Rivista trimestrale della società nazionale
degli operatori della prevenzione
NUMERO 26
MARZO 1993
redazione Milano via Mellerio, 2
Autorizzazione Tribunale di Milano n. 416 del 25.7.86
Spedizione in abbonamento postale gruppo IV (70%)
Rivista trimestrale della società
nazionale degli operatori della
prevenzione
SOMMARIO
NUMERO 26
MARZO 1993
EDITORIALE
Prevenzione futura
o futuro della prevenzione?
di Laura Bodini
CORSIVO
Snop sei tu
di Giallolimone
LETTERE
Una lettera
di Paolo Vineis
CONTRIBUTI
Pro o contro
un referendum
di Edoardo Bai
Auditing ambientale
di Carlo Bossi
Presidi Multizonali
di Gianni Borroni
Il dipartimento
di prevenzione
a cura della Sezione Veneta
277, le prime pronunce
della Cassazione
di Angelo Culotta
I
3
4
In copertina
Forgia di Vulcano (1949)
di Giorgio De Chirico
Il pensierino
Siamo nell'anno 750. Alcuni uomini
hanno scaldato un ferro per poi riuscire a
piegarlo con il martello, ottenendo lo
strumento di cui hanno bisogno.
15
EUROPEAN OUTLOOK
Robotics experts
meet in Florence
by Bernard Robinson
Planning for inspection
by Stefano Silvestri
19
LE NOTIZIE
Dal Parlamento
Dalla Consulta
spedi in abbi postati gruppo IV(70%)
Stampa: Cooperativa Editoriale "Nuova Brianza
22065 Cassago Bea ((lo)
Tel. 03919210981 - 3 linee r.a
3
SCHEDE REGIONALI
Piemonte
a cura di Roberto Calisti
INIZIATIVE SNOP
II giudizio Snop
sul decreto 502/92
di Graziano Frigeri
Vrq: eppur si muove
di Alberto Baldasseroni
Autori77a7ione Tribunale di Milano
n. 416 del 2517186
Direttore respons.: Giancarlo d'Adda
Direttore: Laura Bodini
Vicedirettore: Alberto Baldasseroni
Prog.grafico e disegni: R. Maremmani
Redazione: Milano, via Mellerio 2
22
32
CONVEGNI
CONGRESSI & C.
37
IN POLTRONA
38
Newsnop
Fino ad ora abbiamo ricevuto solo giudizi positivi sulla nuova veste di Snop.
Coloro che hanno delle critiche da fare
sono quindi benvenuti, soprattutto se le
fanno in fretta, in modo da arrivare rapidamente a un assetto definitivo.
Importante
Vi comunichiamo ancora che Snop ha
aperto uno sportello informazioni presso
l'Istituto Ambiente Europa
via F. Filzi, 15 - 20126 Milano
tel. 02/27002662
fax:02/27002564
„ - - - sa-a'-C0
Abbonamenti
Lire 20.000 per quattro numeri
Lire 30.000 per otto numeri
Tramite versamento postale su cc n.
20012407 intestato a SNOP - Società
nazionale - via Ciamician 2, Bologna,
indicando
la causale del versamento e
l' indirizzo a cui spedire la rivista.
Prezzo di un numero lire 5000
Dallo statuto SNOP
Art. 1 - E' costituita l'Associazione denominata "Società Nazionale Operatori
Prevenzione", in sigla SNOP, con finali
scientifiche e culturali e con l'obiettivo
- promuovere conoscenze ed attività c
sviluppino la prevenzione e la tutela del
benessere psicofisico dei lavoratori e de
popolazione in relazione ai rischi derivanti
dall'attività produttiva;
- sostenere l 'impegno politico e culturale
per lo sviluppo di un sistema integrato di
servizi pubblici dì prevenzione negli
ambienti di vita e di lavoro, finalizzato alla
rimozione dei rischi derivanti dalle attività
produttive;
-favorire lo scwnbio di esperienze e informazioni fra gli operatori ed il confronto
sulla metodologia ed i contenuti dell'attività per raggiungere l'omogeneità delle
modalità di intervento e della qualità di
lavoro a livello nazionale;
- promuovere un ampio confronto con le
istituzioni, le forze sociali e le altre
Associazioni scientifiche su questi temi;
diffondere l'informazione e la cultura della
prevenzione.
IN QUESTO
NUMERO
Molti i contributi in questo numero,
quasi uno speciale sul nuovo Decreto
Sanità, contributi soprattutto sui temi
della tutela dell'ambiente, in uno sforzo
collettivo di elaborazione sul futuro dei
servizi di prevenzione.
E' una lotta questa che a volte può sembrare impari; in una situazione di recessione e di dismissione le condizioni di
lavoro e la tutela dell'ambiente sembrano in secondo piano: salvare le esperienze innovative e riuscite, lavorare
insieme, uscire dai gusci in questo clima
di bufera non è facile, ma necessario.
DOC riprenderà sul numero 27, se le
magrissime finanze della associazione
ne permetteranno l'uscita. I gruppi di
lavoro SNOP, dopo lo sforzo degli anni
passati, sembrano ripiegarsi in una routine che speriamo dignitosa. Occorre
forse lavorare di più "in rete", utilizzando informazioni, fax e telefono.
Sempre scarse le notizie dalla periferia
dell'(ex-) impero.
PREVENZIONE FUTURA
O FUTURO
DELLA PREVENZIONE?
di Laura Bodini
NEL PROSSIMO
NUMERO
Editoriale
Le conclusioni
Bologna
del
Convegno
di
Contributi
Cause di mortalità tra differenti quartieri: quale intervento per i servizi di sanità
pubblica, a cura dell'Osservatorio
Epidemiologico della Regione Lazio
Iniziative SNOP
Il Convegno su VRQ e sistema informativo.
Le direttive CEE sull'ambiente.
L'iniziativa su apprendisti e minori.
Progetto sostituzione dei solventi
nell'industria grafica. Punto sull'edilizia.
Il Decreto Legislativo n. 502 De
Lorenzo - Amato non ci piace. Non
siamo gli unici, in verità, ad avere seri
dubbi. Intere Regioni stanno ricorrendo
alla Corte Costituzionale; si andrà probabilmente a un referendum abrogativo
(su alcuni articoli o su tutto il decreto)
auspicato da molte forze.
Il Sindacato, ad iniziare dalla CGIL, si è
diviso tra gli entusiasti (Cazzola) e gli
altri, purtroppo più silenziosi, soprattutto
a livello nazionale.
I partiti di opposizione, dopo la scelta
aventiniana e natalizia di non aprire un
vero scontro non solo in commissione
ma nel paese, stanno presentando proposte di modifica, di referendum, di revoca.
In molte Regioni si sta cercando comunque di gestire al meglio quanto disposto
e il Parlamento dovrà comunque affrontare le prossime scadenze fissate dal
Decreto:
1 marzo: riorganizzazione degli ospedali in aziende
- 30 aprile: protocolli Università-Usl
30 giugno: riorganizzazione delle Usl
in Aziende
- 31luglio: pubblicazione del Piano
Sanitario Nazionale.
Come Snop autonomamente e insieme al
collaudato cartello di "remediatori",
Ambiente e Lavoro, Magistratura
Democratica, ci siamo mossi puntualmente, tempestando di fax sottosegretari di
Stato, parlamentari del Patto, segreterie e
gruppi sanità dei partiti, Ministri di Sanità
ed Ambiente, Presidenza del Consiglio,
CGIL CISL UIL, Legambiente... durante
il brevissimo periodo del blitz tra Governo
(testo sul Sole 24 ore del 3.12.92),
Commissioni Sanità del Senato e Affari
Sociali della Camera, Parlamento e
Governo per il testo finale (Sole 24 ore
del 27.12.92 e poi G.U. con il n. 502).
Questa insistenza ci ha fruttato una audizione collettiva alla Camera il 4 febbraio.
Cosa abbiamo sostenuto lo potete trovare
più estesamente a pagina 22.
Per quanto riguarda il nostro campo di
intervento si può registrare nel Decreto
502 il totale disinteresse, verificabile
dalla assenza anche del solo termine prevenzione nei vari articoli (ad eccezione
del primo!) sino all'ambiguità della formulazione dell'articolo 7, frutto della
potente lobby dei PMP romani e dello
spauracchio del qualunquistico referendum degli Amici della terra (di quella
terra soprattutto dove crescono i garofani,
vista la loro collocazione parlamentare).
1
Il disinteresse è rilevabile anche dalla ca attiva delle malattie professionali,
lettura degli Atti Parlamentari (vedi all'accesso alle banche - dati sulle
Camera dei deputati XI Legislatura, Iter sostanze, allo studio delle soluzioni, al
del Riordino della disciplina in materia coordinamento con i magistrati o alla
promozione di un modo "dipartimentasanitaria, pubblicati il 21.1.1993).
Non sono presi in considerazione i vari le" di affrontare i nuovi insediamenti, ai
emendamenti sulla materia e sull' artico- progetti-obiettivo per settori ad alto
lo 7 ben pochi sono stati gli interventi: rischio (agricoltura, edilizia, concia, chisu circa 100 pagine di Atti Parlamentari, mica), non così sembra per altre aree
meno di due riguardano tutta l'area della della sanità pubblica.
Il nostro lavoro, in questi anni, si è innoprevenzione.
In molte Regioni SNOP, prima del vato, modernizzato, pur tra le mille diffiConvegno nazionale di Bologna, ha coltà.
organizzato riunioni e assemblee con gli Negli altri servizi ci sono molte espeoperatori, ottenuto incontri con le rienze positive (un esempio per tutti:
Amministrazioni regionali, promosso l'intervento su SNOP 20 dei colleghi
con parti del Sindacato prese di posizio- veterinari toscani), ma il profilo e
ne precise, riformulando un articolo 7 l'intensità del confronto è ancora insufficiente anche per distrazione della semche tenesse conto di alcuni capisaldi:
- promuovere una legge unica per PMP e pre silente "nuova" SNOP.
La stessa Società di Igiene sta attraverDipartimenti;
- assicurare che nei Dipartimenti di pre- sando quel dibattito che nei decenni pasvenzione entri anche il PMP ma con fun- sati ha pervaso l'Associazione sorella
zioni di supporto e non di coordinamen- nel campo della medicina del lavoro:
l'adeguamento a bisogni nuovi, la necesto tecnico;
- garantire che i Direttori generali siano sità di interdisciplinarietà, l'abbandono
misurati anche sulla capacità di mettere dell'accademismo, il punto di riferimenin piedi i servizi definiti dall'articolo 7, to nel territorio sino alla promozione del
con un budget vincolato del 10% per le cartello antireferendum ambientale.
attività di prevenzione (Fondo al quale Perché continuare a fare i libretti sanitari
anche il Ministero dell'Ambiente e gli in modo così vetusto, piuttosto che conall'Ecologia frontarsi sul sistema informativo
regionali
Assessorati
dovranno contribuire visto che si parla ambientale territoriale; come qualificare
l'intervento di tutela degli alimenti (o
finalmente di multireferenzialità).
A proposito (vedi Notizie ISIS n. 4) la lasciare campo libero solo ai blitz dei
quota di spesa corrente, quindi soprattut- NAS?); fare finalmente informazione ed
to il personale, destinata alla prevenzio- epidemiologia.
ne, sarà circa di 80.000 lire pro-capite, Un compito per tutti: ragionare sulle conche non è certo il 10% del Fondo, come clusioni della recente ricerca
dell'Osservatorio Epidemiologico della
doveva essere!
Ognuno comunque può fare i conti: ad Regione Lazio sulle differenti cause di
esempio ogni 100.000 abitanti la quota mortalità tra quartieri popolari (Prenestino,
di finanziamento da destinare ai servizi e Casilino e Tiburtino) e "benestanti"
presidi di prevenzione è di 8 miliardi (Parioli, Prati, Trieste), a Roma. Si scoali' anno.
Ma non si tratta solo di disquisire di
ingegneria istituzionale: oggi occorre
con ancora più urgenza affrontare il problema dell'etica e della professionalità, e
quindi della formazione e della verifica
di qualità, della trasparenza del lavoro, e
del loro contrario, l'ignoranza arrogante,
la sciatteria burocratica e la corruzione
nella Pubblica Amministrazione.
I nostri servizi non se sono immuni.
In un momento così difficile occorre
lavorare con maggior rigore e professionalità, con programmi "visibili" in tutti i
settori della prevenzione: dalla tutela
dell'ambiente alla sanità pubblica,
dall'igiene degli alimenti alla veterinaria, alla medicina del lavoro.
Ma se in questo ultimo campo il confronto tra gli operatori sui metodi e sui
contenuti è stato serrato (anche grazie a
SNOP!), e si pensi al sistema informativo territoriale sulle imprese, agli interventi per comparto produttivo, alla ricer-
2
prirà così quale spazio hanno le cause
legate alla alimentazione, al fumo,
all'igiene, alla conoscenza dei servizi.
Ma quale spazio di intervento hanno i
nostri servizi sulle "morti evitabili"?
Occorre renderci conto che nella sanità
pubblica diminuiranno le autorizzazioni e
le verifiche a "finto tappeto", per lasciare
posto ad autovalutazioni, all'auditing
ambientale e di processo, alla responsabilità di costruttori, imprenditori e professionisti e che la Pubblica Amministrazione
dovrà essere in grado di essere sempre più
interlocutore qualificato e responsabile.
Insomma l'opposto di quanto si fa. Oggi
infatti si lascia il lavoro routinario al
pubblico (tipica la verifica periodica di
impianti che potrebbe e dovrebbe fare
benissimo un elettricista professionista!)
e si regala al privato (interessato!) il
lavoro qualificato di risposta integrata,
ad esempio una valutazione di impatto
ambientale, che dovrebbe invece garantire al cittadino un parere indipendente.
Cosa è e cosa dovrà essere la prevenzione ed il ruolo dei servizi pubblici di prevenzione nel 2000 o almeno nel 1993:
questa è la sfida e questo numero della
rivista getta alcuni ami.
Vogliamo sperare che i pesci rimasti,
non ancora soffocati dall'inquinamento
della rassegnazione, abbocchino.
IL GATTO SATURNINO
Anche gli antenati di Fabbricat
non se la passavano bene
"Il detrito dell'ossidazione de' caratteri
nuovi è la causa della colica saturnina
in qualche stampatore improprio e trascurato. Una volta che i caratteri
copronsi dell'inchiostro da stampa, questo nocevole accidente sarebbe prevenuto. Ma fu asserito (e sia detto ben di
fuga) essere difficile allevar gatti in siffatti locali; divenir questi rognosi e
matti, e venir presi da vomito ogni volta
che mangiano topi; i quali, a quel che
sembra, sarebbero dunque come loro
saturi di piombo".
Da: Enrico nobile De' Betta di Castel
Malgolo (Tirolo italiano) Sulle professioni considerate come cause di malattie
- Dissertazione inaugurale Tesi di
Laurea dottorale in Medicina nell'I.R.
Università di Pavia Nel mese di
Settembre 1849 Pavia Tip. Fusi e comp.
SNOP SEI TU
Peppino è un piccolo produttore di
pomodori; se ha un problema nel campo
sa a chi pensare: a snop. Snop è dalla
parte di Peppino.
Rosina lavora nella fabbrica di calze; il
rumore è assordante e la polvere la tormenta, ma lei volge la mente a snop.
Snop è dalla parte di Rosina.
Maria è disoccupata e non arriva alla
fine del mese, ma è sicura di una cosa:
di snop. Snop è dalla parte di Maria.
Clara non digerisce la pizza con i peperoni e quando le capita di mangiarne
troppa ricorre a snop. Snop è dalla
parte di Clara.
Ariberto è allergico al pelo del suo baio;
prima di montarlo si ritira idealmente
con il gruppo di lavoro snop. Snop è
dalla parte di Ariberto.
Petra verso le tre di notte viene presa
dal terrore dei ladri; allora si figura
snop e si addormenta beata. Snop è
dalla parte di Petra.
Oronzo si è trovato diciotto albanesi
accampati nell'orto e li guarda sorridente perché entro sera snop risolverà i
problemi suoi e anche quelli degli albanesi. Snop è dalla parte di Oronzo e
degli albanesi.
Ambrogio ha una piccola impresa di
pulizie e invece di pagare il pizzo volge
il pensiero a snop: beato lui. Snop è
dalla parte di Ambrogio.
Giampiero e Giampaolo sono due
gemelli. Il primo lavora poco e male, il
secondo tanto e bene. Entrambi sono
tranquilli perché uno è certo che snop
risponderà delle sue mancanze, l'altro
intuisce che snop diffonderà i suoi lavori. Snop è dalla parte di Giampiero e
Giampaolo.
Pierdomenico vede che il sistema si sfascia, che c'è la recessione e la riscossione,
la caduta del regime e dei capelli, la mazzetta e la mazzata, ma sa anche che c'è
snop. Lui sa che snop non è di questo
mondo, lui sa che snop tutto vede e a tutto
provvede. Come è felice Pierdomenico. E
come sono felici Peppino,Rosina, Maria,
Clara, Ariberto, Petra, Oronzo, Ambrogio,
Giampiero e Giampaolo. Loro sanno che
snop intuisce più che sapere e loro più che
scrivere, comunicare, agire, pensano! Che
beata condizione: come li invidiamo. Il
partito non c'è più? C'è Snop! Il sindacato
non c'è più? C'è Snop! Le istituzioni non
ci sono più? C'è Snop! La morosa non c'è
più? C'è Snop!
Snop sei tu, che posso fare di più?
Giallolimone
Ti allego inoltre il primo annuncio del
prossimo convegno dell'Associazione
Italiana di Epidemiologia, che ti prego di
far pubblicare su Snop.
Ti ringrazio per l'aiuto e ti saluto affettuosamente.
Paolo Vineis
UNA LETTERA
DI PAOLO VINEIS
Cara Lalla,
in attesa di parlarti personalmente ad una
delle prossime riunioni CLIP, ti sottopongo il seguente argomento: come sai la
rivista "Epidemiologia e Prevenzione" ha
avuto non poche difficoltà ad uscire ultimamente, per motivi in gran parte indipendenti dalla Direzione. Ora abbiamo
contattato un altro editore, che pare fornire maggiori garanzie di efficienza.
Uno degli obiettivi del prossimo futuro
non è solo quello di garantire un'uscita
regolare, ma anche di incrementare il
pubblico dei lettori, soprattutto nel
campo degli operatori della prevenzione.
Le proposte che faccio pertanto alla
SNOP, a nome della Direzione della
rivista, sono:
- di considerare più spesso E & P come
un Forum cui sottoporre contributi originali, interventi, editoriali, recensioni o
lettere
- di utilizzare il notiziario della rivista
per la comunicazione di iniziative già
avvenute o da avvenire
- di indicarci il nome di una persona da
includere nel comitato editoriale a nome
della SNOP
- di indicarci nomi di soci SNOP che
possano svolgere lavoro di referaggio
per articoli pertinenti
- di pubblicizzare la nostra rivista sul
Bollettino (questo aspetto andrà concordato con la nuova casa editrice).
La lettera di Paolo Vineis arriva per
così dire a risvegliare un antico dibattito sul ruolo della rivista - bollettino
SNOP e quello di una rivista dei servizi
o almeno di uno spazio adeguato al
lavoro scientifico dei servizi di prevenzione in altre riviste.
Una nota su questo tema la potrete
anche trovare sul numero scorso a pagina 39, in una recensione di Franco
Carnevale.
La rivista che state leggendo e che io ho
la fortuna di dirigere dalla sua nascita è
innanzitutto quella di un'Associazione.
Non sarà mai la rivista dei servizi di
prevenzione in cui sarà possibile leggere
corposi documenti, ricerche documentate, ampie casistiche, articoli per così
dire con tutti i crismi della pubblicazione scientifica (pubblicati però negli atti
dei nostri numerosissimi Convegni).
E questo non solo per ragioni di spazio.
Snop è una anomalia nel panorama
delle riviste, ma questa tempestività e
agilità sono le sue caratteristiche, una
rivista "friendly" sulla prevenzione,
molto caratterizzata nell'informalità e
nella grafica riconoscibilissima di
Maremmani.
Sicuramente i contenuti sono andati
migliorando nel corso di questi otto
anni, ma è ancora più vero che la voce,
le esperienze, le ricerche dei servizi non
vi possono trovare spazio adeguato. Ed
in altre riviste lo spazio autentico è
ridotto, senza quelle trasformazioni
accademiche e quegli orpelli di paludamento formale che a volte vediamo (ah,
maledetti punteggi dei concorsi!) per
rendersi "accettabili ".
Per questa ragione sono felice della provocazione - proposta di Paolo Vineis,
perché se da una parte mi (ci) toglie il
peso di "non poter essere", dall'altra
parte tende una mano, offrendo una
opportunità a quella originale "nuova
comunità scientifica" che è nata in questi vent'anni di lavoro sul territorio e a
cui SNOP e ognuno di voi ha veramente
dato un grande contributo, che deve
potersi esprimere mantenendo la specificità e l'autenticità.
Come sempre, buon lavoro.
Laura Bodini
3
altri tasselli sono noti, e non è di questo,
cioè dei partiti, mafia e affari, che
vogliamo discutere.
E' importante però sapere che la costruzione
si regge anche su due altri pilastri: la inefficienza della Pubblica Amministrazione e la
sua stretta dipendenza dal potere politico.
Pensiamo soltanto all'Ufficio del Catasto, ai
controlli sulle evasioni fiscali o allo stesso
apparato giudiziario.
Lo scontro recente fra poteri dello Stato e
Amministrazione Giudiziaria ha portato dopo decenni di denunce ammuffite nel
cassetto - a risultati clamorosi, nel nome
dell'autonomia dei Poteri.
Si tratta, a questo punto, di vedere più da
vicino quel pezzo dell'amministrazione
statale costituito dalle strutture deputate
ai controlli ambientali.
Tradizionalmente, in Italia è stata operata la scelta di affidare i controlli formali
alla Pubblica Amministrazione, e quelli
sostanziali alle aziende. Questa afferma-
CONTROLLI AMBIENTALI
PRO O CONTRO UN REFERENDUM?
Edoardo Bai
Fra i tanti referendum sottoposti alla
pubblica opinione, quello che vuole sottrarre le competenze sui controlli
ambientali alle USSL è probabilmente il
meno noto, mescolato com'è agli altri,
portatori di argomenti sicuramente più
importanti, e comunque oggetto di interesse e dibattito ben più vasti.
Una riflessione approfondita su questo
particolare referendum è invece necessaria. E' possibile infatti che passi alla chetichella, sull'onda del generale discredito di
cui godono le USSL, come il vaso di coccio fra vasi di ferro di manzoniana memoria, lo sfascio di quelle poche, o pochissime, strutture di controllo fin qui messe in
piedi con scarsa volontà dallo Stato e tanta
fatica da parte degli operatori del settore.
Per comprendere la questione, corre
l'obbligo di partire da lontano, dalla constatazione che la conferenza di Rio e il
ruolo elettorale di Mr. "Ozone" Gore
hanno reso evidente qual'è oggi, nel
mondo, l'importanza della questione
ambientale.
Ciò serve ad introdurre una riflessione:
proprio questa importanza ha costretto le
società industriali a gestire la questione
ambientale, in tutti i suoi aspetti, che si
chiamino energia, nucleare, inquinamento, o altro. Naturalmente, questa gestione
4
non poteva prescindere dall'organizzazione sociale preesistente; era necessario
quindi trasformarla in elemento trainante
dello sviluppo sociale, cioè, in altre
parole, in business.
E' questa l'ambizione dichiarata, ad
esempio, del programma elaborato
dall' ex-ministro dell' Ambiente Ruffolo.
Purtroppo, l'intreccio esistente in Italia
fra politica, affari e mafia, non permette
percorsi lineari quando si entra nel
campo degli affari.
E' di questo argomento che parleremo,
perché senza comprendere questo intreccio non si possono individuare soluzioni
efficaci, neppure nel campo dei controlli
ambientali.
Il sistema delle tangenti, delle evasioni
fiscali e della più generale illegalità non
si regge sulla mancanza di leggi; anzi, in
molti campi esse sono sovrabbondanti.
In molti ormai hanno compreso l'esistenza di un "inquinamento da leggi".
Ogni cosa è prevista e normata, ma in
modo tale che ogni cosa può essere permessa e vietata, secondo l'interpretazione,
e quindi anche l'arbitrio, del funzionario,
dell'Ente, della Pubblica Amministrazione.
Si consentono così il ricatto e l'estorsione, che costituiscono uno dei presupposti della costruzione di Tangentopoli. Gli
zione può apparire bizzarra, ed è effettivamente schematizzata per necessità di
analisi, ma è sostanzialmente vera.
Basti pensare alla Legge Merli: è l'industria che analizza i suoi reflui, progetta,
costruisce e controlla in continuo i suoi
impianti di trattamento.
Ai PMIP resta il compito di verificare,
una volta per tutte, il formale rispetto
della legge, dopo l'avvio dell'impianto.
Da ciò sfugge qualsiasi valutazione sulla
reale efficacia del trattamento e sulle
garanzie di continuità; d'altro canto vi si
innestano numerose possibili frodi, dalla
diluizione alla modifica dei cicli produttivi durante i prelievi per le analisi.
Questa scelta ha segnato, finora, lo sviluppo degli Enti deputati al controllo. Vi
si troveranno analisti, conoscitori di
leggi e regolamenti, burocrati capaci di
muoversi nei labirinti della Pubblica
Amministrazione, ma non impiantisti,
analisti di processo, ecc.
