LIBERTÀ
SIA LODATO GESÙ CRISTO
25
30 GIUGNO 2015 | Anno CV
www.arcidiocesisassari.it
Armi del terrore. Serve lucidità
NON PREVARRANO
Andrea Lavazza *
Sassari è tra le big
del basket
CAMPIONI D’ITALIA
Michele Spanu
A
l momento della vittoria,
mentre il pubblico di Reggio
Emilia era ancora incredulo
e ammutolito, i giocatori della Dinamo hanno compiuto un gesto
che le telecamere della Rai hanno
giustamente sottolineato. Un gesto
che vale più di mille parole: sono
andati ad abbracciare gli sconfitti. È
questa l’immagine più bella di uno
sport come il basket, dove la rivalità riesce a trasformarsi in rispetto e
non degenera mai in violenza, come
purtroppo avviene sempre più spesso nel calcio. Quell’abbraccio agli
sconfitti è un gesto che rende ancora più grande l’impresa realizzata
dai giocatori del Banco di Sardegna. Un’impresa storica, un “triplete” che non ha precedenti: dopo la
Supercoppa e la Coppa Italia, ecco
il trionfo tricolore al termine di una
stagione a dir poco indimenticabile
che entrerà negli annali del basket.
Nonostante i chilometri di distanza, i tifosi biancoblù erano presenti
anche in questa occasione. Sono
giunti a Reggio Emilia da ogni angolo dell’isola per supportare i “giganti” nell’ultima fase della stagione. Al
fischio della sirena i giocatori della
Dinamo Banco di Sardegna si sono
tuffati vicino a loro, sotto la curva dei
tifosi sardi, per condividere giustamente con loro quel sogno atteso
da 55 anni.
>>> continua a pag. 3
I lettori ci scrivono
‘Defraudato’
del prestito
della speranza
2
I
l terrorismo non può vincere la sua guerra
direttamente con le armi di cui dispone. I
Paesi che vi si oppongono sono ancora
enormemente più forti e organizzati. Ma
gli strumenti subdoli, efferati e mediatici di cui
oggi dispone lo rendono estremamente pericoloso anche quando si affida a sabotatori
improvvisati come è accaduto nell’attacco
compiuto ieri mattina in Francia, mentre tragicamente ben più preparati erano i killer che
sono entrati in azione seminando morte e distruzioni sulle spiagge della Tunisia e in una
moschea del Kuwait. Tre orribili ed esecrabili
attentati probabilmente non coordinati, in un
venerdì di Ramadan, ma certamente ispirati
dal contagio che il Califfato sta suscitando in
molte delle comunità musulmane mondiali.
Con il terrore – dopo la strage del Museo
Bardo un’orribile mattanza agli hotel degli
stranieri – si può mettere in ginocchio l’economia di un intero Paese che dipende dal
turismo e creare le condizioni sociali perché
i giovani siano facili prede della predicazione fondamentalista. Nel laboratorio Tunisia,
dove un islam “laico” sta cercando di segnare
la via anche per altri Paesi dell’area, i colpi
inferti da pochi fanatici a raffiche di kalashnikov, oltre ai lutti e al dolore, potrebbero produrre ripercussioni politiche e strategiche di
vasta portata, come è negli obiettivi più dei
pianificatori che degli esecutori.
In Francia, a meno di sei mesi dall’eccidio
di “Charlie Hebdo”, si rinnova lo scenario di
un cittadino francese non integrato che sceglie un obiettivo di forte impatto (un deposito
di gas) e introduce in Europa il macabro rituale della decapitazione nel tentativo di instillare
la paura e, soprattutto, mettere in moto meccanismi reattivi che possano creare destabilizzazione. La nazione che aveva dimostrato
orgogliosa compattezza nell’imponente marcia repubblicana dell’11 gennaio si è andata dividendo sulla via da prendere di fronte
alle minacce alla libertà e alle spinte radicali.
La crescita del Front national e degli impulsi
Territorio
Università
consegna lauree
in Piazza d’Italia
xenofobi, alimentati anche dagli attacchi terroristici di matrice musulmana, rischiano di
provocare, a loro volta, una risposta di rifiuto
e di estraneità da parte di coloro che sono più
esposti alle sirene del terrorismo.
Per il Kuwait, finora non toccato dall’offensiva dell’Is, le considerazioni sono in parte
diverse. Qui si è estesa quella guerra fratricida tutta interna al mondo musulmano, che
porta i sunniti dello Stato islamico ad avere
come primo e fondativo scopo la distruzione
dello sciismo. Ciò, fra l’altro, rende estremamente complicato costituire in Medio Oriente
una solida alleanza anti-Califfato, dato che
quest’ultimo rappresenta per i sunniti una
spina nel fianco dei loro nemici giurati, la Siria di Assad e l’Iran degli ayatollah.
Di fronte allo sgomento che i sanguinosi
attacchi sempre suscitano, la condanna e la
fermezza, doverose e mai troppo ribadite,
sono una prima ma insufficiente risposta se
non si abbinano a una controffensiva lucida
e più decisa, sfaccettata ed efficace da parte
della comunità internazionale. Che non basti
l’intelligence a fermare tutti i “cani sciolti” è un
dato di fatto. Allora si deve agire, ad esempio, perché la Tunisia non resti sola, isolata,
sempre più povera ed esportatrice su larga
scala – come già sta diventando – di jihadisti
pronti ad “arruolarsi” all’estero pur di lasciare
il proprio Paese. Costa, ovviamente, ma è un
investimento in sicurezza anche per noi occidentali. Altrettanto importanti sono gli sforzi - anche militari - per spegnere il “faro” di
quest’ondata di terrorismo emulativo, lo Stato
islamico, che proprio lunedì potrà festeggiare
il primo anno di vita dalla sua proclamazione.
La sottovalutazione interessata da parte delle potenze regionali, con l’obiettivo neppure
tanto recondito di ottenere lo smembramento
di fatto di Siria e Iraq, ha permesso al Califfato di imporsi come entità riconosciuta per
efficienza e brutalità trasmesse via Web con
tecniche raffinate su scala globale. E anche la rassegnata e colpevole accettazione della pulizia religiosa che sta provocando l’esodo di cristiani e altre minoranze
Poste Italiane spa spedizione in abbonamento postale D.L.353/03
(conv.in L. 27/02/2004 n°46)ART.1 COMMA 1 MP-AT/C/SS/AUT.140/2008 - € 1
Settimanale dell’Arcidiocesi di Sassari
>>> continua a pag. 8
5
Vita diocesana
La tesi dottorale
di Don A. Deriu
all’ Angelicum
9
Vita diocesana
Festeggiati
i Giubilei
di Sacerdozio
12
2
I lettori ci scrivono
Libertà | 30 GIUGNO 2015 | Anno CV | numero 25
[email protected]
Sulla presunta discriminazione degli omosessuali
“NON C’È BISOGNO DI ALCUN COMMENTO”
Q
ualcuno mi ha chiesto di intervenire sul
quotidiano locale per
rispondere a quel
tale che ha scritto di essere
stato offeso dalle mie parole
che avrebbero discriminato,
implicitamente, la sua “omosessualità”. Non ho risposto,
perché mi sono sentito offeso
io dalla Redazione che pubblica
certe lettere senza accertarne
la fondatezza delle motivazioni, anzi coinvolgendo, nel caso,
l’Arcivescovo per promuovere
il giornale e chiaramente… gli
omosessuali. Ecco, le testuali parole, da me pronunciate,
nella riflessione al termine della
Processione del Voto:
“Interceda la Beata Ver-
gine, la nostra ‘Madonnina’,
per la Famiglia, fatta oggetto
di aggressioni da ogni parte e
che sembra si voglia ‘relegare
in un angolo’ come un istituto
sorpassato al confronto di nuove convivenze che, di fatto, rivendicano gli stessi diritti, senza garantirne quei doveri che
madre natura ha affidato alla
Famiglia di svolgere, nella sua
struttura naturale e che il sacramento del matrimonio ha ancor
più esaltato nella sua intrinseca
finalità di grembo e culla della
vita, in ogni sua fase”.
Non c’è bisogno di fare alcun
commento.
+ Padre Paolo Atzei,
Arcivescovo
Centro diocesano di Ascolto
“DEFRAUDATO DEL PRESTITO DELLA SPERANZA”
Scrivo questa lettera perché
ritengo di essere stato defraudato di quello che è il vero valore della caritas cristiana e del
prestito della speranza, e non io
solo, ma anche tante altre persone.
È già molto difficile parlare della propria situazione familiare
davanti a persone sconosciute, e mettere a nudo verità che
fanno male a noi stessi anche
solo a parlarne, o dover dare
documenti “personali” a burocrati che sanno solo fare 2 + 2
= 4, ma che non sanno leggere
quanta pena e dolore si nasconda in quelle pagine.
Ciò che fa ancora più male è essere derisi e presi in giro da un
prestito sperato e invocato e venire a sapere dopo quattro mesi
di attesa, che la pratica passata
da un primo incaricato viene
bocciata da un secondo incaricato e mai passata alla banca, e
scoprire altre bugie di contorno.
Io sono cristiano, cattolico, praticante e in questo momento bisognoso di aiuto, ma credetemi
è molto difficile superare in questo momento la disperazione
quando raggiunge certi livelli,
perché diventa come un male
incurabile.
Se la diocesi non ha alcun potere sul prestito della speranza
quale speranza si può dare a
chi come me si trova in mezzo
a un mare forza 10?
Grazie per la vostra attenzione
e ossequi.
Lettera firmata
Gentile lettore, dalle sue dichiarazioni si evidenzia un
profondo stato di sofferenza.
Purtroppo la sua è una condizione vissuta da molte persone che in numero sempre
crescente si rivolgono alla Caritas e alle parrocchie per cercare aiuto e conforto.
Il Prestito della Speranza è
uno dei tanti modi con cui la
Chiesa sta cercando di sostenere le famiglie che si trovano
in gravi difficoltà finanziarie e
sociali o a rischio di emarginazione; un aiuto che incentiva
il miglioramento del loro stato. Non significa solo donare
denaro, significa regalare la
possibilità di ricreare una situazione familiare stabile, sanare i debiti contratti e cominciare da capo una nuova vita,
nell’ottica della risoluzione
corretta della propria situazione economica.
Come ha avuto modo di vedere l’incontro al Centro di
Ascolto diocesano, con cui si
valuta la possibilità di erogare
il Prestito, si basa soprattutto sulla fiducia. Dopo avere
verificato il rispetto di tutte le
caratteristiche richieste la domanda viene inoltrata alla VOBIS, ente che valuta, per conto
della banca, gli aspetti più puramente tecnici. Quando alcuni di questi aspetti, che magari
ci si è dimenticato di dichiarare in fase di colloquio con il
Centro di Ascolto, non sono
compatibili con l’erogazione
del Prestito, la richiesta viene
respinta. Dall’erogazione del
Nuovo Prestito della Speranza, avvenuta circa tre mesi fa,
sono pervenute alla Caritas
diocesana 19 richieste. Di queste 15 hanno ottenuto il Prestito (due di queste per micro
credito d’impresa). A chi non
ha potuto avere l’erogazione è
stato spiegato il motivo.
Comprendendo la sua amarezza la invito a valutare con la
sua parrocchia altre soluzioni
più consone alla sua situazione in un rapporto di fiducia reciproca e verità.
GianFranco Addis
Ufficio Comunicazione
Caritas diocesana
LIBERTÀ
Gruppo redazionale: Gian Franco Addis, Antonio Brundu, Mariantonia Fara, Francesco Marruncheddu, Pietro Meloni, Marcello Mura, Michele Spanu
Hanno collaborato a questo numero: Gian Franco Addis, Paolo Atzei, Giovanni Dore, Mariantonia Fara, Chiara Gambella, Giulio Gelsomino, Francesco Marruncheddu, Loredana Nela,
Ferdinando Rum, Tonio Sau, Bachisio Solinas, Mario Simula, Michele Spanu, Leonarda Tola
Renzo Zanazzi, Simonetta Zicchittu.
Proprietà
Direzione e Amministrazione L.go Seminario 2/a 07100 Sassari - Tel. 079.20.21.877
N.25 | ANNO CV
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dati in nostro possesso saranno mantenuti riservati e verranno trattati esclusivamente
per soddisfare gli obblighi previsti dalla normativa in vigore.
Primo Piano
>>> continua da pag. 1
Meo Sacchetti, artefice di
questa straordinaria vittoria,
esprime il suo orgoglio con
poche parole, come è nel suo
stile. “Dedico lo scudetto a mia
moglie e a tutta la Sardegna.
A mia moglie perché dietro un
grosso uomo - non so se sono
grande ma di sicuro sono
grosso - c’è una grande donna. E lei è questo. Alla Sardegna perché siamo stati spinti
verso questo traguardo da un
intero popolo. Non è un momento facile per questa terra,
avevamo provato con mano
cosa questa squadra era diventata non solo per la città
di Sassari. Mi hanno detto di
un’intera Regione impazzita
di gioia. Ne siamo orgogliosi.
