(Mt 20,4) Indice Introduzione 4 Il programma pastorale nella nostra chiesa locale di Mons. Raffaele Calabro. Vescovo della Diocesi Presentazione 6 Il cammino di elaborazione del programma pastorale diocesano di Don Gianni Massaro, Vicario Generale Programma Pastorale Diocesano 2010-2011 Riscopriamo la vocazione dei laici nella Chiesa e nella società, oggi 10 Novità nella continuità 10 I protagonisti, i contenuti, le fonti, le finalità 2 Icona biblica. Gli operai della vigna (Mt 20, 1-16) 12 Identità e formazione dei laici: 13 Indole secolare: formazione spirituale, dottrinale, umana Formazione dei formatori Ruolo della famiglia Auto-formazione INDICE PROGRAMMA PASTORALE DIOCESANO 2010-2011 3 Comunione e corresponsabilità: 18 La parrocchia nodi problematici Le relazioni presbiteri-laici Le risorse: gli organi di partecipazione e la consulta delle aggregazioni laicali Testimonianza e missione: 21 Gli scenari della testimonianza Il linguaggio della testimonianza Gli ambiti della testimonianza Vita affettiva, lavoro e festa, fragilità umana, tradizione, cittadinanza Chiesa e Mezzogiorno Conclusione Bibliografia 29 30 INDICE (Mt 20,4) Presentazione Il programma Pastorale nella nostra Chiesa locale 4 Al documento, qui annesso, frutto delle comuni fatiche e riflessioni per il Programma Pastorale Diocesano 2010-2011, avrei poco da aggiungere. Mi limito soltanto a prospettare alcuni punti concreti, necessari per calare la teoria, ormai consolidata e di comune dominio, nella pratica che è più complessa ed irta di contraddizioni e imprevisti legati a comportamenti, temperamenti e ritrosie differenti. Il fatto stesso che dopo tanti documenti e programmi pastorali, dopo tanti anni, il problema del laicato si ripropone puntualmente come nodo sostanzialmente irrisolto, ci induce a scrutare più attentamente e rigorosamente la prassi. La problematica è del tutto evidente come parimenti evidente l’incontrovertibilità della teoria. In campo socio-politico i laici, che pur si dicono e riconoscono credenti e praticanti, restano afoni, indistinguibili da quanti si dichiarano espressamente miscredenti, anticlericali, sostenitori di visioni di vita in nettissimo contrasto con principi non solo cristiani, ma anche più ampiamente umani a livello di etica e di valori. Né nella vita privata né in quella pubblica i laici cristiani danno migliore testimonianza di morale ineccepibile. La doppia morale (in privato e in pubblico) traspare da distinzioni sottili e sofistiche: la privacy si dice è una questione che riguarda l’individuo e non deve interessare nessun altro (sia questi il magistrato, sia questi il cittadino comune). La moralità pubblica (connessa strettamente con quella privata, spesso chi vive una vita dissoluta risulta anche ladro e corruttore in ambito pubblico) obbedirebbe ad altra legge (quella del consenso popolare), avulsa dai comandamenti. Pochi cattolici alzano la voce, tra questi il settimanale Famiglia Cristiana, purtroppo è una vox clamantis nel deserto. PRESENTAZIONE PROGRAMMA PASTORALE DIOCESANO 2010-2011 Le comunità cristiane hanno il dovere di interrogarsi e domandarsi se hanno fatto tutto il possibile, se hanno adottato tutte le strategie per inculcare nei fedeli laici che frequentano le nostre parrocchie, sono iscritti nelle nostre associazioni, che la fede in Dio comporta un cambiamento effettivo di vita: “Chi mi ama, osserva i miei comandamenti”, leggiamo in San Giovanni (14,15-21). Insegna San Giacomo: “Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede” (2,18). La rivista Civiltà Cattolica, in uno degli ultimi numeri, ha recensito un’opera in 3 volumi su Alcide De Gasperi: si resta semplicemente ammirati di fronte ad un gigante dello Spirito. E la stessa ammirazione riguarda figure come Giorgio La Pira, Giuseppe Lazzati, Bonomi e tanti altri. Si tratta - ci domandiamo - di esemplari in via di estinzione? Sono convinto di no e lo siamo tutti e perciò affrontiamo con fiducia il nuovo programma pastorale diocesano, nella certezza che il Signore è con noi. Egli che è in grado di far nascere dalle pietre figli di Abramo (Mt 3,9). Che fare? Ci tocca anzitutto constatare che non è stato ancora risolto il problema del rinnovamento della catechesi e, quindi, non c’è rinnovamento della pastorale, né, di conseguenza, decolla la nuova evangelizzazione, tanto richiesta ed auspicata dal Servo di Dio Giovanni Paolo II. Il rinnovamento della catechesi, a sua volta, è collegato strettamente con l’iniziazione cristiana, secondo il canone R.I.C.A. per gli adulti che domandano di essere battezzati ed inseriti nella comunità cristiana. Il criterio di fondo che ispira tale procedimento è quello di pretendere dal catecumeno-battezzando non solo se è pronto a cambiare vita, ma anche se la sua vita e la sua condotta è già in qualche modo attuata. Per questo vi sono varie fasi, tra le quali gli scrutini, la redditio symboli. Il battesimo dei bambini (pedobattesimo) sembra rendere più difficile e problematico il ricupero, almeno in certe dosi, di tale procedimento in chi è stato già battezzato. Ci troviamo di fronte ad un dilemma: da una parte in molte parrocchie è stato PRESENTAZIONE 5 adottato il criterio della sperimentazione, laboratori o il rinnovamento a piccoli passi, come è detto nel documento CEI Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia; dall’altra parte vi è la pastorale ordinaria, che sembra muoversi in parallelo, senza mai incrociare l’iniziazione. Qualcuno ha notato l’anomalia con un’immagine arguta: la gazzella (iniziazione) corre avanti veloce, lasciandosi indietro il lento e goffo pachiderma ecclesiale. Come colmare il gap? 6 La soluzione può essere il classico uovo di Colombo: la pastorale ordinaria, nei sacramenti, già incorpora tratti salienti dell’iniziazione. Si veda in tutti i sacramenti il dialogo tra celebrante e chi riceve i sacramenti, o i genitori, padrino e madrina, nel battesimo (v. Rivista di Pastorale Liturgica, 3,2010). Tale dialogo mira a coinvolgere chi amministra il sacramento e chi lo riceve, tastandone le reali intenzioni. Un segnale molto importante è la partecipazione costante alla celebrazione eucaristica nel Giorno del Signore: “sine dominico vivere non possumus”, affermavano i martiri di Abitene.. Non è eccessivo chiedere ed inculcare almeno questo segno minimo di appartenenza ecclesiale a quanti chiedono i sacramenti. E qualche segnale di impegno attivo e concreto nelle opere di carità non sembra assolutamente fuori posto per far passare nella mente talora distratta di adolescenti e adulti l’idea e la convinzione che la vita cristiana si estende o ingloba un cambiamento continuo e costante di vita. Quando si parla di fedeli laici in genere si pensa all’aspetto intellettivo: catechesi, scuole di formazione, etc.. Ma c’è un ambito privilegiato che sta al centro della vita della Chiesa: la liturgia. Nella liturgia noi non soltanto parliamo al popolo (che ci ascolta talora annoiato e distratto), ma noi preghiamo con il popolo, celebriamo con esso, comunichiamo al Corpo e al Sangue di Cristo. Dove non arriva la catechesi, può arrivare la liturgia. Uno scrittore, di cui non ricordo il nome, confidava che rimasto indifferente per tutta la durata della Messa, è stato colpito e quasi folgorato nel sentire: Ecce agnus Dei! Tanti ottimi laici (alcuni già nominati) non hanno partecipato a scuole di formazione all’impegno socio-politico, eppure, al momento opportuno, la loro fede ed il PRESENTAZIONE PROGRAMMA PASTORALE DIOCESANO 2010-2011 vivo senso cristiano hanno loro suggerito idee e proposte inedite in campo politico e sociale. Curare, quindi, la liturgia, l’atmosfera, i canti, la musica, le sobrie indicazioni da parte della guida, il silenzio o pausa adorante. Con tanti nostri fratelli non ci incontriamo spesso se non nel limitato tempo di una celebrazione eucaristica settimanale e