHE CONTINUA A nche quest’anno la nostra comunità, la notte del 23 giugno, si è ritrovata attorno al grande falò in piazza San Pietro. Una tradizione, quella di accendere i fuochi per la festa di San Giovanni e che a Ploaghe era solo un ricordo di tempi passati, che riemerge di tanto in tanto nel saluto che alcune signore si rivolgono chiamandosi comari proprio per aver saltato insieme il fuoco, ormai anni orsono. Qualche anno fa però, il nostro parroco, Mons. Tonino Canu, ha riproposto l’accensione del fuoco nella notte del 23 giugno come momento conclusivo dell’anno catechistico; da lì si è ripartiti, la festa si è spostata dal Convento di Sant’Antonio nella centrale piazza San Pietro, coinvolgendo tutta la comunità. L’organizzazione è affidata al Consiglio Pastorale, mentre la preparazione e l’accensione del fuoco sono curate con grande maestria dal Comitato di San Pietro. La serata inizia con un momento di giochi per i bambini, una gara di corsa coi sacchi fra le diverse classi di catechismo, e si conclude con un divertente tiro alla fune tra catechisti, uomini contro donne, che vede vincitrici le signore (a onor del vero occorre dare atto che le donne erano numericamente superiori). Nel frattempo la catasta è stata preparata, ci stringiamo tutti intorno per la benedizione del fuoco, il parroco dà inizio ad un momento di preghiera e di ascolto della Parola di Dio e poi il fuoco, benedetto, sale alto e scintillante. Quest’anno l’onore del primo salto spetta ai tre candidati alla carica di Sindaco nelle recenti consultazioni elettorali e così la festa inizia, musica salti e un ricco e variegato rinfresco offerto dai vari gruppi parrocchiali fanno da cornice a questo momento molto semplice, ma partecipato, di amicizia e di allegria. In un maxi schermo posizionato sul sagrato della chiesa scorrono le immagini degli eventi e dei momenti più significativi della nostra comunità: le celebrazioni dei tempi forti, delle comunioni e delle cresime, dei matrimoni e dei battesimi, i pellegrinaggi, le feste di carnevale, la missione popolare da poco conclusa, solo per citarne alcuni. Trovarsi attorno al fuoco ha radici profonde nella cultura contadina, ma ancora oggi è occasione per suggellare amicizie e stringerne di nuove; è un momento di vicinanza e di condivisione. Saltare insieme l’ostacolo del fuoco significa che insieme si possono superare ostacoli e divisioni, con questo salto si stringe un legame: si diventa comari e compari. Siamo già a notte inoltrata quando, per concludere la serata, le note dei tradizionali balli sardi invitano a formare un grande cerchio attorno al fuoco, le braccia di giovani e meno giovani si intrecciano per seguire il ritmo della musica tra lo stupore ammirato di chi è rimasto a guardare. Loredana Nela La tesi dottorale di Don Alessio Deriu COME GESÙ CONOSCE IL PADRE? “V isione beatifica”, in cristologia, richiama la conoscenza umana di Cristo nel suo singolare rapporto col Padre. Tale conoscenza di Figlio, Dio-Uomo, è frutto dell’assolutamente armonica e simultanea, inseparabile relazione tra le due nature, divina e umana. Questo l’argomento della tesi dottorale che don Alessio ha presentato e difeso lunedì 22 giugno scorso. Egli ha scelto di approfondire criticamente gli scritti del teologo francescano, il conventuale Luigi Iammarrone, di origine abruzzese, in ordine alla visione beatifica. Ecco l’approccio scritturistico (non c’è nella Bibbia il termine visione beatifica) che, pur non mancando richiami fondamentali, non ne offre di diretti in ordine al tema. Il Magistero, specialmente il Catechismo della Chiesa Cattolica, offre invece qualche spunto, come anche la riflessione di alcuni teologi odierni. L’Autore di riferimento, nella sua nota competenza interdisciplinare, appare “ancorato alla continuità tradizionale”. In lui la trattazione del tema appare in stretta connessione con la tesi dottorale: L’unità psicologica in Cristo, tema assai dibattuto negli anni ‘40 e ‘50 del secolo scorso, con una terminologia che risente del passaggio dalla teologia classica a quella moderna: uso dei termini “scienza”, intesa come “coscienza” e “autocoscienza” (San Tommaso adotta “conoscenza di sé”). Iammarrone, legato ai Maestri francescani Bonaventura e Duns Scoto, riserva anche grande attenzione a Tommaso. Ne fa fede l’esame e lo sviluppo dei suoi scritti cristologici, dal conseguimento del dottorato (1957) fino alla morte (2008), passando per l’evento del Vaticano II. Le sue puntualizzazioni sui pericoli di una cristologia figlia della teologia moderna sono, per chi lo ha conosciuto, un classico. Afferma l’imprescindibile riferimento alla dottrina cattolica, ma non manca di sensibilità verso le mutate situazioni. Da qui, la sua continuità con la tradizione ecclesiale precedente: la fede esperta, il senso di appartenen- za alla Chiesa, il servizio reso da teologo e docente, ben testimoniano la sua radice francescana, ossia l’indiscussa fedeltà alla Chiesa e al Magistero. Quanto alla visione beatifica, egli la spiega in riferimento all’unione ipostatica. Ossia, la conoscenza umana di Cristo, per il suo essere Dio-Uomo, Rivelatore del Padre e Salvatore, è di chiara impostazione tomista, perché armonizza ciò che Egli è ontologicamente (in sé) con la ragione soteriologica (“per la nostra salvezza discese dal cielo”). Si tratta di un insistente richiamo al Concilio di Calcedonia, per il rispetto dovuto al dogma sul Verbo incarnato. Don Alessio evidenzia che per Padre Iammarrone la visione beatifica di Cristo è “necessaria”, conseguente all’unione ipostatica, mentre San Tommaso la ritiene “convenienza”. Inoltre, rileva la compossibilità in Cristo della visione beatifica con la kenosis. Certo è difficile spiegare tale compresenza del viator e del