Lo scorso anno – dice ancora il coach - si era esaurito un
ciclo. Sapevamo che era arrivato il momento di cambiare,
di seguire una strada diversa.
Abbiamo cercato giocatori più
forti fisicamente, con caratteristiche opposte a quelle di chi
ci aveva lasciato. Siamo stati
bravi e fortunati. È stato un
crescendo, abbiamo attraversato momenti non facili, rivinto
la coppa Italia quando nessuno ci avrebbe scommesso.
E regalato anche momenti
importanti, penso che gara 6
contro Reggio Emilia rimarrà
nella storia del nostro basket.
Tra un po’ di anni si parlerà di
quella famosa finale terminata
al terzo overtime. Ho sempre
detto che quando ci sono i momenti bisogna saperli cogliere
perché certe volte aspetti una
vita per momenti che non arrivano mai”.
E la passione per la Dinamo
ha unito l’intera isola. Festeggiamenti a Cagliari, dove è
stata annullata la storica rivalità sportiva tra i due capoluoghi, mentre a Olbia una folla
in festa ha applaudito la squadra sbarcata intorno alle 18
all’aeroporto Costa Smeralda.
Il vero momento celebrativo è
stato però a Sassari in piazza
d’Italia, grazie all’iniziativa del
sindaco Nicola Sanna e grazie ai social network che hanno permesso di diffonderne la
notizia in brevissimo tempo.
Nel salotto buono della città
erano presenti almeno diecimila tifosi. Il presidente Stefano Sardara nelle sue prime
dichiarazioni ha ammesso la
sua incredulità: “Era impensabile un risultato del genere. Complimenti comunque a
Reggio, società stupenda con
un pubblico grandissimo, che
ha combattuto fino alla fine.
Questa serie è stato un grande spot per il basket italiano.
Siamo come l’araba fenice ha aggiunto -, se non ci brucia-
mo non risorgiamo. Nel corso
della stagione ho strigliato i ragazzi ed è servito. Il momento
chiave della stagione è stato
arrivare a giocare insieme e
conoscersi meglio; da lì è nato
il gruppo”.
Tra i primi a complimentarsi
con i campioni d’Italia, il presidente del Consiglio Matteo
Renzi che ha invitato la Dinamo a Palazzo Chigi. È il riconoscimento ufficiale per una
squadra nata 55 anni fa, in un
campetto in cemento all’ombra
del campanile di San Giuseppe
e che ora è salita in cattedra e
ha tanto da insegnare. Persino
alle squadre più blasonate.
Le presentazione dell’Enciclica di Francesco Laudato si’
UN’ECOLOGIA INTEGRALE
+ Padre Paolo, Arcivescovo
D
opo
la
riflessione
dell’Editoriale scorso
circa l’ispirazione francescana (nn. 1-2.1012), dell’Enciclica Laudato si’,
ecco l’impegno: presentarne i
contenuti durante le prossime
settimane. L’Enciclica è composta di 246 punti, distribuiti in sei
capitoli: il primo, Quello che sta
accadendo alla nostra casa
(nn. 17-61); il secondo, Il Vangelo della creazione (nn. 62100); il terzo, La radice umana
della crisi ecologica (nn. 101136); il quarto, Un’ecologia integrale (nn. 137-162); il quinto,
Alcune linee di orientamento
e di azione (nn. 163-201); il sesto, Educazione e spiritualità
ecologica (nn. 202-246). Ogni
capitolo è suddiviso in varie
parti, nelle quali viene sviluppato il richiamo tematico, con una
serie di rilievi, approfondimenti,
argomentazioni convincenti e
stringenti, data la portata e l’attualità dell’ecologia.
Fermiamoci ai punti introduttivi (3-9.13-16). Si inizia con un
necessario excursus sul Magistero precedente, partendo da
San Giovanni XXIII. Nella Pacem in terris, l’Enciclica famosa
per la proposta di pace, il Papa
si rivolge al mondo cattolico e “a
tutti gli uomini di buona volontà”.
Non diverso, l’intendimento di
Papa Francesco, dato “il deterioramento globale dell’ambiente”: “entrare in dialogo con tutti
riguardo alla nostra casa comune”. Il beato Paolo VI, nel 1971,
nella Octogesima adveniens, riferendosi ai problemi ecologici,
afferma che sono “una conseguenza drammatica” dell’attività
umana, “una catastrofe” tale da
esigere comportamenti radicali,
per un autentico progresso.
San Giovanni Paolo II,
nell’Enciclica Redemptor hominis (1979), lamenta che l’uomo
non percepisce il significato
dell’ambiente, che sfrutta ferendolo. Occorre “una conversione
ecologica globale”, nel rispetto
della natura, nella custodia del
creato, nel cambiamento degli
stili di vita.
Benedetto XVI ha invitato
a “eliminare le cause strutturali dell’economia mondiale e
correggere i modelli di crescita
per rispetto dell’ambiente”. Essendo “il libro della natura uno
e indivisibile”, ne consegue che
il suo degrado compromette
l’umana convivenza. Bisogna
usare bene la propria libertà, riconoscendo ciò che la trascende.
Anche nelle altre Chiese e
Comunità cristiane c’è preoccupazione per l’ambiente. Un
significativo contributo giunge
dal Patriarca Ecumenico Bartolomeo. Un po’ tutti causiamo
“piccoli danni ecologici” e siamo
autori di “peccati contro la creazione”: la diversità biologica, i
cambiamenti climatici, la deforestazione, l’inquinamento. Da
qui, la necessità di sacrificio,
condivisione, rinuncia. Il mondo
è riflesso di Dio Creatore, incontro tra umano e divino, il tutto
nel frammento, nel microcosmo
come nel macrocosmo.
Da qui l’appello di Papa
Francesco: la famiglia umana
deve essere unita “nella ricerca
di uno sviluppo sostenibile e integrale perché le cose possano
cambiare”.
C’è speranza che si collabori “per costruire la casa comune”, custodirla. I giovani ne
sono coscienza critica. Bisogna
rinnovare il dialogo, sentirsi incoraggiati dal cammino finora
percorso, a livello di sensibilizzazione e sforzi concreti. Bando
all’indifferenza, alla rassegnazione, alla fiducia cieca nella
sola tecnica.
È una sfida grande, urgente,
bella! Il Papa riprende alcune
prospettive che attraversano
i capitoli: poveri e fragilità del
pianeta, l’intima connessione
del mondo, la critica della sola
tecnica, la dignità e il valore
della creatura, le responsabilità
politiche locali, nazionali e internazionali, la cultura dello scarto.
Insomma: un’ecologia integrale, perché tutto è connesso.
3
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Politica&Società
Libertà | 30 GIUGNO 2015 | Anno CV | numero 25
Ganau incontra i migranti
A cura di Michele Spanu
IN BREVE
VIABILITÀ / PISTE CICLABILI
IN TUTTA L’ISOLA
Duemilasettecento chilometri di piste
e otto milioni di investimento dal Piano infrastrutture: i numeri e l’impianto della rete ciclabile della Sardegna
sono stati presentati oggi ai Comuni
e alle associazioni di settore al centro
culturale “Lazzaretto” dal presidente
Francesco Pigliaru e dagli assessori dei Lavori pubblici e del Turismo,
Artigianato e Commercio, Paolo Maninchedda e Francesco Morandi. Il
progetto individua le sedi dei percorsi, tutti con bassa intensità di traffico
e di alto valore paesaggistico. Strade comunali, provinciali e campestri,
ferrovie dismesse e centri urbani
rappresentano la gran parte degli itinerari. Si aggiungono i sentieri gestiti
dall’Ente foreste, le tratte di servizio
dei canali irrigui e quelle proposte dagli enti locali e dalle associazioni.
CORTE DEI CONTI / VERIFICA
DEL RENDICONTO REGIONALE
“Noi ci siamo autoimposti il rigore e
la trasparenza che solo il bilancio
armonizzato può garantire per risanare le casse della Regione ma ci
saremmo aspettati che anche il Governo facesse la stessa cosa, invece non andrà in bilancio armonizzato
né quest’anno né il prossimo, e questo potrà crearci qualche problema”.
L’ha detto il vicepresidente della Regione e assessore della Programmazione e del Bilancio Raffaele Paci
dinanzi alla Sezione regionale del
controllo per la Sardegna della Corte dei Conti, dove si sta svolgendo
la Verifica del Rendiconto generale
della Regione per il 2014. Sono presenti anche gli assessori della Sanità Luigi Arru, dell’Industria Maria
Grazia Piras, della Pubblica Istruzione Claudia Firino e i direttori generali
degli assessorati. “Ringrazio la Corte per questo importante confronto,
che non è solo un passaggio formale
ma un’importante occasione di riflessione comune”, ha sottolineato Paci.
TURISMO / MAPPATURA
DEI SERVIZI ACCESSIBILI
Prende il via il progetto di mappatura dei servizi accessibili alle persone
diversamente abili nelle strutture turistiche attivato dall’assessorato del
Turismo, Artigianato e Commercio
in collaborazione con l’agenzia Bic
Sardegna. È la prima volta che si
realizza una simile iniziativa nell’isola ed esistono pochi precedenti in
Italia. “L’obiettivo - dice l’assessore
Francesco Morandi - è fornire un
quadro informativo ai viaggiatori
che, pur avendo impedimenti oggettivi, desiderano programmare una
vacanza”.
I titolari di strutture alberghiere ed
extra-alberghiere classificate, aree
archeologiche e musei, spiagge attrezzate e stabilimenti balneari dovranno compilare un questionario
on-line, attraverso il quale fornire in
maniera dettagliata l’offerta di servizi accessibili.
“PARI OPPORTUNITÀ PER TUTTI”
U
n incontro istituzionale a tutti gli effetti, dal
chiaro significato politico. Venticinque degli
oltre duecento migranti richiedenti asilo politico e attualmente ospitati nel C.A.R.A. di Elmas
sono stati ricevuti nei giorni
scorsi nell’aula consiliare del
Palazzo di via Roma dal presidente del Consiglio regionale
della Sardegna, Gianfranco Ganau. L’incontro è parte integrante del percorso formativo e di integrazione che da circa un anno
i migranti stanno seguendo,
grazie al lavoro delle operatrici
del Consorzio di cooperative
sociali “Casa della Solidarietà”.
La maggior parte di loro
sono arrivati in Sardegna dopo
il calvario attraversato nei loro
paesi di origine e nel viaggio a
bordo delle “imbarcazioni della
morte”. Provengono da Algeria,
Bangladesh, Pakistan, Costa
d’Avorio, Mali, Togo, Gambia e
Senegal, oggi con la speranza
che la loro istanza di richiedenti
asilo politico possa essere accettata. “Si trovano in un limbo
da circa un anno – ha raccontato la direttrice del centro, Nunzia Pica – in attesa di sapere
quale futuro potranno iniziare
a vivere. Alcuni di loro hanno
acquisito nelle terre di origine
preziose professionalità: sono
meccanici, falegnami, elettricisti e artigiani e sarebbe utile
riuscire ad inserirli nei corsi di
formazione regionali per acquisire nuove competenze e offrire
loro una nuova opportunità lavorativa”.
“Affrontiamo un momento
difficile – ha sottolineato il presidente dell’Assemblea sarda
– una contingenza sociale ed
economica molto particolare
per l’inserimento lavorativo,
ma il nostro impegno quotidiano deve portare a garantire
pari opportunità per tutti, sardi
e non. Il futuro che piaccia o
meno all’Europa che continua
ad avere una rigidità davvero
inaccettabile – ha proseguito
Ganau – è rappresentato dalla contaminazione fra i popoli,
l’integrazione e la solidarietà tra
chi oggi ospita, come il popolo
sardo con una storia di emigrazione dura e difficile alle spalle,
e chi deve poter essere ospitato
in qualsiasi paese europeo desideri”.
“A noi la Sardegna piace –
ha dichiarato Amadou (Gambia) – perché i sardi sono gentili. Vorremmo poter vivere e
lavorare in Sardegna insieme
a voi”. A nome dei ragazzi del
centro Amadou ha regalato al
presidente una tela bianca personalizzata con i messaggi, i
pensieri e gli autografi di tutti gli
ospiti del centro di Elmas, insieme alla foto che ritrae la mano
di uno di loro stretta a quella di
una delle operatrici.
Attivate le guardie mediche turistiche
AL VIA IL SERVIZIO NELLE COSTE
È
stato attivato nei giorni scorsi il servizio di
Guardia medica turistica nelle coste del Nord
Sardegna: sono 14, a regime,
gli ambulatori che presteranno
assistenza sanitaria ai turisti
che trascorreranno le vacanze
nelle coste della Gallura. Anche quest’anno la Asl di Olbia,
attraverso le Guardie, punta a
garantire un’estate più sicura ai turisti e ai non residenti
che si troveranno in vacanza
nei comuni costieri. Sino al 14
settembre sono operativi gli
ambulatori di Guardia turistica
del Distretto di Olbia (Budoni, Cannigione, Golfo Aranci,
La Maddalena, Olbia, Palau,
Porto Cervo, Porto San Paolo,
San Teodoro, Santa Teresa di
Gallura), ad eccezione di Porto
Rotondo che sarà attivo dall’1
luglio all’1 settembre; da questa data e sino al 9 settembre
sono attive anche le Guardie
del Distretto di Tempio (Badesi, Trinità d’Agultu e Aglientu).