festiva. Concludo invitando tutti a costruire insieme la nostra Chiesa locale. In nomine Domini. Con la mia benedizione. Andria, 15 agosto 2010, solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. † Raffaele Calabro Vescovo della Diocesi PRESENTAZIONE 7 (Mt 20,4) Introduzione Il cammino di elaborazione del Programma Pastorale Diocesano Il programma pastorale diocesano non può essere la precisazione e la descrizione di tutto ciò che la comunità ecclesiale pastoralmente opera o è chiamata a vivere, ma piuttosto la proposta di alcuni orizzonti condivisi verso i quali muoversi, l’indicazione di strumenti operativi, di stili pastorali, di focalizzazioni e di attenzioni che possono aiutarci a raggiungerli o ad avvicinarci. Il programma pastorale non può neanche ridursi a pragmatica ripartizione di compiti, né può ignorare i carismi di ogni persona ma deve inevitabilmente essere il risultato di un molteplice ascolto. Diversamente, risulterà infruttuoso e contribuirà ad alimentare la sfiducia che oggi sembra emergere nei confronti dei vari piani o progetti pastorali. Il programma pastorale che, pertanto, vi viene affidato, non è stato elaborato “a tavolino” ma è il frutto di un lavoro in cui i soggetti a cui è rivolto sono stati pienamente coinvolti. 8 Il cammino di elaborazione ha, infatti, avuto inizio con il Consiglio Pastorale Diocesano, convocato lo scorso 3 marzo, durante il quale sono state accolte le indicazioni del nostro Vescovo, Mons. Raffaele Calabro, dopo aver ascoltato le sintesi dei lavori di gruppo del Convegno Ecclesiale Diocesano, celebrato nei giorni 3 e 4 febbraio scorsi. Nella nota di approvazione del verbale del suddetto Consiglio così scrive il nostro Vescovo: “Dopo aver letto ed approvato il verbale, considerando il fatto che il programma pastorale della CEI per il prossimo decennio non sarà pronto (nella migliore delle ipotesi) prima del prossimo giugno; per non perdere tempo e visto che vi sono altre scadenze, come il prossimo Convegno Regionale sul laicato; INTRODUZIONE PROGRAMMA PASTORALE DIOCESANO 2010-2011 tenendo conto dell’esigenza emersa, durante il Consiglio Pastorale Diocesano, di dare continuità al lavoro svolto nel precedente quadriennio e il rilievo da me ribadito che il problema (educativo) dei giovani non riguarda solo loro ma coinvolge tutto quello che ruota attorno ad essi: famiglia, parrocchia, adulti, società civile, mass media…conviene concentrare la nostra attenzione sul laicato, quale programma pastorale per il prossimo anno” Alle indicazioni del Vescovo e del Consiglio Pastorale Diocesano (convocato ancora il 15 e 16 giugno 2010) si sono aggiunti i contributi offerti sia dal Consiglio Presbiterale, riunitosi il 28 maggio 2010, sia dai Consigli Pastorali Zonali convocati per la verifica di fine anno. Le declinazioni, invece, delle dimensioni pastorali nelle situazioni tipiche in cui si trova a vivere un laico cristiano (famiglia, lavoro, fragilità umana, tradizione e partecipazione alla vita civile) sono state offerte dalle comunità parrocchiali e associazioni laicali che in preparazione al Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona, sono state invitate a riflettere su almeno uno dei cinque ambiti. Una prima bozza, così, del programma pastorale, elaborata dal Comitato di Presidenza del C.P.D., è stata affidata ai Direttori degli Uffici Pastorali Diocesani. Arricchita dai suggerimenti e indicazioni di questi ultimi, si è giunti alla stesura, sempre da parte del Comitato di Presidenza, del programma pastorale nella sua versione definitiva approvata, poi, dal nostro Vescovo il 15 Agosto 2010. Le indicazioni pastorali per il prossimo anno che questo opuscolo porta nelle vostre mani, risultano pertanto, il frutto della nostra comune fatica di sacerdoti, religiosi e laici; in piena comunione con il nostro Vescovo, desideriamo, così, dare corpo e concretezza a parole come collaborazione, corresponsabilità, comunità e aiutarci ad essere non semplicemente delle persone o delle comunità “accostate” le une alle altre, talora con percorsi e prassi pastorali assai diversificate, ma una sinfonia di voci differenziate ma armoniche. L’augurio è che per tutti possa essere un anno pastorale fecondo e che l’accoglienza del programma diocesano sia espressione visibile del nostro camminare insieme. Don Gianni Massaro Vicario Generale INTRODUZIONE 9 (Mt 20,4) Riscopriamo la vocazione dei laici nella Chiesa e nella società, oggi Verso il terzo Convegno ecclesiale regionale (28 aprile-1° maggio 2011) Novità nella continuità Con lo scorso anno pastorale, si è concluso il ciclo quadriennale della programmazione pastorale che ha visto la nostra comunità diocesana coinvolta in un percorso di riflessione e d’impegno sul difficile e complesso versante dell’educazione in ordine ai temi, rispettivamente, della “responsabilità” (2006-2007), della “solidarietà” (2007-2008), della “cittadinanza” nel suo duplice aspetto: “abitare la città” (2008-2009) e “abitare il mondo” (2009-2010). Naturalmente, si tratta di attenzioni educative che non vanno lasciate alle nostre spalle, ma vanno sempre riproposte nell’ordinarietà della vita pastorale. L’ottica nella quale ci poniamo, è bene ribadirlo, resta sempre quella della formazione globale, in cui i molteplici aspetti dell’educazione alla fede, che vengono sottolineati annualmente nella pianificazione pastorale, si tengono tuttavia insieme, onde evitare il rischio di una proposta educativa frammentaria e occasionale. 10 Tutti i temi che hanno orientato i percorsi pastorali degli ultimi quattro anni saranno in qualche modo ricompresi e rilanciati, in questo nuovo anno pastorale, da un’altra prospettiva, quella della viva testimonianza dei laici nella vita della Chiesa e del mondo. La sollecitazione in tal senso ci deriva da un evento importante cui le Chiese di Puglia sono invitate a prepararsi, qual è il terzo Convegno Ecclesiale Regionale che sarà celebrato a S. Giovanni Rotondo (dal 29 aprile al 1° maggio 2011) sul tema: “I laici nella Chiesa e nella società pugliese, oggi”. Nella Lettera d’indizione del Convegno (contenuta nel sussidio approntato dalla Conferenza Episcopale Pugliese in preparazione al terzo convegno ecclesiale regionale), così si esprimono i Vescovi di Puglia nel giustificare l’urgenza di una riflessio- RISCOPRIAMO LA VOCAZIONE DEI LAICI NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ OGGI PROGRAMMA PASTORALE DIOCESANO 2010-2011 ne sulla vocazione dei laici di fronte ai doni e alle sfide dell’ora presente: “E’ nostro vivo desiderio che i membri del popolo santo di Dio - presbiteri, consacrati e laici - destinatari e protagonisti di questo importante evento ecclesiale, riscoprano la grandezza della vocazione laicale. Nel solco del Concilio Ecumenico Vaticano II e dell’Esortazione Apostolica Christifideles laici, vogliamo che nelle nostre Chiese maturi un’ecclesiologia di comunione più compiuta, rinvigorendo la corresponsabilità ecclesiale dei laici e potenziando la loro formazione. Solo così, insieme ai tanti testimoni pugliesi di santità laicale, alimenteremo la speranza delle nuove generazioni e contribuiremo al rinnovamento evangelico della società pugliese”. In queste parole appaiono evidenti quali siano i protagonisti, i contenuti, i riferimenti magisteriali e le finalità di un itinerario pastorale che vogliamo percorrere insieme. Protagonisti sono non solo i laici; è l’intero Popolo di Dio che è chiamato ad interrogarsi sulla vocazione dei laici i quali rappresentano la grandissima parte del numero dei battezzati. I temi di fondo del percorso si annodano intorno all’identità, compiti e responsabilità dei laici nella Chiesa e nella società. Su questi temi c’è una ricca elaborazione teologica e magisteriale cui fare riferimento e che dovrà orientare il nostro cammino: il Concilio Vaticano II (in particolare, Lumen