Rivista trimestrale della società nazionale degli operatori della prevenzione NUMERO 26 MARZO 1993 redazione Milano via Mellerio, 2 Autorizzazione Tribunale di Milano n. 416 del 25.7.86 Spedizione in abbonamento postale gruppo IV (70%) Rivista trimestrale della società nazionale degli operatori della prevenzione SOMMARIO NUMERO 26 MARZO 1993 EDITORIALE Prevenzione futura o futuro della prevenzione? di Laura Bodini CORSIVO Snop sei tu di Giallolimone LETTERE Una lettera di Paolo Vineis CONTRIBUTI Pro o contro un referendum di Edoardo Bai Auditing ambientale di Carlo Bossi Presidi Multizonali di Gianni Borroni Il dipartimento di prevenzione a cura della Sezione Veneta 277, le prime pronunce della Cassazione di Angelo Culotta I 3 4 In copertina Forgia di Vulcano (1949) di Giorgio De Chirico Il pensierino Siamo nell'anno 750. Alcuni uomini hanno scaldato un ferro per poi riuscire a piegarlo con il martello, ottenendo lo strumento di cui hanno bisogno. 15 EUROPEAN OUTLOOK Robotics experts meet in Florence by Bernard Robinson Planning for inspection by Stefano Silvestri 19 LE NOTIZIE Dal Parlamento Dalla Consulta spedi in abbi postati gruppo IV(70%) Stampa: Cooperativa Editoriale "Nuova Brianza 22065 Cassago Bea ((lo) Tel. 03919210981 - 3 linee r.a 3 SCHEDE REGIONALI Piemonte a cura di Roberto Calisti INIZIATIVE SNOP II giudizio Snop sul decreto 502/92 di Graziano Frigeri Vrq: eppur si muove di Alberto Baldasseroni Autori77a7ione Tribunale di Milano n. 416 del 2517186 Direttore respons.: Giancarlo d'Adda Direttore: Laura Bodini Vicedirettore: Alberto Baldasseroni Prog.grafico e disegni: R. Maremmani Redazione: Milano, via Mellerio 2 22 32 CONVEGNI CONGRESSI & C. 37 IN POLTRONA 38 Newsnop Fino ad ora abbiamo ricevuto solo giudizi positivi sulla nuova veste di Snop. Coloro che hanno delle critiche da fare sono quindi benvenuti, soprattutto se le fanno in fretta, in modo da arrivare rapidamente a un assetto definitivo. Importante Vi comunichiamo ancora che Snop ha aperto uno sportello informazioni presso l'Istituto Ambiente Europa via F. Filzi, 15 - 20126 Milano tel. 02/27002662 fax:02/27002564 „ - - - sa-a'-C0 Abbonamenti Lire 20.000 per quattro numeri Lire 30.000 per otto numeri Tramite versamento postale su cc n. 20012407 intestato a SNOP - Società nazionale - via Ciamician 2, Bologna, indicando la causale del versamento e l' indirizzo a cui spedire la rivista. Prezzo di un numero lire 5000 Dallo statuto SNOP Art. 1 - E' costituita l'Associazione denominata "Società Nazionale Operatori Prevenzione", in sigla SNOP, con finali scientifiche e culturali e con l'obiettivo - promuovere conoscenze ed attività c sviluppino la prevenzione e la tutela del benessere psicofisico dei lavoratori e de popolazione in relazione ai rischi derivanti dall'attività produttiva; - sostenere l 'impegno politico e culturale per lo sviluppo di un sistema integrato di servizi pubblici dì prevenzione negli ambienti di vita e di lavoro, finalizzato alla rimozione dei rischi derivanti dalle attività produttive; -favorire lo scwnbio di esperienze e informazioni fra gli operatori ed il confronto sulla metodologia ed i contenuti dell'attività per raggiungere l'omogeneità delle modalità di intervento e della qualità di lavoro a livello nazionale; - promuovere un ampio confronto con le istituzioni, le forze sociali e le altre Associazioni scientifiche su questi temi; diffondere l'informazione e la cultura della prevenzione. IN QUESTO NUMERO Molti i contributi in questo numero, quasi uno speciale sul nuovo Decreto Sanità, contributi soprattutto sui temi della tutela dell'ambiente, in uno sforzo collettivo di elaborazione sul futuro dei servizi di prevenzione. E' una lotta questa che a volte può sembrare impari; in una situazione di recessione e di dismissione le condizioni di lavoro e la tutela dell'ambiente sembrano in secondo piano: salvare le esperienze innovative e riuscite, lavorare insieme, uscire dai gusci in questo clima di bufera non è facile, ma necessario. DOC riprenderà sul numero 27, se le magrissime finanze della associazione ne permetteranno l'uscita. I gruppi di lavoro SNOP, dopo lo sforzo degli anni passati, sembrano ripiegarsi in una routine che speriamo dignitosa. Occorre forse lavorare di più "in rete", utilizzando informazioni, fax e telefono. Sempre scarse le notizie dalla periferia dell'(ex-) impero. PREVENZIONE FUTURA O FUTURO DELLA PREVENZIONE? di Laura Bodini NEL PROSSIMO NUMERO Editoriale Le conclusioni Bologna del Convegno di Contributi Cause di mortalità tra differenti quartieri: quale intervento per i servizi di sanità pubblica, a cura dell'Osservatorio Epidemiologico della Regione Lazio Iniziative SNOP Il Convegno su VRQ e sistema informativo. Le direttive CEE sull'ambiente. L'iniziativa su apprendisti e minori. Progetto sostituzione dei solventi nell'industria grafica. Punto sull'edilizia. Il Decreto Legislativo n. 502 De Lorenzo - Amato non ci piace. Non siamo gli unici, in verità, ad avere seri dubbi. Intere Regioni stanno ricorrendo alla Corte Costituzionale; si andrà probabilmente a un referendum abrogativo (su alcuni articoli o su tutto il decreto) auspicato da molte forze. Il Sindacato, ad iniziare dalla CGIL, si è diviso tra gli entusiasti (Cazzola) e gli altri, purtroppo più silenziosi, soprattutto a livello nazionale. I partiti di opposizione, dopo la scelta aventiniana e natalizia di non aprire un vero scontro non solo in commissione ma nel paese, stanno presentando proposte di modifica, di referendum, di revoca. In molte Regioni si sta cercando comunque di gestire al meglio quanto disposto e il Parlamento dovrà comunque affrontare le prossime scadenze fissate dal Decreto: 1 marzo: riorganizzazione degli ospedali in aziende - 30 aprile: protocolli Università-Usl 30 giugno: riorganizzazione delle Usl in Aziende - 31luglio: pubblicazione del Piano Sanitario Nazionale. Come Snop autonomamente e insieme al collaudato cartello di "remediatori", Ambiente e Lavoro, Magistratura Democratica, ci siamo mossi puntualmente, tempestando di fax sottosegretari di Stato, parlamentari del Patto, segreterie e gruppi sanità dei partiti, Ministri di Sanità ed Ambiente, Presidenza del Consiglio, CGIL CISL UIL, Legambiente... durante il brevissimo periodo del blitz tra Governo (testo sul Sole 24 ore del 3.12.92), Commissioni Sanità del Senato e Affari Sociali della Camera, Parlamento e Governo per il testo finale (Sole 24 ore del 27.12.92 e poi G.U. con il n. 502). Questa insistenza ci ha fruttato una audizione collettiva alla Camera il 4 febbraio. Cosa abbiamo sostenuto lo potete trovare più estesamente a pagina 22. Per quanto riguarda il nostro campo di intervento si può registrare nel Decreto 502 il totale disinteresse, verificabile dalla assenza anche del solo termine prevenzione nei vari articoli (ad eccezione del primo!) sino all'ambiguità della formulazione dell'articolo 7, frutto della potente lobby dei PMP romani e dello spauracchio del qualunquistico referendum degli Amici della terra (di quella terra soprattutto dove crescono i garofani, vista la loro collocazione parlamentare). 1 Il disinteresse è rilevabile anche dalla ca attiva delle malattie professionali, lettura degli Atti Parlamentari (vedi all'accesso alle banche - dati sulle Camera dei deputati XI Legislatura, Iter sostanze, allo studio delle soluzioni, al del Riordino della disciplina in materia coordinamento con i magistrati o alla promozione di un modo "dipartimentasanitaria, pubblicati il 21.1.1993). Non sono presi in considerazione i vari le" di affrontare i nuovi insediamenti, ai emendamenti sulla materia e sull' artico- progetti-obiettivo per settori ad alto lo 7 ben pochi sono stati gli interventi: rischio (agricoltura, edilizia, concia, chisu circa 100 pagine di Atti Parlamentari, mica), non così sembra per altre aree meno di due riguardano tutta l'area della della sanità pubblica. Il nostro lavoro, in questi anni, si è innoprevenzione. In molte Regioni SNOP, prima del vato, modernizzato, pur tra le mille diffiConvegno nazionale di Bologna, ha coltà. organizzato riunioni e assemblee con gli Negli altri servizi ci sono molte espeoperatori, ottenuto incontri con le rienze positive (un esempio per tutti: Amministrazioni regionali, promosso l'intervento su SNOP 20 dei colleghi con parti del Sindacato prese di posizio- veterinari toscani), ma il profilo e ne precise, riformulando un articolo 7 l'intensità del confronto è ancora insufficiente anche per distrazione della semche tenesse conto di alcuni capisaldi: - promuovere una legge unica per PMP e pre silente "nuova" SNOP. La stessa Società di Igiene sta attraverDipartimenti; - assicurare che nei Dipartimenti di pre- sando quel dibattito che nei decenni pasvenzione entri anche il PMP ma con fun- sati ha pervaso l'Associazione sorella zioni di supporto e non di coordinamen- nel campo della medicina del lavoro: l'adeguamento a bisogni nuovi, la necesto tecnico; - garantire che i Direttori generali siano sità di interdisciplinarietà, l'abbandono misurati anche sulla capacità di mettere dell'accademismo, il punto di riferimenin piedi i servizi definiti dall'articolo 7, to nel territorio sino alla promozione del con un budget vincolato del 10% per le cartello antireferendum ambientale. attività di prevenzione (Fondo al quale Perché continuare a fare i libretti sanitari anche il Ministero dell'Ambiente e gli in modo così vetusto, piuttosto che conall'Ecologia frontarsi sul sistema informativo regionali Assessorati dovranno contribuire visto che si parla ambientale territoriale; come qualificare l'intervento di tutela degli alimenti (o finalmente di multireferenzialità). A proposito (vedi Notizie ISIS n. 4) la lasciare campo libero solo ai blitz dei quota di spesa corrente, quindi soprattut- NAS?); fare finalmente informazione ed to il personale, destinata alla prevenzio- epidemiologia. ne, sarà circa di 80.000 lire pro-capite, Un compito per tutti: ragionare sulle conche non è certo il 10% del Fondo, come clusioni della recente ricerca dell'Osservatorio Epidemiologico della doveva essere! Ognuno comunque può fare i conti: ad Regione Lazio sulle differenti cause di esempio ogni 100.000 abitanti la quota mortalità tra quartieri popolari (Prenestino, di finanziamento da destinare ai servizi e Casilino e Tiburtino) e "benestanti" presidi di prevenzione è di 8 miliardi (Parioli, Prati, Trieste), a Roma. Si scoali' anno. Ma non si tratta solo di disquisire di ingegneria istituzionale: oggi occorre con ancora più urgenza affrontare il problema dell'etica e della professionalità, e quindi della formazione e della verifica di qualità, della trasparenza del lavoro, e del loro contrario, l'ignoranza arrogante, la sciatteria burocratica e la corruzione nella Pubblica Amministrazione. I nostri servizi non se sono immuni. In un momento così difficile occorre lavorare con maggior rigore e professionalità, con programmi "visibili" in tutti i settori della prevenzione: dalla tutela dell'ambiente alla sanità pubblica, dall'igiene degli alimenti alla veterinaria, alla medicina del lavoro. Ma se in questo ultimo campo il confronto tra gli operatori sui metodi e sui contenuti è stato serrato (anche grazie a SNOP!), e si pensi al sistema informativo territoriale sulle imprese, agli interventi per comparto produttivo, alla ricer- 2 prirà così quale spazio hanno le cause legate alla alimentazione, al fumo, all'igiene, alla conoscenza dei servizi. Ma quale spazio di intervento hanno i nostri servizi sulle "morti evitabili"? Occorre renderci conto che nella sanità pubblica diminuiranno le autorizzazioni e le verifiche a "finto tappeto", per lasciare posto ad autovalutazioni, all'auditing ambientale e di processo, alla responsabilità di costruttori, imprenditori e professionisti e che la Pubblica Amministrazione dovrà essere in grado di essere sempre più interlocutore qualificato e responsabile. Insomma l'opposto di quanto si fa. Oggi infatti si lascia il lavoro routinario al pubblico (tipica la verifica periodica di impianti che potrebbe e dovrebbe fare benissimo un elettricista professionista!) e si regala al privato (interessato!) il lavoro qualificato di risposta integrata, ad esempio una valutazione di impatto ambientale, che dovrebbe invece garantire al cittadino un parere indipendente. Cosa è e cosa dovrà essere la prevenzione ed il ruolo dei servizi pubblici di prevenzione nel 2000 o almeno nel 1993: questa è la sfida e questo numero della rivista getta alcuni ami. Vogliamo sperare che i pesci rimasti, non ancora soffocati dall'inquinamento della rassegnazione, abbocchino. IL GATTO SATURNINO Anche gli antenati di Fabbricat non se la passavano bene "Il detrito dell'ossidazione de' caratteri nuovi è la causa della colica saturnina in qualche stampatore improprio e trascurato. Una volta che i caratteri copronsi dell'inchiostro da stampa, questo nocevole accidente sarebbe prevenuto. Ma fu asserito (e sia detto ben di fuga) essere difficile allevar gatti in siffatti locali; divenir questi rognosi e matti, e venir presi da vomito ogni volta che mangiano topi; i quali, a quel che sembra, sarebbero dunque come loro saturi di piombo". Da: Enrico nobile De' Betta di Castel Malgolo (Tirolo italiano) Sulle professioni considerate come cause di malattie - Dissertazione inaugurale Tesi di Laurea dottorale in Medicina nell'I.R. Università di Pavia Nel mese di Settembre 1849 Pavia Tip. Fusi e comp. SNOP SEI TU Peppino è un piccolo produttore di pomodori; se ha un problema nel campo sa a chi pensare: a snop. Snop è dalla parte di Peppino. Rosina lavora nella fabbrica di calze; il rumore è assordante e la polvere la tormenta, ma lei volge la mente a snop. Snop è dalla parte di Rosina. Maria è disoccupata e non arriva alla fine del mese, ma è sicura di una cosa: di snop. Snop è dalla parte di Maria. Clara non digerisce la pizza con i peperoni e quando le capita di mangiarne troppa ricorre a snop. Snop è dalla parte di Clara. Ariberto è allergico al pelo del suo baio; prima di montarlo si ritira idealmente con il gruppo di lavoro snop. Snop è dalla parte di Ariberto. Petra verso le tre di notte viene presa dal terrore dei ladri; allora si figura snop e si addormenta beata. Snop è dalla parte di Petra. Oronzo si è trovato diciotto albanesi accampati nell'orto e li guarda sorridente perché entro sera snop risolverà i problemi suoi e anche quelli degli albanesi. Snop è dalla parte di Oronzo e degli albanesi. Ambrogio ha una piccola impresa di pulizie e invece di pagare il pizzo volge il pensiero a snop: beato lui. Snop è dalla parte di Ambrogio. Giampiero e Giampaolo sono due gemelli. Il primo lavora poco e male, il secondo tanto e bene. Entrambi sono tranquilli perché uno è certo che snop risponderà delle sue mancanze, l'altro intuisce che snop diffonderà i suoi lavori. Snop è dalla parte di Giampiero e Giampaolo. Pierdomenico vede che il sistema si sfascia, che c'è la recessione e la riscossione, la caduta del regime e dei capelli, la mazzetta e la mazzata, ma sa anche che c'è snop. Lui sa che snop non è di questo mondo, lui sa che snop tutto vede e a tutto provvede. Come è felice Pierdomenico. E come sono felici Peppino,Rosina, Maria, Clara, Ariberto, Petra, Oronzo, Ambrogio, Giampiero e Giampaolo. Loro sanno che snop intuisce più che sapere e loro più che scrivere, comunicare, agire, pensano! Che beata condizione: come li invidiamo. Il partito non c'è più? C'è Snop! Il sindacato non c'è più? C'è Snop! Le istituzioni non ci sono più? C'è Snop! La morosa non c'è più? C'è Snop! Snop sei tu, che posso fare di più? Giallolimone Ti allego inoltre il primo annuncio del prossimo convegno dell'Associazione Italiana di Epidemiologia, che ti prego di far pubblicare su Snop. Ti ringrazio per l'aiuto e ti saluto affettuosamente. Paolo Vineis UNA LETTERA DI PAOLO VINEIS Cara Lalla, in attesa di parlarti personalmente ad una delle prossime riunioni CLIP, ti sottopongo il seguente argomento: come sai la rivista "Epidemiologia e Prevenzione" ha avuto non poche difficoltà ad uscire ultimamente, per motivi in gran parte indipendenti dalla Direzione. Ora abbiamo contattato un altro editore, che pare fornire maggiori garanzie di efficienza. Uno degli obiettivi del prossimo futuro non è solo quello di garantire un'uscita regolare, ma anche di incrementare il pubblico dei lettori, soprattutto nel campo degli operatori della prevenzione. Le proposte che faccio pertanto alla SNOP, a nome della Direzione della rivista, sono: - di considerare più spesso E & P come un Forum cui sottoporre contributi originali, interventi, editoriali, recensioni o lettere - di utilizzare il notiziario della rivista per la comunicazione di iniziative già avvenute o da avvenire - di indicarci il nome di una persona da includere nel comitato editoriale a nome della SNOP - di indicarci nomi di soci SNOP che possano svolgere lavoro di referaggio per articoli pertinenti - di pubblicizzare la nostra rivista sul Bollettino (questo aspetto andrà concordato con la nuova casa editrice). La lettera di Paolo Vineis arriva per così dire a risvegliare un antico dibattito sul ruolo della rivista - bollettino SNOP e quello di una rivista dei servizi o almeno di uno spazio adeguato al lavoro scientifico dei servizi di prevenzione in altre riviste. Una nota su questo tema la potrete anche trovare sul numero scorso a pagina 39, in una recensione di Franco Carnevale. La rivista che state leggendo e che io ho la fortuna di dirigere dalla sua nascita è innanzitutto quella di un'Associazione. Non sarà mai la rivista dei servizi di prevenzione in cui sarà possibile leggere corposi documenti, ricerche documentate, ampie casistiche, articoli per così dire con tutti i crismi della pubblicazione scientifica (pubblicati però negli atti dei nostri numerosissimi Convegni). E questo non solo per ragioni di spazio. Snop è una anomalia nel panorama delle riviste, ma questa tempestività e agilità sono le sue caratteristiche, una rivista "friendly" sulla prevenzione, molto caratterizzata nell'informalità e nella grafica riconoscibilissima di Maremmani. Sicuramente i contenuti sono andati migliorando nel corso di questi otto anni, ma è ancora più vero che la voce, le esperienze, le ricerche dei servizi non vi possono trovare spazio adeguato. Ed in altre riviste lo spazio autentico è ridotto, senza quelle trasformazioni accademiche e quegli orpelli di paludamento formale che a volte vediamo (ah, maledetti punteggi dei concorsi!) per rendersi "accettabili ". Per questa ragione sono felice della provocazione - proposta di Paolo Vineis, perché se da una parte mi (ci) toglie il peso di "non poter essere", dall'altra parte tende una mano, offrendo una opportunità a quella originale "nuova comunità scientifica" che è nata in questi vent'anni di lavoro sul territorio e a cui SNOP e ognuno di voi ha veramente dato un grande contributo, che deve potersi esprimere mantenendo la specificità e l'autenticità. Come sempre, buon lavoro. Laura Bodini 3 altri tasselli sono noti, e non è di questo, cioè dei partiti, mafia e affari, che vogliamo discutere. E' importante però sapere che la costruzione si regge anche su due altri pilastri: la inefficienza della Pubblica Amministrazione e la sua stretta dipendenza dal potere politico. Pensiamo soltanto all'Ufficio del Catasto, ai controlli sulle evasioni fiscali o allo stesso apparato giudiziario. Lo scontro recente fra poteri dello Stato e Amministrazione Giudiziaria ha portato dopo decenni di denunce ammuffite nel cassetto - a risultati clamorosi, nel nome dell'autonomia dei Poteri. Si tratta, a questo punto, di vedere più da vicino quel pezzo dell'amministrazione statale costituito dalle strutture deputate ai controlli ambientali. Tradizionalmente, in Italia è stata operata la scelta di affidare i controlli formali alla Pubblica Amministrazione, e quelli sostanziali alle aziende. Questa afferma- CONTROLLI AMBIENTALI PRO O CONTRO UN REFERENDUM? Edoardo Bai Fra i tanti referendum sottoposti alla pubblica opinione, quello che vuole sottrarre le competenze sui controlli ambientali alle USSL è probabilmente il meno noto, mescolato com'è agli altri, portatori di argomenti sicuramente più importanti, e comunque oggetto di interesse e dibattito ben più vasti. Una riflessione approfondita su questo particolare referendum è invece necessaria. E' possibile infatti che passi alla chetichella, sull'onda del generale discredito di cui godono le USSL, come il vaso di coccio fra vasi di ferro di manzoniana memoria, lo sfascio di quelle poche, o pochissime, strutture di controllo fin qui messe in piedi con scarsa volontà dallo Stato e tanta fatica da parte degli operatori del settore. Per comprendere la questione, corre l'obbligo di partire da lontano, dalla constatazione che la conferenza di Rio e il ruolo elettorale di Mr. "Ozone" Gore hanno reso evidente qual'è oggi, nel mondo, l'importanza della questione ambientale. Ciò serve ad introdurre una riflessione: proprio questa importanza ha costretto le società industriali a gestire la questione ambientale, in tutti i suoi aspetti, che si chiamino energia, nucleare, inquinamento, o altro. Naturalmente, questa gestione 4 non poteva prescindere dall'organizzazione sociale preesistente; era necessario quindi trasformarla in elemento trainante dello sviluppo sociale, cioè, in altre parole, in business. E' questa l'ambizione dichiarata, ad esempio, del programma elaborato dall' ex-ministro dell' Ambiente Ruffolo. Purtroppo, l'intreccio esistente in Italia fra politica, affari e mafia, non permette percorsi lineari quando si entra nel campo degli affari. E' di questo argomento che parleremo, perché senza comprendere questo intreccio non si possono individuare soluzioni efficaci, neppure nel campo dei controlli ambientali. Il sistema delle tangenti, delle evasioni fiscali e della più generale illegalità non si regge sulla mancanza di leggi; anzi, in molti campi esse sono sovrabbondanti. In molti ormai hanno compreso l'esistenza di un "inquinamento da leggi". Ogni cosa è prevista e normata, ma in modo tale che ogni cosa può essere permessa e vietata, secondo l'interpretazione, e quindi anche l'arbitrio, del funzionario, dell'Ente, della Pubblica Amministrazione. Si consentono così il ricatto e l'estorsione, che costituiscono uno dei presupposti della costruzione di Tangentopoli. Gli zione può apparire bizzarra, ed è effettivamente schematizzata per necessità di analisi, ma è sostanzialmente vera. Basti pensare alla Legge Merli: è l'industria che analizza i suoi reflui, progetta, costruisce e controlla in continuo i suoi impianti di trattamento. Ai PMIP resta il compito di verificare, una volta per tutte, il formale rispetto della legge, dopo l'avvio dell'impianto. Da ciò sfugge qualsiasi valutazione sulla reale efficacia del trattamento e sulle garanzie di continuità; d'altro canto vi si innestano numerose possibili frodi, dalla diluizione alla modifica dei cicli produttivi durante i prelievi per le analisi. Questa scelta ha segnato, finora, lo sviluppo degli Enti deputati al controllo. Vi si troveranno analisti, conoscitori di leggi e regolamenti, burocrati capaci di muoversi nei labirinti della Pubblica Amministrazione, ma non impiantisti, analisti di processo, ecc. Le conoscenze tecniche sono, tranne rare eccezioni, in genere tutte all'interno dell'industria. Le strutture pubbliche di un certo livello, come l'Università o il CNR, hanno esclusivamente questo ambito culturale come possibile riferimento, e indirizzano la stessa ricerca esclusivamente verso esigenze produttive. Di qui la commistione, ai livelli più alti, fra pubblico e privato. Il direttore della sezione "aria" del CNR contemporaneamente consulente del Governo e del Gruppo Pesenti; il titolare di Ingegneria Chimica alla Statale di Milano contemporaneamente consulente della Regione Lombardia e della Montedison, eccetera. A livelli più bassi si ricorre, in caso di necessità, a società private o semi-private di consulenza, dalla SNAM al CISE, da Lombardia Informatica alla Dag e Watson, fino a studi di varia origine e natura per funzioni di stretta competenza dell'Amministrazione Pubblica: piani regionali di risanamento, sistema informativo, etc. Questa organizzazione permette una perfetta divisione di compiti. Ai tecnici sono garantiti congrui compensi - sia dallo Stato che dai privati - e ai burocrati del controllo l'accesso esclusivo alle chiavi che aprono le porte di licenze e permessi; chiavi e porte che vengono perfettamente oliate affinché girino senza alcun rumore disturbante. Gli effetti perversi di questo meccanismo si avvertono soltanto quando, sotto la spinta della pubblica opinione o della necessità di adeguamento a qualche normativa CEE, occorrono elaborazioni tecniche precise e non rassicurazioni formali. In questi casi si abborracciano Commissioni infarcite