comprehensor in Cristo. Secondo studi specifici di psicologi e le testimonianze dei Martiri e dei Santi, gloria e dolore possono coesistere e provarsi simultaneamente. Ossia, la visio beata non vanifica la piena umanità di Gesù e la kenosis la piena divinità. C’è dunque la ‘compossibilità’ della visio e della kenosis, nella linea dell’abbassamento e dell’innalzamento del Verbo (cfr. Fil 2,6-11). Quali i possibili sviluppi della tesi? L’approfondimento della posizioni di Tommaso e di Scoto, una ricerca allargata ai commenti esegetici dell’Aquinate, come pure appagare un’utile curiosità circa le ragioni del ‘tomismo francescano’ del Padre Iammarrone, apparentemente una ‘contraddizione’, ma anche una ricchezza delle differenze delle due scuole teologiche. In ultima analisi, con un’immagine musicale usata da don Alessio, Padre Iammarrone non sarà stato un grande compositore come Tommaso, ma certamente un buon musicista che ha eseguito e interpretato l’opera con originalità e passione. Alla tesi e sua difesa è stato dato il massimo dei voti. La Commissione esaminatrice ha apprezzato il lavoro, il dominio della materia e le spiegazioni addotte. Al termine, nell’atrio della Pontificia Università di San Tommaso d’Aquino, rinfresco per tutti i presenti, fra i quali il Rettore dell’Accademia, l’Arcivescovo Giampiero Gloder, il vice e tanti alunni confratelli del dottorando, nonché l’Arcivescovo e il Vicario generale di Sassari, il parroco di Cristo Redentore. La festa è continuata con la cena nel refettorio dell’Accademia, presente stavolta anche mons. Francesco Soddu, direttore nazionale della Caritas. Sia in aula che nel refettorio, don Alessio ha ringraziato ordinatamente e puntualmente la Commissione esaminatrice, l’Università Pontificia, il Rettore dell’Accademia e l’Arcivescovo di Sassari, ma in modo particolare i genitori. “Prosit”, don Alessio, e “ad maiora”, ossia a più alti traguardi. (p.a.) 10 Vita diocesana Libertà | 30 GIUGNO 2015 | Anno CV | numero 25 Amministrazione delle Cresime SAN BARTOLOMEO, OSSI È con grande gioia che domenica 14 giungo, la nostra comunità di San Bartolomeo Apostolo, in Ossi, con il Parroco Don Barore Saba ha accolto l’Arcivescovo mons. Paolo Atzei e ha presentato 54 giovani che, già consacrati a Cristo nel Battesimo, chiedono il sigillo dello Spirito Santo con il Sacramento della Confermazione, dono che li unirà in modo più perfetto a Cristo e alla Chiesa. I ragazzi hanno seguito una catechesi parrocchiale di tipo catecumenale che quest’anno, nei vari tempi liturgici, li ha portati a riflettere, insieme alla comunità, sul Credo, simbolo della nostra fede. La riflessione ha avuto il suo culmine durante la Veglia Pasquale, dove, alla storia del cammino che il popolo di Israele ha compiuto per arrivare alla salvezza, sono state B.V. CONSOLATA, PORTO TORRES associate le varie fasi della vita: dalla nascita fino alla morte/futuro di Dio. I ragazzi sono stati aiutati a comprendere che l’intera vita è un dono: la vita, la fede, le persone che ci vogliono bene, il creato: tutto è dono di Dio. Crescendo dovranno imparare che non basta ricevere ma occorre, con responsabilità, fare delle scelte personali e convinte alla luce del Vangelo. Ora sono loro stessi che, prima di ricevere i doni dello Spirito, devono esprimere in prima persona, davanti alla comunità, il loro ‘sì’ al Signore e alla Chiesa. Confidiamo nello Spirito Santo, affinché trasformi questi giovani in veri testimoni dell’amore di Cristo. A Maria, Madre della Chiesa, chiediamo di vegliare sempre su di loro. Le catechiste Pierangela, Sara e Sonia IMMACOLATA CONCEZIONE, OSILO I l giorno 21 giugno la Parrocchia “Immacolata Concezione” di Osilo vive un giorno speciale vestendosi di gioia e riconoscenza a Dio per un gruppo di 29 ragazzi che hanno ricevuto il Sacramento della Cresima completando così il loro cammino di iniziazione cristiana. Il nostro Vescovo padre Paolo ha invitato questi giovani ragazzi a scegliere la riva di Dio di cui Gesù ci rivela il cammino. Li ha esortati a scegliere Cristo, come persona viva, capace di indicare loro l’unico e autentico criterio che li aiuta a distinguere ciò che è veramente bene da ciò che è male. Il cammino catechistico durato sette anni, li ha portati, con l’aiuto di don Antonio Cuccureddu, il nostro parroco e le catechiste, a fare un percorso di conoscenza, riflessione ed esperienza delle verità della fede. Hanno fatto esperienza del Padre nostro che è creatore dell’universo; del Figlio che ce lo rivela e che ci salva; dello Spirito Santo, attraverso il quale noi abbiamo la certezza dell’amore del Padre e del Figlio che vive in noi; della Chiesa che ci accoglie come madre, guidata dal Papa. L’invito che tutti noi facciamo a questi ragazzi è scegliere Gesù, servendolo nei nostri fratelli. Sentire la comunità cristiana come casa propria, coinvolgendosi in prima persona, avendo Gesù come primo e ultimo riferimento delle loro scelte, per costruire una società più umana, più giusta e più fraterna. Giovanni Dore S abato 20 Giugno, la Parrocchia della B.V. della Consolata, in Porto Torres, è in festa per il dono spirituale che 15 ragazzi (5 ragazze e 10 ragazze) hanno ricevuto, per mano dell’Arcivescovo mons. Paolo Atzei, successore degli Apostoli, con l’amministrazione del Sacramento della Confermazione. I ragazzi sono giunti a questa tappa attraverso un cammino di fede: 3 anni in preparazione alla Ss. Eucaristia e 3 anni in preparazione alla Cresima. Le lezioni di catechismo si sono svolte ogni domenica dopo la partecipazione alla Messa e negli ultimi due mesi si è ag- giunta, durante la settimana, un’altra ora di lezione tenuta dal parroco. Ringrazio pubblicamente le catechiste per la loro disponibilità e impegno. L’augurio e la supplica