Gentium, Apostolicam Actuositatem, Gaudium et Spes), l’Esortazione Apostolica di Giovanni Paolo II Christifideles laici (1988), in cui confluisce tutta la riflessione conciliare sul laicato, il Compendio della dottrina sociale della Chiesa (2004), la Lettera ai fedeli laici della Commissione episcopale per il laicato (2005), la Nota pastorale dopo il 4° Convegno ecclesiale nazionale di Verona (2007), Rigenerati per una speranza viva: testimoni del grande “sì” a Dio (per citare solo alcuni tra i più importanti documenti). Non dovranno, poi, mancare i confronti con figure esemplari di laici, adulti e giovani, che hanno saputo offrire una testimonianza coerente e credibile del Vangelo nel nostro tempo (ne vogliamo ricordare solo alcuni: da Giuseppe Lazzati a Giorgio La Pira a Vittorio Bachelet, da Armida Barelli a Gianna Beretta Molla a Chiara Lubich, dai giovani Pier Giorgio Frassati e Chiara Luce Badano alla bambina Nennolina, fino alla nostra Antonietta Cafaro, e altri). Quanto alle finalità, si tratta di sviluppare una più forte coscienza ecclesiale, risvegliando, per dirla con una nota VERSO IL TERZO CONVEGNO ECCLESIALE REGIONALE (28 APRILE - 1° MAGGIO 2011) 11 ma efficace espressione, quel “gigante addormentato”, il nostro laicato, che non sempre riesce ad esprimere in modo lucido ed appassionato le proprie potenzialità nell’annuncio del Vangelo e nell’animazione cristiana della società: “Per questo diventa essenziale accelerare l’ora dei laici”, si afferma nella Nota del dopo-Verona, “rilanciandone l’impegno ecclesiale e secolare, senza il quale il fermento del Vangelo non può giungere nei contesti della vita quotidiana, né penetrare quegli ambienti più fortemente segnati dal processo di secolarizzazione” ( Rigenerati per una speranza viva…, n.26). Icona biblica. Gli operai della vigna (Mt 20, 1-16) Quale icona biblica del nostro Programma, assumiamo la parabola evangelica degli operai della vigna ( Mt 20,1-16), di cui si serve Giovanni Paolo II nella Christifideles laici per parlarci della vocazione e della missione dei laici nella Chiesa e nel mondo: “La parabola evangelica spalanca davanti al nostro sguardo l’immensa vigna del Signore e la moltitudine di persone, uomini e donne, che da Lui sono chiamate e mandate perché in essa abbiano a lavorare. La vigna è il mondo intero (cfr. Mt 13,38) che dev’essere trasformato secondo il disegno di Dio in vista dell’avvento definitivo del Regno di Dio […]. La chiamata non riguarda soltanto i Pastori, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, ma si estende a tutti: anche i fedeli laici sono personalmente chiamati dal Signore, dal quale ricevono una missione per la Chiesa e per il mondo” (Christifideles… nn.1-2). 12 Tutto il Popolo di Dio viene raffigurato dagli operai della vigna la quale, oltre a rappresentare il mondo, è simbolo e figura non solo della Chiesa, Popolo di Dio, ma di Gesù stesso. E’ l’evangelista Giovanni che ci aiuta a scoprire il mistero della vigna: “Io sono la vite, voi i tralci” (Gv 15,5). “In questa prospettiva più interiore i fedeli laici non sono semplicemente gli operai che lavorano nella vigna, ma sono parte della vigna stessa […]. Lui è il ceppo e noi, i discepoli, siamo i tralci; Lui è la ‘vera vite’, nella quale sono vitalmente inseriti i tralci (Gv 15,1ss)” ( n.8). Innestati come tralci, mediante il battesimo, nella vite che è Cristo, i fedeli laici sono così chiamati a riscoprire, nel mistero della Chiesa-comunione, la loro specifi- RISCOPRIAMO LA VOCAZIONE DEI LAICI NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ OGGI PROGRAMMA PASTORALE DIOCESANO 2010-2011 ca identità e originale dignità da cui scaturisce la loro vocazione e missione nella Chiesa e nel mondo. Identità e formazione dei laici Alla domanda “Chi sono i laici?”, il Concilio Vaticano II ha già dato una chiara e precisa risposta, individuando nell’ ”indole secolare” il connotato fondamentale della loro identità: “L’indole secolare è propria e peculiare dei laici […]. Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il Regno di Dio trattando le realtà temporali e ordinandole secondo Dio” (Lumen Gentium, n.31). I laici sono tutti i discepoli di Gesù, “ad esclusione dei membri dell’ordine sacro e dello stato religioso riconosciuto dalla Chiesa, i fedeli cioè che, dopo essere stati incorporati a Cristo col battesimo e costituiti Popolo di Dio e, a loro modo, resi partecipi della dignità sacerdotale, profetica e regale di Cristo, per la loro parte adempiono la missione di tutto il popolo cristiano nella Chiesa e nel mondo” (idem). La dimensione secolare, in verità, appartiene a tutta la Chiesa che è posta nel mondo per salvarlo, ma tale “secolarità” si esprime in forme diverse e, attraverso i laici, si attua in modo specifico e peculiare, poiché è proprio dei laici vivere “nel secolo, cioè implicati in tutti e singoli gli impieghi e gli affari del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta” (idem). Sicché il “mondo” per i laici assume una valenza non semplicemente sociologica e antropologica, ma teologica, in quanto “luogo” dove Dio li chiama, in comunione con tutta la Chiesa, a santificarsi e santificare il mondo stesso (cfr. Christifideles…, nn.15-17). Di qui, da questa precisa responsabilità dei laici, chiamati da Dio ad offrire il loro contributo per la santificazione del mondo, deriva la necessità di una loro formazione integrale e permanente: “La formazione dei fedeli laici va posta tra le priorità della diocesi e va collocata nei programmi di azione pastorale in modo che tutti gli sforzi della comunità (sacerdoti, laici e religiosi) convergano a questo fine” (idem, n.57). Nell’esortazione apostolica Christifideles laici (che costituisce l’obbligato punto di riferimento per il nostro Programma), Giovanni Paolo II chiarisce, con estrema VERSO IL TERZO CONVEGNO ECCLESIALE REGIONALE (28 APRILE - 1° MAGGIO 2011) 13 lucidità ed efficacia (nel capitolo V) quali siano l’obiettivo e i diversi aspetti della formazione. Ripercorriamo brevemente l’itinerario suggerito che diventa per noi un preciso impegno programmatico che ci deve spingere, da un lato, a fare autocritica rispetto a certe prassi consolidate, e, dall’altro lato, ad aprire nuovi orizzonti di vita pastorale, con un nuovo slancio creativo e rinnovato entusiasmo. L’obiettivo fondamentale della formazione dei fedeli laici è “la scoperta sempre più chiara della propria vocazione e la disponibilità sempre più grande a viverla nel compimento della propria missione” (n.58). A questo obiettivo, inscritto in una pastorale con un taglio decisamente vocazionale, dovrà essere informata tutta l’azione educativa, pianificandola con intelligenza pastorale, evitando il rischio di improvvisazioni e riduzionismi che impoveriscono o, peggio, banalizzano i nostri sforzi, senza una reale crescita delle persone di cui ci facciamo carico. Un itinerario formativo globale si dimensiona secondo tre principali livelli: spirituale, dottrinale, umano. *Formazione spirituale. “Non c’è dubbio che la formazione spirituale debba occupare un posto privilegiato nella vita di ciascuno, chiamato a crescere senza sosta nell’intimità con Gesù Cristo, nella conformità alla volontà del Padre, nella dedizione ai fratelli nella carità e nella giustizia”(n.60). E’ necessario aprire cammini forti di spiritualità per laici i quali siano aiutati ad avvertire l’appello di Dio che chiama in qualunque ora della vita, anche in quella più impensabile. Ma come sentire la chiamata di Dio? 14 “Per poter scoprire la concreta volontà del Signore sulla nostra vita sono sempre indispensabili l’ascolto pronto e docile della Parola di Dio e della Chiesa, la preghiera filiale e costante, il riferimento a una saggia e amorevole guida spirituale, la lettura nella fede dei doni e dei talenti ricevuti e nello stesso tempo delle diverse situazioni sociali