Le conoscenze tecniche sono, tranne rare
eccezioni, in genere tutte all'interno
dell'industria. Le strutture pubbliche di un
certo livello, come l'Università o il CNR,
hanno esclusivamente questo ambito culturale come possibile riferimento, e indirizzano la stessa ricerca esclusivamente
verso esigenze produttive.
Di qui la commistione, ai livelli più alti,
fra pubblico e privato. Il direttore della
sezione "aria" del CNR contemporaneamente consulente del Governo e del
Gruppo Pesenti; il titolare di Ingegneria
Chimica alla Statale di Milano contemporaneamente consulente della Regione
Lombardia e della Montedison, eccetera.
A livelli più bassi si ricorre, in caso di
necessità, a società private o semi-private di consulenza, dalla SNAM al CISE,
da Lombardia Informatica alla Dag e
Watson, fino a studi di varia origine e
natura per funzioni di stretta competenza
dell'Amministrazione Pubblica: piani
regionali di risanamento, sistema informativo, etc.
Questa organizzazione permette una perfetta divisione di compiti. Ai tecnici sono
garantiti congrui compensi - sia dallo
Stato che dai privati - e ai burocrati del
controllo l'accesso esclusivo alle chiavi
che aprono le porte di licenze e permessi;
chiavi e porte che vengono perfettamente
oliate affinché girino senza alcun rumore
disturbante.
Gli effetti perversi di questo meccanismo
si avvertono soltanto quando, sotto la
spinta della pubblica opinione o della
necessità di adeguamento a qualche normativa CEE, occorrono elaborazioni tecniche precise e non rassicurazioni formali.
In questi casi si abborracciano
Commissioni infarcite di consulenti illustri, più o meno gettonati. Queste strutture non possono funzionare con la dovuta
continuità e competenza - per il solo
fatto che si riuniscono una volta al mese,
o meno - e collezionano brutte figure,
oppure si limitano a contemplare la loro
impotenza.
E' il caso, ad esempio, del giudizio tranquillizzante espresso per conto del
Ministero dell'Ambiente sulla Farmoplant
(una sola settimana prima dell'esplosione
del serbatoio di Rogor) o della verifica
delle notifiche presentate dalle aziende a
rischio in applicazione del DPR 175 (neppure una singola istruttoria è giunta a
completamento a fine `92!).
Ed eccoci ad un altro meccanismo aureo,
sempre più utilizzato per tappare la
bocca a qualsiasi critica, che autorizza
inoltre incarichi e appalti, affidati a speculatori di ogni tipo, aggirando leggi e
normative: l'Emergenza.
Questa parola magica apre tutte le porte.
Si riconosce la necessità di affrontare la
questione in maniera organica, ma in
nome di una diabolica teoria dei due
tempi, si rimanda questo intervento a un
domani che tende all'infinito e si agisce
in un presente dilatabile a piacere, ora e
sempre, sull'onda lunga dell'urgenza.
E' fatale che in questo meccanismo si
infilano le grandi cordate industriali
accanto a piccoli e medi affaristi, assieme a personaggi come Rossi, Libarna,
Jolly Wax e allegra compagnia.
Non ci si può allora neppure meravigliare che i capitali resi liberi dalla necessità
di riciclare il denaro sporco della mafia
vengono impiegati nel lucrosissimo affare dei rifiuti.
I giudici che si occupano della questione
sanno benissimo che i personaggi implicati, al Nord, in loschi traffici di rifiuti
sono gli stessi già incontrati all'epoca
dello scandalo dei petroli.
Ecco dunque ricostruito l'identico circuito che gestisce l'intera economia italiana. In barba a qualsiasi legge, o al
semplice buon senso, la regola sottesa
diventa la seguente: chi inquina non
paga, anzi disinquina e ci guadagna.
Se il quadro fin qui delineato è anche
parzialmente esatto, vien fatto di domandarsi quale sia l'utilità e lo scopo di un
referendum che proponga la fine dei
controlli effettuati dalle USSL.
L'uscita di campo delle USSL, infatti, non
incide per nulla sul meccanismo perverso
sopra descritto, anzi rischia di peggiorarlo,
perché elimina dalla scena un soggetto
della Pubblica Amministrazione, senza
neppure indicare valide alternative.
Al contrario, alla luce di quanto sopra
detto, nostro obiettivo non può che essere la valorizzazione del ruolo della
Pubblica Amministrazione, eliminando o
marginalizzando la funzione burocratica,
assorbita in parte da meccanismi di autovalutazione, evidenziando e incoraggiando le funzioni tecniche e progettuali,
laddove esistono, o creandole ex-novo
dove sono assenti.
Questo obiettivo non consente scorciatoie,
e non sarà certo un escamotage organizzativo, quale quello di affidare tutto alle
Province, o di creare un'Agenzia, a risolvere il problema.
Occorre invece una ricognizione attenta
delle strutture oggi esistenti, perché le
forze disponibili, e sono più numerose di
quel che comunemente si creda, se poste
in grado di operare con efficacia.
Ciò presuppone, anche a nostro giudizio,
una struttura centrale e una rete periferica di controllo.
Importante è accorgersi che l'incontro
fra luoghi ove esistono per tradizione
alcune conoscenze, quali l'Istituto
Superiore di Sanità, o i PMIP (ove sono
confluiti parte dei tecnici dell'ANCC e
dell'ENPI) e luoghi ove altre conoscenze, per differenti motivi, si sono più di
recente venute a formare (le USSL, per
l'appunto, soprattutto grazie alla consuetudine con i temi della nocività del lavoro e i luoghi produttivi fonte "anche" di
rischio per l'ambiente) può e deve
diventare occasione per introdurre, finalmente, nella Pubblica Amministrazione
la Cultura della Prevenzione.
Questa Cultura è ancora una piantina
debole, va coltivata e protetta.
Operazioni traumatiche come quella del
Referendum rischiano di sradicarla, non
foss'altro perché chi ha finora ben operato, spesso contro la volontà dei propri
superiori, ha bisogno di qualche soddisfazione, morale si intende, visto che
non viene garantito, in quella struttura,
alcun sviluppo di carriera.
Al di là dell'analisi generale, però, crediamo sia il caso di spendere qualche
parola attorno a una questione pratica,
perché è avvertibile nell'aria una certa
incomprensione fra operatori e movimento ambientalista più in generale,
tanto che si assiste sempre più spesso a
situazioni paradossali, ove l'opinione
pubblica si orienta a favore di operazioni
dubbie, e contro uomini e strutture assolutamente estranei al fatto di volta in
volta contestato.
Ci riferiamo, ad esempio, al favorevole
accoglimento della iniziativa del
Ministero per l'Ambiente sul DPR 175,
nonostante il suo evidente e completo
fallimento; oppure all'esposto presentato
dai Verdi contro la USSL di Mantova,
che aveva di fatto gestito ottimamente il
controllo dei reflui idrici Montedison,
tanto da indurre il Pretore e vietarne lo
scarico in Mincio.
Crediamo che ciò sia dovuto ad un
approccio piuttosto primitivo di alcuni
gruppi locali alla questione ambientale, e
alla gestione spesso demagogica di organizzazioni e partiti ambientalisti.
Questo approccio è caratterizzato generalmente dal catastrofismo; ne consegue
la convinzione dell'impossibilità o inutilità dei controlli, ad eccezione di quelli
strumentalmente finalizzati alla chiusura
di questa o quell'azienda, o al blocco di
questo o quel progetto.
Le strutture di controllo non possono, né
debbono, condividere un simile approccio. La loro funzione è quella di perseguire violazioni di legge, individuare e
analizzare problemi, indicare possibili
soluzioni.
E' evidente come sia facile, anche se per
effetto di una visione miope e demagogica, cavalcare la tigre del malcontento, che
in questo senso è molto simile al problema dell'emergenza: in suo nome passa
qualsiasi cosa, anche la più ignobile.
Crediamo sia il caso, in questa occasione, di rivisitare il motto dell'OMS, di
Snop e di Legambiente: pensare globalmente e agire localmente.
Il pensiero globale ci dice che abbiamo
bisogno di separare la politica dai controlli; di introdurre Tecnica e Cultura
della Prevenzione nella Pubblica
Amministrazione; di creare una struttura
centrale che pensi i grandi problemi e le
normative generali, e una rete periferica
capillare che operi i controlli col necessario rigore e con la necessaria competenza.
5
L'azione locale ci insegna che tutto ciò
che favorisca questi obiettivi è giusto,
quando li ostacola è sbagliato.
Perciò siamo contrari al passaggio dei
controlli ambientali alla Provincia. Le
sue strutture tecniche sono troppo invischiate col potere politico per poter essere autonome; la loro capacità tecnica è
discutibile. Basti pensare in Lombardia
al regalo fatto all'ECODECO, chiamata
a gestire il catasto rifiuti, già oggi competenza della Provincia.
Vediamo invece con favore una Agenzia
Nazionale per la Prevenzione, sul modello
EPA, a patto che sia fatta da personale
tecnico qualificato integralmente identificato con la Pubblica Amministrazione, a
partire, ad esempio, dalle persone più
disponibili che già lavorano nell'Istituto
Superiore di Sanità, o ENEA, o all'ISPESL, o al CNR, e che non abbiano legami
con l'industria.
Per gli stessi motivi, siamo a favore della
valorizzazione della rete periferica di controllo, oggi dipendente dalle USSL, costituita dai Servizi di Igiene del Lavoro, di
Igiene Ambientale e Sanità pubblica. Nel
dipartimento di prevenzione siamo contro
i doppioni e le reti parallele, che creano
false concolTenze e spreco di risorse.
Occorre semmai garantire l'utilizzo di
un'unica rete di controllo, opportunamente potenziata, da parte di più utenti (Enti
Locali, Sanità, Ambiente, Magistratura,
Cittadini, Lavoratori).
Soprattutto siamo contro il perseguimento di falsi obiettivi, che fanno perdere
tempo prezioso e fanno sprecare forze ed
energie.
Perciò siamo contro il Referendum, che fa
credere nella possibilità di risolvere la
questione dei controlli con una semplice
riorganizzazione delle competenze. Nel
breve periodo questa linea d'azione può
ben far breccia nella pubblica opinione,
alla lunga è destinata a produrre soltanto
sfiducia e scoramento.
Crediamo sia ora di metter mano ad un
Testo Unico delle Leggi sull'Ambiente,
che spazzi via il labirinto kafkiano delle
normative esistenti. Crediamo sia urgente creare pool di specialisti all'interno
dell'Amministrazione Giudiziaria a cui
le potenzialità tecniche di strutture come
le USSL (dipartimenti di prevenzione e
PMP) con le capacità investigative di
organismi quali i Nuclei Operativi
Ecologici possano riferirsi.
I promotori del referendum, e più in
generale coloro che sono incaricati di
programmare i controlli sull'ambiente,
mostrano di solito una cattiva conoscenza sulle funzioni e sulle necessità collegate alla loro esecuzione.
Per utilità loro, e per comodità del lettore, si cercherà qui di spiegare brevemente la nostra idea al proposito.
Premettiamo di non condividere la con-
6
vinzione che sembra sottesa all'idea di
sottrarre i controlli ambientali alle USL.
Essa infatti presuppone che la USL
effettui, principalmente se non esclusivamente, controlli di tale natura. Si tratta
di una idea semplicistica, e per questo
motivo è anche sbagliata. Per confutarla,
basti l'elenco di alcune delle strutture
preposte, che facciamo seguire.
1. Qualità dell'aria.
I controlli analitici ai sensi del DPR
203/88 sono effettuati solitamente dai
PMIP, che erano (o sono?) strutture
della USI, ma non è insolito che qualche
Comune, Regione o lo Stato utilizzino
altri laboratori di analisi. Esistono inoltre
numerosissime centraline di rilevamento
gestite da singole aziende, o complessi
industriali; si pensi ad esempio alla ME
di Venezia.
Per il controllo delle emissioni industriali, invece, l'ufficio competente è il
CRIA, che è una struttura regionale.
2. Rifiuti
In materia di rifiuti (DPR 915/82 e L.
475/88) le competenze sono della
Provincia, che le esercita attraverso i
suoi Servizi Tecnologici, e solo in casi
particolari utilizza personale USL.
3. Risorse idriche
Il controllo dello sfruttamento delle
falde sotterranee è affidato sostanzialmente al Genio Civile, mentre le analisi
delle acque destinate al consumo umano
vengono effettuate dai PMIP.
4. Reflui idrici
II controllo degli scarichi, L. 319/76, sia
civili che industriali, è affidato alle USL. Da
pochi mesi, quelli potenzialmente più pericolosi sono competenza della Provincia.
5. Valutazione di impatto ambientale
La verifica dei possibili effetti
sull'ambiente delle grandi opere, pubbliche o private, è affidata a un comitato
interministeriale,
coordinato
dal
Ministero dell'ambiente.
6. Rischi di incidente rilevante
Le aziende che effettuano lavorazioni
connesse a questo tipo di rischi dovrebbero essere controllate dalle Regioni o
dal Ministero dell'ambiente, anche se
sono in approvazione normative di
"avvicinamento" di tali controlli ai territori interessati.
Esistono infine i Nuclei Operativi
Ecologici dei Carabinieri, che esercitano
controlli di qualsiasi tipo, solitamente su
richiesta del Magistrato, o direttamente
del Ministro.
L'elenco è largamente incompleto, ma lo
interrompiamo di proposito, perché ci
sembra sufficientemente dimostrativo
della complessa rete di controlli esistente in Italia, figlia delle necessità della
materia da controllare, ma anche di un
certa confusione legislativa.
Il tutto è ulteriormente complicato
dall'assenza di qualsiasi serio coordinamento fra le strutture; infatti l'Amministratore o
il Politico, gestori di questi servizi, non si
occupano di simili dettagli banalmente pratici, limitandosi a ricercare, e purtroppo spesso ad ottenere, pareri tecnici conformi alle
loro idee e ai loro interessi, personali o di
partito.
In questo quadro, le competenze assegnate dalla legge 883 alle USL ne fanno
molto spesso una sorta di doppione operativo, sovrapposto e in qualche caso in
contrasto con altre competenze o poteri.
Ma se gettassimo uno sguardo più
d'appresso, nelle situazioni in cui la
USL non aggiunge la sua inerzia a quella degli altri organismi di controllo, ci
accorgeremmo di un fatto sorprendente:
laddove esiste difformità di comportamenti o di pareri, è solitamente la USL
la struttura più intransigente, nei confronti di potenziali rischi per l'ambiente.
E' questo il caso dell'ACNA di Cengio
o della Farmoplant di Massa, che ha
visto comportamenti fin troppo sensibili
alle esigenze produttive del Ministero
dell'ambiente e dei suoi tecnici. Ma è
anche il caso di episodi minori, meno
conosciuti e certamente più diffusi, quali
pareri rilasciati dalla USL sull'apertura
di nuovi insediamenti produttivi, o su
sistemi di smaltimento rifiuti.
Citiamo per tutti: la piattaforma polifunzionale di trattamento rifiuti che doveva
essere costruita nei pressi di Legnano; il
sequestro e la chiusura di un nuovo
impianto per la sintesi di Anidride
Maleica a Pioltello; un deposito di combustibili a Mestre; il blocco della costruzione di una linea ferroviaria sopra la
discarica della Saronio di Melegnano; il
blocco operativo della Petroldragon di
Caponago, o l'imposizione alla Falck di
Sesto San Giovanni di impianti di abbattimento nelle acciaierie contro il primo
parere regionale.
In realtà, l'analisi di questi episodi ci
conferma due convinzioni:
- le USL rappresentano in genere meglio
gli interessi locali, e sono meno influenzate da Amministratori e Politici, non si
limitano all'avvallo di decisioni prese
altrove, divenendo elemento di disturbo
perché sostanzialmente ostacolano lo
sfruttamento di risorse ambientali libero
da vincoli.
- conoscono meglio il territorio, soprattutto in relazione alle attività produttive;
molte di esse mutuano all'ambiente
metodi e conoscenze derivanti dalla tutela della salute dei lavoratori.
Questo discorso ci porta a una conclu-
sione, che è esattamente opposta a quella
espressa dai promotori del referendum:
la tutela ambientale troverebbe impulso
e giovamento dal rafforzamento delle
strutture di controllo USL, non già dalla
loro abolizione.
In realtà, il discorso è più complesso, e
non riconducibile, come abbiamo già
detto, ai compiti delle USL, che ne costituiscono i minimi telinini. A nostro
parere, il controllo sull'ambiente ha
bisogno di strutture coordinate fra loro, e
poste almeno a tre livelli: nazionale,
regionale o provinciale, locale.
Alle strutture nazionali potrebbe spettare
il compito di definire standard tecnici e
operativi, e la verifica delle grandi
opere; a quelle intermedie il coordinamento delle strutture locali e il soddisfacimento delle necessità analitiche.
Guai, però, a rinunciare ai controlli locali, di cui non possono fare a meno
soprattutto le due strutture sopra ipotizzate.
La conoscenza del territorio che caratterizza le USL, almeno in potenza, è
l'unico strumento che può partorire (e
aggiornare!) una veritiera mappatura
ambientale, da utilizzare a scopo preventivo e di programmazione, oltre che di
repressione.
A chi affidarne la gestione è altro discorso. L'attuale assetto, dallo Stato alle
USL per il tramite delle Regioni, sembra
lasciare sufficienti spazi di autonomia ai
tecnici che vi lavorano.
Ciò è garanzia di efficienza, qualora a
queste strutture fosse assegnato il potenziale tecnico e umano necessario ad
espletare le loro funzioni. Non altrettanto può dirsi di organismi tecnici affidati
ad altre gestioni, e sarebbe proprio un
peccato che la volontà di migliorare
l'efficienza dei controlli ambientali partorisse, una volta in più, organismi sotto
tutela, affatto più efficienti, ma "coperti"
perché protetti da chi se ne serve.
L'AUDITING AMBIENTALE
PROSPETTIVE
E PROBLEMI
2a parte
Nel numero precedente è stato tracciato
un quadro dell'auditing ambientale
senza entrare nel merito del contesto
specifico in cui questo strumento di
gestione dovrà svilupparsi.
In questa breve nota cercheremo allora
di evidenziare per sommi capi le "condizioni al contorno" dell'audit, con particolare riferimento all'evoluzione in
Italia degli strumenti di autoregolamentazione ambientale delle imprese.
I controlli ambientali in Italia
La situazione italiana nel campo dei controlli ambientali è decisamente atipica
nel contesto europeo.
L'evoluzione delle normative ha portato
nel campo ambientale all'introduzione di
un sistema sanzionatorio sempre più
severo, con la significativa presenza di
sanzioni penali nelle leggi dell'ultimo
decennio, non solo a fronte di violazioni
sostanziali (es. attivazione di impianti
non autorizzati) ma anche di inadempienze formali (es. mancato inoltro di
comunicazioni agli enti preposti).
L'applicazione delle norme è basata
sostanzialmente sul principio definito
del "comando e controllo" e il legislatore riversa sugli enti preposti una quantità
sempre maggiore di incombenze nel
controllo delle attività industriali.
Il sovrapporsi di competenze (Stato e
Regioni) nell'emanazione delle norme,
unitamente al sovrapporsi di competenze
nella gestione dei controlli pubblici, ha
creato spesso una situazione di incertezza interpretativa e applicativa delle
leggi.
Se a ciò si aggiunge la cronica oscurità e
incoerenza dei provvedimenti legislativi,
il mancato rispetto delle scadenze da
parte degli stessi organi di governo e la
pessima abitudine di prorogare le scadenze degli adempimenti delle aziende,
si ottiene un quadro che definiremo
molto eufemisticamente poco propizio al
miglioramento della qualità ambientale.
In questo contesto le imprese oscillano
tra due comportamenti estremi: da un
lato sfruttando a proprio vantaggio questa situazione di incertezza, dall'altro
subendo in modo acritico la massa dei
provvedimenti.
L'atteggiamento difensivo e dilazionatorio delle imprese, che ha storicamente
caratterizzato il nostro paese, trova in
parte una ragione o un alibi nel timore di
investire economicamente in presenza di
un quadro normativo incerto e in continua evoluzione.
L'accettazione delle prescrizioni pubbliche non si inserisce quasi mai in precise
politiche aziendali di miglioramento
gestionale e produttivo ma si ferma, spesso in modo fittizio, al raggiungimento
delle soglie minime di accettabilità del
proprio impatto sull'ambiente.
Anche gli enti preposti al controllo pubblico sono combattuti tra atteggiamenti
contrastanti: l'applicazione di sistematici
programmi di verifica della conformità
ambientale delle attività industriali o la
ricerca di compromessi tra le esigenze
aziendali e la necessità di adempiere ai
loro compiti istituzionali.
Nel primo caso i controlli corrono in
alcuni casi il rischio di tradursi in atteggiamenti "persecutori", innescando procedimenti giudiziari che possono bloccare le situazioni anziché portarle a miglioramento; nel secondo caso ci si espone
al rischio di eccessiva accondiscendenza
alle iniziative aziendali o di atteggiamenti disuguali nei confronti di diverse
realtà industriali.
In questa logica si assiste perciò ad un
continuo crescendo di provvedimenti
normativi, nel tentativo di predeterminare fin nel dettaglio le condizioni operative, spesso anche tecniche e organizzative, cui si devono attenere le aziende e
nel tentativo di definire nei particolari le
procedure di controllo, con conseguenti
inevitabili appesantimenti burocratici.
Presupposti
per l'autoregolamentazione
In questo contesto stanno sviluppandosi
anche in Italia alcune teorie e politiche
aziendali tese al superamento del principio del "comando e controllo".
Da un lato si vanno meglio definendo le
responsabilità civili delle imprese, con
un parallelo appesantimento delle responsabilità stesse, dall'altro si apre la strada a
sistemi di autoregolamentazione in campo
ambientale.
I principi di autoregolamentazione partono dal presupposto che le aziende passino da un atteggiamento di adeguamento
passivo a strategie più orientate alle esigenze della società e dei consumatori
nella difesa dell'ambiente.
In questo contesto 1' autoregolamentazione non dovrà sovrapporsi ai controlli
istituzionali degli adempimenti legali,
entrando quindi in contrapposizione con
le attività prevalenti degli enti di controllo; bensì dovrà sviluppare processi di
adeguamento agli standard ambientali
internazionalmente accettati.
In altre parole, le aziende dovranno sperimentare la convenienza, anche economica, dell'adozione di tecnologie o pro-
7
duzioni a basso impatto ambientale, a
prescindere dai livelli minimi di adeguamento richiesti dalle leggi.
Non si tratterà pertanto di un tentativo di
sottrarsi al controllo pubblico mediante
"autocertificazioni" o strumenti similari,
ma della impostazione di momenti
periodici di autoverifica o programmazione, con un possibile riconoscimento
pubblico della propria disponibilità al
raggiungimento dei migliori standard
ambientali.
Queste innovazioni, nel consunto panorama della politica ambientale italiana,
potrebbero costituire un elemento vincente, qualora si verificassero una serie
di condizioni, legate al ruolo e al comportamento degli attori principali di questo confronto.
Le aziende si dovranno impegnare ad
introdurre i parametri ambientali in tutti
i momenti di verifica della propria attività (valutazioni dello stato patrimoniale, finanziario, economico, delle capacità
produttive e gestionali, del rapporto con
il territorio e il mercato).
La collettività dovrà dotarsi di un sistema di norme molto responsabilizzanti
per le imprese; norme semplici e chiare,
che associno momenti di contrattazione
a sistemi di controllo ferrei ed a sanzioni
efficaci.
Il cittadino-consumatore dovrà far pesare sul sistema produttivo le sue esigenze
di salvaguardia dell'ambiente, condizionando le opportunità di mercato delle
aziende inquinanti o che commercializzino prodotti inquinanti.
Gli strumenti
di autoregolamentazione
Gli strumenti di autoregolamentazione
provengono dunque, non a caso, da contesti economici, sociali e giuridici diversi da quello italiano.
Ecobilanci di azienda, ecobilanci di prodotto, auditing ambientale sono stati
introdotti in Italia da pochi anni e stentano a trovare piena ed efficace applicazione.
Gli ecobilanci di azienda comportano la
quantificazione delle risorse naturali
consumate (materie ed energia) e degli
scarti o inquinanti prodotti. E' una forma
di autocontrollo che rischia di esaurirsi
in una pura operazione di immagine se
non è accompagnata da un raffronto con
analoghe attività produttive o con il
trend storico e da un programma di
minimizzazione dei consumi e degli
impatti ambientali.
Gli ecobilanci di prodotto estendono la
valutazione a tutto il ciclo di vita del
prodotto stesso (sfruttamento della materia prima, trasporti, trasformazione,
commercializzazione, uso, recupero o
smaltimento). Chi immette sul mercato
un bene di consumo deve perciò garanti-
8
re per tutte le trasformazioni precedenti
e per il destino finale del prodotto.
Tale ecobilancio è direttamente mirato
all'acquisizione di un mercato tra i consumatori più sensibili alla difesa
ambientale, e può comportare scelte strategiche sia su ampia scala sia per quanto
riguarda il miglioramento delle tecnologie produttive, sia, soprattutto, per quanto riguarda la scelta di cosa produrre.
La comunità europea ha già istituzionalizzato tale strumento, mettendo a disposizione un marchio di qualità (Ecolabel)
e definendo limiti e criteri di valutazione
per la sua concessione.
L'auditing ambientale, nel pieno significato di questo termine, è nata come strumento di gestione aziendale basato sulla
autoverifica della propria attività dal
punto di vista ambientale e sulla conseguente individuazione delle azioni da
intraprendere per il raggiungimento di
standard ambientali, che prescindano dai
livelli minimi di adempimento di legge.