verso lo Spirito Santo è che illumini questi ragazzi perché possano tenere sempre presente che questo giorno per loro non è un traguardo, ma una tappa nel loro cammino di fede e fedeltà verso Gesù. La nostra Madre del cielo, la B.V. della Consolata, sia sempre vicino soprattutto nei momenti della prova. Don Ferdinando Rum SAN GIUSEPPE, SASSARI S abato 27 giugno, alle ore 17, è stato celebrato nella Parrocchia di San Giuseppe a Sassari il Sacramento della Confermazione, dono dello Spirito Santo effuso su 58 tra ragazzi e giovani dall’Arcivescovo di Sassari, mons. Paolo Atzei. La gioia ha caratterizzato la partecipazione a questo evento a cui per anni hanno lavorato i catechisti della comunità parrocchiale Lallina con Roberta e Antonio, Stefania con sr Liliane e Chiara, gli educatori dell’Azione Cattolica Lidia e Claudio e i capi Scout Sergio e Silvia. Questo momento è stato particolarmente preparato dalla Comunità grazie agli interventi del parroco, don Massimiliano Salis, e del vicario parrocchiale, don Alessandro Pilo: due incontri di immediata preparazione e il ritiro presso il Pime hanno consentito di vivere nella preghiera il dono dello Spirito Santo che sarebbe stato elargito. Prendendo spunto dalla Liturgia della Parola della XIII domenica del Tempo Ordinario, l’Arcivescovo ha sottolineato durante l’omelia l’importanza del sentirsi partecipi della guarigione operata dal Signore nella vita dei cresimandi, così come si è realizzata nella vita della figlia di Giàiro, quale compito alto che attende chi è partecipe del dono dello Spirito Santo, come testimonianza da offrire al mondo. È stato inoltre molto apprezzato il momento in cui l’Arcivescovo, quale successore degli Apostoli, ha rivolto ad ogni singolo cresimando non solo le parole del rito, ma anche l’incoraggiamento per una crescita cristiana, vissuta alla luce del Vangelo. 11 In Auditorium, Convegno sull’educazione dei figli FAMIGLIA... BASTA LA PAROLA? M ai come in questi anni appare appropriato parlare di “emergenza educativa”. Educare, missione impegnativa, ma quanto mai affascinante; missione primaria dei genitori, coadiuvati dalle altre agenzie educative, ma sempre conservandone il primato che rischia di essergli scippato attraverso una serie di azioni sotterranee e silenziose che, di fatto, tramutano proposte di interventi in interventi veri e propri. Questo il contesto che spinge a muovere chi ha una coscienza vigile e attenta all’evolversi delle idee e dei pensieri e a creare eventi, occasioni per conoscere, riflettere su quanto sta accadendo intorno a noi. Il 24 giugno 2015 nell’ dell’Auditorium in largo Seminario a Sassari si è svolto uno di questi momenti. Organizzata dalle associazioni Giuristi per la vita, Centro di Preparazione alla Famiglia Sassari e Famiglie Numerose, la serata ha avuto come tema “Famiglia…..basta la parola? La sfida antropologica, l’educazione dei figli e le differenze indifferenti: cosa sta accadendo?” Il relatore della serata è stato l’Avvocato Gianfranco Amato, Presidente Nazionale dei “Giuristi per la Vita”, editorialista di Avvenire e di altre testate ed autore di varie pubblicazioni di cui l’ultima “Gender (d)istruzione- le nuove forme d’indottrinamento nelle scuole italiane”. Amato ha presentato subito lo stato d’arte con cui si confondono le idee, manipolando pericolosamente il concetto di omofobia, costruendoci intorno un’ impalcatura propagandistica ideologica. Se l’omofobia, privata di una definizione certa, viene ridotta ad un mero contenitore, ciascuno può arrogarsi il diritto di riempirlo come meglio crede. Se a farlo è il potere, però, allora l’operazione rischia di essere pericolosa, dice Amato. Così spiega qualcosa degli opuscoli che portano il logo dell’UNAR ( Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale), Dipartimento delle Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Gli opuscoli rivelano evidente la natura propagandistica a favore dell’ideologia ‘omosessualista’ e della cosiddetta “teoria del gender” che pretende di sopprimere la differenza sessuale separandola da qualsiasi indicazione naturale. L’UNAR affida all’istituto A.T. Beck di Roma la redazione di tre opuscoli dal titolo “ Educare alla diversità a scuola”, rispettivamente per i tre gradi di scuola primaria, secondaria di primo grado e di secondo grado. Letti gli opuscoli il tema si fa subito serio quando si afferma che “I tratti caratteriali, sociali e culturali, come i gradi di religiosità, costituiscono fattori importanti da tenere in considerazione nel delineare il ritratto di un individuo omofobo” e che “appare evidente che come maggiore risulta il grado di cieca credenza nei precetti religiosi, maggiore sarà la probabilità che un individuo abbia una attitudine omofoba”. Molte le reazioni di sdegno dalla CEI, dalle associazioni dei genitori, dagli stessi studenti agli insegnamenti degli opuscoli ma soprattutto forte, impegnata, documentata, l’azione dell’avvocato Amato che con articoli, denunce, conferenze, si rende promotore instancabile e appassionato. Non mancano le reazioni degli organizzatori che comunque sono costretti a ritirare gli opuscoli, incriminati dagli stessi organi di governo che non possono più difendere la paternità dell’operazione. Nonostante tutto, l’attacco continua e nelle scuole si susseguono i progetti di educazione all’affettività ed altri, condotti con docenze sconcertanti e affidate a relatori quanto meno discutibili, come quelli del “Corso di Strategia Nazionale per la prevenzione ed il contrasto della discriminazione basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere”, affidati al servizio LGBT Torino (lesbichegay-bisessuali e transgender) a cui sono invitati tutti i dirigenti regionali e provinciali e del ministero. Lungo