Gli ambulatori assicurano
l’assistenza sanitaria di base
ai non residenti: sono presi-
diati da uno o due medici che,
24 ore su 24, tutti i giorni della settimana, garantiscano un
pronto intervento sanitario anche in caso di patologie che
rivestono carattere d’urgenza.
Il medico dell’ambulatorio
può prescrivere farmaci, richiedere esami diagnostici e
visite specialistiche e formulare proposte di ricovero su
ricettario del Servizio sanitario
nazionale, può anche rilasciare certificazioni di malattia; in
caso di necessità possono
raggiungere anche il domicilio
del paziente. Nei casi di gravi
patologie che comportano prestazioni specialistiche ospedaliere urgenti ci si deve, invece,
rivolgere ai Pronto soccorso
dei presidi ospedalieri di Olbia,
Tempio Pausania e La Maddalena.
Le prestazioni sono soggette ad un ticket differenziato a
seconda che si tratti di visite
ambulatoriali (16 euro), visite
domiciliari (30 euro) o ripetizioni di ricette (8 euro).
Territorio
Gianfranco Soletta riconfermato a Thiesi
SINDACI... ALLO SPECCHIO/2
G
ianfranco Soletta, 43
anni, dottore in economia, sindaco di Thiesi
nel quinquennio 20102015, è stato riconfermato per
un secondo mandato con uno
scarto significativo
sulla lista contendente. Scelta che
dice la consapevolezza diffusa tra
la gente che non
si interrompe un
buon lavoro e che
il tempo concesso
ai progetti in cantiere possa rivelarsi fattore positivo.
“Sono
molto contento del
consenso
ricevuto. A fine legislatura saranno
20 gli anni della
mia presenza in
Comune.
Non
sono pochi!” dice
il Sindaco che è
stato anche consigliere dal 2000
al 2010. L’esperienza serve a ridimensionare le difficoltà e a ricondurre
i problemi ad una misura di
fattibilità: “Ho visto di tutto”
afferma Soletta ricordando
gli esordi da amministratore,
quando il Comune di Thiesi,
nel 2001, andò in dissesto finanziario, “6 miliardi di lire”, e
si dovette stare “nelle ristrettezze” e penare per risanare
le casse comunali ricorrendo
a imposizioni fiscali gravose
per la popolazione.
Il Sindaco oggi sottolinea
la vivacità del contesto sociale che a Thiesi vede i giovani
promotori di nuove associazioni che organizzano iniziative culturali, soprattutto musicali. È un segno di speranza
in una situazione di crisi che
riguarda tutta la Sardegna.
“Aumenta il disagio e il
Comune non ha le risorse
sufficienti a dare risposte ai
bisogni delle persone. Mentre
cambiano gli Enti Locali, in
fase di riforma”, dice Soletta
confermando l’esistenza anche a Thiesi delle emergenze
sociali ben note: non lavoro,
reddito insufficiente nelle famiglie, anziani, poveri.
Il Sindaco Soletta è fonda-
mentalmente ottimista. “La situazione è più dura di prima,
ma ce la faremo”: il Comune
farà la sua parte portando a
conclusione le opere in corso,
investendo sulla scuola con
una programmazione puntuale delle esigenze, a cominciare da ristrutturazioni e messa
in sicurezza degli edifici, per
l’acquisizione di fondi che
dovranno essere proporzionati alle nuove dimensioni
della popolazione scolastica.
A Thiesi ormai si concentra il
polo scolastico dell’istruzione
primaria e secondaria di 1°
grado che nel territorio raccoglie i paesi di Siligo, Banari,
Bessude e Cheremule.
“Non troppa carne al fuoco”
raccomanda Soletta ai giovani,
naturalmente impazienti, della
sua Giunta, ma concentrazione
sugli impegni assunti e da mantenere: “Ciò che si può si deve
fare, resistendo alla tentazione
delle facili promesse”.
A cura di Leonarda Tola
Università di Sassari, lauree in piazza
LANCIO DI TOCCHI ALL’AMERICANA
T
utto secondo i piani,
se possibile anche
meglio: la prima edizione della “Laurea in
piazza”, organizzata dall’Università di Sassari il 26 giugno,
è stata un successo. Un momento di festa per l’Ateneo, la
città e le famiglie, così come
ci si augurava. Quasi 500
neodottori di tutti i corsi di
laurea dell’Università di Sassari (sessione straordinaria
2013/2014) hanno risposto
all’invito del Magnifico Rettore Massimo Carpinelli, e ieri
pomeriggio si sono presentati
in piazza d’Italia con parenti e
amici per sfilare davanti a palazzo Sciuti, nel salotto buono,
e ricevere la pergamena con
i “tocchi” sulla testa. Li stessi tocchi che al termine della
cerimonia, dopo la proclamazione dei dottori pronunciata
dal Rettore, sono volati in alto
tutt’intorno al monumento dedicato a Vittorio Emanuele II.
In apertura si è esibito il
Coro dell’università di Sassari, diretto dal Maestro Laura
Lambroni. Poi si sono succeduti il discorso del Rettore
e il saluto del Sindaco Nicola Sanna. Massimo Carpinelli ha puntato sul valore
dell’istruzione e, quindi, della
laurea: se qualcuno ancora si
chiede a cosa serva il “pezzo
di carta”, in una società che
monetizza tutto, la risposta
è la libertà, l’emancipazione
che solo lo studio e la cultura
possono assicurare.
Poi sulla scena è comparsa Chiara Venditti: 22 anni,
algherese, laureata in Giurisprudenza in tre anni a fronte
di una durata legale di 5; è lei
la studentessa più meritevole
della sessione straordinaria
2013-2014. Il suo discorso
ha messo in luce i meriti e le
qualità di un Ateneo, quello di
Sassari, che le ha fornito una
preparazione non certo seconda a quella che possono
vantare altri colleghi della Penisola. Chiara Venditti ha ricevuto dall’Ateneo un premio in
denaro.
Subito dopo è partito l’ap-
pello, e uno a uno in ordine
alfabetico, dipartimento per
dipartimento, i neolaureati si
sono avvicinati al palco per
prendere la pergamena alla
presenza del Senato accademico togato e dei direttori
di dipartimento, con il sottofondo musical jazz dell’Open
island quartet di Bitti.
Dopo la proclamazione e
il lancio dei tocchi, senza dimenticare un allegro fuori
programma dell’Associazione
goliardica turritana, tutti davanti al maxischermo per la
gloriosa e storica finale scudetto tra Reggiana e Dinamo
e, infine, il concerto dei Train
To Roots.
5
Libertà | 30 GIUGNO 2015 | Anno CV | numero 25
Da Campagna Amica alle mense per i poveri
CIBO SOLIDALE A KILOMETRO ZERO
Q
ualità del cibo a kilometro zero ma, da
qualche giorno, oltre
che buoni, i prodotti
della nostra natura sono anche
solidali.
Ha preso il via domenica
scorsa il progetto Campagna
Amica e solidale che vede protagonisti la Coldiretti, il Comune
di Sassari, la Caritas e l’associazione “Casa della fraterna
solidarietà”. Con la firma su un
protocollo d’intesa, i prodotti invenduti nei mercati di Campagna amica finiranno alle mense
dei poveri.
“Siamo orgogliosi di questo
accordo che vogliamo estendere a tutti i mercati sardi di
Campagna Amica – ha detto
il presidente di Coldiretti Sassari Battista Cualbu – perché
questa è un’ iniziativa, in linea
con la nostra filosofia, volta
al rispetto delle persone, del
cibo e dell’ambiente. In questo
modo oltre ad aiutare le persone deboli e sfortunate che
stanno attraversando un momento di difficoltà, bandiamo la
parola spreco, un cancro per la
sostenibilità ambientale ed un
insulto soprattutto per la crisi
economica che stiamo attraversando”. “Il progetto – ha poi aggiunto
Grazia Manca, assessore comunale alla Coesione SocialePari opportunità e Partecipazione - assume una valenza di
carattere etico, sociale ed edu-
I reali del Belgio a Stintino
I
CAMPAGNA
ABBONAMENTI
A LIBERTÀ
2015
Antonio Brundu
NON POTHO REPOSARE
“N
Diana ha regalato loro anche
un volume fotografico con le
bellezze dell’isola. Scorci di paradiso e angoli di storia dell’isola che, alcuni giorni prima,
hanno avuto occasione di conoscere anche i rappresentanti
della delegazione vietnamita
che ha accompagnato l’ambasciatore del governo di Hanoi in
Italia in visita a Sassari.
Il sindaco Antonio Diana, assieme al direttore del parco Pierpaolo Congiatu, ha accompagnato il rettore dell’Università
di Sassari Massimo Carpinelli e il rettore dell’Università di
Hue Cao Ngoc Thanh per una
visita a Cala Reale e all’ossario
austroungarico.
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conveniente. Per ricevere
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sconto rispetto all’acquisto diretto! Ecco le cifre:
Ordinario
Sostenitore
Estero
Benemerito
sana e corretta alimentazione,
di stagione e a km 0, anche per
le persone in difficoltà economica”.
La canzone nata per il teatro compie 100 anni
VACANZE SARDE
reali del Belgio hanno fatto
tappa a Stintino. Nei giorni
scorsi, lo yacht “Alpha” con
a bordo Alberto II e Paola del Belgio ha attraccato al
porto di Tanca Manna. I reali
hanno trascorso un giorno nel
comune costiero, dove hanno
fatto alcuni acquisti e mangiato
in un noto ristorante. Sul molo
di Tanca Manna il sindaco Antonio Diana ha incontrato Alberto II, ha discusso a lungo e
ha fatto dono al re del Belgio di
un libro su Stintino.
Quindi, in qualità di vicepresidente del parco nazionale
dell’Asinara e poiché i reali si
accingevano a fare tappa proprio sull’isola parco, Antonio
cativo. Servirà a coinvolgere i
produttori agricoli in nuove reti
di solidarietà, a sensibilizzare i
cittadini consumatori alla donazione anche del prodotto fresco,
ad affermare il diritto ad una
€ 30,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 100,00
on potho reposare”
compie cento anni.
O meglio, il testo
compie cento anni.
Fu scritto infatti nel 1915 dal sarulese Salvatore Sini, avvocato
scrittore e poeta. La poesia fu poi
musicata e nacque la celebre canzone omonima. E, in questo centenario, è venuta fuori una notizia
curiosa: se i versi sono nuoresi, la
musica è quasi sicuramente nata
a Tempio, probabilmente alla fine
dell’ottocento. È quanto sostiene
Michele Pintore, giornalista nuorese e cultore di storia locale, che ha
eseguito una approfondita ricerca
sul brano. L’opera venne musicata
da Giuseppe Rachel, la cui storia
parte da Cagliari, si intreccia con
Parma e Nuoro e passa da Tempio.
“Il mio interesse -dice Pintore- è
duplice: come addetto ai lavori in
quanto per anni ho fatto parte dello storico coro “Barbagia” di Nuoro
(del quale “Non potho reposare” è
uno dei cavalli di battaglia, ndr.).
Come giornalista, dopo lunghe ricerche, sono arrivato a pubblicare
in diversi articoli e libri la storia di
questa bellissima canzone”.
Pintore ha ritrovato, a seguito
delle sue ricerche il manoscritto
originale della canzone, in cui Sini
annota la data e persino l’orario
di stesura dei primi versi: “da ore
15:50 a ore 16:00”). I versi originariamente non erano stati scritti per
essere musicati, ma per far parte
di una rappresentazione teatrale
richiesta al Sini da alcuni studenti
universitari.
Alla Tempio di fine ottocento ci
si arriva col maestro Rachel che,
in quel periodo, dirigeva la banda
civica e insegnava musica nelle
scuole pubbliche della città. “Da
notizie dirette risulta che la musica
di quella che sarebbe poi diventata “Non potho reposare” faceva
già parte del repertorio della banda di Tempio, che ogni domenica
si esibiva in Piazza Gallura, già
dalla fine dell’ottocento” conclude
Pintore.
È quindi plausibile che sia i versi sia la musica siano stati scritti
separatamente per contesti differenti e solo in seguito i due artisti abbiano deciso di unire le due
opere, adattando musica e testo.
Giulio Gelsomino
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Magistero del Papa
INTERVENTI DI FRANCESCO
LA PAROLA DI GESÙ
DÀ CORAGGIO
RICHIAMO A VIVERE
LE VIRTÙ CRISTIANE
Il Vangelo di oggi presenta il
racconto della risurrezione di
una ragazzina di dodici anni,
figlia di uno dei capi della sinagoga, il quale si getta ai piedi
di Gesù e lo supplica: «La mia
figlioletta sta morendo; vieni
a imporle le mani, perché sia
salvata e viva» (Mc 5,23). In
questa preghiera sentiamo la
preoccupazione di ogni padre
per la vita e per il bene dei
suoi figli. Ma sentiamo anche
la grande fede che quell’uomo
ha in Gesù. E quando arriva
la notizia che la fanciulla è
morta, Gesù gli dice: «Non temere, soltanto abbi fede!» (v.