L'adozione di questo strumento, in associazione con un ecobilancio aziendale,
mette le imprese nelle condizioni di poter
garantire allo stesso tempo la comunità
locale e gli enti di controllo (con miglioramenti sostanziali delle garanzie ambientali) e il cliente cui viene fornito il proprio
prodotto o il consumatore finale (con
miglioramento dell'immagine aziendale).
L'adozione del tutto volontaria di questo
strumento ha consentito a molte aziende,
soprattutto all'estero, di raggiungere
livelli di compatibilità ambientale che
mettono al sicuro dai vincoli delle leggi
vigenti e anche da loro ipotizzabili inasprimenti, riducendo il contenzioso con
gli enti di controllo e minimizzando le
occasioni di contrasto con la comunità
locale.
Il ricorso all'auditing viene a volte
incentivato o imposto dalle case-madri
delle aziende multinazionali o dai clienti
dell'azienda che vogliono garantirsi
dalle responsabilità di aver affidato
determinate lavorazioni a società esterne.
L'incentivazione al ricorso dell'auditing
ambientale da parte della Comunità
europea, tramite la concessione del marchio di qualità "Eco Audit", se da un
lato va nel senso di dare impulso ai processi di autoregolamentazione, dall' altro
può introdurre degli elementi di concorrenzialità tra imprese che rendono nei
fatti assai poco volontaria l'adozione di
tale strumento.
A fronte dei tanti aspetti positivi che
l' auditing ambientale porta con sé,
l'unico vero rischio risiede dunque nel
fatto che una sua improvvisa introduzione in Italia, tramite il regolamento di
Eco-Audit, induca molte aziende a ricorrervi senza la vera volontà di adottare
nuove logiche ma con l'unico scopo di
aggiungere ai tanti adempimenti previsti
dalla legge una sorta di autocertificazione, più o meno addomesticata.
Carlo Bossi
Legambiente
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PRESIDI MULTIZONALI
DI IGIENE E PREVENZIONE
I Presidi Multizonali di Igiene e
Prevenzione (PMIP) sono nati, a seguito
dell'applicazione della Legge 833/79 di
riforma sanitaria, dalla fusione di strutture
provenienti da Enti diversi, quali gli ex
Laboratori Provinciali di Igiene e
Profilassi e parte dell'Ente Nazionale di
Prevenzione Infortuni e dell'Associazione
Nazionale Controllo Combustibili, dalle
ancor più diverse connotazioni funzionali
ed organizzative.
Motivi di questa scelta erano, sul piano
teorico, la consapevolezza che la prevenzione poteva scaturire solo da un'analisi
complessiva dei problemi e del contesto
con cui essi stabilivano connessioni di
causa ed effetto, attraverso l'apporto
coordinato di più professionalità; sul
piano operativo, la necessità di razionalizzare l'utilizzo delle risorse economiche e specialistiche disponibili attraverso
il loro accentramento in strutture multizonali che sapessero fungere da supporto
ai Servizi di prevenzione delle USSL,
elementi centrali dell'intervento sanitario quali strumenti tecnici dei Comuni.
Un supporto, quest'ultimo, che non
doveva essere così remoto da finire per
essere del tutto scollegato, tanto con i
suoi utenti istituzionali che con il territorio servito.
Oggi la società pone lo Stato di fronte ad
una rapida esigenza di revisione dei propri ruoli, nell'erogazione dei servizi. Ciò
non significa, ovviamente, che lo Stato
non debba più fungere da garante degli
interessi collettivi.
Piuttosto lo sviluppo economico e l'affermarsi di logiche di mercato a carattere
non più solo nazionale o locale, obbligano
a perseguire questi fini mediante metodi
più efficaci ed efficienti, tanto in termini
di capacità di controllo reale, quanto in
funzione economico-gestionale.
Da un lato, ad esempio, il processo autocertificativo tende a sviluppare la corresponsabilizzazione del privato nell'applicazione delle norme di sicurezza; dall'altro
ciò è credibile solo se lo Stato non viene
meno alle proprie funzioni normative, di
garanzia e di sorveglianza. Quest'ultima,
non potendo più essere sistematica, per
ragioni almeno economiche, potrà mantenere livelli adeguati solo dotandosi di sufficienti capacità impositive e, forse soprattutto, acuendo la propria capacità di osservare realmente i fenomeni, tanto sul territorio che nel tempo, mediante le armi
IO
della previsione e del sistematico ricorso
al metodo di induzione-deduzione.
Alcuni esempi potranno forse chiarire
meglio di ogni discorso generico quelli
che potrebbero essere i contributi innovativi che i PMIP potranno dare al salto
di qualità che l'intero settore della prevenzione è chiamato oggi a fare.
In pratica si tratta di valorizzare pienamente quelle che sono le peculiarità tipiche dei PMIP: la coesistenza in essi di
più professionalità e la multizonalità.
I fenomeni di inquinamento tipicamente
obbediscono non tanto ai confini di una
carta politica o amministrativa, ma piuttosto alle linee di livello di quella geofisica
ed alle mappe tematiche descriventi le
concentrazioni produttive ed abitative e le
reti di servizi che le collegano.
Quest'ovvia considerazione determina la
necessità di disporre, da parte delle strutture preposte all'intervento preventivo, di
una vasta serie di informazioni di base su
tutti questi parametri, per consentire di
fondare la valutazione dei rischi sanitari
sulla ricostruzione il più possibile completa del contesto sottoposto a valutazione.
D'altro canto diviene irrinunciabile che i
Servizi operanti sul territorio trovino un
coordinamento che, solo, possa dar loro
la capacità di intervenire in modo coerente nei confronti di fenomeni spesso
"trasversali" alle USSL e, comunque, di
fronte ad interlocutori e problemi simili.
Oggi più che mai va utilizzata quindi la
posizione multizonale dei PMIP per dare
miglior supporto all'intervento preventivo dei Servizi, cioè delle USSL.
Non si tratta tanto di trovare nel PMIP il
referente organizzativo dei Servizi,
quanto di farne il luogo fisico del loro
coordinamento reciproco, con esso e con
le altre strutture preventive, anche inserite nei presidi di diagnosi e cura. Ma non
era già questo il ruolo dei Dipartimenti
di Prevenzione istituiti in alcune regioni? Si tratta, eventualmente, di farne
momento vincolante per la standardizzazione dei metodi di approccio ai problemi da parte dei vari soggetti che concorrono al loro affrontamento su scala superiore a quella delle singole USSL.
In questa chiave il PMIP diviene allora
la sede ideale per la raccolta e la ridistribuzione dei dati di base che sono elemento indispensabile della piena valutazione del territorio, tanto come ambiente
che come realtà abitativa e produttiva
interattiva, attraversata da reti di servizi,
di impianti e di comunicazione e movimentazione di persone e di cose.
Si parla sempre più spesso di "mappatura" delle problematiche sul territorio e di
valutazione locale delle problematiche
preventive.
Come ciò si possa realizzare entro i confini limitati delle singole USSL credo
nessuno abbia modo di spiegare. I fenomeni di inquinamento non rispettano i
confini politici o amministrativi. Occorre
dunque pensare ad una impalcatura informatica in grado di fornire a tutti gli enti la
realtà del territorio nel suo insieme, senza
parcellizzazioni estreme e senza perciò
dover costruire mostruose quanto remote
ed inaccessibili banche dati.
Alla periferia (USSL, Comuni) devono
essere accessibili prospettive più ampie di
analisi del territorio: al centro (Regione,
Provincia, ecc.) dev'essere possibile
disporre di sintesi preelaborate, in grado
di evidenziare meglio le peculiarità locali
ma anche, ove occorra, tutto il materiale
in grado di permettere visioni d'insieme
senza perdita di definizione.
Nei PMIP si condensano professionalità
in grado di valutare il territorio in modo
non parcellare: si raccolgono molteplici
dati analitici prodotti in modo omogeneo
in un bacino abbastanza esteso; giacciono gli archivi più completi ed estesi
sugli impianti industriali operanti nel
territorio di competenza.
L'interfacciamento di questi dati tra loro
e con gli altri (quali quelli sulle reti
acquedottistiche e sulle imprese) non è
solo un'esigenza dei Laboratori di Sanità
Pubblica, ma delle stesse strutture periferiche di prevenzione.
Non si tratta di fagocitare queste informazioni da parte dei PMIP, ma di fare di
questi ultimi i punti intermedi di raccolta
ed elaborazione dei dati tanto in direzione delle istituzioni centrali, quanto verso
le stesse USSL; nella stessa logica di
razionalizzazione dell'uso delle risorse
che ha promosso la nascita dei PMIP.
Lo stesso discorso riguarda a buon diritto l'epidemiologia, che non a caso è
stata inserita tra le attività dei PMIP in
regioni come il Piemonte.
L'intervento preventivo, specie nel
campo delle patologie cronico-degenerative ed infettive, ha da sempre alla base
l'informazione epidemiologica.
Essa non può però essere ridotta alla
sola compilazione dei registri. La valutazione in chiave statistica degli stessi
riscontri analitici è, in senso più lato, la
vera chiave che può permettere di passare dalla sommatoria di esiti individuali
(di derivazione clinico-diagnostica)
all'interpretazione dei fenomeni di gruppo, di territorio e temporali: diagnosi di
macrofenomeni.
Anche in questo caso il ruolo del PMIP
non può essere né esclusivo né centripeto. Piuttosto la risposta fornita da
quest'ultimo alle richieste dei Servizi
locali deve sempre più comprendere
anche riletture trasversali dei dati collezionati secondo logiche predefinite di
confronto. Non si tratta, ancora, di rivendicare esclusività al PMIP in questa
materia, ma di non escludere questo e,
ad esempio, gli ospedali dalla reciproca
possibilità di confrontare le proprie
esperienze e le proprie raccolte di dati.
Una delle espressioni più spesso spese
nel campo dell'igiene ambientale e della
difesa dell'ambiente è quella dell'impatto ambientale di nuovi insediamenti produttivi o abitativi. Essa non può prescindere, ancora una volta, dalla valutazione
di un numero decisamente grande di
variabili e di aspetti, tale da dover necessariamente uscire da un'analisi condotta
a più mani, da tutte le professionalità
coinvolte.
Nessuna valutazione di impatto ambientale può essere condotta senza tener
conto delle implicazioni sanitarie delle
scelte, almeno quanto il dibattito ecologista ha posto in risalto l'irrazionalità del
contrario. Che a gestire le due partite sia
un solo Ente o più d'uno, lo studio deve
necessariamente essere congiunto e le
soluzioni proposte non possono che soddisfare entrambi gli aspetti: nessuno starebbe a proprio agio e con buone speranze di vita né in una periferia degradata,
né in una foresta tropicale.
I PMIP, in collaborazione con i Servizi
delle USSL, hanno funzioni insostituibili
nel condurre queste indagini su mandato
ed in cooperazione con gli Enti Locali di
cui sono emanazioni tecniche, nel fine
ultimo della garanzia dell'interesse pubblico.
Le prerogative dell' autoverifica sono
sicuramente quelle di corresponsabilizzare direttamente il settore privato nel
rispetto delle norme vigenti, in tema
sanitario ed ambientalistico.
A tal fine sono recentemente proliferate
strutture tecniche ed analitiche private
dall'agile gestione economica e dall'elevata qualità.
Se appare ormai evidente che nessuno
stato moderno sia in grado (e forse non
debba) di gestire in prima persona le funzioni di sistematico controllo delle produzioni industriali, dei singoli impianti e
delle emissioni è altrettanto evidente che
ciò pone l'esigenza, per lo Stato, di dotarsi
di una rete di strutture di garanzia
dell'interesse comune, deputate a validare
i sistemi e le stesse strutture di autocontrollo privato, in merito alla qualità ed alla
congruità del loro operato in relazione alle
esigenze di sicurezza collettiva.
Come strutture di secondo livello, in cui
operano personale e strumentazione di
alto livello di prestazione, i PMIP hanno
dunque il compito primario di riallinearsi
almeno agli standards qualitativi delle
strutture che essi sono chiamati a valutare.
Ciò comporta certo una miglior finalizzazione delle risorse economiche anche
sul medio e lungo periodo; ma si fonda
anche sulla realizzazione di un sistema
di formazione dei quadri e degli specialisti in chiave non occasionale ma sistematica.
La creazione di una scuola di sanità pubblica su base almeno regionale, che prepari il personale dei PMIP e dei servizi
territoriali ai propri sempre più difficili
compiti specifici e che curi il costante
aggiornamento degli operatori, attraverso l'uso di ogni mezzo di socializzazione
delle esperienze e di generalizzazione
delle conoscenze, non è più solo un semplice auspicio, ma il fondamento per un
intervento realmente e sicuramente qualificato, standardizzato su tutto l'ambito
regionale.
Definizione di metodi standards, di protocolli di intervento, di criteri omogenei
di valutazione dei problemi e dei risultati
degli studi, sono da un lato garanzia di
ruolo ed immagine nei confronti degli
interlocutori, degli utenti e delle controparti del servizio; dall'altro possono
costituire una solida base su cui operare
l'ulteriore crescita complessiva anche
delle strutture di primo livello, sia direttamente, sia utilizzando in funzione
didattica il personale specializzato dei
Laboratori di Sanità Pubblica.
A questo processo di crescita qualitativa,
forse, potrebbe invece ben accordarsi la
scelta di una dipartimentazione su base
tematica delle strutture di prevenzione.
All'interno dei PMIP questa esigenza
comincia già da tempo a farsi strada,
forse repressa solo da timori che ciò
possa tradursi nell'esasperazione delle
dinamiche rivendicative categoriali esistenti come retaggio di un sostanzialmente raffazzonato riarrangiamento del
preesistente.
Sul piano prettamente sindacale, infatti,
se l'entrata nel Servizio Sanitario
Nazionale ha significato per molti medici della prevenzione la (almeno apparente) uscita da un ghetto di emarginazione
nel contesto della stessa professione;
non si è potuto assistere ad un parallelo
riequilibrio agli stessi livelli economici
delle altre figure professionali; con il
conseguente acuirsi di logiche corporalive e la ricerca di compensazioni attraverso tentativi di semplice sovrapposizione, anziché di rivalorizzazione delle
specificità attraverso il lavoro interdisciplinare in equipes.
Con tali aggiustamenti, viceversa, appare possibile ipotizzare che, all'interno di
ogni dipartimento tematico, le varie
figure professionali possano più facilmente ritrovare le rispettive specificità,
nell'interesse comune del servizio e
senza discapito di carriera.
Non è però auspicabile la sostituzione di
Servizi e Presidi troppo monolitici, di
fronte all'articolazione delle proprie funzioni, con un arcipelago di dipartimenti
non intercomunicanti.
Probabilmente il recupero dei lati positivi di entrambi i modelli esiste già nelle
possibilità degli attuali Dipartimenti di
Prevenzione di lavorare per commissioni
permanenti su base tematica, che elaborino direttive sulle materie di competenza per poi portarle ad una ratifica collegiale, che ne consenta l'assunzione nel
contesto complessivo delle strutture
agenti in tema di prevenzione.
Gli elaborati dipartimentali potranno
allora costituire base per la costruzione
di direttive regionali più generali.
In questo, più che in un innaturale compito di gestore diretto, può forse meglio
sostanziarsi il ruolo tipico delle Regioni
nella direzione delle strutture periferiche, senza che ciò esautori i Comuni
dalla gestione di queste ultime, nate e
poste a loro disposizione per far fronte
alle proprie responsabilità istituzionali.
Gianni Borroni
PMP Parabiago (MI)
IL DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE
L'attuale organizzazione regionale delle
attività di prevenzione del SSN si è
venuta articolando nel nostro Paese
secondo modelli diversi fra loro, per
esempio: la Lombardia ha previsto un
unico servizio diretto da un apicale e
diviso in 3 Unità Operative per l'Igiene
pubblica, per la Tutela ambientale e per
la Sicurezza sul lavoro. Emilia e
Toscana hanno invece 2 servizi nettamente separati con dirigente apicale (la
tutela dell'ambiente è affidata all'Igiene
pubblica). Molto diversa appare la situazione nella provincia di Bolzano dove
due Assessorati provinciali (sanità e
ambiente) si dividono le competenze sul
territorio: A. sanità con 4 servizi di igiene pubblica x 4 ULSS e 1 servizio multizonale di M.d.L.; A. ambiente con Uff.
sicurezza del lavoro, Uff. tecnica della
sicurezza, Uff. app.pressione e prevenz.
incendi, Lab. chimico provinciale, Uff.
tutela aria e igiene ambientale, Uff. tutela acqua e suolo. Nel Veneto esiste un
unico Settore per l'igiene pubblica e per
la prevenzione igiene e sicurezza negli
ambienti di lavoro.
Questa pluralità di modelli riflette una
profonda indecisione del legislatore in
merito ai compiti da affidare alle ULSS
sulla tutela della salute pubblica. In particolare la tutela dell'ambiente viene
affidata alle Regioni, alle Province e ai
Comuni con una tendenza da parte di
queste Amministrazioni a crearsi uffici
appositi. L'esiguità di personale e mezzi
rende queste strutture assolutamente
inefficaci. Si assiste inoltre alla mancanza di coordinamento fra le diverse
Amministrazioni e al disinteresse degli
stessi Servizi e Presidi delle ULSS su
alcune questioni.
Gli operatori della prevenzione quindi
prendono posizione a favore dell'ipotesi
di riorganizzazione territoriale delle
ULSS per affermare la necessità che i
Servizi di prevenzione devono essere
dotati di mezzi sufficienti ad affrontare i
problemi del territorio. Questi Servizi
infatti oltre ad essere in grado di far
fronte alle richieste quotidiane devono
anche essere in grado di predisporre
piani di lavoro.
La SNOP propone un modello di organizzazione dipartimentale capace di dare
una risposta globale ai bisogni del territorio. (')
La Regione è rappresentata come il terreno su cui poggia il tutto. Senza un
forte ruolo regionale non è possibile
sostenere la "rete di Servizi" che intrattiene il collegamento fra Comuni e
Provincia.
Il ruolo della Regione diviene necessariamente attivo con precisi compiti di
pianificazione, di programmazione e di
controllo in accordo peraltro con la definizione del processo e degli strumenti di
budgetting che guidano oggi la politica
sanitaria.
La rete è composta da servizi autonomi:
autonomia strutturale e organizzativa. In
altre parole ogni servizio deve avere
organici definiti, piani di lavoro, budget
annuali e programma pluriennale e il
responsabile di ogni servizio deve avere
la qualifica apicale.
La rete multireferenziale dei servizi dell'Ulss
organizzata nel dipartimento di prevenzione
REGIONE
Per multireferenzialità dei servizi
intendiamo che queste strutture devono
essere utilizzate da tutti i soggetti sociali
interessati nelle attività di prevenzione
primaria e tutela ambientale a partire dai
diversi Dipartimenti e Assessorati regionali e poi dagli Uffici provinciali e
comunali e devono rappresentare anche
un chiaro e semplice punto di riferimento per la popolazione.
I Servizi del Dipartimento di Prevenzione
vanno opportunamente potenziati perché
possano rispondere adeguatamente alle
esigenze del territorio.
Uno dei responsabili di servizio sarà il
dirigente del dipartimento di prevenzione scelto per le sue capacità in relazione agli obiettivi che dovrà raggiungere.
Il dirigente del DIP avrà la responsabilità dell'attuazione dei piani di lavoro e
della gestione del budget, dovrà concorrere al controllo di gestione dell'attività
del Dipartimento.
Per queste funzioni al dirigente del DIP
viene assegnato un ufficio di staff con
compiti di epidemiologia, di programmazione e per il collegamento con le
diverse strutture.
Le strutture del DIP sono quelle già esistenti in ciascuna realtà regionale per
non ritardare ulteriormente la prevenzione nel territorio.
Nelle ULSS venete senza alcun ritardo
sono operativi:
- SIP servizio igiene pubblica
SPISAL servizio per la prevenzione
igiene e sicurezza negli ambienti di
lavoro
servizio veterinario area A sanità animale
- servizio veterinario area B alimenti di
origine animale
PMP SFA sezione fisica dell'ambiente
- PMP sezione chimica
- PMP SIA sezione impiantistica e
antiinfortunistica
- PMP sezione biotossicologica
ma anche altri servizi, come si evidenzia
in figura, all'occorrenza potrebbero
essere coinvolti nel Dipartimento di prevenzione in quanto devono essere gli
obiettivi a determinare l'aggregazione di
professionalità presenti in diversi
Servizi. Si consideri d'altra parte che il
Servizio di igiene degli alimenti dovrebbe essere unico e comprendere le competenze dei medici igienisti e dei medici
veterinari.
I Servizi sulla base di azioni programmate sono organizzati nel dipartimento
di prevenzione che non va quindi inteso
(') IX Convegno nazionale SNOP
"IL DIPARTIMENTO
DI PREVENZIONE" Pesaro 1987
12
come una struttura a sé stante e definita
in modo gerarchico ma va inteso invece
in senso funzionale.
L'azione programmata è un impegno
operativo in uno specifico settore sanitario in cui debba confluire l'attività di più
servizi sanitari le cui competenze debbano considerarsi interdipendenti rispetto
al fine proposto. (2)
Si tratterà allora di riorganizzare questi
Servizi potenziando quelli che, con
l'accorpamento delle ULSS, dovessero
risultare ancora inadeguati rispetto ai
compiti e al territorio. In questo modo
non si verrebbero a toccare né a rimescolare le già complesse competenze e
soprattutto si potrà contare su personale
già operativo.
Nelle realtà regionali o nelle ULSS dove
già esistono Servizi di Igiene Ambientale
o di Igiene degli Alimenti, questi dovranno assumere ovviamente i caratteri di
Servizi autonomi.
In tempi successivi le altre Regioni e
ULSS potranno giustificatamente istituire
anche nuovi Servizi come è del resto ipotizzabile che in alcune realtà non sia necessario né utile la istituzione di tutti i servizi
autonomi previsti dalla legge delega.
Si deve considerare infatti che un servizio sanitario efficace necessita di molti
anni per la preparazione del personale e
per l'organizzazione dell'attività ma
soprattutto due sono i criteri che devono
essere considerati per definire quando è
necessaria l'istituzione di un Servizio: la
complessità della materia e i bisogni del
territorio.
E' indispensabile che un Servizio divenga autonomo quando la materia di una
sua competenza presenta una complessità tale da rendere necessaria la figura
di un responsabile apicale per la sua
gestione. In questo caso si giustifica la
presenza di una struttura organizzativa
in cui devono essere chiaramente identificabili le competenze e le funzioni del
responsabile.
Uno studio dei bisogni del territorio e le
conseguenti azioni programmate per il
raggiungimento di precisi obiettivi sono
infine indispensabili per attribuire i compiti alla struttura di un nuovo Servizio di
prevenzione e per definire gli indicatori
necessari per il controllo di gestione
sull'attività dello stesso.
Sarebbe preoccupante oggi nel Veneto
un Servizio di igiene ambientale senza
un accordo fra i diversi Assessorati e
Dipartimenti
regionali
interessati.
Questo accordo deve avere i . caratteri del
progetto obiettivo.
Il progetto obiettivo è un impegno operativo idoneo a fungere da polo di aggregazione di attività molteplici delle strutture sanitarie, integrate da servizi socioassistenziali, al fine di perseguire la tutela sociosanitaria dei soggetti destinatari
del progetto.
Il progetto obiettivo si distingue dall'azione programmata in quanto postula il coinvolgimento trasversale ed intersettoriale di
altre amministrazioni su un progetto di
tutela che travalica l'esclusivo ambito
sanitario. (2)
Con evidenza appare la necessità della
Programmazione a cui le Regioni dovranno provvedere avendo chiari gli obiettivi da
raggiungere.
Data la specifica competenza regionale in
materia di programmazione è necessario
ricordare alcuni principi per non svuotare
di significato il ruolo programmatorio
regionale per la tutela dell'ambiente e
della salute negli ambienti di vita e di
lavoro:
- individuazione e specificazione delle
finalità che il dipartimento deve perseguire;
- censimento delle strutture e risorse
(organici, attrezzature, sedi e collegamenti) che andranno a costituire il DIP
nelle diverse ULSS;
- definizione degli indicatori che permettano la verifica di qualità dell'attività
dipartimentale indispensabile per un
miglioramento progressivo della efficacia
d'intervento sul territorio;
- regolamentazione dei rapporti all'interno del DIP e fra questo e le altre strutture;
- pianificazione dell'attività attraverso
progetti obiettivo e azioni programmate.
Per concludere concordiamo con la
seguente definizione di Dipartimento:
"Un modello di organizzazione funzionale che ha lo scopo di raggiungere
obiettivi prefissati, istituzionalizzando il
lavoro
collegiale
interdisciplinare,
mediante la partecipazione, il collegamento e l'integrazione di tutte le competenze che siano necessarie per i suoi
specifici fini, valendosi di una regolamentazione, una gestione e una strutturazione idonee a produrre adeguatezza
delle sue azioni". (3)
a cura della
Sezione Veneta
Snop
(z) Bozza del Piano Sanitario Nazionale
1992-94
(3) Gruppo Ricerca e Formazione USLL 25 del
Veneto
"Significato e modalità di erogazione
dell'assistenza secondo il modello dipartimentale"
Verona dicembre 1988
13
DECRETO LEGGE 277/91
LE PRIME PRONUNCE
DELLA CASSAZIONE
Come molti ricorderanno, nel corso delle
vivaci discussioni seguite all'entrata in
vigore del famoso D. Lg. 277/91 di recepimento delle direttive comunitarie sulla
protezione dei lavoratori dai rischi derivanti dall'esposizione a piombo, amianto e rumore, si erano nettamente delineati due diversi orientamenti. Uno di chi
sosteneva, ed erano i più, che le nuove
disposizioni, introducendo per la prima
volta nel nostro sistema prevenzionale il
criterio dei valori-limite di accettabilità
dei fattori inquinanti e sostituendo al
principio dell'obbligatorietà della massima sicurezza tecnologicamente fattibile quello di gran lunga meno impegnativo della massima protezione concretamente attuabile, rappresentavano di
fatto un notevole arretramento della
linea di difesa della salute e dell'integrità fisica dei lavoratori, ai quali pertanto non rimaneva altra scelta che battersi
per chiedere la modifica della legge.