di consulenti illustri, più o meno gettonati. Queste strutture non possono funzionare con la dovuta continuità e competenza - per il solo fatto che si riuniscono una volta al mese, o meno - e collezionano brutte figure, oppure si limitano a contemplare la loro impotenza. E' il caso, ad esempio, del giudizio tranquillizzante espresso per conto del Ministero dell'Ambiente sulla Farmoplant (una sola settimana prima dell'esplosione del serbatoio di Rogor) o della verifica delle notifiche presentate dalle aziende a rischio in applicazione del DPR 175 (neppure una singola istruttoria è giunta a completamento a fine `92!). Ed eccoci ad un altro meccanismo aureo, sempre più utilizzato per tappare la bocca a qualsiasi critica, che autorizza inoltre incarichi e appalti, affidati a speculatori di ogni tipo, aggirando leggi e normative: l'Emergenza. Questa parola magica apre tutte le porte. Si riconosce la necessità di affrontare la questione in maniera organica, ma in nome di una diabolica teoria dei due tempi, si rimanda questo intervento a un domani che tende all'infinito e si agisce in un presente dilatabile a piacere, ora e sempre, sull'onda lunga dell'urgenza. E' fatale che in questo meccanismo si infilano le grandi cordate industriali accanto a piccoli e medi affaristi, assieme a personaggi come Rossi, Libarna, Jolly Wax e allegra compagnia. Non ci si può allora neppure meravigliare che i capitali resi liberi dalla necessità di riciclare il denaro sporco della mafia vengono impiegati nel lucrosissimo affare dei rifiuti. I giudici che si occupano della questione sanno benissimo che i personaggi implicati, al Nord, in loschi traffici di rifiuti sono gli stessi già incontrati all'epoca dello scandalo dei petroli. Ecco dunque ricostruito l'identico circuito che gestisce l'intera economia italiana. In barba a qualsiasi legge, o al semplice buon senso, la regola sottesa diventa la seguente: chi inquina non paga, anzi disinquina e ci guadagna. Se il quadro fin qui delineato è anche parzialmente esatto, vien fatto di domandarsi quale sia l'utilità e lo scopo di un referendum che proponga la fine dei controlli effettuati dalle USSL. L'uscita di campo delle USSL, infatti, non incide per nulla sul meccanismo perverso sopra descritto, anzi rischia di peggiorarlo, perché elimina dalla scena un soggetto della Pubblica Amministrazione, senza neppure indicare valide alternative. Al contrario, alla luce di quanto sopra detto, nostro obiettivo non può che essere la valorizzazione del ruolo della Pubblica Amministrazione, eliminando o marginalizzando la funzione burocratica, assorbita in parte da meccanismi di autovalutazione, evidenziando e incoraggiando le funzioni tecniche e progettuali, laddove esistono, o creandole ex-novo dove sono assenti. Questo obiettivo non consente scorciatoie, e non sarà certo un escamotage organizzativo, quale quello di affidare tutto alle Province, o di creare un'Agenzia, a risolvere il problema. Occorre invece una ricognizione attenta delle strutture oggi esistenti, perché le forze disponibili, e sono più numerose di quel che comunemente si creda, se poste in grado di operare con efficacia. Ciò presuppone, anche a nostro giudizio, una struttura centrale e una rete periferica di controllo. Importante è accorgersi che l'incontro fra luoghi ove esistono per tradizione alcune conoscenze, quali l'Istituto Superiore di Sanità, o i PMIP (ove sono confluiti parte dei tecnici dell'ANCC e dell'ENPI) e luoghi ove altre conoscenze, per differenti motivi, si sono più di recente venute a formare (le USSL, per l'appunto, soprattutto grazie alla consuetudine con i temi della nocività del lavoro e i luoghi produttivi fonte "anche" di rischio per l'ambiente) può e deve diventare occasione per introdurre, finalmente, nella Pubblica Amministrazione la Cultura della Prevenzione. Questa Cultura è ancora una piantina debole, va coltivata e protetta. Operazioni traumatiche come quella del Referendum rischiano di sradicarla, non foss'altro perché chi ha finora ben operato, spesso contro la volontà dei propri superiori, ha bisogno di qualche soddisfazione, morale si intende, visto che non viene garantito, in quella struttura, alcun sviluppo di carriera. Al di là dell'analisi generale, però, crediamo sia il caso di spendere qualche parola attorno a una questione pratica, perché è avvertibile nell'aria una certa incomprensione fra operatori e movimento ambientalista più in generale, tanto che si assiste sempre più spesso a situazioni paradossali, ove l'opinione pubblica si orienta a favore di operazioni dubbie, e contro uomini e strutture assolutamente estranei al fatto di volta in volta contestato. Ci riferiamo, ad esempio, al favorevole accoglimento della iniziativa del Ministero per l'Ambiente sul DPR 175, nonostante il suo evidente e completo fallimento; oppure all'esposto presentato dai Verdi contro la USSL di Mantova, che aveva di fatto gestito ottimamente il controllo dei reflui idrici Montedison, tanto da indurre il Pretore e vietarne lo scarico in Mincio. Crediamo che ciò sia dovuto ad un approccio piuttosto primitivo di alcuni gruppi locali alla questione ambientale, e alla gestione spesso demagogica di organizzazioni e partiti ambientalisti. Questo approccio è caratterizzato generalmente dal catastrofismo; ne consegue la convinzione dell'impossibilità o inutilità dei controlli, ad eccezione di quelli strumentalmente finalizzati alla chiusura di questa o quell'azienda, o al blocco di questo o quel progetto. Le strutture di controllo non possono, né debbono, condividere un simile approccio. La loro funzione è quella di perseguire violazioni di legge, individuare e analizzare problemi, indicare possibili soluzioni. E' evidente come sia facile, anche se per effetto di una visione miope e demagogica, cavalcare la tigre del malcontento, che in questo senso è molto simile al problema dell'emergenza: in suo nome passa qualsiasi cosa, anche la più ignobile. Crediamo sia il caso, in questa occasione, di rivisitare il motto dell'OMS, di Snop e di Legambiente: pensare globalmente e agire localmente. Il pensiero globale ci dice che abbiamo bisogno di separare la politica dai controlli; di introdurre Tecnica e Cultura della Prevenzione nella Pubblica Amministrazione; di creare una struttura centrale che pensi i grandi problemi e le normative generali, e una rete periferica capillare che operi i controlli col necessario rigore e con la necessaria competenza. 5 L'azione locale ci insegna che tutto ciò che favorisca questi obiettivi è giusto, quando li ostacola è sbagliato. Perciò siamo contrari al passaggio dei controlli ambientali alla Provincia. Le sue strutture tecniche sono troppo invischiate col potere politico per poter essere autonome; la loro capacità tecnica è discutibile. Basti pensare in Lombardia al regalo fatto all'ECODECO, chiamata a gestire il catasto rifiuti, già oggi competenza della Provincia. Vediamo invece con favore una Agenzia Nazionale per la Prevenzione, sul modello EPA, a patto che sia fatta da personale tecnico qualificato integralmente identificato con la Pubblica Amministrazione, a partire, ad esempio, dalle persone più disponibili che già lavorano nell'Istituto Superiore di Sanità, o ENEA, o all'ISPESL, o al CNR, e che non abbiano legami con l'industria. Per gli stessi motivi, siamo a favore della valorizzazione della rete periferica di controllo, oggi dipendente dalle USSL, costituita dai Servizi di Igiene del Lavoro, di Igiene Ambientale e Sanità pubblica. Nel dipartimento di prevenzione siamo contro i doppioni e le reti parallele, che creano false concolTenze e spreco di risorse. Occorre semmai garantire l'utilizzo di un'unica rete di controllo, opportunamente potenziata, da parte di più utenti (Enti Locali, Sanità, Ambiente, Magistratura, Cittadini, Lavoratori). Soprattutto siamo contro il perseguimento di falsi obiettivi, che fanno perdere tempo prezioso e fanno sprecare forze ed energie. Perciò siamo contro il Referendum, che fa credere nella possibilità di risolvere la questione dei controlli con una semplice riorganizzazione delle competenze. Nel breve periodo questa linea d'azione può ben far breccia nella pubblica opinione, alla lunga è destinata a produrre soltanto sfiducia e scoramento. Crediamo sia ora di metter mano ad un Testo Unico delle Leggi sull'Ambiente, che spazzi via il labirinto kafkiano delle normative esistenti. Crediamo sia urgente creare pool di specialisti all'interno dell'Amministrazione Giudiziaria a cui le potenzialità tecniche di strutture come le USSL (dipartimenti di prevenzione e PMP) con le capacità investigative di organismi quali i Nuclei Operativi Ecologici possano riferirsi. I promotori del referendum, e più in generale coloro che sono incaricati di programmare i controlli sull'ambiente, mostrano di solito una cattiva conoscenza sulle funzioni e sulle necessità collegate alla loro esecuzione. Per utilità loro, e per comodità del lettore, si cercherà qui di spiegare brevemente la nostra idea al proposito. Premettiamo di non condividere la con- 6 vinzione che sembra sottesa all'idea di sottrarre i controlli ambientali alle USL. Essa infatti presuppone che la USL effettui, principalmente se non esclusivamente, controlli di tale natura. Si tratta di una idea semplicistica, e per questo motivo è anche sbagliata. Per confutarla, basti l'elenco di alcune delle strutture preposte, che facciamo seguire. 1. Qualità dell'aria. I controlli analitici ai sensi del DPR 203/88 sono effettuati solitamente dai PMIP, che erano (o sono?) strutture della USI, ma non è insolito che qualche Comune, Regione o lo Stato utilizzino altri laboratori di analisi. Esistono inoltre numerosissime centraline di rilevamento gestite da singole aziende, o complessi industriali; si pensi ad esempio alla ME di Venezia. Per il controllo delle emissioni industriali, invece, l'ufficio competente è il CRIA, che è una struttura regionale. 2. Rifiuti In materia di rifiuti (DPR 915/82 e L. 475/88) le competenze sono della Provincia, che le esercita attraverso i suoi Servizi Tecnologici, e solo in casi particolari utilizza personale USL. 3. Risorse idriche Il controllo dello sfruttamento delle falde sotterranee è affidato sostanzialmente al Genio Civile, mentre le analisi delle acque destinate al consumo umano vengono effettuate dai PMIP. 4. Reflui idrici II controllo degli scarichi, L. 319/76, sia civili che industriali, è affidato alle USL. Da pochi mesi, quelli potenzialmente più pericolosi sono competenza della Provincia. 5. Valutazione di impatto ambientale La verifica dei possibili effetti sull'ambiente delle grandi opere, pubbliche o private, è affidata a un comitato interministeriale, coordinato dal Ministero dell'ambiente. 6. Rischi di incidente rilevante Le aziende che effettuano lavorazioni connesse a questo tipo di rischi dovrebbero essere controllate dalle Regioni o dal Ministero dell'ambiente, anche se sono in approvazione normative di "avvicinamento" di tali controlli ai territori interessati. Esistono infine i Nuclei Operativi Ecologici dei Carabinieri, che esercitano controlli di qualsiasi tipo, solitamente su richiesta del Magistrato, o direttamente del Ministro. L'elenco è largamente incompleto, ma lo interrompiamo di proposito, perché ci sembra sufficientemente dimostrativo della complessa rete di controlli esistente in Italia, figlia delle necessità della materia da controllare, ma anche di un certa confusione legislativa. Il tutto è ulteriormente complicato dall'assenza di qualsiasi serio coordinamento fra le strutture; infatti l'Amministratore o il Politico, gestori di questi servizi, non si occupano di simili dettagli banalmente pratici, limitandosi a ricercare, e purtroppo spesso ad ottenere, pareri tecnici conformi alle loro idee e ai loro interessi, personali o di partito. In questo quadro, le competenze assegnate dalla legge 883 alle USL ne fanno molto spesso una sorta di doppione operativo, sovrapposto e in qualche caso in contrasto con altre competenze o poteri. Ma se gettassimo uno sguardo più d'appresso, nelle situazioni in cui la USL non aggiunge la sua inerzia a quella degli altri organismi di controllo, ci accorgeremmo di un fatto sorprendente: laddove esiste difformità di comportamenti o di pareri, è solitamente la USL la struttura più intransigente, nei confronti di potenziali rischi per l'ambiente. E' questo il caso dell'ACNA di Cengio o della Farmoplant di Massa, che ha visto comportamenti fin troppo sensibili alle esigenze produttive del Ministero dell'ambiente e dei suoi tecnici. Ma è anche il caso di episodi minori, meno conosciuti e certamente più diffusi, quali pareri rilasciati dalla USL sull'apertura di nuovi insediamenti produttivi, o su sistemi di smaltimento rifiuti. Citiamo per tutti: la piattaforma polifunzionale di trattamento rifiuti che doveva essere costruita nei pressi di Legnano; il sequestro e la chiusura di un nuovo impianto per la sintesi di Anidride Maleica a Pioltello; un deposito di combustibili a Mestre; il blocco della costruzione di una linea ferroviaria sopra la discarica della Saronio di Melegnano; il blocco operativo della Petroldragon di Caponago, o l'imposizione alla Falck di Sesto San Giovanni di impianti di abbattimento nelle acciaierie contro il primo parere regionale. In realtà, l'analisi di questi episodi ci conferma due convinzioni: - le USL rappresentano in genere meglio gli interessi locali, e sono meno influenzate da Amministratori e Politici, non si limitano all'avvallo di decisioni prese altrove, divenendo elemento di disturbo perché sostanzialmente ostacolano lo sfruttamento di risorse ambientali libero da vincoli. - conoscono meglio il territorio, soprattutto in relazione alle attività produttive; molte di esse mutuano all'ambiente metodi e conoscenze derivanti dalla tutela della salute dei lavoratori. Questo discorso ci porta a una conclu- sione, che è esattamente opposta a quella espressa dai promotori del referendum: la tutela ambientale troverebbe impulso e giovamento dal rafforzamento delle strutture di controllo USL, non già dalla loro abolizione. In realtà, il discorso è più complesso, e non riconducibile, come abbiamo già detto, ai compiti delle USL, che ne costituiscono i minimi telinini. A nostro parere, il controllo sull'ambiente ha bisogno di strutture coordinate fra loro, e poste almeno a tre livelli: nazionale, regionale o provinciale, locale. Alle strutture nazionali potrebbe spettare il compito di definire standard tecnici e operativi, e la verifica delle grandi opere; a quelle intermedie il coordinamento delle strutture locali e il soddisfacimento delle necessità analitiche. Guai, però, a rinunciare ai controlli locali, di cui non possono fare a meno soprattutto le due strutture sopra ipotizzate. La conoscenza del territorio che caratterizza le USL, almeno in potenza, è l'unico strumento che può partorire (e aggiornare!) una veritiera mappatura ambientale, da utilizzare a scopo preventivo e di programmazione, oltre che di repressione. A chi affidarne la gestione è altro discorso. L'attuale assetto, dallo Stato alle USL per il tramite delle Regioni, sembra lasciare sufficienti spazi di autonomia ai tecnici che vi lavorano. Ciò è garanzia di efficienza, qualora a queste strutture fosse assegnato il potenziale tecnico e umano necessario ad espletare le loro funzioni. Non altrettanto può dirsi di organismi tecnici affidati ad altre gestioni, e sarebbe proprio un peccato che la volontà di migliorare l'efficienza dei controlli ambientali partorisse, una volta in più, organismi sotto tutela, affatto più efficienti, ma "coperti" perché protetti da chi se ne serve. L'AUDITING AMBIENTALE PROSPETTIVE E PROBLEMI 2a parte Nel numero precedente è stato tracciato un quadro dell'auditing ambientale senza entrare nel merito del contesto specifico in cui questo strumento di gestione dovrà svilupparsi. In questa breve nota cercheremo allora di evidenziare per sommi capi le "condizioni al contorno" dell'audit, con particolare riferimento all'evoluzione in Italia degli strumenti di autoregolamentazione ambientale delle imprese. I controlli ambientali in Italia La situazione italiana nel campo dei controlli ambientali è decisamente atipica nel contesto europeo. L'evoluzione delle normative ha portato nel campo ambientale all'introduzione di un sistema sanzionatorio sempre più severo, con la significativa presenza di sanzioni penali nelle leggi dell'ultimo decennio, non solo a fronte di violazioni sostanziali (es. attivazione di impianti non autorizzati) ma anche di inadempienze formali (es. mancato inoltro di comunicazioni agli enti preposti). L'applicazione delle norme è basata sostanzialmente sul principio definito del "comando e controllo" e il legislatore riversa sugli enti preposti una quantità sempre maggiore di incombenze nel controllo delle attività industriali. Il sovrapporsi di competenze (Stato e Regioni) nell'emanazione delle norme, unitamente al sovrapporsi di competenze nella gestione dei controlli pubblici, ha creato spesso una situazione di incertezza interpretativa e applicativa delle leggi. Se a ciò si aggiunge la cronica oscurità e incoerenza dei provvedimenti legislativi, il mancato rispetto delle scadenze da parte degli stessi organi di governo e la pessima abitudine di prorogare le scadenze degli adempimenti delle aziende, si ottiene un quadro che definiremo molto eufemisticamente poco propizio al miglioramento della qualità ambientale. In questo contesto le imprese oscillano tra due comportamenti estremi: da un lato sfruttando a proprio vantaggio questa situazione di incertezza, dall'altro subendo in modo acritico la massa dei provvedimenti. L'atteggiamento difensivo e dilazionatorio delle imprese, che ha storicamente caratterizzato il nostro paese, trova in parte una ragione o un alibi nel timore di investire economicamente in presenza di un quadro normativo incerto e in continua evoluzione. L'accettazione delle prescrizioni pubbliche non si inserisce quasi mai in precise politiche aziendali di miglioramento gestionale e produttivo ma si ferma, spesso in modo fittizio, al raggiungimento delle soglie minime di accettabilità del proprio impatto sull'ambiente. Anche gli enti preposti al controllo pubblico sono combattuti tra atteggiamenti contrastanti: l'applicazione di sistematici programmi di verifica della conformità ambientale delle attività industriali o la ricerca di compromessi tra le esigenze aziendali e la necessità di adempiere ai loro compiti istituzionali. Nel primo caso i controlli corrono in alcuni casi il rischio di tradursi in atteggiamenti "persecutori", innescando procedimenti giudiziari che possono bloccare le situazioni anziché portarle a miglioramento; nel secondo caso ci si espone al rischio di eccessiva accondiscendenza alle iniziative aziendali o di atteggiamenti disuguali nei confronti di diverse realtà industriali. In questa logica si assiste perciò ad un continuo crescendo di provvedimenti normativi, nel tentativo di predeterminare fin nel dettaglio le condizioni operative, spesso anche tecniche e organizzative, cui si devono attenere le aziende e nel tentativo di definire nei particolari le procedure di controllo, con conseguenti inevitabili appesantimenti burocratici. Presupposti per l'autoregolamentazione In questo contesto stanno sviluppandosi anche in Italia alcune teorie e politiche aziendali tese al superamento del principio del "comando e controllo". Da un lato si vanno meglio definendo le responsabilità civili delle imprese, con un parallelo appesantimento delle responsabilità stesse, dall'altro si apre la strada a sistemi di autoregolamentazione in campo ambientale. I principi di autoregolamentazione partono dal presupposto che le aziende passino da un atteggiamento di adeguamento passivo a strategie più orientate alle esigenze della società e dei consumatori nella difesa dell'ambiente. In questo contesto 1' autoregolamentazione non dovrà sovrapporsi ai controlli istituzionali degli adempimenti legali, entrando quindi in contrapposizione con le attività prevalenti degli enti di controllo; bensì dovrà sviluppare processi di adeguamento agli standard ambientali internazionalmente accettati. In altre parole, le aziende dovranno sperimentare la convenienza, anche economica, dell'adozione di tecnologie o pro- 7 duzioni a basso impatto ambientale, a prescindere dai livelli minimi di adeguamento richiesti dalle leggi. Non si tratterà pertanto di un tentativo di sottrarsi al controllo pubblico mediante "autocertificazioni" o strumenti similari, ma della impostazione di momenti periodici di autoverifica o programmazione, con un possibile riconoscimento pubblico della propria disponibilità al raggiungimento dei migliori standard ambientali. Queste innovazioni, nel consunto panorama della politica ambientale italiana, potrebbero costituire un elemento vincente, qualora si verificassero una serie di condizioni, legate al ruolo e al comportamento degli attori principali di questo confronto. Le aziende si dovranno impegnare ad introdurre i parametri ambientali in tutti i momenti di verifica della propria attività (valutazioni dello stato patrimoniale, finanziario, economico, delle capacità produttive e gestionali, del rapporto con il territorio e il mercato). La collettività dovrà dotarsi di un sistema di norme molto responsabilizzanti per le imprese; norme semplici e chiare, che associno momenti di contrattazione a sistemi di controllo ferrei ed a sanzioni efficaci. Il cittadino-consumatore dovrà far pesare sul sistema produttivo le sue esigenze di salvaguardia dell'ambiente, condizionando le opportunità di mercato delle aziende inquinanti o che commercializzino prodotti inquinanti. Gli strumenti di autoregolamentazione Gli strumenti di autoregolamentazione provengono dunque, non a caso, da contesti economici, sociali e giuridici diversi da quello italiano. Ecobilanci di azienda, ecobilanci di prodotto, auditing ambientale sono stati introdotti in Italia da pochi anni e stentano a trovare piena ed efficace applicazione. Gli ecobilanci di azienda comportano la quantificazione delle risorse naturali consumate (materie ed energia) e degli scarti o inquinanti prodotti. E' una forma di autocontrollo che rischia di esaurirsi in una pura operazione di immagine se non è accompagnata da un raffronto con analoghe attività produttive o con il trend storico e da un programma di minimizzazione dei consumi e degli impatti ambientali. Gli ecobilanci di prodotto estendono la valutazione a tutto il ciclo di vita del prodotto stesso (sfruttamento della materia prima, trasporti, trasformazione, commercializzazione, uso, recupero o smaltimento). Chi immette sul mercato un bene di consumo deve perciò garanti- 8 re per tutte le trasformazioni precedenti e per il destino finale del prodotto. Tale ecobilancio è direttamente mirato all'acquisizione di un mercato tra i consumatori più sensibili alla difesa ambientale, e può comportare scelte strategiche sia su ampia scala sia per quanto riguarda il miglioramento delle tecnologie produttive, sia, soprattutto, per quanto riguarda la scelta di cosa produrre. La comunità europea ha già istituzionalizzato tale strumento, mettendo a disposizione un marchio di qualità (Ecolabel) e definendo limiti e criteri di valutazione per la sua concessione. L'auditing ambientale, nel pieno significato di questo termine, è nata come strumento di gestione aziendale basato sulla autoverifica della propria attività dal punto di vista ambientale e sulla conseguente individuazione delle azioni da intraprendere per il raggiungimento di standard ambientali, che prescindano dai livelli minimi di adempimento di legge. L'adozione di questo strumento, in associazione con un ecobilancio aziendale, mette le imprese nelle condizioni di poter garantire allo stesso tempo la comunità locale e gli enti di controllo (con miglioramenti sostanziali delle garanzie ambientali) e il cliente cui viene fornito il proprio prodotto o il consumatore finale (con miglioramento dell'immagine aziendale). L'adozione del tutto volontaria di questo strumento ha consentito a molte aziende, soprattutto all'estero, di raggiungere livelli di compatibilità ambientale che mettono al sicuro dai vincoli delle leggi vigenti e anche da loro ipotizzabili inasprimenti, riducendo il contenzioso con gli enti di controllo e minimizzando le occasioni di contrasto con la comunità locale. Il ricorso all'auditing viene a volte incentivato o imposto dalle case-madri delle aziende multinazionali o dai clienti dell'azienda che vogliono garantirsi dalle responsabilità di aver affidato determinate lavorazioni a società esterne. L'incentivazione al ricorso dell'auditing ambientale da parte della Comunità europea, tramite la concessione del marchio di qualità "Eco Audit", se da un lato va nel senso di