36). Dà coraggio questa parola di Gesù! E la dice anche a
noi, tante volte: “Non temere,
soltanto abbi fede!”. Entrato
nella casa, il Signore manda
via tutta la gente che piange e
grida e si rivolge alla bambina
morta, dicendo: «Fanciulla, io
ti dico: alzati!» (v. 41). E subito la fanciulla si alzò e si mise
a camminare. Qui si vede il
potere assoluto di Gesù sulla
morte, che per Lui è come un
sonno dal quale ci può risvegliare. (Angelus, 28 giugno
2015)
L’odierna solennità dei santi
Apostoli Pietro e Paolo è celebrata, come sapete, dalla
Chiesa universale, ma è vissuta
con gioia tutta particolare dalla
Chiesa di Roma, perché nella
loro testimonianza, sigillata col
sangue, essa ha le proprie fondamenta. Roma nutre speciale
affetto e riconoscenza per questi uomini di Dio, venuti da una
terra lontana ad annunciare, a
costo della vita, quel Vangelo
di Cristo al quale si erano totalmente dedicati. La gloriosa
eredità di questi due Apostoli è
motivo di spirituale fierezza per
Roma e, al tempo stesso, è richiamo a vivere le virtù cristiane, in modo particolare la fede
e la carità: la fede in Gesù quale
Messia e Figlio di Dio, che Pietro professò per primo e Paolo
annunciò alle genti; e la carità,
che questa Chiesa è chiamata
a servire con orizzonte universale.
Nella preghiera dell’Angelus,
al ricordo dei santi Pietro e Paolo associamo anche quello di
Maria, immagine vivente della
Chiesa, sposa di Cristo, che i
due Apostoli «hanno fecondato
con il loro sangue» (Antifona
L’approfondimento
d’ingresso della Messa del giorno). Pietro
conobbe
personalmente Maria e nel colloquio con lei, specialmente nei giorni che
precedettero la Pentecoste (cfr At 1,14),
poté approfondire la
conoscenza del mistero di Cristo. Paolo, nell’annunciare il
compimento del disegno salvifico «nella
pienezza del tempo»,
non mancò di ricordare la “donna” da cui il
Figlio di Dio era nato
nel tempo (cfr Gal
4,4). Nella evangelizzazione dei due Apostoli qui a Roma ci
sono anche le radici
della profonda e secolare devozione dei
romani alla Vergine,
invocata specialmente come Salus Populi
Romani. Maria, Pietro
e Paolo: sono nostri
compagni di viaggio
nella ricerca di Dio;
sono nostre guide nel cammino
della fede e della santità; loro ci
spingono verso Gesù, per fare
tutto ciò che Egli ci chiede. Invochiamo il loro aiuto, affinché
a cura di Don Francesco Marruncheddu
CAMBIATA LA TRADIZIONE DEL PALLIO
P
er antica tradizione il
29 giugno, solennità
dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, il Papa
durante la solenne Celebrazione nella Basilica Vaticana
imponeva il Pallio ai nuovi
Metropoliti. Si tratta di una
il nostro cuore possa sempre
essere aperto ai suggerimenti
dello Spirito Santo e all’incontro
con i fratelli. (Angelus nella Solennità di SS. Pietro e Paolo, 29
giugno 2015)
striscia di lana bianca ornata
di croci nere che simboleggia
la pecora sulle spalle di Gesù
Buon Pastore e la comunione
dei Vescovi con il Papa, ed è
prerogativa degli Arcivescovi
Metropoliti, ovvero i Vescovi
di quelle Sedi a capo di una
circoscrizione, la “Provincia
ecclesiastica”, come appunto
quella Turritana che attorno
alla Chiesa Metropolitana di
Sassari raduna le Chiese suffraganee di Alghero – Bosa,
Ozieri e Tempio – Ampurias.
Ma da quest’anno, almeno
per ora, si cambia musica.
È stato mons. Guido Marini,
Maestro delle Celebrazioni
liturgiche pontificie, a rendere nota questa decisione di
Papa Francesco con una lettera inviata a tutte le Nunziature nello scorso gennaio. Una
modifica che intende sottolineare maggiormente, come
ha spiegato lo stesso Marini,
“la relazione dei vescovi con
la chiesa locale”. Il Pallio non
verrà più imposto ai nuovi Metropoliti ma consegnato loro
in attesa che venga poi loro
imposto in diocesi dal Nunzio
Apostolico.
“Dal prossimo 29 giugno –
aveva spiegato Marini a Radio
Vaticana - in occasione della
solennità dei Santi Pietro e Paolo, gli Arcivescovi, come consuetudine, saranno presenti a
Roma, concelebreranno con il
Santo Padre, parteciperanno
al rito di Benedizione dei Pallii,
ma non avranno l’imposizione:
semplicemente, riceveranno
in forma più semplice e privata
dal Santo Padre il pallio a loro
destinato. L’imposizione, poi,
si effettuerà nelle loro diocesi di appartenenza, e dunque
in un secondo momento, alla
presenza della Chiesa locale e in particolare dei vescovi
delle diocesi suffraganee accompagnati dai loro fedeli”.
La modifica consentirà
a più fedeli di essere presenti
a questo rito così significativo e anche, in modo particolare, “ai vescovi delle diocesi
suffraganee, che in questo
modo potranno partecipare al
momento della imposizione”.
“In questo senso - ha concluso Marini -, si mantiene tutto
il significato della celebrazione
del 29 giugno, che sottolinea
la relazione di comunione e
anche di comunione gerarchica tra il Santo Padre e i nuovi
arcivescovi; allo stesso tempo, a questo si aggiunge - con
un gesto significativo - questo
legame con la Chiesa locale”.
Diventa così regola generale quella che prima costituiva
un’eccezione: nel caso l’Arcivescovo fosse impossibilitato
per qualche motivo ad essere
a Roma, il pallio gli veniva imposto dal nunzio o da un altro
vescovo delegato. In qualche
altro caso particolare, il Papa
stesso lo imponeva privatamente: è il caso degli ultimi due arcivescovi di Milano,
Dionigi Tettamanzi e Angelo
Scola, che l’hanno ricevuto
singolarmente dalle mani di
Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Quest’anno il Pallio è stato
dunque “consegnato” e non
più “imposto” a 46 nuovi Arcivescovi Metropoliti, tra i quali tre italiani: Pelvi di Foggia,
Nolè di Cosenza e Castellucci
di Modena.
Una curiosità: la lana per
la confezione dei sacri Pallii proviene da agnelli allevati
dalle religiose del convento
romano di San Lorenzo in Panisperna e offerti ogni anno
al pontefice dai Canonici regolari Lateranensi in occasione della memoria liturgica
di sant’Agnese, il 21 gennaio.
7
8
Vita diocesana
Libertà | 30 GIUGNO 2015 | Anno CV | numero 25
Conferenza su “Etica e senso civico”
CONTRO L’INDIVIDUALISMO E LA DECADENZA MORALE
L
a Conferenza su “Etica
e Senso civico” tenuta
nella sala della Camera
di Commercio, è stata
organizzata unitamente all’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme Sezione Sardegna
Nord, dall’associazione provinciale della 50&Più, dal Rotary
Club Sassari Nord, Il Centro
Culturale delle Fontane, il Club
dei 40, il Centro d’Arte e Cultura Giuseppe Biasi, la Fidapa,
La Confcommercio, La Confidi Commercio e la Camera di
Commercio di Sassari. È stata
preparata da un gruppo di lavoro comprendente anche i docenti universitari Franco Nuvoli
e Fabio Spurio. Il gruppo ha,
infatti, elaborato un documento che, nell’offrire spunti e indicazioni per i relatori, richiama
le condizioni basilari dell’etica
pubblica il cui venir meno, sia
nei rapporti interpersonali ma
soprattutto nelle istituzioni, sta
favorendo la diffusione di uno
stato di decadenza morale e di
spiccato individualismo. L’attuale insostenibile carenza di senso
civico è da mettere in relazione
con la presenza di leggi moralmente reprensibili, di privilegi
anacronistici propri della classe
politica, di sistemi clientelari e
soprattutto con l’acuirsi dei dislivelli economici, culturali e sociali. In tale contesto di sgomento e
imbarazzo si inseriscono le considerazioni di Sebastiano Casu
che, in apertura dei lavori, evoca il rischio dell’indifferenza con
richiamo al senso di responsabilità e ad un impegno fattivo nel
rispetto di valori universalmente
condivisi.
Analizzando il tema nell’ambito della politica e dell’amministrazione pubblica, nel suo
breve excursus storico Mario
Segni, con richiami ora alle “tre
malebestie” quali statalismo,
partitocrazia e corruzione denunciate da Don Sturzo, ora alle
conseguenze nefaste del consociativismo degli ultimi anni
Ottanta/Novanta, non manca
di evidenziare come, spesso, le
norme facilitino il deterioramento della vita pubblica e sociale i
cui moduli organizzativi possono consentire o contrastare fenomeni corruttivi.
Altri elementi a valenza negativa afferiscono, secondo il
relatore, al rapporto tra moralità
pubblica ed evasione fiscale, ma
anche alla presenza di norme
non sufficientemente garantiste
sul piano dell’onestà. Altri sono
riconducibili ad una differente
consapevolezza – rispetto ad
esempio al pubblico statunitense – del senso di autoosservanza delle regole e della denuncia
delle violazioni delle stesse di
fronte alle quali la classe dirigente italiana ha commesso
un grande errore escogitando,
sembrerebbe di capire, condoni
a raffica in luogo di esemplari riprovazioni.
A sua volta, Gianni Garrucciu, riferendosi al settore dei
media e della comunicazione,
individua nell’onestà il fondamento dell’etica professionale,
un’etica capace di rifiutare a
priori comportamenti servili e
respingere minacce e pressioni
mirate ad oscurare o manipolare le notizie. In tale ottica i media
cessano di essere cassa di risonanza per proporsi invece come
formatori di mentalità e concorrere a sviluppare e diffondere
umanità. Oggi, la professionalità dell’operatore si manifesta ed
esprime non tanto nello scoop in
sè, quanto nel modo di trattare e
rappresentare l’informazione, di
selezionare le notizie in base ad
una pubblica utilità e fine, libera
da condizionamenti di gruppi finanziari o di rilievo pubblicitario.
Con un intervento per certi
aspetti più complesso ed articolato, Bernardo De Muro, soffermandosi in particolar modo su
quella temibile ma affascinante figura di educatore quale fu
Augusto Monti che ebbe come
allievi personaggi del calibro
scelte chiare anche sul terreno
delle politiche di accoglienza e
di diritto di asilo. Tutto ciò senza
che si debba cedere a posizioni buoniste e remissive quando
serva contrastare (e censurare)
discorsi o comportamenti capaci di minacciare le regole della
convivenza che ci siamo dati e
che vogliamo difendere contro i
nuovi nemici della civiltà. Chi distrugge i luoghi di culto
e le opere d’arte, chi spara su
turisti inermi seduti al sole, chi
mozza teste e fa esplodere fabbriche non può ottenere alcun
tipo di cittadinanza. E per non
cedere al ricatto del terrorismo
dobbiamo vincere la paura senza cedere all’irrazionalità o alla
rabbia. Solo una determinata e
lucida reazione può abbreviare
la guerra dell’angoscia, del sospetto e dell’odio, che non pos-
di Cesare Pavese, Leone Ginzburg e Massimo Mila, rileva
una situazione di regressione
etica nel mondo della scuola e
della cultura. Partendo dall’assunto che i docenti devono essere maestri, modelli e mèntori
e la cultura antidoto alla corruzione, alla diseducazione ed
alla violenza lo studioso vede,
nell’assenza di punti fermi e nella rinuncia al ruolo di guida da
parte dell’istituzione pubblica,
la causa della crisi degli adolescenti e dei fenomeni di violenza nelle aule. Lo stato attuale
dei rapporti fra i due principali
fattori del processo formativo
registra azioni di risentimento
ed opposizione della famiglia
nei confronti della scuola, spingendo entrambe su posizioni.
Bachisio Solinas
>>> continua da pag. 1
aumenta la protervia e l’espansione dell’Is. Infine, la frequente incapacità
dello stesse comunità musulmane di isolare i fondamentalisti, prima modalità in Europa
per spuntare le armi del terrore,
impone di aumentare i tentativi
di dialogo con quelle comunità,
per un comune percorso verso
la tolleranza e il rispetto. Un risultato cui possono contribuire
IN BREVE
I CAMPI SCUOLA ESTIVI
DELL’AC. L’estate, tempo di
riposo e vacanze, diventa per i
giovani anche tempo di esperienze forti. Come ogni anno il Settore Giovani dell’Azione Cattolica
organizza i campi diocesani.
La cornice sarà, questa volta, il
Santuario di “Sa itria” a Gavoi;
immersi nella natura e ospitati
nelle tipiche cumbessias sarde, i
giovanissimi vivranno il loro camposcuola nei giorni dal 20 al 25
agosto; per i giovani l’esperienza
inizia il 27 agosto per terminare il
30 dello stesso mese.