L'altro indirizzo, invece, assai meno
radicale, faceva dipendere tutto dal tipo
di interpretazione che sarebbe prevalso
in dottrina e in giurisprudenza su alcune
norme fondamentali e sullo spirito complessivo della nuova disciplina la quale,
attentamente esaminata, non comportava
affatto un indebolimento della tutela dei
lavoratori, ma anzi ne innalzava complessivamente il livello, contribuendo a
migliorare, a diffondere e ad esigere da
parte di tutti una maggiore e più ampia
consapevolezza prevenzionale.
Molto attese erano pertanto le prime pronunce della Suprema Corte, perché esse
certamente avrebbero dato il segno della
linea d'approccio, dell'ottica complessiva in cui sarebbero state lette e recepite
le nuove disposizioni e del modo in cui
sarebbero state coordinate con l'impianto normativo preesistente.
Con provvidenziale ed insperata tempestività, nel giro di pochi mesi, due distinte
sezioni penali della Cassazione, con le
decisioni n. 599 e n. 840, depositate
rispettivamente 1' 11.4.1992 e il 15.5.1992,
hanno avuto modo di occuparsi del problema, assumendo al riguardo posizioni
convergenti di estrema chiarezza che finiranno senza dubbio per costituire autorevoli precedenti di cui tenere conto e con
cui confrontarsi nell'immediato futuro.
La più argomentata ed esplicita risulta
sicuramente la prima sentenza che contiene le affermazioni di maggiore rilievo.
In essa innanzitutto si stabilisce che
l'art. 24 del D.P.R. 19.3.1956 n. 303,
14
essendo stato sostituito dall'art. 41 del
D. Lg. n. 277/91 solo per la parte relativa ai "danni uditivi", è rimasto praticamente in vigore, in tutta la sua originaria
estensione, con riguardo all'obbligo di
abbattimento nei limiti della fattibilità
tecnologica degli scuotimenti, delle
vibrazioni e dei rumori che possono
cagionare danni alla salute di natura
extra-uditiva.
In secondo luogo, ed è questa la parte
più pregnante e significativa della pronuncia in esame, si è sottolineato che il
citato art. 41 del D. Lg. n. 277/91, nel
ribadire l'obbligo per il datore di lavoro
e i suoi collaboratori di "ridurre al minimo, in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico, i rischi
derivanti dall'esposizione al rumore,
mediante misure tecniche, organizzative
e procedurali, concretamente attuabili,
privilegiando gli interventi alla fonte",
non ha affatto attenuato il contenuto vincolante del precetto generale che impone
di realizzare in azienda la massima sicurezza possibile, ma semmai lo ha ulteriormente specificato e rafforzato, delineando, per quanto riguarda le emissioni
sonore nocive, un più avanzato e moderno modello di intervento prevenzionale
basato, sia sull'apprestamento di misure
oggettive in grado di abbattere il rischio
alla fonte, sia sull'adozione di un articolato sistema di contenimento a vari livelli della durata dell'esposizione dei lavoratori ai fattori potenziali di danno.
Pur non diffondendosi ampiamente
sull'argomento, i giudici di legittimità
hanno mostrato infatti di avere esattamente colto il nucleo essenziale e lo spirito della nuova disciplina, allorché
hanno provveduto a qualificare i parametri quantitativi dalla stessa introdotti
non come "valori-limite" in senso proprio e cioè come precise linee di demarcazione fra innocuo e nocivo, ma come
semplici "soglie di allarme", al superamento delle quali scatta per l'imprenditore una serie aggiuntiva ed autonoma di
obblighi di "prevenzione soggettiva"
(informazione, controlli, impiego di otoprotettori personali, ecc.), fermo restando il dovere primario di adottare comunque, sul piano oggettivo, tutte le misure
tecniche, organizzative e procedurali,
concretamente attuabili, proprio per evitare il raggiungimento di quelle soglie di
pericolo.
Come si vede, la chiave di lettura proposta in merito dalla Cassazione è di enorme rilievo ed ha una valenza che si
proietta anche al di là dello stesso D. Lg.
in esame, configurando un orientamento
interpretativo di carattere generale,
destinato a riverberare i suoi effetti
anche in futuro sui criteri di recepimento
nel nostro ordinamento di ulteriori provvedimenti legislativi di derivazione
comunitaria che lo Stato italiano si
accinge ad accogliere.
Alla luce di queste prime importanti
indicazioni giurisprudenziali, che si collocano peraltro nel solco di un rigoroso
atteggiamento di rispetto dei principi
costituzionali a difesa della salute dei
lavoratori, si può dunque affermare,
senza tema di smentite, che è stata fin
dall'inizio clamorosamente sconfessata e
respinta la tesi di quanti pensavano di
poter puntare sulla supposta ambiguità
della formula legislativa espressa dalle
parole "concretamente attuabili" contenuta nel citato art. 41 del D.Lg. 277/91
per sostenere che la nuova disciplina
avrebbe introdotto un criterio di mera
fattibilità economica delle misure prevenzionali prescritte.
La Suprema Corte, in maniera netta ed
univoca, non solo ha escluso la ravvisabilità nel precetto in discorso di qualsiasi
condizione di compatibilità delle misure
prevenzionali con le esigenze economiche e produttive dei singoli destinatari
dell'obbligo, ma ha anche espressamente
dichiarato che i richiesti interventi di
prevenzione oggettiva, essendo sottoposti all'unico limite della loro "concreta
attuabilità", vanno realizzati indipendentemente dal raggiungimento delle varie
soglie di esposizione quotidiana personale indicate nei successivi artt. 42-45,
soglie che sono sostanzialmente funzio-
nali soltanto all'articolazione dei diversi
livelli di prevenzione soggettiva dettagliatamente prevista e prescritta dalle
nuove norme.
Il D.Lg. 277/91, dunque, pur introducendo una diversa regolamentazione che,
relativamente a determinati fattori di
nocività, modifica in modo radicale
quella precedente, ha lasciato tuttavia
praticamente invariati gli obblighi primari di natura oggettiva, tant'è vero che,
come ha giustamente rilevato la seconda
sentenza del 15.5.1992, deve escludersi
la sussistenza, per effetto dell'entrata in
vigore dell'art. 41, parzialmente abrogativo e sostitutivo dell'art. 24 del D.P.R.
303/56, di una sostituzione di successione nel tempo di una legge penale più
favorevole per chi venga chiamato a
rispondere della violazione di quest'ultima norma, con conseguente necessità di
applicazione retroattiva della disposizione sopravvenuta, giacché il contenuto e
la portata cogente dei due precetti penalmente sanzionati sono rimasti essenzialmente immutati.
Questa conseguenziale conclusione, che
appare senz'altro corretta sul piano sistematico, ha però bisogno forse di un'ulteriore specificazione, nel senso che il
riferimento alla concreta attuabilità delle
misure oggettive di prevenzione pone
sempre a carico di chi ne lamenti il difetto l'imprescindibile onere di dimostrare
che esse erano perfettamente approntatili e realizzabili da parte dell'imprenditore inadempiente alla stregua delle conoscenze e del progresso tecnico raggiunti
in quel comparto produttivo.
Oggi più che mai, dunque, gli ufficiali di
p.g. degli organi di vigilanza, allorché
accertino eventuali carenze nei luoghi di
lavoro di misure prevenzionali di abbattimento del rumore, dovranno aver cura
di corredare la denuncia con la specifica
indicazione di quelle che nel singolo
caso potevano essere concretamente
attuabili in relazione a quanto comunemente praticato nel settore.
Questo ci sembra un importante suggerimento operativo che appare agevolmente
ricavabile da un'attenta lettura delle sentenze in esame, le quali, pur se in maniera molto sintetica, hanno sicuramente
tracciato una via di interpretazione del
D.Lg. 277/91 abbastanza suggestiva e
ricca di notevoli spunti di riflessione e di
approfondimento di una materia che sta
subendo un indubbio processo di rinnovamento e di continua trasformazione e
che, proprio nello sforzo di adeguarsi
alle altre legislazioni europee, sta finendo per assumere una sua originale ed
autonoma fisionomia.
Angelo Culotta
Magistrato in Milano
Ritorna su SNOP, con una spietata
autoanalisi dei piemontesi, la rubrica
Schede Regionali. Speriamo non sia un
fuoco di paglia, come già tante volte
detto, la finestra sul concreto lavoro dei
servizi di prevenzione, dopo il fortunato
periodo di Operazione Prevenzione, sembra da tempo chiusa, a parte le lodevoli
eccezioni intorno al gruppo VRQ.
AGGIORNAMENTO
PIEMONTE
Per tutto il corso degli anni '80, la produzione legislativa e di indirizzo tecnico
della Regione Piemonte in materia di
prevenzione negli ambienti di lavoro è
stata disorganica e non di rado contraddittoria; l'unica proposta normativa
"globale", l'Allegato 13 alla bozza del
primo Piano Socio-Sanitario Regionale,
non è entrata a far parte del Piano nella
sua versione definitiva. Ciascuna USSL,
nell'ambito dei Servizi di Igiene e Sanità
Pubblica, si è perciò organizzata a modo
proprio per "gestire" sia la vigilanza
ispettiva nei luoghi di lavoro sia le funzioni e le attività di natura prettamente
sanitaria. Le strutture comunali preesistenti alla Riforma, denominate in
Piemonte Unità di Base ed analoghe ai
più noti Servizi di Medicina Ambientale
e del Lavoro (SMAL) lombardi, si sono
"dissolte" nei Servizi di Igiene e Sanità
Pubblica, con l'eccezione di Torino,
dove hanno continuato ad esistere dentro
il (o in parallelo al?) Servizio (poi
Settore) Igiene e Sicurezza del Lavoro.
La legge regionale 37/90 (Norme per la
programmazione socio-sanitaria regionale
e per il Piano Socio-Sanitario Regionale
per il triennio 1990-92) ha finalmente fornito alcuni indirizzi organizzativi essenziali. I Servizi di Igiene e Sanità Pubblica
vengono così ad articolarsi in due unità
operative, una per la funzione "igiene di
sanità pubblica", l'altra per la funzione
"igiene e sicurezza dell'ambiente di
lavoro" (che d'ora in avanti, per brevità,
verrà indicata come Uoisl). "Le Ussl,
nell'ambito del PAS, in presenza di non
meno di 30.000 addetti alle attività lavorative, ponderati in base ai criteri definiti nella deliberazione attuativa e di un
adeguato programma di attività e di sviluppo delle professionalità esistenti,
devono prevedere l'istituzione di
un'unità operativa autonoma per l'igiene e sicurezza del lavoro. Le Ussl con
meno di 30.000 addetti ponderati,
nell'ambito del PAS, sulla base delle
esigenze territoriali e degli insediamenti
produttivi, possono prevedere l'istituzione di una u.o.a.".
Dalla prima metà del `92, il Settore
Sanità Pubblica dell'Assessorato alla
Sanità della Regione Piemonte ha intrapreso un'azione complessiva di riordino
del settore, ha costituito un gruppo di
lavoro permanente costituito da operatori delle Uoisl e dei Presidi Multizonali di
prevenzione (PMP - denominati in
Piemonte Laboratori di Sanità Pubblica)
e, parallelamente ad altre iniziative in
ambiti specifici (attività sanitarie, sistemi di registrazione e analisi delle attività, formazione degli operatori, procedure per i campionamenti di aerodispersi), ha predisposto una rilevazione trasversale su assetto organizzativo, risorse
di personale ed attività delle Uoisl.
Vengono riportati i dati essenziali forniti
dall'indagine che, iniziata nel mese di
15
giugno, è stata completata alla fine del
settembre '92 acquisendo i dati relativi a
tutte le 54 Ussl della Regione, vengono
sinteticamente riportati di seguito: il rapporto conclusivo completo, per quanti
fossero ad esso interessati, può essere
richiesto al Settore Sanità Pubblica
dell'Assessorato Regionale alla Sanità Torino - corso Stati Uniti 1.
Inquadramento amministrativo
delle UOISL al 31.05.92
L'inquadramento amministrativo delle
Uoisl è del tutto disomogeneo sul territorio regionale e comunque, spesso, assai
mal definito anche in capoluoghi di
Provincia come Torino, Cuneo, Novara e
Vercelli. Per 1'Ussl 1 - Torino sembra che
nemmeno esista una pianta organica del
Servizio Igiene e Sanità Pubblica nel suo
complesso e manca qualsiasi atto che faccia espresso riferimento all'esistenza di
una Uoisl; esiste un Settore Igiene e
Sicurezza del Lavoro (per semplicità, lo
indicheremo ugualmente come Uoisl) che
assume in sé anche funzioni e personale
della Sezione Fisico-Impiantistica del
Laboratorio di Sanità Pubblica).
La risorsa "personale" al 31.05.92
Al 31.05.92 persistono ampie quote di
personale destinate promiscuamente alle
funzioni di igiene e sicurezza del lavoro e
ad altre funzioni di sanità pubblica, non
soltanto in quei Servizi di ridottissime
dimensioni che a ciò sono costretti disponendo, in tutto, di uno o due operatori per
ciascuna figura professionale.
Tra i medici, quarantanove sono assunti
per la disciplina di medicina del lavoro
(ventuno aiuti, ventotto assistenti); diciotto
assistenti sono assunti genericamente per
l'area funzionale di Igiene, Prevenzione e
Sanità Pubblica. In alcune Ussl partecipano alle attività delle Uoisl assistenti
medici di altri Servizi (Assistenza
Sanitaria di Base, Medicina Legale,
"medicina dei servizi") nonché dodici
aiuti di Igiene Pubblica (quasi tutti limitatamente a una parte dell'orario di servizio). Sono presenti nelle Uoisl soltanto
dodici assistenti sanitari, cioè gli unici
operatori dell'area infermieristica specificamente formati per le attività di prevenzione, oltre a dodici infermieri professionali e tre generici.
I "tecnici laureati" sono in tutto tredici
(cinque chimici, due ingegneri meccanici, un ingegnere elettrotecnico, un ingegnere chimico, due biologi, due architetti) e quasi tutti svolgono, nei fatti, attività di secondo livello proprie dei Pmp.
Gli operatori di vigilanza ed ispezione
diplomati sono inquadrati parte nel ruolo
sanitario (come operatori professionali
di vigilanza ed ispezione di I categoria:
sei coordinatori e trentaquattro collaboratori) e in parte maggiore, in posizione
16
anomala, nel molo tecnico (novantasette
assistenti tecnici).
Gli operatori amministrativi delle Uoisl
sono in tutto soltanto quarantatre e per la
maggior parte sono addetti, per parte
dell'orario, a settori diversi dall'igiene e
sicurezza del lavoro.
A Torino sono presenti infine numerose
figure anomale, per inquadramento in
ruolo e/o per professionalità (un agente
tecnico, nove operatori tecnici, uno psicologo, un sociologo, due tecnici radiologi, sette "figure atipiche" non meglio
specificate).
In grandissima parte gli operatori sono
assai "giovani", non solo anagraficamente, avendo iniziato a lavorare nelle
Uoisl soltanto da uno o due anni.
Attività di vigilanza "sul campo"
e valutazione dei nuovi insediamenti
lavorativi nel 1991
In diversi casi persiste la delega di parte
delle attività di vigilanza ed ispezione di
primo livello (in una Ussl di tutte) da
Uoisl "deboli" ad Uoisl tradizionalmente
"più forti" e strutturate, ovvero ai Pmp.
Venti Uoisl hanno effettuato meno di
cinquanta ispezioni di vigilanza ordinaria (tra prime visite e rivisite) nel corso
del 1991. Il dato della Ussl I - Torino di
circa quattrocento ispezioni in totale
appare decisamente modesto in relazione
alle dimensioni ed alla struttura produttiva del territorio di competenza. Solo
altre sei Uoisl (tra di esse nessun capoluogo di provincia) riferiscono più di
250 visite ispettive (tra prime visite e
rivisite).
Le inchieste infortuni costituiscono una
quota cospicua, se non preponderante,
dell'attività ispettiva, soprattutto nel circondario torinese; nel 1991 sei Uoisl
della cintura, oltre a quella di Torino,
hanno effettuato più di cento visite ispettive per tale motivo.
L'impiego di rilievi strumentali a corredo dell'attività ispettiva appare in gran
parte circoscritto alle indagini fonometriche (sei Uoisl ne hanno condotte più
di cinquanta nel 1991); il prelievo di
aerodispersi, di solidi e liquidi a fini analitici, i rilievi di microclima, i rilievi
anemometrici sembrano ancora, praticamente ovunque, una pratica del tutto
occasionale.
L'attività di valutazione dei progetti di
insediamenti lavorativi nuovi o rinnovati
appare anch'essa marcatamente disomogenea; in molte Ussl, sembra che non
venga affatto svolta o venga svolta solo
occasionalmente. La spiegazione più frequente è che essa viene impropriamente
conglobata nelle competenze di "igiene
edilizia" delle Unità Operative di Igiene
Pubblica.
Le attività sanitarie nel 1991
Le visite per malattie professionali assumono in alcune realtà locali uno specifico
rilievo quantitativo (più di cento nell'anno
per le Ussl 31 - Carmagnola, 34 Orbassano e 56 - Domodossola) ma in gran
parte delle Ussl si presentano come un settore di attività del tutto marginale. Anche le
cosiddette "visite mirate" appaiono, nel
panorama regionale, come del tutto marginali nell'allocazione delle risorse sanitarie,
con l'eccezione delle Ussl 47 - Biella, 48 Cossato, 55 - Verbania, 68 - Asti e 69 Nizza Monferrato.
La maggior parte delle Uoisl esegue in
proprio le visite per gli apprendisti e i
lavoratori minorenni (undici Uoisl, invece, le delegano al Servizio Assistenza
Sanitaria di Base, a quello di Medicina
Legale, alla "medicina dei servizi", a
medici del lavoro convenzionati). Con
l'eccezione delle Ussl 45 - Vercelli (che
riferisce di aver eseguito otto visite nel
1991) e 76 - Casale Monferrato (che
riferisce di averne eseguite tre), tutte le
Uoisl che visitano in proprio apprendisti
e lavoratori minorenni dedicano a tale
attività un' ampia e a volte preponderante
quota delle proprie risorse sanitarie.
Non di rado, le visite periodiche eseguite
ai sensi dell'art. 33 del DPR 303/56 rappresentano l'altra quota consistente delle
attività sanitarie delle Uoisl (più di cinquecento visite all'anno per nove Uoisl
tra cui quella di Torino), assieme alle
visite per i videoterminalisti, gli ospedalieri esposti a gas anestetici o anche tutto
il complesso dei dipendenti dell'Ussl.
Iniziative di informazione/formazione
rivolte all'utenza nel 1991
Le Uoisl hanno segnalato di aver svolto
numerose attività di educazione alla
salute ed alla sicurezza rivolte a delegati
dei lavoratori e/o a gruppi di esposti a
rischi occupazionali, che vengono sinteticamente elencate in tabella. Per quanto
attiene alla tipologia dell'intervento e
del prodotto finale, la massima parte
delle iniziative ricade in una delle
seguenti categorie:
- elaborazione "partecipata" di "mappe di
rischio";
- corsi di informazione/formazione
"complessivi";
incontri
monotematici;
- pubblicazioni, di ampiezza assai diversa
(dal vero e proprio manuale alle schede
al semplice opuscolo) e con le più varie
modalità di presentazione e distribuzione ai destinatari.
Per quanto attiene ai comparti lavorativi,
quasi tutte le iniziative si sono concentrate (con diverse iterazioni) sull'industria metallurgica e metalmeccanica,
sull'edilizia e sull'agricoltura.
Altre iniziative delle UOISL
nel corso del 1991
Le Ussl 28 - Settimo Torinese, 34 Orbassano, 68 - Asti e 70 - Alessandria
riferiscono iniziative di ampio respiro
relative a sistemi informativi complessivi delle Uoisl, che comprendono archivi
aziende e/o archivi di eventi infortunistici, malattie professionali, accertamenti
sanitari ed altri dati relativi alla persona
nonché sistemi di registrazione ed analisi delle attività. L'Ussl I - Torino ha sviluppato un proprio sistema informativo
specifico per l'analisi degli infortuni.
Alcune osservazioni
Tra una Uoisl e l'altra variano di molto
le modalità e gli stessi "oggetti" della
rilevazione e forse questo rende ragione
di una parte dei dati anomali o poco congruenti. Verosimilmente, però, assai
prima che un modello comune di "sistema informativo", mancano un "sistema"
di obiettivi e quindi un "modello culturale" comuni che finalizzino qualunque
registrazione di dati. E' quindi senz'altro
prematuro voler impiantare sistemi sofisticati per valutare efficacia ed efficienza degli interventi.
E' corretto ed opportuno che i modelli
valutativi nascano a partire dall'esperienza dei servizi territoriali e degli operatori, un indispensabile ruolo di indirizzo, di coordinamento e di verifica
dovrebbe svolgerlo la Regione, che fino
ad epoca recente ha totalmente eluso tale
compito. Anche per definire quadro istituzionale ed organizzativo delle UOISL,
standard e inquadramento in ruolo del
personale il ruolo della Regione non può
essere vicariato.
Al di là dei singoli valori numerici, è il
pattern dei dati relativi a ciascuna Uoisl a
dame l'immagine, sia riguardo alla "presenza" sul territorio, sia riguardo all'equilibrio nell'allocare le risorse e nel programmare le attività (dovrebbe già essere
possibile individuare tendenze perverse
alla medicalizzazione / UPiGizzazione /
epidemiologizzazione / trasformazione in
istituti di ricerca). Diciannove Uoisl, tra
cui quelle di Torino, Cuneo e Vercelli,
sembrano ampiamente di sotto di qualunque standard di accettabilità operativa, almeno sul piano della "quantità" di
interventi. Per quelle Uoisl che riferiscono una decina di ispezioni all'anno non
sembra avere molto senso pensare a
valutazioni di programmi, analisi per
comparto, verifiche di qualità (potrebbero essere, qualitativamente, le ispezioni
migliori del mondo, certo non si può
pensare che "coprano" le esigenze di
vigilanza e di prevenzione di un qualunque territorio anche molto piccolo). Ma
sempre guardando ai numeri, ci sono
diverse realtà che appaiono accettabilmente ed equilibratamente "coperte" in
tutti i settori di intervento; in questi casi
potrebbe esserci materiale e significato
per programmare un'operazione di
VRQ.
Può stupire il fatto che, a dispetto di
tanto parlare in convegni e seminari, il
modello delle attività sanitarie di molte
17
Questa pagina
viene letta da più
di 10.000 persone.
Non sono persone
scelte a caso, sono
operatori
della prevenzione,
ricercatori,
ambientalisti,
pubblici
amministratori,
sindacalisti,
imprenditori,
magistrati.
Questa pagina
serve a voi per
parlare con loro.
Uoisl sia orientato esclusivamente o
quasi verso le visite per gli apprendisti e
i lavoratori minorenni e le visite periodiche in genere (anche quelle palesemente
meno utili in termini di prevenzione,
come le visite ai videoterminalisti). E'
certo la strada più facile per impiegare il
personale sanitario, nonché la corda più
ascoltata da far vibrare quando si deve
richiederne dell'altro alle proprie amministrazioni: ma davvero non esistono
alternative?
Si segnala infine che l'impatto delle richieste dell' Autorità Giudiziaria sull' attività
delle Uoisl appare assai forte, soprattutto
nei circondari di Torino, Alessandria e
Novara. Nel circondano torinese, su disposizione della Procura della Repubblica
presso la Pretura di Torino, dal 1.06.91 le
Autorità di Pubblica Sicurezza trasmettono
tutte le denunce di infortuni sul lavoro alle
singole Uoisl anziché direttamente
all'Autorità Giudiziaria; le Uoisl, quindi,
provvedono autonomamente alla analisi
degli eventi ed alla selezione di quelli da
sottoporre ad inchiesta.