dare impulso ai processi di autoregolamentazione, dall' altro può introdurre degli elementi di concorrenzialità tra imprese che rendono nei fatti assai poco volontaria l'adozione di tale strumento. A fronte dei tanti aspetti positivi che l' auditing ambientale porta con sé, l'unico vero rischio risiede dunque nel fatto che una sua improvvisa introduzione in Italia, tramite il regolamento di Eco-Audit, induca molte aziende a ricorrervi senza la vera volontà di adottare nuove logiche ma con l'unico scopo di aggiungere ai tanti adempimenti previsti dalla legge una sorta di autocertificazione, più o meno addomesticata. Carlo Bossi Legambiente AMADOLL LM 350-LM 600 IMPIANTI LAVAMETALLI A CIRCUITO ERMETICO LA TECNOLOGIA PIU AVANZATA PER UN AMBIENTE PIU SICURO assoluta ermeticità emissioni annullate negli ambienti di lavoro risparmio fino al 90% sui consumi di solvente eliminazione di qualsiasi tipo di inquinante eliminazione dei trucioli di lavorazione utilizzo di solvente pulito in ogni ciclo di lavaggio fase di asciugatura in ambiente anidro programmi computerizzati di lavaggio per tutte le esigenze controllo elettronico della temperatura nel distillatore controllo elettronico delle temperature di acqua-olio-aria check-up computerizzato completo dell'impianto segnalazione ottica ed acustica immediata di eventuali anomalie DELFINO è la dimostrazione concreta che la tecnologia più avanzata nel trattamento superfici si armonizza perfettamente con le esigenze ambientali ed ecologiche. Nata da un gruppo di tecnici e professionisti operanti nel settore della chimica, DELFINO è una delle prime aziende italiane nello studio di sistemi ecologici applicati al settore industriale del lavaggio di manufatti. E oggi si colloca ancora più avanti grazie al- l'incontro con le tecnologie della AMA UNIVERSAL S.p.A. di Castelmaggiore (BO), una delle prime Società al mondo nella produzione di macchine per il lavaggio industriale a circuito ermetico. Macchine che permettono di eliminare le emissioni di vapori in atmosfera con un risparmio fino al 90% sul consumo di solvente rispetto agli impianti tradizionali. DELFINO: la tecnologia più avanzata per una migliore ecologia ed una maggiore economia. W516r111nu SISTEMI E MACCHINE PER LAVAGGI ECOLOGICI Via Barona, 31 - 20142 Milano - Tel. 02-817565 - Telex 321035 - Telefax 02-8137380 PRESIDI MULTIZONALI DI IGIENE E PREVENZIONE I Presidi Multizonali di Igiene e Prevenzione (PMIP) sono nati, a seguito dell'applicazione della Legge 833/79 di riforma sanitaria, dalla fusione di strutture provenienti da Enti diversi, quali gli ex Laboratori Provinciali di Igiene e Profilassi e parte dell'Ente Nazionale di Prevenzione Infortuni e dell'Associazione Nazionale Controllo Combustibili, dalle ancor più diverse connotazioni funzionali ed organizzative. Motivi di questa scelta erano, sul piano teorico, la consapevolezza che la prevenzione poteva scaturire solo da un'analisi complessiva dei problemi e del contesto con cui essi stabilivano connessioni di causa ed effetto, attraverso l'apporto coordinato di più professionalità; sul piano operativo, la necessità di razionalizzare l'utilizzo delle risorse economiche e specialistiche disponibili attraverso il loro accentramento in strutture multizonali che sapessero fungere da supporto ai Servizi di prevenzione delle USSL, elementi centrali dell'intervento sanitario quali strumenti tecnici dei Comuni. Un supporto, quest'ultimo, che non doveva essere così remoto da finire per essere del tutto scollegato, tanto con i suoi utenti istituzionali che con il territorio servito. Oggi la società pone lo Stato di fronte ad una rapida esigenza di revisione dei propri ruoli, nell'erogazione dei servizi. Ciò non significa, ovviamente, che lo Stato non debba più fungere da garante degli interessi collettivi. Piuttosto lo sviluppo economico e l'affermarsi di logiche di mercato a carattere non più solo nazionale o locale, obbligano a perseguire questi fini mediante metodi più efficaci ed efficienti, tanto in termini di capacità di controllo reale, quanto in funzione economico-gestionale. Da un lato, ad esempio, il processo autocertificativo tende a sviluppare la corresponsabilizzazione del privato nell'applicazione delle norme di sicurezza; dall'altro ciò è credibile solo se lo Stato non viene meno alle proprie funzioni normative, di garanzia e di sorveglianza. Quest'ultima, non potendo più essere sistematica, per ragioni almeno economiche, potrà mantenere livelli adeguati solo dotandosi di sufficienti capacità impositive e, forse soprattutto, acuendo la propria capacità di osservare realmente i fenomeni, tanto sul territorio che nel tempo, mediante le armi IO della previsione e del sistematico ricorso al metodo di induzione-deduzione. Alcuni esempi potranno forse chiarire meglio di ogni discorso generico quelli che potrebbero essere i contributi innovativi che i PMIP potranno dare al salto di qualità che l'intero settore della prevenzione è chiamato oggi a fare. In pratica si tratta di valorizzare pienamente quelle che sono le peculiarità tipiche dei PMIP: la coesistenza in essi di più professionalità e la multizonalità. I fenomeni di inquinamento tipicamente obbediscono non tanto ai confini di una carta politica o amministrativa, ma piuttosto alle linee di livello di quella geofisica ed alle mappe tematiche descriventi le concentrazioni produttive ed abitative e le reti di servizi che le collegano. Quest'ovvia considerazione determina la necessità di disporre, da parte delle strutture preposte all'intervento preventivo, di una vasta serie di informazioni di base su tutti questi parametri, per consentire di fondare la valutazione dei rischi sanitari sulla ricostruzione il più possibile completa del contesto sottoposto a valutazione. D'altro canto diviene irrinunciabile che i Servizi operanti sul territorio trovino un coordinamento che, solo, possa dar loro la capacità di intervenire in modo coerente nei confronti di fenomeni spesso "trasversali" alle USSL e, comunque, di fronte ad interlocutori e problemi simili. Oggi più che mai va utilizzata quindi la posizione multizonale dei PMIP per dare miglior supporto all'intervento preventivo dei Servizi, cioè delle USSL. Non si tratta tanto di trovare nel PMIP il referente organizzativo dei Servizi, quanto di farne il luogo fisico del loro coordinamento reciproco, con esso e con le altre strutture preventive, anche inserite nei presidi di diagnosi e cura. Ma non era già questo il ruolo dei Dipartimenti di Prevenzione istituiti in alcune regioni? Si tratta, eventualmente, di farne momento vincolante per la standardizzazione dei metodi di approccio ai problemi da parte dei vari soggetti che concorrono al loro affrontamento su scala superiore a quella delle singole USSL. In questa chiave il PMIP diviene allora la sede ideale per la raccolta e la ridistribuzione dei dati di base che sono elemento indispensabile della piena valutazione del territorio, tanto come ambiente che come realtà abitativa e produttiva interattiva, attraversata da reti di servizi, di impianti e di comunicazione e movimentazione di persone e di cose. Si parla sempre più spesso di "mappatura" delle problematiche sul territorio e di valutazione locale delle problematiche preventive. Come ciò si possa realizzare entro i confini limitati delle singole USSL credo nessuno abbia modo di spiegare. I fenomeni di inquinamento non rispettano i confini politici o amministrativi. Occorre dunque pensare ad una impalcatura informatica in grado di fornire a tutti gli enti la realtà del territorio nel suo insieme, senza parcellizzazioni estreme e senza perciò dover costruire mostruose quanto remote ed inaccessibili banche dati. Alla periferia (USSL, Comuni) devono essere accessibili prospettive più ampie di analisi del territorio: al centro (Regione, Provincia, ecc.) dev'essere possibile disporre di sintesi preelaborate, in grado di evidenziare meglio le peculiarità locali ma anche, ove occorra, tutto il materiale in grado di permettere visioni d'insieme senza perdita di definizione. Nei PMIP si condensano professionalità in grado di valutare il territorio in modo non parcellare: si raccolgono molteplici dati analitici prodotti in modo omogeneo in un bacino abbastanza esteso; giacciono gli archivi più completi ed estesi sugli impianti industriali operanti nel territorio di competenza. L'interfacciamento di questi dati tra loro e con gli altri (quali quelli sulle reti acquedottistiche e sulle imprese) non è solo un'esigenza dei Laboratori di Sanità Pubblica, ma delle stesse strutture periferiche di prevenzione. Non si tratta di fagocitare queste informazioni da parte dei PMIP, ma di fare di questi ultimi i punti intermedi di raccolta ed elaborazione dei dati tanto in direzione delle istituzioni centrali, quanto verso le stesse USSL; nella stessa logica di razionalizzazione dell'uso delle risorse che ha promosso la nascita dei PMIP. Lo stesso discorso riguarda a buon diritto l'epidemiologia, che non a caso è stata inserita tra le attività dei PMIP in regioni come il Piemonte. L'intervento preventivo, specie nel campo delle patologie cronico-degenerative ed infettive, ha da sempre alla base l'informazione epidemiologica. Essa non può però essere ridotta alla sola compilazione dei registri. La valutazione in chiave statistica degli stessi riscontri analitici è, in senso più lato, la vera chiave che può permettere di passare dalla sommatoria di esiti individuali (di derivazione clinico-diagnostica) all'interpretazione dei fenomeni di gruppo, di territorio e temporali: diagnosi di macrofenomeni. Anche in questo caso il ruolo del PMIP non può essere né esclusivo né centripeto. Piuttosto la risposta fornita da quest'ultimo alle richieste dei Servizi locali deve sempre più comprendere anche riletture trasversali dei dati collezionati secondo logiche predefinite di confronto. Non si tratta, ancora, di rivendicare esclusività al PMIP in questa materia, ma di non escludere questo e, ad esempio, gli ospedali dalla reciproca possibilità di confrontare le proprie esperienze e le proprie raccolte di dati. Una delle espressioni più spesso spese nel campo dell'igiene ambientale e della difesa dell'ambiente è quella dell'impatto ambientale di nuovi insediamenti produttivi o abitativi. Essa non può prescindere, ancora una volta, dalla valutazione di un numero decisamente grande di variabili e di aspetti, tale da dover necessariamente uscire da un'analisi condotta a più mani, da tutte le professionalità coinvolte. Nessuna valutazione di impatto ambientale può essere condotta senza tener conto delle implicazioni sanitarie delle scelte, almeno quanto il dibattito ecologista ha posto in risalto l'irrazionalità del contrario. Che a gestire le due partite sia un solo Ente o più d'uno, lo studio deve necessariamente essere congiunto e le soluzioni proposte non possono che soddisfare entrambi gli aspetti: nessuno starebbe a proprio agio e con buone speranze di vita né in una periferia degradata, né in una foresta tropicale. I PMIP, in collaborazione con i Servizi delle USSL, hanno funzioni insostituibili nel condurre queste indagini su mandato ed in cooperazione con gli Enti Locali di cui sono emanazioni tecniche, nel fine ultimo della garanzia dell'interesse pubblico. Le prerogative dell' autoverifica sono sicuramente quelle di corresponsabilizzare direttamente il settore privato nel rispetto delle norme vigenti, in tema sanitario ed ambientalistico. A tal fine sono recentemente proliferate strutture tecniche ed analitiche private dall'agile gestione economica e dall'elevata qualità. Se appare ormai evidente che nessuno stato moderno sia in grado (e forse non debba) di gestire in prima persona le funzioni di sistematico controllo delle produzioni industriali, dei singoli impianti e delle emissioni è altrettanto evidente che ciò pone l'esigenza, per lo Stato, di dotarsi di una rete di strutture di garanzia dell'interesse comune, deputate a validare i sistemi e le stesse strutture di autocontrollo privato, in merito alla qualità ed alla congruità del loro operato in relazione alle esigenze di sicurezza collettiva. Come strutture di secondo livello, in cui operano personale e strumentazione di alto livello di prestazione, i PMIP hanno dunque il compito primario di riallinearsi almeno agli standards qualitativi delle strutture che essi sono chiamati a valutare. Ciò comporta certo una miglior finalizzazione delle risorse economiche anche sul medio e lungo periodo; ma si fonda anche sulla realizzazione di un sistema di formazione dei quadri e degli specialisti in chiave non occasionale ma sistematica. La creazione di una scuola di sanità pubblica su base almeno regionale, che prepari il personale dei PMIP e dei servizi territoriali ai propri sempre più difficili compiti specifici e che curi il costante aggiornamento degli operatori, attraverso l'uso di ogni mezzo di socializzazione delle esperienze e di generalizzazione delle conoscenze, non è più solo un semplice auspicio, ma il fondamento per un intervento realmente e sicuramente qualificato, standardizzato su tutto l'ambito regionale. Definizione di metodi standards, di protocolli di intervento, di criteri omogenei di valutazione dei problemi e dei risultati degli studi, sono da un lato garanzia di ruolo ed immagine nei confronti degli interlocutori, degli utenti e delle controparti del servizio; dall'altro possono costituire una solida base su cui operare l'ulteriore crescita complessiva anche delle strutture di primo livello, sia direttamente, sia utilizzando in funzione didattica il personale specializzato dei Laboratori di Sanità Pubblica. A questo processo di crescita qualitativa, forse, potrebbe invece ben accordarsi la scelta di una dipartimentazione su base tematica delle strutture di prevenzione. All'interno dei PMIP questa esigenza comincia già da tempo a farsi strada, forse repressa solo da timori che ciò possa tradursi nell'esasperazione delle dinamiche rivendicative categoriali esistenti come retaggio di un sostanzialmente raffazzonato riarrangiamento del preesistente. Sul piano prettamente sindacale, infatti, se l'entrata nel Servizio Sanitario Nazionale ha significato per molti medici della prevenzione la (almeno apparente) uscita da un ghetto di emarginazione nel contesto della stessa professione; non si è potuto assistere ad un parallelo riequilibrio agli stessi livelli economici delle altre figure professionali; con il conseguente acuirsi di logiche corporalive e la ricerca di compensazioni attraverso tentativi di semplice sovrapposizione, anziché di rivalorizzazione delle specificità attraverso il lavoro interdisciplinare in equipes. Con tali aggiustamenti, viceversa, appare possibile ipotizzare che, all'interno di ogni dipartimento tematico, le varie figure professionali possano più facilmente ritrovare le rispettive specificità, nell'interesse comune del servizio e senza discapito di carriera. Non è però auspicabile la sostituzione di Servizi e Presidi troppo monolitici, di fronte all'articolazione delle proprie funzioni, con un arcipelago di dipartimenti non intercomunicanti. Probabilmente il recupero dei lati positivi di entrambi i modelli esiste già nelle possibilità degli attuali Dipartimenti di Prevenzione di lavorare per commissioni permanenti su base tematica, che elaborino direttive sulle materie di competenza per poi portarle ad una ratifica collegiale, che ne consenta l'assunzione nel contesto complessivo delle strutture agenti in tema di prevenzione. Gli elaborati dipartimentali potranno allora costituire base per la costruzione di direttive regionali più generali. In questo, più che in un innaturale compito di gestore diretto, può forse meglio sostanziarsi il ruolo tipico delle Regioni nella direzione delle strutture periferiche, senza che ciò esautori i Comuni dalla gestione di queste ultime, nate e poste a loro disposizione per far fronte alle proprie responsabilità istituzionali. Gianni Borroni PMP Parabiago (MI) IL DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE L'attuale organizzazione regionale delle attività di prevenzione del SSN si è venuta articolando nel nostro Paese secondo modelli diversi fra loro, per esempio: la Lombardia ha previsto un unico servizio diretto da un apicale e diviso in 3 Unità Operative per l'Igiene pubblica, per la Tutela ambientale e per la Sicurezza sul lavoro. Emilia e Toscana hanno invece 2 servizi nettamente separati con dirigente apicale (la tutela dell'ambiente è affidata all'Igiene pubblica). Molto diversa appare la situazione nella provincia di Bolzano dove due Assessorati provinciali (sanità e ambiente) si dividono le competenze sul territorio: A. sanità con 4 servizi di igiene pubblica x 4 ULSS e 1 servizio multizonale di M.d.L.; A. ambiente con Uff. sicurezza del lavoro, Uff. tecnica della sicurezza, Uff. app.pressione e prevenz. incendi, Lab. chimico provinciale, Uff. tutela aria e igiene ambientale, Uff. tutela acqua e suolo. Nel Veneto esiste un unico Settore per l'igiene pubblica e per la prevenzione igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro. Questa pluralità di modelli riflette una profonda indecisione del legislatore in merito ai compiti da affidare alle ULSS sulla tutela della salute pubblica. In particolare la tutela dell'ambiente viene affidata alle Regioni, alle Province e ai Comuni con una tendenza da parte di queste Amministrazioni a crearsi uffici appositi. L'esiguità di personale e mezzi rende queste strutture assolutamente inefficaci. Si assiste inoltre alla mancanza di coordinamento fra le diverse Amministrazioni e al disinteresse degli stessi Servizi e Presidi delle ULSS su alcune questioni. Gli operatori della prevenzione quindi prendono posizione a favore dell'ipotesi di riorganizzazione territoriale delle ULSS per affermare la necessità che i Servizi di prevenzione devono essere dotati di mezzi sufficienti ad affrontare i problemi del territorio. Questi Servizi infatti oltre ad essere in grado di far fronte alle richieste quotidiane devono anche essere in grado di predisporre piani di lavoro. La SNOP propone un modello di organizzazione dipartimentale capace di dare una risposta globale ai bisogni del territorio. (') La Regione è rappresentata come il terreno su cui poggia il tutto. Senza un forte ruolo regionale non è possibile sostenere la "rete di Servizi" che intrattiene il collegamento fra Comuni e Provincia. Il ruolo della Regione diviene necessariamente attivo con precisi compiti di pianificazione, di programmazione e di controllo in accordo peraltro con la definizione del processo e degli strumenti di budgetting che guidano oggi la politica sanitaria. La rete è composta da servizi autonomi: autonomia strutturale e organizzativa. In altre parole ogni servizio deve avere organici definiti, piani di lavoro, budget annuali e programma pluriennale e il responsabile di ogni servizio deve avere la qualifica apicale. La rete multireferenziale dei servizi dell'Ulss organizzata nel dipartimento di prevenzione REGIONE Per multireferenzialità dei servizi intendiamo che queste strutture devono essere utilizzate da tutti i soggetti sociali interessati nelle attività di prevenzione primaria e tutela ambientale a partire dai diversi Dipartimenti e Assessorati regionali e poi dagli Uffici provinciali e comunali e devono rappresentare anche un chiaro e semplice punto di riferimento per la popolazione. I Servizi del Dipartimento di Prevenzione vanno opportunamente potenziati perché possano rispondere adeguatamente alle esigenze del territorio. Uno dei responsabili di servizio sarà il dirigente del dipartimento di prevenzione scelto per le sue capacità in relazione agli obiettivi che dovrà raggiungere. Il dirigente del DIP avrà la responsabilità dell'attuazione dei piani di lavoro e della gestione del budget, dovrà concorrere al controllo di gestione dell'attività del Dipartimento. Per queste funzioni al dirigente del DIP viene assegnato un ufficio di staff con compiti di epidemiologia, di programmazione e per il collegamento con le diverse strutture. Le strutture del DIP sono quelle già esistenti in ciascuna realtà regionale per non ritardare ulteriormente la prevenzione nel territorio. Nelle ULSS venete senza alcun ritardo sono operativi: - SIP servizio igiene pubblica SPISAL servizio per la prevenzione igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro servizio veterinario area A sanità animale - servizio veterinario area B alimenti di origine animale PMP SFA sezione fisica dell'ambiente - PMP sezione chimica - PMP SIA sezione impiantistica e antiinfortunistica - PMP sezione biotossicologica ma anche altri servizi, come si evidenzia in figura, all'occorrenza potrebbero essere coinvolti nel Dipartimento di prevenzione in quanto devono essere gli obiettivi a determinare l'aggregazione di professionalità presenti in diversi Servizi. Si consideri d'altra parte che il Servizio di igiene degli alimenti dovrebbe essere unico e comprendere le competenze dei medici igienisti e dei medici veterinari. I Servizi sulla base di azioni programmate sono organizzati nel dipartimento di prevenzione che non va quindi inteso (') IX Convegno nazionale SNOP "IL DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE" Pesaro 1987 12 come una struttura a sé stante e definita in modo gerarchico ma va inteso invece in senso funzionale. L'azione programmata è un impegno operativo in uno specifico settore sanitario in cui debba confluire l'attività di più servizi sanitari le cui competenze debbano considerarsi interdipendenti rispetto al fine proposto. (2) Si tratterà allora di riorganizzare questi Servizi potenziando quelli che, con l'accorpamento delle ULSS, dovessero risultare ancora inadeguati rispetto ai compiti e al territorio. In questo modo non si verrebbero a toccare né a rimescolare le già complesse competenze e soprattutto si potrà contare su personale già operativo. Nelle realtà regionali o nelle ULSS dove già esistono Servizi di Igiene Ambientale o di Igiene degli Alimenti, questi dovranno assumere ovviamente i caratteri di Servizi autonomi. In tempi successivi le altre Regioni e ULSS potranno giustificatamente istituire anche nuovi Servizi come è del resto ipotizzabile che in alcune realtà non sia necessario né utile la istituzione di tutti i servizi autonomi previsti dalla legge delega. Si deve considerare infatti che un servizio sanitario efficace necessita di molti anni per la preparazione del personale e per l'organizzazione dell'attività ma soprattutto due sono i criteri che devono essere considerati per definire quando è necessaria l'istituzione di un Servizio: la complessità della materia e i bisogni del territorio. E' indispensabile che un Servizio divenga autonomo quando la materia di una sua competenza presenta una complessità tale da rendere necessaria la figura di un responsabile apicale per la sua gestione. In questo caso si giustifica la presenza di una struttura organizzativa in cui devono essere chiaramente identificabili le competenze e le funzioni del responsabile. Uno studio dei bisogni del territorio e le conseguenti azioni programmate per il raggiungimento di precisi obiettivi sono infine indispensabili per attribuire i compiti alla struttura di un nuovo Servizio di prevenzione e per definire gli indicatori necessari per il controllo di gestione sull'attività dello stesso. Sarebbe preoccupante oggi nel Veneto un Servizio di igiene ambientale senza un accordo fra i diversi Assessorati e Dipartimenti regionali interessati. Questo accordo deve avere i . caratteri del progetto obiettivo. Il progetto obiettivo è un impegno operativo idoneo a fungere da polo di aggregazione di attività molteplici delle strutture sanitarie, integrate da servizi socioassistenziali, al fine di perseguire la tutela sociosanitaria dei soggetti destinatari del progetto. Il progetto obiettivo si distingue dall'azione programmata in quanto postula il coinvolgimento trasversale ed intersettoriale di altre amministrazioni su un progetto di tutela che travalica l'esclusivo ambito sanitario. (2) Con evidenza appare la necessità della Programmazione a cui le Regioni dovranno provvedere avendo chiari gli obiettivi da raggiungere. Data la specifica competenza regionale in materia di programmazione è necessario ricordare alcuni principi per non svuotare di significato il ruolo programmatorio regionale per la tutela dell'ambiente e della salute negli ambienti di vita e di lavoro: - individuazione e specificazione delle finalità che il dipartimento deve perseguire; - censimento delle strutture e risorse (organici, attrezzature, sedi e collegamenti) che andranno a costituire il DIP nelle diverse ULSS; - definizione degli indicatori che permettano la verifica di qualità dell'attività dipartimentale indispensabile per un miglioramento