Condivisione, approfondimento
di temi forti e preghiera scandiscono le giornate dei campi
estivi, senza tralasciare l’importanza dei momenti “liberi”,
utili per riposare e socializzare.
Tutte le informazioni sui campi
dell’Azione Cattolica sono reperibili sul sito web diocesano
www.acsassari.it.
siamo perdere.
* AV del 27.06.2015
9
Su fogarone de Santu Juanne
PLOAGHE, UNA TRADIZIONE CHE CONTINUA
A
nche quest’anno la nostra comunità, la notte
del 23 giugno, si è ritrovata attorno al grande
falò in piazza San Pietro. Una
tradizione, quella di accendere i fuochi per la festa di San
Giovanni e che a Ploaghe era
solo un ricordo di tempi passati, che riemerge di tanto in tanto
nel saluto che alcune signore si
rivolgono chiamandosi comari
proprio per aver saltato insieme il fuoco, ormai anni orsono.
Qualche anno fa però, il nostro
parroco, Mons. Tonino Canu,
ha riproposto l’accensione del
fuoco nella notte del 23 giugno come momento conclusivo
dell’anno catechistico; da lì si è
ripartiti, la festa si è spostata dal
Convento di Sant’Antonio nella centrale piazza San Pietro,
coinvolgendo tutta la comunità.
L’organizzazione è affidata al
Consiglio Pastorale, mentre la
preparazione e l’accensione del
fuoco sono curate con grande
maestria dal Comitato di San
Pietro.
La serata inizia con un momento di giochi per i bambini,
una gara di corsa coi sacchi fra
le diverse classi di catechismo,
e si conclude con un divertente
tiro alla fune tra catechisti, uomini contro donne, che vede vincitrici le signore (a onor del vero
occorre dare atto che le donne
erano numericamente superiori). Nel frattempo la catasta è
stata preparata, ci stringiamo
tutti intorno per la benedizione
del fuoco, il parroco dà inizio ad
un momento di preghiera e di
ascolto della Parola di Dio e poi
il fuoco, benedetto, sale alto e
scintillante. Quest’anno l’onore
del primo salto spetta ai tre candidati alla carica di Sindaco nelle
recenti consultazioni elettorali e
così la festa inizia, musica salti e
un ricco e variegato rinfresco offerto dai vari gruppi parrocchiali
fanno da cornice a questo momento molto semplice, ma partecipato, di amicizia e di allegria.
In un maxi schermo posizionato
sul sagrato della chiesa scorrono le immagini degli eventi e dei
momenti più significativi della
nostra comunità: le celebrazioni
dei tempi forti, delle comunioni e
delle cresime, dei matrimoni e
dei battesimi, i pellegrinaggi, le
feste di carnevale, la missione
popolare da poco conclusa, solo
per citarne alcuni.
Trovarsi attorno al fuoco ha
radici profonde nella cultura
contadina, ma ancora oggi è
occasione per suggellare amicizie e stringerne di nuove; è
un momento di vicinanza e di
condivisione. Saltare insieme
l’ostacolo del fuoco significa che
insieme si possono superare
ostacoli e divisioni, con questo
salto si stringe un legame: si diventa comari e compari. Siamo
già a notte inoltrata quando, per
concludere la serata, le note dei
tradizionali balli sardi invitano a
formare un grande cerchio attorno al fuoco, le braccia di giovani
e meno giovani si intrecciano
per seguire il ritmo della musica
tra lo stupore ammirato di chi è
rimasto a guardare.
Loredana Nela
La tesi dottorale di Don Alessio Deriu
COME GESÙ CONOSCE IL PADRE?
“V
isione beatifica”, in cristologia, richiama la
conoscenza umana di
Cristo nel suo singolare rapporto col Padre. Tale conoscenza di Figlio, Dio-Uomo, è frutto dell’assolutamente armonica e
simultanea, inseparabile relazione
tra le due nature, divina e umana.
Questo l’argomento della tesi dottorale che don Alessio ha presentato e difeso lunedì 22 giugno scorso.
Egli ha scelto di approfondire
criticamente gli scritti del teologo
francescano, il conventuale Luigi
Iammarrone, di origine abruzzese,
in ordine alla visione beatifica.
Ecco l’approccio scritturistico
(non c’è nella Bibbia il termine visione beatifica) che, pur non mancando richiami fondamentali, non
ne offre di diretti in ordine al tema.
Il Magistero, specialmente il Catechismo della Chiesa Cattolica, offre
invece qualche spunto, come anche la riflessione di alcuni teologi
odierni.
L’Autore di riferimento, nella sua
nota competenza interdisciplinare,
appare “ancorato alla continuità
tradizionale”. In lui la trattazione del
tema appare in stretta connessione
con la tesi dottorale: L’unità psicologica in Cristo, tema assai dibattuto negli anni ‘40 e ‘50 del secolo
scorso, con una terminologia che
risente del passaggio dalla teologia
classica a quella moderna: uso dei
termini “scienza”, intesa come “coscienza” e “autocoscienza” (San
Tommaso adotta “conoscenza di
sé”).
Iammarrone, legato ai Maestri
francescani Bonaventura e Duns
Scoto, riserva anche grande attenzione a Tommaso. Ne fa fede l’esame e
lo sviluppo dei suoi scritti
cristologici, dal conseguimento del dottorato (1957)
fino alla morte (2008),
passando per l’evento del
Vaticano II. Le sue puntualizzazioni sui pericoli di una
cristologia figlia della teologia moderna sono, per chi
lo ha conosciuto, un classico. Afferma l’imprescindibile riferimento alla dottrina
cattolica, ma non manca di
sensibilità verso le mutate
situazioni.
Da qui, la sua continuità
con la tradizione ecclesiale
precedente: la fede esperta, il senso di appartenen-
za alla Chiesa, il servizio reso da
teologo e docente, ben testimoniano la sua radice francescana, ossia
l’indiscussa fedeltà alla Chiesa e al
Magistero.
Quanto alla visione beatifica,
egli la spiega in riferimento all’unione ipostatica. Ossia, la conoscenza
umana di Cristo, per il suo essere
Dio-Uomo, Rivelatore del Padre e
Salvatore, è di chiara impostazione tomista, perché armonizza ciò
che Egli è ontologicamente (in sé)
con la ragione soteriologica (“per la
nostra salvezza discese dal cielo”).
Si tratta di un insistente richiamo
al Concilio di Calcedonia, per il rispetto dovuto al dogma sul Verbo
incarnato.
Don Alessio evidenzia che per
Padre Iammarrone la visione beatifica di Cristo è “necessaria”,
conseguente all’unione ipostatica,
mentre San Tommaso la ritiene
“convenienza”. Inoltre, rileva la
compossibilità in Cristo della visione beatifica con la kenosis. Certo
è difficile spiegare tale compresenza del viator e del comprehensor
in Cristo. Secondo studi specifici
di psicologi e le testimonianze dei
Martiri e dei Santi, gloria e dolore
possono coesistere e provarsi simultaneamente. Ossia, la visio beata non vanifica la piena umanità di
Gesù e la kenosis la piena divinità.
C’è dunque la ‘compossibilità’ della visio e della kenosis, nella linea
dell’abbassamento e dell’innalzamento del Verbo (cfr. Fil 2,6-11).
Quali i possibili sviluppi della tesi? L’approfondimento della
posizioni di Tommaso e di Scoto,
una ricerca allargata ai commenti
esegetici dell’Aquinate, come pure
appagare un’utile curiosità circa le
ragioni del ‘tomismo francescano’
del Padre Iammarrone, apparentemente una ‘contraddizione’, ma
anche una ricchezza delle differenze delle due scuole teologiche.
In ultima analisi, con un’immagine
musicale usata da don Alessio, Padre Iammarrone non sarà stato un
grande compositore come Tommaso, ma certamente un buon musicista che ha eseguito e interpretato
l’opera con originalità e passione.
Alla tesi e sua difesa è stato dato
il massimo dei voti. La Commissione esaminatrice ha apprezzato il
lavoro, il dominio della materia e le
spiegazioni addotte.
Al termine, nell’atrio della Pontificia Università di San Tommaso
d’Aquino, rinfresco per tutti i presenti, fra i quali il Rettore dell’Accademia, l’Arcivescovo Giampiero
Gloder, il vice e tanti alunni confratelli del dottorando, nonché l’Arcivescovo e il Vicario generale di
Sassari, il parroco di Cristo Redentore. La festa è continuata con la
cena nel refettorio dell’Accademia,
presente stavolta anche mons.
Francesco Soddu, direttore nazionale della Caritas. Sia in aula che
nel refettorio, don Alessio ha ringraziato ordinatamente e puntualmente la Commissione esaminatrice, l’Università Pontificia, il Rettore
dell’Accademia e l’Arcivescovo di
Sassari, ma in modo particolare i
genitori.
“Prosit”, don Alessio, e “ad maiora”, ossia a più alti traguardi.
(p.a.)
10
Vita diocesana
Libertà | 30 GIUGNO 2015 | Anno CV | numero 25
Amministrazione delle Cresime
SAN BARTOLOMEO, OSSI
È
con grande gioia che
domenica 14 giungo, la
nostra comunità di San
Bartolomeo
Apostolo, in Ossi, con il Parroco Don
Barore Saba ha accolto l’Arcivescovo mons. Paolo Atzei e
ha presentato 54 giovani che,
già consacrati a Cristo nel Battesimo, chiedono il sigillo dello
Spirito Santo con il Sacramento
della Confermazione, dono che
li unirà in modo più perfetto a
Cristo e alla Chiesa.
I ragazzi hanno seguito una
catechesi parrocchiale di tipo
catecumenale che quest’anno, nei vari tempi liturgici, li ha
portati a riflettere, insieme alla
comunità, sul Credo, simbolo
della nostra fede. La riflessione
ha avuto il suo culmine durante
la Veglia Pasquale, dove, alla
storia del cammino che il popolo di Israele ha compiuto per arrivare alla salvezza, sono state
B.V. CONSOLATA, PORTO TORRES
associate le varie fasi della vita:
dalla nascita fino alla morte/futuro di Dio.
I ragazzi sono stati aiutati a
comprendere che l’intera vita
è un dono: la vita, la fede, le
persone che ci vogliono bene, il
creato: tutto è dono di Dio. Crescendo dovranno imparare che
non basta ricevere ma occorre,
con responsabilità, fare delle
scelte personali e convinte alla
luce del Vangelo. Ora sono loro
stessi che, prima di ricevere i
doni dello Spirito, devono esprimere in prima persona, davanti
alla comunità, il loro ‘sì’ al Signore e alla Chiesa. Confidiamo nello Spirito Santo, affinché
trasformi questi giovani in veri
testimoni dell’amore di Cristo.
A Maria, Madre della Chiesa,
chiediamo di vegliare sempre
su di loro.
Le catechiste
Pierangela, Sara e Sonia
IMMACOLATA CONCEZIONE, OSILO
I
l giorno 21 giugno la Parrocchia “Immacolata Concezione” di Osilo vive un giorno
speciale vestendosi di gioia
e riconoscenza a Dio per un
gruppo di 29 ragazzi che hanno ricevuto il Sacramento della
Cresima completando così il
loro cammino di iniziazione cristiana.
Il nostro Vescovo padre Paolo ha invitato questi giovani ragazzi a scegliere la riva di Dio
di cui Gesù ci rivela il cammino.
Li ha esortati a scegliere
Cristo, come persona viva, capace di indicare loro l’unico e
autentico criterio che li aiuta a
distinguere ciò che è veramente
bene da ciò che è male.
Il cammino catechistico durato
sette anni, li ha portati, con l’aiuto di don Antonio Cuccureddu, il
nostro parroco e le catechiste, a
fare un percorso di conoscenza,
riflessione ed esperienza delle
verità della fede.
Hanno fatto esperienza del
Padre nostro che è creatore
dell’universo; del Figlio che ce lo
rivela e che ci salva; dello Spirito Santo, attraverso il quale noi
abbiamo la certezza dell’amore
del Padre e del Figlio che vive in
noi; della Chiesa che ci accoglie
come madre, guidata dal Papa.
L’invito che tutti noi facciamo a
questi ragazzi è scegliere Gesù,
servendolo nei nostri fratelli.
Sentire la comunità cristiana
come casa propria, coinvolgendosi in prima persona, avendo
Gesù come primo e ultimo riferimento delle loro scelte, per
costruire una società più umana,
più giusta e più fraterna.
Giovanni Dore
S
abato 20 Giugno, la
Parrocchia della B.V.
della Consolata, in Porto Torres, è in festa per
il dono spirituale che 15 ragazzi
(5 ragazze e 10 ragazze) hanno ricevuto, per mano dell’Arcivescovo mons. Paolo Atzei,
successore degli Apostoli, con
l’amministrazione del Sacramento della Confermazione.