e storiche entro cui si è inseriti” (n.58). Ascolto della Parola, preghiera, accompagnamento spirituale, discernimento: sono le vie privilegiate, insieme ad un’intensa vita sacramentale, lungo le quali i laici possono e devono essere aiutati a leggere nella fede la loro vita per comprendere i disegni di Dio, che non sempre sono facili da decifrare. In tale contesto, la liturgia e, in modo particolare, l’omelia domenicale, siano orientate a mettere in RISCOPRIAMO LA VOCAZIONE DEI LAICI NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ OGGI PROGRAMMA PASTORALE DIOCESANO 2010-2011 luce la grandezza della vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo. C’è da riscoprire il senso di una ministerialità laicale che, partendo proprio dalla liturgia, si traduca in una forma di ministerialità che pervada l’intera esistenza cristiana. Si avverta ancor più la necessità di educare i laici a gustare la preziosità della “lectio” come straordinaria risorsa per rinvigorire la fede. S’incoraggino, inoltre, i laici a curare un rapporto costante con i “maestri dello Spirito”, testimoni autorevoli della fede, che, con la loro parola e con la loro vita, sappiano illuminare le coscienze e irrobustirle. Non meno importante è anche l’attenzione da rivolgere alle manifestazioni della “pietà popolare”, perché esse siano veramente espressione di una fede autentica e genuina. Sarà una spiritualità attenta ad armonizzare fede e vita, evitando un pericolo nocivo per la vita credente: “Nella loro [dei laici] esistenza non possono esserci due vite parallele: da una parte, la vita cosiddetta ‘spirituale’, con i suoi valori e con le sue esigenze; e dall’altra, la vita cosiddetta ‘secolare’, ossia la vita di famiglia, di lavoro, dei rapporti sociali, dell’impegno politico e della cultura. Il tralcio, radicato nella vite che è Cristo, porta i suoi frutti in ogni settore dell’attività e dell’esistenza” (n.59). La schizofrenia tra una fede proclamata e un vissuto poco, o per niente, ispirato alla fede è una tentazione costante che, con ogni sforzo, dobbiamo cercare di neutralizzare, memori della parola di Paolo VI che vedeva nella rottura tra Vangelo e vita, tra Vangelo e cultura “il dramma della nostra epoca” (Paolo VI, Evangelii nuntiandi, 1975,n.20). Unità ed equilibrio saranno la misura con cui si costruiranno percorsi di spiritualità laicale, capaci di rifuggire tanto lo “spiritualismo intimista” quanto l’ “attivismo sociale”, in una prospettiva di sintesi “che conferisce unità, significato e speranza all’esistenza, per tante e varie ragioni contraddittoria e frammentata” (Compendio…, n.545). *Formazione dottrinale. “Sempre più urgente si rivela oggi la formazione dottrinale dei laici, non solo per il naturale dinamismo di approfondimento della loro fede, ma anche per l’esigenza di ‘rendere ragione della speranza’ che è in loro di fronte al mondo e ai suoi gravi e complessi problemi. Si rendono assolutamente necessarie una sistematica azione di catechesi, da graduarsi in rapporto all’età e alle diverse situazioni di vita, e una più decisa promozione VERSO IL TERZO CONVEGNO ECCLESIALE REGIONALE (28 APRILE - 1° MAGGIO 2011) 15 cristiana della cultura, come risposta agli eterni interrogativi che agitano l’uomo e la società d’oggi” . In particolare, si rende indispensabile “una conoscenza più esatta della dottrina sociale della Chiesa” come parte integrante nel cammino formativo del fedele laico (Christifideles…, n.60). 16 Catechesi, approfondimento culturale, studio dell’insegnamento sociale della Chiesa sono gli indispensabili “ingredienti” di una seria e solida formazione dei laici, naturalmente calibrata secondo l’età e capacità di ciascuno. In tempi particolarmente complessi quali quelli che viviamo, segnati da un accentuato pluralismo delle culture e dei valori, da un processo avanzato di laicismo e secolarismo, non ci possiamo permettere il lusso di accontentarci di quanto già facciamo (che è già molto) per la formazione dei piccoli, dei giovani e degli adulti. “Ci è chiesto un investimento educativo capace di rinnovare gli itinerari formativi per renderli più adatti al tempo presente e significativi per la vita delle persone” (Rigenerati…,n.17). Occorrerà rinnovare i linguaggi, i contenuti, gli strumenti e le modalità della comunicazione della fede, in modo tale da permettere ai fedeli laici di prendere chiara coscienza della propria vocazione e, di conseguenza, di saper vivere coerentemente in tutte le realtà temporali che sono loro proprie come la famiglia, il lavoro, la cultura, la vita sociale e politica. Accanto all’impegno ordinario di catechesi, che costituisce la base necessaria per l’educazione alla fede, bisognerà approntare degli itinerari più specifici che riguarderanno approfondimenti sul piano teologico, biblico, culturale, che andranno ad integrare i cammini di catechesi, arricchendoli e irrobustendoli; in tal senso, occasioni preziose da non trascurare sono la Settimana biblica e il Convegno annuale diocesano sul tema del Programma pastorale. Nel contempo, bisognerà rivedere le strategie comunicative, affinché il messaggio sia veicolato con efficacia, utilizzando metodi e tecniche che le più aggiornate scienze umane mettono a disposizione. *Formazione umana. “Nel contesto della formazione integrale e unitaria dei fedeli laici, è particolarmente significativa per la loro azione missionaria e apostolica la personale crescita nei valori umani. Proprio in questo senso il Concilio ha scritto: ‘I laici facciano pure gran conto della competenza professionale, del senso della famiglia e del senso civico e di quelle virtù che riguardano i rapporti sociali, cioè la probità, lo spirito di giustizia, la sincerità, la RISCOPRIAMO LA VOCAZIONE DEI LAICI NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ OGGI PROGRAMMA PASTORALE DIOCESANO 2010-2011 cortesia, la fortezza d’animo, senza le quali non ci può essere neanche vera vita cristiana’ “ (Christifideles…,n.60). La formazione umana non può che scaturire, come effetto naturale, da un’autentica formazione spirituale e dottrinale dei credenti, i quali, se sono veramente tali, non possono non essere anche uomini e donne sino in fondo, sulla misura del Figlio di Dio che è stato anche uomo in pienezza. Per questo, i laici che noi vogliamo formare saranno anche animati da profonda umanità e da un forte senso civico nel rispetto, senza “se” e senza “ma”, dei valori della legalità e dell’ambiente, dell’onestà e della giustizia,della pace e della non-violenza, del dialogo e della tolleranza, del consumo critico e della partecipazione democratica al bene comune della Città. Uomini e donne che siano cristiani veri e cittadini esemplari: ecco i laici che ci sta a cuore formare per la Chiesa e per il mondo. Spiritualità, catechesi, cultura, valori umani: sono dimensioni che vanno fortemente legate tra loro, dentro un unico percorso fatto non solo di parole e di messaggi, ma di esperienze vitali in cui vengano toccate e convertite intelligenza e cuore, emozioni e relazioni, facendo crescere il gusto dell’incontro con Cristo nella Chiesa e il desiderio di camminare con gli altri per migliorare il mondo. Una formazione specifica va dedicata a coloro che ricevono il compito di formare gli altri. Si tratta della cosiddetta “formazione dei formatori”: “Formare coloro che, a loro volta, dovranno essere impegnati nella formazione dei fedeli laici costituisce un’esigenza primaria per assicurare la formazione generale e capillare di tutti i fedeli laici” (idem, n.63). Anche in questo campo, nella nostra Diocesi, da tempo, a vari livelli, viene assicurato un lodevole servizio: l’espressione più qualificata è la Scuola diocesana di formazione per operatori pastorali, alla quale è bene, però, destinare un numero più elevato di partecipanti, considerata l’enorme importanza che riveste il compito