progressivo della efficacia d'intervento sul territorio; - regolamentazione dei rapporti all'interno del DIP e fra questo e le altre strutture; - pianificazione dell'attività attraverso progetti obiettivo e azioni programmate. Per concludere concordiamo con la seguente definizione di Dipartimento: "Un modello di organizzazione funzionale che ha lo scopo di raggiungere obiettivi prefissati, istituzionalizzando il lavoro collegiale interdisciplinare, mediante la partecipazione, il collegamento e l'integrazione di tutte le competenze che siano necessarie per i suoi specifici fini, valendosi di una regolamentazione, una gestione e una strutturazione idonee a produrre adeguatezza delle sue azioni". (3) a cura della Sezione Veneta Snop (z) Bozza del Piano Sanitario Nazionale 1992-94 (3) Gruppo Ricerca e Formazione USLL 25 del Veneto "Significato e modalità di erogazione dell'assistenza secondo il modello dipartimentale" Verona dicembre 1988 13 DECRETO LEGGE 277/91 LE PRIME PRONUNCE DELLA CASSAZIONE Come molti ricorderanno, nel corso delle vivaci discussioni seguite all'entrata in vigore del famoso D. Lg. 277/91 di recepimento delle direttive comunitarie sulla protezione dei lavoratori dai rischi derivanti dall'esposizione a piombo, amianto e rumore, si erano nettamente delineati due diversi orientamenti. Uno di chi sosteneva, ed erano i più, che le nuove disposizioni, introducendo per la prima volta nel nostro sistema prevenzionale il criterio dei valori-limite di accettabilità dei fattori inquinanti e sostituendo al principio dell'obbligatorietà della massima sicurezza tecnologicamente fattibile quello di gran lunga meno impegnativo della massima protezione concretamente attuabile, rappresentavano di fatto un notevole arretramento della linea di difesa della salute e dell'integrità fisica dei lavoratori, ai quali pertanto non rimaneva altra scelta che battersi per chiedere la modifica della legge. L'altro indirizzo, invece, assai meno radicale, faceva dipendere tutto dal tipo di interpretazione che sarebbe prevalso in dottrina e in giurisprudenza su alcune norme fondamentali e sullo spirito complessivo della nuova disciplina la quale, attentamente esaminata, non comportava affatto un indebolimento della tutela dei lavoratori, ma anzi ne innalzava complessivamente il livello, contribuendo a migliorare, a diffondere e ad esigere da parte di tutti una maggiore e più ampia consapevolezza prevenzionale. Molto attese erano pertanto le prime pronunce della Suprema Corte, perché esse certamente avrebbero dato il segno della linea d'approccio, dell'ottica complessiva in cui sarebbero state lette e recepite le nuove disposizioni e del modo in cui sarebbero state coordinate con l'impianto normativo preesistente. Con provvidenziale ed insperata tempestività, nel giro di pochi mesi, due distinte sezioni penali della Cassazione, con le decisioni n. 599 e n. 840, depositate rispettivamente 1' 11.4.1992 e il 15.5.1992, hanno avuto modo di occuparsi del problema, assumendo al riguardo posizioni convergenti di estrema chiarezza che finiranno senza dubbio per costituire autorevoli precedenti di cui tenere conto e con cui confrontarsi nell'immediato futuro. La più argomentata ed esplicita risulta sicuramente la prima sentenza che contiene le affermazioni di maggiore rilievo. In essa innanzitutto si stabilisce che l'art. 24 del D.P.R. 19.3.1956 n. 303, 14 essendo stato sostituito dall'art. 41 del D. Lg. n. 277/91 solo per la parte relativa ai "danni uditivi", è rimasto praticamente in vigore, in tutta la sua originaria estensione, con riguardo all'obbligo di abbattimento nei limiti della fattibilità tecnologica degli scuotimenti, delle vibrazioni e dei rumori che possono cagionare danni alla salute di natura extra-uditiva. In secondo luogo, ed è questa la parte più pregnante e significativa della pronuncia in esame, si è sottolineato che il citato art. 41 del D. Lg. n. 277/91, nel ribadire l'obbligo per il datore di lavoro e i suoi collaboratori di "ridurre al minimo, in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico, i rischi derivanti dall'esposizione al rumore, mediante misure tecniche, organizzative e procedurali, concretamente attuabili, privilegiando gli interventi alla fonte", non ha affatto attenuato il contenuto vincolante del precetto generale che impone di realizzare in azienda la massima sicurezza possibile, ma semmai lo ha ulteriormente specificato e rafforzato, delineando, per quanto riguarda le emissioni sonore nocive, un più avanzato e moderno modello di intervento prevenzionale basato, sia sull'apprestamento di misure oggettive in grado di abbattere il rischio alla fonte, sia sull'adozione di un articolato sistema di contenimento a vari livelli della durata dell'esposizione dei lavoratori ai fattori potenziali di danno. Pur non diffondendosi ampiamente sull'argomento, i giudici di legittimità hanno mostrato infatti di avere esattamente colto il nucleo essenziale e lo spirito della nuova disciplina, allorché hanno provveduto a qualificare i parametri quantitativi dalla stessa introdotti non come "valori-limite" in senso proprio e cioè come precise linee di demarcazione fra innocuo e nocivo, ma come semplici "soglie di allarme", al superamento delle quali scatta per l'imprenditore una serie aggiuntiva ed autonoma di obblighi di "prevenzione soggettiva" (informazione, controlli, impiego di otoprotettori personali, ecc.), fermo restando il dovere primario di adottare comunque, sul piano oggettivo, tutte le misure tecniche, organizzative e procedurali, concretamente attuabili, proprio per evitare il raggiungimento di quelle soglie di pericolo. Come si vede, la chiave di lettura proposta in merito dalla Cassazione è di enorme rilievo ed ha una valenza che si proietta anche al di là dello stesso D. Lg. in esame, configurando un orientamento interpretativo di carattere generale, destinato a riverberare i suoi effetti anche in futuro sui criteri di recepimento nel nostro ordinamento di ulteriori provvedimenti legislativi di derivazione comunitaria che lo Stato italiano si accinge ad accogliere. Alla luce di queste prime importanti indicazioni giurisprudenziali, che si collocano peraltro nel solco di un rigoroso atteggiamento di rispetto dei principi costituzionali a difesa della salute dei lavoratori, si può dunque affermare, senza tema di smentite, che è stata fin dall'inizio clamorosamente sconfessata e respinta la tesi di quanti pensavano di poter puntare sulla supposta ambiguità della formula legislativa espressa dalle parole "concretamente attuabili" contenuta nel citato art. 41 del D.Lg. 277/91 per sostenere che la nuova disciplina avrebbe introdotto un criterio di mera fattibilità economica delle misure prevenzionali prescritte. La Suprema Corte, in maniera netta ed univoca, non solo ha escluso la ravvisabilità nel precetto in discorso di qualsiasi condizione di compatibilità delle misure prevenzionali con le esigenze economiche e produttive dei singoli destinatari dell'obbligo, ma ha anche espressamente dichiarato che i richiesti interventi di prevenzione oggettiva, essendo sottoposti all'unico limite della loro "concreta attuabilità", vanno realizzati indipendentemente dal raggiungimento delle varie soglie di esposizione quotidiana personale indicate nei successivi artt. 42-45, soglie che sono sostanzialmente funzio- nali soltanto all'articolazione dei diversi livelli di prevenzione soggettiva dettagliatamente prevista e prescritta dalle nuove norme. Il D.Lg. 277/91, dunque, pur introducendo una diversa regolamentazione che, relativamente a determinati fattori di nocività, modifica in modo radicale quella precedente, ha lasciato tuttavia praticamente invariati gli obblighi primari di natura oggettiva, tant'è vero che, come ha giustamente rilevato la seconda sentenza del 15.5.1992, deve escludersi la sussistenza, per effetto dell'entrata in vigore dell'art. 41, parzialmente abrogativo e sostitutivo dell'art. 24 del D.P.R. 303/56, di una sostituzione di successione nel tempo di una legge penale più favorevole per chi venga chiamato a rispondere della violazione di quest'ultima norma, con conseguente necessità di applicazione retroattiva della disposizione sopravvenuta, giacché il contenuto e la portata cogente dei due precetti penalmente sanzionati sono rimasti essenzialmente immutati. Questa conseguenziale conclusione, che appare senz'altro corretta sul piano sistematico, ha però bisogno forse di un'ulteriore specificazione, nel senso che il riferimento alla concreta attuabilità delle misure oggettive di prevenzione pone sempre a carico di chi ne lamenti il difetto l'imprescindibile onere di dimostrare che esse erano perfettamente approntatili e realizzabili da parte dell'imprenditore inadempiente alla stregua delle conoscenze e del progresso tecnico raggiunti in quel comparto produttivo. Oggi più che mai, dunque, gli ufficiali di p.g. degli organi di vigilanza, allorché accertino eventuali carenze nei luoghi di lavoro di misure prevenzionali di abbattimento del rumore, dovranno aver cura di corredare la denuncia con la specifica indicazione di quelle che nel singolo caso potevano essere concretamente attuabili in relazione a quanto comunemente praticato nel settore. Questo ci sembra un importante suggerimento operativo che appare agevolmente ricavabile da un'attenta lettura delle sentenze in esame, le quali, pur se in maniera molto sintetica, hanno sicuramente tracciato una via di interpretazione del D.Lg. 277/91 abbastanza suggestiva e ricca di notevoli spunti di riflessione e di approfondimento di una materia che sta subendo un indubbio processo di rinnovamento e di continua trasformazione e che, proprio nello sforzo di adeguarsi alle altre legislazioni europee, sta finendo per assumere una sua originale ed autonoma fisionomia. Angelo Culotta Magistrato in Milano Ritorna su SNOP, con una spietata autoanalisi dei piemontesi, la rubrica Schede Regionali. Speriamo non sia un fuoco di paglia, come già tante volte detto, la finestra sul concreto lavoro dei servizi di prevenzione, dopo il fortunato periodo di Operazione Prevenzione, sembra da tempo chiusa, a parte le lodevoli eccezioni intorno al gruppo VRQ. AGGIORNAMENTO PIEMONTE Per tutto il corso degli anni '80, la produzione legislativa e di indirizzo tecnico della Regione Piemonte in materia di prevenzione negli ambienti di lavoro è stata disorganica e non di rado contraddittoria; l'unica proposta normativa "globale", l'Allegato 13 alla bozza del primo Piano Socio-Sanitario Regionale, non è entrata a far parte del Piano nella sua versione definitiva. Ciascuna USSL, nell'ambito dei Servizi di Igiene e Sanità Pubblica, si è perciò organizzata a modo proprio per "gestire" sia la vigilanza ispettiva nei luoghi di lavoro sia le funzioni e le attività di natura prettamente sanitaria. Le strutture comunali preesistenti alla Riforma, denominate in Piemonte Unità di Base ed analoghe ai più noti Servizi di Medicina Ambientale e del Lavoro (SMAL) lombardi, si sono "dissolte" nei Servizi di Igiene e Sanità Pubblica, con l'eccezione di Torino, dove hanno continuato ad esistere dentro il (o in parallelo al?) Servizio (poi Settore) Igiene e Sicurezza del Lavoro. La legge regionale 37/90 (Norme per la programmazione socio-sanitaria regionale e per il Piano Socio-Sanitario Regionale per il triennio 1990-92) ha finalmente fornito alcuni indirizzi organizzativi essenziali. I Servizi di Igiene e Sanità Pubblica vengono così ad articolarsi in due unità operative, una per la funzione "igiene di sanità pubblica", l'altra per la funzione "igiene e sicurezza dell'ambiente di lavoro" (che d'ora in avanti, per brevità, verrà indicata come Uoisl). "Le Ussl, nell'ambito del PAS, in presenza di non meno di 30.000 addetti alle attività lavorative, ponderati in base ai criteri definiti nella deliberazione attuativa e di un adeguato programma di attività e di sviluppo delle professionalità esistenti, devono prevedere l'istituzione di un'unità operativa autonoma per l'igiene e sicurezza del lavoro. Le Ussl con meno di 30.000 addetti ponderati, nell'ambito del PAS, sulla base delle esigenze territoriali e degli insediamenti produttivi, possono prevedere l'istituzione di una u.o.a.". Dalla prima metà del `92, il Settore Sanità Pubblica dell'Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte ha intrapreso un'azione complessiva di riordino del settore, ha costituito un gruppo di lavoro permanente costituito da operatori delle Uoisl e dei Presidi Multizonali di prevenzione (PMP - denominati in Piemonte Laboratori di Sanità Pubblica) e, parallelamente ad altre iniziative in ambiti specifici (attività sanitarie, sistemi di registrazione e analisi delle attività, formazione degli operatori, procedure per i campionamenti di aerodispersi), ha predisposto una rilevazione trasversale su assetto organizzativo, risorse di personale ed attività delle Uoisl. Vengono riportati i dati essenziali forniti dall'indagine che, iniziata nel mese di 15 giugno, è stata completata alla fine del settembre '92 acquisendo i dati relativi a tutte le 54 Ussl della Regione, vengono sinteticamente riportati di seguito: il rapporto conclusivo completo, per quanti fossero ad esso interessati, può essere richiesto al Settore Sanità Pubblica dell'Assessorato Regionale alla Sanità Torino - corso Stati Uniti 1. Inquadramento amministrativo delle UOISL al 31.05.92 L'inquadramento amministrativo delle Uoisl è del tutto disomogeneo sul territorio regionale e comunque, spesso, assai mal definito anche in capoluoghi di Provincia come Torino, Cuneo, Novara e Vercelli. Per 1'Ussl 1 - Torino sembra che nemmeno esista una pianta organica del Servizio Igiene e Sanità Pubblica nel suo complesso e manca qualsiasi atto che faccia espresso riferimento all'esistenza di una Uoisl; esiste un Settore Igiene e Sicurezza del Lavoro (per semplicità, lo indicheremo ugualmente come Uoisl) che assume in sé anche funzioni e personale della Sezione Fisico-Impiantistica del Laboratorio di Sanità Pubblica). La risorsa "personale" al 31.05.92 Al 31.05.92 persistono ampie quote di personale destinate promiscuamente alle funzioni di igiene e sicurezza del lavoro e ad altre funzioni di sanità pubblica, non soltanto in quei Servizi di ridottissime dimensioni che a ciò sono costretti disponendo, in tutto, di uno o due operatori per ciascuna figura professionale. Tra i medici, quarantanove sono assunti per la disciplina di medicina del lavoro (ventuno aiuti, ventotto assistenti); diciotto assistenti sono assunti genericamente per l'area funzionale di Igiene, Prevenzione e Sanità Pubblica. In alcune Ussl partecipano alle attività delle Uoisl assistenti medici di altri Servizi (Assistenza Sanitaria di Base, Medicina Legale, "medicina dei servizi") nonché dodici aiuti di Igiene Pubblica (quasi tutti limitatamente a una parte dell'orario di servizio). Sono presenti nelle Uoisl soltanto dodici assistenti sanitari, cioè gli unici operatori dell'area infermieristica specificamente formati per le attività di prevenzione, oltre a dodici infermieri professionali e tre generici. I "tecnici laureati" sono in tutto tredici (cinque chimici, due ingegneri meccanici, un ingegnere elettrotecnico, un ingegnere chimico, due biologi, due architetti) e quasi tutti svolgono, nei fatti, attività di secondo livello proprie dei Pmp. Gli operatori di vigilanza ed ispezione diplomati sono inquadrati parte nel ruolo sanitario (come operatori professionali di vigilanza ed ispezione di I categoria: sei coordinatori e trentaquattro collaboratori) e in parte maggiore, in posizione 16 anomala, nel molo tecnico (novantasette assistenti tecnici). Gli operatori amministrativi delle Uoisl sono in tutto soltanto quarantatre e per la maggior parte sono addetti, per parte dell'orario, a settori diversi dall'igiene e sicurezza del lavoro. A Torino sono presenti infine numerose figure anomale, per inquadramento in ruolo e/o per professionalità (un agente tecnico, nove operatori tecnici, uno psicologo, un sociologo, due tecnici radiologi, sette "figure atipiche" non meglio specificate). In grandissima parte gli operatori sono assai "giovani", non solo anagraficamente, avendo iniziato a lavorare nelle Uoisl soltanto da uno o due anni. Attività di vigilanza "sul campo" e valutazione dei nuovi insediamenti lavorativi nel 1991 In diversi casi persiste la delega di parte delle attività di vigilanza ed ispezione di primo livello (in una Ussl di tutte) da Uoisl "deboli" ad Uoisl tradizionalmente "più forti" e strutturate, ovvero ai Pmp. Venti Uoisl hanno effettuato meno di cinquanta ispezioni di vigilanza ordinaria (tra prime visite e rivisite) nel corso del 1991. Il dato della Ussl I - Torino di circa quattrocento ispezioni in totale appare decisamente modesto in relazione alle dimensioni ed alla struttura produttiva del territorio di competenza. Solo altre sei Uoisl (tra di esse nessun capoluogo di provincia) riferiscono più di 250 visite ispettive (tra prime visite e rivisite). Le inchieste infortuni costituiscono una quota cospicua, se non preponderante, dell'attività ispettiva, soprattutto nel circondario torinese; nel 1991 sei Uoisl della cintura, oltre a quella di Torino, hanno effettuato più di cento visite ispettive per tale motivo. L'impiego di rilievi strumentali a corredo dell'attività ispettiva appare in gran parte circoscritto alle indagini fonometriche (sei Uoisl ne hanno condotte più di cinquanta nel 1991); il prelievo di aerodispersi, di solidi e liquidi a fini analitici, i rilievi di microclima, i rilievi anemometrici sembrano ancora, praticamente ovunque, una pratica del tutto occasionale. L'attività di valutazione dei progetti di insediamenti lavorativi nuovi o rinnovati appare anch'essa marcatamente disomogenea; in molte Ussl, sembra che non venga affatto svolta o venga svolta solo occasionalmente. La spiegazione più frequente è che essa viene impropriamente conglobata nelle competenze di "igiene edilizia" delle Unità Operative di Igiene Pubblica. Le attività sanitarie nel 1991 Le visite per malattie professionali assumono in alcune realtà locali uno specifico rilievo quantitativo (più di cento nell'anno per le Ussl 31 - Carmagnola, 34 Orbassano e 56 - Domodossola) ma in gran parte delle Ussl si presentano come un settore di attività del tutto marginale. Anche le cosiddette "visite mirate" appaiono, nel panorama regionale, come del tutto marginali nell'allocazione delle risorse sanitarie, con l'eccezione delle Ussl 47 - Biella, 48 Cossato, 55 - Verbania, 68 - Asti e 69 Nizza Monferrato. La maggior parte delle Uoisl esegue in proprio le visite per gli apprendisti e i lavoratori minorenni (undici Uoisl, invece, le delegano al Servizio Assistenza Sanitaria di Base, a quello di Medicina Legale, alla "medicina dei servizi", a medici del lavoro convenzionati). Con l'eccezione delle Ussl 45 - Vercelli (che riferisce di aver eseguito otto visite nel 1991) e 76 - Casale Monferrato (che riferisce di averne eseguite tre), tutte le Uoisl che visitano in proprio apprendisti e lavoratori minorenni dedicano a tale attività un' ampia e a volte preponderante quota delle proprie risorse sanitarie. Non di rado, le visite periodiche eseguite ai sensi dell'art. 33 del DPR 303/56 rappresentano l'altra quota consistente delle attività sanitarie delle Uoisl (più di cinquecento visite all'anno per nove Uoisl tra cui quella di Torino), assieme alle visite per i videoterminalisti, gli ospedalieri esposti a gas anestetici o anche tutto il complesso dei dipendenti dell'Ussl. Iniziative di informazione/formazione rivolte all'utenza nel 1991 Le Uoisl hanno segnalato di aver svolto numerose attività di educazione alla salute ed alla sicurezza rivolte a delegati dei lavoratori e/o a gruppi di esposti a rischi occupazionali, che vengono sinteticamente elencate in tabella. Per quanto attiene alla tipologia dell'intervento e del prodotto finale, la massima parte delle iniziative ricade in una delle seguenti categorie: - elaborazione "partecipata" di "mappe di rischio"; - corsi di informazione/formazione "complessivi"; incontri monotematici; - pubblicazioni, di ampiezza assai diversa (dal vero e proprio manuale alle schede al semplice opuscolo) e con le più varie modalità di presentazione e distribuzione ai destinatari. Per quanto attiene ai comparti lavorativi, quasi tutte le iniziative si sono concentrate (con diverse iterazioni) sull'industria metallurgica e metalmeccanica, sull'edilizia e sull'agricoltura. Altre iniziative delle UOISL nel corso del 1991 Le Ussl 28 - Settimo Torinese, 34 Orbassano, 68 - Asti e 70 - Alessandria riferiscono iniziative di ampio respiro relative a sistemi informativi complessivi delle Uoisl, che comprendono archivi aziende e/o archivi di eventi infortunistici, malattie professionali, accertamenti sanitari ed altri dati relativi alla persona nonché sistemi di registrazione ed analisi delle attività. L'Ussl I - Torino ha sviluppato un proprio sistema informativo specifico per l'analisi degli infortuni. Alcune osservazioni Tra una Uoisl e l'altra variano di molto le modalità e gli stessi "oggetti" della rilevazione e forse questo rende ragione di una parte dei dati anomali o poco congruenti. Verosimilmente, però, assai prima che un modello comune di "sistema informativo", mancano un "sistema" di obiettivi e quindi un "modello culturale" comuni che finalizzino qualunque registrazione di dati. E' quindi senz'altro prematuro voler impiantare sistemi sofisticati per valutare efficacia ed efficienza degli interventi. E' corretto ed opportuno che i modelli valutativi nascano a partire dall'esperienza dei servizi territoriali e degli operatori, un indispensabile ruolo di indirizzo, di coordinamento e di verifica dovrebbe svolgerlo la Regione, che fino ad epoca recente ha totalmente eluso tale compito. Anche per definire quadro istituzionale ed organizzativo delle UOISL, standard e inquadramento in ruolo del personale il ruolo della Regione non può essere vicariato. Al di là dei singoli valori numerici, è il pattern dei dati relativi a ciascuna Uoisl a dame l'immagine, sia riguardo alla "presenza" sul territorio, sia riguardo all'equilibrio nell'allocare le risorse e nel programmare le attività (dovrebbe già essere possibile individuare tendenze perverse alla medicalizzazione / UPiGizzazione / epidemiologizzazione / trasformazione in istituti di ricerca). Diciannove Uoisl, tra cui quelle di Torino, Cuneo e Vercelli, sembrano ampiamente di sotto di qualunque standard di accettabilità operativa, almeno sul piano della "quantità" di interventi. Per quelle Uoisl che riferiscono una decina di ispezioni all'anno non sembra avere molto senso pensare a valutazioni di programmi, analisi per comparto, verifiche di qualità (potrebbero essere, qualitativamente, le ispezioni migliori del mondo, certo non si può pensare che "coprano" le esigenze di vigilanza e di prevenzione di un qualunque territorio anche molto piccolo). Ma sempre guardando ai numeri, ci sono diverse realtà che appaiono accettabilmente ed equilibratamente "coperte" in tutti i settori di intervento; in questi casi potrebbe esserci materiale e significato per programmare un'operazione di VRQ. Può stupire il fatto che, a dispetto di tanto parlare in convegni e seminari, il modello delle attività sanitarie di molte 17 Questa pagina viene letta da più di 10.000 persone. Non sono persone scelte a caso, sono operatori della prevenzione, ricercatori, ambientalisti, pubblici amministratori, sindacalisti, imprenditori, magistrati. Questa pagina serve a voi per parlare con loro. Uoisl sia orientato esclusivamente o quasi verso le visite per gli apprendisti e i lavoratori minorenni e le visite periodiche in genere (anche quelle palesemente meno utili in termini di prevenzione, come le visite ai videoterminalisti). E' certo la strada più facile per impiegare il personale sanitario, nonché la corda più ascoltata da far vibrare quando si deve richiederne dell'altro alle proprie amministrazioni: ma davvero non esistono alternative? Si segnala infine che l'impatto delle richieste dell' Autorità Giudiziaria sull' attività delle Uoisl appare assai forte, soprattutto nei circondari di Torino, Alessandria e Novara. Nel circondano torinese, su disposizione della Procura della Repubblica presso la Pretura di Torino, dal 1.06.91 le Autorità di Pubblica Sicurezza trasmettono tutte le denunce di infortuni sul lavoro alle singole Uoisl anziché direttamente all'Autorità Giudiziaria; le Uoisl, quindi, provvedono autonomamente alla analisi degli eventi ed alla selezione di quelli da sottoporre ad inchiesta. Per l'intero corso del 1991, dette Uoisl segnalano una prevalenza delle inchieste infortuni sul lavoro e, in alcuni casi, per malattie professionali rispetto alle ordinane attività di vigilanza ed ispezione. a cura di Roberto Calisti Iniziative di informazione/formazione rivolte all'utenza attuate dalle Uoisl nel 1991 USSL I - TORINO: formulazione di mappe a rischio - settore industriale in genere; USSL 30 - CHIERI: opuscolo informativo - comparto edilizia; schede informative sulle macchine - comparto agricoltura; opuscolo informativo - accertamenti sanitari preventivi e periodici; USSL 34 - ORBASSANO: corso di informazione/formazione "complessivo" - comparto metalmeccanico; USSL 42 - PEROSA ARGENTINA: USSL 43 - TORRE PELLICE: corso di informazione/formazione "complessivo" - settore industriale in genere; opuscolo sulla sicurezza - comparto edilizia; manuale sui fitofarmaci - comparto agricoltura; USSL 47 BIELLA: corso di informazione/formazione per tintori - comparto tessile; USSL 51 - NOVARA: manuale per la sicurezza - comparto edilizia; USSL 57 - OMEGNA: opuscolo sulla sicurezza - comparto edilizio; USSL 60 - BORGO S.D.: corso di informazione/formazione sul rischio "rumore" - comparto lavorazione del legno; USSL 61 - SAVIGLIANO: corso di informazione/formazione - comparto agricoltura; USSL 63 - SALUZZO: corso di informazione/formazione antiinfortunistica - comparto edilizia; USSL 66 - MONDOVI': opuscolo sulla normativa di igiene e sicurezza del lavoro; USSL 67 - CEVA: corso di informazione/formazione per gli allievi di un centro di formazione professionale per l'industria; USSL 68 - ASTI: manuale sui frtofarmaci - comparto agricoltura; corso di informazione/formazione - comparto agricoltura; corso di infon-nazione/formazione - comparto conserve alimentari; corso di informazione/formazione - comparto edilizia; USSL 69 - NIZZA M.: corso di informazione/formazione - comparto agricoltura; USSL 73 - NOVI L.: corso di informazione/formazione "complessivo" - settore Per informazioni riguardo alla pubblicità su SNOP: Roberto Maremmani tel. 02126226456 fax 02/26226557 industriale in genere; schede informative sui fitofarmaci - comparto agricoltura. 