I ragazzi sono giunti a questa
tappa attraverso un cammino
di fede: 3 anni in preparazione
alla Ss. Eucaristia e 3 anni in
preparazione alla Cresima. Le
lezioni di catechismo si sono
svolte ogni domenica dopo la
partecipazione alla Messa e
negli ultimi due mesi si è ag-
giunta, durante la settimana,
un’altra ora di lezione tenuta
dal parroco.
Ringrazio pubblicamente le
catechiste per la loro disponibilità e impegno.
L’augurio e la supplica verso
lo Spirito Santo è che illumini
questi ragazzi perché possano
tenere sempre presente che
questo giorno per loro non è
un traguardo, ma una tappa nel
loro cammino di fede e fedeltà
verso Gesù.
La nostra Madre del cielo, la
B.V. della Consolata, sia sempre vicino soprattutto nei momenti della prova.
Don Ferdinando Rum
SAN GIUSEPPE, SASSARI
S
abato 27 giugno, alle
ore 17, è stato celebrato nella Parrocchia di
San Giuseppe a Sassari il Sacramento della Confermazione, dono dello Spirito
Santo effuso su 58 tra ragazzi e
giovani dall’Arcivescovo di Sassari, mons. Paolo Atzei.
La gioia ha caratterizzato la
partecipazione a questo evento
a cui per anni hanno lavorato i
catechisti della comunità parrocchiale Lallina con Roberta e
Antonio, Stefania con sr Liliane
e Chiara, gli educatori dell’Azione Cattolica Lidia e Claudio e i
capi Scout Sergio e Silvia.
Questo momento è stato
particolarmente preparato dalla
Comunità grazie agli interventi
del parroco, don Massimiliano
Salis, e del vicario parrocchiale,
don Alessandro Pilo: due incontri di immediata preparazione
e il ritiro presso il Pime hanno
consentito di vivere nella preghiera il dono dello Spirito Santo che sarebbe stato elargito.
Prendendo spunto dalla Liturgia della Parola della XIII
domenica del Tempo Ordinario,
l’Arcivescovo ha sottolineato
durante l’omelia l’importanza
del sentirsi partecipi della guarigione operata dal Signore nella
vita dei cresimandi, così come
si è realizzata nella vita della
figlia di Giàiro, quale compito
alto che attende chi è partecipe del dono dello Spirito Santo,
come testimonianza da offrire
al mondo.
È stato inoltre molto apprezzato il momento in cui l’Arcivescovo, quale successore degli Apostoli, ha rivolto ad ogni
singolo cresimando non solo
le parole del rito, ma anche l’incoraggiamento per una crescita
cristiana, vissuta alla luce del
Vangelo.
11
In Auditorium, Convegno sull’educazione dei figli
FAMIGLIA... BASTA LA PAROLA?
M
ai come in questi anni
appare
appropriato
parlare di “emergenza
educativa”.
Educare, missione impegnativa, ma quanto mai affascinante; missione primaria dei genitori, coadiuvati dalle altre agenzie
educative, ma sempre conservandone il primato che rischia
di essergli scippato attraverso
una serie di azioni sotterranee
e silenziose che, di fatto, tramutano proposte di interventi in
interventi veri e propri. Questo il
contesto che spinge a muovere
chi ha una coscienza vigile e
attenta all’evolversi delle idee
e dei pensieri e a creare eventi,
occasioni per conoscere, riflettere su quanto sta accadendo
intorno a noi.
Il 24 giugno 2015
nell’
dell’Auditorium in largo Seminario a Sassari si è svolto uno di
questi momenti.
Organizzata dalle associazioni Giuristi per la vita, Centro
di Preparazione alla Famiglia Sassari e Famiglie Numerose,
la serata ha avuto come tema
“Famiglia…..basta la parola? La
sfida antropologica, l’educazione dei figli e le differenze indifferenti: cosa sta accadendo?”
Il relatore della serata è stato
l’Avvocato Gianfranco Amato,
Presidente Nazionale dei “Giuristi per la Vita”, editorialista di
Avvenire e di altre testate ed autore di varie pubblicazioni di cui
l’ultima “Gender (d)istruzione- le
nuove forme d’indottrinamento
nelle scuole italiane”.
Amato ha presentato subito
lo stato d’arte con cui si confondono le idee, manipolando
pericolosamente il concetto di
omofobia, costruendoci intorno
un’ impalcatura propagandistica
ideologica.
Se l’omofobia, privata di una
definizione certa, viene ridotta
ad un mero contenitore, ciascuno può arrogarsi il diritto di
riempirlo come meglio crede.
Se a farlo è il potere, però, allora l’operazione rischia di essere pericolosa, dice Amato. Così
spiega qualcosa degli opuscoli
che portano il logo dell’UNAR
( Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale), Dipartimento
delle Pari Opportunità presso
la Presidenza del Consiglio dei
Ministri.
Gli opuscoli rivelano evidente la natura propagandistica a
favore dell’ideologia ‘omosessualista’ e della cosiddetta “teoria del gender” che pretende
di sopprimere la differenza sessuale separandola da qualsiasi
indicazione naturale.
L’UNAR affida all’istituto A.T.
Beck di Roma la redazione di
tre opuscoli dal titolo “ Educare
alla diversità a scuola”, rispettivamente per i tre gradi di scuola
primaria, secondaria di primo
grado e di secondo grado.
Letti gli opuscoli il tema si fa
subito serio quando si afferma
che “I tratti caratteriali, sociali
e culturali, come i gradi di religiosità, costituiscono fattori
importanti da tenere in considerazione nel delineare il ritratto di un individuo omofobo” e
che “appare evidente che come
maggiore risulta il grado di cieca
credenza nei precetti religiosi,
maggiore sarà la probabilità che
un individuo abbia una attitudine omofoba”.
Molte le reazioni di sdegno
dalla CEI, dalle associazioni dei
genitori, dagli stessi studenti
agli insegnamenti degli opuscoli
ma soprattutto forte, impegnata,
documentata, l’azione dell’avvocato Amato che con articoli,
denunce, conferenze, si rende
promotore instancabile e appassionato.
Non mancano le reazioni
degli organizzatori che comunque sono costretti a ritirare gli
opuscoli, incriminati dagli stessi
organi di governo che non possono più difendere la paternità
dell’operazione.
Nonostante tutto, l’attacco
continua e nelle scuole si susseguono i progetti di educazione all’affettività ed altri, condotti
con docenze sconcertanti e
affidate a relatori quanto meno
discutibili, come quelli del “Corso di Strategia Nazionale per
la prevenzione ed il contrasto
della discriminazione basata
sull’orientamento sessuale e
l’identità di genere”, affidati al
servizio LGBT Torino (lesbichegay-bisessuali e transgender) a
cui sono invitati tutti i dirigenti
regionali e provinciali e del ministero.
Lungo l’elenco delle violenze esercitate sui giovani, consigliando libri non idonei per
le espressioni utilizzate, non
scrivibili nemmeno in una interpellanza parlamentare ( vedi
interpellanza Giovanardi, rifiutata per iscritto dallo stesso presidente del Senato Grasso), o
proiezioni di films, esercitazioni
in classe con schede o altri supporti didattici quali ad esempio:
racconti, fiabe, storie ecc…….. .
Abbiamo sentito, ancora dal
relatore, di una professoressa accusata di omofobia per la
provocazione, studiata, di uno
studente appartenente ad una
associazione arcigay. Abbiamo
sentito di genitori coraggiosi
che denunciano e si organizzano per difendere il loro diritto ad
essere educatori primari, attivi e
responsabili come voluti e tutelati dalla “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo” ( art.
18 e 26) e dalla Costituzione
Italiana (art. 30). Abbiamo sentito dall’appassionato avvocato
Amato del disegno di legge S.
1680, attualmente in parlamento, dove bambini e giovani verranno “manipolati come cavie
per sperimentazioni sociali”,
giusto per citare in chiusura parole del Santo Padre Francesco.
“Possiamo fermare questa
deriva ma dobbiamo esserci,
sapere, studiare, informarci,
agire”.
Così ci saluta l’avvocato
Gianfranco Amato lasciandoci,
insieme all’incoraggiamento di
Padre Paolo, un invito ad essere protagonisti.
approfondimento
progressivo
delle basilari verità della nostra
fede e in un inserimento nella
Sacra Liturgia, ora, da Cristiani
maturi, sono chiamati a prendere parte attiva alla vita della
comunità e ha evidenziato come
sia fondamentale in questo inserimento il ruolo della famiglia e
dell’intera comunità parrocchiale, rappresentata accanto ai ragazzi dai loro padrini e madrine.
Proprio quest’ultima dimensione è stata ripresa da Mons.
Atzei nella sua omelia. Dopo il
commento alle letture della XIII
domenica del tempo ordinario, rivolgendosi ai cresimandi
e alle loro famiglie, compresa
quella ampia che è la Chiesa,
ha ricordato come il ruolo di accompagnatori sia indispensabile
nel delicato momento dell’adolescenza e dell’uscita dal paese
per gli studi superiori. È necessaria una testimonianza di fede
e di umanità per acquisire una
ferma coscienza di identità personale, del proprio essere maschio e femmina, creati ed amati
da Dio e chiamati, con intelligenza spirituale, a saper cogliere tra
i pericoli che invadono la società
il giusto e il bene. In questo giorno di grazia, la comunità parrocchiale di Florinas ha certamente
raccolto dalle labbra del suo Pastore l’invito al coraggio di essere cristiani.
Chiara Gambella
Renzo Zanazzi
B. V. ASSUNTA, FLORINAS
È
stato celebrato la mattina del 28 Giugno, presso la chiesa parrocchiale della Beata Vergine
Assunta in Florinas, il Sacramento della Confermazione.
Nella Santa Messa, presieduta
da Mons. Paolo Atzei hanno ricevuto l’unzione con Sacro Crisma 10 fanciulli. Nel presentarli,
il parroco don Giosuè Carboni,
ha sottolineato come il cammino
catechistico accompagni i nostri
ragazzi fino alla Cresima, in un
12
Vita consacrata
Libertà | 30 GIUGNO 2015 | Anno CV | numero 25
Ritorna la rubrica su religiose e religiosi
DONO NELLA CHIESA E PER LA CHIESA
U
n anno intero per parlare e riflettere sulla Vita
consacrata. Il 2015 è una
grande opportunità per riscoprire il dono grande che essa
è nella Chiesa e per la Chiesa,
insieme profezia e mistero.
Tra i tanti carismi della Chiesa,
quello dei religiosi e delle religiose è forse il più “escatologico” in
quanto essi rimandano a quel “già
e non ancora” che ha in sè l’attualità di una testimonianza e la forza del futuro nella vita eterna. Un
camminare dentro la storia proiettati verso l’infinito, verso l’eternopresente di Dio.
La nostra Chiesa Turritana ha
una lunga, variegata e nobile tradizione religiosa, a tutti i livelli e in
tutte le epoche. In Città da secoli e
secoli sono stati presenti (e in gran
parte lo sono tuttora) i più grandi
Ordini religiosi che hanno fatto la
storia della vita consacrata: i Francescani Conventuali, i Frati Minori,
i Frati Minori Cappuccini, i Domenicani, i Carmelitani, i Gesuiti, i Servi di Maria. A loro si affiancarono
anche le presenze femminili, quali
le Benedettine, le Clarisse, le Elisabettine, le Clarisse Cappuccine.
Gli stessi Ordini hanno avuto poi
sviluppo nel territorio diocesano
con conventi capillarmente sparsi
praticamente in ogni angolo della
diocesi. A questi si affiancarono in
particolar modo nell’’800 gli Istituti
di vita attiva atti ad esempio alla
carità verso i poveri, i sofferenti,
gli orfani: la presenza delle Figlie
della carità, ancora oggi ben sal-
da nella Chiesa di Sassari, è stata
l’apripista per diversi altri Istituti attualmente presenti come ad esempio le Poverelle di Bergamo, le Domenicane di San Sisto e le Suore
Carmelitane.
A connotare profondamente la
vita ecclesiale di Sassari dal XIX
secolo è stata anche la venuta dei
Sacerdoti della Missione, i Vincenziani, che con la figura straordinaria del servo di Dio Padre Giovanni Battista Manzella e la cura del
Seminario diocesano, oltre alla
predicazione, hanno dato forma e
impronta a tanta parte della storia
diocesana. In epoche più recenti in
diocesi sono approdati poi i Salesiani, il Pontificio istituto Missioni
Estere, gli Oblati di Maria, le Paoline per citarne solo alcuni.
La nostra Chiesa è stata tra l’altro la culla per la fondazione di due
importanti Istituti religiosi: le Pie
Sorelle Educatrici di San Giovanni
Evangelista e la Compagnia delle Figlie di Mater Purissima, dette
Celestine, che con carismi diversi
(cultura, assistenza…) hanno portato da Sassari nel mondo la loro
presenza e la loro profonda testimonianza evangelica e caritativa.