di formare gli altri. Né va trascurato il ruolo che può svolgere la famiglia nell’educazione alla fede, in particolare per i sacramenti dell’iniziazione cristiana. A questo proposito, non saranno mai sufficienti le energie da spendere per formare al senso della famiglia cristiana, prima e dopo il matrimonio, attraverso percorsi non solo di preparazione immediata al matrimonio, ma su tempi più lunghi, fin dalla giovane età, di educazio- VERSO IL TERZO CONVEGNO ECCLESIALE REGIONALE (28 APRILE - 1° MAGGIO 2011) 17 ne all’affettività e alla sessualità, in una prospettiva più ampia che includa anche percorsi per scoprire la grandezza di una consacrazione speciale a Dio e ai fratelli con il sacerdozio e la vita religiosa. Se parliamo di formazione, non si deve ignorare ch’essa non è solo il frutto di un’opera che si riceve dall’esterno di sé, dagli altri; sarà bene sensibilizzare i fedeli laici all’esigenza imprescindibile di un’opera di auto-formazione senza la quale “non si dà formazione vera ed efficace” (idem, n.63). Lettura, meditazione personale, studio, utilizzo critico dei media dovrebbero caratterizzare, secondo le capacità di ognuno, lo stile di vita del laico credente. In una società frastornata da rumori e distrazioni, stressata dalla fretta e dagli affanni della competizione, occorre con urgenza far recuperare il valore del silenzio meditante per scendere nelle profondità dell’io interiore dove si forgia la propria identità personale in una relazione intima con se stessi e con Dio. La fatica della formazione, dunque, è una scommessa da affrontare con decisione, perché su di essa si gioca la riscoperta effettiva della vocazione laicale: “Perché ciò avvenga dobbiamo operare per una complessiva crescita spirituale ed intellettuale, pastorale e sociale, frutto di una nuova stagione formativa per i laici e con i laici, che porti alla maturazione di una piena coscienza ecclesiale e abiliti a un’efficace testimonianza nel mondo” ( Rigenerati…, n.26). Comunione e corresponsabilità 18 Innestati come tralci nell’unica Vite che è Cristo, i fedeli laici sono dentro un dinamismo vitale che è la vita della Chiesa, “comunione misteriosa che vincola in unità il Signore e i discepoli, Cristo e i battezzati: una comunione viva e vivificante, per la quale i cristiani non appartengono a se stessi ma sono proprietà di Cristo, come i tralci inseriti nella vite” (Christifideles…,n.18). Cristo eucaristia è sorgente di comunione dei cristiani con Lui e dei cristiani tra loro. E’ da questo mistero della Chiesacomunione, riflesso, nella storia e nel tempo, del mistero dell’amore trinitario di Dio, che derivano la dignità e la responsabilità dei laici nella Chiesa e nel mondo. I fedeli laici sono invitati a riscoprire questa ecclesiologia di comunione che permette loro di comprendere di essere pietre vive dell’edificio ecclesiale nella RISCOPRIAMO LA VOCAZIONE DEI LAICI NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ OGGI PROGRAMMA PASTORALE DIOCESANO 2010-2011 diversità e complementarietà di ministeri e carismi che sono propri della vita della Chiesa. L’espressione più immediata e visibile della Chiesa-comunione è la parrocchia che tutti, singoli, gruppi, movimenti e associazioni, siamo chiamati a riscoprire come comunità di fede con il compito di annunciare, celebrare e testimoniare il Vangelo lì dove la gente vive, lavora, soffre e gioisce. I laici, in particolare, devono coltivare un senso sempre più forte di appartenenza alla loro parrocchia, apportando il loro contributo alla crescita della comunità. “E’ necessario uscire da quello strano ed errato atteggiamento interiore che faceva sentire il laico più ‘cliente’ che compartecipe della vita e della missione della Chiesa” (Lettera ai fedeli laici, n.3). Non insomma semplici fruitori di servizi religiosi, né, d’altra parte, occupati a ricercare spazi per un protagonismo fine a se stesso: i laici siano consapevoli del fatto che la comunione è un dono che va accolto con gratitudine e vissuto con senso di responsabilità. Pertanto, “il fedele laico non può mai chiudersi in se stesso, isolandosi spiritualmente dalla comunità, ma deve vivere in un continuo scambio con gli altri, con un vivo senso di fraternità, nella gioia di un’eguale dignità e nell’impegno di far fruttificare insieme l’immenso tesoro ricevuto in eredità. Lo Spirito del Signore dona a lui, come agli altri, molteplici carismi, lo invita a differenti ministeri e incarichi, gli ricorda, come lo ricorda agli altri in rapporto con lui, che tutto ciò che lo distingue non è un di più di dignità, ma una speciale e complementare abilitazione al servizio. Così, i carismi, i ministeri, gli incarichi ed i servizi del fedele laico esistono nella comunione e per la comunione. Sono ricchezze complementari a favore di tutti, sotto la saggia guida dei Pastori” (Christifideles…, n.20). E’ nell’ottica di un’ecclesiologia di comunione che vanno comprese le relazioni tra le diverse vocazioni e, in particolare, tra presbiteri e laici, che non sempre sono facili e serene. A questo riguardo, chiare ed oneste sono le parole scritte dal nostro Vescovo in una sua lettera pastorale: ”Che tra presbiteri e laici la collaborazione sia spesso difficile è un dato di fatto: l’ecclesiologia conciliare non è stata ancora recepita e la pratica pastorale appare talora, in questo ambito, sconfortante. Il difetto di collaborazione si manifesta nel lamento di tanti laici che non si sentono sempre trattati da perso- VERSO IL TERZO CONVEGNO ECCLESIALE REGIONALE (28 APRILE - 1° MAGGIO 2011) 19 ne adulte, in grado di assicurare un apporto effettivo, corrispondente alla propria capacità e competenza nella società. I presbiteri, a loro volta, rimproverano ai laici di non essere disposti a collaborare, di difendere i propri punti di vista, di non saper ubbidire. Non si può negare che sotto le ‘rivendicazioni’ dei laici si potrebbe nascondere il desiderio di emergere, di uscire dall’anonimato e, analogamente, dietro l’atteggiamento di chiusura e di difesa da parte dei presbiteri si potrebbe nascondere una visione autoritaria, ombrosa e sospettosa verso veri o presunti tentativi di delegittimazione o, comunque, una poca evangelica concezione del proprio ‘presiedere’“(Mons. Raffaele Calabro, Lo Spirito e la missione, 1997, n.20). Queste difficoltà si affrontano e si superano, dando forma concreta alla comunione, attraverso stili di incontro, di condivisione e di corresponsabilità, esercitandosi nell’ascolto reciproco, nel confronto rispettoso delle idee, nell’assumere insieme le decisioni, secondo i ruoli propri di ciascuno. 20 Vanno scongiurate, come emerso nelle conclusioni del Convegno di Verona, due pericolose forme di involuzione ecclesiale: quella del clericalismo laicale e quella del laicismo clericale. La prima, che rischia di rinchiudere i laici nelle mansioni del clero, evadendo le responsabilità tipiche della testimonianza cristiana nel mondo, è un fenomeno di “dipendenza” che, sotto certi aspetti, fa comodo ad entrambi i protagonisti: ai laici, perché così non si assumono le loro responsabilità; ai presbiteri, perché così si evitano il disturbo di confrontarsi con chi potrebbe essere portatore di una visione pastorale diversa. La seconda porta il clero ad assumere ruoli organizzativi di tipo manageriale che deresponsabilizzano i fedeli laici nei loro impegni secolari e li privano anche della guida spirituale e della formazione della coscienza. A questo punto, ci suonano bene le parole del documento post-Verona: “Riconoscere l’originale valore della vocazione laicale significa, all’interno di prassi di corresponsabilità, rendere i laici protagonisti di un discernimento attento e coraggioso, capace di valutazioni e di iniziativa nella realtà secolare, impegno non meno rilevante di quello rivolto all’azione più strettamente pastorale. Occorre pertanto