18 EUROPEAN OUTLOOK In this issue of the inserti a short report from the Quadripartite Meeting held in Florence last October by Bernard Robinson; the paper presented at the European meeting on Labour inspectorate in Europe held in London last November by Stefano Silvestri (SPISLL USL 10/D Florence) ROBOTICS EXPERTS MEET IN FLORENCE Villa Medicea was the venue for an international meeting of experts on the safety of robotics and industrial automation from 3-5 November 1992, hosted by Occupational Health Service of Health Local Unit 10/D. The Quadripartite Working Group on Robot Safety is an informai organisation of experts on safety of robots and automated systems. It started in the early 1980's as a Tripartite Group with representatives from Germany, France and Great Britain agreeing to meet at intervals to exchange ideas and information. The Group began around the time robots began to appear in manufacturing industry in substantial numbers and computers and programmable electronic systems began to have a major impact on automation. Subsequently, representatives from Sweden, Finland and, most recently, Italy, have joined the Group. The name has changed once from "Tripartite" to "Quadripartite" but a name which reflects the fact there are now 6 countries represented rather than 4 is probably too complicated to pronounce! The representatives of the Quadripartite Working Group are from national labour inspectorates, safety engineering research institutes or similar bodies. These include the Institut National De Recherche Et De Securite (INRS) in France; the Technical Research Centre Engineering Finland, Safety of Laboratory; the Swedish Institute of Production Engineering Research; the South German Metal BG and IPA, Stuttgart in Germany; the Health and Safety Executive, Engineering National Interest Group in Great Britain; and Occupational Health Services (Health Local Unit 10/D Florence, National Agency for New Technology Energy and Environment - ENEA), Innovation Technology SNOP GROUP in Italy. At the meeting in Florence, a number of guests also attended all or part of the meeting, in particular: R. Calcagno from COMAU Spa, manufacturers of robots in Turin, gave a presentation on his company's products and, in particular, on their approach to safety; S. Salerno and R. Tartaglia, medical doctors in occupational health services, members of Innovation Technology SNOP Group, told about the ergonomics in the robotic production and use and the needs of a standardized procedure for inquiry on robot accidents in Italy; besides L. Rossi, engineer of Health Local Unit 23 Arezzo, D. Sabbadini from Mechanical Department University of Milan and F. Meliga, medical doctor in FIAT car factory of Cassino took part to the discussion too. The main agenda of the Quadripartite Working Group meetings concerns information exchange on matters of robotics and automation safety. In particular, representatives report on recent accidents which have occurred in their respective countries, describing what caused these and how such accidents can be prevented. New ideas on the development of safety systems and devices are described, and updates on the progress and results of research projects are discussed. The availability of new publications and training materials, including videos, is publicised as well as work on national or international standards relating to robotics and automation. Previous meetings of the Quadripartite Working Group have concentrated very much on technical aspects of safety of robotics, etc., including in particular guarding systems, electronic controls, etc. Innovation Technology SNOP Group's interest in new technology generally and the inclusion of medical doctors in their team brought a new dimension to this meeting by the inclusion of issues such as ergonomics, stress created by the introduction of new technology, i.e. robots and automations and the potential these have for causing or contributing to accidents by the change in the environment and culture such systems introduce, as well as the mechanical safety problems they can cause in their own right. Much food for thought was provided by this approach and doubtless these aspects will be developed further at future meetings of the Group. The Group visited the Fiat car componente factory in Florence to see their approach to the use of robots and the safety systems employed. Representatives were grateful for the time and effort of the managers from Fiat in organising this visit and for their hospitality. Previous meetings of the Quadripartite Working Group have been held in Birmingham (England), Nancy (France), Hanover (Germany) and Tampere (Finland). This was the first time the Group has visited Florence. Unfortunately, the programme did not leave much time for representatives to visit the treasures of the city so hopefully it will not be the last! The Group are grateful to USL 10/D for hosting a successful meeting and for their hospitality. The next meeting is planned for Gothenberg in June 1993. Bernard Robinson Health and Safety Executive U 19 ORGANISING FOR EFFECTIVE PREVENTION THE USE OF INDUSTRIAL DIVISION AND RISK FACTOR ANALYSIS The Italian National Health Service provides Local Units for health and safety inspection in the workplaces. These Units are equipped with technicians and phisicians as well as basic instruments for phisical and chemical pollution monitoring. Theoretically each Unit is able to cover its needs either in terms of skillness or basic investigations. In order to probe medicai or environmental monitoring, hospital specialties units or multiareas laboratories are used. The latters ones relate to the provinces. Even though the National Health Service and the laws linked to it are in force nationalwide, there are stili enormous differences, in terms of organization, between the centernorth on one hand and the south on the other. In this last area there is a shortage of personnel and equipement and it is difficult to foresee any substantial improvement in the near future. Nevertheless even where the Local Units are well equipped, the need to improve working conditions in industry is not entirely satisfied for many reasons. Firstly, there is a high number of workplaces to be inspected (an average between 5 and 10 thousands for each Local Unit). Secondly the problem is worse in areas where craft-work in predominant. Ten surveys in small workplaces take more time indeed than just one in an industry with 100 workers. If, by supposition, a Locai Unit would inspect every single workplace in its area, the whole cicle would last years, taking into account that a prevention action doesn't end with just a simple survey. 20 Industrial division plans Since many years some Locai Units have been using a work methodology which allows them to save time and economic resources while mantaining acceptable standards. This is both in scientific terms and effective prevention of accidents and occupational diseases. This metodology is most suitable for areas with severa) workplaces of the same type of production (what we cali an "industrial division") and consequently with homogeneus risk factors. The idea is to inspect a limited number of workplaces representing a significative sample and then extend the solutions to the whole division afterwords. Which are the necessary elements for carrying out an industrial division plan of action and how do we take the initial decision? First of ali the Local Unit should have an updated census of ali the workplaces in its area. For each firm it is necessary, at least, to have the data about: a) type of production b) address c) number of employees. Other data such as number and type of accidents or occupational diseases crossed with type of industry are useful for setting up priorities of action. Other factors like, for example, trade union or workers enquiries as well as information from secondary sources can affect the initial decision. Data from literature can also be very helpful. The Locai Unit should consider ali the factors including personnel resources in making the initial decision. Unrefined risk profile Once the decision on which division is to be investigated it is possible to formulate the so called "unrefined risk profile". This is a list of the theoretical risks to which the workers can be esposed. This has to be dove in order to choose appropriate personnel. Surveys The surveys have to be planned. Usually it is difficult to establish the number in advance. If the number of firms is over fifty it can be useful to work on a sample. However this sample must be significative therefore the number can't be too little. It is advisable to continue the surveys at least unti) the type of risks don't change anymore. During the surveys the officiers meet the workers and the employer, separately if need be. These meetings are useful to collect further data which wouldn't come out from the survey on its own. For some risk factors like, for example, accidents, in case of particular dangerous situations, it is already possible to proceed with a legai action to remove them. Environmental monitoring Chemical and phisical risks might need to be examined closely using instruments and laboratory tests. The environmental monitoring program has to be necessarily planned at the end of the surveys cycle, because the situations to monitor have to be well selected. The aim is to check various environments, in order to have a summary of the whole situation. So, for example, environmental conditions monitoring with and without pollution contro) equipements. The results will be compared. In case of a good pollution contro) finding, technical data of the system will be collected. Medicai investigations Monitoring the workers state of health monitoring is usually carried out by the Local Unit occupational phisicians. The medicai examination aims to display pathologies correlated with the monitored pollutants exposures. The medical investigation doesn't necessarily end with just an examination, wherever possible, a biologica) monitoring of exposure correlated parameters in very helpful. These last data must be cheched against the environmental ones to verify possible correlations. Risk profile The group of officiers in charge of the action discuss the results of the entire investigation and it should be able to establish the precise industrial division risk profile. The existing pollution control equipement and their effectiveness are assessed in terms of exposure prevention and the relative influence on the workers state of health. The synthesis of the whole work is the so called "prevention guide-lines" about the investigated industrial division. Meetings with the parties The investigation results and the prevention protocol are then discussed either with the employers and their associations or with the workers and their union. All the workplaces are obliged to conform themselves to the prevention protocol. The Local Unit sets the times to do that, according to the importance of the risk to be controlled. Legai action To any firm where illegalities are ascertained, ordinances or fines are then sent. The inspectors must send reports of the legai actions to the magistrates. In Italy any crime of occupational health and safety laws is prosecuted by criminal code. Health education Health education courses or pamphlets can be very helpful especially when the toxicity of substances and correlated risks are unknown or where the work methods need to be changed. In these cases law doesn't help and education becomes the only effective tool. We know, by experience, when the risk is not perceived by the workers the pollution control equipement or simple personal protections are never correctly used. Spreading the action All the firms in the division which haven't been included in the sample are then involved in the prevention program. The prevention protocol and the standards established at the end of the first part of the division action plan are sent to these firms and to their associations as well as to the workers' union. These associations and unions can be helpful in pushing employers to a good standard of prevention, improving the existing one. As far as the medical surveillance is concerned, the phisicians employed by the firms are coordinated by the Local Unit and are invited to follow the sanitary side of the prevention protocol. Randomly the inspectors investigate the workplaces outside the sample in order to verify the respect of the laws and the prevention standards. Risk factor prevention plan An industrial division prevention plan aims to eliminate or reduce the overall risks in workplaces. A single risk prevention pian aims to eliminate or reduce a risk wherever it is present. The main steps are superimposed with the ones already described for an industrial division prevention plan. Differencies might be found in the census which needs different and more precise inputs. Obviously the difficulty to find workplaces depends on the investigated risk factor and its diffusion. Some actual examples In Tuscany many industrial division and risk factor prevention plans have been carried out by the Locai Units. It's worthwhile to quote the following ones: - plating industry - leather and leather goods manufacturing - stone and marble excavation and manufacture - construction sites - agriculture. Even with many difficulties on carrying them out and obtaining what was indicated with the prevention protocols, the effects of improved working conditions are already noticeable eg. reduction of occupational diseases. The decrease in the number of accidents is slower to appear in some divisions like contruction and agriculture and stila remains too high. Within the risk factor prevention plans is worth mentioning asbestos. For this plan Nearly ali the 40 Tuscanian Local Units have been activated and the prevention of the esposure is already evident. Nearly all the main users have already substituted asbestos with alternative materials or set up dust control, basically anticipating what the asbestos ban law will require within two years in the whole country. Stefano Silvestri 5' EUROPEAN WORK HAZARD CONFERENCE ORGANIZING THE CHANGE Rimini (Italy), Sept. 1994 organized by European Network For better Working Conditions OFFICE OF THE PRESIDENT-ELECT AND VICE PRESIDENT-ELECT January 19, 1993 Dear Dr. Frigeri: I was so very pleased to receive your message of congratulations. l've been humbled and also thrilled by the tremendous outpouring of support and enthusiasm from around the world. The next four years will pose many criticai challenges. Al Gore and I look forward to doing all we can to help make the future better for everyone. Sincerely, Bili Clinton 1120 VermontAvenue, N.W., Washington, DC 20270-0001 202-9732600 sri 21 nelle attività di informazione e prevenzione, le uniche che possono garantire anche un risparmio in prospettiva. Infine, come abbiamo scritto anche nell'editoriale al n. 25 della nostra rivista, "un intervento veramente razionalizzatore e lungimirante, pur perseguendo una politica di contenimento della spesa, non potrebbe non porsi l'obiettivo di incrementare la spesa destinata alla prevenzione, distribuendo le risorse in ragione delle necessità, sulla base di un'analisi delle quantità e della qualità dei Servizi esistenti (o non esistenti) a livello nazionale e regionale". Per contro, il Decreto Legislativo 502/92 tace anche sul complesso dei Servizi Territoriali (salute mentale, Consultori, assistenza domiciliare, riabilitazione, Servizi per Tossicodipendenti). Domina su tutto, nella filosofia del DLvo 502/92, il principio del contenimento indiscriminato della spesa (una spesa che, si ricorda, è fra le più basse IL GIUDIZIO DELLA SNOP SUL DECRETO 502192 documento introduttivo per l'audizione presso la Commissione Affari Sociali della Camera Roma, 4 Febbraio I993 Il giudizio degli Operatori della Prevenzione sul Decreto Legislativo 502/92 non può che essere fortemente negativo per ragioni innanzitutto di merito, ma anche di metodo. La nostra valutazione complessiva è che tale decreto punti oggettivamente allo smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale sostituendolo in parte con un sistema privato privo di regole, senza un adeguato controllo da parte dei cittadini, rappresentati dagli Enti Locali, nel quale la salute non è più un diritto per tutti, ma una merce oggetto di contrattazione, con inevitabili sperequazioni ed ingiustizie a danno delle fasce più deboli. Il ricorso alla Corte Costituzionale da parte di alcune Regioni, e le stesse proposte di referendum abrogativo del decreto nel suo complesso, ci sembrano logiche e giustificate conseguenze di una manovra che, anche come metodo, si è dimostrata un autentico "Golpe", portato a termine grazie all'uso distorto del meccanismo della legge delega. Viene spontaneo, a questo proposito, riflettere sul fatto che non si sarebbe 22 dovuto consentire di modificare profondamente la 833 con il sistema della legge delega: un Servizio Sanitario Nazionale istituito con una legge approvata a larga maggioranza dal Parlamento avrebbe potuto e dovuto essere modificato solo con una legge parlamentare altrettanto rappresentativa. Altra cosa sarebbe stata una razionalizzazione dei meccanismi di funzionamento del SSN, ricorrendo non alla privatizzazione del sistema, ma semmai all'introduzione di alcuni meccanismi caratteristici della gestione privatistica. Altra cosa, ancora, sarebbe stata la lotta agli sprechi condotta mediante l'introduzione di drastici tagli al prontuario farmaceutico, agli abusi nelle prestazioni erogate da strutture private che in realtà funzionano parassitando il Servizio Pubblico. Una seria azione riformatrice avrebbe dovuto puntare alla riqualificazione delle strutture pubbliche, rilanciando anziché mortificare il ruolo delle Autonomie Locali (Regioni comprese), investendo nella promozione di progettiobiettivo e piani mirati in particolare d'Europa), senza alcun impegno in termini di investimenti (scientifici, culturali ed economici) tanto meno nell'area della prevenzione, che necessita invece di risorse economiche, di personale, formative e tecnologiche, se si vogliono realmente conseguire risultati nella lotta al degrado ambientale, agli infortuni sul lavoro e alle malattie professionali, all'inquinamento atmosferico ed ambientale con il suo carico di patologie allergiche, degenerative, neoplastiche. Il giudizio è fortemente negativo, quindi, anche sull'art. 7, che riguarda più direttamente la prevenzione degli infortuni negli ambienti di vita e di lavoro. Al di là dell'incomprensibile titolo ("Presidi Multizonali di Prevenzione" anziché "Dipartimenti di Prevenzione" o "Funzioni di Prevenzione"), se ripensiamo alla nostra proposta complessiva (Servizi Multireferenziali, Dipartimento, Agenzia) vediamo innanzitutto come il Dipartimento di Prevenzione delle USL, introdotto all'ultimo momento (nella versione di novembre non era citato), non comprenda gli attuali PMP, pure nella riaffermazione di un dimensionamento delle USL di norma provinciale: già avevano sottolineato, sempre nell'editoriale al n. 25 di SNOP come in questa situazione la multizonalità dei PMP perdesse qualsiasi significato; la separazione dei PMP dalle USL, in realtà, risponde da un lato a logiche corporative sostenute in primis da settori ben individuabi- li e vicini al Ministero della Sanità (Unione Chimici Igienisti, SNABI, Settori ex-ENPI e ANCC più o meno legati all'ISPSL), mentre dall'altro realizza finalmente il "sogno" del Ministero dell'Ambiente di avere una propria struttura di riferimento periferica. Tale è, a nostro avviso, la lettura corretta dei commi 1 e 2 dell'articolo: sparita la risibile dicitura "Sezione di Prevenzione Sanitaria" (ma la Sezione resta, sia pure indefinita) rimane quello che più conta, cioè la Sezione di Prevenzione Ambientale, che fa riferimento al Ministero dell'Ambiente. E' vero che, ai sensi del comma 4, le attività di indirizzo e coordinamento sono assicurate congiuntamente dal Ministero della Sanità e dell'Ambiente, ma conoscendo la inconsistenza del primo, e sulla base delle esperienze precedenti (vedi 277), non è difficile immaginare come di fatto si tende a realizzare la separazione delle competenze fra Sanità e Ambiente. L'altra motivazione, più "nobile", a giustificazione della operazione, e cioè la volontà di evitare lo sciagurato referendum promosso dagli "Amici della Terra", ha dimostrato tutta la sua inconsistenza con la recente pronuncia della Corte Costituzionale: il referendum si farà ugualmente, così come era stato progettato da una Associazione (gli "Amici della Terra") assolutamente minoritaria nel panorama delle associazioni ambientaliste italiane, fondamentalmente assente dalle grandi e vere battaglie per il potenziamento della rete dei Servizi e Presidi di Prevenzione, ma vicina a quei settori corporativi che si indicavano sopra e ben decisa a "parassitare" la popolarità dei referendum elettorali. Rispetto al tema del referendum sulle competenze ambientali si valuterà anche la coerenza ed il coraggio politico di chi, di fronte al facile "tiro al bersaglio" contro le USL (che non costa nulla) vorrà ricordare alla gente che la tutela dell'ambiente non può essere, anche istituzionalmente, separata dalla tutela della salute negli ambienti di vita e di lavoro; che i fattori di rischio per l'ambiente nascono dalle scelte economiche, tecnologiche e produttive, e sono gli stessi fattori di rischio che affliggono i lavoratori e i cittadini; che la prevenzione e la tutela dell'ambiente non si fa a tavolino, ma la si costruisce giorno per giorno a diretto contatto con l'ambiente stesso, i cittadini, i lavoratori; che la prevenzione e la tutela dell'ambiente non la si fa coi NAS, o con le sole centraline (cioè a valle), ma aggredendo i fattori di rischio laddove si producono, prevenendoli e prevedendoli; che la filosofia delle emergenze e dei controlli è perdente, rispetto ad un modello previsionale che presuppone il consenso e la partecipazione dei cittadini e che necessita di Servizi diffusi sul territorio, e non di "task forces" ministeriali. In questa visione la tutela dell'ambiente non può che essere di competenza dei diretta fondamentale e Dipartimenti di Prevenzione delle Unità Sanitarie Locali, organizzati secondo il modello interdisciplinare e multireferenziale. La separazione istituzionale dei PMP dalle Unità Sanitarie Locali rappresenta in questo senso un serio colpo alla possibilità di costruire, soprattutto nelle regioni del Centro Sud, un sistema di Prevenzione e tutela dell'ambiente realmente efficace. Resta a questo proposito del tutto indefinita la questione del "coordinamento tecnico" dei Dipartimenti delle USL da parte dei PMP: se si fosse andati al Dipartimento Unico, tale funzione