Non possiamo dimenticare poi
che proprio nel nostro territorio,
dagli anni ’50, è rifiorito il carisma
benedettino in Sardegna. La nostra isola era priva della presenza dei monaci da tanti secoli, e fu
scelta la splendida ex Cattedrale
di San Pietro di Sorres, presso
Borutta, per la fondazione di una
Abbazia che assicurasse non
solo alla Chiesa Turritana ma a
tutta la Sardegna la presenza dei
figli di Benedetto da Norcia, con la
loro vita scandita da preghiera e
lavoro. A tutt’oggi il Monastero benedettino di San Pietro di Sorres
è un faro, unico in Sardegna, per
la vita di orazione, lavoro, apostolato e cultura che vi scorre.
Certo, in questi ultimi decenni, tante cose sono cambiate e
la presenza dei religiosi nella
Chiesa di Sassari è stata molto
rimodulata, a seconda delle forze realmente in campo. Così, ad
esempio, se fino a poco più di
dieci anni fa i Frati Minori avevano ben quattro conventi (Silki e
S. Antonio Abate a Sassari, Bonorva e Ittiri), ora ne rimane solo
uno, e grandi presenze come
quella dei Domenicani sono
cessate definitivamente. Ugualmente per le religiose che hanno
chiuso diverse case, asili, scuole, e rivista la presenza in ospedali ed enti assistenziali. Anche
l’unico monastero di clausura
della diocesi, quello della Sacra
Famiglia a Sassari, delle Clarisse Cappuccine, è attualmente in
stand-by, in attesa di una ripresa
che speriamo a breve a beneficio
della Chiesa Turritana, che ha in
esse l’unico polo di vita contemplativa femminile.
Un panorama più che mai bello
e variegato dunque, che Libertà
si propone di far conoscere ai propri lettori nel cuore dell’Anno della
Vita Consacrata voluto da Papa
Francesco proprio alla vigilia del
Giubileo. Da questa settimana
tenteremo dunque di accompagnare, con semplicità, e senza
la pretesa della esaustività, alla
scoperta degli Ordini ed Istituti,
maschili e femminili, contemplativi ed attivi, che nella nostra Chiesa Turritana garantiscono quel
dono grande di carisma, profezia
e testimonianza che fa della vita
religiosa un continuo rimando alle
realtà del cielo.
don Francesco Marruncheddu
Festa per cinque presuli della Diocesi
UN LUNGO GIUBILEO SACERDOTALE
È
stato un dono del Signore
iniziare le feste del nostro
cinquantesimo anno di sacerdozio radunati in santa
assemblea presieduta da papa
Francesco in Roma a Santa Marta,
il 19 giugno con altri dieci sacerdoti
ordinati nel 1965.
Guidati dal nostro confratello
vescovo di Ales mons. Giovanni
Dettori abbiamo concelebrato col
Papa. Eravamo con il vescovo di
Ales i seguenti sacerdoti: don Antonio Addis e don Domenico Degortes della diocesi di Tempio; don
Antonio Pilu della diocesi di Alghero; don Giuseppe Floris, don Angelo Pittau, don Petronio Floris della
diocesi di Ales; don Antonio Tanca
e don Tonio Sau della diocesi di
Sassari. Per me è stata una particolare gioia poter chiedere al Papa
la benedizione per poter annunziare il Vangelo compito che mi era
stato affidato dal cerimoniere della
cappella. Tutti abbiamo ascoltato
con grande attenzione l’omelia del
Papa, che commentava il brano
del Vangelo. […]
Poi per noi di Sassari, don Antonio Tanca, don Tonio Sau ai quali
si sono uniti padre Nicolino Manca
per il sessantesimo di sacerdo-
zio e padre Pierino Manca, per la
grande festa a Thiesi, Domenica
28 giugno, accolti da tanti nostri
compaesani nella celebrazione
eucaristica presieduta dall’Arcivescovo mons. Paolo Atzei e guidata
dal parroco don Tore Ruzzu resa
solenne dal bel coro parrocchiale. Omelia dell’Arcivescovo nella
vigilia dei santi Pietro e Paolo per
una fedeltà sempre più viva alla
Chiesa e una testimonianza come
Pietro e Paolo seguendo il Signore Gesù nel volergli bene come
Pietro. Alla fine della Messa il vescovo ha chiesto ai giubilari, dopo
l’intervento dei sindaci di Thiesi e
di Cheremule, Soletta e Masia, di
consegnare un messaggio e una
riflessione. Padre Nicolino ha ri-
chiamato i tiesini a custodire sempre la fede anche conservando e
valorizzando i beni culturali ancora
presenti nella bella, ma trasformata, chiesa parrocchiale. Padre Pierino ha invitato tutti a seguire il Signore nelle esigenze fondamentali
della vita cristiana di cui i religiosi
sono segno e testimonianza. Brevissime le parole di don Salvatore
Delogu per ringraziare tutti. Don
Antonio Tanca ha ricordato il suo
itinerario in varie realtà, parroco
senza nomina per lungo tempo a
La Landrigga, ma sopratutto cappellano ospedaliero nella realtà
del dolore e della sofferenza. Don
Tonio Sau, presentando il suo libro di poesie “Thiesi bellu che unu
giardinu”, ha letto una delle ultime
poesie ricordando tutti i sacerdoti
tiesini vivi e defunti facendo soprattutto memoria di questi ultimi
perché preghino il Signore affinchè
in Thiesi, oggi come nel recente
passato, molti giovani ascoltino la
voce del Signore che chiama alla
Sua sequela. Un rinfresco che ha
visto partecipi tutte le realtà ecclesiale e civili di Thiesi offerto dalla
comunità.
I giubilari di Thiesi insieme a
don Salvatore Delogu hanno donato come ringraziamento alla Casa
degli anziani un condizionatore
che aiuti gli ospiti a un necessario
riciclo di aria buona.
Anche a Sassari grande festa
per i giubilari, con Messa in Cattedrale presieduta dall’Arcivescovo
presenti tanti sacerdoti; omelia con
ringraziamento dell’Arcivescovo, e
alla fine il dono della benedizione
in pergamena del santo Padre ai
sacerdoti giubilari e benedizione
dell’Arcivescovo con annessa indulgenza plenaria. Per don Tonio
Sau c’è ancora il giubileo sacerdotale a Ittiri il 4 luglio, a Cossoine
l’11 agosto, a Ploaghe il 22 agosto.
Ad multos annos, comente
Deus cherede.
Don Tonio Sau
InformaCaritas
A cura di Gian Franco Addis
13
È possibile destinare il 5xmille Irpef a Caritas Italiana per progetti
di solidarietà in
favore dei più poveri e interventi
di emergenza, in
Italia.
Nei diversi modelli di dichiarazione (Cud, 730, Unico) occorre:
1. firmare nel riquadro “sostegno del volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni e fondazioni”
(il primo dei 4 appositamente previsti);
2. indicare il codice fiscale di Caritas Italiana: 80102590587
MADAGASCAR: andata e ritorno
chiediamo qualcosa per noi, per i nostri
cari, per la nostra comunità. Tutto diventa nostro, è di vitale importanza che
i nostri cari e i nostri beni siano al sicuro
tra le braccia di Dio a cui ci affidiamo
ogniqualvolta ne sentiamo il bisogno,
ogniqualvolta la vita ci pone davanti a
delle scelte e alle tragedie che colpiscono tutti noi.
Non esiste una preghiera missionaria
particolare con parole ricercate, ma é e
deve essere particolare il modo di pregare, che si accompagna a parole semplici come semplice é il linguaggio delle
persone semplici, ordinarie, umili. La
preghiera missionaria é diversa. È quella in cui il linguaggio richiama un modo
di vivere povero e semplice, quello dove
si incontra Dio, é quella in cui si dà voce
a chi voce non ha, agli oppressi, agli ultimi, ai poveri.
É quella in cui non chiedo più per me
ma per l’altro, riconoscendolo parte integrante della mia vita. É quella in cui
il mio sguardo non si ferma al mio naso
ma va oltre e si perde in tutto quello
che mi circonda e che riconosco parte
di quel creato che io creatura devo salvaguardare e difendere. Anche a caro
prezzo.
É quella che riflette la misericordia di
Dio. É quella che sa riconoscere l’azione dello spirito nonostante le debolezze
PREGARE>>>>>>>>>>>MIVAVAKA
La preghiera, parte integrante della vita del
missionario, ci accompagna quotidianamente nella nostra vita.
Con la preghiera infatti
si libera la mente e si
ascolta lo Spirito. Ci
si rivolge al Padre, al
Figlio, allo Spirito, alla Madonna e via
via a tutti i santi che ognuno di noi ha
nel cuore. Gesù stesso ci insegna a
pregare e il Padre Nostro é la preghiera missionaria per eccellenza. Ogni cristiano prega in quanto credente, anche
se siamo abituati ad usare il momento
della preghiera come se fosse una gettoniera: infiliamo la monetine e la risposta deve essere rapida, e sopratutto
positiva! Nella preghiera generalmente
degli uomini e le tragedie che ci circondano. É quella che ci fa aprire gli occhi
alle nostre responsabilità e che ci porta
a prendere impegni concreti per arrivare
al cambiamento che noi tutti desideriamo nelle nostre preghiere. Con questo
spirito siamo invitati ad accompagnare
con la preghiera i nostri quattro partenti;
don Tonino, Emanuele, Stefania e Francesca. Con la preghiera possiamo essere presenti insieme a loro nella terra
malgascia che li ospiterà e stare e sentirci vicini ai nostri amici.
La preghiera può diventare una bella e
sana conversazione con Dio ma bisogna fare attenzione a quello che chiediamo perché si sa, con le preghiere si
corre il rischio di essere esauditi...
Simonetta Zicchittu.
14
La Parola di Dio
Libertà | 30 GIUGNO 2015 | Anno CV | numero 25
XIV Domenica del Tempo Ordinario (ANNO B)
LETTURE: Ezechiele 2, 2-5; Salmo 122; 2 Corinzi 12, 7-10; Marco 6, 1-6
UN PROFETA OCCORRE MERITARLO
I
l Profeta è un dono e un bisogno per una comunità.
Israele lo capiva molto bene.
Aveva toccato con mano che
l’assenza della profezia significava assenza di Dio. Coincideva, infatti, con l’infedeltà del
popolo. Come, al contrario, il
massimo della benedizione sarebbe stato che “fossero tutti
profeti” in Israele.
Il Concilio ci ricorda con insistenza che il nuovo popolo di
Dio è fatto di sacerdoti, profeti e re. Ogni singolo battezzato
è questa ricchezza. È questa
grazia.
Essere “profeta” vuol dire
avere la sapienza di Dio, saper portare le sue parole, rendere comprensibile la storia
attraverso la lettura profonda
dei fatti, interpretandola come
Dio la interpreta, guardandola
come Dio la guarda.
Tutte le comunità cristiane
dovrebbero essere formate di
“profeti”, cultori appassionati
e fedeli della Parola, contemplativi dei “segni” del passaggio quotidiano del Signore
nella vita di ciascuno.
Potrebbe subito scaturire la
domanda: “Avviene questo nelle
nostre parrocchie? Custodiscono il tesoro della profezia come
una benedizione e ne favoriscono l’esercizio e l’ascolto? O
si mette a zittire il dono di Dio
perché solo il presbitero ha diritto di sentenziare e di parlare
e di decidere e di fare analisi? O
si fanno parlare soltanto alcuni “illuminati”, che sanno tutto
di tutto e di tutti e si trasformano
in castigatori dei comportamenti
degli altri, mentre non sanno vedere i propri o si fanno portavoce autentici di volontà superiori
o diventano “padri spirituali” improvvisati e fastidiosi al servizio
della conservazione o della distruzione?”.
Chiediamoci: “Che fine ha
fatto la profezia nelle nostre
comunità?”.
Mi chiederete: “Perché tutte
queste domande?”.
È Ezechiele che ce le suggerisce. Dio lo chiama, dicendogli che lo manda ad un popolo
che non ascolta più, ha la testa
dura e il cuore ostinato. “Ma tu
va’. Sappi che vai da questo
popolo, fatto in questa modo,
con questi pregiudizi, fermo
alle sue abitudini perverse”.
Lo stesso Gesù ci pone queste domande.
Capita nel suo paese di Nazareth. Annuncia il Vangelo di
salvezza e a tutta risposta si
sente opporre un rifiuto strisciante, polemico e ironico:
“Chi è questo? Non è per
caso il falegname? Ma noi,
non lo conosciamo già abbastanza? Non sappiamo i nomi
di sua madre e dei suoi parenti? Cosa vuole?”.
Gesù coglie immediatamente
la cecità e la sordità spirituali
delle sua gente.
Altri riceveranno l’annuncio,
perché davanti alla chiusura del
cuore non c’è rassegnazione
o scoraggiamento, ma la scelta di lasciare che ciascuno sia
responsabile delle sue risposte
“«Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì
non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì”
mentre altri, magari gente più
povera e umile, sono disposti a
nutrirsi e a dissetarsi della Parola che dà gioia e libertà.
Dio si dona continuamente
a noi e con molta generosità
nell’evento della Parola. Da parte mia, un discepolo, occorre disporre un cuore libero e puro.