l’elenco delle violenze esercitate sui giovani, consigliando libri non idonei per le espressioni utilizzate, non scrivibili nemmeno in una interpellanza parlamentare ( vedi interpellanza Giovanardi, rifiutata per iscritto dallo stesso presidente del Senato Grasso), o proiezioni di films, esercitazioni in classe con schede o altri supporti didattici quali ad esempio: racconti, fiabe, storie ecc…….. . Abbiamo sentito, ancora dal relatore, di una professoressa accusata di omofobia per la provocazione, studiata, di uno studente appartenente ad una associazione arcigay. Abbiamo sentito di genitori coraggiosi che denunciano e si organizzano per difendere il loro diritto ad essere educatori primari, attivi e responsabili come voluti e tutelati dalla “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo” ( art. 18 e 26) e dalla Costituzione Italiana (art. 30). Abbiamo sentito dall’appassionato avvocato Amato del disegno di legge S. 1680, attualmente in parlamento, dove bambini e giovani verranno “manipolati come cavie per sperimentazioni sociali”, giusto per citare in chiusura parole del Santo Padre Francesco. “Possiamo fermare questa deriva ma dobbiamo esserci, sapere, studiare, informarci, agire”. Così ci saluta l’avvocato Gianfranco Amato lasciandoci, insieme all’incoraggiamento di Padre Paolo, un invito ad essere protagonisti. approfondimento progressivo delle basilari verità della nostra fede e in un inserimento nella Sacra Liturgia, ora, da Cristiani maturi, sono chiamati a prendere parte attiva alla vita della comunità e ha evidenziato come sia fondamentale in questo inserimento il ruolo della famiglia e dell’intera comunità parrocchiale, rappresentata accanto ai ragazzi dai loro padrini e madrine. Proprio quest’ultima dimensione è stata ripresa da Mons. Atzei nella sua omelia. Dopo il commento alle letture della XIII domenica del tempo ordinario, rivolgendosi ai cresimandi e alle loro famiglie, compresa quella ampia che è la Chiesa, ha ricordato come il ruolo di accompagnatori sia indispensabile nel delicato momento dell’adolescenza e dell’uscita dal paese per gli studi superiori. È necessaria una testimonianza di fede e di umanità per acquisire una ferma coscienza di identità personale, del proprio essere maschio e femmina, creati ed amati da Dio e chiamati, con intelligenza spirituale, a saper cogliere tra i pericoli che invadono la società il giusto e il bene. In questo giorno di grazia, la comunità parrocchiale di Florinas ha certamente raccolto dalle labbra del suo Pastore l’invito al coraggio di essere cristiani. Chiara Gambella Renzo Zanazzi B. V. ASSUNTA, FLORINAS È stato celebrato la mattina del 28 Giugno, presso la chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta in Florinas, il Sacramento della Confermazione. Nella Santa Messa, presieduta da Mons. Paolo Atzei hanno ricevuto l’unzione con Sacro Crisma 10 fanciulli. Nel presentarli, il parroco don Giosuè Carboni, ha sottolineato come il cammino catechistico accompagni i nostri ragazzi fino alla Cresima, in un 12 Vita consacrata Libertà | 30 GIUGNO 2015 | Anno CV | numero 25 Ritorna la rubrica su religiose e religiosi DONO NELLA CHIESA E PER LA CHIESA U n anno intero per parlare e riflettere sulla Vita consacrata. Il 2015 è una grande opportunità per riscoprire il dono grande che essa è nella Chiesa e per la Chiesa, insieme profezia e mistero. Tra i tanti carismi della Chiesa, quello dei religiosi e delle religiose è forse il più “escatologico” in quanto essi rimandano a quel “già e non ancora” che ha in sè l’attualità di una testimonianza e la forza del futuro nella vita eterna. Un camminare dentro la storia proiettati verso l’infinito, verso l’eternopresente di Dio. La nostra Chiesa Turritana ha una lunga, variegata e nobile tradizione religiosa, a tutti i livelli e in tutte le epoche. In Città da secoli e secoli sono stati presenti (e in gran parte lo sono tuttora) i più grandi Ordini religiosi che hanno fatto la storia della vita consacrata: i Francescani Conventuali, i Frati Minori, i Frati Minori Cappuccini, i Domenicani, i Carmelitani, i Gesuiti, i Servi di Maria. A loro si affiancarono anche le presenze femminili, quali le Benedettine, le Clarisse, le Elisabettine, le Clarisse Cappuccine. Gli stessi Ordini hanno avuto poi sviluppo nel territorio diocesano con conventi capillarmente sparsi praticamente in ogni angolo della diocesi. A questi si affiancarono in particolar modo nell’’800 gli Istituti di vita attiva atti ad esempio alla carità verso i poveri, i sofferenti, gli orfani: la presenza delle Figlie della carità, ancora oggi ben sal- da nella Chiesa di Sassari, è stata l’apripista per diversi altri Istituti attualmente presenti come ad esempio le Poverelle di Bergamo, le Domenicane di San Sisto e le Suore Carmelitane. A connotare profondamente la vita ecclesiale di Sassari dal XIX secolo è stata anche la venuta dei Sacerdoti della Missione, i Vincenziani, che con la figura straordinaria del servo di Dio Padre Giovanni Battista Manzella e la cura del Seminario diocesano, oltre alla predicazione, hanno dato forma e impronta a tanta parte della storia diocesana. In epoche più recenti in diocesi sono approdati poi i Salesiani, il Pontificio istituto Missioni Estere, gli Oblati di Maria, le Paoline per citarne solo alcuni. La nostra Chiesa è stata tra l’altro la culla per la fondazione di due importanti Istituti religiosi: le Pie Sorelle Educatrici di San Giovanni Evangelista e la Compagnia delle Figlie di Mater Purissima, dette Celestine, che con carismi diversi (cultura, assistenza…) hanno portato da Sassari nel mondo la loro presenza e la loro profonda testimonianza evangelica e caritativa. Non possiamo dimenticare poi che proprio nel nostro territorio, dagli anni ’50, è