creare nelle comunità cristiane luoghi in cui i laici possano prendere la parola, comunicare la loro esperienza di vita, le loro domande, RISCOPRIAMO LA VOCAZIONE DEI LAICI NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ OGGI PROGRAMMA PASTORALE DIOCESANO 2010-2011 le loro scoperte, i loro pensieri sull’essere (Rigenerati…,n.26; cfr. anche nn.23 e 24). cristiani nel mondo” Questi luoghi di partecipazione ecclesiale esistono già, sono i Consigli pastorali che, tuttavia, non sempre e non dappertutto funzionano adeguatamente. “La consapevolezza del valore della corresponsabilità ci impone però di ravvivarli, elaborando anche modalità originali di uno stile ecclesiale di maturazione del consenso e di assunzione di responsabilità” (idem, n.24). E’ in questi luoghi di discernimento ecclesiale che i laici maturano una maggiore consapevolezza della loro vocazione battesimale e del loro compito profetico, evitando il rischio che la Chiesa parli prevalentemente attraverso la voce dei suoi Pastori. In tal senso, una funzione significativa può svolgere anche la Consulta delle aggregazioni laicali, da qualche tempo istituita nella nostra Diocesi. Le diverse aggregazioni laicali (associazioni, gruppi e movimenti) sono una ricchezza per la Chiesa e luoghi importanti in cui i laici associati, con spirito ecclesiale, maturano autonomi percorsi formativi e di testimonianza della fede. La Consulta è un indispensabile strumento di coordinamento e di stabile confronto che può permettere ai laici di far sentire con maggior peso la loro presenza e la loro voce nella Chiesa e nel territorio (idem, n.27; cfr. anche Christifideles…, nn.29-31). “Non abbiate paura dei laici”, fu il grido che risuonò al convegno ecclesiale a Palermo nel 1995. Pensiamo di ripeterlo oggi, auspicando una presenza di maggior rilievo dei laici nella vita della comunità, a livello diocesano e parrocchiale. Agli stessi laici diciamo di non aver paura di prendersi le loro responsabilità, impegnandosi a “rifare il tessuto cristiano della comunità ecclesiale” (Christifideles…, n.34), a partire dal dovere prioritario della formazione fino alle diverse forme della testimonianza e del servizio. Testimonianza e missione Come i tralci radicati nella vite sono chiamati a portare frutto, secondo la parola di Gesù: “Chi rimane in me e io in lui fa molto frutto” (Gv 15,5), così i discepoli di Cristo sono chiamati ad annunciare e testimoniare il Vangelo a tutti gli uomini e le donne, dentro e fuori la comunità ecclesiale. VERSO IL TERZO CONVEGNO ECCLESIALE REGIONALE (28 APRILE - 1° MAGGIO 2011) 21 Gli scenari che si aprono oggi davanti alla missione della Chiesa sono quelli di una “nuova evangelizzazione” che deve fare i conti con culture e mentalità segnate “dal continuo diffondersi dell’indifferentismo, del secolarismo e dell’ateismo. Si tratta, in particolare, dei paesi e delle nazioni del cosiddetto Primo Mondo, nel quale il benessere economico e il consumismo, anche se frammisti a paurose situazioni di povertà e miseria, ispirano e sostengono una vita vissuta ‘come se Dio non esistesse’(Christifideles…,n.34). In questi scenari, non estranei a certi modi di vivere degli stessi credenti, i fedeli laici sono chiamati a fare la loro parte in virtù di quell’ “indole secolare” in cui consiste la loro identità specifica. Occorre capire in quali termini si pone il servizio da rendere nella più vasta comunità degli uomini, dove s’incontrano non solo i “vicini”, ma anche i cosiddetti “lontani” che sono tali soprattutto perché lo sono diventati nel tempo, probabilmente a causa di una debole e non limpida testimonianza da parte di coloro che si professano cristiani. Se, da una parte, come si diceva in precedenza, bisogna rifare il tessuto cristiano delle nostre comunità, dall’altra parte, negli scenari descritti, urge rifare il tessuto umano e cristiano della società, attraverso l’esempio limpido e credibile della propria vita e il dialogo operoso e costruttivo con tutti gli uomini e le donne di buona volontà. E’ la testimonianza, personale e della comunità ecclesiale, la via privilegiata e più adatta ai nostri tempi, con cui meglio si può attuare la missione della nuova evangelizzazione: 22 “una testimonianza umile e appassionata, radicata in una spiritualità profonda e culturalmente attrezzata, specchio dell’unità inscindibile tra una fede amica dell’intelligenza e un amore che si fa servizio generoso e gratuito” (Rigenerati…, n.11). Il linguaggio della testimonianza è il linguaggio della vita quotidiana, dove le persone lottano con le mille difficoltà dell’esistenza, tra gioie e sofferenze, speranze e delusioni, desiderio di vita ed esperienze di morte, bisogno di Dio e una vita come se Dio non ci fosse. Questo linguaggio sarà tanto più efficace quanto più sapremo farci compagni quotidiani di viaggio con piccoli, giovani e anziani, uomini e donne, specialmente malati e sofferenti d’ogni sorta, che troviamo sulle strade della nostra RISCOPRIAMO LA VOCAZIONE DEI LAICI NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ OGGI PROGRAMMA PASTORALE DIOCESANO 2010-2011 vita, verso i quali ci sentiremo impegnati con gesti cristiani d’amore, sempre mossi da una grande sollecitudine per il bene dell’uomo e della società. Il Convegno ecclesiale di Verona ha indicato alcuni ambiti in cui i fedeli laici, in comunione con tutti gli altri discepoli di Cristo, sapranno declinare il linguaggio della testimonianza. Ricordiamoceli: vita affettiva, lavoro e festa, fragilità umana, tradizione, cittadinanza (Rigenerati…, n.12). Su tutti questi fronti, la nostra Chiesa diocesana, nei suoi diversi livelli e articolazioni, non parte da zero; si tratta, ora, di riguardare il lavoro pastorale compiuto, rimetterlo a punto e perfezionarlo in relazione a situazioni nuove e al ruolo specifico del laicato affinché sia più vivo e partecipe nelle fasi non solo di attuazione, ma anche di elaborazione dei progetti pastorali. Vita affettiva. La famiglia è il luogo privilegiato dell’esperienza affettiva e cellula fondamentale della vita sociale. I rapporti però all’interno delle nostre famiglie sono spesso in crisi perché c’è sempre meno dialogo tra i vari componenti. Mancano un sostegno ed una legislazione adeguati da parte dello Stato a favore della famiglia. Manca inoltre una buona formazione al ruolo genitoriale e i giovani, dal loro canto, hanno meno rispetto verso gli adulti, forse perché non li riconoscono come figure coerenti. I gruppi-famiglia parrocchiali chiedono aiuto e confronto circa le problematiche connesse al ruolo genitoriale e alla vita di coppia, cercano occasioni per uscire dall’isolamento e per affrontare in comunità i problemi della vita quotidiana. La famiglia va resa protagonista della vita pastorale e ad essa vanno orientate tutte le attenzioni possibili, avvalendosi anche dell’opera preziosa del Consultorio familiare diocesano, perché al destino della famiglia si lega il destino stesso della società. “Siamo chiamati a rendere le comunità cristiane maggiormente capaci di curare le ferite dei figli più deboli, dei diversamente abili, delle famiglie disgregate e di quelle forzatamente separate a causa dell’emigrazione, prendendoci cura con tenerezza di ogni fragilità e nel contempo orientando su vie sicure i passi dell’uomo” (idem). Vanno incentivati e curati corsi di formazione remota al matrimonio per i fidanzati, per comprendere meglio il progetto divino da realizzare, catechesi rivolte a VERSO IL TERZO CONVEGNO ECCLESIALE REGIONALE (28 APRILE - 1° MAGGIO 2011) 23 gruppi di famiglie, per sostenere la chiesa domestica, catechesi per la terza età, per valorizzare un’eredità da consegnare alle nuove generazioni. E’ opportuno, inoltre, articolare momenti di formazione contestuale per adulti e giovani e creare centri di ascolto della Parola per essere presenti nel territorio. L’attenzione da rivolgere alle famiglie deve prevedere soprattutto la formazione al ruolo genitoriale, l’affidamento a ciascun nucleo familiare di una guida spirituale, la dimensione comunitaria della celebrazione eucaristica che veda le famiglie più protagoniste della liturgia, l’educazione spirituale permanente e non solo connessa ai sacramenti. Dal punto di vista sociale è necessario incentivare progetti a sostegno della condizione giovanile, della vita e della famiglia. E’ bene educare alla pratica dell’affido temporaneo, sperimentare forme di accoglienza e di ospitalità di minori provenienti da situazioni di disagio e povertà. Occorre, poi, stimolare gli enti locali a sostenere politiche a favore della famiglia. E’ fondamentale, infine, vivere l’appartenenza ecclesiale come esperienza di famiglia allargata, prendendosi cura gli uni degli altri, offrendo opportunità d’incontro e mettendo a disposizione competenze, tempo e risorse. 