Per l'intero corso del 1991, dette Uoisl
segnalano una prevalenza delle inchieste
infortuni sul lavoro e, in alcuni casi, per
malattie professionali rispetto alle ordinane attività di vigilanza ed ispezione.
a cura di
Roberto Calisti
Iniziative di informazione/formazione
rivolte all'utenza attuate dalle Uoisl nel 1991
USSL I - TORINO: formulazione di mappe a rischio - settore industriale in genere;
USSL 30 - CHIERI: opuscolo informativo - comparto edilizia;
schede informative sulle macchine - comparto agricoltura;
opuscolo informativo - accertamenti sanitari preventivi e periodici;
USSL 34 - ORBASSANO: corso di informazione/formazione "complessivo" - comparto
metalmeccanico;
USSL 42 - PEROSA ARGENTINA:
USSL 43 - TORRE PELLICE: corso di informazione/formazione "complessivo" - settore
industriale in genere;
opuscolo sulla sicurezza - comparto edilizia;
manuale sui fitofarmaci - comparto agricoltura;
USSL 47 BIELLA: corso di informazione/formazione per tintori - comparto tessile;
USSL 51 - NOVARA: manuale per la sicurezza - comparto edilizia;
USSL 57 - OMEGNA: opuscolo sulla sicurezza - comparto edilizio;
USSL 60 - BORGO S.D.: corso di informazione/formazione sul rischio "rumore"
- comparto lavorazione del legno;
USSL 61 - SAVIGLIANO: corso di informazione/formazione - comparto agricoltura;
USSL 63 - SALUZZO: corso di informazione/formazione antiinfortunistica - comparto edilizia;
USSL 66 - MONDOVI': opuscolo sulla normativa di igiene e sicurezza del lavoro;
USSL 67 - CEVA: corso di informazione/formazione per gli allievi di un centro
di formazione professionale per l'industria;
USSL 68 - ASTI: manuale sui frtofarmaci - comparto agricoltura;
corso di informazione/formazione - comparto agricoltura;
corso di infon-nazione/formazione - comparto conserve alimentari;
corso di informazione/formazione - comparto edilizia;
USSL 69 - NIZZA M.: corso di informazione/formazione - comparto agricoltura;
USSL 73 - NOVI L.: corso di informazione/formazione "complessivo" - settore
Per informazioni riguardo
alla pubblicità su SNOP:
Roberto Maremmani
tel. 02126226456
fax 02/26226557
industriale in genere;
schede informative sui fitofarmaci - comparto agricoltura.
18
EUROPEAN OUTLOOK
In this issue of the inserti a short report
from the Quadripartite Meeting held in
Florence last October by Bernard
Robinson; the paper presented at the
European meeting on Labour inspectorate in Europe held in London last
November by Stefano Silvestri (SPISLL
USL 10/D Florence)
ROBOTICS EXPERTS
MEET IN FLORENCE
Villa Medicea was the venue for an
international meeting of experts on the
safety of robotics and industrial automation from 3-5 November 1992, hosted by
Occupational Health Service of Health
Local Unit 10/D.
The Quadripartite Working Group on
Robot Safety is an informai organisation
of experts on safety of robots and automated systems. It started in the early
1980's as a Tripartite Group with representatives from Germany, France and
Great Britain agreeing to meet at intervals to exchange ideas and information.
The Group began around the time robots
began to appear in manufacturing industry in substantial numbers and computers and programmable electronic
systems began to have a major impact
on automation. Subsequently, representatives from Sweden, Finland and, most
recently, Italy, have joined the Group.
The name has changed once from
"Tripartite" to "Quadripartite" but a
name which reflects the fact there are
now 6 countries represented rather than
4 is probably too complicated to pronounce!
The representatives of the Quadripartite
Working Group are from national
labour inspectorates, safety engineering
research institutes or similar bodies.
These include the Institut National De
Recherche Et De Securite (INRS) in
France; the Technical Research Centre
Engineering
Finland,
Safety
of
Laboratory; the Swedish Institute of
Production Engineering Research; the
South German Metal BG and IPA,
Stuttgart in Germany; the Health and
Safety Executive, Engineering National
Interest Group in Great Britain; and
Occupational Health Services (Health
Local Unit 10/D Florence, National
Agency for New Technology Energy
and Environment - ENEA), Innovation
Technology SNOP GROUP in Italy.
At the meeting in Florence, a number of
guests also attended all or part of the
meeting, in particular: R. Calcagno from
COMAU Spa, manufacturers of robots
in Turin, gave a presentation on his company's products and, in particular, on
their approach to safety; S. Salerno and
R. Tartaglia, medical doctors in occupational health services, members of
Innovation Technology SNOP Group,
told about the ergonomics in the robotic
production and use and the needs of a
standardized procedure for inquiry on
robot accidents in Italy; besides L.
Rossi, engineer of Health Local Unit 23
Arezzo, D. Sabbadini from Mechanical
Department University of Milan and F.
Meliga, medical doctor in FIAT car factory of Cassino took part to the discussion too.
The main agenda of the Quadripartite
Working Group meetings concerns
information exchange on matters of
robotics and automation safety. In particular, representatives report on recent
accidents which have occurred in their
respective countries, describing what
caused these and how such accidents can
be prevented. New ideas on the development of safety systems and devices are
described, and updates on the progress
and results of research projects are
discussed. The availability of new publications and training materials, including
videos, is publicised as well as work on
national or international standards relating to robotics and automation.
Previous meetings of the Quadripartite
Working Group have concentrated very
much on technical aspects of safety of
robotics, etc., including in particular
guarding systems, electronic controls,
etc. Innovation Technology SNOP
Group's interest in new technology
generally and the inclusion of medical
doctors in their team brought a new
dimension to this meeting by the inclusion of issues such as ergonomics, stress
created by the introduction of new technology, i.e. robots and automations and
the potential these have for causing or
contributing to accidents by the change
in the environment and culture such
systems introduce, as well as the mechanical safety problems they can cause in
their own right. Much food for thought
was provided by this approach and
doubtless these aspects will be developed further at future meetings of the
Group.
The Group visited the Fiat car componente factory in Florence to see their
approach to the use of robots and the
safety systems employed. Representatives
were grateful for the time and effort of the
managers from Fiat in organising this visit
and for their hospitality.
Previous meetings of the Quadripartite
Working Group have been held in
Birmingham (England), Nancy (France),
Hanover (Germany) and Tampere
(Finland).
This was the first time the Group has visited Florence. Unfortunately, the programme did not leave much time for representatives to visit the treasures of the city so
hopefully it will not be the last! The
Group are grateful to USL 10/D for
hosting a successful meeting and for their
hospitality. The next meeting is planned
for Gothenberg in June 1993.
Bernard Robinson
Health and Safety Executive U
19
ORGANISING
FOR EFFECTIVE
PREVENTION
THE USE
OF INDUSTRIAL
DIVISION AND RISK
FACTOR ANALYSIS
The Italian National Health Service provides Local Units for health and safety
inspection in the workplaces. These Units
are equipped with technicians and phisicians as well as basic instruments for phisical and chemical pollution monitoring.
Theoretically each Unit is able to cover its
needs either in terms of skillness or basic
investigations. In order to probe medicai
or environmental monitoring, hospital
specialties units or multiareas laboratories
are used. The latters ones relate to the provinces.
Even though the National Health Service
and the laws linked to it are in force
nationalwide, there are stili enormous
differences, in terms of organization,
between the centernorth on one hand and
the south on the other. In this last area
there is a shortage of personnel and
equipement and it is difficult to foresee
any substantial improvement in the near
future.
Nevertheless even where the Local Units
are well equipped, the need to improve
working conditions in industry is not
entirely satisfied for many reasons.
Firstly, there is a high number of workplaces to be inspected (an average
between 5 and 10 thousands for each
Local Unit). Secondly the problem is
worse in areas where craft-work in predominant. Ten surveys in small workplaces take more time indeed than just one
in an industry with 100 workers.
If, by supposition, a Locai Unit would
inspect every single workplace in its
area, the whole cicle would last years,
taking into account that a prevention
action doesn't end with just a simple
survey.
20
Industrial division plans
Since many years some Locai Units
have been using a work methodology
which allows them to save time and economic resources while mantaining
acceptable standards. This is both in
scientific terms and effective prevention
of accidents and occupational diseases.
This metodology is most suitable for
areas with severa) workplaces of the
same type of production (what we cali
an "industrial division") and consequently with homogeneus risk factors.
The idea is to inspect a limited number
of workplaces representing a significative sample and then extend the solutions
to the whole division afterwords.
Which are the necessary elements for
carrying out an industrial division plan
of action and how do we take the initial
decision?
First of ali the Local Unit should have an
updated census of ali the workplaces in
its area. For each firm it is necessary, at
least, to have the data about:
a) type of production
b) address
c) number of employees.
Other data such as number and type of
accidents or occupational diseases crossed with type of industry are useful for
setting up priorities of action. Other factors like, for example, trade union or
workers enquiries as well as information
from secondary sources can affect the
initial decision. Data from literature can
also be very helpful.
The Locai Unit should consider ali the
factors including personnel resources in
making the initial decision.
Unrefined risk profile
Once the decision on which division is
to be investigated it is possible to formulate the so called "unrefined risk profile". This is a list of the theoretical risks
to which the workers can be esposed.
This has to be dove in order to choose
appropriate personnel.
Surveys
The surveys have to be planned. Usually
it is difficult to establish the number in
advance. If the number of firms is over
fifty it can be useful to work on a sample. However this sample must be significative therefore the number can't be
too little. It is advisable to continue the
surveys at least unti) the type of risks
don't change anymore.
During the surveys the officiers meet the
workers and the employer, separately if
need be. These meetings are useful to
collect further data which wouldn't
come out from the survey on its own.
For some risk factors like, for example,
accidents, in case of particular dangerous situations, it is already possible to
proceed with a legai action to remove
them.
Environmental monitoring
Chemical and phisical risks might need
to be examined closely using instruments and laboratory tests. The environmental monitoring program has to be
necessarily planned at the end of the surveys cycle, because the situations to
monitor have to be well selected. The
aim is to check various environments, in
order to have a summary of the whole
situation. So, for example, environmental conditions monitoring with and
without pollution contro) equipements.
The results will be compared. In case of
a good pollution contro) finding, technical data of the system will be collected.
Medicai investigations
Monitoring the workers state of health
monitoring is usually carried out by the
Local Unit occupational phisicians. The
medicai examination aims to display
pathologies correlated with the monitored pollutants exposures.
The medical investigation doesn't necessarily end with just an examination,
wherever possible, a biologica) monitoring of exposure correlated parameters
in very helpful. These last data must be
cheched against the environmental ones
to verify possible correlations.
Risk profile
The group of officiers in charge of the
action discuss the results of the entire
investigation and it should be able to
establish the precise industrial division
risk profile.
The existing pollution control equipement
and their effectiveness are assessed in
terms of exposure prevention and the relative influence on the workers state of
health.
The synthesis of the whole work is the
so called "prevention guide-lines" about
the investigated industrial division.
Meetings with the parties
The investigation results and the prevention protocol are then discussed either
with the employers and their associations or with the workers and their
union. All the workplaces are obliged to
conform themselves to the prevention
protocol. The Local Unit sets the times
to do that, according to the importance
of the risk to be controlled.
Legai action
To any firm where illegalities are ascertained, ordinances or fines are then sent. The
inspectors must send reports of the legai
actions to the magistrates. In Italy any
crime of occupational health and safety
laws is prosecuted by criminal code.
Health education
Health education courses or pamphlets
can be very helpful especially when the
toxicity of substances and correlated
risks are unknown or where the work
methods need to be changed. In these
cases law doesn't help and education
becomes the only effective tool. We
know, by experience, when the risk is
not perceived by the workers the pollution control equipement or simple personal protections are never correctly used.
Spreading the action
All the firms in the division which
haven't been included in the sample are
then involved in the prevention program.
The prevention protocol and the standards established at the end of the first
part of the division action plan are sent
to these firms and to their associations as
well as to the workers' union. These
associations and unions can be helpful in
pushing employers to a good standard of
prevention, improving the existing one.
As far as the medical surveillance is
concerned, the phisicians employed by
the firms are coordinated by the Local
Unit and are invited to follow the sanitary side of the prevention protocol.
Randomly the inspectors investigate the
workplaces outside the sample in order
to verify the respect of the laws and the
prevention standards.
Risk factor prevention plan
An industrial division prevention plan
aims to eliminate or reduce the overall
risks in workplaces. A single risk prevention pian aims to eliminate or reduce a
risk wherever it is present.
The main steps are superimposed with the
ones already described for an industrial
division prevention plan. Differencies
might be found in the census which needs
different and more precise inputs.
Obviously the difficulty to find workplaces depends on the investigated risk factor and its diffusion.
Some actual examples
In Tuscany many industrial division and
risk factor prevention plans have been
carried out by the Locai Units.
It's worthwhile to quote the following
ones:
- plating industry
- leather and leather goods manufacturing - stone and marble excavation and
manufacture
- construction sites
- agriculture.
Even with many difficulties on carrying
them out and obtaining what was indicated with the prevention protocols, the
effects of improved working conditions
are already noticeable eg. reduction of
occupational diseases. The decrease in the
number of accidents is slower to appear in
some divisions like contruction and agriculture and stila remains too high.
Within the risk factor prevention plans is
worth mentioning asbestos. For this plan
Nearly ali the 40 Tuscanian Local Units
have been activated and the prevention
of the esposure is already evident.
Nearly all the main users have already
substituted asbestos with alternative
materials or set up dust control, basically
anticipating what the asbestos ban law
will require within two years in the
whole country.
Stefano Silvestri
5' EUROPEAN
WORK HAZARD
CONFERENCE
ORGANIZING
THE CHANGE
Rimini (Italy), Sept. 1994
organized by European Network
For better Working Conditions
OFFICE OF THE
PRESIDENT-ELECT
AND VICE
PRESIDENT-ELECT
January 19, 1993
Dear Dr. Frigeri:
I was so very pleased to receive your
message of congratulations. l've been
humbled and also thrilled by the tremendous outpouring of support and enthusiasm from around the world.
The next four years will pose many criticai challenges. Al Gore and I look
forward to doing all we can to help
make the future better for everyone.
Sincerely,
Bili Clinton
1120 VermontAvenue, N.W.,
Washington, DC 20270-0001 202-9732600
sri
21
nelle attività di informazione e prevenzione, le uniche che possono garantire
anche un risparmio in prospettiva.
Infine, come abbiamo scritto anche
nell'editoriale al n. 25 della nostra rivista, "un intervento veramente razionalizzatore e lungimirante, pur perseguendo una politica di contenimento della
spesa, non potrebbe non porsi l'obiettivo di incrementare la spesa destinata
alla prevenzione, distribuendo le risorse
in ragione delle necessità, sulla base di
un'analisi delle quantità e della qualità
dei Servizi esistenti (o non esistenti) a
livello nazionale e regionale".
Per contro, il Decreto Legislativo 502/92
tace anche sul complesso dei Servizi
Territoriali (salute mentale, Consultori,
assistenza domiciliare, riabilitazione,
Servizi per Tossicodipendenti).
Domina su tutto, nella filosofia del
DLvo 502/92, il principio del contenimento indiscriminato della spesa (una
spesa che, si ricorda, è fra le più basse
IL GIUDIZIO DELLA SNOP
SUL DECRETO 502192
documento introduttivo per l'audizione
presso la Commissione Affari Sociali della Camera
Roma, 4 Febbraio I993
Il giudizio degli Operatori della
Prevenzione sul Decreto Legislativo
502/92 non può che essere fortemente
negativo per ragioni innanzitutto di
merito, ma anche di metodo.
La nostra valutazione complessiva è che
tale decreto punti oggettivamente allo
smantellamento del Servizio Sanitario
Nazionale sostituendolo in parte con un
sistema privato privo di regole, senza un
adeguato controllo da parte dei cittadini,
rappresentati dagli Enti Locali, nel quale
la salute non è più un diritto per tutti, ma
una merce oggetto di contrattazione, con
inevitabili sperequazioni ed ingiustizie a
danno delle fasce più deboli.
Il ricorso alla Corte Costituzionale da
parte di alcune Regioni, e le stesse proposte di referendum abrogativo del
decreto nel suo complesso, ci sembrano
logiche e giustificate conseguenze di
una manovra che, anche come metodo,
si è dimostrata un autentico "Golpe",
portato a termine grazie all'uso distorto
del meccanismo della legge delega.
Viene spontaneo, a questo proposito,
riflettere sul fatto che non si sarebbe
22
dovuto consentire di modificare profondamente la 833 con il sistema della
legge delega: un Servizio Sanitario
Nazionale istituito con una legge approvata a larga maggioranza dal Parlamento
avrebbe potuto e dovuto essere modificato solo con una legge parlamentare
altrettanto rappresentativa.
Altra cosa sarebbe stata una razionalizzazione dei meccanismi di funzionamento del SSN, ricorrendo non alla privatizzazione del sistema, ma semmai all'introduzione di alcuni meccanismi caratteristici
della gestione privatistica. Altra cosa,
ancora, sarebbe stata la lotta agli sprechi
condotta mediante l'introduzione di drastici tagli al prontuario farmaceutico, agli
abusi nelle prestazioni erogate da strutture
private che in realtà funzionano parassitando il Servizio Pubblico.
Una seria azione riformatrice avrebbe
dovuto puntare alla riqualificazione
delle strutture pubbliche, rilanciando
anziché mortificare il ruolo delle
Autonomie Locali (Regioni comprese),
investendo nella promozione di progettiobiettivo e piani mirati in particolare
d'Europa), senza alcun impegno in termini di investimenti (scientifici, culturali ed economici) tanto meno nell'area
della prevenzione, che necessita invece
di risorse economiche, di personale, formative e tecnologiche, se si vogliono
realmente conseguire risultati nella lotta
al degrado ambientale, agli infortuni sul
lavoro e alle malattie professionali,
all'inquinamento
atmosferico
ed
ambientale con il suo carico di patologie
allergiche, degenerative, neoplastiche.
Il giudizio è fortemente negativo, quindi, anche sull'art. 7, che riguarda più
direttamente la prevenzione degli infortuni negli ambienti di vita e di lavoro.
Al di là dell'incomprensibile titolo
("Presidi Multizonali di Prevenzione"
anziché "Dipartimenti di Prevenzione" o
"Funzioni di Prevenzione"), se ripensiamo alla nostra proposta complessiva
(Servizi Multireferenziali, Dipartimento,
Agenzia) vediamo innanzitutto come il
Dipartimento di Prevenzione delle USL,
introdotto all'ultimo momento (nella
versione di novembre non era citato),
non comprenda gli attuali PMP, pure
nella riaffermazione di un dimensionamento delle USL di norma provinciale:
già avevano sottolineato, sempre nell'editoriale al n. 25 di SNOP come in questa
situazione la multizonalità dei PMP perdesse qualsiasi significato; la separazione
dei PMP dalle USL, in realtà, risponde
da un lato a logiche corporative sostenute in primis da settori ben individuabi-
li e vicini al Ministero della Sanità
(Unione Chimici Igienisti, SNABI,
Settori ex-ENPI e ANCC più o meno
legati all'ISPSL), mentre dall'altro realizza finalmente il "sogno" del Ministero
dell'Ambiente di avere una propria struttura di riferimento periferica. Tale è, a
nostro avviso, la lettura corretta dei
commi 1 e 2 dell'articolo: sparita la risibile dicitura "Sezione di Prevenzione
Sanitaria" (ma la Sezione resta, sia pure
indefinita) rimane quello che più conta,
cioè la Sezione di Prevenzione
Ambientale, che fa riferimento al
Ministero dell'Ambiente. E' vero che, ai
sensi del comma 4, le attività di indirizzo e coordinamento sono assicurate congiuntamente dal Ministero della Sanità e
dell'Ambiente, ma conoscendo la inconsistenza del primo, e sulla base delle
esperienze precedenti (vedi 277), non è
difficile immaginare come di fatto si
tende a realizzare la separazione delle
competenze fra Sanità e Ambiente.
L'altra motivazione, più "nobile", a giustificazione della operazione, e cioè la
volontà di evitare lo sciagurato referendum promosso dagli "Amici della Terra",
ha dimostrato tutta la sua inconsistenza
con la recente pronuncia della Corte
Costituzionale: il referendum si farà
ugualmente, così come era stato progettato da una Associazione (gli "Amici della
Terra") assolutamente minoritaria nel
panorama delle associazioni ambientaliste
italiane, fondamentalmente assente dalle
grandi e vere battaglie per il potenziamento della rete dei Servizi e Presidi di
Prevenzione, ma vicina a quei settori corporativi che si indicavano sopra e ben
decisa a "parassitare" la popolarità dei
referendum elettorali.
Rispetto al tema del referendum sulle
competenze ambientali si valuterà anche
la coerenza ed il coraggio politico di chi,
di fronte al facile "tiro al bersaglio" contro le USL (che non costa nulla) vorrà
ricordare alla gente che la tutela
dell'ambiente non può essere, anche istituzionalmente, separata dalla tutela della
salute negli ambienti di vita e di lavoro;
che i fattori di rischio per l'ambiente
nascono dalle scelte economiche, tecnologiche e produttive, e sono gli stessi fattori di rischio che affliggono i lavoratori
e i cittadini; che la prevenzione e la tutela dell'ambiente non si fa a tavolino, ma
la si costruisce giorno per giorno a diretto contatto con l'ambiente stesso, i cittadini, i lavoratori; che la prevenzione e la
tutela dell'ambiente non la si fa coi NAS,
o con le sole centraline (cioè a valle), ma
aggredendo i fattori di rischio laddove si
producono, prevenendoli e prevedendoli;
che la filosofia delle emergenze e dei
controlli è perdente, rispetto ad un modello previsionale che presuppone il consenso e la partecipazione dei cittadini e che
necessita di Servizi diffusi sul territorio,
e non di "task forces" ministeriali. In
questa visione la tutela dell'ambiente
non può che essere di competenza
dei
diretta
fondamentale
e
Dipartimenti di Prevenzione delle
Unità Sanitarie Locali, organizzati
secondo il modello interdisciplinare e
multireferenziale.
La separazione istituzionale dei PMP
dalle Unità Sanitarie Locali rappresenta
in questo senso un serio colpo alla possibilità di costruire, soprattutto nelle regioni del Centro Sud, un sistema di
Prevenzione e tutela dell'ambiente realmente efficace.
Resta a questo proposito del tutto indefinita
la questione del "coordinamento tecnico"
dei Dipartimenti delle USL da parte dei
PMP: se si fosse andati al Dipartimento
Unico, tale funzione di coordinamento tecnico si sarebbe opportunamente sostanziata
nella possibilità reale di programmare in
comune interventi di prevenzione e tutela
dell'ambiente e di omogeneizzare le procedure di rilevamento dei rischi e di campionamento degli inquinanti da parte dei
Servizi Operativi del DIP; in questo modo
invece è il caos, anche perché, semplicemente, nelle situazioni in cui la 833 è stata
applicata e il sistema funziona a regime, i
PMP non sarebbero in grado, per loro
natura, storia e formazione, di coordinare
alcunché che non fosse semplicemente
l'esecuzione tecnica di prelievi e campionamenti.
Una struttura quale quella ipotizzata per
i PMP dal Decreto, poi, non si vede
come possa esercitare funzioni di vigilanza, che quindi dovrebbero passare in
toto ai DIP compresi le funzioni e il personale degli attuali settori impiantistici
(ex ENPI e ANCC).
La formulazione attuale, tra l'altro, invece di fare riferimento, come ordinaria
amministrazione, proprio alle situazioni
nelle quali i PMP hanno in qualche
modo vicariato, per lo più solo in termini
di vigilanza pura, l'inesistenza voluta dei
Servizi territoriali. L'organizzazione
proposta pare infatti configurarsi
come una autentica "meridionalizzazione" del sistema: si consacra un
sistema largamente in uso nel Sud
(Servizi inesistenti e PMP vicarianti),
a grave danno di quelle realtà in cui
coi Servizi Territoriali e i PMP si è
cercato (e spesso riuscito) a dare
risposte positive ai bisogni del territorio.
L'unica novità positiva rispetto alla stesura di Novembre sembra essere l'apparizione (anche se non nel titolo dell'articolo che rimane inspiegabilmente riferito solo ai PMP) del Dipartimento di
Prevenzione delle USL per l'esercizio
delle funzioni previste dagli articoli 16,
20, 21 e 22 della Legge 833/78. Anche
qui però compare un inciso, sfuggito ai più,
che va nella direzione contraria alle elaborazioni cui si.faceva riferimento: è quel
"fatte salve le competenze attribuite dalla
legge ad altre autorità", che lascia in piedi
la frammentazione attuale e presagisce
ulteriori spartizioni future tra Sanità,
Ambiente, Lavoro, Agricoltura, Province,
Regioni, ecc., il tutto nell'ottica dello
smembramento della Prevenzione in tanti
filoni "autogestiti" dalle varie "canne
d'organo".
Per la verità, anche il comma 5, che prevede i flussi informativi tra ISPSL e
INAIL e Dipartimenti, tramite le regioni,
costituisce una correzione di rotta rispetto
alla prima stesura.
Alcuni leggono positivamente la definizione all'interno dei DIP di Servizi
Autonomi di Igiene Ambientale: è certo
così se il significato reale, concreto sarà
quello di conferire maggiore dignità a
discipline ed attività che spesso (soprattutto nelle regioni, appunto, meridionali), sono state ignorate o "fagocitate"
dalle competenze igienistiche tradizionali. Vi è tuttavia il rischio che tale scelta
si sostanzi solo nella pur legittima apertura di spazi di carriera per il personale
laureato non medico: se si trattasse solo
di questo, senza un preciso vincolo di
programmazione comune delle attività
tra tutti i Servizi del DIP, allora sarebbe
ben poca cosa!
Uguale discorso può farsi per i Servizi
Veterinari in relazione alla istituzione
della nuova area "igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche".
Per tutti, il DLvo 502/92 lascia completamente indefinite la metodologia di lavoro e la stessa natura dei Dipartimenti.
La SNOP, quale espressione culturale e
scientifica di tutti gli Operatori (Medici,
23
Tecnici laureati e Diplomati Asv) dei
Servizi Pubblici di Prevenzione, è in
questi mesi impegnata in una azione di
"recupero" rispetto ai guasti introdotti
dal DLvo 502/92, intervenendo a livello
regionale sia nel tentativo di introdurre
alcuni elementi essenziali di omogeneità
a livello nazionale, che con l'obiettivo di
tentare di attenuare, agendo sulle legislazioni regionali, gli effetti negativi del
Decreto.