rifiorito il carisma benedettino in Sardegna. La nostra isola era priva della presenza dei monaci da tanti secoli, e fu scelta la splendida ex Cattedrale di San Pietro di Sorres, presso Borutta, per la fondazione di una Abbazia che assicurasse non solo alla Chiesa Turritana ma a tutta la Sardegna la presenza dei figli di Benedetto da Norcia, con la loro vita scandita da preghiera e lavoro. A tutt’oggi il Monastero benedettino di San Pietro di Sorres è un faro, unico in Sardegna, per la vita di orazione, lavoro, apostolato e cultura che vi scorre. Certo, in questi ultimi decenni, tante cose sono cambiate e la presenza dei religiosi nella Chiesa di Sassari è stata molto rimodulata, a seconda delle forze realmente in campo. Così, ad esempio, se fino a poco più di dieci anni fa i Frati Minori avevano ben quattro conventi (Silki e S. Antonio Abate a Sassari, Bonorva e Ittiri), ora ne rimane solo uno, e grandi presenze come quella dei Domenicani sono cessate definitivamente. Ugualmente per le religiose che hanno chiuso diverse case, asili, scuole, e rivista la presenza in ospedali ed enti assistenziali. Anche l’unico monastero di clausura della diocesi, quello della Sacra Famiglia a Sassari, delle Clarisse Cappuccine, è attualmente in stand-by, in attesa di una ripresa che speriamo a breve a beneficio della Chiesa Turritana, che ha in esse l’unico polo di vita contemplativa femminile. Un panorama più che mai bello e variegato dunque, che Libertà si propone di far conoscere ai propri lettori nel cuore dell’Anno della Vita Consacrata voluto da Papa Francesco proprio alla vigilia del Giubileo. Da questa settimana tenteremo dunque di accompagnare, con semplicità, e senza la pretesa della esaustività, alla scoperta degli Ordini ed Istituti, maschili e femminili, contemplativi ed attivi, che nella nostra Chiesa Turritana garantiscono quel dono grande di carisma, profezia e testimonianza che fa della vita religiosa un continuo rimando alle realtà del cielo. don Francesco Marruncheddu Festa per cinque presuli della Diocesi UN LUNGO GIUBILEO SACERDOTALE È stato un dono del Signore iniziare le feste del nostro cinquantesimo anno di sacerdozio radunati in santa assemblea presieduta da papa Francesco in Roma a Santa Marta, il 19 giugno con altri dieci sacerdoti ordinati nel 1965. Guidati dal nostro confratello vescovo di Ales mons. Giovanni Dettori abbiamo concelebrato col Papa. Eravamo con il vescovo di Ales i seguenti sacerdoti: don Antonio Addis e don Domenico Degortes della diocesi di Tempio; don Antonio Pilu della diocesi di Alghero; don Giuseppe Floris, don Angelo Pittau, don Petronio Floris della diocesi di Ales; don Antonio Tanca e don Tonio Sau della diocesi di Sassari. Per me è stata una particolare gioia poter chiedere al Papa la benedizione per poter annunziare il Vangelo compito che mi era stato affidato dal cerimoniere della cappella. Tutti abbiamo ascoltato con grande attenzione l’omelia del Papa, che commentava il brano del Vangelo. […] Poi per noi di Sassari, don Antonio Tanca, don Tonio Sau ai quali si sono uniti padre Nicolino Manca per il sessantesimo di sacerdo- zio e padre Pierino Manca, per la grande festa a Thiesi, Domenica 28 giugno, accolti da tanti nostri compaesani nella celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo mons. Paolo Atzei e guidata dal parroco don Tore Ruzzu resa solenne dal bel coro parrocchiale. Omelia dell’Arcivescovo nella vigilia dei santi Pietro e Paolo per una fedeltà sempre più viva alla Chiesa e una testimonianza come Pietro e Paolo seguendo il Signore Gesù nel volergli bene come Pietro. Alla fine della Messa il vescovo ha chiesto ai giubilari, dopo l’intervento dei sindaci di Thiesi e di Cheremule, Soletta e Masia, di consegnare un messaggio e una riflessione. Padre Nicolino ha ri- chiamato i tiesini a custodire sempre la fede anche conservando e valorizzando i beni culturali ancora presenti nella bella, ma trasformata, chiesa parrocchiale. Padre Pierino ha invitato tutti a seguire il Signore nelle esigenze fondamentali della vita cristiana di cui i religiosi sono segno e testimonianza. Brevissime le parole di don Salvatore Delogu per ringraziare tutti. Don Antonio Tanca ha ricordato il suo itinerario in varie realtà, parroco senza nomina per lungo tempo a La Landrigga, ma sopratutto cappellano ospedaliero nella realtà del dolore e della sofferenza. Don Tonio Sau, presentando il suo libro di poesie “Thiesi bellu che unu giardinu”, ha letto una delle ultime poesie ricordando tutti i sacerdoti tiesini vivi e defunti facendo soprattutto memoria di questi ultimi perché preghino il Signore affinchè in Thiesi, oggi come nel recente passato, molti giovani ascoltino la voce del Signore che chiama alla Sua sequela. Un rinfresco che ha visto partecipi tutte le realtà ecclesiale e civili di Thiesi offerto dalla comunità. I giubilari di Thiesi insieme a don Salvatore Delogu hanno donato come ringraziamento alla Casa degli anziani un condizionatore che aiuti gli ospiti a un necessario riciclo di aria buona. Anche a Sassari grande festa per i giubilari, con Messa in Cattedrale presieduta dall’Arcivescovo presenti tanti sacerdoti; omelia con ringraziamento dell’Arcivescovo, e alla fine il dono della benedizione in pergamena del santo Padre ai sacerdoti giubilari e benedizione dell’Arcivescovo con annessa indulgenza plenaria. Per don Tonio Sau c’è ancora il giubileo sacerdotale a Ittiri il 4 luglio, a Cossoine l’11 agosto, a Ploaghe il 22 agosto. Ad multos annos, comente Deus cherede. Don Tonio Sau InformaCaritas A cura di Gian Franco Addis 13 È possibile destinare il 5xmille Irpef a Caritas Italiana per progetti di solidarietà in favore dei più poveri e interventi di emergenza, in Italia. Nei diversi modelli di dichiarazione (Cud, 730, Unico) occorre: 1. firmare nel riquadro “sostegno del volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni e fondazioni” (il primo dei 4 appositamente previsti); 2. indicare il codice fiscale di Caritas Italiana: 80102590587 MADAGASCAR: andata e ritorno chiediamo qualcosa per noi, per i nostri cari, per la nostra comunità. Tutto diventa nostro, è di vitale importanza che i nostri cari e i nostri beni siano al sicuro tra le braccia di Dio a cui ci affidiamo ogniqualvolta ne sentiamo il bisogno, ogniqualvolta la vita ci pone davanti a delle scelte e alle tragedie che colpiscono tutti noi. Non esiste una preghiera missionaria particolare con parole ricercate, ma é e deve essere particolare il modo di pregare, che si accompagna a parole semplici come semplice é il linguaggio delle persone semplici, ordinarie, umili. La preghiera missionaria é diversa. È quella in cui il linguaggio richiama un modo di vivere povero e semplice, quello dove si incontra Dio, é quella in cui si dà voce a chi voce non ha, agli oppressi, agli ultimi, ai poveri. É quella in cui non chiedo più per me ma per l’altro, riconoscendolo parte integrante della mia vita. É quella in cui il mio sguardo non si ferma al mio naso ma va oltre e si perde in tutto quello che mi circonda e che riconosco parte di quel creato che io creatura devo salvaguardare e difendere. Anche a caro prezzo. É quella che riflette la misericordia di Dio. É quella che sa riconoscere l’azione dello spirito nonostante le debolezze PREGARE>>>>>>>>>>>MIVAVAKA La preghiera, parte integrante della vita del missionario, ci accompagna quotidianamente nella nostra vita. Con la preghiera infatti si libera la mente e si ascolta lo Spirito. Ci si rivolge al Padre, al Figlio, allo Spirito, alla Madonna e via via a tutti i santi che ognuno di noi ha nel cuore. Gesù stesso ci insegna a pregare e il Padre Nostro é la preghiera missionaria per eccellenza. Ogni cristiano prega in quanto credente, anche se siamo abituati ad usare il momento della preghiera come se fosse una gettoniera: infiliamo la monetine e la risposta deve essere rapida, e sopratutto positiva! Nella preghiera generalmente degli uomini e le tragedie che ci circondano. É quella che ci fa aprire gli occhi alle nostre responsabilità e che ci porta a prendere impegni concreti per arrivare al cambiamento che noi tutti desideriamo nelle nostre preghiere. Con questo spirito siamo invitati ad accompagnare con la preghiera i nostri quattro partenti; don Tonino, Emanuele, Stefania e Francesca. Con la preghiera possiamo essere presenti insieme a loro nella terra malgascia che li ospiterà e stare e sentirci vicini ai nostri amici. La preghiera può diventare una bella e sana conversazione con Dio ma bisogna fare attenzione a quello che chiediamo perché si sa, con le preghiere si corre il rischio di essere esauditi... Simonetta Zicchittu. 14 La Parola di Dio Libertà | 30 GIUGNO 2015 | Anno CV | numero 25 XIV Domenica del Tempo Ordinario (ANNO B) LETTURE: Ezechiele 2, 2-5; Salmo 122; 2 Corinzi 12, 7-10; Marco 6, 1-6 UN PROFETA OCCORRE MERITARLO I l Profeta è un dono e un bisogno per una comunità. Israele lo capiva molto bene. Aveva toccato con mano che l’assenza della profezia significava assenza di Dio. Coincideva, infatti, con l’infedeltà del popolo. Come, al contrario, il massimo della benedizione sarebbe stato che “fossero tutti profeti” in Israele. Il Concilio ci ricorda con insistenza che il nuovo popolo di Dio è fatto di sacerdoti, profeti e re. Ogni singolo battezzato è questa ricchezza. È questa grazia. Essere “profeta” vuol dire avere la sapienza di Dio, saper portare le sue parole, rendere comprensibile la storia attraverso la lettura profonda dei fatti, interpretandola come Dio la interpreta, guardandola come Dio la guarda. Tutte le comunità cristiane dovrebbero essere formate di “profeti”, cultori appassionati e fedeli della Parola, contemplativi dei “segni” del passaggio quotidiano del Signore nella vita di ciascuno. Potrebbe subito scaturire la domanda: “Avviene questo nelle nostre parrocchie? Custodiscono il tesoro della profezia come una benedizione e ne favoriscono l’esercizio e l’ascolto? O si mette a zittire il dono di Dio perché solo il presbitero ha diritto di sentenziare e di parlare e di decidere e di fare analisi? O si fanno parlare soltanto alcuni “illuminati”, che sanno tutto di tutto e di tutti e si trasformano in castigatori dei comportamenti degli altri, mentre non sanno vedere i propri o si fanno portavoce autentici di volontà superiori o diventano “padri spirituali” improvvisati e fastidiosi al servizio della conservazione o della distruzione?”. Chiediamoci: “Che fine ha fatto la profezia nelle nostre comunità?”. Mi chiederete: “Perché tutte queste domande?”. È Ezechiele che ce le suggerisce. Dio lo chiama, dicendogli che lo manda ad un popolo che non ascolta più, ha la testa dura e il cuore ostinato. “Ma tu va’. Sappi che vai da questo popolo, fatto in questa modo, con questi pregiudizi, fermo alle sue abitudini perverse”. Lo stesso Gesù ci pone queste domande. Capita nel suo paese di Nazareth. Annuncia il Vangelo di salvezza e a tutta risposta si sente opporre un rifiuto strisciante, polemico e ironico: “Chi è questo? Non è per caso il falegname? Ma noi, non lo conosciamo già abbastanza? Non sappiamo i nomi di sua madre e dei suoi parenti? Cosa vuole?”