24 Lavoro e festa. Siamo chiamati ad essere “consapevoli delle sfide che derivano dalla precarietà del lavoro, soprattutto giovanile, dalla disoccupazione, dalla difficoltà del reinserimento lavorativo in età adulta, dallo sfruttamento della manodopera dei minori, delle donne, degli immigrati” (idem). I giovani, soprattutto, vivono l’incertezza del futuro lavorativo, cui si aggiunge spesso l’insoddisfazione, quando l’attività svolta non corrisponde alle proprie aspettative. A livello locale ci sono iniziative che è importante sostenere, di cui si possono ricordare: il “Progetto Barnaba-dare credito alla speranza” che si prefigge di favorire l’accesso al micro credito da parte delle fasce deboli della popolazione della nostra diocesi, per favorire l’occupazione, soprattutto giovanile; il “Progetto Policoro”, che vuole proporre ai giovani una nuova coscienza e un nuovo approccio, ottimistico e propositivo, al mondo del lavoro; attività di sostegno al commercio equo e solidale e alla Banca Etica. Quanto è vasto il campo per l’impegno in favore del rispetto dei diritti sacrosanti del lavoratore e di chi un lavoro non ce l’ha! “Altrettanto urgente è il rinnovamento, secondo la prospettiva cristiana, del rapporto tra lavoro e festa […]. Occorre fare attenzione alla crescita indiscriminata del lavoro festivo e favorire una maggiore conciliazione tra i tempi del RISCOPRIAMO LA VOCAZIONE DEI LAICI NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ OGGI PROGRAMMA PASTORALE DIOCESANO 2010-2011 lavoro e quelli dedicati alle relazioni umane e familiari” (idem). Ormai, siamo arrivati al punto di trasformare i centri commerciali in un nuovo tempio ove consacrare la domenica e i giorni festivi. Su tutti questi temi, sarebbe auspicabile un maggiore e rinnovato protagonismo a livello locale delle associazioni dei lavoratori di ispirazione cristiana. Fragilità umana. Quante fragilità e povertà, vecchie e nuove, sono nascoste e non riusciamo a vedere per egoismo, per pigrizia, per insensibilità. Eppure, “il loro riconoscimento, scevro da ostentazioni ipocrite, è il punto di partenza per una Chiesa consapevole di avere una parola di senso e di speranza per ogni persona che vive la debolezza delle diverse forme di sofferenza, della precarietà, del limite, della povertà relazionale[…]. All’annuncio evangelico si accompagna l’opera dei credenti impegnati ad adattare i percorsi educativi, a potenziare la cooperazione e la solidarietà, a diffondere una cultura e una prassi di accoglienza della vita, a denunciare le ingiustizie sociali, a curare la formazione del volontariato”(idem). Esistono nella nostra Chiesa locale esperienze comunitarie di accoglienza e di servizio organizzato che vanno sostenute in modo costante e generoso come i Centri interparrocchiali di ascolto e di accoglienza per le famiglie, la Casa di accoglienza “S. Maria Goretti”, mentre alcune Caritas parrocchiali, attraverso un gruppo di volontari, nei limiti delle possibilità, sono vicine alle diverse povertà con la visita e l’assistenza spirituale agli anziani e agli ammalati, offrono viveri e contributi economici a famiglie in particolari difficoltà. Alcuni detenuti, in virtù della legge 207/03 sulla sospensione condizionata della pena, vivono un’esperienza di volontariato in alcune strutture ecclesiali, dove hanno la possibilità di reinserirsi nella vita civile e recuperare i valori importanti attraverso educatori e guide spirituali. La comunità ecclesiale è chiamata a intervenire nelle situazioni difficili, ad aiutare i fedeli a maturare una fede autentica, perché i momenti di fragilità siano vissuti alla luce di Dio, e a prendere coscienza che il contatto con le persone sofferenti porta ad apprezzare il valore della vita. Tradizione. E’ questo l’ambito dell’educazione attraverso la quale una società trasmette il proprio patrimonio spirituale e culturale. I nostri tempi c’impongono VERSO IL TERZO CONVEGNO ECCLESIALE REGIONALE (28 APRILE - 1° MAGGIO 2011) 25 una grande sfida educativa e culturale, poiché sono messi in discussione importanti acquisizioni della nostra tradizione e cultura riguardo alla natura dell’uomo (“questione antropologica”) e ai suoi rapporti con la trascendenza (“questione di Dio”) e all’esistenza di una verità (“questione della verità”). Di fronte a questa sfida, la comunità cristiana non può rimanere indifferente: “Alle Chiese locali è chiesto di coniugare l’elaborazione culturale con la formulazione di un vero e proprio progetto formativo permanente […]. L’elaborazione culturale e la formazione delle coscienze sono i primi obiettivi del discernimento ecclesiale” (idem, nn.12 e 14; cfr. tutti i nn.12-17). Rispetto a questo compito, un’importanza particolare rivestono gli strumenti della comunicazione sociale da utilizzare con sapienza e impegnando laici formati e motivati. Da non trascurare, a tal proposito, la funzione svolta dal nostro giornale diocesano “Insieme”, che va potenziato, e dalle locali emittenti televisive, che costituiscono un’opportunità da valorizzare. Da rafforzare l’impegno, già radicato in diverse parrocchie, per la diffusione della stampa cattolica. Particolarmente attiva è la Biblioteca Diocesana che svolge un servizio di diffusione della conoscenza sia attraverso l’apertura al pubblico della sala di lettura e il prestito di volumi sia con la promozione di iniziative culturali. 26 Cittadinanza. Questo è l’ambito più strettamente socio-politico. Qui, il laicato è chiamato a testimoniare il Vangelo, secondo la propria vocazione specifica e rispettando i valori di una sana “laicità” che non permette di confondere i due piani (fede e politica, Chiesa e comunità politica), i quali vanno tenuti distinti, seppur non separati, in nome dell’autonomia delle realtà temporali su cui il Concilio Vaticano II si è espresso con chiarezza (cfr. Gaudium et Spes, n.36). Ai laici spetta di essere presenti nella realtà socio-politica senza rinunciare alle proprie verità, ma, allo stesso tempo, avvertendo la necessità del dialogo e del confronto con posizioni politico-culturali diverse, alla ricerca del miglior bene comune possibile. “Se oggi il tessuto della convivenza civile mostra segni di lacerazione, ai credenti – e ai fedeli laici in modo particolare – si chiede di contribuire allo sviluppo di un ‘ethos’ condiviso, sia con la doverosa enunciazione dei principi, sia esprimendo nei fatti un approccio alla realtà sociale ispirato alla speranza RISCOPRIAMO LA VOCAZIONE DEI LAICI NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ OGGI PROGRAMMA PASTORALE DIOCESANO 2010-2011 cristiana” ( Rigenerati…,n.12). “I fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla politica”: è il monito chiaro e netto che troviamo nella Christifideles laici; e poco dopo, con parole di estrema attualità: “Le accuse di arrivismo, di idolatria del potere, di egoismo e di corruzione che non infrequentemente vengono rivolte agli uomini