di coordinamento tecnico si sarebbe opportunamente sostanziata nella possibilità reale di programmare in comune interventi di prevenzione e tutela dell'ambiente e di omogeneizzare le procedure di rilevamento dei rischi e di campionamento degli inquinanti da parte dei Servizi Operativi del DIP; in questo modo invece è il caos, anche perché, semplicemente, nelle situazioni in cui la 833 è stata applicata e il sistema funziona a regime, i PMP non sarebbero in grado, per loro natura, storia e formazione, di coordinare alcunché che non fosse semplicemente l'esecuzione tecnica di prelievi e campionamenti. Una struttura quale quella ipotizzata per i PMP dal Decreto, poi, non si vede come possa esercitare funzioni di vigilanza, che quindi dovrebbero passare in toto ai DIP compresi le funzioni e il personale degli attuali settori impiantistici (ex ENPI e ANCC). La formulazione attuale, tra l'altro, invece di fare riferimento, come ordinaria amministrazione, proprio alle situazioni nelle quali i PMP hanno in qualche modo vicariato, per lo più solo in termini di vigilanza pura, l'inesistenza voluta dei Servizi territoriali. L'organizzazione proposta pare infatti configurarsi come una autentica "meridionalizzazione" del sistema: si consacra un sistema largamente in uso nel Sud (Servizi inesistenti e PMP vicarianti), a grave danno di quelle realtà in cui coi Servizi Territoriali e i PMP si è cercato (e spesso riuscito) a dare risposte positive ai bisogni del territorio. L'unica novità positiva rispetto alla stesura di Novembre sembra essere l'apparizione (anche se non nel titolo dell'articolo che rimane inspiegabilmente riferito solo ai PMP) del Dipartimento di Prevenzione delle USL per l'esercizio delle funzioni previste dagli articoli 16, 20, 21 e 22 della Legge 833/78. Anche qui però compare un inciso, sfuggito ai più, che va nella direzione contraria alle elaborazioni cui si.faceva riferimento: è quel "fatte salve le competenze attribuite dalla legge ad altre autorità", che lascia in piedi la frammentazione attuale e presagisce ulteriori spartizioni future tra Sanità, Ambiente, Lavoro, Agricoltura, Province, Regioni, ecc., il tutto nell'ottica dello smembramento della Prevenzione in tanti filoni "autogestiti" dalle varie "canne d'organo". Per la verità, anche il comma 5, che prevede i flussi informativi tra ISPSL e INAIL e Dipartimenti, tramite le regioni, costituisce una correzione di rotta rispetto alla prima stesura. Alcuni leggono positivamente la definizione all'interno dei DIP di Servizi Autonomi di Igiene Ambientale: è certo così se il significato reale, concreto sarà quello di conferire maggiore dignità a discipline ed attività che spesso (soprattutto nelle regioni, appunto, meridionali), sono state ignorate o "fagocitate" dalle competenze igienistiche tradizionali. Vi è tuttavia il rischio che tale scelta si sostanzi solo nella pur legittima apertura di spazi di carriera per il personale laureato non medico: se si trattasse solo di questo, senza un preciso vincolo di programmazione comune delle attività tra tutti i Servizi del DIP, allora sarebbe ben poca cosa! Uguale discorso può farsi per i Servizi Veterinari in relazione alla istituzione della nuova area "igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche". Per tutti, il DLvo 502/92 lascia completamente indefinite la metodologia di lavoro e la stessa natura dei Dipartimenti. La SNOP, quale espressione culturale e scientifica di tutti gli Operatori (Medici, 23 Tecnici laureati e Diplomati Asv) dei Servizi Pubblici di Prevenzione, è in questi mesi impegnata in una azione di "recupero" rispetto ai guasti introdotti dal DLvo 502/92, intervenendo a livello regionale sia nel tentativo di introdurre alcuni elementi essenziali di omogeneità a livello nazionale, che con l'obiettivo di tentare di attenuare, agendo sulle legislazioni regionali, gli effetti negativi del Decreto. Su questi temi, tra l'altro, SNOP ha organizzato per i giorni 24-25 Marzo 1993, in collaborazione con la Regione Emilia Romagna, un Convegno Nazionale incentrato sulla organizzazione dei Sistemi regionali di Prevenzione e sull'organizzazione dei Dipartimenti di Prevenzione delle USL. L'obiettivo è quello di elaborare una proposta di legge unitaria sull"`organismo regionale per la prevenzione" e sul dipartimento, da offrire ai Consigli Regionali per l'adozione, recuperando in tal modo, per quanto possibile, il massimo di omogeneità a livello nazionale. Alcuni punti cardine di questa proposta dovranno essere i seguenti: a) la riunificazione, mediante l'unitarietà di programmazione e d'azione, tra i PMP e i Dipartimenti, prevedendo appositi momenti regionali e provinciali di confronto e di decisione (una legge unica per DIP e PMP sarebbe, a questo proposito, un importante segnale di controtendenza rispetto al decreto); b) l'effettiva multireferenzialità dei PMP e dei Dipartimenti, stabilendo i criteri in base ai quali i soggetti interessati, compresi i Ministeri, possano avvalersi delle prestazioni; c) l'attribuzione della titolarità esclusiva delle attività di prevenzione e di vigilanza ai Servizi dei Dipartimenti; d) la definizione delle funzioni di coordinamento tecnico esercitate dai PMP relativamente alle modalità di analisi e campionamento degli inquinanti ambientali, degli alimenti e dei liquidi biologici prelevati a cura dei Servizi del Dipartimento e destinati ad essere ulteriormente trattati o analizzati dai PMP, sulla base di programmi e metodologie di lavoro concordati tra PMP e Dipartimenti. In particolare, l'Organismo (Azienda?) Regionale per la Prevenzione dovrà avere il compito di uniformare gli interventi degli attuali PMP, di favorirne il coordinamento operativo con i Dipartimenti di Prevenzione delle UUSSL, di emanare protocolli di intervento, di formulare pro- 24 grammi di formazione per presidi e Dipartimenti. A sua volta, il Dipartimento di Prevenzione delle USL deve assicurare: l'unitarietà degli interventi di Prevenzione; - la promozione di azioni programmatiche e progetti obiettivo; - una maggiore finalizzazione ed una verifica delle risorse; l'accesso semplificato da parte dell'utenza; l'attuazione delle unità operative dei servizi definiti all'art. 7, anche articolati a livello distrettuale; la promozione di iniziative di formazione degli operatori e di informazione degli utenti (cittadini, lavoratori, imprenditori, pubbliche amministrazioni). In generale, in materia di organizzazione del Servizio Sanitario a livello Regionale, tra i criteri di valutazione e di verifica dell'operato dei Direttori Generali dovrà essere presa in considerazione anche la capacità di istituire i Servizi di Prevenzione definiti dall'art. 7 del DLvo 502/92, anche organizzati a livello distrettuale. Ancora, dovrà essere riservato all'area della Prevenzione un budget non inferiore al 10% delle risorse disponibili, attingendo anche a fondi del Ministero dell'Ambiente e degli Assessorati Regionali all'Ambiente, in virtù del principio delle multireferenzialità dei Servizi rispetto all'utenza pubblica. Inoltre, dovranno essere sviluppate a pieno le opportunità offerte dall'art. 13.3 del DL 502/92 (autofinanziamento regionale): le notevoli competenze presenti nel settore pubblico della prevenzione possono essere rese disponibili sul mercato anche in relazione agli obblighi di autocertificazione in capo alle aziende (destinati a moltiplicarsi nell'ottica dell'integrazione comunitaria), così come è possibile dare risposte positive, mediante un intelligente impiego delle strutture pubbliche, alla questione dei Medici Competenti per la sorveglianza sanitaria dei lavoratori, nonché alle esigenze di formazione dei lavoratori, dei delegati e dei funzionari aziendali addetti alla sicurezza e all' ambiente. Una grande occasione per invertire, almeno parzialmente, la portata negativa del Decreto, può essere offerta dalla redazione del Piano Sanitario Nazionale. Già nell'editoriale al n. 22 - Marzo 1992 - di SNOP, relativamente alla proposta di PSN fatta circolare allora dal Ministro della Sanità, si metteva in evidenza come "l'allegato 1, relativamente alle prestazioni di prevenzione, costituisce l'anello debole del progetto di Piano Sanitario"; si indicavano altresì alcuni indirizzi a correzione sostanziale della impostazione complessiva del documento. Anche nella situazione attuale perman- gono valide le indicazioni scaturite dalle indagini compiute dalla Commissione Affari Sociali e dalla Commissione "Lama" nella passata legislatura, che andavano nella direzione della necessità ed urgenza della istituzione, su tutto il territorio nazionale, di Servizi per la tutela della salute negli ambienti di vita e di lavoro, proprio per garantire "livelli uniformi" non solo in termini di assistenza, ma anche di "informazione e prevenzione". I temi della verifica e revisione di qualità, che timidamente appaiono qua e là riferiti solo alle prestazioni curative, devono trovare ampio sviluppo anche nel settore della prevenzione, ed anche questo obiettivo dovrà costituire un termine di valutazione delle capacità gestionali dei Direttori generali. In realtà l'art. 13, al di là delle affermazioni di principio, pare improntato ad una interpretazione della VRQ in chiave di vigilanza e repressione, anziché di promozione della qualità: nascono infatti improbabili servizi ispettivi regionali preposti alla verifica "sull'osservanza delle disposizioni... (omissis) ...con particolare riguardo alle attività di controllo sulla qualità delle prestazioni", scopo quest'ultimo raggiunto anche direttamente dal Ministro della Sanità "avvalendosi dei propri uffici, dei Nuclei Antisofisticazioni dell'Arma dei Carabinieri (!!!), nonché del personale di cui all'art. 4, comma 2, della legge 2 febbraio 1989, n. 37 (???). Si tratta, purtroppo, di una concezione quantomeno miope della VRQ, vista appunto quale attività di controllo sulle inefficienze, piuttosto che di promozione della qualità dei servizi forniti attraverso una azione che coinvolga direttamente il personale interessato: la concezione stessa di VRQ è basata sull'adesione e sulla collaborazione del personale, e non sul controllo burocratico di indicatori definiti a tavolino. Su questi temi SNOP ha da tempo attivato un gruppo nazionale di lavoro nazionale, in stretto contatto con la Società Italiana di VRQ, ed ha già organizzato un convegno nazionale in collaborazione con le Regioni Toscana, Veneto ed Emilia Romagna. Su questo tema SNOP terrà il suo prossimo Convegno Nazionale nell'autunno 1993. Riguardo al personale, oltre la questione della formazione permanente quale terreno costante di impegno dei Dipartimenti e dell'Organismo Regionale, occorre lanciare a livello nazionale uno specifico progetto per il reclutamento e la formazione di tecnici dell'ambiente (di vita e di lavoro): così come, giustamente, è stata più volte evidenziata una "emergenza infermieri" rispetto alla quale lo Stato e le Regioni hanno investito risorse e strutture, oggi uguale sforzo deve essere com- piuto al fine di colmare una lacuna della Scuola Pubblica non più tollerabile, e con lo scopo di rivalutare, anche economicamente, una categoria professionale che diviene sempre più fondamentale nell'ottica di un serio impegno nel settore della Prevenzione. Sul tema della formazione professionale, in questo momento, si è tenuto un Convegno a Milano, organizzato dalla Consulta Interassociativa per la Prevenzione (Organismo che raccoglie le Società Scientifiche che si occupano di Prevenzione nei vari settori operativi). Il Sistema Informativo (in molte USL è disponibile un Sistema Informativo Unico tra i Servizi di Prevenzione), la riforma dei Ministeri (in particolare quello della Sanità), dell'ISS e dell'ISPSL (sciogliendone le inutili sezioni periferiche) sono altrettanti temi che attendono risposte puntuali. In particolare si sottolinea come, in 10 anni di attività, l'ISPSL non sia riuscito a decollare né in centro né in periferia: occorre cogliere l'occasione offerta dalla ristrutturazione, nell'ottica europea, del sistema delle autorizzazioni e delle autocertificazioni, per riorganizzare l'intero sistema pubblico, oggi disperso in molti enti e strutture, semplificandone i meccanismi operativi, limitandone la competenza a funzioni di controllo metodologico e di verifica a campione, di definizione di protocolli, di formazione e ricerca. Graziano Frigeri STORIA DELL'INTERVENTO SNOP SUL DECRETO AMATO - DE LORENZO Presidente SNOP Ai primi di dicembre, all'uscita sul SOLE 24 Ore dello schema di decreto legislativo di attuazione della legge delega del 23.10.92 n° 421 sulla Riforma della Sanità, la segreteria nazionale SNOP ha fatto pervenire, autonomamente ed insieme ad Ambiente e Lavoro, una serie di emendamenti, oltre ai segretari regionali dell'Associazione, anche ad una serie di interlocutori: per il Governo: al Presidente Amato, al sottosegretario di Stato Fabbri ed al SNOP ADERISCE Ministro della Sanità, De Lorenzo e dell'Ambiente, Carlo Ripa di Meana AL REFERENDUM al Parlamento: ai presidenti delle CONTRO IL DL 502 Commissioni Sanità del Senato e Affari Sociali della Camera, a tutti i partiti, ai parlamentari del patto di impegno Mentre andiamo in stampa nasce il ambientale. Comitato promotore contro il Decreto Alle forze sociali: CGIL-CISL-UIL De Lorenzo-Amato. Ovviamente SNOP Legambiente vi ha aderito. Magistratura Democratica Coordinamento delle Regioni Gli emendamenti riguardavano sostanzialmente: • la sistematica e non formale aggiunta del concetto di prevenzione in una serie di articoli: art. 1 comma 1 e 4 (b, c) ordinamento art. 3 comma 2 organizzazione delle USL art. 10 comma 1 controllo di qualità art. 12 comma 3, e per fondi del Ministero dell'Ambiente alle attività di prevenzione • la revisione dell' articolo 7, vale a dire: - PMP, non separati dalle USL, supporti e non coordinatori tecnici all'interno dei dipartimenti di prevenzione - Agenzia nazionale per la prevenzione che coordini ISS, ISPESL, ENEA-DISP, CNR, Istituto Zooprofilattico - Multireferenzialità dei dipartimenti e dell' Agenzia • mantenimento di un legame reale con il territorio con un azzonamento intorno ai 150.000-200.000 abitanti "serviti" (art. 3 comma 5). Su questa base sono state chieste, insieme ad Ambiente e Lavoro Magistratura Democratica ed Acli Anni verdi-audizioni alle Commissioni parlamentari e al Governo. Su questa base sono stati incontrati i gruppi Sanità di PDS e Rifondazione Comunista a livello nazionale. Il giorno 4 febbraio la prima audizione alla Camera alla commissione Affari Sociali. 25 RESOCONTO PRIMA RIUNIONE DEL GRUPPO ITALIANO SUBSPRINT In data 2/2/1993 si è tenuta a Firenze, presso il Servizio di PISLL della USL 10/D, la prima riunione del gruppo italiano di lavoro sul Progetto Europeo Subsprint (progetto rivolto alla sostituzione dei solventi organici nell'industria grafica, finanziato dalla CEE ed a cui la SNOP ha aderito). In particolare è stato discusso il progetto riguardo alle possibilità della sua implementazione in Italia. Il Servizio PISLL della USL 10/D ha fornito alcuni dati relativi all'indagine effettuata nel comparto delle aziende di stampa. E' stato segnalato limitatamente alla realtà fiorentina l'uso prevalentemente di prodotti derivati dal petrolio per la pulitura di rulli delle macchine da stampa offset e solo in pochi casi l'impiego di agenti a base di oli vegetali. Al progetto di ricerca hanno confermato la partecipazione in qualità di aziende tipo- grafiche pubbliche: la tipografia dell'Istituto Tecnico Industriale "Leonardo da Vinci" e le tipografie della USL 10/D e 10/G di Firenze. Gli operatori dei Servizi di Prevenzione della USL di San Lazzaro (BO), della USL di Bussolengo (VR) e del Presidio Multizonale di Prevenzione di Torino prenderanno contatti con alcune grandi aziende grafiche e di produzione dei rulli per macchine da stampa, presenti nella loro regione, per verificare la loro disponibilità di partecipazione al progetto. Si tratta in particolare delle aziende Mondadori e Tipografia S. Zeno (Veneto), Edizioni Paoline (Piemonte) e Tecnorulli (Emilia Romagna). Sarà inoltre effettuato dalla USL 10/D, 10/E, 10/G e dalla USL di Bussolengo un censimento dei prodotti a base di oli vegetali presenti in commercio in Italia ed una analisi chimica qualitativa del loro contenuto. Rispetto a quanto previsto dal programma di lavoro Subsprint è stato stabilito, per la seconda metà di aprile 1993, un seminario di un giorno da tenersi presso l'Istituto Tecnico Industriale "Leonardo da Vinci" che affronti i seguenti temi: - Epidemiologia delle malattie del SNC da solventi; - Gli agenti vegetali di pulizia come sostituti dei solventi organici (possibilità tecnico-industriali); - Dimostrazione d'uso degli agenti vegetali di pulizia; - Presentazione del progetto Subsprint. Tecnici stranieri saranno presenti all'iniziativa per raccontare la loro esperienza e per una dimostrazione pratica d'uso degli agenti pulenti vegetali. L'iniziativa servirà a chiarire gli scopi del progetto, evidenziarne i punti più qualificanti ed a coinvolgere altre aziende del settore interessate. Francesco Carnevale coordinatore del gruppo USL IO/D Firenze (ovvero Baldasseroni, Carnevale, Silvestri, Tartaglia...) viale A. Guidoni 178 A/bis 50127 FIRENZE tel. 055 - 4224406/7 fax 055 - 4224405 LII0LQA0 PROGETTAZIONE, COSTRUZIONE, VENDITA DI: • Colonne di abbattimento gas e vapori acidi • Sistemi per l'abbattimento di polveri sia ad umido che a secco • Impianti di recupero solvente su carboni attivi con processi di rigenerazione sia sottovuoto che a vapore diretto o gas inerte • Impianti per la rigenerazione di solventi esausti • Impianti per la distruzione termica e catalitica di effluenti gassosi, liquidi e solidi • Impianti di post-combustione termica con recupero termico di tipo rigenerativo su letti ceramici • Impianti di ossidazione termica con recupero di calore rigenerativo su letti silicei (R.T.C.U. - Rigenerative Thermal Combustion Unit) • Impianti di ventilazione e recupero energetico • Impianti di stoccaggio e distribuzione liquidi • Impianti di biofiltrazione • Rivestimenti anticorrosivi con impiego di PVDF, Halar, Teflon-Fep Materiale di fabbricazione: - termoplastici - termoindurenti - acciai speciali L.I.R.A sri - Via Toscanini, 20 - 20010 ARLUNO (Milano) - ITALIA Tel. (02) 90376682 (5 linee r.a.) - Fax (02) 90376522 - Telex 323654 LIRA CD VOTARE NO REFERENDUM DEGLI AMICI DELLA TERRA SUI CONTROLLI AMBIENTALI SNOP ha già più volte espresso la sua posizione sul referendum voluto dagli Amici della Terra, che vuole sottrarre le competenze ambientali alle USL. Oggi, quando il voto si avvicina, anche le Associazioni Ambientaliste che all'inizio erano contro il referendum, non avranno il coraggio di prendere una posizione indipendente, pur sapendo che la vittoria dei sì non migliorerà nessun livello di tutela dell'ambiente ma creerà solo confusione tra i cittadini, deregulation per le imprese, mortificazione degli operatori. Cioè creerà così anche oggettivamente un peggioramento delle condizioni dell'ambiente. Pensate ad un sistema in cui non sarà più possibile in ogni luogo di lavoro, su ogni campo coltivato, poter chiedere notizie sulle materie in uso, pedinare i rifiuti, verificare impianti. Pensate ad un sistema in cui ogni cittadino per avere banali dati sulla qualità dell'acqua che beve e dell'aria che respira o sulla quantità dei rifiuti tossici del proprio territorio, invece di chiedere al proprio servizio di prevenzione territoriale o al proprio sindaco dovrà contare solo su burocrati distanti e su fantomatici centri provinciali. Pensate un ritorno al passato, quando ogni nuovo insediamento era esaminato separatamente da enti e amministrazioni incomunicanti. Ecco questo è lo scenario futuro che vuole costruire chi voterà sì al referendum voluto dai Nemici della terra. La nostra posizione sarà invece sempre quella della coerenza e della responsabilità professionale anche in questo momento difficile, quando sarebbe molto più facile adagiarsi nel coro qualunquistico contro le USL. SNOP si renderà disponibile a partecipare a tribune e prese di posizione di tutte quelle forze politiche che vorranno coerentemente sostenere il valore della prevenzione e del controllo sul territorio. COME SEMPRE CONTRO CORRENTE VRQ EPPUR SI MUOVE Nonostante l'apparente assopimento del Gruppo di lavoro dopo il convegno di Bologna, l'argomento della VRQ nei servizi di prevenzione non langue. Ne sono prova le iniziative da allora messe in campo, come quella di Venezia in giugno, da parte della Sezione Veneta, il lavoro della commissione Regionale Toscana sulla VRQ nei servizi di medicina del lavoro, l'interessante articolo dei colleghi del servizio di Savigliano comparso sul numero 2 marzo-aprile 1992 della rivista Q.A. Di recente un contributo interessante è stato pubblicato negli atti di un convegno svoltosi a Bologna e relativo al comparto Edilizia (vol. 22 della collana "Contributi della regione Emilia-Romagna"). Si tratta di un primo tentativo di stabilire indicatori di efficienza ed efficacia nel campo degli interventi in questo comparto. Lo sforzo del collega Nicola Zanettini è tanto più encomiabile perché si inserisce in un campo finora privo di iniziative. E' certamente una buona fase di discussione per chiunque voglia cimentarsi in tale impresa. 