Su questi temi, tra l'altro, SNOP ha organizzato per i giorni 24-25 Marzo 1993, in
collaborazione con la Regione Emilia
Romagna, un Convegno Nazionale incentrato sulla organizzazione dei Sistemi
regionali di Prevenzione e sull'organizzazione dei Dipartimenti di Prevenzione
delle USL.
L'obiettivo è quello di elaborare una
proposta di legge unitaria sull"`organismo regionale per la prevenzione" e
sul dipartimento, da offrire ai Consigli
Regionali per l'adozione, recuperando in
tal modo, per quanto possibile, il massimo di omogeneità a livello nazionale.
Alcuni punti cardine di questa proposta
dovranno essere i seguenti:
a) la riunificazione, mediante l'unitarietà di programmazione e d'azione,
tra i PMP e i Dipartimenti, prevedendo appositi momenti regionali e provinciali di confronto e di decisione
(una legge unica per DIP e PMP
sarebbe, a questo proposito, un
importante segnale di controtendenza
rispetto al decreto);
b) l'effettiva multireferenzialità dei
PMP e dei Dipartimenti, stabilendo i
criteri in base ai quali i soggetti interessati, compresi i Ministeri, possano
avvalersi delle prestazioni;
c) l'attribuzione della titolarità esclusiva delle attività di prevenzione e di
vigilanza ai Servizi dei Dipartimenti;
d) la definizione delle funzioni di coordinamento tecnico esercitate dai PMP
relativamente alle modalità di analisi
e campionamento degli inquinanti
ambientali, degli alimenti e dei liquidi
biologici prelevati a cura dei Servizi
del Dipartimento e destinati ad essere
ulteriormente trattati o analizzati dai
PMP, sulla base di programmi e metodologie di lavoro concordati tra PMP
e Dipartimenti.
In particolare, l'Organismo (Azienda?)
Regionale per la Prevenzione dovrà avere
il compito di uniformare gli interventi
degli attuali PMP, di favorirne il coordinamento operativo con i Dipartimenti di
Prevenzione delle UUSSL, di emanare
protocolli di intervento, di formulare pro-
24
grammi di formazione per presidi e
Dipartimenti.
A sua volta, il Dipartimento di Prevenzione
delle USL deve assicurare:
l'unitarietà degli interventi di
Prevenzione;
- la promozione di azioni programmatiche
e progetti obiettivo;
- una maggiore finalizzazione ed una verifica delle risorse;
l'accesso semplificato da parte dell'utenza;
l'attuazione delle unità operative dei servizi definiti all'art. 7, anche articolati a
livello distrettuale;
la promozione di iniziative di formazione
degli operatori e di informazione degli
utenti (cittadini, lavoratori, imprenditori,
pubbliche amministrazioni).
In generale, in materia di organizzazione
del Servizio Sanitario a livello Regionale,
tra i criteri di valutazione e di verifica
dell'operato dei Direttori Generali dovrà
essere presa in considerazione anche la
capacità di istituire i Servizi di Prevenzione
definiti dall'art. 7 del DLvo 502/92, anche
organizzati a livello distrettuale.
Ancora, dovrà essere riservato all'area
della Prevenzione un budget non inferiore al 10% delle risorse disponibili,
attingendo anche a fondi del Ministero
dell'Ambiente e degli Assessorati
Regionali all'Ambiente, in virtù del
principio delle multireferenzialità dei
Servizi rispetto all'utenza pubblica.
Inoltre, dovranno essere sviluppate a pieno
le opportunità offerte dall'art. 13.3 del DL
502/92 (autofinanziamento regionale): le
notevoli competenze presenti nel settore
pubblico della prevenzione possono essere
rese disponibili sul mercato anche in relazione agli obblighi di autocertificazione in
capo alle aziende (destinati a moltiplicarsi
nell'ottica dell'integrazione comunitaria),
così come è possibile dare risposte positive,
mediante un intelligente impiego delle
strutture pubbliche, alla questione dei
Medici Competenti per la sorveglianza
sanitaria dei lavoratori, nonché alle esigenze di formazione dei lavoratori, dei delegati
e dei funzionari aziendali addetti alla sicurezza e all' ambiente.
Una grande occasione per invertire,
almeno parzialmente, la portata negativa
del Decreto, può essere offerta dalla
redazione del Piano Sanitario Nazionale.
Già nell'editoriale al n. 22 - Marzo 1992
- di SNOP, relativamente alla proposta
di PSN fatta circolare allora dal Ministro
della Sanità, si metteva in evidenza
come "l'allegato 1, relativamente alle
prestazioni di prevenzione, costituisce
l'anello debole del progetto di Piano
Sanitario"; si indicavano altresì alcuni
indirizzi a correzione sostanziale della
impostazione complessiva del documento.
Anche nella situazione attuale perman-
gono valide le indicazioni scaturite dalle
indagini compiute dalla Commissione
Affari Sociali e dalla Commissione
"Lama" nella passata legislatura, che
andavano nella direzione della necessità
ed urgenza della istituzione, su tutto il
territorio nazionale, di Servizi per la
tutela della salute negli ambienti di vita
e di lavoro, proprio per garantire "livelli
uniformi" non solo in termini di assistenza, ma anche di "informazione e prevenzione".
I temi della verifica e revisione di qualità, che timidamente appaiono qua e là
riferiti solo alle prestazioni curative,
devono trovare ampio sviluppo anche
nel settore della prevenzione, ed anche
questo obiettivo dovrà costituire un termine di valutazione delle capacità
gestionali dei Direttori generali.
In realtà l'art. 13, al di là delle affermazioni di principio, pare improntato ad una
interpretazione della VRQ in chiave di
vigilanza e repressione, anziché di promozione della qualità: nascono infatti improbabili servizi ispettivi regionali preposti
alla verifica "sull'osservanza delle disposizioni... (omissis) ...con particolare riguardo alle attività di controllo sulla qualità
delle prestazioni", scopo quest'ultimo raggiunto anche direttamente dal Ministro
della Sanità "avvalendosi dei propri uffici,
dei Nuclei Antisofisticazioni dell'Arma dei
Carabinieri (!!!), nonché del personale di
cui all'art. 4, comma 2, della legge 2 febbraio 1989, n. 37 (???).
Si tratta, purtroppo, di una concezione
quantomeno miope della VRQ, vista
appunto quale attività di controllo sulle
inefficienze, piuttosto che di promozione
della qualità dei servizi forniti attraverso
una azione che coinvolga direttamente il
personale interessato: la concezione stessa di VRQ è basata sull'adesione e sulla
collaborazione del personale, e non sul
controllo burocratico di indicatori definiti a tavolino.
Su questi temi SNOP ha da tempo attivato
un gruppo nazionale di lavoro nazionale,
in stretto contatto con la Società Italiana
di VRQ, ed ha già organizzato un convegno nazionale in collaborazione con le
Regioni Toscana, Veneto ed Emilia
Romagna. Su questo tema SNOP terrà il
suo prossimo Convegno Nazionale
nell'autunno 1993.
Riguardo al personale, oltre la questione
della formazione permanente quale terreno costante di impegno dei Dipartimenti e
dell'Organismo Regionale, occorre lanciare a livello nazionale uno specifico progetto per il reclutamento e la formazione
di tecnici dell'ambiente (di vita e di lavoro): così come, giustamente, è stata più
volte evidenziata una "emergenza infermieri" rispetto alla quale lo Stato e le
Regioni hanno investito risorse e strutture, oggi uguale sforzo deve essere com-
piuto al fine di colmare una lacuna della
Scuola Pubblica non più tollerabile, e
con lo scopo di rivalutare, anche economicamente, una categoria professionale
che diviene sempre più fondamentale
nell'ottica di un serio impegno nel settore della Prevenzione.
Sul tema della formazione professionale,
in questo momento, si è tenuto un
Convegno a Milano, organizzato dalla
Consulta
Interassociativa
per
la
Prevenzione (Organismo che raccoglie le
Società Scientifiche che si occupano di
Prevenzione nei vari settori operativi).
Il Sistema Informativo (in molte USL è
disponibile un Sistema Informativo Unico
tra i Servizi di Prevenzione), la riforma
dei Ministeri (in particolare quello della
Sanità), dell'ISS e dell'ISPSL (sciogliendone le inutili sezioni periferiche) sono
altrettanti temi che attendono risposte
puntuali.
In particolare si sottolinea come, in 10
anni di attività, l'ISPSL non sia riuscito
a decollare né in centro né in periferia:
occorre cogliere l'occasione offerta dalla
ristrutturazione, nell'ottica europea, del
sistema delle autorizzazioni e delle autocertificazioni, per riorganizzare l'intero sistema pubblico, oggi disperso in
molti enti e strutture, semplificandone
i meccanismi operativi, limitandone la
competenza a funzioni di controllo
metodologico e di verifica a campione,
di definizione di protocolli, di formazione e ricerca.
Graziano Frigeri
STORIA
DELL'INTERVENTO
SNOP SUL DECRETO
AMATO - DE LORENZO
Presidente SNOP
Ai primi di dicembre, all'uscita sul SOLE
24 Ore dello schema di decreto legislativo
di attuazione della legge delega del
23.10.92 n° 421 sulla Riforma della
Sanità, la segreteria nazionale SNOP ha
fatto pervenire, autonomamente ed insieme ad Ambiente e Lavoro, una serie di
emendamenti, oltre ai segretari regionali
dell'Associazione, anche ad una serie di
interlocutori:
per il Governo: al Presidente Amato, al
sottosegretario di Stato Fabbri ed al
SNOP ADERISCE
Ministro della Sanità, De Lorenzo e
dell'Ambiente, Carlo Ripa di Meana
AL REFERENDUM
al Parlamento: ai presidenti delle
CONTRO IL DL 502
Commissioni Sanità del Senato e Affari
Sociali della Camera, a tutti i partiti, ai
parlamentari del patto di impegno
Mentre andiamo in stampa nasce il ambientale.
Comitato promotore contro il Decreto Alle forze sociali: CGIL-CISL-UIL
De Lorenzo-Amato. Ovviamente SNOP Legambiente
vi ha aderito.
Magistratura Democratica
Coordinamento delle Regioni
Gli emendamenti riguardavano sostanzialmente:
• la sistematica e non formale aggiunta
del concetto di prevenzione in una serie
di articoli:
art. 1 comma 1 e 4 (b, c) ordinamento
art. 3 comma 2 organizzazione delle
USL
art. 10 comma 1 controllo di qualità
art. 12 comma 3, e per fondi del
Ministero dell'Ambiente alle attività di
prevenzione
• la revisione dell' articolo 7, vale a dire:
- PMP, non separati dalle USL, supporti
e non coordinatori tecnici all'interno dei
dipartimenti di prevenzione
- Agenzia nazionale per la prevenzione
che coordini ISS, ISPESL, ENEA-DISP,
CNR, Istituto Zooprofilattico
- Multireferenzialità dei dipartimenti e
dell' Agenzia
• mantenimento di un legame reale con
il territorio con un azzonamento intorno
ai 150.000-200.000 abitanti "serviti"
(art. 3 comma 5).
Su questa base sono state chieste, insieme ad Ambiente e Lavoro Magistratura
Democratica ed Acli Anni verdi-audizioni alle Commissioni parlamentari e al
Governo.
Su questa base sono stati incontrati i
gruppi Sanità di PDS e Rifondazione
Comunista a livello nazionale.
Il giorno 4 febbraio la prima audizione
alla Camera alla commissione Affari
Sociali.
25
RESOCONTO
PRIMA RIUNIONE
DEL GRUPPO
ITALIANO SUBSPRINT
In data 2/2/1993 si è tenuta a Firenze, presso il Servizio di PISLL della USL 10/D, la
prima riunione del gruppo italiano di lavoro sul Progetto Europeo Subsprint (progetto rivolto alla sostituzione dei solventi
organici nell'industria grafica, finanziato
dalla CEE ed a cui la SNOP ha aderito).
In particolare è stato discusso il progetto
riguardo alle possibilità della sua implementazione in Italia.
Il Servizio PISLL della USL 10/D ha fornito alcuni dati relativi all'indagine effettuata nel comparto delle aziende di stampa.
E' stato segnalato limitatamente alla
realtà fiorentina l'uso prevalentemente
di prodotti derivati dal petrolio per la
pulitura di rulli delle macchine da stampa offset e solo in pochi casi l'impiego
di agenti a base di oli vegetali.
Al progetto di ricerca hanno confermato la
partecipazione in qualità di aziende tipo-
grafiche pubbliche: la tipografia
dell'Istituto Tecnico Industriale "Leonardo
da Vinci" e le tipografie della USL 10/D e
10/G di Firenze.
Gli operatori dei Servizi di Prevenzione
della USL di San Lazzaro (BO), della USL
di Bussolengo (VR) e del Presidio
Multizonale di Prevenzione di Torino prenderanno contatti con alcune grandi aziende
grafiche e di produzione dei rulli per macchine da stampa, presenti nella loro regione, per verificare la loro disponibilità di
partecipazione al progetto. Si tratta in particolare delle aziende Mondadori e
Tipografia S. Zeno (Veneto), Edizioni
Paoline (Piemonte) e Tecnorulli (Emilia
Romagna). Sarà inoltre effettuato dalla
USL 10/D, 10/E, 10/G e dalla USL di
Bussolengo un censimento dei prodotti a
base di oli vegetali presenti in commercio
in Italia ed una analisi chimica qualitativa
del loro contenuto.
Rispetto a quanto previsto dal programma di lavoro Subsprint è stato stabilito,
per la seconda metà di aprile 1993, un
seminario di un giorno da tenersi presso
l'Istituto Tecnico Industriale "Leonardo
da Vinci" che affronti i seguenti temi:
- Epidemiologia delle malattie del SNC
da solventi;
- Gli agenti vegetali di pulizia come
sostituti dei solventi organici (possibilità
tecnico-industriali);
- Dimostrazione d'uso degli agenti vegetali di pulizia;
- Presentazione del progetto Subsprint.
Tecnici stranieri saranno presenti all'iniziativa per raccontare la loro esperienza
e per una dimostrazione pratica d'uso
degli agenti pulenti vegetali.
L'iniziativa servirà a chiarire gli scopi
del progetto, evidenziarne i punti più
qualificanti ed a coinvolgere altre aziende del settore interessate.
Francesco Carnevale
coordinatore del gruppo
USL IO/D Firenze
(ovvero Baldasseroni, Carnevale,
Silvestri, Tartaglia...)
viale A. Guidoni 178 A/bis
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rigenerazione sia sottovuoto che a vapore diretto o gas inerte
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tipo rigenerativo su letti ceramici
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Combustion Unit)
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VOTARE NO
REFERENDUM
DEGLI AMICI DELLA TERRA
SUI CONTROLLI AMBIENTALI
SNOP ha già più volte espresso la sua posizione sul referendum
voluto dagli Amici della Terra, che vuole sottrarre le competenze
ambientali alle USL.
Oggi, quando il voto si avvicina, anche le Associazioni Ambientaliste
che all'inizio erano contro il referendum, non avranno il coraggio di
prendere una posizione indipendente, pur sapendo che la vittoria dei sì
non migliorerà nessun livello di tutela dell'ambiente ma creerà solo confusione tra i cittadini, deregulation per le imprese, mortificazione degli
operatori. Cioè creerà così anche oggettivamente un peggioramento
delle condizioni dell'ambiente.
Pensate ad un sistema in cui non sarà più possibile in ogni luogo di
lavoro, su ogni campo coltivato, poter chiedere notizie sulle materie
in uso, pedinare i rifiuti, verificare impianti.
Pensate ad un sistema in cui ogni cittadino per avere banali dati sulla
qualità dell'acqua che beve e dell'aria che respira o sulla quantità dei
rifiuti tossici del proprio territorio, invece di chiedere al proprio
servizio di prevenzione territoriale o al proprio sindaco dovrà
contare solo su burocrati distanti e su fantomatici centri provinciali.
Pensate un ritorno al passato, quando ogni nuovo insediamento era
esaminato separatamente da enti e amministrazioni incomunicanti.
Ecco questo è lo scenario futuro che vuole costruire chi voterà
sì al referendum voluto dai Nemici della terra.
La nostra posizione sarà invece sempre quella della coerenza e della
responsabilità professionale anche in questo momento difficile,
quando sarebbe molto più facile adagiarsi nel coro qualunquistico
contro le USL.
SNOP si renderà disponibile a partecipare a tribune e prese
di posizione di tutte quelle forze politiche che vorranno coerentemente sostenere il valore della prevenzione e del controllo
sul territorio.
COME SEMPRE CONTRO CORRENTE
VRQ
EPPUR SI MUOVE
Nonostante l'apparente assopimento del
Gruppo di lavoro dopo il convegno di
Bologna, l'argomento della VRQ nei
servizi di prevenzione non langue. Ne
sono prova le iniziative da allora messe
in campo, come quella di Venezia in
giugno, da parte della Sezione Veneta, il
lavoro della commissione Regionale
Toscana sulla VRQ nei servizi di medicina del lavoro, l'interessante articolo
dei colleghi del servizio di Savigliano
comparso sul numero 2 marzo-aprile
1992 della rivista Q.A. Di recente un
contributo interessante è stato pubblicato
negli atti di un convegno svoltosi a
Bologna e relativo al comparto Edilizia
(vol. 22 della collana "Contributi della
regione Emilia-Romagna"). Si tratta di
un primo tentativo di stabilire indicatori
di efficienza ed efficacia nel campo
degli interventi in questo comparto. Lo
sforzo del collega Nicola Zanettini è
tanto più encomiabile perché si inserisce
in un campo finora privo di iniziative. E'
certamente una buona fase di discussione per chiunque voglia cimentarsi in tale
impresa.
28
Poco a poco si amplia il campo delle
attività svolte nei servizi di prevenzione
territoriali per le quali esistono criteri di
Qualità e quindi possono essere costruiti
coerenti indicatori di processo (cfr.
anche in questo stesso numero la recensione al volumetto "Sbagliando s'impara").
Quanto a criteri ed indicatori per valutazioni di efficacia, passi avanti potranno
essere fatti quando approfondiremo il
dibattito scientifico su questo tema in
particolare con i colleghi epidemiologi,
che negli ultimi tempi si stanno sempre
più orientando verso questo polo d'interesse. A riprova di ciò l'argomento del
prossimo convegno della loro associazione, che quest'anno si svolgerà a
Bologna nei giorni 20 e 21 Maggio, sarà
proprio la Valutazione in medicina, con
ampie finestre dedicate ai servizi territoriali.
Infine una segnalazione legislativa. Lo
scorso 27 aprile è stato promulgato un
decreto dal ministero della sanità relativo a
"Disposizioni sulle documentazioni tecniche da presentare a corredo delle domande
di autorizzazione all'immissione in commercio di specialità medicinali per uso
umano, in attuazione della direttiva n.
91/507/CEE" (Boli. Inform. Farmaci n. 5
1992). Tale decreto è di particolare interesse perché riporta in allegato le cosiddette
"Norme di buona pratica clinica" relative alla sperimentazione nell'uomo di
medicinali. Dopo un esteso ed esauriente glossario, il testo descrive dettagliatamente tutte le caratteristiche necessarie per l'effettuazione di un trial clinico
per un nuovo farmaco. Un capitolo specifico, il quinto, è dedicato alla Quality
Assurance ed inoltre l'esplicitazione
dei requisiti di buona tecnica che deve
avere il trial per poter essere considerato ben fatto rendono per molti versi
paradigmatico il testo di questo allegato. L'aver inserito tale scritto nel testo
di una norma legislativa (sia pure di
rango basso come è un decreto ministeriale) segna un passo avanti nel campo
dell'autorevolezza dei riferimenti di
questo genere.
Una nota sull'art. 10 del decreto
delegato di riforma sanitaria
Presi dalle ambasce dell'art. 7 (ma in
che strano mondo viviamo, se finiamo
per parlarci per articoli di legge...), forse
a molti è sfuggito l'art. 10 intitolato
"Controllo di qualità". Penso valga la
pena di spendere due parole sui suoi
contenuti. A fronte dell'introduzione
certo innovativa di alcuni astratti principi ("Allo scopo di garantire la qualità
dell'assistenza nei confronti della generalità dei cittadini è adottato in via ordinaria il metodo della verifica e revisione
della qualità delle prestazioni..."), tutto
l'articolo è improntato ad un'interpretazione della VRQ in chiave di vigilanza e
repressione supposte carenze di qualità.
Già il titolo appare infelice, con quel sottolineare che si parla di Controllo e non,
per esempio, di Promozione della qualità. Al comma due nascono finora sconosciuti servizi ispettivi della regione preposti
alla verifica "sull'osservanza delle disposizioni in materia di requisiti minimi e classificazione delle strutture erogatrici, con
particolare riguardo alle prescrizioni relative alle attività di controllo della qualità
delle prestazioni", scopo quest'ultimo raggiunto anche direttamente dal ministro
della Sanità "avvalendosi dei propri uffici,
dei Nuclei antisofisticazioni dell'Arma dei
Carabinieri, nonché del personale di cui
all'articolo 4, comma 2, della legge 2 febbraio 1989, n. 37 [??? n.d.r.]". Nel successivo comma 3 si delega il Ministro
della Sanità, sentita la Conferenza StatoRegioni e la Fed. Naz. Ordini dei Medici
ed Odontoiatri (non sappiamo cosa
significhi la parola "sentita" in burocratichese n.d.r.), a "stabilire i contenuti e
le modalità di utilizzo degli indicatori di
efficienza e di qualità". Infine "il ministro della Sanità, in sede di presentazione della Relazione sullo stato sanitario
del Paese, riferisce in merito alle verifiche dei risultati conseguiti, avvalendosi
del predetto sistema di indicatori".
Sinceramente ci sembra che tutto l'articolo sia improntato ad una concezione
parziale e miope della VRQ, vista, ci
pare, come vigilanza e repressione di
carenze qualitative più legate a standard
amministrativi e di efficienza economica
che a una reale promozione e miglioramento della qualità dei servizi forniti. A
dire il vero, scorrendo ulteriormente l'articolato di legge, ci si imbatte nell'art. 14
denominato Diritti dei cittadini, nel quale
al comma 1 viene sancita la messa a punto
di un altro sistema di indicatori di qualità
(gli stessi dell'articolo 4 oppure diversi?)
relativi agli aspetti che più possono essere interessati per l'utenza, cioè riferiti a
personalizzazione ed umanizzazione
dell'assistenza, diritto all'informazione,
prestazioni alberghiere, nonché adattamento delle attività di prevenzione delle
malattie". Nel solito linguaggio burocratichese si dice poi che "A tal fine [quello
di predisporre un tale sistema di indicatori n.d.r.] il Ministro della Sanità,
d'intesa con il Ministro dell'Università e
il Ministro degli Affari Sociali, si avvale
della collaborazione delle Università,
del CNR, delle organizzazioni rappresentative degli utenti e degli operatori
del Servizio Sanitario Nazionale nonché
delle organizzazioni di volontariato e di
tutela dei diritti". Tante belle parole per
ribadire però che "Il Ministro della
Sanità definisce con proprio decreto,
sentita la Conferenza permanente per i
rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome, un sistema di indicatori
di qualità...". Stenta a farsi strada in
tutto questo il punto di vista degli operatori, citato solo in sede consultiva e in
maniera per ora alquanto nebulosa (chi
rappresenterà il punto di vista degli operatori nella collaborazione richiesta al
comma 1 citato?). Il comma 2 dell'art.
14 delega poi ampiamente le regioni
affinché si facciano carico di stabilire i
modi e i tempi della consultazione delle
associazioni dei cittadini-utenti, ivi compresi i sindacati, all'atto della formulazione dei programmi di lavoro e al
momento dei consuntivi di risultato.
A questo punto, lo avrete capito, la VRQ
è sulla bocca di tutti. Si và dagli articoli
della legge che sancisce il contratto di
lavoro, alle ormai sempre più numerose
attuazioni in leggi regionali, fino a
quest'ultimo provvedimento legislativo.
Ancora una volta a chiacchiere siamo
tutti con la coscienza a posto. Ma quanto
si sta veramente realizzando sul campo?
In ogni caso la SNOP si è mossa per
tempo, come ampiamente documentato
sia sulla nostra rivista che nel convegno
di dicembre 1991 a Bologna. Siamo
quindi pronti a rappresentare le istanze
degli operatori dei servizi di prevenzione
territoriale in tutte le sedi opportune
circa l'elaborazione di opportuni indicatori riguardanti le attività di nostra competenza. E' quanto faremo presente al
Ministro della Sanità, consapevoli,
comunque, che promuovere la qualità,
migliorandola continuamente anche di
poco resta un obiettivo differente da
quello di tenere sotto controllo l'andamento di indici generali e necessariamente generici quali quelli che possono
essere elaborati a livello nazionale.
Ancora una volta non vanno confusi il
piano "micro" e quello "macro".
Un'ultima notazione su un vizio d'informazione: ci risulta che esista un allegato
tecnico di grande interesse perché definisce i cosiddetti "Livelli minimi di assistenza" all'interno dei quali sono comprese sia le attività di prevenzione nei
luoghi di vita e di lavoro, ma anche gli
indicatori di qualità relativi. Chi l'ha
visto?
Alberto Baldasseroni
3:
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KRONENBERG
QUANDO L'ANTINFORTUNISTICA NON È
IMPROVVISAZIONE
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finecorsa con funzione antinfortunistica a sicurezza totale: la chiave inserita, ma non
fissata sul riparo, non
aziona l'interruttore.