. Gesù coglie immediatamente la cecità e la sordità spirituali delle sua gente. Altri riceveranno l’annuncio, perché davanti alla chiusura del cuore non c’è rassegnazione o scoraggiamento, ma la scelta di lasciare che ciascuno sia responsabile delle sue risposte “«Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì” mentre altri, magari gente più povera e umile, sono disposti a nutrirsi e a dissetarsi della Parola che dà gioia e libertà. Dio si dona continuamente a noi e con molta generosità nell’evento della Parola. Da parte mia, un discepolo, occorre disporre un cuore libero e puro. Mi farebbe paura se Gesù dovesse dirmi: “Io, il Profeta, sono disprezzato dall’indifferenza del tuo cuore”. O se dovesse dirmi: “Hai fatto della mia Parola una parola a tuo uso e consumo, senza essere profeta libero e liberante”. Provo terrore, però, quando penso che, al di là delle dichiarazioni e delle buone intenzioni, in tante comunità, da tanti pulpiti, in infiniti colloqui piovono parole scadenti contrabbandate come prodotti di alta qualità. Le nostre miserabili parole come vangelo. Possono solo far del male o creare dipendenza come le droghe o impastare persone senza forza interiore, senza capacità di responsabilità, senza autonomia, senza libertà. E queste persone diventeranno profeti nel mondo? Laici testimoni coraggiosi e franchi? Gesù mi ricorda con severità: “Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua!”. Non posso dire: “Ce l’hai con me?”. Don Mario Simula Cultura L’EDITORIA DELLA POESIA È MORTA? “E l’editore disse: la poesia è finita”. È il titolo di un articolo di Alessandro Zaccuri apparso su Avvenire del 17 giugno che si incarica, meritoriamente, di rilanciare l’allarme sulla crisi della produzione libraria in Italia e delle pubblicazioni dei libri di poesia in particolare, settore che nel panorama italiano sembra destinato ad un inarrestabile declino. Gli italiani non leggono: il 59% neanche un libro all’anno e meno che meno si legge poesia. E se il libri non si comprano, l’editore, imprenditore che non deve perdere, non pubblica i poeti. Si registra malinconicamente il progressivo ritiro di grandi Editori nazionali da importanti collane a cui si deve la diffusione presso il vasto pubblico dei classici della poesia e dei grandi del Novecento. Mondadori, Garzanti, Guanda, Jaca Book, Marsilio sempre meno si avventurano in progetti editoriali che puntano sulla produzione poetica e mancano le riedizioni di autori importanti. In ambito editoriale, come nelle altre imprese economiche, non ci si espone alla perdita quando è certa la previsione di un saldo negativo tra costi e ricavi. Rassegnarsi dunque all’inconsistenza opaca di un mondo fatto di libri di cucina e di calcio, di pubblicazioni pornografiche e di romanzi che ammiccano dagli scaffali dei supermercati con mille sfumature dello stesso colore? Osserva Zaccuri: “I poeti sono i benvenuti nel tempo del bisogno, come già cantava Holderlin , ma un modo per far sopravvivere i poeti al bisogno si dovrà pur trovarlo”. Il gelo delle tasche vuote richiama la durezza dei tempi che reclama d’essere decifrata dalla parola poetica e placata, oggi più che mai. A cosa serve la poesia ? Emanuele Trevi , critico letterario e scrittore, elogiando la riedizione nel 2013 di “Millimetri” di Milo De Angelis presso il Saggiatore, che continua a stare in campo con la pubblicazione di titoli della tradizione novecentesca, cita Stendhal: “ Ariosto ha formato il mio carattere”. Cosa vuol dire? Di ciò che siamo stati e siamo, soprattutto di ciò che non siamo e non diventeremo, della luce che rubiamo e dell’oscurità in cui siamo avvolti, la parola dei poeti è illuminazione e chiarificazione, salvataggio in mezzo alla tempesta, canto delle Sirene. La poesia è invenzione della lingua che crea-ricrea la realtà e il mondo, il poiein dei Greci, primi a saperne qualcosa; è pensiero cifrato nel codice di parole sorprendenti, che sono quelle e solo quelle, mai dette prima e non più revocabili, scelte con precisione ‘millimetrica’. Scolpite sulla pietra, per sempre “La poesia si ingenera dall’attrito tra struttura logica del discorso e struttura metrica, cioè tra organizzazione logica del discorso e sorpresa musicale della lingua”, si legge nella presentazione della importante riedizione, sempre presso Il Saggiatore, di “Composita Solvantur” , l’ultima raccolta di Franco Fortini. “Si dissolva quanto è composto”. L’esortazione del titolo può valere anche per la tensione della scrittura po(i)etica che riporta ai termini minimi, essenziali, la comprensione del tutto. Stendhal riconosce il debito che ha come poeta verso l’Ariosto, ma non c’è vero poeta che possa non dire d’essersi formato alla lettura degli altri poeti, che è l’unica scuola . Ed è lo stesso debito che ha chiun- que osi o pretenda di accostarsi alla scrittura, nei confronti degli inventori della lingua in cui si vuole scrivere, che sono i poeti, che è vietato non aver letto e magari studiato. Ma non tutto è perduto. Opera ancora una galassia di editori piccoli e medi, di ‘nicchia’, che resistono: Interlinea, Lieto Colle, Raffaelelli, L’Orma, Fara, Ladolfi, Crocetti,Camponotto,Effigie, Aragno, Manni, Fuorilinea, Marco Saya, Il Ponte Del Sale. Citati da Avvenire. E altri, su e giù per l’Italia. La produzione cartacea in sofferenza sarà integrata dal digitale con l’e-book, purché si legga. Ci sono i poeti di oggi, come questi che si suggerisce di sfogliare: Marco Garzonio: “Siamo il sogno e l’incubo di Dio” (Ancora), Pierluigi Cappello: “Mandate a dire all’imperatore” (Crocetti), Elena Buia Rutt “Ti stringo la mano mentre dormi” (Fuorilinea). Leonarda Tola In Limba 15 Dicios antigos e vida moderna DAE SA PERRUMA EST MALA SA PIGADA “C hie est naschidu tundhu non podet morrer cuadru” est unu dìciu impreadu, dae sos antigos, pro narrer chi, su chi unu fit dae naschida, fit difitzile a lu cambiare. Ma sa naschida infortida dae s’educatzione, chi diventaiat cumportamentu dae pitzinnia. E gai si unu teniat s’abitudine de si cumportare in dunu tzertu modu, comente podiat esser cussu de si bantare de cosas chi non teniat o de fagher male, non bi aiat