28 Poco a poco si amplia il campo delle attività svolte nei servizi di prevenzione territoriali per le quali esistono criteri di Qualità e quindi possono essere costruiti coerenti indicatori di processo (cfr. anche in questo stesso numero la recensione al volumetto "Sbagliando s'impara"). Quanto a criteri ed indicatori per valutazioni di efficacia, passi avanti potranno essere fatti quando approfondiremo il dibattito scientifico su questo tema in particolare con i colleghi epidemiologi, che negli ultimi tempi si stanno sempre più orientando verso questo polo d'interesse. A riprova di ciò l'argomento del prossimo convegno della loro associazione, che quest'anno si svolgerà a Bologna nei giorni 20 e 21 Maggio, sarà proprio la Valutazione in medicina, con ampie finestre dedicate ai servizi territoriali. Infine una segnalazione legislativa. Lo scorso 27 aprile è stato promulgato un decreto dal ministero della sanità relativo a "Disposizioni sulle documentazioni tecniche da presentare a corredo delle domande di autorizzazione all'immissione in commercio di specialità medicinali per uso umano, in attuazione della direttiva n. 91/507/CEE" (Boli. Inform. Farmaci n. 5 1992). Tale decreto è di particolare interesse perché riporta in allegato le cosiddette "Norme di buona pratica clinica" relative alla sperimentazione nell'uomo di medicinali. Dopo un esteso ed esauriente glossario, il testo descrive dettagliatamente tutte le caratteristiche necessarie per l'effettuazione di un trial clinico per un nuovo farmaco. Un capitolo specifico, il quinto, è dedicato alla Quality Assurance ed inoltre l'esplicitazione dei requisiti di buona tecnica che deve avere il trial per poter essere considerato ben fatto rendono per molti versi paradigmatico il testo di questo allegato. L'aver inserito tale scritto nel testo di una norma legislativa (sia pure di rango basso come è un decreto ministeriale) segna un passo avanti nel campo dell'autorevolezza dei riferimenti di questo genere. Una nota sull'art. 10 del decreto delegato di riforma sanitaria Presi dalle ambasce dell'art. 7 (ma in che strano mondo viviamo, se finiamo per parlarci per articoli di legge...), forse a molti è sfuggito l'art. 10 intitolato "Controllo di qualità". Penso valga la pena di spendere due parole sui suoi contenuti. A fronte dell'introduzione certo innovativa di alcuni astratti principi ("Allo scopo di garantire la qualità dell'assistenza nei confronti della generalità dei cittadini è adottato in via ordinaria il metodo della verifica e revisione della qualità delle prestazioni..."), tutto l'articolo è improntato ad un'interpretazione della VRQ in chiave di vigilanza e repressione supposte carenze di qualità. Già il titolo appare infelice, con quel sottolineare che si parla di Controllo e non, per esempio, di Promozione della qualità. Al comma due nascono finora sconosciuti servizi ispettivi della regione preposti alla verifica "sull'osservanza delle disposizioni in materia di requisiti minimi e classificazione delle strutture erogatrici, con particolare riguardo alle prescrizioni relative alle attività di controllo della qualità delle prestazioni", scopo quest'ultimo raggiunto anche direttamente dal ministro della Sanità "avvalendosi dei propri uffici, dei Nuclei antisofisticazioni dell'Arma dei Carabinieri, nonché del personale di cui all'articolo 4, comma 2, della legge 2 febbraio 1989, n. 37 [??? n.d.r.]". Nel successivo comma 3 si delega il Ministro della Sanità, sentita la Conferenza StatoRegioni e la Fed. Naz. Ordini dei Medici ed Odontoiatri (non sappiamo cosa significhi la parola "sentita" in burocratichese n.d.r.), a "stabilire i contenuti e le modalità di utilizzo degli indicatori di efficienza e di qualità". Infine "il ministro della Sanità, in sede di presentazione della Relazione sullo stato sanitario del Paese, riferisce in merito alle verifiche dei risultati conseguiti, avvalendosi del predetto sistema di indicatori". Sinceramente ci sembra che tutto l'articolo sia improntato ad una concezione parziale e miope della VRQ, vista, ci pare, come vigilanza e repressione di carenze qualitative più legate a standard amministrativi e di efficienza economica che a una reale promozione e miglioramento della qualità dei servizi forniti. A dire il vero, scorrendo ulteriormente l'articolato di legge, ci si imbatte nell'art. 14 denominato Diritti dei cittadini, nel quale al comma 1 viene sancita la messa a punto di un altro sistema di indicatori di qualità (gli stessi dell'articolo 4 oppure diversi?) relativi agli aspetti che più possono essere interessati per l'utenza, cioè riferiti a personalizzazione ed umanizzazione dell'assistenza, diritto all'informazione, prestazioni alberghiere, nonché adattamento delle attività di prevenzione delle malattie". Nel solito linguaggio burocratichese si dice poi che "A tal fine [quello di predisporre un tale sistema di indicatori n.d.r.] il Ministro della Sanità, d'intesa con il Ministro dell'Università e il Ministro degli Affari Sociali, si avvale della collaborazione delle Università, del CNR, delle organizzazioni rappresentative degli utenti e degli operatori del Servizio Sanitario Nazionale nonché delle organizzazioni di volontariato e di tutela dei diritti". Tante belle parole per ribadire però che "Il Ministro della Sanità definisce con proprio decreto, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome, un sistema di indicatori di qualità...". Stenta a farsi strada in tutto questo il punto di vista degli operatori, citato solo in sede consultiva e in maniera per ora alquanto nebulosa (chi rappresenterà il punto di vista degli operatori nella collaborazione richiesta al comma 1 citato?). Il comma 2 dell'art. 14 delega poi ampiamente le regioni affinché si facciano carico di stabilire i modi e i tempi della consultazione delle associazioni dei cittadini-utenti, ivi compresi i sindacati, all'atto della formulazione dei programmi di lavoro e al momento dei consuntivi di risultato. A questo punto, lo avrete capito, la VRQ è sulla bocca di tutti. Si và dagli articoli della legge che sancisce il contratto di lavoro, alle ormai sempre più numerose attuazioni in leggi regionali, fino a quest'ultimo provvedimento legislativo. Ancora una volta a chiacchiere siamo tutti con la coscienza a posto. Ma quanto si sta veramente realizzando sul campo? In ogni caso la SNOP si è mossa per tempo, come ampiamente documentato sia sulla nostra rivista che nel convegno di dicembre 1991 a Bologna. Siamo quindi pronti a rappresentare le istanze degli operatori dei servizi di prevenzione territoriale in tutte le sedi opportune circa l'elaborazione di opportuni indicatori riguardanti le attività di nostra competenza. E' quanto faremo presente al Ministro della Sanità, consapevoli, comunque, che promuovere la qualità, migliorandola continuamente anche di poco resta un obiettivo differente da quello di tenere sotto controllo l'andamento di indici generali e necessariamente generici quali quelli che possono essere elaborati a livello nazionale. Ancora una volta non vanno confusi il piano "micro" e quello "macro". Un'ultima notazione su un vizio d'informazione: ci risulta che esista un allegato tecnico di grande interesse perché definisce i cosiddetti "Livelli minimi di assistenza" all'interno dei quali sono comprese sia le attività di prevenzione nei luoghi di vita e di lavoro, ma anche gli indicatori di qualità relativi. Chi l'ha visto? Alberto Baldasseroni 3: w z wz NEW NEW NEW NEW NEW NEW NEW NEW NEW NEWZ KRONENBERG QUANDO L'ANTINFORTUNISTICA NON È IMPROVVISAZIONE w INTERRUTTORE DI SICUR z w z w z w z w z w z w z w z w z z m z m z m z m finecorsa con funzione antinfortunistica a sicurezza totale: la chiave inserita, ma non fissata sul riparo, non aziona l'interruttore. z m z m L' UNICO che permette, ruo- tando la testa, di ottenere 8 Iati di comando. IL SOLO z m che con l'inserzione di un altro tipo di chiave permette di essere disattivato. z m nel settore noi della TE siamo lieti di presentarVi questo interruttore dalle elevate caratteristiche tecnologiche, certi di garantirVi la miglior soluzione dei Vostri problemi. z m SPECIALISTI V SEGNALAZIONE E SICUREZZA 20123 Milano - Viale Papiniano, 22/A Tel. 02/48012527 r.a. - Fax 02/48012575 - Tlx 311319 z m z m zM3N M3N MEN M3N M3N M3N M3N M3N M3N M2N^ 29 SNOPEUROPA LA RIUNIONE DI LIONE Si è tenuta a Lione (Francia) nei giorni 15-17 febbraio 1993 il "Primo incontro europeo degli Operatori addetti alla ispezione del lavoro" finalizzato alla valutazione dei differenti approcci alla materia di igiene e sicurezza del lavoro. Oltre alle Associazioni Organizzatrici (Association Villermé, Francia; Snop, Italia; Unione Progressista degli Ispettori del Lavoro, Spagna) erano presenti ispettori del lavoro portoghesi e rappresentanti dell'HSE inglese. I lavori si sono tenuti all'interno dell'INTEFP (Istitute Nationale du Travail e de la Formation Professionelle), un vasto complesso che cura, per la Francia, ma anche con contatti internazionali, la formazione iniziale e permanente degli ispettori del lavoro: 8 mesi di formazione iniziale, più 5 giorni all'anno di aggiornamento residenziale per tutti. La sessione plenaria, aperta da Olivier Brunet della Commissione 5' della CEE, è servita a precisare gli scopi del- l'iniziativa e ad esaminare nel dettaglio gli argomenti in discussione. I lavori si sono sviluppati in 3 workshops che hanno preso in esame 2 casi concreti: uno relativo all'industria delle costruzioni e uno basato alle problematiche inerenti all'industria della gomma. In ciascun workshop si sono esaminati e discussi i differenti approcci - sia istituzionali che operativi - seguiti nei vari paesi. Nella seduta plenaria finale sono stati evidenziati gli aspetti comuni così come le principali differenze nelle modalità di affrontare i problemi. Come spesso accade (soprattutto di questi tempi fuori dall'amata patria!) il modello italiano basato sull'approccio unitario, rischio occupazionale ed ambientale e sulla multidisciplinarietà, è stato oggetto di interesse da parte di tutti, obbligando la scarna delegazione italiana ad un "tour de force" di incontri collaterali. Il TEX giusto per il lavoro giusto! Per dire basta alle malattie professionali (dita bianche, sordità, ecc...).(*) Oggi I'Atlas Copco fornisce le macchine giuste che rispettano i sensi fisici, che sono adatte all'uomo ed ai più diversi lavori (*) Per ulteriori informazioni sulle caratteristiche costruttive ed ergonomiche dei TEX Tel. 02-61799247 Applicazione onzzomale e verficele ^praf afa peddrth lodeeura4ere p proltraitl qrJ entra PulldacII Straluni Sgroasartra d cuociti Qn dvzxo Eddaàdne ra arborra et>awora tard~a dure ftlmoàone di rive d dridml Esecuzione di fai in pareti di mattoni Costipamento Rottura di terreno congelato Rotture zii remi io consolidata rtlezbne a Al termine dell'incontro SNOP, Association Villermé e UPIT, in risposta anche ad un preciso invito della CEE, hanno convenuto di valutare l'opportunità di costituire un organismo permanente di consultazione delle associazioni professionali europee che si occupano di prevenzione e sicurezza sul lavoro. A tale scopo si terrà ad ottobre a Ca' Vecchia (BO) un primo incontro il cui obiettivo è la costituzione formale di tale organismo. Gli Atti di Lione saranno disponibili nel mese di Aprile. Graziano Frigeri Organizzazione Atlas Copco in Italia: BOLOGNA Via Emilia, 172 40064 Ozzano dell'Emilia BO Telefono 051/65 11 112 Fax 051/65 11 1 14 CAGLIARI Viale Elmas, 142 09100 Cagliari CA Telefono 070/24 02 23 Fax 070/24 03 03 FIRENZE Via Pisana, 559/4 50010 Badia a Settimo Scandicci FI Telefono 055/73 11 015 Fax 055/73 11 018 GENOVA Via de Marini, I 16149 Sampieerdarena GE Telefono 010/42 01 61 - 41 93 76 Fax 010/65 15 251 MILANO Via, F.lli Gracchi, 39 20092 Cinisello Balsamo MI Telefono 02/61 79 91 Fax 02/66 01 32 99 NAPOLI Via della Costituzione Isola F/3 80143 Napoli NA Telefono 081/734 70 70 Fax 08 1/ 73 47 044 30 PADOVA Via Silvio Pellico, 5/A 35129 Padova Telefono 049/77 47 66 Fax 049/80 72 806 PALERMO Via Pietro Nenni, 12 90146 Palermo PA Telefono 091/688 30 82 Fax 091/688 47 20 ROMA Via V. Giuseppe Calati, 87 00155 Roma RM Telefono 06/406 32 08 Fax 06/406 02 96 TORINO Corso Roma, 28 10021 S. Pietro Moncalieri TO Telefono 011/68 22 180 Fax 01 1 /606 93 21 TRENTO Via F.lli Fontana, 36 38100 Trento TN Telefono 046182 48 83 Fax 0461/82 41 96 Concessionari in oltre 100 città d'Italia DEMOLITORI TEX ERGONOMICI VERI Gli unici demolitori pneumatici manuali, progettati per rispondere integralmente ai severi requisiti imposti dalla ergonomia moderna: - Riduzione degli sforzi fisici Riduzione delle vibrazioni Riduzione del rumore Controllo della polvere Gli unici veramente in grado di ridurre di ben 80% le vibrazioni generate dall'utensile e di 15 dB(A) il livello di rumorosità. 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Ogni demolitore silenziato, viene fornito corredato di certificato di conformità attestante che il livello di rumorosità è inferiore al limite stabilito dalla direttiva CEE 84/537. 0212 16 0215 64 0216 44 0217 42 REFERENDUM SULLE COMPETENZE AMBIENTALI LETTERA DEL NOSTRO PRESIDENTE Ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari On.li Presidenti La Società Nazionale Operatori della Prevenzione, coerentemente con le posizioni più volte espresse in varie sedi, si esprime pubblicamente per il NO al referendum promosso dai cosiddetti "Amici della Terra", finalizzato alla sottrazione delle competenze ambientali alle USL. Ci amareggia il constatare che oggi, all'avvicinarsi del voto, anche le associazioni Ambientaliste più responsabili, che si erano espresse contro la raccolta delle firme per il referendum (Legambiente) o che comunque non avevano aderito all'iniziativa (Greenpeace), mostrano di non avere il coraggio di sostenere pubblicamente le posizioni allora espresse, pur sapendo che l'eventuale "vittoria" dei SI' sarà una vittoria di Pirro, in quanto le condizioni operative per la tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini non miglioreranno ma, anzi, si faranno ancora più difficili: maggiore confusione fra i cittadini, deregulation per le imprese (che potranno contare sulla immediata cessazione dei controlli in sede locale), mortificazione degli Operatori che, in mezzo a difficoltà di ogni genere, hanno in questi anni letteralmente "lottato" per garantire una tutela dell'ambiente strettamente collegata alla tutela della salute umana negli ambienti di vita e di lavoro. Il risultato non potrà che essere un peggioramento complessivo dei livelli di tutela: non sarà più possibile per gli Operatori (medici e tecnici) delle USL, in ogni luogo di lavoro, in fabbrica come nei campi, acquisire notizie sulle sostanze utilizzate ed emesse nell' ambiente, "pedinare" i rifiuti, verificare gli impianti tecnologici in relazione sia alla tutela della salute dei lavoratori che all'impatto sull'ambiente e sulla salute dei cittadini. Si attiverebbe un sistema in cui per avere informazioni sulla qualità delle acque potabili o di balneazione, o sull'inquinamento dell'aria che si respira, o sui rifiuti tossici presenti sul proprio territorio, i cittadini, anziché rivolgersi ai Dipartimenti di Prevenzione delle USL (riorganizzati anche in virtù del DLvo 502/92) o al Sindaco, dovran- 32 no rivolgersi ad asettiche e distanti burocrazie ministeriali. Ogni nuovo insediamento produttivo, oggi esaminato congiuntamente (certo, nelle regioni che hanno applicato la 833!) dal complesso dei Servizi di Prevenzione (Igiene Pubblica e Ambientale, Igiene e Sicurezza nei luoghi di lavoro, Servizio Veterinario) sarà valutato da organismi diversi ed incomunicanti fra loro. E' questa la deregulation voluta dagli "Amici della Terra", di cui si avvertono già le avvisaglie nella attività di monitoraggio dei dati sull'inquinamento atmosferico, valutati non tanto in rapporto alla salute umana, ma pressoché esclusivamente in relazione alla possibilità di circolare con le targhe pari o dispari! Questo è un "referendum truffa" che è nato e vivrà parassitando i referendum elettorali e contando sulla demagogia e i luoghi comuni che fanno di tutta l'erba un fascio, per cui un voto "contro l'USL" non si nega a nessuno. La nostra posizione, invece, è ancora una volta quella della coerenza di chi non ha mai avuto timore di andare contro corrente, di non adagiarsi sui luoghi comuni e sui cori qualunquistici. Affermiamo che una eventuale vittoria dei SI' si tradurrà in una sconfitta per i cittadini, perché le risorse per prevenzione e la tutela dell'ambiente e della salute umana saranno sempre le stesse (cioè poche), ma disperse e frammentate in organismi, enti e istituzioni diverse ed incomunicanti. E' un errore politico e scientifico: l'ambiente e la salute sono un tutt'uno, la condizione di entrambi riflette (in positivo ed in negativo) le scelte economiche, politiche e tecnologiche operate nel mondo produttivo. L'approccio a questi problemi non può che essere globale e diffuso, e le stesse attività di controllo (che in sé non risolvono il problema se ad esse non seguono provvedimenti di bonifica e mutamenti tecnologici) possono essere efficaci solo se programmate e gestite vicino ai luoghi di produzione. Affermiamo che i Dipartimenti di Prevenzione delle USL sono i luoghi più idonei per programmare, gestire e controllare, globalmente e congiuntamente, le attività di prevenzione collettiva e di tutela dell'ambiente. Siamo a disposizione di tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento, anche in sede di campagna referendaria, che vorranno con coerenza e coraggio sostenere, con l'appello per il NO, la centralità del territorio e l'unicità dell'approccio riguardo ai problemi della salute e dell' ambiente. Il Presidente Snop W N I- O z W J DALLA CONSULTA La CIIP (Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione) ha in questi mesi lavorato su alcune iniziative. Citiamo innanzitutto il Convegno nazionale del 3 e 4 febbraio a Milano, importante momento di confronto tra le associazioni, le istituzioni e le forze sociali anche se un po' scarno nella partecipazione (la crisi peserà sempre di più sulle trasferte da USL e da imprese!). Il Convegno è stato comunque importante sia per i temi trattati che per le conclusioni operative sul fronte delle direttive europee e della formazione. Attivo anche il gruppo di lavoro sulla Normazione: questo, affidato al Prof. Foà, ha elaborato un commento al 277. Eccessivi, secondo il gruppo, i valori fissati dal DLg per il rumore e piombo. Il gruppo auspica inoltre l'estensione dell'informazione a tutti i lavoratori e una serie di decisive integrazioni alla direttiva quadro 391 di prossimo recepimento in Italia. In questo periodo, sempre all'interno della CIIP, si stanno formando tra operatori e ricercatori delle varie Associazioni ulteriori gruppi di lavoro per il commento delle altre direttive (lavoro con VDT, movimentazione di carichi, esposizione ad agenti cancerogeni, ad agenti biologici) in modo da essere "pronti" anche come Consulta ad interloquire con le Commissioni parlamentari, utilizzando appieno lo spazio di confronto conquistato dalla modifica della Comunitaria 1991. Se ci sono dei volontari, si facciano vivi. AMIANTO E' GIÀ SALTATA L'ATTUAZIONE DELLA LEGGE DAL PARLAMENTO SNOP informa i suoi lettori che, su proposta del Senatore Smuraglia, il Parlamento ha approvato una importante modifica, da noi più volte sollecitata, alla cosiddetta Legge Comunitaria 1991 (Legge n° 142 del 19.2.1992) che autorizzava, senza che il Parlamento esprimesse un parere di conformità, il Governo a recepire le Direttive CEE sulla sicurezza nei luoghi di lavoro: 89/391 (direttiva quadro), 89/654 (prescrizioni minime nei luoghi di lavoro), 89/655 (attrezzature di lavoro), 89/656 (mezzi di protezione personale), 90/269 (movimentazione dei carichi pesanti), 90/270 (lavoro con attrezzature a VDT), 90/394 (esposizione a cancerogeni), 90/679 (esposizione ad agenti biologici). Su queste Direttive avevamo già formulato ampi commenti nei numeri 16 e 17 di Dossier Ambiente, la rivista di Ambiente e Lavoro. L'Articolo 27 della Legge n° 489 del n° 299 del 19.12.1992 (G.U. 21.12.1992) ha invece superato tale grave limite ed imposto al Governo di inviare i testi scritti degli schemi dei Decreti alle Conunissioni Parlamentari, che possono esprimere un parere preventivo. La modifica introdotta in Parlamento permetterà, speriamo, di influire già in sede di testo di recepimento evitando la defatigante rincorsa agli errori della 277. Ovviamente sarebbe utile che gli oscuri funzionari del Ministero del Lavoro che stanno elaborando i testi dei Decreti di recepimento tenessero in conto quanto le associazione scientifiche o i centri di ricerca hanno già elaborato in materia (non solo SNOP, ma ad esempio la SIE sui VDT, la AIE sui cancerogeni o il CEMOC sulla movimentazione dei carichi). Ma nessuno si illuda, non andrà così. Scommettiamo che tra luglio e agosto, nel solito clima afoso, qualche parlamentare volonteroso ci farà avere dei fogli da commentare in poche ore? Nel frattempo sulle direttive macchine (89/392 e 91/368), che sono recepite in modo separato e che modificano il DPR 547 del 1955, è in corso un blitz dei Ministeri dell'Industria e del Lavoro per togliere competenze sulla sicurezza impiantistica ai servizi e ai presidi delle USL. Da ultimo: la 277, dopo le modifiche apportate dal Senato nella seduta del 3 dicembre 1992, è tornata alla Camera e verrà riunificata nella discussione al testo di Rimedia, ripresentato il 23 aprile del '92 con il n° 190 da un centinaio di deputati "pattisti" (i nomi in Dossier Ambiente n° 20). Questa volta le cose saranno molto più difficili: il fronte imprenditoriale sta muovendo importanti pedine per ridurre la portata delle pene previste e tornare alla precedente definizione di medico competente e aumentare i livelli di rumore. Vedremo come andrà a finire. Intanto ognuno di noi sta facendo applicare la 277 che c'è. Il presidente del Consiglio non ha firmato entro tempi utili il decreto che autorizza la spesa dei primi 8 miliardi da assegnare alle Regioni, previsti dalla legge per la fuoriuscita dall'amianto. A meno che esistano possibilità di recupero della somma, si può già ritenere che la fuoriuscita dall'amianto non avverrà in Italia secondo i tempi che la legge fissava, ma in un futuro non più determinabile. L'intera legge è inceppata. L'articolo 16, comma 2, della legge 257 del 21.3.1992 (Norme relative alla cessazione dell'amianto) tra le disposizioni finanziarie indicava il reperimento di risorse per 8 miliardi per ciascuno degli anni 1992, '93, '94 per procedere (art. 10) alla predisposizione dei piani di protezione dell'ambiente, decontaminazione, smaltimento e bonifica dell'amianto. I piani, che devono essere elaborati dalle regioni e province autonome entro il 28.1.1993, pena il loro vicariamento con il 28.2.1993 da parte del governo, riguardano argomenti come: il censimento e la bonifica dei siti di estrazione, il censimento delle imprese che utilizzano o hanno utilizzato amianto, il loro controllo ambientale ed igienistico, la identificazione dei siti per lo smaltimento ed il controllo di queste attività, il censimento delle imprese che operano le attività di smaltimento e bonifica e la formazione dei loro addetti, il censimento degli edifici contenenti amianto. E' chiaro quindi che l'attivazione delle Regioni verso questi compiti ed il loro effettivo svolgimento costituiscono una condizione essenziale per entrare nella effettiva logica della dismissione dagli usi e dagli utilizzi prodotti a base di amianto. Lo stanziamento di fondi doveva avvenire sulla base di una proposta del Ministero dell'Industria (di concerto con Sanità e Ambiente) con modalità definite dal Presidente del Consiglio dei Ministri. Il Ministero dell'Industria aveva convocato Regioni e imprenditori per definire le modalità di attribuzione dei fondi ed era stato sviluppato il lavoro necessario per arrivare ad una ipotesi di spesa e quindi alla stesura finale del Decreto. Enzo Merler 33 UN PROGRAMMA UTILE Al SERVIZI DI PREVENZIONE PER L'ELABORAZIONE DEI DATI I.N.A.I.L. di V. Patussi, F. Babudri, D. Marcolina, E. Chermaz In Ambiente, Risorse, Salute n. 5 Maggio 1992 pp. 50-55 Segnaliamo volentieri questo articolo di un gruppo di colleghi veneti (SPISAL di Conegliano e Belluno insieme all'ing. Babudri di Belluno), perché si inserisce in quella linea di gestione dell'informazione per la prevenzione basata su software semplice, di uso generale, non dedicato, alla portata di qualsiasi servizio di prevenzione. Linea che si contrappone, verrebbe da dire frontalmente, a quella dei "megasistemi", di software dedicato, con applicativi complessi, sviluppati "ad hoc", gestibili solo con risorse specialistiche inevitabilmente distinte ed estranee a quelle presenti in un servizio medio. Vorrei ricordare che capostipite del primo gruppo di sistemi è l'ormai mitico programma "Cigada" (dal nome dell'autore, operatore del servizio d'Igiene ambientale dell'USSL 65 di FIAT AUTO RIDUCE LE SPESE Spett.le SOCIETA NAZIONALE OPERATORI PREVENZIONE AMBIENTI DI LAVORO Via Ciamician 40127 BOLOGNA Arese, 26 gennaio 1993 Oggetto: Disdetta abbonamento BOLLETTINO TRIMESTRALE SNOP Con riferimento alla ns. lettera del 23 marzo 92 Vi informiamo che non desideriamo rinnovare, per il corrente anno, l'abbonamento alla Vs. pubblicazione in oggetto. Distinti saluti. Fiat Auto Direzione tecnica innovazione L. Merlini 34 Sesto San Giovanni), scritto nel diffusissimo dBaselll e compilato in Clipper, in grado brillantemente di gestire l'intero sistema informativo del servizio d'Igiene pubblica e medicina del lavoro. Merito quindi dei colleghi veneti è stato quello di aver sviluppato un programma di facile uso, alla portata di tutti, che fa uso di due dei più noti e diffusi "pacchetti" presenti sul mercato: il già citato dBaseIII e l'altrettanto famoso SPSS, di cui avemmo modo di descrivere le positive caratteristiche nel Convegno di Genova sui sistemi informativi di alcuni anni fa (cfr. Atti del Convegno a cura di SNOP). Lo scopo del lavoro era quello di consentire una gestione decentrata dei dati forniti dall'INAIL sugli infortuni e malattie professionali, in seguito al DPCM del 1986. Tale scopo può considerarsi pienamente raggiunto, mettendo così a disposizione degli interessati uno strumento in grado di rendere autonomo il servizio da eventuali software-house, nonché di consentire ogni disaggregazione ed elaborazione delle informazioni contenute nei nastri INAIL. Insomma un lavoro che conferma ancora una volta come la via da privilegiare sia quella della gestione periferica di prodotti di uso generale, sui quali sia facile intervenire con manutenzione periferica, svincolati soprattutto dai "lacci e lacciuoli" delle case produttrici di software. Alberto Baldasseroni LA PREVENZIONE DEL RISCHIO INFETTIVO NEL CIMITERO E NELL'OBITORIO Una "lapidaria" segnalazione di questo vivace opuscolo a cura delle UOTSLL di Milano, coinvolte da tempo nella tutela della salute di questa particolare categoria di lavoratori, sfociata nell'ultimo periodo in un sequestro dei cimiteri, insieme alla Magistratura. Da richiedere alla UOTSLL della USSL 75/3 via Canzio 18 Milano SICUREZZA DEI ROBOT E DEI SISTEMI INTEGRATI DI PRODUZIONE Istituzioni promotrici: Dipartimento di Meccanica Direttore del corso: Prof. Alberto Rovetta, Ordinario di Meccanica dei Robot Ore di insegnamento: 20 ore Periodo di svolgimento: 1-2-3 giugno 1993. Descrizione del corso: L'anno 1993 segna l'inizio dell'armonizzazione con le norme di sicurezza europee, e in tale riferimento il corso intende sviluppare tematiche industriali, normative e legali relative alla sicurezza nei robot. Il corso si propone di trattare i seguenti argomenti: - Quadro generale sullo stato dell'arte della normativa sulla sicurezza dei robot e dei sistemi integrati di produzione. - Sicurezza come aspetto della affidabilità e qualità della produzione e dell'ambiente di lavoro, con particolare attenzione al rapporto costilbenefici. - Quadro giuridico sulle leggi esistenti sul tema "sicurezza dei robot". - Strategie e dispositivi di sicurezza utilizzati nelle applicazioni industriali. - Metodologie di analisi del rischio, analisi della sicurezza e analisi di affidabilità dei robot. Verrà dato ampio spazio ad esperti provenienti da università, industrie, magistratura, organismi normativi e di certificazione. Il corso è rivolto alle persone interessate alle problematiche legate alla sicurezza dei robot, soprattutto legate all' applicazione delle norme e alle strategie da adottare. Quota di iscrizione: Lire 800.000 Per iscriversi COGNOME........................................... NOME..................................................... NATO IL................................................ ABITANTE........................................... VIA......................................................... CAP......................................................... TEL......................................................... COD. FISC............................................. ENTE/REGIONE................................... QUALIFICA........................................... INDIRIZZO ENTE................................ ................................................................ CAP....................................................... TEL......................................................... FAX....................................................... chiede l'iscrizione alla Soc. Nazionale Operatori della Prevenzione ❑ rinnova l'iscrizione ❑ Versa la quota associativa di L. ❑ 30.000 come socio esterno L. ❑ 50.000 come socio ordinario L. ❑ 80.000 come socio sostenitore con le seguenti modalità: ❑ versamento diretto a............................ ❑ versamento su CC Postale 20012407 intestato a SNOP - via Ciamician 2 40127 Bologna indicando quota associativa Firma N.B. - I nuovi soci devono mandare la copia della domanda di iscrizione e fotocopia del versamento al loro referente regionale (v. III di copertina); i vecchi soci possono versare la quota senza comunicare altro. CONTIAMO SU OGNUNO DI VOI La situazione finanziaria della SNOP è piuttosto preoccupante. Le uscite dell'anno scorso (il Convegno di Bari è stata un po' una débacle dal punto di vista economico!) hanno per così dire superato, di molto, le entrate. Le sponsorizzazioni, peraltro iniziate Per abbonarsi tardivamente, vivono delle difficoltà Occorre versare la quota di attuali delle imprese. L. 20.000 per 4 numeri e Non avendo mai preso prima tangenti, L. 30.000 per 8 numeri abbiamo deciso di non iniziare nemmesullo stesso CCP 20012407 intestato a no ora. Abbiamo quindi bisogno di SNOP Via Ciamician 2 - 40127 Bologna ognuno di voi. indicando la causale del versamento e I soci si riassocino subito per il 1993. I l'indirizzo cui spedire la rivista. morosi '92 facciano un ulteriore sforzo per mettersi in regola anche per l ' anno scorso. Attenzione Gli abbonati non continuino a ignorare Soci e abbonati comunichino per iscritto che stanno ricevendo la rivista senza rinle variazioni di indirizzo alla sede della novare l'abbonamento solo perché redazione, Via Mellerio 2 - Milano. l ' organizzazione SNOP non è in grado di tampinarli adeguatamente. Chi riceve la rivista perché, fortunato, fa parte di una mailing list, tenga presente che le voci indipendenti vanno sostenute! Contiamo su ognuno di voi. ATTI Gli Atti del XII Convegno nazionale SNOP "Progetto AgricolturaOperazione Prevenzione Sud" (Bari 27-30 aprile 1992): vol. 1: Relazioni (pagg. 350, in stampa) vol. 2: Interventi preordinati e posters (pagg. 355, disponibile) Possono essere richiesti a: Segreteria Scientifica Progetto Agricoltura c.a. dr.ssa Paola Bertoli c/o SMPIL USL 7 43013 Langhirano (PR) allegando copia del versamento di L. 100.000 sul c/c postale n. 20012407 intestato a SNOP - via Ciamician, 2 Bologna. Gli Atti di Comano Terme sulla salute in ospedale sono in vendita al costo di L. 50.000 nelle principali librerie. Chi volesse acquistarne più copie scontate può contattare Antonio Cristofolini, Servizio medicina del Lavoro, Via Malta 6 - 38100 Trento - Tel. 0461/230030. 35 Anno Europeo della Sicurezza millenovecentonovantadue IL RUMORE DIE GERAUSCH THE NOISE LE BRUIT EL RUIDO 0 ooPYBoE vo di autoapprendimento, informazione e formazione V Z W > Z O V Associazione Italiana di Epidemiologia CONVEGNO NAZIONALE QUALITÀ ED EFFICACIA DEGLI INTERVENTI SANITARI Bologna 19-20 maggio 1993 Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale 56° CONGRESSO NAZIONALE LIMITI DI RIFERIMENTO PER GLI AGENTI CHIMICI Venezia 20-23 ottobre 1993 rif. Rita Giacometti Servizio di Epidemiologia dei Tumori Dipartimento di Scienze Biomediche e Oncologia Umana tel. 01 I -678872 fax 0 I I -6635267 rif. Istituto di Medicina del Lavoro Università degli Studi di Padova via Facciolati, 71 - 35 127 PADOVA tel. 049-821.6659 fax 049-821.6621 AIDII - Associazione Italiana degli Igienisti Industriali 12° CONGRESSO NAZIONALE Giulianova (Teramo) 17- 19 giugno 1993 Società Italiana di Ergonomia 5° CONGRESSO NAZIONALE ERGONOMIA E PROGETTO Palermo 4-7 ottobre 1993 rif. AIDII Servizi fax 02-48006079 rif. Annie Alemani Società Italiana di Ergonomia tel. 02-579926 13 fax 02-55 I 87 1 72 Regione Toscana USL n° 28 - Area Grossetana in collaborazione con: Snop Istituto di Medicina del Lavoro Università di Siena con il patrocinio di: Simli International Center for Pesticide Safety (Oms) CONVEGNO NAZIONALE LAVORO E SALUTE IN AGRICOLTURA Punta Ala 5-8 ottobre 1993 rif. SPISL USL 28 via Cimabue 109 58100 Grosseto tel. 0564-4855.80 Clinica del Lavoro di Milano WWDU: WORK WITH DISPLAY UNITS Milano: ottobre 1994 rif. AES Congressi via Scheiwiller I 20139 Milano tel. 02-55210523 fax 02-57400473 NETWORK EUROPEO DA SHEFFIELD A RIMINI La 5a Conferenza Europea sui rischi negli ambienti di lavoro si terrà a Rimini, nel settembre 1994. La decisione è stata presa dal Network Europeo nella riunione di Valencia (Spagna) che si è tenuta il 13.2.1993. A favore della candidatura italiana (rispetto a quella olandese e irlandese) si sono espressi tutti i gruppi presenti (Gran Bretagna, Sheffield Project; Spagna, Commissiones Obreras; Finlandia; Danimarca). Le motivazioni sono state concordi sulla necessità di spostare, per la prima volta nel SUD dell'Europa la Conferenza, anche per conoscere più da vicino l'esperienza italiana. Per l'organizzazione della Conferenza hanno già assicurato il sostegno la Regione Emilia Romagna e le Confederazioni CGIL-CISL-UIL Regionali. Sono in corso contatti con il Governo della Repubblica di San Marino. Il tema generale della Conferenza sarà "l'organizzazione del cambiamento". La struttura sarà simile a quella di Sheffield e cioè concentrata sul lavoro di 10-15 workshops su temi specifici. Le lingue ufficiali saranno Inglese e Italiano. Al prossimo meeting di Copenhagen, che si terrà nel maggio 1993 saranno stabiliti in dettaglio i contenuti e gli aspetti organizzativi. Graziano Frigeri 37 ; -, D. Alhaique, L. Arduini, F. Cavariani, G. Costa, L. Della Torre, G. Pianosi ATLANTE DEGLI INFORTUNI SUL LAVORO IN ITALIA Ediesse Roma, 1992 Il 3 dicembre 1992, nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Roma presso l'hotel Jolly è stato presentato l'Atlante degli infortuni sul lavoro in Italia, realizzato a cura dell'INCACGIL. Si tratta di un volume di non trascurabile mole in cui si analizzano i dati relativi ai poco meno di due milioni di infortuni indennizzati sul lavoro dall'INAIL nel biennio 1988-1989. Lo stesso titolo dell'opera rivela come l'approccio seguito sia quello degli Atlanti, sperimentato negli anni scorsi in Lombardia, in Piemonte e nel Lazio e fatto proprio anche dal progetto di sistema informativo per la prevenzione ISPESL-Regioni (SIPRE). Rispetto agli Atlanti regionali, è stato fatto un notevole sforzo per rendere quanto più agevole possibile la lettura dei dati per consentirne la fruizione anche al di fuori della cerchia degli addetti ai lavori in senso stretto. Prima di illustrare i contenuti e la struttura dell'Atlante, si riportano alcuni passi tratti dalla sua Introduzione che chiariscono il senso complessivo dell' iniziativa. "Il fenomeno degli infortuni sul lavoro comporta tuttora perdite umane intollerabili per una società civile e costi sociali ed economici rilevanti, che potrebbero in gran parte essere evitati. Tuttavia il problema degli infortuni sul lavoro continua a preoccupare le parti sociali e le istituzioni solo nelle fasi 38 acute, sull'onda dell'emozione suscitata da incidenti di particolare gravità (...). Quello di una conoscenza non episodica del fenomeno infortunistico per intervenire in modo orientato sui fattori di rischio è un aspetto non secondario del problema complesso della prevenzione degli infortuni sul lavoro. (...). L'INCA-CGIL ha realizzato l'Atlante degli infortuni sul lavoro in Italia con l'obiettivo di contribuire all'opera di tutela della salute dei lavoratori attraverso un'analisi dei dati INAIL mirata ad identificare, nelle province e nelle regioni italiane, profili di rischio nei diversi settori lavorativi, inquadrando questi ultimi secondo il punto di vista del sindacato. Lo scopo fondamentale dell'Atlante è quello di mettere a disposizione delle organizzazioni sindacali uno strumento da utilizzare per intraprendere iniziative mirate a perseguire obiettivi concreti di prevenzione e a garantire reali condizioni di sicurezza nel lavoro. Ciò vuol dire che quanti, tra i sindacalisti ai diversi livelli di responsabilità (dal segretario nazionale di categoria al delegato d'azienda), vorranno affrontare con le organizzazioni imprenditoriali e le strutture competenti della pubblica amministrazione programmi d'intervento nella lotta contro gli infortuni sul lavoro, potranno trovare nell'Atlante un valido ausilio per stabilire priorità e indirizzi di queste azioni. L'Atlante non dà informazioni sull'andamento nel tempo del fenomeno infortunistico né da esso possono essere tratte risposte preconfezionate su come evitare gli infortuni sul lavoro. Fornisce invece informazioni utili a rispondere a due fondamentali domande: a) dove, in quali aree geografiche e in quali settori lavorativi è più importante intervenire? b) come accadono gli infortuni e, quindi, su quali fattori occorre indagare per cercare di ridurne la frequenza e la gravità? L'Atlante, come ogni altro strumento, è affidato quindi alla capacità del lettore di saperlo e, soprattutto, di volerlo usare". Quanto al contenuto, i quasi due milioni di infortuni indennizzati negli anni 1988-1989 (con quasi 4 mila casi mortali ed oltre 100 mila con postumi perma- nenti) sono stati anzitutto analizzati, separatamente per l'industria, l'artigianato e l'agricoltura, in riferimento al livello di gravità, all'età e al sesso, alla qualifica assicurativa, alla lavorazione, alla provincia ed alla regione di accadimento. A questo quadro analitico generale, espresso attraverso indicatori di facile ed immediata lettura, segue l'analisi per settori lavorativi condotta ad un livello di grande dettaglio (19 grandi aggregati e 113 comparti specifici). Una sezione dell'Atlante, denominata "Vocabolario INAIL/Sindacato", presenta una serie di tavole in cui, per ogni categoria sindacale della CGIL, della CISL e della UIL, si riportano tutti i contratti che quella categoria gestisce e per ciascuno di essi, oltre che per la categoria nel suo complesso, si indicano le voci corrispondenti della classificazione INAIL delle lavorazioni. Si è così creato il raccordo tra la base di dati INAIL su cui si fonda l'Atlante e la struttura operativa del Sindacato, cui l'Atlante è in prima istanza destinato. Per ognuno di questi 132 settori lavorativi viene presentata una duplice analisi: geografica (che riporta la distribuzione degli infortuni per regione e provincia) e per modalità di accadimento (che illustra le diverse combinazioni di "forma/agente materiale" responsabili degli infortuni). Si è resa così disponibile una enorme massa di informazioni direttamente utilizzabili per le finalità sopra ricordate: riconoscere le priorità e definire gli indirizzi delle azioni per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. Finalità queste che, ovviamente, non sono esclusive del Sindacato ma che, nel rispetto dei diversi ruoli ed attribuzioni, riguardano anche gli Imprenditori e la Pubblica Amministrazione cui pure l'Atlante può risultare di grande utilità. Giovanni Pianosi "L'Atlante degli infortuni sul lavoro in Italia" è in vendita al prezzo di 60.000 lire e può essere chiesto direttamente all'editore rivolgendosi a: EDIESSE s. r.1. Via dei Frentani 4/A 00185 ROMA tel. 06-44870325 Inoltre, tutti coloro che sono interessati ad iniziative sugli infortuni sul lavoro che prevedano anche l'impiego dell'Atlante, si possono rivolgere per i relativi accordi a: Diego Alhaique INCA-CGIL Via Paisiello 43 00198 ROMA tel. 06-85563281 Regione Lombardia Snop AREE INDUSTRIALI DISMESSE Caratterizzazione dei rischi ambientali e standards tecnici per la messa in sicurezza e la bonifica degli impianti. Pubblicato dalla Regione Lombardia Settore Sanità e Igiene giugno 1992 pgg. 90 "La tendenza alla deindustrializzazione di vaste aree un tempo caratterizzate da un'alta densità di insediamenti produttivi ha portato alla ribalta il problema della bonifica e del loro recupero per altre utilizzazioni. Gli interventi necessari presentano consistenti risvolti di natura igienico-sanitaria ed ambientale, connessi alla valutazione, la messa in sicurezza e la bonifica delle diverse fonti di rischio: rifiuti abbandonati, serbatoi, reti fognarie, impianti e sostanze pericolose, apparecchi a pressione..." dall'introduzione al volume. Questo prezioso e spartano volume nasce come frutto della tenacia e del lavoro di una parte del gruppo SNOP sul comparto della chimica (il famoso sottogruppo sulle "aree dismesse" che purtroppo sarà sempre più utile!), di funzionari regionali e operatori dei servizi e presidi delle USSL lombarde. Vi si scorge una preziosa interdisciplinarietà nell' attenzione dedicata sia alle condizioni di lavoro del personale incaricato della bonifica che alle procedure operative per lo studio dell'area (vulne- rabilità, caratteristiche idrogeologiche e morfologiche...), la caratterizzazione dei problemi ambientali con le relative tecniche di campionamento e degli interventi per la messa in sicurezza, la bonifica e la rimozione delle possibili fonti di rischio: serbatoi di stoccaggio fuori terra ed interrati, vasche, reti fognarie, pozzi perdenti, impianti ed apparecchiature, coibentazioni, materiali in cumuli, in contenitori o interrati. Il manuale è rivolto soprattutto agli operatori delle USSL e a chi deve fare la prima valutazione del rischio ambientale in un' area potenzialmente inquinata, fornendo appunto degli standard tecnici, dei criteri di intervento anche per individuare delle priorità di bonifica. I progetti di bonifica sia di iniziativa privata che pubblica devono essere eseguiti sulla base di un progetto approvato dagli organi di vigilanza e di controllo: servizi e presidi USL e Anuninistrazione Provinciale competente per le leggi sui rifiuti utilizzate anche per la materia del recupero ambientale. Le aree dismesse - in questo periodo di recessione - rischiano di essere purtroppo un settore di intervento diffuso. Il manuale può essere richiesto a Regione Lombardia: Settore Sanità ed Igiene, via Fabio Filzi 24 Milano (all'attenzione di Simonetta Chierici) fax 02/67653155 Dossier ambiente n° 19 CEE: IL V PROGRAMMA D'AZIONE SULL'AMBIENTE. terzo numero del filo diretto con il Parlamento Europeo. Lire 15.000 Non ci capita spesso di recensire i materiali dei cugini di Ambiente e Lavoro, perché la loro capacità di "invasione" è talmente alta da considerare impossibile non avere una, ma due o tre copie di Dossier Ambiente sulla scrivania di ogni Servizio di prevenzione. Crediamo sia utile invece richiamare ai più distratti questo altro filo diretto con la CEE, uscito puntualmente dopo i primi due (Dossier Ambiente n° 16 e 17) sulle direttive sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, ai quali SNOP ha ampiamente collaborato. Dossier Ambiente n° 19 raccoglie il Programma di azione e le strategie sulle politiche ambientali per uno sviluppo "sostenibile" della Comunità Europea. Lo scenario universale è oramai chiaro a tutti: valanga di rifiuti urbani e industriali, crescente inquinamento di fiumi e mari, degrado esponenziale dell'ambiente urbano, abbandono delle colture... per tacere dell'effetto serra, del buco dell'ozono, della deforestazione o della desertificazione. I temi del 5° Programma CEE sono economia e ambiente nei settori chiave: industria, energia, agricoltura, trasporti e turismo. Miglioramento dei dati, investimento in ricerca (dal perfezionamento tecnico dei veicoli ai carburanti, alle bonifiche, al risparmio energetico...), informazione e formazione, migliore gestione delle risorse, programmazione: queste le linee trainanti. Per ogni settore il programma entra nel merito dei provvedimenti fino al 2000, degli strumenti, dei tempi e degli attori. Da leggere soprattutto in questo periodo, nel meschino clima di casa nostra tra tangenti ambientali e referendum qualunquistici, per dare ulteriore dignità a quello che molti cercano di fare. Da richiedere a Ambiente e Lavoro tel. 02-26223120 fax 02-26223130 39 be prestarsi anche ad analisi retrospettive su casistiche accumulate tra le proprie carte, ma mai poi approfondite. In altre parole l'applicabilità del modello alle informazioni raccolte in inchieste infortuni svolte in passato potrebbe rappresentare un buon indicatore di adeguatezza tecnica dell'inchiesta stessa. "...attrezzarsi per pianificare e produrre immagini esplicative secondo le tipologie illustrate, confrontarle tra di loro, mettere in fase per quanto possibile gli eventuali processi trasformativi da queste derivati, utilizzare i metodi che la statistica e l'epidemiologia mettono a disposizione per attestarsi su livelli sempre più robusti di generalizzabilità. Senza illusioni di produttività universali, ma oltre i limiti di un pensiero locale totalmente autoreferenziale. A chi è interessato a tentare questo cammino è rivolto, in definitiva, questo volumetto" . L. Arduini, R. Lionzo, G. Pianosi, M. Scinardo SBAGLIANDO S'IMPARA GUIDA ALLA CONDUZIONE DELLE INCHIESTE INFORTUNI USSL 70 - Legnano UOTSLL Settembre 1992 Se uno dei cardini di una efficace Quality Assurance è rappresentata dall'esistenza di procedure chiare, condivise, ben descritte, allora questa pubblicazione dei colleghi di Legnano rappresenta un contributo fondamentale nel campo delle cosiddette Inchieste Infortunio. Come si cercò di mettere in evidenza nel seminario di Bologna dello scorso dicembre, per poter "valutare" la qualità di ciò che facciamo, partendo per esempio dal versante della correttezza delle procedure adottate, abbiamo bisogno di riconoscerci in una pratica di lavoro che sia condivisa, che rappresenti il "far bene" del proprio mestiere. Il manualetto di cui stiamo Alberto Baldasseroni parlando è proprio questo, in un campo in cui finora mancavano strumenti di qualsiasi tipo per una valutazione della qualità. Scritto da operatori al corrente Sir Arthur Conan Doyle sia del dibattito internazionale sul tema, DOTTORI che della pratica quotidiana di lavoro sul storie di vita medica campo, offre un modello per la condu- ed. MetroLibri zione di inchieste infortuni utile non solo pgg. 120 lire 25.000 per gli operatori pubblici, ma valido anche per quegli addetti alla sicurezza "Nonostante la storia della letteratura che, per ora, raramente incontriamo preferisca dimenticarne la vasta ed etenelle aziende. La griglia di informazioni rogenea produzione, Sir Arthur Conan da raccogliere e registrare, raggruppate Doyle non fu soltanto il creatore del più in sei categorie (l'attività dell'infortuna- famoso inquilino di Baker Street, ma to; l'attività di terzi; le attrezzature, le anche (e soprattutto) uno scrittore di macchine, gli impianti; i materiali; gradevole finezza e di enorme talento, l'ambiente; i mezzi di protezione indivi- capace di dipanare le sue trame attraduali) consentono di rendere cosciente verso intriganti racconti polizieschi e un processo mentale che i più esperti tra fantastici, misurati ed accattivanti gli operatori implicitamente compiono romanzi storici e di avventure..." dalle ogni volta che affrontano la ricostruzio- note di post-fazione di Luigi Bernardi. ne di un evento infortunistico, qualsiasi Sempre nelle preziose stanze del sia la fonte di innesco di tale attività. Castello di Belgioioso, alla Mostra dei Una ricca e tempestiva "casistica" corre- Piccoli Editori, sono stata attirata da da il testo passo dopo passo, rendendo questo libro, splendidamente illustrato un grosso servigio alle possibilità di da Stefano Ricci. Una serie di racconti apprendimento del lettore. Il libretto su casi clinici, figure familiari nella loro infine si chiude con un breve esercizia- universalità, in una atmosfera ombrosa rio, le cui soluzioni sono riportate nelle dove anche Sherlock Holmes si trovepagine conclusive del testo. Qualcuno rebbe a proprio agio. potrà obiettare sulla mole di lavoro che Il "dottor" Conan Doyle ancora una affrontare un'inchiesta infortunio con volta riesce a "centrare" con l'infinita questo metodo comporta, ma a tale obie- intelligenza dell'ironia e del realismo, la zione si possono a mio parere contrap- presunzione, il cinismo, l'umanità, porre alcune considerazioni. La prima è l'insicurezza sulla vita e la professione svolta preliminarmente dagli stessi auto- medica. Da leggere e regalare. ri, che non auspicano l'assunzione del modello proposto in maniera indiscrimiLaura Bodini nata, ma eventualmente per settori produttivi, per esigenze specifiche, insom- Se non lo trovate in libreria, chiedetelo ma in maniera guidata. Un'altra conside- alla Casa Editrice MetroLibri, razione che mi sento di suggerire è data via Russo, 42 dal fatto che, purché l'inchiesta sia stata 40068 San Lazzaro di Savena (BO) ben condotta, il modello proposto potreb- fax 051-625.79.55 40 DIRETTIVO SNOP MA ZO 93 EMILIA ROMAGNA Graziano Frigeri (presidente SNOP) SMIPL - USL n. 7 via Toschi, 3 43013 Langhirano PR Tel. 0521/858163-852710 Fax 0521/853723 T Eva Francesconi (segretario regionale) SMIPL - USL n. 37 c.so Beccarini, 16 48018 Faenza RA Tel. 0546/673755 Fax 0546/664789 Luigi Salizzato USL n. 39 via Fiorenzuola, I 47023 Cesena FO Tel. 0547/352483 VENETO Emilio Ciprani (segretario regionale) SPISAL - USL n. 26 via Foro Boario, 28 37012 Bussolengo VR Tel. 045/6700500 Marcello Poti SPISAL-USSL n. 20 via P. Cosma, I 35012 Camposam° PD Tel. 049/5790500 PIEMONTE VALLE D'AOSTA Andrea Dotti (segretario regionale) ' SISL - USSL n. I via Lombroso, 16 10125 Torino Tel. 01 I /6698822 Fax 01 I /6503149 LIGURIA Rossellà D'Acqui (segretario regionale) USL n. I O via Jori, 30/A 16159 Genova Tel. 010/7301310- I TOSCANA Domenico Taddeo (segretario regionale) SPISLL - USSL n. 17 viale Europa 56022 Castelfranco Sotto PI Tel. 057 I /269625 Fax 057 I /269649 Claudio Calabresi (ufficio di presidenza) UOISAL n. 18 corso Genova, I O 16043 Chiavari GE Tel. 0 1 85/32926 1 Fax 0185/329283 FRIULI Cristina Driussi (segretario regionale) USL n. 6 via Sottomonte, 8 33038 S.Daniele del Friuli UD Tel. 0432/955674 Fax 0432/949355 LOMBARDIA Laura Bodini (vicepresidente SNOP direttore della rivista) CALABRIA Cirillo Bernardo (segretario regionale) UOML via Discesa Poerio, 3 88 100 Catanzaro Tel. 0961 /8871 I I Fax 096 I /747556 MARCHE Giuliano Tagliavento (segretario regionale) Settore Med. del Lavoro USL n. 13 vicolo Talleoni, 2 60027 Osimo AN Tel. 07 I /7130330 Fax 07 1 /7 1 30209 UMBRIA Armando Mattioli (segretario regionale) via del Campanile, 12/A 06034 Foligno PG Tel. 0742/20502 Elio Tagliabue (segretario regionale) UOTSLL - USSL n. 12 via Cavour, I 0 22063 Cantù CO Tel. 03 I /705330 ' Fax 031 /715716 SARDEGNA Antonio Omnis (segretario regionale) USL n. 15 via Tirso, 71 09037 S. Gavino CA Tel. 070/9375204 Enrico Cigada (tesoreria) • Servizio n. I - USSL n. 65 via Oslavia, I 20099 Sesto S. Giovanni MI Tel. 02/2499625 Fax 02/26223083 Felice dell'Armi (segretario regionale) USL n. 4 C. da Riverano 83024 Monteforte Irpino AV Tel. 0825/203 I68 LAZIO Aurora Di Marzio (segretario regionale) USL RM/7 viale della Letteratura, 14 00144 Roma Tel. 06/5922707 UOTSLL - USSL n. 65 via Oslavia, I 20099 Sesto S. Giovanni MI Te!. 02/249963 I Fax 02126223083 -4Nr CAMPANIA ABRUZZO Silverio Gatta .411 (segretario regionale) Servizio Medicina del Lavoro via della Stazione 65026 Scafa PE Tel. 085/8541276 PUGLIE Fulvio Longo (segretario regionale) USL BA/ 14 via Lecce, 5 70010 Casamassima BA Tel. 080/674832 ALTRI RIFERIMENTI Antonio Cristofolini Servizio Medicina del Lavoro via Malta, 6 38100 Trento Tel. 046 I /230030 Stefan Faes via Amba Alagi, 5 39100 Bolzano Tel. 047E /2865ì0;, 4 Francesco Garù ...Igiene del Lavorò via Vaccaro, 5 90145 , Palermo Tel. 09 I /696328 Sergio Scorpio via Conca Casale, 15 86079 Venafro IS