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L' UNICO che permette, ruo-
tando la testa, di ottenere 8 Iati di comando.
IL SOLO
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che con l'inserzione di un altro tipo di chiave permette di essere disattivato.
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29
SNOPEUROPA
LA RIUNIONE DI LIONE
Si è tenuta a Lione (Francia) nei giorni
15-17 febbraio 1993 il "Primo incontro
europeo degli Operatori addetti alla ispezione del lavoro" finalizzato alla valutazione dei differenti approcci alla materia
di igiene e sicurezza del lavoro.
Oltre alle Associazioni Organizzatrici
(Association Villermé, Francia; Snop,
Italia; Unione Progressista degli Ispettori
del Lavoro, Spagna) erano presenti
ispettori del lavoro portoghesi e rappresentanti dell'HSE inglese.
I lavori si sono tenuti all'interno dell'INTEFP (Istitute Nationale du Travail
e de la Formation Professionelle), un
vasto complesso che cura, per la Francia,
ma anche con contatti internazionali, la
formazione iniziale e permanente degli
ispettori del lavoro: 8 mesi di formazione iniziale, più 5 giorni all'anno di
aggiornamento residenziale per tutti.
La sessione plenaria, aperta da Olivier
Brunet della Commissione 5' della CEE,
è servita a precisare gli scopi del-
l'iniziativa e ad esaminare nel dettaglio
gli argomenti in discussione.
I lavori si sono sviluppati in 3 workshops che hanno preso in esame 2 casi concreti: uno relativo all'industria delle
costruzioni e uno basato alle problematiche inerenti all'industria della gomma.
In ciascun workshop si sono esaminati e
discussi i differenti approcci - sia istituzionali che operativi - seguiti nei vari
paesi.
Nella seduta plenaria finale sono stati
evidenziati gli aspetti comuni così come
le principali differenze nelle modalità di
affrontare i problemi.
Come spesso accade (soprattutto di questi tempi fuori dall'amata patria!) il
modello italiano basato sull'approccio
unitario, rischio occupazionale ed
ambientale e sulla multidisciplinarietà, è
stato oggetto di interesse da parte di
tutti, obbligando la scarna delegazione
italiana ad un "tour de force" di incontri
collaterali.
Il TEX giusto per il lavoro giusto!
Per dire basta alle malattie professionali (dita bianche,
sordità, ecc...).(*)
Oggi I'Atlas Copco fornisce le macchine giuste
che rispettano i sensi fisici, che sono adatte all'uomo
ed ai più diversi lavori
(*) Per ulteriori informazioni sulle caratteristiche costruttive
ed ergonomiche dei TEX
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ftlmoàone di rive
d dridml
Esecuzione di fai in pareti di mattoni
Costipamento
Rottura di terreno congelato
Rotture zii remi io
consolidata
rtlezbne
a
Al termine dell'incontro SNOP,
Association Villermé e UPIT, in risposta
anche ad un preciso invito della CEE,
hanno convenuto di valutare l'opportunità
di costituire un organismo permanente di
consultazione delle associazioni professionali europee che si occupano di prevenzione e sicurezza sul lavoro. A tale
scopo si terrà ad ottobre a Ca' Vecchia
(BO) un primo incontro il cui obiettivo è
la costituzione formale di tale organismo.
Gli Atti di Lione saranno disponibili nel
mese di Aprile.
Graziano Frigeri
Organizzazione Atlas Copco in Italia:
BOLOGNA
Via Emilia, 172
40064 Ozzano
dell'Emilia BO
Telefono 051/65 11 112
Fax 051/65 11 1 14
CAGLIARI
Viale Elmas, 142
09100 Cagliari CA
Telefono 070/24 02 23
Fax 070/24 03 03
FIRENZE
Via Pisana, 559/4
50010 Badia a Settimo
Scandicci FI
Telefono 055/73 11 015
Fax 055/73 11 018
GENOVA
Via de Marini, I
16149 Sampieerdarena GE
Telefono 010/42 01 61 - 41 93 76
Fax 010/65 15 251
MILANO
Via, F.lli Gracchi, 39
20092 Cinisello Balsamo MI
Telefono 02/61 79 91
Fax 02/66 01 32 99
NAPOLI
Via della Costituzione
Isola F/3
80143 Napoli NA
Telefono 081/734 70 70
Fax 08 1/ 73 47 044
30
PADOVA
Via Silvio Pellico, 5/A
35129 Padova
Telefono 049/77 47 66
Fax 049/80 72 806
PALERMO
Via Pietro Nenni, 12
90146 Palermo PA
Telefono 091/688 30 82
Fax 091/688 47 20
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DEMOLITORI TEX
ERGONOMICI VERI
Gli unici demolitori pneumatici manuali, progettati per
rispondere integralmente ai severi requisiti imposti dalla
ergonomia moderna:
-
Riduzione degli sforzi fisici
Riduzione delle vibrazioni
Riduzione del rumore
Controllo della polvere
Gli unici veramente in grado di ridurre di ben 80%
le vibrazioni generate dall'utensile e di 15 dB(A) il
livello di rumorosità.
Un demolitore tradizionale da 22 kg ha un livello medio di accelerazione (vibrazione) di circa 21 m/s
2
DATI TECNICI
Tipo
TEX 17E
TEX 23E
TEX 33E
TEX 43 E
kg
Consumo
aria
I/s
Frequenza
di battuta
Hz
Livello
accelerazione
m/s2 (1)
Livello
rumorosità
dB(A) Lpa (1)
Lungghezza
mm
Dimensioni
codolo
mm
22
27,4
35
40
17,9
24,8
29,0
32,5
25,0
22,5
18,0
18,0
4,65
3,6
4,9
4,9
87
89
89
89
555
655
820
840
25 x 108
28x160
32/160
32 x 160
Peso
No. Cat.
8461
8461
8461
8461
I valori di prestazione si riferiscono alla pressione di 6 bar
(1) A 3 mt dall'operatore in blocco di calcestruzzo con resistenza alla compressione di 450 kg/cm 2
(2) II livello di accelerazione corrisponde all'effetto contraccolpo e cioè all'ampiezza delle vibrazioni trasmesse alle braccia dell'operatore
Tutti i demolitori pneumatici silenziati sono conformi alle
attuali leggi vigenti in materia di inquinamento acustico.
Ogni demolitore silenziato, viene fornito corredato di
certificato di conformità attestante che il livello di rumorosità
è inferiore al limite stabilito dalla direttiva CEE 84/537.
0212 16
0215 64
0216 44
0217 42
REFERENDUM SULLE
COMPETENZE AMBIENTALI
LETTERA DEL NOSTRO
PRESIDENTE
Ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari
On.li Presidenti
La Società Nazionale Operatori della
Prevenzione, coerentemente con le posizioni più volte espresse in varie sedi, si
esprime pubblicamente per il NO al referendum promosso dai cosiddetti "Amici
della Terra", finalizzato alla sottrazione
delle competenze ambientali alle USL.
Ci amareggia il constatare che oggi,
all'avvicinarsi del voto, anche le associazioni Ambientaliste più responsabili, che
si erano espresse contro la raccolta delle
firme per il referendum (Legambiente) o
che comunque non avevano aderito
all'iniziativa (Greenpeace), mostrano di
non avere il coraggio di sostenere pubblicamente le posizioni allora espresse, pur
sapendo che l'eventuale "vittoria" dei SI'
sarà una vittoria di Pirro, in quanto le condizioni operative per la tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini non miglioreranno ma, anzi, si faranno ancora più difficili: maggiore confusione fra i cittadini,
deregulation per le imprese (che potranno
contare sulla immediata cessazione dei
controlli in sede locale), mortificazione
degli Operatori che, in mezzo a difficoltà
di ogni genere, hanno in questi anni letteralmente "lottato" per garantire una tutela
dell'ambiente strettamente collegata alla
tutela della salute umana negli ambienti di
vita e di lavoro.
Il risultato non potrà che essere un peggioramento complessivo dei livelli di
tutela: non sarà più possibile per gli
Operatori (medici e tecnici) delle USL,
in ogni luogo di lavoro, in fabbrica come
nei campi, acquisire notizie sulle sostanze utilizzate ed emesse nell' ambiente,
"pedinare" i rifiuti, verificare gli impianti tecnologici in relazione sia alla tutela
della salute dei lavoratori che all'impatto
sull'ambiente e sulla salute dei cittadini.
Si attiverebbe un sistema in cui per
avere informazioni sulla qualità delle
acque potabili o di balneazione, o
sull'inquinamento dell'aria che si respira, o sui rifiuti tossici presenti sul proprio territorio, i cittadini, anziché rivolgersi ai Dipartimenti di Prevenzione
delle USL (riorganizzati anche in virtù
del DLvo 502/92) o al Sindaco, dovran-
32
no rivolgersi ad asettiche e distanti burocrazie ministeriali.
Ogni nuovo insediamento produttivo, oggi
esaminato congiuntamente (certo, nelle
regioni che hanno applicato la 833!) dal
complesso dei Servizi di Prevenzione
(Igiene Pubblica e Ambientale, Igiene e
Sicurezza nei luoghi di lavoro, Servizio
Veterinario) sarà valutato da organismi
diversi ed incomunicanti fra loro.
E' questa la deregulation voluta dagli
"Amici della Terra", di cui si avvertono
già le avvisaglie nella attività di monitoraggio dei dati sull'inquinamento atmosferico, valutati non tanto in rapporto
alla salute umana, ma pressoché esclusivamente in relazione alla possibilità di
circolare con le targhe pari o dispari!
Questo è un "referendum truffa" che è
nato e vivrà parassitando i referendum
elettorali e contando sulla demagogia e i
luoghi comuni che fanno di tutta l'erba
un fascio, per cui un voto "contro
l'USL" non si nega a nessuno.
La nostra posizione, invece, è ancora
una volta quella della coerenza di chi
non ha mai avuto timore di andare contro corrente, di non adagiarsi sui luoghi
comuni e sui cori qualunquistici.
Affermiamo che una eventuale vittoria
dei SI' si tradurrà in una sconfitta per i
cittadini, perché le risorse per prevenzione e la tutela dell'ambiente e della salute
umana saranno sempre le stesse (cioè
poche), ma disperse e frammentate in
organismi, enti e istituzioni diverse ed
incomunicanti. E' un errore politico e
scientifico: l'ambiente e la salute sono
un tutt'uno, la condizione di entrambi
riflette (in positivo ed in negativo) le
scelte economiche, politiche e tecnologiche operate nel mondo produttivo.
L'approccio a questi problemi non può
che essere globale e diffuso, e le stesse
attività di controllo (che in sé non risolvono il problema se ad esse non seguono
provvedimenti di bonifica e mutamenti
tecnologici) possono essere efficaci solo
se programmate e gestite vicino ai luoghi
di produzione. Affermiamo che i
Dipartimenti di Prevenzione delle USL
sono i luoghi più idonei per programmare,
gestire e controllare, globalmente e congiuntamente, le attività di prevenzione
collettiva e di tutela dell'ambiente.
Siamo a disposizione di tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento, anche in
sede di campagna referendaria, che vorranno con coerenza e coraggio sostenere,
con l'appello per il NO, la centralità del
territorio e l'unicità dell'approccio riguardo ai problemi della salute e dell' ambiente.
Il Presidente Snop
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N
I-
O
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W
J
DALLA CONSULTA
La CIIP (Consulta Interassociativa
Italiana per la Prevenzione) ha in questi
mesi lavorato su alcune iniziative.
Citiamo innanzitutto il Convegno nazionale del 3 e 4 febbraio a Milano, importante momento di confronto tra le associazioni, le istituzioni e le forze sociali
anche se un po' scarno nella partecipazione (la crisi peserà sempre di più sulle
trasferte da USL e da imprese!). Il
Convegno è stato comunque importante
sia per i temi trattati che per le conclusioni operative sul fronte delle direttive
europee e della formazione.
Attivo anche il gruppo di lavoro sulla
Normazione: questo, affidato al Prof.
Foà, ha elaborato un commento al 277.
Eccessivi, secondo il gruppo, i valori fissati dal DLg per il rumore e piombo. Il
gruppo auspica inoltre l'estensione
dell'informazione a tutti i lavoratori e
una serie di decisive integrazioni alla
direttiva quadro 391 di prossimo recepimento in Italia.
In questo periodo, sempre all'interno
della CIIP, si stanno formando tra operatori e ricercatori delle varie Associazioni
ulteriori gruppi di lavoro per il commento delle altre direttive (lavoro con VDT,
movimentazione di carichi, esposizione
ad agenti cancerogeni, ad agenti biologici) in modo da essere "pronti" anche
come Consulta ad interloquire con le
Commissioni parlamentari, utilizzando
appieno lo spazio di confronto conquistato dalla modifica della Comunitaria
1991.
Se ci sono dei volontari, si facciano vivi.
AMIANTO
E' GIÀ SALTATA
L'ATTUAZIONE
DELLA LEGGE
DAL PARLAMENTO
SNOP informa i suoi lettori che, su proposta del Senatore Smuraglia, il
Parlamento ha approvato una importante
modifica, da noi più volte sollecitata,
alla cosiddetta Legge Comunitaria 1991
(Legge n° 142 del 19.2.1992) che autorizzava, senza che il Parlamento esprimesse un parere di conformità, il
Governo a recepire le Direttive CEE
sulla sicurezza nei luoghi di lavoro:
89/391 (direttiva quadro), 89/654 (prescrizioni minime nei luoghi di lavoro),
89/655 (attrezzature di lavoro), 89/656
(mezzi di protezione personale), 90/269
(movimentazione dei carichi pesanti),
90/270 (lavoro con attrezzature a VDT),
90/394 (esposizione a cancerogeni),
90/679 (esposizione ad agenti biologici).
Su queste Direttive avevamo già formulato ampi commenti nei numeri 16 e 17
di Dossier Ambiente, la rivista di
Ambiente e Lavoro.
L'Articolo 27 della Legge n° 489 del
n°
299
del
19.12.1992
(G.U.
21.12.1992) ha invece superato tale
grave limite ed imposto al Governo di
inviare i testi scritti degli schemi dei
Decreti alle Conunissioni Parlamentari,
che possono esprimere un parere preventivo.
La modifica introdotta in Parlamento
permetterà, speriamo, di influire già in
sede di testo di recepimento evitando la
defatigante rincorsa agli errori della 277.
Ovviamente sarebbe utile che gli oscuri
funzionari del Ministero del Lavoro che
stanno elaborando i testi dei Decreti di
recepimento tenessero in conto quanto le
associazione scientifiche o i centri di
ricerca hanno già elaborato in materia
(non solo SNOP, ma ad esempio la SIE
sui VDT, la AIE sui cancerogeni o il
CEMOC sulla movimentazione dei carichi).
Ma nessuno si illuda, non andrà così.
Scommettiamo che tra luglio e agosto,
nel solito clima afoso, qualche parlamentare volonteroso ci farà avere dei
fogli da commentare in poche ore?
Nel frattempo sulle direttive macchine
(89/392 e 91/368), che sono recepite in
modo separato e che modificano il DPR
547 del 1955, è in corso un blitz dei
Ministeri dell'Industria e del Lavoro per
togliere competenze sulla sicurezza
impiantistica ai servizi e ai presidi delle
USL.
Da ultimo: la 277, dopo le modifiche
apportate dal Senato nella seduta del 3
dicembre 1992, è tornata alla Camera e
verrà riunificata nella discussione al
testo di Rimedia, ripresentato il 23 aprile
del '92 con il n° 190 da un centinaio di
deputati "pattisti" (i nomi in Dossier
Ambiente n° 20).
Questa volta le cose saranno molto più
difficili: il fronte imprenditoriale sta
muovendo importanti pedine per ridurre
la portata delle pene previste e tornare
alla precedente definizione di medico
competente e aumentare i livelli di
rumore. Vedremo come andrà a finire.
Intanto ognuno di noi sta facendo applicare la 277 che c'è.
Il presidente del Consiglio non ha firmato entro tempi utili il decreto che autorizza la spesa dei primi 8 miliardi da
assegnare alle Regioni, previsti dalla
legge per la fuoriuscita dall'amianto.
A meno che esistano possibilità di recupero della somma, si può già ritenere che
la fuoriuscita dall'amianto non avverrà
in Italia secondo i tempi che la legge fissava, ma in un futuro non più determinabile. L'intera legge è inceppata.
L'articolo 16, comma 2, della legge 257
del 21.3.1992 (Norme relative alla cessazione dell'amianto) tra le disposizioni
finanziarie indicava il reperimento di
risorse per 8 miliardi per ciascuno degli
anni 1992, '93, '94 per procedere (art.
10) alla predisposizione dei piani di protezione dell'ambiente, decontaminazione, smaltimento e bonifica dell'amianto.
I piani, che devono essere elaborati dalle
regioni e province autonome entro il
28.1.1993, pena il loro vicariamento con
il 28.2.1993 da parte del governo,
riguardano argomenti come: il censimento e la bonifica dei siti di estrazione,
il censimento delle imprese che utilizzano o hanno utilizzato amianto, il loro
controllo ambientale ed igienistico, la
identificazione dei siti per lo smaltimento ed il controllo di queste attività, il
censimento delle imprese che operano le
attività di smaltimento e bonifica e la
formazione dei loro addetti, il censimento degli edifici contenenti amianto.
E' chiaro quindi che l'attivazione delle
Regioni verso questi compiti ed il loro
effettivo svolgimento costituiscono una
condizione essenziale per entrare nella
effettiva logica della dismissione dagli
usi e dagli utilizzi prodotti a base di
amianto.
Lo stanziamento di fondi doveva avvenire sulla base di una proposta del
Ministero dell'Industria (di concerto con
Sanità e Ambiente) con modalità definite dal Presidente del Consiglio dei
Ministri.
Il Ministero dell'Industria aveva convocato Regioni e imprenditori per definire
le modalità di attribuzione dei fondi ed
era stato sviluppato il lavoro necessario
per arrivare ad una ipotesi di spesa e
quindi alla stesura finale del Decreto.
Enzo Merler
33
UN PROGRAMMA
UTILE Al SERVIZI
DI PREVENZIONE
PER L'ELABORAZIONE
DEI DATI I.N.A.I.L.
di V. Patussi, F. Babudri, D.
Marcolina, E. Chermaz
In Ambiente, Risorse, Salute
n. 5 Maggio 1992 pp. 50-55
Segnaliamo volentieri questo articolo di
un gruppo di colleghi veneti (SPISAL di
Conegliano e Belluno insieme all'ing.
Babudri di Belluno), perché si inserisce
in quella linea di gestione dell'informazione per la prevenzione basata su
software semplice, di uso generale, non
dedicato, alla portata di qualsiasi servizio di prevenzione. Linea che si contrappone, verrebbe da dire frontalmente, a
quella dei "megasistemi", di software
dedicato, con applicativi complessi, sviluppati "ad hoc", gestibili solo con risorse specialistiche inevitabilmente distinte
ed estranee a quelle presenti in un servizio medio. Vorrei ricordare che capostipite del primo gruppo di sistemi è
l'ormai mitico programma "Cigada" (dal
nome dell'autore, operatore del servizio
d'Igiene ambientale dell'USSL 65 di
FIAT AUTO
RIDUCE LE SPESE
Spett.le
SOCIETA NAZIONALE OPERATORI
PREVENZIONE AMBIENTI DI
LAVORO Via Ciamician
40127 BOLOGNA
Arese, 26 gennaio 1993
Oggetto: Disdetta abbonamento
BOLLETTINO TRIMESTRALE
SNOP
Con riferimento alla ns. lettera del 23
marzo 92 Vi informiamo che non desideriamo rinnovare, per il corrente anno,
l'abbonamento alla Vs. pubblicazione
in oggetto. Distinti saluti.
Fiat Auto
Direzione tecnica innovazione
L. Merlini
34
Sesto San Giovanni), scritto nel diffusissimo dBaselll e compilato in Clipper, in
grado brillantemente di gestire l'intero
sistema informativo del servizio d'Igiene
pubblica e medicina del lavoro. Merito
quindi dei colleghi veneti è stato quello
di aver sviluppato un programma di facile uso, alla portata di tutti, che fa uso di
due dei più noti e diffusi "pacchetti" presenti sul mercato: il già citato dBaseIII e
l'altrettanto famoso SPSS, di cui avemmo modo di descrivere le positive caratteristiche nel Convegno di Genova sui
sistemi informativi di alcuni anni fa (cfr.
Atti del Convegno a cura di SNOP). Lo
scopo del lavoro era quello di consentire
una gestione decentrata dei dati forniti
dall'INAIL sugli infortuni e malattie
professionali, in seguito al DPCM del
1986. Tale scopo può considerarsi pienamente raggiunto, mettendo così a disposizione degli interessati uno strumento in
grado di rendere autonomo il servizio da
eventuali software-house, nonché di
consentire ogni disaggregazione ed elaborazione delle informazioni contenute
nei nastri INAIL. Insomma un lavoro
che conferma ancora una volta come la
via da privilegiare sia quella della
gestione periferica di prodotti di uso
generale, sui quali sia facile intervenire
con manutenzione periferica, svincolati
soprattutto dai "lacci e lacciuoli" delle
case produttrici di software.
Alberto Baldasseroni
LA PREVENZIONE
DEL RISCHIO
INFETTIVO
NEL CIMITERO E
NELL'OBITORIO
Una "lapidaria" segnalazione di questo
vivace opuscolo a cura delle UOTSLL di
Milano, coinvolte da tempo nella tutela
della salute di questa particolare categoria
di lavoratori, sfociata nell'ultimo periodo
in un sequestro dei cimiteri, insieme alla
Magistratura.
Da richiedere alla UOTSLL della USSL
75/3 via Canzio 18 Milano
SICUREZZA DEI
ROBOT E DEI SISTEMI
INTEGRATI
DI PRODUZIONE
Istituzioni promotrici:
Dipartimento di Meccanica
Direttore del corso:
Prof. Alberto Rovetta, Ordinario di
Meccanica dei Robot
Ore di insegnamento:
20 ore
Periodo di svolgimento:
1-2-3 giugno 1993.
Descrizione del corso:
L'anno 1993 segna l'inizio dell'armonizzazione con le norme di sicurezza
europee, e in tale riferimento il corso
intende sviluppare tematiche industriali,
normative e legali relative alla sicurezza
nei robot.
Il corso si propone di trattare i seguenti
argomenti:
- Quadro generale sullo stato dell'arte
della normativa sulla sicurezza dei robot
e dei sistemi integrati di produzione.
- Sicurezza come aspetto della affidabilità e qualità della produzione e
dell'ambiente di lavoro, con particolare
attenzione al rapporto costilbenefici.
- Quadro giuridico sulle leggi esistenti
sul tema "sicurezza dei robot".
- Strategie e dispositivi di sicurezza utilizzati nelle applicazioni industriali.
- Metodologie di analisi del rischio, analisi della sicurezza e analisi di affidabilità dei robot.
Verrà dato ampio spazio ad esperti provenienti da università, industrie, magistratura, organismi normativi e di certificazione.
Il corso è rivolto alle persone interessate
alle problematiche legate alla sicurezza
dei robot, soprattutto legate all' applicazione delle norme e alle strategie da
adottare.
Quota di iscrizione:
Lire 800.000
Per iscriversi
COGNOME...........................................
NOME.....................................................
NATO IL................................................
ABITANTE...........................................
VIA.........................................................
CAP.........................................................
TEL.........................................................
COD. FISC.............................................
ENTE/REGIONE...................................
QUALIFICA...........................................
INDIRIZZO ENTE................................
................................................................
CAP.......................................................
TEL.........................................................
FAX.......................................................
chiede l'iscrizione alla Soc. Nazionale
Operatori della Prevenzione ❑
rinnova l'iscrizione ❑
Versa la quota associativa di
L. ❑ 30.000 come socio esterno
L. ❑ 50.000 come socio ordinario
L. ❑ 80.000 come socio sostenitore
con le seguenti modalità:
❑ versamento diretto a............................
❑ versamento su CC Postale 20012407
intestato a SNOP - via Ciamician 2 40127 Bologna indicando
quota associativa
Firma
N.B. - I nuovi soci devono mandare la
copia della domanda di iscrizione e fotocopia del versamento al loro referente
regionale (v. III di copertina); i vecchi
soci possono versare la quota senza
comunicare altro.
CONTIAMO
SU OGNUNO DI VOI
La situazione finanziaria della SNOP è
piuttosto preoccupante.
Le uscite dell'anno scorso (il Convegno
di Bari è stata un po' una débacle dal
punto di vista economico!) hanno per
così dire superato, di molto, le entrate.
Le sponsorizzazioni, peraltro iniziate
Per abbonarsi
tardivamente, vivono delle difficoltà
Occorre versare la quota di
attuali
delle imprese.
L. 20.000 per 4 numeri e
Non avendo mai preso prima tangenti,
L. 30.000 per 8 numeri
abbiamo deciso di non iniziare nemmesullo stesso CCP 20012407 intestato a no ora. Abbiamo quindi bisogno di
SNOP Via Ciamician 2 - 40127 Bologna ognuno di voi.
indicando la causale del versamento e I soci si riassocino subito per il 1993. I
l'indirizzo cui spedire la rivista.
morosi '92 facciano un ulteriore sforzo
per mettersi in regola anche per l ' anno
scorso.