Mi farebbe paura se Gesù
dovesse dirmi: “Io, il Profeta,
sono disprezzato dall’indifferenza del tuo cuore”. O se
dovesse dirmi: “Hai fatto della
mia Parola una parola a tuo
uso e consumo, senza essere
profeta libero e liberante”.
Provo terrore, però, quando
penso che, al di là delle dichiarazioni e delle buone intenzioni,
in tante comunità, da tanti pulpiti, in infiniti colloqui piovono
parole scadenti contrabbandate
come prodotti di alta qualità. Le
nostre miserabili parole come
vangelo. Possono solo far del
male o creare dipendenza come
le droghe o impastare persone
senza forza interiore, senza
capacità di responsabilità, senza autonomia, senza libertà. E
queste persone diventeranno
profeti nel mondo? Laici testimoni coraggiosi e franchi?
Gesù mi ricorda con severità:
“Un profeta non è disprezzato
che nella sua patria, tra i suoi
parenti e in casa sua!”. Non
posso dire: “Ce l’hai con me?”.
Don Mario Simula
Cultura
L’EDITORIA DELLA POESIA È MORTA?
“E
l’editore disse: la poesia è finita”. È il titolo di
un articolo di Alessandro
Zaccuri apparso su Avvenire del 17 giugno che si incarica,
meritoriamente, di rilanciare l’allarme
sulla crisi della produzione libraria in
Italia e delle pubblicazioni dei libri di
poesia in particolare, settore che nel
panorama italiano sembra destinato
ad un inarrestabile declino.
Gli italiani non leggono: il 59% neanche un libro all’anno e meno che
meno si legge poesia. E se il libri non
si comprano, l’editore, imprenditore
che non deve perdere, non pubblica
i poeti. Si registra malinconicamente
il progressivo ritiro di grandi Editori
nazionali da importanti collane a cui
si deve la diffusione presso il vasto
pubblico dei classici della poesia
e dei grandi del Novecento. Mondadori, Garzanti, Guanda, Jaca
Book, Marsilio sempre meno si avventurano in progetti editoriali che
puntano sulla produzione poetica e
mancano le riedizioni di autori importanti. In ambito editoriale, come nelle
altre imprese economiche, non ci si
espone alla perdita quando è certa la previsione di un saldo negativo
tra costi e ricavi. Rassegnarsi dunque all’inconsistenza opaca di un
mondo fatto di libri di cucina e di
calcio, di pubblicazioni pornografiche e di romanzi che ammiccano dagli scaffali dei supermercati
con mille sfumature dello stesso
colore?
Osserva Zaccuri: “I poeti sono i
benvenuti nel tempo del bisogno,
come già cantava Holderlin , ma un
modo per far sopravvivere i poeti al
bisogno si dovrà pur trovarlo”.
Il gelo delle tasche vuote richiama la durezza dei tempi che reclama
d’essere decifrata dalla parola poetica e placata, oggi più che mai. A cosa
serve la poesia ? Emanuele Trevi ,
critico letterario e scrittore, elogiando la riedizione nel 2013 di “Millimetri” di Milo De Angelis presso
il Saggiatore, che continua a stare in
campo con la pubblicazione di titoli
della tradizione novecentesca, cita
Stendhal: “ Ariosto ha formato il mio
carattere”. Cosa vuol dire? Di ciò che
siamo stati e siamo, soprattutto di ciò
che non siamo e non diventeremo,
della luce che rubiamo e dell’oscurità
in cui siamo avvolti, la parola dei poeti è illuminazione e chiarificazione,
salvataggio in mezzo alla tempesta,
canto delle Sirene.
La poesia è invenzione della lingua che crea-ricrea la realtà e il mondo, il poiein dei Greci, primi a saperne qualcosa; è pensiero cifrato nel
codice di parole sorprendenti, che
sono quelle e solo quelle, mai dette prima e non più revocabili, scelte
con precisione ‘millimetrica’. Scolpite
sulla pietra, per sempre “La poesia
si ingenera dall’attrito tra struttura logica del discorso e struttura metrica,
cioè tra organizzazione logica del
discorso e sorpresa musicale della
lingua”, si legge nella presentazione
della importante riedizione, sempre
presso Il Saggiatore, di “Composita Solvantur” , l’ultima raccolta di
Franco Fortini. “Si dissolva quanto
è composto”. L’esortazione del titolo può valere anche per la tensione
della scrittura po(i)etica che riporta
ai termini minimi, essenziali, la comprensione del tutto.
Stendhal riconosce il debito che
ha come poeta verso l’Ariosto, ma
non c’è vero poeta che possa non
dire d’essersi formato alla lettura degli altri poeti, che è l’unica scuola .
Ed è lo stesso debito che ha chiun-
que osi o pretenda di accostarsi alla
scrittura, nei confronti degli inventori
della lingua in cui si vuole scrivere,
che sono i poeti, che è vietato non
aver letto e magari studiato. Ma non
tutto è perduto.
Opera ancora una galassia di editori piccoli e medi, di ‘nicchia’, che
resistono: Interlinea, Lieto Colle,
Raffaelelli, L’Orma, Fara, Ladolfi,
Crocetti,Camponotto,Effigie,
Aragno, Manni, Fuorilinea, Marco
Saya, Il Ponte Del Sale. Citati da
Avvenire. E altri, su e giù per l’Italia.
La produzione cartacea in sofferenza sarà integrata dal digitale con
l’e-book, purché si legga. Ci sono i
poeti di oggi, come questi che si suggerisce di sfogliare: Marco Garzonio:
“Siamo il sogno e l’incubo di Dio”
(Ancora), Pierluigi Cappello: “Mandate a dire all’imperatore” (Crocetti),
Elena Buia Rutt “Ti stringo la mano
mentre dormi” (Fuorilinea).
Leonarda Tola
In Limba
15
Dicios antigos e vida moderna
DAE SA PERRUMA EST MALA SA PIGADA
“C
hie est naschidu
tundhu non podet
morrer cuadru” est
unu dìciu impreadu,
dae sos antigos, pro narrer chi,
su chi unu fit dae naschida,
fit difitzile a lu cambiare. Ma
sa naschida infortida dae
s’educatzione, chi diventaiat
cumportamentu dae pitzinnia.
E gai si unu teniat s’abitudine
de si cumportare in dunu tzertu
modu, comente podiat esser
cussu de si bantare de cosas chi
non teniat o de fagher male, non
bi aiat de isperare chi esserat
cambiadu, ca fit cosa chi non
podiat capitare.
In su tandho niunu pensaiat
chi unu masciu podiat diventare
femina o chi sa femina esserat
diventada masciu. Su dìciu
faghiat riferimentu a cosas chi
unu faghiat pro abitudine, a
pijas e andhainas de caratere
morale e nemmancu a pensu
podiat benner, a sa zente de
una borta, s’idea de cambiare su
chi sa natura aiat fatu. Si bi aiat
calchi pecu de natura si atzetaiat
cun dispiaghere, si chilcaiat de
lu tenner cuadu e fit birgonza a
lu narrer. Totu divesciu dae su
chi capitat como, chi su de aer
pecos de cussa calidade est
diventadu unore e ocasione de
orgogliu. Bi mancat pagu chi si
devant birgonzare sas pessones
chi, si sunt feminas, sunt feminas
e, si sunt omines, sunt omines.
Su de essere “gay” o “lesbica”,
mi paret chi como siat diventadu
una moda. Difatis, b’at omines
chi ant dadu proa de esser
omines, ca si sunt isposados e
ant tentu fizos, e feminas àter’e
tantu, chi narant de s’intendher
su contrariu de su chi fint.
Deo creo chi un’omine non si
podet boltare in femina, pustis
de annos e annos de vida a
costas a una femina, cun sa
cale s’at fatu una familia. Sa
matessi cosa naro chi est pro
una femina, proite mancari
si potat istracare de istare
cun unu maridu chi la tratat
male, non cheret narrer chi
issa, cojada e afizada, tot’in
duna diventet masciu. Epuru,
oramai, istorias de custa zenia
sindhe intendhet medas. Est
diventada cosa fitiana e sindhe
bantant, ca est de moda.
Como non si arrejonat pius
cunfromma a sos dissignos de
mama natura, chi teniat duos
generes de pessones: omines
e feminas. Como custas cosas
restant beras pro sos animales,
ca issos no arrejonant. Ma sa
zente, capatze de arrejonare,
podet esser a dies masciu e a
dies feminas.
Chi custos cussideros siant
fora de riga, mi paret chi siat
giaru, ma b’at medas pessones
chi sustenent custas ideas e
sunt essindhe a pizu propostas
de vida e pretesas chi, de
modernidade, tenent machine
e arrogantia ebbia. Cun custos
cuntzetos de su tempus nostru,
modernu e ispibigliadu, mi paret
chi s’umanidade siat pro che
ruer in una perruma mala, dae
sa cale at a esser difitzile a ndhe
torrare a pigare. Chie at leadu
cussa filada forsis non torrat in
dasegus, ca chie in su mundhu
naschet tundhu non podet
morrer cuadru, ma nois ischimus
chi chie est naschidu masciu non
podet esser femina e sa femina
non podet diventare masciu.
Però totos duos sunt fatos, e bi
cherent, pro sighire a generare
sa vida s’umana.
Mariantonia Fara
Santu Pedru e Santu Paulu
CULUNNAS DE SA CHEJA
A finitia de su mese de lampadas agatamus sa festa de Santu Pedru e de Santu Paulu. Dadu chi su logu est pagu e Santu
Paulu de tzertu non si at a ofendher, ammentamus su printzipe de sos Apustulos cun sos Gosos, chi apo aciapidu in su liberu
“Goccius de Santus”, de don Josto Murgia.
Fundamentu asseguradu
de s’apostolica fide
sos chelos nos abberide
Pedru apostulu sagradu.
In Betsaida naschisit
custa lumbrera maggiore
de s’eternu resplendore
sagradas lughes apisit
chi Gesusu l’elegisit
universale preladu.
Bos vidisit su Sennore
occupadu in sa pischera
de sa pius alta manera
bos fatesit piscadore
cun rezzas de veru amore
hazis s’omine piscadu!
Cun divina illustrazione
su Messias connoschistis
cunfessestis et creistis
s’ipostatica unione
subra custa cunfessione
Gesus fid’hat piantadu!
Su nomen bostru Simone
in Chefas bos comutesit
cando Jesus bos giamesit
cun divina vocazione
corifeu et campione
a su sou apostoladu!
Dae sas portas celestiales
sas jaes bos ordinesit
e porteri bos fattesit
de sas salas eternales
eccedes modos mortales
s’ornine tant’esaltadu!
Tu es Petrus raju dente
Tu es Petrus lughe giara
Tu es Petrus norma rara
de sa fide penitente
numerosa infirma gente
cun s’umbra hazis sanadu!
Cherinde bos salvare
sa manu onnipotente
bos mandat prontamente
un’anghelu a bos bogare
pro poder preigare
a Cristos crucificadu!
Ligad’est su chi ligades
assoltu su ch’assolvides
bois sa suprema tenides
in totu sas podestades
sas pius altas dinnidades
bos reputan dinniadu!
Demus de bois defensore
sa vida sant’imitare
chi nos chergiat alcanzare
de s’altu Deus favore
de s’omine piscadore
bos hat Cristos nomenadu!
In istranzas naziones
andestis peri su logu
pienu de divinu fogu
cunvertende cun sermones
haende cun oraziones
a medas resuscitadu!
De timore et negazione
cuddas tres ricumpenzestis
cun sos tres chi pubblichestis
de amore cunfessione
ambos cun deposizione
de cudd’ esser increadu!
Bos dat Cristos podestade
de absolvere et ligare
cand’isse cunfessare
cherfistis divinidade
de sa santa Trinidade
bos fit custu reveladu!
Tu es Petrus su chi fistis
prima Simon bar-jona
de s’ecclesia sa corona
et base firma istitistis
pro cussu esser meneschistis
in vida beatificadu!
Tenides cun grande amore
su pius altu privilegiu
chi in su sagradu collegiu
sezis principe et pastore
et de Cristos Redentore
tenides su Vicariadu!
Tu es Perdu perda forte
de eterna manu pulida
subra ue est elegida
s’ecclesiastica corte
de sa vida et de sa morte
ambas giaes bos hat dadu!
Dae sas presones oscuras
ue Erodes bos inserresit
un anghelu bos salvesit
benidu dae sas alturas
aende sas criaturas
continuamente pregadu!
A sa fini su Nerone
crudele, falsu et malvadu,
sende in su pontificadu
bos pongesit in presone
de su cale cun passione
morgestis crucificadu!
Nerone bos crucificat
et su chelu bos coronat
laudes bos su mundu donat
in sa festa chi bos dedicat
et umile bos supplicat
chi li siades abogadu!
O apostolu sagradu
claviger’altu pastore
siades nostru intercessore
Pedru sant’ avventuradu!
16
In Calendario
ARCIDIOCESI DI SASSARI
Giorni e orari
degli Uffici curiali
nei mesi di Luglio e Agosto:
Martedì – Mercoledì – Venerdì
apertura ore 10,00
chiusura ore 12,30
Libertà | 30 GIUGNO 2015 | Anno CV | numero 25
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