del governo, del parlamento, della classe dominante, del partito politico; come pure l’opinione non poco diffusa che la politica sia un luogo di necessario pericolo morale, non giustificano minimamente né lo scetticismo né l’assenteismo dei cristiani per la cosa pubblica” (Christifideles…,n.42). Il nostro Vescovo, nella lettera pastorale Comportatevi da cittadini degni del Vangelo (2008), richiamandosi proprio all’Esortazione Apostolica di Giovanni Paolo II, sottolinea due particolari tentazioni alle quali i laici non sempre hanno saputo sottrarsi: “un interesse così forte ai servizi e compiti ecclesiali, da giungere ad un pratico disimpegno nelle loro specifiche responsabilità nel mondo professionale; la tentazione, immergendosi nelle attività di questo mondo, di legittimare l’indebita separazione tra la fede e la vita, tra l’accoglienza del vangelo e l’azione concreta nelle più diverse realtà temporali e terrene” (cap.4,n.7). Per superare queste due tentazioni, il nostro Vescovo rammenta l’urgenza della formazione d ei laici “attraverso la cura pastorale nella sua integrità: catechesi, liturgia, testimonianza della carità, perché essi vivano il mistero di Cristo nella Chiesa nella tensione verso la santità” e un impegno formativo più specifico “ad esercitare il discernimento e la responsabilità nella vita socio-politica” (idem). Invitiamo a rileggere questa lettera pastorale del Vescovo, in cui sono contenute altre riflessioni pastoralmente rilevanti sull’impegno socio-politico dei fedeli laici e di tutta la comunità cristiana. Da segnalare e valorizzare ulteriormente, come esempi significativi di attenzione al sociale e al politico, alcune esperienze locali, quali il progetto di Anno di Volontariato Sociale “Invitati per servire”, il Forum di formazione all’impegno socio-politico, la partecipazione dei fedeli ai Comitati di VERSO IL TERZO CONVEGNO ECCLESIALE REGIONALE (28 APRILE - 1° MAGGIO 2011) 27 quartieri e agli altri organismi presenti sul territorio, per sperimentare la ricchezza del confronto democratico e del pluralismo delle voci. Al tema della “cittadinanza” sono stati dedicati i programmi pastorali degli ultimi due anni. Ad essi rimandiamo per le altre indicazioni pastorali ed i riferimenti magisteriali. Qui, corre l’obbligo di citare un importante, recente documento dell’Episcopato italiano: Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno (21 febbraio 2010). Si tratta di una riflessione aggiornata sulla questione del Sud d’Italia, a 20 anni dal precedente documento della CEI (Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno). I Vescovi rilanciano la questione meridionale come un problema non che divida il Paese, ma, al contrario, lo unisca in un progetto di solidarietà nazionale, in cui anche la Chiesa è chiamata a fare la sua parte. Leggiamo insieme un breve passo che richiama, dentro la missione pastorale della Chiesa, le responsabilità più specifiche dei fedeli laici: 28 “Cultura del bene comune, della cittadinanza, del diritto, della buona amministrazione e della sana impresa nel rifiuto dell’illegalità: sono i capisaldi che attendono di essere sostenuti e promossi all’interno di un grande progetto educativo. La Chiesa deve alimentare costantemente le risorse umane e spirituali da investire in tale cultura per promuovere il ruolo attivo dei credenti nella società […]. Ai fedeli laici, in particolare, è affidata una missione propria nei diversi settori dell’agire sociale e della politica. Il compito immediato di agire in ambito politico per costruire un giusto ordine nella società non è dunque della Chiesa come tale, ma dei fedeli laici che operano come cittadini sotto propria responsabilità: si tratta di un compito della più grande importanza, al quale i cristiani laici sono chiamati a dedicarsi con generosità e con coraggio, illuminati dalla fede e dal magistero della Chiesa e animati dalla carità di Cristo” (n.16). Non venga ignorato questo documento, perché la formazione dei laici è un impegno serio, che non può permettersi di trascurare un ricco magistero che illumina e dà sostanza ai nostri percorsi formativi e di testimonianza. RISCOPRIAMO LA VOCAZIONE DEI LAICI NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ OGGI PROGRAMMA PASTORALE DIOCESANO 2010-2011 Conclusione I fedeli laici si rendano sempre pronti e disponibili a lavorare nella Vigna del Signore, sentano fortemente questa grande responsabilità e vi rispondano con entusiasmo e con convinzione, malgrado momenti di stanchezza e di smarrimento. La Chiesa e il mondo hanno bisogno di loro: “In questo momento storico, in cui si va plasmando la complessa fisionomia di una civiltà planetaria […], c’è bisogno di una nuova primavera del laicato, che possa letteralmente rianimare, in forme significative e comunicabili, tutti gli ambiti di vita in cui un fedele laico può essere apostolo: nell’evangelizzazione e santificazione, nell’animazione cristiana della società, nell’opera caritativa; nell’azione pastorale della Chiesa, così come nella famiglia e nella vita pubblica; in forme individuali e associate; delineando un nuovo stile di vita, segnato dalla conversione dell’intelligenza e degli affetti, in cui l’intera rete delle relazioni con se stesso, con gli altri e con il creato sia abitata dal soffio dello Spirito. Ma per fare ciò bisogna ovviamente pregare, riflettere, estrarre dal nostro tesoro ‘cose nuove e cose antiche’ (Mt 13,52): essere cioè veri cristiani” (Lettera ai fedeli laici, n.16). VERSO IL TERZO CONVEGNO ECCLESIALE REGIONALE (28 APRILE - 1° MAGGIO 2011) 29 (Mt 20,4) Bibliografia Testi citati nel Programma Pastorale: Concilio Vaticano II: Lumen Gentium, Apostolicam Actuositatem, Gaudium et Spes Giovanni Paolo II, Christifideles laici, Esortazione Apostolica (1988) Mons. R. Calabro, Lo Spirito e la Missione, Lettera pastorale (1997) Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, Compendio della dottrina sociale della Chiesa (2004) CEI, Fare di Cristo il cuore del mondo. Lettera ai fedeli laici (2005) CEI, Rigenerati per una speranza viva: testimoni del grande “sì” a Dio, Nota pastorale dopo il 4° Convegno ecclesiale nazionale di Verona (2007) Mons. R. Calabro, Comportatevi da cittadini degni del Vangelo (Fil 1,27), Lettera pastorale (2008) 30 Conferenza Episcopale Pugliese, I laici nella Chiesa e nella società pugliese, oggi, Sussidio in preparazione al Terzo Convegno Ecclesiale Regionale (2009) CEI, Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno (2010) Altri testi per approfondimenti particolari: Mons. R. Calabro, Solleciti per le necessità dei fratelli, Lettera pastorale (1994) BIBLIOGRAFIA PROGRAMMA PASTORALE DIOCESANO 2010-2011 31 Benedetto XVI, Caritas in veritate, Lettera enciclica (2009). Questa enciclica (con il Compendio della dottrina sociale della Chiesa) è stato testo di riferimento del Programma pastorale dello scorso anno. CEI, Lettera ai cercatori di Dio (2009) CEI, Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di speranza per il futuro del nostro Paese, Documento preparatorio per la 46ma Settimana dei cattolici italiani (Reggio Calabria 14-17 ottobre 2010) G. Lazzati, Per una nuova maturità del Laicato, AVE, 1986 F. D’Atteo, Appunti di storia e teologia del laicato, Casa Sollievo della Sofferenza, 1993 G. Campanini, Il laico nella Chiesa e nel mondo, EDB, 2004 P. Bignardi, Esiste ancora il laicato? Una riflessione a 40 anni dal Concilio, AVE, 2006 G. Savagnone, Dibattito sulla laicità. Alla ricerca di un’identità, Elledici, 2006 R. Mazzieri (a cura di), Laici cristiani, testimoni di speranza, Ed. Messaggero, 2008 F. De Giorgi, Il brutto anatroccolo. Il laicato cattolico italiano, Ed. Paoline, 2008 P. Bignardi, Dare sapore alla vita. Da laici nel mondo e nella Chiesa, AVE, 2009 G. Savagnone, Cosa significa essere laici?, Ed. Rinnovamento nello Spirito, 2010 BIBLIOGRAFIA