Attenzione
Gli abbonati non continuino a ignorare
Soci e abbonati comunichino per iscritto che stanno ricevendo la rivista senza rinle variazioni di indirizzo alla sede della novare l'abbonamento solo perché
redazione, Via Mellerio 2 - Milano.
l ' organizzazione SNOP non è in grado di
tampinarli adeguatamente.
Chi riceve la rivista perché, fortunato, fa
parte di una mailing list, tenga presente
che le voci indipendenti vanno sostenute!
Contiamo su ognuno di voi.
ATTI
Gli Atti del XII Convegno nazionale
SNOP "Progetto AgricolturaOperazione Prevenzione Sud"
(Bari 27-30 aprile 1992):
vol. 1: Relazioni
(pagg. 350, in stampa)
vol. 2: Interventi preordinati e posters
(pagg. 355, disponibile)
Possono essere richiesti a:
Segreteria Scientifica Progetto
Agricoltura
c.a. dr.ssa Paola Bertoli
c/o SMPIL USL 7
43013 Langhirano (PR)
allegando copia del versamento di L.
100.000 sul c/c postale n. 20012407
intestato a SNOP - via Ciamician, 2
Bologna.
Gli Atti di Comano Terme sulla salute
in ospedale sono in vendita al costo di
L. 50.000 nelle principali librerie. Chi
volesse acquistarne più copie scontate
può contattare Antonio Cristofolini,
Servizio medicina del Lavoro, Via Malta
6 - 38100 Trento - Tel. 0461/230030.
35
Anno Europeo della Sicurezza
millenovecentonovantadue
IL RUMORE
DIE GERAUSCH
THE NOISE
LE BRUIT
EL RUIDO
0 ooPYBoE
vo di autoapprendimento, informazione e formazione
V
Z
W
>
Z
O
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Associazione Italiana di
Epidemiologia
CONVEGNO NAZIONALE
QUALITÀ ED EFFICACIA
DEGLI INTERVENTI SANITARI
Bologna 19-20 maggio 1993
Società Italiana di Medicina
del Lavoro e Igiene Industriale
56° CONGRESSO NAZIONALE
LIMITI DI RIFERIMENTO
PER GLI AGENTI CHIMICI
Venezia 20-23 ottobre 1993
rif. Rita Giacometti
Servizio di Epidemiologia dei Tumori
Dipartimento di Scienze Biomediche e
Oncologia Umana
tel. 01 I -678872 fax 0 I I -6635267
rif. Istituto di Medicina del Lavoro
Università degli Studi di Padova
via Facciolati, 71 - 35 127 PADOVA
tel. 049-821.6659 fax 049-821.6621
AIDII - Associazione Italiana
degli Igienisti Industriali
12° CONGRESSO NAZIONALE
Giulianova (Teramo) 17- 19 giugno 1993
Società Italiana di Ergonomia
5° CONGRESSO NAZIONALE
ERGONOMIA E PROGETTO
Palermo 4-7 ottobre 1993
rif. AIDII Servizi
fax 02-48006079
rif. Annie Alemani
Società Italiana di Ergonomia
tel. 02-579926 13 fax 02-55 I 87 1 72
Regione Toscana
USL n° 28 - Area Grossetana
in collaborazione con:
Snop
Istituto di Medicina del Lavoro
Università di Siena
con il patrocinio di:
Simli
International Center for
Pesticide Safety (Oms)
CONVEGNO NAZIONALE
LAVORO E SALUTE
IN AGRICOLTURA
Punta Ala 5-8 ottobre 1993
rif. SPISL USL 28
via Cimabue 109
58100 Grosseto
tel. 0564-4855.80
Clinica del Lavoro di Milano
WWDU: WORK
WITH DISPLAY UNITS
Milano: ottobre 1994
rif. AES Congressi
via Scheiwiller I
20139 Milano
tel. 02-55210523 fax 02-57400473
NETWORK EUROPEO
DA SHEFFIELD
A RIMINI
La 5a Conferenza Europea sui rischi
negli ambienti di lavoro si terrà a
Rimini, nel settembre 1994.
La decisione è stata presa dal Network
Europeo nella riunione di Valencia (Spagna) che si è tenuta il 13.2.1993.
A favore della candidatura italiana
(rispetto a quella olandese e irlandese) si
sono espressi tutti i gruppi presenti
(Gran Bretagna, Sheffield Project; Spagna, Commissiones Obreras; Finlandia;
Danimarca).
Le motivazioni sono state concordi sulla
necessità di spostare, per la prima volta
nel SUD dell'Europa la Conferenza, anche per conoscere più da vicino l'esperienza italiana.
Per l'organizzazione della Conferenza
hanno già assicurato il sostegno la Regione Emilia Romagna e le Confederazioni CGIL-CISL-UIL Regionali. Sono
in corso contatti con il Governo della
Repubblica di San Marino.
Il tema generale della Conferenza sarà
"l'organizzazione del cambiamento". La
struttura sarà simile a quella di Sheffield
e cioè concentrata sul lavoro di 10-15
workshops su temi specifici.
Le lingue ufficiali saranno Inglese e
Italiano.
Al prossimo meeting di Copenhagen,
che si terrà nel maggio 1993 saranno stabiliti in dettaglio i contenuti e gli aspetti
organizzativi.
Graziano Frigeri
37
; -,
D. Alhaique, L. Arduini,
F. Cavariani, G. Costa,
L. Della Torre, G. Pianosi
ATLANTE DEGLI INFORTUNI
SUL LAVORO IN ITALIA
Ediesse
Roma, 1992
Il 3 dicembre 1992, nel corso di una
conferenza stampa tenutasi a Roma
presso l'hotel Jolly è stato presentato
l'Atlante degli infortuni sul lavoro in
Italia, realizzato a cura dell'INCACGIL. Si tratta di un volume di non trascurabile mole in cui si analizzano i dati
relativi ai poco meno di due milioni di
infortuni
indennizzati
sul lavoro
dall'INAIL nel biennio 1988-1989. Lo
stesso titolo dell'opera rivela come
l'approccio seguito sia quello degli
Atlanti, sperimentato negli anni scorsi in
Lombardia, in Piemonte e nel Lazio e
fatto proprio anche dal progetto di sistema informativo per la prevenzione
ISPESL-Regioni (SIPRE).
Rispetto agli Atlanti regionali, è stato
fatto un notevole sforzo per rendere
quanto più agevole possibile la lettura
dei dati per consentirne la fruizione
anche al di fuori della cerchia degli
addetti ai lavori in senso stretto.
Prima di illustrare i contenuti e la struttura dell'Atlante, si riportano alcuni
passi tratti dalla sua Introduzione che
chiariscono il senso complessivo
dell' iniziativa.
"Il fenomeno degli infortuni sul lavoro
comporta tuttora perdite umane intollerabili per una società civile e costi
sociali ed economici rilevanti, che
potrebbero in gran parte essere evitati.
Tuttavia il problema degli infortuni sul
lavoro continua a preoccupare le parti
sociali e le istituzioni solo nelle fasi
38
acute, sull'onda dell'emozione suscitata
da incidenti di particolare gravità (...).
Quello di una conoscenza non episodica
del fenomeno infortunistico per intervenire in modo orientato sui fattori di
rischio è un aspetto non secondario del
problema complesso della prevenzione
degli infortuni sul lavoro. (...).
L'INCA-CGIL ha realizzato l'Atlante
degli infortuni sul lavoro in Italia con
l'obiettivo di contribuire all'opera di
tutela della salute dei lavoratori attraverso un'analisi dei dati INAIL mirata ad
identificare, nelle province e nelle regioni italiane, profili di rischio nei diversi
settori lavorativi, inquadrando questi
ultimi secondo il punto di vista del sindacato.
Lo scopo fondamentale dell'Atlante è
quello di mettere a disposizione delle
organizzazioni sindacali uno strumento
da utilizzare per intraprendere iniziative
mirate a perseguire obiettivi concreti di
prevenzione e a garantire reali condizioni di sicurezza nel lavoro. Ciò vuol dire
che quanti, tra i sindacalisti ai diversi
livelli di responsabilità (dal segretario
nazionale di categoria al delegato
d'azienda), vorranno affrontare con le
organizzazioni imprenditoriali e le strutture competenti della pubblica amministrazione programmi d'intervento nella
lotta contro gli infortuni sul lavoro,
potranno trovare nell'Atlante un valido
ausilio per stabilire priorità e indirizzi di
queste azioni.
L'Atlante non dà informazioni sull'andamento nel tempo del fenomeno infortunistico né da esso possono essere tratte
risposte preconfezionate su come evitare
gli infortuni sul lavoro. Fornisce invece
informazioni utili a rispondere a due fondamentali domande:
a) dove, in quali aree geografiche e in
quali settori lavorativi è più importante
intervenire?
b) come accadono gli infortuni e, quindi,
su quali fattori occorre indagare per cercare di ridurne la frequenza e la gravità?
L'Atlante, come ogni altro strumento, è
affidato quindi alla capacità del lettore di
saperlo e, soprattutto, di volerlo usare".
Quanto al contenuto, i quasi due milioni
di infortuni indennizzati negli anni
1988-1989 (con quasi 4 mila casi mortali
ed oltre 100 mila con postumi perma-
nenti) sono stati anzitutto analizzati,
separatamente per l'industria, l'artigianato e l'agricoltura, in riferimento al
livello di gravità, all'età e al sesso, alla
qualifica assicurativa, alla lavorazione,
alla provincia ed alla regione di accadimento.
A questo quadro analitico generale,
espresso attraverso indicatori di facile ed
immediata lettura, segue l'analisi per
settori lavorativi condotta ad un livello
di grande dettaglio (19 grandi aggregati
e 113 comparti specifici).
Una sezione dell'Atlante, denominata
"Vocabolario INAIL/Sindacato", presenta una serie di tavole in cui, per ogni
categoria sindacale della CGIL, della
CISL e della UIL, si riportano tutti i
contratti che quella categoria gestisce e
per ciascuno di essi, oltre che per la
categoria nel suo complesso, si indicano
le voci corrispondenti della classificazione INAIL delle lavorazioni. Si è così
creato il raccordo tra la base di dati
INAIL su cui si fonda l'Atlante e la
struttura operativa del Sindacato, cui
l'Atlante è in prima istanza destinato.
Per ognuno di questi 132 settori lavorativi
viene presentata una duplice analisi: geografica (che riporta la distribuzione degli
infortuni per regione e provincia) e per
modalità di accadimento (che illustra le
diverse combinazioni di "forma/agente
materiale" responsabili degli infortuni).
Si è resa così disponibile una enorme
massa di informazioni direttamente utilizzabili per le finalità sopra ricordate:
riconoscere le priorità e definire gli indirizzi delle azioni per la prevenzione
degli infortuni sul lavoro.
Finalità queste che, ovviamente, non
sono esclusive del Sindacato ma che, nel
rispetto dei diversi ruoli ed attribuzioni,
riguardano anche gli Imprenditori e la
Pubblica Amministrazione cui pure
l'Atlante può risultare di grande utilità.
Giovanni Pianosi
"L'Atlante degli infortuni sul lavoro in
Italia" è in vendita al prezzo di 60.000
lire e può essere chiesto direttamente
all'editore rivolgendosi a:
EDIESSE s. r.1.
Via dei Frentani 4/A
00185 ROMA
tel. 06-44870325
Inoltre, tutti coloro che sono interessati
ad iniziative sugli infortuni sul lavoro che
prevedano anche l'impiego dell'Atlante,
si possono rivolgere per i relativi accordi
a:
Diego Alhaique
INCA-CGIL
Via Paisiello 43
00198 ROMA
tel. 06-85563281
Regione Lombardia
Snop
AREE INDUSTRIALI DISMESSE
Caratterizzazione dei rischi ambientali e
standards tecnici per la messa in sicurezza e la bonifica degli impianti.
Pubblicato dalla Regione Lombardia
Settore Sanità e Igiene
giugno 1992 pgg. 90
"La tendenza alla deindustrializzazione di
vaste aree un tempo caratterizzate da
un'alta densità di insediamenti produttivi
ha portato alla ribalta il problema della
bonifica e del loro recupero per altre utilizzazioni. Gli interventi necessari presentano consistenti risvolti di natura igienico-sanitaria ed ambientale, connessi alla
valutazione, la messa in sicurezza e la
bonifica delle diverse fonti di rischio:
rifiuti abbandonati, serbatoi, reti fognarie, impianti e sostanze pericolose, apparecchi a pressione..." dall'introduzione al
volume.
Questo prezioso e spartano volume
nasce come frutto della tenacia e del
lavoro di una parte del gruppo SNOP sul
comparto della chimica (il famoso sottogruppo sulle "aree dismesse" che purtroppo sarà sempre più utile!), di funzionari regionali e operatori dei servizi e
presidi delle USSL lombarde.
Vi si scorge una preziosa interdisciplinarietà nell' attenzione dedicata sia alle
condizioni di lavoro del personale incaricato della bonifica che alle procedure
operative per lo studio dell'area (vulne-
rabilità, caratteristiche idrogeologiche e
morfologiche...), la caratterizzazione dei
problemi ambientali con le relative tecniche di campionamento e degli interventi per la messa in sicurezza, la bonifica e la rimozione delle possibili fonti di
rischio: serbatoi di stoccaggio fuori terra
ed interrati, vasche, reti fognarie, pozzi
perdenti, impianti ed apparecchiature,
coibentazioni, materiali in cumuli, in
contenitori o interrati.
Il manuale è rivolto soprattutto agli operatori delle USSL e a chi deve fare la
prima valutazione del rischio ambientale
in un' area potenzialmente inquinata, fornendo appunto degli standard tecnici, dei
criteri di intervento anche per individuare delle priorità di bonifica.
I progetti di bonifica sia di iniziativa privata che pubblica devono essere eseguiti
sulla base di un progetto approvato dagli
organi di vigilanza e di controllo: servizi
e presidi USL e Anuninistrazione
Provinciale competente per le leggi sui
rifiuti utilizzate anche per la materia del
recupero ambientale.
Le aree dismesse - in questo periodo di
recessione - rischiano di essere purtroppo un settore di intervento diffuso.
Il manuale può essere richiesto a
Regione Lombardia:
Settore Sanità ed Igiene, via Fabio Filzi
24 Milano
(all'attenzione di Simonetta Chierici) fax
02/67653155
Dossier ambiente n° 19
CEE: IL V PROGRAMMA
D'AZIONE SULL'AMBIENTE.
terzo numero del filo diretto
con il Parlamento Europeo.
Lire 15.000
Non ci capita spesso di recensire i materiali dei cugini di Ambiente e Lavoro,
perché la loro capacità di "invasione" è
talmente alta da considerare impossibile
non avere una, ma due o tre copie di
Dossier Ambiente sulla scrivania di ogni
Servizio di prevenzione.
Crediamo sia utile invece richiamare ai
più distratti questo altro filo diretto con
la CEE, uscito puntualmente dopo i
primi due (Dossier Ambiente n° 16 e 17)
sulle direttive sulla salute e sicurezza nei
luoghi di lavoro, ai quali SNOP ha
ampiamente collaborato.
Dossier Ambiente n° 19 raccoglie il
Programma di azione e le strategie sulle
politiche ambientali per uno sviluppo
"sostenibile" della Comunità Europea.
Lo scenario universale è oramai chiaro a
tutti: valanga di rifiuti urbani e industriali, crescente inquinamento di fiumi e
mari, degrado esponenziale dell'ambiente urbano, abbandono delle colture... per
tacere dell'effetto serra, del buco
dell'ozono, della deforestazione o della
desertificazione.
I temi del 5° Programma CEE sono economia e ambiente nei settori chiave:
industria, energia, agricoltura, trasporti e
turismo.
Miglioramento dei dati, investimento in
ricerca (dal perfezionamento tecnico dei
veicoli ai carburanti, alle bonifiche, al
risparmio energetico...), informazione e
formazione, migliore gestione delle
risorse, programmazione: queste le linee
trainanti.
Per ogni settore il programma entra nel
merito dei provvedimenti fino al 2000,
degli strumenti, dei tempi e degli attori.
Da leggere soprattutto in questo periodo,
nel meschino clima di casa nostra tra
tangenti ambientali e referendum qualunquistici, per dare ulteriore dignità a
quello che molti cercano di fare.
Da richiedere a Ambiente e Lavoro
tel. 02-26223120
fax 02-26223130
39
be prestarsi anche ad analisi retrospettive su casistiche accumulate tra le proprie
carte, ma mai poi approfondite. In altre
parole l'applicabilità del modello alle
informazioni raccolte in inchieste infortuni svolte in passato potrebbe rappresentare un buon indicatore di adeguatezza tecnica dell'inchiesta stessa.
"...attrezzarsi per pianificare e produrre
immagini esplicative secondo le tipologie illustrate, confrontarle tra di loro,
mettere in fase per quanto possibile gli
eventuali processi trasformativi da queste derivati, utilizzare i metodi che la
statistica e l'epidemiologia mettono a
disposizione per attestarsi su livelli sempre più robusti di generalizzabilità.
Senza illusioni di produttività universali,
ma oltre i limiti di un pensiero locale
totalmente autoreferenziale. A chi è interessato a tentare questo cammino è
rivolto, in definitiva, questo volumetto" .
L. Arduini, R. Lionzo,
G. Pianosi, M. Scinardo
SBAGLIANDO S'IMPARA
GUIDA ALLA CONDUZIONE
DELLE INCHIESTE INFORTUNI
USSL 70 - Legnano UOTSLL
Settembre 1992
Se uno dei cardini di una efficace Quality
Assurance è rappresentata dall'esistenza di
procedure chiare, condivise, ben descritte,
allora questa pubblicazione dei colleghi di
Legnano rappresenta un contributo fondamentale nel campo delle cosiddette
Inchieste Infortunio. Come si cercò di
mettere in evidenza nel seminario di
Bologna dello scorso dicembre, per poter
"valutare" la qualità di ciò che facciamo,
partendo per esempio dal versante della
correttezza delle procedure adottate,
abbiamo bisogno di riconoscerci in una
pratica di lavoro che sia condivisa, che
rappresenti il "far bene" del proprio
mestiere. Il manualetto di cui stiamo
Alberto Baldasseroni
parlando è proprio questo, in un campo
in cui finora mancavano strumenti di
qualsiasi tipo per una valutazione della
qualità. Scritto da operatori al corrente Sir Arthur Conan Doyle
sia del dibattito internazionale sul tema, DOTTORI
che della pratica quotidiana di lavoro sul storie di vita medica
campo, offre un modello per la condu- ed. MetroLibri
zione di inchieste infortuni utile non solo pgg. 120 lire 25.000
per gli operatori pubblici, ma valido
anche per quegli addetti alla sicurezza "Nonostante la storia della letteratura
che, per ora, raramente incontriamo preferisca dimenticarne la vasta ed etenelle aziende. La griglia di informazioni rogenea produzione, Sir Arthur Conan
da raccogliere e registrare, raggruppate Doyle non fu soltanto il creatore del più
in sei categorie (l'attività dell'infortuna- famoso inquilino di Baker Street, ma
to; l'attività di terzi; le attrezzature, le anche (e soprattutto) uno scrittore di
macchine, gli impianti; i materiali; gradevole finezza e di enorme talento,
l'ambiente; i mezzi di protezione indivi- capace di dipanare le sue trame attraduali) consentono di rendere cosciente verso intriganti racconti polizieschi e
un processo mentale che i più esperti tra fantastici, misurati ed accattivanti
gli operatori implicitamente compiono romanzi storici e di avventure..." dalle
ogni volta che affrontano la ricostruzio- note di post-fazione di Luigi Bernardi.
ne di un evento infortunistico, qualsiasi Sempre nelle preziose stanze del
sia la fonte di innesco di tale attività.
Castello di Belgioioso, alla Mostra dei
Una ricca e tempestiva "casistica" corre- Piccoli Editori, sono stata attirata da
da il testo passo dopo passo, rendendo questo libro, splendidamente illustrato
un grosso servigio alle possibilità di da Stefano Ricci. Una serie di racconti
apprendimento del lettore. Il libretto su casi clinici, figure familiari nella loro
infine si chiude con un breve esercizia- universalità, in una atmosfera ombrosa
rio, le cui soluzioni sono riportate nelle dove anche Sherlock Holmes si trovepagine conclusive del testo. Qualcuno rebbe a proprio agio.
potrà obiettare sulla mole di lavoro che Il "dottor" Conan Doyle ancora una
affrontare un'inchiesta infortunio con volta riesce a "centrare" con l'infinita
questo metodo comporta, ma a tale obie- intelligenza dell'ironia e del realismo, la
zione si possono a mio parere contrap- presunzione, il cinismo, l'umanità,
porre alcune considerazioni. La prima è l'insicurezza sulla vita e la professione
svolta preliminarmente dagli stessi auto- medica. Da leggere e regalare.
ri, che non auspicano l'assunzione del
modello proposto in maniera indiscrimiLaura Bodini
nata, ma eventualmente per settori produttivi, per esigenze specifiche, insom- Se non lo trovate in libreria, chiedetelo
ma in maniera guidata. Un'altra conside- alla Casa Editrice MetroLibri,
razione che mi sento di suggerire è data via Russo, 42
dal fatto che, purché l'inchiesta sia stata 40068 San Lazzaro di Savena (BO)
ben condotta, il modello proposto potreb- fax 051-625.79.55
40
DIRETTIVO SNOP MA ZO 93
EMILIA ROMAGNA
Graziano Frigeri
(presidente SNOP)
SMIPL - USL n. 7
via Toschi, 3
43013 Langhirano PR
Tel. 0521/858163-852710
Fax 0521/853723
T
Eva Francesconi
(segretario regionale)
SMIPL - USL n. 37
c.so Beccarini, 16
48018 Faenza RA
Tel. 0546/673755
Fax 0546/664789
Luigi Salizzato
USL n. 39
via Fiorenzuola, I
47023 Cesena FO
Tel. 0547/352483
VENETO
Emilio Ciprani
(segretario regionale)
SPISAL - USL n. 26
via Foro Boario, 28
37012 Bussolengo VR
Tel. 045/6700500
Marcello Poti
SPISAL-USSL n. 20
via P. Cosma, I
35012 Camposam° PD
Tel. 049/5790500
PIEMONTE
VALLE D'AOSTA
Andrea Dotti
(segretario regionale) '
SISL - USSL n. I
via Lombroso, 16
10125 Torino
Tel. 01 I /6698822
Fax 01 I /6503149
LIGURIA
Rossellà D'Acqui
(segretario regionale)
USL n. I O
via Jori, 30/A
16159 Genova
Tel. 010/7301310- I
TOSCANA
Domenico Taddeo
(segretario regionale)
SPISLL - USSL n. 17
viale Europa
56022 Castelfranco Sotto PI
Tel. 057 I /269625
Fax 057 I /269649
Claudio Calabresi
(ufficio di presidenza)
UOISAL n. 18
corso Genova, I O
16043 Chiavari GE
Tel. 0 1 85/32926 1
Fax 0185/329283
FRIULI
Cristina Driussi
(segretario regionale)
USL n. 6
via Sottomonte, 8
33038 S.Daniele del Friuli UD
Tel. 0432/955674
Fax 0432/949355
LOMBARDIA
Laura Bodini
(vicepresidente SNOP
direttore della rivista)
CALABRIA
Cirillo Bernardo
(segretario regionale)
UOML
via Discesa Poerio, 3
88 100 Catanzaro
Tel. 0961 /8871 I I
Fax 096 I /747556
MARCHE
Giuliano Tagliavento
(segretario regionale)
Settore Med. del Lavoro
USL n. 13
vicolo Talleoni, 2
60027 Osimo AN
Tel. 07 I /7130330
Fax 07 1 /7 1 30209
UMBRIA
Armando Mattioli
(segretario regionale)
via del Campanile, 12/A
06034 Foligno PG
Tel. 0742/20502
Elio Tagliabue
(segretario regionale)
UOTSLL - USSL n. 12
via Cavour, I 0
22063 Cantù CO
Tel. 03 I /705330 '
Fax 031 /715716
SARDEGNA
Antonio Omnis
(segretario regionale)
USL n. 15
via Tirso, 71
09037 S. Gavino CA
Tel. 070/9375204
Enrico Cigada
(tesoreria)
• Servizio n. I - USSL n. 65
via Oslavia, I
20099 Sesto S. Giovanni MI
Tel. 02/2499625
Fax 02/26223083
Felice dell'Armi
(segretario regionale)
USL n. 4
C. da Riverano
83024 Monteforte Irpino AV
Tel. 0825/203 I68
LAZIO
Aurora Di Marzio
(segretario regionale)
USL RM/7
viale della Letteratura, 14
00144 Roma
Tel. 06/5922707
UOTSLL - USSL n. 65
via Oslavia, I
20099 Sesto S. Giovanni MI
Te!. 02/249963 I
Fax 02126223083
-4Nr
CAMPANIA
ABRUZZO
Silverio Gatta .411
(segretario regionale)
Servizio Medicina del Lavoro
via della Stazione
65026 Scafa PE
Tel. 085/8541276
PUGLIE
Fulvio Longo
(segretario regionale)
USL BA/ 14
via Lecce, 5
70010 Casamassima BA
Tel. 080/674832
ALTRI RIFERIMENTI
Antonio Cristofolini
Servizio Medicina del Lavoro
via Malta, 6
38100 Trento
Tel. 046 I /230030
Stefan Faes
via Amba Alagi, 5
39100 Bolzano
Tel. 047E /2865ì0;,
4
Francesco Garù ...Igiene del Lavorò
via Vaccaro, 5
90145 , Palermo
Tel. 09 I /696328
Sergio Scorpio
via Conca Casale, 15
86079 Venafro IS
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Marzo 1993