de isperare chi esserat cambiadu, ca fit cosa chi non podiat capitare. In su tandho niunu pensaiat chi unu masciu podiat diventare femina o chi sa femina esserat diventada masciu. Su dìciu faghiat riferimentu a cosas chi unu faghiat pro abitudine, a pijas e andhainas de caratere morale e nemmancu a pensu podiat benner, a sa zente de una borta, s’idea de cambiare su chi sa natura aiat fatu. Si bi aiat calchi pecu de natura si atzetaiat cun dispiaghere, si chilcaiat de lu tenner cuadu e fit birgonza a lu narrer. Totu divesciu dae su chi capitat como, chi su de aer pecos de cussa calidade est diventadu unore e ocasione de orgogliu. Bi mancat pagu chi si devant birgonzare sas pessones chi, si sunt feminas, sunt feminas e, si sunt omines, sunt omines. Su de essere “gay” o “lesbica”, mi paret chi como siat diventadu una moda. Difatis, b’at omines chi ant dadu proa de esser omines, ca si sunt isposados e ant tentu fizos, e feminas àter’e tantu, chi narant de s’intendher su contrariu de su chi fint. Deo creo chi un’omine non si podet boltare in femina, pustis de annos e annos de vida a costas a una femina, cun sa cale s’at fatu una familia. Sa matessi cosa naro chi est pro una femina, proite mancari si potat istracare de istare cun unu maridu chi la tratat male, non cheret narrer chi issa, cojada e afizada, tot’in duna diventet masciu. Epuru, oramai, istorias de custa zenia sindhe intendhet medas. Est diventada cosa fitiana e sindhe bantant, ca est de moda. Como non si arrejonat pius cunfromma a sos dissignos de mama natura, chi teniat duos generes de pessones: omines e feminas. Como custas cosas restant beras pro sos animales, ca issos no arrejonant. Ma sa zente, capatze de arrejonare, podet esser a dies masciu e a dies feminas. Chi custos cussideros siant fora de riga, mi paret chi siat giaru, ma b’at medas pessones chi sustenent custas ideas e sunt essindhe a pizu propostas de vida e pretesas chi, de modernidade, tenent machine e arrogantia ebbia. Cun custos cuntzetos de su tempus nostru, modernu e ispibigliadu, mi paret chi s’umanidade siat pro che ruer in una perruma mala, dae sa cale at a esser difitzile a ndhe torrare a pigare. Chie at leadu cussa filada forsis non torrat in dasegus, ca chie in su mundhu naschet tundhu non podet morrer cuadru, ma nois ischimus chi chie est naschidu masciu non podet esser femina e sa femina non podet diventare masciu. Però totos duos sunt fatos, e bi cherent, pro sighire a generare sa vida s’umana. Mariantonia Fara Santu Pedru e Santu Paulu CULUNNAS DE SA CHEJA A finitia de su mese de lampadas agatamus sa festa de Santu Pedru e de Santu Paulu. Dadu chi su logu est pagu e Santu Paulu de tzertu non si at a ofendher, ammentamus su printzipe de sos Apustulos cun sos Gosos, chi apo aciapidu in su liberu “Goccius de Santus”, de don Josto Murgia. Fundamentu asseguradu de s’apostolica fide sos chelos nos abberide Pedru apostulu sagradu. In Betsaida naschisit custa lumbrera maggiore de s’eternu resplendore sagradas lughes apisit chi Gesusu l’elegisit universale preladu. Bos vidisit su Sennore occupadu in sa pischera de sa pius alta manera bos fatesit piscadore cun rezzas de veru amore hazis s’omine piscadu! Cun divina illustrazione su Messias connoschistis cunfessestis et creistis s’ipostatica unione subra custa cunfessione Gesus fid’hat piantadu! Su nomen bostru Simone in Chefas bos comutesit cando Jesus bos giamesit cun divina vocazione corifeu et campione a su sou apostoladu! Dae sas portas celestiales sas jaes bos ordinesit e porteri bos fattesit de sas salas eternales eccedes modos mortales s’ornine tant’esaltadu! Tu es Petrus raju dente Tu es Petrus lughe giara Tu es Petrus norma rara de sa fide penitente numerosa infirma gente cun s’umbra hazis sanadu! Cherinde bos salvare sa manu onnipotente bos mandat prontamente un’anghelu a bos bogare pro poder preigare a Cristos crucificadu! Ligad’est su chi ligades assoltu su ch’assolvides bois sa suprema tenides in totu sas podestades sas pius altas dinnidades bos reputan dinniadu! Demus de bois defensore sa vida sant’imitare chi nos chergiat alcanzare de s’altu Deus favore de s’omine piscadore bos hat Cristos nomenadu! In istranzas naziones andestis peri su logu pienu de divinu fogu cunvertende cun sermones haende cun oraziones a medas resuscitadu! De timore et negazione cuddas tres ricumpenzestis cun sos tres chi pubblichestis de amore cunfessione ambos cun deposizione de cudd’ esser increadu! Bos dat Cristos podestade de absolvere et ligare cand’isse cunfessare cherfistis divinidade de sa santa Trinidade bos fit custu reveladu! Tu es Petrus su chi fistis prima Simon bar-jona de s’ecclesia sa corona et base firma istitistis pro cussu esser meneschistis in vida beatificadu! Tenides cun grande amore su pius altu privilegiu chi in su sagradu collegiu sezis principe et pastore et de Cristos Redentore tenides su Vicariadu! Tu es Perdu perda forte de eterna manu pulida subra ue est elegida s’ecclesiastica corte de sa vida et de sa morte ambas giaes bos hat dadu! Dae sas presones oscuras ue Erodes bos inserresit un anghelu bos salvesit benidu dae sas alturas aende sas criaturas continuamente pregadu! A sa fini su Nerone crudele, falsu et malvadu, sende in su pontificadu bos pongesit in presone de su cale cun passione morgestis crucificadu! Nerone bos crucificat et su chelu bos coronat laudes bos su mundu donat in sa festa chi bos dedicat et umile bos supplicat chi li siades abogadu! O apostolu sagradu claviger’altu pastore siades nostru intercessore Pedru sant’ avventuradu! 16 In Calendario ARCIDIOCESI DI SASSARI Giorni e orari degli Uffici curiali nei mesi di Luglio e Agosto: Martedì – Mercoledì – Venerdì apertura ore 10,00 chiusura ore 12,30 Libertà | 30 GIUGNO 2015 | Anno CV | numero 25